Leggi il documento - Politicamentecorretto

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Leggi il documento - Politicamentecorretto
a Chiara e Francesco
© One GrOup ediziOni (L’AquiLA)
[email protected] - www.onegroup.it
Marzo 2014
Coordinamento: FranCesCa PoMPa
Copertina: Laura ruggeri
isBn 9788889568354
goFFreDo PaLMerini
s.s. 17 bis, 28/a Paganica - 67100 L’aquila
Tel. +39 0862 68416 - Cell. +39 328 6113944
[email protected]
GoffreDo PAlmerini
l’italia dei sogni
Fatti e singolarità del bel Paese
Agosto 2011 • Dicembre 2012
indice
Prefazione di Errico cEntofanti
Presentazione di SalvatorE Bizzarro
Nota dell’Autore
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DAl Primo SAnTUArio DeDiCATo A GioVAnni PAolo ii, AllA PerDonAnZA
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Giò Di Tonno inAUGUrA il mUSeo Delle leTTere D’Amore
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AlBerTo Di GioVAnni DonA PreZioSo fonDo D’ArTe A roCCAmoriCe
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DAn fAnTe TornA All’AQUilA Per UnA forTe TeSTimoniAnZA D’Amore
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SPALANCARE LA FINESTRA DEL FUTURO, Un liBro Di frAnCeSCo lenoCi
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DeCennAle Dell’11 SeTTemBre A BAriSCiAno, Con Un ConCerTo
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il ConTriBUTo Di Tiero PeZZUTi AllA CUlTUrA e Al PreSTiGio Dell’iTAliA
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PAGAniCA rinGrAZiA le iSTiTUZioni e le ComUniTà DellA VAl renDenA
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UnA GiornATA Con lA ComUniTà iTAliAnA Di filADelfiA
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ColUmBUS DAY, mAnifeSTAZione Dell’orGoGlio iTAliAno A neW YorK
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nUoVi AUTori in SCenA A neW YorK nel meSe DellA CUlTUrA iTAliAnA
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QUATTro GrAnDi ArTiSTi ConTemPorAnei in moSTrA A CollemAGGio
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frAnCo AnGeloSAnTe in moSTrA Al ViTToriAno Con SPAZIO E VOLUME
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UN GUANCIALE DI NUVOLE AZZURRE, Un’AnToloGiA Di BrUno SABATini
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DAnielA mUSini VinCe A leCCe il Premio nABoKoV Per lA SAGGiSTiCA
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il film LA CITTà INVISIBILE Di G. TAnDoi inConTrA il GrAnDe PUBBliCo
C’È Un VUlCAno in erUZione AD ArHUS, in DAnimArCA
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CorTiSSimA SToriADiTAliA 1860-2010
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mArio frATTi All’UniVerSiTà Per lA TerZA eTà Dell’AQUilA
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FRIGORIFERI, mUSiCAl BollenTe - di Annamaria Barbato Ricci
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il mAriA PiA HoSPiTAl Di Torino TrA i Primi DieCi D’iTAliA
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Tre Anni fA il TerremoTo Dell’AQUilA
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rAffAellA CASCellA in ArGenTinA: miSSione ComPiUTA
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GrAnDe ConCerTo A SAnSePolCro Per i mille Anni DellA CATTeDrAle
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Ci lASCiA l’on. AlVAro JoVAnniTTi, orA SiAmo Un Po’ Più Soli
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IL MISTERO DELL’ORO DI DONGO, Un THriller Di PAolo Di VinCenZo
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CollemAGGio, CeleSTino V e lA PerDonAnZA SU rADio SBS AUSTrAliA
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L’ALTRA ITALIA, STorie D’emiGrAZione DeGli iTAliAni - di Lia Di Menco
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LA PRETA, DrAmmA in DUe ATTi SUllA ViTA Di Don GAeTAno TAnTAlo
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lA STAmPA iTAliAnA All’eSTero in Un’inTerViSTA A rADio VATiCAnA
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ConClUSA lA ViSiTA D’Un GrUPPo Di ABrUZZeSi Del BrASile
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SComPAre l’on. AlBerTo AiArDi, l’ABrUZZo e l’Anfe in lUTTo
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TRECENTONOVE, l’AQUilA foTo-GrAfiCA SeConDo ClAUDio Di frAnCeSCo
165
l’AQUilA PerDe lUCiAno fABiAni, UnA Delle SUe miGliori inTelliGenZe
168
TAorminA inCoronA i VinCiTori Del nASTro D’ArGenTo
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SORGENTI D’AQUILA: SCienZA, ConoSCenZA, SPiriTUAliTà e mUSiCA
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A GUAlDo TADino il GloBo TriColore
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L’AQUILA NUOVA, nellA CorAGGioSA ViSione Di monS. AnTonini
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TAnTA LUCE AQUilAnA Al feSTiVAl DellA VAlle D’iTriA
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GiornATA Dell’emiGrAZione ABrUZZeSe: molTi Gli eVenTi
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lA SToriA D’Un rAGAZZo ToSCAno TrA DiTTATUrA fASCiSTA e lA GUerrA
203
foCUS SUll’emiGrAZione iTAliAnA Al feSTiVAl DeDiCATo A JoHn fAnTe
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IL CORAGGIO DI SPARTACO: CAPUA renDe omAGGio AD AnDY WHiTfielD
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AnGelo SemerAro: PoeTA, SCriTTore e ArCHeoloGo
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lA PoeSiA Di AnGelo SemerAro - di Liliana Biondi
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Gli STATi UniTi ViSTi DAll’iTAliA, eSCe Un VolUme Di emAnUelA meDoro
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L’ALTRA ITALIA TrA Gli ABrUZZeSi e moliSAni Di lomBArDiA
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il TomBolo AQUilAno e le ViGneTTe Di lUCio TroJAno in moSTrA A TrieSTe
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le Pioniere DellA PAriTà: filomenA Delli CASTelli e mAriA feDeriCi
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aPPEnDicE
L’ALTRA ITALIA, eSCe il nUoVo liBro Di GoffreDo PAlmerini
L’ALTRA ITALIA, Un liBro iSPirATo A Un SAno oTTimiSmo - di Anna Ventura
l’AlTrA iTAliA Di GoffreDo PAlmerini - di Gianfranco Giustizieri
l’iTAliA oPeroSA e DellA SPerAnZA nel liBro Di G. PAlmerini - di Anna Pisani
l’AlTrA iTAliA e le miGrAZioni nei TeSTi BiBliCi - di Gianni Carozza
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inDicE DEi noMi
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PrefAZione
le Valigie di Goffredo Palmerini
di Errico
cEntofanti
Giornalista e scrittore
Manhattan: al 23 di lexington avenue c’era un vecchio albergo, il George
Washington, a pochi passi dal Central Park. non so se ancora esista o se anche lui sia
stato ingoiato dall’ennesimo grattacielo imposto dagli incessanti mutamenti della Grande
mela. Per la mia prima volta a new York avevo voluto abitare lí, affascinato dal potermi
muovere negli stessi ambienti in cui erano stati di casa Auden, isherwood e tanti altri protagonisti dell’intellettualità newyorkese, tra i quali gli architetti delle tragiche torri gemelle
del World Trade Center.
Che sarebbe finita come effettivamente finì me l’ero immaginato, sebbene la fantasia,
al solito, seppe essere assai meno immaginativa della realtà. io sono uno di quei tantissimi
abruzzesi che nelle famiglie d’origine e in quelle acquisite hanno alle spalle non meno di
un emigrato in terre lontane. Avevo stabilito che con lo zio d’America – anch’io ne avevo
uno – mi sarei fatto vivo non prima del terzo giorno di libera esplorazione delle meraviglie
di new York. Così, feci in tempo a godermi il metropolitan e la Carnegie Hall, a sbalordirmi con le preziosità esibite lungo la rampa elicoidale del Guggenheim di Wright, a inebriarmi di librerie, coffee shop e gallerie d’arte, a lasciarmi soggiogare dall’excelsior
capitalistico della Grand Central Station e della foresta di grattacieli. Alla domanda
“Quando posso venire a salutarti?” seguì un incontrastabile “Tu vieni a stare da noi! Prepara i bagagli! Vengo a prenderti tra due ore!”. Giù il telefono e da lì a due ore baci&abbracci e subito dentro l’automobile dello zio.
Abitava a long island. la piccola villa in perfetto stile new england era il suo ben
meritato cavalierato, dopo i tanti e affaticati anni dei caseggiati di Brooklyn. Ci fu una
sosta, però, prima d’arrivarci. Pensavo a una qualche incombenza da sbrigare in una delle
eleganti botteghe che vedevo tutt’intorno. invece, lo zio mi prese sottobraccio e mi depositò su una poltrona del suo barbiere di fiducia: “Qui non puoi andare in giro con
quella roba sulla testa!”.
io ero troppo giovane, troppo in debito d’affetto e troppo intimidito, per opporre resistenza. Del resto, lo si poteva capire, mio zio. eravamo sul finire degli anni Sessanta e la lunghezza dei capelli misurava le appartenenze politiche. Più lunghi i capelli, più a sinistra le
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erriCo CenToFanTi
coscienze. non c’era giorno che da una scuola non venissero cacciati ragazzi colpevoli solo
d’aver lasciato crescere un po’ troppo i capelli. la stessa parola “capelli”, cioè “hair” in inglese,
stava diventando un pericoloso paradigma sovversivo, sull’onda del travolgente successo con
cui aveva da poco cominciato a navigare verso l’immortalità “Hair”, il musical che racconta la
storia di un gruppo di capelloni in lotta contro il predominio culturale del conservatorismo e
contro la chiamata alle armi per la guerra del Viet nam. Bisogna capire come stavano le cose.
in Hair si cantavano cose come «dammi una testa con capelli, con capelli lunghi, belli, luminosi, splendenti,
ondeggianti, biondi, vaporosi», addirittura si osava dire «My hair like Jesus wore it. Halleluja, I adore it!
Halleluja, Mary loved her son. Why don’t my mother love me?» (i miei capelli sono come li portava
Gesù. Alleluia, mi piace! Alleluia, maria amava suo figlio. Perché mia madre non ama me?).
Gli stessi personaggi che inneggiavano alla bellezza del capello-lungo pugnalavano il quieto
vivere perbenista cantando «la chiamata alle armi significa che dei bianchi di pelle mandano dei neri di
pelle a fare la guerra contro dei gialli di pelle, per difendere la terra che loro hanno rubato a dei rossi di pelle».
non che fosse fascista, mio zio, vergogna mai allignata nella nostra famiglia. ma conservatore, sì, tanto. Conservatore strutturale e indefettibile, qual è in buona sostanza
gran parte degli italiani trapiantati negli States. Altrove, gli orientamenti sono assai più
articolati. ma, negli States non è facile incontrare gente d’ascendenza italiana schierata
con i progressisti. intendiamoci, son tutte persone dabbene: non è come in italia, dove
purtroppo difettiamo di una Destra rispettabile e i conservatori sono per lo più una mescola di citrulli, cinici affaristi, gente di malaffare e povericristi abbagliati da una mitologia
ingannatrice.
D’altra parte, per gli emigrati, la percezione dell’italia non è stata al passo con i tempi
e spesso è tuttora inadeguata. Quasi nessuno sapeva dell’italia rifiorita dopo il verminaio
fascista e gli sconquassi della guerra. e quelli che ne avevano notizia, per lo più, si mantenevano increduli. nei miei anni da scolaro, i pacchi che ricevevo da mio zio contenevano
flaconi di vitamine, cioccolate, matite, gomme per cancellare, sacchetti di elastici, scatoline
di fermagli, astucci portapenne di bachelite, pastelli di cera. la prima volta che tornò, all’inizio degli anni Sessanta, rimase di stucco nel constatare l’ottimo stato di nutrizione
dei ragazzi italiani e la presenza nelle nostre case di frigoriferi e lavatrici.
Poi, lentamente, molte cose sono andate cambiando, come io stesso ho potuto verificare in giro per il mondo. i bistrattati emigrati di un tempo sono in gran parte diventati
ammirati cittadini delle loro nuove patrie, le loro rimesse di valute pregiate hanno perduto
l’importanza che per decenni avevano avuto nell’aiutare sia i familiari rimasti in italia sia
l’intera dinamica economica del Paese, l’italia è a sua volta diventata terra d’immigrazione.
molte altre cose, però, non sono cambiate. Per esempio, caratteri e ruolo dell’informazione:
in italia quanto alla variegata realtà dell’emigrazione; nei Paesi d’immigrazione a proposito
della quotidianità italiana. Gli emigrati e i loro discendenti, anche quanti di loro vengono
spesso in italia, hanno idee piuttosto superficiali e lacunose su di noi. D’altra parte, noi
sappiamo poco e male di loro, dei loro successi, dei loro problemi, delle loro aspettative.
Perciò, adempie a una funzione di straordinario spessore il lavoro che Goffredo Palmerini svolge da anni mediante la diffusione di notizie attraverso il circuito mondiale di
contatti da lui costruito con appassionata meticolosità. non si tratta di un’attività da
agenzia di stampa. Goffredo produce reportages dettagliati, precisi, accuratamente documentati, su avvenimenti e persone di entrambi i fronti: parla delle cose italiane che
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Le vaLigie Di goFFreDo PaLMerini
possono suscitare l’interesse di chi vive altrove e a noi racconta quel che mai verremmo a
sapere di quell’altra italia fatta di decine di milioni di uomini e donne che vivono all’estero
e nelle cui arterie scorre sangue d’origine italiana. Quei reportages circolano in italia e in
dozzine d’altri Paesi attraverso la rete internet, entrano nelle case e nelle sedi di associazioni,
vengono ripresi da testate on line e cartacee, dando luogo a un incrocio di informazioni
e riflessioni con cui si accrescono ogni giorno la consapevolezza della realtà e l’attitudine
a sviluppare fattori di progresso.
Può parere una cosa semplice da fare e opinabile quanto a utilità. non è così: le fonti
bisogna cercarsele, dispiegando acuminato ingegno e sapiente curiosità, perché le notizie
da riferire e le storie da raccontare quasi mai appartengono all’ordinario circuito dell’informazione; l’utilità di tutto questo, poi, sta nel semplice fatto in sé, se è vero, com’è
vero, che senza conoscenza non può svilupparsi consapevolezza e che la consapevolezza
è il motore di qualsiasi atteggiamento d’opinione e d’azione. Così, lentamente ma senza
tregua, giorno dopo giorno, Goffredo va irrobustendo il ponte di cui v’è necessità per
scavalcare quel burrone di reciproca indifferenza che decenni di disinformazione e cattiva
informazione hanno scavato tra gli italiani d’italia e gli italiani dell’italia fuori d’italia.
Dalla gran mole dei suoi reportages, Goffredo estrae ogni anno quanto basta per dar
corpo a un volume pensato in forma d’una sorta di sorvolo panoramico su quanto ci si
è appena lasciato alle spalle. Giunto al quinto anno, questo appuntamento ha ormai
assunto la veste di una tradizione alla quale in molti non vorremmo rinunciare, offrendoci essa piacevolezza di lettura e opportunità conoscitiva. inoltre, questi libri
di Goffredo costituiscono un repertorio prezioso per chi adesso e nel futuro voglia
disporre di materiale raro e di prima mano per qualsiasi studio sul gigantesco e complesso fenomeno dell’emigrazione italiana e dei suoi influssi su economia e cultura
di una impressionante quantità di Paesi.
A prescindere dalle motivazioni che ne supportano la scelta da parte dell’autore,
il titolo di questo quinto volume, L’Italia dei sogni, come già quelli dei quattro libri
precedenti (Oltre confine, Abruzzo Gran Riserva, L’Aquila nel mondo, L’Altra Italia) evoca
due immagini che subito eccitano la fantasia: le valigie vere e proprie e la valigia metaforica.
la prima immagine coincide ovviamente con quella del bagaglio che ogni emigrante
si portava appresso: un bagaglio stivato delle poche cose di cui ciascuno poteva disporre,
ma anche gonfio di tante speranze, ansie, aspirazioni e di quei sogni che si sperava di coronare grazie alla fatica e all’ingegno necessari per affrontare il destino da cui avrebbe
dovuto scaturire un futuro per se stessi e le famiglie.
la valigia metaforica è quella di Goffredo. Pare di vederlo lui, Goffredo, che affonda
le mani nell’immateriale baule in cui va stivando i frutti del suo scrivere e poi tira fuori
quanto basta per riempire ogni tanto una valigia fatta dei sogni altrui, di quegli emigranti
che egli racconta e di quei fatti nostri che egli agli emigrati riversa. Si tratta di un genere
particolare di sogni, però, perché questi son sogni realizzati, sogni che scaldano il cuore,
anche se dietro di essi s’intravedono le ombre dei sogni non realizzati. Anche quelli sono
tanti e lasciano intuire il dolore che sempre fa compagnia alla durezza del migrare, come
adesso possiamo ben constatare specchiandoci negli occhi velati d’affanno e solitudine
degli immigrati nella nostra bella e finora non abbastanza accogliente italia.
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nasce da tutto questo un affresco disteso lungo le pagine del libro, un affresco che
materializza la valigia metaforica di Goffredo e aiuta a stabilire un approccio finalmente
non banale e non artificioso con quel mondo degli “zii d’America” oggetto di sprovvedute
fantasie per gran parte degli italiani e invece denso d’una realtà, drammatica e entusiasmante, fin troppo a lungo rimasta ignota o mal conosciuta.
l’Aquila, 12 marzo 2013
Errico cEntofanti è nato all’Aquila nel 1940. Ha intrapreso
l’attività di giornalista, autore di eventi culturali e scrittore quando
studiava filologia romanza all’Università orientale di napoli. Con
Peppino Giampaola e luciano fabiani ha fondato il Teatro Stabile
dell’Aquila, curandone la direzione dal 1963 al 1982. Per il Comune
dell’Aquila ha ideato nel 1983 Perdonanza festival, del quale è
stato Soprintendente fino al 1992. È stato docente di storia del
teatro all’Accademia Sharoff di roma e alla Scuola di Cultura
Drammatica dell’Aquila, della quale è stato anche direttore. È
stato consigliere e assessore al Comune dell’Aquila, dal 1971 al
1980. insieme con Andrea Vitali, ha ideato e curato la direzione
artistica dei festival internazionali “Urbino rinascimenti”, per la
città di Urbino (dal 1995 al 1997), e “Castel dei mondi”, per la
città di Andria (dal 1997 al 2000), e è stato direttore artistico
della rassegna di spettacolo “il Suono di Dante” per il “Settembre
Dantesco” di ravenna (dal 1998 al 2007), e del festival internazionale collegato allo “Sposalizio del mare” di Cervia (dal 2001
al 2007). Ha curato progetti culturali in Australia, Canada e est
europeo nonché ideazione e drammaturgia per gli eventi di numerose città d’arte e centri
storici, tra cui Ascoli Piceno, Bologna, Brisighella, Castelnuovo di San Pio delle Camere, fabriano, fossanova di Priverno, monteveglio, offagna, San Gimignano.
Dal 2005 cura la direzione artistica delle Giornate Dantesche del Canadian Centre for italian
Culture and education di Toronto. Ha curato i testi per composizioni musicali di luis
Bacalov e ennio morricone e per spettacoli interpretati, tra gli altri, da flavio Bucci, riccardo
Cucciolla, Piera Degli esposti, Arnoldo foà, Giampiero fortebraccio, Paola Gassman,
Andrea Giordana, renzo Giovampietro, leo Gullotta, Ugo Pagliai. Autore di saggi e opere
narrative per diversi editori e periodici specializzati, collabora tuttora con diverse testate. Tra
le sue opere saggistiche e letterarie: Un sogno ancora da sognare, 1994 - Perché “dell’Aquila”, 1995
- Le Dimissioni, 1998 - L’Emiciclo, 1999 - Storie da Caminetto, 1999 - Italiani nel mondo, 2002 - La
festa crudele, 2003 - Introduzione al Polittico Abruzzese e i lemmi Abruzzo e Giornalismo per The
Gadda encyclopedia dell’Università di edimburgo, 2004 - Gadda inviato speciale in Abruzzo,
2004 - L’Anima dell’Aquila, 2007 - La Gran Cornata, 2009 - Quel Ramo di Mandorlo, 2011. È coautore/curatore di: La Provincia dei Parchi, 1997 - Gli Eremi di Roccamorice, 2000 - Il Palazzo degli
Occhi, 2004 - Breviario del Gran Sasso, 2005 - La Basilica di Collemaggio, 2005 - La Stagione degli
Scioperi a Rovescio, 2007 - Con l’Opra in Man Cantando, 2007 - In memoria di Tullio de Rubeis, 2008.
È autore degli apparati critici per Piero Ventura, un rivoluzionario di professione, di eude Cicerone,
1985 - Meraviglie d’Abruzzo, di Carlo emilio Gadda, 2001 - La mia grande avventura, di louis
Carrozzi, 2006 - Dizionario di pensieri e sentenze, di niccolò Persichetti, 2006.
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PreSenTAZione
l’amore di Goffredo Palmerini
per l’altra italia
di SalvatorE
Bizzarro
Colorado College (Colorado Springs, Usa) - Docente di Letteratura italiana e latinoamericana
il racconto di Dino Buzzati (da I sette messaggeri), che narra il cammino di vari messaggeri verso una meta poco precisa, mi fa pensare agli emigrati italiani che avevano la
certezza del punto di partenza, mentre quello d’arrivo rimaneva per loro indefinito,
anche se pieno di timori e di speranze. la ‘nostalgia’ che il principe scopre, nel racconto
buzzatiano, diventa simbolo di solitudine. Quella stessa che ognuno di noi, lasciando il
proprio paese, ha provato. Proprio Goffredo Palmerini scrive che gli emigrati si sono
confrontati con una “storia di sofferenza e di dolore per affrancarsi da indicibili pregiudizi
e diffidenze, per poter conquistare rispetto e stima nella società d’accoglienza con il
lavoro, il talento e la creatività, oggi motivo di affermazione e di successo”.
Quando io stesso nel 1954, all’età di quindici anni e mezzo, arrivai a new York su
una nave poco stabile, mi sentii come Colombo nell’atto di baciare la terra di un nuovo
mondo, pieno di speranza e di volontà. Ci sono voluti tanti anni prima che io capissi
compiutamente il lungo processo per diventare ‘americano’. in italia mi consideravano
‘americano’, benché cercassi di rimanere italiano, e in America mi consideravano italiano,
e peggio ancora immigrato, senza mai considerarmi integrato in una società che non mi
accettava pienamente. Vedevo le mie origini napoletane con emozioni confuse, con una
certa sensazione d’aver perduto valori importanti. non mi sentivo più come Colombo,
ma come Gulliver mentre si sveglia legato con le corde che lo tengono prigioniero.
L’Italia dei sogni non è propriamente detto un trattato accademico, ma un compendio.
e tuttavia questo libro riesce a rendere con rara efficacia, come in un compendio, le peripezie degli emigrati italiani, le loro storie, dove le esperienze umane emergono grazie
alla ricchezza d’una narrazione nitida e intrigante, attenta ai particolari, propria di un osservatore meticoloso e paziente, qual è Goffredo Palmerini. Con riguardo e amore professionale, Palmerini rende infatti un grande tributo alla sua città, l’Aquila, al suo
Abruzzo, alla sua italia, con un orgoglio già messo in evidenza in altri suoi libri, special11
saLvaTore Bizzarro
mente in L’Aquila nel Mondo e L’Altra Italia. ne L’Italia dei sogni si trovano ricordi,
cronache, successi, resoconti, storie e anche rimpianti del personalissimo mondo degli
emigrati, evocati dell’autore con acute osservazioni.
Gli scritti contenuti in questo volume, che con gli altri due citati realizza una perfetta
trilogia, riguardano storie, eventi, personaggi e reportages da cinque continenti e riescono
a creare un legame forte tra gli espatriati e i quasi sessantuno milioni d’italiani in italia. Un
saggio delle esperienze degli emigrati, insieme ad altre storie singolari degli italiani dentro
i confini, sono raccolte in questo volume dal titolo poetico da un aquilano che è riuscito
a stabilire rapporti intensi ed assidui con tanti italiani nel mondo, abruzzesi in particolare.
Aldilà del testo in sé, questo nuovo libro ci fornisce una moltitudine d’immagini e illustrazioni che evocano, anch’esse, emozioni diverse che ci fanno sognare. Sembra che
Palmerini si sia innamorato delle avventure degli italiani all’estero, che con entusiasmo
raccontano dei successi e delle loro storie di vita, con le proprie voci. Gli emigrati,
espatriati in Paesi con altre culture a volte poco comprensibili, avendo a che fare con
lingue per loro nuove e non tutte relativamente facili come lo spagnolo o il portoghese,
non immaginavano fin dove potessero arrivare nelle nuove società, quali ruoli avrebbero
potuto conquistare.
il nostro, infatti, era un definitivo trapianto, senza sapere cosa ci riservasse nel futuro,
sapendo ciascuno per proprio conto che la comprensione della parola parlata e scritta
era essenziale per sopravvivere. Circondati dalla indeterminatezza di uno spazio economico
vago, direi quasi surreale, c’era in noi la speranza-attesa di una vita migliore, sempre
legata all’archetipo buzzatiano dell’errante che ci faceva “girare su noi stessi”, senza mai
aumentare la distanza che ci separava dall’italia, pieni di solitudine e di nostalgia per la
terra natale, gli amici ed i parenti lasciati.
ma cosa c’è in questo volume di così vasto interesse umano per gli innumerevoli
lettori italiani sparsi per il mondo? Per cominciare, abbiamo un’idea precisa della stampa
italiana all’estero e della sua preziosa funzione. Uno dei riferimenti ricorrenti e principali
è il terribile terremoto del 2009 che ha devastato l’Aquila, una delle città più belle
d’italia e la mia prediletta. Città entrata nel cuore di tutti gli italiani all’estero, in modo
speciale dopo il doloroso dramma del 6 aprile, rimbalzato sulla stampa da new York a
Sidney, da Toronto a Buenos Aires, da São Paulo a Tokio, e in tutti gli altri giornali pubblicati all’estero da oriundi italiani.
Anche se non sempre esplicito, un filo costante sembra legare gli argomenti del libro, talvolta apparentemente distanti, con un riferimento dominante alla tragedia che ha sconvolto
una città meravigliosa e la vita della sua gente. e tuttavia questo richiamo, sia quando è
espresso come pure quando è tacito, manifesta sempre una grande dignità, un coraggio consapevole e una certezza nella ricostruzione materiale e morale dell’Aquila e del suo futuro.
L’Italia dei sogni inizia con uno scritto sul Santuario dedicato a Giovanni Paolo ii e sulla
Perdonanza, il primo giubileo istituito da Papa Celestino V. Una breve descrizione ci conduce
nell’incantevole villaggio di San Pietro della Jenca e nell’omonima chiesetta medievale. in
quel luogo si ricordano tre papi: San Pietro apostolo, Celestino V – che, con la Perdonanza,
cancellò il commercio dalle indulgenze – e Giovanni Paolo ii, cui è stato dedicato il Santuario
di San Pietro della Jenca. Quest’inizio di volume ci fa conoscere un Palmerini profondo conoscitore di aspetti religiosi, mentre narra la storia di Celestino V e di Collemaggio.
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L’aMore Di goFFreDo PaLMerini Per L’aLTra iTaLia
D’altronde, come fece con i miei studenti nell’estate 2012, in occasione d’una giornata
all’Aquila. eravamo lì per visitare la città terremotata e Palmerini ci fece rivivere la storia
del 1294, di quell’anno memorabile per la città, come fosse qualcosa della nostra stessa
memoria. C’era stata in quell’anno di oltre sette secoli fa l’elezione di Celestino V, un
papa ancorato alla terra d’Abruzzo e ai suoi eremi, c’erano stati i cinque mesi del suo papato, prima del “gran rifiuto”, o meglio della sua rinuncia. Palmerini ci fece entrare nel
clima politico e spirituale di quel tempo, in un contesto straordinario quale può essere la
Basilica di Collemaggio. il capitolo su San Pietro della Jenca si conclude con un’invocazione
ai pubblici poteri a voler comprendere fino in fondo il messaggio spirituale e civile della
Perdonanza, che è poi quel che occorre per la ricostruzione dell’Aquila.
Altri capitoli parlano di eventi culturali, in italia e all’estero, di un eccellente ospedale
di Torino guidato da un abruzzese, classificato tra i primi dieci d’italia, della fitta rete
della stampa italiana nel mondo, cattolica e laica, di radio SBS in Australia che diffonde
programmi in più di sessanta lingue, della missione culturale di Palmerini nel nordest
d’italia e di tanti altri eventi che l’autore testimonia con dettagliati resoconti, che non
mancano mai di incuriosire il lettore. il libro rende tributi anche all’arte, al teatro e al
cinema italiano, sempre contenendo in sé un grande rispetto per la cultura italiana, l’orgoglio per le bellezze e le tradizioni, l’attenzione per la religiosità del nostro Paese.
i riferimenti alla spiritualità sono onnipresenti e danno un volto talvolta quasi
mistico a questa raccolta di pensieri e voci dei tanti italiani sparsi nei cinque continenti.
la Bibbia per taluno diventa il libro per il futuro dell’europa. Qual è il significato di
questa nuova unità europea, e dell’abbandono della moneta nazionale per l’euro?
Significa controllare in altra maniera il mondo meno sviluppato? e questo mondo sarà
meglio dell’altro? Certo è che questo sogno di un’europa unita è anch’esso parte de
L’Italia dei sogni, un lungo viaggio metaforico verso nuovi orizzonti. Sarà interpretato e
re-intepretato come il viaggio di tanti italiani che sono emigrati all’estero. Quest’europa
sarà parte di un nuovo mondo globale, complessivo, dove una nuova esperienza democratica ci farà ricordare il legame che abbiamo con Colombo, quell’italiano che osò
veleggiare verso una nuova frontiera piena di speranza e di ricchezza, sia geografica sia
spirituale. Un’europa che si è messa in cammino per raggiungere un altro confine indefinito, non dissimile da quello del principe del racconto di Buzzati, così come fece
Colombo nel 1492.
la scoperta dell’America e il ruolo della comunità italiana negli States sono il motivo
conduttore di due interessanti reportages da filadelfia e new York, con le annuali celebrazioni del Columbus Day che si tengono nelle più importanti città degli Stati Uniti, e soprattutto nella Grande mela, con la parata dei ‘Knights of Columbus’. il volume è pieno
di storie di abruzzesi di talento che si muovono con successo in tutto il mondo, come il
drammaturgo mario fratti, lo scrittore Dan fante – figlio di John fante che qui in Colorado, a Denver, era nato nel 1909 da un emigrato abruzzese e da un’oriunda lucana –,
la compositrice Ada Gentile, l’artista raffaella Cascella, l’attrice e scrittrice Daniela
musini, il cantante Giò Di Tonno, il musicista Tiero Pezzuti, storie tutte raccontate con
una scrittura di rango elevato che si segnala per la precisione e la ricchezza dell’idioma.
e poi ci sono le immersioni nella feconda realtà della nostra emigrazione che, ovunque
nel mondo, ha dato e dà lustro all’italia con testimonianze di vita esemplari.
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saLvaTore Bizzarro
Anche se Palmerini in realtà non lo fa, non potendolo per le date del libro e per il
tempo successivo dello storico avvenimento, sembra che le pagine di questo volume
simbolicamente lo evochino. Parlo d’un altro straordinario figlio di emigrati italiani:
Jorge mario Bergoglio, nato a Buenos Aires nel 1936, ora Papa francesco, elevato al
soglio di Pietro dopo la rinuncia di Benedetto XVi. Suo padre lasciò il Piemonte e
Torino per cercar fortuna in Argentina, come ferroviere. Un figlio dell’altra italia, dunque,
che diventa il primo Papa latinoamericano, il primo gesuita - ordine religioso che ha dato
decine di migliaia di altri ‘messaggeri’ per l’evangelizzazione del mondo - che prepara la
sua ‘valigia dei sogni’ e riporta il papato “a casa”. Sembra proprio che Papa francesco
stia in questo nuovo libro di Palmerini, che tratta di persone che come lui stanno dentro
la storia della nostra emigrazione. la Chiesa, come la recente europa, dovrà affrontare
vecchi e nuovi problemi. ma in questo caso Papa francesco, figlio di emigrati, dovrà ritrovare la sua via del ritorno, come capo di più d’un miliardo di cattolici, sparsi, come gli
emigrati, in tutte le parti del pianeta.
Con questo nuovo tomo Goffredo Palmerini conferma un amore profondo per la
sua città, la sua terra d’Abruzzo, per l’italia e per gli italiani, dentro e fuori i confini del
Paese. Con la sua esuberante fantasia, sorretta da una solida conoscenza della nostra
storia e della nostra cultura, con un orgoglio tutto italico, segna il cammino della memoria.
il volume L’Italia dei sogni costituisce pertanto un ulteriore apporto al grande giacimento
di valori e di memoria collettiva di un Paese come l’italia che, nella sua storia lontana e
recente, ha dato un consistente contributo alle migrazioni, e in fondo alla cività del
nostro mondo. Dalla sua lettura possiamo renderci conto che veramente ciascuno di noi
ha il diritto di sognare.
Colorado Springs, 24 marzo 2013
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L’aMore Di goFFreDo PaLMerini Per L’aLTra iTaLia
SalvatorE Bizzarro è professore di spagnolo e
italiano presso l’università del Colorado College, a
Colorado Springs (USA), dove insegna letteratura
italiana e latinoamericana, corsi sul cinema italiano e
sulla letteratura della rivoluzione messicana. Dal 1989
al 2011 ha svolto la funzione di direttore del programma Italian in Italy. Ha scritto un importante volume sul poeta Pablo neruda, Pablo Neruda/All Poets
The Poet, pubblicato nel 1979 da Scarecrow Press. Ha
contribuito, come autore ed editore associato, al libro
Latin America During Nixon’s Second Term (American
College in Paris Publishers, 1976). il prof. Bizzarro,
oriundo napoletano, ha scritto numerosi articoli sull’America latina, contributi per enciclopedie e uno
sul 500° Anniversario della scoperta dell’America
(1992). Ha fatto gli studi universitari a new York, presso la fordham
University, dove nel 1964 ha conseguito la laurea Bachelor of Arts. nel
1965, alla Stanford University, in California, ha preso un master in
Hispanic American and Luso Brazilian Studies e, nel medesimo ateneo, nel
1969 ha conseguito il Dottorato (Ph.D.) in letteratura latinoamericana.
Professore ordinario di Spagnolo e poi d’italiano presso il Colorado
College, è stato per ben quattro volte, tra il 1980 e il 2000, preside della
facoltà di lingue romanze, per periodi da due a quattro anni. Ha dato
avvio a numerosi programmi di studio in messico, italia e Cile. Attualmente è Chairman del Faculty Advancement and Advisory Committee del Colorado College, dove rappresenta la facoltà e le sue esigenze per i programmi accademici.
nel 1972 ha pubblicato il primo volume della serie degli Historical Dictionary dei paesi latinoamericani sul Cile. la seconda edizione del suo
Historical Dictionary of Chile è stata pubblicata nel 1986, la terza nel 2005
e la quarta è adesso in preparazione, con la pubblicazione prevista per
dicembre 2014 (Scarecrow Press: rowman and littlefield Publishing
Group). recentemente ha scritto un capitolo del libro The Power of Place,
sulla Mandragola di machiavelli e la città di firenze a quei tempi (Chicago,
ACm Press, 2012). il prof. Bizzarro negli ultimi dieci anni ha insegnato
a Santiago del Cile con Antonio Skármeta, autore del romanzo “El cartero
de Neruda” da cui è stato tratto il film Il Postino. nel primo anniversario
della morte di massimo Troisi il prof. Bizzarro è stato invitato, dalla
sorella dell’attore, a partecipare come membro della Giuria al primo festival internazionale di Cinema di San Giorgio a Cremano. Ha anche
partecipato al Premio flaiano, nel 2008, nominando Skármeta che ricevette il premio nel 2010. nel 2009 è stato invitato in Spagna ad una
tavola rotonda nell’ambito della Settimana d’Autore di madrid, dedicata
a Skármeta, e vi ha partecipato con lo scrittore argentino di discendenza
italiana, mempo Giardinello, con il critico inglese nial Binns, con la spagnola fanny rubio e con il regista del film Il Postino, michael redford. il
prof. Bizzarro ha insegnato a firenze negli anni accademici 1986/’87 e
2001/’02, in programmi di studi sul rinascimento, come direttore di 18
università americane (Associated Colleges of The midwest). Anche
quest’anno, come già nel 2012, insegna a studenti americani e canadesi
in un corso sul cinema italiano a Sulmona.
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noTA Dell’AUTore
Con ammirazione per l’alto magistero esercitato alla guida dell’italia in uno dei periodi
più difficili della nostra storia, ora che il settennato volge al compimento, desidero anzitutto ringraziare il Presidente della repubblica, Giorgio napolitano, per la saggezza,
l’equilibrio ed il costante e rigoroso riferimento alla nostra Costituzione. Come pure per
la sensibile attenzione che egli ha dedicato a tutti gli italiani, in italia e nel mondo. e
voglio anche ringraziarlo per l’apprezzamento, espresso tramite il suo Consigliere e direttore della Segreteria, dr. Carlo Guelfi, per L’Altra Italia, il libro che insieme alla mia
lettera che l’accompagnava – nel terzo anniversario del terremoto dell’Aquila – egli ha
particolarmente gradito.
Ancora gratitudine sento di dover esprimere verso tutti coloro che hanno considerato
degni di nota l’impegno verso gli italiani nel mondo, la mia attività sui mezzi d’informazione e la pubblicazione dei miei libri, quest’ultima diventata ricorrenza quasi annuale.
Tanti i messaggi, taluni persino molto lusinghieri, ricevuti nel corso del 2012 per il volume
L’Altra Italia. Sarebbe lungo citarli tutti, peraltro con l’imbarazzo d’apparire autocelebrativo, situazione che davvero intendo evitare. ma un messaggio per tutti vorrei riportarlo,
a testimonianza d’un sentimento di rispetto e grande stima che da sempre nutro per la
sua persona: è una lettera che il prof. Alessandro Clementi, insigne storico aquilano, ha
avuto la bontà d’indirizzarmi, ricevendo L’Altra Italia. Con il suo consenso, eccone il
testo.
Carissimo Goffredo,
ampi spazi di recente vissuto apre il tuo libro. Si rivivono momenti a tratti esaltanti della nostra
lunga esperienza di vita. Personaggi, propositi, avvenimenti compaiono nel tuo caleidoscopio. Per
un attimo, quasi a scongiurarne la fuga. Che tuttavia è inesorabile. Si rivivono con animo equanime i tuoi struggenti affetti che sempre congiungesti con sapienza ed onestà: Paganica e L’Aquila.
Ma anche le generazioni di quanti raggiunsero altri continenti per sopravvivere, ma che molte
volte imposero se stessi. Grazie per queste pagine che ho letto e leggerò con interesse e con affetto.
Alessandro Clementi
infine, ma non per ultimi, voglio dapprima ringraziare errico Centofanti per la splendida prefazione a questo volume, a conferma di sintonie e sensibilità culturali che la nostra
amicizia coltiva dagli anni Settanta del secolo scorso, nella condivisione dell’impegno al
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il Presidente della repubblica italiana Giorgio napolitano..
servizio della comunità aquilana. e che in altre forme è poi sopravvissuto alla cessazione
delle nostre funzioni di amministratori della Città capitale d’Abruzzo.
e ancora Salvatore Bizzarro, per l’attenzione che ha voluto dedicare ai miei scritti,
pur tra i gravosi impegni accademici in un’università del Colorado, onorandomi con la
sua presentazione a L’Italia dei sogni. Vivere le relazioni con le comunità italiane nel mondo
porta di frequente a scoprire “affinità elettive” come quelle che ora mi legano al prof.
Bizzarro, conosciuto in una delle ricorrenti missioni in italia con i suoi studenti. Un rapporto d’amicizia arricchitosi anche in altre occasioni d’incontro, complice l’innata sua
passione per il cinema italiano e la considerazione che egli porta verso una prestigiosa
nostra istituzione culturale: l’istituto Cinematografico dell’Aquila «la lanterna magica».
Sono consapevole che nulla d’eccezionale si trovi in questi miei scritti. e tuttavia l’accoglienza favorevole che ricevono, con le più varie motivazioni, fanno ritenere semplicemente utile il mio “servizio” verso le comunità italiane nel mondo. Ancor più se, come
accade quasi ogni giorno in diverse forme, concorre ad alimentare una diffusa rete di
contatti e relazioni che contribuiscono a dar senso e considerazione ad una comunità nazionale assai più lata ed interessante rispetto a quella ristretta entro i confini. e questo
mi è più che sufficiente per continuare, con passione e assiduità, anche a dispetto dei miei
limiti.
l’Aquila, 30 marzo 2013
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5 agosto 2011
Dal PriMo SantUario
DEDicato a Giovanni Paolo ii
alla PErDonanza cElEStiniana
l’AQUilA – San Pietro della Jenca è un piccolo borgo ameno e pittoresco su un colle
dei tanti che arrancano sul costone occidentale della catena del Gran Sasso d’italia. Da
un lato, in basso, il borgo di basse casette in pietra guarda la valle del Vasto dove scorrono
le acque del raiale, dall’altro svettano Pizzo Cefalone, monte Portella e, più indietro,
monte Corvo, Pizzo intermesoli, Corno Piccolo e Corno Grande. insomma, davvero un
bel vedere, un tempio della natura che aiuta ad elevare lo spirito. Un luogo dove San
franco, un monaco di queste parti vissuto nel primo secolo dopo il mille, lasciato il monastero benedettino di San Giovanni Battista in lucoli, si scelse qui il suo eremo, a mezza
costa, laddove sgorgano le acque che ora portano il suo nome e che alimentano il garrulo
ruscello lungo la valle verde di olmi, faggi, carpini e ontani.
il villaggio di San Pietro della Jenca sorge intorno all’omonima chiesetta medioevale.
in un suo contributo ne annota bene la storia Antonio Angelini in Una stele per il Papa a
San Pietro della Jenca (l’Aquila, GTe 1999), ricordando come fu l’imperatore ottone, nel
diploma emanato nel 956 mentre era in visita ad Aveia, a parlare per la prima volta del
luogo – «Rotilianus simul cum toto Guasto ubi sunt... ad locum qui dicitur Vadus... alie petie de terra
Adselici que tendunt usque supra Paganicam et usque in supradictum Vadum » – senza tuttavia
citare il villaggio di San Pietro che, forse, all’epoca non era ancora edificato o non aveva
ancora una dignità per essere citato in un documento ufficiale. Compare, invece, nella
Bolla che papa Alessandro iii il 24 Settembre 1178 indirizzava al Vescovo di forcona
per richiamare le località sottoposte alla giurisdizione episcopale forconese. Tra queste,
appunto «Ecclesiam S. Marie de Guasto, cum hominibus, et tenimentis suis. Ecclesiam S. Petro de
Guasto cum hominibus, et tenimentis suis. Ecclesiam S. Nicola de Genca cum possessionibus suis». la
menzione di San Pietro del Vasto non può che riferirsi a San Pietro della Jenca, non
avendo il minuscolo agglomerato rurale del Vasto potuto comprendere, oltre alla chiesetta
di Santa maria, anche un altro tempio. e del resto, annota l’Angelini, «... anche alla luce di
Pubblicato in
CAnADA (italiani)
STATi UniTi (i-italy, italian American magazine, Amico)
SUD AfriCA (la Gazzetta del Sud Africa)
AGenZie inTernAZionAli: Aise e inform
in iTAliA: Agorà magazine, Politicamente corretto, Un mondo d’italiani, il Capoluogo, l’impronta, Giornale di montesilvano, Pagine Abruzzo, Corriere Peligno, Chieti scalo, Giulianova
news, newson.
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goFFreDo PaLMerini
altri documenti probanti, sussistono ottime ragioni per protendere verso l’ipotesi dell’esistenza, già nel
1178, di San Pietro».
fatto gli è che quando nel 1254 venne fondata l’Aquila, Guasto, Genca, San Pietro,
Assergi, Camarda e filetto furono tra i castelli fondatori della nuova città fortificata, appartenenti al Quarto di Santa maria Paganica, confermando peraltro come il nome del
villaggio fosse dedicato a San Pietro Apostolo, non potendo essere altrimenti S. Pietro
Celestino, ipotesi da taluni avanzata, essendo papa Celestino V stato elevato alla gloria
degli altari solo nel 1313. e d’altronde lo stemma stesso del borgo, due chiavi incrociate,
richiama l’insegna vaticana, con evidente riferimento al primo vicario di Cristo. nel 1269,
in un documento di tassazione di Ponzio di Villanova, l’abitato di San Pietro viene indicato con il toponimo “S. Petrus de Fonte” e tassato per 4 once, il doppio di Camarda, a segnalare l’intensa e florida attività armentaria del borgo favorita dagli estesi pascoli
montani. e’ nel successivo documento di tassazione, emesso da Carlo ii d’Angiò nel
1294, quando dopo l’incoronazione di papa Celestino V, avvenuta il 29 Agosto, il re era
ancora all’Aquila, che finalmente compare la denominazione di San Pietro della Jenca.
Annota, tra l’altro, Anton ludovico Antinori nei sui monumentali Annali di Storia Aquilana, che il villaggio, a seguito del graduale inurbamento degli abitanti nella nuova città,
attratti dalle fiorenti attività artigianali e commerciali, era divenuto completamente disabitato. nel 1568, infatti, venne dalla Chiesa ceduto in enfiteusi perpetua alla comunità
(universitas) di Camarda a fronte d’un compenso annuo di 40 ducati, versati come atto
di liberalità al monastero aquilano di Santa Caterina.
il villaggio rurale di San Pietro della Jenca, è rimasto nei secoli successivi residenza
estiva per contadini e pastori di Camarda, impegnati nel lavoro dei campi o sui pascoli
circostanti. negli anni più recenti si erano avviati graduali lavori di restauri al patrimonio
San Pietro della Jenca;
nel riquadro,
il cardinale
Stanislao Dziwisz
con Pasquale Corriere.
20
DaL PriMo sanTuario DeDiCaTo a giovanni PaoLo ii aLLa PerDonanza CeLesTiniana
la chiesetta di San Pietro, primo Santuario dedicato a
Giovanni Paolo ii.
la scultura bronzea di Giovanni Paolo ii, opera dell’artista fiorenzo Bacci.
architettonico per iniziativa dei proprietari, anche sulla spinta dell’attenzione che Pasquale
Corriere, il più longevo consigliere comunale dell’Aquila, da tempo porta per quel grazioso borgo. fin quando a San Pietro della Jenca, nella bella chiesetta medioevale, il 29
Dicembre 1995, in una delle sue numerosissime e segrete escursioni sul Gran Sasso, Giovanni Paolo ii non vi sostò raccolto in preghiera. Poi ancora altre volte. Da quel momento
quel luogo sacro è diventato molto caro agli aquilani, man mano caro a tanti appassionati
della montagna e ai visitatori che lo raggiungono da ogni angolo d’italia e talvolta dall’estero, quasi in pellegrinaggio, già da quando papa Wojtyla era ancora in vita. ma sopra
tutto è diventato un luogo dell’affetto e della devozione verso il papa “santo subito” dal
2 Aprile 2005, dal giorno in cui il più carismatico dei pontefici è volato al cielo. il primo
maggio 2011, roma piena di pellegrini da tutto il mondo, con una commovente cerimonia
Benedetto XVi ha dichiarato Beato Giovanni Paolo ii, primo passo verso la sua santificazione.
Appena 17 giorni dopo, non casuale data perché giorno della nascita di Karol Jozef
Wojtyla (Wadowice, 18 maggio 1920), la chiesa di San Pietro della Jenca è diventata il
primo Santuario dedicato al Beato Giovanni Paolo ii, come decretato dall’Arcivescovo
dell’Aquila, mons. Giuseppe molinari. «La chiesa di San Pietro della Jenca – scrive mons.
molinari nel decreto di erezione a Santuario – è divenuta punto di riferimento spirituale e un
luogo di pellegrinaggio. Infatti, questa piccola chiesa è stata meta di frequenti soste di preghiera dal Beato
Giovanni Paolo II, che l’ha scelta come luogo di contemplazione di Dio a contatto con la natura. Dalle
testimonianze che ci è stato possibile raccogliere, il Santo Padre Giovanni Paolo II amava essere qui,
proprio in questa chiesetta di montagna, lasciato in solitudine a pregare. Tutti conoscono l’amore per la
21
goFFreDo PaLMerini
Una bella immagine di Papa Wojtyla.
montagna del Beato Giovanni Paolo II, che proveniva dalla regione polacca vicina ai monti Tatra. La
scelta di dedicare a Lui questo Santuario vuole essere un invito a tutti coloro che salgono su questi monti
a contemplare la bellezza di Dio e a lodare la sua divina saggezza e provvidenza, così come era solito
fare il Beato Giovanni Paolo II, il quale non sceglieva le montagne come meta di semplice svago o riposo
fisico, bensì come meta di spirituale elevazione al mistero divino e di preghiera».
nella sua lettera del 18 maggio 2011, per l’inaugurazione del Santuario, il Cardinale
Stanislao Dziwisz, Arcivescovo metropolita di Cracovia, che di papa Wojtyla fu segretario,
scrive: «... vorrei salutare cordialmente le Autorità ecclesiastiche e civili dell’Aquila e tutti i presenti,
radunati nella chiesa di San Pietro della Jenca, nel giorno della solenne dedicazione del Santuario al
Beato Giovanni Paolo II. Insieme con voi ringrazio Dio onnipotente per il giorno della nascita di Karol
Giuseppe Wojtyla, il secondo figlio di Karol ed Emilia Wojtyla. Ringrazio il Signore della vita per il
giorno 18 Maggio 1920, il quale negli impenetrabili disegni di Dio fu il giorno della sua nascita per
Dio, per la Chiesa e per tutta l’umanità. Desidero pure esprimere la mia personale gratitudine al signor
Pasquale Corriere, presidente dell’Associazione Culturale San Pietro della Jenca, per la cura incessante
di questa piccola chiesetta, nella quale Giovanni Paolo II pregò il 29 Dicembre 1995. Lo ringrazio cordialmente, e voi tutti, per i commoventi segni di grande amore al Santo Padre Giovanni Paolo II. Auguro
che questo giorno della solenne dedicazione della chiesa di San Pietro della Jenca come Santuario di Beato
Giovanni Paolo II sia per voi il momento della gioia che viene dal fatto di aver conosciuto il Santo dei
nostri tempi, il quale c’insegnava come amare Dio ed il prossimo». il porporato era tornato ancora
una volta nel borgo di San Pietro della Jenca insieme al Cardinale Kazimierz nycz, Arcivescovo di Varsavia, qualche giorno prima dell’erezione della chiesetta a Santuario, avvenuta con una solenne celebrazione dell’Arcivescovo dell’Aquila.
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DaL PriMo sanTuario DeDiCaTo a giovanni PaoLo ii aLLa PerDonanza CeLesTiniana
ormai da anni singoli pellegrini e gruppi organizzati fanno sempre più di San Pietro
della Jenca una delle tappe “wojtyliane”. la testimonianza di questo flusso crescente di
devozione è testimoniata nei voluminosi registri che raccolgono i nomi dei visitatori, le
richieste di grazie e le emozioni provate il quel luogo suggestivo, nel quale si avverte la
presenza spirituale d’un papa santo particolarmente amato dai fedeli. e in effetti in questo
luogo ormai tutto parla di Karol Wojtyla. lungo il percorso che conduce a San Pietro
della Jenca si seguono le indicazioni stradali “Chiesa del papa” fino a quel piccolo sentiero
sterrato che, ci si augura, possa mantenere le attuali caratteristiche non cedendo alla tentazione di ampliare gli spazi, conservando la singolarità del luogo e il suo invito al raccoglimento. Alla destra della chiesetta sono poste la Stele, in ricordo delle visite del papa,
opera dello scultore Antonio Quaranta, e la scultura bronzea dell’artista fiorenzo Bacci
che fedelmente ritrae Giovanni Paolo ii, attingendo peraltro a un ricco simbolismo. il
18 maggio 2005, inoltre, una delle cime della catena del Gran Sasso che si erge di fronte
al borgo, detta del Gendarme, sulle malecoste, venne intitolata al papa polacco. Sulla
Cima Giovanni Paolo ii è ora issata una grande croce che guarda il borgo e la valle. È lì
a testimoniare l’attaccamento del grande papa per il Gran Sasso, dove con assoluta discrezione più d’un centinaio di volte egli venne a camminare o a sciare, e per le montagne
d’Abruzzo. lo ha puntualmente documentato Giustino Parisse, capo servizio del quotidiano “il Centro”, scrittore e storico, nel suo bel libro “Giovanni Paolo II e l’Abruzzo” (2005,
ed. Graphitype). Tre le visite ufficiali di papa Wojtyla all’Aquila e dintorni: il 30 Agosto
1980 nella città capoluogo, il 9 Agosto 1986 a rocca di mezzo e ai Piani di Pezza, dove
erano in raduno 13 mila scout dell’Agesci, infine il 20 Giugno 1993 a Campo imperatore
per inaugurare la chiesetta della madonna della neve restaurata dagli Alpini.
20 Giugno 1993.
Giovanni Paolo ii
a Campo
imperatore, per la
riapertura della
chiesetta della
madonna della
neve, restaurata
dagli Alpini
abruzzesi.
23
goFFreDo PaLMerini
Come dunque si vede, una presenza che ha fortemente inciso la storia dei luoghi ed
è entrata nel cuore degli aquilani e dell’Abruzzo intero. Sicché è naturale che da quella
prima visita del papa a San Pietro della Jenca molteplici siano state le iniziative che l’associazione omonima ha messo in cantiere. A cominciare dal Premio “Stele della Jenca” che
ogni anno, nell’ambito delle manifestazioni agostane “Ci vediamo alla Jenca”, viene attribuito a Personalità o enti. Quest’anno la “speciale” Stele è conferita al Beato Giovanni
Paolo ii, “in memoria e in ricordo della Sua intensa attività pastorale in ogni angolo del mondo”. in
particolare, ricordando il forte legame con l’Abruzzo, con l’Aquila e con il Gran Sasso
d’italia. Viene ritirata da mons. Pawel Ptasznik, della Segreteria di Stato vaticana.
il riconoscimento, dalla sua istituzione, è stato conferito a luigi Accattoli (2001) vaticanista del Corriere della Sera, a Walter mazzitti (2002) presidente del Parco nazionale
del Gran Sasso monti della laga, agli Alpinisti Abruzzesi (2003) scalatori del Cho oyu,
sesto “ottomila” dell’Himalaya, al Cardinale Stanislao Dziwisz (2005) Arcivescovo di Cracovia e già segretario di papa Giovanni Paolo ii, a osvaldo Bevilacqua (2006) giornalista
della rai, al Club Alpino italiano (2007) Sezione dell’Aquila, al Corpo forestale dello
Stato (2008), alla Protezione Civile della Sardegna (2009) e al Corpo nazionale dei Vigili
del fuoco (2010) per la loro opera di soccorso dopo il terremoto del 6 Aprile 2009. Gli
altri eventi in programma, domenica 7 Agosto, della manifestazione “Ci vediamo alla
Jenca” prevedono, alle ore 11, la Santa messa concelebrata mons. Giovanni D’ercole,
Vescovo ausiliare dell’Aquila, da mons. Paolo Ptasznik, capo ufficio della Sezione polacca
della Segreteria di Stato vaticana, e dal rettore del Santuario, il sacerdote polacco don
marcin robert Gajda. il pomeriggio, seguendo l’impronta che la creatività di errico Centofanti ha disegnato negli anni, vive spettacoli e giochi di strada, concerti, mostre d’arte
Quilt, esposizione di prodotti tipici e punti di ristoro con l’antica gastronomia del luogo.
Sarà, nella splendida cornice costituita dalla catena del Gran Sasso, come sempre una
giornata di spiritualità, d’incontro con la natura, di suggestioni e di festa, nel segno del
Beato Giovanni Paolo ii.
Come nel segno del Beato Giovanni Paolo ii si apre la Perdonanza Celestiniana, edizione 717, il primo giubileo della Cristianità istituito da papa Celestino V con Bolla pontificia del 29 Settembre 1294, giusto un mese dopo la sua incoronazione papale all’Aquila,
nella basilica di Santa maria di Collemaggio. Partirà infatti proprio dal Santuario, in San
Pietro della Jenca, il Sentiero della Pace e del Perdono, una delle novità della prossima
Perdonanza, che dall’11 Agosto dispiegherà i suoi eventi fino all’apertura della Porta
Santa, al vespro del 28 Agosto, rinnovando l’annuale giubileo d’un giorno con l’indulgenza
plenaria a chiunque entri nella basilica di Collemaggio, sinceramente pentito e confessato,
fino al vespro del 29, come dispone la Bolla di papa Celestino. Dunque un sentiero della
riconciliazione e del perdono unirà le figure di due papi santi, molto importanti per gli
aquilani e per il mondo: Giovanni Paolo ii e Celestino V. Questa marcia della pace e del
perdono, di circa 21 chilometri, si aggiunge alla marcia della Pace Perugia-Assisi e al cammino del Perdono di Santiago de Compostela. muoverà al mattino del 27 Agosto da San
Pietro della Jenca per arrivare nel primo pomeriggio davanti la basilica di Collemaggio.
il 28 Agosto sarà il Cardinale Angelo Comastri, arciprete della basilica di San Pietro
e vicario di Sua Santità per la Città del Vaticano, il delegato di papa Benedetto XVi ad
aprire l’annuale giubileo aquilano, battendo tre colpi alla Porta Santa di Collemaggio con
24
DaL PriMo sanTuario DeDiCaTo a giovanni PaoLo ii aLLa PerDonanza CeLesTiniana
Perdonanza,
in attesa
dell’apertura
della Porta Santa.
(foto: Slim)
il ramo d’ulivo del Getsemani. numerosi e rilevanti gli eventi della Perdonanza Celestiniana numero 717, da quest’anno riconosciuta dal ministero del Turismo “Patrimonio
d’italia” per la tradizione. intanto il 23 Agosto l’incipit della settimana dedicata alla Perdonanza – indetta ogni anno dal Sindaco in virtù del possesso ininterrotto, dal 1294, della
Bolla istitutiva – ritrova il suo luogo naturale, dopo il terribile sisma del 2009, davanti la
sede municipale di Palazzo margherita d’Austria, con l’accensione del fuoco nel tripode
sulla Torre Civica.
Una settimana intensa di manifestazioni culturali, artistiche e di grandi spettacoli, con
molti artisti tra i quali per brevità segnaliamo solo il tenore abruzzese Piero mazzocchetti,
il rapper nesli, la band dei Velvet e a chiusura la cantante noemi. ma sarà sopra tutto la
settimana di preparazione spirituale alla riconciliazione, al perdono e al valore universale
della pace, secondo il prezioso lascito di papa Celestino V agli aquilani e al mondo. Chissà
se nel difficile tempo che l’Aquila vive il messaggio celestiniano di riconciliazione, armonia e perdono tra tutti gli uomini sarà davvero compreso e reso operante, non solo
declamato. molti, nei giorni della Perdonanza, parleranno di pace e di perdono. eppure
sarebbe proprio un altro miracolo di San Pietro Celestino se chi detiene i pubblici poteri,
ad ogni livello, in luogo di reciproche accuse e polemiche a non finire, si provasse a trovare, in pace e con buona volontà, i sentieri del bene comune. Quel che serve all’Aquila
e agli aquilani.
25
8 agosto 2011
Giò Di tonno
inaUGUra a torrEvEccHia tEatina
il MUSEo DEllE lEttErE D’aMorE
CHieTi – Sarà Giò Di Tonno, il cantante abruzzese vincitore con lola Ponce del
festival di Sanremo, ad inaugurare, insieme al sindaco Katja Baboro, il museo delle
lettere d’Amore di Torrevecchia Teatina. Diverrà così uno dei musei più singolari al
mondo, nel costituire uno straordinario fondo di memorie ed emozioni attraverso la raccolta, la catalogazione e la conservazione di preziose testimonianze private, le più intime,
che così diventeranno un patrimonio condiviso. Di particolare rilievo le lettere di insigni
figure del mondo letterario, raccolte nel corso degli anni dalle varie edizioni del Premio
ovvero provenienti da munifiche donazioni, che potranno costituire una sezione di significativo rilievo culturale unica al mondo. il taglio del nastro è previsto domani per le
ore 21 presso il Palazzo ducale Valignani, alla presenza di numerose autorità. nel museo,
esposta accanto alle lettere dei vincitori delle varie edizioni del singolare concorso –
scrittori di fama nazionale quali Giulia Alberico, Giulia Carcasi, renato minore, maurizio
De Giovanni, Antonio Spagnuolo, Anna Ventura – spicca la prima donazione acquisita
dal museo: una lettera d’amore inedita di uno dei maggiori scrittori italiani viventi, Ugo
riccarelli. ma altre ne giungeranno a breve, asserisce il sindaco Katja Baboro: «Il Museo intende
acquisire le lettere d’amore di scrittori viventi di fama nazionale e internazionale, inoltre accoglieremo
anche testimonianze del passato. In questo decennio con il concorso abbiamo raccolto un vero e proprio
patrimonio storico, una quantità enorme di lettere d’amore, circa diecimila, dalle quali si può ricostruire
una storia del nostro paese non solo dal punto di vista sociologico ma anche degli affetti, per individuare
quale è stato nell’ultimo decennio in Italia il corso dei sentimenti, quale la disposizione affettiva, quali i
desideri, quali i sogni, quali gli eventi, le persone, gli oggetti per i quali il nostro popolo ha espresso la
sua propensione. Insomma grazie a questo concorso è possibile cercare di tracciare una sorta di storia
emotiva e affettiva degli italiani. Proprio per permettere a studiosi e ricercatori la possibilità di analizzare
e studiare il fenomeno, abbiamo creato questo Museo che rimarrà aperto al pubblico».
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CAnADA (italiani)
STATi UniTi (italian American magazine)
AGenZie inTernAZionAli: Aise e inform
in iTAliA: Agorà magazine, Politicamente corretto, Un mondo d’italiani, inAbruzzo, l’impronta,
Pagine Abruzzo, Corriere Peligno, Chieti scalo, Giulianova news, newson, Vivicentro.
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Palazzo Valignani a Torrevecchia Teatina (Chieti).
le fa eco massimo Pamio, delle edizioni noubs e presidente dell’Associazione
Abruzziamoci che ha promosso il progetto: «Non esiste mezzo più efficace per esprimere le
grandi passioni. La lettera d’amore rimane la forma più letta e desiderata del mondo, non scalfita dalla
moda tecnologica dei messaggini sms e dalle e-mail. Se nel passato costituiva un “respiro segreto del
cuore”, oggi rappresenta un modo per esternare i nostri sentimenti che sempre più spesso releghiamo in
secondo piano. Abbiamo sempre più bisogno di comunicare le nostre emozioni, ma con un pudore che
non ha nulla a che fare con le grottesche, oscene piazzate delle trasmissioni televisive che finiscono per banalizzare anche la nostra vita interiore. Comunque, se la lettera d’amore finisce nel museo, è segno che
il mondo cambia e che la tecnologia sta corrompendo la vena romantica dell’uomo, ne sta modificando sostanzialmente la sensibilità percettiva e affettiva, e questo è un caso da non trascurare per comprendere
meglio il mondo in cui viviamo». Giò Di Tonno, singer abruzzese, darà il suo concerto presentando in anteprima nazionale pezzi tratti dal nuovo album Giò, che uscirà a fine
agosto, anticipato da un singolo a maggio, Com’è bello aspettare, una canzone d’amore, appunto, che ha molto interessato gli organizzatori del Premio, i quali consegneranno al
cantante un riconoscimento alla carriera artistica nel corso della cerimonia di premiazione
della Xi edizione del Concorso internazionale “lettera d’Amore”, che si svolgerà all’aperto, a partire dalle 21 e 30, nel giardino del Palazzo ducale Valignani.
nella serata si esibirà anche Tatiana Pavlova, pianista e compositrice, nata a mosca.
Dai cinque ai ventiquattro anni Tatiana Pavlova ha frequentato la Scuola e l’istituto Superiore di musica di Gnessin, a mosca, dove ha conseguito sia la laurea sia il master con
lode. Vincitrice di numerosi concorsi nazionali e internazionali, sia d’interpretazione che
di composizione, la sua versatilità musicale le permette di suonare musica da camera e
27
goFFreDo PaLMerini
recital e di esibirsi, come compositrice o
solista, con orchestre in diversi paesi dell’europa e delle Americhe. la sua discografia, in veste di pianista, comprende: Antologia di 5 Secoli di Musica Portoghese;
primo volume dell’Opera Omnia per Pianoforte
Solo di S. Rachmaninov (doppio Cd); Sonate
per Violino e Pianoforte di Mozart, con frédéric Pelassy. in veste di compositrice, invece,
ha inciso gli album Joaninha da Ternura, El
abrazo de la luz, Equinoccio e Lettere d’amore,
quest’ultimo colonna sonora composta per
l’omonimo spettacolo teatrale di Dacia maraini. Attualmente risiede in italia. Tra i
suoi impegni più recenti si segnalano il
concerto Capriccio di Stravinsky, diretto dal
maestro Claudio Desderi al Teatro Vittorio
emanuele di messina; il suo ultimo album Colours, con le proprie composizioni;
infine, il suo tour promozionale presso il
festival Circuito del Mito in Sicilia.
la serata sarà presentata dalla giornali- il cantante pescarese Giò Di Tonno.
sta di rete 8, marina moretti. Gli attori Giuliana Antenucci e icks Borea leggeranno i testi premiati. Sul palco la Giuria
presieduta dal prof. Vito moretti, dell’Università di Chieti, e composta da Giuseppina
Verdoliva, Chiara fiori, massimo Avenali e massimo Pamio. Questi i vincitori della Xi
edizione del Premio: 1° (ex-aequo) rosanna Di iorio di Chieti e francesco Di Vincenzo di
Chieti; 2° (ex-aequo) Serena Carestia di manoppello e Stefano Santosuosso di Avellino; 3°
(ex-aequo) Tiziana ercole di Parigi e Daniele mennella di Torre del Greco. Questi i Premi
speciali della Giuria: floredana De felicibus di Atri, nicola Di lernia di Seregno, Vincenzina Di muzio di manoppello, Cristina mosca di Giulianova.
la Giuria, infine, ha segnalato i seguenti Autori: mauro Barbetti di osimo (Ancona),
Angelantonio Citro di mercato S. Severino (Salerno), mario D’Alessandro, giornalista di
Chieti, maria Di mauro di Tollo (Chieti), Vanes ferlini di imola, manuela Gallina di Cles
(Trento), Jean marc Georgel, cittadino francese nato ad Algeri, flora Alberta lembo di
Chieti, elena malta di Pianella (Pescara), luigi Antonio marchese di Torrevecchia Teatina
(Chieti), Cristina massa di Seregno (milano), Sasa Perugini, scrittrice di Belgrado attualmente direttrice del Syracuse University of florence a firenze, Saverio ranciati di Perugia, magda Seta e Bruno Spadaccini di Pescara.
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giò Di Tonno inaugura a TorreveCChia TeaTina iL Museo DeLLe LeTTere D’aMore
UGo riccarElli è nato a Cirié (Torino) nel 1954 da famiglia toscana. Ha studiato filosofia presso
l’Università di Torino e si è occupato per anni di azioni culturali in campo scolastico, cinematografico e
teatrale, diplomandosi come operatore Culturale nel 1976, lavorando anche presso l’ufficio stampa del
comune di Pisa. nel 1995 è stato tra i vincitori del premio del concorso rAi-Corriere della Sera “Sette
per sette” con il racconto breve Come ti faccio impennare l’audience, dal quale è stato realizzato un radiodramma.
Con Le scarpe appese al cuore ha vinto il premio Chianti 1996, con Un uomo che forse si chiamava Schulz il
Selezione Campiello 1998, lo Strega nel 2004 con Il dolore perfetto, il Premio De lollis nel 2009 con Comallamore. i libri più recenti: La repubblica di un solo giorno (mondadori, 2011), Ricucire la vita (Piemme, 2011).
Giò Di tonno è nato a Pescara il 5 Agosto 1973. Dopo i primi anni di studio classico, si appassiona
alla musica leggera ed in particolare scopre la figura del cantautore, ovvero del “poeta” che si racconta
cantando. Così, a soli quindici anni, inizia a scrivere canzoni e ad interpretarle col supporto di diverse
band di cui diverrà frontman, proponendole in numerose manifestazioni musicali. l’insieme di queste
esperienze formerà ben presto la sua personalità artistica, tanto da riuscire ad imporsi, con successo,
nei concorsi canori più importanti: nel 1993 al “Sanremo famosi” con la canzone “la voce degli
ubriachi” e nel 1994 e 1995 al “festival di Sanremo” rispettivamente con i brani “Senti uomo” e
“Padre padrone”. A queste esperienze fa seguito il suo primo Cd, molto apprezzato dalla critica, prodotto da franco Bixio ed arrangiato da Vince Tempera. molte sono le tournée e le esibizioni a cui ha
partecipato in questi anni, in italia ed all’estero, anche insieme ad altri nomi della musica leggera internazionale. negli anni successivi alle sue partecipazioni sanremesi, allarga gli orizzonti professionali al
fine di completarsi come artista e comincia a studiare recitazione; un percorso che lo avvicinerà al
teatro musicale, dove le due arti, canto e recitazione, si fondono alla perfezione.
nel 2001 viene scelto da riccardo Cocciante per interpretare Quasimodo, il gobbo campanaro innamorato
della zingara esmeralda, nell’opera musicale Notre Dame de Paris prodotta da David Zard. Dal suo debutto,
nel marzo 2002, Giò ha replicato lo spettacolo circa 550 volte, calcando i palcoscenici dei più importanti
teatri italiani. nel Giugno 2004 partecipa al grande show televisivo di fiorello “Stasera pago io - revolution”
su rai Uno. nel 2004 incide con fabio Concato ed eugenio finardi il singolo Les nuites d’Afrique che fa
parte della compilation omonima, finalizzata a scopi benefici. A settembre 2005 viene chiamato dalla Walt
Disney per la versione italiana del film già campione d’incassi in America Chicken Little, in uscita a natale
nelle sale cinematografiche, in cui Giò canta le bellissime canzoni dei protagonisti del film. il 25 marzo
2006 apre il concerto della regina del soul Dionne Warwick, all’ Auditorium di Vicenza.
nel novembre 2006 debutta come protagonista nella versione italiana del musical Jekyll & Hyde, che
da oltre 10 anni riscuote grandi successi a Broadway. nel 2007 partecipa alla fiction di rai Uno Un caso
di coscienza per la regia di luigi Perelli, in cui è protagonista di un episodio in cui interpreta il cantante
Danko. Per la puntata incide un brano della colonna sonora scritto da maurizio Solieri. nel novembre
2007 porta in scena L’Orco, fiaba musicale del compositore Giorgio Bernabò che vede la partecipazione
di Antonella ruggiero e Patrizia laquidara. nel marzo 2008 vince la 58^ edizione del festival di
Sanremo in coppia con lola Ponce, con il brano Colpo di fulmine, scritto da Gianna nannini. il 4 luglio
2008 esce il suo nuovo album dal titolo Santafé, prodotto da maurizio raimo, con la partecipazione
straordinaria di Giancarlo Giannini. nell’ottobre 2008 esce il Dvd della Walt Disney La bella addormentata
nel bosco in cui Giò, insieme a lola Ponce, presta la voce per il brano principale Io lo so.
il 7 Dicembre 2008 Giò ha l’onore di duettare con Dionne Warwick in occasione del Concerto di
natale, tenutosi a Verona e trasmesso da rai Due; insieme hanno interpretato il celebre brano That’s
what friends are for, portato al successo dall’artista americana. nel mese di febbraio 2009 conduce il
programma “Buonanotte ai Suonatori” della mezzanotte di radio2. nel 2009 scrive la sigla finale del
programma tv della Gialappa’s Band “mai dire Grande fratello Show”, in onda su italia 1, interpretata
da lola Ponce, dal titolo Fuori di me. nel maggio 2009 porta in scena Oscuro e la strega fiaba musicale
del compositore Giorgio Bernabò, con la partecipazione dei Colours roller Team, straordinaria compagnia di pattinatori. interpreta Don rodrigo ne I promessi sposi, opera musicale di michele Guardì e
Pippo flora. lo spettacolo ha debuttato allo Stadio San Siro di milano il 18 Giugno 2010 e l’evento è
stato ripreso dalla rai e trasmesso i primi di settembre in prima serata. l’artista ha partecipato a numerose iniziative di solidarietà per l’Associazione italiana contro le leucemie.
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10 agosto 2011
alBErto Di Giovanni,
aMBaSciatorE D’aBrUzzo, Dona Un PrEzioSo
fonDo D’artE alla SUa roccaMoricE
roCCAmoriCe (Pescara) – oggi parliamo di roccamorice, suggestivo borgo ai piedi
della majella, e di un suo figlio illustre, Alberto Di Giovanni, uno degli abruzzesi più
stimati ed affermati in Canada. Uno sperone di roccia proteso verso il vuoto fa da soglia
tra le opere d’arte testimoni della storia e la sublime bellezza d’una natura incontaminata.
Punto d’incontro tra l’opera dell’uomo e l’insuperabile grandezza del paesaggio, su questo
basamento di pietra sta roccamorice, pittoresco borgo in provincia di Pescara che affaccia
su strapiombi di spettacolare bellezza, un balcone su splendidi scorci naturalistici. All’ombra
della majella, a 520 metri d’altitudine, con poco più di mille abitanti, roccamorice è un
villaggio dove sembra si respiri il tempo senza i parossismi della vita attuale, dove tutti si
conoscono, dove tradizioni e senso dell’ospitalità sono il tratto perdurante d’una antica
attitudine all’accoglienza. Pare che le stradicciole, le case del suo impianto medioevale e
gli antichi monumenti siano stati intagliati direttamente sulla montagna, a guisa di sculture
affascinanti a stretto contatto con una natura che copiosamente espone un fascino
selvaggio. Qui, tra vicoli serpeggianti, archetti pittoreschi e scalinate, si scoprono testimonianze architettoniche di grande valore, come la torre medioevale, la Chiesa del Barone e
l’austera abbazia di S. Spirito. fondata probabilmente prima dell’anno mille, dopo un
lungo periodo di inattività, la struttura fu ristrutturata verso la metà del Duecento da
Pietro da morrone, il monaco benedettino qui ritiratosi in meditazione che tanta influenza
avrebbe avuto sulla spiritualità del tempo e poi sulla cristianità con il suo passaggio sul
soglio pontificio. eletto dal Conclave di Perugia il 5 luglio 1294, incoronato papa con il
nome di Celestino V il 29 Agosto all’Aquila, dismise la tiara per rinuncia il 13 Dicembre
dello stesso anno, non senza aver lasciato all’umanità, nel breve suo pontificato, forti
segni profetici tra i quali brilla l’istituzione della Perdonanza, il primo giubileo della storia.
Tutto qui sulla majella, e nell’eden che l’incorona, richiama Pietro Angelerio da morrone, il monaco fondatore dei Celestini, poi papa Celestino V. i luoghi di culto sulla
montagna madre degli abruzzesi, la majella appunto, testimoniano la sua dura vita d’erePubblicato in
CAnADA (italiani, la Voce, il Postino)
UrUGUAY (Spazio italia)
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Capoluogo, l’impronta, Corriere Peligno, Chieti scalo, Giornale di montesilvano, Giulianova news,
Vivicentro, newson.
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mita, fatta di silenzi, digiuni e preghiera. Sono così numerosi che francesco Petrarca
definì la majella “domus Christi”. Quaranta o forse più sono i luoghi di culto, per lo più
eremi, nascosti nei più remoti anfratti, nei più solitari valloni del Parco nazionale della
majella, specie lungo la profonda Valle dell’orfento. il primo eremo lo si raggiunge da
roccamorice. È uno dei più famosi, l’eremo di S. Bartolomeo. meno importante dell’eremo di S. Spirito, ma molto più spettacolare e solitario sotto l’impressionante
bastionata rocciosa, fu ricostruito da Pietro da morrone che vi rimase due anni, fino al
1276. ma il carisma dell’eremita faceva accorrere migliaia di fedeli, richiamati dalla sua
fama di santità, tanto che il futuro papa decise di spostarsi in un luogo meno accessibile,
nell’impenetrabile Valle dell’orfento, a S. Spirito di cui si dirà. Solo altri tre eremi celestiniani ora citiamo, per brevità. l’eremo di S. onofrio, anch’esso nella Valle dell’orfento,
fu ristrutturato da Pietro da morrone, anche se non se ne hanno notizie più dettagliate,
e l’eremo di S. Giovanni, dove il monaco insieme a pochi discepoli condusse per nove
anni una vita completamente isolata. oggi occorrono doti d’alpinista per raggiungerlo.
l’ultimo eremo abitato e risistemato dal grande monaco è sul morrone, la sua montagna
prediletta che guarda la conca di Sulmona. Dopo il periodo di profonda meditazione
nell’orfento, qui egli si ritirò nel 1293, restandovi per circa un anno. fu qui che ricevette
la notizia della sua elezione a papa e qui tornò dopo le sue dimissioni dal pontificato.
ma ora torniamo a parlare di roccamorice, una delle perle della majella. Sabato 6
Agosto scorso in piazza c’era più di metà del migliaio d’abitanti di questa suggestiva e
la majella.
31
goFFreDo PaLMerini
roccamorice, panorama.
preziosa cittadina nel cuore del Parco nazionale della majella. erano lì per festeggiare
colui che il Sindaco Antonio Del Pizzo ha indicato come il più illustre figlio di roccamorice: il professor Alberto Di Giovanni, Grande Ufficiale della repubblica, direttore
del Centro Scuola e Cultura italiana di Toronto, vice Presidente della Commissione
Scuola e Cultura del Consiglio Generale degli italiani all’estero (CGie) presso il ministero
degli Affari esteri. Alberto Di Giovanni, emigrato da roccamorice a Toronto, dove è diventato uno dei protagonisti della vita culturale canadese e tra i più attivi promotori della
rinascita della grande tradizione dell’italianità in quello che è il secondo Paese più vasto
del pianeta, ha voluto offrire alla propria Terra madre un dono di eccezionale valore materiale e morale, all’insegna di quel verso leopardiano che egli considera un po’ il distintivo
del suo rapporto con roccamorice: «Sempre caro mi fu quest’ermo colle». Si tratta di una cospicua donazione che comprende una collezione d’arte e una biblioteca di notevole
valore culturale e patrimoniale. la municipalità ha accolto con orgoglio e soddisfazione
il desiderio di un così illustre e affezionato concittadino, deliberando l’istituzione del
Centro d’Arte e Cultura “Alberto Di Giovanni” e l’assegnazione quale sua sede della Chiesa
del Barone, tanto cara ai roccolani e tanto meritevole di venire attivata permanentemente
quale polo di conservazione e alimentazione della vitalità culturale, nonché quale punto
di riferimento civile per la comunità di roccamorice e per l’intero territorio circostante.
le opere acquisite grazie alla liberalità di Alberto Di Giovanni hanno trovato collocazione nella splendida Chiesa del Barone con un allestimento di gran pregio. Per festeggiare
l’inaugurazione del Centro e il suo promotore, la municipalità ha organizzato una serata
indimenticabile. Sul palcoscenico innalzato tra la Parrocchiale e la Chiesa del Barone è
stata accolta una significativa rappresentanza del meglio delle risorse artistiche abruzzesi:
l’attrice Susanna Costaglione, l’orchestra da Camera “Benedetto Marcello” di Teramo diretta
da Pasquale Veleno, il mezzo soprano Alba riccioni, il violino solista ornela Koka. il
programma curato dal Direttore artistico errico Centofanti ha incastonato tra due mirabili
brani di Antonio Vivaldi, la Primavera e l’Inverno, tre romanze di francesco Paolo Tosti e
suggestivi estratti da La figlia di Iorio di Gabriele d’Annunzio e Ed egli si nascose di ignazio
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aLBerTo Di giovanni Dona un Prezioso FonDo D’arTe aLLa sua roCCaMoriCe
Silone. il pubblico, che
comprendeva anche numerosi Sindaci del circondario
e una folta delegazione proveniente dal Canada, ha seguito con attenzione densa
e partecipe lo svolgimento
del programma, tributando
intensi e prolungati applausi
a tutti gli interpreti. in apertura, era stata data lettura
del caloroso messaggio pervenuto da James fox, Ambasciatore del Canada a roma, e avevano rivolto
affettuosi indirizzi di saluto
ad Alberto Di Giovanni il
Sindaco di roccamorice, eremo celestiniano di Santo Spirito a majella.
Antonio Del Pizzo, il Senatore Giovanni legnini, il
vice Presidente Vicario del neonato Centro d’Arte e Cultura, Daniela D’Alimonte, il vice
Presidente della Giunta regionale, Alfredo Castiglione, e il Presidente del Consiglio regionale dell’Abruzzo, nazario Pagano.
roccamorice sprigiona il fascino irresistibile d’uno dei più suggestivi intrecci tra spettacolare natura montana e non meno spettacolare antropizzazione, quest’ultima animata
da plurisecolare devozione al rispetto dell’ambiente naturale. lo sguardo che abbraccia
questi luoghi non può fare a meno di immaginarvi perduranti le presenze di Celestino V,
Cola di rienzo e Torquato Tasso che qui si lasciarono sedurre da un paesaggio capace
come pochi altri di farsi nutrimento e compagno dell’anima. Sullo sfondo tersissimo del
cielo, svetta il profilo del centro storico: lo caratterizzano la possente mole della torre
campanaria di San Donato, la chiesa parrocchiale, il massiccio torrione quadrangolare,
unico elemento superstite della fortezza che nel medioevo dominava l’abitato, e infine la
slanciata sagoma della Chiesa dell’Annunziata, altrimenti nota come “Chiesa del Barone”,
elegante rimaneggiamento barocco di una più modesta chiesuola realizzata sui resti di
una struttura fortificata d’epoca medioevale.
la consuetudine roccolana ha lasciato prevalere la definizione di “Chiesa del Barone”,
rispetto alla dedicazione all’Annunziata, probabilmente in ossequio a Giuseppe Zambra,
Barone di roccamorice, il quale non solo teneva palazzo proprio lì accanto, ma fu anche il
finanziatore dei lavori che nel 1760 diedero all’edificio il volto attuale. nell’arco di due
secoli e mezzo, la Chiesa del Barone non sempre ha mantenuto la sua destinazione liturgica,
venendo a fasi alterne degradata ora a granaio ora a magazzino di materiali edili, ogni tanto
tornando a ospitare funzioni religiose. Da ultimo, la municipalità, che ne è proprietaria, ne
ha curato un radicale e pregevole restauro. la Chiesa del Barone ha infine trovato la sua destinazione ottimale grazie al congiunto impegno della municipalità e di Alberto Di Giovanni.
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goFFreDo PaLMerini
merita una rapida ricognizione la consistenza della donazione con cui Alberto
Di Giovanni ha attivato la nuova vita della
Chiesa del Barone. Tra le oltre 70 opere
pittoriche s’impongono 3 preziosi quadri
di scuola umbra tra Seicento e fine Settecento (Madonna con Bambino, Madonna con
Bambino Angeli e Filosofi in consesso, San
Paolo), 3 deliziosi olii dell’ottocento romano che propongono scene agresti e un
Brigante d’Abruzzo, alcune magnifiche
tele di enrico Benaglia, Gigino falconi,
luigi Passeri, federico Spoltore, Alberto
Sughi, mariantonietta Sulcanese, un’incantevole Madonna con Bambino del ruiz,
un’ampia raccolta di stampe originali di
Giorgio De Chirico e Salvador Dalì, l’eccellente Canadian Landscape del Catalano,
uno dei più popolari tra gli artisti canadesi
d’ascendenza italiana, 13 rare opere dovute ai maggiori esponenti della Scuola di Toronto,
la principale corrente artistica canadese di metà novecento (Amirault, Batten, Harrington,
Jackson, Kirkby, lucas, Thomson). Vi sono inoltre 10 pezzi d’alto artigianato, tra i quali
ceramiche e maioliche di Castelli, Deruta e faenza.
Quanto alla componente libraria, si tratta di oltre 350 volumi, tra i quali svetta la rarissima collezione completa in 27 tomi di grande formato dedicata alle riproduzioni in
fac-simile di tutte le principali opere teoriche e grafiche di leonardo da Vinci, compresi
i favolosi Codici Atlantico e Hammer e i manoscritti dell’Institut de France. Tra le altre preziosità: le celebri edizioni in fac-simile della Divina Commedia illustrate da Sandro Botticelli, Gustave Doré, Amos nattini, Alberto Sughi e dai fratelli Alinari, la riproduzione
integrale del sontuoso Codice Squarcialupi della Biblioteca laurenziana di firenze, principale fonte delle composizioni musicali italiane del sec. XiV, le riproduzioni di straordinari testi sacri miniati, come il messale del Beato Angelico, il Codex Cantorum e uno dei
più suggestivi rotoli dell’exultet. e poi una vasta collezione di saggi letterari, storiografici,
di critica d’arte, cinematografia, le opere dei maggiori scrittori italiani della classicità e
contemporanei, un’ampia rassegna della letteratura mondiale e un’eccezionale serie di
testi dedicati a storia e problematiche dell’emigrazione italiana, tema questo particolarmente significativo per una comunità come quella roccolana, che, proprio in conseguenza
del fortissimo esodo migratorio del recente passato, è oggi passata a consistere di appena
un migliaio di residenti rispetto ai 4.000 abitanti d’una volta.
Si può agevolmente comprendere come la composizione della donazione risponda, in
sintonia con le più illustri tradizioni della migliore italia, a un fondamentale criterio ispiratore della vita di Alberto Di Giovanni, il quale ha costantemente inteso valorizzare l’armonia
che caratterizza il rapporto tra libro e pittura, nonché l’importanza dell’arte e della cultura
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aLBerTo Di giovanni Dona un Prezioso FonDo D’arTe aLLa sua roCCaMoriCe
in tutti i loro aspetti. il neonato Centro, tanto riccamente dotato, intende porsi come punto
di riferimento per i giovani e per la generalità della popolazione di roccamorice e dell’intero
territorio collinare pescarese, anche proponendo numerose iniziative di varia natura, dalle
mostre d’arte ai concerti, dalle letture ai seminari d’approfondimento storico e culturale.
Tra queste attività, fin dal prossimo anno, il festival majella delle Arti, una cui vera e propria
anteprima è stata costituita dall’evento inaugurale di Sabato 6 Agosto.
la spumeggiante serata inaugurale s’è conclusa con il taglio del nastro all’ingresso del
Centro d’Arte e Cultura “Alberto Di Giovanni”. Subito prima, però, proprio Alberto Di
Giovanni, emozionatissimo, ha preso il microfono per ringraziare il Sindaco Antonio Del
Pizzo e tutti gli intervenuti. in particolare, egli s’è rivolto all’architetto Daniele rosati,
per la consulenza nella realizzazione del Centro, al professor nicola mattoscio, per il sostegno assicurato dalla fondazione Pescarabruzzo, e alle altre istituzioni sponsorizzatrici:
la regione Abruzzo, il Comune di roccamorice e il Centro Scuola e Cultura italiana di
Toronto. Ha infine espresso la propria gratitudine ai componenti il Comitato di Gestione
del Centro: Daniela D’Alimonte, Agostino Di Giovanni, Don Gilberto ruzzi, francesca
Presutto, lucia D’Aurizio, mariella Di Pietrantonio. C’è infine da segnalare che il giorno
precedente, il 5 Agosto, dichiarato con legge regionale “Giornata degli Abruzzesi nel
mondo”, nella Sala “Corradino D’Ascanio” in Pescara, il Presidente del Consiglio regionale,
nazario Pagano, aveva consegnato ad Alberto Di Giovanni – unitamente a Carmela remigio, Armando Traini e Tony fini – l’onorificenza di “Ambasciatore d’Abruzzo nel
mondo”, riconoscimento che la legge istitutiva riserva agli emigranti abruzzesi che fuori
dall’Abruzzo si sono distinti, in italia o all’estero, per i loro meriti accademici, culturali,
sociali e professionali. Alberto Di Giovanni si è distinto anche per la straordinaria munificenza verso la sua terra natale.
Pagina a lato: interno del Centro d’arte e cultura “Alberto Di Giovanni”.
Alberto Di Giovanni (a lato in un primo piano), riceve l’onorificenza da nazario Pagano, Presidente
del Consiglio regionale d’Abruzzo.
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31 agosto 2011
Dan fantE torna all’aQUila
PEr Una fortE tEStiMonianza D’aMorE
l’AQUilA – ero fermo ai Quattro Cantoni, il 22 Agosto scorso, a mezzogiorno, mentre
il sole d’un cielo azzurro e terso picchiava forte sull’Aquila. là, dove il cardo e il decumano
marcano da secoli il principale incrocio della città ma anche il consueto punto d’incontro
degli aquilani, lo stavo aspettando senza potergli andar incontro, per via della noiosa ingessatura alla gamba destra che da quaranta giorni m’appesantisce non poco. D’altronde,
proprio nei paraggi, lui testimonial d’eccezione, si sarebbe tenuta un’altra delle numerose
iniziative che l’Associazione Jemo ‘nnanzi da quel tragico 6 Aprile 2009 porta avanti nella
città devastata dal terremoto. Questa volta si tratta d’un murale nel cuore della città, al
quale Dan fante, figlio del mitico scrittore italo-americano John fante e scrittore di successo egli stesso, darà il primo spruzzo di colore. Dan sta arrivando da Torricella Peligna,
il magnifico borgo sotto la majella che diede i natali a suo nonno nicola (nick) e dove
ogni anno d’agosto si tiene il festival letterario “il Dio di mio padre” dedicato a John
fante, giunto alla sesta edizione. Un evento sempre più prestigioso, come si dirà. Più
volte Dan, che ama profondamente l’Abruzzo, la terra degli avi, vi ha partecipato come
ospite d’onore. Quest’anno è venuto al festival insieme a Victoria, sua sorella, terza dei
quattro figli di John e Joyce Smart: nick, il primogenito, morto investito da una macchina,
Dan, appunto Victoria e infine James.
C’è un piccolo ritardo a causa dell’ingorgo provocato da un incidente sulla statale che
da Pescara porta alla città capoluogo d’Abruzzo. mezz’ora di coda. e infatti di tanto slitta
l’arrivo all’Aquila. Cesare ianni, presidente del Gruppo d’azione civica Jemo ‘nnanzi, nei
giorni scorsi aveva così annunciato la visita dello scrittore: «Abbiamo invitato Dan Fante
perché possa rendersi conto di persona della situazione del centro storico della città dell’Aquila, l’acropoli
della nostra identità». ora Cesare, insieme agli esponenti di punta del movimento – Angelo
De nicola, francesca Pompa, Stefano ianni – e agli altri numerosi membri dell’associazione,
stanno aspettando lo scrittore alla fontana luminosa. Giunge su un telefono cellulare la
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SUD AfriCA (la Gazzetta del Sud Africa)
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Città magazine, inAbruzzo, il Capoluogo, l’impronta, Corriere Peligno, Chieti scalo, Pagine Abruzzo,
Giornale di montesilvano, Giulianova news, Piazzagrande, newson.
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Dan fante.
in basso, Antonio D’orrico,
Victoria Cohen fante
e Dan fante
a Torricella Peligna (Chieti).
notizia dell’arrivo dello scrittore ai giornalisti e agli operatori televisivi che sono in attesa
ai Quattro Cantoni. e infatti dopo qualche minuto spunta Jacopo, maglietta neroverde
dell’associazione, un ragazzo “argento vivo”. Come un antico banditore, in megafono annuncia per imminente l’arrivo di Dan fante. Corso Vittorio emanuele è pieno di turisti,
nonostante tutto. Quello che resta dell’Aquila, almeno lungo l’asse che dalla grande
fontana dello scultore nicola D’Antino scende fino alla Villa comunale, è un pullulare di
persone, in questi giorni. Si fa fatica a riconoscere qualcuno, tra tanta gente. ma la grande
scritta verde Jemo ‘nnanzi sulla polo nera, quella sì che si nota in mezzo alla folla. Se ne vedono un bel numero, in gruppo, venir giù verso i Quattro Cantoni.
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goFFreDo PaLMerini
riconosco Dan nella prima fila del gruppo, l’inconfondibile cappello a tesa larga e gli
occhiali scuri. Gli vado incontro. «Hi Dan». mi abbraccia, con un bel sorriso aperto.
Poche frasi elementari, le mie, è scarso il mio inglese. eppure i gesti e lo sguardo ci
rivelano molto di più delle parole. Gli chiedo un’impressione sulla città, quella stessa che
nel 2005 l’aveva intrigato e stupito a prima vista. Comprendo dagli occhi la sua emozione,
la condivisione intensa della nostra sofferenza. ne ho conferma dal nostro breve colloquio,
con l’aiuto di Cristina Di Benigno, più che l’interprete il gioviale angelo custode dello
scrittore nella sua permanenza in Abruzzo. Siamo ora sotto i Portici, il sole spacca le
pietre. Stefano ianni, pittore che ha dato forma d’arte al motto aquilano dell’associazione,
sta già preparando quanto occorre per dipingere il murale. Cesare e Angelo sono intenti
a concordare con il responsabile del cantiere quale parte della parete di recinzione possa
essere destinata alla realizzazione del murale.
È anche questo uno dei gesti fortemente simbolici – l’associazione ne ha realizzati
diversi, di grande impatto, come il tricolore di 25 metri Jemo ‘nnanzi appeso alla Torre
civica per i 150 anni d’Unità d’italia, la riattivazione della storica fontana di Santa maria
Paganica, e altri ancora – che manifestano il desiderio degli aquilani di riconquistare la
propria città, i luoghi della memoria e i luoghi del nostro futuro che vorremmo già presente. lo si legge nei volti dei componenti dell’associazione, ciascuno con la sua maglietta,
personalizzata sul dorso. lo esprimono gli occhi degli aquilani che sono venuti a presenziare a questo evento, austero nella sua semplicità eppure così denso di profondità
emotiva. la straordinaria sensibilità dello scrittore coglie appieno queste sensazioni, per
quanto intime, segrete, composte. non è per niente rituale e mondana la sua presenza.
Persino fisicamente Dan vive questa intensità, quantunque distratto dai pressanti inviti a
posare per una foto ricordo, a dare volto e voce alle riprese delle televisioni, a rispondere
a domande e interviste.
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Dan FanTe Torna aLL’aquiLa
Pagina a lato, Dan fante e i volontari dell’Associazione Jemo ‘nnanzi a passeggio per il Corso dell’Aquila. in alto, Cristina Di Benigno, Dan fante e Goffredo Palmerini.
È tutto pronto, ormai, per realizzare l’opera. Tocca allo scrittore, sotto la scrupolosa
guida di Stefano ianni, dare al murale i primi colpi di colore. Dapprima il nero. lo spray
avanza velocemente sull’impronta in plexiglas del murale, Dan segue con cura le indicazioni
dell’artista. Poi si passa al verde, altre parti del murale ricevono il colore. faccio osservare
allo scrittore, con l’aiuto di Cristina che traduce, come il nero e il verde siano i colori
della città da quel disgraziato 2 febbraio 1703, quando l’Aquila conobbe un altro dei
suoi disastrosi terremoti. Quella volta fece migliaia di vittime, oltre a distruggere gran
parte della città e dei borghi del circondario. il nero e il verde sostituirono il bianco e il
rosso che erano gli antichi colori civici. Dopo quella tragedia il nero segnò il lutto e il
verde simboleggiò la speranza della rinascita. Come in effetti poi avvenne, quando la
città venne ricostruita più bella di prima. ed è anche oggi questa la speranza, questa la
determinazione degli aquilani. Stefano dà all’opera gli ultimi ritocchi di colore. Dan
chiede un’altra bomboletta di spray nero. Si dispone accanto al murale e muove lo spray
scrivendo sul tavolato “From my heart to L’Aquila. Dan Fante”. Più che una firma, è una
bella e intensa testimonianza d’amore per la nostra città. Gli ho scritto un messaggio, il
giorno dopo, inviato al suo indirizzo email insieme ai link della rassegna stampa che gli
avevo raccolto. «Grazie davvero di cuore per la tua testimonianza d’amore verso la nostra città, devastata dal terremoto. Ti vogliamo bene, sei un nostro fratello!». Appena rientrato a Sedona, in
Arizona, dove da qualche anno vive, Dan ha risposto: «Goffredo, always good to hear from
you. Thanks for the links. It is my honor to help support L’Aquila’s struggle. Best regards, df».
l’onore è nostro, di tutti gli aquilani, caro Dan, nel privilegio di ricevere la tua amicizia e
il tuo sostegno nelle sfide che attendono l’Aquila!
39
goFFreDo PaLMerini
Conobbi Dan fante a los Angeles, nel Gennaio del 2005. ero andato con una delegazione guidata dal sindaco dell’Aquila per una serie d’incontri istituzionali e di iniziative
culturali, culminate alla UClA, prestigiosa università della metropoli californiana, con
una conversazione tra Dante ferretti, scenografo premiato un mese dopo con l’oscar
per il film The Aviator di martin Scorzese, robert rosen, direttore del dipartimento di
Cinema e Teatro di quell’ateneo, e Gabriele lucci, autore d’un prezioso volume sullo
scenografo, edito da electa e Accademia dell’immagine, che nel marzo di quello stesso
anno sarebbe stato presentato con grande successo al Guggenheim museum di new
York. in quella occasione, per rendergli l’omaggio della città capoluogo d’Abruzzo e
della terra natale di suo nonno, avevo contattato Dan fante muovendo l’Associazione
Abruzzese e molisana di California che l’aveva trovato tramite l’Unione degli Scrittori,
quand’egli ancora abitava a Santa monica. Dan venne all’università di los Angeles, per
quell’evento. fu assai lieto d’incontrarci e si sentì onorato nel ricevere dalle mani del sindaco dell’Aquila, Biagio Tempesta, il sigillo del Primo magistrato, simbolo dell’antica
municipalità aquilana. fu un incontro molto cordiale, amichevole e denso di reciproche
emozioni, nel ricordo della storia della famiglia, del nonno nicola, emigrato da Torricella
Peligna a Denver, in Colorado, dove nel 1909 nacque John fante, scrittore ormai nell’olimpo della letteratura americana, che tuttavia conobbe fama e successo negli ultimi
anni di vita e sopra tutto dopo la morte, nel 1983.
Dan fante ci promise che sarebbe venuto a salutarci all’Aquila, in uno dei suoi viaggi
in italia. mantenne la promessa l’anno dopo, in Giugno. Venne a farci visita, curioso di
conoscere da vicino l’Accademia dell’immagine e l’istituto Cinematografico, due istituzioni
note negli ambienti della settima arte di Hollywood. Gabriele lucci, fondatore e anima
Dan fante.
Pagina a lato, durante
la sua performance
lungo Corso Vittorio
emanuele ii all’Aquila.
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Dan FanTe Torna aLL’aquiLa
delle due istituzioni, guidò lo scrittore nella visita al Palazzo dell’immagine, illustrandogli
le missioni della scuola d’alta formazione e le attività culturali della lanterna magica,
con i suoi preziosi archivi cinematografici. Gli espose poi le prospettive per il futuro.
Dan ne fu molto interessato. Concluso l’incontro, egli avendo solo poco tempo disponibile
per una visita in centro, l’accompagnai alla vicina Basilica di Collemaggio, parlandogli
della fondazione della città, della singolare storia civica, della Perdonanza e di papa Celestino V. Provò una grande emozione varcando la soglia della basilica, al tramonto,
quando il rosone centrale della facciata disegna la sua ombra sul magnifico pavimento,
nitida e stupefacente specie nei giorni vicini al solstizio.
rimase come incantato dalla possenza delle arcate gotiche, dall’altera sobrietà del
tempio, dalla raffinatezza del mausoleo di Girolamo da Vicenza dove riposano le spoglie
di San Pietro Celestino, davanti le quali si raccolse, in silenzio, in una meditazione che
mai avrei immaginato. invece lo stupì la storia di quest’umile monaco diventato papa per
cinque mesi fino a dimettersi il 13 Dicembre 1294 – caso unico nella storia della Chiesa –
la sua statura spirituale, il messaggio di perdono e di pace lasciato all’umanità con la
Bolla istitutiva del primo Giubileo della cristianità, la Perdonanza Celestiniana. Poi,
lasciata Collemaggio e infilata via fortebraccio in macchina, a Piazza Bariscianello fece
una breve sosta, còlto ancora da suggestione nell’ammirare l’ampia scalinata e l’imponenza
della facciata rinascimentale della Basilica di San Bernardino mentre candida risplendeva
sotto i raggi del sole, calante dietro l’orizzonte di roio.
Da allora, da quella pur breve visita alla città, l’Aquila gli è entrata nel cuore. lo si è
visto, proprio quando vergava sulla parete del cantiere la sua bella testimonianza d’affetto.
Dan, tra l’altro, è persona che non conosce le mezze misure, si dà completamente, come
la sua esperienza di vita racconta. Avere un padre famoso come John fante può significare
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goFFreDo PaLMerini
Dan fante insieme al gruppo dell’Associazione “Jemo ‘nnanzi”, dopo aver firmato la propria testimonianza d’amore per l’Aquila.
una vita comoda. ma per Dan le cose sono state più complicate. intanto per il difficile
rapporto con il padre. Capita a tutti i giovani, figurarsi a Dan, con un padre così famoso
e “ingombrante”. nonostante l’agiatezza e le comodità nelle quali è cresciuto, in gioventù
Dan ha conosciuto ogni tipo di eccessi, come l’alcolismo, un vizio tramandatogli dal
padre, così come da suo fratello nick, morto investito da un’auto mentre era ubriaco. D’altronde, tutto è raccontato nei suoi romanzi – in italia sono stati pubblicati Angeli a pezzi
(1999), Agganci (2000), Mae West (2008), Buttarsi (2010) e la commedia teatrale Don
Giovanni (2009) – attraverso il suo alter-ego Bruno Dante e i personaggi che animano le
sue storie, dove riecheggiano esperienze autobiografiche e complicati rapporti familiari.
Più di tutto ne è specchio la storia narrata nella sua commedia Don Giovanni. lo
scrittore Jonathan Dante, gravemente ammalato, festeggia i settant’anni nella villa di
malibù. Al suo fianco, con la moglie Catherine, i due figli Dick e Bruno, la nuora Agnes
e la nipote Dalia. in famiglia le tensioni sono pesanti: tra il padre e i due figli, tra Dick e
Bruno, tra Agnes e il marito, tra la stessa Agnes e il cognato. ne emerge un durissimo ritratto di famiglia, toccante e amaro, ma percorso da una potente vena ironica e dalla
speranza di un padre che, negli ultimi anni di vita, cerca di recuperare il suo rapporto
con i figli. la commedia, scrive francesco Durante, potrebbe essere letta “come un curioso
ma a suo modo fedele contributo alla biografia di John Fante”. e Dan fante ha dichiarato spesso
come la sua commedia sia nata anche dall’esigenza d’una sorta di risarcimento nei
confronti del padre, per rivelarne «la vera natura senza tacere dei suoi errori ma anche restituendogli
integra una dignità di uomo che non coincide con quella del personaggio che tanto è piaciuto ai media nel
periodo della ritrovata fortuna post mortem».
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Dan FanTe Torna aLL’aquiLa
oltre a essere un omaggio a John fante, Don Giovanni è una critica feroce al sogno
americano. Bello e intenso, invece, il rapporto di Dan fante con sua madre, Joyce Smart.
Una donna davvero eccezionale, contraria alle convenzioni sociali appartenenti ai Wasp,
i ricchi proprietari terrieri anglosassoni, cui la sua famiglia apparteneva. John fante, che
negli anni Trenta viveva a roseville, cittadina californiana dove la sua famiglia s’era
trasferita dal Colorado, lì conobbe Joyce Smart, la sua futura moglie, una delle prime
donne laureate alla Stanford University. la famiglia di lei, ricca e conservatrice, mal sopportava che Joyce frequentasse un giovane scrittore dalle umili origini, figlio d’un emigrato
italiano. ma non ci fu nulla da fare. i due innamorati, Joyce e John, nel 1937 decisero di
sposarsi in segreto nel nevada, a reno, e di andare a vivere a los Angeles, dove ebbero
i loro quattro figli.
Dan fante è nato appunto a los Angeles, il 19 febbraio 1942, e lì è cresciuto. A vent’anni, lasciata la scuola, inizia il turbolento viaggio della sua vita, andando dapprima a risiedere a new York, per dodici anni, poi in giro per gli States. nella Grande mela Dan
fece tutti i mestieri per sostenersi, spesso in condizioni molto precarie. Decine di esperienze di lavoro, talvolta scadenti, come venditore porta a porta, tassista, lavavetri, telemarketing, investigatore privato, hotel manager notturno, autista occasionale, postino,
lavapiatti, parcheggiatore, venditore di mobili ed altre più umili occupazioni. ogni esperienza della sua vita giovanile è tuttavia trapuntata dagli eccessi, sopra tutto da un uso
smodato dell’alcool che è stato per anni il suo demone più assiduo. Vita complicata che
ha ispirato la sua scrittura “di strada”, una prosa forte ed avvincente, che nelle diverse
modulazioni alimenta, come già il padre John ad un livello eccelso, quel filone della let-
John fante e, a lato, Dan fante a Collemaggio, davanti al mausoleo con le spoglie di
San Pietro Celestino, giugno 2006.
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goFFreDo PaLMerini
teratura americana che con Steinbeck, faulkner, fitzgerald, Kerouac, miller, Bukowski e
Selby Jr ha tracciato un solco profondo, facendo conoscere l’America, la società americana
e le sue ossessioni meglio d’ogni altra corrente letteraria.
Dan fante va dunque da anni affermando una sua dimensione di rilievo nel mondo
letterario, come poeta, commediografo e sopra tutto romanziere. la sua scrittura è corrosiva e geniale. Certamente un talento della letteratura contemporanea. invitato nel 1999
al festival delle letterature di mantova, fu quello il suo primo viaggio in italia. Poi è tornato più volte, sopra tutto alla ricerca della proprie radici. Così Dan fante disse in quella
occasione: «Per me essere qui, in Italia, è anche come fare una specie di pellegrinaggio sulle tracce di
mio padre. Ho pensato molto a lui, stando qui. Mi è tornato in mente il suo amore per l’Italia, per i
suoi avi, per il paesello. In Svizzera, a Mendrisio, ho sentito i mandolini e ho pensato molto a lui. A
quando raccontava di Napoli, per esempio. Sarà stato tra il ’59 e il ’60, mio padre era in Italia a fare
cinema, e ci scriveva dall’Italia, di quanto amasse essere lì, quei posti, quella gente. Ora sono in contatto
anche con dei parenti. Pare che a Torricella Peligna, il paese in Abruzzo da cui sono venuti i nostri avi,
ci siano ancora dei cugini...».
e in effetti, da allora, Dan fante è tornato diverse volte in italia, in particolare a Torricella Peligna, per partecipare al festival letterario dedicato a John fante “il Dio di mio
padre”. l’evento di anno in anno cresce in prestigio, sotto la sapiente direzione artistica
di Giovanna Di lello, che ne è l’anima e il motore sin dalla prima edizione. Anche quest’anno il festival, insignito della medaglia di riconoscimento del Presidente della repubblica, si è concluso con uno straordinario successo di pubblico e di critica. Questa
sesta edizione – Dan e Victoria Cohen fante ospiti d’onore – iniziata il 19 Agosto, è
stata particolarmente ricca di appuntamenti e di incontri prestigiosi, a partire dal Premio
letterario “John fante opera Prima”, presentato da Giulia Alberico, masolino d’Amico
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Dan FanTe Torna aLL’aquiLa
e francesco Durante, vinto da federica Tuzi con il romanzo Non ci lasceremo mai, edito da
lantana. Altro appuntamento molto seguito ed apprezzato dal pubblico è stata la lectio
magistralis sull’arte del racconto tenuta dal filosofo Gianni Vattimo, introdotto da Giulio
lucchetta, docente di Storia della filosofia antica ed estetica all’Università di Chieti. Vattimo, che ha conversato con una platea da record per il festival, ha espresso tutta la sua
passione ed ammirazione per John fante, affermando come lo scrittore fosse in grado di
aprire le porte di un mondo, cui il lettore era invitato ad abitare. la serata del 20 Agosto
è proseguita nella pineta di Torricella Peligna, dove il jazzista enrico rava ha duettato
con Giovanni Guidi in un concerto omaggio a John fante, cui hanno presenziato con
commozione anche i figli del grande scrittore, Victoria e Dan.
il festival si è concluso domenica 21 Agosto con una serie di appuntamenti legati al
mondo dell’editoria e della scrittura. ma l’altro prestigioso appuntamento nella giornata
conclusiva della sesta edizione è stato l’incontro con il critico letterario Antonio D’orrico,
che nel presentare il suo libro Come vendere un milione di copie e vivere felici edito da mondadori,
ha conversato con il pubblico di letteratura, critica ed editoria. l’autore, presentato ironicamente da francesco Durante come il critico letterario più amato e più odiato d’italia e
che per questo ha “subìto” la congiura del silenzio sul suo primo romanzo, ha confessato
quanto sia rimasto affascinato vedendo da vicino la macchina da scrivere con la quale John
fante ha “partorito” i suoi migliori racconti. Quella stessa macchina da scrivere che nel
2007 Dan ha donato al mediamuseum di Pescara, sulla quale il grande John scrisse il suo
ultimo romanzo The Brotherhood of the Grape (la confraternita dell’uva). D’orrico ha poi
sottolineato come il ponte ideale fra italia e
Stati Uniti sia proprio il borgo di Torricella
Peligna, infine rispondendo alle domande di
Dan fante, curioso di sapere cosa avesse
spinto un critico ad avventurarsi sul terreno
impervio della scrittura. «Io non ho studiato da
critico – ha risposto D’orrico – mi ci sono ritrovato, portando avanti la mia passione per la lettura».
infine un emozionato, commosso e grato
Dan fante ha letto un brano tratto dal memoir A Family’s Legacy of Writing, Drinking and
Surviving, in uscita a settembre negli Usa. il
giorno dopo Dan è venuto all’Aquila. Terremo nel cuore la sua testimonianza d’amore
verso la nostra città ferita come uno dei gesti
più autentici e preziosi da conservare nella
nostra memoria.
Pagina a lato, Dan fante (a destra), con l’artista
Stefano ianni ideatore del logo “Jemo ‘nnanzi”.
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6 Settembre 2011
SPALANCARE LA FINESTRA DEL FUTURO,
Un liBro Di francESco lEnoci
l’AQUilA – Sarà presentato a massafra, in provincia di Taranto, sabato 17 Settembre
2011 alle 19.30, presso il Kikau Store in Via Appia, il volume Spalancare la finestra del futuro
di francesco lenoci (ed insieme, settembre 2011). nel libro si parla di giovani come generazione tradita, la più colpita dalla crisi, dalla disoccupazione, dalla recessione. eppure
l’autore confida nei giovani e li invita, con le parole di don Tonino Bello, a “danzare la
vita” senza scoramenti. li esorta, anzi, a farsi organizzatori della Speranza, preparandosi
a svolgere ruoli da protagonisti nello sviluppo sociale e civile del Paese, specialmente nel
mondo del lavoro, dove occorre essere consapevoli che un bravo imprenditore – allo
stesso modo di un bravo comunicatore e di una persona comunque orientata al futuro –
“deve sapere, deve saper fare e deve farlo sapere”.
il volumemetto recepisce la lectio magistralis “Discorso ai Giovani nel nome di don Tonino Bello”, svolta da francesco lenoci a molfetta il 18 Giugno 2011. l’auspicio dell’autore è quello di riuscire a presentare il libro in tante parti del mondo, perché c’è una
generazione, accomunata dall’informazione globalizzata, umiliata dalla finanza globalizzata, tradita, che non può più aspettare una “tripla A” per spalancare la finestra del futuro.
entro il 2011, oltre che a massafra, sono previste presentazioni a Casarano (lecce), Barletta, l’Aquila, Padova, Sondrio e martina franca (Taranto). All’Aquila, su proposta di
Dante Capaldi, direttore del periodico la Perdonanza, la presentazione dovrebbe tenersi
nella nuova chiesa di San Bernardino, in piazza d’Armi, con padre Quirino Salomone e
il Centro Studi Celestiniani, di cui è presidente onorario. ma la data è ancora da definire.
la presentazione del volume a massafra è organizzata dalla famiglia montanaro, con il
patrocinio dell’Associazione regionale Pugliesi di milano, e sarà introdotta da Donato
montanaro.
relatore sarà francesco lenoci, autore del volume, docente presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di milano e vice Presidente dell’Associazione regionale Pugliesi
di milano. interverranno l’editore renato Brucoli, autore di numerose pubblicazioni su
Pubblicato in
STATi UniTi (italian American magazine)
AGenZie inTernAZionAli: Aise e inform
in iTAliA: Agorà magazine, inAbruzzo, l’Arca di noè, fattitaliani, Un mondo d’italiani, la Prima
Pagina, Corriere Peligno, Pagine Abruzzo, Politicamente corretto, Giulianova news, Giornale di montesilvano, l’impronta.
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Don Tonino Bello.
don Tonino Bello e francesco Casulli, attore e regista, che leggerà una meravigliosa preghiera del grande presule pugliese, un profetico Pastore testimone della fede che sapeva
parlare al cuore della gente, sopra tutto dei giovani, dei quali è stato ed è un forte riferimento spirituale.
Antonio Bello, meglio conosciuto come don Tonino, nacque nel 1935 ad Alessano,
in provincia di lecce. figlio di un carabiniere e di una casalinga, trascorse l’infanzia ad
Alessano, paese agricolo del basso Salento. Dopo gli studi nei seminari di Ugento e molfetta, venne ordinato sacerdote l’8 Dicembre 1957 e incardinato nella diocesi di Ugento
Santa maria di leuca. Due anni dopo conseguì la licenza in Sacra Teologia presso
la facoltà Teologica dell’italia Settentrionale e nel 1965 discusse la tesi dottorale presso
la Pontificia Università lateranense. nel frattempo, gli era stata affidata la formazione
dei giovani del seminario diocesano di Ugento, del quale fu per 22 anni vice rettore.
Dal 1969 fu anche assistente dell’Azione Cattolica e Vicario episcopale per la pastorale
diocesana. Parroco della Chiesa madre di Tricase (lecce), testimoniò particolare attenzione
nei confronti degli ultimi, sia con l’istituzione della Caritas, sia con la promozione d’un
osservatorio delle povertà.
il 10 Agosto 1982 da Giovanni Paolo ii fu nominato Vescovo delle diocesi di molfetta,
Giovinazzo e Terlizzi e, un mese dopo, anche della diocesi di ruvo. ricevette l’ordinazione
episcopale il 30 ottobre 1982 dalle mani di mons. michele mincuzzi, arcivescovo di lecce.
il suo ministero episcopale fu subito caratterizzato dalla rinuncia a quelli che considerava
segni di potere – per questa ragione si faceva chiamare semplicemente don Tonino – e da
una costante attenzione ai poveri. Promosse la costituzione di gruppi Caritas in tutte le
parrocchie della diocesi, fondò una comunità per la cura delle tossicodipendenze, lasciò
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sempre aperto l’episcopio per chiunque volesse parlargli e spesso anche per i bisognosi
che chiedevano di passarvi la notte. Sua la definizione di “chiesa del grembiule” per
indicare la necessità di farsi umili e nel contempo agire sulle cause dell’emarginazione.
nel 1985 la Conferenza episcopale italiana lo chiamò a succedere a mons. luigi Bettazzi, Vescovo di ivrea, alla guida di Pax Christi, il movimento cattolico internazionale
per la pace. in questa veste si ricordano alcuni suoi vigorosi interventi. Tra i più significativi,
quelli contro il potenziamento dei poli militari di Crotone e Gioia del Colle e contro l’intervento italiano nella Guerra del Golfo, quando manifestò un’opposizione così radicale
da attirarsi l’accusa d’istigare alla diserzione. Con l’unificazione delle diocesi di molfetta,
Giovinazzo, Terlizzi e ruvo, nel 1986 venne nominato Vescovo della nuova circoscrizione
ecclesiastica pugliese.
nel 1990 fondò con Pax Christi la rivista mensile Mosaico di Pace. Benché già operato
di tumore allo stomaco, il 7 Dicembre 1992 partì con circa cinquecento volontari da Ancona verso la costa dalmata dalla quale iniziò una marcia a piedi che lo avrebbe condotto
dentro la città di Sarajevo, da diversi mesi sotto assedio serbo a causa della guerra civile.
l’arrivo nella città assediata, tenuta sotto tiro dai cecchini serbi che potevano rappresentare
un pericolo per i manifestanti, fu caratterizzato da maltempo e nebbia. Don Tonino
parlò di “nebbia della Madonna”, era infatti l’8 Dicembre, giorno dell’immacolata Concezione. morì a molfetta il 20 Aprile 1993. il 27 novembre 2007 la Congregazione per le
Cause dei Santi ha avviato il processo di beatificazione del vescovo pugliese e il 30
Aprile 2010 si è tenuta la prima seduta pubblica.
francesco lenoci.
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9 Settembre 2011
DEcEnnalE DEll’11 SEttEMBrE a BariSciano,
concErto Di Maria GaBriElla caStiGlionE
l’AQUilA – Saranno la forza e la suggestione della musica, con la sensibilità d’una straordinaria pianista abruzzese qual è maria Gabriella Castiglione, sempre attenta ai temi
della solidarietà e della pace, ad evocare sentimenti ed emozioni per commemorare, con
partecipe intensità, il decennale dell’attentato alle Torri Gemelle. “Quei 102 minuti che
sconvolsero il mondo”, così l’Associazione Culturale Il Sito titola l’evento commemorativo
che si svolgerà a Barisciano domenica 11 Settembre, alle ore 21, presso la Casa degli
Alpini, con il patrocinio del Comune.
«Era l’11 Settembre del 2001 – scrive il vice Presidente dell’Associazione Culturale,
Adriano Sabatini – quando alle 8.46 iniziò quello che nel giro di 102 minuti segnò l’America ed il
mondo intero con una delle stragi più grandi che si ricordino ad opera dei terroristi. Al Qaeda provocò
il crollo delle Twin Towers e la morte di 2752 persone, di 90 diverse nazionalità. Tra loro anche 343
vigili del fuoco e 60 poliziotti. Furono 127 inoltre le vittime di altri due aerei dirottati quella mattina,uno
dei quali si abbatté sul Pentagono. A Ground Zero, nel decennale della strage, non ci saranno discorsi
ufficiali, ma solo poesie. Anche noi abbiamo voluto ricordare quei momenti senza discorsi ufficiali, ma
solo con riferimenti, poesie e con il concerto della brava pianista Gabriella Castiglione».
“Solo Piano” è il concerto che maria Gabriella Castiglione propone al pubblico per
commemorare uno degli eventi più drammatici che hanno aperto il nuovo millennio,
cambiando radicalmente il corso della storia del mondo e chiamando l’umanità a confrontarsi con il tema della lotta al terrorismo e della condivisione d’un destino sempre
più comune ed inclusivo. Dunque, il ricordo di quel tragico evento e delle migliaia di vittime di tante nazionalità non poteva che essere affidato alla capacità evocativa e alla meditazione che solo la musica e la poesia sanno richiamare. Gabriella Castiglione è non
solo un’eccellente pianista, ma anche un’artista di straordinaria sensibilità verso i temi
della pace, della mondialità, del multiculturalismo e della solidarietà.
maria Gabriella Castiglione è ritenuta dai critici musicali una musicista dotata di estro
e talento notevoli. eclettica e versatile, è artista d’avanguardia tra le più attente all’innoPubblicato in
CAnADA (italiani)
AGenZie inTernAZionAli: Aise e inform
in iTAliA: Agorà magazine, inAbruzzo, fattitaliani, la Prima Pagina, Corriere Peligno, Pagine
Abruzzo, Politicamente corretto, Giulianova news, Giornale di montesilvano, l’impronta, il Centro,
il Capoluogo, Abruzzoweb, Chieti scalo, newson.
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maria Gabriella Castiglione in concerto.
vazione e alle migliori espressioni della musica contemporanea. nata a Pescara, ha iniziato
a 5 anni lo studio della musica. Diplomata in pianoforte nel 1989 al Conservatorio “l.
D’Annunzio” di Pescara, ha frequentato seminari di tecnica pianistica con il m° Vincenzo
Vitale. Ha suonato per artisti del mondo della danza, come raffaele Paganini, Giancarlo
Vantaggio, marco Pierin, Giorgio mancini, ed altri. Ha insegnato pianoforte nella Scuola
diretta dal m° Sylvano Bussotti, a Genazzano (roma). nel ‘95 ha partecipato in prima
mondiale all’opera Sypario, composta e diretta da Sylvano Bussotti e replicata più volte.
l’estro di Gabriella Castiglione è testimoniato anche dalla sua passione per le arti visive. Pittrice, ha esposto le sue opere in rassegne nazionali ed internazionali. Dal 2000 ad
oggi vanta più di 300 concerti, fra i quali si segnalano quelli tenuti al festival di mezz’estate di Tagliacozzo, a Spoltore ensemble, al festival di Terracina, al Teatro marrucino
di Chieti, all’Auditorium la Vallisa di Bari, alla rocca malatestiana di fano, quindi a milano, Teramo, modena, Padova, roma, novara, al Telethon, al Teatro fenaroli di lanciano, all’Auditorium flaiano di Pescara, ai “Suoni mediterranei” di Atri, al Vasto film
festival, al Oh, Jazz be Good di Teramo, al museo michetti di francavilla, al Kamerton festival, al festival di Saturnia, alla Perdonanza Celestiniana, all’Ultrapadum festival di Pavia,
al Teatro massimo di Pescara con la Società luigi Barbara, con l’istituzione Sinfonica
Abruzzese, ed altri ancora. Ha inciso diversi Cd.
Attualmente suona con il Trio Sin Palabras. Componente di Giuria in concorsi internazionali di musica, è attualmente docente presso l’Accademia musicale Pescarese. Direttore artistico in molte manifestazioni in Abruzzo, è fortemente impegnata in campo
sociale ed umanitario. È fondatrice di “Pentagramma dei diritti” con Amnesty international e Greenpeace. il 2 giugno 2010 le è stata conferita la medaglia d’oro dal Presidente
della repubblica Giorgio napolitano.
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20 Settembre 2011
il contriBUto Di tiEro PEzzUti
alla cUltUra E al PrEStiGio
DEll’italia in vEnEzUEla
l’AQUilA – Si concludono il 22 Settembre a Villa S. Angelo le manifestazioni organizzate dall’Associazione corale CantAbruzzo – con il patrocinio del Consiglio regionale,
della Provincia dell’Aquila, dei Comuni di ocre, Poggio Picenze e Villa S. Angelo e dell’Associazione regionale Cori d’Abruzzo – per commemorare il musicista Tiero Pezzuti
a dieci anni dalla scomparsa, avvenuta all’Aquila il 23 Settembre del 2001. l’Associazione
CantAbruzzo, presieduta da Girolamo marimpietri, in omaggio all’illustre figlio di questa
terra emigrato in Venezuela, ha promosso una rassegna corale, una messa solenne e il
convegno-concerto del 22 Settembre che chiude le manifestazioni del decennale. Si terrà
dunque alle ore 19, nel complesso scolastico “nino Sospiri”, l’incontro commemorativo
dal titolo “il contributo di Tiero Pezzuti alla cultura e al prestigio dell’italia nel mondo”,
con gli interventi di Goffredo Palmerini, studioso di emigrazione, dello storico elpidio
Valeri e del compositore venezuelano raimundo Pereira martinez, cui seguirà un concerto
della Corale CantAbruzzo. Una riflessione a più voci per richiamare la memoria del musicista, la stima e il prestigio che egli seppe conquistarsi all’estero, il lustro dato con la sua
attività culturale e musicale alla sua regione e all’italia.
Tiero Pezzuti era nato il 6 Settembre 1925 a Villa S. Angelo, grazioso borgo nella
media valle dell’Aterno, ora devastato dal terremoto. formatosi sotto la guida del padre
francesco e sopra tutto di mario Guidobaldi, suo primo insegnante di musica, entra subito nella Banda musicale Giovanile del suo paese come trombettista. A 14 anni già si
distingue come organista e a 18 inizia a dirigere la Banda musicale e la Corale composta
da 80 elementi. nel 1949 emigra in Venezuela. nel 1955 entra a far parte della Banda
marcial Caracas della Polizia municipale come arrangiatore, incarico che ha sempre ricoperto. nel 1960 vince il concorso promosso dal Consiglio municipale della capitale venezuelana con la sua Marcia a Caracas, che più tardi diventerà Inno di Caracas. il premio gli
apre le porte della Scuola Superiore di musica “José Angel lamas”, della quale è direttore
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CAnADA (italiani)
VeneZUelA (la Voce d’italia)
AGenZie inTernAZionAli: Aise, inform, Grtv e Astra
in iTAliA: Agorà magazine, il Capoluogo, Gdapress, la Prima Pagina, newson, Politicamente corretto, l’impronta, Abruzzo 24 ore, Pagine Abruzzo, Giulianova news, inabruzzo, Corriere Peligno,
Chieti scalo, Giornale di montesilvano, Abruzzo nel mondo, newson, news Abruzzo, Abruzzoweb,
l’opinionista.
51
goFFreDo PaLMerini
l’insigne Vicente emilio Sojo, che lo ammette alla cattedra di Composizione. Punti di riferimento e maestri per Pezzuti, oltre a Sojo, sono Juan B. Plaza, eduardo Plaza, Paul
manelsky ed evencio Castellanos, con il quale conclude gli studi di Composizione nel
1969. oltre al concorso del Consiglio municipale vinto nel 1960, riconquistato poi nel
‘71 e ‘72, nel 1969 Tiero Pezzuti vince anche il concorso musicale per comporre l’inno
della Scuola navale mercantile del Venezuela, ricevendo il conferimento del titolo di
“marino Honorario”.
Queste le principali opere – musica di due mondi – create dal compositore abruzzese,
vissuto oltre mezzo secolo nel paese sudamericano: Poema Sinfonico in onore di Cristobal
Colon, eseguito in prima assoluta dall’orchestra Sinfonica del Venezuela sotto la direzione
di Gonzalo Castellanos Yumar nel 1971; Pezzo Sinfonico di un solo movimento; Suite Sinfonica;
Quartetto di corde, Sonata per flauto e pianoforte; Sonata per pianoforte; Suite per pianoforte e una
grande quantità di brani popolari per banda, oltre a brani per coro misto, sia popolari
che religiosi. Tiero Pezzuti è stato titolare delle cattedre di Teoria e Solfeggio, di Armonia
e Contrappunto, nelle più prestigiose scuole di musica di Caracas. nel 1975 scrive il Metodo
Practico-Teorico de Teoria y Solfeo a Caracas, diventato metodo fondamentale di formazione
in tutte le scuole di musica, sia nella capitale che in quasi tutte le province del Venezuela.
Sua anche una Guida per lo studio dell’Armonia di Composizione. Tiero Pezzuti è stato
definito “il melodista del Conservatorio”, per la brillante qualità nel comporre melodie
piene d’espressione e cariche di sentimenti. Ha lasciato un inestimabile patrimonio di
composizioni di vario genere, oltre ad un ricordo indelebile come uomo e musicista.
Si diceva degli eventi promossi in omaggio a Tiero Pezzuti. Tra questi certamente di
rilievo la rassegna corale media Valle dell’Aterno, che in questa prima edizione già ha
mostrato un alto profilo, ospitando il Coro Bismantova di Castelnovo ne’ monti (reggio
emilia) e il Coro della Portella, quindi la Corale CantAbruzzo che quest’anno festeggia
cinque anni dalla fondazione sotto la direzione artistica del m° rosella Pezzuti, figlia del
grande Tiero. i concerti della rassegna si sono tenuti la sera del 10 Settembre nell’anfiteatro di Poggio Picenze, con notevole concorso di pubblico. Un evento davvero apprezzato per la qualità dei gruppi corali che vantano un rimarchevole curriculum di successi,
in italia e all’estero. nato nel 1975, il Coro Bismantova prende il nome dalla montagna
che domina Castelnuovo ne’ monti, sull’Appennino emiliano. Con un repertorio prevalentemente impostato sui canti di montagna, il Coro s’è tuttavia dedicato alla ricerca dei
canti popolari italiani e stranieri. Diretto sin dalla fondazione dal m° Giovanni Baroni,
conta una cinquantina di cantori. lusinghieri i consensi nei numerosi concerti tenuti in
italia e all’estero (Belgio, romania, francia, Danimarca, Germania, Slovacchia e Brasile).
nel 2008 ha partecipato al Concerto di Natale nell’aula della Camera dei Deputati, a Palazzo
montecitorio. All’attivo ha tre incisioni discografiche.
il Coro della Portella, costituito nel 1982 a Paganica per iniziativa del direttore autodidatta Vincenzo Vivio, architetto, docente e storico dell’arte, ha tenuto più di 800 concerti in italia e all’estero (Austria, Germania, Svizzera, Polonia, Stati Uniti e Canada),
partecipando a manifestazioni di grande prestigio e affermandosi come uno dei migliori
interpreti del canto popolare italiano e, più in particolare, abruzzese. il Coro è intervenuto
in numerose trasmissioni radiofoniche in diretta (Radio3 Suite e I Concerti del Quirinale) e
televisive (Porta a Porta), cantando anche alla presenza di Giovanni Paolo ii e del Presi52
iL ConTriBuTo Di Tiero PezzuTi aLLa CuLTura e aL PresTigio DeLL’iTaLia in venezueLa
Tiero Pezzuti.
dente della repubblica Carlo Azeglio Ciampi, a Pietracamela, in occasione dell’Anno internazionale della montagna. Ha pubblicato tre Cd, con numerosi brani armonizzati da
Teo Usuelli. nel 2008 ha cantato nel Concerto di natale alla Camera dei Deputati e nel
2010 nell’aula del Senato, a Palazzo madama, in occasione della festa delle forze Armate.
nel 2011 è stato riconosciuto dal ministero per i Beni e le Attività Culturali come “Coro
d’interesse nazionale”. Pregevole l’opera di recupero e di trascrizione di canti della tradizione popolare abruzzese. Composto da una quarantina di cantori, il Coro organizza annualmente importante rassegne, costruendo durature relazioni di amicizia tra genti diverse,
come il suo stesso nome – dal valico della Portella, sul Gran Sasso – sta a significare.
infine la Corale CantAbruzzo, costituita in associazione da coristi provenienti da numerosi borghi dell’aquilano e dal capoluogo. fondata nel 2006 da rosella Pezzuti, ha partecipato a numerose rassegne in Abruzzo e in italia, raccogliendo consensi e crescente
stima. Vanta anche una missione all’estero, nella città di rottweil, in Germania, gemellata
dal 1988 con l’Aquila per via dello stampatore Adam Burkardt, allievo di Gutenberg,
che dalla cittadina tedesca nel 1482 venne ad aprire all’Aquila una famosa stamperia, una
delle prime in italia. numerose le iniziative culturali e sociali che l’Associazione corale
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ogni anno realizza, con un significativo ruolo nel festival internazionale di musica “Pietre
che cantano”. Gruppo corale ancora giovane ma già apprezzato, nel 2007 è stato insignito
del Premio “luciano Pizziconi” e tributato alla sua direttrice, rosella Pezzuti, il Premio
Athanor per la musica. la prima rassegna corale, organizzata da CantAbruzzo in omaggio a Tiero Pezzuti, ha raccolto notevole consenso e si apre ad interessanti prospettive
per il futuro. numerose autorità hanno assistito ai concerti tenuti dai tre gruppi corali
nel corso della serata del 10 settembre – e tra esse anche mons. orlando Antonini, nunzio
apostolico a Belgrado, originario di Villa S. Angelo, fine studioso di architettura religiosa –
esprimendo lusinghieri apprezzamenti. l’indomani il Coro Bismantova, diretto da Giovanni Baroni, ha cantato nella Chiesa di San Panfilo d’ocre durante la messa solenne celebrata da Padre Silvio merlini.
la riflessione del prossimo 22 Settembre sul contributo dato da Tiero Pezzuti alla
cultura e al prestigio dell’italia nel mondo prenderà certamente spunto dall’opera del musicista in una terra d’emigrazione come il Venezuela dove la presenza italiana, nel secondo
dopoguerra, è stata rilevante per l’impulso dato allo sviluppo di quel Paese – nel lavoro,
nell’imprenditoria e nella cultura – da una comunità emigrata stimata in quasi un milione
d’italiani che in ogni campo hanno lasciato impronte profonde. l’opera di Tiero Pezzuti,
espressa in campo culturale, è ancora più significativa in un Paese che si avviava a riscattarsi dalla povertà e dal sottosviluppo. Da alcuni anni, in Venezuela, la musica è diventata
uno dei perni della formazione delle giovani generazioni e della loro emancipazione culturale, con un “visionario” progetto sociale promosso dal grande musicista ed accademico
venezuelano, Antonio Abreu, con il quale sono stati tolti dalla strada ed avviati alla musica
centinaia di migliaia di bambini e ragazzi, che oggi raccolgono i frutti di tale straordinaria
intuizione. Spetta anche a Tiero Pezzuti, con la sua opera in campo musicale, una qualche
parte di questi eccezionali risultati.
Queste brevi considerazioni troveranno maggiore espressione nella relazione che al
convegno terrà il compositore raimundo Pereira martinez, nato a Caracas nel 1972, che
ha avuto docente il maestro Tiero Pezzuti e con lui ha studiato Composizione, Armonia,
Contrappunto e fuga. laureato e a sua volta docente di Solfeggio a Caracas, il prof. Pereira martinez vince nel 1995 una borsa di studio dello stato venezuelano e si trasferisce
a roma, per continuare gli studi di musica sacra al Pontificio istituto, conseguendo i titoli
di maestro in Sacra Composizione e in Canto Gregoriano. Ha scritto numerose composizioni, sacre e secolari. Ha fatto parte del coro giovanile dell’Accademia di Santa Cecilia,
del Coro Giovanile mondiale (Artisti per la Pace dell’Unesco) e del Coro del Teatro regio
di Parma. È docente nel corso estivo di musica gregoriana alla Catholic University di
Daegu (Corea del Sud). raimundo Pereira martinez ha inciso da cantore diversi Cd, ha
partecipato a produzioni radiotelevisive e fatto diverse tournée in America, europa ed
Asia. Direttore musicale della chiesa americana di Santa Susanna in roma, dal 2001 è
cantore nel Coro della Cappella Sistina in Vaticano. la diretta esperienza formativa ricevuta dal prof. Tiero Pezzuti e la conoscenza del mondo musicale venezuelano consentiranno a raimundo Pereira martinez d’illustrare al meglio il contributo dato dal
compositore aquilano alla cultura musicale del Venezuela. Degna conclusione per le manifestazioni in ricordo del compositore aquilano a dieci anni dalla scomparsa.
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21 Settembre 2011
PaGanica rinGrazia lE iStitUzioni
E lE coMUnità DElla val rEnDEna
l’AQUilA – Arriverà di buon mattino a Pinzolo, venerdì 23 Settembre, una folta delegazione da Paganica per ringraziare le istituzioni e le comunità della Val rendena che
con i loro aiuti hanno contribuito alla “prima” ricostruzione della popolosa frazione dell’Aquila dalle rovine del terremoto del 6 Aprile 2009. Straordinaria l’opera di soccorso
dei trentini durante i mesi dell’emergenza, nell’assistenza alla popolazione, nella realizzazione di opere importanti per far rinascere i luoghi simbolo della comunità e della ripresa
della vita sociale. Un impegno particolarmente significativo a Paganica, con la realizzazione
della bella Chiesa degli Angeli Custodi e le strutture della Scuola media. Come pure sul
territorio della X Circoscrizione e in molti altri centri devastati dal sisma. Questa la
ragione che porterà a Pinzolo, in rappresentanza dell’intera popolazione, 150 paganichesi
guidati dal Presidente della X Circoscrizione del Comune dell’Aquila, Ugo De Paulis, e
dal Parroco di Paganica, don Dionisio rodriguez.
Un vero e proprio spaccato della comunità paganichese, con la rappresentanza della
Circoscrizione, la Parrocchia di Santa maria Assunta e gli esponenti delle numerose associazioni di volontariato, culturali e sportive che animano la vita civile e sociale del
grosso centro aquilano (Caritas, Gruppo Alpini, Protezione civile alpina, VAS Donatori
Sangue, Centro Sociale Anziani, Banda, Polisportiva Paganica rugby, ed altri ancora).
Staranno fino a domenica, a Pinzolo – con cui Paganica ha un rapporto di gemellaggio
tra i Gruppi Alpini – con l’intento d’esprimere con la presenza, con sobri simboli e con
forte sentimento, la gratitudine profonda per quanto le comunità della Val rendena e le
loro istituzioni hanno con generosità operato soccorrendo alle prime necessità della popolazione, in particolare per restituire i luoghi simbolo dell’aggregazione civile e sociale.
Una straordinaria prova di solidarietà che Paganica non potrà mai dimenticare, portando
per sempre affetto e gratitudine.
D’altra parte, il Trentino aveva dato una delle prove più generose di prontezza e d’efficienza nel soccorso alle popolazioni terremotate. la Provincia Autonoma di Trento
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CAnADA (il Postino)
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in iTAliA: Agorà magazine, Politicamente corretto, il Capoluogo, newson, Giornale di montesilvano,
Corriere Peligno, inabruzzo, Giulianova news, Pagine Abruzzo, l’impronta, l’Aquila Tv, Corriere
delle Alpi, Campane di Pinzolo.
55
goFFreDo PaLMerini
era giunta in forze a Paganica fin dalla tarda serata del 6 Aprile, con la sua Protezione
Civile – 180 Vigili del fuoco volontari con numerosi mezzi ed attrezzature – piantandovi
il proprio Campo base nel parco di Villa Dragonetti de Torres. Già nella mattinata dell’8
aprile era a Paganica il presidente della Provincia, lorenzo Dellai, con il capo dipartimento
della Protezione Civile provinciale, raffaele De Col, per verificare direttamente la gravità
della situazione. e con loro il sindaco di Pinzolo, William Bonomi, con il comandante
della Polizia municipale, loreto leone, un paganichese da anni trapiantato nella cittadina
turistica trentina. il presidente Dellai, assicurò la più ampia disponibilità nei mesi dell’emergenza e dopo, per avviare con opere importanti la ripresa della vita comunitaria e
dei servizi più essenziali, come in effetti poi è avvenuto. e da allora più volte il presidente
della Provincia di Trento, il suo assessore alla Solidarietà, lia Beltrami, numerosi Sindaci
ed esponenti della società trentina, sopra tutto della Val rendena, ci hanno fatto visita
per verificare de visu le necessità più urgenti cui hanno dato soluzione.
Tra queste la bella Chiesa degli Angeli Custodi, concepita durante la visita a Paganica
di don ivan maffeis nei primi giorni dopo il terremoto, sul cui progetto di realizzazione
si sono impegnati nella raccolta dei fondi necessari i Comuni della Val rendena (Pinzolo,
Carisolo, Bocenago, Giustino, massimeno, Spiazzo, Vigo rendena, Daré, Pelugo, Villa
rendena, Caderzone e Strembo) e le comunità parrocchiali, con un apposito Comitato
che ha sollecitato gli aiuti da banche, imprese,
professionisti e cittadini in una grande gara
di solidarietà che ha espresso i suoi frutti nel
luglio 2010 con l’inaugurazione della chiesa.
Tante altre piccole e grandi opere sono state
realizzate con l’aiuto delle comunità trentine
e della Provincia di Trento.
lungo sarebbe l’elenco, ma certamente
vanno citate le strutture della Scuola media,
la risistemazione del campo di rugby e l’edificio per ambulatori medici, a Paganica, e nel
territorio della Circoscrizione la realizzazione
del villaggio di onna, la Chiesa di Tempera e
l’asilo in località Vascapenta. oltre a questo
la Val rendena – e l’intero territorio provinciale – hanno offerto una magnifica prova di
amicizia e di affetto ospitando gruppi di giovani, anziani e famiglie nelle strutture alberl’artistica Croce realizzata da Carlo “Geri” Caola.
Pagina a lato, in alto: Ugo De Paulis e don Dionisio
rodriguez donano la targa al sindaco William Bonomi, al centro. in basso, a Paganica: loreto leone,
maura Binelli, il presidente della Provincia Autonoma
di Trento lorenzo Dellai, Giulia Cantonati, Alberto
Bonapace.
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PaganiCa ringrazia Le isTiTuzioni e Le CoMuniTà DeLLa vaL renDena
ghiere, un forte sostegno morale nei mesi
del dopo terremoto. Come non è possibile
dimenticare la grande massa di volontari
trentini, in particolare gli alpini dei vari
gruppi nuvola, i Vigili del fuoco volontari
e la Croce rossa di Trento. ma anche qui
l’elenco sarebbe assai lungo.
ma ora veniamo al programma della
missione, che nella giornata di venerdì 23
prevede un primo contatto con i centri
della Val rendena. invece, interamente dedicata alle manifestazioni di ringraziamento
è la giornata di sabato 24. Paganica si presenta alle comunità della Val rendena esponendo in mattinata i prodotti tipici e gastronomici aquilani, con degustazioni, in una piazza di Pinzolo. Alle ore 11.30, in Comune,
la parte istituzionale con i messaggi di ringraziamento della comunità di Paganica. Quindi
la consegna di Targhe e Pergamene: al Presidente della Provincia di Trento, ai Sindaci
delle 12 municipalità della Val rendena, ai Parroci, al Parco Adamello-Brenta, alla Sezione
AnA di Trento, alla Croce rossa, alla federazione dei Vigili del fuoco Volontari, all’istituto
Professionale “Sandro Pertini” (che ha realizzato i banchi per la Chiesa di Paganica), all’Azienda foreste Demaniali, alla Cassa rurale di Pinzolo e Spiazzo, alla Comunità delle
Giudicarie, al Dipartimento della Protezione Civile provinciale, alla masé Termoimpianti,
alla SAT, all’istituto Comprensivo di Pinzolo, alla Soc. ille, al progettista della Chiesa e
all’artista che ha realizzato il Crocefisso ligneo, infine al rappresentante del Comitato cittadino di Pinzolo che ha coordinato la raccolta degli aiuti.
Un’artistica targa di rame ricorderà il 24 Settembre 2011, questa giornata di ringraziamento di Paganica alle istituzioni e alle Comunità della Val rendena, e sarà apposta nella
piazza accanto al municipio di Pinzolo. Quindi la conviviale, preparata dai cuochi paganichesi con piatti tipici di Paganica per gli amici della Val rendena, una bella agape
fraterna per 300 commensali.
la sera, nel centro polifunzionale PalaDolomiti di Pinzolo,
concerto con il Coro Presanella
di Pinzolo e il Coro Tre laghi
di mantova. Domenica mattina
la S. messa nella chiesa madre,
concelebrata dai Parroci di Pinzolo e Paganica, animata dal
coro parrocchiale paganichese.
la partenza è prevista nel pomeriggio e il rientro a Paganica
in tarda serata.
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10 ottobre 2011
Una Giornata
con la coMUnità italiana Di filaDElfia
neW YorK – era un formicaio Pennsylvania Station, il 7 ottobre scorso. Un venerdì
mattina di tran tran, nella Grande mela, come sempre. Viaggiatori in arrivo dall’hinterland,
solerti e premurosi di guadagnare le uscite. Altri, come noi, in ordinata attesa dell’indicazione, sul grande tabellone orario, del binario di partenza del treno. mario fratti ed io
siamo in attesa anche noi del treno con destinazione Harrisburg, capitale della Pennsylvania, anche se scendiamo prima, a filadelfia (Philadelphia). finalmente il tabellone a
schede scrive Truck 12, il binario. Si forma una fila ordinata per l’accesso, similmente ad
un gate d’aeroporto. il treno dell’Amtrak proveniente da Boston riempie quasi tutti i
posti. Brilla l’acciaio delle carrozze, strisciate di rosso e blu. Pulizia e decoro all’interno.
Si parte in orario, sono le 9 e mezza. il treno in sotterraneo va man mano guadagnando
la luce, all’aperto. l’ineguagliabile profilo di manhattan s’allontana, i binari corrono
lungo una teoria di specchi d’acqua. Poi il treno s’infila tra gli alberi che, in questa
stagione, ostentano uno straordinario ventaglio di colori dal verde al giallo, dall’ocra al
porpora, dal rosso al ruggine. Tutte le cromie dell’autunno, sebbene in questi giorni resistano scampoli di tepore d’una estate indisponibile a cedere il passo. È bella la natura
in questa parte d’America che affaccia all’east Coast, a cavallo tra Grande mela, new
Jersey e Pennsylvania. Si supera Trenton, piccola città, capitale del new Jersey. Ancora
mezz’ora e saremo a filadelfia. Un’ora e un quarto per 155 chilometri che separano la
metropoli dalla città americana più ricca di storia.
filadelfia è la quinta città degli States per popolazione, la più importante dello stato
della Pennsylvania. Conta oltre un milione e mezzo d’abitanti e la sua area metropolitana
supera abbondantemente i 5 milioni di residenti. È una delle più antiche città degli Stati
Uniti. nel 1681 re Carlo ii d’inghilterra concesse al quacchero William Penn una vasta
area adiacente al Delaware river, sulla quale un anno dopo, con un buon piano urbanistico,
egli fondò filadelfia – il cui nome dal greco significa “città dell’amore fraterno” – con
l’intenzione di sperimentarvi i principi di libertà, secondo un giusto equilibrio tra tolleranza
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CAnADA (italiani, la Voce)
STATi UniTi (info Usa magazine)
AGenZie inTernAZionAli: Aise e inform
in iTAliA: Agorà magazine, l’Arca di noè, Gdapress, la Prima Pagina, Vivicentro, Siamo Abruzzesi,
Abruzzo italia, il Capoluogo, l’Arca di noè, newson, Politicamente corretto, Un mondo d’italiani,
inAbruzzo, Pagine Abruzzo, Chieti scalo, Giulianova news, Corriere Peligno, l’impronta.
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filadelfia con il fiume
Deleware che l’attraversa.
religiosa e politica liberale. Peraltro, Penn si dimostrò subito assai aperto anche con le
popolazioni indigene dei nativi, acquistando il terreno piuttosto che occuparlo d’imperio,
secondo le violente abitudini dei colonizzatori. Per due secoli filadelfia fu la città più
grande degli Stati Uniti, teatro degli eventi storici più significativi della rivoluzione americana e dell’Unione, essendovi stata proclamata il 4 luglio 1776 la dichiarazione d’indipendenza e nel 1787 votata dall’Assemblea la prima Costituzione americana. la bella palazzina con l’indipendence Hall, tra i primi monumenti storici americani, è meta obbligata
per chi voglia ripercorrere la storia degli Stati Uniti d’America. la città sorge sulla riva
occidentale del fiume Deleware che, con l’affluente Skuylkill river, la delimita nel suo
centro storico. essendo il Delaware river navigabile anche da navi di grossa stazza, filadelfia è sempre stata un porto importante che ne ha connotato lo sviluppo industriale
e l’economia.
l’area, dunque, è stata un forte polo d’immigrazione sopra tutto dall’europa, nell’ordine da irlandesi, italiani, tedeschi e polacchi. Successivamente anche ispanici ed asiatici.
numerosa e significativa è quindi la comunità italiana, organizzata in molte associazioni
regionali. Si stimano in 150 mila gli italiani delle varie generazioni dell’emigrazione
residenti nell’area di filadelfia, che vanno quasi a raddoppiarsi nell’intero territorio della
Pennsylvania, con altre presenze di rilievo a Pittsburgh e dintorni. Cospicua è la comunità
abruzzese, organizzata in tre Associazioni, presiedute da nicholas rapagnani, Gaetano
Di Pasquale e Josephine (Jody) Della Barba e in una federazione, diretta da Vincenzo
Centofanti, che è anche un componente del Consiglio Generale degli italiani all’estero
(CGie). non a caso la città di filadelfia ha un rapporto di gemellaggio con l’Abruzzo,
per il rilievo che nella città ha assunto la comunità abruzzese, stimata e ben integrata. È
con Jody Della Barba che qualche giorno fa ho stabilito il contatto, per visitare e conoscere
la nostra comunità di filadelfia. È stata felice d’invitarmi in una giornata particolare, ma
sopra tutto onorata di ricevere una delle personalità più insigni della cultura italiana in
America, il drammaturgo aquilano mario fratti, conosciuto da tutti per il grande successo
che ha accompagnato una delle sue opere teatrali, il famoso musical Nine che, per oltre
vent’anni, ha spopolato nei teatri di Broadway e in quelli di mezzo mondo.
59
goFFreDo PaLMerini
Giornata particolare, si diceva, per la comunità italiana. il 7 ottobre, infatti, a mezzogiorno in municipio si tiene la Proclamation Ceremony che apre le manifestazioni del Columbus Day a filadelfia. Arriviamo con mezz’ora d’anticipo davanti alla City Hall, un
possente palazzo in pietra dalle imponenti architetture, sormontato da una robusta torre.
ovunque, nei quattro lati, vessilli a stelle e strisce. la giornata è luminosa e assolata. la
città è bella, a dimensione umana, i grattacieli del downtown si sposano bene con le curate
architetture dei palazzi d’epoca. il centro storico della città è incantevole, trapunto di
larghi viali alberati e giardini ordinati, con molti teatri, tra i quali orgogliosamente spicca
il primo d’America, nato nel 1809. famosa la tradizione musicale, che trova la massima
espressione nell’orchestra filarmonica che il nostro riccardo muti ha diretto per dodici
anni, fino al 1992. Saliamo al quarto piano, un addetto ci accompagna nell’aula del Consiglio comunale, un’ampia sala con un alto soffitto a cassettone dipinto, dal quale pendono
vistosi lampadari. Siamo i primi ad entrare. Dopo alcuni minuti ci viene incontro Jody a
salutarci con calore. man mano ci presenta gli esponenti della comunità abruzzese:
Claudio Cifoni, Anna mattei, Gaetano e Bernadette Di Pasquale. Poi gli altri esponenti
della comunità italiana. fa quindi la nostra presentazione ad Anna Cibotti Verna, in tre
secoli di storia municipale la prima donna Presidente del Consiglio comunale di filadelfia,
origini abruzzesi, democratica. Ha un moto di commozione quando conosce la nostra
provenienza dall’Aquila.
Ha inizio la cerimonia di proclamazione del Columbus Day, con l’introduzione di
John Di Giorgio, gli inni nazionali americano e italiano, l’invocazione di Padre James
rodia. Quindi gli indirizzi di saluto di Pete Ciarrocchi, del Comitato organizzatore delle
manifestazioni, della Presidente del City Council, Anna Verna, che cita la nostra presenza
in sala, quindi del Sindaco, michael nutter, democratico, di colore, molto amato e perciò
destinato ad una quasi certa rielezione nel prossimo novembre, che dopo il suo saluto
proclama aperto il Columbus Day 2011. Seguono le annotazioni del Console Generale
d’italia, luigi Scotto, e la brillante allocuzione conclusiva di Annette rizzo, origini italiane,
giudice presso la Corte del primo distretto di Pennsylvania, che nel suo intervento ha
sottolineato il ruolo rilevante della comunità e della cultura italiana in America. il brindisi
d’onore ci consente di conoscere e fare i complimenti alla giudice rizzo per il magnifico
discorso e di intrattenerci con gli esponenti della comunità italiana, che ci segnalano tra
l’altro la straordinaria opera di frank rizzo, sindaco dal 1972 al 1980, di origini calabresi,
del quale si ricordano ancora le qualità umane e politiche. Ci invitano a tornare a filadelfia
per parlare dell’Aquila e dell’Abruzzo, impegnando il prof. fratti a tenere, appena possibile
dai suoi molteplici impegni, una conferenza sul teatro italiano.
nel pomeriggio abbiamo un incontro concordato grazie alla disponibilità ed all’estrema
cortesia d’un italiano davvero speciale. Conosciuto de relato attraverso mina Cappussi, direttore del magazine Un mondo d’italiani, che ne aveva parlato in un suo articolo a proposito
d’un recente convegno sulla “fuga dei cervelli”, tenutosi in molise, avevo curiosità di conoscere direttamente Pasquale nestico, una delle personalità di spicco della comunità
italiana negli Stati Uniti, membro del CGie presso il ministero degli esteri, cardiologo di
fama internazionale, fondatore e presidente di filiTAliA, associazione culturale di
filadelfia con sedi in cinque Paesi. nonostante gli impegni accademici, professionali ed
istituzionali – per l’imminente partenza per l’italia per i lavori del CGie in programma a
60
una giornaTa Con La CoMuniTà iTaLiana Di FiLaDeLFia
municipio di filadelfia.
l’Aula del Consiglio
e l’ingresso del Palazzo
municipale (Town Hall).
61
goFFreDo PaLMerini
Goffredo Palmerini, Jody Della Barba, Claudio Cifoni, Anna mattei, mario fratti.
roma dal 12 al 14 ottobre – il prof. nestico ci ha messo a disposizione l’intero pomeriggio
per incontrarci. Andiamo da lui alle quattro in punto, in una bella palazzina di tre piani
sulla oregon Avenue. È una struttura medica all’avanguardia, creata dal prof. nestico
che la dirige con uno staff di valenti collaboratori, dove operano a turno un’ottantina di
specialisti.
Ci accoglie nel suo studio, con calorosa cordialità. il clima diventa subito familiare,
senza formalità. richiama con orgoglio le sue umili origini, in un paesino della Calabria.
molto interessato all’impegno letterario di mario fratti, gli chiede del suo arrivo in
America e della sua prestigiosa attività di scrittore. il tratto e la bonomia di nestico sono
proprie della cultura contadina, che ha somiglianza in ogni latitudine e non fa differenza
tra Calabria e Abruzzo, se non nell’inflessione. Voglio saperne di più di questo personaggio,
un altro esempio significativo di quell’altra italia che onora all’estero il nostro Paese. il
prestigio conquistato connota un’ennesima storia di rilievo, un italiano self made man in
terra straniera. Dopo essersi informato su come ora vanno le cose all’Aquila, città che
per la sua bellezza ha visitato più volte, parliamo a lungo della sua avventura. Gli chiedo
di tutto, annoto con puntiglio ogni dettaglio, mentre scopro che le mie domande non
l’infastidiscono. D’altronde il prof. nestico si dimostra molto informato della mia attività
di documentazione sull’emigrazione italiana. Ha navigato sul web. la sua è davvero una
storia straordinaria che vale la pena di raccontare, per intero.
62
una giornaTa Con La CoMuniTà iTaLiana Di FiLaDeLFia
Pasquale nestico nasce il 6 maggio 1945 a isca sullo ionio, in provincia di Catanzaro.
il padre è un bravo muratore, di quella vaglia d’artigiani che una volta si chiamavano
mastri, in senso di maestri del mestiere. e infatti Aurelio nestico, nel suo paese natale,
lega il suo nome alla costruzione degli edifici di riguardo, quali possono essere a isca la
scuola e la caserma dei Carabinieri. Anche Pasquale, a 13 anni, lavora con il padre nell’edilizia, dal ‘58 al ‘62. in quegli anni il lavoro non ha età, specie nel sud, per aiutare la famiglia ad andare avanti. eppure il giovane Pasquale, tra calce e cazzuola, pensa anche agli
studi, studia musica e suona il clarinetto, di notte legge libri. Studi medi all’Avviamento
commerciale, poi l’istituto Tecnico industriale, intanto che papà Aurelio, con la famiglia,
emigra in America dove già la figlia elvira vive, sposata ad un italoamericano. Pasquale
resta da solo, in italia, fin quando consegue il diploma di Perito elettrotecnico, con la migliore votazione di tutta la scuola. era il 1967. Avrebbe voluto continuare gli studi in
italia, ma tutta la famiglia (papà, mamma e le due sorelle) sta a filadelfia. Arriva quindi in
Pennsylvania anche il giovane Pasquale, digiuno della lingua inglese. Dopo il lavoro, in un
laboratorio di motori elettrici, studia la lingua. Studio e lavoro diventano una costante
della vita di nestico. la multinazionale Westinghouse l’assume come disegnatore. nel
1969 Pasquale s’iscrive alla facoltà d’ingegneria della Villanova University. Di giorno si
lavora, la sera e spesso la notte si passano sui libri. Una volontà di ferro, unita ad un
talento innato, sebbene in condizioni così dure, danno presto risultati eccezionali, come il
conseguimento in soli tre anni e mezzo della laurea in ingegneria elettrotecnica, nel 1972.
Ancora studi in due corsi di business, quindi l’iscrizione alla facoltà di medicina nella
Temple University di filadelfia, nel 1976, conquistando uno dei 180 posti disponibili su
5000 concorrenti, dopo aver praticato un lungo volontariato ospedaliero. Quello è anche
l’anno del matrimonio con Anna miriello, da cui nasceranno Aurelio, Concetta e Saverio.
la seconda laurea, in medicina, arriva nel 1980, con il massimo dei voti, da albo d’oro
dell’ateneo. Si iscrive quindi alla Hahnemann University, dove in tre anni si specializza in
nella sede
di filitalia
international:
al centro,
Pasquale nestico.
63
goFFreDo PaLMerini
medicina interna, vincendo i due premi a disposizione, il primo quale migliore residente,
il secondo quale miglior ricercatore per lavori di ricerca in Cardiologia durante il corso di
specializzazione. Dall’83 all’85 nestico consegue presso la stessa università la specializzazione in Cardiologia, mentre le sue tesi e i risultati delle sue ricerche vengono pubblicati
sulle più importanti riviste mediche.
insomma, questi sono gli anni che rivelano Pasquale nestico come personalità d’alto
profilo nel mondo scientifico americano, del quale sono noti il rigore e la severità delle
valutazioni. non ancora quarantenne, per la mole e la qualità delle sue ricerche, il dr. nestico può fregiarsi del titolo di Professore Clinico in medicina interna e cardiologia. nel
1990 è professore associato, nel 1996 arriva la promozione alla massima carica di docenza,
traguardo per il quale occorrono decenni ma che Pasquale nestico raggiunge grazie agli
esiti delle sue ricerche, delle pubblicazioni scientifiche, alle relazioni nei congressi, all’eccellenza dei rapporti in campo professionale e con i pazienti, alla qualità dell’insegnamento
praticato al St. Agnes medical Center e all’Hahnemann University, dove per tre anni
consecutivi è stato eletto “miglior professore dell’anno” su 500 docenti. Pasquale nestico
vanta un centinaio di pubblicazioni e trattati di medicina interna, cardiologia e sistema
cardiovascolare.
ma l’impegno del prof. nestico non si esaurisce nella sua pur brillante professione
medica e accademica. notevole è l’attività sociale e culturale nell’ambito della comunità
italoamericana, nella solidarietà e nel volontariato. numerose le iniziative, lungo sarebbe
citarle in dettaglio. Si annota per brevità solo la fondazione, nel 1987, dell’associazione
non-profit filiTAliA, per la promozione e lo sviluppo della cultura italiana, diventata internazionale nel 2007. oggi filiTAliA inTernATionAl conta 11 Chapters (Capitoli)
negli Usa, due in Canada (Toronto e montreal), uno in Germania (Kaiserslautern), uno
in Svizzera (lugano) e 7 in italia (roma, milano, Como, imperia, Cosenza, Catania e
Campobasso), con altre sedi in corso di costituzione. Di filiTAliA inTernATionAl il dr.
nestico, oltre che fondatore, è stato presidente per complessivi vent’anni. Con il motto
“Umiltà, Onestà, Giustizia”, l’associazione si dedica alla missione di promuovere “lingua,
Cultura italiana e Servizi agli altri”, esprimendo così attaccamento ed affetto verso l’italia,
esaltando radici e tradizione della nostra terra.
eletto nel 1997 nel Comites del distretto di filadelfia, che ha giurisdizione su sette
stati, Pasquale nestico ne diviene il Presidente, partecipando nel dicembre del 2000 a
roma alla prima Conferenza degli italiani nel mondo. nel 2004 viene eletto nel CGie
(primo degli eletti in Usa), dove presiede l’Viii Commissione “Tutela della Salute”. Ha il
grado di Tenente Colonnello medico dell’Army Reserve degli Usa e nel 2005 ha prestato
servizio per tre mesi in Germania, nell’ospedale militare di londistul, curando i soldati
feriti provenienti dall’iraq e dall’Afghanistan. numerosi e prestigiosi i riconoscimenti e
premi che a vario titolo gli sono stati tributati, in campo professionale e sociale. Sarebbe
lungo citarli tutti, in dettaglio. Si citano qui solo il Lifetime Achievement Award, conferitogli
nel 2010 dall’oSiA, e nello stesso anno del titolo di “Uomo dell’Anno” dalla Justinian
Society del Delaware. il Presidente della repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, gli ha
conferito l’onorificenza di Cavaliere dell’ordine della Stella della Solidarietà (2004),
mentre il Presidente Giorgio napolitano gli ha conferito il titolo di Commendatore
(2007) e Grande Ufficiale (2009).
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una giornaTa Con La CoMuniTà iTaLiana Di FiLaDeLFia
il prof. Pasquale nestico, componente del CGie.
il culto della famiglia e il rispetto verso gli anziani segnalano il profilo morale di Pasquale nestico. Sono impegni assidui la visita alla mamma Concetta, 92 anni, e al papà
Aurelio, 97 anni, con il quale coltiva un intenso dialogo. Dal lungo colloquio con il prof.
nestico – ha voluto insistentemente che lo chiamassi semplicemente Pasquale – ho sunteggiato la biografia non per farne motivo di vanto, per quanto mediato. Anzi, ad esser
sincero, ho dovuto molto forzare la sua modestia per autorizzarne l’inserimento in un
articolo di stampa, solo come narrazione d’una storia di successo, tra le tante degli
italiani nel mondo, emblematica dell’impegno, della determinazione e del talento che all’italia portano prestigio e stima in ogni continente.
il prof. nestico, dopo la nostra conversazione, ci accompagna nella sede di filiTAliA
inTernATionAl, nel cuore della vecchia filadelfia, in Passyunk Avenue, quartiere ricco
di bei locali e ristoranti tipici. la sede si sviluppa su quattro piani, quasi 400 metri
quadrati. il piano rialzato ha uffici, una cucina e un bel salone dove si tengono le riunioni,
si fanno lezioni d’italiano e all’occorrenza le conviviali. Per noi è riservata un’agape
fraterna, con alcuni esponenti del direttivodell’associazione. Cucina calabrese (zita con
cime di broccoletti, soppressata e mozzarella, salsicce con peperoni, salmone dell’oceano
al pomodoro), preparata dalle tenaci donne dirigenti di filiTAliA (Anna Di Paola, rosetta
miriello e Anna miriello nestico). Al desco ci raggiungono altri dirigenti di filiTAliA:
Joseph rollo, avvocato siciliano, e il medico molisano Anthony Colavita. Una bella serata
di sentimento e di generose emozioni. mario fratti racconta storie come solo un uomo
di teatro sa fare. Purtroppo arriva l’ora del rientro. Pasquale nestico ci accompagna in
stazione, lasciandoci con un forte abbraccio e la promessa di rivederci presto. il treno
per new York parte alle 21:09. On time.
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12 ottobre 2011
colUMBUS DaY
ManifEStazionE DEll’orGoGlio italiano
a nEW YorK
neW YorK – Corrono 519 anni da quel 12 ottobre 1492 quando Cristoforo
Colombo scoprì l’America, il nuovo mondo. Sono invece 67 anni che qui a new York si
commemora l’impresa del navigatore genovese e il contributo degli immigrati italiani
allo sviluppo della nazione americana. fu infatti Generoso Pope, un italiano della Grande
mela ad iniziare, nel 1929, la celebrazione del Columbus Day con una parata che da east
Harlem scendeva fino al monumento dedicato a Cristoforo Colombo, al Columbus
Circle, l’angolo sud di Central Park che guarda l’ottava Avenue. Sin dall’esordio il Columbus Day è la manifestazione dell’orgoglio italiano per eccellenza, qui a new York come
in tutti gli States, mantenendo l’originario spirito solidaristico verso i connazionali
bisognosi che Pope impresse alla manifestazione e che oggi si traduce in una cospicua
raccolta di fondi da parte della Columbus Citizens foundation, destinati in gran parte a
borse di studio per mantenere vive in America le radici della nostra cultura, l’italian
heritage. Dunque, non una manifestazione di folclore italiano, come a prima vista talvolta
potrebbe apparire, ma davvero un’occasione annuale per esprimere l’orgoglio della comunità italiana, le eccellenza della nostra cultura, il contributo italiano alla crescita e alla
storia degli Stati Uniti d’America. Tutti elementi che nel Columbus Day si fondono, in
un caleidoscopio di emozioni profonde, palpabili.
Quest’anno chi scrive può raccontarle non da spettatore, ma dal di dentro, quale componente della delegazione italiana dell’Associazione nazionale famiglie emigrati (Anfe),
ente morale fondato nel 1947 dall’aquilana maria federici, deputata nell’Assemblea Costituente. l’Anfe ha un posto di rilievo nel Columbus Day, per lo stretto rapporto che da
anni lega l’associazione alla Columbus foundation, la fondazione che organizza l’annuale
evento oltre a tant’altre attività sociali e culturali. Guida la delegazione il sen. learco
Saporito, presidente onorario dell’Anfe, con il direttore generale, Gaetano Calà, con fabio
Pubblicato in
CAnADA (italiani)
STATi UniTi (la Gente d’italia, i-italy)
SUD AfriCA (la Gazzetta del Sud Africa)
UrUGUAY (la Gente d’italia)
AGenZie inTernAZionAli: Aise e inform
in iTAliA: Agorà magazine, Pagine Abruzzo, italia news, il Capoluogo, l’ideale, Un mondo d’italiani,
fattitaliani, Politicamente corretto, Corriere Peligno, inAbruzzo, Giulianova news, Piazzagrande, Abruzzo
italia, Vivicentro, Giornale di montesilvano, l’impronta, Abruzzo 24 ore, Chieti scalo, newson.
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Skyline di manhattan, con l’empire State Building che svetta al cielo.
Ghia, delegato della Tunisia, chi scrive, delegato dell’Abruzzo, e Anthony Tufano,
delegato Usa e coordinatore delle sedi Anfe all’estero, che qui è anche Console onorario
d’italia a mineola, nello Stato di new York. l’Anfe è una delle associazioni storiche dell’emigrazione italiana, certamente la più importante per la dimensione dell’opera sviluppata
sin dalla sua fondazione. Presente in italia con sedi in quasi tutte le province, l’Anfe ha
una rete di rappresentanze all’estero nei principali Paesi a forte emigrazione.
ma ora torniamo alla cronaca del Columbus Day, che tiene la Parata sempre nel
lunedì più vicino al 12 ottobre. Quest’anno cade il 10. Sono le 9 di mattina, quando raggiungo la Cattedrale di St. Patrick. Già dietro le transenne, sulla Quinta Avenue, il
pubblico comincia a prendere posizione, mentre lungo la più famosa ed esclusiva strada
di new York c’è già il viavai del servizio organizzativo, i poliziotti agli incroci, i vari
gruppi che si dirigono ai luoghi d’ammassamento, tra la 45a e 46a Street. Gran fermento
davanti alla Cattedrale, dove mi unisco alla delegazione. l’annuale messa solenne del Columbus Day, celebrata dall’arcivescovo di new York, è un’occasione di riflessione sui
milioni di uomini, donne e bambini che sono giunti in America alla ricerca di libertà e di
migliori opportunità di vita e sulla fede che li ha aiutati a superare sacrifici ed avversità.
riconoscibile dai due svettanti campanili, la Cattedrale di St. Patrick è un monumento
assai visitato. È la più grande chiesa degli Stati Uniti, decorata in stile neogotico. fin
dalla posa della prima pietra, avvenuta nel 1858, la cattedrale è stata al centro della vita
di new York, anche se la gente riteneva che sorgesse troppo a nord dell’allora centro residenziale e commerciale della città. oltre allo splendore della struttura architettonica, la
cattedrale vanta vetrate colorate realizzate a Chartres, Birmingham e Boston, mentre il
rosone è di Charles Connick, forse il più grande artista di questo genere nella storia americana. Gli altari di St. michael e St. louis furono progettati da Tiffany & Co, quello di
St. elizabeth è di Paolo medici di roma.
Si è in attesa dell’ingresso al tempio, per la messa solenne. Alle porte c’è un rigoroso
controllo degli inviti e all’interno del rispetto dei posti assegnati, nelle due file centrali: le
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goFFreDo PaLMerini
personalità americane, i dirigenti della Columbus foundation, gli esponenti della comunità
italiana di new York, gli invitati delle delegazioni giunte dall’italia. Alle 9 e mezza in
punto inizia la celebrazione, con un lungo processionale di chierici, sacerdoti, vescovi e
prelati concelebranti, tra cui il nunzio apostolico mons. francis Chullikan, osservatore
permanente della Santa Sede all’onU, e il cardinale edward egan, arcivescovo emerito
di new York. Presiede la celebrazione mons. Timothy Dolan, arcivescovo di new York.
l’organo suona le note possenti del Preludio, l’andante dalla Sonata op. 65 di felix
mendelssohn, cui segue l’inno d’ingresso cantato dal Coro della Cattedrale. Alternate in
inglese e italiano le letture. l’omelia è affidata a mons. Peter Vaghi, dell’Arcidiocesi di
Washington DC. È un’intensa celebrazione. Joseph Sciame, esponente di spicco della
comunità italiana e presidente dell’Italian Heritage and Culture Month Committee, a fine
messa saluta l’arcivescovo. il sacro rito, sorprendentemente per me, si conclude cantando
gli inni nazionali italiano e americano. Poi le belle parole dell’arcivescovo Dolan rivolte
alla comunità italoamericana, quindi il saluto che egli porta con una calorosa stretta di
mano al nostro Ambasciatore a Washington, Giulio Terzi di Sant’Agata, che del Columbus
Day ha seguito i principali eventi, insieme al Console generale di new York, natalia
Quintavalle, da poco alla guida dell’importante sede consolare.
le manifestazioni del Columbus Day avevano avuto un’anteprima sabato sera con
il Gran Gala al Waldorf Astoria, presenti il nostro Ambasciatore e il Console generale, il
Governatore dello Stato di new York, Andrew Cuomo, l’ex Governatore mario Cuomo,
la delegazione internazionale dell’Anfe sfila nella Parata del Columbus Day.
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CoLuMBus Day, ManiFesTazione DeLL’orgogLio iTaLiano a new york
Un mezzo d’epoca
dei Vigili del fuoco di Genova,
alla Parata.
il vescovo di Brooklyn, nicholas Di marzio, il generale leonardo leso, consigliere presso
la nostra missione all’onu, il Commissioner del Dipartimento dei Vigili fuoco, Salvatore
Cassano, origini campane, e molti altri. ovviamente, tutti gli esponenti della Columbus
foundation, in primis il presidente frank fusaro, il Grand marshall della Columbus Day
Parade, Joseph Plumeri, e louis Tallarini,Chairman del Board of Governors. molte le
personalità di rilievo della nostra comunità a new York presenti al Gala, lungo sarebbe
citarle. oltre mille, riportano le cronache, gli invitati all’evento che contribuisce a raccogliere fondi per le attività filantropiche della fondazione, tra cui ben 500 borse di studio
a studenti meritevoli che altrimenti non potrebbero continuare gli studi. numerosi i
messaggi d’augurio giunti per il Columbus Day, a cominciare dalla Proclamation pronunciata
dal presidente Barack obama.
nel corso del Gala frank fusaro ha voluto richiamare i messaggi del Governatore Andrew Cuomo e del Sindaco di new York michael Bloomberg, il quale ha messo in
evidenza l’impulso dato alla città da italo-americani come la Guardia, Di mag gio, Cuomo e Giuliani. Domenica mattina l’edizione n. 67 del Columbus Day era iniziata
con la tradizionale deposizione della corona sotto la stele di Colombo al Columbus
Circle, con l’Ambasciatore, Giulio Terzi Sant’Agata, il Console generale, natalia Quintavalle, il presidente della Columbus foundation, frank fusaro, il Grand marshall, Joseph
Plumeri, il Chairman louis Tallarini e Joseph Guagliardo, presidente del national Council
of Columbian Associations in Civil Service. Presente alla cerimonia anche una delegazione
di Vigili del fuoco italiani, guidata da robert Triozzi, comandante per le nazioni Unite
del Fire Rescue Developement Program, con sede in roma. nel pomeriggio un magnifico
concerto al lincoln Center con l’orchestra del Teatro Petruzzelli di Bari, diretta dal
maestro Alberto Veronesi.
È quasi l’ora della sfilata. intorno a mezzogiorno, di solito, muove la testa del corteo.
Siamo in attesa all’incrocio con la 45th Street. È un fermento incredibile di gente che si
prepara. le bande dei Colleges, centinaia e centinaia di giovani nelle loro lustre divise,
sono prese dal ruolo, è un grande onore sfilare. Più tranquilli i musicisti delle bande
militari, aduse a queste cerimonie. le bande sono quasi un centinaio. È una sarabanda di
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goFFreDo PaLMerini
dimensioni inimmaginabili quel che si muove nelle retrovie, 35 mila persone che s’approntano a sfilare, ciascuna rappresentanza al suo turno, talvolta dopo ore di attesa, se si
pensa che la Parata si conclude quasi alle cinque del pomeriggio. eppure tutto è regolato
secondo un canone sperimentato dal rigido cerimoniale degli organizzatori, tutto gira
come un orologio, almeno così appare. ormai la marea di spettatori, intorno al milione,
è ordinatamente assiepata dietro le transenne, sui due lati della Quinta Avenue. Gente
d’ogni età, molti con bandierine tricolori, spesso con i vessilli americano ed italiano.
ecco, si parte, è mezzogiorno. È il Sindaco michael Bloomberg ad aprire la sfilata, con
accanto il Grand marshall Joseph Plumeri e il Commissioner della Polizia di new
York, raymond Kelly.
Sfila il Governatore Andrew Cuomo, con i suoi sostenitori. È un tripudio di consensi,
il Governatore si ferma con il pubblico lungo il percorso, stringe mani. la famiglia Cuomo
ha dato e sta dando un notevole contributo nelle istituzioni americane, che fa onore alle
origini italiane. Passa il carro della Columbus foundation, una specie di caravella tricolore
su ruote con un grande busto di Cristoforo Colombo. Bimbi festosi agitano le loro bandierine. Poi la numerosa rappresentanza in fascia tricolore della fondazione, guidata dal
presidente frank fusaro, dai Governors e dai tanti esponenti del sodalizio che si occupano
dei vari campi d’attività. Passano orgogliose macchine d’epoca italiane, poi una sequela di
ferrari e maserati di più recente costruzione. Sfilano il nostro Ambasciatore Giulio Terzi
di Sant’Agata e, in fascia tricolore d’ordinanza, il Console generale natalia Quintavalle, al
suo battesimo di folla nella Big Apple. È il turno della Polizia di Stato italiana, una delegazione con numerose donne in divisa. molti gli applausi. Passa la banda d’un College, volenterosa, ma nulla di paragonabile a quella splendida banda militare, immagino della
marina americana, che ha aperto la Parata. Ancora alcuni gruppi, in costume.
ecco che sfilano i Vigili del fuoco di new York, numerosi quelli d’origine italiana, gli
amati eroi di tante operazioni di soccorso, ma sopra tutto alle Twin Towers, dove persero la
vita 343 pompieri. nel 2004 andai con una delegazione guidata dal Sindaco dell’Aquila alla
sede del Dipartimento, a Brooklyn, per portare l’omaggio della città capoluogo d’Abruzzo
e dei Vigili del fuoco aquilani ai Pompieri di new York. Ci ricevette con molta cordialità
l’allora comandante in capo, ora Commissioner, Salvatore Cassano. nella hall del grande
palazzo una lastra di bronzo riporta i nomi dei pompieri caduti l’11 settembre alle Torri
Gemelle. l’ampiezza di quella targa bronzea resta nella memoria a misura dell’immane sacrificio dei pompieri di new York deceduti a Ground Zero. ora ci passano davanti con una
storica autopompa magirus rossa, con maniglierie d’ottone lucidate a specchio, carica di
bimbi. Segue un’ordinata compagnia di pompieri a passo militare, con le insegne del corpo.
Poi ancora un moderno rosso automezzo di dotazione, tutte luci intermittenti e cromature.
Ancora una banda giovanile, poi è il turno del reparto dei Vigili del fuoco d’italia, provenienti
da varie province. marciano perfetti, raccogliendo molti applausi dal pubblico. mi emoziono,
esprimo gratitudine profonda con l’applauso, non potrò mai dimenticare quanto straordinariamente generosa infaticabile ed appassionata è stata l’opera dei Vigili del fuoco in soccorso dell’Aquila, la mia città, colpita dal terremoto del 6 Aprile 2009.
ora è il turno dell’Anfe. Siamo tra i primi gruppi a sfilare, a motivo dello stretto rapporto che l’associazione ha con la Columbus foundation. Tony Tufano ci invita ad esser
pronti, mentre fa dispiegare lo striscione con il logo del nostro ente morale. ospitiamo
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CoLuMBus Day, ManiFesTazione DeLL’orgogLio iTaLiano a new york
sotto le nostre insegne il presidente dell’ASmef, Salvo iavarone, presente con la sua associazione a new York e poi Toronto per alcune iniziative sull’emigrazione, nonché il
sindaco di Tarquinia, mauro mazzola, venuto in America con una delegazione municipale
per promuovere turisticamente la sua città. non è semplice partecipare alla Parata del Columbus Day, se non si ha un aggancio solido. l’Anfe è stato per loro un eccellente
traino. Da questo momento viviamo le emozioni direttamente. il presidente Saporito è
al centro della nostra fila, gli sono accanto da un lato Gaetano Calà e chi scrive,
dall’altro fabio Ghia e Tony Tufano. È con noi un gruppo di volontari dell’Anfe Usa.
non abbiamo da raccontare molto se non le cose che vediamo lungo i 3 chilometri di
percorso tra la 46a Strada e le tribune d’arrivo, nei pressi della 69a. il pubblico applaude,
gli italiani oltre le transenne fanno domande e apprezzamenti, è davvero una festa,
un’ostentazione generosa d’attaccamento all’unità nazionale, all’italianità. l’arcivescovo Timothy Dolan, con altri prelati e religiosi davanti la Cattedrale di St. Patrick, saluta con
gesti di cordialità i vari gruppi che sfilano man mano. Dev’essere dotato d’una forte capacità comunicativa e relazionale, d’una empatia fuori dagli schemi, davvero molto americana rispetto alle compunte abitudini dei suoi colleghi in italia.
la sfilata avanza, tra stop and go. Si hanno poche cose da riferire quando la Parata del
Columbus Day si vive dall’interno, se non le emozioni che si provano. manca l’osservazione di quella multiforme congerie di colori e vivacità che della Parata è l’aspetto più
pittoresco e spettacolare, invece godibile da spettatore. Arriviamo a Grand Army Plaza,
che si apre su Central Park. il corteo ora s’avvia verso l’ombra gradevole della rigogliosa
vegetazione del parco, sulla sinistra. eppure a destra richiama l’attenzione il grande cubo
bianco dell’Apple Store, diventato dopo l’immatura morte di Steve Jobs un luogo di memoria e omaggio all’uomo. Sulla bianca parete della recinzione sono attaccati migliaia di
la Apple, sulla
Quinta Avenue,
con i post
per la morte
di Steve Jobs.
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goFFreDo PaLMerini
la delegazione Anfe
in visita al Console
Generale d’italia:
da sinistra, fabio Ghia
(Anfe Tunisia),
Goffredo Palmerini
(Anfe Abruzzo), laura
Aghilarre, il Console
Generale natalia
Quintavalle, Tony
Tufano (Anfe Usa) e
Gaetano Calà (direttore
generale Anfe).
Pagina a lato:
Gaetano Calà,
il Console Generale
natalia Quintavalle
e letizia Airos.
post-it, messaggi d’amicizia e gratitudine verso l’uomo che in tre decenni ha cambiato il
mondo, nella comunicazione, nella tecnologia informatica e nel design delle sue straordinarie creazioni. Tanti i fiori posati accanto al cubo, molte le mele, a richiamo del
famoso simbolo della Apple. la sfilata procede, dopo quasi due ore dalla partenza raggiungiamo le tribune. numerose reti televisive riprendono la Parata. Un gran lavoro di
riprese e documentazione dell’evento ha fatto anche la troupe di i-italy, sotto l’efficiente
direzione di letizia Airos, editor del network più qualificato e attento nel descrivere
l’attuale realtà della società italoamericana.
Artisti italoamericani s’alternano sul palcoscenico approntato davanti alle tribune.
Applauditissima Pia Toscano, la giovane e bella cantante italoamericana – è nata nel
1988 a Howard Beach, nY – baciata da un grande successo, come pure è assai apprezzato
un gruppo di cantanti ballerini nell’esecuzione di Be italian, uno dei brani più noti del famoso musical Nine tratto dal testo teatrale di mario fratti. Tagliamo il traguardo, la delegazione Anfe ha compiuto la sua missione, almeno riguardo la Parata del Columbus
Day 2011. l’indomani, martedì, ci riceve il Console generale d’italia. ognuno è libero,
oggi nel pomeriggio. Sto tornando a casa, sulla 55a strada. Sono quasi le due e mezza,
quando incrocio il corteo, devo attraversare la Quinta Avenue. ma stanno passando
gli alpini, una lunga fila di gruppi dall’italia e anche dall’estero. Aspetto, sono alpino
anch’io. Davanti a me sostano gli Alpini della Sezione AnA di Hamilton, in Canada. incredibile! Accanto al vessillo della Sezione un alpino mi chiama per nome. lo riconosco,
è il presidente della Sezione fausto Chiocchio. il pizzetto sul mento è un po’ più bianco
di dieci anni fa, quando andai ad Hamilton con il Coro della Portella, in rappresentanza
della municipalità aquilana. Viene verso le transenne, ci abbracciamo. «Che fai a New
York?». Gli rispondo che con l’Anfe ho appena concluso la sfilata. È proprio piccolo il
mondo, talvolta riserva incredibili sorprese!
martedì 11 ottobre, mattina. il Consolato si trova al 690 di Park Avenue, di fronte all’Hunter College. Arrivo a piedi, ci troviamo puntuali tutti noi della delegazione Anfe,
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CoLuMBus Day, ManiFesTazione DeLL’orgogLio iTaLiano a new york
eccetto il sen. Saporito che è ripartito per roma. il Consolato e l’istituto italiano di Cultura stanno in
un bel palazzo in mattoni rossi, di
proprietà dello stato italiano, dichiarato dalla landmark Preservation
Commission edificio storico. All’orario fissato il ministro natalia
Quintavalle, Console generale a
new York, ci riceve nel suo studio
al primo piano, con grande cordialità. nativa di Pietrasanta, in provincia di lucca, è giunta da poco
più d’un mese a new York, una
delle sedi consolari più complesse e
prestigiose del mondo, per la presenza d’una comunità italiana numerosa e di spiccato livello, come pure di realtà culturali rilevanti, come Casa Zerilli marimò della new York
University, del Calandra institute della CUnY e dell’italian Academy della Columbia University, verso le quali dimostra un grande interesse. D’altronde il suo è un ritorno a new
York. Avevo tratto preziose informazioni da una bella intervista che letizia Airos ha di
recente realizzato con natalia Quintavalle, che ne rivelano bene il pensiero, i propositi e
le doti umane e professionali. Tanto mi conferma il colloquio.
Peraltro, anche letizia ci raggiunge in Consolato, quando Gaetano Calà sta illustrando
al Console generale – accanto il Console laura Aghilarre – le molteplici iniziative che
Anfe Sicilia ha realizzato a new York negli ultimi anni, con la collaborazione del Consolato e dell’istituto di Cultura, tutte di notevole respiro culturale, come quella in preparazione per il 2012 che lumeggerà il contributo recato dai musicisti italiani al Jazz. Quindi
si fa cenno al Console generale delle altre iniziative che l’Anfe sta promuovendo su importanti tematiche, come la cittadinanza, sulle quali si ha modo di parlare nel corso d’un
incontro assai ricco di spunti, durato oltre un’ora. Siamo davvero molto grati al Console
generale, mentre ci congeda, per l’accoglienza e per il proficuo colloquio intrattenuto.
rientro in casa fratti a mezzogiorno. Trovo il drammaturgo nel suo studio mentre conversa di teatro con Claudio Angelini, già corrispondente della rai, per alcuni anni valente
direttore dell’istituto italiano di Cultura ed ora presidente della Dante Alighieri di new
York. Della nostra missione nella Grande mela devo ancora citare la partecipazione, la
sera dell’8 ottobre, ad una conviviale della federazione delle Associazioni Siciliane del new
Jersey, con quasi 450 ospiti. Ho avuto possibilità di svolgere un breve intervento, nel
corso della serata. Ho ringraziato con tutto il cuore la comunità siciliana per la vicinanza
e l’affetto dimostrati con gesti di solidarietà verso l’Aquila e le popolazioni colpite dal
terremoto. Proprio da loro il comune di Villa S. Angelo ha ricevuto una donazione di
450 mila dollari per la realizzazione d’una struttura di aggregazione sociale. Ci vedremo
dunque a Villa S. Angelo, questa la promessa, quando s’inaugurerà l’opera edificata con
il frutto della loro generosità.
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21 ottobre 2011
nUovi aUtori in ScEna a nEW YorK
nEl MESE DElla cUltUra italiana
neW YorK – Un ottobre particolarmente denso di eventi, quest’anno a new York,
nel mese che per tradizione, dal 1976, è dedicato alla cultura italiana, con il riconoscimento
delle massime istituzioni americane a rilevare il ragguardevole contributo italiano alla
vita intellettuale degli States. Uno speciale tributo, dunque, al 150° anniversario dell’Unità
d’italia, la scelta davvero opportuna del Comitato per l’Italian Heritage and Culture Month,
presieduto da Joseph Sciame e composto da insigni personalità della nostra cultura nella
Big Apple. Centinaia gli appuntamenti di rilievo che vanno dalla riflessione storica alle
mostre d’arte, dalla musica alla letteratura, dai convegni sull’emigrazione verso gli States
alle rassegne cinematografiche, dai focus sulle nostre eccellenze e alle vetrine sull’italian
style, con un posto di riguardo per il teatro, nella città dove il palcoscenico è elevato a
simbolo stesso della Grande mela che, a Broadway, conta centinaia di veri e propri
templi della drammaturgia e del musical.
Tra gli eventi teatrali risalta la rassegna sui nuovi autori italiani promossa, finanziata e
organizzata da mario fratti, il drammaturgo abruzzese che dal 1963 vive a new York
dov’è un’autorità indiscussa del teatro americano e mondiale. la rassegna, come ormai
da alcuni anni, propone il nuovo teatro italiano che trova difficoltà d’esprimersi nei teatri
del Belpaese. È un cruccio del grande drammaturgo che non si fa ragione della miopia
tutta italiana di trascurare i nostri autori, sovente di grande valore, per rappresentare
opere di stranieri. Una tendenza che fa torto alla nostra drammaturgia, per un esotismo
culturale incomprensibile e pernicioso per la nostra cultura teatrale, a fronte delle politiche
degli altri Paesi che impongono la messa in scena di quote definite del teatro nazionale,
com’è il caso degli Stati Uniti d’America.
ma veniamo alla rassegna Italian Theatre in New York, off Broadway, che ha dato l’incipit
teatrale al mese della Cultura, dispiegandosi dal 27 Settembre al 3 ottobre. le opere sono
Pubblicato in
CAnADA (italiani, il Postino)
STATi UniTi (i-italy)
SUD AfriCA (la Gazzetta del Sud Africa)
UrUGUAY (la Gente d’italia)
AGenZie inTernAZionAli: Aise, inform e Grtv
in iTAliA: Agorà magazine, Pagine Abruzzo, iammepress, il Capoluogo, l’ideale, Un mondo d’italiani,
fattitaliani, Politicamente corretto, Corriere Peligno, la Prima Pagina , inAbruzzo, Giulianova news,
Piazzagrande, Abruzzo italia, Vivicentro, Giornale di montesilvano, l’impronta, Chieti scalo, newson,
Siamo Abruzzesi, radio l’Aquila 1.
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state rappresentate nelle sale del Theater for the new City a manhattan, al 151 della first
Avenue, sulla 10a Strada. Questi, in stretto ordine alfabetico, gli autori andati in scena:
Annamaria Barbato ricci, Alberto Bassetti, enrico Bernard, Cinzia Berti, maricla Boggio,
Giovanna Chiarilli, Aldo formosa, renato Giordano, marcello lazzerini, Pierpaolo Palladino e maria Vittoria Solomita. lungo sarebbe darne compiutamente conto, ristretti
sono gli spazi editoriali. Giova tuttavia riportare, in pillole, qualche lacerto delle opere in
scena e il fulminante giudizio critico dello stesso mario fratti. Alla grandezza dell’autore
teatrale egli infatti associa la valentia del critico attento alle novità, come raccontano i suoi
saggi critici puntualmente presenti sul magazine domenicale del quotidiano America
oggi, dove dà conto di quanto si rappresenta nei teatri di Broadway. ecco le annotazioni
sulle opere. Di maria Vittoria Solomita il dramma Precari dentro, instabili a progetto. Precari,
giovani che discutono di disoccupazione e d’incertezza finanziaria e politica... Poche speranze e tuttavia decidono di non arrendersi. le cose cambieranno e ci sarà più giustizia in
futuro. È una devastante accusa contro la società italiana che sfrutta e non aiuta i giovani.
Uno dei più profondi drammi del nostro tempo, anche se l’opera non si rifugia nel nichilismo, ma si apre all’impegno civile per il cambiamento. Ben diretto da Carlo Giuliano,
con le magnifiche interpretazioni di laura Caparrotti e lucia Grillo.
Una vera rivelazione Giovanna Chiarilli, giornalista e autrice per la rai, di recente approdata alla scrittura teatrale. Sua l’opera Il miracolo. Due donne mature rivivono con
poesia i loro amori, mentre si scambiano gli appartamenti. mary Ann ha acquistato l’appartamento di Gabriella ... Si sentono amiche, si confidano ... Gabriella è stata aiutata la
sera precedente dall’ex marito ... Hanno riscoperto l’amore e il sesso in quella casa. Convincenti le prove delle brave attrici Gabriella mazza e mary Ann Principe. la Principe,
new York. il Theater for new City, nell’east Village.
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goFFreDo PaLMerini
mario fratti con
marcello lazzerini.
sempre presente nei festival del teatro italiano, è anche interprete delle opere Il segreto
della vita di Alberto Bassetti e L’attrice di Aldo formosa, recitate con l’attore e regista Stefano meglio. la commedia di Aldo Bassetti è una “prima notte” insolita. la moglie è
molto ingenua, nella prima notte non capisce che suo marito ha strane tendenze sessuali
... le accetta ... la seconda opera, scritta da Aldo formosa, rappresenta l’angoscia di
un’attrice che si sente al tramonto. matura d’età, s’addormenta in camerino e si risveglia
nel bel mezzo della notte ... Viene sorpresa che dorme in teatro dal suggeritore ... Si confessano, si stimano, si aiutano. Usciranno per riscoprire la vita al di fuori del teatro ...
Timori e dubbi spariscono.
Presente anche quest’anno in rassegna maricla Boggio, con la sua consueta perfezione
nel dialogo, nell’opera Spax. È il dramma d’una mussulmana che viene condannata per un
fallito tentativo d’attentato in ribellione all’invasore. Un’araba aveva accettato d’immolarsi
per combattere gli invasori della sua terra ... Vede un gruppo di bambini ... non ha il
coraggio di farsi esplodere ... Viene condannata lo stesso, dagli amici che si sentono traditi
e dai nemici che vogliono punire chi si ribella. molto applauditi La stazione di Cinzia Berti
e Impresa di Famiglia di Pierpaolo Palladino. La stazione. in stazione l’incontro insolito d’una
donna con il marito che credeva morto ... inizialmente non lo riconosce perché si è dovuta
fare una plastica chirurgica. È una spia, un agente segreto ... Dopo la sorpresa, lo accetta e
fuggono insieme, lei abbandonando un amante che aveva rimpiazzato il marito creduto
morto ... il ritorno all’amore vero. Impresa di famiglia è un’intricata matassa di corruzione e
imbrogli per evitare il fallimento dell’impresa commerciale di famiglia.
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nuovi auTori in sCena a new york
È ora il turno di Eclissi, della giornalista e
drammaturga Annamaria Barbato ricci. linguaggio ricchissimo ... Una donna è stata usata e tradita
da un uomo che lei amava e che sempre ha aiutato
... Commovente l’esplosione di rabbia. Theresa
Gambacorta, appassionata e meravigliosa, ha
commosso e sbalordito il pubblico con il feroce
attacco all’amante traditore. eccellente Annamaria
Barbato ricci, nella scrittura e nella narrazione
scenica. in repertorio anche la commedia di renato Giordano Il primo bacio, una rappresentazione
che ha coinvolto il pubblico, dove attrice e spettatori raccontano l’esperienza del primo bacio.
Un’idea molto originale. l’altra commedia in scena
è Don’t walk di enrico Bernard. Un immigrato
lotta e litiga con un semaforo che gli impedisce la
libertà ... modernissima avanguardia ... Si ride
molto. la rassegna si conclude con Ciao Marcello, del giornalista fiorentino marcello lazzerini. l’opera è un omaggio a marcello mastroianni e a sua moglie flora. Con Claudia
Godi, che ha diretto l’opera e recitato, la brava laura lamberti, il convincente massimiliano
Balduzzi nei panni di mastroianni, Giacomo rocchini e frank marzullo. il testo teatrale
di marcello lazzerini trae spunto dal volume Mastroianni e gli allegri ragazzi di Castiglioncello.
È la storia del più famoso e amato attore italiano vista da un’angolazione inconsueta:
quella del “garage” dei fratelli Ciucchi, trasformato, un po’ per gioco un po’ per comodità,
nel “Circolo delle quattro gomme lisce”. Due o tre sedie, per terra un rudimentale posacenere, alla parete un tabellone con le foto-tessera di brutti ceffi, cioè i soci del circolo,
ove ogni domenica mattina si svolge il rito, quasi una messa laica, del buffet a base di
caffè, bomboloni, vino e panini offerti gratuitamente ad amici e passanti.
mario fratti con
laura Caparrotti
e new York,
panorama con la
Statua della libertà.
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goFFreDo PaLMerini
marcello mastroianni.
Qui, marcello e gli amici si ritrovavano fuori dal clamore dei villeggianti o dei set cinematografici, per due chiacchiere, qualche sigaretta, una partitella a carte e molte, molte
risate e aneddoti su vite così diverse – l’attore ed il garagista, il sindaco e il calciatore, il
collezionista d’arte e il fisioterapista – vissute con l’autoironia e la consapevolezza d’essere
vicini alla fine della corsa, con le gomme consumate. lisce, appunto. Silvia è una giovane
giornalista alla ricerca del “covo” creato da Paolo Panelli e marcello mastroianni, amici
da sempre. l’inizio è tutt’altro che incoraggiante per gli scatti di gelosia di flora, unica
moglie del grande latin lover. Poi, facilitata dagli amici del singolare “circolo”, ne ottiene
la simpatia e la fiducia, primo gradino per arrivare al “divo”, sempre in viaggio, sempre
al telefono. la fortuna l’assiste e, quando ormai sembrava arrendersi, ecco che appare
marcello. Stanco, ma disponibile ad aprirsi alla timida ed intraprendente giornalista alla
caccia di uno scoop. Attraverso le testimonianze di marcello, flora e degli amici, Silvia
apre una finestra sul mondo pubblico e privato dell’attore, incontrando fellini, le donne
e i registi di marcello, la sua amata famiglia, nonché una certa idea del cinema, del teatro,
della vita. Di fellini viene a sapere d’un progetto mai realizzato, dal titolo quasi profetico:
La Mala Vita. e scopre soprattutto il marcello antidivo, con la sua grandezza ed il suo
disincanto verso un lavoro che ha amato fino alla fine, assecondato da flora, donna di
grande intelligenza e fascino. ma proprio al momento di accomiatarsi, Silvia riceve una
triste e dolorosa confidenza di flora, un segreto di cui non potrà, né vorrà riferire, che
getta un’ombra di tristezza su una straordinaria, gaia e irripetibile – dal lato umano e
professionale – domenica d’agosto del 1995.
C’è infine da segnalare la trasposizione cinematografica dell’opera teatrale Holy Money
di enrico Bernard, messa in scena nella rassegna dell’anno scorso. Bernard l’ha trasposta
nel film in lingua inglese The last Capitalist, che egli stesso ha diretto, in una coproduzione
italia, Svizzera e Usa (new World film – entertainmentart – Kast). interpretata da
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nuovi auTori in sCena a new york
martin Kuhner, Andre Vanmarteen e Ava mihalievjc, attice anche nella versione teatrale,
ha le musiche originali di Aldo iacobelli, prodotte da Protosound Poliproject di Chieti.
il film è stato presentato in sala a new York il 14 ottobre, con ottimi riscontri di pubblico
e di critica, mentre la prima mondiale si è tenuta l’11 ottobre a Toronto presso l’innis
Town Hall, ospite dell’istituto italiano di Cultura della metropoli canadese. il film narra
d’un anziano e smemorato plurimiliardario americano, ritiratosi in un casale nei dintorni
di Siena. riceve la visita d’una ragazza che si presenta come una giovane broker di Wall
Street. il magnate comincia il gioco della seduzione con l’avvenente e apparentemente
ingenua visitatrice. le cose però non stanno proprio come sembrano e la donna svela il
vero motivo della sua visita: mettere sotto processo il tycoon della finanza mondiale. il
film, con toni da commedia americana e con un finale divertente e ricco di significati, affronta il tema serio dell’exit strategy da un sistema economico che produce crisi e disastri
mentali, come la memoria (e la coscienza) del magnate che va a sprazzi. Segno che il capitalismo ha smarrito o dimenticato la sua funzione politico-democratica? il film offre
molti spunti per un intenso e attualissimo dibattito.
new York,
Central Park.
Enrico BErnarD è nato a roma nel 1955. Dopo la laurea in filosofia intraprende un percorso
artistico complesso ed eccentrico, scandito da ruoli ed abilità molteplici e complementari. È infatti
drammaturgo, giornalista, saggista, traduttore, editore, regista cinematografico. Ha ideato e curato
Autori e drammaturgie, prima enciclopedia del Teatro italiano contemporaneo. Ha composto 22 opere
teatrali, di cui 12 rappresentate e 4 (Un mostro di nome Lila, Loreley & Nyx, Prigioniero della Sua Proprietà,
La voragine) tradotte e rappresentate in inglese, francese e tedesco. nel 1992 ha fondato il “Teatro Snaturalista”, ispirato ad una visione drammaturgica entusiasticamente accolta e condivisa da Dario fo.
Ha tradotto in italiano opere di Johann ludwig Tieck e Adalbert von Chamisso. È stato più volte
invitato negli Stati Uniti e in Canada per conferenze e seminari presso le Università di middlebury,
Toronto, mississauga, Kingston e Weston Salem. The last capitalist è la sua ultima produzione cinematografica, tratta dalla sua opera teatrale Holy money, rappresentata già con successo a roma e a new
York. il film è stato girato da attori americani nello splendido scenario della Toscana.
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2 novembre 2011
QUattro GranDi artiSti contEMPoranEi
nElla BaSilica Di collEMaGGio
l’AQUilA – l’arte contemporanea offre la sua testimonianza e la sua partecipazione
diretta per iniziare a colmare i vuoti rovinosi lasciati dal terremoto aquilano del 2009,
con l’auspicio d’un cammino concreto verso l’effettiva ricostruzione d’un tessuto storico,
architettonico e sociale letteralmente devastato, con il contributo di pittori visionari che
guardano all’arte come principio generatore da cui ripartire, come matrice d’una nuova
coscienza aurorale. A l’Aquila, una rinascita e una nuova alba, morali e sociali, auspicate
dall’arte in uno dei luoghi più amati, simbolici e carichi di storia civica, fra quelli colpiti
dal terremoto del 2009: la Basilica di Santa maria di Collemaggio, fondata nel 1287 per
volere di Pietro da morrone, laddove il 29 Agosto 1294 egli fu incoronato Papa Celestino
V, donando alla città e al mondo la Perdonanza, il primo giubileo della cristianità, che da
717 anni si celebra dai vespri del 28 Agosto a quelli del giorno successivo. ecco allora la
proposta d’un dialogo emozionante fra tradizione e modernità nel cuore storico dell’Aquila, in una singolare esposizione e catalogo curati dal critico Gabriele Simongini, attraverso le opere di quattro grandi della pittura contemporanea – uno scomparso e tre
tuttora felicemente operanti – votati a diverse e personali modulazioni dell’Archè mediterraneo: Vasco Bendini, luigi Boille, marcello mariani, Giulio Turcato. lungo le navate
laterali della basilica sono rimasti vuoti quattro grandi pannelli prima occupati dalle imponenti tele seicentesche di Carl ruther, messe in salvo dopo il terremoto. ora, a partire
dal 29 novembre, le opere dei quattro insigni artisti contemporanei andranno a colmare
temporaneamente quelle lacune col loro linguaggio di luce e colore, lanciando un invito
a reagire costruttivamente a quella drammatica calamità naturale, ma anche all’indifferenza
di chi sembra aver abbandonato gli aquilani nell’impresa della ricostruzione.
idealmente queste opere tracciano uno spazio sacrale dell’arte che dialoga con quello
della basilica sotto il segno di una presenza della pittura “portata per il pudore, il riserbo, il
non detto”, per parafrasare Jean Clair. Va infine rimarcato che la partecipazione di marcello
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CAnADA (italiani)
AGenZie inTernAZionAli: Aise e inform
in iTAliA: Agorà magazine, 24 ore news, Gdapress, l’Arca di noè, il Centro, Pagine Abruzzo, Abexpress, il Capoluogo, fattitaliani, Politicamente corretto, Corriere Peligno, la Prima Pagina , inAbruzzo,
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Abruzzoweb, Abruzzo 24 ore.
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mariani, artista aquilano che nel terremoto ha perduto la casa e lo studio,
assume un valore d’una testimonianza
fortemente significativa. Queste le
opere dei quattro artisti, che saranno
in mostra a Collemaggio.
vaSco BEnDini (Bologna, 1922):
il Soffio ViTAle
1) La memoria conserva n. 2, 2001, tempera acrilica su tela, cm.200x180;
2) La sera del giorno n. 2, 2003”, tempera acrilica su tela, cm.200x180.
eccezionalmente si ipotizza d’esporre in orizzontale, per terra, un’altra opera di Bendini,
posta in una teca trasparente lunga circa due metri e larga uno, intitolata “Celestino V”:
ha grande valore simbolico, perché la Basilica di Santa maria di Collemaggio fu costruita
proprio per volere di Pietro Angelerio, poi diventato Papa Celestino V, e dal 1327 custodisce le sue spoglie.
lUiGi BoillE (Pordenone, 1926): il SeGno
1) Arabesco-zen nero, 1973, olio su tela, cm.195x150
2) Arabesco-zen bianco, 1974, olio su tela, cm.195x150
MarcEllo Mariani (l’Aquila, 1938): il SACro
Forma archetipa, 1996, olio e tecnica mista su cartone, cm.213x300
GiUlio tUrcato (mantova, 1912 - roma, 1995): lA lUCe CoSmiCA
Trittico Porta d’Egitto, 1973, tecnica mista su tela, cm.230x390
la mostra, dopo essere stata eccezionalmente ospitata all’Aquila, nella Basilica di
Collemaggio, dal 30 novembre al 21 Dicembre 2011, approderà a roma, nella Sala del
in alto,
la navata centrale
della Basilica
di Collemaggio
e, a lato, l’altare
maggiore.
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goFFreDo PaLMerini
Giulio Turcato.
marcello mariani.
Giubileo del Complesso del Vittoriano, dal 25 Gennaio al 12 febbraio 2012. Tre grandi
artisti contemporanei, con la loro partecipazione diretta e un maestro storico dell’astrattismo italiano, hanno offerto tramite le loro sette opere la propria testimonianza per
iniziare a colmare i vuoti rovinosi lasciati dal terremoto aquilano del 2009. È l’auspicio di
un cammino concreto verso un’effettiva ricostruzione di un tessuto storico, urbanistico
e sociale letteralmente devastato. e ciò avviene, si diceva, in uno dei luoghi più emblematici
e carichi di storia dell’Aquila, a Collemaggio, appunto, nella basilica nata per volere di
Pietro del morrone, il fondatore dell’ordine dei monaci Celestini, sulla regola di San Benedetto, che lì scelse d’essere incoronato Papa nel 1294.
Questa testimonianza artistica, volta a sensibilizzare l’opinione pubblica sull’emergenza aquilana, giungerà poi a roma, nel cuore del centro storico, per continuare a portare
con forza il suo messaggio e per proporre quasi un gemellaggio culturale fra l’Aquila e la
Città eterna. l’evento, realizzato con il sostegno del fondo europeo di Sviluppo regionale
Por-feSr 2007-2013, è stato promosso dal Servizio Politiche Culturali della regione
Abruzzo. l’esposizione, a cura di Gabriele Simongini, è realizzata da Comunicare organizzando in collaborazione con l’Associazione Culturale “l’Angelo ribelle”.
Vasco Bendini, luigi Boille, marcello mariani, Giulio Turcato sono quattro pittori visionari che guardano all’arte come principio generatore da cui ripartire, come matrice
d’una nuova coscienza aurorale. Una rinascita e una nuova alba morali e sociali, auspicate.
Quattro grandi artisti che pur nelle diverse esperienze individuali hanno tutti attinto ad
un’idea originaria (arché) dell’arte intesa come vocazione sensitiva e spiritualmente laica,
con un’aspirazione al sublime: un sublime mediterraneo, magmatico, colmo di memorie
archetipe tramite palinsesti dipinti in cui i segni di un umano universale si mescolano
con quelli di un umano individuale.
Sono sudari di luce perduta e ritrovata a frammenti, a flash rapsodici, i soli permessi
nel mondo attuale, orfano dell’idea di totalità armonica. Per ognuno di loro è stato appunto
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quaTTro granDi arTisTi ConTeMPoranei neLLa BasiLiCa Di CoLLeMaggio
luigi Boille.
Vasco Bendini.
individuato un elemento archetipo e fondante della propria ricerca, che si apre anche ad
implicazioni più universali: il soffio vitale per Vasco Bendini; il segno-colore per luigi
Boille; il sacro per marcello mariani; la luce cosmica per Giulio Turcato. ma ad ognuno di
loro, e basta guardare le opere per accorgersene, si potrebbe anche attribuire, quasi per
innata prelazione, uno dei mitici quattro elementi originari del cosmo secondo gli antichi
filosofi: l’acqua per Bendini, l’aria per Boille, la terra per mariani e il fuoco per Turcato.
in occasione della mostra al Vittoriano, in roma, le opere saranno affiancate dal reportage fotografico che documenta l’allestimento in Santa maria di Collemaggio. l’opera
“Celestino V”, di Vasco Bendini, sarà donata dall’artista alla regione Abruzzo. il catalogo,
edito da Gangemi, recante un saggio critico di Gabriele Simongini, un testo di Bruno
Vespa e una testimonianza di Goffredo Palmerini, contiene la riproduzione delle opere
esposte e le immagini dell’allestimento nello straordinario contesto della Basilica di Santa
maria di Collemaggio. Scrive, tra l’altro, Gabriele Simongini nel bel saggio critico in
catalogo: «[...] In occasione di questa mostra s’intende proporre emblematicamente attraverso l’arte un
principio originario e sacrale di rifondazione e ricostruzione, che riguardi contestualmente l’arte stessa. E
non poteva esserci luogo più adatto di questo per le ferite che porta ma anche per la profonda spiritualità di
una Basilica nata dal sogno, dalla volontà e dall’amore dell’eremita Pietro da Morrone, che la fondò nel
1287, vi fu incoronato Papa Celestino V nel 1294 per poi esservi sepolto dopo la morte. Un luogo che
accoglie la prima Porta Santa del mondo ed in cui, sempre Celestino V, istituì la Perdonanza, celebrazione
religiosa che anticipò di sei anni il primo Giubileo del 1300. E chissà – continua Simongini – forse
tanti artisti contemporanei pieni di vanagloria e ricoperti d’oro dovrebbero prendere ad esempio l’umiltà e la
semplicità del santo eremita. [...] Così, in questo luogo in cui da settecento anni arte e spiritualità dialogano
senza soluzione di continuità, l’arrivo sia pur momentaneo e discreto di opere contemporanee si inserisce a
pieno titolo in una trasmissione secolare di esperienze e non intende avere alcun aspetto provocatorio o
destinato al puro e semplice intrattenimento. È proprio vero, come ha scritto Gustav Mahler, che “la
tradizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri”. Questa mostra si pone esattamente su tale linea».
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16 novembre 2011
franco anGEloSantE
in MoStra al vittoriano
con SPAZIO E VOLUME
l’AQUilA – Un altro artista aquilano conquista un luogo d’elezione, qual è il complesso
del Vittoriano, nella Capitale. negli spazi espositivi che l’Altare della Patria custodisce
nel suo seno approda franco Angelosante, con 25 opere che descrivono il suo poliforme
percorso artistico, una sintesi sufficientemente narrativa del suo eclettismo, della spiccata
propensione alla ricerca e alla sperimentazione pittorica. Sarà dunque una tappa importante
per l’artista, con un’impegnativa personale nella Sala del Giubileo che dal 18 novembre
prossimo resterà in esposizione fino al 14 Dicembre. Promossa dall’Associazione Culturale
methafora e allestita da Comunicare organizzando, la mostra Spazio e Volume. Metafora
contemporanea e technology art gode del patrocinio della Direzione regionale per i Beni Culturali e Paesaggistici d’Abruzzo e della Guardia di finanza, Gruppo Tutela del Patrimonio
Archeologico. il 18 novembre, alle ore 18, l’inaugurazione della mostra. l’evento è
curato da Cristina Bettini, con francesco Giulio farachi e massimo rossi ruben dei cui
contributi critici s’avvale l’elegante e corposo catalogo pubblicato da Cangemi editore.
franco Angelosante è una persona di grande affabilità, per quanto riservato possa
apparire, ma senza quelle supponenze e quei tratti di bizzarra alterigia che talvolta una
certa genìa d’artisti ostenta, nelle esteriorità, nei gesti e nelle relazioni interpersonali.
nulla di tutto questo inquina la bonomia e la gentile discrezione di questo artista versatile,
raffinato e sensibile, la cui vena creativa palesata assai precocemente ha accompagnato
man mano negli anni la ricerca e sperimentazione, nel colore e nello stile intesi al plurale,
che oggi formano la sua cifra. franco Angelosante è nato nel 1957 a l’Aquila, dove vive
e lavora. l’infanzia e l’adolescenza rivelano la sua spiccata propensione per la creatività
artistica, la naturale dimestichezza per i colori. la sente innata come passione vitale, motivazione esistenziale, la ragione stessa d’una formazione assidua e volontaria, praticamente
autodidattica. i primi passi li compie con un percorso che si nutre ogni giorno nello
studio dal vero della figura umana e del paesaggio. A soli 13 anni la sua prima mostra,
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CAnADA (italiani)
GrAn BreTAGnA (l’italo europeo)
AGenZie inTernAZionAli: Aise e inform
in iTAliA: Agorà magazine, 24 ore news, Gdapress, Un mondo d’italiani, il Centro, Pagine Abruzzo,
il Capoluogo, fattitaliani, Politicamente corretto, Corriere Peligno, Vivicentro, la Prima Pagina , roccaflea, inAbruzzo, Giulianova news, Giornale di montesilvano, inAbruzzo, l’impronta, Chieti scalo,
newson, Abruzzoweb, Aquila Tv, radio l’Aquila 1.
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nella hall d’un albergo aquilano. Quasi un imprinting di quella che sarà la sua vita. Con
un impegno e un’applicazione senza risparmio, conquista man mano, insieme alle conoscenze della storia dell’arte, la padronanza nell’uso del colore, delle tecniche e delle
forme espressive. A metà degli anni Settanta, attratto dalla pittura metafisica dei morandi,
Carrà, Savinio e sopra tutto De Chirico, inizia un singolare percorso pittorico dove i richiami a quel movimento artistico e a talune espressioni surrealiste costituiscono gli elementi di base per perfezionare la sua tecnica, l’esplorazione continua di nuovi orizzonti
creativi, mentre realizza un consistente corpus di pregevoli opere che avvertono radicamento e ispirazione a quelle tendenze espressive.
franco Angelosante, nel suo atelier.
Quasi due decenni d’approfondimento sul magma avanguardistico del novecento
italiano accompagnano l’artista in un intenso viaggio lirico-recitativo che fin dagli anni ottanta del secolo scorso conosce notevole apprezzamento, consensi e numerosi riconoscimenti di rilievo istituzionale. Proprio nel tracciato delle trans-avanguardie Angelosante definisce una sua singolare connotazione nel rappresentare con rara capacità di suggestione
il movimento, nelle masse antropomorfe come nelle individualità, che trova l’acme d’espressione nei dipinti a tema agonistico e sportivo. Di particolare richiamo le tele che s’ispirano
al rugby, disciplina che con l’Aquila è intimamente connaturata, nello spirito sportivo e
persino nell’indole della sua gente. All’alba del terzo millennio Angelosante inizia ad occuparsi di scienza applicata all’arte, realizzando straordinari polimaterici ed installazioni
d’astrazione cosmica e futuristica, intrisi da un profondo interesse per il trascendente. nel
2005 l’artista riscrive il proprio manifesto, votandosi alla Technology Art ed avviando la produzione di opere dominate da un certo meaning metafisico, qualificate dall’utilizzo di componenti elettroniche coniugate alla personale passione per l’astronomia. l’esposizione
d’una sua opera nell’ambito delle manifestazioni culturali correlate al Summit G8, tenutosi
all’Aquila in luglio del 2009, dischiude all’artista le porte della critica e dell’establishment
culturale, conferendo a franco Angelosante notorietà internazionale.
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goFFreDo PaLMerini
Una delle opere
in esposizione
al Vittoriano.
ma veniamo ora alla mostra allestita al Vittoriano. nella grande Sala del Giubileo,
situata nel lato destro dell’Altare della Patria (ingresso da via San Pietro in Carcere),
l’esposizione conta 25 opere, dipinti su tela e tavola, polimaterici e istallazioni. l’assortimento delle opere, secondo la scelta dell’artista e dei curatori della mostra, è certamente
in grado di mostrare al meglio l’universo artistico del maestro abruzzese. Spazio e Volume.
Metafora contemporanea e technology art il titolo dell’esposizione. Spazio e Volume sono due
elementi correlati della nostra esperienza, essenza e misura dell’umana percezione dell’esistente. nella produzione di franco Angelosante acquistano una fisicità modellabile
che l’artista utilizza per creare la scomposizione dei piani fisici e dei campi visivi sia
interni che esterni alle realizzazioni. il lavoro di Angelosante si fonda su una tecnica personalissima che coniuga la pittura con l’impiego di materie diverse e con l’inclusione
nelle opere di congegni d’illuminazione e movimento. Così le creazioni sono a metà
strada fra il quadro, la scultura, l’installazione. Di conseguenza la visione si arricchisce di
altre e più significative suggestioni: dalla vibrazione luminosa, alla mutevolezza dinamica,
allo sbalzo prospettico e plastico.
franco Angelosante definisce la propria maniera di creare Technology Art, in quanto la
tecnologia dei materiali, quella delle applicazioni e degli strumenti, quella delle luci e dei
flussi di energia entrano a far parte dell’opera d’arte come componenti essenziali e costitutivi, non aggiunte o variazioni alle tecniche tradizionali d’espressione artistica, ma
termini di una vera e propria nuova forma di linguaggio. e come nuovo linguaggio, la Technology Art è il modo più avanzato e coerente di rendere compiutamente il senso del contemporaneo, ovvero la forma espressiva meglio in grado di tradurre, e quindi di far comprendere, i dubbi, le paure, i problemi, le contraddizioni, gli errori, ma anche la capacità
di bellezza, le ambizioni, i desideri alati, il genio e l’ingegno dell’uomo di oggi. l’esposizione
segue il filo d’un percorso che l’artista ha delineato per collocare i suoi lavori all’interno
di questo ambito e momento storico così ben individuati e caratteristici. in tal senso,
l’evento è stato pensato come l’articolarsi d’una rappresentazione, realizzato quindi come
un’opera ulteriore e a sé stante. la presenza dei polimaterici, delle rappresentazioni di at86
FranCo angeLosanTe in MosTra aL viTToriano
mosfere extra-terrestri e surreali, dei sistemi elettronici e cibernetici, delle visioni spirituali
e mistiche, disegna lo spazio, definisce i volumi, apre dimensioni d’infinito.
Si diceva del corposo catalogo (160 pagine) che documenta la mostra, pubblicato da
Cangemi editore. Curata ed efficace la selezione delle opere, notevole l’apparato critico
dove francesco Giulio farachi scrive:
«Come è evidente a chiunque abbia una frequentazione anche superficiale della produzione artistica
degli ultimi decenni Franco Angelosante si distingue assolutamente dalla maggior parte degli altri protagonisti dell’arte contemporanea. La sua diversità sta intanto nella autonomia e nella distanza, vorremmo dire caparbia, da scuole, movimenti, correnti, mode; ma poi soprattutto nell’invenzione di un
procedimento creativo che è diventato cifra espressiva personale e distintiva. Le opere dell’artista
abruzzese nascono da una felice intuizione tecnica e poetica, in cui si miscelano senso della esecuzione
demiurgica e attenzione di fronte ai grandi temi della contemporaneità: da una parte cioè opera una
sfida intima con i mezzi e le materie del “fare” che l’estro dell’artista conduce e conforma lungo i
sentieri della fantasia, delle emozioni, delle personali fascinazioni; dall’altra, si manifesta un’esigenza
ferrea a ricercare i ritmi del presente, a interpretare i grandi temi dell’esistenza attraverso le chiavi –
immaginative, conoscitive, identificative – della contemporaneità [...].
Angelosante attraverso la contaminazione del dipinto e della rappresentazione con la meccanica degli elementi e l’elettronica dei congegni, ragiona la complessità del contemporaneo, racconta l’avventura umana
come il comporsi, spesso risolto, spessissimo irrisolto, di tutte le tensioni che oggigiorno su quell’avventura
agiscono. E ovviamente sono le tensioni che dirigono i cambiamenti e gli adattamenti fra l’uomo, il suo
corpo, il suo pensiero e il mondo esterno. Sono le tensioni che agiscono in un tempo come quello attuale,
caratterizzato dallo sviluppo tecnologico e dalla velocità di scambi e innovazioni che tale sviluppo consente,
e che pure impatta su aspirazioni, paure e desideri, su stati d’animo e di relazione che risalgono i
in alto, Methafora, particolare.
A lato, La Croce,
esposta al Vittoriano.
87
goFFreDo PaLMerini
millenni di formazione della coscienza dell’uomo. La
tecnologia altro non è che estensione degli “attrezzi”
fisici e cognitivi con i quali l’uomo si relaziona con il
mondo, è l’insieme delle “protesi” che permette di accrescere le capacità del corpo, ma anche di dilatare le
facoltà culturali, spirituali, analitiche. Ma tanto il
progresso tecnologico consente questa espansione, tanto
al tempo stesso la condiziona e la uniforma. Con
l’accelerazione così repentina e invasiva degli ultimi
decenni, l’equilibrio fra aspetti positivi e aspetti negativi si fa sempre più incerto, sempre più problematica
diventa la prospettiva con cui l’uomo considera sia il
circostante che la propria interiorità.
Quella che Angelosante definisce Technology Art allora non è maliziosa applicazione spettacolare di
effetti, espressione di un mero valore stilistico orientato alla suggestione percettiva. Invece la connessione
fra ardita ingegneria delle materie, impressione visiva e pensiero che scruta e ordina il fondarsi di ogni
equilibrio formale diventa l’occasione e il dispositivo per lanciare uno sguardo sensibile sul modo con il
quale l’uomo oggi si ambienta nell’universo, su come lo va pensando e su come lo agisce. Il confine fra
realtà naturale e realtà artificiale, fra ambito fisico e territorio dell’immaginario, fra condizionamenti
esteriori e ricerca intima di verità viene interamente ripercorso con questi lavori, che non sono quadri,
installazioni, sculture, ma veri e propri congegni di mobilità e illuminazione, apparecchiature della
fantasia per sondare la consapevolezza del presente. La percezione artistica è il sistema di transizione
che aiuta a scuotersi dalla distraente contingenza, e a trasferire sul presente reale e nel futuro qualcosa
che appartiene profondamente all’uomo e che nell’uomo stabilmente risiede, la qualità della sua anima,
della sua razionalità come delle visioni mitiche e utopiche, della sua brama di riscatto e salvezza [...]».
Ancora altre efficaci argomentazioni critiche apporta francesco Giulio farachi per
lumeggiare efficacemente l’interiorità e la densità dell’arte di franco Angelosante, specie
in quella garbata e nondimeno costante ricerca del trascendente nelle sue opere.
«Franco Angelosante riesce a far percepire la contiguità fra l’infinito fisico dello spazio cosmico, quello
creativo delle realizzazioni umane, quello spirituale della dimensione del divino e del sacro. Dagli
scenari extra-terrestri, puntinati di led e profondi di distanze incolmabili, si passa agli ambiti umani,
fulgenti di elettricità ed esorbitanti di connessioni. Sul medesimo giro di parete, la perfezione spettacolare
dei cieli stellati si raggruma in congetture di umanità, sempre in bilico fra l’utopia e la velleità. Metropolis, Genesi e Clone, fra le altre, sono l’infinitezza dei paradossi umani, e sono anche quello
stesso universo di stelle e galassie, e universo d’intelligenza, che si osserva e si reinventa, che prova a
pensare sé stesso. E infine, la grande Croce. Occupa ogni prospettiva questo infinito dell’anima,
punto ed estensione che rende stabile la fitta rete di correlazioni fra tutte le opere, e insieme autonomamente riflette la coscienza di una realtà inquieta e complessa, contraddittoria. È il mistero che
incalza la dimensione immanente del reale».
in alto. franco Angelosante, Autoritratto.
Pagina a lato. roma, il vernissage della mostra al Vittoriano.
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FranCo angeLosanTe in MosTra aL viTToriano
non resta che attendere con vivo interesse l’apertura della mostra di franco Angelosante, pittore abruzzese di grande sensibilità: una visita al Vittoriano permetterà di conoscere ed apprezzare il suo contributo di valori e d’emozioni attraverso i segni e le
espressioni del suo talento artistico.
Per concludere, solo una breve annotazione sul Vittoriano, monumento certamente
noto, ma del quale sovente sfuggono origine e particolarità. Alla morte di Vittorio emanuele ii, nel 1878, si decise d’innalzare un complesso monumentale al Padre della stagione
risorgimentale e dell’Unità d’italia. Al bando di concorso per l’idea progettuale 98 furono
le proposte, tra le quali la commissione reale, all’unanimità, scelse quella del giovane architetto marchigiano Giuseppe Sacconi. S’ispirava ai grandi complessi classici, come
l’Altare di Pergamo e il santuario della fortuna Primigenia, nell’antica Praeneste, l’attuale
Palestrina. il monumento fu pensato come un foro aperto ai cittadini, realizzato in una
sorta di agorà sopraelevata nel cuore dell’antica città imperiale, simbolo dell’italia unita
dopo la roma dei Cesari e dei Papi. Dal 1885, tre anni furono necessari solo per gli
espropri e le demolizioni nelle adiacenze del Campidoglio, quindi per la demolizione
d’un vasto quartiere medioevale a ridosso di Palazzo Venezia che si completò nel 1928
con l’abbattimento della seicentesca Chiesa di Santa rita, situata ai piedi della Scalinata
dell’Ara Coeli, poi riedificata nei pressi del Teatro marcello.
l’assetto urbanistico dell’area, con la costruzione del Vittoriano, cambiò radicalmente.
la statua equestre di Vittorio emanuele ii, fulcro del monumento, realizzata dallo
scultore enrico Chiaradia, fu completata da emilio Gallori. nel 1905, con la morte di
Sacconi, i lavori proseguirono sotto la direzione di Gaetano Koch, manfredo manfredi
e Pio Piacentini. il complesso monumentale venne inaugurato da Vittorio emanuele iii
il 4 Giugno 1911 in occasione dell’esposizione internazionale per il Cinquantenario dell’Unità d’italia. nel 1921 vi furono collocate in un sacello le spoglie del milite ignoto, un
caduto della Grande Guerra rimasto senza nome. il complesso del Vittoriano, in perfetto
stile neoclassico, interamente ricoperto di marmo bianco botticino e costruito con
tecniche avanzate per l’epoca, celebra la grandezza e la maestà di roma, eletta al ruolo di
legittima capitale d’italia, rappresentando l’unità del Paese e la libertà del suo popolo.
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17 Dicembre 2011
UN GUANCIALE DI NUVOLE AZZURRE
antoloGia Di BrUno SaBatini
l’AQUilA – È uscito in questi giorni, per i tipi delle edizioni libreria Colacchi, la bella
antologia (1978-2011) di scritti e liriche Un guanciale di nuvole azzurre di Bruno Sabatini. il
prezioso volume, trapunto da immagini di dipinti e disegni dell’Autore, verrà presentato
a l’Aquila lunedì prossimo, 19 Dicembre alle ore 17, all’Auditorium Sericchi della
Carispaq, in via Pescara, con gli interventi di Walter Capezzali, presidente della Deputazione Abruzzese di Storia Patria, mario narducci, direttore di TvUno, e di luisa Prayer,
musicista e docente del Conservatorio “Alfredo Casella”. Gli attori Tiziana Gioia e
Sergio marziani declameranno versi e brani dal volume, Giada masi, Samuel Casale,
Claudia Vittorini e matteo esposito eseguiranno musiche di Debussy, rodrigo e Petrassi.
Una serata dalle emozioni intense, quella che si prospetta, non solo un viaggio sul
percorso letterario di tre decenni attraverso una curata selezione di scritti e liriche di
Bruno Sabatini, legati da testimonianze critiche di indubbio rilievo: da laudomia Bonanni
a Giuseppe Porto, da Giovanni Pischedda a nicola Ciarletta, da Carlo rao a Vittoriano
esposito, da Giuseppe Cazzaniga a renato minore, da liliana Biondi a mila marini, da
Patrizia Tocci ad altri ancora. ma anche un viaggio attraverso le altre arti, sensibilità e
passioni che dell’Autore definiscono con delicatezza e pertinenza la grande umanità di
uomo dal “multiforme ingegno”, ricco di valori autentici e profondi. l’antologia reca
pagine scelte dai volumi di liriche La Lezione del Vento (1978 e 1980, le due edizioni), Il
Tamburo del Pagliaccio (1986), Via Crucis (1990), Diario di Capri (1994), I Canti della Roccia
(1996), Carrozza di Posta (2003) e Sul Trono di Zeus (1999), il racconto-diario scritto con
Antonio Cordeschi sul viaggio che l’Autore e l’insigne classicista aquilano compirono in
Grecia, guadagnando le vette del Parnaso e dell’olimpo lungo le tracce in cui affondano
le radici della nostra cultura.
È bene premettere, per quanto la garbata semplicità del tratto e la spiccata modestia
non lo facciano preludere in chi non lo conosce, che l’incontro con Bruno Sabatini
rivela sempre un vero e proprio universo di sensibilità che spaziano dalla letteratura all’arte, dalla musica all’amore per la montagna, dalla medicina all’umanesimo. in questo
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CAnADA (italiani)
AGenZie inTernAZionAli: Aise e inform
in iTAliA: il Centro, Agorà magazine, fattitaliani, Politicamente corretto, 24 ore news, il Capoluogo,
Giulianova news, Corriere Peligno, newson, inAbruzzo, l’impronta, Giornale di montesilvano, Chieti
scalo, Giulianova news.
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Bruno Sabatini.
caleidoscopico mondo interiore Bruno Sabatini intreccia i suoi interessi culturali, il cammino sulle vie della bellezza e dell’armonia, la sua attenzione profonda per l’uomo e per
i valori per i quali è degno vivere. Un incontro con Sabatini è sempre un’esperienza
feconda che arricchisce dentro, che ha il pregio di riconnettere i fili del nostro vivere alla
terra che ci ha generati, alle radici della nostra antica civiltà, ai sentimenti che attingono
al travaglio secolare delle genti di montagna, alle vicende della nostra storia, sulla traccia
d’una rivelazione che si nutre della generosità dell’idioma, della cangiante versatilità dei
colori, della raffinatezza dei timbri espressivi della sua poesia.
Bruno Sabatini è tutto questo ed oltre: medico, poeta e scrittore, pittore e alpinista,
musicofilo e umanista. nato nel 1928 a Secinaro, in provincia dell’Aquila, grazioso borgo
arrancato ai contrafforti del Sirente, nel 1953 si laurea in medicina e Chirurgia all’Università
di roma e nel 1957 si specializza a Perugia in ostetricia e Ginecologia. Ha prestato
servizio come specialista fino al 1993 presso l’ospedale Civile dell’Aquila. Per la sua
attività letteraria nel 1980 è chiamato a far parte dell’Associazione medici Scrittori italiani
(AmSi) e nel 1988 viene nominato socio accademico del Gruppo italiano Scrittori di
montagna (GiSm) presieduto all’epoca da Giulio Bedeschi, l’autore di Centomila gavette di
ghiaccio. Sue liriche sono presenti in alcune antologie.
Per la poesia ha vinto numerosi concorsi nazionali: nel 1987 il 1° Premio al concorso
“Val formazza” per la sezione Poesia di montagna; nel 1992 il 1° Premio al concorso
“Tommaso di Valmarana”; nel 1996 il 1° Premio al concorso nazionale di Poesia “la
Serpe d’oro” riservato ai medici italiani. Così Carlo rao scrisse su Bruno Sabatini, nel
1988, in occasione del Premio nazionale di Poesia “Aldo Spallicci”:
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«L’alto e il basso, il trasalimento ed il ripiegamento, l’azzurro e il grigio, l’andare e il fermarsi sono
i poli bitonali su cui si muove l’itinerario di Sabatini. E il tutto in pochi versi, di nitore verlainiano,
quasi privi di connotazioni aggettivali eppur così densi di quella umoralità lirica che proprio nel
coagulo si raccoglie e pulsa senza che alcun ‘ismo’ di ritorno ne smorzi sapore e pulizia».
negli anni Sessanta del secolo scorso per Bruno Sabatini inizia una magnifica avventura
nelle arti figurative. nel 1971 la sua prima partecipazione ad una mostra collettiva, dove
viene apprezzato ed incoraggiato da affermati artisti quali Angiolo mantovanelli e Giuseppe Centi. Tra i soci fondatori dell’officina Culturale 77, prende parte a tutte le iniziative espositive dalla stessa promosse e a quelle del Gruppo d’Arte Saturnino Gatti del
quale è componente. Ha partecipato a mostre collettive nazionali e internazionali di
medici pittori: a Trani, riccione, evian les Bains, Barcellona, Cortina d’Ampezzo e Saluzzo. numerose le mostre in Abruzzo, personali e collettive. Dal 1964 Bruno Sabatini è
socio del Club Alpino italiano. Socio del Panathlon international, è stato eletto per due
bienni alla presidenza del Club dell’Aquila.
nel 2002, dopo trent’anni dallo scioglimento della Sezione aquilana della Società
Dante Alighieri, nata nel 1905, Sabatini ricostituisce il Comitato Aquilano del quale per
un quinquennio è eletto alla presidenza ed attualmente è Presidente onorario. nel 2011
è stato membro della “Giuria dei 300” del Premio letterario Campiello.
luisa Prayer.
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30 Gennaio 2012
DaniEla MUSini vincE a lEccE
il PrEMio naBoKov PEr la SaGGiStica
leCCe – non ci si riesce ancora a riprendere dallo stupore dell’incontro con una delle
città più straordinarie della sorprendente e generosa provincia italiana. il Salento pugliese,
estrema propaggine dello stivale che si protende nel mediterraneo, l’Adriatico da un lato
e lo Jonio dall’altro, è terra ricca di bellezze artistiche e ambientali, specie lungo le sue
coste. ma è al suo interno la più grande delle sorprese: la città di lecce, risplendente
nelle sue architetture in pietra locale appena indorata dal tempo, nell’armoniosa fioritura
di palazzi, piazze e monumenti che ne fanno una delle capitali del barocco italiano. Per
questa sua caratteristica di città d’arte è definita la “firenze del sud”. e infatti non manca
di stupire per i contesti urbani che offre alla vista del visitatore, illustrando magnifici
scenari dove l’arte barocca mostra il suo volto più raffinato e armonico, elevato a potenza
per un’espressione così copiosa e diffusa d’esempi, fino al compimento dell’intero centro
storico. Sicché il barocco leccese, come solo in rari altri casi (noto, in Sicilia), si mostra
nella compiutezza delle sue declinazioni, in un singolare unicum che regala straordinarie
meraviglie. Come Piazza S. oronzo, il salotto elegante di lecce, dove in una parte pure
s’ammira l’Anfiteatro romano (i-ii secolo d.C.) riportato alla luce all’inizio del novecento.
nella piazza s’innalza la colonna con la statua di S. oronzo, il protettore della città.
Di fronte alla stele l’armonioso Palazzetto del Sedile, antica sede municipale. Accanto, la
chiesa di San marco, importante testimonianza dell’esistenza d’una colonia di mercanti
veneziani giunti in città per praticare attività commerciali. Altra testimonianza artistica
che si affaccia sulla piazza, davanti all’anfiteatro, è la chiesa di Santa maria delle Grazie.
o ancora come Piazza del Duomo. È sempre il barocco a dominare nella piazza centrale
del capoluogo salentino, una grande agorà, uno dei rari esempi di “piazza chiusa”. Un
tempo, al tramonto, le porte, delle quali ancor oggi sono visibili gli imponenti mozzi, venivano serrate. Chi entra in Piazza Duomo, si trova di fronte una facciata di chiesa che
solo ad una attenta osservazione si rileva posticcia. È sufficiente, infatti, varcare la soglia
del portale per ritrovarsi nella navata laterale della chiesa. la Cattedrale, dunque, non accoglie il visitatore di fronte, ma si trova collocata, rispetto all’ingresso della Piazza, in
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goFFreDo PaLMerini
il centro storico di lecce e Daniela musini.
modo parallelo. la soluzione scenografica venne adottata per evitare che ci si trovasse di
fronte ad un muro piatto e senza decori. l’architetto leccese, che si adoperò per armonizzare l’arredo urbano, realizzò, ai lati dei propilei, i palazzi gemelli che, entrambi al
pian terreno, rivelano arcature a bugne lisce, oggi in parte chiuse o trasformate in porte
e finestre. A sinistra della piazza s’erge imponente il campanile, opera di Giuseppe
Zimbalo, al centro è la Cattedrale e, in posizione più arretrata, l’episcopio, mentre sulla
destra si trova il palazzo del seminario. in pillole, questa è una parte della lecce architettonica, città vivace anche nella vita culturale, con la sua università, le sue iniziative
artistiche e la vita intellettuale. Una città d’antiche origini messapiche, che la leggenda
vuole esistesse già prima della guerra di Troia, ma fu sotto la dominazione romana, con
l’elevazione a municipium (Lupiae e poi Licea), che ebbe il suo maggior sviluppo al tempo
dell’imperatore marco Aurelio.
ecco, appunto non si riesce ancora a riprendersi dallo stupore per le meraviglie della
città che già s’arriva a novoli, un bel centro a 13 chilometri dal capoluogo, nel Parco del
negroamaro. È qui, nel Teatro comunale, che si tiene (21 Gennaio) l’evento conclusivo
del concorso letterario nazionale Premio nabokov 2011, promosso ed organizzato dall’Agenzia letteraria interrete, al quale hanno partecipato con i loro lavori più d’un centinaio d’autori. la serata ha già avuto il prologo con un trailer della trasmissione Book
Generation. È seguito l’incontro con il giornalista Damiano Celestini (il messaggero) che
ha presentato il suo saggio dal titolo Paese che vai giornalismo che trovi, moderato da Andrea
Giannasi. È seguito il monologo semiserio di massimo lerose, tratto dal suo romanzo Il
solitario, durante il quale edoardo Scarpa, il protagonista della storia, rivela i misteri della
scrittura noir. Tocca ora agli autori selezionati dalla Giuria, con il conferimento dei riconoscimenti a tutti i finalisti nelle tre sezioni del Premio nabokov, edizione 2011, e della
consegna delle targhe ai vincitori delle sezioni narrativa, Poesia e Saggistica.
il pubblico riempie il teatro in ogni ordine di posti, quando Piergiorgio leaci,
presidente della Giuria composta da Damiano Celestini, massimo lerose e Gianluca
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DanieLa Musini vinCe a LeCCe iL PreMio naBokov Per La saggisTiCa
Pitari, chiama sul palco i finalisti di ogni sezione per il ritiro della pergamena. ecco che
si arriva all’evento centrale della serata, la premiazione dei vincitori. Queste le decisioni
della Giuria: nella sezione narrativa il vincitore è osvaldo Piliego, giornalista leccese,
con il romanzo Fino alla fine del giorno, lupo editore. nella sezione Poesia vince Cinthia
De luca, di roma, con la silloge Penombra d’oltre, Aletti editore. nella sezione Saggistica
trionfa la scrittrice pescarese Daniela musini, con I 100 piaceri di d’Annunzio, edizioni
Stampa Alternativa. la consegna del Premio ai vincitori segna un momento di forte
emotività, sottolineato infine dalla standing ovation del pubblico. Una bella e intensa
serata, a chiusura d’un evento che di anno in anno cresce in prestigio e consensi. Davvero
un Premio letterario in grande smalto, il nabokov, sicuro viatico per crescenti affermazioni nelle prossime edizioni.
il 2012 comincia dunque all’insegna del successo per Daniela musini. I 100 piaceri di
d’Annunzio è un intrigante ed avvincente excursus degli amori, dei fulgori, delle passioni
e delle voluttà del Vate, inanellati in ordine alfabetico: un malizioso glossario che parte
dalla A di Alcova e giunge fino alla Z di elena Zancle, una delle ultime amanti del Vate.
il Premio nabokov è un’altra importante affermazione che s’aggiunge alla cornucopia
dei riconoscimenti prestigiosi alla musini, tra i quali cui spiccano il Premio “Garcia
lorca” conquistato a Torino per il suo testo teatrale Mia Divina Eleonora, il Premio internazionale “Adelaide ristori”, riservato ogni anno solo a 50 donne in tutto il mondo, a lei
tributato in Campidoglio, a roma, in qualità di “Dannunziana”, infine il Premio internazionale Donna dell’Anno per la Cultura, conferitole a lugano. È una poliedrica artista
Daniela musini, vincitrice del Premio nabokov.
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goFFreDo PaLMerini
abruzzese, Daniela musini: scrittrice, pianista, autrice ed attrice teatrale, è conosciuta soprattutto quale interprete delle opere di Gabriele d’Annunzio e della figura di eleonora
Duse. e proprio nelle vesti della Divina ha allestito i suoi recital-concerto, in cui si presenta nella triplice veste di autrice, attrice e pianista, in un intenso tour che ha toccato
l’Ambasciata d’italia a Cuba, l’Accademia di musica della Bielorussia a minsk, il Teatro
dell’opera a Varsavia e gli istituti italiani di Cultura di Berlino, istanbul, Ankara, Kyoto,
Colonia, San Pietroburgo e lione, ottenendo sempre entusiastici consensi.
Su I 100 piaceri di d’Annunzio ha vergato un’interessante recensione Yamina oudai
Celso. Così vi annota:
«Scrive (Gabriele d’Annunzio) nel Libro Segreto – Il piacere fa infinita la mia carne. Trovo
negli eccessi del piacere la mia più vasta spiritualità –. Già, il Piacere: non solo il titolo di uno dei
suoi più noti romanzi, ma, senza le virgolette, la cifra emblematica di un’intera esistenza. Non uno
o più piaceri, in realtà, ma addirittura cento, per dirla con la dannunziofila Daniela Musini,
autrice di un glossario alfabetico semiserio (I 100 piaceri di d’Annunzio, Stampa Alternativa,
2004, 20 euro) in cui, sul filo del gossip piccante e della curiosità aneddotica, con tanto di cd rom
accluso, si cerca di restituire l’immagine a tutto tondo di uno dei più discussi protagonisti del Novecento
europeo. Dalla A di “alcova” alla D di “duelli”, dalla N di “natiche” alla V di “Vittoriale”,
si snoda uno scorrevole e circostanziato itinerario che, se non è quello della biografia impegnata, non
si esaurisce neppure nel banale divertissement divulgativo, giacché la Musini abbina al tocco ironico
una rilevante capacità di immedesimazione descrittiva e linguistica con il lessico baroccheggiante e ricercato del Vate, che riesce in qualche modo a fare proprio. O come “orgia”: – Orgia? No. Metafisica –, dichiarerà sprezzantemente il Nostro. E poi D come “debiti”, tantissimi; E come “eleganza”,
raffinata o sgargiante ma sempre opulentissima nel guardaroba personale come negli arredi delle sue
magioni; ma anche A come Aélis, N come Nike, Nontivoglio, Ghisola, Melitta, Corè, Smikra e
non solo: altrettante voci del dizionario modellate sugli epiteti con i quali l’Imaginifico, seducente e
infedelissimo, ribattezzò le innumerevoli e spesso anche celebri protagoniste dei suoi instancabili
rituali erotici. [...] Ma il suo era un eros troppo prepotente ed onnipervasivo per potersi circoscrivere
all’ambito, sia pure elettivo, delle relazioni amorose. In realtà quello dannunziano è un entusiasmo
vitale inarrestabile che si declina anche come immersione panica nella natura, nel paesaggio, nelle
meraviglie del mondo animale [...], come esaltazione futurista per il progresso tecnologico di aerei ed
automobili, e in generale come costante fascinazione verso tutta quella girandola di colori, sapori e
immagini di mondi reali che, dagli scenari primitivi dell’Abruzzo rurale a quelli altolocati della
mondanità romana o parigina, diventano subito letteratura. Perché per d’Annunzio la scrittura è
proprio questo: un appassionato, viscerale, polisensoriale atto d’amore nei confronti della vita. Un
amore che si declina virtuosisticamente in una pluralità di forme espressive generi letterari: teatro,
poesia, giornalismo, romanzo, libello politico e addirittura anche pubblicità ante litteram [...]».
Donna dal multiforme ingegno, Daniela musini in ogni circostanza si supera sempre
e sperimenta continuamente. ella va oltre la scrittrice, la studiosa, la musicista, l’attrice,
fino a diventare l’interprete sensibile, palpitante, sensuale, raffinata e vitale dei suoi personaggi. Di Gabriele d’Annunzio, in particolare, con cui condivide l’Abruzzo come terra
natale – Daniela musini è nata a roseto degli Abruzzi e vive a Pescara – con un’affezione
profonda per la vita, le opere e l’estro straordinario del più fecondo scrittore del nove96
DanieLa Musini vinCe a LeCCe iL PreMio naBokov Per La saggisTiCa
cento. eccola dunque, in giro per il mondo, al pianoforte mentre suona musiche di Debussy, Chopin e rachmaninov, e poi a declamare versi dannunziani tratti dal suo Omaggio
all’Imaginifico, uno dei suoi recital-concerto. freme, la musini, mentre recita le liriche di
d’Annunzio. Palpita, esprimendo il senso più profondo della poetica dannunziana,
vibrante e soffusa la voce dell’attrice mentre dispiega tutti i registri delle emozioni.
Bella, elegante e raffinata, ammalia sempre il pubblico, in un’apoteosi di bravura.
Davvero una grande artista, Daniela musini. Due lauree, in lingue e letterature straniere
e in lettere moderne, musicista diplomata in pianoforte, alla verve creativa di scrittrice
(I cento piaceri di d’Annunzio; Lucrezia Borgia. Misteri, intrighi e delitti) e di autrice teatrale
(cinque i suoi testi per il teatro, tra cui Mia divina Eleonora pubblicato da ianieri), Daniela
musini associa un formidabile talento d’attrice, anzi d’interprete di rara sensibilità. il
tema della donna è quello che più l’intriga, anche nella sua attività in incontri e conferenze
sulla poesia al femminile. Come pure sulla seduzione, con le donne più importanti nella
storia: Cleopatra, messalina, lucrezia Borgia, madame de Pompadour e mata Hari, per
citarne alcune.
Daniela musini cura direttamente la programmazione, in italia ed all’estero, dei propri
recital e degli spettacoli teatrali. Con tre di essi sta girando il mondo: Omaggio a l’Imaginifico,
dove l’attrice declama suggestivi brani tratti dalle più belle opere del Vate; Amori e fulgori
di Gabriele d’Annunzio, in cui dà corpo e voce a sette donne, le più amate dal Poeta; infine
Gabriele ed Eleonora. Una passione scarlatta, lacerti dell’appassionata e tormentata relazione
dello scrittore, drammaturgo e poeta con la Duse, la più grande attrice teatrale di tutti i
tempi. recentemente la fondazione “mantova Capitale europea dello Spettacolo” ha
inserito nella corrente stagione teatrale il recital concerto Gabriele ed Eleonora. Una passione
scarlatta, scritto, diretto e interpretato da Daniela musini, già rappresentato a l’Avana,
Varsavia e San Pietroburgo.
Un traguardo, per l’artista abruzzese, che affianca il suo nome, nel ricco cartellone
della città di Virgilio, ad attori affermati quali manuela Kustermann, leo Gullotta, Gaia
De laurentiis, Gianmarco Tognazzi e monica Guerritore. lo spettacolo della musini, al
Teatro Bibiena di mantova, si terrà il prossimo 1° marzo, anniversario della morte di
Gabriele d’Annunzio. Vi assisterà lo scrittore e storico Giordano Bruno Guerri, presidente
del Vittoriale, che dopo il recital dell’artista abruzzese proporrà l’avvincente suo notturno
d’Autore dedicato al Vate.
il Premio nabokov costituisce, per Daniela musini, un’altra affermazione di prestigio
lungo il suo percorso artistico, meritata in una competizione letteraria dove numerosa
e consistente è stata la partecipazione degli autori in concorso. nella stessa sezione
Saggistica, che ha visto Daniela musini conquistare l’alloro della vittoria, tra i 10 finalisti
è giunto un altro abruzzese di vaglia, Angelo De nicola, con l’opera Il mito di Celestino,
one Group edizioni. Una pubblicazione di grande interesse sulla vita e l’opera profetica
di Papa Celestino V, l’unico Pontefice che rinunciò alla tiara dopo cinque mesi di
papato, non prima d’aver istituito all’Aquila con la sua Bolla del 29 Settembre 1294 la
Perdonanza, il primo giubileo della cristianità. la vittoria di Daniela musini e la presenza
di Angelo De nicola tra i finalisti affermano un Abruzzo tenace e competitivo anche
in campo letterario.
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8 febbraio 2012
LA CIT Tà INVISIBILE Di GiUSEPPE tanDoi
incontra il GranDE PUBBlico
l’AQUilA – La città invisibile, lungometraggio di Giuseppe Tandoi, sta per incontrare il
grande pubblico grazie alla distribuzione nelle edicole e librerie di tutta italia con una
primaria Casa editrice, che ha creduto d’investire sull’opera prima d’un giovane pugliese
di talento formatosi all’Aquila, all’Accademia dell’immagine. il film, girato nell’autunno
2009 (settembre e ottobre) ma concepito qualche settimana dopo il tragico terremoto
che il 6 Aprile ha sconvolto il capoluogo abruzzese, ha già ricevuto molti apprezzamenti
di pubblico e di critica, come al festival del Cinema europeo di lecce, e premiato nel
2011 quale migliore opera Prima al Mirabile Dictu international Catholic film festival,
sotto l’alto patronato del Pontificio Consiglio della Cultura.
Con la direzione artistica di liana marabini, la cerimonia di premiazione si è svolta
nel maggio dello scorso anno presso l’Auditorium della Conciliazione a roma, con il
verdetto della giuria presieduta da Andrea Piersanti e composta da Carlo Degli esposti,
Gianni Quaranta, mons. franco Perazzolo, maria Pia ruspoli e michèle navadic, che ha
tributato il riconoscimento ex aequo a La città invisibile di Giuseppe Tandoi (2010), storia
d’amore ambientata a l’Aquila post terremoto, e a L’uomo del grano di Giancarlo Baudena
(2009), biografia di nazareno Strampelli (1866-1942), il genetista marchigiano che riuscì
ad aumentare enormemente la capacità produttiva dei terreni coltivati a grano, infliggendo
così un duro colpo alla fame nel mondo. il cardinale Gianfranco ravasi, presidente del
comitato d’onore del festival, nella lettera di saluto ha annotato:
«Lo scopo di questo Festival del cinema, al quale il Pontificio Consiglio della Cultura ha voluto
accordare il suo patrocinio, è la promozione dei valori morali universali e di modelli costruttivi
di comportamento. In molti Paesi è stato il cinema, assieme alla televisione, il principale prototipo
di un’evoluzione culturale la cui importanza possiamo appena intuire. È proprio questa capacità
della settima arte che la rende uno strumento efficace al servizio della diffusione del Vero, del
Buono e del Bello».
Pubblicato in
CAnADA (italiani, il Postino)
AGenZie inTernAZionAli: Aise, inform e italian network
in iTAliA: l’Arca di noè, Agorà magazine, il Capoluogo, Politicamente corretto, inAbruzzo, manfredonia news, lo Stradone, Stato Quotidiano, Vivicentro, nuovocla, l’Aquila Blog, Chieti scalo, l’impronta, Giornale di montesilvano, newson, Giulianova news, Corriere Peligno, Siamo Abruzzesi,
Controaliseo.
98
ma non credo al promettente regista mancheranno altri riconoscimenti per questo
film denso di emozioni, nel quale Tandoi s’avvale della collaborazione di alcuni valenti
giovani usciti dall’Accademia dell’immagine e dalla Scuola nazionale di Cinema insieme
ad affermati professionisti, come pure d’un cast di tutto rispetto. Giuseppe Tandoi è un
giovane dalle straordinarie sensibilità, un “mite” destinato evangelicamente a “ereditare
la terra”, dotato di tanta delicata gentilezza del tratto quanto d’altrettanta eccezionale determinazione, coraggioso e tenace, se è riuscito con le sole sue forze a realizzare un’opera
non semplice per le condizioni del contesto – l’Aquila devastata dal sisma – conquistando
intorno all’impresa il sostegno del ministero per i Beni e le Attività Culturali, che ne ha
riconosciuto l’interesse culturale nazionale, e il patrocinio del ministero della Gioventù,
del Dipartimento della Protezione Civile, di Apulia film Commission e di AGPC (Associazione Giovani Produttori Cinematografici), come pure di istituzioni abruzzesi e
pugliesi, quali regione Abruzzo, Comune e Provincia dell’Aquila, Comune di Corato e
Provincia di Bari.
la scelta dell’Aquila, città che l’ha profondamente intrigato, si conferma anche dopo
il terremoto. Dopo il 6 Aprile 2009, infatti, Tandoi presta il suo contributo volontario
per la ricostruzione della città organizzando laboratori di cortometraggio per i ragazzi
delle tendopoli, in collaborazione con l’Associazione Progetto Arcobaleno, e scegliendo
infine l’Aquila come sede d’una Società di produzione cinematografica. nasce così, nel
luglio 2009, la sua esprit film per continuare la salda relazione con la città tragicamente
colpita dal terremoto. È una scelta, quella di Giuseppe Tandoi, davvero di grande amore
per l’Aquila, per il suo ingente patrimonio d’architetture e d’arte, per la singolarità della
sua storia, per la spiritualità che la connota nelle testimonianze sedimentate nei secoli dai
Santi che vi hanno vissuto, infine per la sua gente. la sua opera prima, dunque, non
poteva che riflettere questo intenso suo legame con la città capoluogo d’Abruzzo.
ed è La città invisibile la cifra del suo amore per l’Aquila, il suo primo film. Una storia
d’amore, appunto. la terra trema ... e il mondo non è più lo stesso. Tutto cambia. Cambiano
i paesaggi, cambiano le persone, cambia la vita. Spesso i cambiamenti sono solo l’inizio
d’una nuova vita. Una vita che può sorgere dalle ceneri d’una città devastata dalla violenza
della natura, dalle rovine d’una città come l’Aquila. Questo è ciò che accade a luca (Alan
GiUSEPPE tanDoi è nato nel 1982 a Corato, in provincia di Bari, ma ormai è aquilano d’adozione.
Diplomato all’istituto d’Arte della sua città, sceglie l’Aquila come città universitaria e dal 2001 al
2007 studia e si diploma all’Accademia dell’immagine, centro d’eccellenza per la formazione di professionisti della settima arte. nel 2008 frequenta un master a roma in Gestione d’impresa Cinematografica ed Audiovisiva. Dal 2001 fino ad oggi si è occupato della regia di numerosi video per concerti
e spettacoli dal vivo, oltre alla realizzazione di spot, cortometraggi e documentari. Tra i suoi lavori più
importanti i video per lo spettacolo La viltà del rifiuto, il coraggio della scelta in collaborazione con il Conservatorio “Alfredo Casella” dell’Aquila; i video per Caldo Desio spettacolo teatrale con il violista Christophe Desjardins e con la voce recitante di federico Sanguineti; La maledizione dell’agave, cortometraggio
prodotto dall’Accademia dell’immagine dell’Aquila con la supervisione di riccardo milani; I custodi L’Inganno, cortometraggio autoprodotto, vincitore di tre premi a livello nazionale (Arnaldincorto,
2006 Brescia, Video festival Città di imperia 2007 e la candidatura al David di Donatello 2007); Punto
di Vista 99, concerto scenico realizzato dal Concentus Serafino Aquilano. Attualmente sta lavorando
alla produzione del film Giusta e della docu-fiction Nolite Timere su Papa Celestino V.
99
goFFreDo PaLMerini
Sul set del film La città invisibile. Pagina a lato, Giuseppe Tandoi e Barbara ronchi in una scena del film.
Cappelli Goetz) e lucilla (Barbara ronchi). entrambi vittime, come i loro familiari e amici,
d’una tragedia forse annunciata ma nel contempo diventata inevitabile. Tutto sembra essersi
interrotto in quella fatidica notte del 6 Aprile 2009, eppure la vita deve continuare. luca e
lucilla studiano medicina all’Università dell’Aquila, il primo in realtà solo come copertura,
perché desideroso invece di sfondare con la sua rock band, lei con la passione di aiutare il
prossimo. entrambi scelgono di non abbandonare la loro città, continuando a vivere all’interno di un’emergenza post-terremoto nella quale si sentono d’essere parte attiva. Ansie
e paure, certo, ma i loro sogni e desideri non sono crollati sotto i colpi del sisma, anzi si
sono rafforzati. e arriva presto il momento d’affrontarli senza più artifici. luca e lucilla
sono due ragazzi apparentemente distanti, lontani, eppure il crollo della città, delle case,
delle pareti, ha aperto nei loro cuori la possibilità d’incontrarsi e stare vicini per percorrere
insieme la via che porta alla loro “città invisibile”.
Accanto a loro ci sono Valeria (roberta Scardola), un’aquilana un po’ snob, e Sorin
(leon Cino), il rumeno che l’ha salvata quella fatale notte del 6 Aprile. non si sarebbero
mai incontrati, se non fosse stato per il terremoto e per la vita in tendopoli che costringe
tutti ad una forzata convivenza. i due s’innamorano, prima però di scoprire d’essere “diversi”, sia per nazionalità e cultura che per differente estrazione sociale. Un muro di razzismo e d’intolleranza s’innalza fra loro, mettendo a rischio i sentimenti. Vicino ai quattro
ragazzi ruota la figura di Don Juan (Gabriele Cirilli), un simpatico prete impegnato a risolvere i dissapori creati dalla vita in tendopoli, mentre remo (nicola nocella), lo scalmanato batterista del gruppo rock di luca, non fa altro che alimentarli. nonno Carmine
(riccardo Garrone), invece, ha deciso di vivere su un albero, al margine della tendopoli,
e guai a chi cerca di riportarlo con i piedi per terra! Dalla sua casetta sull’albero riesce ad
abbracciare con lo sguardo l’intera città e, da lì, con l’assennata sua follia, guida i ragazzi
ad abbattere i muri interiori che impediscono loro di crescere e di scoprire la vera città
invisibile, quella pura e ancora intatta che vive su un altro piano, impercettibile, e attende
100
la città invisibile Di giusePPe TanDoi
solo d’essere manifestata nella realtà. Attorno ai protagonisti della storia, la comunità delle tendopoli, i
sopravvissuti, i clown e tutti coloro che infine s’uniscono nel Corteo della Perdonanza, il grande Giubileo
aquilano, e attraversano la Porta Santa della Basilica
di Collemaggio, per risvegliare in sé quella forza nata
dal perdono, necessaria per rinascere e ricominciare.
Ha scritto Pino montinaro a margine del festival
del Cinema europeo di lecce:
«Il giovane regista pugliese, ma aquilano ormai di adozione,
attraverso una commedia leggera incentrata sulle storie di quattro ragazzi, ha saputo raccontare in
modo magistrale il dramma della sua gente. Sullo scenario di una tendopoli, le vite dei cittadini dell’Aquila, sopravvissuti al terribile terremoto, s’intrecciano, si dividono, si fortificano per ripartire
insieme attraverso nuovi percorsi, nuovi sorrisi e amori. Un film che è un atto d’amore verso una
città che di fatto non c’è più, a cui ha contribuito a rendere viva la memoria mostrandone le sue
ferite, i suoi terribili silenzi e le speranze di rinascita, un cast di giovani e bravi attori. Ragazzi ai
quali si va ad aggiungere il sopraffino Gabriele Cirilli nei panni d’un simpatico prete. Tutti sapientemente guidati da un grande Riccardo Garrone, nelle vesti di un nonno ribelle e saggio che dalla
vetta del suo albero abbraccia idealmente la città invisibile. Con questo lungometraggio, questa
edizione del Festival 2010 rende omaggio alla città dell’Aquila, per non dimenticare i tragici fatti.
Una testimonianza che ha preso il via con il documentario Sangue e cemento del Gruppo Zero,
per poi proseguire con from Zero - Abruzzo, storie dalle tendopoli, del regista salentino
Davide Barletti ed infine con l’evento speciale, il lungometraggio la città invisibile di Giuseppe
Tandoi».
Si diceva dei professionisti che Giuseppe Tandoi ha coinvolto nel suo film, alcuni di
essi usciti da due prestigiose scuole d’alta formazione cinematografica, l’Accademia dell’immagine dell’Aquila e la Scuola nazionale di Cinema di roma. Senza distinzioni, si citano emanuele nespeca e
mario rellini (Sceneggiatura), Stefano
fonzi (musiche), Gianluca Ceresoli (fotografia), mauro Vanzati (Scenografia),
Dejana Sremcevic (Costumi), matteo Di
Simone (montaggio), mentre Giuseppe
Tandoi, oltre al soggetto e alla regia, ha
cofirmato anche la sceneggiatura e la produzione, quest’ultima insieme ad emanuele nespeca. ricca la fioritura d’istituzioni culturali abruzzesi che hanno
collaborato alla realizzazione del film,
come l’Accademia dell’immagine, l’orchestra Sinfonica Abruzzese, il Coro del
101
goFFreDo PaLMerini
Teatro marrucino, il Gruppo rock “dline”, e le associazioni Concentus Serafino Aquilano,
Brucaliffo, “on the road” e Artisti Aquilani.
l’ampio coinvolgimento del mondo culturale aquilano, nella sua prima impresa
creativa e produttiva, segnala già il forte radicamento di Giuseppe Tandoi nella città
dove ha scelto di vivere ed operare. È un rapporto che trova alimento in valori profondi,
talvolta latenti e non del tutto espressi eppure così solidamente radicati, anche quando
con il giovane regista parlo, cercando di scoprirne le motivazioni. Sicuramente presente,
nel colloquio che ho con lui, è la prelazione culturale, avendo egli trovato all’Aquila quell’humus ricettivo per la creatività, quel naturale ambiente incline alle arti che gli ha fatto
scoprire la città come luogo d’elezione. Dove, peraltro, egli ha intessuto una ricca messe
di amicizie vere, che spesso sconfinano in vere e proprie complicità culturali, in relazioni
di spiccata affettività, in contaminazioni artistiche e sinestesie com’è il caso del solido
rapporto, quasi una simbiosi, che Tandoi ha stabilito con il Concentus Serafino Aquilano,
gruppo corale e musicale aquilano, diretto da manlio fabrizi, di riconosciuto prestigio
nazionale. Tanti i progetti sui quali il regista profonde il suo generoso impegno. Come
quello di sostenere, con i proventi di varie iniziative, unitamente agli artisti del Concentus,
il restauro della bella chiesetta di Santa maria degli Angeli, appena fuori Porta napoli,
che custodisce tra l’altro un prezioso affresco del Quattrocento di francesco da montereale, un’edicola votiva appena fuori le mura che fu ricompresa all’interno del tempio
quando nel 1935 venne costruito, utilizzando la facciata tardo-romanica con bel rosone
della demolita chiesa di Santa maria del Guasto.
ma anche molti i suoi progetti in campo cinematografico, sempre così intimamente
ancorati alla storia dei luoghi, spesso neanche tanto nota ai più ma che egli, con il
desiderio di conoscenza che lo anima ricerca nelle antiche radici storiche ed antropolo-
Gabriele Cirilli
(a sinistra)
e nicola nocella,
durante le riprese.
102
la città invisibile Di giusePPe TanDoi
riccardo
Garrone, in una
scena del film e,
in basso, un altro
fotogramma.
giche, resuscita da luoghi e documenti, da retaggi e tradizioni secolari. È il caso della sua
prossima, imminente fatica: la narrazione della vita di Santa Giusta, anzi d’una famiglia
di Santi partita nel terzo Secolo da Siponto, nei pressi dell’attuale manfredonia, per
venire ad evangelizzare le genti vestine della Conca aquilana. Una storia, dunque, che nei
primi anni del Cristianesimo congiunge la sua Puglia con l’Abruzzo e con l’Aquila ante
litteram, attraverso alcuni dei suoi Castelli che mille anni dopo l’avrebbero fondata:
Bazzano, l’antica Offidium, e la terra di Paganica, dove la famiglia sipontina s’insediò nel
281 d.C. per la sua predicazione con Giusta, felice, fiorenzo, Umbrasia e Giustino. Ad
eccezione di San Giustino, tutti martirizzati cinque anni dopo il loro arrivo. Santa Giusta
conobbe la palma del martirio a Bazzano, dove ora è venerata Protettrice, nel sito sul
quale fu edificata la stupenda chiesa tra le più preziose testimonianze dell’arte romanica
in Abruzzo, mentre San Giustino visse fino a morte naturale predicando nel luogo dove
tra l’Viii e il Xii secolo venne
costruita la sua bella basilica
romanica, a Paganica, dove è
venerato come Patrono. Questo ed altri sono i progetti di
grande rilievo, nel campo cinematografico, fortemente evocativi della grande storia aquilana. ora è presto per parlarne,
anche se con la mente Giuseppe Tandoi già li alimenta e
li vive nell’intimità, prima di
poter dar corpo al suo fervido
talento creativo.
103
13 febbraio 2012
c’È Un vUlcano in ErUzionE
aD ÅrHUS, in DaniMarca
l’AQUilA – la Danimarca non è terra di vulcani, pianeggiante com’è con “monti” che
non superano i 171 metri, con le sue tante isole (443) che insieme allo Jutland costituiscono
il suo territorio, tenendo debitamente fuori dal conto la Groenlandia, che da un paio
d’anni si è avviata ad un’autonomia amministrativa e politica dal regno. Ancor meno
vulcani possono stare ad Århus, la seconda città più popolosa del Paese dopo Copenaghen,
situata alla foce dell’omonimo fiume che sbocca nel mar Baltico. Principale porto danese,
Århus è una città con oltre 300 mila abitanti, con importanti cantieri navali, industrie petrolchimiche e meccaniche, oltre a significative attività portuali e commerciali. la sua
università, con 30 mila studenti, è la più grande dopo quella della capitale. insomma, una
città con molti giovani dove la vita ferve intensamente. la sua storia vanta origini intorno
al iX secolo, come testimoniano vestigia archeologiche vichinghe, mentre segnalano
l’importanza dell’insediamento urbano alcune pietre runiche rinvenute intorno all’anno
mille, come pure, 40 anni più tardi, le monete coniate nella città con l’effigie dei re di
Danimarca Canuto iii, detto il Crudele, e magnus il Buono. rinvenute anche notevoli
fortificazioni difensive, rafforzate da bastioni. Al Xiii secolo risale la costruzione della
chiesa di S. Clemens Kirke, la cattedrale, a riprova dell’importanza della città fin dal medioevo. Attualmente Århus offre belle architetture moderne che coronano il centro
storico, ricco di costruzioni di varie epoche, con chiese e monumenti di grande dignità
stilistica e con una residenza reale, il Castello di marselisborg. Dunque, vulcani neanche
a parlarne.
eppure ad Århus un vulcano c’è, eccome. e sempre in eruzione. È un italiano che
dal 2001 ha scelto la bella città danese, vivendoci non da straniero. Si chiama marcello
Passalia, 44 anni, figlio d’un emigrato calabrese nel capoluogo lombardo ed egli stesso
emigrato da milano per la Danimarca. milano, tuttavia, è rimasta nel suo brand “marcello
da milano”. marcello è chef, sommelier, promotore e imprenditore commerciale di proPubblicato in
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DAnimArCA (il Ponte)
SPAGnA (italia cerca)
AGenZie inTernAZionAli: Aise e inform
in iTAliA: l’Arca di noè, Agorà magazine, il Capoluogo, Politicamente corretto, Abruzzo nel mondo,
fattitaliani, 24 ore news, la Prima Pagina, inAbruzzo, Giornale di montesilvano, Chieti Scalo, l’impronta, newson, Giulianova news, Corriere Peligno.
104
dotti italiani, sia nel campo della
gastronomia che dello stile italiano, nella moda, nel cui settore
ha lavorato come marketing manager per diversi anni, sia in italia che in Danimarca. Di queste
attività ha fatto e fa la ragione
della sua vita. Con una filosofia
tutta propria.
Afferma marcello Passalia:
«L’Italia ci delizia con i suoi prodotti, con i profumi, con l’eleganza
Århus, il centro della città.
e la cultura raccogliendo il rispetto
di coloro che nel mondo apprezzano la bellezza. Queste caratteristiche del mio amato paese e le sue
incantevoli tradizioni hanno acceso la mia passione. Nel creare la mia società l’ho chiamata
“Marcello da Milano”, perché sono nato nella bellissima Milano, una città che è un mix di business,
arte, cultura e dinamismo. Queste radici mi hanno dato l’orgoglio e un’energia infinita per coltivare
le mie passioni, per affrontare i problemi a testa alta e procedere sempre con determinazione in ogni
cosa che faccio. Gioisco della bellezza, mi lascio affascinare dai fiori e mentre preparo i miei piatti
mi piace ascoltare l’Opera. Credo nel potere dell’energia positiva e dell’ottimismo, faccio del mio
meglio per mantenere questo approccio in tutti gli aspetti della mia vita. Grazie alle mie grandi
passioni, come la moda, la cucina e i vini italiani, il caffè espresso, la mia azienda sta avendo un crescente successo. Nella mia attività d’imprenditore e chef, infatti, ho promosso e promuovo le arti del
mio paese, organizzando cene d’affari ed eventi di rilievo, accompagnandoli con concerti d’opera o
jazz, eseguiti da professionisti internazionali di talento.
Sono orgoglioso di rappresentare il Made in Italy e continuo a vivere la mia cultura tutti i giorni,
anche a distanza. La cucina, la moda, l’arte e la musica sono tutti elementi preminenti dello stile di
vita italiano. Ed io mantengo un forte legame con le mie radici nazionali, aggiornandomi sulle
tendenze, sulle importazioni ed esportazioni, e sulla performance economica complessiva dell’Italia.
Oggi, nel mercato globale, si tratta sempre d’una sfida continua: ma è una fortuna essere italiani e
rappresentare il Made in Italy, perché nei prodotti italiani c’è la nostra immagine di qualità nel
mondo. Sono quindi molto attento e scrupoloso nelle mie creazioni ed attività, prestando costante attenzione ai dettagli e agli esiti finali, lasciando poi il giudizio conclusivo ai miei clienti. Per ogni
prodotto che promuovo, seguo l’artigiano passo dopo passo nel processo di produzione, dalla fase
iniziale fino al punto di packaging. Questo mi consente di dare la più grande quantità d’informazioni
al cliente finale, coinvolgendolo a pieno in ogni fase della produzione. Sono anche sempre ben accette
le critiche costruttive, che considero come un ponte diretto di dialogo con i miei amici clienti. Questo
approccio è estremamente importante, perché è una fonte di input che mi danno possibilità di
migliorare le mie creazioni, la mia attività e il rapporto umano nei loro confronti. Quando promuovo
uno qualsiasi dei miei prodotti sono sempre guidato da un sincero amore per quello che faccio e ne
sono intimamente coinvolto. Bisogna sempre credere fortemente in quello che si fa. Se ami il tuo
lavoro significa che hai seguito la tua anima. E se segui la tua anima la gente ti amerà per quello
che sei, non per quello che fai».
105
goFFreDo PaLMerini
marcello Passalia, con gli artisti dopo un concerto.
Consulente del locale più prestigioso e famoso di Århus, frequentato dal jet set della
città, “marcello da milano” prepara delizie e creazioni dell’arte culinaria italiana in questo
ristorante molto affermato ed esclusivo, frequentato da professionisti, politici, artisti, modelle, giocatori di calcio e dalle persone più in vista, tutti rapiti dai sapori dei suoi piatti
che richiamano la sapienza gastronomica italiana, quella che affonda antiche radici nella
cultura mediterranea. È scoppiata così da tempo, in città e dintorni, una straordinaria
“marcellomania”, ancor più nell’ultimo anno, da quando egli, editore di se stesso, ha pubblicato il volume Marcello da Milano con la sua biografia, le attività, le sue ricette. Del libro
esistono, oltre alla versione danese, quelle italiana ed inglese. insomma, marcello è ormai
conosciutissimo in città, sia attraverso il passaparola, sia per l’interesse che gli dedica la
stampa, sia grazie alle multiformi attività culturali e solidaristiche che lo fanno apprezzare
e stimare dai cittadini e dalla stessa amministrazione civica. molto ascoltato dal sindaco e
dalla giunta comunale, ha consigliato all’amministrazione di aprirsi sempre più all’ascolto
degli stranieri che vivono in città, alle loro idee e proposte, in vista d’un appuntamento
importante, nel 2017, quando Århus potrà essere per un anno “Capitale europea della
cultura” e necessiterà del contributo e della collaborazione d’ogni suo abitante.
Dalla sua passione per l’opera e per il gusto italiano, da tutti conosciuta in città, è
nata la proposta della municipalità di affidare a marcello Passalia l’organizzazione d’un
concerto italiano nel prestigioso Århus Teater, il teatro progettato dall’architetto Hack
106
C’è un vuLCano in eruzione aD Århus, in DaniMarCa
Kampmann e inaugurato il 15 Settembre 1900, protetto dal ministero delle Belle Arti
danese. Un impegno che l’ha caricato notevolmente, per il quale egli ha subito preso
contatti con i soprani elsebeth Dreisig e Akiko nakajima, che hanno dato già il loro assenso. e questo è solo il più recente degli impegni che ad Århus attendono il nostro connazionale. marcello da milano ha nel frattempo in cantiere molti altri appuntamenti che
coniugano gastronomia, arte, musica e solidarietà. Cerchiamo di darne un rapido sunto.
ma prima ancora dobbiamo dar conto dell’associazione filantropica che marcello ha
fondato ad Århus, il 9 Dicembre 2011, con un evento pubblico molto partecipato, per
aiutare i bambini nati prematuri: l’ha chiamata “Pippo Association” dal nome di filippo,
il bimbo nato dopo cinque mesi di gestazione che ancora sta combattendo la sua battaglia
per superare i disagi d’una nascita molto anticipata.
Questa esperienza, vissuta direttamente, lo ha determinato nella scelta di mobilitare
la pubblica opinione a sostegno delle famiglie che vivono i problemi d’una nascita prematura. ogni iniziativa culturale, dunque, marcello la finalizza all’associazione, al suo sostentamento, all’attività solidaristica verso le famiglie toccate dai problemi legati alle
nascite premature. Sicché ha nominato subito Ambasciatore dell’associazione martin
Jørgensen, famoso calciatore danese nato ad Århus, dove tuttora gioca nell’AGf, la forte
squadra della sua città, ma che ha militato anche nel campionato italiano, nelle file della
fiorentina prima e poi dell’Udinese. e proprio ad un consorzio di tutela d’un rinomato
prosciutto del friuli marcello da milano ha di recente proposto d’essere sponsor (fornitore
gratuito) d’un progetto culturale e di promozione, in Danimarca, di alcune eccellenti
specialità gastronomiche, tra le quali il prosciutto Dop friulano e di un’altra regione
italiana e la prelibata mozzarella di
bufala. Analoghe richieste di sponsorizzazione sono partite verso
primarie ditte di produzione delle
altre due specialità.
martin Jørgensen, uomo di
cuore ancor più che di calcio, si è
messo pienamente e con generosità a disposizione della causa in
favore dei bambini prematuri, egli
che a maggio prossimo parteciperà
con la nazionale danese al Campionato europeo. il progetto di
marcello da milano prevede una
serie di eventi e degustazioni nel
locale più esclusivo di Århus, riservati ad importatori, distributori
e negozianti danesi, approntando
veri e propri seminari sulla qualità
dei prodotti gastronomici italiani.
Dei vari eventi marcello e martin marcello “da milano”.
107
sono i testimonial, insieme a tanti bambini, perché sono
loro – dice marcello – “che ci regaleranno il futuro”.
Speciali menù, particolarmente con quei prodotti da
promuovere, preparerà lo chef marcello, mentre calciatori famosi, personaggi dello spettacolo e cantanti
di successo serviranno ai tavoli come camerieri volontari
o piatti e vini italiani, mentre il ricavato andrà in solidarietà e in parte a Pippo Association. le date che marcello ha scelto per le manifestazioni non sono casuali,
ma si ricollegano a particolari ricorrenze.
il primo evento è programmato il 4 maggio, in
quanto il 5 maggio, per la prima volta, il Giro d’italia
partirà da Herning, in Danimarca, coinvolgendo nello
straordinario prologo in terra danese della più importante competizione del ciclismo italiano, un milione di la cantante lirica Akiko nakajima.
spettatori. Gli atleti partecipanti al Giro hanno già accolto l’invito a partecipare alla serata. l’altra data sarà il 13 maggio, in concomitanza con
il concerto organizzato al Teatro dell’opera di Århus, con grandi artisti. Ancora il 14
Giugno, quando ad Horsens arriverà Andrea Bocelli per un concerto e si parlerà ancora
d’italia. marcello vorrebbe invitare il nostro grande cantante alla sua serata di solidarietà.
infine, il 17 novembre, perché è la Giornata mondiale dei bambini prematuri. Un fenomeno diffuso più di quanto si ritenga, quello delle nascite premature, con un nato ogni
6 al mondo che nasce prematuramente ed uno ogni 10 che nasce con gravi conseguenze
fisiche e mentali. Un problema, dunque, di grande attualità e rilevanza sociale, che
richiede un forte concorso di solidarietà verso strutture sanitarie e famiglie per una
migliore gestione del fenomeno.
infine, ancora una promozione della nostra italia in Danimarca, sempre per iniziativa
del vulcanico marcello Passalia. nel prossimo mese d’aprile, infatti, verrà a San Daniele
del friuli e in Toscana con una troupe televisiva per girare un documentario nei luoghi
delle produzioni tipiche, oggetto delle sue promozioni gastronomiche, al fine di poter
mostrare ai danesi usi e costumi delle nostre contrade, i sistemi di selezione e preparazione
dei prodotti, i contesti ambientali e le antiche tradizioni culturali della provincia italiana.
Un modo originale di comporre i diversi volti della qualità italiana. in fondo, anche un
modo per promuovere, attraverso i prodotti e il contributo documentario, l’italia meno
conosciuta, eppure non meno intrigante per le bellezze del paesaggio, per la suggestione
degli antichi borghi, per i colori e le tante sfaccettature della cultura contadina. marcello
da milano, neanche tanto velatamente, lancia un appello ai produttori italiani che intendono
aprirsi al mercato danese e scandinavo. Trovano in lui un partner attento a promuovere
il made in italy toccando tutte le corde della sensibilità, dalla gastronomia al gusto
italiano, dalla moda all’arte, dalla musica all’attenzione per i problemi sociali. Con un desiderio, infine, di fare qualcosa anche per l’Aquila, la città d’arte devastata dal terremoto
del 2009. Ancora un italiano, dunque, che rende onore al suo Paese, davvero assai stimato
ad Århus, seconda città della Danimarca.
108
12 Marzo 2012
cortiSSiMa StoriaDitalia 1860-2010
l’AQUilA – la crisi, internazionale ed europea, che stiamo vivendo con molte sofferenze,
ha certamente un’origine economica, ma senza dubbio coinvolge anche la storia, le storie
e le identità di singoli Popoli e Paesi. in italia l’anno scorso abbiamo celebrato per un
anno intero i primi 150 anni di Unità con manifestazioni, spettacoli, mostre, pubblicazioni,
programmi radiotelevisivi e siti web, ma forse c’era e c’è ancora bisogno d’una sintesi attraverso la quale fissare nella memoria collettiva i passaggi principali di questi 150 anni,
scoprendo molti momenti decisivi che oggi meglio si comprendono. Di questa sintesi
“popolare” hanno bisogno soprattutto i Giovani italiani di qualsiasi origine, i Giovani di
origine italiana che vivono all’estero, i milioni di cittadini italiani, uomini e donne di
origine straniera che vivono in italia.
A questa esigenza assai puntualmente risponde l’opera multimediale pubblicata da
ediesse, Cortissima STORIADITALIA 1860-2010 di Gianguido Pagi Palumbo. il progetto
propone una sintesi testuale e audiovisiva originale e popolare dei 150 anni di Unità
italiana: uno strumento didattico multimediale molto vivace, con un ritmo volutamente
sostenuto, pensato proprio per i più giovani. il libro è diviso in 10 capitoli-racconti illustrati a colori che non riguardano solamente la «politica», ma i fatti più significativi di
ordine sociale, culturale, economico, artistico, sportivo. il linguaggio usato è fatto di
parole, immagini, disegni, fotografie, legati da un testo semplice, essenziale, comprensibile
ai più. Ai capitoli si aggiunge un’utile appendice con la Costituzione italiana.
il video è composto da 10 puntate brevi di 8 minuti l’una, corrispondenti alle 10 fasi
storiche proposte dal libro. ogni puntata è realizzata con una modalità e uno stile che
esprimono di volta in volta l’epoca storica raccontata, rielaborando immagini, oggetti e
materiali caratteristici del periodo. Per la realizzazione l’autore ha coinvolto Giacomo
Verde, video-artista impegnato da anni in una sperimentazione che intreccia teatro,
cinema d’animazione e videoarte, con una particolare sensibilità didattica e una lunga
esperienza nelle scuole e nelle università (VideoProduzione ADHoC - Videoedizioni
eDieSSe).
Pubblicato in
CAnADA (italiani)
AGenZie inTernAZionAli: Aise e inform
in iTAliA: l’Arca di noè, Politicamente corretto, Agorà magazine, emigrazione notizie, Tirreno news,
fattitaliani, la prima Pagina, l’impronta, il Capoluogo, inAbruzzo, Giulianova news, Corriere Peligno,
newson, All news Abruzzo.
109
goFFreDo PaLMerini
l’opera è stata presentata in prima nazionale il 14
novembre 2011 a roma nella sede della Società Dante
Alighieri e successivamente, fino ad oggi, in oltre 25
città italiane ed europee fra le quali Parigi, Bruxelles,
Colonia, roma, Venezia, Verona, Brescia, Pescara, foggia, Bari, lecce, Palermo, in Centri culturali, Scuole superiori e medie, Biblioteche, Corsi di italiano. Si può
acquistare nelle principali librerie italiane o via internet.
Gianguido Pagi Palumbo, professionista della comunicazione. pubblicista e scrittore, si occupa di cooperazione internazionale e immigrazione. Ha pubblicato
con ediesse Andrej a Belgrado (2002), Amparo dove vai
(2004), Amina di Sarajevo (2005), Teresina (2008). nel
2011, assieme a dieci giovani di otto origini nazionali diverse, ha fondato a roma l’Associazione interetnica italiana monDiTA per la promozione dei valori di un Paese storicamente multi- interetnico.
«Senza questi ragazzi il Paese sarebbe più vecchio e avremmo minori potenzialità di sviluppo.
Senza gli immigrati il fardello del debito pubblico sarebbe più difficile da sostenere». Così il Presidente
della repubblica, Giorgio napolitano, durante l’incontro con ‘i nuovi cittadini italiani’ al
Quirinale, ci ricorda che l’immigrazione fa ormai parte, a tutti gli effetti, del nostro presente e anche della nostra storia.
e così scrive in un’efficace recensione dell’opera livia Parisi:
«La storia che si invita gli immigrati a conoscere, con Cortissima STORIADITALIA 18602010, il progetto testuale e audiovisivo che propone per la prima volta un agile strumento di informazione per uomini e donne provenienti da altri Paesi, che lavorano e studiano in Italia e hanno
bisogno di conoscerne meglio la lingua, le vicende politiche e la Costituzione italiana: perché la nostra
in alto,
Gianguido
Pagi Palumbo
e, a lato,
Palazzo firenze,
sede della
Società Dante
Alighieri,
a roma.
110
CorTissiMa sToriaDiTaLia 1860-2010
storia è ormai anche, in parte, la loro storia. Il libro, scritto da Gianguido Palumbo, in collaborazione
con Giacomo Verde, ha questo intento. Ma ne ha anche a altri. “Non solo Stranieri in Italia –
spiega Palumbo – ma anche Italiani all’estero, nuove generazioni che stanno perdendo coscienza
della storia del Paese di origine. E poi vuole parlare agli italiani, soprattutto ai giovani e agli
studenti delle scuole superiori che solo alla fine del percorso di studi, e non sempre, arrivano a
conoscere l’Italia contemporanea”.
È una storia “cortissima” e non lo nasconde, anzi lo annuncia nel titolo, che comunica la forza
sintetica del progetto: un’ora di lettura e poco più di un’ora di visione del film. 150 anni in dieci
capitoli, narrati col ritmo di un racconto per mantenere viva l’attenzione, così come faceva il
Contastorie di una volta. Si inizia con l’Unità d’Italia, attraversando le due Guerre mondiali e la
Resistenza, ed esplorando Dopoguerra, Prima e Seconda Repubblica, Tangentopoli e Terrorismo,
fino alla visita di Gheddafi a Roma. Ci sono date e numeri importanti “ma non giudizi forti sui
la copertina del libro e la sala conferenze di Palazzo
firenze, roma.
fatti raccontati, pur riconoscendo che non esiste e non è possibile la neutralità. C’è la politica,
l’economia, la cultura, ma si parla anche di scienza, spettacolo e di piccoli grandi eventi, come l’invenzione della Nutella”, spiega l’autore».
insomma, questa interessante pubblicazione multimediale di Gianguido Pagi Palumbo
sembra davvero vestire i panni dei ragazzi e dei giovani, sia nella facilità di consultazione
che nella qualità del linguaggio. Dunque, particolarmente adatta, in italia, come supporto
didattico per le Scuole medie e superiori, come nei centri di aggregazione e socializzazione
per stranieri, nelle sedi di Sindacati, Patronati e Partiti, ma anche nelle biblioteche comunali. All’estero, l’opera appare particolarmente adatta alle Associazioni e alle Scuole
italiane, agli istituti di Cultura, alle sedi della Dante Alighieri che conducono corsi di lingua italiana, dovunque siano presenti giovani di terza e quarta generazione della nostra
emigrazione che nell’opera possono agilmente apprendere le radici storiche e culturali
dalle quali discendono.
111
19 Marzo 2012
Mario fratti
all’UnivErSità PEr la tErza Età
PrESEnta L’ALTRA ITALIA
l’AQUilA – Giovedì 22 marzo, alle ore 16, nell’Aula magna dell’istituto Tecnico industriale Statale in via Acquasanta, l’Università per la Terza età dell’Aquila, nell’anno celebrativo del suo Trentennale, ospita mario fratti, personalità straordinaria della letteratura
teatrale, il drammaturgo aquilano che dal 1963 vive a new York dove ha insegnato alla
Columbia University, ma sopra tutto dove le sue opere primeggiano nei teatri di Broadway
come in quelli di mezzo mondo. lo scrittore, che dagli States torna alcuni giorni nella
sua città, dov’è nato il 5 luglio 1927, per alcuni importanti impegni di teatro, parteciperà
all’incontro di presentazione del volume L’Altra Italia, di Goffredo Palmerini, pubblicato
da one Group edizioni. Accanto allo scrittore maria laura Perfetto Giuliani, presidente
dell’Università per la Terza età, francesca Pompa, presidente di one Group edizioni e
l’autore del volume. la prof. maria laura Perfetto Giuliani darà il saluto all’illustre ospite,
tra i più grandi autori di teatro viventi, le cui opere sono state tradotte in 21 lingue e rappresentate in oltre 600 teatri di tutto il mondo. Porterà quindi il suo contributo sull’ultimo
libro di Goffredo Palmerini, che nel 1982 dell’ateneo fu uno dei fondatori.
l’attenzione sarà poi tutta dedicata all’intervento del grande drammaturgo, presente
all’Aquila per la Prima – il 26 marzo al ridotto del Teatro Comunale – della sua commedia
Frigoriferi, trasposta in musical per iniziativa dell’Associazione mamò e della sua effervescente presidente, federica ferrauto. Un vero evento, perché ad eccezione di alcune presenze istituzionali nella città natale, negli anni scorsi, questa invece sarà una ghiotta occasione per tutti gli Aquilani per ascoltare e conoscere da vicino il concittadino mario
fratti, scrittore affermato e famoso, più volte premiato con il Tony Award (è l’oscar del
teatro, ne ha vinti 7), personaggio brillante e di notevole comunicatività. fratti parlerà
del teatro americano e delle ragioni del suo successo negli States, caso singolare per un
Pubblicato in
ArGenTinA (italianos d’Argentina)
CAnADA (italiani)
meSSiCo (il Punto d’incontro)
STATi UniTi (il Giornale italo-Americano)
SUD AfriCA (la Gazzetta del Sud Africa)
AGenZie inTernAZionAli: Aise, inform e italia informa
in iTAliA: l’Arca di noè, iammepress, Agorà magazine, Politicamente corretto, italia news, Abruzzo
cultura, il Capoluogo, Un mondo d’italiani, newson, Secolo nuovo, Corriere Peligno, inabruzzo, Pagine
Abruzzo, l’impronta, Giulianova news, Sipario.
112
autore europeo laddove non sono riusciti Pirandello o Brecht e persino gli americani
Tennessee Williams e Arthur miller, riconosciuti nel loro valore solo dopo morte.
Presentando il volume, da attento osservatore, potrà parlare della nostra emigrazione
negli Usa, quasi 18 milioni nelle varie generazioni, e particolarmente di quella intellettuale,
della quale è esponente di punta. infine, dell’attività che Goffredo Palmerini svolge con
le comunità italiane all’estero, intessendo quella fitta rete di contatti e relazioni con l’altra
italia che da un lato rafforzano legami culturali con il Paese d’origine, dall’altro aprono
finestre di conoscenza sulla multiforme realtà di successi e conquiste sociali della nostra
emigrazione in ogni continente, grazie al suo penetrante impegno giornalistico con numerose ed importanti testate italiane all’estero, molte delle quali proprio negli Stati Uniti.
Seguiranno le considerazioni di francesca Pompa, presidente della one Group edizioni: il punto di vista dell’editore su una saggistica particolare, qual è quella di Palmerini,
capace d’illuminare aspetti di notevole interesse quanto scarsamente noti, attraverso una
scrittura avvincente, intrigante, ricca di richiami e contesti che ne costituiscono la più
forte suggestione. Un singolare “annuario”, con tante storie e figure illustri ancora poco
conosciute, che però arrecano nel mondo prestigio alla terra d’origine, mostrando un’italia
che parla di solidarietà, determinazione e fiducia nel futuro.
ma nel volume vengono pure descritte singolarità, bellezze, eventi e personaggi che
evidenziano il volto migliore dell’Abruzzo e della sua Città capoluogo. Dunque, un libro
che è anche un’iniezione di ottimismo per l’immane impegno che l’Aquila deve affrontare
per risorgere dalle rovine del terremoto, con il concorso di tante testimonianze d’amicizia
espresse dalle comunità italiane d’ogni angolo del pianeta.
l’incontro, aperto a tutti, si
concluderà con l’intervento di
Goffredo Palmerini.
mario fratti, nel suo intervento
all’Università per la Terza età.
Ho chiesto ad Annamaria Barbato Ricci – vice direttore del quotidiano on line L’Indro e corsivista
brillante sulle pagine dello stesso giornale, prima appzine italiana – una nota sul musical frigoriferi,
tratto dalla commedia di Mario Fratti e rappresentato in prima assoluta il 26 Marzo 2012 al Ridotto,
essendo il Teatro Comunale del capoluogo abruzzese ancora inagibile per i colpi massacranti del sisma.
Annamaria, che in quei giorni di marzo è stata all’Aquila presente a tutti gli eventi programmati per
il grande drammaturgo aquilano, volentieri mi ha donato lo scritto che segue. Ne sono felice. È la cifra
stessa della sua indole napoletana, della sua intelligenza e della sua grande ironia. Ne è specchio anche
la nota biografica che compare in calce, redatta di sua mano. Mi piace anche annotare, non avendolo lei
riportato in biografia, che Annamaria Barbato Ricci è autrice teatrale ed ha debuttato sulle scene con il
suo dramma eclissi, rappresentato nell’ottobre 2010 a New York, al Theater for the New City, off
Broadway, sia in italiano che in inglese. eclissi è un lacerante monologo di una donna innamorata,
sfruttata e abbandonata. Una pièce di grande intensità drammaturgica, che è stata molto apprezzata da
pubblico e critica. (G. P.)
113
31 Marzo 2012
FRIGORIFERI, MUSical BollEntE
di annamaria Barbato ricci
l’AQUilA – Sul palcoscenico non c’è posto per i bamboccioni! e neanche per i choosy
immortalati qualche mese più tardi dall’incontinente ministra elsa fornero, né per gli
sfigati tardo-laureati tramandati dal sottosegretario martone. i protagonisti di un bell’evento teatrale che, nel marzo scorso, ha lanciato un messaggio originale e positivo a
l’Aquila hanno in media poco più di trent’anni ed hanno capito che da l’Aquila era necessario un segnale innovativo. Qualcosa di diverso da quello che sembrava provenire
dall’affollamento di ben 9 candidati sindaci in corsa. ma forse, lancio lì, si voleva rimanere
fedeli alla simbologia dell’occulto ritrovantesi ad ogni canto della città, con la tipica ricorrenza del numero 9: consoliamoci pensando che meno male che non sono 99 i candidati, come le piazze, le chiese, i castelli e le cannelle della mitica fontana.
e non dimentichiamo i 9 martiri; e viene da pensare che quel 6 del fatale aprile di tre
anni fa non è forse un 9 rovesciato, come s’è rovesciata la città? il segnale a cui accennavo
c’è stato, forte e chiaro. non semplicemente effimero, perché il teatro è realtà ed iperrealtà al tempo stesso. Dunque il teatro come messaggio di rinascita, con una radice talmente lunga da passare sotto l’oceano – meglio del tunnel per i neutrini Gran Sasso/Cern
di Ginevra – ed unire l’Aquila con Broadway.
non mi sono trasformata nella Sibilla Cumana ed il mio non è un discorso oscuro,
da seminatrice di enigmi. né ho adottato, d’emblai, un format inusuale per la critica
teatrale. la spiegazione per filo e per segno c’è, e occorre risalire al 2006, in epoca preterremoto. oltreoceano c’è un signore che deve avere una centrale nucleare incorporata
perché, a 79 anni (Tanti ne aveva allora; oggi ne conta 85: per lui il tempo non passa!),
non la smette di immaginare pièces teatrali dal finale imprevedibile. mario fratti è
aquilano di nascita, ma il successo lo ha consacrato a Broadway, con una commedia musicale-Bingo dal titolo Nine – non per caso: nove! –, oltre tremila repliche se contiamo
solo quelle nei teatri più famosi di new York e l’appeal di protagonisti da cassetta come
Antonio Banderas.
Al di qua dell’Atlantico, c’è un’avvocatessa con fulminazioni artistiche che a l’Aquila
ci vive, federica ferrauto, e condivide con la sua Associazione, i mamò (contrazione
della domanda che sorgeva spontanea di fronte all’apatia di iniziative contro la quale si
scontravano i giovani artisti: “mamò, che facciamo?”) il desiderio di mettere in scena un
lavoro di fratti, in primis Nine, mai rappresentato in italia. i sogni son desideri ed una
volta su mille può accadere pure che si avverino.
Driiin... in quel della 55a Strada della Grande mela, nel suggestivo attico di fratti,
tipica tana d’artista, squilla il telefono: dall’altra parte del filo c’è federica... vuole capire
come portare Nine in italia, in particolare a l’Aquila. All’epoca non era possibile per
motivi contrattuali, ma federica non si arrende: basta che sia una commedia fratti Doc,
lei ed i mamò sono disposti persino a musicarla da cima a fondo. il maestro propone un
lavoro molto originale e sorprendente, scoppiettante di colpi di scena, dal titolo enigmatico
114
Frigoriferi, scritta nel 1964, ma ancora attualissima.
ed i giovani talentuosi si buttano a capofitto nell’impresa. lentamente prende forma il prodotto finale, si aggregano nuovi compagni di strada come
Stefano Genovese per la regia e le scene, luciano Di
Giandomenico per le musiche e nel ruolo di maestro
concertatore, mentre Cinzia Pennesi va in trincea
come preparatore vocale e maestro del coro. A più
mani – oltre a federica, miriam foresti, marco rotilio
e la complicità di Augusto marra – si scrivono le
canzoni, davvero tante.
insomma, il meccanismo va avanti, limato, raffinato, arricchito... finché, da un lato (negativo), piomba
il terremoto a scompigliare i piani; dall’altro (positivo),
la regione Abruzzo seleziona progetti originali per finanziarli con il fondi resi disponibili
dall’Unione europea per valorizzare iniziative culturali locali di grande impatto. i mamò
partecipano con il loro Frigoriferi, incoraggiati e sostenuti dal direttore dell’istituzione
Sinfonica Abruzzese, Giorgio Paravano, dotato di una non comune visione strategica.
l’iniziativa piace molto all’assessore alla Cultura della regione Abruzzo, luigi De fanis,
nonché incontra l’entusiasmo e la sensibilità della dirigente del Servizio Politiche Culturali,
delegata a sovrintendere il pool di selezione dei progetti da finanziare, Paola Di Salvatore.
la presenza di mario fratti ne moltiplica ancora di più l’appeal.
Sembra un puzzle che, come dotato di un magico movimento auto-attraente fra le
tesserine, si compone senza il minimo sforzo. È così che si è arrivati alla prima mondiale
del musical Frigoriferi, messo in scena con attori di grande bravura che sono l’antidoto a
quei soliti noti che sclerotizzano i circuiti teatrali italiani – già predisposti alla sclerosi per
il ben noto fenomeno delle nozze coi fichi secchi –, i quali recitano inespressivi da Sha-
l’Aquila,
mario fratti davanti
al forte Spagnolo.
in alto,
Annamaria
Barbato ricci
115
goFFreDo PaLMerini
kespeare all’elenco del telefono. invece, i “nostri” hanno una carica di entusiasmo e
bravura innata tale che ce ne fa un baffo se nessuno esce dalla Silvio D’Amico (tanto,
riequilibra fratti con la sua esperienza all’Actor’s Studio di Strasberg e come autore di
oltre 90 lavori teatrali!). Se n’è accorto il pubblico dell’Aquila, accorso alla prima mondiale
di Frigoriferi – molti son rimasti fuori – lo scorso 24 marzo, nel ridotto del Teatro Comunale aquilano (affettuosamente definito dagli addetti ai lavori “il garage”), location che
dignitosamente ammortizza il colpo di un Teatro cittadino messo fuori gioco dal sisma.
Dispiace che le due repliche di l’Aquila e Chieti, per il momento, restino figlie uniche,
in attesa che lo spettacolo si circuiti – e lo merita per davvero, certo più di certe mappazze
che vivono sulla rendita di posizione di protagonisti nomati ma routinari –. il bellissimo
Teatro marrucino, confermando il detto che chi ha pane non ha i denti e viceversa ... non
ha dato sufficiente pubblicità all’evento, che, in quel caso, aveva anche un fine benefico e,
pertanto, i teatini sulle poltrone in platea o nei palchi non corrispondevano al merito della
messa in scena, esilarante, giusta nei tempi, con musiche che rimanevano impresse nella
memoria, tant’erano coinvolgenti, e attori che si rivelavano anche eccellenti cantanti.
Questa, in pillole, la storia che si svolge in palcoscenico. Un giovane italiano, nicola
Stampi, emigrante in America dal Sud dell’italia, malgrado un cospicuo numero di lauree,
approda come maggiordomo in casa di due strane, un po’ deliranti gemelle, nubili e ricchissime, proprietarie di un’industria di elettrodomestici, la flower (dal loro cognome)
che accumulano un imprecisato numero di ingombranti segreti. il fiuto professionalmente
nullo del Commissario di Polizia, miope come un pipistrello, non risolve un bel niente,
anche perché ha sviluppato un insano amore per una delle due gemelle, ines... perché “è
un bel donnone”. equivoci a non finire e musiche che mettono la voglia di unirsi alla
voce dei protagonisti s’intrecciano in un evento musicale “vero”, che ha la freschezza e
l’ispirazione di uno spettacolo che meriterebbe grandi fortune e programmazione con
repliche su base annuale.
Bravissimi gli attori, 9 in tutto (anche loro!), ciascuno protagonista di deliziosi camei.
Da miriam foresti “sono stata cattiva, cattiva, cattiva” evoca allusiva allo sfuggente amante,
capace di mescolare gl’ingredienti di una casta sensualità e del mistero; a marco rotilio,
perfetto fra i protagonisti, trasecolato al punto giusto e vera icona di un italiano a new
York. Poi c’è emiliano Geppetti, nelle vesti di Willy, scienziato borderline sullo sciroccato,
che però non disdegna dall’accompagnare gli esperimenti con i piaceri della carne, mescolando laboratorio e talamo. Dell’ispettore, interpretato da Dario Savastano, che dire?
se non che ha una carica comica dirompente ed una gran bella voce (come tutti salvo
uno che balla uno strepitoso tip tap, un bestiolone dai grugniti poderosi che risponde al
nome di francesco italiani). Poi c’è l’algida (in tutti i sensi) renée, alias francesca Zaccherini, piccola infermiera un po’ avida, ghiacciata dalla sua ingordigia dei beni materiali.
infine, il trio flower (Deborah fedrigucci, Claudia Sophie Dell’Utri e Paolo Caiti)
che spuntava da ogni dove con ispirazioni esilaranti, su tutte, i tre batraci ritrovati dai
russi in Siberia che erano un gioiellino di comicità. Da scritturarli per Hellzapoppin’. o
da suggerirli a Victoria Cabello per incursioni a sorpresa a “Quelli che il calcio”. Gli
italiani meritano di ridere in maniera corretta, mai volgare, facendosi catturare da melodie
che ti restano attaccate ai timpani: Frigoriferi dimostra che si può. Senza banalità, ma con
fantasia e realizzando uno spettacolo che non sfigurerebbe sulle tavole di Broadway.
116
frigoriferi, MusiCaL BoLLenTe
il musical “frigoriferi”, rappresentato al ridotto del Teatro Comunale dell’Aquila.
annaMaria BarBato ricci – nata a nocera inferiore, patria del pomodoro, insegue da quando
aveva 8 anni il sogno di fare la giornalista. Alias, son 48 anni che non s’è ancora stancata. laureata in
Giurisprudenza ed avvocato, tanto per non farsi mancare nulla, per molti anni (26!) – prima dell’era
escort – si è occupata di uffici stampa istituzionali, cominciando col formeZ, ai tempi straordinario laboratorio formativo, di studi e ricerche sociali ed economiche. Per 11 anni ha sperato di essere assunta,
ma lo spoil system l’ha privata di questa aspettativa, causa la sua patologica allergia alle cause di lavoro,
pur vinte in partenza. È poi passata alla Presidenza del Consiglio dei ministri, dove, per 5 anni è stata
capo ufficio stampa della Commissione nazionale Pari opportunità, schivando un nuovo spoil system
col Governo Berlusconi e approdando nel 2001 alla prima esperienza di un sito di e-commerce generalista, promosso da Banca 121, poi mPS, www.i_am.it quale direttore dei contenuti giornalistici. il sito
chiuse per eccesso di preveggenza. fra collaborazioni giornalistiche con quotidiani (Il Giornale, La
Voce, Il Popolo, Il Tempo, Italia Oggi, Il Corriere del Mezzogiorno) e varie esperienze di uffici stampa da free
lance (GePi, SimeST, Consiglio nazionale Dottori Commercialisti, ministero dei Trasporti, UniCef),
oggi cerca di “sopravvivere”, sperando che passi la nuttata. nel frattempo, per non cadere in crisi
d’astinenza di scrittura, imperversa su facebook, dove conciona su questioni femminili; sua è stata,
inoltre, l’idea e la regia del fortunato volume Le Italiane (Castelvecchi), che raccoglie le biografie di
donne autorevoli di questi 150 anni di storia italiana, scritte da importanti scrittrici, giornaliste, firme
eccellenti, i proventi del quale, con l’adesione delle coautrici, sono stati devoluti all’Associazione
Telefono rosa di roma. Sua è stata anche l’idea della rosa delle Donne dei 150 anni, creata dall’ibridatore
sanremese Antonio marchese, che costituisce il monumento floreale alle donne maltrattate inaugurato
l’8 marzo 2012 nei giardini prospicienti Palazzo San Giacomo, sede del Comune di napoli, dall’Assessore
alle Pari opportunità Giuseppina Tommasielli, col sostegno di UniCreDiT. Ha una passione sfegatata
per le buone cause: ha coordinato la comunicazione istituzionale di un’iniziativa di fundraising per
l’Aquila, e l’ufficio stampa per la creazione di un nuovo Teatro, costruito in partner-ship fra TeatroZeta,
creatura di manuele morgese, ed Arcus. insomma, per fermarla, bisogna solo abbatterla!
117
27 Marzo 2012
il Maria Pia HoSPital Di torino
tra i PriMi D’italia
Torino – l’Agenzia nazionale per i Servizi Sanitari (AGenAS) ha valutato il maria Pia
Hospital di Torino tra le dieci strutture ospedaliere più virtuose d’italia. l’analisi dell’Agenzia, che ha inserito il nosocomio torinese nella top ten, ha riguardato la valutazione
delle attività d’assistenza di tutti gli ospedali italiani, pubblici e privati accreditati, basata
su una trentina d’indicatori ritenuti significativi dal punto di vista della performance
della struttura sanitaria. il maria Pia Hospital, che fa parte del Gruppo GVm Care & research, è risultata per tre di questi parametri tra gli ospedali con i migliori risultati, confermando l’impegno del Gruppo nel fornire ai propri pazienti un servizio di elevata
qualità e nel collocare il benessere della persona al centro delle attenzioni di medici e
personale sanitario.
GVm Care & research è una holding italiana operante nei settori della sanità, della ricerca, dell’industria biomedicale e del benessere termale. il Gruppo opera in italia attraverso 23 ospedali di alta specialità e 4 poliambulatori, accreditato come partner del
Sistema Sanitario nazionale. il gruppo comprende anche tre strutture sanitarie all’estero –
in francia, Polonia e Albania – nonché tre storiche e prestigiose strutture di Castrocaro
Terme: Grand Hotel delle Terme, Terme di Castrocaro e Clinica del Ben essere. infine,
nel campo dell’industria biomedicale, il Gruppo opera attraverso eurosets, azienda
italiana leader internazionale nella produzione di dispositivi medici per l’autotrasfusione,
la cardiochirurgia e l’ortopedia.
Del maria Pia Hospital di Torino, ospedale accreditato come polo con alta specialità
(cardiologia interventistica ed elettrofisiologia, cardiochirurgia, neurochirurgia e radioterapia oncologica), dal 2002 è Amministratore delegato il dr. Carlo Di Giambattista, della
quale struttura è anche direttore sanitario. nato a roma nel 1962 da genitori abruzzesi e
residente a Vasto, Carlo Di Giambattista ha compiuto gli studi presso la facoltà di medicina dell’Università “Gabriele d’Annunzio” di Chieti, dove si è laureato nel 1989 e specializzato nel 1993 in igiene e medicina preventiva. Sotto la sua guida l’ospedale torinese
ha raddoppiato il fatturato e da un decennio produce costantemente utili, sempre
Pubblicato in
CAnADA (italiani)
AGenZie inTernAZionAli: Aise, inform e Agenzia Stampa italia
in iTAliA: Agorà magazine, Politicamente corretto, la Prima Pagina, il Capoluogo, Un mondo d’italiani, newson, Corriere Peligno, inAbruzzo, Pagine Abruzzo, l’impronta, Giulianova news, Chieti
Scalo, All news Abruzzo, Abruzzoweb.
118
reinvestiti in azienda. Dal 2010 Carlo Di Giambattista è anche
Amministratore delegato della Clinica Santa Caterina da Siena,
in Torino. Tra le personalità di spicco della comunità abruzzese
in Piemonte, da diversi anni Carlo Di Giambattista è stato
chiamato a guidare la famiglia Abruzzese e molisana in Piemonte e Valle d’Aosta, nata una trentina d’anni fa su iniziativa
d’un gruppo di Abruzzesi e molisani giunti al nord-ovest per
ragioni di lavoro e desiderosi di mantenere cultura, tradizioni,
usanze, orgogliosi di promuovere la propria terra.
l’immigrazione dall’Abruzzo e dal molise in Piemonte e Valle d’Aosta, quantitativamente cospicua intorno alla metà degli anni Cinquanta, ha contribuito all’evoluzione e
allo sviluppo non solo industriale di queste regioni, ma ha qualitativamente arricchito
tutto lo spettro dell’operatività subalpina, dagli operai agli artigiani, dai commercianti
agli imprenditori, dai professionisti ai funzionari statali, dagli alti ufficiali e clinici illustri
ai docenti universitari di chiara fama.
Per brevità si cita solo emblematicamente il prof. Giorgio Cavallo, già rettore dell’Università di Torino, al quale la famiglia Abruzzese e molisana ha intitolato un Premio
per meriti culturali e sociali diventato assai prestigioso. il Premio, nato come riconoscimento agli Abruzzesi distintisi per la loro opera in Piemonte e Val d’Aosta, dall’anno
della sua istituzione è stato conferito all’amministratore delegato di fiat dr. Sergio marchionne (2006), al cardiochirurgo prof. Angelo Actis Dato (2007), alla Soprintendente ai
Beni Culturali del Piemonte arch. mirella macera (2008), al chirurgo e sindaco di Chieri
dr. francesco lancione (2009), al presidente della fondazione la Stampa – unico riconoscimento a un non abruzzese, conferito per le opere di solidarietà verso i terremotati
dell’Aquila – dr. roberto Bellato (2010), al consulente del lavoro dr. francesco Cocciolito
(2011) e all’amministratore delegato di italdesign Giugiaro dr. Salvatore Cieri (2012). il
sodalizio abruzzese e molisano, presieduto da Carlo Di Giambattista, è una delle associazioni regionali più attive in italia, per numero e qualità delle iniziative, e si è sempre
meritoriamente distinto in interventi di solidarietà, in modo particolare verso l’Aquila e
i borghi colpiti dal terremoto del 6 Aprile 2009.
Torino, maria Pia Hospital. A lato, Carlo Di Giambattista (a destra) sulla vetta dell’Aconcagua, con lo
stemma della regione Abruzzo. in alto, Carlo Di Giambattista.
119
6 aprile 2012
trE anni fa il tErrEMoto DEll’aQUila
l’AQUilA – Sembra ieri, eppure già tre anni sono trascorsi. ma la mente talvolta rifiuta
di aprire la memoria di quella tragedia vissuta, quasi per un inconsapevole processo di rimozione. Almeno per le immagini drammatiche di quella notte del 6 Aprile 2009, livida
e caliginosa, e di quell’alba straniante, con i volti della sofferenza e del dolore. in quella
strana sospensione del tempo, dopo la terribile violenza della terra che aveva squassato
e devastato le meraviglie architettoniche dell’Aquila e l’anima dei suoi abitanti, mentre
quel serpe del terremoto continuava ad agitarsi, il sole s’alzava ancora, a illuminare le
ferite materiali e morali degli aquilani.
Si contavano i primi morti, si soccorrevano i feriti, si cercavano i dispersi, tra il sibilo
delle ambulanze e l’urlo delle sirene arrivavano ferali notizie dai quartieri e dai borghi massacrati: all’Aquila, da Via XX Settembre, Via Campo di fossa, Via Cola dell’Amatrice, Via
Gabriele d’Annunzio, Via fortebraccio, Via luigi Sturzo, e dalle altre stazioni della via
crucis nella città capoluogo e poi da onna, Paganica, Tempera, San Gregorio, Villa Sant’Angelo, Bazzano, fossa, roio, lucoli, Preturo, San Demetrio, Tornimparte, Sant’Angelo
di Bagno, Poggio Picenze, Civita di Bagno, Castelnuovo, un rosario di stimmate e di
vittime, 309, nella più dolorosa Settimana di Passione che la città ricordi dalla sua fondazione.
eppure, nel morso cruento del dolore che lacerava l’anima, tanta dignitosa compostezza e tante prove di generoso altruismo verso chi aveva più bisogno. Alle immagini
della tragedia che le tv man mano andavano trasmettendo, tutto il mondo si commosse,
si stupì del coraggio e della dignità degli aquilani, sbigottì alla scoperta delle bellezze dilaniate d’una città straordinaria per meraviglie d’arte, d’architettura e di storia, il cui patrimonio stava diventando universale. e l’italia rivelò il suo volto più bello, quello della
fratellanza, dell’amicizia, della solidarietà. ecco, queste sono le immagini che invece mi
tornano alla mente, con grata naturalezza: i volti dei Vigili del fuoco, dei soccorritori,
Pubblicato in
CAnADA (italiani)
STATi UniTi (il Giornale italo-Americano)
SUD AfriCA (la Gazzetta del Sud Africa)
AGenZie inTernAZionAli: Aise, inform e Agenzia Stampa italia
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All news Abruzzo, Chieti scalo, Aquila Tv, l’editoriale, radio l’Aquila 1, Teate, Vasto domani.
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dei volontari della Protezione Civile, degli alpini, degli operatori delle forze dell’ordine,
della Croce rossa, delle misericordie, dell’esercito, arrivati man mano, dalle prime ore, a
scavare tra le macerie, a montar tende, a rinfrancare gli sfollati, a dare una mano e un
sorriso agli aquilani. Tante persone belle, generose, ricche di sensibilità e di attenzioni.
Una gara di solidarietà nell’emergenza che mostrava un’italia straordinaria, ricca di condivisione, di amicizia e di premure verso chi si è brutalmente trovato a vivere un dramma
enorme. Un’italia che vorremmo così unita e solidale per sempre.
e poi l’altra italia, quella fuori
i confini. Sebbene fisicamente
lontana là in ogni angolo del pianeta, è stata qui con noi presente
sempre, moralmente vicina, premurosa, condividendo minuto
per minuto la nostra passione,
nei giorni e nei mesi dell’emergenza. e poi le nostre comunità
abruzzesi nel mondo, tutte ci
hanno fatto sentire il loro calore,
l’affetto e il sostegno morale. Appena il tempo d’organizzarsi e subito ad avviare una grande, ge- l’Aquila, la fontana delle 99 Cannelle.
nerosa e commovente prova di
amorevole sostegno, in soccorso alle prime necessità delle popolazioni colpite dal sisma.
non potremo mai dimenticare tutti gli italiani, dentro e fuori i confini, che hanno
dato una lezione di fratellanza e di unità nazionale a chi nel Paese predica insulse divisioni.
Serberemo sempre nel cuore l’affetto, la vicinanza e l’aiuto portati da migliaia e migliaia
di volontari d’ogni regione d’italia. Con la loro opera di assistenza hanno dato al mondo
un esempio di efficienza e qualità, elevando la nostra rete di protezione civile al massimo
livello di considerazione di fronte alla comunità internazionale, persino relegando in secondo piano qualche macchia di miseria morale nella tragedia e lo squallore di talune esibizioni del potere.
non ci siamo sentiti mai soli. e non ci sentiremo soli di fronte all’immane opera di
ricostruzione che attende la Città capoluogo d’Abruzzo e i numerosi borghi devastati
dal terremoto del 6 Aprile 2009. la prova ci impegnerà per molti anni, nel restauro delle
preziose architetture del centro storico dell’Aquila, città d’arte tra le più belle d’italia, e
dei Castelli che la coronano, i quali, sette secoli e mezzo fa, concorsero alla sua singolare
fondazione. Tanti i problemi in questi tre anni, tante le cose che non sono andate per il
verso giusto. eppure ce la faremo, ancora una volta. lo dobbiamo verso chi non c’è più
e verso le generazioni che verranno. Ce la faremo anche grazie all’amore che ci è stato
dimostrato. nel profondo dell’anima lo avvertiamo, questo forte sentimento d’affetto,
dall’italia e dal mondo. Per sempre ci accompagnerà. Anche da questo terremoto, come
dai tanti che nei secoli della sua storia si sono succeduti, l’Aquila saprà risorgere. Più
bella di prima!
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16 aprile 2012
raffaElla caScElla in arGEntina:
MiSSionE coMPiUta
PeSCArA – È rientrata da qualche giorno dall’Argentina, stanca ma soddisfatta d’aver
realizzato, in collaborazione con l’Università nazionale di la Plata, un singolare progetto
culturale, patrocinato dalla presidenza centrale della Società Dante Alighieri. mesi di
contatti, di preparazione artistica. mesi anche d’attesa, per un sostegno economico dalla
regione Abruzzo, modesto, che non è venuto. ma alla fine si parte lo stesso, agli inizi di
marzo, per un mese denso d’incontri, ricco di ponti d’amicizia, fecondo d’opportunità di
collaborazione artistica in un paese che con l’italia ha qualcosa in più d’una ragguardevole
comunanza di radici culturali, essendo la sua popolazione per oltre la metà d’origine italiana. È lontano dall’ita- lia il grande paese sudamericano. eppure l’Argentina, su questa
comunanza di fondo, continua ad alimentare verso il Belpaese una forte ed attrattiva
passione non solo culturale, emotiva si direbbe, come quegli innamoramenti non effimeri
che le distanze fisiche esaltano piuttosto che attenuarli, nel tempo e nello spazio.
e in questo humus di forte affezione s’è innervato il progetto di raffaella Cascella,
eclettica artista abruzzese che al talento associa una buona dose di curiosità intellettuale
e sperimentazione, portandola a ricercare partner per edificare ponti d’amicizia e di contaminazione culturale. Tutto nella consapevolezza profonda che il nostro futuro può
contare su una prospettiva di nuovo umanesimo solo se si demoliscono barriere e steccati
tra genti e paesi anche lontani, costruendo un mondo dove assonanze e diversità diventino
patrimonio comune di valori, di popoli e persone che si conoscano sempre più da vicino
e si rispettino. Giacché il destino dell’umanità può conoscere un futuro di serenità e di
pace solo se si opera per condividere, più che per coesistere.
ecco dunque come, per la seconda volta, raffaella Cascella è tornata in Argentina,
nell’area della grande capitale federale, Buenos Aires. in questa occasione con una
missione culturale preparata ad hoc per quel paese latinoamericano. la presentazione del
progetto, per promuoverne la realizzazione in ulteriori fasi d’avanzamento, era motivo e
ragione stessa della missione. la libera cattedra di Cultura italiana dell’Universidad nacional de la Plata (UnlP), non appena venne interessata sulla proposta, ne rimase
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intrigata e ne richiese la realizzazione, come pure la Dante di Buenos Aires. Per l’artista
si prospettavano giorni intensi di relazioni e incontri. Diversamente dal precedente
viaggio in Argentina, ora al lavoro realizzato in italia si sommava quello che si sarebbe
fatto in Argentina. Terra splendida, immensa, fertile, ricca di risorse e insieme ancora
con sacche di povertà. l’artista abruzzese ha così vissuto un intero mese a la Plata,
ospite d’una straordinaria e bella persona d’origine italiana, gentile ed accogliente: Gabriela
romairone, titolare della cattedra di Cultura italiana nell’ateneo platense. raffaella Cascella
ha potuto dunque assaporare il trantran quotidiano d’una famiglia argentina, con tutte le
similitudini e le differenze con la nostra quotidianità. racconta l’artista:
«Ho fatto la spesa nei supermercati del quartiere La Loma e al fruttivendolo gestito da peruviani,
ho passeggiato da sola nei parchi e lungo le calles e le diagonali della bella città sull’immenso estuario del Rio de la Plata. E ho potuto conoscere tante persone straordinarie: i nostri emigrati, in Argentina da alcuni decenni, i rappresentanti delle associazioni italiane, la simpaticissima coppia che
presiede la comunità abruzzese di Ensenada. Tantissime persone, docenti, professionisti, giornalisti.
Durante il mio soggiorno argentino ho viaggiato un po’ nella pampa: piccole cittadine, tutte particolari, in uno scenario paesaggistico di forte suggestione».
l’hanno incuriosita, lungo le strade, gli omaggi dedicati a Gauchito Gil e a Difunta
Correa, quasi come ex voto dei nostri santuari. Ha conosciuto antiche tradizioni popolari
locali ed ha respirato l’Argentina più vera ed autentica, tra i gauchos.
Per raffaella Cascella, e non solo per lei, l’Argentina è una terra intrigante e stupenda
come poche. Affamata di cultura. Bisognerebbe solo che, anche lì, si avessero più risorse
e più possibilità di fare. ma questo è un periodo particolare per il Paese che con determinazione – e tanta speranza di farcela – cerca di superare le terribili situazioni della propria
economia nelle quali gli sciagurati governi menem e precedenti l’avevano ridotta. ora il
la Plata,
centro
della città.
123
goFFreDo PaLMerini
tasso di crescita dell’Argentina, con il governo del compianto presidente nestor Kirchner e poi di sua moglie
Cristina fernandez, l’attuale “Presidenta”, da alcuni
anni è significativo e promettente. Se ne gioverà il
grande paese sudamericano per un meritato sviluppo
che soddisfi le aspettative di lavoro della sua gente che,
specie negli ultimi trent’anni, di avversità e disagi sociali
ne ha dovuti subire a dismisura. Queste, in sintesi, le
impressioni che l’artista pescarese riporta dalla sua seconda missione culturale in Argentina, con fondate
possibilità di farne presto una terza.
ma veniamo ora al progetto che raffaella Cascella ha
portato in Argentina, con l’alto patrocinio della Società
Dante Alighieri, la prestigiosa associazione culturale italiana fondata nel 1889 da Giosuè
Carducci insieme a un gruppo d’intellettuali. l’artista abruzzese ebbe dall’Università di la
Plata l’entusiastica adesione al suo progetto, quando glielo propose nel suo primo viaggio
in Argentina. e così è nato il progetto Lectura Dantis Figuralis – Arte, Azioni, Reazioni e Conversazione, singolare esperienza che mette insieme letteratura, arti figurative, musica ed altre
discipline creative. D’acchito, il tema sembrerebbe persino un po’ ostico anche per gli
addetti ai lavori!
eppure, quando la nave della performance della Cascella lascia il porto per prendere il
largo, tutto s’apre ad una forte suggestione. il 26 marzo scorso, all’Università di la Plata,
la sala del Rectorato era piena. Presenti il Console d’italia, Spartaco Calderaro e il responsabile dell’area formativa del Consolato, otello migliorelli, i funzionari dell’ateneo,
marcelo Belinche e ricardo Cohen, esponenti di associazioni culturali di la Plata, Berisso
ed ensenada, giornalisti, docenti dell’università platense ma anche di altre scuole di la
Plata, città con quasi 700 mila abitanti, capitale della Provincia di Buenos Aires. Presenti
anche alcuni tangheros, giacché nel progetto è contemplata, e studiata, la contaminazione
artistica tra danza classica e tango argentino.
Tra il pubblico tanti cittadini comuni che l’artista ha conosciuto attraverso la quotidianità
del suo soggiorno a la Plata, iniziato con l’arrivo dall’italia nei primi giorni di marzo.
Tornando all’evento, la conferenza di raffaella Cascella si è dispiegata in tutto il suo interesse, con grande apprezzamento del pubblico che le ha tributato una lunga ovazione. Al
termine, molti gli scambi d’opinione sulle differenze tra scuola italiana ed argentina. È
andata molto bene, per l’artista un successo che ha posto le fondamenta per successive
esperienze. Peraltro, il progetto artistico-didattico della Cascella mostra una notevole duttilità nell’adeguarsi alle realtà locali, per la capacità d’assorbire la valenza espressiva d’ogni
cultura. ogni diversità vi può trovare un’armonica composizione. in caso d’un auspicabile
successivo step del progetto, l’Asociacion Dante ha proposto di tenere la conferenza in
aprile, mese in cui iniziano le sue attività culturali. ma l’artista ed autrice del progetto
prevede invece di posticipare l’evento, per renderlo fruibile anche alla scuola italiana “Cristoforo Colombo” e all’istituto italiano di Cultura di olivos. molto interessata al progetto
anche una delle esponenti del Centro marchigiano di la Plata, francesca rastelli, che ne
ha proposto l’esecuzione nel loro circolo culturale cittadino.
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raFFaeLLa CasCeLLa in argenTina: Missione CoMPiuTa
l’artista, durante la conferenza tenuta a braccio con il solo sussidio di un dvd autoprodotto, ha avuto netta l’impressione che portare il suo progetto in una scuola e lavorare con
insegnanti italiani e argentini sarebbe stato tanto agevole quanto stimolante. Chi vive di
sperimentazioni, come da anni raffaella Cascella fa nella sua attività artistica, avverte e
comprende all’istante emozioni e reazioni che si producono nel pubblico, tra chi ascolta.
È quanto ha confermato all’artista il dr. migliorelli, direttore dell’Ufficio scolastico del
Consolato italiano a la Plata e Buenos Aires, a consuntivo dell’evento. C’è infine da
segnalare il calore dell’acco-glienza che hanno riservato all’artista le associazioni abruzzesi
e l’intera comunità italiana. Persone davvero straordinarie. racconta raffaella Cascella:
«Volevano che tenessi una serie di lezioni sull’arte, in italiano ma non c’è stato tempo, e me ne sono
dispiaciuta. Ho lasciato però una promessa, di farlo nella prossima missione, per la quale già molte
basi sono state poste. Sono rientrata da qualche giorno in Abruzzo ma il mio cuore, il mio
entusiasmo e la voglia di fare sono rimasti lì, in Argentina, tra la Capital federal e La Plata,
lungo l’autopista che più volte ho percorso con amici o da sola. Oppure con il taxista, con il quale
ho lungamente parlato della situazione politico-economica e culturale dell’Argentina e dell’Italia. Lì
ci chiamano “tani”, noi italiani, ed io tra loro ero “tanita”. In alcuni momenti ho trovato situazioni
simili, molto simili a quelle di casa nostra. Per motivi talvolta anche ovvi, ma che confermano
comunque un’affinità di fondo. E poi non poteva mancare l’incontro con il tango argentino, che vivo
come arte della danza e che fa parte del mio progetto. Lì, con il tango si scopre davvero l’anima
profonda dell’Argentina, l’indole della sua gente. Ho conosciuto diversi tanghéri ed un bravo maestro
di tango, Mauricio Raùl Moreno, che ho invitato alla Conferenza. È anche intervenuto, durante i
lavori. Il tango è una contaminazione talvolta non semplice da capire, eppure molto importante. Lo
hanno però ben compreso i giovani presenti, con l’attenzione prestata alla conferenza. La mia collaborazione con l’Argentina continua. Spero di poter sviluppare ulteriormente questo progetto, che mi
permette di esprimere, di avere e di dare tanto».
il tango, nelle
strade di
Buenos Aires
e, nella
pagina a lato,
raffaella
Cascella.
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Buenos Aires, di fronte il Palazzo del Congresso nazionale.
raffaElla caScElla è nata e vive a Pescara. inizia la formazione di pittrice nella bottega paterna,
una genia di grandi artisti. ottiene incarichi di restauro di opere d’arte dalla Curia. Studia da ritrattista,
apprendendo le varie tecniche pittoriche. Collabora attivamente con diverse cooperative di animazione
teatrale, realizzando scenografie e canovacci per pièces teatrali. nel 2001 l’Università di Glasgow le
commissiona una scenografia. Crea le scene per la commedia Il Maestro, del drammaturgo abruzzese
luigi Antonelli. Prosegue nel percorso d’ideazione e realizzazione di laboratori d’arte nelle scuole
d’ogni ordine e grado. realizza 15 video, come sceneggiatrice, per l’Università “Gabriele d’Annunzio”
di Chieti, tre dei quali vengono premiate dall’Università “la Sapienza” di roma. Dal 2001 è responsabile
della didattica museale presso il museo d’arte moderna “Vittoria Colonna“ di Pescara. in questo contesto, nel 2006, nasce l’idea d’un laboratorio sulla Lectura Dantis Figuralis per le scuole primarie,
realizzato e pubblicato dal ministero dell’istruzione, Università e ricerca.
Gli studi e le ricerche sulla decodificazione dell’immaginario dantesco ha portato alla realizzazione di
vari laboratori. Questo in Argentina si è realizzato come incontro-conversazione per un pubblico universitario, ma anche eterogeneo, toccando l’aspetto ludico fondamentale della somma opera dantesca,
poiché non esiste alcun limite alla fruizione dell’arte e della cultura, da sempre porta della civiltà. il risultato dei vari laboratori di raffaella Cascella saranno oggetto di studio per il suo saggio La dissolvenza
dell’opera d’arte nell’era del post-umano, in corso di stesura. intanto, dopo il successo della sua missione,
s’attende con interesse la prossima avventura artistica di raffaelle Cascella nel paese sudamericano, a
consolidamento di quell’ideale ponte con l’italia per il quale l’artista pescarese può vantare d’aver reso
un contributo culturale di sicuro rilievo.
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24 aprile 2012
GranDE concErto a SanSEPolcro
PEr i MillE anni DElla cattEDralE
SAnSePolCro (Arezzo) – nell’alta Val Tiberina, tra la riva sinistra del Tevere e l’Alpe
della luna, si distende Sansepolcro, bella cittadina in provincia di Arezzo che diede i
natali a Piero della francesca. nata all’alba dell’anno mille attorno ad un’abbazia benedettina, ha vissuto la sua storia subendo sottomissioni a Perugia, ai Visconti di milano, ai
malatesta di rimini, al dominio pontificio che, dopo la battaglia di Anghiari del 29
Giugno 1440 nella quale la città combatté contro la lega fiorentina-pontificia a fianco di
niccolò fortebraccio, detto il Piccinino – nipote di fortebraccio da montone – il Papa
la cedette ai medici di firenze.
i medici la dotarono d’una poderosa cinta muraria, su progetto di Giuliano da
Sangallo, trasformandola in una città fortezza. Di quelle fortificazioni oggi restano alcune
vestigia, a testimonianza d’una città di “confine”, quale tuttora resta in quella propaggine
di Toscana che lambisce Umbria, marche e romagna. la città è ordinata sull’asse
principale dell’impianto viario, tra le Porte romana e fiorentina, lungo il quale affacciano
magnifici edifici gotici, rinascimentali, manieristici ed antiche botteghe medievali.
Di Piero della francesca, il suo figlio più insigne, Sansepolcro custodisce alcune straordinarie opere: oltre ai lavori giovanili del grande pittore, è presente La Resurrezione, il
capolavoro della sua maturità artistica che da solo ampiamente ripagherebbe una visita
alla città. Aldous Huxley, nel 1925, definì quell’opera “il miglior dipinto al mondo”, e
tale patrimonio affrancò Sansepolcro da distruttivi bombardamenti durante il secondo
conflitto mondiale. Altre significative opere pittoriche del periodo rinascimentale sono
conservate nel museo civico, insieme a terracotte dei Della robbia. inoltre, numerose
preziosità, oggetti e paramenti liturgici, una ricca raccolta di sculture e stampe, sono
conservati nella Cattedrale e ne costituiscono, oltre che un interessante fondo espositivo,
il cosiddetto “Tesoro” del magnifico tempio che ora compie mille anni.
risale infatti al 1012 l’inizio della costruzione della Cattedrale di Sansepolcro, sul
luogo in cui, nel X secolo, era stato fondato il primo monastero benedettino. la chiesa
fu inizialmente dedicata al Santo Sepolcro e ai Quattro evangelisti le cui reliquie, secondo
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di noè, Chieti Scalo, l’impronta, Giulianova news, Corriere Peligno, All news Abruzzo, Giornale di
montesilvano.
127
goFFreDo PaLMerini
la tradizione, furono portate dalla
Terrasanta da due pellegrini, egidio
ed Arcaro. nel 1962 Papa Giovanni
XXiii elevò il tempio al rango di
Basilica minore. nel tempo essa ha
subito numerosi lavori di restauro,
con l’eliminazione di tutti gli elementi barocchi, così recuperando
l’originaria fisionomia architettonica
romanico-gotica.
Per celebrare il millenario della
basilica, l’Associazione Amici della
musica di Borgo Sansepolcro, nella
persona del suo presidente Paola
Baschetti, in collaborazione con la
municipalità di Sansepolcro, con la
Cattedrale e la filarmonica dei Perseveranti, ha deciso di organizzare
per il 6 maggio 2012 un grande concerto, affidato all’orCHeSTrA GioVAnile Di romA
diretta dal m° Vincenzo Di Benedetto, con due Cori locali (Corale Domenico Stella –
Città di Piero e il Coro della Parrocchia di S. maria) diretti per l’occasione dal m° Paolo
fiorucci.
il programma del concerto prevede inizialmente l’esecuzione di due pezzi corali del
Settecento, di Antonio Salieri e di Georg friedrich Haendel, con la partecipazione degli
organisti Giulio Camaiti e Samuele montagna. Segue quindi un’opera contemporanea
della compositrice abruzzese Ada Gentile. Si tratta di Un’ansia di pace, opera per grande
orchestra, coro e voce recitante, su testi di Salvatore Quasimodo ed ivana manni. la
voce recitante sarà quella di Alessandro Quasimodo, figlio del grande poeta siciliano
(modica, 1901 - napoli, 1968), Premio nobel per la letteratura nel 1959.
Dall’alto, la Cattedrale
di Sansepolcro
e l’orchestra Giovanile
di roma, in concerto.
128
granDe ConCerTo a sansePoLCro
Piero della francesca,
La Resurrezione,
particolare.
l’opera, di cui verranno eseguiti tre movimenti, è stata data in concerto, in prima assoluta, nel febbraio del 2008 nella Concattedrale di Taranto – progettata nel 1970 dal famoso architetto Giò Ponti – e ripetuta sempre con grande successo al Teatro Persiani di
recanati, al Duomo di Ascoli Piceno ed all’Auditorium della Conciliazione in roma. in
chiusura di concerto verrà eseguita un’opera classica, la Romanza in Fa maggiore, Op.50 di
ludwig van Beethoven, per violino e orchestra, con la giovane misia iannoni Sebastiani
violino solista. il 13 maggio, la domenica successiva, Papa Benedetto XVi varcherà la
soglia della Cattedrale. Cinquecento anni dopo l’ultima visita pontificia un successore di
Pietro torna infatti a Sansepolcro, a sottolineare il legame della città con la Terrasanta. il
Papa, nella stessa giornata, visiterà anche la città Arezzo e il Santuario della Verna, centro
di spiritualità dove francesco d’Assisi, nel 1224, raccolto in preghiera sul monte, conobbe
sul suo corpo le stimmate, i segni della Passione di Cristo.
la compositrice Ada Gentile è nata ad Avezzano, in provincia dell’Aquila. Vive e
lavora a roma. Si è diplomata in pianoforte e composizione al Conservatorio di Santa
Cecilia, sotto la direzione di Goffredo Petrassi. Si è affermata in vari concorsi internazionali
di Composizione (Amsterdam ‘82, Budapest ‘86, essen ‘95, ed altri) e le sue opere sono
state eseguite in tutto il mondo, in sedi prestigiose come il Centre Pompidou di Parigi, il
mozarteum di Salisburgo, la Carnegie Hall di new York, il Teatro reale di madrid, l’Accademia ferenc liszt di Budapest, il GartnerPlatz Theater di monaco, l’Art institute di
Chicago, la radio Hall SfB di Berlino, l’Accademia di musica di Cracovia, il Teatro la
fenice di Venezia, il Teatro Carlo felice di Genova, l’Accademia di Santa Cecilia in roma.
129
goFFreDo PaLMerini
Ha ottenuto varie commissioni dalle orchestre della rAi di milano, roma e napoli,
dall’orchestra Sinfonica Siciliana, dall’orchestra Sinfonica Abruzzese, dal ministero della
Cultura francese, dalla Biennale di monaco
di Baviera, dall’Accademia di Santa Cecilia,
dal Comune di Venezia (per il festival Vivaldi),
dall’Accademia filarmonica romana. la sua
Cantata per la pace – per orchestra, coro e voce
recitante – scritta per il Giubileo del 2000, è
stata eseguita in prima mondiale a roma, alla
Basilica S. maria degli Angeli, il 30 Dicembre
2000, e ripetuta a Brasilia, San Pietroburgo,
Ascoli Piceno, Pechino, Kiev, new York, Taipei, Seoul e roma, in quest’ultimo caso eseguita nel novembre 2002 all’Auditorium della Conciliazione, per la stagione concertistica
dell’Accademia nazionale Santa Cecilia.
Ada Gentile ha tenuto conferenze in importanti università americane (northwestern
University di Chicago, Julliard School of music di new York, Berkeley University di San
francisco, Wayne State University di Detroit) ed europee (madrid, lisbona, Strasburgo,
Cracovia, Budapest, Amburgo, Stoccolma, lione, Heidelberg, Wurzburg, istanbul), nei
Conservatori di Pechino e Shanghai, all’Academy of Performing Arts di Hong Kong e, recentemente, all’Academy of Arts di Gerusalemme e all’Università di Haifa. Ha scritto più
di 80 opere – quasi tutte pubblicate sotto l’etichetta di Casa ricordi – per strumento
solista, per gruppi da camera, per orchestra e teatro da camera. molte sue composizioni,
quasi un terzo del corpus, sono state incise su Cd dalla ricordi, dalla Bmg-Ariola, dalla
eDi-PAn, dalla eDT di Torino, dalla svizzera Tirreno, dalla canadese Unmus e da raiTrade.
la compositrice, inoltre, è stata direttore artistico dell’orchestra da camera “Goffredo
Petrassi” (1986-‘89), consigliere della Biennale di Venezia (dal 1993 al ‘97), direttore artistico del Teatro lirico di Ascoli Piceno (1996-‘99) mentre, sin dal 1978, è direttore artistico del festival di musica Contemporanea Nuovi Spazi Musicali che si tiene annualmente
a roma. Dal 2002 è anche vice presidente nazionale dell’AGimUS e presidente della
Sezione di roma. il suo nome è citato in alcune tra le più importanti enciclopedie, come
la De Agostini e la Garzanti. Per radio3 rai ha curato varie trasmissioni di musica contemporanea. Alcuni suoi lavori per orchestra sono stati affidati a valenti direttori, come
Vladimir fedosseyev, lev markiz, isaac Karabtchewskj, istvan Dénes, Paul méfano,
marcello Panni, francesco Vizioli, fabrizio Ventura, rodolfo Bonucci, Bruno Aprea.
il musicologo renzo Cresti così annota sulla compositrice abruzzese:
«Ada Gentile s’è confermata una delle compositrici più originali e autentiche degli ultimi decenni,
chi scrive ne aveva apprezzato la particolare scrittura in filigrana preziosa fin dalle prime prove dell’inizio anni Ottanta. È dotata di una scrittura che sa andare in profondità e di una tenue
sensibilità che le permette di scavare fra le pieghe del suono, articolando una serie squisita di riverberi
fantasiosi e delicatissimi. [...] Pur attraversando diversificate esperienze tecnico-formali, si dimostra
130
granDe ConCerTo a sansePoLCro
coerente a un segno grafico, a un gesto sonoro e a un modo d’intendere la forma musicale che sono inconfondibili sia nella scrittura che nella risultante sonora.
La golosità timbrica, la distillazione del materiale, la sottolineatura dei modi d’attacco, l’alternanza
delle zone d’ombra con quelle luminose, la raffinatezza dei piani dinamici, l’eufonia armonica, la
perizia dei giochi ritmici, la disposizione degli elementi che avviene con un ludus esoterico (incastri,
sovrapposizioni ed evoluzioni di questi elementi che sembrano alludere a un quid ancestrale), queste
sono alcune delle caratteristiche linguistiche della Gentile, ma mai come nel suo caso il “linguaggio”
musicale risulta essere un linguaggio sui generis, poco propenso ad articolarsi in procedure razionali
e concettuali (come appunto il vero e proprio linguaggio) quanto piuttosto propenso a percorrere zone
di confine fra sogno e realtà, fra interiorità ed esteriorità, fra coscienza e intuizione, fra “verità vera”
e “verità ideale” [...].
il Santuario francescano della Verna e, pagina a lato, la compositrice abruzzese Ada Gentile.
Dotata di un senso della forma solido eppur libero, evidentemente appreso dalla lezione di Petrassi
del quale la Gentile è stata allieva, la sua musica vola leggera nelle terre dove regna lo stupore che,
per gli antichi, era all’origine del pensiero, un pensiero che si fa suono e torna, infine, ad essere
silenzio. [...] La liquidità del parametro timbrico e una (e)staticità contemplativa sono sorrette da
un pensiero compositivo sempre unitario e omogeneo, rigoroso nel suo articolarsi e poco disposto alla
leggerezza dell’essere, anzi ben radicato nel suo esserci collettivo, che si confà agli aspetti sociali cui
la Gentile è sempre stata attenta, confermando come questi aspetti sociali siano affrontati in maniera
da privilegiare l’uomo da cui partono, i suoi bisogni interiori, la sua aspirazione ideale a un’umanità
rappacificata e a un’essenza spirituale».
la composizione Un’ansia di pace, scelta per celebrare i mille anni della Cattedrale di
Sansepolcro, è la perfetta sintesi dei valori spirituali e di nuovo umanesimo ai quali Ada
Gentile ispira la sua feconda creatività musicale.
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29 aprile 2012
ci laScia l’on. alvaro Jovannitti,
ora SiaMo Un Po’ Più Soli
l’AQUilA – l’on. Alvaro Jovannitti oggi ci ha lasciati, ora siamo un po’ più soli. Con
grande dignità ha combattuto la sua ultima battaglia contro la malattia, egli che di battaglie
sociali e politiche ne aveva fatte tantissime, nell’Alleanza Contadini e nelle file del PCi, a
cominciare dagli scioperi a rovescio nell’aquilano e nella marsica, per il lavoro, nei primi
anni Cinquanta. figura storica della sinistra aquilana, consigliere comunale dell’Aquila e
parlamentare (senatore e deputato), leader carismatico, persona di grande umanità e affabilità, un galantuomo, negli anni Settanta fu tra gli esponenti politici più avvertiti nell’apertura al dialogo con i cattolici. Con l’amministrazione del sindaco Tullio de rubeis
al Comune dell’Aquila, la DC e i partiti alleati (PSi, Pri, PSDi) avviarono con il PCi una
stagione di costruttivo confronto e di scelte amministrative di grande respiro per la città
capoluogo d’Abruzzo. Sebbene all’opposizione, il PCi ebbe un ruolo importante nella
pianificazione urbanistica e in altre rilevanti iniziative, come la creazione delle municipalizzate e dei Consigli di Quartiere e frazione, che aprirono la città ad un’ampia partecipazione democratica e popolare.
Sono stati, quelli, gli anni più importanti per lo sviluppo dell’Aquila, per la qualità ed
il livello della proposta politica. Quel dialogo iniziò dopo la rivolta del febbraio-marzo
1971 per il capoluogo di regione, quando la folla, aizzata dai caporioni dei tumulti, saccheggiò ed incendiò la sede del PCi, in via Paganica, e la casa del consigliere regionale luciano fabiani, artefice con il collega comunista federico Brini d’una faticosa mediazione
per l’Aquila capoluogo, con alcuni assessorati a Pescara. A ricomporre quella grave lacerazione democratica, i vertici nazionali del PCi chiamarono Alvaro Jovannitti, per guidare
la federazione provinciale del partito. egli inaugurò una straordinaria stagione di confronto
aperto, con la città e con le forze politiche democratiche, in particolare con la DC.
Quel dialogo, che nei primi anni Settanta ebbe Alvaro Jovannitti nel PCi e luciano
fabiani nella DC quali protagonisti, nel 1975 portò alla costituzione della prima amministrazione di centrosinistra in italia con il PCi nella maggioranza, sebbene non in Giunta.
l’amministrazione, guidata dal socialdemocratico Ubaldo lopardi, tre anni dopo sarebbe
diventata la prima Giunta di sinistra all’Aquila, dopo la breve parentesi di Carlo Chiarizia
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in iTAliA: il Centro, il Capoluogo, Politicamente corretto, Vivicentro, la Prima Pagina, l’Aquila blog,
Piazzagrande, Abruzzo 24 ore, inAbruzzo, Pagine Abruzzo, l’impronta, All news Abruzzo, Giornale
di montesilvano, il Primato, Corriere Peligno, Aquila Tv, Chieti Scalo, radio l’Aquila 1.
132
Giorgio napolitano,
in occasione d’una
visita a Paganica nel
1999, con Alvaro
Jovannitti.
nel 1948. Tale stagione, avanzata per la situazione politica del momento, in effetti anticipò
quanto sarebbe poi avvenuto in Parlamento tra la DC di moro e il PCi di Berlinguer, con
il “compromesso storico” e la nascita del governo di solidarietà nazionale, presieduto da
Giulio Andreotti, presentato per la fiducia alle Camere il 16 marzo 1978, nel giorno del
drammatico rapimento di Aldo moro.
Ci sarebbe ancora molto da raccontare. ma oggi è solo il giorno della tristezza per la
scomparsa d’un uomo dalla forte tensione morale e politica. Un uomo tenace e generoso,
con il quale condividevamo il patrimonio dei nostri affetti. Anche a Paganica, paese alle
porte dell’Aquila dove Alvaro è nato ed è vissuto, quel clima di dialogo tra culture
politiche diverse ebbe modo di realizzarsi senza pregiudiziali contrapposizioni. lo ricordo
bene, per mia esperienza diretta, dapprima come responsabile della DC paganichese, poi
negli anni che ho condiviso con lui al Comune dell’Aquila, dal 1975 come giovane consigliere e capogruppo DC e dal 1980 come assessore nella terza sindacatura di Tullio de
rubeis. le posizioni politiche, pur così diverse e talvolta contrapposte, non ci hanno mai
condizionato nel ricercare insieme soluzioni ai problemi della nostra comunità, nell’immaginare prospettive per il futuro della città: il bene comune, prima d’ogni cosa.
ma certamente tanto di più e meglio di me, con questa mia semplice testimonianza,
altri potranno riferire sulla sua attività parlamentare e di dirigente politico in Abruzzo. A
me non resta che sottolineare l’attaccamento alla sua terra, il suo amore per l’Aquila,
per la quale ha operato con impegno appassionato, con un’assidua e rigorosa attività,
nella società e in Parlamento. Perfino chiedendo con una bella lettera al Presidente della
repubblica Sandro Pertini di far visita alla città. invito al quale Pertini rispose prontamente,
onorando l’Aquila, quasi a chiusura del suo memorabile settennato, con una straordinaria
ed emozionante giornata, il 25 marzo 1985.
il forte radicamento alla sua terra Alvaro Jovannitti lo coltivava anche attraverso un
intenso rapporto con le comunità abruzzesi all’estero. Un rapporto significativo, basato
133
goFFreDo PaLMerini
su una conoscenza profonda del mondo dell’emigrazione e dei suoi problemi, che in più
d’una occasione lo portò a visitare più volte le nostre comunità in europa, come pure i
nostri emigrati in Argentina, Brasile e Stati Uniti d’America. Studioso di storia locale e
attento conoscitore della società abruzzese, Jovannitti ha descritto con rara puntualità ed
efficacia nei suoi scritti – su giornali, riviste e sui libri che ha pubblicato – avvenimenti e
personaggi dell’Aquila e dell’Abruzzo, contribuendo ad arricchire la conoscenza storica
e sociale della nostra terra. Concluso l’impegno politico attivo, da alcuni anni era presidente
provinciale dell’AnPi (Associazione nazionale Partigiani d’italia), che aveva migliorato
nell’organizzazione e riportato a un grande fervore d’iniziative.
Alvaro Jovannitti era nato il 20 Agosto 1933 a Paganica, popolosa frazione della città
capoluogo di regione. Aveva iniziato giovanissimo l’attività politica e, ancora sedicenne,
aveva partecipato alle lotte per il lavoro, con gli scioperi a rovescio, venendo anche
arrestato insieme a operai e contadini durante quelle manifestazioni. entrato nella federazione Giovanile del PCi, ne divenne il Segretario provinciale dal 1954 al 1956. impegnato
nell’Alleanza Provinciale Contadini, nel 1967 ne assunse la dirigenza fino al 1971. nel
frattempo, nel 1970, era stato eletto nel Consiglio Comunale dell’Aquila, riconfermato
fino al 1985, ricoprendovi le funzioni di Capogruppo consiliare del PCi.
Dopo i gravi fatti dell’Aquila del
febbraio-marzo 1971 per il capoluogo, venne eletto Segretario della
federazione Provinciale Comunista
dell’Aquila, rimanendo in quegli anni
difficili alla guida del partito fino al
1981, quando entrò nella Segreteria
regionale. il 24 marzo del 1983 divenne Senatore della repubblica
nell’Viii legislatura, subentrando al
Senatore teramano Claudio ferrucci,
deceduto il 22 dello stesso mese. Con
lo scioglimento anticipato del Parlamento, venne candidato ed eletto alla
Camera. Deputato dal 12 luglio
1983 al 1° luglio 1987, fu componente della Commissione lavori
Pubblici e della Giunta per le elezioni, nella quale ricoprì la carica di
Segretario. Divenne poi presidente
del Comitato federale dell’Aquila del
PCi, ricoprendo successivamente
ruoli dirigenziali nel PDS, nei DS e
infine nel Partito Democratico.
Alvaro Jovannitti.
134
Ci LasCia L’on. aLvaro jovanniTTi, ora siaMo un Po’ Più soLi
Alvaro Jovannitti con enrico Berlinguer, in un comizio.
iscritto all’ordine dei Giornalisti, è stato corrispondente dei quotidiani Paese Sera e
L’Unità fin dagli anni Sessanta. Dal 1988, con alcuni amici, aveva fondato il periodico
L’Arcobaleno del quale è stato direttore per quasi sei anni. redattore del mensile Il Punto,
vi ha curato assiduamente una rubrica storica sui personaggi paganichesi e aquilani,
molto apprezzata dai lettori. nel 2004, ricorrendo 60 anni dalla liberazione dell’Aquila,
fondò l’Associazione 13 Giugno 1944 che promosse alcuni importanti eventi celebrativi
culminati con le celebrazioni del Sessantennale, cui prese parte, tra gli altri, il Presidente
emerito della repubblica oscar luigi Scalfaro. Alvaro Jovannitti è autore di alcune importanti pubblicazioni su temi storico-politici, tra le quali si citano Per l’affermazione di
nuovi valori ideali (1975), Due anni a Montecitorio (1985), Ripensando al 1956 (1986), Una vita
spesa bene (1990), Le radici storiche del PDS nella Piana di Navelli e del Gran Sasso (1993), La
Liberazione dell’Aquila (2005), La stagione degli Scioperi a Rovescio (2007), Personalità e Personaggi
di Paganica (2007).
oggi, a 79 anni, Alvaro Jovannitti ci ha lasciato. l’Aquila e l’Abruzzo lo ricorderanno
sempre, con grande affetto e gratitudine. Domani, 30 Aprile, sarà allestita la camera
ardente nel Centro Civico di Paganica. il 1° maggio la commemorazione e la cerimonia
funebre. Un giorno appropriato, la festa del lavoro, per dare l’ultimo saluto all’on.
Alvaro Jovannitti: una vita attenta alle persone, interamente dedicata alla sua città, all’Abruzzo e all’italia.
135
3 Maggio 2012
IL MISTERO DELL’ORO DI DONGO
Un tHrillEr Di Paolo Di vincEnzo
PeSCArA – Che fine ha fatto il tesoro di Dongo? Quando Benito mussolini il 27
Aprile 1945 fu fermato dai partigiani della 52a Brigata Garibaldi nel paesino sulla riva occidentale del lago di Como che guarda il confine svizzero, aveva con sé una vera fortuna,
tutto ciò che restava del patrimonio della rSi: soldi, tanti soldi, allora circa 230 miliardi
di lire, oltre a 42 chili in lingotti d’oro, gioielli, ma anche le fedi nuziali degli italiani. Una
miniera che mussolini, camuffato da sottufficiale tedesco, e alcuni gerarchi fascisti portavano con sé durante il tentativo di fuga sui camion d’una colonna di tedeschi in ritirata,
culminato con la cattura e la morte del Duce d’italia, fucilato insieme a Claretta Petacci
il 28 aprile a Giulino di mezzegra.
Sul tesoro sequestrato a Dongo dai partigiani al comando di Pier luigi Bellini delle
Stelle, il Comandante Pedro, per decenni si è favoleggiato. Con quel tesoro anche documenti
riservati, comprese le lettere tra Winston Churchill e il dittatore italiano. lettere che
avrebbero gravemente compromesso la reputazione del primo ministro britannico, il
quale potrebbe aver avuto un ruolo nella fine di mussolini. non a caso, subito dopo la
fine della guerra, Churchill venne diverse volte in italia, soggiornando in particolare tra
il lago di Como e il lago di Garda. Qualcuno sospetta che le vacanze italiane del primo
ministro inglese fossero mirate proprio a ritrovare e a distruggere quelle lettere compromettenti. Un mistero avvolto nelle tenebre da quasi 70 anni.
fin qui la storia. ma Paolo Di Vincenzo, musicologo e giornalista pescarese, da sempre
alle prese con temi ed argomenti della cultura, dà una lettura tutta sua, naturalmente immaginaria, di quei fatti, ancora non del tutto chiariti, nel volume Il mistero dell’oro di Dongo,
un thriller uscito da qualche giorno. il giallo – un e-book per non distruggere né un albero
e nemmeno una foglia – è pubblicato anche in lingua inglese, con il titolo The Dongo treasure
mystery sul sito www.smashwords.com ed è disponibile per tutti i formati elettronici (Kindle,
ipad, pdf). la versione in inglese è invece disponibile sempre nel sito Smashwords, ma su
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CAnADA (italiani)
meSSiCo (Punto d’incontro)
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in iTAliA: Agorà magazine, italia news, il Capoluogo, l’Arca di noè, il Primato, Politicamente corretto, fattitaliani, la Prima Pagina, mezzogiorno italia, newson, Corriere peligno, Secolo nuovo, Pagine
Abruzzo, Piazza grande, Giulianova news, Corriere Peligno, Chieti Scalo, inAbruzzo, l’impronta,
Vasto domani, radio l’Aquila 1, Giornale di montesilvano.
136
altro link. il volume, inoltre, è acquistabile anche nella versione per i Kindle Amazon, in italiano e in inglese. il prezzo
è volutamente molto basso, meno d’un pacchetto di sigarette
(4,99 dollari, al cambio attuale 3,88 euro), solo che leggere
non nuoce gravemente alla salute e magari, calandosi nelle
atmosfere della storia narrata da Paolo Di Vincenzo nel suo
romanzo, si passano anche un paio d’ore di spensieratezza.
Il mistero dell’oro di Dongo, tra verità e finzione, porta il
lettore dal Ponte del mare, a Pescara, al Vittoriale degli italiani, ultima dimora di Gabriele d’Annunzio, a Gardone
riviera, nei luoghi dove Benito mussolini e Claretta Petacci
vissero i loro ultimi giorni prima di partire per la fuga conclusasi a Dongo, nei pressi del lago di Como. intercettati
dai partigiani e catturati, vennero fucilati il giorno dopo Paolo Di Vincenzo.
davanti al muro di Villa Belmonte, a Giulino di mezzegra,
in circostanze ancora non del tutto chiarite. medesima sorte, a Dongo, fu riservata a 15
gerarchi fascisti, tra i quali Alessandro Pavolini, nicola Bombacci, ferdinando mezzasoma,
Paolo Zerbino, Augusto liverani, francesco romani e francesco maria Barracu, membri
del governo della repubblica di Salò. i corpi di mussolini, Claretta Petacci e dei gerarchi
giustiziati, trasportati a milano, vennero poi esposti a Piazzale loreto, nello stesso luogo
dove il 10 Agosto 1944 dai fascisti erano stati fucilati un egual numero di partigiani.
ma nella loro esecuzione entrarono anche i servizi segreti britannici? nel libro di
Paolo Di Vincenzo il protagonista è un giornalista di provincia che viene reclutato per
dare la caccia a quel tesoro, sepolto da quasi 70 anni. Aiutato dalla moglie, docente di
Storia moderna e contemporanea all’università di Pescara, e da un’amica poliziotta, il
protagonista si muove nei luoghi della repubblica di Salò, in particolare nei pressi del
Vittoriale degli italiani, ultima dimora del suo concittadino Gabriele d’Annunzio, scomparso il 1° marzo 1938, sette anni prima dei fatti in questione. nel plot narrativo servitori
fedeli dello Stato, esponenti dei Servizi segreti e giornalisti indipendenti si fronteggiano
con continui colpi di scena e con diversi finali mozzafiato. Una storia inventata, ma verosimile, che mescola con sapienza, singolarità e gusto, il thriller con il romanzo storico.
la scrittura è ricca e scorrevole, la storia avvincente, e il lettore resta intrigato dentro una
narrazione sempre sospesa sul filo della storia e dell’immaginazione. Davvero una prova
convincente, questa di Paolo Di Vincenzo che, alla sua prima esperienza narrativa, rivela
un’apprezzabile propensione sulla quale può sicuramente investire per altre avventure.
Paolo Di vincEnzo è nato a Pescara il 9 Dicembre 1961. nel 1985 si laurea in musicologia al
Dams di Bologna e nel 1986 comincia a collaborare, come critico musicale, con il Centro, il quotidiano
dell’Abruzzo in cui è stato assunto nel 1990. Dopo qualche anno di cronaca, è passato a Cultura &
Spettacoli, redazione della quale è diventato caposervizio responsabile nel 1998, ruolo che ha conservato
fino al settembre 2011, quando si è licenziato. Ama Pescara, l’Abruzzo intero e, naturalmente, l’italia.
Adora la musica, di qualità in qualsiasi genere, la buona cucina e le opere di John fante e del figlio
Dan fante, di cui è amico fraterno. Adora viaggiare e studiare inglese americano. Con la moglie,
marina Di Crescenzo, ha aperto il sito internet www.arteabruzzo.it.
137
4 Maggio 2012
collEMaGGio,
cElEStino E la PErDonanza
SU raDio SBS aUStralia
l’AQUilA – la radio nazionale australiana SBS, che irradia programmi in 68 lingue su
tutto il continente oceanico, sta trasmettendo Arte e dintorni: venti sguardi allo Stivale, un
programma dedicato alle bellezze, all’arte, ai monumenti e alla storia delle regioni italiane
attraverso interviste condotte dalla giornalista Virginia Padovese. Venti personaggi, ciascuno per la propria regione, illustrano in 10-15 minuti d’intervista qualcosa di singolare –
un monumento, un’opera d’arte, una tradizione culturale – che rappresenti in modo particolare la loro terra.
finora sono state trasmesse 13 interviste delle 20 realizzate, tutte rilasciate da altrettanti
personaggi, ciascuno per la propria regione: lo scrittore Andrea Camilleri per la Sicilia,
l’alpinista reinhold messner per il Trentino Alto Adige, il giornalista e scrittore enrico
franceschini per l’emilia romagna, il metereologo luca mercalli per il Piemonte, il musicista Paolo Cognolato per il Veneto, la scrittrice e regista lorella Zanardo per la lombardia, lo storico d’arte Cesare De Seta per la Campania, la poetessa e saggista rosaria
lo russo per la Toscana, lo scrittore Cosimo Argentina per la Puglia, il giornalista
sportivo Carlo Gobbo per la Valle d’Aosta, la scrittrice Bianca Pitzorno per la Sardegna,
la giornalista scientifica Silvia Bencivelli per la liguria, il pianista Giovanni Allevi per le
marche, l’astronauta Umberto Guidoni per il lazio, il musicista jazz luca Ciarla per il
molise, lo storico dell’arte Salvatore Settis per la Calabria, il fondatore e direttore artistico
di Umbria Jazz Carlo Pagnotta per l’Umbria, lo scrittore mauro Covacich per il friuli
Venezia Giulia, il pittore Donato larotonda per la Basilicata.
Per l’Abruzzo è stato intervistato Goffredo Palmerini. Chi scrive ha parlato dell’Aquila
e di un monumento simbolo dell’architettura religiosa in Abruzzo: la Basilica di Santa
maria di Collemaggio, con diffusi riferimenti a Celestino V e alla Perdonanza. molte le
annotazioni sulla storia della città capoluogo d’Abruzzo e sulla straordinaria fondazione
dell’Aquila, secondo un singolare ed armonico disegno costruttivo – ad opera di 99
Castelli, secondo la tradizione, in effetti un’ottantina, ciascuno dei quali edificò al meglio
il proprio quartiere sul sito assegnato – che non troverà riscontri simili nella storia delPubblicato in
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corretto, Pagine Abruzzo, All news Abruzzo, Giulianova news, Corriere Peligno, fattitaliani, l’impronta, newson, Giornale di montesilvano, Chieti Scalo, l’Aquila Blog, il Primato.
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l’archiettura urbana, se non nel 1703 con la nascita di San Pietroburgo, per volere di
Pietro il Grande e, nel 1960 con la costruzione della capitale del Brasile. l’intervista, di
circa 11 minuti, è andata in onda domenica scorsa ed è conservata, come tutti i contributi
per le 20 regioni italiane curati e raccolti da Virginia Padovese, nell’archivio di radio SBS
con possibilità di riascolto.
È stata, questa, un’ulteriore opportunità per
comunicare le bellezze e le singolarità dell’Abruzzo, della sua città capoluogo, offerte all’ascolto degli italiani d’Australia, dopo gli anglosassoni la più numerosa comunità nel vasto
continente oceanico. nella comunità italiana
ragguardevole è la presenza abruzzese, concentrata particolarmente nelle aree urbane di melbourne, Sydney, Adelaide e Perth, e significativa
anche nella capitale federale Canberra, a Brisbane nel Queensland, e ad Hobart, la capitale
della Tasmania, bella città su un’incantevole
baia, gemellata dal 1997 con l’Aquila.
in alto, interno della Basilica
di Santa maria di Collemaggio.
A lato, melbourne, di notte.
139
8 Maggio 2012
L’ALTRA ITALIA
StoriE D’EMiGrazionE DEGli italiani
di lia Di MEnco
Presidente del Circolo Abruzzese e Molisano di Belluno
BellUno – Di solito sono gli amici cari quelli che, spostandosi da un’estremità all’altra
di un Paese, si vedono circondati dall’affetto di amici, parenti e conoscenti dalla partenza
al ritorno, attraverso tutte le tappe del viaggio. Così è stato per il tour di Goffredo
Palmerini nel nord-est d’italia, presso le varie Associazioni di Abruzzesi e molisani
sparse in quelle lontane città di confine. nessuno in attesa dell’arrivo di Goffredo ha
pensato al giornalista, scrittore ed ex amministratore dell’Aquila, perché tutti aspettavano
l’amico caro, il conterraneo che veniva a fare visita ai suoi lontani fratelli d’italia e
d’Abruzzo. lo spirito di partecipazione alle vicende dei popoli di tante nazioni e regioni
diverse, rende universale la missione di Goffredo Palmerini, che si è avvicinato a realtà
diverse con discrezione, sensibilità, attenzione e rispetto per quelle differenze che rendono
uniche le nostre comunità fuori regione e fuori nazione.
L’Altra Italia è una selezione di scritti e articoli sulla straordinaria realtà costituita
dagli emigranti italiani d’ogni regione che nei cinque continenti rendono onore e prestigio
al nostro Paese. il volume illustra anche singolarità, fatti, eventi e personaggi d’Abruzzo,
come pure di altre regioni e città italiane. nel mettere in luce le grandi risorse morali e
intellettuali dell’emigrazione italiana, l’evento ha consentito anche di rafforzare, a tre
anni dal tragico terremoto del 6 Aprile 2009, i vincoli di amicizia tra l’Aquila – città della
quale l’Autore è stato per quasi trent’anni amministratore e vice sindaco – ed il nordest, cresciuti grazie ai tanti gesti di sensibile solidarietà espressi dalla e comunità del
Veneto e friuli Venezia Giulia verso le popolazioni colpite dal sisma.
Così è risultata solenne la cerimonia di presentazione del libro L’Altra Italia, unica e
irripetibile in ciascuna delle tappe effettuate nel nord-est. l’elegante Padova ha visto
Pubblicato in
CAnADA (il Postino, italiani)
STATi UniTi (italplanet)
SPAGnA (mondo italiano)
lUSSemBUrGo (Corriere europeo)
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il Primato, Gobelluno, eccellenze italiane, Abruzzo 24 ore, messaggero Veneto, il Gazzettino, il Piccolo, Corriere delle Alpi.
140
Belluno:
da sinistra,
Paolo fratte,
Goffredo Palmerini,
francesco Paolo
franchi,
Antonio Prade,
lia Di menco.
Palmerini trionfare il 17 Aprile al Palazzo Zacco in Prato della Valle, in presenza di numerosi ospiti. Qui lo stimato Armando Traini, presidente del Sodalizio Abruzzese e molisano locale, ha introdotto l’intervento di Palmerini, sviluppato sulle origini e sulla storia
secolare della città capoluogo d’Abruzzo, sulla vita e l’opera del monaco Pietro Angelerio,
fondatore dell’ordine dei Celestini, la sua elezione al soglio pontificio, la sua incoronazione
all’Aquila, nella basilica di Collemaggio, con il nome di Celestino V, il suo breve pontificato
di appena cinque mesi ma con chiari segni profetici, come l’istituzione della Perdonanza,
il primo giubileo della Cristianità, l’opera di pacificazione e infine la rinuncia alla tiara papale. Palmerini ha fortemente interessato il pubblico parlando dell’annuale giubileo aquilano della durata di un giorno, tra i vespri del 28 e quelli del 29 Agosto, con la concessione
dell’indulgenza plenaria a chiunque, sinceramente pentito, si rechi nella basilica di Collemaggio passando per la sua Porta Santa, l’unica fuori roma. lo scrittore ha richiamato
la singolarità della Perdonanza, ogni anno indetta dal sindaco dell’Aquila in virtù del
possesso ininterrotto nei forzieri del Comune, da 718 anni, della Bolla di Celestino V
che la istituì. Attenta e competente la conduzione del prof. Adriano Ciccotosto e molto
penetranti le sue annotazioni sugli scritti contenuti nel volume di Palmerini.
Grandioso il successo ottenuto a Belluno, dove il libro di Goffredo Palmerini è stato
presentato il 18 Aprile presso la Sala Bianchi del Comune di Belluno, ad un pubblico eccezionale, quello di ragazzi adolescenti studenti dei licei renier, con l’introduzione del
dirigente, prof. Paolo fratte e la conduzione della presidente del Circolo Abruzzese e
molisano di Belluno, lia Di menco,
docente di lingua inglese presso i licei
medesimi. Sensazionale la relazione del
prof. francesco Piero franchi, vice presidente dell’istituto Storico della resistenza e dell’età Contemporanea, che
ha abbracciato tre millenni di storia,
alla quale ha fatto seguito un’organica
illustrazione di Palmerini sull’emigrazione italiana nel mondo, dall’Unità
d’italia ai giorni nostri, e la sua distri- Padova: da sinistra, Armando Traini, Goffredo Palmerini,
buzione nei cinque continenti.
Adriano Ciccotosto.
141
goFFreDo PaLMerini
Della nostra emigrazione lo scrittore ha messo in rilievo la storia di sofferenza e di
dolore per affrancarsi da indicibili pregiudizi e diffidenze, per poter conquistare rispetto
e stima nelle società d’accoglienza con il lavoro, il talento e la creatività, oggi motivi di
affermazione e di successo. Ha quindi invitato i giovani ad approfondire la conoscenza
della nostra emigrazione, intessendo contatti con i concittadini residenti all’estero e raccoglierne le storie. infine, con l’invito a sentirsi cittadini del mondo, aperti ed accoglienti
verso i migranti, mai dimenticando che l’italia ha conosciuto un vero e proprio esodo
nel secolo scorso di quasi 30 milioni d’emigrati. Ha portato il saluto della città il sindaco,
avv. Antonio Prade e, per l’Associazione Bellunesi nel mondo, Patrizio De martin, che
ha ringraziato gli organizzatori per aver scelto Belluno, zona dove l’emigrazione è ancora
molto presente e sentita in ogni famiglia: per questo la collaborazione con il Circolo
Abruzzese sarà sempre gradita e rafforza i vincoli di solidarietà già esistenti.
il friuli Venezia Giulia ha accolto Palmerini in pompa magna, grazie all’opera di roberto fatigati a Gorizia e Gianfranco Bellante a Trieste, i due eccezionali padroni di casa
delle storiche associazioni dei due capoluoghi. Sono state effettuate visite al sacrario di
redipuglia e a ronchi dei legionari, da dove nel 1919 partì l’impresa irredentista di
fiume guidata da Gabriele d’Annunzio, quindi nelle trincee del Carso e alla risiera di
San Sabba, il lager nazista a Trieste dove furono uccisi e cremati ebrei, omosessuali e antifascisti in un numero che si stima vicino alle cinquemila vittime. il Comune di Palmanova
ha messo a disposizione per l’evento il salone d’onore e il sindaco, dr. francesco martines,
ha dato il benvenuto della città mentre il prof. luciano Andrian, presidente dell’Università
per la terza età di Palmanova, ha relazionato sul libro di Goffredo Palmerini. molti gli
spunti che egli ha tratto dalla lettura del volume.
e molto interessanti le conclusioni del prof. Andrian:
«Infine, quello che più mi ha colpito, in questo diario-memoriale dell’Autore, è la sua profonda
umanità e spiritualità; le espressioni che ricorrono più spesso nell’opera sono, infatti: dignità, fierezza,
amicizia, solidarietà, vicinanza, religiosità, che sono sentimenti tipici delle genti segnate dalla fatica
del vivere, dalle tragedie, dalla durezza della natura, ma che sono, nel contempo, determinate a
reagire. Il terremoto è stato occasione di relazioni, di legami con altre parti d’Italia e del mondo,
quelle migliori, se le confrontiamo con lo spettacolo indecoroso che offre, di questi tempi, la classe
politica, nei confronti della quale emerge, nell’Autore, più di qualche riserva, anche se espressa con
garbo, soprattutto se comparata con i comportamenti ricchi di generosità di tante organizzazioni
(ANA, Protezione Civile, Parrocchie, Comuni, Associazioni di Emigrati). La politica con la P
maiuscola, intesa come governo saggio e corretto della cosa pubblica, dovrebbe sempre avere in cima
ai suoi pensieri l’interesse generale, il bene comune, anteponendolo a quello particolare o di parte. Ci
si augura che ciò avvenga, in futuro, per avviare quella ricostruzione, materiale e del tessuto sociale,
che l’Abruzzo e L’Aquila si meritano».
Ampio e sentito l’intervento di Palmerini, grato per tutti i gesti di solidarietà che le
genti del Veneto e del friuli Venezia Giulia hanno espresso alle popolazioni colpite dal
sisma. Quindi il richiamo ai valori presenti nel mondo dell’emigrazione, alle potenzialità
da mettere a frutto, spesso trascurate, alla cultura come efficace cemento tra le comunità
italiane dentro e fuori i confini. A conclusione dell’evento il presidente roberto fatigati
142
l’altra italia, sTorie D’eMigrazione DegLi iTaLiani
ha donato allo scrittore una riproduzione del
Guerriero Sannita che, come il Guerriero di
Capestrano per l’Abruzzo, è il simbolo distintivo del molise.
Gianfranco Bellante, a Trieste, ha spalancato a Palmerini le porte del Circolo Ufficiali
e dei Saloni della Capitaneria di Porto di Trieste, per la presentazione del volume del giornalista. molto puntuale è stata relazione di
Palmerini sulla situazione dell’Aquila a tre anni
dal tragico terremoto del 6 Aprile 2009, utile
a dare un’informazione corretta dello stato
della ricostruzione, ancora al palo nei centri
storici, rettificando le impressioni non sempre Trieste: da sinistra, il Contrammiraglio
fedeli alla realtà formatesi attraverso i media, Antonio Basile, Goffredo Palmerini,
specie televisivi. All’accoglienza affettuosa dei Gianfranco Bellante.
presenti ha fatto eco il netto richiamo dello
scrittore al valore delle comunità di emigrati che hanno reso onore all’italia, con un
appello alle istituzioni a voler rafforzare il sostegno e la considerazione che esse meritano.
Hanno tra gli altri presenziato all’incontro il prof. filippo Giorgi, fisico abruzzese di
Sulmona, con Al Gore premio nobel per la Pace nel 2007, insieme alla consorte maria
rosaria marinucci, aquilana, anch’ella fisico, il Direttore marittimo del friuli Venezia
Giulia e comandante del Porto di Trieste, Contrammiraglio Antonio Basile, che ha
donato allo scrittore aquilano una pubblicazione sui fari d’italia, ricordando con commozione d’aver partecipato alle fasi dell’emergenza post terremoto, all’epoca egli al comando della Direzione marittima di Pescara. Gianfranco Bellante, sottolineando che
quella di Palmerini è la prima visita istituzionale dell’Abruzzo a Trieste, ha offerto allo
scrittore una targa ricordo a nome dell’Associazione Abruzzesi e molisani del capoluogo
giuliano. Goffredo Palmerini ha concluso la sua missione culturale in Veneto e friuli Venezia Giulia con la disponibilità e la promessa di tornare ancora a trovarci.
Palmanova: da sinistra,
luciano Andrian,
francesco martines,
Goffredo Palmerini,
roberto fatigati.
143
18 Maggio 2012
LA PRETA
DraMMa in DUE atti
SUlla vita Di Don GaEtano tantalo
CHieTi – in una domenica di maggio, il 13, con un cielo velato di nubi si sale verso
Chieti, capitale del glorioso popolo dei marrucini, l’antica Teate che la leggenda vuole
essere stata fondata nel 1181 a.C. dal pelide Achille, il quale così la chiamò in onore di
sua madre Teti. ora, a richiamo di quella leggendaria fondazione della città, l’eroe greco
campeggia sul rosso gonfalone municipale, in sella ad un cavallo rampante. Certo è
invece che quell’antico popolo italico, forte ed orgoglioso come gli altri che abitavano
l’antico Abruzzo, non ebbe timore dei romani, con i quali si confrontò in aspri combattimenti, conclusi nel 304 a.C. con un trattato di pace che fece dei marrucini fedeli
alleati di roma, essendo poi a fianco dei romani nelle guerre contro Pirro, re dell’epiro,
contro i macedoni di Perseo e infine i Cartaginesi di Annibale. Dopo la Guerra sociale
del 91 a.C. la città di Teate fu elevata a municipium romano, così diventando della terra
marrucina, che dai contrafforti della maiella degradava verso il mare Adriatico, un importante centro economico, come documentano il foro, l’anfiteatro, le terme e il teatro
di cui restano a Chieti significative testimonianze archeologiche. Tuttavia non si va nel
capoluogo marrucino alla ricerca di queste vestigia, ma per assistere alla “prima” del
dramma teatrale La Preta, un’opera in due atti sulla vita di don Gaetano Tantalo scritta
e messa in scena da un gruppo di allievi del Pontificio Seminario regionale “San Pio X”
di Chieti.
massimo Balloni, 40 anni, laureato all’Accademia di Belle Arti di macerata, ora seminarista a Chieti ma con alle spalle un decennio sui palcoscenici, come attore, con il
gruppo Drammateatro di Popoli, è l’autore del testo teatrale su don Gaetano Tantalo e
il regista. Undici i personaggi del dramma, interpretati dai seminaristi Antonello Corradetti,
Antonio Allegritti, Pierluigi Pistone, Angelo Salvatore, Andrea manzone, Alessio De fabritiis, Antonio Giannone, Daniele Pavone, Gabriele marchegiani, Angelo Giordano,
Giovanni Budano, emidio Cerasani, Stefano De rubeis, matteo Baiocco, Guido Carafa,
Carmine Di Bernardo, Gianluca Di nicola e, nella parte di don Gaetano Tantalo,
l’aquilano federico Palmerini. Voce fuori campo della madre di don Gaetano, Giulia
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CAnADA (italiani)
AGenZie inTernAZionAli: Aise, inform e Agenzia Stampa italia
in iTAliA: Agorà magazine, Corriere Peligno, All news Abruzzo, il Capoluogo, Politicamente corretto,
mezzogiorno italia, Giornale di montesilvano, inAbruzzo, fattitaliani, l’impronta, newson, Giulianova news, la Prima Pagina, Chieti Scalo, il Primato, radio l’Aquila 1, la Stampa, Vola.
144
Don Gaetano
Tantalo,
con i ragazzi
della sua
parrocchia.
in basso, Chieti,
centro storico
visto dall’alto.
mantini. Al pianoforte Angelo Giordano, Andrea manzone e Daniele Pavone, consulenza
musicale e armonizzazioni di Domenico Villani, coro del Pontificio Seminario regionale.
Alle 16 tutto è pronto per la rappresentazione, nell’Aula magna del Seminario, di recente sottoposta ad un accurato restauro grazie alla generosa donazione di un benefattore,
come sottolinea il rettore mons. Gino Cilli intrattenendo il pubblico che riempie la sala,
in attesa che il sipario si apra. Anche noi siamo tra loro, per questo evento importante
che accende di nuova luce la vita di don Gaetano Tantalo, prete nato in un paesino della
marsica e morto a soli 42 anni in odore di santità per l’eroiche virtù cristiane e per i gesti
di donazione ed altruismo che l’hanno elevato a Giusto tra le nazioni nel sacrario della
memoria dello Yad Vashem, a Gerusalemme. e, diciamolo, siamo qui anche per curiosità
verso uno spettacolo che nasce interamente in un Seminario, nel testo drammaturgico e
nella rappresentazione, per iniziativa di giovani seminaristi, singolarità che persino un
quotidiano nazionale come la Stampa ha raccolto e messo in evidenza.
ma ecco che il sipario si apre. l’incipit narrativo dell’opera La Preta, nel senso della
“pietra” quale fermezza della fede, descrive l’Abruzzo di quegli anni, la marsica, terra che
tanto profondamente ignazio Silone ha descritto nei suoi romanzi. e la vicenda umana di
don Gaetano Tantalo, nato nel 1905 a Villavallelonga, in provincia dell’Aquila, incrocia
proprio quell’ambiente sociale e umano, quelle storie di gente umile e derelitta, egli umile
tra gli ultimi. Tutti gli eventi di quella prima metà del novecento trovano giusta eco e
puntuale richiamo nella trasposizione drammaturgica: le condizioni dei “cafoni” e la loro
145
goFFreDo PaLMerini
profonda umanità, l’emigrazione, il terribile terremoto della marsica, la vocazione e la formazione religiosa di un ragazzo d’umili origini e di
grande intelletto, le due guerre mondiali e in
mezzo il fascismo, le leggi razziali e le persecuzioni degli ebrei, l’occupazione tedesca, la liberazione e il ritorno dell’italia alla democrazia.
Dentro questi eventi che hanno segnato di sofferenze, tragedie immani e lutti la prima metà
del secolo scorso, ma anche di fulgidi esempi di
generosità ed eroismo, si dispiega la vita di don
Tantalo, richiamata nei momenti più significativi
nei due atti che l’autore e regista massimo Balloni ha sapientemente messo in scena, in un armonico insieme di recitazione teatrale e narrazione, direttamente attinta alle fonti e al copioso
epistolario del sacerdote marsicano.
Dunque, un testo teatrale davvero denso e
convincente nel suo sviluppo scenico, per
quanto l’allestimento abbia dovuto forzataDon Gaetano Tantalo.
mente essere limitato, per via delle ridotte dimensioni del palcoscenico. ma la sua austerità, nella quale sul fondale di scena ha campeggiato il volto di don Gaetano Tantalo, non ha fatto torto all’intensità drammaturgica,
alla forza narrativa del testo, alla tensione spirituale, alle quali hanno dato volto e voce gli
insoliti attori, con un’interpretazione avvertita, piena, superba, eccellente. Straordinaria,
se si pensa a giovani che fino a qualche settimana fa erano totalmente digiuni di recitazione.
eppure, forse la compenetrazione in una storia così ricca di significati – le scene dell’ordinazione sacerdotale e della morte di don Tantalo, in primis – ha come per miracolo
creato un pathos palpabile, un’intensità narrativa e teatrale, un perfetto movimento d’insieme che non ha mai mostrato sbavature. Una prova dignitosa, fortemente convincente
anche nella performance corale che in più occasioni ha contrappuntato la rappresentazione, particolarmente nell’esecuzione dell’Ave maria, il commovente brano composto
nel testo e nella musica da don Gaetano Tantalo. molti gli occhi lucidi tra il pubblico,
nelle due ore di spettacolo, poi gli applausi a scena aperta e l’ovazione finale. Bravi tutti,
bravi gli attori e tra essi l’interprete di don Gaetano Tantalo, l’aquilano federico Palmerini.
merito del lavoro di preparazione, curato con vero talento dal regista massimo Balloni,
artista eclettico, dotato d’un carisma tanto evidente quanto la sua mitezza. Per lui i riconoscimenti più insistiti.
lo spettacolo, acquisiti gli assensi necessari, in autunno emigrerà al Teatro del marsi
di Avezzano, in terra marsicana, com’è giusto e doveroso, laddove don Gaetano Tantalo
ha dato la sua forte testimonianza sacerdotale. il rettore del Seminario, mons. Gino Cilli,
in chiusura di rappresentazione, ha ringraziato i suoi allievi per la magnifica prova teatrale
e per aver voluto dedicarla a lui, nel 25° dell’ordinazione sacerdotale. il rettore ha voluto
146
la preta, DraMMa in Due aTTi suLLa viTa Di Don gaeTano TanTaLo
anche richiamare, posto che don Gaetano Tantalo dal 1923 al 1930 fu studente del Seminario di Chieti, quanto risulta dagli atti d’archivio. Ha detto mons. Cilli:
«Dai documenti dell’archivio del Seminario e dalle testimonianze variamente raccolte, risulta essere
stato un esemplare alunno. Dolce, affabile e rispettoso, si distinse, inoltre, per la straordinaria intelligenza e la cura della formazione intellettuale, per l’impegno nell’osservanza della disciplina e per
la serena obbedienza ai superiori. Ma ciò che colpisce ancor più dell’alunno Tantalo è l’esperienza di
Dio, la sua “conversione”, che visse nel tempo del Seminario e che lo segnò per tutto il resto della sua
vita e fu all’origine della riconosciuta e commovente testimonianza di carità eroica, mista a grande
umiltà, che diede da prete».
ora è utile richiamare i tratti salienti della vita di don Gaetano Tantalo. nasce il 3
febbraio 1905 a Villavallelonga da luciano e maria Coccia che, essendo il primogenito,
come d’abitudine nel paese, gli danno il nome del nonno paterno. Quella dei Tantalo è
una famiglia contadina, umile e povera. Quattro saranno i figli. A sei anni Gaetano inavvertitamente cade in un fosso, dove si spegne la calce viva. ne esce “miracolosamente”
Carmine Di Bernardo
e federico Palmerini,
nel ruolo di don Tantalo.
147
goFFreDo PaLMerini
incolume, senza ustioni. Dirà sempre d’aver visto la madonna in quei terribili momenti.
il 13 Gennaio 1915, alle 7 e 55 del mattino, il devastante terremoto che distrugge Avezzano e tutti i paesi della marsica, facendo più di trentamila vittime. A Villavallelonga il
soffitto della scuola elementare cade sugli alunni. Gaetano, estratto dalle macerie, è ferito
gravemente alla testa, coperto di sangue e polvere. entrambe gli occhi sono fuori dalle
orbite per il colpo subìto nel crollo del soffitto. Un’ambulanza porta immediatamente il
ragazzo a roma. Gli rimarrà una cicatrice in fronte. racconterà poi l’accaduto ad Achille
Palmerini, suo amico di Tagliacozzo, sacerdote quasi coetaneo – diventato poi Vescovo
di isernia e Venafro, rimasto alla guida di quella diocesi per ben 38 anni – con queste parole: «Una pietra mi cadde sul viso e il colpo mi fece uscire gli occhi dall’orbita. Ricordo che la nonna
me li pulì col “zinale” e io stesso li presi con la mano e li rimisi a posto».
nel novembre 1918 Gaetano entra nel Seminario diocesano di Tagliacozzo. È un ragazzo di 13 anni, vivace e intelligente, tenace e socievole, amico dei suoi compagni. È
esemplare nel comportamento e negli studi, attento alla preghiera e sempre disponibile
ad aiutare gli altri. Due anni di ginnasio ad Avezzano, poi nel 1923 l’ingresso nel Seminario
regionale di Chieti, per frequentare il liceo e gli studi teologici. mette presto in mostra
una memoria di ferro, declama interi canti della Divina Commedia e di altri poemi,
eccelle negli studi ma anche nella modestia, non si tira indietro nello scherzo e nel divertimento, come non si risparmia nel raccoglimento interiore. Predilige Dante, leopardi,
manzoni e Giovanni Papini tra i contemporanei. legge agevolmente i classici latini e
greci, con piena dominanza delle lingue originali, e si muove con padronanza anche tra i
numeri e le materie scientifiche. ma l’altra sua passione è la musica colta: Beethoven,
mozart e Bach, ma anche Giovanni Pierluigi da Palestrina, uno dei massimi esponenti
del rinascimento musicale europeo. Viene definito “un piccolo genio” nelle discipline
scolastiche, è un grande mistico nella preghiera, alla sequela dell’esempio di Santa Teresa
di lisieux, suora carmelitana dichiarata nel 1927 Patrona dei missionari, dalla cui testimonianza cristiana è particolarmente attratto. in quegli anni di Seminario, meditando su
tale spiritualità, egli stesso parlerà come della sua “conversione”.
nel 1930, il 10 di Agosto, viene ordinato sacerdote dal Vescovo di Avezzano e cinque
giorni dopo celebra la sua prima messa a Villavallelonga, suo paese natale. inizia l’attività
pastorale ad Avezzano, come vice parroco nella chiesa di S. Giovanni, unitamente all’incarico d’insegnamento nel seminario diocesano. Segue la nomina a parroco di Antrosano
e, nel 1936, l’affidamento della parrocchia di S. Pietro Apostolo a Tagliacozzo, che conserverà fino alla morte. Campione di meditazione e di preghiera, di don Gaetano Tantalo
si ricordano il grande amore per la natura, l’attenzione per la flora e la fauna, il rispetto
dei boschi, che ne fanno davvero un ambientalista ante litteram; poi la sua capacità nella
formazione e nel dialogo con i bambini, gli adolescenti e i giovani, con una spiccata sensibilità capace di mettersi sempre in relazione, con le frequenze giuste, con le giovani generazioni, sapendo cogliere e far emergere da ognuno il proprio talento. riesce a tenere
con tutti un rapporto immediato, paritario e maturo. Particolarmente con i bambini,
riesce a comunicare con grande ascendenza, felice di dedicare loro il tempo del gioco e
quello della catechesi, impegnandosi con loro sopra ogni altra occupazione, in rispetto
delle parole di Gesù “Sinite parvulos venire ad me”.
148
la preta, DraMMa in Due aTTi suLLa viTa Di Don gaeTano TanTaLo
foto di scena del dramma “la Preta”.
Dell’amore per la musica già si è detto: vasta la sua cultura musicale, che spazia dal
canto gregoriano ai classici. Come pure la sua propensione alla composizione, esercitata
egregiamente, sebbene egli non sappia suonare alcuno strumento. infine, l’amore per il
prossimo, che egli ama non come se stesso, ma più di se stesso. Don Gaetano non è
attento solo ai bisogni spirituali del popolo che gli è affidato, ma è premuroso e sollecito
verso la povertà e le esigenze materiali dei fratelli che incontra nel suo cammino. A loro
dona non il suo superfluo, ma tutto ciò di cui dispone, persino le sue scarpe ed il suo
abito sono per chi ne ha più bisogno. Vive in grande semplicità e povertà evangelica,
nella gioia di donare a chi soffre, senza preoccupazione di privarsi del suo necessario.
Vede negli ultimi il volto di Dio e nel prossimo la Sua manifestazione. in tempi assai
diversi da quelli che oggi viviamo dopo le aperture e le riforme del Concilio Vaticano ii,
don Gaetano Tantalo anticipò di decenni l’apertura al dialogo con le altre confessioni religiose e particolarmente con gli ebrei. Aveva conosciuto a magliano dei marsi una
famiglia ebrea che lì passava le vacanze, gli orvieto, con la quale era entrato in amicizia
e confidenza, stimandone la grande religiosità. Quando con le leggi razziali gli ebrei subiscono la persecuzione fascista e con la guerra sono costretti a sfollare da roma, a
rischio della sua stessa vita don Gaetano accoglie e protegge in canonica le famiglie
orvieto e Pacifici, salvandole dai lager, emulato nel riserbo da tutti i suoi parrocchiani.
Verso i suoi “ospiti” ebrei ha un’attenzione e un rispetto profondi, tanto da preoccuparsi, egli che ben conosce l’ebraico biblico, di calcolare in quale giorno cada il 14 di
nisan, giorno della Pasqua per gli ebrei, procurando loro anche quanto necessario per la
celebrazione degli azzimi. Altri fatti del prete marsicano illustrano l’altruismo e la totale
149
goFFreDo PaLMerini
donazione al prossimo. infatti, non ci pensa più d’un attimo, quando nel novembre 1943
le truppe tedesche a Villavallelonga vogliono prendere degli ostaggi da fucilare sospettando
il paese come un covo di partigiani, ad offrirsi in cambio ai tedeschi, pur di salvare i suoi
compaesani. Altrettanto farà qualche mese dopo a Tagliacozzo, dove 12 persone erano
state arrestate per rappresaglia e destinate a sicura morte, quando don Gaetano si offre
in sostituzione, venendo egli pure arrestato e rinchiuso in prigione con gli altri. Arriva il
giorno dell’esecuzione, tutti sono posti davanti a un muro per la fucilazione. Don Gaetano
è tra loro, dà i conforti religiosi. l’ordine di sparare però non arriva, mentre in tutta
fretta viene ordinata la liberazione dei condannati a morte. forse l’avanzata degli alleati
o forse la fretta di ritirarsi dei tedeschi possono spiegare quel “miracolo”. Di certo non
si è conosciuta la ragione di un fatto così inatteso e provvidenziale per la vita dei 13 destinati alla morte per fucilazione.
la guerra è finita, ma don Gaetano ha una guerra tutta sua da combattere, contro la
tisi che da qualche anno gli mina il fisico. lo fa con il raccoglimento, la preghiera e
l’intimità con Dio, continuando a privarsi del necessario, destinato a chi ha più bisogno,
nonostante gli inviti e le raccomandazioni a riguardarsi. Sono mesi e mesi di sofferenza
e privazioni, la sua Passione che infine lo transita in Cielo la mattina del 13 novembre
1947. nel 1958 le sue spoglie mortali, sepolte nella nuda terra come da sua volontà, vengono riesumate e composte nella cappella di famiglia nello stesso cimitero di Villavallelonga. la Congregazione per le cause dei Santi, su disposizione del suo Prefetto, il
cardinale Corrado Bafile, il 13 Giugno 1980 autorizza la ricognizione sul corpo e il suc-
Gerusalemme, Yad Vashem.
150
la preta, DraMMa in Due aTTi suLLa viTa Di Don gaeTano TanTaLo
il Giardino
dei Giusti,
Yad Vashem,
Gerusalemme.
cessivo trasferimento nella Chiesa parrocchiale, avvenuto il 28 Agosto, dove ora riposa
in un sacello monumentale. l’11 Gennaio 1981 il Vescovo dei marsi, mons. Biagio
Vittorio Terrinoni, con una supplica avvia il processo canonico per il riconoscimento
delle virtù eroiche di don Gaetano Tantalo, modello di santità sacerdotale. il 6 Aprile
1995 la Congregazione per le Cause dei Santi emette il decreto di riconoscimento delle
virtù eroiche che prepara alla beatificazione di don Gaetano. recita il decreto, a firma
del Prefetto, cardinale Angelo felici:
«Consta il grado eroico delle virtù teologali di fede, speranza e carità tanto verso Dio come verso il
prossimo, come pure delle virtù cardinali di prudenza, giustizia, temperanza e fortezza e di quelle
ad essa congiunte del Servo di Dio Gaetano Tantalo, sacerdote diocesano, parroco della chiesa di S.
Pietro Apostolo nella cittadina di Tagliacozzo».
A ricordo della sua generosa opera di protezione degli ebrei, nel 1978 don Gaetano
Tantalo è stato riconosciuto Giusto tra le nazioni e ricordato con un albero che porta il
suo nome nel Giardino dei Giusti dello Yad Vashem, il museo dell’olocausto, a Gerusalemme. l’ho visto anch’io quell’albero, lo scorso mese di gennaio, quando ho visitato lo
Yad Vashem, il luogo simbolo della memoria per gli ebrei. e ne ho visti tanti altri di
alberi, lì nel Giardino dei Giusti, con nomi di religiosi, sacerdoti e presuli: don Vincenzo
fagiolo, cardinale Pietro Palazzini, don Arrigo Beccari, don michele Carlotto, don Dante
Sala, mons. Giuseppe Placido nicolini, don Aldo Brunacci, don Arturo Paoli, don francesco repetto, don raimondo Viale, il pastore avventista Daniele Cupertino e il pastore
valdese Tullio Vinay. Ho avvertito orgoglio ed emozione per quei 468 Giusti italiani, tra
i quali, oltre ai famosi Giorgio Perlasca, Giovanni Palatucci e Carlo Angela, tanti altri
eroi civili che, insieme a don Gaetano Tantalo, arricchiscono con la loro testimonianza
per il rispetto della vita e della dignità umana, il patrimonio di civiltà dell’intera umanità.
151
6 Giugno 2012
la StaMPa italiana all’EStEro
in Un’intErviSta a raDio vaticana
Il 29 Maggio scorso la Radio Vaticana, nel programma Orizzonti Cristiani, ha trasmesso una
mia intervista rilasciata ad Angelo Paoluzi, giornalista e scrittore, già direttore di Avvenire. Argomento:
la stampa italiana all’estero, con un particolare focus sui giornali “italici” cattolici. Era l’ultima
d’una serie d’interviste, una sessantina, raccolte da Paoluzi nella sua rubrica radiofonica Sfogliando,
con l’ascolto di personaggi dell’informazione, della politica, della Santa Sede, delle varie comunità
italiane all’estero, del volontariato, delle missioni cattoliche e delle chiese locali nel mondo. Un ampio
spettro di pareri ed analisi che contribuiscono a dare un’immagine, più nitida di quanto non lo sia stata
finora, della stampa italiana all’estero – di quella cattolica, in particolare – e delle sue notevoli
potenzialità di penetrazione. Un patrimonio poco conosciuto e spesso negletto. Il consistente lavoro di
ricerca, portato avanti da Angelo Paoluzi in due anni di prezioso lavoro giornalistico, s’appresta a
diventare un libro, Voci di carta, per i tipi della Libreria Editrice Vaticana (LEV). Quello che segue
è un appunto dell’intervista che, in sintesi, è poi diventato il contributo conclusivo del libro di Angelo
Paoluzi, d’imminente pubblicazione. (G. P.)
romA – esiste una vasta rete della stampa italiana all’estero – giornali, periodici, testate
on line, blog, radio e tv – un efficiente sistema di mezzi di comunicazione che copre tutto
il pianeta, con un potenziale di lettori costituito dai 60 milioni d’italiani all’estero, cui si aggiungono gli altrettanti residenti in patria, come ho potuto scoprire nella mia attività pubblicistica e di collaboratore di molte di quelle testate giornalistiche. nell’ultimo censimento
sui media “italici”, su cui riferisce ampiamente niccolò d’Aquino per Globus et locus, in
collaborazione con il ministero degli Affari esteri e con l’ordine dei giornalisti, è stata rilevata la ragguardevole cifra di 775 testate: 455 giornali (quotidiani, periodici, testate on
line), 274 radio e 46 televisioni. Una potente rete di comunicazione in lingua italiana o bilingue (italiano e lingua locale) che raggiunge ogni giorno milioni di lettori e ascoltatori in
oltre 60 paesi del mondo, nel giro di trent’anni quasi triplicatasi nel numero di testate ed
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STATi UniTi (America oggi, l’italo-Americano)
lUSSemBUrGo (echo d’europe)
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in iTAliA: Agorà magazine, Politicamente corretto, la Prima Pagina, Chieti Scalo, Giornale di montesilvano, l’impronta, il Primato, Giulianova news, All news Abruzzo, Corriere Peligno, Vox militiae,
Controaliseo.
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oggi diventata più pervasiva e penetrante con lo sviluppo del web su telefoni cellulari, tablet, sui Social network
e Youtube.
Una rete d’informazione, tuttavia,
della quale non sempre si ha un’avvertita percezione delle sue potenzialità,
come d’altronde già per altri versi avviene, in generale, con la sottovalutazione che da sempre la classe politica
riserva allo straordinario patrimonio
d’intelligenze, talenti ed esperienze che
risiedono nelle comunità italiane nel
mondo. Quanto, invece, potrebbe essere utile all’italia se solo si investisse
sulle comunità italiane – i nostri migliori e motivati “ambasciatori” nel
mondo – e sulla rete della comunicazione italica all’estero, mettendo a sistema tali risorse per la promozione
sul mercato globale del made in italy,
delle eccellenze, del gusto e dello stile
italiani, oltre che della nostra lingua e
cultura! eppure una tale consapevolezza tarda ad affermarsi nella distratta classe politica
del Paese, a tutti i livelli, mentre s’assiste ad una conoscenza epidermica e talvolta distorta
delle comunità italiane nel mondo, se non addirittura ad un accidioso autolesionismo nel
non riconoscere a pieno e valorizzare l’altra italia.
A allora andiamo ai numeri della stampa italiana all’estero. Quanto vale in termini di
diffusione? l’entità della diffusione dei giornali cartacei rivela cifre da record assoluto,
più di cento milioni di copie all’anno i giornali cartacei, senza contare i lettori di testate
on line, in continua crescita. non c’è quasi Paese al mondo interessato dalla nostra emigrazione che non abbia almeno un organo d’informazione italico. Con una graduatoria di
testate che al primo posto vede l’europa, poi Sud America, nord America, oceania, Asia
e medio oriente, infine l’Africa. Sette sono i quotidiani italici nel mondo, tutti di grande
prestigio e di ragguardevole diffusione nei Paesi dove sono pubblicati, presenti anche on
line: America Oggi e La Gente d’Italia (Usa), Corriere Canadese (Canada), Il Globo e La Fiamma
(Australia), La Voce d’Italia (Venezuela), La Voce del Popolo (Croazia). Per quanto riguarda i
periodici, a vantare la maggior tiratura sono i settimanali Cittadino Canadese e Lo Specchio
(Canada), Fanfulla (Brasile), L’Eco (Svizzera), mentre il Corriere Italiano (Canada) si va approssimando a quel traguardo. Uno sguardo va peraltro rivolto alla stampa edita in italia,
destinata agli italiani all’estero: una cinquantina di testate, tra agenzie internazionali e periodici. Tra tali testate spiccano per diffusione e capacità di penetrazione le agenzie di
stampa internazionali Aise e Inform, mentre guidano la classifica dei periodici i mensili
Messaggero di S. Antonio, Santo dei Miracoli, L’Eco di San Gabriele e Bellunesi nel Mondo.
153
goFFreDo PaLMerini
nel mondo della comunicazione all’estero, tra i media italici, grande rilievo hanno da
sempre avuto, e tuttora hanno, i giornali cattolici. Una cinquantina sono le testate
storiche – la cifra è certamente in difetto, non essendo censiti giornali e notiziari a
limitata diffusione – che hanno avuto una grande funzione nella storia dell’emigrazione
italiana, quali strumenti non solo d’informazione, ma anche di tutela dei diritti, conservazione dell’identità e della cultura italiana, formazione sociale e religiosa delle comunità
italiane e del loro accompagnamento per l’integrazione nelle società dei Paesi d’accoglienza.
oggi una ricognizione sulla stampa cattolica all’estero, riferita a testate con un’apprezzabile
diffusione, rileva questi numeri: Usa (2), Canada (1), Argentina (3), Cile (1), Uruguay (1),
Venezuela (1), Brasile (1), Belgio (3), francia (2), Germania (8), Gran Bretagna (1),
Svizzera (21), Australia (3), israele (1), Kenia (1), Sud Africa (1) Australia (3). Purtroppo
bisogna rilevare la recente chiusura, dopo 63 anni di vita, del periodico La Voce degli
italiani in Gran Bretagna.
la stampa cattolica all’estero – la prima testata fu la Croce del Sud, fondata dai Cappuccini e apparsa a rio de Janeiro nel 1765 – è in gran parte riconducibile all’iniziativa
dei Padri Scalabriniani, storicamente attenta alla comunicazione, oltre che ai complessi
problemi delle migrazioni. Si è consolidata così una competenza formatasi in decenni
d’impegno pastorale e sociale nei più diversi contesti dell’emigrazione, essenziale oggi
per trattare argomenti che attengono alle legislazioni migratorie, alla promozione della
“cittadinanza” dei migranti nelle società d’accoglienza e nelle comunità ecclesiali, alle relazioni interculturali attraverso il dialogo, al sostegno dell’evangelizzazione dei migranti
roma, la sede della radio Vaticana.
154
La sTaMPa iTaLiana aLL’esTero
e alla valorizzazione delle loro culture, alla
loro difesa da ogni forma di razzismo, xenofobia e sfruttamento.
Tra gli “italici” cattolici, per la sua origine scalabriniana, va sicuramente citato
l’Italoamericano, settimanale con una storia
lunga più d’un secolo, fondato da Gabriello
Spini nel 1908. Si pubblica a los Angeles
ed è diffuso in California e nel confinante
stato dell’oregon. Ancor prima, nel 1903,
il vescovo Giovanni Battista Scalabrini
aveva fondato L’Emigrato italiano in America,
diventato nel 1930 L’Emigrato italiano e nel
1994 L’Emigrato. Tra i giornali italici in euAngelo Paoluzi.
ropa meritano d’essere citati Il Corriere d’Italia, edito in Germania, e il Corriere degli Italiani, in Svizzera, testate che eccellono per qualità
e tiratura. Davvero notevole, in Svizzera, la rete della stampa cattolica, con una presenza
diffusa nel Paese attraverso le principali missioni. Anche in Germania tale aspetto si ripete,
sebbene con minor capillarità. merita ancora una citazione il quindicinale scalabriniano
Presenza, che si pubblica a Santiago del Cile. Debbono infine considerarsi diverse pubblicazioni che fanno capo alle ACli, dove informazione e pastorale sociale si coniugano ai
temi dell’assistenza ai migranti.
infine, un dato abbastanza costante è la qualità editoriale e grafica della stampa
cattolica all’estero, la cura delle notizie, l’elevato livello degli operatori dell’informazione.
negli ultimi tempi si è riscontrato un diffuso ricorso alla qualificazione delle testate, ricorrendo alle sinergie, magari con fusioni tra giornali, per una migliore e qualificata collaborazione, nello spirito della condivisione degli ideali e dei mezzi scaturita dalla pastorale di comunione perseguita in questi anni. Si registra, inoltre, un crescente desiderio di
riflessione e d’interpretazione religiosa dell’esperienza migratoria, per cui le testate,
accanto all’informazione per la comunità locale, tendono a specializzarsi sempre più
nella proposta d’una formazione religiosa, ponendosi come strumenti di dibattito e di
lettura in chiave sapienziale dell’emigrazione. Come recentemente ha annotato Padre Antonio Simeoni, la stampa di matrice religiosa
ha giocato un ruolo preminente nella creazione di organismi rappresentativi della stampa
d’emigrazione per rimediare alle difficoltà riscontrate negli ultimi tempi. Si è anche dato
vita ad alcune federazioni – stampa scalabriniana, federeuropa – che hanno portato ad
apprezzabili risultati. Per concludere, oggi nel mondo si può contare su una significativa
rete di testate e su un patrimonio di risorse professionali, intellettuali e umane sul quale
far affidamento per affrontare le sfide culturali del millennio, nei contesti più disparati.
Un cespite importante, per la Chiesa, sul quale investire per comunicare e dialogare con
il mondo, per evangelizzare e per meglio entrare in comunione con le nostre comunità,
a partire dall’anno dedicato alla fede, dall’11 ottobre 2012 al 24 novembre 2013.
155
7 Giugno 2012
conclUSa la viSita
D’Un GrUPPo Di aBrUzzESi DEl BraSilE
l’AQUilA – Sono ripartiti ieri con un volo per San Paolo gli Abruzzesi dell’associazione
italo-brasiliana “Abruzzo forte”, un gruppo di 30 persone di Valinhos e Campinas venuto
in italia per una vacanza culturale di due settimane. la visita in Abruzzo, com’è apparso
evidente dalle testimonianze espresse nel corso della conclusiva conviviale, in un ottimo
albergo di montesilvano, è stata davvero ricca di soddisfazioni, emozioni e scoperte in
una regione che di singolarità, tesori d’arte e bellezze naturali ne possiede in gran copia.
il gruppo, guidato da franco Petrocco, esponente storico dell’associazione abruzzese di
Valinhos, e dal presidente del sodalizio, ricardo leite de moraes, accompagnati dal vice
Console onorario d’italia a Campinas, Alvaro Cotonacci, era giunto in italia il 25 maggio,
riservando le prime due giornate all’intrigante bellezza e ai principali monumenti di
roma. Poi, dal 27 maggio in poi, la full immersion in Abruzzo, nei percorsi della memoria,
della storia, dell’arte e della natura aspra e incontaminata. Per alcuni era un ritorno nella
terra d’origine, per molti altri – seconda e terza generazione della nostra emigrazione –
è stato il primo incontro con una terra di cui avevano molto sentito parlare, la terra dei
padri e dei nonni verso la quale avevano coltivato per anni un affettuoso interesse e tanta
curiosità di conoscenza.
Domenica 27 maggio il primo incontro con l’Abruzzo, a Tagliacozzo, borgo di straordinario fascino architettonico, annoverato tra i più belli d’italia. Per il gruppo un impatto assai piacevole e denso di richiami storici, in questa terra abitata dapprima dagli
equi e successivamente dai marsi, forti e fieri popoli italici che diedero filo da torcere all’antica roma (nec contra Marsos, nec sine Marsos), prima di diventarne amici ed alleati. Su
questo stesso territorio, nei Piani Palentini, nel 1268 si scontrarono gli eserciti di Corradino
di Svevia e Carlo i d’Angiò, una battaglia che cambiò il corso della storia d’europa, in favore degli Angioini sugli sconfitti Svevi. Ad attendere la comitiva in arrivo da roma
franco marchetti, presidente della federazione delle Associazioni Abruzzesi in Brasile
(feABrA) e dominus dell’operazione ByAbruzzo, da qualche anno in corso a San Paolo,
un’intelligente iniziativa che puntando sulla nostra comunità sta efficacemente promuoPubblicato in
CAnADA (italiani)
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in iTAliA: il Giornale 24, Politicamente corretto, il Giornale d’Abruzzo, la Prima Pagina, inAbruzzo,
l’impronta, newson, Giulianova news, Giornale di montesilvano, All news Abruzzo, Chieti Scalo, il
Primato, Abruzzo nel mondo.
156
Da sinistra,
Giuseppe leuzzi,
Goffredo Palmerini,
Assunta ianni,
Tiziana mergiotti,
ricardo leite
de moraes,
franco Petrocco.
vendo sul mercato del grande Paese sudamericano, in pieno sviluppo economico, le eccellenze della gastronomia abruzzese e il turismo verso la nostra regione. l’importante
progetto pilota, promosso nel 2007 dal Consiglio regionale Abruzzesi nel mondo (CrAm)
e raccolto dalla regione, sta dando significativi risultati, con un crescente volume d’importazioni dall’Abruzzo e d’incentivazione al turismo culturale, anche di ritorno, come
questo stesso caso dimostra.
Assai apprezzata la visita al Palazzo Ducale degli orsini, con la sua bella architettura
dalle finestre a centina, le bifore, il portale rinascimentale e la loggia, ornata di preziosi
affreschi di lorenzo da Viterbo. Poi, scendendo, la chiesa gotica di S. francesco con le
volte a crociera, dove in una nicchia sono custodite le spoglie di Tommaso da Celano, il
primo biografo di San francesco d’Assisi. Accanto al tempio il magnifico chiostro affrescato. Un trionfo d’arte che, unitamente al paesaggio circostante, è diventato preda degli
obiettivi per riprese ed immagini fotografiche. infine, ancora scendendo per strette
viuzze lastricate, inattesa, ai visitatori s’è aperta l’ampia visuale della piazza dell’obelisco,
pavimentata a porfido con bei disegni e contornata da facciate d’antichi palazzetti e case
con le loro tinte color pastello.
nel pomeriggio la visita ad Alba fucens, sito archeologico della città italica degli
equi, divenuta poi per la sua importanza strategica municipio romano. Significative le
vestigia che segnalano la rilevanza della città, come il teatro, l’anfiteatro, il santuario di
ercole, il macellum, le terme e la basilica. infine, un tempio trasformato nell’Xi secolo in
monastero benedettino, capolavoro d’architettura e d’arte medievale, con splendide opere
cosmatesche. lunedì 28 maggio un viaggio attraverso le vie dell’olio nell’entroterra pescarese dove, tra fertili campagne ammantate di ulivi, si trovano caratteristici centri storici
e bellissime chiese romaniche. Doverosa la visita a Carpineto della nora, paese natale di
franco Petrocco, luogo dove sorgeva l’Abbazia fortificata di San Bartolomeo. Di essa
ora resta solo la chiesa, edificata alla fine del Xii secolo su un edificio preesistente, poi
rimaneggiata con elementi gotici d’ascendenza borgognona. A seguire la visita di loreto
157
goFFreDo PaLMerini
Aprutino, centro erto su un colle dal quale lo sguardo declina sulle campagne o spazia
dalle cime del Gran Sasso fino al mare. Una puntata al museo che conserva la splendida
collezione di ceramiche di Castelli del barone Acerbo. Quindi la visita ad un oleificio
locale ed al frantoio di molitura delle olive, in questa parte d’Abruzzo dove si produce
l’olio DoP abruzzese. nel pomeriggio partenza per Picciano, per uno sguardo al museo
delle Arti e Tradizioni Contadine.
il 29 maggio la visita alla città Capoluogo d’Abruzzo, guidata da Giuseppe leuzzi,
per molti anni responsabile dell’Ufficio emigrazione della regione Abruzzo, e da chi
scrive. l’Aquila, con le sue ferite profonde, le imbragature di legno e ferro che sostengono
case e monumenti, il silenzio della città deserta commuovono la comitiva. mai si sarebbe
potuta immaginare una così grave devastazione, mentre l’occhio la rivela nella sua
crudezza. eppure, c’è tanta fierezza abruzzese e tanto desiderio di veder presto rifiorire
la Capitale d’Abruzzo dalle lacerazioni inferte dal sisma del 6 Aprile 2009. Tanto è
l’affetto dimostrato verso gli aquilani e tanto l’amore verso l’Aquila, splendida città
d’arte che la sua bellezza ostenta persino sotto le sue stimmate. la Basilica di Collemaggio,
piazza del Duomo, la Basilica di San Bernardino, la chiesa capoquarto di Santa maria Paganica, il Castello Spagnolo, Palazzo margherita d’Austria, la Torre civica e la sequela dei
preziosi e martoriati palazzi settecenteschi, edificati dopo il terremoto del 2 febbraio
1703: è una via crucis di sofferenza, ma anche di condivisione e di speranza nel futuro
dell’Aquila e degli aquilani.
Alle 12 e 30 si va all’emiciclo, per l’incontro con il Presidente del Consiglio regionale,
nazario Pagano. nell’aula consiliare ci sono già in attesa i Consiglieri regionali franco
Caramanico, riccardo Chiavaroli e Antonio Prospero, componenti del CrAm, e il dirigente
158
ConCLusa La visiTa D’un gruPPo Di aBruzzesi DeL BrasiLe
Civitella del Tronto
e la rocca.
Pagina a lato,
Tagliacozzo,
Piazza dell’obelisco.
che sovrintende alle politiche dell’emigrazione, Giorgio Chiarini, con i suoi più stretti
collaboratori, Assunta ianni e Amedeo Di nicola. Calorosi e ricchi di spunti di riflessione
gli interventi dei Consiglieri, nel sottolineare degli Abruzzesi in Brasile il valore di veri
ambasciatori della loro terra, in quel grande Paese. il Presidente Pagano rinnova l’attenzione del Consiglio regionale verso le comunità abruzzesi nel mondo, di esse richiamando
il ruolo attivo nel rappresentare la cultura regionale in un’area metropolitana, come
quella di San Paolo, dove la presenza italiana supera i sette milioni d’oriundi, così facendo
di quella metropoli la più grande città italiana. il presidente dell’associazione “Abruzzo
forte”, ricardo leite de moraes, franco Petrocco e il vice Console, Alvaro Cotonacci,
hanno ringraziato Pagano e i Consiglieri per l’accoglienza calorosa, per le manifestazioni
d’affetto e per i doni all’associazione. l’impegno è di rivedersi nel mese di giugno in
Brasile, a San Paolo, quando l’Abruzzo sarà presente con un suo stand in un’importante
fiera espositiva. il pomeriggio è tutto dedicato ai paesi addossati ai contrafforti del Gran
Sasso, il borgo di Santo Stefano di Sessanio, diventato un albergo diffuso di gran pregio,
e Calascio con la sua splendida rocca.
il 30 maggio si sale a Civitella del Tronto, una cittadella-fortezza tra le più grandi
d’europa fatta edificare da Carlo V su una struttura preesistente, diventato nel 1860
ultimo baluardo della resistenza borbonica contro i Savoia. Un luogo particolare, dove si
possono rileggere gli eventi del risorgimento con un’ottica diversa, dalla parte degli
sconfitti. il borgo di Civitella è disteso sul fianco del colle, ai piedi della fortezza, ed ha
mantenuto intatto l’impianto urbanistico seicentesco. nel pomeriggio, dopo una puntata
ad una dimora storica e cantina dove si produce uno dei famosi vini DoC abruzzesi, la
comitiva ha visitato Atri, tra le più importanti città rinascimentali abruzzesi lungo la
fascia costiera, ricca di opere d’arte, quali la Cattedrale dell’Assunta, che conserva uno
splendido ciclo pittorico rinascimentale, Palazzo Acquaviva che fu la dimora dei Duchi
che per cinque secoli governarono la città, il Teatro Comunale, la chiesa degli Agostiniani.
il 31 maggio è dedicato a lanciano e alla Costa dei trabocchi.
159
goFFreDo PaLMerini
lanciano, città d’arte tra le più belle della regione, era famosa già in epoca romana
per le sue fiere che richiamavano mercanti da tutto il mediterraneo. Splendidi i suoi monumenti, come la Cattedrale, sorta su un ponte fatto costruire dall’imperatore Diocleziano;
l’antico quartiere di lancianovecchia, il cui impianto urbano è rimasto intatto dal
Duecento, le chiese dai preziosi portali in pietra, le botteghe medievali e tutti gli edifici
in mattoni cotti; l’antica chiesa di Santa maria maggiore, con magnifico portale del Trecento, che conserva una preziosa croce processionale d’argento, opera del grande artista
rinascimentale nicola da Guardiagrele; la Chiesa di S. francesco, che deve la sua notorietà
al miracolo eucaristico
più antico tra i pochi riconosciuti dalla chiesa
cattolica, che vi è conservato e venerato. nel
pomeriggio l’escursione
alla Costa dei Trabocchi: in un ambiente naturale con scogliere rocciose, calette e campi
coltivati che finiscono
direttamente sul mare,
sospesi sulle onde sopra
palafitte si trovano i trabocchi, macchine da pesca antichissime. Per il
Sulmona, Piazza Garibaldi.
suo valore la Costa dei
Trabocchi è stata dichiarata dall’Unesco patrimonio dell’umanità. la visita all’abbazia
duecentesca di San Giovanni in Venere, affacciata sul mare, completa in bellezza la giornata. il 1° Giugno è giorno di riposo per il gruppo: chi va dai parenti, chi alla Casa Santa
di loreto, chi ad Assisi.
il 2 Giugno è dedicato a Sulmona, città natale di ovidio nasone, il poeta dell’amore
morto in esilio il 17 d.C. a Tomi, sul mar nero. ricchissima d’emergenze artistiche, Sulmona vanta le bellezze del Complesso dell’Annunziata, la Cattedrale di San Panfilo con
la sua interessante cripta, l’acquedotto medievale, Porta napoli e Santa maria della
Tomba. È la città del confetto, specialità già presente in epoca preromana. nel pomeriggio,
passando per le Gole del Sagittario, si raggiunge il lago e il borgo di Scanno, con un
centro storico tra i più belli e meglio conservati della regione. Scanno ha una lunga tradizione d’arte orafa, mantenuta ancora viva dai suoi artigiani che continuano con sapienza
a produrre i gioielli della tradizione abruzzese. e ancora l’arte del tombolo, tutta femminile.
magnifici, poi, i tradizionali costumi delle donne scannesi. non poteva mancare un
viaggio lungo i sentieri dello spirito, sulla maiella madre.
regione di profonda spiritualità, l’Abruzzo ha ricevuto un’impronta rilevante da
Pietro del morrone (poi diventato papa Celestino V) e dai suoi monaci. Dunque è d’obbligo visitare i luoghi celestiniani. Per prima meta, il 3 Giugno, si va verso il Vallone di
160
ConCLusa La visiTa D’un gruPPo Di aBruzzesi DeL BrasiLe
Santo Spirito, splendida gola rocciosa percorsa da un torrente ed immersa in un bosco
di particolare suggestione che s’incunea verso le alte vette della maiella. il vallone custodisce gli eremi celestiniani di Santo Spirito e di San Bartolomeo, culla della spiritualità di
Pietro del morrone. Dopo l’escursione agli eremi una visita a roccamorice e nel pomeriggio a Serramonacesca, con visita al monastero benedettino di San liberatore a maiella,
risalente all’Xi secolo, tra i monumenti medievali più singolari per il contesto naturale
nel quale è inserito. il 4 Giugno è tutto dedicato ai pastifici abruzzesi, De Cecco e Del
Verde, veri “santuari” delle paste alimentari famose in tutto il mondo per l’eccellente
loro qualità. la pasta, insieme, ai
vini e all’olio abruzzesi sono davvero prodotti di punta del nostro
brand, insieme alle altre specialità
della gastronomia regionale.
il 5 Giugno si va a Bucchianico,
piccolo centro agricolo dalle antiche origini, in collina. Si visitano il
convento, le chiese di San francesco e di Sant’Urbano, protettore
della città, di cui si conservano le
reliquie. Singolare di Bucchianico
è la festa dei Banderesi, una rievocazione storica che trae origine da
Abbazia di Santo Spirito a majella.
un fatto d’arme. il paese diede i
natali a San Camillo De lellis (1550-1614), certamente un protagonista della spiritualità
abruzzese, cui si deve la nascita della Sanità militare. Subito dopo si visita Chieti, l’antica
Teate, città dei marrucini, uno dei tanti popoli italici che abitavano la regione. Presso il
museo Archeologico nazionale, Chieti conserva i tesori della storia d’Abruzzo, quali
l’imponente Guerriero di Capestrano, scultura del Vi secolo a.C. raffigurante il re vestino
nevio Pompuledio, ed una splendida statua, probabilmente opera di lisippo, raffigurante
ercole a riposo.
Si gusta poi una visita alla città più antica, spesso sotterranea, che conserva stupefacenti
ambienti e luoghi rimasti cristallizzati all’epoca romana. non si può eludere, infine, la
suggestione d’un viaggio nella protostoria d’Abruzzo, con una visita al museo Archeologico della Civitella – tra i più moderni d’europa, in quanto ad allestimenti – che al suo
interno ingloba i resti dell’anfiteatro romano. Qui si conclude l’escursione nel capoluogo
marrucino. ma la serata tira al tardi, in albergo a montesilvano, con una festa conviviale
di saluto, a chiusura del viaggio in Abruzzo. Grande soddisfazione nel gruppo per le meraviglie d’arte e naturalistiche visitate, generale l’apprezzamento per il programma turistico,
per l’assortimento degli itinerari e per l’accorta guida che l’Agenzia Turismo & Dintorni
ha assicurato nel corso della vacanza culturale. Si conclude così il viaggio ed è già tempo
di nostalgia della generosa terra abruzzese. l’indomani mattina si è liberi per lo shopping
e il pomeriggio via, verso l’aeroporto di fiumicino. Si parte per il rientro in Brasile. Arricchiti d’Abruzzo.
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9 Giugno 2012
ScoMParE l’on. alBErto aiarDi,
l’aBrUzzo E l’anfE in lUtto
TerAmo – È deceduto venerdì notte, presso l’ospedale civile di Teramo dove da due
mesi era ricoverato, l’on. Alberto Aiardi, figura di spicco nel mondo politico abruzzese e
nazionale. nato nel 1935 a Pistoia, madre teramana, è un abruzzese di adozione. laureato
in giurisprudenza, ma con grandi competenze nel campo dell’economia, è stato uno dei
pilastri della Democrazia Cristiana abruzzese.
Amministratore comunale a Teramo, con il sindaco Carino Gambacorta, poi parlamentare per cinque legislature consecutive (dal 1972 al 1992) alla Camera dei Deputati,
più volte Sottosegretario al Bilancio e Programmazione economica (Governi Craxi i e
ii, fanfani V e Vi), è stato un politico fine e di grandi vedute, aperto al dialogo e profondamente impegnato anche sui problemi dell’emigrazione, ricoprendo per molti anni
l’incarico di vice Presidente nazionale dell’Anfe, l’associazione per le famiglie degli
emigrati fondata nel 1947 dalla deputata costituente aquilana maria Agamben federici,
che ne fu presidente dalla fondazione e fino al 1981, a tre anni dalla sua morte, avvenuta
all’Aquila nel 1984.
Politico accorto e di grande carisma, cultore di temi economici e valente saggista,
l’on. Aiardi lascia una grande eredità alla storia politica abruzzese, avendo egli arricchito
la cultura della nostra regione con un cospicuo corpus di pubblicazioni e saggi sull’Abruzzo
nel secondo dopoguerra, essenziali per chiunque voglia conoscere a fondo la storia regionale, in campo economico e sociale, oltre ad un’importante biografia di maria federici.
Ha ricoperto anche incarichi di docenza universitaria in economia politica. rilevante il
suo contributo, in Parlamento e nelle istituzioni, per la crescita e lo sviluppo dell’Abruzzo
e, particolarmente, del territorio teramano. È una grave perdita per l’Abruzzo.
l’Associazione nazionale famiglie emigrati (Anfe) che lo ha avuto come ai suoi
vertici per molti anni, accanto alla sua fondatrice maria federici, lo ricorda con affetto
per il suo appassionato impegno in favore del mondo dell’emigrazione, che egli ha conPubblicato in
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dotto con grande competenza, sia
in italia che tra le nostre comunità
all’estero. È recente il suo ultimo
significativo contributo storico e
culturale, reso al Convegno tenutosi nel febbraio scorso a Teramo,
organizzato da Anfe e inner
Wheel, sulle figure di maria federici e Cristina di Svezia.
il presidente nazionale dell’Anfe, Paolo Genco, a nome di
tutte le delegazioni dell’associaAlberto Aiardi.
zione all’estero e di tutte le sedi in
italia, fa giungere alla sua famiglia
la partecipazione dell’associazione al dolore per la scomparsa dell’on. Alberto Aiardi.
Qui di seguito la lettera che il presidente Genco ha fatto pervenire al Delegato Anfe per
l’Abruzzo, Goffredo Palmerini, per essere letta durante la cerimonia funebre e consegnata
alla vedova, signora renata Prosio Aiardi.
Cara Signora Aiardi,
cari amici dell’ANFE, cari tutti,
la notizia della scomparsa del nostro grande amico Alberto mi ha colto di sorpresa e non mi ha permesso soprattutto di potermi organizzare ed essere oggi qui presente per condividere con voi questo
momento di grande tristezza e sconforto che ci accomuna.
Parlare di Alberto Aiardi mi riempie di grande commozione e mi porta indietro negli anni quando
ho iniziato a militare all’interno della sua amata ANFE, che ha avuto il privilegio e l’onore di
averlo vice Presidente nazionale per lungo tempo. La sua rettitudine, il suo rigore morale, la sua autorevolezza hanno rappresentato per me un forte esempio da seguire per condurre e rappresentare la
nostra Associazione.
Il mio ricordo va a quegli anni quando, Egli al vertice dell’Associazione, ci onorava con la sua
presenza e con il suo esempio nelle assemblee nazionali e ai comitati direttivi, intervenendo con la
sua saggezza, guidandoci e invitandoci – noi molto più giovani – a seguire i valori fondanti dell’
ANFE, ad assistere gli emigrati e loro famiglie con atti piccoli, quotidiani e concreti ma soprattutto
continui. Ed è quello che oggi i rappresentanti dell’ANFE fanno in Italia e nel mondo.
Voglio ricordare il grande impegno profuso per l’ANFE, le battaglie politiche che Egli ha condotto
nel Parlamento della Repubblica per i nostri connazionali emigrati. E poi la meritoria opera bibliografica che ci consegna e che rappresenta, per tutti noi, un rilevante punto di riferimento per la ricostruzione storica della nostra Associazione.
Alberto Aiardi ci lascia proprio nell’anno in cui l’ANFE ha deciso di festeggiare in modo solenne il
suo 65° anniversario. Per la preparazione di questo importante evento Egli è stato il nostro mentore.
Nei nostri programmi c’era quello di intervistarlo, proprio nei prossimi giorni, per la realizzazione
del documentario che Giovanna Taviani s’appresta a girare sulla storia dell’ANFE e sulla figura
della fondatrice, la deputata costituente Maria Federici. Grazie alle pubblicazioni dell’on. Aiardi e
163
ai suoi ricordi siamo riusciti a scrivere una sceneggiatura che proverà a restituire, con immagini,
parole e documenti, la storia dell’ANFE a tutti gli Italiani.
Sarà il grande assente. Ancora una volta lo citeremo e lo avremo con noi attraverso la sua opera, la
sua vita e la sua storia, che rimane oggi e per sempre illuminante nel nostro cammino. Assieme a
tutti gli amici dell’ ANFE, in Italia e nel mondo, e in modo particolare al nostro presidente onorario,
sen. Learco Saporito, porgo le sentite condoglianze alla Signora Aiardi, ai familiari, a tutti gli
amici oggi presenti e a tutti quelli che hanno avuto l’onore di conoscere Alberto Aiardi e stimarlo
come grande uomo. Ciao Alberto, ci mancherai tanto.
A questo commosso messaggio del presidente nazionale, Paolo Genco, s’aggiungono i sentimenti affettuosi dei presidenti delle quattro sedi provinciali Anfe in Abruzzo
(rita Brancucci Tomassi, Teramo; Serafino Patrizio, l’Aquila; rosa maria ranaldi, Pescara;
Diana mazzone Crea, Chieti e della Delegazione regionale abruzzese.
l’uscita del feretro dalla Cattedrale di Teramo; si riconosce il sindaco, maurizio Brucchi.
164
13 Giugno 2012
TRECENTONOVE
l’aQUila foto-Grafica
SEconDo claUDio Di francESco
PeSCArA – S’inaugura il 15 Giugno alle ore 18, a Pescara, nella Casa natale di Gabriele
d’Annunzio, in Corso manthonè, una singolare mostra foto-grafica (il trattino è voluto)
Trecentonove di Claudio Di francesco, tanti gli scatti della sua macchina impressi in “immagini”, esposte negli spazi del museo dannunziano. rimarranno in mostra per un mese,
fino al 16 luglio. ma quel 309 evoca dolorosamente anche il numero delle vittime del
terremoto dell’Aquila, in quel terribile 6 Aprile 2009 che per gli aquilani ha marcato una
nuova era. le foto in esposizione hanno una singolarità: sono le immagini riflesse su una
delle porte in sequela sotto i portici di San Bernardino.
Per mesi l’artista ha fotografato lo stesso punto, talvolta tra la curiosità e la meraviglia
dei rari passanti e dei militari che presidiano la “zona rossa”, cogliendo in divenire le immagini del contesto urbano che man mano mutava, tra puntellamenti dei palazzi, imbragature, sostegni e armature, in un coacervo di tubi di ferro. la narrazione foto-grafica è
stata realizzata in 309 scatti d’obiettivo – di qui in titolo dato alla mostra – in memoria
delle vittime, e alcune di esse hanno davvero un forte impatto visivo ed emozionale.
Una, in particolare, sembra riflettere l’immagine di un’aquila che con il becco cerca d’afferrare la città e risollevarla ad una condizione di riscatto e di rinascita.
Claudio Di francesco, nato nel 1955 a San martino sulla marrucina, in provincia di
Chieti, da molti anni vive a Paganica, la più popolosa frazione dell’Aquila, distesa alle
falde del Gran Sasso d’italia, sulla via che sale verso la vetta dell’Appennino, fino a
Campo imperatore. Sociologo, già dirigente d’azienda, Di francesco ha da sempre coltivato la passione per la fotografia d’arte, impegnando la sua sensibilità per le vicende
umane, talvolta le più drammatiche e dolorose, con un sincero trasporto di condivisione.
la sua attenzione d’artista spesso sofferma l’obiettivo ristretto al particolare, al dettaglio,
talvolta più pertinente e descrittivo d’una narrazione a tutto campo. Così egli traccia il
senso dell’imminente esposizione nel museo di Casa d’Annunzio, a Pescara:
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Giornale di montesilvano, Giulianova news, il Primato, Altrimenti Wordpress, Pagine Abruzzo ozio
magazine, Contraliseo.
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goFFreDo PaLMerini
Claudio
Di francesco.
«In questa mostra non presento semplicemente degli scatti fotografici, propongo invece “immagini”,
immagini di una città ferita e di un vissuto personale e collettivo dilaniato. Non voglio rappresentare
tout court il visibile, ma cogliere l’invisibile reale che è dentro la propria soggettività scossa, terremotata
e dentro le strutture del reale percepito.
Ne scaturisce un lavoro che va oltre la fotografia e si iscrive nella dimensione dell’arte contemporanea
come trasfigurazione del reale, al punto che le immagini non sono rappresentazione di “qualcosa”
ma segni tangibili di un disagio antropologico. Oserei parlare di fotografia pittorica, di simbolismo
materico, di iperrealismo ancorato al concreto, e non visione intellettualistica e astratta della realtà.
Le immagini rappresentate sono esse stesse “deformazioni” di una realtà irriconoscibile e deformata,
dove è percepibile l’aspetto di estraneazione e di lontananza dell’io, dove la quotidianità non ha più
gesti e segni da condividere. Del resto la città non vive e respira del respiro degli aquilani, non si alimenta delle dinamiche e delle contraddizioni del vivere, è abbandonata, è chiusa in uno spaziotempo senza ri-nascita. Le immagini di questo lavoro racchiudono proprio l’angoscia del non divenire,
del non appartenere, del non condividere con gli Altri sogni e speranze, paure e certezze».
la mostra reca il prestigioso marchio della Soprintendenza per i Beni Artistici ed etnoantropologici dell’Abruzzo, che ha consentito per l’esposizione uno dei luoghi più
evocativi per la cultura italiana, qual è la Casa natale di Gabriele d’Annunzio, a Pescara.
la Soprintendente per l’Abruzzo, lucia Arbace, segnala l’evento con un’interessante
presentazione critica:
«Ho accolto con vero interesse la proposta di Claudio Di Francesco di organizzare una mostra delle
sue fotografie presso i locali del Museo Casa natale di Gabriele d’Annunzio a Pescara, foto che
fissano, in maniera originale e innovativa, gli effetti del devastante terremoto. Si tratta di un
reportage fotografico dall’alto valore evocativo quello condotto da Claudio Di Francesco, che ha
fermato nei suoi scatti l’azione del tempo sulle architetture aquilane. L’estetica del paesaggio urbano
166
trecentonove L’aquiLa FoTo-graFiCa seConDo CLauDio Di FranCesCo
è stata stravolta dalla messa in opera dei puntellamenti che Di Francesco ha documentato nel loro
divenire con un ritmo incalzante, realizzando queste sue “fotografie pittoriche”. Lo scatto reiterato
nel tempo sempre sullo stesso oggetto – una porta sotto le arcate di San Bernardino –, ha catturato
il riflesso del contesto urbano che si modificava via via mentre le opere di messa in sicurezza venivano
realizzate. La deformazione reale e artificiale convive in queste opere, dove è stato astratto il dato
tangibile attraverso il riflesso che altera l’immagine modificandone i connotati, rendendola “altra”
sia dalla dimensione spaziale che da quella temporale. La suggestione e la magia dell’immagine naturalmente cede anche il passo alla struggente malia del ricordo, che affiora con forza nell’animo di
quanti amano la città e auspicano il restauro delle prestigiose architetture del centro storico dell’Aquila».
Dunque, rilevante è il contributo che Claudio Di francesco dà con la sua cospicua
produzione fotografica, composta in questa singolare esposizione Trecentonove. Alla qualità
artistica delle sue “immagini” egli associa il valore della narrazione, aggiungendo un di
più nella costituzione di quella memoria collettiva degli aquilani che negli anni a venire
racconterà la tragedia dell’Aquila, straordinaria città d’arte sconvolta dal sisma, le ferite
dell’anima dei suoi abitanti, la loro determinazione a restituire alla città il volto stupendo
delle sue architetture, a ricostruire il luogo autentico della propria esistenza.
Una delle opere esposte a Pescara.
167
16 Giugno 2012
l’aQUila PErDE lUciano faBiani,
Una DEllE SUE MiGliori intElliGEnzE
l’AQUilA – Con grande tristezza apprendo la notizia della scomparsa di luciano
fabiani. nel tempo più complicato e difficile, l’Aquila perde una delle sue menti più
lucide e avanzate, nella politica e nella cultura. la vita pubblica di fabiani ha segnato il
periodo di massima creatività e lungimiranza nel capoluogo abruzzese, nelle prospettive
di sviluppo d’una regione che si dibatteva tra arretratezza e provincialismo. nato nel
1930 a l’Aquila, giovanissimo, insieme ad Angelo narducci, Giovanni De Sanctis, Silvano
fiocco ed altri, luciano fabiani dette vita ad un fervido cenacolo culturale, sfociato poi
nell’impegno politico nelle file della Democrazia Cristiana, di cui è stato per 40 anni
uomo di punta. Alla fine degli anni Cinquanta fu eletto per la prima volta al Consiglio
Comunale dell’Aquila, portando a frutto la sua intelligenza e l’indubbia capacità di traguardare oltre l’orizzonte visibile. in quegli anni, infatti, l’Aquila si distinse nel panorama
nazionale per l’attitudine a sperimentare nuove vie, in politica e nella cultura. il governo
civico, nei primi anni Sessanta, anticipò di alcuni mesi la nascita del centrosinistra aperto
alla collaborazione dei socialisti, che sarebbe nato in italia solo nel 1963, dopo il Congresso
della Dc tenutosi a napoli nel quale Aldo moro pronunciò un celebre discorso di sei ore
per l’apertura al Psi e dal quale uscì eletto Segretario del partito.
in quello stesso 1963 luciano fabiani, con Giuseppe Giampaola ed errico Centofanti,
fondò il Teatro Stabile dell’Aquila, operazione culturale di grande valore che, per originalità
di concezione ed arditezza delle sperimentazioni artistiche, assurgerà presto all’attenzione
nazionale, e il TSA diventerà uno dei migliori teatri pubblici d’italia. Di quel periodo culturale e politico, ricco di fermenti nella società aquilana, alimentati sin dal dopoguerra
dal Gruppo Artisti Aquilani, fabiani sarà un protagonista. A fianco di lorenzo natali,
ormai politico nazionale di rango, egli mette in mostra nell’attività politica ed amministrativa le sue doti di lungimiranza. nel 1970, eletto Consigliere nella prima legislatura
della regione Abruzzo, malgrado i numeri e le condizioni politiche siano contro l’Aquila,
insieme a federico Brini del PCi riesce a trovare un punto di mediazione in Consiglio
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CAnADA (italiani)
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Abruzzo, Corriere Peligno, Pagine Abruzzo, il Primato.
168
Angelo narducci e, a destra, luciano fabiani.
regionale perché nello Statuto si conservi all’Aquila il ruolo di capoluogo regionale e a
Pescara abbiano sede alcuni assessorati. Un risultato positivo che tuttavia ambienti retrivi
della città definirono un tradimento e strumentalizzarono in protesta fino a far scoppiare
i moti dell’Aquila, tra fine febbraio e inizio marzo 1971, quando le sedi della Dc e del Pci
vennero incendiate, come incendiata fu la casa di luciano fabiani.
Poco più d’un mese fa citavo questi drammatici fatti, ricordando la figura di Alvaro
Jovannitti. furono anni di forte lacerazione per l’Aquila, nei quali intelligenza politica
ed etica della responsabilità prevalsero sugli estremismi qualunquistici. i partiti di allora,
specie DC e PCi, con uomini accorti e profondamente radicati nella società, seppero governare quella difficile congiuntura. in regione fabiani entrò nella Giunta Crescenzi, assumendone la vice Presidenza, e nella DC provinciale ricoprì incarichi di vertice.
l’Abruzzo, per sua iniziativa, avviò la prima Conferenza regionale dei trasporti, un fatto
talmente “rivoluzionario” che gli comportò più d’un problema. nella città capoluogo si
avviava intanto una stagione di grandi scelte amministrative, grazie ad un dialogo intenso
e produttivo tra le forze politiche sul futuro della città, guidato dal sindaco Tullio de
rubeis, che faceva sopra tutto perno su luciano fabiani e Alvaro Jovannitti. Piano regolatore generale, nascita delle aziende municipalizzate, Consigli di Quartiere e di frazione,
accesero un moto d’ampia partecipazione popolare che caratterizzò notevolmente quella
esperienza amministrativa, contrassegnata anche dalle lotte operaie alla Siemens contro
le gabbie salariali, nelle quali la politica seppe davvero svolgere il suo ruolo.
in quegli anni cresceva accanto a luciano fabiani un gruppo, principalmente di
giovani, quasi una scuola politica che attingeva riferimenti ideali nel cattolicesimo democratico, a Giuseppe Dossetti, Giorgio la Pira, Giuseppe lazzati, ezio Vanoni ed altri.
l’impegno politico comune legava, in quel gruppo, persone di più lunga esperienza, come
Umberto Albano, Sandro De nicola ed enzo Gentile, con giovani impegnati nell’ammi169
goFFreDo PaLMerini
nistrazione civica o in ruoli politici, come Giampiero
Berti de marinis, marcello Verderosa, Goffredo Palmerini, Giuseppe Placidi, filippo Palumbo, mario
Di Salvatore, franco madama, e molti altri ancora,
in un’azione successivamente ampliatasi al gruppo
di amici del sen. Achille Accili, come Giorgio Castellani, ludovico nardecchia, Adolfo Calvisi, romano rosoni, lorenzo Santilli ed altri. Una militanza
attiva nell’ambito della sinistra democristiana, con
riferimenti nazionali vicini alla Sinistra di Base (Galloni, Bassetti, Granelli, Bodrato, De mita), a forze
nuove (Donat-Cattin), ai morotei, che aveva luogo
in un Centro Studi, in Via Sassa all’Aquila, intitolato
“il Domani d’italia”. Un gruppo di amici, restati tali
anche quando le scelte personali si differenziarono,
nella
DC o altrove.
nino Carloni.
mentre al Comune dell’Aquila nel 1975 nasceva
il primo esperimento nazionale di centrosinistra allargato al PCi con l’amministrazione del
sindaco socialdemocratico Ubaldo lopardi – che anticipava di tre anni il Governo Andreotti
di “solidarietà nazionale”, nato il 16 marzo 1978, nel giorno stesso del rapimento di
moro – le vicende interne alla DC tennero luciano fabiani fuori dalle candidature e dagli
impegni diretti nelle istituzioni; ripristinati, poi, con la sua seconda elezione al Consiglio
regionale, negli anni 1980-85, quando rivestì le funzioni di vice Presidente dell’Assemblea
regionale. in quel quinquennio nella città capoluogo prese corpo la terza sindacatura di
Gabriele lucci con il regista nanni moretti.
170
L’aquiLa PerDe LuCiano FaBiani, una DeLLe sue MigLiori inTeLLigenze
Tullio de rubeis, con una forte impronta fabianea e con buoni risultati d’amministrazione,
specie riguardo la vita culturale, con il festival Musicarchitettura promosso dal geniale nino
Carloni, con Una Città in Cinema nata dalla fervida inventiva di Gabriele lucci, con le
tournées in Australia e Canada del Teatro Stabile dell’Aquila, con la rinascita – su progetto
di errico Centofanti – della Perdonanza Celestiniana.
Tenace e determinata la presenza di luciano fabiani in Consiglio regionale, in una
visione dell’Abruzzo policentrica ed equilibrata, nel rispetto delle vocazioni territoriali
sinergiche allo sviluppo della regione. Una visione da politico di vaglia, che spesso entrò
in contrasto con i campanilismi e con una concezione dell’Abruzzo conflittuale tra zone
costiere e zone interne. e tuttavia lucida è sempre stata la visione di fabiani sulla qualità
dello sviluppo delle aree interne che esaltasse l’ambiente, le valenze storiche ed architettoniche del territorio, una presenza industriale avanzata, un qualificato sistema di formazione universitaria e un ruolo primario della cultura, non solo di fruizione, ma sopra
tutto di produzione.
in questo contesto il ruolo del capoluogo regionale, secondo fabiani, non competeva –
come non avrebbe potuto competere – sui numeri nelle rappresentanze istituzionali dei
due territori, montano e costiero, ma nella qualità e nella lungimiranza della proposta
politica, come nelle scelte di sviluppo del territorio regionale lontane dai localismi.
Quando questo delicato equilibrio tese a venir meno, egli arrivò persino a proporre provocatoriamente la nascita della “regione Sabina” tra le province dell’Aquila e rieti. Poi,
nel 1985, con i rapporti interni alla DC conseguenti al rinnovo del Consiglio Comunale
dell’Aquila, che portarono all’elezione a sindaco di enzo lombardi, la corrente nataliana
guidata dall’on. romeo ricciuti, maggioritaria nel partito, dopo molti anni di leale competizione interna, mise totalmente ai margini fabiani e il suo gruppo da ogni incarico
luciano fabiani ed errico Centofanti, alle prove di uno spettacolo del TSA.
171
goFFreDo PaLMerini
d’amministrazione e di partito, così determinando un lento declino di quell’impegno civile e politico, che non riprese più vigore neanche con il successivo ritorno a più sereni
rapporti dentro il partito.
ecco, questo è stato luciano fabiani, uomo politico fine, di grande intelligenza e
cultura, capace di inusitate aperture al dialogo e alle nuove frontiere, per quanto talvolta
egli potesse apparire altero e persino scontroso. Tale è stata per lui anche la singolare
esperienza al Comune dell’Aquila negli anni novanta, nella lista civica di sinistra Convenzione Democratica, non senza contraddizioni talvolta stridenti con il suo retaggio
politico e culturale, specie riguardo al suo temporaneo impegno nei radicali di marco
Pannella, sotto il cui simbolo fu pure candidato alla Camera. e comunque anche in
quegli anni difficili al Comune dell’Aquila, per una serie di inchieste giudiziarie che nell’autunno 1993 determinarono lo scioglimento del Consiglio, il ruolo politico e dialettico
di luciano fabiani nell’assemblea civica fu come sempre di ineguagliabile livello. fu la
sua ultima esperienza diretta in un organismo istituzionale elettivo, pur restando negli
anni a seguire sempre presente e attento, pur non militando più in un partito, alla vita
politica e culturale.
luciano fabiani, dunque,
è stata una persona che all’utilità delle posizioni all’ombra
di grandi personaggi e alle
conseguenti gratificazioni, ha
preferito sempre competere
con le proprie forze, conservando la libertà intellettuale e
la sua autonomia di giudizio.
A questa rigorosa scuola
molti di noi si sono allevati,
me compreso, recependone
valori e generosità d’impegno,
formandoci nel dovere morale e civico del servizio verso
la comunità di cui si è parte.
ma anche esaltando la libertà
del confronto politico senza
timori riverenziali, nella consapevolezza che ciascuno è
portatore di valori, degno di
considerazione e rispetto per
luciano fabiani,
in una seduta del Consiglio
regionale d’Abruzzo.
172
L’aquiLa PerDe LuCiano FaBiani, una DeLLe sue MigLiori inTeLLigenze
luciano fabiani e, nel riquadro, Tullio de rubeis.
le proprie idee. in sintesi, un uomo che per essere troppo avanti riguardo al pensiero politico corrente e per saper vedere oltre, ha subìto talvolta – come tutti i possessori di tale
straordinaria dote intellettuale hanno sovente conosciuto nel corso della storia – l’atteggiamento di diffidenza che una volta si riservava agli eretici.
Ad un certo punto, proprio in quei primi anni novanta, le nostre strade politiche si
divisero, ma non l’affetto, la stima e l’amicizia che ci avevano per tanti anni legato. Per
poi ricomporsi nel 1995, in occasione delle elezioni regionali e con la nascita dell’Ulivo,
quando quell’alleanza portò Antonio falconio alla guida della regione Abruzzo e nelle
elezioni politiche del 1996 la vittoria di romano Prodi. la generazione cresciuta con luciano fabiani, a vari livelli, ha saputo esprimere le sue qualità in diversi campi di attività
e tanto deve alla scuola di onestà e dedizione al bene comune da lui ricevuta. l’Aquila
avrebbe ora molto bisogno, per la sua rinascita, di uomini del suo valore intellettuale e
politico. Di persone capaci non solo di occuparsi e risolvere i problemi enormi dei nostri
giorni, ma di saper “anticipare” il futuro d’una città come l’Aquila, ricca di potenzialità
e con grandi vocazioni di respiro nazionale ed internazionale. Uomini che all’interesse
del momento preferiscano coltivare la sana utopia del futuro per le generazioni che verranno, che abbiano come regole imprescindibili il progetto coraggioso e la qualità delle
scelte, come la plurisecolare storia della nostra città ci insegna. Ai figli leila, luigi, francesca e luca, con i quali abbiamo condiviso per molti anni ore e spazi della loro casa, in
via del Cardinale, il luogo dei nostri incontri con luciano e della perspicace “materna”
gentilezza dell’indimenticabile signora Giannina, vanno i sentimenti del nostro affetto e
della nostra compartecipazione alla tristezza del trapasso.
173
2 luglio 2012
taorMina incorona i vincitori
DEl naStro D’arGEnto,
tra ESSi l’aQUilano alESSanDro PalMErini
TAorminA – fondata all’inizio del iV secolo a.C. sopra un promontorio della Sicilia
orientale, l’antica Tauromenion fu abitata da popolazioni sicule, come testimoniano le tombe
della necropoli protostorica di Cocolonazzo, scavate in un costone di roccia calcarea. la
fondazione di una colonia da parte dei Greci risale al 358 a.C. per dare asilo agli abitanti di
Naxos, sfuggiti al massacro di Dionisio ii, tiranno di Siracusa. Presto Taormina divenne una
fiorente città con splendide architetture, sviluppandosi a meraviglia su quel tratto di costiera
di rara bellezza. Dopo la morte di Gerone, nel 215 a.C., passò sotto la dominazione di roma
come città federata. Capitale della Sicilia bizantina, conquistata e distrutta nel 902 dai Saraceni
di ibrahim ibn Ahmed e conquistata nel 1079 da ruggero d’Altavilla, Taormina fu città prospera di commerci e ricca di belle arti. nel 1282 aderì ai Vespri Siciliani, parteggiando per gli
Aragonesi, seguendo poi le sorti dell’isola nei secoli seguenti. Aderì alla rivoluzione siciliana
nel 1848, ma l’anno seguente fu riconquistata per conto dei napoletani dal gen. Carlo
filangieri, principe di Satriano, nella restaurazione borbonica del regno delle due Sicilie.
Durante il secondo conflitto mondiale subì gravi danneggiamenti dalle incursioni aeree.
oggi Taormina è una delle perle turistiche ed archeologiche della Sicilia. nel corso
cittadino è stato individuato il decumano dell’antica città, mentre il cardo è la via che
porta al Teatro greco, simbolo della città. la cavea dell’antico teatro è intagliata nel
fianco della collina, divisa in nove settori. l’impianto attuale risale al rifacimento del secondo secolo d.C., ma il teatro esisteva già da epoca ellenistica. l’imponente scena è realizzata con tre grandi porte fiancheggiate da nicchie semicircolari e quadrangolari, con
davanti colonne corinzie. molto legato al teatro fu lo svevo federico ii, splendor mundi,
che l’aveva trasformato nella sede di rappresentanza per ricevere gli emissari. Una strada
collegava direttamente il teatro all’agorà, trasformata in foro al tempo dell’imperatore
Augusto. nel centro storico di Taormina permangono i resti delle Terme pubbliche risalenti ai primi due secoli d.C., che attualmente consistono in tre grandi ambienti preceduti
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174
Alessandro Palmerini, Benni Atria e remo Ugolinelli, vincitori del nastro d’Argento 2012.
dai praefurnia e da locali minori, quindi gli archi di un ninfeo noto come naumachia, in
realtà un enorme serbatoio d’acqua associato alla monumentale terrazza, infine un piccolo
odeion. All’interno del parco di S. Pancrazio è stato riportato alla luce un complesso
edilizio del primo secolo d.C., una grande domus strutturata su diversi livelli e articolata
intorno al peristilio con colonne e capitelli dorici. Sul sito della chiesa di S. Pancrazio
sorgeva un tempio ellenistico dedicato a iside e Serapide.
luogo incantevole ed ameno, preziosi i suoi retaggi storici ed archeologici, negli ultimi
due secoli Taormina ha richiamato figure importanti della cultura europea, che da ogni
angolo del vecchio continente vi hanno soggiornato. Da edoardo Vii, re d’inghilterra, a
Johann Wolfgang Goethe che la citò nel suo Viaggio in Italia, da richard Wagner a friedrich
nietzche che lì scrisse Così parlò Zarathustra, dal fotografo Wilhelm von Gloeden al pittore
otto Geleng, dallo zar nicola i di russia al kaiser Guglielmo ii di Germania, da Gustav
Klimt a Sigmund freud, da edmondo De Amicis a Gabriele d’Annunzio a David Herbert
lawrence, per citare solo i nomi più noti. nel secondo dopoguerra Taormina s’ingrandì,
senza tuttavia menomare le sue bellezze naturali, ampliando il richiamo verso un turismo
ricco e intellettuale, specie da ottobre a giugno, che portava nella cittadina artisti e scrittori
di grande valore, tra i quali roger Peyrefitte, André Gide, Salvatore Quasimodo e Truman
Capote, personaggi illustri e famosi come Soraya, Albert einstein, Ava Gardner, richard
Burton, liz Taylor, romy Schneider e Greta Garbo, i reali di Svezia e Danimarca, ma anche
il presidente della finlandia, Urho Kekkonen e il grande politico tedesco Willy Brandt.
in quei primi anni, dopo la fine del secondo conflitto mondiale, quando in America
era già nato l’Academy Award, il massimo premio della settima arte meglio noto come
175
goFFreDo PaLMerini
Un’istantanea della cerimonia di premiazione, al Teatro greco di Taormina. Sul palco, da sinistra, Stefania rocca, Benni Atria, Alessandro Palmerini, remo Ugolinelli.
oscar, il Sindacato nazionale dei Giornalisti Cinematografici italiani nel 1946 dava vita
a Taormina al nastro d’Argento, il più antico riconoscimento del cinema in europa, il
secondo nel mondo. lo scopo era quello di “promuovere il continuo miglioramento artistico, tecnico e industriale della cinematografia italiana e rendere omaggio alle sue
rilevanti acquisizioni”. Da diversi anni, al pari del meccanismo d’aggiudicazione degli
oscar, i vincitori emergono dal voto dei soci del sindacato, sulla base di cinquine di candidati individuati da una commissione composta da redattori delle principali testate giornalistiche e televisive. il nastro d’Argento è considerato il più affidabile e prestigioso tra
i premi italiani dedicati al cinema, unitamente al David di Donatello, quest’ultimo nato a
metà degli anni Cinquanta per iniziativa dell’Accademia del Cinema italiano.
Cosicché ogni anno, con diverse manifestazioni culturali e un film festival, Taormina
eccelle sopra tutto per l’evento clou dell’anno, l’assegnazione dei nastri d’Argento ai migliori
professionisti del cinema che si sono distinti nella stagione. il riconoscimento premia il cinema
italiano nei suoi diversi ruoli – creativo, interpretativo, tecnico e produttivo – cui s’aggiungono
diversi premi speciali. È davvero un evento che offre la possibilità per uno sguardo valutativo
a tutto campo al mondo professionale della settima arte nel corso dell’anno, capace d’esprimere
puntualmente la percezione dello stato di salute e di vitalità del cinema italiano. Splendente
come sempre, dunque, nella straordinaria cornice del Teatro greco, la cerimonia di consegna
dei nastri d’Argento 2012, svoltasi il 30 Giugno scorso e presentata dall’attrice Stefania
rocca. Una vista magnifica, a sera. l’emiciclo colmo di pubblico e di fronte, in giù, il profilo
blu profondo del mediterraneo. Visibilmente soddisfatto il sindaco di Taormina, mauro Passalacqua, per un evento che di anno in anno accresce il suo appeal e l’interesse culturale.
176
TaorMina inConTra i vinCiTori DeL nasTro D’argenTo
Questi i vincitori dei nastri d’Argento 2012:
Regista del miglior film: Paolo SorrEntino per This must be the place
Regista esordiente: francESco BrUni per Scialla!
Pr oduttor e: DoMEnico Procacci (fandango) per Diaz
Commedia: Posti in piedi in Paradiso di carlo vErDonE
Sog getto: fErzan ozPEtEK e fEDErica PontrEMoli per Magnifica presenza
Sceneg giatur a: Marco tUllio GiorDana, StEfano rUlli, SanDro PEtraGlia
per Romanzo di una strage
Attor e pr otagonista: PiErfrancESco favino per A.C.A.B. e Romanzo di una strage
Att rice pr ot agonista: MicaEla raMazzotti per Posti in piedi in Paradiso e Il cuore grande delle ragazze
Attor e non pr otagonista: Marco Giallini per Posti i piedi in Paradiso e A.C.A.B.
Attric e non pr otagonista: MicHEla cEScon per Romanzo di una strage
Fotografia: lUca BiGazzi per This must be the place
Scenografia: StEfania cElla per This must be the place
Costumi: alESSanDro lai per Magnifica presenza
Montag gio: BEnni atria per Diaz
Sonor o in pr esa dir etta: rEMo UGolinElli e alESSanDro PalMErini per Diaz
Colonna sonora: franco PiErSanti per Terraferma e Il primo uomo
Canz one or iginale: Love is requited di anDrEa GUErra e MicHElE von BUrEn
interpretata da EliSa - Un giorno questo dolore ti sarà utile
Miglior film eur opeo: The Artist di MicHEl HazanaviciUS
Miglior film extraeur opeo: Drive di nicolaS WinDinG rEfn
Nastr o dell’anno: Cesare deve morire di Paolo e vittorio taviani
Nastr o eur opeo Bulgari: MattEo GarronE
PrEMi SPEciali
Nastr o d’Or o: DantE fErrEtti e francESca lo ScHiavo per Hugo Cabret
Nastr o speciale per la commedia: carlo e Enrico vanzina
Premio LANCIA : nastri d’Argento per l’eleganza e lo stile innovativo nella qualità a GiUSEPPE fiorEllo
Pr emio PERSOL: nastri d’Argento 2012 Personaggio dell’anno a PiErfrancESco favino
Pr emio Fondaz ione Lene THUN : nastri d’Argento 2012 al film italiano
che maggiormente abbia valorizzato un tema sociale: Posti in piedi in Paradiso
Pr emio BIRAGHI: anDrEa oSvart & anDrEa BoSca
Menz ione Pr emio BIRAGHI: filiPPo PUcillo e filiPPo SciccHitano
Si è conclusa a tarda sera, tra gli applausi d’un pubblico sempre attento, la cerimonia
di premiazione ricca d’emozioni e di buone promesse per il cinema italiano, a conferma
che il ciclo difficile è quasi tutto alle spalle. in chiusura, ci si consenta una soddisfazione,
da aquilani. nella crudezza della tragedia che abbiamo vissuto e nei complicati anni che ci
attendono per la ricostruzione della nostra città, qualche soddisfazione e una buona notizia per l’Aquila non guastano, come la presenza tra i nastri d’Argento 2012, dell’aquilano
Alessandro Palmerini, vincitore insieme a remo Ugolinelli dell’ambìto riconoscimento
per il Miglior sonoro in presa diretta del film Diaz di Daniele Vicari. il giovane professionista
aquilano, alla consegna del nastro d’Argento, con un gesto di sensibilità ha voluto dedicare
il premio all’Aquila e all’emilia, colpite dalla devastazione del terremoto. Per lo stesso
film, il 6 Giugno scorso, in una speciale serata tenutasi a roma, a Palazzo Valentini, sede
dell’Amministrazione Provinciale, i due professionisti del suono – Ugolinelli e Palmerini –
avevano ricevuto il Ciak d’oro 2012. il film di Daniele Vicari, che racconta le gravi vio177
lenze accadute nel luglio 2001, ad opera della
Polizia di Stato, all’interno della scuola Diaz durante il Summit G8 di Genova – una pagina nera
che Amnesty international definì “la più grande
sospensione della democrazia in occidente” – lo
scorso febbraio ha vinto l’Audience Award, il
premio del pubblico, al festival del Cinema di
Berlino 2012.
l’opera, una coproduzione italia-franciaromania, è stata girata in gran parte a Bucarest
e per il resto in territorio italiano. il film, ben accolto dal pubblico, viene apprezzato per il rigore
e l’aderenza ai fatti, così come la magistratura li
ha accertati. Ha scritto Giona A. nazzaro su micromega:
«Diaz è un film importante. Per varie ragioni. Ma soprattutto perché, di fronte a una tragedia come lo scandalo
Taormina: Alessandro Palmerini, con sua della scuola Diaz e della caserma Bolzaneto, Vicari non
moglie margherita e la piccola Chiara, inha commesso l’errore solito dei registi bene intenzionati
sieme a remo Ugolinelli.
di rinunciare al cinema per amore di polemica. Diaz è
un film che funziona come una micidiale macchina spettacolare. Come il più spietato ed efficace dei
blockbuster hollywoodiani. Daniele Vicari non vuole predicare ai già convertiti e crogiolarsi al
calduccio delle opinioni condivise. No. Con Diaz il regista ha affrontato una pagina nerissima della
storia italiana recente per raccontarla come cinema. E, al di là dell’ineludibile portata politica del
film, Diaz convince proprio in quanto racconto cinematografico [...]».
Già numerosi i riconoscimenti al film di Daniele Vicari, cui ora s’aggiungono, da Taormina, i nastri d’Argento a Domenico Procacci per la Produzione, Benni Atria per il
montaggio, remo Ugolinelli e Alessandro Palmerini per il Sonoro in presa diretta.
alESSanDro PalMErini è nato nel 1977 a l’Aquila. nella città capoluogo d’Abruzzo si è formato
presso l’Accademia dell’immagine, concludendo nel 2002 il ciclo quinquennale di studi con una tesi
sul Suono nel cinema. nella stessa Accademia ha poi svolto per tre anni un incarico di docenza. nel
2008 ha vinto il suo primo Ciak d’oro, insieme ad Alessandro Zanon, per il Miglior suono in presa diretta
del film La ragazza del lago di Andrea molaioli. nello stesso anno gli è stato tributato il Premio Aits per
il film Tv Maria Montessori di Gianluca Tavarelli, sulla grande pedagogista italiana, trasmesso da Canale
5 di mediaset. il più recente impegno professionale del tecnico del suono aquilano è stato nelle
riprese del film Io e te di Bernardo Bertolucci, maestro indiscusso del cinema mondiale tornato sul set
dopo nove anni dal suo The Dreamers. il film Io e te, tratto dall’omonimo romanzo di niccolò Ammanniti,
è stato presentato fuori concorso al festival del Cinema di Cannes, nello scorso mese di maggio, raccogliendo molto lusinghieri consensi di critica e di pubblico. Al grande regista emiliano sono stati tributati, a Cannes, ben dodici minuti di applausi. Alessandro Palmerini ha inoltre partecipato, come
film maker, alle spedizioni alpinistiche abruzzesi, organizzate dal CDAA, nel 2002 sul Cho oyu (Himalaya), con i suoi 8201 metri d’altezza sesta vetta del mondo, e nel 2007 sul Broad Peak (Karakorum),
8047 metri, altro picco dei 14 ottomila esistenti, realizzando il docufilm Mondi Sospesi.
178
4 luglio 2012
SORGENTI D’AQUILA:
SciEnza, conoScEnza, SPiritUalità
E BUona MUSica con Un noBEl PEr la PacE
l’AQUilA – Si tiene il 6 e 7 luglio la seconda edizione del Convegno Sorgenti d’Aquila,
il percorso olistico per una vita migliore organizzato dall’Associazione musicale Concentus
Serafino Aquilano in una Sala là nei pressi delle 99 Cannelle, il monumento simbolo
della città capoluogo d’Abruzzo costruito nel 1272 dall’architetto Tancredi da Pentima
quando l’Aquila non aveva ancora vent’anni dalla sua fondazione, nel 1254. l’iscrizione
in latino su pietra sormontata da un’aquila scolpita, posta in alto sul fronte centrale della
fontana, ne richiama il significato, il cui testo tradotto in italiano è davvero magnifico:
lA nUoVA CiTTà GioiSCe orA
Delle ACQUe Del VeCCHio fiUme
e Di QUelle D’UnA nUoVA fonTe.
Se APPreZZi QUeST’oPerA eGreGiA
loDAne oGni ASPeTTo mA non STUPirTi Dell’oPerA
e AmmirAne PiUTToSTo i PATroni
CHe il lAVoro e l’oneSTà
fAnno eSSere CiTTADini Dell’AQUilA.
nell’Anno Del SiGnore 1272
il mAeSTro TAnCreDi DA PenTimA Di VAlVA
feCe QUeST’oPerA
Simbolico anche il luogo, ricco d’acque sorgive, denominato Acculae o Acquili, dove
probabilmente un piccolo nucleo abitato preesisteva alla nascita della città. Da quel
luogo la civitas nova prese il nome di Aquila. la magnifica fontana delle 99 Cannelle, a
pianta trapezoidale di notevole impatto prospettico, dall’origine recava l’impronta d’un
singolare sistema simbolico astrologico, ripreso anche nelle aggiunte operate da Alessandro
Ciccarone nel 1582, con l’edificazione del terzo fronte. il monumento si sviluppa su tre
fronti, ribassato rispetto alla sede stradale verso la quale arrampica la scalinata che guarda
la chiesa di San Vito alla rivera. Da un lato, il perimetro della fontana appoggia alla cinta
muraria della città che si apre nella Porta rivera, una delle dodici delle antiche mura
urbiche. il paramento dei tre fronti della fontana è caratterizzato dall’intreccio di masselli
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goFFreDo PaLMerini
l’Aquila,
fontana
delle 99 Cannelle
costruita nel 1272
da Tancredi
da Pentima.
in pietra locale bianca e rosa, medesima della basilica di Santa maria di Collemaggio e di
altri monumenti aquilani.
la fontana è costituita da cinque lunghe vasche, poste su livelli differenti e leggermente
sfalsati tra loro, sulla più alta delle quali l’acqua aggetta da bocchette ornate da mascheroni
tutti diversi tra loro, intervallati da formelle rettangolari, novantatre delle quali recano in
rilievo un fiore e un rosone, altre cinque sono piane e prive del decoro, sembrerebbe a
rappresentare le piaghe di Cristo, mentre il rosone a simboleggiare il ciclo della vita e
l’eternità. Simbolicamente il monumento, specie dal Cinquecento, ha evocato nel numero
delle cannelle l’unione dei 99 castelli (castra) che secondo la tradizione concorsero alla
fondazione della città. ma non solo un monumento simbolo, le 99 Cannelle. Anche un
luogo strategico per l’economia della nuova città che, per oltre tre secoli, recitò un ruolo
importante in italia e in europa con il commercio della lana e del panno aquilano, per la
cui lavorazione l’abbondanza d’acqua era essenziale. Dunque, l’antico borgo rivera fu
davvero un’area industriale ante litteram, importante per la lavorazione della lana, se si
considera che la Congregazione dell’Arte della lana, la più potente tra le cinque Arti che
governavano la città, aveva sede lì vicino, nella chiesa di Santa maria delle Buone novelle,
ora Santa Apollonia, nei pressi di Porta roiana.
Sorgenti d’Aquila, dunque, non a caso. È questa la seconda edizione del Convegno. il
primo evento, tenutosi l’8 e 9 luglio 2011, destò grande interesse, lasciando il desiderio
di continuare il cammino d’approfondimento, alla ricerca di quel punto ideale d’equilibrio
tra scienza e conoscenza, tra innovazione e tradizione. l’edizione 2012 porterà di nuovo
all’attenzione argomenti rilevanti e significativi, in questo momento storico particolare
per l’Aquila. Argomenti che possono aprire e sostenere la mente e il cuore. l’Aquila
non ha vissuto il grande sisma solo nell’aprile 2009: lo vive ogni giorno, da tre anni, nelle
conseguenze che la distruzione porta e nel dolore rinnovato dai terremoti che stanno
devastando altre regioni italiane ed altri paesi. le immagini e le parole della sofferenza
rinnovano i traumi e tengono aperte le ferite che bloccano la crescita necessaria ad ogni
180
sorgenti d’aquila: sCienza, ConosCenza, sPiriTuaLiTà
uomo per apprezzare ed onorare la vita. «Lasciare tracce di speranza e voglia di vivere ai piedi
della Sorgente d’Acqua delle 99 Cannelle farà entrare in sintonia con le gocce d’Acqua di tutto il
Pianeta, portando la voglia di sapere, conoscere e approfondire andando oltre la paura e la disperazione»,
afferma Caterina rosati, anima motrice del Concentus Serafino Aquilano.
l’Acqua ha dimostrato di avere memoria e capacità di trasmettere informazioni che
possono guarire il fisico e la mente: gli scienziati elio Sermoneta e Claudio Cardella tratteranno proprio questo argomento. la parola di senso compiuto che l’uomo usa per
esprimere le gioie e i dolori, le rabbie e gli amori, proprio la parola porta in sé la soluzione
e la cura per qualunque disagio e la dr. Gabriella mereu tratterà la Terapia Verbale. le
cure odontoiatriche, andando oltre, più oltre le solite costose cure, possono predisporre
i pazienti a soluzioni che vanno più in là del recupero d’una utile dentatura. il prof. Vincenzo De Cicco tratterà il suo lungimirante progetto sulla nuova odontoiatria che scruta
la sindrome di Alzheimer. Quale può essere la molla che muove medici e ricercatori e li
spinge avanti, più avanti del fisico che necessita di cure? Sicuramente è quella folata di
vita che ogni cuore porta dentro di sé e ogni cervello controlla e sostiene, quella scintilla
che vola sopra ogni credo politico e religioso, libera e leggera più dell’aria, potente più
del fuoco, che possiamo definire forza Spirituale.
Paola Tordoni, responsabile del centro-sud italia dei Circoli degli Amici di Bruno
Gröning, tratterà proprio quella forza dello spirito che può portare, attraverso l’insegnamento di Gröning, alla guarigione di qualunque malattia. È bene rammentare che Bruno
Gröning è stato protagonista di stupefacenti guarigioni nella Germania degli anni ’50 del
secolo scorso. e proprio dalla Germania di oggi si è ottenuto il permesso di parlare, nel
Convegno Sorgenti d’Aquila, dell’insegnamento di Bruno Gröning.
«Si deve considerare – aggiunge Caterina rosati – un altro fondamentale elemento, utile a
questa analisi. L’uomo cerca miglioramenti per se stesso e per gli altri, non sempre solo per denaro,
ma perché risponde ad una fondamentale Legge d’Amore che porta con sé Pace e Giustizia. Una
Legge priva di conoscenza perde il nutrimento, lasciando il sopravvento a ciò che Pace e Salute non
è. Ecco perché, con grande orgoglio e soddisfazione, posso annunciare la presenza al Convegno del dr.
Bruno Gröning
e, a destra,
il direttore del
Concentus Serafino
Aquilano,
m° manlio fabrizi.
181
goFFreDo PaLMerini
Francisco Gnisci Bruno, membro dell’ IPPNW, premio Nobel per la Pace nel 1985 e premio Unesco
nel 1984. Viene per la prima volta a L’Aquila e sposa l’intento di lanciare proprio da qui un messaggio di Speranza e Vita che possa avere la più larga eco nel mondo».
il Convegno Sorgenti d’Aquila, con il sostegno della municipalità e con il patrocinio
della Provincia dell’Aquila, organizzato con la collaborazione della Società esprit film,
si apre venerdì 6 luglio, alle 18 e 30, presso la Sala meeting dell’Hotel 99 Cannelle, con
un concerto del Gruppo vocale e strumentale Concentus Serafino Aquilano, diretto dal
m° manlio fabrizi. la giornata di sabato 7 luglio è interamente dedicata alle comunicazioni dei relatori: Claudio Cardella (L’Acqua informata), elio Sermoneta (Utilità e applicazioni
dell’Acqua per la salute e la guarigione), Gabriella mereu (La Terapia Verbale), Vincenzo De
Cicco (Le frontiere dell’odontoiatria: dai deficit cognitivi-attentivi alla sindrome dell’Alzheimer),
Paola Tordoni (Il Corpo in armonia con lo Spirito). l’atteso intervento di francisco Gnisci
Bruno, premio nobel per la Pace, concluderà i lavori del Convegno, cui seguirà il concerto
Momenti Musicali, con i giovanissimi del Progetto Arcobaleno che l’Associazione Concentus
Serafino Aquilano accompagna nella formazione musicale. Approfitto per rivolgere qualche domanda a Caterina rosati, che del Concentus Serafino Aquilano è l’essenza organizzatrice, oltre che concertista.
caterina, come nasce un convegno come Sor genti d’Aquila, qual è la spinta?
La spinta sicuramente è l’Amore per L’Aquila. Può sembrare una frase fatta, ripetuta da molti ultimamente, ma è la verità. Nasce, poi, da temi cercati, trovati e approfonditi nel corso del tempo. Temi
che sono diventati così importanti da riempire la vita e così pregnanti da diventare parte fondamentale
del repertorio originale del Concentus Serafino Aquilano, Gruppo vocale e strumentale che rappresenta
il contatto con il pubblico. È attraverso questo contatto che avviene lo scambio con L’Aquila.
Quindi amore per l’aquila e per temi che si possono definire in che modo?
Evolutivi. Temi evolutivi che sono necessari alla vita dell’uomo che, oltre al nutrirsi, riprodursi e difendersi come ogni animale, dovrebbe comprendere e acquistare consapevolezza per evolversi, ma non
sempre lo fa. La vita è frenetica, stressante, stancante e piena di preoccupazioni che allontanano da
quelle considerazioni che sono necessarie per affrontare i momenti più duri e impegnativi. E quando
la fatica e lo stress prendono il sopravvento la salute dell’uomo vacilla.
Parli di considerazioni necessarie, ma che cosa bisogna considerare?
La parte spirituale dell’uomo. Quella parte che erroneamente viene considerata solo attraverso la religione
o la fede come ultime spiagge di fronte alla paura o al dolore. Quella parte spirituale che differenzia
l’uomo dagli altri animali e ne fa l’unico esempio di evoluzione individuale e non solo di gruppo.
Dove si rinvengono le tracce spirituali dei relatori, o di voi del concentus, in questa
seconda edizione di Sor genti d’Aquila?
Nell’Acqua informata dell’ing. Claudio Cardella e del dr. Elio Sermoneta, che spiegheranno come
evitare gli effetti collaterali dei farmaci e dove noi canteremo “...l’Acqua di Luce ti guarirà, dono
d’Amore per l’Umanità...”. Nella Parola della dr. Gabriella Mereu che cura con la Terapia
Verbale e dove noi canteremo “...togli il velo dal tuo cuore scoprirai la Verità...”. Nella Ricerca
Scientifica del dr. Vincenzo De Cicco che per la prima volta al mondo, nel nostro Convegno, dimostrerà come si potrà giungere a guarire da ciò che è già definito incurabile e dove noi canteremo
“...e scoprirai la coppa d’Oro, il Tabernacolo Divino fonte d’ogni guarigione...”. Nella Pace, rap182
sorgenti d’aquila: sCienza, ConosCenza, sPiriTuaLiTà
presentata dal Premio Nobel prof. Francisco Gnisci Bruno, e dove noi canteremo “...non uccidere!
L’altro è come te. Pace Fratello...”. Nella Via Spirituale con l’insegnamento di Bruno Gröning
portato da Paola Tordoni e dove noi canteremo “...ascolta il battito del cuore, ascolta ciò che ti sa
dire del Perdono: chiave della nuova Umanità...”.
Percorso singolare e coraggioso. l’aquila come risponde a queste sollecitazioni?
Molto bene. La prima edizione di Sorgenti d’Aquila è stato un successo ed il nostro repertorio
originale piace sempre di più...
Per concludere?
Un altro Mondo, migliore, è possibile!
il Concentus Serafino Aquilano in concerto.
Sì, il convegno è davvero un’occasione importante di riflessione sui temi profondi
che interessano l’Uomo e la sua dimensione, il senso della Vita, le tracce d’un percorso
che aiuta a vivere in armonia e in pace con la comunità umana e con il Pianeta che ci è
dato in consegna. Temi che riguardano la condizione umana, con una prospettiva più serena se alla presunta ineluttabilità delle materiali abitudini correnti si sostituisce la ricerca
e la pratica dei valori veri per i quali vale la pena di vivere, nell’affermazione della dignità
dell’Uomo, nell’Amore verso il prossimo, nell’essere operatori fecondi di Pace. Sempre.
Tanto più in una città come l’Aquila che ha il privilegio di conservare il messaggio universale di riconciliazione, di perdono e di pace che Papa Celestino V le affidò il 29 Settembre 1294 con la Bolla istitutiva della Perdonanza, il primo giubileo della Cristianità.
Argomenti come questi e una città della Pace, qual è l’Aquila, sono stati il richiamo più
forte e determinante per la straordinaria partecipazione al Convegno del nobel per la
Pace, francisco Gnisci Bruno.
183
nato in Argentina, di origini italiane,
docente ordinario di Psicologia, nel 1984
ha ricevuto il Premio Unesco per l’educazione alla Pace. Vice presidente dell’iPPnW
(International Phisicians for the Prevention of
Nuclear War), il prof. Gnisci Bruno si è occupato dei problemi riguardanti la gestione
dei conflitti, la prevenzione della guerra e
la formazione dei medici per la prevenzione della guerra nucleare. l’iPPnW è una
federazione di organismi nazionali nata per
sensibilizzare i medici nell’impegno contro
francisco Gnisci Bruno, premio nobel per la Pace.
la minaccia nucleare. l’organizzazione, infatti, nacque nel 1980 da un gruppo di medici americani e sovietici che nel loro dovere professionale connaturavano l’impegno
contro la guerra, nella prevenzione della guerra nucleare, nella promozione di misure alternative per la risoluzione dei conflitti. nel 1985 l’assegnazione all’iPPnW del Premio
nobel per la Pace. oggi l’iPPnW è una federazione di organizzazioni di 60 paesi che
conta più di 100 mila tra medici, operatori sanitari e volontari, con lo scopo di prevenire
gli scontri armati, di promuovere la risoluzione non violenta dei conflitti, di minimizzare
l’effetto delle guerre e delle armi chimiche e nucleari sulla salute e sull’ambiente.
infine, mi pare doveroso il plauso al Concentus Serafino Aquilano, meritoria associazione aquilana che alla cultura musicale associa la promozione più lata dei valori umani.
il Gruppo vocale e strumentale del Concentus è nato nel 1999 sulla tradizione musicale
della Schola Cantorum S. Sisto, operante fin dal 1977. Direttore artistico è il m° manlio
fabrizi, musicista e compositore di talento. Strumenti, voci maschili e femminili, una
preparazione musicale scrupolosa e poliedrica, consentono al Concentus un repertorio
d’ampia versatilità che spazia dall’esecuzione di musica sacra d’ogni epoca e originale ai
concerti di musica antica in costumi medioevali, dalla musica leggera italiana d’autore
agli spirituals e alla canzone d’autore napoletana, con contaminazioni rock. notevole e di
alto profilo la produzione musicale, su composizioni originali del m° fabrizi, con concerti
scenici portati in numerose città italiane. non di rado i concerti del Concentus diventano
occasione per sinestesie e incontri artistici di rara suggestione.
il Gruppo è intitolato a Serafino Aquilano, poeta e musicista nato a l’Aquila nel
1466 e morto a roma nel 1500, a soli 34 anni. Appartenente alla nobile famiglia dei Ciminelli, Serafino si formò a napoli sotto la guida di insigni musicisti, quali Josquin
Desprez e Wilhelm Guamier. Tornato nel 1481 all’Aquila, si trasferì tre anni dopo a
roma presso il cardinale Ascanio Sforza, seguendolo poi a milano, dove si fece apprezzare
per le sue eccellenti doti poetiche. nel 1490 fu a napoli presso ferdinando ii d’Aragona,
frequentandone i salotti culturali. fu poi chiamato a Urbino da elisabetta Gonzaga e poi
a mantova, presso isabella d’este. l’opera poetica di Serafino Aquilano è copiosa e di
varia ispirazione, tutta di notevole livello lirico. Serafino de’ Ciminelli è un grande della
nella cultura del Quattrocento. Un aquilano di vaglia, sicuramente.
184
9 luglio 2012
a GUalDo taDino
il GloBo tricolorE con lE iMPrESE italianE
ED altrE EccEllEnzE
GUAlDo TADino (Perugia) – l’attuale flaminia, sulla traccia dell’antica via consolare
che da roma puntava verso fano e l’Adriatico, ora poco richiama le sue vestigia, tirando
diritta da foligno per nocera Umbra e Gualdo Tadino, nell’ordinato svolgimento del
paesaggio umbro tra una teoria di campi coltivati, casolari ornati di cipressi e ulivi in
contrappunto, qualche opificio a bordare la statale assolata e densa del traffico di fine
settimana. Si sale verso Gualdo Tadino, in questo sabato di luglio. il sole infuoca, a mezzogiorno, in una giornata limpida sotto un fondo azzurro di cielo. Già si scorge della
città il profilo dei tetti, dominato dalla rocca flea. lunga la sua storia. l’antica città
umbra di Tarsina, posta sulle balze dell’Appennino, nel 266 a.C. fu assoggettata a roma
che gli diede la denominazione di Tadinum e forse il rango di municipium. Certo è che nella
Guerra civile la città si schierò con Pompeo, subendo le inevitabili ritorsioni delle legioni
di Cesare. nei secoli seguenti la città divenne grande e fiorente, posta com’era su un’arteria
così importante per i traffici. Poi pensarono i Goti di Alarico, nella loro discesa verso
roma, a saccheggiarla e devastarla nel 409 d.C. ma alcuni decenni dopo, nel 552, assaporò
la vendetta quando il suo territorio fu teatro della battaglia di Tagina, nella quale i
Bizantini umiliarono gli ostrogoti al comando del re Totila che, ferito a morte, qualche
ora dopo morì nei pressi della città. ma i guai per Tadinum non erano finiti, infatti più
volte fu devastata e poi totalmente distrutta da ottone iii. Due secoli dopo, nel 1180, gli
eredi degli antichi tadinati costruirono, intorno al monastero benedettino, un nuovo
borgo che, dal luogo ricco di boschi, prese il nome longobardo di Gualdum.
Sottomessa a Perugia, Gualdo conosce dapprima un incendio distruttivo, poi i soprusi
della magistratura guelfa, cacciata per accogliere federico ii. ma alla morte dell’imperatore
ritorna ancora sotto i guelfi di Perugia fino al 1367, quindi sotto il governo papale,
subendo le alterne vicende tra Papato e Perugia, con i conseguenti governi delle Signorie
dei michelotti, dei fortebraccio, dei Varano, dei Trinci, degli Sforza, dei Piccinino, talune
espressione di famosi Capitani di Ventura. l’ultima signoria di Jacopo Piccinino riconsegnò
Pubblicato in
CAnADA (italiani)
SViZZerA (Tutto italia)
GrAn BreTAGnA (l’italoeuropeo)
AGenZie inTernAZionAli: Aise, italian network e Agenzia Stampa italia
in iTAliA: italia news, Agorà magazine, fattitaliani, la Prima Pagina, ionio notizie, il Capoluogo,
24 ore news, l’impronta, newson, All news Abruzzo, Giornale di montesilvano, Chieti Scalo.
185
goFFreDo PaLMerini
Gualdo alla Chiesa, che la governò attraverso legati pontifici fino al periodo napoleonico.
la città, il 27 luglio 1751, venne seriamente danneggiata da una forte scossa di terremoto.
il sisma cancellò gran parte delle sue architetture tardo-medioevali, pur restando in piedi
alcuni palazzi e le belle chiese romanico-gotiche. nel 1833 papa Gregorio XVi concesse
il titolo di città e la denominazione di Gualdo Tadino. nel 1860 entrano a Gualdo le
truppe italiane del gen. raffaele Cadorna e, con l’annessione all’italia, ottiene la libertà.
Situata in un punto nevralgico sulla flaminia, Gualdo Tadino diventa uno dei centri più
floridi dell’Umbria. Dopo l’Unità d’italia la città conosce un suo singolare “rinascimento”,
con la costruzione del teatro, con il consolidamento d’una nuova borghesia, con il
risveglio della produzione ceramica e la nascita di altre attività. Gli artisti della ceramica,
con l’adesione alle forme d’arte liberty, fanno della città un modello di sperimentazione
artistica e di fermento culturale, mentre la cattedrale, restaurata e munita di campanile,
ostenta un bassorilievo raffigurante San Benedetto.
la locale Società operaia di mutuo soccorso, sorta nel 1861, rivendica orgogliosamente
storia e valore di matteo da Gualdo, pittore di fine Quattrocento, facendo riemergere all’attenzione critica le sue opere, fino ad allora quasi del tutto trascurate. A queste iniziative
si aggiungono i positivi interventi sull’architettura urbana e sulle infrastrutture stradali e
ferroviarie, dando alla città un volto apprezzabile, arricchito da viali alberati che ornano
le antiche architetture del centro storico, come la trecentesca Chiesa di San francesco
con affreschi di matteo da Gualdo (1435-1507), la Chiesa di Santa Chiara del Xiii
secolo, la duecentesca Concattedrale di San Benedetto con l’antistante fontana attribuita
a Sangallo il Vecchio, la Torre Civica e il Palazzo del Podestà, la Pinacoteca civica, l’area
archeologica della Tadinum romana, il museo regionale dell’emigrazione “Pietro Conti” e
la rocca flea, sede del museo civico. nella rocca, in posizione dominante sulla città,
uno degli esempi d’architettura fortificata italiana del basso medioevo, s’insediarono le
truppe di federico Barbarossa, poi le guelfe perugine, quelle di federico ii che la fece
restaurare, fino a diventare poi residenza dei legati pontifici e infine carcere. Da alcuni
anni, dopo accurati restauri, la rocca flea è diventata museo civico con le sezioni archeologica e ceramica, con una pinacoteca che conserva dipinti di matteo da Gualdo e
della sua scuola e un grande polittico di niccolò liberatore.
ora, descritto il contesto, sabato 7 luglio è stata proprio la rocca flea scenario impareggiabile per il Gran Galà dell’imprenditoria italiana e per il Premio Globo Tricolore
2012. Sotto un cielo stellato, nella suggestiva storica fortezza medioevale, dopo l’esecuzione
di brani al violino dall’enfant prodige della musica classica Gaia Trionfera, si è svolta la
seconda edizione del Gran Galà dell’imprenditoria italiana 2012, progetto ideato e curato
da Catia monacelli, direttore del museo regionale dell’emigrazione, con il contributo
del Sole 24 ore (formazione ed eventi). la serata, condotta dal vice direttore del Tg3,
Giuliano Giubilei e dalla giornalista del Tg1, Patrizia Angelini, ha visto protagoniste 23
aziende del tessuto produttivo nazionale, «[...] premiate – ha spiegato Catia monacelli –
dopo un attento studio che ha tenuto conto di parametri quali la redditività, la capacità di rivolgersi a
nuovi mercati, l’innovazione tecnologica, la qualità dei prodotti e l’impegno profuso sul territorio
nazionale in ambito sociale e culturale». Un pubblico attento e partecipe ha riempito in ogni
ordine di posti la grande platea della rocca. Soddisfatti gli imprenditori che man mano
186
a guaLDo TaDino iL gLoBo TriCoLore Con Le iMPrese iTaLiane
Un’immagine
della cerimonia
di consegna del
Globo Tricolore,
nella rocca flea
a Gualdo Tadino.
hanno ricevuto l’ambito riconoscimento. «Un riconoscimento – ha dichiarato emozionato
Amilcare merlo, titolare dell’omonima grande azienda metalmeccanica piemontese con
oltre mille dipendenti – che non può che essere dedicato ai sacrifici degli italiani che anni fa sono
partiti per l’estero in cerca di lavoro, dignità ed una vita migliore, e a tutti coloro che oggi guardano oltre
i confini del nostro paese e che hanno il coraggio di partire e disegnare altrove la propria esistenza».
Dello stesso avviso l’imprenditore Alessandro lunelli, che con il mitico spumante ferrari
ha varcato raggiunto il mondo, ha ricordato l’impegno e la dedizione della sua famiglia a
sostegno dell’arte e della cultura, parafrasando lo slogan del museo dell’emigrazione
“Essere italiani è una storia”.
Un’edizione, questa del 2012, che ha dato riconoscimenti ad industrie pesanti, all’artigianato di qualità, all’abbigliamento, all’enogastronomia, al settore ambientale e sanitario.
imprese umbre e italiane, di ogni dimensione, ma eccellenti nei loro settori: Aboca Spa
di Sansepolcro (azienda agricola ed erboristica), Anastasi impianti di Gualdo Tadino
(impianti idraulici), ferrari dei fratelli lunelli di Trento (Spumanti) e Arnaldo Caprai
Società Agricola Srl (settore vitivinicolo), Barabino & Partners di roma (comunicazione
d’impresa), Ceramiche rometti di Umbertide, Dondi Spa di Perugia (macchine agricole
e industriali), elle erre Srl di Assisi, (fabbricazione materiali edili), emu Group Spa di
marsciano (arredamento esterni e urbano), euroforn Srl di Gualdo Tadino (prodotti e
sistemi d’imballaggio), Ge.S.eco di Gualdo Tadino (gestione servizi ecologici), Gran
Plast Spa di Assisi (resine termoplastiche), Gruppo Gatti Armando Srl di Gualdo Tadino
(edilizia), marfuga di Campello sul Clitumno (produzione di olio), merlo Spa di Cuneo
(metalmeccanica), officine leoncini Srl di Terni (movimentazione impianti industriali),
rondelli Vittorio impresa edile di Gualdo Tadino, Siri Spa (apparecchiature sanitarie ed
elettrodomestici), Sistematica Spa di Terni (progettazione di sistemi per l’industria), Steroglass Srl di Perugia (diagnostica e biotecnologie), Urbani Tartufi Srl di Sant’Anatolia di
narco (gastronomia), Wald Spa di fossato di Vico (ceramica). «La manifestazione – ha dichiarato con una punta d’orgoglio roberto morroni, sindaco di Gualdo Tadino – ha
voluto rendere omaggio agli imprenditori che hanno reso nota l’Umbria in Italia e l’Italia nel mondo.
187
goFFreDo PaLMerini
Due universi apparentemente diversi: il sapere ed il saper fare.
Ingegno, espressività e capacità gestionale sono tutti elementi che
uniscono sia il mondo imprenditoriale che quello culturale».
nella seconda parte della serata è stato assegnato il
prestigioso Premio internazionale “Globo Tricolore”,
un format di Patrizia Angelini giunto alla quarta edizione e rivolto alle personalità eccellenti che si sono
distinte in italia e nel mondo. il Presidente Giorgio
napolitano, in una nota di plauso, ha così definito l’iniziativa: «Il Premio Globo Tricolore è indubbiamente di stimolo
ad estendere ed approfondire la ricerca su pagine di storia che
tanto hanno influito sulla vita sociale ». Quest’anno il Premio
ha avuto una speciale attenzione per le popolazioni
dell’emilia colpite dal sisma. A sorpresa, la presidente
del Globo Tricolore, Patrizia Angelini, ha conferito
alla giornalista Anna mossuto il Globo Tricolore “Per
la comunicazione”, con la seguente motivazione:
«Direttore responsabile del gruppo editoriale Corriere che Daniela musini, premiata con il
edita il Corriere dell’Umbria, di Arezzo, Siena, Rieti, Vi- Globo Tricolore.
terbo e Maremma, da sempre tutte le edizioni che coprono
sette province del centro Italia seguono le comunità all’estero, dando visibilità e raccontando storie di
orgoglio nazionale». Catia monacelli ha poi detto: «Una menzione e un ringraziamento particolare vanno alle istituzioni: Comune di Gualdo Tadino, Provincia di Perugia, Regione Umbria,
Presidenza del Consiglio dei Ministri; ai Media-partners dell’evento: TRG Media, Il Corriere dell’Umbria e 7 Communications; agli sponsor che hanno sostenuto l’iniziativa: Ecosuntek Spa,
leader nei sistemi energetici da fonti rinnovabili, premiata durante la prima edizione, Muzzi Antica
Pasticceria Srl e Rocchetta Spa, con il supporto di Archifood, Galleria d’Arte la Cornice, Marimo
Brandlife Designers. All’Ente “Giochi de le Porte” di Gualdo Tadino, promotore del Palio di San
Michele Arcangelo, per le preziose scenografie medioevali e l’organizzazione del Convivium epulonis, cena ispirata ad antiche ricette medievali, che ha saputo stupire tutti i presenti. Un insieme
di forze che ha lavorato per una grande iniziativa, un alto esempio di mecenatismo culturale, grazie
al quale è stato possibile realizzare questo importante progetto».
Questi i premi Globo Tricolore 2012 che illustrano l’ingegno italiano nel mondo, assegnati dalla Giuria internazionale composta da: flavia Cristaldi (Università di roma la
Sapienza), marco eugenio Di Giandomenico (Politecnico di milano), Sen. edoardo Pollastri (Presidente Camera di Commercio di San Paolo, Brasile), Paolo Carlucci (Vice Presidente Associazione Stampa italia-Brasile), Giuseppe Della noce (direttore Agenzia
AiSe), Giovanni manassero (Presidente Piemontesi nel mondo, San Paolo, Brasile),
maria Gismondi (giornalista, radio SBS Australia), Cristiano De florentiis (giornalista
rai, Canada), P. Gaetano lo russo (direttore Antoniano di firenze, presidente erapolis
Group), Goffredo Palmerini (giornalista e scrittore, Anfe Abruzzo), marco Crepaz (direttore mensile Bellunesi nel mondo), Bruno moretto (Presidente Veneziani nel mondo),
Stefano Pelaggi (giornalista di l’italiano).
188
a guaLDo TaDino iL gLoBo TriCoLore Con Le iMPrese iTaLiane
ArGenTinA - Maddalena tirabassi, direttrice del Centro Altre italie sulle migrazioni italiane,
autrice del volume I motori della memoria: le piemontesi in Argentina, e laura Moro Presidente
della famiglia Piemontese di Paraná, presentatrice della ricerca.
AUSTrAliA - tommaso Durante, progetti di ricerca sulla costruzione simbolica dell’immaginario globale nelle città di melbourne e Sydney. Studio delle comunità immigrate e loro
culture in Australia: cinese, greca e italiana; archimede fusillo, scrittore italo-australiano,
autore di pubblicazioni dedicate all’infanzia ed altre.
BelGio - Maria teresa Parrotto, direttrice del museo del minatore, fondato dal padre per conservare memoria dell’emigrazione italiana in Belgio che ha conosciuto la tragedia di marcinelle.
BrASile - valentino rizzioli (fiAT Brasile), dal 1970 primo manager italiano nel settore automobilistico, nello Stato di minas Gerais, che ha contribuito al successo delle aziende del
gruppo fiAT; Sergio comolatti (Comolatti Holding), accessori e ricambi per motori, settore
immobiliare e gastronomia; alessandro acito (liblab), innovazione sostenibile e tecnologia;
Giorgia Miazzo, docente universitaria, progetti di ricerca e ricostruzione della memoria
storica, del patrimonio linguistico-culturale dell’emigrazione italiana in Brasile; cesar Meneghetti, artista e cineasta, autore di Io e un altro, lavoro artistico multidisciplinare che indaga la
labilità della frontiera della disabilità mentale e della normalità.
CAnADA - Gianluca fratellini, Character Animator per grandi case cinematografiche americane e canadesi, animatore di personaggi in film a 3D, effetti speciali, pubblicità. Tra i suoi
lavori si citano Happy Feet, John Carter, Renard the Fox; antonio Gasparini, rappresenta
all’estero l’eccellenza dell’innovazione, sviluppo e immagine internazionale del prodotto
italiano, tramite l’importazione, commercializzazione e diffusione culturale del vetro di murano
e della calzatura made in italy.
frAnCiA - rocco femia, fondatore e direttore di editalie, casa editrice che compie 10 anni
della rivista bilingue rADiCi, la pubblicazione italiana più diffusa in francia.
irlAnDA - Maurizio Mastrangelo e Marco Giannantonio, fondatori dell’italian School of
Cooking, Gruppo flavour of italy, per promuovere il valore dei prodotti di qualità della tradizione enogastronomica italiana sul mercato internazionale. Premiata come “Azienda dell’anno” in irlanda al Permanent Tsb emergine ethnic entrerpreneur of the Year.
iTAliA - Daniela Musini, scrittrice, musicista e attrice teatrale, abruzzese, studiosa di Gabriele
d’Annunzio, tiene recital-concerti (il più recente su eleonora Duse) di grande successo negli
istituti italiani di Cultura (istanbul, Ankara, Berlino, Kyoto, Colonia, lione, San Pietroburgo,
Varsavia, l’Avana, Pittsburgh, Philadelphia); alessandro Mandruzzato, artista, maestro vetraio di murano, le sue opere sono esposte nei musei di San Pietroburgo, new York, Dubai e
mosca; andrea zuin, musicista, autore del progetto multimediale Il Cammino della Musica per
conoscere i popoli attraverso l’osservazione della musica sviluppato in Argentina, mexico,
Uruguay, Cile, Perù e Brasile; flavio lucchesi, professore ordinario di Geografia all’Università
degli Studi di milano, per la cospicua produzione di articoli e volumi relativi all’Australia e all’emigrazione italiana in quel continente; Pietro Bevilacqua, autore di saggi dedicati all’emigrazione italiana e coautore della Storia dell’Emigrazione italiana in due volumi.
SPAGnA - francesca Mereu, m-Artech Platform, progetto di connessione tra artiste,scienziate,
istituzioni “Donne, Arte, Scienza e Tecnologia”, nato nel 2010 a madrid.
SViZZerA - Generoso D’agnese, giornalista e scrittore abruzzese, curatore della rubrica
“Protagonisti italiani in America” del quotidiano America Oggi di new York, scrive su il Mes189
saggero di Sant’Antonio, edizione per l’estero, e
Voce Italiana di Washington. Quasi un migliaio
gli articoli scritti. Coltiva un’intensa attività
di ricerca sulle biografie italo-americane e
sulla vita degli scrittori Pascal D’Angelo e
Pietro Di Donato.
USA - tiziano thomas Dossena, fondatore
e direttore editoriale de L’Idea di new York,
rivista per gli italiani in America, progetto
editoriale mirato alla cultura di ritorno ideato
con Silvana mangione e leonardo Campanile;
costanza Guerrini, architetto, laurea a firenze e master alla UClA di los Angeles, interior Designer progetta interni con materiali
italiani per promuovere il made in italy.
riconoSciMEnti SPEciali
Sono inoltre stati conferiti riconoscimenti
speciali a Sal Giaquinta (Perù, laboratorio
di formazione professionale); Giuseppe federico Benedini (Argentina, storia dell’emigrazione italiana nelle colonie agricole della
Bahia); Giovanna li volti Guzzardi (Australia, poetessa, fondatrice dell’Accademia
letteraria italo australiana); Elena Quintilia
Da sinistra: Patrizia Angelini, Giuliano Giubilei,
Catia monacelli.
tori rubiano (Argentina, autrice di storie e
poesie dedicate all’emigrazione italiana); Egilberto Martin (Australia, docente universitario
e scrittore, promotore della cultura friulana in Australia); alice avallone (Usa, fondatrice del
portale www.nuok.it, per giovani creativi italiani residenti all’estero); Sara Del valle Paz e vittorio vargiu (Argentina, fondatori del Circolo sardo di Tucuman); christian Girardi
(Svizzera, autore del progetto Brain Drain sull’emigrazione altamente qualificata nel mondo);
Paolo Genco (italia, presidente dell’Anfe, ente morale che dal 1947 assiste nel mondo le
famiglie degli emigrati); www.bellunoradici.net (italia, portale e Social network dell’Associazione Bellunesi nel mondo, un modo innovativo per promuovere le eccellenze bellunesi in
italia e all’estero); Enzo alloggia (Svizzera, esponente del mondo associativo all’estero,
membro del Consiglio regionale Abruzzesi nel mondo, per la meritoria opera di soccorso
alle popolazioni abruzzesi colpite dal terremoto del 2009); Eugenio Di Giandomenico
(italia, Bve, per le manifestazioni culturali sull’expo milano 2015); Pietro veneziani (fondatore e direttore responsabile della rivista europea Magna Curia); Giorgio vindigni (libia,
scrittore, autore del volume Il Ritorno, narrativa storica dal 1922 al 1947, vincitore di 7 premi
letterari); incoming tourist Project (italia, progetto dedicato agli emigranti molfettesi, con
il sito www.ilovemolfetta.it in sei lingue: italiano, inglese, spagnolo, tedesco francese e molfettese); antonio Peragine (italia, direttore del giornale on line per i pugliesi e lucani nel
mondo (www.corrieredipugliaelucania.it). infine, da abruzzese, sono davvero lieto di segnalare
il Globo Tricolore conferito a Daniela musini e Generoso D’Agnese e il riconoscimento speciale ad enzo Alloggia. onore all’Abruzzo!
190
12 luglio 2012
L’AQUILA NUOVA
nElla coraGGioSa viSionE
Di MonS. orlanDo antonini
l’AQUilA – C’era da aspettarselo che prima o poi sarebbe arrivato. era nell’aria da
mesi, allorquando mons. orlando Antonini, nunzio apostolico a Belgrado e, per passione,
uno dei più insigni studiosi di architettura religiosa e urbana, in più d’una occasione, nel
dibattito apertosi sulla città futura – nuova o “dov’era e come era” – aveva accennato a
qualche proposta per una rinascita dell’Aquila “meglio di come era”, anticipando quello
che sarebbe stato il suo argomentato pensiero. Che, infatti, è arrivato sotto le forme di
un tomo di pregevole fattura, ricco di analisi, richiami storici, proposte di grande interesse
scientifico e architettonico, forti e coraggiose come si conviene agli studiosi di rango.
Darà di certo una scossa importante al dibattito cittadino, proprio quando finalmente si
sta per avviare la ricostruzione della città. È uscito in questi giorni, pubblicato da one
Group edizioni, il volume L’Aquila nuova negli itinerari del Nunzio, di orlando Antonini, il
primo libro che “vede” la città rinata.
il volume sarà presentato a l’Aquila il 16 luglio 2012, alle ore 18, presso l’Auditorium
Carispaq “e. Sericchi” in Viale Pescara 4, presente l’Autore, con la partecipazione di
illustri urbanisti, architetti e storici, in un incontro di notevole livello scientifico e culturale
che segnerà di certo la traccia per quella riflessione avvertita sulla ricostruzione della
città, sul suo futuro, sulle sue prevalenti vocazioni. intervengono alla presentazione leonardo Benevolo (urbanista e studioso di Storia dell’architettura italiana), Paolo marconi
(storico dell’architettura e architetto restauratore), Pier luigi Cervellati (urbanista ed
esperto in Storia urbana), Sandro ranellucci (architetto e docente di restauro urbano),
elpidio Valeri (storico), maurizio D’Antonio (architetto, deputato di Storia Patria), francesca Pompa (presidente di one Group edizioni). Coordinerà l’incontro il giornalista e
scrittore Angelo De nicola. Un evento che s’annuncia già per il rilevante interesse scientifico e per l’importante significato civico per la comunità aquilana.
nel libro, con la finzione letteraria del viaggiatore che nel 2029, a vent’anni dal devastante terremoto, visita l’Aquila nuova che stupisce in bellezza, l’autore propone un
modello di ricostruzione della città “meglio di come era”. egli sfida ogni regola codificata
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Giulianova news, Giornale di montesilvano, All news Abruzzo, Chieti Scalo, il Capoluogo, Corriere
Peligno, l’Aquila blog, radio l’Aquila 1, All news Abruzzo, Abruzzoweb, Abruzzo Quotidiano.
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goFFreDo PaLMerini
con il recupero della regola suprema della
bellezza, come stella polare e punto qualificante della ricostruzione. Un’opera di grande
valore, questo libro di mons. Antonini, un
atto d’amore verso la città capoluogo
d’Abruzzo, tra le più belle d’italia, un contributo concreto per il futuro dell’Aquila e
del suo territorio attraverso la valorizzazione
del suo straordinario patrimonio architettonico, artistico, storico e ambientale, cespiti
su cui fondare una prospettiva di turismo
culturale di ampio respiro.
il volume, dalle veste grafica fine ed assai
curata, con una bella copertina in bianco e
rosso – i colori civici dell’Aquila fino al terremoto del 2 febbraio 1703 – reca in Prefazione i preziosi contributi di leonardo Benevolo, Paolo marconi, Pierluigi Cervellati
e Sandro ranellucci dai quali non mi pare
corretto estrapolare qualche breve citazione.
ritengo invece doveroso segnalare questa
ulteriore impresa di one Group edizioni
nel cimentarsi in opere di ragguardevole limons. orlando Antonini, nunzio apostolico a
vello,
strettamente connaturate alla Città.
Belgrado.
Un impegno imprenditoriale molto apprezzabile anche per il valore civile che lo anima, sin dai primi giorni dopo il 6 Aprile 2009.
in una bella Presentazione, in apertura del volume, così scrive francesca Pompa, presidente
di one Group edizioni:
«Ci siamo accorti di ciò che avevamo perso quando tutto era compiuto. Così anche gli altri, tutto il
mondo ha pianto con noi. Una forza devastante chiamata magnitudo alle tre e trentadue di quella
terribile notte del 6 Aprile 2009 in trenta secondi ha fatto dell’Aquila un cumulo di macerie,
strappate vite umane e sfigurato la città che tanto stentava ad essere riconosciuta, come poi è avvenuto
per l’effetto terremoto, tra le più importanti città d’arte d’Italia, addirittura la sesta per l’inestimabile
ricchezza del suo patrimonio. Il centro storico, il cuore pulsante di storia e capace di rinascere ogni
volta, è agonizzante, imbrigliato in apparati deturpanti che ne impediscono il definitivo sfacimento e
la burocrazia che fa il resto.
Un silenzio assordante che perdura da ormai tre anni lungo le sue vie e piazze, divenuto insopportabile
anche a quei pochi eroi che hanno sfidato l’impossibile pur di rianimare la città riportandoci le loro
piccole attività. Le voci sono altrove, disperse nei non luoghi da cui si tenta di guardare al futuro. È
alto il dibattito sulla città che verrà e che si vuole, sui problemi della ricostruzione e su quanto tempo
bisogna aspettare prima di riavere una città dove far crescere i propri figli, dove tornare ad abitare
da cittadini privilegiati per essere stata capace, quale araba fenice, di rinascere dalle proprie ceneri
per la quinta volta nella sua storia. Un dato di straordinario valore che ha forgiato nel tempo il
192
l’aquila nuova neLLa Coraggiosa visione Di Mons. orLanDo anTonini
carattere di questo popolo e che ha offerto il ‘La’ per avventurarsi nell’Aquila del 2029, avendo
come guida uno tra i suoi cittadini eletti: mons. Orlando Antonini, Nunzio Apostolico e grande conoscitore di architetture. L’autore ci porta, attraverso un viaggio immaginario, nell’Aquila nuova,
nella città antica fondata sul concetto di città territorio, quando l’originaria composizione in quattro
Quarti non determinava una divisione ma contribuiva piuttosto all’unitarietà.
Al di là di ogni personale convincimento o di ogni pregevole iniziativa, ciò che al momento ci appare
essenziale per la rinascita dell’Aquila è di avere un progetto sistemico che definisca la vocazione
futura di questa città. Condizione essenziale per indirizzare adeguatamente gli interventi, per
stimolare il tessuto produttivo, offrendo una visione di sviluppo futuribile ai cittadini di cui avvertono
estremo bisogno per credere. Mons. Antonini l’individua nelle potenzialità che il territorio esprime
in termini turistici. È un’industria, il turismo, non delocalizzabile e strettamente legata al territorio.
[...] In questo volume, che di immaginario ha solo la proiezione nel 2029, mons. Antonini disegna
la ricostruzione possibile, consapevole delle perplessità che alcune sue proposte solleveranno, pur se su
base scientifica. Noi lo abbiamo esortato a farlo, ad osare perché è questo il momento di osare.
Nulla di ‘fantascientifico’, ma piuttosto di opportunità da cogliere per attuare interventi migliorativi,
e se del caso correttivi, in modo da restituire al paesaggio la bellezza della forma originaria, alterata
nel tempo da manomissioni non sempre appropriate a danno dell’Aquila, città monumento, uno dei
complessi urbanistici, architettonici e storico-artistici più interessanti del Centro-Italia.
Sulle ali di un sogno da tempo coltivato, il Nunzio avanza ipotesi dalla forza innovatrice che
coniugano la modernità con la storia guardando alla sicurezza degli edifici, al risparmio energetico,
alla salvaguardia dell’ambiente, all’accoglienza, alla cultura come volano della ripresa, all’imprenditorialità come risposta alle difficoltà del momento. Un disegno globale di territorio sostenibile dove il
patrimonio naturale e ambientale viene preservato per le generazioni future. Dove le risorse locali,
soprattutto umane, sono la vera ricchezza. Incita a riprogettare il nostro modo di essere e di abitare
gli spazi del vivere quotidiano. Il suo messaggio è inequivocabile così come le sue proposte costituiscono
una fonte autorevole di riferimento e d’ispirazione per chiunque abbia a cuore la rinascita dell’Aquila,
partendo da ciò che è stata nei secoli per risalire la china dell’antico splendore e ardore con cui si è
sottratta ad ogni tentativo di distruzione. L’Aquila rinasce già da queste pagine, anzi siamo già nel
2029, vedete come è cambiata? Bella, bella come non mai».
non resta che prendere nota di questo appuntamento da non perdere, la presentazione
di questo libro importante. non solo una pubblicazione preziosa, ma un vero vademecum
per il futuro dell’Aquila.
Mons. orlanDo antonini, arcivescovo e nunzio apostolico, è nato a Villa Sant’Angelo, comune
a 18 km. dall’Aquila. 67 anni, di cui 33 nel servizio diplomatico della Santa Sede con missioni in madagascar, Siria, Cile, olanda, francia, Zambia, Paraguay ed oggi a Belgrado, mons. Antonini è anche
un cultore di musica, scrittore e uno tra gli insigni studiosi di architettura religiosa aquilana. Di
notevole interesse scientifico le sue pubblicazioni, come Architettura religiosa aquilana in 2 Voll. (1988 e
1993, riediti nel 2010), Manoscritti d’interesse celestiniano in Biblioteche di Francia (1997), Approfondimenti
critici e rivisitazioni cronologiche nell’architettura in Abruzzo: i casi di San Massimo di Forcona e di Santa Giusta a
Bazzano (1997), Chiese dell’Aquila. Architettura religiosa e struttura urbana (2004), Villa S. Angelo e Dintorni
(2006), San Nicola d’Anza, importante monumento aquilano da riscoprire e recuperare (2007-2008), Chiese extra
moenia del Comune dell’Aquila prima e dopo il sisma (2010), L’architettura religiosa a Capestrano (di prossima
pubblicazione), oltre a numerosi contributi, saggi ed articoli in giornali, riviste e libri.
193
13 luglio 2012
tanta LUCE aQUilana
al fEStival DElla vallE D’itria
di francESco lEnoci
VicePresidente dell’Associazione Regionale Pugliesi di Milano e docente dell’Università Cattolica “A. Gemelli”
e GoffrEDo PalMErini
mArTinA frAnCA (Taranto) – A milano, nel 1947, due ragazzi di 26 e 28 anni,
Giorgio Strehler e Paolo Grassi, inventarono un sogno: il Piccolo Teatro di milano. A
martina franca, nel 1975, un gruppo di appassionati musicofili, capeggiati da Alessandro
Caroli, con il determinante supporto di franco Punzi – allora sindaco della città pugliese –
e di Paolo Grassi, all’epoca sovrintendente del Teatro alla Scala, inventarono un altro
sogno: il festival della Valle d’itria. È proprio vero: “Se non si sogna, non si progetta. e
se non si progetta, non si realizza”. È incredibile a dirsi ma, ogni anno, nel ricordo di
Paolo Grassi, i due sogni citati annullano i 1.000 km che li separano e si uniscono. Ciò avviene ogni anno, senza soluzione di continuità, al punto che Sergio escobar è solito dire:
“Il Festival della Valle d’Itria è una costola del Piccolo Teatro di Milano. E il Piccolo Teatro di Milano
è una costola del Festival della Valle d’Itria”. Veniamo, allora, al festival del 2012 che presenta
una particolarità che richiama l’Aquila, Collemaggio, Celestino V e la Perdonanza.
Nûr, “luce” in lingua araba, è un’opera. Un’opera da camera, in un atto, dell’aquilano
marco Taralli, già noto per una serie di lavori, orchestrali e di teatro musicale, eseguiti
con successo in italia – presso il Teatro dell’opera di roma, Teatro Carlo felice di
Genova, festival monteverdi di Cremona – e all’estero, al Gran Teatre del liceu di Barcellona. il libretto è di Vincenzo De Vivo, figura di rilievo nel teatro musicale, che lo ha
scritto partendo da un’idea originale di marco Buticchi, popolare scrittore di best seller.
Nûr è un’opera nuova, appositamente commissionata dal festival della Valle d’itria, che
verrà eseguita per la prima volta sabato 21 luglio 2012 presso il Teatro Verdi di martina
franca. la replica avrà luogo sabato 28 luglio e sarà trasmessa in diretta da radio3 rai.
l’opera ha ottenuto il patrocinio del Comune dell’Aquila.
ne sintetizziamo la vicenda. Nûr si svolge in una notte, tra i letti d’un improvvisato
ospedale da campo allestito nel prato antistante la Basilica di Collemaggio, all’indomani
del terribile terremoto che il 6 Aprile 2009 ha devastato l’Aquila e i borghi circostanti.
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news Abruzzo, Chieti scalo, Corriere Peligno, Abruzzo 24 ore, l’editoriale, radio l’Aquila 1, Baresi
nel mondo, The new deal, manduria oggi, Stato quotidiano, Cancello d’Arnone news, Tutto il resto noia.
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narra la storia di una donna senza nome che ha misteriosamente perso la vista nel crollo
della sua casa e che trascorre una notte di delirio, tormenti e visioni. i compagni di corsia,
disturbati dal suo continuo lamentarsi per il buio che la circonda, la chiamano luce. Si
prendono cura di lei un vecchio monaco (Celestino V) che nessuno, tranne luce, può vedere e Samih, un giovane medico arabo contrastato dalla concretezza spiccia del Primario
che, nell’emergenza del momento, rimuove lo spazio della compassione umana in
quanto ostacolo all’efficienza delle cure. Questa drammatica vicenda notturna, allo spuntare
dell’alba, approderà ad una scoperta salvifica per la coscienza della donna.
il percorso iniziatico della protagonista femminile dell’opera è sorretto, in primo
luogo, dall’esempio illuminante di un grande Santo della cristianità, il primo pontefice
della storia che ha parlato della necessità di superare le asprezze e le rigidità delle ideologie
e degli schieramenti contrapposti, per di più in pieno medioevo, epoca di Crociate e di
aspri scontri religiosi sia interni alla Chiesa che tra Cristianesimo e islam; e poi dalla vicinanza, dalla solidarietà umana e compassione di un giovane arabo, di religione musulmana, che l’accompagna per mano in un percorso di affinità elettive. oltre alla vicenda
storica di Celestino V, il Papa del “gran rifiuto” o meglio della “rinuncia” al papato,
emerge quella di Jacques de molay, l’ultimo Gran maestro dei Templari.
Veniamo ora ai prestigiosi interpreti di nûr. Tiziana fabbricini, soprano, e Paolo Coni,
baritono, veterani fuoriclasse dell’interpretazione teatrale in musica, rivelatisi nella storica
“Traviata” scaligera del 1990, tornano insieme per dar vita, rispettivamente, a luce, con le sue
nevrosi emblematiche della crisi del nostro tempo, e al vecchio monaco dei monti d’Abruzzo,
diventato papa Celestino V, portatore di un messaggio di redenzione. Due giovani tenori
come David ferri Durà e David Sotgiu impersonano, rispettivamente, il giovane medico
arabo e l’apparizione del Cavaliere Jacques. Completano il cast le belle giovani voci della
soprano marta Calcaterra (l’infermiera) e del basso emanuele Cordaro (il Primario).
l’opera, della durata di settantacinque minuti, vede impegnato l’ensemble cameristico
di diciannove elementi dell’orchestra internazionale d’italia e un Gruppo vocale di dieci
giovani cantanti dell’Accademia del Belcanto “rodolfo
Celletti”. Sul podio, il trentaseienne spagnolo Jordi Bernàcer, uno dei più interessanti direttori iberici dell’ultima
generazione. la regia è affidata alla fine sensibilità di
roberto recchia, ammirato in penetranti e poetici spettacoli in italia e all’estero, che si avvale in questa occasione delle scene e dei costumi di Benito leonori. ma
personaggi e interpreti non finiscono qui. lo ha rivelato
il maestro marco Taralli nel corso della conferenza
stampa di presentazione di Nûr, svoltasi all’Aquila il 21
Giugno 2012 presso la Cartiera del Vetoio, in occasione
della festa europea della musica, organizzata dai Solisti
Aquilani e dalla Società Aquilana dei Concerti. nelle intenzioni del maestro marco Taralli:
Da sinistra, marco Taralli,
«Tutto il lavoro, dai colori foschi e cupi delle prime scene, pas- Alberto Triola – direttore artistico
sando dalla morbidezza di un ricordo lontano evocato da una del festival – e Vincenzo De Vivo.
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il tributo
di applausi
dopo la
rappresentazione
dell’opera.
semplicissima nenia araba, fino al sollievo del primo raggio dell’alba, trova base formale in una particolare sequenza di note, una sorta di scala speculare di sette note, da Do# a Do#, interamente ricavata dai rapporti matematici interni alle geometrie costruttive della Basilica di Collemaggio. Ne
consegue che la Basilica della Perdonanza, dove è sepolto Celestino V, ha pieno titolo per essere considerata un personaggio dell’opera. Nûr parla di angoscia e sofferenza, ma è anche un cammino alla
ricerca della luce: la luce della compassione e dell’accoglimento di chi è diverso da noi o, più semplicemente, lontano, altro da noi».
il tema affrontato è quindi quello dell’integrazione culturale e del superamento delle
barriere religiose, del valore del dialogo e della forza salvifica del perdono; con la provocazione neanche troppo occulta di un messaggio civile, oltre che spirituale: quello di chi
afferma che, oggi, la salvezza per “noi” può venire soltanto dall’integrazione con “l’altro”.
È un messaggio di Pace, che riempie di gioia le nostre menti, i nostri cuori e le nostre
anime, facendoci commuovere.
Questo messaggio lo accomuniamo a quello di un grande pugliese, di un prossimo
Santo, don Tonino Bello. «Pace non è la semplice distruzione delle armi. E non è neppure l’equa distribuzione dei pani a tutti i commensali della terra. Pace è mangiare il proprio pane a tavola insieme
con i fratelli. Di qui il nostro compito: dire alle nostre comunità, alle nostre città, in cui serpeggiano
dissidi, di saper stare insieme a tavola. Non basta mangiare, bisogna mangiare insieme! Non basta
avere un pane e ognuno se lo mangia dove vuole: bisogna poterlo mangiare insieme! Di qui la nostra missione: sedere all’unica tavola, far sedere all’unica tavola i differenti commensali senza schedarli, senza
pianificarli, senza omologarli, senza uniformarli. Questa è la pace: convivialità delle differenze». Sia
dunque lode e gloria a Nûr, allora, meravigliosa opera che porterà tanta luce aquilana al
festival della Valle d’itria e, ne siamo certi, al mondo intero.
Marco taralli è nato nel 1967 a l’Aquila. Ha compiuto gli studi musicali presso il Conservatorio di
musica “Alfredo Casella” dell’Aquila, diplomandosi in pianoforte con il massimo dei voti, sotto la
guida di mara morelli. Successivamente ha studiato composizione e direzione d’orchestra con Gianluigi
Gelmetti e, presso l’Accademia franz liszt di Budapest, con erwin lukacs. il debutto come compositore
è avvenuto nel 1992, con il brano Fog eseguito dal gruppo octandre di Bologna. Da allora ha composto
numerosi brani classici ed opere – un elenco assai lungo da citare – commissionati da orchestre ed enti,
sia in italia che all’estero. l’ultima commissione, appunto, dal festival della Valle d’itria.
196
13 agosto 2012
Giornata DEll’EMiGrazionE aBrUzzESE,
Molti Gli EvEnti
l’AQUilA – molti gli eventi realizzati per celebrare la Giornata degli Abruzzesi nel
mondo, istituita due anni fa dal Consiglio regionale con propria legge – il 5 Agosto di
ogni anno – insieme al riconoscimento di “Ambasciatore d’Abruzzo” per quegli Abruzzesi
che con la loro opera, fuori regione o all’estero, illustrano la terra d’origine. Una settimana
d’iniziative, quest’anno, che ha preso avvio appunto il 5 Agosto a Villa S. Angelo, borgo
a 18 chilometri dall’Aquila che il terremoto del 6 Aprile 2009 ha interamente devastato
lasciando sotto le macerie 17 vittime. Una tragedia che tuttavia ha conosciuto, come in
tanti altri casi, la pronta solidarietà delle comunità abruzzesi e italiane all’estero, come da
ogni angolo della nostra bella italia. «Gli immani problemi che abbiamo di fronte – ha detto il
sindaco di Villa S. Angelo, Pierluigi Biondi – non sono solo quelli della ricostruzione materiale
delle case, delle chiese, dei monumenti. Sono anche quelli immateriali, per ricostruire il tessuto delle
nostre comunità. La nostra gente, che ha reagito al dramma con grande dignità e compostezza, ora può
contare su una struttura che soccorre al bisogno di stare insieme, di condividere ogni momento del proprio
presente e futuro, grazie alla solidarietà e alla vicinanza degli emigrati italiani in Venezuela e nel New
Jersey, in America, della Provincia di Monza e Brianza e di decine di Comuni, associazioni e singoli
donatori ». Queste le parole che il sindaco Biondi ha pronunciato come incipit del suo discorso per l’inaugurazione d’una bella e funzionale struttura destinata a Centro Sociale
ed intitolata a Gaetano Bafile, giornalista e fondatore del quotidiano La Voce d’Italia di
Caracas, scomparso quattro anni fa.
Accanto al sindaco, nel taglio del nastro, Sarah Cangialosi, presidente del comitato
che nel new Jersey (Usa) ha raccolto e poi donato fondi per 145 mila dollari al Comune
di Villa S. Angelo, Amedeo Di lodovico e nicola Ciammaricone, in rappresentanza del
comitato del Venezuela che ha destinato all’opera 103 mila euro, Giorgio manfredini di
modena, in rappresentanza di una delle associazioni che hanno contribuito, il consigliere
regionale riccardo Chiavaroli, figlio d’un emigrato abruzzese ed egli stesso nato in VePubblicato in
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in iTAliA: il Centro, il Giornale 24, 24 ore news, Agorà magazine, Politicamente corretto, la Prima
Pagina, ionio notizie, il Capoluogo, inAbruzzo, l’impronta, newson, Giornale di montesilvano, All
news Abruzzo, Chieti Scalo, Corriere Peligno, Abruzzo 24 ore, l’editoriale, radio l’Aquila 1, Baresi
nel mondo, The new deal, manduria oggi, Stato quotidiano, Cancello d’Arnone news, Tutto il resto noia.
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goFFreDo PaLMerini
nezuela. lo ha voluto ricordare con orgoglio nel suo intervento, il consigliere Chiavaroli,
sottolineando il valore dell’emigrazione abruzzese nel mondo e la generosità nell’aiuto
alle popolazioni terremotate delle nostre comunità all’estero. nell’ampio salone del
Centro Sociale “Gaetano Bafile” colmo di ospiti e pubblico, il sindaco Biondi ha letto la
commossa lettera che mariza Bafile, già parlamentare della repubblica, e suo fratello
mauro, direttore della Voce d’Italia, gli hanno fatto pervenire, ringraziando la municipalità
per aver voluto intitolare al padre la bella struttura, costruita nel parco comunale dedicato
a Tiero Pezzuti, compositore di Villa S. Angelo, emigrato in Venezuela, che una traccia
profonda ha lasciato nella cultura musicale del paese caraibico. Pierluigi Biondi ha quindi
dato la parola ad Amedeo Di lodovico, esponente del comitato che ha raccolto fondi in
tutto il Venezuela anche attraverso le pagine della Voce d’Italia, di cui è uno degli editori.
Amedeo Di lodovico, amico di Gaetano e della famiglia Bafile, nel suo intervento ha
seguito una scaletta scritta sulla vita del grande giornalista nato ad Avezzano nel 1924.
figlio di Aurelio e maria Antonietta, emigrati in francia, Gaetano Bafile perde a 6 anni
la madre e poco dopo il padre. Affidato agli zii, per tutta la vita risentirà della prematura
scomparsa dei genitori. formazione dai Salesiani, Gaetano attinge dal direttore del
collegio, don mario Brusca, l’amore per la scrittura e per la letteratura. e quando scopre
gli orrori della guerra, la brutale violenza della dittatura fascista e la disperazione dei più
umili in una terra come la marsica, che ignazio Silone ha immortalato nelle sue opere,
Gaetano concorre alla liberazione dell’italia dal nazifascismo e comprende che la
missione della sua vita è il giornalismo. inizia giovanissimo nella redazione aquilana del
quotidiano Il Messaggero. il giornale, nel 1949, gli offre un viaggio premio e l’opportunità
d’un reportage dalle terre caraibiche. Bafile giunge in Venezuela, vuole raccontare invece
la vita e la speranza di tanti italiani che sfidano il mare per fuggire dalla miseria e dalle rovine della guerra. È poi rimasto per sempre in Venezuela dove ha dato vita ad un giornalismo coraggioso e di servizio per la comunità italiana in quel paese.
nel 1950, insieme all’avvocato aquilano Attilio maria Cecchini e a padre ernesto Scanagatta, sacerdote vicentino che aveva fatto la resistenza in nord italia, Gaetano Bafile
Sarah Cangialosi
e il sindaco
Pierluigi Biondi
al taglio del nastro.
Con loro, da sinistra,
riccardo Chiavaroli,
Amedeo Di ludovico
e nicola Ciammaricone.
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giornaTa DeLL’eMigrazione aBruzzese
fonda il settimanale La Voce d’Italia, diventato poi quotidiano. Ha accanto sua moglie
iolanda Tazzi, aquilana di forte tempra, con la quale condivide ideali, scelte di vita e gli
anni difficili della sua professione giornalistica dove il giornale non è solo gazzettino di
notizie utili, ma diventa baluardo nella difesa dell’onorabilità e del valore della gente italiana
e dei diritti dei nostri emigrati in Venezuela, dove la dittatura di marcos Perez Jimenez ed
una polizia senza regole non vanno tanto per il sottile. Gaetano Bafile, in quegli anni, conduce una memorabile inchiesta a grave rischio personale in difesa di sette connazionali desaparecidos, ingiustamente accusati e poi brutalmente assassinati dal regime. mette in mostra
tutto il suo valore di cronista e di difensore della verità e dell’onore dei nostri emigrati.
Quel fatto, poi descritto in uno dei suoi libri, Inchiesta a Caracas, e ripreso dal nobel per la
letteratura Gabriel Garcia marquez, è una testimonianza del suo valore professionale,
umano e civile. nella lunga carriera giornalistica intervista personaggi di primo piano nel
continente americano, come il presidente argentino Juan Peron e sua moglie evita, fidel
Castro, il presidente americano George Bush ed altri. Gaetano Bafile è stato insignito dell’Orden del Libertador, la più alta onorificenza del Venezuela, e dal Governo italiano con il
Premio “italiani nel mondo”, consegnatogli dal ministro mirko Tremaglia. il Consiglio
Comunale dell’Aquila, nel 2005, gli ha conferito la Cittadinanza onoraria. l’intitolazione a
Gaetano Bafile del Centro aggregativo di Villa S. Angelo è un ulteriore tributo di riconoscenza al grande giornalista aquilano “amante della pura verità”, che ha dedicato l’intera
sua vita alla difesa dei diritti, della dignità e della cultura degli italiani in Venezuela.
È stato poi il turno di Sarah Cangialosi, presidente del New Jersey Italian American
Abruzzo Earthquake Relief Fund, il comitato che ha raccolto fondi tra le comunità italiane
nello Stato dell’east Coast. l’avevo incontrata, Sarah, l’ottobre scorso in un’affollata
conviviale della federazione dei Siciliani del new Jersey, tenutasi in un grande locale ad
un’ora da new York, alla quale la delegazione internazionale dell’Anfe, della quale
facevo parte, era stata invitata. in quell’occasione rivolsi un saluto e il ringraziamento
dell’intera città dell’Aquila per i gesti d’amicizia ricevuti da ogni angolo del mondo. Sarah
mi riferì che Pierluigi Biondi, in missione negli States, li aveva incontrati illustrando le
esigenze di Villa S. Angelo e loro avevano deciso di sostenere la sua richiesta. Ha
dichiarato Sarah Cangialosi nel suo intervento:
«Alla notizia del tragico terremoto dell’Aquila sono stata assalita da un senso di tristezza ma subito
scattò il desiderio di fare qualcosa di tangibile attraverso le associazioni italiane nel New Jersey. Poi,
la scelta su cosa fare la decidemmo quando il sindaco Biondi, un leader, venne ad incontrare la nostra
fondazione. Il rapporto di amicizia con Villa S. Angelo durerà ancora a lungo».
Sarah ha poi consegnato l’ultima tranche della donazione, un assegno da 95 mila
dollari, e presentato la delegazione del new Jersey che l’ha accompagnata: mauro Salomone, maurizio Bivona, Ciro e Anna Cutrona, Graziella Bivona, Carla mastropierro e
Gina Catizone lia. la cerimonia è stata sobria, intensa d’emozione. Al termine ho
parlato con Sarah portandole il saluto anche da parte di Anthony Tufano, delegato dell’Anfe per gli Stati Uniti e vice Console onorario di mineola, nello Stato di new York.
È quindi seguita la proiezione del documentario Tra il bosco e la luce con i testi di massimo
De matteis e diretto da Alessandro Scillitani, dedicato a Villa S. Angelo e Tussillo, con
musiche originali del gruppo emiliano Witko, che si è esibito appena dopo. la corale
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goFFreDo PaLMerini
CantAbruzzo, diretta da rosella Pezzuti, ha completato la serata con brani della tradizione
abruzzese e venezuelana.
l’8 Agosto, nel 56° anniversario della tragedia di marcinelle, in Belgio, dove nella miniera di Bois du Cazier persero la vita 262 minatori di 12 nazionalità, tra essi 136 italiani
di cui 60 abruzzesi, manoppello ha ricordato i Caduti con un’intera giornata di manifestazioni. Tra le vittime, ben 22 erano proprio di manoppello. la tragedia dell’8 Agosto
1956 è una delle pagine più dolorose dell’emigrazione italiana, e in particolare abruzzese.
Quest’anno le miniere di marcinelle sono state dichiarate dall’Unesco patrimonio dell’umanità, sottraendole per sempre ai tentativi di cancellazione dei luoghi e della memoria.
Altre numerose manifestazioni si sono tenute in Abruzzo per ricordare l’emigrazione
abruzzese, tra le quali si citano quelle di nocciano, rapino e Castel del monte.
il 9 Agosto la Giornata degli Abruzzesi nel mondo ha conosciuto gli eventi più significativi
a lanciano, nell’auditorium Diocleziano, magnifica struttura inserita in un complesso di
belle architetture civili e religiose. nell’ampio androne che funge da auditorium si sono
tenuti i lavori del raduno-rimpatriata degli Abruzzesi nel mondo, nato dall’iniziativa di
Angelo Dell’Appennino, presidente dell’Associazione Abruzzese e molisana di milano,
Carlo Di Giambattista, presidente della famiglia Abruzzese e molisana in Piemonte e Valle
d’Aosta, e di roberto fatigati, presidente dell’Associazione Abruzzese e molisana del friuli
Venezia Giulia, promotore e stratega del riuscitissimo raduno degli Abruzzesi nel mondo
tenutosi all’Aquila il 9 luglio 2011. i tre presidenti, d’intesa con Agostino Bellini, presidente
dell’AleAm, e con le altre associazioni in italia, hanno unificato gli sforzi per realizzare l’incontro di lanciano, anche per onorare la memoria di Goffredo Dell’Appennino, figura
storica dell’associazionismo abruzzese, nel decimo anniversario dell’inaugurazione della
Piazzetta a lui intitolata. Alle 9 di mattina già l’auditorium brulicava di corregionali convenuti
dall’italia e dall’estero. Angelo Dell’Appennino ha coordinato i lavori, richiamando la
regione e le altre istituzioni al senso d’un evento che intende procedere anche in futuro per
realizzare un’occasione di riflessione e di festa tra gli Abruzzesi emigrati.
Dopo aver ringraziato per la loro presenza i consiglieri regionali franco Caramanico,
riccardo Chiavaroli, Antonio Prospero, emilio nasuti e Giuseppe Tagliente, ha dato la
parola all’assessore all’emigrazione della regione Abruzzo e presidente del CrAm, mauro
febbo. richiamata la recente approvazione all’unanimità della legge regionale che modifica
la composizione del CrAm e le funzioni dell’organismo rappresentativo delle comunità
abruzzesi nel mondo, febbo ha sottolineato l’importanza del protocollo d’intesa che
promuove, per le missioni all’estero, la sinergia operativa dei vari settori della regione
con il CrAm, le Camere di Commercio e le associazioni degli Abruzzesi nel mondo. in
tale contesto la regione ha di recente partecipato al SiAl di San Paolo, la più grande fiera
sudamericana del settore enogastronomico, con notevoli risultati, anche in ragione dell’eccellente lavoro che la federazione delle Associazioni Abruzzesi in Brasile (feabra) da
alcuni anni conduce, grazie al progetto pilota By Abruzzo. Dell’Appennino ha poi dato
la parola al sindaco di lanciano, mario Pupillo, ringraziandolo per la calorosa accoglienza.
il sindaco, un medico, ha parlato della sua sensibilità verso i temi dell’emigrazione,
cresciuta anche con le storie raccontate dai suoi pazienti, in una terra che ha conosciuto
una vera e propria diaspora. Ha poi ricordato come la lettura d’un saggio di emiliano
200
giornaTa DeLL’eMigrazione aBruzzese
lanciano, gli Ambasciatori d’Abruzzo 2012 con le autorità.
Giancristofaro, Cara moglia, con le lettere degli emigrati, gli abbia stimolato – egli attore
teatrale in gioventù – la scrittura d’una pièce proprio sull’emigrazione. Carlo Di Giambattista ha sottolineato il valore d’un evento che stimola la collaborazione tra associazioni
e istituzioni, oltre a consentire la scoperta di tesori nascosti dell’Abruzzo, come appunto
il complesso dell’auditorium Diocleziano. Si è augurato che i processi di revisione istituzionale possano portare, a mezzo secolo dalla separazione tra l’Abruzzo e il molise, al
riaccorpamento in un’unica regione.
A questo punto il Presidente del Consiglio regionale, nazario Pagano, con un intervento che testimonia la sua spiccata sensibilità verso le comunità abruzzesi in italia e all’estero, ha dapprima ringraziato Angelo Dell’Appennino, Carlo Di Giambattista, Armando
Traini, Agostino Bellini e roberto fatigati, consegnando loro un artistica ceramica di
Castelli in segno di riconoscenza e di stima. roberto fatigati ha lanciato la proposta di
tenere l’anno prossimo il raduno a Pescara, per celebrare il 150° anniversario della nascita
di Gabriele d’Annunzio. A tale ricorrenza culturale – mi permetto di segnalare – s’aggiunge
il settimo Centenario della canonizzazione (1313) di San Pietro Celestino, il papa che nel
1294 rinunciò alla tiara. Gigante della spiritualità del suo tempo, accanto a Gioacchino
da fiore e francesco d’Assisi, papa Celestino V donò al mondo il primo giubileo della
cristianità, la Perdonanza, ed è figura emblematica della storia e della religiosità dell’Abruzzo. il presidente Pagano ha quindi introdotto la cerimonia di consegna del riconoscimento di “Ambasciatore d’Abruzzo nel mondo” a personalità che onorano la loro
terra d’origine, come vuole la legge regionale istitutiva della Giornata dell’emigrazione
abruzzese, annunciando il conferimento dell’onorificenza a Bruno Palmegiani, nazzareno
Carusi, Carmine D’Aloisio e Gigliola Staffilani.
Per i suoi impegni accademici la prof. Staffilani non ha potuto essere presente a lanciano per ricevere l’onorificenza, che le verrà consegnata dal presidente Pagano non
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appena potrà essere in Abruzzo. “Con questa iniziativa – ha dichiarato il presidente Pagano
concludendo la cerimonia – vogliamo rafforzare l’identità degli Abruzzesi che vivono all’estero o
fuori i confini regionali”. i convenuti a lanciano hanno poi raggiunto la Chiesa di San francesco, dove è custodito il primo miracolo eucaristico, risalente all’Viii secolo. Padre
Quirino Salomone, rettore all’Aquila della Basilica di San Bernardino, ha celebrato la S.
messa con una bella omelia sulle migrazioni. infine la lettura della Preghiera dell’emigrante.
Poi i presidenti delle Associazioni Abruzzesi, con il Sindaco di lanciano e i Consiglieri
del CrAm, hanno deposto una corona d’alloro in memoria dei Caduti nelle terre d’emigrazione, nella Piazzetta dedicata a Goffredo Dell’Appennino. nel pomeriggio la festa è
continuata con una festosa conviviale e con la visita guidata alle meraviglie artistiche ed
architettoniche di lanciano. Quelli che seguono i profili degli insigniti per il 2012.
BrUno PalMEGiani, designer e creative director, è nato a Popoli, in provincia di Pescara. Da giovanissimo dà prova di capacità eclettiche e di spiccato senso manageriale. Trasferitosi a Torino, ha
iniziato a lavorare prima come accounter e poi come designer per la De rigo. nel 1983 disegna la sua
prima creazione per la linea Police, che da allora diventa marchio riconosciuto a livello mondiale.
Hanno indossato i suoi occhiali Quentin Tarantino, Bruce Willis, Antonio Banderas, George Clooney
e lenny Kravitz. ritirando il riconoscimento, del suo lavoro Palmegiani ha detto: «Ad ispirarmi è sempre
stata la strada. Solo osservando ciò che ti sta attorno puoi capire il mood del momento. Il mio ruolo è quello di vestire
uno stato d’animo». Vive e lavora a Belluno.
nazzarEno carUSi, musicista di fama internazionale, è nato nel 1968 a Celano, in provincia dell’Aquila. Allievo di Alexis Weissemberg e Viktor merzhanov, calca i palcoscenici da quando aveva 10
anni. nel corso della sua carriera ha pubblicato dischi con la emi e scrive, non solo di musica, per importanti testate nazionali (libero, Panorama, TgCom 24). Pianista di grande talento, ha suonato in
tutto il mondo e nelle sedi più prestigiose, come il Teatro alla Scala di milano, la Carnagie Hall di new
York, il Teatro Colòn a Buenos Aires, la Brahms Gesellschaft Halle di Amburgo, la Salle Cortot di
Parigi. Tra i riconoscimenti il Premio Weissemberg e il primo premio ai Rencontres Internationales de
Piano di Parigi. «Tutto è musica, la musica è vita. – ha dichiarato Carusi ricevendo il premio – Sono grato a
mio padre che mi ha insegnato ad amare l’Abruzzo».
carMinE D’aloiSio, ministro consigliere per il commercio presso l’Ambasciata Usa in italia, è nato a
S. Stefano di Sessanio, in provincia dell’Aquila. emigrato con i genitori a 7 anni, formazione negli Stati
Uniti, ha lavorato per oltre 20 anni per il Department of foreign Service Commercial. nel 1992 ha ricevuto dal Dipartimento del Commercio degli Usa la medaglia d’oro per i risultati conseguiti e per il
contributo reso alla sicurezza nazionale dopo la liberazione del Kuwait. Dal 1999 al 2001 è stato direttore
per l’area east (Asia-Pacifico) per la gestione dei programmi commerciali in 13 paesi asiatici, Australia e
nuova Zelanda. la sua esperienza all’estero ha incluso incarichi nelle filippine, Thailandia, Kuwait,
Arabia Saudita, Corea e italia. molto commosso per il riconoscimento, nel suo intervento ha parlato
dell’orgoglio degli italiani in nord America per il retaggio culturale e l’amore verso i luoghi dai quali partirono padri e nonni. «Sono molto interessato – ha detto Carmine D’Aloisio – a conoscere la realtà dell’Abruzzo,
che promuoverò negli Stati Uniti. Cercherò nuovi modi di portare l’Abruzzo nel mondo e il mondo in Abruzzo».
GiGliola Staffilani, docente (full professor) di matematica pura presso il Dipartimento di matematica del massachusetts institute of Technology (miT) di Boston, è nata a martinsicuro, in provincia
di Teramo. figlia di fattori, alla scomparsa del padre la mamma l’avrebbe voluta parrucchiera. ma lei
era innamorata della scienza. A prezzo di grandi sacrifici si è laureata in matematica all’università di
Bologna, ha conseguito il dottorato a Chicago, ha iniziato a lavorare all’institute for Advanced Study
di Princeton. Attualmente è l’unica donna professore di matematica pura al miT, tra gli atenei più prestigiosi d’America. È nota non solo come eccellente matematica, ma anche per la coinvolgente
simpatia e la semplicità nelle relazioni interpersonali.
202
20 agosto 2012
la Storia D’Un raGazzo toScano
tra DittatUra faSciSta E la GUErra
di EManUEla MEDoro e GoffrEDo PalMErini
l’AQUilA – Vivere in bocca al lupo, è il titolo di un libro scritto da Salvatore Di Vita, per
la Thunderbird Press California, basato su una storia vera, dice il sottotitolo. la storia
vera è la biografia di Antonio Ghezzo (27 luglio 1927), vice presidente di una banca,
oggi in pensione, che attualmente vive a Pasadena, in California. la narrazione si svolge
all’inizio su due percorsi che ad un certo punto si incontrano. la microstoria della
famiglia italiana Ghezzo, con trasferimenti, incontri, nascite e morti, si svolge in contemporanea con la macrostoria della nascita, diffusione, affermazione e crollo del
fascismo. le due storie si incontrano nel momento in cui Antonio Ghezzo inizia il suo
percorso di formazione umana e sociale come figlio della lupa.
Da notare, nelle prime pagine del libro, la spiegazione della differenza di significato
ed uso della parola fascio, negli Usa ed in italia. negli States è rappresentazione dell’idea
di federazione (E pluribus unum, from many one), in un movimento dal basso verso l’alto.
in italia, invece, il significato ideologico era opposto, l’idea di Stato indicava un movimento
autoritario dall’alto verso il basso, e trasformò la parola fascismo in una oscenità. il racconto, che riporto per sommi capi, si svolge dunque tra camicie nere, olio di ricino,
delitto matteotti, case del fascio e polizia segreta. e Antonio Ghezzo è prima un figlio
della lupa, poi un balilla, obbligato a farlo per poter essere ammesso alla frequenza di
una scuola pubblica.
il succedersi delle vicende descrive il percorso di maturazione psicologica, umana,
sociale e politica del ragazzo Antonio, attraverso le sue esperienze personali, dolorose
per il corpo e per l’anima, che generarono una lenta presa di coscienza della complessa
realtà dei fatti. Centrale nella storia il rapporto fra il giovane Antonio e suo padre, il maresciallo Simeone Ghezzo, che fra le pareti domestiche pretendeva ubbidienza cieca ed
assoluta, senza spazio alcuno per discussioni di sorta. in questo rapporto fatto di sentiPubblicato in
CAnADA (italiani, il Postino)
STATi UniTi (Gente d’italia, l’italo-Americano)
UrUGUAY (Gente d’italia)
AGenZie inTernAZionAli: Aise, inform e Agenzia Stampa italia
in iTAliA: il Giornale 24, Agorà magazine, Politicamente corretto, la Prima Pagina, fattitaliani, il
Capoluogo, inAbruzzo, l’impronta, newson, Giornale di montesilvano, All news Abruzzo, Chieti
Scalo, Corriere Peligno, Giulianova news, Piazza grande, Vox militiae, radio l’Aquila 1.
203
goFFreDo PaLMerini
menti contrastanti e dolorosi, nasce e si sviluppa nel giovane Antonio l’idea di libertà, sia
a livello individuale che sociale, come processo di liberazione da obblighi di sottomissione
ed ubbidienza, di schiavitù dell’anima. rilevante anche il rapporto con l’amico mario,
con cui il ragazzo Antonio frequentò in divisa e con diligenza, le lezioni obbligatorie del
sabato fascista, come balilla e poi come avanguardista.
Poi, mentre i due giovani, come tanti altri italiani, erano tenuti all’oscuro delle vicende
della guerra, il regime fascista cadde e dopo neanche due mesi ci fu la resa incondizionata
agli alleati. in quel periodo la famiglia Ghezzo viveva a firenze ed Antonio si ritrovò su
un camion di tedeschi che lo trasportava al lavoro coatto da qualche parte. Attaccati da
un gruppo di partigiani, i prigionieri italiani del camion tedesco riuscirono a fuggire. Per
evitare di essere preso e fucilato all’istante come disertore, ad Antonio non restò altro
che unirsi ad un gruppo di partigiani, per i quali sviluppò lentamente, dopo l’iniziale diffidenza, una forma di ammirazione per il coraggio, la coerenza e la dedizione ai valori di
libertà che dimostravano nell’agire quotidiano.
in particolare cito il rapporto d’amicizia che Antonio, il partigiano Tommy, ebbe con
il partigiano Cagnara, più avanti negli anni di lui, che finita la guerra lo aiutò a mettersi
nei panni del padre, a capirne le difficoltà ed a trovare con lui una via di riconciliazione
in un’italia finalmente libera e democratica. Per concludere mi soffermo sul significato
dell’espressione “in bocca al lupo”. in italiano questa espressione è un augurio di successo;
nel testo significa vivere in un posto sicuro. nel caso di Antonio Ghezzo il posto sicuro
è la famiglia. in particolare sua sorella Alba, in due circostanze, ricordandogli gli affetti
familiari e le sofferenze della madre per le sue assenze, gli salvò la vita.
Particolarmente interessante la lettura di questo libro in lingua inglese. l’autore scrive
un inglese scorrevole e facilmente comprensibile anche per non nativi, traducendo
espressioni, frasi e slogan propri del regime fascista nella lingua di Churchill, l’odiato nemico da sconfiggere. la storia andò in un altro modo. e così pure io, nata nell’anno
dello scoppio della guerra che doveva durare solo due mesi, anziché parlare il tedesco
del reich dei 1000 anni, parlo, con grande soddisfazione, l’inglese della regina elisabetta
e di Barack obama. Appreso con sacrificio e duro lavoro, mi ha dato di che vivere e la
possibilità di contatto con culture e mondi lontani.
non posso fare a meno di ricordare, accanto a Tony Ghezzo, oriana fallaci, che al
tempo della guerra viveva a firenze come lui. l’amico fraterno di Antonio, mario, frequentava a firenze il liceo Classico “G. Galilei” in via martelli, come oriana fallaci.
lei, a soli quattordici anni, con una bicicletta assai malandata faceva la staffetta tra la
città ed i gruppi partigiani e miracolosamente sopravvisse al bombardamento di un
ponte di firenze. il padre di oriana, edoardo, fu fatto prigioniero dalla banda Carità,
“forse la più infame delle unità speciali della polizia fascista” (pag. 202 del testo di
Salvatore Di Vita). fu liberato, dopo essere stato torturato a lungo, per il coraggioso intervento della moglie Tosca.
ricordo anche il concittadino aquilano mario fratti, come Tony Ghezzo nato nel
1927. Solo in tempi recenti ha reso noto il suo rapporto di fraterna amicizia con Giorgio
Scimia, uno dei 9 giovani aquilani barbaramente trucidati dai nazisti il 23 Settembre
1943. mario fratti ha rivelato che lui avrebbe potuto essere il decimo martire; invitato ad
204
La sToria D’un ragazzo TosCano Tra DiDaTTura FasCisTa e La guerra
unirsi al gruppo che si dava alla macchia per combattere i tedeschi, rifiutò di partecipare,
poiché erano praticamente disarmati. mario fratti capì che il loro impegno, ispirato da
ideali di libertà e democrazia, era di fatto privo dei mezzi adeguati per combattere l’odiato
nemico. Da annotare, inoltre, che Antonio Ghezzo, oriana fallaci e mario fratti hanno
trovato una via d’uscita dagli anni convulsi della rinascita italiana del dopo guerra, nell’emigrazione negli Usa. infatti Tony Ghezzo e mario fratti sono diventati cittadini americani, mentre la fallaci comprò un appartamento nell’Upper east Side di new York,
dove visse a lungo con un permesso di soggiorno illimitato. (E. M.)
***
Conobbi Anthony Ghezzo (Tony) a los Angeles, nel Gennaio del 2005. Benché
fosse toscano – nato a ravenna, in romagna, vissuto in Ancona, Catanzaro ma sopra
tutto a firenze, la sua città d’elezione – la sua forte amicizia con Giulio Steve inglese, un
sulmonese di grande valore, esponente di spicco dell’Associazione Abruzzese e molisana
di California, l’aveva di fatto aggregato alla comunità abruzzese della metropoli californiana. ero componente d’una delegazione delle istituzioni cinematografiche aquilane in
missione culturale, insieme al sindaco dell’Aquila, presso l’università di los Angeles
(UClA) e l’Associazione volle tenerci ospiti in una simpatica serata conviviale in un bel
locale presso San fernando, cittadina a pochi chilometri dalla metropoli sull’interstate 5,
la grande arteria che va verso la capitale
Sacramento, l’oregon e ancora più a
nord verso il confine canadese.
fu in quell’occasione che incontrai
Tony. Da allora siamo in contatto quasi
ogni giorno, scambiandoci notizie, impressioni e belle immagini del lato
mondo. Ci siamo poi incontrati nel
2006, a Santiago del Cile, insieme a
Giulio inglese – per alcuni anni componente del Consiglio regionale
Abruzzesi nel mondo (CrAm), amico
stupendo e indimenticabile, scomparso
un anno fa – e due volte all’Aquila, in
occasione dei viaggi in italia promossi
in anni diversi dall’Associazione abruzzese e impeccabilmente organizzati da
Bart inglese, il fratello di Giulio. Con
grande piacere gli feci da cicerone, portando il gruppo alla scoperta delle meraviglie dell’Aquila. Allora conobbi anche Giovanna, moglie ed anima
gemella di Tony. formano una bella
coppia di ragazzi innamorati, a dispetto
dell’età. Tony ha ora 85 anni.
205
goFFreDo PaLMerini
Anthony Ghezzo
con sua moglie
Giovanna.
È della sua storia in America che vi voglio parlare, del come e del perché un giovane
impiegato statale delle imposte a 29 anni abbia deciso di lasciare l’italia e un lavoro
sicuro e invidiato – a quei tempi ma anche in quelli difficili che stiamo attraversando –
per il sogno americano. forse la voglia di tentare un avvenire diverso in un Paese con innumerevoli opportunità, forse il desiderio di conquistare pienamente la propria libertà,
fatto sta che nel 1956 Tony aveva prenotato il suo viaggio per gli Stati Uniti con l’Andrea
Doria, in quello che sarebbe stato l’ultimo viaggio del transatlantico che, a largo della
costa americana, fu sfondato dalla Stockholm per poi inabissarsi. il caso volle, per sua fortuna, che il ministero delle finanze gli concesse di poter lasciare l’impiego 30 giorni
prima della data inizialmente richiesta. racconta Tony Ghezzo:
«Durante l’ultimo mese in ufficio avevo chiesto al Ministero che il mese di ferie che mi spettava per
il 1956 mi permettesse di lasciare l’amministrazione dello Stato 30 giorni prima della data
approvata. Avendo il Ministero accettato la mia richiesta, mi recai immediatamente all’agenzia di
viaggi per cambiare la data della partenza. Era mio desiderio fare il viaggio con l’Andrea Doria,
sulla quale nave mia sorella Alba, che tuttora vive nell’Illinois, aveva viaggiato molto comodamente
qualche mese prima nel suo ritorno in America, dopo le sue vacanze in Italia. All’agenzia, con mio
rammarico, mi si disse che non avrei potuto fare il viaggio con l’Andrea Doria durante il mese di
giugno 1956, perché la nave non aveva più posti disponibili. Avrei invece potuto imbarcarmi sulla
nave americana Constitution che mi dava l’opportunità di cambiare la data di partenza anticipando
il viaggio di 30 giorni. A fine giugno sbarcai a New York. Quattro settimane dopo il mio arrivo in
America – ero a casa di mia sorella Alba, a Chillicothe nell’Illinois – appresi dalla Tv la tragedia
dell’Andrea Doria nel mezzo dell’Atlantico. Il mio ‘angelo custode’ continuava a proteggermi».
206
La sToria D’un ragazzo TosCano Tra DiDaTTura FasCisTa e La guerra
Secondo il contratto di lavoro che Tony Ghezzo aveva firmato nel febbraio 1956 al
Consolato americano di Genova, la società Caterpillar Tractor Co. s’impegnava ad assicurargli un impiego per 5 anni. Due funzionari della Caterpillar erano al Consolato Generale Usa di Genova per tenere colloqui con ingegneri italiani che avevano fatto richiesta
di lavorare alla Company, in America. fu così che Tony cominciò a lavorare alla Caterpillar,
in east Peoria, in luglio del ‘56. Sfortunatamente un anno dopo, nell’Agosto 1957, gli
Usa piombarono in una forte recessione e la Caterpillar fu costretta a licenziare temporaneamente (lay-off) 14 mila impiegati. i primi a lasciare il lavoro furono quelli che avevano
poca anzianità di servizio, per cui Tony, che aveva solo 13 mesi d’anzianità, fu uno dei
primi a dover abbandonare l’impiego. ricorda Tony.
«Settimanalmente mi mettevo in fila per ricevere l’assegno di disoccupazione. Mentre diversi giovani
temporaneamente licenziati erano felici della situazione, perché il tempo libero del lay-off potevano
impiegarlo lavorando nella “farm” che possedevano, per me l’essere disoccupato era causa d’imbarazzo,
perché mi sentivo umiliato a dover riscuotere la disoccupazione».
Provvidenzialmente Tony faceva parte d’un gruppo di giovani organizzati nel Young
Christian Workers (YCW) che si dava da fare per aiutare i poveri di Peoria, consegnando
buste piene di cibo in scatola o congelato. il gruppo di Tony era organizzato e diretto da
un prete. Durante una riunione il prete chiese al gruppo cosa si potesse fare per alleviare
il problema dei disoccupati. Continua a raccontare Tony:
«Gli feci presente che anch’io ero un disoccupato, essendo stato messo in “laid-off ” dalla Caterpillar.
Il padre fu molto sorpreso perché riteneva che io avessi un ottimo impiego. Immediatamente si
prodigò a farmi un biglietto di presentazione per la Madre Superiora, direttrice del St. Francis
Hospital di Peoria. Dopo due lunghi colloqui, fui assunto ed iniziai a lavorare nel Purchasing
Dept, responsabile per gli acquisti degli undici ospedali delle Sisters of the Third Order of St.
Francis, situati in Illinois, Iowa e Michigan. Il mio capufficio, un avvocato ungherese di Budapest,
mi esortò ad iscrivermi ai corsi serali dell’Università Breadly di Peoria per ottenere il diploma di
Purchasing Agent. Lo feci con grande sacrificio, perché spesso mi toccava studiare durante la notte.
Condensai 3 anni di ragioneria ed ottenni il diploma».
fu così che Tony ottenne una promozione e fu messo a dirigere il PiC (Perpetual inventory Control), che era il precursore dei sistemi informatizzati venuti con l’avvento
del computer. fu questo un affidamento di grande responsabilità che gli aprì le porte ad
un altro importante incarico: la centralizzazione degli altri 10 ospedali delle Sisters.
racconta ancora Tony:
«Completata la centralizzazione e dopo aver organizzato un “Code Book” che elencava tutti gli
articoli che venivano giornalmente prelevati dai vari reparti degli ospedali cominciai a viaggiare con
una giovane suora che aveva una laurea in Hospital Administration conseguita all’Università di St.
Louis, nel Missouri, ed insieme organizzammo i primi 3 ospedali in Iowa, poi i 5 ospedali nell’Illinois.
Ogni ospedale richiedeva un minimo di due mesi di tempo per istruire il personale sul nuovo sistema
PIC. Nel luglio 1962 ottenni tre settimane di ferie e mi recai in Italia per sposarmi con Giovanna:
ci conoscevamo da bambini, cioè da quando lei aveva 7 anni ed io 11. Ci sposammo il 4 Agosto a
Fiesole. Al mio ritorno in America, avrei dovuto viaggiare nel Michigan per organizzare i 3 ospedali
207
goFFreDo PaLMerini
delle Sisters a Menomini, Escanaba e Marquette (Upper Peninsula). Ma quando Giovanna, dopo
aver finalmente ottenuto il visto dal Consolato americano di Firenze, mi raggiunse negli Usa, il
freddo dell’Illinois non la mise davvero in una buona disposizione d’animo e fui costretto ad
abbandonare quello Stato e le Sisters of the Third Order of St. Francis e far vela verso la California,
seguendo il consiglio di mia sorella Lida, che già viveva in California da qualche anno ».
Aveva esitato non poco, prima di lasciare le Sisters, anche perché gli avevano promesso
una buona promozione. ma Giovanna e il matrimonio erano più importanti. Così si
decise a seguire il consiglio di sua sorella lida che gli aveva ricordato il detto tutto americano “move West Young man”. mi racconta ancora Tony:
«Noleggiai un rimorchio U-Haul per coprire le 3.000 miglia circa che ci separavano da Los
Angeles e l’8 Dicembre 1962 lasciammo Peoria con una tormenta di neve alle spalle che ci seguì per
quasi 700 miglia; verso le 8 di sera arrivammo ad Amarillo, in Texas, dopo un viaggio diretto di
1008 miglia, facendo solo brevi soste per rifornirci di benzina. Per me e Giovanna aveva così inizio
la “buona stagione”. Due giorni dopo arrivammo a casa di Lida, in El Monte, in California».
nei primi giorni si preoccupò d’inviare il suo curriculum vitae ad una trentina d’ospedali e a grandi Corporations nel sud della California. Aggiunge Tony.
«Dopo due mesi di completo silenzio nel giro di due giorni ricevetti tre richieste di colloquio per
impiego: un posto all’ospedale di Boron, vicino a Lancaster; uno al comune di Santa Barbara e uno
ai Grandi Magazzini May Co. di Los Angeles. Accettai l’impiego con la May Co. perché era il più
pratico e conveniente, cioè la località più vicina alla casa che avevamo affittato a Monterey Park. Vi
lavorai per 4 anni nel Purchasing Departement, convertendo i 18 May Co. Stores al centralized
purchasing PIC, sistema che avevo appreso ed applicato efficacemente nell’Illinois».
in quegli stessi anni Ghezzo riprese con determinazione e costanza gli studi presso la
UClA, prestigiosa università di los Angeles, seguendo corsi in Computer Programming,
Government Contracts, Data Processing, finalmente ottenendo un diploma di laurea in Professional Designation in Purchasing management. Dopo 4 anni alla may Co. Tony venne a
sapere che la Home Savings, la più grande banca di risparmio (Savings and loan) degli Stati
Uniti, aveva bisogno di un Purchasing Agent con valida esperienza. fu ascoltato in colloquio
da tre vice Presidenti esecutivi e assunto due giorni dopo, il 1° febbraio 1967. Alla Home
Savings Anthony Ghezzo ha fatto un’ottima carriera, promosso Assistant V. P. dopo solo 3
mesi e poi raggiungendo la qualifica di vice Presidente che ha mantenuto per oltre 25 anni.
«Anche alla Home Savings ho implementato il PIC che avevo appreso all’Università dell’Illinois, prodigandomi
nel convertire il vecchio sistema PIC alle nuove apparecchiature telematiche », conclude Tony Ghezzo.
nel 1992, a 65 anni, Tony Ghezzo è andato in pensione, dedicando molto del suo tempo
libero alla comunità italiana, diventando membro di ben sette associazioni e club italiani.
È anche in questi anni che egli amplia la sua collaborazione giornalistica con il settimanale L’Italo Americano, la più antica testata italiana in America – è stata fondata nel
1908 dal fiorentino Gabriello Spini – che si pubblica a los Angeles, con redazioni a San
Diego e San francisco. in doppia lingua, italiano e inglese, il settimanale raggiunge tutta
la California ed è diffuso anche nel confinante oregon. Sulle pagine del settimanale
Tony Ghezzo cura una speciale rubrica di storia italiana e di resoconti di viaggio. nel
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La sToria D’un ragazzo TosCano Tra DiDaTTura FasCisTa e La guerra
1999 ha ricevuto varie onorificenze, tra le quali Pergamene di merito dal Sindaco e dalla
Contea di los Angeles, e il riconoscimento di Man of the Year - Uomo dell’Anno. Da
qualche settimana Tony ha compiuto 85 anni – è nato il 27 luglio 1927 a ravenna – e
qualche giorno fa, con sua moglie Giovanna, hanno celebrato le “nozze d’oro” per il
loro 50° anniversario di matrimonio.
«Da quando sono in pensione, una ventina di anni, continuo a frequentare con più assiduità la
compagnia di amici sinceri, tra i quali molti abruzzesi, oltre a dilettarmi nella lettura di classici e di eventi
storici del passato. Amo fare viaggi ed escursioni, che mi piace anche raccontare», mi confida infine. Tre
i figli di Tony e Giovanna: marco (23 Gennaio 1964), Alan (29 Dicembre 1964) e Paolo (1
Settembre 1971), tutti nati in California. marco, impiegato alla Hewlett Packard, ha sposato
nancy e hanno due figli, Alex (14 anni) e nadine (12), vivono a Covina, vicino Pasadena;
Alan ha sposato Jinny, lavorano entrambi alla iBm, hanno tre figli loro, Christina (23),
matthew (22) e Jonathan (8), e un figlio di colore adottato, Jonathan (8), vivono nel north
Carolina; Paolo ha sposato Tricia, hanno un figlio, Dylan (8), vivono ad Altadena, nei pressi
di Pasadena. Paolo lavora a los Angeles come programmista di soggetti di fantascienza,
mentre Tricia è vice direttore alla UClA. Una bella e larga famiglia, quella di Tony e Giovanna,
che vivono serenamente la loro quarta età in “giovinezza” e armonia. (G. P.)
Tony Ghezzo con tutta la famiglia.
209
22 agosto 2012
focUS SUll’EMiGrazionE italiana
al fEStival DEDicato a JoHn fantE
CHieTi – È imminente l’apertura – a Torricella Peligna, dal 24 al 26 Agosto – del
festival letterario “il Dio di mio padre” dedicato a John fante, quest’anno alla sua
settima edizione, con la direzione artistica di Giovanna Di lello che dell’evento è dall’origine musa ispiratrice ed anima dell’organizzazione. l’importante rassegna letteraria,
che va progressivamente crescendo in notorietà e prestigio, sabato 25 Agosto, alle ore
11, presenta un interessante focus sull’emigrazione italiana, sugli spunti offerti da due
recenti saggi: Il voto degli altri, a cura di Guido Tintori (Centro Altreitalie, rosenberg&Sellier), e L’Altra Italia di Goffredo Palmerini (one Group edizioni). l’incontro con gli
autori, e il successivo dibattito, sarà coordinato da Carlo Di Stanislao.
Il voto degli altri, con sottotitolo Rappresentanza e scelte elettorali degli italiani all’estero, reca
la prefazione di maddalena Tirabassi e una presentazione di Guido Tintori, che è anche
il curatore del volume. il libro collettaneo contiene 7 interessanti contributi di studiosi
ed esperti (michele Colucci, eugenio Balsamo, Anna Consonni, Stefano luconi, francesco
Tarantino, Simone Battiston, Bruno mascitelli, Guido Tintori) che danno un quadro
assai chiaro ed esaustivo sul voto degli italiani all’estero, sulla legislazione relativa, sull’organizzazione della rappresentanza delle comunità italiane, con un approfondimento per
continente dell’espressione del voto, sulle problematiche emerse con l’introduzione, con
legge del 2001, del voto per gli italiani all’estero.
L’Altra Italia di Goffredo Palmerini porta la prefazione di laura Benedetti, direttore
del Dipartimenti di Studi italiani alla Georgetown University di Washington (Usa), ed una
presentazione di Giuseppe Della noce, segretario generale della federazione Unitaria
Stampa italiana all’estero (fUSie). È una selezione di scritti e articoli, pubblicati su numerose
testate giornalistiche in italia e all’estero, tenuti da un filo rosso che congiunge le comunità
italiane nel mondo, con le loro punte d’eccellenza, con un’italia dentro i confini spesso diPubblicato in
CAnADA (italiani)
STATi UniTi (i-italy, Amico)
VeneZUelA (la Voce d’italia)
AGenZie inTernAZionAli: Aise, Agenzia Stampa italia e 9 Colonne
in iTAliA: il Centro, il Giornale 24, Agorà magazine, Politicamente corretto, la Prima Pagina, fattitaliani, l’indro, ionio notizie, il Capoluogo, inAbruzzo, l’impronta, newson, Giornale di montesilvano, All news Abruzzo, Chieti Scalo, Corriere Peligno, Abruzzo Quotidiano, roccaflea, Giulianova
news, emigrazione, irispress, Pagine Abruzzo, il Primato.
210
stratta e non del tutto consapevole delle grandi risorse intellettuali ed umane dell’altra
italia, quei 60 milioni d’italiani oltreconfine. numerosi e prestigiosi gli ospiti del festival,
tra cui masolino e Caterina D’Amico, igiaba Scego, federico moccia, Sandro Veronesi,
Vinicio Capossela e l’attore italoamericano ray Abruzzo. Presente inoltre Dan fante,
figlio secondogenito del grande scrittore italoamericano e romanziere di successo egli
stesso.
Sandro Veronesi, grande estimatore di John fante, sabato 25 Agosto terrà, nel pomeriggio, una lectio magistralis sullo scrittore e, la sera, un reading di brani delle opere fantiane
con la straordinaria partecipazione di Vinicio Capossela, riecheggiando la celebre puntata
di magazzini einstein in onda su rai3 nel 1997, dove i due convinti fantiani intrapresero
un viaggio in auto verso Torricella Peligna alla scoperta dei luoghi d’origine della famiglia
dello scrittore e del suo immaginario letterario. l’universo letterario dei giovani e degli
scrittori esordienti è sempre stato al centro del festival. e non è un caso, visto che il personaggio fantiano per eccellenza è Arturo Bandini, un giovane aspirante scrittore in cerca
di successo nella los Angeles degli anni Quaranta del secolo scorso. far conoscere al
nostro pubblico i protagonisti del panorama letterario italiano è un altro degli obbiettivi
della manifestazione, così come favorire i talenti artistici della nostra regione.
Come per le passate edizioni, momento fondamentale del festival sarà infatti il
Premio letterario John fante che quest’anno, oltre la categoria “John fante opera Prima”
rivolto a scrittori esordienti, ha inserito anche la categoria “John fante Abruzzo” per
opere prime e seconde che abbiano un legame con l’Abruzzo, conferendo la vittoria a
Barbara Di Gregorio con Le giostre sono per gli scemi (rizzoli, 2011). Una menzione particolare per Patrizia Di Donato con La neve in tasca (edizioni Duende, 2011). la giuria
tecnica del Premio, composta dal presidente francesco Durante, masolino D’Amico ed
emanuele Trevi, con l’ingresso di mario Cimini per la categoria Abruzzo, ha scelto
inoltre i tre finalisti del Premio John fante opera Prima di questa edizione: francesco
Targhetta, Perciò veniamo bene nelle fotografie (iSBn, 2012), Donatella Di Pietrantonio, Mia
madre è un fiume (elliot, 2011), Giuseppe Di Piazza, I quattro canti di Palermo (Bompiani,
2012), che verranno presentati al festival per eleggere il vincitore dell’edizione 2012.
211
goFFreDo PaLMerini
Guido Tintori, Carlo Di Stanislao e Goffredo Palmerini.
Durante il festival verranno presentati inoltre i libri Esecuzione di Angela Capobianchi
e La paura di francesca Bertuzzi, scrittrici entrambe di origine abruzzese. Un omaggio a
Full of life concluderà il festival domenica 26 Agosto, con l’appuntamento “letture nella
notte”, un reading del romanzo a cui tutti gli appassionati saranno invitati a partecipare
dopo l’incipit in lingua originale di Dan fante e ray Abruzzo. la lunga notte in cui si
leggerà integralmente il romanzo alternando le voci al leggio è a cura di Domenico
Galasso che, durante il festival, curerà “il respiro della scrittura”, laboratorio di lettura
interpretativa. Per valorizzare il patrimonio culturale degli italiani nel mondo, di cui John
fante è parte integrante, il festival dedica ogni anno momenti di approfondimento sulla
cultura italoamericana, italo-europea e più ingenerale italo-straniera. A caratterizzare la
manifestazione è però anche la sua prospettiva transnazionale e interculturale, che
privilegia l’indagine sulle contaminazioni culturali e l’incontro tra mondi diversi. Questi,
in dettaglio, gli appuntamenti nei tre giorni del festival.
vEnErDì 24 aGoSto - Alle 10:45, presentazione della tesi di laurea di Valentina Di
marino “il linguaggio letterario di John fante” (Università di Chieti); alle 11:30 presentazione del volume Le giostre sono per gli scemi (rizzoli, 2011) di Barbara Di Gregorio, vincitrice del Premio “John fante opera Prima Abruzzo”; ore 16:00 presentazione dei libri
dei finalisti del Premio “John fante opera Prima”: francesco Targhetta, Perciò veniamo
bene nelle fotografie (iSBn, 2012), Donatella Di Pietrantonio, Mia madre è un fiume (elliot,
2011), Giuseppe Di Piazza, I quattro canti di Palermo (Bompiani, 2012), con la partecipazione
di francesco Durante (Università Suor orsola Benincasa, napoli), masolino D’Amico
(Università di roma Tre,) e del giornalista oscar Buonamano; ore 18:30 cerimonia di
consegna del Premio “John fante opera Prima”, con i finalisti francesco Targhetta,
Donatella Di Pietrantonio e Giuseppe Di Piazza, con Barbara Di Gregorio (vincitrice
del Premio sezione opera Prima Abruzzo) e Patrizia Di Donato (menzione particolare
sezione John fante opera Prima Abruzzo per La Neve in tasca, Duende, 2011). Presente
212
FoCus suLL’eMigrazione iTaLiana aL FesTivaL DeDiCaTo a john FanTe
alla cerimonia, oltre alla Giuria, Dan fante. Alle ore 21:30 “omaggio alla famiglia
D’Amico”, con proiezione del film tv Viaggio nel continente (1968) di luigi filippo D’Amico,
prodotto da marcello D’Amico, con Paola Pitagora e lando Buzzanca, tratto dalle
novelle La Balia e Lumìe di Sicilia di luigi Pirandello. introducono masolino D’Amico
(Università di roma Tre) e Caterina D’Amico (direttore Casa del Cinema, roma).
SaBato 25 aGoSto - Alle ore 11:00 focus sull’emigrazione italiana con la presentazione
dei saggi Il voto degli altri, a cura di Guido Tintori (Centro Altreitalie, rosenberg&Sellier,
2012), e L’Altra Italia di Goffredo Palmerini (one Group edizioni, 2011). modera Carlo
Di Stanislao. Alle ore 16:00 “Donne in Thriller”, presentazione dei romanzi Esecuzione di
Angela Capobianchi (Piemme, 2011) e La paura di francesca Bertuzzi (newton Compton,
2012). modera maria rosaria la morgia, giornalista rai. Alle ore 17:45 lectio magistralis
“John fante ed io” di Sandro Veronesi. Alle 21:30 reading musicale della Compagnia
della Polvere, con Alessio romano e Christian Carano. Alle 22:30 reading musicale in
omaggio a John fante, con Sandro Veronesi e Vinicio Capossela. letture in lingua
originale di Dan fante e ray Abruzzo.
DoMEnica 26 aGoSto - Alle ore 11:00 Passeggiata fantiana, tour nel centro storico di
Torricella Peligna sulle tracce di nick, padre di John fante, guidato da Antonio Di
renzo, esperto di storia e cultura locale. Alle ore 16:00 presentazione tesi di laurea: Ugo
russo, “l’importante è viaggiare: elio Vittorini traduttore di John fante” (Scuola normale
Superiore di lyon, francia); Alessia forgione, “John fante e il personaggio Arturo
Bandini. l’autobiografia nella letteratura d’emigrazione”, (Università la Sapienza, roma);
Valentina maltese, “Like father, like son: John fante Vs. nick fante, storia di un asimmetrico
parallelismo” (Università di Bologna). Coordina Giovanna Di lello, direttore artistico
del festival “il Dio di mio padre”. Alle ore 17:00 “in between, Vivere tra due mondi”, la
scrittrice italo-somala igiaba Scego si racconta. Presenta francesco Durante. ore 18:30,
Dan fante con
Giovanna Di lello,
direttore artistico
del festival.
213
federico moccia (sindaco di rosello) presenta il suo romanzo L’uomo che non voleva amare
(rizzoli, 2012), con Simone D’Alessandro, dottore di ricerca in scienze sociali. Alle ore
21:30, proiezione del film tv Sicilia amara (1968) di luigi filippo D’Amico, prodotto da
marcello D’Amico, con Salvo randone, Turi ferro, Guido leontini, tratto dai racconti
di luigi Pirandello La cattura e La lega disciolta. Alle ore 23:00 “Full of life, letture nella
notte”: nel 60° anniversario della pubblicazione del romanzo di John fante, reading in
lingua originale di Dan fante e ray Abruzzo, in italiano dell’attore Domenico Galasso e
dei suoi allievi del laboratorio di lettura interpretativa “il respiro della scrittura”, e di tutti
quelli che vogliono rendere omaggio a Full of Life.
Qualche annotazione, infine, su Torricella Peligna. Bel borgo di 1500 abitanti posto
in posizione elevata sul crinale tra le valli dei fiumi Sangro ed Aventino, si fa risalire la
sua fondazione, secondo una tradizione orale, ad opera di esuli di Juvanum, cittadina
romana sita nei pressi dell’attuale montenerodomo. Tuttavia le prime fonti certe l’accreditano all’Xi secolo, nel 1060, quando Papa niccolò ii dona ai Benedettini delle isole
Tremiti metà d’un castello situato nel territorio di Torricella. Diventa poi feudo degli
orsini e di altri feudatari, nei secoli successivi. il paese fu distrutto durante la seconda
guerra mondiale. A Torricella Peligna, oltre a nicola (nick) fante, emigrato negli Stati
Uniti e padre dello scrittore John fante, sono nati ettore Troilo (1898 - roma, 1974),
fondatore e Comandante della Brigata maiella, il primo reparto di Volontari partigiani
costituito nel dicembre 1943 e l’unico decorato di medaglia d’oro al Valor militare, che
combatterà contro i nazifascisti in Abruzzo e in nord italia. ettore Troilo, dopo la liberazione, sarà per breve tempo Prefetto di milano. originario di Torricella anche il padre
di Silvio D’Amico, giornalista e critico teatrale
cui si deve la teorizzazione della professione
di regista, al quale è intitolata la più prestigiosa
scuola di recitazione d’italia, l’Accademia
d’Arte Drammatica, da lui stesso fondata. la
famiglia D’Amico ha poi dato alla cultura italiana numerose personalità. originaria di Torricella Peligna anche la famiglia del famoso
musicista siciliano Vincenzo Bellini. il nonno
del compositore, Vincenzo Tobia Bellini, nacque infatti a Torricella per poi trasferirsi a Catania, dove svolse la professione di maestro di
Cappella e di stimato musicista.
ettore Troilo.
214
17 Settembre 2012
IL CORAGGIO DI SPARTACO
caPUa rEnDE oMaGGio aD anDY WHitfiElD
CAPUA (Caserta) – Da un’idea di marina Bonifacio, il Comune di Santa maria Capua
Vetere e la Soprintendenza ai Beni Archeologici (Avellino, Benevento, Caserta, Salerno),
il 17 ottobre 2012, alle ore 19, rendono omaggio a Andy Whitfield, attore inglese scomparso un anno fa. l’evento si terrà nei pressi dell’Anfiteatro Campano di Capua. Vi parteciperanno, oltre alla popolazione capuana, fans di Andy da tutto il mondo, attori del
serial tv Spartacus, Blood and Sand (Spartaco, sangue e sabbia), il sindaco di Santa maria
Capua Vetere, Biagio maria Di muro, la Soprintendente ai Beni Archeologici, Adele
Campanelli, e altre autorità. il programma della serata, nel giorno di nascita dell’attore
che avrebbe compiuto 41 anni, prevede la proiezione di alcuni episodi del serial, la visita
con ingresso gratuito all’Anfiteatro e al museo dei gladiatori. A Capua Andy Whitfield è
molto amato. la città si è affezionata ad Andy, gli è grata per il ritorno d’immagine su
Capua grazie alla serie tv in 13 puntate – trasmessa sulla rete privata Starz entertainment
e nel 2011 anche sul canale 109 Sky Uno – e alla straordinaria sua interpretazione cinematografica nel ruolo di Spartaco, l’eroico gladiatore promotore nel 73 a.C. d’una storica
rivolta degli schiavi che osò sfidare roma.
Spartaco, guerriero della Tracia, catturato e fatto schiavo dai romani, fu venduto a
lentulo Batiato, che a Capua aveva una scuola di gladiatori. Diventò un gladiatore d’eccezionale prodezza e forza, combattendo contro fiere e gladiatori nell’anfiteatro capuano.
Dotato di grande carisma e amore di libertà, Spartaco guidò una proditoria rivolta di gladiatori e schiavi, conquistando un vasto territorio del meridione (Campania, lucania,
Calabria e Puglia) e tenendo per quasi due anni in scacco l’esercito romano. molte le sue
proditorie e vittoriose azioni, alla testa di schiavi con poche armi, contro le truppe
inviate da roma per reprimere la rivolta. fino a quando il Senato romano non decise
d’affidare il comando a marco licinio Crasso che pretese ben otto legioni per muovere
in forze schiaccianti contro Spartaco e gli schiavi e reprimere la rivolta. Affrontatili con
Pubblicato in
CAnADA (italiani, il Postino)
STATi UniTi (Gente d’italia)
UrUGUAY (Gente d’italia)
AGenZie inTernAZionAli: inform e Agenzia Stampa italia
in iTAliA: Agorà magazine, Politicamente corretto, la Prima Pagina, fattitaliani, ionio notizie, il Capoluogo, l’impronta, Giornale di montesilvano, All news Abruzzo, Chieti Scalo, Corriere Peligno,
Giulianova news.
215
goFFreDo PaLMerini
Andy Whitfield
con la famiglia
e, a destra,
nei panni
di Spartacus.
alterne vicende, li sconfisse infine nel 71 a.C. presso le sorgenti del Sele. Spartaco perse
eroicamente la vita sul campo di battaglia, dove rimasero uccisi in combattimento ben
60 mila schiavi. Un massacro. Seimila schiavi ribelli fatti prigionieri vennero poi appesi
in croce, nudi, lungo la via Appia, da Capua fino a roma.
il serial tv in 13 puntate Spartaco, sangue e sabbia, girato in nuova Zelanda, ha avuto
appunto Andy Whitfield per interprete principale, nel ruolo di Spartaco, storia avvincente
che già nel 1960 Stanley Kubrick aveva portato sul grande schermo, nel film Spartacus e
con il volto di Kirk Douglas, film premiato con 4 oscar e un Golden Globe. l’attore
Andy Whitfield, con la sua bravura, ha saputo nuovamente far rivivere la storia leggendaria
del gladiatore trace assicurando al serial uno straordinario successo di pubblico e di
critica. Avrebbe poi dovuto continuare con un sequel, una serie successiva di puntate,
quando la malattia e poi la morte dell’attore hanno costretto la produzione americana ad
affidare il ruolo ad un altro attore. Andy Whitfield era nato il 17 ottobre 1971 a Amlwch,
nel Galles. laureato in ingegneria, a 27 anni era emigrato in Australia, dove per qualche
tempo aveva esercitato la professione. ma la sua passione vera era la recitazione. Dunque,
eccolo studiare alla Screenwise film & TV School for Actors di Sydney, e al lavoro
come modello in decine di campagne pubblicitarie, tra europa e Asia.
il suo debutto come attore in un episodio della serie televisiva All Saints, poi il ruolo
principale nel film Gabriel, la furia degli angeli, quindi in diversi lavori in televisione e in
serial tv come The Strip, Packed to the Rafters e Le sorelle McLeod. ma è nel 2010 che Andy
Whitfield conquista grande popolarità, grazie alla serie televisiva Spartacus per la rete
Starz entertainment, nella quale interpreta il ruolo protagonista del leggendario gladiatore
trace. la prima serie di 13 puntate Spartacus, sangue e sabbia è un successo straordinario.
Già si prevede il seguito con altra serie, quando Andy si vede costretto ad abbandonare
le riprese a causa di un linfoma non Hodgkin (lnH). l’attore si sottopone immediatamente
216
il coraggio di spartaco
alle cure necessarie, interrompendo le riprese della serie che lo aveva reso famoso.
Andy viene sostituito da liam mcintyre nel
serial successivo, Spartacus, la Vendetta. Dopo
18 mesi di malattia Andy muore a Sidney,
l’11 Settembre 2011. l’attore lascia la moglie
Vashti e due figli.
Attualmente è in lavorazione un documentario sulla vita di Andy Whitfield e sul
suo comportamento esemplare nel corso
delle cure per la sua malattia. il film documentario, realizzato grazie alle donazioni
dei suoi numerosi ammiratori in tutto il
mondo, ha conosciuto il sollecito e appassionato impegno di marina Bonifacio, amica
dell’attore e della famiglia, alla quale si deve la proposta e l’iniziativa dell’omaggio a
Andy, con l’evento del 17 ottobre prossimo a Capua e di altri che seguiranno. Si diceva
del documentario in via di realizzazione. osserva marina Bonifacio:
«Sarà un’opera molto importante perché mira ad aiutare e sostenere psicologicamente le persone che
stanno combattendo il cancro e ha lo scopo di sollecitare ulteriormente la ricerca su questa malattia.
In breve, il documentario parla di Andy Whitfield, attore che nel fiore della vita aveva appena realizzato il suo sogno di diventare una star internazionale, quando gli è stato diagnosticato un linfoma
non Hodgkin. Prima di allora, lui e sua moglie Vashti, avevano unito la loro forza di volontà per
far sì che il successo arrivasse nella loro vita, compresa la “trasformazione” di Andy da ingegnere
ad attore e sex symbol. Andy fu sopraffatto quando seppe che il miglior trattamento medico al
mondo aveva da offrirgli una probabilità di sopravvivenza solo del 25 per cento. Non sapendo cosa
sarebbe successo, Andy invitò un operatore con telecamera a seguirlo durante tutto il percorso di cura
del cancro, documentando come egli esplorasse entrambe le opzioni alternative di cura medica, seguita
in Australia, Nuova Zelanda e poi India. Questo accesso senza precedenti in un momento così
delicato della sua vita, la sua apertura e onestà, daranno al pubblico la possibilità di uno sguardo
intimo nel suo privato, fatto assai raramente consentito, soprattutto da una celebrità. Era questa la
speranza di Andy che, aprendo la sua storia fino ad un documentario, pensava così di aiutare o consigliare altre persone impegnate ad affrontare sfide simili, nel contempo accelerando il ritmo della
ricerca sul cancro in tutto il mondo. Quello che non si aspettava era che la storia avrebbe catturato
così intensamente lui e la sua famiglia, attraverso la determinazione, l’amore e l’umorismo contagioso.
Tutto questo, le proprie trasformazioni ed emozioni comprese, passano attraverso il corso del film.
Be Here now, questo il titolo del documentario, trascende il tema del cancro e diventa una lezione
di vita universale, di vita vissuta senza paura, andando avanti con i propri sogni, abbracciando ogni
momento del vivere nel presente, nonostante il risultato finale».
ecco, in breve, le motivazioni d’un tributo all’attore in una città come Capua, profondamente legata alla storia di Spartaco, ma anche ad un artista come Andy Whitfield
che quel leggendario personaggio ha saputo così magistralmente interpretare e far rivivere
nella sua storica impresa.
217
2 ottobre 2012
anGElo SEMEraro:
PoEta, ScrittorE E arcHEoloGo.
Una Giornata Di StUDi a PaGanica
l’AQUilA – Si è conclusa con successo, il 30 Settembre, la Giornata di Studi tenutasi a Paganica, popolosa frazione dell’Aquila, nell’ambito delle “Giornate europee del Patrimonio
2012”, per ricordare a 20 anni dalla scomparsa Angelo Semeraro (Sulmona, 1906 - l’Aquila,
1992), letterato e archeologo. l’iniziativa, sotto l’egida della Direzione regionale per i Beni
Culturali e Paesaggistici dell’Abruzzo e della Deputazione Abruzzese di Storia Patria, ha
visto la partecipazione ai lavori di studiosi e autorità, oltre che di un pubblico attento e partecipe. Dopo il saluto portato al convegno dal vice Presidente del Consiglio regionale
d’Abruzzo, Giorgio De matteis, e dall’assessore alla Cultura del Comune dell’Aquila, Stefania
Pezzopane, alle ore 10 sono iniziati i lavori, coordinati da Walter Capezzali, presidente della
Deputazione Abruzzese di Storia Patria, con le relazioni di raffaele Alloggia (studioso di
storia locale), Walter Capezzali (giornalista e scrittore), liliana Biondi (Università dell’Aquila),
franco Villani (autore e regista teatrale) e Goffredo Palmerini (scrittore), che hanno tratteggiato Angelo Semeraro sotto l’aspetto letterario, sociale e umano.
nel pomeriggio i lavori, coordinati dall’archeologo Vincenzo D’ercole (ministero Beni
Culturali), hanno riguardato la figura di Angelo Semeraro “archeologo”, in riferimento alla
collezione di reperti preistorici e protostorici che egli ha donato alla comunità paganichese
e che presto dovrebbero essere allestiti a museo nel Palazzo Ducale di Paganica. il contesto
territoriale, dal punto di vista archeologico, e la collezione Semeraro sono stati oggetto
delle qualificate relazioni di Silvano Agostini e maria Adelaide rossi (Soprintendenza per
i Beni Archeologici dell’Abruzzo), massimo Pennacchioni (Università di roma Tre), Vincenzo D’ercole (Direzione Generale per le Antichità miBAC) e m. Georgia Di Antonio
(Università di Chieti-Pescara), Andrea Simeoni e eugenia Cesare (Università di roma Tre),
Alberta martellone (Soprintendenza Speciale per i Beni Archeologici di napoli e Pompei),
Veronica Quintili (Università di Chieti-Pescara), Serafina Pennestri (Direzione Generale
per le Antichità miBAC), fabio redi (Università dell’Aquila). i lavori si sono conclusi, dopo
un interessante dibattito, alle ore 19. Dell’intensa giornata di studi si riporta, qui di seguito,
la puntuale relazione della prof. liliana Biondi, docente di Critica letteraria e letterature
comparate presso la facoltà di lettere e filosofia dell’ateneo aquilano, sulla poesia di
Angelo Semeraro, autore di 32 volumi di liriche, in vernacolo e lingua.
Pubblicato in
CAnADA (italiani) • AGenZie inTernAZionAli: inform
in iTAliA: il Giornale 24, Politicamente corretto, la Prima Pagina, fattitaliani, ionio notizie, il Capoluogo, inAbruzzo, l’impronta, Giornale di montesilvano, All news Abruzzo, Chieti Scalo, Corriere
Peligno, l’Aquila Blog, Giulianova news, radio l’Aquila 1.
218
raffaele Alloggia,
Walter Capezzali e
liliana Biondi.
la PoESia Di anGElo SEMEraro
di liliana Biondi
A venti anni dalla morte del suo diletto Poeta – “Ju poeta” per antonomasia per i paganichesi –, Paganica sceglie le Giornate europee del Patrimonio 2012, che si tengono
contemporaneamente in cinquanta Paesi europei, per celebrare la memoria di Angelo
Semeraro attraverso l’indagine della sua opera letteraria e della sua passione archeologica.
Alla celebrazione partecipa anche il ministero dei Beni culturali d’intesa con la Soprintendenza regionale dei Beni Archeologici d’Abruzzo, con il supporto della Direzione
regionale dei Beni Culturali e Paesaggistici dell’Abruzzo e della Deputazione Abruzzese
di Storia Patria, con il patrocinio di regione, Provincia e Comune dell’Aquila e con l’organizzazione di infomedia Group Srl.
Sulmonese (per caso) di nascita e di origini pugliesi per via paterna, Semeraro ha
“sentito” Paganica essere la propria terra d’elezione, quella dove ha voluto riposassero le
sue spoglie, e deputata ad ereditare il suo patrimonio archivistico, librario ed archeologico.
Paganica è d’altronde luogo ricco e generoso di belle personalità di spicco: dall’amico
Goffredo Palmerini alle altre, tante, 38 in particolare, che si sono succedute nel tempo e
che egregiamente Alvaro Jovannitti ha tratteggiato negli anni 2003-2007 sul mensile “ il
Punto” e che errico Centofanti ha raccolto e curato con solerzia nel volume Personalità e
personaggi di Paganica (Amministrazione Provinciale dell’Aquila, 2007).
Una lunga vita, quella di Angelo Semeraro, che attraversa l’intero novecento (nasce il
24 Giugno 1906, si spegne il 2 Settembre 1992). Due guerre mondiali, il capitalismo e il
potere dei sindacati, il Concilio Vaticano ii che rivoluziona la Chiesa, l’abbandono delle
campagne a favore delle fabbriche, la contestazione giovanile, il terrorismo; e tra i diritti
acquisiti: scuola dell’obbligo, università di massa, divorzio, aborto. Questi, per sommi capi,
gli esiti sociali più evidenti in italia, che Semeraro certo non disconosceva. ma egli era
uomo di fede profonda, buon conoscitore delle Sacre Scritture e di opere agiografiche, attento lettore dei classici letterari, scrupoloso studioso della storia, appassionato archeologo,
accorto viaggiatore, vigile osservatore, versificatore fecondo, fecondissimo.
219
goFFreDo PaLMerini
eppure non era un professore. forse, accanto agli stimoli che gli erano pervenuti fin
dall’infanzia attraverso la risonanza di alcune personalità della sua terra salite alla ribalta
della cronaca per motivi vari, e di cui ascoltava parlare in famiglia e fuori, va posto anche
il suo ruolo di carabiniere prima e di funzionario della Previdenza Sociale dell’Aquila
poi: dati, che contribuiscono a sensibilizzarlo nella valutazione e nella penetrazione dell’uomo e della società del tempo cui egli spesso si rivolge nella sua opera creativa con lo
scopo di scuoterli e migliorarli. È quanto dichiara senza sottintesi al suo interlocutore,
raffaele de Pintucciu, in una poesia in dialetto, giocosa ma pensosa, La puesia capovota
(Nu piattucciu de mmestecanza, marinacci, l’Aquila 1979), dove, come dice bene il prefatore
Giuseppe Antonio mariani «C’è tutto Semeraro: satirico e lirico, insieme»:
Raffaè, la puisia è ‘na cosa
che te’ ‘n’obbligu solamente:
quiju de fa’ refrette chiunque,
e refrettenno trovà le maniere
che ajuteno ‘u prossimu a campà.
(raffaele, la poesia e una cosa che ha un unico dovere: far riflettere
chiunque e trovare quei precetti che aiutano il prossimo a vivere).
Un percorso poetico-letterario, il suo, sessantennale, in lingua e in dialetto, ma unitario
e coeso nei motivi tematici, che si racchiude, per l’edito, in 32 testi di varia estensione.
«Poeta dalla vena facile» lo definisce lina laganà in Guazzabuglio di una notte di mezzo agosto
(1976). Verissimo, se si pensa che la sua prima poesia risale all’ottobre del 1915, quando a 9
anni e allo scoppio della prima guerra mondiale scrisse, con stupore e lodi della sua maestra:
Oh Signore che sei tanto potente
i nostri cuori copri col tuo manto,
e fa che siam vincitori del guanto
che il barbaro nemico ci dié.
Versi che hanno in nuce sferza e mitezza, fede, preghiera, speranza, umanità, senso
della giustizia: le impronte del poeta futuro che si sente essere anche educatore. l’iter
poetico di Semeraro si apre ufficialmente nel 1929 con Voli nel turbine, un titolo antitetico
(con il volo che è ampio e regolato, e il turbine che comprende in sé la vorticosità), che
evoca immagini dantesche o futuristiche o allusive del clima politico; nella silloge, invece,
si respira un tono sentimentale e crepuscolare: il poeta ventitreenne si sente infatti
Nomade oscuro d’una vita oscura
d’una esistenza sempre più pesante
e vado e piango e spero
nomade errante di un desio errante.
i desideri sono quelli d’amore, e tutta la raccolta traspira amore per fiorella, Wanda,
lidia, menica, Vincenza. la sua attività poetica si conclude, poi, con Celestino V. Un Santo
allo specchio della storia, edito nel 1989, ma, sembra – da quanto egli scrive – concluso nel
1983, all’indomani della reintroduzione, all’Aquila, su progetto di errico Centofanti, dei fe-
220
angeLo seMeraro: PoeTa, sCriTTore e arCheoLogo
steggiamenti solenni della Perdonanza Celestiniana. Poema
bello e straripante, che meriterebbe approfondite indagini
di studio: migliaia di versi, perlopiù endecasillabi sciolti e
settenari per 155 canti. in particolare: 148 canti narrano
dettagliatamente, tra documenti storici, religiosi, geografici,
agiografici e letterari, mediati dall’immaginazione, l’intera
vicenda di Pietro dal morrone, dal romitaggio alla santità;
altri 4 canti commentano e confutano, in appendice, i versi
danteschi sul gran rifiuto, e visto che, scrive Semeraro, «si rinuncia a quel che si possiede /e si rifiuta quel che non s’ha» (c.153,
p.291), egli esprime, sempre in poesia, anche la propria let- Angelo Semeraro.
tura interpretativa dei versi danteschi, ipotizzando chi essi
nascondono, e non è affatto una congettura peregrina; infine altri 3 canti commentano il
testo della Bolla di Celestino riportato anch’esso in appendice, insieme alle cinque laudi e
all’inno che la letteratura tramanda, fino ad inneggiare alla felice reintroduzione dei festeggiamenti solenni della Perdonanza aquilana, nel 1983, grazie, rispettivamente, al «grande
regista: Centofanti», al «maestro d’arti belle» (il pittore remo Brindisi), sotto il governo cittadino
del sindaco Tullio de rubeis, con la benedizione religiosa del cardinale Carlo Confalonieri:
un’opera imponente, che da sola consegna Angelo Semeraro alla storia della cultura celestiniana, e non solo, accanto, e direi al di sopra, dei tanti altri aquilani ispirati dalla vicenda non
sempre chiara della vita e della morte del Santo: da errico Centofanti, ad Angelo De nicola,
a Stefania Di Carlo a maria Grazia lopardi, per nominare i più noti che gli sono succeduti.
Se dovessi definire Semeraro con una stagione, essa è sicuramente la primavera: «primavera odorosa chiara e bella» (Le promesse dell’alba, 1975, p.113); se con un colore, questo è
l’azzurro, anche quando è sottinteso (si pensi a quando Pietro dal morrone nel tragitto
verso l’Aquila «del mare lo avvinse la visione» (Celestino V, c. 41, p.72), altrove definita
«l’azzurra distesa». Simbolicamente basterebbero questi due termini: primavera e azzurro,
ricorrenti in tutta l’opera, per inserire la sua poesia nel filone della speranza che anela all’infinito. e tale essa è, perché il sentimento della fede cristiana costituisce il filo rosso
che attraversa, evidenziato, tutta la sua produzione. e, più che cercatore di Dio, Semeraro
si mostra vero fratello di fede che crede. non per altro suo modello ispiratore è Dante,
l’eco del quale pervade l’intera sua opera.
Poeta etico-religioso, quindi, questa la mia più ferma impressione. Poeta narratore,
spesso di viaggi: al castello di Gradara con Paolo e Francesca (1971), in Puglia, con Puglia
gentile (1986); e di pellegrinaggi: a lourdes, con la silloge Amor mi mosse (1964), nei
luoghi francescani reatini con Franciscalia reatina (1972). Poeta narratore di storia e personaggi: come Io e il Guerriero (1980) sul ritrovamento archeologico del Guerriero di Capestrano; Fra Ginepro (1981), un po’ orazione e un po’ filippica verso i tempi moderni;
il poema già citato su Celestino V). Poeta osservatore dell’uomo: sì, certo, dei concittadini,
soprattutto quando nella scrittura elegge il dialetto, la lingua materna, il paganichese; e
li cita in versi e in rima – rarissima solitamente in lui –, per nome, in Chi ci stea a La Festa
de S. Giovanne:
221
goFFreDo PaLMerini
N-c’era Ughettu e mastr’Achille
Co Ggiovanne ‘e parnanzonu,
Co Ciccigliu deiju Vinnole
E tre figli de Spacconu. Po Colombu, Gioacchinu
Pietre ‘e Zocchiu, Battistegliu,
Luiggittu, Paulinu, Mario, Peppe e Donategliu;
ma osservatore soprattutto dell’uomo contemporaneo, della società che dopo due guerre
mondiali, vive l’epoca della contestazione giovanile, del cambiamento, di una inversione
in campo di valori morali, del terrorismo, della morte di Dio:
Ogni fascino è perso. Dalla serra
più non spargono i petali profumo.
La potenza s’inverte... Giunge tronfio l’eccesso a un punto tale
che perfino la guazza fa da orpello
nell’orgia degli ammassi, dentro i quali
la creatura insulta il Creatore.
Gomorra dalle ceneri risorge.
La mente è surclassata dalla macchina.
I figli li ammannisce la provetta.
(Le inversioni, in I giganti di creta, 1971, p.19)
lo sguardo di Semeraro non è quello del progressista, ma quello del dolente conservatore che si ribella al progressivo disfacimento sociale; dell’educatore che denuncia e
fustiga, ma solo con l’intento di ricondurre la società ai principi di eticità, di fede, di
amore («E l’amore è scomparso» [cit., p.51]), con la speranza di richiamare a quel senso del
dovere che i lunghi anni del capitalismo corrotto e della contestazione stavano spegnendo
in favore dei diritti a tutti i costi:
‘U capitale e ju lavoru
ormai puzzeno de stantiu
pe’ le vidute de certi capocci,
scrive in Nu piattucciu de mmestecanza, p.80). Quel senso del dovere e della responsabilità
che oggi con fatica stiamo tentando di recuperare per non precipitare.
le sillogi I giganti di Creta (1971) soprattutto, che sottende la tragica evocazione
dantesca di Capaneo, e Canto di Marzo (1978) hanno questo unico motivo sofferente e
aggressivo, dove la parola del poeta suona rampognante, ironica e persino sarcastica,
perché intransigente è il suo richiamo a una rinnovata moralità in un’epoca in cui solo
«chi non lavora mangia e beve...» (Canto di Marzo, p.13):
Una macchina con l’alto parlante,
nuovi muezzin del duemila
che da minareti di un metro
non gridano più per Maometto
dice che un certo tal dei tali
io non ne so la dottrina
222
angeLo seMeraro: PoeTa, sCriTTore e arCheoLogo
parlerà con un altro tal dei tali
alla folla in una piazza del centro.
Bisogna istruire gli ignoranti (ivi, p.11).
Certo, la poesia di Semeraro non nasce adulta. Sono percepibili nel tempo l’acquisizione
di una maggiore padronanza del verso, col passaggio dal verso libero a un più frequente
endecasillabo sciolto, e la sicurezza della parola e dei motivi. Ancora in Vaporetto,
contenuto nella silloge del 1950 Filo di Arianna, si sentono nei suoi versi descrittivi e cadenzati, deflagranti echi decadentistici con forme onomatopeiche:
Vaporetto: una nave
un aborto di nave
tuf tuf di macchina
ululare di sirena
campanello e ringhiere
irrequieto ogni tanto (p. 45).
Più di un critico, perlopiù prefatore dei suoi libri, si è posto il problema di come e
dove incasellare Semeraro nell’ambito della letteratura italiana del novecento. Brutta
abitudine tutta italiana. nell’immenso magma della scrittura creativa del ‘900, alimentato
dalla rottura delle regole metrico-stilistiche, che da Giampietro lucini in poi apparentemente hanno reso più accessibile l’arte del poetare; magma, incrementato dall’accavallarsi
di sempre nuovi premi letterari; moltiplicato dai mezzi telematici che abbattono le
frontiere anche della cultura; con l’arte, che come la moda, si frantuma in mille rivoli intersecanti e dove a distinguersi non può non essere che chi sa crearsi uno stile proprio,
una coscienza poetica filosofica, una simbologia personale, un tocco di autentica originalità;
con una critica che sovrappone metodi su metodi fino a scompaginarsi e decretare la
morte della critica, Angelo Semeraro, che pure ha pubblicato le sue prime sillogi, fino a
L’onda inesausta del 1957 nel nord italia (milano, Bologna), forse anche con qualche ambizione, dal 1962, col suo Natale, eleggerà l’Aquila quale sede di stampa per quelle successive. Semeraro comprende
forse quanto importante e
gratificante sia una gloria più
coesa e sincera tra i propri cittadini, anche se meno estesa,
che essere un numero insignificante tra quelli incalcolabili
che si perdono nel mare di
una vana ricerca di successo;
per quanto, riconoscimenti e
premi, gli giungano oltre che
la sala del Centro Civico con il
pubblico presente al Convegno.
223
goFFreDo PaLMerini
dall’italia: si ricordi il Premio “la penna d’oro” del Convivio letterario di milano per La
bruschetta (Centofanti da l’Aquila, 1972), ma anche dalla francia e dalla Germania.
Conclusosi il ciclo vitale di Angelo Semeraro, ora che il tempo ha sedimentato la sua
produzione edita e, se c’è, inedita, e l’epoca che l’hanno ispirata, è bene e giusto tornare
più serenamente a rileggere la sua opera, per depositare nello scrigno dei valori che non
muoiono le essenze del messaggio della sua arte e delle sue ricerche archeologiche. il 1973
registra una parziale linea di demarcazione nell’analisi critica dell’opera poetica di Semeraro,
con lo scrupoloso saggio di don mario morelli – anche lui sensibile letterato e poeta –,
Poesia di Angelo Semeraro (Bodoniana, l’Aquila), corredato di una ricca, forse completa bibliografia fino allora, con elenchi di pubblicazioni sia in volume sia su rivista, del e sul poeta
di Paganica. «Analisi critico-estetica e soprattutto psicologica», precisa morelli, il quale riconosce che la poesia del nostro rappresenta «una spinta verso la purificazione universale.
la storia, la religione, l’amore e il dolore sono le quattro soluzioni offerteci da un’opera di
così notevole ampiezza» (p.45), scrive morelli che le analizza, mettendo anche in luce, tuttavia, le visioni paesaggistiche presenti nell’opera: quelle reali, montane e no, come monte
Calvo, Corno Grande, le diverse fioriture nel Santuario della Portella, Vetta Cimaia, passo
della forchetta, le sorgenti dell’Aventino; o, San Clemente a Casauria, o dopo Campotosto,
le sponde del liri; o paesaggi che opere letterarie – come firenze con Beatrice, fiammetta,
Arnolfo – e musicali – come le note di Chopin – gli evocano.
È interessante anche la rassegna critica che morelli fa delle opere fino ad allora pubblicate
dal paganichese, offrendo un significativo panorama di valutazioni obiettive: il suo essere
antiermetico come sottolinea la rivista Arciere di napoli, il suo «dosato classicismo ed equilibrato modernismo» privo di «feticismo per il passato, né frenesia modernistica alla ricerca
dell’originalità a qualunque costo», come scrive Garibaldo Alessandrini nella prefazione a Il
rosario della speranza. ma giustamente, replica lo stesso morelli, «forse il Semeraro non si è
neppure posto il problema di creare – o crearsi – una corrente, scegliendo una via di mezzo:
ha poetato invece come gli ha suggerito l’ispirazione» (Poesia di A.S., p. 91). e dopo aver brevemente colto la linfa delle singole valutazioni per lo più legate a singole sillogi, don mario,
dall’esame complessivo dell’opera di Semeraro fino a quel momento, riassume le sue impressioni coordinandole intorno a quattro condivisibili elementi: «assoluta indipendenza da
ogni corrente letteraria o poetica, complessità e sodezza di pensiero, molteplicità di interessi,
profondo senso unitario» (ivi, p. 93); per concludere, di fronte ad alcuni giudizi effettivamente
sovradimensionati, con un equilibrato: «A noi basta riconoscere l’autenticità della poesia e fermarci –
pensosi e commossi – su tante pagine soffuse di luce interiore» (ivi, p. 95).
il decennio 1971-1981 costituisce sotto il profilo editoriale un periodo fertilissimo
con 16 pubblicazioni poetiche in lingua e in dialetto, con alcune sillogi – come Le promesse
dell’alba (1975) –, che evidenziano una più coesa «maturità del suo pensiero», e uno stile
rappresentativo di Semeraro uomo, il quale, con la sua «tormentata ansia religiosa per
l’umana condizione terrena – scrive giustamente il prefatore Dante Pace – ha fatto della
poesia un atto profondamente etico prima che estetico» (p.17). Si legga L’assurdo:
Adesso è bello
far l’amore tra maschi oppur tra femmine,
è bello rapinar, l’onore infrangere,
224
angeLo seMeraro: PoeTa, sCriTTore e arCheoLogo
è bello contestar l’ortodossia
della legge, del bene, del dovere.
è bello aver diplomi senza studio,
è bello far raccolti senza semine,
è bello dire evviva al doppio gioco,
è bello che la casa vada in frana,
è bello debellare tutto e tutti,
ed in ultimo poi, per totale
dei sarcasmi elencati e detti prima,
è bello, più che bello in assoluto,
urlare a tutto spiano ai quattro venti
che l’io è diventato più di Dio.
(Le promesse dell’alba, pp. 82-3)
ma come ho detto, e con questo concludo, chi ama la primavera e l’azzurro, non può non
essere aperto alla speranza. e di una speranza che s’innesta alla storia plurimillenaria, e perciò
reale, ma anche personale, è anche quella con cui Semeraro intraprende il suo viaggio di ritorno
nei luoghi aviti, nella Puglia paterna, “disteso” sul dorso «di un’aquila a me inviata da Giove /da un
anfratto di Campo Imperatore» (metaforica unione di due luoghi reali a lui cari: quello pugliese
d’origine e quello aquilano d’adozione, e ulteriore segnale dell’ispiratore modello dantesco):
Mi sono ubriacato di sole,
mi sono ubriacato di mare,
mi sono ubriacato d’amore.
Amore per la Puglia stupenda;
amore per le contrade che nel mito
trovano la loro essenza di essere (p.13):
sono i versi d’incipit della silloge Puglia gentile (1986), in cui storia, mito e memoria si compenetrano nei luoghi e nel cuore del poeta ed aprono alla speranza.
Una silloge ulteriormente ingentilita dalla raffinata e affettuosa prefazione di una
persona sempre tanto cara al mio ricordo: il compianto amico e collega francesco Di
Gregorio troppo prematuramente scomparso agli amici e alla cultura. «Angelo Semeraro
onora davvero “il culto dei ricordi” – scrive Di Gregorio –, convinto com’è che il nostro passato, il
nostro presente e il nostro avvenire “in esso e soltanto in esso / trovano il punto focale /per essere in
maniera irrepetibile”. [...]. È una serenità classica quella di Angelo Semeraro; è la serenità di chi è
nella condizione, filosofica oltre che poetica, di comprendere fino in fondo i valori imprescindibili
dell’amore, della fratellanza della lealtà; e di chi, naturalmente, sa riproporli (ed ha il coraggio di
riproporli) al mondo attonito di oggi, classicamente, in senso culturale, certo, ma anche ed anzi tanto
più, in senso umano» (pp. 9-10).
Parole che conservano interamente a tutt’oggi la loro autenticità e verità.
225
29 ottobre 2012
GLI STATI UNITI D’AMERICA VISTI DALL’ITALIA
EScE Un volUME Di EManUEla MEDoro
l’AQUilA – È imminente l’uscita di un interessante volume di emanuela medoro, Gli
Stati Uniti d’America visti dall’Italia, una selezione di scritti che dal febbraio 2008 all’agosto
2010 hanno “osservato” quel grande Paese, prima e dopo le elezioni che portarono alla
presidenza Barack obama. il libro, che sarà disponibile in formato elettronico (e-book)
attraverso la vendita on line, è una straordinaria guida alla comprensione della politica
negli States.
Così, tra l’altro, l’Autrice afferma nella Premessa:
«... Da tempo credo che democrazia americana, pur essendo una eccellente forma di governo che
riesce a garantire autonomie locali ed esigenze generali, ha dei limiti: la libertà, la ricchezza ed il benessere costruiti dai bianchi protestanti di origine nordeuropea infatti non includono tutti i cittadini
americani, escludono sin dall’origine gli schiavi neri e gli Indiani nativi. Dunque è stata proprio una
bella novità l’apparizione di un candidato di colore sulla scena politica americana, quella federale,
quella di Washington, e così incominciai a seguire le vicende della campagna elettorale. Entrai nei
siti ufficiali dei tre candidati, comunicai nome, cognome ed email, e da quel momento cominciai a
seguire su documenti originali quella appassionante contesa, che aveva anche un altro elemento di
novità rispetto alle precedenti, la presenza di una donna, Hillary Clinton che si aggiungeva a quella
di un uomo di colore, Barack Obama ...».
Questo libro aiuta di certo a comprendere meglio il mondo politico e la società americana, chiamati ad una prova elettorale, il 6 novembre prossimo, difficile ed incerta sia
per la riconferma di Barack obama alla presidenza come pure per l’elezione del suo contendente, il repubblicano mitt romney. il volume reca una mia Prefazione, che qui di seguito riporto, con l’autorizzazione dell’editore, in anticipazione all’uscita della pubblicazione
alla quale auguro ogni successo per la bella ed avvincente scrittura, per lo scrupolo con il
Pubblicato in
CAnADA (il Postino)
meSSiCo (il Punto d’incontro)
SUD AfriCA (la Gazzetta del Sud Africa)
SViZZerA (il Giornale)
AGenZie inTernAZionAli: Aise, inform e Agenzia Stampa italia
in iTAliA: Agorà magazine, Un mondo d’italiani, Abruzzo nel mondo, faro notizie, il Giornale 24,
Politicamente corretto, la Prima Pagina, fattitaliani, inAbruzzo, Giornale di montesilvano, All news
Abruzzo, Chieti Scalo, Corriere Peligno, l’Aquila Blog, Giulianova news, l’ impronta, il Primato,
Vox militiae.
226
emanuela
medoro.
quale emanuela medoro scrive, per l’interesse che appaga chiunque voglia conoscere
meglio gli Stati Uniti. in calce, aggiungo una breve annotazione biografica dell’Autrice.
PrEfazionE
«la tragedia delle democrazie moderne è che non sono ancora riuscite a realizzare la democrazia», scriveva Jacques maritain in Cristianesimo e democrazia. non sembri strano che
abbia scelto questa citazione – di un autore cui devo molto della mia formazione – per
scrivere qualche annotazione su questo libro (e-book) di emanuela medoro.
Un volume che ha il pregio di “raccontare”, con straordinaria capacità di sintesi e
con rigorosa fedeltà alle fonti, la più grande ed avanzata democrazia del mondo, gli Stati
Uniti d’America, nel momento culminante dell’esercizio del potere democratico d’un
popolo, quello della formazione e dell’espressione del consenso elettorale. in particolare
le elezioni del 2008 hanno riguardato un passaggio epocale per la democrazia americana:
dapprima la competizione nelle primarie del Democratic Party, per la prima volta sia
d’una donna e che di un uomo di colore, per la conquista della candidatura alla presidenza
degli States, poi nella competizione elettorale che nel novembre 2008 vide prevalere il
democratico Barack obama contro il repubblicano John mcCain, portando il primo
nero alla presidenza degli Stati Uniti d’America.
ebbene, attraverso l’entusiasmante “viaggio” in un periodo cruciale della storia
politica d’America emanuela medoro ci fa conoscere e comprendere, con chiarezza ed
efficacia, valori, difetti, tenacia, paure, forza, pregiudizi, aspirazioni, vizi, virtù e senso
della nazione di quel popolo, composito e complesso, che costituisce la più grande e potente democrazia del mondo. Ce lo fa comprendere seguendo assiduamente i candidati
democratici e repubblicani nelle rispettive primarie, poi i competitors alla presidenza nel
corso della loro campagna elettorale. mettendo in evidenza non solo le proposte a con227
goFFreDo PaLMerini
fronto, ma anzi tutto “rivelando” dal di dentro, attraverso le dichiarazioni ufficiali dei
candidati o la corrispondenza con gli elettori, gli umori profondi, le sfaccettature, le
ansie, i desideri e gli egoismi di un popolo e di un Paese che allo spiccato senso della nazione non riesce ancora a coniugare la realizzazione piena della democrazia. Questa,
infatti, resta ancora incompiuta rispetto ai princìpi di libertà, eguaglianza e giustizia contemplati dalla Costituzione americana del 17 Settembre 1787. Bisogna allora farlo, questo
viaggio, leggere la scrittura piana e scorrevole, tanto agile quanto coinvolgente, degli
articoli di emanuela medoro, per addentrarci nella vicenda elettorale americana della
prima campagna elettorale di obama. ed anche per conoscere da vicino la politica e i
programmi dei due schieramenti, democratico e repubblicano. É un’avventura molto
istruttiva, “vivendo” attraverso gli articoli la competizione elettorale e poi quasi metà
mandato di Barack obama, per capire ora assai meglio il voto che, nell’Election day del
prossimo 6 novembre, metterà di fronte agli Americani la riconferma di obama o il repubblicano mitt romney, troppo ricco e troppo mormone. la scelta è tra un’America
solidale o un’America dal liberismo sfrenato. Si entra davvero, leggendo questo libro, nel
grande crogiolo americano, in quell’insieme di culture, etnie, tradizioni e retaggi storici
che caratterizzano il melting pot della società americana. Conclusa la lettura del lavoro di
emanuela medoro, possiamo star certi di saperci meglio orientare nella comprensione
di quello straordinario “pianeta” politico, culturale, economico e sociale che sono gli
States. e possiamo comprendere meglio quale ruolo, dimensione ed incidenza nella vita
politica americana riescono ad esercitare le comunità nazionali entrate nel Paese con le
migrazioni dei due secoli scorsi. Anche, e significativamente, dell’emigrazione italiana,
che negli Stati Uniti d’America ha alimentato una presenza attualmente stimata, tra prima
generazione e le successive, in circa 17 milioni d’italiani.
ora veniamo all’antefatto. Quando proposi ad emanuela di scrivere articoli per la
stampa, avendo intuito un talento ed una sensibilità che tuttavia stentavano a divenire
propensione, mi necessitò non poco l’esercizio d’ogni dote di persuasione per convincerla.
e non tanto per un suo timore, inesistente, quanto piuttosto per una modestia che rende
ancor più apprezzabili le sue qualità di analisi dei fatti, il suo senso critico e la pregevole
scrittura. Poi, infine si decise, lei ritenendo che la navigazione giornalistica si limitasse al
pelago cittadino. ma avendo chi scrive da tempo aperto solide collaborazioni con molte
testate, in italia e all’estero, quello era
il campo dove anche emanuela medoro poteva aggiungere la sua bella
penna, per raccontare fatti e storie della
nostra straordinaria Città e dell’Abruzzo. e infatti questo è avvenuto,
con un’accoglienza ed una stima che
quelle testate a lei riservano, spesso
ospitando i suoi scritti in prima pagina
e comunque in grande rilievo. ormai
la sua firma è diventata consueta e familiare per i lettori, dagli Stati Uniti
all’Argentina, dal Canada al Sud Africa,
228
gli stati uniti d’america visti dall’italia
il giuramento di Barack obama,
il 20 gennaio 2009, all’inizio del primo
mandato presidenziale.
Pagina precedente: maria Cattini.
dall’Australia alla vecchia europa. e il gradimento è evidente dalla mole degli apprezzamenti che le vengono riservati. Talvolta anche qualche critica, com’è naturale quando ci
si muove nel campo delle opinioni.
mentre già scriveva cose di casa nostra sulla stampa italiana all’estero, venne la stagione
elettorale americana per le presidenziali del 2008. Con tutte le attese di novità che la
prima candidatura femminile e la prima candidatura di colore promettevano. ed accadde
quel che emanuela medoro racconta in Premessa di questo lavoro. Seguire, cioè, dal di
dentro la campagna elettorale, in modo diuturno e certosino, studiandone ogni documento
ed aspetto, anche di costume, raccontandone di volta in volta gli esiti attraverso la rubrica
“Gli Stati Uniti d’America visti dall’italia” che tante testate, in italia e all’estero, hanno
apprezzato e pubblicato. È accaduto persino che le sue analisi, frutto dello studio documentale in seno alle due macchine elettorali, democratica e repubblicana, per via del
fuso orario spesso arrivassero alle redazioni dell’ovest del mondo, ed in particolare degli
Stati Uniti, ben prima dei commenti locali. la sua lucidità di valutazione ed un rigoroso
equilibrio dei giudizi, sovente hanno fatto ritenere assai più pertinenti e puntuali i suoi
articoli rispetto ai commentatori del posto, perché scevri, i suoi contributi, di quella passionalità che inevitabilmente vive chi opera nel contesto. nondimeno dagli scritti manca
di apparire quale sia la prelazione di emanuela medoro: ma l’adesione alle tesi democratiche sono più conseguenza d’un giudizio con la coscienza informata piuttosto che una
pregiudiziale scelta di parte.
molto può aiutare la conoscenza dei migliori aspetti della democrazia americana,
della capacità di controllo che la società e i mezzi d’informazione di quel grande Paese
sono in grado di impegnare sugli eletti nelle istituzioni, pretendendone in pubblico ed
anche in privato linearità e correttezza di comportamenti. Una società più attenta,
partecipe e vigile può essere determinante al necessario processo di cambiamento e di ri229
generazione anche della democrazia italiana, rinverdendo
il rispetto rigoroso dei valori della nostra Costituzione.
Sono dunque lieto di scrivere queste annotazioni, anche per testimoniare come l’invito a pubblicare un volume
che raccogliesse gli articoli di emanuela medoro sugli
Stati Uniti, e in particolare sulle presidenziali americane
del 2008, in più d’una occasione gliel’avessi proposto.
ma la preoccupazione d’un esito editoriale imprevedibile,
specie su questioni lontane dall’interesse diretto dei potenziali lettori aquilani ed abruzzesi, hanno frenato l’impresa. fino a quando la perspicacia ed il coraggio d’una
donna tenace ed aperta ai nuovi orizzonti, come maria
Cattini, che già molto ha influito nel settore del giornalismo on line e nell’innovazione della comunicazione, non
hanno finalmente determinato di impegnarsi sugli scritti
emanuela medoro, qui con il
di emanuela medoro sugli States, con la pubblicazione
drammaturgo mario fratti.
in e-book del volume. Una novità per l’Aquila l’utilizzazione delle opportunità che l’editoria elettronica comporta, con un importante partner
per la vendita on line e la distribuzione del volume, scelta questa attualmente in via di definizione. Anche questa sfida va segnalata come un elemento della rinascita della città,
che per il suo futuro deve affidarsi sempre più alla qualità, all’eccellenza produttiva e all’innovazione tecnologica. Un servizio che maria Cattini, con il suo amore per l’Aquila –
la città che ha scelto come luogo d’elezione per vivere – ha visto con occhi coraggiosi e
di speranza, e sopra tutto di verità, sin dai primi momenti della tragedia che il 6 Aprile ha
colpito la nostra città. lo ha fatto dirigendo un giornale on line apprezzato, e premiato,
per come e quanto ha saputo documentare su l’Aquila e il suo terremoto. Ha raccontato
per filo e per segno al mondo i fatti salienti che, giorno dopo giorno, l’Aquila ha vissuto,
con l’occhio vigile e critico nel discernere la realtà dura dei fatti dalla sottile pervasiva
propaganda che per mesi ha inondato la città. Voci del giornalismo aquilano, quelle di
emanuela medoro e di maria Cattini, che hanno il pregio di superare i confini, di osare
nuove frontiere.
EManUEla MEDoro è nata il 29 novembre 1940 a l’Aquila, dove risiede. Compiuti gli studi classici,
si è laureata in lingue e letterature Straniere (inglese) con una tesi su Joseph Conrad. Ha poi
insegnato nei licei. Ha rivolto sempre un forte interesse su argomenti della cultura anglo-americana,
di particolare attualità. Ha partecipato a programmi di ricerca in collaborazione con la cattedra di linguistica Applicata dell’Università degli Studi dell’Aquila ed ha promosso e guidato programmi di
scambio di studenti con gli Stati Uniti, oltre che con l’inghilterra. Da molti anni si è dedicata allo
studio del linguaggio giornalistico in lingua inglese. Scrive su numerose testate, in italia, e sulla stampa
italiana all’estero, per le quali collabora stabilmente in redazione. Traduce pubblicazioni dall’inglese all’italiano e viceversa. Di recente ha tradotto dall’inglese il dramma Eleonora Duse, del drammaturgo
mario fratti, pubblicato dalla Provincia dell’Aquila. Ha compiuto numerosi viaggi in Canada e soprattutto negli Stati Uniti, del quale Paese studia ogni aspetto politico, culturale, di costume e mentalità,
specie riguardo i gruppi etnici del melting pot americano. Ha realizzato due progetti di volontariato recandosi in una missione cattolica in Bolivia, di cui restano i diari a stampa.
230
13 novembre 2012
L’ALTRA ITALIA
tra Gli aBrUzzESi E MoliSani Di loMBarDia
l’AQUilA – Dopo numerose missioni di presentazione del suo ultimo libro L’Altra
Italia – a l’Aquila, Paganica, macerata, Padova, Belluno Palmanova, Trieste, roseto degli
Abruzzi, Teramo, Tornareccio, Torricella Peligna, modica, Desenzano – ancora una trasferta in nord italia per lo scrittore aquilano Goffredo Palmerini. Questa volta su invito
dell’Associazione Abruzzesi e molisani “raffaele mattioli” di milano, domenica 18 novembre, alle ore 11, sarà a Garbagnate monastero in Brianza presso la Sala meeting del
complesso “molera”, per un incontro conversazione sugli argomenti che il suo volume
L’Altra Italia (one Group edizioni) suscita: l’Aquila, l’Abruzzo, le loro singolarità e
bellezze, l’emigrazione italiana nel mondo, i personaggi che in ogni continente fanno
onore alla loro regione d’origine e all’italia.
nel mettere in luce le grandi risorse morali e intellettuali dell’emigrazione italiana,
l’evento consentirà, a tre anni e mezzo dal tragico terremoto del 6 Aprile 2009, di
rafforzare i vincoli di amicizia tra l’Aquila – città della quale l’Autore è stato per quasi
trent’anni amministratore e vice sindaco – e l’Associazione degli Abruzzesi e molisani di
milano, con la gratitudine per i numerosi gesti di solidarietà espressi dalle comunità della
lombardia verso le popolazioni colpite dal sisma. l’incontro sarà aperto da una introduzione di Angelo Dell’Appennino, dinamico presidente dell’Associazione, poi la parola
passerà a Goffredo Palmerini, componente del CrAm, assai noto tra le comunità abruzzesi
dentro e fuori i confini nazionali per la sua intensa attività di relazione con il mondo dell’emigrazione e attraverso i suoi scritti sulla stampa, in italia e all’estero. lo scrittore, peraltro, nella serata di sabato 17 novembre terrà a Desenzano del Garda una conferenza,
organizzata dall’Associazione culturale gardesana “i Gnari de Colatera”, su invito del
suo presidente Sandro Pittigliani.
nel corso dell’incontro di domenica, a Garbagnate, anche una finestra sul Premio
Giornalistico nazionale “ilaria rambaldi”, l’anno prossimo alla sua prima edizione, con
una presentazione di maria Grazia Piccinini. ilaria rambaldi era una studentessa univerPubblicato in
SPAGnA (mare nostrum)
AGenZie inTernAZionAli: Aise e inform
in iTAliA: l’Arca di noè, mezzogiorno italia, il Giornale 24, Politicamente corretto, Agorà magazine,
la Prima Pagina, fattitaliani, inAbruzzo, l’impronta, Giornale di montesilvano, All news Abruzzo,
Chieti Scalo, Corriere Peligno, Giulianova news, Vox militiae, Pagine Abruzzo, il Primato, newson.
231
goFFreDo PaLMerini
sitaria di lanciano (Chieti), deceduta sotto le macerie di una palazzina crollata a l’Aquila
nel sisma del 6 Aprile 2009. la madre, maria Grazia Piccinini, avvocato di lanciano, nel
nome e in memoria della figlia, ha creato l’associazione “Ilaria Rambaldi onlus” che sta portando avanti diversi progetti, tra cui la realizzazione del Parco della memoria a l’Aquila.
nascono così anche il Premio nazionale giornalistico, il Premio nazionale di Architettura
e i Premi internazionali di composizione musicale, sezione classica e sezione leggera-pop,
dedicati a ilaria rambaldi. Quella stessa terribile notte con ilaria c’era anche il fidanzato
Paolo Verzilli, anch’egli deceduto. maria Grazia Piccinini recentemente ha dichiarato:
«Ilaria e Paolo erano due laureandi in Ingegneria che quella notte sono morti abbracciati mentre
dormivano. Ilaria aveva pregato Paolo di restare con lei quella sera, perché le scosse erano violente e
lei aveva paura. Sono stati ingannati dalle rassicurazioni e dall’apparente aspetto solido del palazzo
di via Campo di Fossa, che è crollato istantaneamente facendo 29 vittime».
il Premio si articola in tre Sezioni: la sezione Giornalismo, riservata a giornalisti e
pubblicisti per articoli, servizi e inchieste pubblicati nel 2012 e riferiti ad “aspetti significativi relativi alla tutela ambientale, alla prevenzione e alla sicurezza in tutti i luoghi frequentati dall’uomo, per evitare il ripetersi di tragedie con la perdita di vite umane”; la sezione Composizione architettonica, che intende valorizzare il merito dei giovani laureati
in ingegneria civile ed edile-architettura ed attivare sinergie con le istituzioni pubbliche
sulle tematiche della sicurezza e della prevenzione; il Concorso internazionale di composizione musicale, in memoria delle vittime del terremoto dell’Aquila del 6 Aprile 2009. il
concorso si divide in due sezioni distinte per genere musicale: classico e leggero-pop. il
tema dell’edizione 2013 è: Ilaria e Paolo verso la luce. Sono ammessi al concorso compositori
italiani e stranieri nati dal 1° Gennaio 1978 in poi. il Premio “ilaria rambaldi” è organizzato in collaborazione con l’ordine dei Giornalisti d’Abruzzo, l’Università dell’Aquila e
il Conservatorio “Arrigo Boito” di Parma. i relativi bandi sono pubblicati su facebook,
sotto “Associazione ilaria rambaldi onlus”.
Dunque, ancora iniziative d’interesse nel programma autunnale dell’Associazione
Abruzzesi e molisani di milano, fondata nel 1991 e dal 2001 ininterrottamente presieduta
dal lancianese Angelo Dell’Appennino. Quasi 300 associati, il sodalizio intitolato ad un
abruzzese illustre e di grande vaglia, qual è stato raffaele mattioli, è un presidio importante
per la cultura e la promozione del brand regionale nel capoluogo lombardo e un punto
di riferimento – insieme alla consorella Associazione Abruzzesi e molisani di rho presieduta da Domenico D’Amico – per la numerosa comunità abruzzese e molisana che
nella provincia milanese conta quasi 25 mila presenze. D’altronde l’intitolazione a raffaele
mattioli, banchiere e grande umanista, è un viatico di qualità ed un impegno da onorare.
raffaele mattioli era nato nel 1895 a Vasto, in provincia di Chieti, da una famiglia di
piccoli commercianti. Volontario nella prima Guerra mondiale, ferito in battaglia e decorato al valor militare, pur senza arruolarsi tra i legionari, partecipa all’impresa dannunziana di fiume. laureatosi in economia a Genova nel 1920, presto raggiunge milano
dove l’anno dopo diventa Segretario Generale della Camera di Commercio e tiene corsi
all’Università Bocconi. A trent’anni la Banca Commerciale lo assume con incarichi di rilievo, fino a diventare nel 1931 direttore generale e due anni dopo amministratore
delegato. intensa è la sua partecipazione alla vita culturale ed editoriale, che lo pone in
232
l’altra italia Tra gLi aBruzzesi e MoLisani Di LoMBarDia
evidenza come una figura intellettuale di
grande respiro. Avido lettore di classici
della letteratura, della filosofia, oltre che
dell’economia, ne raccoglie rare edizioni;
intrattiene fitti dialoghi con Piero Sraffa,
Benedetto Croce, riccardo Bacchelli, federico Chabod, Gianfranco Contini, Giuseppe De luca, franco rodano e con numerosi altri intellettuali.
il mecenatismo culturale di mattioli è
assiduo e discreto, senza clamori e con
eleganza di interventi, finanziando riviste, Goffredo Palmerini riceve la tessera di socio
onorario dal presidente Angelo Dell’Appennino.
case editrici e fondazioni. Sostiene con
ogni mezzo possibile, in tempo di dittatura, gli intellettuali laici e antifascisti. nel 1942 partecipa alla stesura del manifesto del
Partito d’Azione, mentre due anni dopo ospita in casa Carlo emilio Gadda, sfollato da
firenze, sostenendolo nella sua attività di scrittore. Apparentemente contro ogni logica
bancaria, mattioli finanzia i progetti e le iniziative di enrico mattei in campo energetico.
Convinto della funzione sociale del profitto e quindi contrario all’assistenzialismo implicito
nel credito agevolato, mattioli fa quanto può per promuovere e sostenere l’imprenditoria
più innovativa. nel 1960 lascia la carica di amministratore delegato per assumere quella
di presidente. le sue relazioni all’assemblea annuale della Banca, piccoli capolavori di
raffinata eleganza linguistica, costituiscono un appuntamento molto atteso non solo nel
mondo dell’economia e della finanza. lascia la Banca nel 1972, rifiutando la presidenza
onoraria. muore l’anno successivo. la sua casa e un cospicuo fondo librario sono stati
donati alla città di Vasto, mentre i volumi di economia e finanza sono entrati nel
patrimonio della fondazione che porta il suo nome, nata per raccogliere la storia del
pensiero economico. resta esemplare l’attaccamento e l’orgoglio di raffaele mattioli per
le sue origini abruzzesi.
Questo, dunque, il retaggio cui l’Associazione Abruzzese e molisana di milano trae
fierezza e determinazione per le sue attività in campo sociale e culturale. Tra i soci il sodalizio annovera personalità di rilievo, come l’avv. fernando Del re, presidente onorario
dell’associazione, principe del foro e personaggio di spicco del mondo cattolico; lo
scultore Gino masciarelli; mons. Carlo Ghidelli, già arcivescovo della diocesi di lanciano-ortona e fino a qualche anno fa presidente Conferenza episcopale per l’Abruzzo
e molise, oggi in pensione ritornato alla sua milano ma sempre attivissimo; Graziano
Tarantini, vice presidente banca popolare di milano; Donato renzetti, direttore d’orchestra
di fama mondiale; franz Di Cioccio, batterista della Pfm. e si potrebbe continuare. Per
concludere, il programma della giornata del 18 novembre, come consuetudine dell’Associazione, prevede alle ore 13 un’agape fraterna dedicata al vino novello d’Abruzzo, nel
prestigioso ristorante del “molera”, con menu composto rigorosamente di piatti tipici
della cucina abruzzese. Anche questo è un modo per promuovere il brand Abruzzo, elevando a potenza la qualità della sua gastronomia.
233
26 novembre 2012
il toMBolo aQUilano
E lE viGnEttE Di lUcio troJano
in MoStra a triEStE
TrieSTe – Si apre il 26 novembre, alle ore 18, presso la Sala Giubileo in riva 3 novembre n. 9 in Trieste, un’interessante mostra del Tombolo Aquilano e di Vignette umoristiche sul tema “Sport & Humor”, dell’artista lucio Trojano. l’esposizione rimarrà
aperta fino al 2 Dicembre prossimo, con ingresso libero (ore 10-12 e 15,30-19). l’evento
è stato promosso dall’Associazione degli Abruzzesi di Trieste, guidata dall’infaticabile
presidente, dr. Gianfranco Bellante. Due singolarità, ciascuna con la sua declinazione artistica, entrambe con la cifra tutta abruzzese. ma andiamo con ordine, dapprima qualche
cenno sulla mostra del merletto al Tombolo Aquilano. Per l’Aquila e per i suoi cittadini
il terremoto del 6 Aprile 2009 ha aperto una ferita profonda che non riesce ancora a cicatrizzarsi. il presente è duro, il pensiero non riesce a staccarsi dal dramma, per quanto
l’indole aquilana sia forte. È nata così l’iniziativa d’un gruppo di donne aquilane, spinte
dal desiderio di guardare con fiducia al futuro e di fare qualcosa per distogliere la mente
dal “brutto” e ritornare all’armonia.
Hanno quindi messo in cantiere un corso di tombolo – antica arte abruzzese al femminile – che ha rappresentato, con il recupero della serenità, la ricostruzione della
memoria artigiana attraverso lavori eseguiti con pazienza e condivisione. il tombolo
rende possibile la concentrazione e il silenzio. ma per tirar fuori l’urlo interiore occorreva
un’operazione corale, con l’aiuto del coaching. operazione riuscita. Stare insieme, creare
insieme, ha rappresentato la terapia dell’anima di cui le persone avevano ed hanno
bisogno. È stata la metafora d’un ponte verso il benessere emotivo. Su questo ponte
transitano ora molte persone, tutte quelle che con l’incontro entrano in relazione con
ognuna delle protagoniste di Un Momento Tutto Mio Art Coaching, l’Associazione cui
hanno dato vita presso la sede della Pro-loco di Coppito, alle porte dell’Aquila.
A queste donne aquilane si deve la rinascita dell’antica arte del merletto: il team formativo composta dalla maestra di tombolo Cristina Bravi, dalle collaboratrici maria rita
liaci e maria Cipollone, dalla psicologa coach emanuela Del Pianto, che ha accompagnato
la libera espressione di ciascuna e ha restituito al gruppo un filo rosso comune di quanto
Pubblicato in
AGenZie inTernAZionAli: inform
in iTAliA: la Discussione, il Capoluogo, il Giornale 24, Politicamente corretto, la Prima Pagina,
fattitaliani, ionio notizie, Giornale di montesilvano, Giulianova news, Piazzagrande, All news
Abruzzo, Chieti Scalo, l’Aquila Blog, Corriere Peligno, radio l’Aquila 1, newson, Aquila Tv, Siamo
Abruzzesi.
234
via via emergeva, fornendo sostegno per gestire
aspetti emotivi difficili. Quindi tre assistenti
(enrica liaci, maria rita rossello, Valentina
montanari) e 9 donne operatrici (Colombina
Di Cola, Teresa Palmerini, monica mangione,
Stefania ricci, milena Altobelli, nicole lorcerie,
linda De luca, Alessandra Colagrande, Antonella fatigati). Questo il gruppo che, recuperata
la propria serenità con la conquista della raffinata manualità artigiana del tombolo, ha iniziato
ad esprimere il portato della creatività personale
e di gruppo, che costituisce ora il patrimonio
d’arte delle loro produzioni di merletto aquilano.
Dal 2009 le loro creazioni al tombolo sono oggetto di numerose mostre in italia, di
contatti e relazioni di intensa sensibilità, come lo sarà anche questo evento a Trieste.
Dunque, un’esposizione non solo di magnifici merletti, ma anche un concentrato di
emozioni e di esperienze collettive per superare le ferite che il tragico terremoto, con le
sue 309 vittime e con le lacerazioni al senso della comunità, ha comportato.
medium efficace è stato il Tombolo Aquilano. l’Aquila, infatti, può vantare un’antichissima tradizione. ma cos’è il tombolo? È un merletto lavorato su un cuscino (“piumaccio”) con i “fuselli”, bastoncini di legno attorno ai quali si avvolge il filo. il merletto
è diffuso in tutto il mondo, ma ciò che caratterizza quello aquilano è la differente tecnica
che ne identifica i due tipi: riattaccato e a filo continuo (torchon). il tombolo aquilano è un
merletto a fuselli che rientra nella categoria dei merletti a fili continui e specificatamente
delle “blonde”(blonda catalana, di Caen, Chantilly, Valenciennes, Buckingham). la sua
caratteristica è quindi che viene lavorato tutto d’un pezzo, costruendo la rete lavorando
il tombolo
e uno dei merletti
(in alto),
esposti a Trieste.
235
goFFreDo PaLMerini
le “artiste”
dell’Associazione
“Un momento
tutto mio”,
con il tombolo
aquilano.
Pagina seguente,
un particolare
della lavorazione del
merletto a tombolo
e Gianfranco Bellante.
contemporaneamente sui disegni, geometrici o a mano libera. Per questo tipo di merletto
si usa un elevato numero di fuselli, illimitato. Viene lavorato con un sottile filo di lino
(refe), oppure di seta per pizzi particolari. È un merletto che ha tre tipi di lavorazioni:
punto nuovo o torchon, punto antico aquilano, punto a intaglio. Come tipo di lavorazione
compare a l’Aquila intorno al 1850. il punto antico aquilano è la tecnica più complicata.
nell’artigianato abruzzese la donna aveva un posto preminente nella produzione di
trine, pizzi, merletti, ricami e tappeti. Si trattava d’una produzione che, sebbene spesso destinata alla preparazione del corredo nuziale delle giovani operatrici, non di rado assumeva
un valore così importante nell’economia locale da interessare interi paesi. È il caso di Pescocostanzo, Scanno, Bucchianico, Cupello e Gessopalena, dove le trinaie si contavano a
centinaia. nei giorni di sole, specie in primavera e d’estate, interi quartieri assumevano
aspetti pittoreschi per la presenza di gruppi di donne che, sull’uscio di casa, intrecciavano
abilmente merletti a fusello o a tombolo. Si ritiene che l’arte del merletto al tombolo sia stata
introdotta in Abruzzo nel secolo XV dai Veneziani, ma ben presto assunse un carattere
tipico locale, completamente libero. le donne abruzzesi, infatti, lo eseguivano senza servirsi
del disegno appuntato sul cuscino, ma ispirandosi a ciò che osservavano intorno a loro –
fiori, cristalli di neve, animali, antiche mitologie – o anche per fantastica ispirazione.
l’evento espositivo promosso ed organizzato dall’Associazione degli Abruzzesi di
Trieste, che tanto si è adoperata in iniziative di solidarietà per l’Aquila e gli altri centri
terremotati, prevede anche una ricca sezione che mette in mostra l’arte satirica del vignettista di origine abruzzese lucio Trojano. il tema delle opere in esposizione è “Sport
& Humor”, con perspicaci ed ilari riferimenti ai paradossi e alle curiosità che lo sport
vive attraverso la varia umanità delle sue situazioni. lucio Trojano è nato a lanciano
(Chieti) nel 1934, vive ed opera a roma. laureato in giurisprudenza, disegnatore umoristico, ha collaborato con vari giornali italiani e stranieri, quali Paese Sera, il Travaso, marc’Aurelio, il Tempo, eulenspiegel (Germania), Carsaf (Turchia), Kayhan Caricature (iran),
Jez (Yugoslavia) ed altri. Autore di vari volumi: HumorRoma, premiato all’internazionale
Kartoenale 1990, a Beringen (Belgio); I Frentani, (palma d’oro per la letteratura illustrata
236
iL ToMBoLo aquiLano e Le vigneTTe Di LuCio Troiano
al Salone internazionale dell’Umorismo di Bordighera 1990), I Marrucini, I Vestini, I
Peligni, I Marsi, Abruzzo Humor, L’Abruzzo a Lapis, Celestino V e Punture di cactus: illustrazioni
umoristiche che ricordano la storia, le tradizioni, il folklore, gli uomini illustri di ieri e di
oggi dei Comuni dell’Abruzzo, abitati anticamente dalle tribù italiche.
Ha illustrato Lo sbarco sulla Luna di massimo Grillandi (f.lli Palombi edizioni), Il Salvaserata di Delfina metz (edizioni Sugarco), S. Francesco di Bartolomeo rossetti (ed. Porziuncola), Un Tappeto come vela di Gianfranco Pacchiani (Passigli editori). i suoi disegni
sono stati pubblicati su: Così ridono gli italiani di A. Chiesa, Who’s Who in satira e Humor
(Svizzera), Knauarslachendale Welt (Germania), La cucina Abruzzese di A. molinari Pradelli,
Diana Smaler (Svezia). Vincitore di prestigiosi premi: Premio “Venezia da salvare” Salone
internazionale dell’Umorismo (Bordighera, 1972), Premio Consiglio d’europa (Strasburgo,
1973), Premio “Palma d’oro” per il disegno (Bordighera, 1979), San Valentino d’oro
(Terni, 1989), Premio esposizione mondiale della Caricatura (Berlino, 1980), Premio
per la Satira Politica “G. Scalarini” 1982, Premio maiella (rho, 1999), Premio “Città di
Dolo” alla Carriera 2004, frentano d’oro 2008, Premio Camera dei Deputati per l’Ambiente 2010, Premio Presidente della repubblica 2011. Ha eseguito lavori pubblicitari
per Citibank, ford, Siae, Spigadoro, Aci, Villa Banfi, Cit-Coni, British leyland ed ha
inoltre partecipato, con i suoi disegni, a vari programmi della rai.
fa parte di giurie di Premi nazionali ed internazionali: Bordighera, istanbul, Tolentino,
Dolo, Belgrado, lanciano, Skopje, Teheran. le sue opere sono esposte nei musei dell’Umorismo di Gabrovo (Bulgaria), Tolentino, istanbul e Basilea. numerose le mostre collettive e
personali, tra cui un’interessante antologica a rho. Da ricordare infine le mostre personali:
Abruzzo a crepapelle, Ancona Università Politecnica delle marche, Pescara 2009 Giochi del Mediterraneo, Verso Londra 2012, Roma Forti ...appetiti 2012, Roma Coni-Sport 2012 e Ostia 2012.
l’evento espositivo di Trieste si propone come un appuntamento di forte interesse
culturale e sociale, merito dell’Associazione degli Abruzzesi che grazie alle sue iniziative
continua a tessere quel dialogo tra culture da molti anni fecondo tra il friuli Venezia
Giulia e l’Abruzzo, un ponte di amicizia, interessante parallelo tra genti schiette ed
operose e con forti affinità.
237
7 Dicembre 2012
lE PioniErE DElla Parità:
filoMEna DElli caStElli E Maria fEDErici,
coStitUEnti aBrUzzESi
PeSCArA – Si è tenuto il 13 Dicembre 2012 nella Sala “Figlia di Jorio” della Provincia di Pescara –
che espone la splendida tela di Francesco Paolo Michetti – il convegno le pioniere della parità: filomena
Delli Castelli e maria federici, costituenti abruzzesi, promosso dal CIF ed organizzato con ottimi
esiti dalla scrittrice Cinzia Maria Rossi, che ha peraltro coordinato i lavori. All’evento ha portato il saluto
il Presidente del Consiglio Regionale d’Abruzzo, Nazario Pagano, dando poi l’incipit alle relazioni sulle
due Costituenti abruzzesi svolte, nell’ordine, da Goffredo Palmerini, Adelmo Marino, Alessandra Portinari
e Licio Di Biase, cui sono seguiti gli interventi delle donne impegnate nelle Commissioni di Pari Opportunità
in Regione Abruzzo e nei maggiori Enti locali (Letizia Marinelli, Vittoria Colangelo, Daniela Arcieri
Mastromattei, Desirée Del Giovine), i riferimenti delle esperienze delle donne elette in Consiglio Regionale,
Nicoletta Verì e Marinella Sclocco, una toccante testimonianza storica del sen. Nevio Felicetti, infine il
saluto delle esponenti dell’UDI e del CIF (Francesca Magliulo e Franca Aloisi Pelusi), due storiche
associazioni impegnate sin dall’alba dell’Italia repubblicana sui temi dell’emancipazione femminile. Quella
che segue è la sintesi della relazione svolta al Convegno da chi scrive.
Maria fEDErici, la coStitUEntE,
l’EMiGrazionE italiana E l’anfE
Se non ci avesse lasciato qualche mese, l’on. Alberto Aiardi starebbe qui a parlare delle
due Costituenti abruzzesi, filomena Delli Castelli e segnatamente maria federici, della
quale egli fu stretto collaboratore nell’Anfe e vice Presidente nazionale dell’associazione
da lei fondata, attento studioso degli scritti e suo biografo. e tuttavia sono grato a Cinzia
maria rossi per avermi rivolto l’invito a portare, per quanto modesto, un contributo.
occorre subito dire che per tratteggiare vita ed opere di maria federici – atteso che
dell’on. filomena Delli Castelli riferiscono illustri relatori – necessita dapprima fare un
breve excursus sull’emigrazione italiana nel secondo dopoguerra.
Per entrare nel contesto d’un fenomeno di così vasta portata nazionale, qual è l’emigrazione, occorre rifarsi mentalmente alle sue radici ed al suo corso, almeno per dare la
misura di come sia cambiato nel tempo. ma sarà difficile comprenderlo nella sua comPubblicato in
AGenZie inTernAZionAli: Aise, inform e Agenzia Stampa italia
in iTAliA: fattitaliani, la Prima Pagina, Politicamente corretto, il Giornale 24, Giulianova news, Vox
militiae, Corriere Peligno, Chieti Scalo, Siamo Abruzzesi, Piazzagrande, Un mondo d’italiani, inAbruzzo, Giornale di montesilvano, All news Abruzzo, il Primato, newson.
238
nazario Pagano
porta il saluto
del Consiglio
regionale d’Abruzzo.
Accanto,
Cinzia maria rossi.
plessità se non si risale, sia pure per brevi cenni, all’iniziodell’emigrazione di massa. Al
tempo, cioè, in cui nel nostro Paese l’emigrazione esplose come fenomeno diffuso, tra il
disorientamento e l’incomprensione generale. Dunque, a quegli anni tra il 1880 e l’inizio
del nuovo secolo, quando non si riuscì a dar vita ad un solo provvedimento per la
disciplina del diritto d’emigrare che valesse, nel contempo, anche come una definita
forma di protezione umana e civile dei migranti. l’intervento pubblico fu incerto, norme
ed applicazioni servirono solo a rendere più confuso l’andamento d’un fenomeno che
andava invece affrontato con propensione a coglierne nel profondo l’essenza sociale.
ma così non fu. e l’esercito di braccia che partì dall’italia verso le terred’emigrazione si trovò a dover affrontare inimmaginabili e drammatiche vicende umane, a lottare
ogni giorno contro sospetti e pregiudizi, a subire spesso angherie d’ogni sorta, a doversi
confrontare in competizioni durissime, con sistemi sociali sconosciuti e condizioni di lavoro altrettanto precarie. Basti ricordare la catastrofe di monongah in West Virginia,
negli Stati Uniti, dove nelle viscere delle miniere di carbone persero la vita quasi un
migliaio di lavoratori – e tra essi molti bambini – rispetto alla cifra ufficiale di 371
vittime, resistita fino a qualche anno fa, quando sulla tragedia si è fatta chiarezza a
distanza di un secolo da quel terribile 6 Dicembre 1907, grazie alla tenace determinazione
del direttore d’un giornale italiano in America (Domenico Porpiglia, la Gente d’italia).
Tra quelle vittime molti italiani, tanti gli abruzzesi e sopra tutto i molisani.
Qualche anno fa è stata illuminante, più d’ogni altra analisi sociologica, la narrazione
dell’emigrazione italiana, con tutti i suoi dolori materiali e morali, fatta da Gian Antonio
Stella nel suo libro L’orda. Quando gli albanesi eravamo noi. Un volume che ha riacceso l’interesse, una finestra che ha ben illuminato il fenomeno migratorio italiano all’opinione
pubblica, portata oggi più a celebrare le conquiste civili, economiche e sociali della nostra
emigrazione, e meno a riflettere a costo di quali sacrifici questo sia accaduto. eppure,
basti solo rammentare quanto accadeva appena qualche decennio fa nella civilissima
239
goFFreDo PaLMerini
Svizzera in fatto di pregiudizi verso gli emigrati italiani, fino a tenere persino qualche referendum dagli evidenti contorni xenofobi. in effetti dell’emigrazione italiana – una vera
e propria epopea – si tende a richiamare le rilevanti affermazioni dei nostri connazionali
in ogni settore nei Paesi d’accoglienza, al cui sviluppo hanno fortemente contribuito.
Hanno infatti conquistato sul campo, in condizioni assai difficili, ragguardevoli risultati
grazie alla loro laboriosità, all’ingegno e all’intraprendenza creativa, come pure alla correttezza dei loro comportamenti, tanto da guadagnarsi rispetto e stima con testimonianze
di vita esemplari.
Hanno reso così un ulteriore servizio all’italia, persino più importante d’aver contribuito con le proprie rimesse alla sua ricostruzione e al suo progresso, nell’aver dimostrato
in ogni angolo del mondo quali siano le qualità e le doti della gente italiana, in Paesi dove
la considerazione verso l’italia talvolta è misurata più sui nostri difetti in Patria che non
sulle nostre virtù. non è un mistero che in italia le nostre abitudini risentano di antichi
vizi e si stenta ancora ad affermare uno Stato con autentiche pari opportunità per tutti,
nei diritti ma anche nei doveri, dove leggi e regole dell’organizzazione sociale presiedano
rigorosamente al comportamento individuale come pure nella coscienza diffusa di tutti i
cittadini. Quando questo non avviene – e talvolta cattivi esempi vengono proprio dalla
classe dirigente – di noi all’estero invale un concetto non certo edificante e con severità
siamo giudicati come l’italietta, piuttosto che il grande e moderno Paese che potremmo
essere con comportamenti più virtuosi, ammirato per la nostra cultura e per le bellezze
che tutti c’invidiano. Queste criticità non riguardano i nostri connazionali all’estero,
perché con il loro specchiato comportamento offrono dell’italia un’immagine seria ed
affidabile, dimostrandosi i nostri migliori ambasciatori nel mondo.
e tuttavia in italia, nella mentalità di larga parte della classe dirigente, persistono
stereotipi e paternalismi verso i connazionali all’estero che rivelano un grave deficit di conoscenza del fenomeno, tanto da limitare le opportunità di valorizzarlo come preziosa
realtà sulla quale investire. Per chi abbia un minimo d’interesse e d’umiltà, l’avvicinarsi alle
nostre comunità all’estero consente di scoprire un patrimonio inimmaginabile di risorse
umane, professionali ed imprenditoriali, così ben inserite in quelle società, che porta ai
nostri connazionali, e quindi all’italia, una messe di riconoscimenti e di prestigio, conquistati
in decenni d’impegno, talvolta contro supponenze e pregiudizi. oggi gli italiani all’estero
sono considerati per il loro valore umano, sociale, creativo ed intellettuale. Hanno raggiunto
risultati di rilievo in ogni campo di attività e nei ruoli di responsabilità assunti nei Paesi in
cui vivono. le generazioni seguite alla prima emigrazione esprimono adesso una schiera di
personalità emergenti in ogni settore della vita sociale e civile, dall’imprenditoria alle professioni, dall’economia alle università, dalla ricerca alla politica, persino nei Parlamenti e
nei Governi. Per gli Abruzzesi questo è ancor più evidente. riscattando le condizioni di
dignitosa povertà che furono alla base della loro emigrazione in ogni angolo del mondo,
lasciando i borghi sulle montagne grame o i villaggi delle pianure ancora soggiogate dal latifondo, gli Abruzzesi si sono guadagnati dovunque rispetto e considerazione, specie nell’ultimo mezzo secolo, contribuendo crescita dei Paesi d’emigrazione. Una constatazione
che riempie di legittimo orgoglio. Basti solo rilevare come il figlio d’un emigrato abruzzese
in Belgio, elio Di rupo, sia oggi il Primo ministro di quel Paese.
240
Le Pioniere DeLLa PariTà: FiLoMena DeLLi CasTeLLi e Maria FeDeriCi
Da sinistra,
Goffredo Palmerini,
nevio felicetti,
Cinzia maria rossi
(coperta),
nicoletta Verì,
licio Di Biase,
marinella Sclocco.
ma torniamo alla storia. Quando nel secondo dopoguerra si riaprì l’emigrazione, si
ripresentarono problemi e difficoltà analoghi a quelli riscontrati a fine ottocento. Ancora
una volta si commise l’errore di considerare l’emigrazione di massa come strumento per
alleviare la disoccupazione. non si pensò che occorreva togliere subito all’agricoltura
l’ancestrale carattere di occupazione non sufficientemente remunerata, oppressa com’era
da intollerabili gravami, che occorreva non disperdere l’artigianato, che infine occorreva
superare le barriere che avevano privato tante popolazioni, e per lungo tempo, della
cultura e della formazione professionale. insomma, si ricadde negli stessi errori, quando
di quel salasso di forze non si riusciva a tener conto neanche dal punto di vista statistico,
mentre era lo specchio della persistenza degli squilibri economici d’uno Stato ancora territorialmente incompiuto. Tutto veniva rimesso all’iniziativa privata, nella speranza che
fosse in grado di approntare nuove opportunità di lavoro.
Dunque è evidente come fosse naturale, in presenza d’una sordità sociale così palese,
la fuga muta ed ostinata di chi non aveva neanche l’essenziale per sopravvivere. non è il
caso d’indagare se ci fosse o meno una coraggiosa spinta imprenditoriale in quegli italiani
che tra difficoltà oggettive dovevano costruire uno Stato nuovo ed unitario, non solo a
parole. ma appare chiara l’insufficiente presa di coscienza dell’emigrazione come problema
nazionale, come questione sociale ormai inquietante, come protesta silenziosa e sprezzante.
e così l’emigrazione nacque con quel suo carattere, durato più d’un secolo, di spinta incontrollata ed incontrollabile, per mancanza d’un adeguato piano governativo, sia di sostegno ai partenti, sia per il riassorbimento in patria delle forze emigrate, nel contesto
d’una politica economica programmata che almeno governasse l’emigrazione aiutandola
sia nella fase dell’espatrio che in quella del rientro, con una serie di servizi e d’infrastrutture.
Questo perché l’uscita dal Paese non fosse un atto d’arrischiata avventura ed il ritorno
una faticosa reintegrazione.
la spinta ad emigrare ebbe dapprima i suoi banditori, come gli agenti delle linee di
navigazione ed i rappresentanti degli interessi d’oltreoceano che nei più sperduti paesi
d’italia portavano la suggestione d’una fortuna a portata di mano. Dopo un secolo, di
fortuna non si parlava più e la ripresa dell’emigrazione, dal 1946, fu collegata a rapporti
241
goFFreDo PaLMerini
Da sinistra, Goffredo Palmerini, Cinzia maria rossi, nicoletta Verì, licio Di Biase.
di lavoro dipendente soprattutto con le industrie estrattive. Tutt’al più si sperava in
contratti vantaggiosi, specie per i lavoratori delle miniere – a quali costi ce l’avrebbe poi
rivelato la tragedia di marcinelle, nel 1956, con i suoi 262 morti, 136 italiani – rispetto
agli scarni trattamenti salariali che allora si fruivano in italia. e tuttavia resta nitida l’impronta dell’emigrante italiano, a volte un pioniere, un avventuroso ed un campione di
coraggio e sobrietà, in altri casi chi cercava la sicurezza del pane quotidiano, stabilità del
lavoro e qualche forma di protezione sociale. Dall’unità d’italia ad oggi le migrazioni
con l’estero hanno certamente rappresentato un fattore di primaria importanza nell’evoluzione socio-economica del Paese. Solo a partire dagli anni ’70 si è cominciata a delineare
un’inversione di tendenza, rivelata prima dall’attenuarsi dei fattori d’espatrio e poi dalla
trasformazione dell’italia, per i più imprevista ed inattesa, da paese d’emigrazione a
paese d’immigrazione.
Tornando al periodo in esame, la fine del secondo conflitto mondiale segna l’avvio
d’una ulteriore fase d’intensa emigrazione dall’italia verso l’estero. l’arretratezza delle
strutture di produzione e la continua fuoriuscita di manodopera dal settore agricolo determinano infatti un’ampia disoccupazione, specie nelle regioni meridionali. la promozione dell’emigrazione viene vista come un rimedio agli squilibri interni tra domanda ed
offerta di lavoro, tanto che viene pubblicamente proposta con il Piano Tremelloni,
mirato a favorire gli espatri. Sebbene i fenomeni migratori riguardino anche il nord
d’italia – tanto che le regioni settentrionali tra gli anni ’50 e ’60 vedono aumentare la
propria popolazione di diversi milioni di persone provenienti dal meridione – i flussi
verso l’estero continuano ad essere la punta più vistosa del fenomeno. nell’immediato
dopoguerra i flussi s’indirizzano dapprima in nord e sud America, come in Australia, poi
soprattutto verso i Paesi europei, con picchi di trecentomila espatri l’anno. le migrazioni
242
Le Pioniere DeLLa PariTà: FiLoMena DeLLi CasTeLLi e Maria FeDeriCi
verso l’europa hanno carattere marcatamente temporaneo, mentre quelle verso altri
continenti hanno carattere tendenzialmente stabile.
nella seconda metà degli anni ’60 le destinazioni verso i Paesi europei diventano prevalenti, mentre quelle extra-continente cominciano a perdere attrattiva già a metà del decennio precedente. il cambiamento della direzione dei flussi va correlato per un verso
alla favorevole congiuntura dell’economia di molti Paesi europei, oltre che alle migliori
condizioni sociali e previdenziali offerte anche in ragione di accordi tra Stati aderenti all’appena nata Comunità europea, come pure dalle più agevoli decisioni di rimpatrio, dall’altro è condizionata dalle sopravvenute difficoltà economiche specie in sud America,
ma anche dalle restrizioni introdotte da alcuni Paesi d’oltreoceano. All’inizio prevalgono
francia e Svizzera come mete europee, seguite appena dopo dal Belgio. Qualche anno
più tardi è la Germania federale, in piena espansione industriale, ad essere preferita
come destinazione.
nel frattempo, a partire dagli anni ’60, l’italia conosce il suo boom economico e
s’avvia a diventare una delle grandi potenze industriali del mondo. i movimenti migratori,
già a metà degli anni ’60, cominciano a perdere il carattere di esodo di massa che aveva
contraddistinto fino ad allora il fenomeno. negli anni ’80 la media degli espatri, circa
80.000 unità, vengono pressoché pareggiati dalla media dei rimpatri, tanto che persino
l’istat nel 1988 interrompe la rilevazione di flussi e l’andamento del fenomeno è rilevabile
solamente attraverso le cancellazioni o reiscrizioni sui registri dell’anagrafe dei Comuni.
negli anni ’90 si rileva per la prima volta un bilancio migratorio favorevole ai rientri,
mentre si avverte decisamente che l’italia si sta trasformando in paese d’immigrazione.
Anche dai Paesi d’oltreoceano, sebbene in misura molto più contenuta, prevalgono i
rimpatri sugli espatri. il fenomeno mantiene all’incirca lo stesso trend anche nei primi
anni Duemila.
A partire dall’unificazione nel 1861, l’italia ha conosciuto un espatrio di quasi 30
milioni di persone. Tra le varie generazioni dell’emigrazione che si sono susseguite nei
cinque continenti, attualmente si contano in circa 4.208.977, secondo l’ultimo rapporto
della fondazione migrantes (Giugno 2012), gli italiani che hanno conservato la cittadinanza
e sono iscritti all’Aire, l’anagrafe dei residenti all’estero, con un aumento di 93.742 unità
rispetto alla rilevazione del 2011. Se da un lato ciò è indice d’una tendenza alla ripresa
del fenomeno migratorio, certamente con caratteristiche diverse rispetto al passato,
tuttavia la cifra assoluta è davvero poco rilevante (7% circa) rispetto agli oltre 60 milioni
di oriundi che le stime più attendibili confermano essere oggi l’entità della comunità
d’origine italiana all’estero, secondo gli accurati rapporti annuali della stessa fondazione.
le statistiche ufficiali dei residenti all’estero si riferiscono pertanto solo alle cifre
degli iscritti all’Aire, per i vari Paesi, essendo rilevabili di anno in anno, come si diceva,
dalle iscrizioni anagrafiche dei Comuni. Questo il quadro per continente nel 2012: europa
2.306.769 (54,8%), America 1.672.414 (39,7%), oceania 134.008 (3,2%), Africa 54.533
(1,3%), Asia 41.253 (1%), con una classifica che vede in testa l’Argentina con 664 mila
italiani residenti (15,8%), seguita dalla Germania con circa 639 mila residenti (15%),
dalla Svizzera con 547 mila (13%), dalla francia con 366 mila (8,7%), dal Brasile con 298
mila (7,1%), dal Belgio con 252 mila (6%), dagli Stati Uniti con 217 mila (5,2%), dalla
243
goFFreDo PaLMerini
Gran Bretagna con 202 mila (4,8%), dal Canada con 135 mila (3,2%), dall’Australia con
131 mila (3,1%), dalla Spagna con 119 mila (2,8%), dal Venezuela con 113 mila (2,7%),
mentre al di sotto delle centomila presenze stanno Uruguay, Cile, olanda, Sud Africa,
lussemburgo ed Austria.
Questi i dati ufficiali dei cittadini italiani all’estero. e tuttavia ben altra è la popolazione
oriunda dei discendenti delle varie generazioni dell’emigrazione italiana che, pur non
conservando o non avendo per una serie di ragioni riacquistato la cittadinanza, è per
diritto di sangue italiana e delle proprie origini conserva cultura, valori e tradizioni. in
termini assoluti Brasile, Argentina e Stati Uniti sono nell’ordine i Paesi che hanno la
maggior presenza d’italiani. Si pensi che in Brasile, dove gli italiani sono la seconda comunità nazionale più numerosa, nella sola San Paolo – metropoli che s’avvia a raggiungere
i 17 milioni d’abitanti – oltre 7 milioni sono d’origine italiana. Vale a dire che la più
grande città italiana sta in Brasile. Come pure in Argentina, paese con oltre 40 milioni
d’abitanti, gli oriundi italiani sono circa metà della popolazione ed in certe località sembra
davvero di stare in italia. Come negli Usa, dove secondo recenti dati, le persone che
hanno dichiarato d’essere discendenti di italiani raggiungono quasi 17 milioni. Caso di
forte concentrazione d’italiani si riscontra anche in Canada, specie nella provincia dell’ontario, la più popolosa dello Stato. A Toronto, città di 3 milioni d’abitanti con gli immediati sobborghi, quasi un quarto della popolazione è d’origine italiana. Anche in Australia la popolazione d’origine italiana è seconda solo a quella anglosassone, attestandosi,
secondo le stime, intorno al milione di persone, con maggiori concentrazioni nelle aree
urbane di melbourne e Sydney.
1965, celebrazione del Ventennale del voto alle donne. il Presidente della Camera dei Deputati,
Brunetto Bucciarelli Ducci, consegna una medaglia alla costituente maria Agamben federici.
244
Le Pioniere DeLLa PariTà: FiLoMena DeLLi CasTeLLi e Maria FeDeriCi
ora torniamo alla situazione del fenomeno migratorio all’indomani della fine del secondo conflitto mondiale, con quella terribile condizione per l’italia uscita distrutta dalla
guerra, con disastrose condizioni economiche in tutto il mezzogiorno, con ampie sacche
di povertà anche in Veneto, friuli e Trentino. Con queste situazioni, che fortemente accelerarono la ripresa del fenomeno migratorio italiano dopo la stasi imposta dal regime
fascista, fece i conti la coscienza civile, sociale e politica di una donna straordinaria che
già s’era messa in luce nel movimento antifascista e nella resistenza, quindi nell’italia democratica e repubblicana, contribuendo nell’Assemblea Costituente a scriverne le regole
fondamentali, tradotte poi nella Carta Costituzionale: la parlamentare aquilana maria
Agamben federici.
nata a l’Aquila il 19 Settembre 1899 da famiglia benestante, laureata in lettere, insegnante e giornalista, maria Agamben sposa nel 1926 mario federici, anch’egli aquilano,
drammaturgo ed affermato critico letterario, tra le personalità più insigni della cultura
abruzzese del novecento. Da roma, negli anni del fascismo, si trasferisce con il marito
all’estero, dove continua ad insegnare presso gli istituti italiani di cultura, dapprima a
Sofia, poi in egitto ed infine a Parigi. Cattolica impegnata, profonda fede nei valori di libertà e democrazia, la federici matura la sua formazione influenzata dal pensiero cristiano
sociale – sopra tutto il personalismo di emmanuel mounier e l’umanesimo integrale di
Jacques maritain – che avrebbe connotato profondamente la filosofia e la politica dello
scorso secolo.
esperienza significativa, quella vissuta all’estero dalla federici, cresciuta nella consapevolezza del valore della giustizia sociale e del ruolo essenziale della donna, non solo
nella famiglia, ma anche in politica e nella società. Al rientro in italia, nel 1939, mette a
frutto tali convinzioni con un intenso impegno sociale e d’apostolato laico. A roma è
attiva nella resistenza, organizzando un centro d’assistenza per profughi e reduci. maria
federici si rivela davvero come un esempio ante litteram d’emancipazione femminile, con
trent’anni d’anticipo sui movimenti poi nati in europa. nel 1944 è tra i fondatori delle
ACli, poi del Centro italiano femminile (Cif) del quale diventa prima Presidente, dal
1945 al ‘50. ma sopratutto è una delle figure più importanti della nuova repubblica democratica nata dal referendum del 2 Giugno 1946, insieme al quale furono eletti anche
i 556 costituenti. Deputato all’Assemblea Costituente per la Democrazia Cristiana, contribuisce a scrivere le regole fondamentali della nostra Costituzione.
insieme alla collega di partito Angela Gotelli (DC), a nilde iotti e Teresa noce (PCi),
a lina merlin (PSi), maria federici è tra le cinque donne – delle 21 elette nell’Assemblea –
entrate nella Commissione Speciale dei 75 che elaborò il progetto di Costituzione, poi
discusso in aula dall’Assemblea ed approvato il 22 dicembre ‘47. Promulgata il 27
dicembre dal Capo provvisorio dello Stato, enrico De nicola, la Carta costituzionale
entrò in vigore il 1° Gennaio 1948. rilevante il contributo della federici nella Commissione
dei 75, in tema di famiglia, sull’accesso delle donne in magistratura, sulle garanzie economico-sociali per l’assistenza alla famiglia e del diritto all’affermazione della personalità
del cittadino, sul diritto di associazione e ordinamento sindacale, sul diritto di proprietà
nell’intrapresa economica; come pure significativo il suo ruolo in Assemblea plenaria,
con incisivi interventi in Aula sui rapporti etico-sociali, sui rapporti economici, sui
245
goFFreDo PaLMerini
maria Agamben federici,
fondatrice e prima
Presidente dell’Anfe.
Pagina seguente,
filomena Delli Castelli,
deputata all’Assemblea
Costituente e poi sindaco
di montesilvano.
rapporti politici, sulla magistratura, sui diritti e doveri dei cittadini. maria federici fu poi
eletta alla Camera, il 18 Aprile 1948, nel collegio di Perugia, nella prima legislatura repubblicana (1948-1953).
la sua spiccata sensibilità sociale, le immagini dei treni e delle navi pieni d’emigranti,
le famiglie che restavano nei paesi affidate alle sole donne, la drammatica congerie di
problemi che tali situazioni determinavano, mossero maria federici in un’attenzione
particolare e in un impegno che resta esemplare nell’affrontare le questioni sociali legate
all’emigrazione italiana, per la tenacia e la complessità della sua visione del fenomeno
migratorio. Dunque, non solo un’attenzione politica, ma anche una risposta strategica e
strutturale ai bisogni d’assistenza che man mano emergevano come conseguenza dell’emigrazione. Pensiero ed azione, la sua cifra. ed è così che maria federici, l’8 marzo
1947, fonda l’Associazione nazionale famiglie emigrati (Anfe). Presidente dell’ente sin
dalla fondazione, lo rimarrà fino al 1981. Sotto la sua guida sicura, con infaticabile
impulso, l’associazione si espande con sedi in ogni provincia e nei comuni a più alta emigrazione, presente sempre laddove esistono i problemi, in italia o nel nuovo mondo.
Anche in quei lontani continenti, come pure nella vecchia europa, nascono sedi dell’
Anfe, una rete capillare di strutture che diventano punti decisivi d’assistenza per i nostri
emigrati, per la soluzione d’ogni problema sociale, burocratico ma anche psicologico
nell’integrazione nelle nuove realtà.
le battaglie di maria federici restano un esempio d’impegno civile e politico, come il
30 novembre scorso ha ricordato il presidente nazionale Paolo Genco, alla Camera dei
Deputati, nel corso della cerimonia per il 65° anno di fondazione dell’Anfe. la lotta per
il riconoscimento dei diritti della famiglia degli emigrati; l’affermazione del principio che
l’emigrazione non è problema individuale, ma familiare; il riconoscimento reciproco tra
Stati europei dei titoli di formazione professionale; il riconoscimento delle malattie professionali; il riconoscimento dei diritti civili e politici dei connazionali nei paesi d’emigrazione; la scolarità dei figli degli emigrati; l’inserimento della lingua italiana nelle scuole all’estero; le facilitazioni per il ricongiungimento delle famiglie di emigrati; il riconoscimento
del diritto di voto degli italiani all’estero: sono solo alcune delle battaglie combattute e
vinte da maria federici e dall’Anfe, a tutela della dignità dei lavoratori italiani all’estero,
dei loro diritti e dei diritti delle famiglie.
246
Le Pioniere DeLLa PariTà: FiLoMena DeLLi CasTeLLi e Maria FeDeriCi
Dunque, un’opera notevole quella svolta dall’associazione, nel sostegno alle famiglie
ed a difesa della loro integrità, nella difesa dei diritti dei bambini, nella formazione professionale, nella crescita culturale, sociale e civile dei nostri emigrati. insomma, le meritorie
attività dell’Anfe, riconosciuta ente morale nel 1968, ne hanno fatto un insostituibile
partner nei più alti organismi internazionali per l’emigrazione e l’immigrazione, grazie al
suo enorme bagaglio di esperienze. maria federici è scomparsa a l’Aquila, la sua città, il
28 luglio 1984. e tuttavia il suo insegnamento è il cespite su cui l’Anfe fa affidamento
per svolgere con efficacia il suo prezioso servizio sociale nel Terzo millennio. l’Associazione da lei fondata si avvia dunque ad una rinnovata stagione d’impegno sui temi e sui
problemi delle migrazioni, poggiando le fondamenta su una storia lunga 65 anni, ricca di
esperienze su ogni aspetto dell’emigrazione italiana nel mondo e sull’attualità delle questioni che riguardano l’immigrazione. Un cospicuo patrimonio a disposizione dell’intero
Paese, che si deve alla lungimiranza ed alla tenacia di una delle donne più significative del
novecento.
la ricordiamo qui a Pescara insieme ad un’altra straordinaria donna abruzzese nell’Assemblea Costituente, filomena Delli Castelli, sulla quale altri con qualificata competenza sono intervenuti. Voglio dunque concludere questo intervento sottolineando come
l’opera di maria federici, insieme a quella di filomena Delli Castelli – in Parlamento,
nell’amministrazione locale come Sindaco di montesilvano, nel campo della scuola, nel
mondo dell’informazione – il loro pensiero illuminato, lo stile di vita, il loro assiduo impegno politico e sociale, restano un
esempio notevole nel tempo che viviamo. oggi il loro esempio stride
con certa volatilità del pensiero, con
certa incoerenza dei comportamenti
politici, con la labilità dei riferimenti
ai grandi valori. nella difficile transizione che l’italia vive, dove sovente
domina l’apparenza piuttosto che
l’essenza, esempi di vita quale quelli
testimoniati da filomena Delli Castelli e maria federici sono indispensabili riferimenti per poter migliorare il rapporto tra istituzioni e
cittadini, per recuperare credibilità
alla politica, per riportare le istituzioni, e chi è chiamato a ricoprirne
il ruolo, alla necessaria austerità dei
comportamenti, in linea con i sacrifici che il popolo italiano sta vivendo, per tornare finalmente a costruire il futuro della nostra italia.
247
APPenDiCe
249
L’iTaLia Dei sogni
16 febbraio 2012
L’ALTRA ITALIA
EScE il nUovo liBro Di GoffrEDo PalMErini
l’AQUilA – esce in questi giorni L’Altra Italia, il nuovo libro di Goffredo Palmerini,
pubblicato da one Group edizioni. il volume sarà presentato a l’Aquila il 23 febbraio,
alle ore 17, presso l’Auditorium “e. Sericchi” della Carispaq, in via Pescara. interverranno
all’evento Tiziana Grassi, scrittrice e studiosa di emigrazione, flavia Cristaldi, docente
di Geografia delle migrazioni all’Università di roma “la Sapienza”, Walter Capezzali,
presidente della Deputazione Abruzzese di Storia Patria, francesca Pompa, presidente
one Group edizioni, e mario narducci, direttore di Tv Uno.
il volume, con la prefazione di laura Benedetti, direttore del Dipartimento di Studi
italiani della Georgetown University di Washington, e un’introduzione di Giuseppe Della
noce, Segretario Generale della federazione della Stampa italiana all’estero (fUSie), è
un interessante “annuario” di fatti e personaggi dedicato agli Abruzzesi e ai connazionali
oltre confine che, nonostante la lontananza, mantengono il legame con le loro radici attraverso la stampa italiana all’estero.
Sessanta milioni di storie, di talenti e di esempi illustri, ancora poco conosciuti, ma
che con tenacia affrontano il generale clima di diffidenza portando nel mondo il prestigio del loro Paese d’origine, mostrando un altro volto dell’italia che parla di solidarietà,
determinazione e fiducia nel futuro. Come pure, nel volume, compaiono le eccellenze, i
personaggi, le singolarità e gli eventi che illustrano il volto migliore dell’Abruzzo e della
Pubblicato in
CAnADA (italiani)
DAnimArCA (il Ponte)
GermAniA (Web Giornale)
STATi UniTi (il Giornale italo-Americano, i-italy, Gente d’italia, il Pensiero, America oggi)
SPAGnA (italia cerca)
SUD AfriCA (la Gazzetta del Sud Africa)
SViZZerA (Tutto italia)
VeneZUelA (la Voce d’italia)
UrUGUAY (Gente d’italia)
AGenZie inTernAZionAli: Aise, inform, italian network e Agenzia Stampa italia
in iTAliA: il Centro, il Tempo, il messaggero, l’eco di San Gabriele, D’Abruzzo, emigrazione notizie,
Gdapress, Agorà magazine, Un mondo d’italiani, il Capoluogo, Politicamente corretto, fattitaliani, Vivicentro, Pagine Abruzzo, Corriere Peligno, Abruzzo news, inAbruzzo, Chieti Scalo, All news Abruzzo,
l’impronta, Giornale di montesilvano, Abruzzo Quotidiano, newson, Giulianova news, Siamo Abruzzesi, Vasto domani, Abruzzo nel mondo, Voce dell’emigrante, okarte, rititolando Wordpress.
250
aPPenDiCe
Da sinistra:
Tiziana Grassi, flavia Cristaldi,
mario narducci, Goffredo Palmerini,
francesca Pompa, Walter Capezzali.
sua Città capoluogo, un’iniezione
di ottimismo per l’immane impegno che l’Aquila deve affrontare
per risorgere dalle rovine del terremoto, accompagnata però dalle
tante testimonianze d’amicizia, vicinanza e solidarietà dimostrate
dalle comunità italiane d’ogni angolo del mondo. il volume ha una
veste grafica molto curata e un
ricco apparato fotografico in bianco e nero.
Auditorium “elio Sericchi”,
presentazione del volume
“l’Altra italia”: i relatori.
251
L’iTaLia Dei sogni
1 Marzo 2012
L’ALTRA ITALIA,
Un liBro iSPirato a Un Sano ottiMiSMo
di anna ventura
Un folto numero di amici e lettori affezionati attende, annualmente, l’uscita del libro di
Goffredo Palmerini, dove si condensano, con precisione ammirevole, tutti gli eventi
principali della nostra vita cittadina e, parallelamente, quanto accade nel mondo, in quella
“altra italia”, che esiste fuori dai confini geografici, rappresentata da quanti di noi vivono
all’estero, ma non si sentono stranieri. ed è consolante constatare come, mentre in italia
soffiano ridicoli venti di secessione, chi ha dovuto lasciare la patria per necessità la porta
ancora nel cuore, le tributa quel rispetto quasi religioso che si deve agli ancestri, a quell’humus preziosissimo che abbraccia storia e tradizioni, esperienze e memorie.
nella bellissima prefazione al libro, laura Benedetti, un’italiana che si fa onore nel
mondo, rappresentando una cultura seria, profonda, rispettosa della verità e della bellezza,
attribuisce a Goffredo Palmerini il titolo di “messaggero”, e lo motiva con parole esatte:
«Oggi, più che mai, c’è bisogno di mediatori di qualità. Il ruolo del messaggero è mutato: non si tratta
più di percorrere meccanicamente distanze sempre più grandi, ma di annodare in maniera sottile i
legami tra il dentro e il fuori, di mettere in relazione bisogni e capacità, di interpretare una realtà
sempre più complessa, di sviluppare sinergie». e infine conclude affermando: «Voglio credere a
questa ferma determinazione, a questa promessa di riscatto. Buona fortuna dunque al messaggero e alla
sua città. L’altra Italia non dimentica, e non si tirerà indietro». Parole, queste, di vero conforto;
la sventura che ci ha colpiti ha infatti evidenziato, purtroppo, sordità e indifferenza,
talvolta anche volgare opportunismo, da parte di alcuni, ma anche reale solidarietà, appoggio concreto e consapevole, da parte di altri, e mi riferisco in particolare ai molti
italiani all’estero.
il volume inizia con un capitolo relativo all’Accademia dell’immagine e al suo fondatore
Gabriele lucci, articolo che evidenzia il valore di un’istituzione di alto profilo culturale,
e lamenta la condizione di difficoltà in cui, oggi, viene a trovarsi. Questo è il primo degli
articoli relativi a fatti e personaggi della cultura abruzzese (e non solo): è un filone ben
nutrito, che comprende molti altri interventi: “Grande festa per gli ottanta anni del
Pubblicato in
CAnADA (italiani)
AGenZie inTernAZionAli: Aise, inform e Agenzia Stampa italia
in iTAliA: l’Arca di noè, italia italy, Agorà magazine, fattitaliani, l’ideale, Politicamente corretto,
il Primato, Pagine Abruzzo, Corriere Peligno, Chieti Scalo, All news Abruzzo, l’impronta, Giornale
di montesilvano, newson, Giulianova news, Siamo Abruzzesi, Vasto domani, Abruzzo nel mondo,
Voce dell’emigrante, okarte, rititolando Wordpress.
252
aPPenDiCe
laura Benedetti,
direttore del
Dipartimento
di Studi italiani
alla Georgetown
University
di Washington
(Usa).
nel riquadro,
Anna Ventura.
pittore Constantin Udroiu (pagg. 25/29); “in Brasile, artisti abruzzesi in mostra al mube
di San Paolo” (pgg.31/35); “Deltensamble raccoglie vasti consensi negli States” (pag.
47/51); “il Premio maiella 2010 in grande smalto” (pp.53/59); Presentazione di “l’Aquila
nel mondo” (pp.61/63), “Angelo narducci, a 25 anni dalla scomparsa” (pp.65/69);
“Anna Ventura nella lista d’onore del Premio “Pieve Santo Stefano”; “A Gianni letta il
Premio Guerriero di Capestrano” (pag 87/91).
molti articoli sottolineano incontri, convegni, pubblicazioni che evidenziano quanto
frequenti e significativi siano i rapporti culturali che legano l’Abruzzo alle comunità
italiane all’estero; parallelamente si mettono in evidenza i legami che ci uniscono anche
ad altre nazioni, secondo uno spirito di fratellanza culturale che è il migliore legame che
possa affratellare popoli diversi. Un libro, quindi, non solo di bella lettura e di importante
testimonianza, ma quasi un breviario che ci indica la via giusta, ci conforta nell’insicurezza,
ci inorgoglisce nel dolore. Sarebbe inesatto negare, infatti, che l’animo degli Abruzzesi –
e degli Aquilani in particolare – sia inquieto e insicuro: troppe difficoltà, troppi intralci,
troppe disattenzioni ostacolano una rinascita che pure è necessaria, altrimenti si arretrerà
fatalmente.
Questo libro, ispirato ad un sano ottimismo, ad una coraggiosa accettazione del
dolore, nella speranza di un domani migliore, va conosciuto e apprezzato, anche per la
chiarezza del linguaggio e per il rispetto degli argomenti trattati. l’esperienza ci dimostra
ogni giorno come le notizie possano essere stravolte da una interpretazione distorta e
tendenziosa; qui abbiamo, invece, un esempio di rara onestà intellettuale, che descrive i
fatti con la chiarezza di una macchina fotografica, ma anche con la viva partecipazione
di un cuore onesto.
253
L’iTaLia Dei sogni
1 Marzo 2012
L’ALTRA ITALIA,
Di GoffrEDo PalMErini
di Gianfranco Giustizieri
(da www.cultura.inabruzzo.it)
il viaggio ha inizio il 13 Gennaio 2010 e termina l’11 luglio 2011. Un anno e mezzo di
avvenimenti, riflessioni, personaggi, storia, cronaca, luoghi, composti in una trama
culturale che si dipana sotto i nostri occhi. Perle disseminate in un itinerario reale e metaforico che coniuga i diversi tempi della storia dell’emigrazione in cui sono racchiusi la
memoria del passato, la cronaca del presente, lo sguardo verso il domani. Questo è il
nuovo libro di Goffredo Palmerini L’Altra Italia, uscito in questi giorni per le edizioni
one Group l’Aquila, un lungo percorso d’incontro tra la terra d’Abruzzo ed il suo capoluogo con le comunità italiane nel mondo. laura Benedetti, nella Prefazione al libro,
osserva «L’Italia fuori dell’Italia, così poco capita, nota più per i suoi aspetti folkloristici che per la
sua complessità intellettuale, apprezzata più per le sue risorse materiali che per la ricchezza umana
trova in Palmerini un interprete sensibile, un messaggero infaticabile. L’importanza della sua attività
non si ferma qui, perché gli itinerari di Palmerini sono fatti di andate e ritorni...».
ecco, il libro si rivela come la raccolta di traguardi raggiunti in un lungo viaggio di conoscenza, di interscambi di saperi, di reciproche offerte culturali in cui l’informazione costituisce lo strumento privilegiato per comunicare. l’Abruzzo ed il mondo, la nostra
gente dentro e fuori confine, un’osmosi continua che corre via internet, diviene stampa
sulle pagine delle agenzie internazionali e dei giornali locali, si tramuta in parole nelle rubriche e nei notiziari di terre lontane. Tempo e spazio si annullano, perle di cultura
corrono veloci e Palmerini sedimenta le diverse esperienze con la scrittura. È difficile indicare o scegliere degli esempi per dare testimonianza a queste riflessioni, perché ogni
scritto è un dono al lettore vicino e lontano, rivela caratteri, sentimenti, sensazioni,
presenta eventi ed emozioni, narra la storia che diviene conoscenza e memoria. Uno fra i
tanti, il ricordo del tempo in cui da amministratore del Comune era felice di accompagnare
le delegazioni, prima del sisma dell’aprile 2009, in visita a l’Aquila che «non è solo quella dei
monumenti insigni, ma è la città dei particolari, dei dettagli, delle curiosità nascoste nei suoi vicoli, negli
sdruccioli, lungo le coste che arrancano alla grande piazza del Mercato. È la città, stupefacente ed
inattesa, delle tante chiese, incredibile cornucopia per chi la scopre, dei tanti palazzi di magnificente
fattura, scrigni di sorprese nei loro chiostri, nelle scalinate, negli archi, nelle modanature, nelle fogge delle
finestre, negli stipiti e nei portali [...]. Ci mancano, ora, queste emozioni [...]. Toccherà lavorare sodo, per
anni. Ma ce la faremo» (l’Aquila: quell’emozione che toglie il respiro, 27 Agosto 2010 ).
e quell’auspicio un mese dopo diviene cronaca con la narrazione di una storia.
Barnaby Gunning, un architetto inglese molto conosciuto, intende avviare la ricostruzione
254
aPPenDiCe
dell’Aquila in 3D con gli esperti di Google:
«Il 26 Settembre scorso sono giunti in città dagli
Stati Uniti, dall’Australia e dalle sedi di Roma e
Milano gli specialisti di Google per insegnare, presso
i laboratori informatici dell’ateneo, a tecnici e popolazione – sì, perché questo è un progetto davvero
molto interattivo e partecipato – come ricostruire
L’Aquila in 3D su Google Earth [...] Il progetto,
singolare ed ambizioso, si propone di realizzare
[...] il modello tridimensionale dell’intera città, che
consentirà d’iniziare una ricostruzione virtuale del
centro storico e di condurre prove di master-planning, passo fondamentale per la riapertura dei diversi settori della città» (la ricostruzione dell’Aquila in 3D, secondo Barnaby Gunning,
27 Settembre 2010).
Palmerini non si limita alla notizia ma
entra nella vita di Barnaby e la racconta. Gianfranco Giustizieri.
Così l’esperienza umana, il dramma del terremoto e il progetto scientifico diventano quasi un racconto inserito in una realtà da ricostruire. e come non ricordare le toccanti pagine dedicate alla piccola maurane fraty
venuta a morire dalla cittadina francese di mont Saint martin nel terremoto aquilano!
episodio tragico, richiamo anche di storie di emigrazione (Da mont Saint martin a Paganica, in memoria di maurane fraty, 14 Aprile 2010). oppure la lontana Argentina,
meta di continui flussi migratori, in cui la celebrazione del convegno annuale dei delegati
abruzzesi provenienti da tutto il mondo offre lo spunto per una rigorosa analisi storica
di quella terra che reclama con orgoglio la discendenza culturale da varie regioni italiane
(il Cram a Buenos Aires, nel 40 anniversario della fedamo, 10 novembre 2010).
Una riflessione a parte meritano le pagine dedicate a personaggi del nostro novecento
culturale. C’è un approccio di estrema sensibilità che si avverte nella scrittura utilizzata,
quasi il timore di invadere le altrui intimità nel rispetto dell’autore esaminato. È il caso di
Tra domenica e lunedì – il toccante viaggio tra l’angoscia e la speranza, 2 febbraio 2011.
Palmerini recensisce il libro di Anna Ventura Tra domenica e lunedì, diario nato nella notte
della tragedia aquilana:“l’inizio di una nuova era per la città martoriata dal terremoto”.
l’autore rivela una maturità ed un controllo della propria scrittura priva di ogni riferimento
autoreferenziale e tesa solo ad illuminare il pensiero e le parole della scrittrice aquilana:
«Nel diario di Anna, più d’ogni altro contributo, si legge il travaglio dell’anima, lo smarrimento della
nostra vita, il significato vitale dell’ecosistema urbano e sociale della nostra città, che coltivava le abitudini
quotidiane, l’unico – come per certe felci il loro terreno – a far vivere con dignità le nostre giornate, a
dargli un senso». Un libro da leggere, da riprendere, da leggere ancora.
255
L’iTaLia Dei sogni
13 aprile 2012
l’italia oPEroSa E DElla SPEranza
nEl liBro Di GoffrEDo PalMErini
di anna Pisani
mACerATA – È l’altra parte dell’italia, quella laboriosa, dignitosa, rispettosa delle
regole, capace di esprimersi e di costruire, quella raccontata da Goffredo Palmerini nel
volume L’Altra Italia, edito da one Group edizioni e presentato ieri a macerata, nella
sala degli Specchi della biblioteca mozzi Borgetti, in un evento patrocinato dalla municipalità e dall’Università di macerata. il volume raccoglie gli articoli e i racconti di viaggio
che l’autore – scrittore e collaboratore di prestigiose istituzioni culturali – ha pubblicato
in italia e all’estero sulla straordinaria realtà costituita dagli emigrati italiani d’ogni regione
nei cinque continenti.
«Un anno e mezzo di viaggi a più livelli, di incontro, di ricostruzione di percorsi esistenziali – ha
detto la prof. flavia Stara dell’Università di macerata, presentando il volume – attraverso
cui Palmerini ci restituisce un quadro reale di fatti e di persone che hanno portato il loro progetto, i loro
sogni, le loro potenzialità dall’altra parte del mondo, rendendo onore e prestigio al nostro Paese». il
libro è un caleidoscopio di fatti, eventi, personaggi ed emozioni, dentro e fuori d’italia,
narrati con una scrittura avvincente, che ci spinge anche ad una riflessione critica sui fenomeni migratori di ieri e di oggi.
«Un momento di riflessione e di racconto – ha sottolineato la vice sindaco irene manzi nel
suo saluto – che vede Macerata vicina alla città dell’Aquila a tre anni dal tragico terremoto e che ci
riporta alla memoria il grande slancio di solidarietà che tutta l’Italia ha manifestato alla città ed a tutta
la regione abruzzese». «L’Aquila non manca solo a noi aquilani – ha detto l’editrice francesca
Pompa – ma a tutta l’Italia. Crediamo nella possibilità di rinascita e sviluppo del territorio e anche
attraverso l’editoria abbiamo trovato la spinta a rinascere e a farci conoscere nel mondo».
la sfida dell’Aquila a risorgere più bella di prima, come sempre nella sua storia pluricentenaria segnata da tanti terremoti disastrosi – secondo l’autore – non è solo degli
Pubblicato in
CAnADA (italiani, il Postino)
SPAGnA (mondo italiano)
VeneZUelA (Voce d’italia)
AGenZie inTernAZionAli: Aise, inform e Agenzia Stampa italia
in iTAliA: Gdapress, Agorà magazine, italia news, la Prima Pagina, il Capoluogo, Politicamente corretto, Un mondo d’italiani, fattitaliani, Vivicentro, Corriere peligno, inAbruzzo, Chieti Scalo, All news
Abruzzo, l’impronta, Giornale di montesilvano, newson, Giulianova news, Corriere Peligno, Cronache maceratesi, Vivere macerata.
256
aPPenDiCe
macerata: flavia Stara, francesca Pompa, Goffredo Palmerini. nel riquadro, Anna Pisani.
aquilani, ma dell’italia intera, perché attraverso la ricostruzione l’italia potrà dare al
mondo un segno emblematico d’amore e di cura del suo patrimonio culturale, la vera
ricchezza del nostro Paese sulla quale, purtroppo, non sa ancora investire adeguatamente.
infine Palmerini, per tre decenni amministratore e vice sindaco dell’Aquila, ha espresso
la sua calorosa gratitudine alla municipalità e all’Università di macerata per aver voluto patrocinare l’evento. Poi un grazie commosso ai tanti volontari che dalle marche e dal resto
del Paese hanno portato agli aquilani, con straordinaria sensibilità, soccorso e aiuto nei
mesi dell’emergenza, mostrando alla comunità internazionale il volto della più bella italia.
Per concludere, qualche annotazione sul luogo dell’incontro, assai interessante. la
Biblioteca mozzi Borgetti, infatti, è una delle maggiori biblioteche delle marche con i
suoi 350 mila volumi. Ha sede in un bel palazzo che prospetta su piazza Vittorio Veneto,
nel cuore storico di macerata. Conserva dal 1773 la libreria dei Gesuiti, concessa al Comune da papa Clemente XiV. Si è poi arricchita, nei successivi due secoli, con numerosi
fondi librari e donazioni di raccolte private. nel 1814 anche il palazzo, già dei Gesuiti,
passò in proprietà al Comune di macerata, per decreto di Gioacchino murat. la galleria
traversa, chiamata Sala degli Specchi, è al primo piano del palazzo. fu decorata a grottesche
da Domenico marzapani e Domenico Cervini, e sulle paraste lignee sono dipinti, ad
opera di Vincenzo martini, sedici medaglioni con ritratti di filosofi e uomini di scienza.
257
L’iTaLia Dei sogni
25 luglio 2012
SPiGolatUrE intorno al volUME
L’ALTRA ITALIA,
Di GoffrEDo PalMErini
Sabato scorso, 21 Luglio, a Tornareccio, “Città del miele” in provincia di Chieti, si è tenuto un incontro
a più voci, promosso dal Comune, sul tema Viaggio attraverso l’altra italia - Annotazioni e spigolature sull’emigrazione e sugli Abruzzesi nel mondo. Sono intervenuti all’incontro Nicola
Pallante, sindaco di Tornareccio, don Gianni Carozza, vice Rettore del Seminario Regionale di Chieti,
Francesca Pompa, presidente One Group Edizioni, Giulio Borrelli, giornalista e scrittore, già direttore
del TG1 Rai e corrispondente da New York, e chi scrive, autore del volume l’Altra italia. È stata una
riflessione a tutto campo sull’emigrazione italiana nel mondo, dal 1861 ad oggi, con particolare riguardo
a quella abruzzese, sugli spunti offerti dal volume l’Altra italia, pubblicato da One Group Edizioni. Il
libro, già oggetto di numerose presentazioni in Italia (L’Aquila, Paganica, Macerata, Padova, Belluno,
Palmanova, Trieste, Roseto, Teramo), è una selezione di scritti e articoli usciti sulla stampa italiana e su
diverse testate all’estero. Nel testo si illustrano fatti dell’emigrazione, ma anche valenze, singolarità, eventi
e personaggi dell’Abruzzo e dell’Aquila, dentro e fuori i confini. Trovo utile proporre l’intervento svolto
da don Gianni Carozza, assai significativo, che illustra il tema delle migrazioni nei testi biblici. mutatis
mutandis, la storia dell’umanità è stata contrassegnata dai fenomeni migratori e dai problemi connessi,
quali il pregiudizio la diffidenza e la paura, se non addirittura lo stigma e la violenza verso i migranti,
portatori di culture diverse. Dall’intervento di don Gianni Carozza si avverte con chiarezza come i secoli
al riguardo siano passati invano, permanendo ancora oggi, sulle persone
migranti, atteggiamenti e pregiudizi
del tutto simili a millenni addietro.
Ma la Bibbia e il messaggio evangelico, nella storia dell’umanità, sono
un faro sempre acceso che orienta al
rispetto e all’accoglienza dei migranti.
(G.P.)
Pubblicato in
CAnADA (italiani)
AGenZie inTernAZionAli: Aise, Agenzia Stampa italia, italian e 9 Colonne
in iTAliA: Agorà magazine, Politicamente corretto, la Prima Pagina, ionio notizie, inAbruzzo, newson, Siamo Abruzzesi, l’impronta, il Capoluogo, Pagine Abruzzo, Giornale di montesilvano, Corriere
Peligno, Giulianova news, Chieti Scalo, All news Abruzzo.
258
aPPenDiCe
Don Gianni Carozza, il sindaco nicola Pallante, Giulio Borrelli, francesca Pompa, Goffredo Palmerini.
l’altra italia E lE MiGrazioni nEi tESti BiBlici
di Gianni carozza
Sono molto grato a Goffredo Palmerini per la sua presenza qui oggi a Tornareccio
insieme con la sua famiglia, a cui per diversi motivi sono legato da tempo. l’idea di presentare il suo ultimo libro anche nel nostro paese è nata quasi per caso durante l’ultimo
viaggio in israele che insieme a sua moglie Anna e a diversi amici aquilani abbiamo compiuto nel gennaio scorso. Ho avuto più volte il grande piacere in questi mesi di visitare
Paganica, popolosa frazione dell’Aquila, tristemente nota per essere stata colpita da terremoto del 6 Aprile del 2009, in cui Goffredo vive con la sua famiglia e dove, con tanta
passione e meticolosità, scrive per le comunità abruzzesi nel mondo mantenendo un filo
diretto costante con loro. ed era ormai giunta l’ora di fargli conoscere anche la realtà di
Tornareccio, che – come tante altre comunità locali – è stata per quasi un secolo contrassegnata da un’emigrazione pressoché ininterrotta, protrattasi almeno fino agli anni ’7080 (Belgio, Svizzera, francia, Germania, Argentina, Stati Uniti, Brasile, Australia) e che
quindi ha tanti suoi figli sparsi nel mondo.
le cause di questo fenomeno, come è noto, vanno ricercate già all’indomani dell’Unità
d’italia, un’epoca nella quale la nostra regione versava in una situazione economica tra le
più difficili dell’intero paese. il nostro era un territorio ancora caratterizzato da un sistema
produttivo pre-moderno, i cui principali strumenti d’integrazione lavorativa e sociale rimanevano quelli della transumanza verso le terre del Tavoliere e dell’Agro romano. Pur
se al prezzo di enormi sacrifici personali, soprattutto nel dopoguerra, molti nostri concittadini in diverse ondate migratorie hanno lasciato il paese in cerca di speranza e di un
futuro migliore. Vi assicuro che è davvero commovente sentire raccontare le loro avventure
e occasioni come queste ci aiutano a ricordare che quello che noi siamo oggi è anche
grazie a loro. Ci tengo inoltre a dire che io stesso sono figlio di un emigrato: mio padre ha
lavorato per quasi otto anni in Svizzera e diversi membri della mia famiglia sono tuttora
259
L’iTaLia Dei sogni
il sindaco
di Tornareccio,
nicola Pallante,
con accanto
il giornalista
e scrittore
Giulio Borrelli.
sparsi in varie parti del mondo: penso soprattutto ai parenti dell’Argentina, degli Stati
Uniti e della Svizzera. Una storia poi che ha caratterizzato da vicino la mia vita non posso
non raccontarla. C’è qui mia madre che è l’ultima di nove figli; la prima figlia è emigrata a
la Plata in Argentina nel 1950, mia mamma è nata invece l’anno successivo, cioè nel
1951; mia zia è tornata per la prima volta qui in paese soltanto nel 1991, ben quarantuno
anni dopo la sua partenza: solo allora le due sorelle si sono potute conoscere!
Grazie dunque al sindaco, nicola Pallante, per aver organizzato questo evento e
grazie soprattutto a te, caro Goffredo, che con il tuo lavoro, i tuoi articoli, la tua sensibilità
e la tua mediazione mantieni sempre viva questa preziosa memoria e fai sì che anche noi
possiamo conoscere la variegata esperienza di tanti abruzzesi che sono all’estero, che
sono fieri delle loro origini e che hanno portato nel mondo le nostre tradizioni più belle
e i nostri valori più grandi. molti si chiederanno: cosa ci fa un prete alla presentazione di
un libro sugli emigrati e sugli abruzzesi nel mondo? Domanda lecita! Anche perché ci
sono accanto a me persone il cui volto è molto conosciuto e la cui esperienza rispetto
alla mia è davvero enorme. la colpa è di Goffredo Palmerini che ha voluto a tutti i costi
anche un mio intervento. Saranno ovviamente lui e Giulio Borrelli a parlarci delle
comunità degli abruzzesi del mondo e dei contributi presenti in questo libro. essendo io
soprattutto un biblista, vorrei approfittare di questa occasione per evidenziare brevemente
come la Bibbia dedichi numerosi riferimenti alle relazioni interpersonali, e non solo a
quelle che spiegano l’interazione tra i membri del popolo dell’alleanza, ma anche a quelle
che coinvolgono gruppi di diversa estrazione etnica. la Bibbia, non dimentichiamolo,
soprattutto nell’Antico Testamento, è la storia di un popolo a contatto con altri popoli.
Perché parto dalla Bibbia? Perché per molti versi sono convinto che essa – come
ricorda il card. Carlo maria martini – è il libro per il futuro dell’europa, vale a dire un
260
aPPenDiCe
testo che, in virtù del suo passato e del suo presente, è ancora in grado di orientare a
vivere in modo propositivo entro società sempre più multiculturali e multireligiose. in
questo contesto la Scrittura appare in grado di raccogliere le grandi potenzialità di una
memoria dell’occidente capace di aiutare a decifrare tempi e momenti nel presente e nel
futuro. e perché questa prospettiva divenga realmente efficace occorre che la Bibbia sia
colta all’insegna del proprio pluralismo presente nell’intimo snodo ebraico-cristiano che
la costituisce. È vero, la Bibbia oggi si presenta a noi soprattutto nella veste di un’opera
letteraria; ma essa non proviene dall’astrazione né da pura immaginazione, ma soprattutto
dalla sperimentazione, prima, e poi da una caratteristica comprensione e interpretazione
della realtà, specialmente di eventi, persone e fatti, alla luce della personale rivelazione
divina. la Bibbia, e possiamo dire il mondo, inizia in un contesto di emigrazione. Va
infatti ricordato che il popolo ebraico vive in Palestina, a partire circa dal 1200 a.C., in un
ambito geografico e geopolitico caratterizzato da molti spostamenti di popoli, da esodi e
da migrazioni frequenti. la Palestina, infatti, è luogo di passaggio, come un corridoio tra
l’egitto e i grandi regni attorno all’eufrate (Babilonia e Assiria), percorso continuamente
da carovane ed eserciti stranieri. È quindi un luogo dove l’esperienza dello straniero è un
fatto quotidiano. Del resto israele stesso è un popolo che ha vissuto una lunga e dolorosa
esperienza di migrazione e di esilio. Ha abitato da straniero in egitto per 400 anni. Dopo
la caduta di Gerusalemme (586 a.C.), molti israeliti furono deportati in Babilonia.
Per andare al nuovo Testamento, Gesù stesso è migrante e la famiglia di nazareth si
rifugia in egitto a causa di una persecuzione. Come vedete, alle origini del mondo e della
nostra storia ci sono le migrazioni. Sembra quasi che il simbolo dell’esperienza occidentale
sia il muoversi verso orizzonti nuovi, orizzonti diversi. ma per evitare di divagare troppo
in un tema vasto e complesso, avendo a disposizione solo pochi minuti, provo a rispondere
solo a due domande lasciandomi aiutare da alcuni interventi del card. martini:
1. Come il popolo di israele vive l’esperienza dell’esilio?
2. Come è visto lo straniero nella Bibbia? (una domanda che allarga i nostri orizzonti)
Per rispondere alla prima domanda non posso non citare le struggenti parole che
l’orante pronuncia nel salmo 136: «Sui fiumi di Babilonia, là sedevamo piangendo al
ricordo di Sion. Ai salici di quella terra appendemmo le nostre cetre. là ci chiedevano
parole di canto coloro che ci avevano deportato, canzoni di gioia, i nostri oppressori:
“Cantateci i canti di Sion!”. Come cantare i canti del Signore in terra straniera? Se ti dimentico, Gerusalemme, si paralizzi la mia destra; mi si attacchi la lingua al palato, se
lascio cadere il tuo ricordo, se non metto Gerusalemme al di sopra di ogni mia gioia».
l’esilio di per sé non distrugge il rapporto fra Dio e il suo popolo, anzi, mentre ne rende
più acuta l’esigenza, lo fa maturare, predisponendo alla conversione e alla redenzione.
Costringendo a lasciare Gerusalemme, l’esilio fa comprendere, nel dolore, tutta la profondità e il valore spirituale del Santo dei santi e dei sacrifici, cessati con la distruzione
del tempio. la Shekinah, la Gloria di Dio, non lascia per questo il popolo, ma va con lui
in esilio in mezzo alle nazioni pagane, continuando a preparare così la diffusione universale
del messaggio della salvezza rivolto in principio a un solo popolo particolare.
«In questo senso – scrive martini – l’esilio di Israele è un caso tipico per ogni fatto simile della
storia. L’esilio – così come l’emigrazione – infatti è una situazione dolorosa e spesso drammatica, che,
261
L’iTaLia Dei sogni
in vario modo, tocca tante persone e tanti gruppi sociali. Anche ai nostri giorni i fenomeni dell’emigrazione,
delle guerre, delle fughe di intere popolazioni ci coinvolgono tutti. La risposta esemplare offerta dal
popolo ebraico può pertanto essere considerata paradigmatica: nelle situazioni d’esilio o di emigrazione
scaturisce più intensa il senso di appartenenza, matura la coscienza della fraternità, si creano nuovi
vincoli e strutture di solidarietà». Continua martini: «Vi sono tante vicende storiche che possono
essere interpretate come l’esilio da una patria, da una cultura, da un contesto culturale, sociale e anche
politico al quale ci si era abituati e anche un po’ come adattati. In questo senso ogni privazione di un radicamento precedente, di una terra sicura sotto i piedi, di un terreno su cui contare, di un palazzo o di
una casa spirituale da abitare con tranquillità è una prova, una sofferenza, spesso anche uno strappo
doloroso, un trauma. A esso si può reagire con la rabbia, oppure con una nostalgia rassegnata e passiva,
o addirittura con il chiudere gli occhi all’evidenza e non volere che ci sia stato ciò che c’è stato, o volere a
tutti i costi il ritorno a ciò che fu. È possibile invece reagire come i profeti hanno insegnato a Israele: riconoscendo la mano di Dio, lasciandosi purificare dalla prova, cercandone il senso».
Per rispondere alla seconda domanda, per quanto riguarda l’Antico Testamento,
debbo far riferimento invece al vocabolario che la Bibbia utilizza per definire lo straniero,
segno che israele ha sviluppato una concezione varia e articolata del fenomeno dello
straniero. nella Bibbia ebraica sono usati almeno 3 vocaboli:
zar - lo straniero lontano, l’estraneo, il nemico da cui difendersi. Verso questi vi è un
senso di estraneità, timore, paura e talora inimicizia, perché essi non sono dei nostri;
è la paura che vive un piccolo popolo, circondato da popoli potenti e aggressivi. essi
sono come nemici pericolosi che attentano alle nostre sicurezze.
nokri - lo straniero di passaggio, non residente, irregolare, clandestino. Di lui vengono
evidenziati la diversità e la lontananza; si mantengono le distanze, si fanno concessioni,
ma non vi è più la paura. la regola che ne emerge è l’ospitalità. Vedi l’episodio di
Abramo che accoglie i tre stranieri che passano presso la sua tenda.
gher o toshav - lo straniero residente, inserito nel tessuto sociale. egli non appartiene al
popolo per nascita, ma risiede a lungo con loro. Ha una protezione giuridica ripresa
dai testi di legge più antichi: «non molesterai il forestiero, né l’opprimerai, perché voi siete stati
forestieri nel paese d’Egitto» (es 22,20). Si ricordino anche le parole del libro del levitico:
«Il Signore parlò a Mosè e disse: “Quando un forestiero dimorerà presso di voi nella vostra
terra, non lo opprimerete. Il forestiero dimorante fra voi lo tratterete come colui che è nato fra voi;
tu l’amerai come te stesso, perché anche voi siete stati forestieri in terra di Egitto. Io sono il
Signore, vostro Dio”» (lv 19,33-34). Possiamo dunque affermare che lo straniero è
parte essenziale del racconto di fondazione d’israele, contenuto nei libri della
legge. Ha scritto Jean Danielou: «Si può dire che la civiltà ha compiuto un passo decisivo
il giorno in cui lo straniero da nemico è divenuto ospite».
Anche il nuovo Testamento ci offre ovviamente spunti di riflessione: in particolare i
vangeli ci mostrano Gesù che raccomanda più volte l’ospitalità e che punta molto sull’accoglienza. egli per primo dimostra verso tutti un atteggiamento di amorevole sollecitudine: verso la gente che accorre, da diverse parti della regione, per sentire la sua parola
(cf. mt 4,25), nei confronti dei malati che chiedono di essere guariti, benché forestieri
(cf. mt 15,21-28), con i bambini che le mamme gli conducono perché li benedica (mt
19,13-15; mc 10,13-16; lc 18,15-17). nell’esperienza storica di Gesù, gli evangelisti
262
aPPenDiCe
notano che anch’egli condivide anche la gioia dei lontani, che si lasciano convertire dalla
sua accogliente presenza. Anzi, agli esponenti dell’ortodossia – il «dottore della legge» –
Gesù contrappone un rappresentante degli esclusi – l’eretico Samaritano –: d’ora in poi
solo l’amore compassionevole sarà la chiave per definire il prossimo, al di là delle
distinzioni e delle separazioni di carattere religioso, culturale o etnico. ricorda il card.
martini che c’è però un motivo, che emerge da alcuni passi del nuovo Testamento, che
fonda l’atteggiamento cristiano verso chi è forestiero. È la visuale dei credenti in Cristo
i quali si ritengono pellegrini e stranieri in questo mondo: «Non abbiamo quaggiù una città
stabile, ma cerchiamo quella futura» (eb 13,14; cf eb 11,10-16).
Dunque, come il ricordo di essere stati migranti e forestieri in egitto, costituiva per
gli israeliti un invito all’ospitalità verso gli stranieri, ad avere compassione e solidarietà
per coloro che partecipavano alla medesima sorte, così i cristiani, sentendosi pellegrini
in questa terra, sono invitati a comprendere le sofferenze e i bisogni di quanti sono
stranieri e pellegrini rispetto alla patria terrena. Un cristiano dei primi secoli descriveva
lo stato di “pellegrino” proprio del cristiano in un modo molto bello: «I cristiani abitano la
propria patria, partecipano a tutto come dei cittadini, e però tutto sopportano come stranieri. Ogni terra
straniera è la loro patria e ogni patria è terra straniera» (Lettera a Diogneto). e non perché i
cristiani si disinteressano della città terrena, bensì perché sanno di essere in cammino
verso quella città che Dio stesso ci sta preparando.
ma è il momento di concludere. Per farlo, mi servo di una parabola della cultura tibetana: «Un uomo attraversa il deserto. Da lontano vede come un’ombra. A prima vista le
appare come una “bestia”. la guarda con terrore, ma lui deve continuare ad avanzare,
non ci si può fermare nel deserto. Avvicinandosi ancora si accorge che l’ombra prende
la forma di una “persona”. la guarda ancora con timore, ma deve continuare ad avanzare.
mentre si fa vicino e ne distingue il volto, è preso dalla gioia perché era suo fratello che
non vedeva da 20 anni!». Credo che la Bibbia ci aiuti a riconoscere l’altro, il migrante,
sempre come un fratello, una persona simile a me. Grazie, caro Goffredo, perché anche
il tuo lavoro – ne sono convinto – serve proprio a questo.
Gianni carozza è nato ad Atessa (Chieti) il 16 luglio 1977. nel 1991 è entrato nel Seminario Arcivescovile di Chieti e vi ha conseguito la maturità classica. Alunno dell’Almo Collegio Capranica di
roma dal 1996 al 2003, ha frequentato gli studi filosofici e teologici presso la Pontificia Università
Gregoriana. ordinato sacerdote il 13 luglio 2002 per la Diocesi di Chieti-Vasto, nel 2005 ha conseguito
la licenza in Scienze Bibliche presso il Pontificio istituto Biblico ed è attualmente dottorando in
Teologia Biblica presso la Pontificia Università Urbaniana di roma. È docente di lingua greca e di
esegesi biblica presso l’istituto Teologico Abruzzese-molisano di Chieti e presso l’istituto Superiore
di Scienze religiose di Pescara. Dal Giugno del 2005 è Vicerettore presso il Pontificio Seminario regionale “San Pio X” di Chieti. Ha scritto numerosi articoli di carattere esegetico.
263
inDiCe Dei nomi
i nomi ripetuti nello stesso articolo sono riportati solo per la prima citazione.
Abreu Antonio, 54
Abruzzo ray, 211
Accattoli luigi, 24
Accili Achille, 170
Acito Alessandro, 189
Actis Dato Angelo, 119
Aghilarre laura, 73
Agostini Silvano, 218
Aiardi Alberto, 162, 238
Airos letizia, 72
Albano Umberto, 169
Alberico Giulia, 26, 44
Alessandro iii papa, 19
Alessandrini Garibaldo, 224
Allegritti Antonio, 144
Allevi Giovanni, 138
Alloggia enzo, 190
Alloggia raffaele, 218
Aloisi Pelusi franca, 238
Altobelli milena, 235
Ammanniti niccolò, 178
Andreotti Giulio, 133
Andrian luciano, 142
Angela Carlo, 151
Angelini Antonio, 19
Angelini Claudio, 73
Angelini Patrizia, 186
Angelosante franco, 84
Antenucci Giuliana, 28
Antinori Anton ludovico, 20
Antonelli luigi, 126
Antonini orlando, 54, 191
Antonio luigi, 28
Aprea Bruno, 130
Arbace lucia, 165
Arcieri mastromattei Daniela, 238
Argentina Cosimo, 138
Atria Benni, 177
Augusto imperatore, 174
Avallone Alice, 190
Avenali massimo, 28
Baboro Katja, 26
Bacalov luis, 10
Bacchelli riccardo, 233
Bacci fiorenzo, 23
Bafile Corrado, 150
Bafile Gaetano, 197
Bafile mariza, 198
Bafile mauro, 198
Baiocco matteo, 144
Balduzzi massimiliano, 77
Balloni massimo, 144
Balsamo eugenio, 210
Banderas Antonio, 114, 202
Barbato ricci Annamaria, 75, 113
Barbetti mauro, 28
Barletti Davide, 101
Baroni Giovanni, 52
Barracu francesco maria, 137
Baschetti Paola, 128
Basile Antonio, 143
Bassetti Alberto, 75
Batiato lentulo, 215
Battiston Simone, 210
Baudena Giancarlo, 98
Beato Angelico, 34
Beccari Arrigo, 151
Bedeschi Giulio, 91
Belinche marcelo, 124
Bellante Gianfranco, 142, 234
Bellini Agostino, 200
Bellini Pier luigi, 136
Bellini Vincenzo Tobia, 214
Bellini Vincenzo, 214
Bello Antonio (Tonino), 46, 196
Beltrami lia, 56
Benaglia enrico, 34
Bencivelli Silvia, 138
Bendini Vasco, 80
Benedetti laura, 210, 250, 252, 254
Benedetto XVi papa, 14, 24, 129
Benedini Giuseppe federico, 190
Benevolo leonardo, 191
Bergoglio Jorge mario, 14
Bernabò Giorgio, 29
Bernàcer Jordi, 195
Bernard enrico, 75
Berti Cinzia, 75
Berti de marinis Giampiero, 170
Bertolucci Bernardo, 178
265
L’iTaLia Dei sogni
Bertuzzi francesca, 212
Bettazzi luigi, 48
Bettini Cristina, 84
Bevilacqua osvaldo, 24
Bevilacqua Pietro, 189
Bigazzi luca, 177
Binns nial, 15
Biondi liliana, 90, 218, 219
Biondi Pierluigi, 197
Bivona Graziella, 199
Bivona maurizio, 199
Bixio franco, 29
Bizzarro Salvatore, 11, 18
Bloomberg michael, 69
Bocelli Andrea, 108
Boggio maricla, 75
Boille luigi, 80
Bombacci nicola, 137
Bonanni laudomia, 90
Bonifacio marina, 215
Bonomi William, 56
Bonucci rodolfo, 130
Borea icks, 28
Borrelli Giulio, 258, 260
Bosca Andrea, 177
Botticelli Sandro, 34
Brancucci Tomassi rita, 164
Brandt Willy, 175
Bravi Cristina, 234
Brindisi remo, 221
Brini federico, 132, 168
Brucoli renato, 46
Brunacci Aldo, 151
Bruni francesco, 177
Brusca mario, 198
Bucci flavio, 10
Budano Giovanni, 144
Buonamano oscar, 212
Buren von michele, 177
Burkardt Adam, 53
Burton richard, 175
Bush George, 199
Bussotti Sylvano, 50
Buticchi marco, 194
Buzzanca lando, 212
Buzzati Dino, 11
Cabello Victoria, 116
Cadorna raffaele, 186
Caiti Paolo, 116
Calà Gaetano, 66
Calcaterra marta, 195
266
Calderaro Spartaco, 124
Calvisi Adolfo, 170
Camaiti Giulio, 128
Camilleri Andrea, 138
Cangialosi Sarah, 197
Campanelli Adele, 215
Canuto iii re, 104
Capaldi Dante, 46
Caparrotti laura, 75
Capezzali Walter, 90, 218, 250
Capobianchi Angela, 212
Capossela Vinicio, 211
Capote Truman, 175
Cappelli Goetz Alan, 99
Cappussi mina, 60
Carafa Guido, 144
Caramanico franco, 158, 200
Carano Christian, 212
Carcasi Giulia, 26
Cardella Claudio, 181
Carducci Giosuè, 124
Carestia Serena, 28
Carlo i d’Angiò re, 156
Carlo ii d’Angiò re, 20
Carlo ii d’inghilterra re, 58
Carlo V re, 159
Carloni Giovanni (nino), 171
Carlotto michele, 151
Carlucci Paolo, 188
Caroli Alessandro, 194
Carozza Gianni, 258, 259
Carrozzi louis, 10
Carusi nazzareno, 201
Casale Samuel, 90
Cascella raffaella, 13, 122
Cassano Salvatore, 69
Castellani Giorgio, 170
Castellanos evencio, 52
Castellanos Yumar Gonzalo, 52
Castiglione Alfredo, 33
Castiglione maria Gabriella, 49
Castro fidel, 199
Casulli francesco, 46
Catizone lia Gina, 199
Cattini maria, 230
Cavallo Giorgio, 119
Cazzaniga Giuseppe, 90
Cecchini Attilio maria, 198
Celestini Damiano, 94
Celestino V papa, 12, 20, 30, 80, 97, 138,
141, 160, 183, 194, 201
inDiCe Dei noMi
Cella Stefania, 177
Celso Yamina oudai, 96
Centi Giuseppe, 92
Centofanti errico, 7, 17, 24, 32, 168, 219
Centofanti Vincenzo, 59
Cerasani emidio, 144
Ceresoli Gianluca, 101
Cervellati Pier luigi, 191
Cervini Domenico, 257
Cesare eugenia, 218
Cescon michela, 177
Chabod federico, 233
Chamisso von Adalbert, 79
Chiaradia enrico, 89
Chiarilli Giovanna, 75
Chiarini Giorgio, 159
Chiarizia Carlo, 132
Chiavaroli riccardo, 158, 197
Chiocchio fausto, 72
Chullikan francis, 68
Churchill Winston, 136
Ciammaricone nicola, 197
Ciampi Carlo Azeglio, 53, 64
Ciarla luca, 138
Ciarletta nicola, 90
Ciarrocchi Pete, 60
Cibotti Verna Anna, 60
Ciccarone Alessandro, 179
Ciccotosto Adriano, 141
Cicerone eude, 10
Cieri Salvatore, 119
Cifoni Claudio, 60
Cilli Gino, 145
Cimini mario, 211
Cino leon, 100
Cipollone maria, 234
Cirilli Gabriele, 100
Citro Angelantonio, 28
Clair Jean, 80
Clemente XiV papa, 257
Clementi Alessandro, 17
Clinton Hillary, 226
Clooney George, 202
Coccia maria, 147
Cocciante riccardo, 29
Cocciolito francesco, 119
Cognolato Paolo, 138
Cohen ricardo, 124
Cola di rienzo, 33
Colagrande Alessandra, 235
Colangelo Vittoria, 238
Colavita Anthony, 65
Colombo Cristoforo, 11, 66
Colucci michele, 210
Comastri Angelo, 24
Comolatti Sergio, 189
Concato fabio, 29
Confalonieri Carlo, 221
Coni Paolo, 195
Connick Charles, 67
Conrad Joseph, 230
Consonni Anna, 210
Contini Gianfranco, 233
Cordaro emanuele, 195
Cordeschi Antonio, 90
Corradetti Antonello, 144
Corradino di Svevia, 156
Correa Difunta, 123
Corriere Pasquale, 21
Costaglione Susanna, 32
Cotonacci Alvaro, 156
Covacich mauro, 138
Crasso marco licinio, 215
Crepaz marco, 188
Cresti renzo, 130
Cristaldi flavia, 188, 250
Cristina di Svezia, 163
Croce Benedetto, 233
Cucciolla riccardo, 10
Cuomo Andrew, 68
Cuomo mario, 68
Cupertino Daniele, 151
Cutrona Anna, 199
Cutrona Ciro, 199
D’Agnese Generoso, 189
D’Alessandro mario, 28
D’Alessandro Simone, 213
D’Alimonte Daniela, 33
D’Aloisio Carmine, 201
D’Amico Caterina, 211
D’Amico Domenico, 232
D’Amico luigi filippo, 212
D’Amico marcello, 212
D’Amico masolino, 211
D’Amico Silvio, 214
D’Annunzio Gabriele, 32, 96, 137,
142, 165, 175, 201
D’Antino nicola, 37
D’Antonio maurizio, 191
D’Aquino niccolò, 152
D’Aurizio lucia, 35
D’ercole Giovanni, 24
267
L’iTaLia Dei sogni
D’ercole Vincenzo, 218
D’orrico Antonio, 45
Dalì Salvador, 34
De Amicis edmondo, 175
De Chirico Giorgio, 34
De Cicco Vincenzo, 181
De Col raffaele, 56
De fabritiis Alessio, 144
De fanis luigi, 115
De felicibus floredana, 28
De florentiis Cristiano, 188
De Giovanni maurizio, 26
De laurentis Gaia, 97
De luca Cinthia, 95
De luca Giuseppe, 233
De luca linda, 235
De martin Patrizio, 142
De matteis Giorgio, 218
De matteis massimo, 199
De nicola Angelo, 36, 97, 191, 221
De nicola enrico, 245
De nicola Sandro, 169
De Paulis Ugo, 55
De rubeis Stefano, 144
De rubeis Tullio, 132, 169, 221
De Sanctis Giovanni, 168
De Seta Cesare, 138
De Vivo Vincenzo, 194
Degli esposti Carlo, 98
Degli esposti Piera, 10
Del Giovine Desirée, 238
Del Pianto emanuela, 234
Del Pizzo Antonio, 32
Del re fernando, 233
Del Valle Paz Sara, 190
Dell’Appennino Angelo, 200, 231
Dell’Appennino Goffredo, 200
Dell’Utri Claudia Sophie, 116
Della Barba Josephine, 59
Della noce Giuseppe, 188, 210, 250
Dellai lorenzo, 56
Delli Castelli filomena, 238
Dénes istvan, 130
Desderi Claudio, 28
Desjardins Christophe, 99
Desprez Josquin, 184
Di Antonio m. Giorgia, 218
Di Benedetto Vincenzo, 128
Di Benigno Cristina, 38
Di Bernardo Carmine, 144
Di Biase lucio, 238
268
Di Carlo Stefania, 221
Di Cioccio franz, 233
Di Cola Colombina, 235
Di Crescenzo marina, 137
Di Donato Patrizia, 211
Di francesco Claudio, 165
Di Giambattista Carlo, 118, 200
Di Giandomenico eugenio, 190
Di Giandomenico luciano, 115
Di Giandomenico marco eugenio, 188
Di Giorgio John, 60
Di Giovanni Agostino, 35
Di Giovanni Alberto, 30
Di Gregorio Barbara, 211
Di Gregorio francesco, 225
Di iorio rosanna, 28
Di lello Giovanna, 44, 210
Di lemia nicola, 28
Di lodovico Amedeo, 197
Di marino Valentina, 212
Di marzio nicholas, 69
Di mauro maria, 28
Di menco lia, 140
Di muro Biagio maria, 215
Di muzio Vincenzina, 28
Di nicola Amedeo, 159
Di nicola Gianluca, 144
Di Paola Anna, 65
Di Pasquale Bernadette, 60
Di Pasquale Gaetano, 59
Di Piazza Giuseppe, 211
Di Pietrantonio Donatella, 35, 211
Di Pietrantonio mariella, 35
Di renzo Antonio, 213
Di rupo elio, 240
Di Salvatore mario, 170
Di Salvatore Paola, 115
Di Simone matteo, 101
Di Stanislao Carlo, 210
Di Tonno Giò, 13
Di Vincenzo francesco, 28
Di Vincenzo Paolo, 136
Di Vita Salvatore, 203
Diocleziano imperatore, 160
Dolan Timothy, 68
Doré Gustave, 34
Dossena Tiziano Thomas, 190
Dossetti Giuseppe, 169
Douglas Kirk, 216
Dreisig Helsebeth, 107
Durante francesco, 42, 211
inDiCe Dei noMi
Durante Tommaso, 189
Duse eleonora, 96
Dziwizs Stanislao, 22
edoardo Vii re, 175
egan edward, 68
einstein Albert, 175
ercole Tiziana, 28
escobar Sergio, 194
esposito matteo, 90
esposito Vittoriano, 90
fabbricini Tiziana, 195
fabiani luciano, 10, 132, 168
fabrizi manlio, 102, 182
fagiolo Vincenzo, 151
falconi Gigino, 34
falconio Antonio, 173
fallaci oriana, 204
fante Cohen Victoria, 36
fante Dan, 13, 36, 137, 211
fante James, 36
fante John, 13, 36, 137, 210
fante nicola (nick), 36, 213
farachi francesco Giulio, 84
fatigati Antonella, 235
fatigati roberto, 142, 200
favino Pierfrancesco, 177
febbo mauro, 200
federici Agamben maria, 66, 162, 238
federici mario, 245
federico Barbarossa, 186
federico ii imperatore, 174, 185
fedosseyev Vladimir, 130
fedrigucci Deborah, 116
felicetti nevio, 238
felici Angelo, 151
femia rocco, 189
ferdinando ii d’Aragona, 184
ferlini Vanes, 28
fernandez Cristina, 123
ferrauto federica, 112, 114
ferretti Dante, 40, 177
ferri Durà David, 195
ferro Turi, 213
ferrucci Claudio, 134
filangieri Carlo, 174
finardi eugenio, 29
fini Tony, 35
fiocco Silvano, 168
fiorello Giuseppe, 177
fiori Chiara, 28
fiorucci Paolo, 128
flora Pippo, 29
foà Arnoldo, 10
fonzi Stefano, 101
foresti miriam, 117
forgione Alessia, 213
formosa Aldo, 75
fortebraccio da montone, 127
fortebraccio niccolò, 127
fortebraccio Piero, 10
fox James, 33
franceschini enrico, 138
francesco d’Assisi, 129, 201
francesco da montereale, 102
francesco papa, 14
franchi francesco Paolo, 141
fratellini Gianluca, 189
fraty maurane, 255
fratte Paolo, 141
fratti mario, 13, 58, 74, 112, 114, 204, 230
freud Sigmund, 175
fusaro frank, 69
fusillo Archimede, 189
Gadda Carlo emilio, 10, 233
Gajda marcin robert, 24
Galasso Domenico, 212
Gallina manuela, 28
Gallori emilio, 89
Gambacorta Carino, 162
Gambacorta Theresa, 77
Garbo Greta, 175
Garcia marquez Gabriel, 199
Gardner Ava, 175
Garrone matteo, 177
Garrone riccardo, 100
Gasmann Paola, 10
Gasparini Antonio, 189
Geleng otto, 175
Gelmetti Gianluigi, 196
Genco Paolo, 163, 190, 246
Genovese Stefano, 115
Gentile Ada, 13, 128
Gentile enzo, 169
Georgel Jean marc, 28
Geppetti emiliano, 116
Ghezzo Antonio (Tony), 203
Ghezzo Simeone, 203
Ghia fabio, 67
Ghidelli Carlo, 233
Giallini marco, 177
Giampaola Giuseppe (Peppino), 10, 168
Giancristoforo emiliano, 200
269
L’iTaLia Dei sogni
Giannantonio marco, 189
Giannasi Andrea, 94
Giannini Giancarlo, 29
Giannone Antonio, 144
Giaquinta Sal, 190
Giardinello mempo, 15
Gide André, 175
Gil Gauchito, 123
Gioacchino da fiore, 201
Gioia Tiziana, 90
Giordana Andrea, 10
Giordana marco Tullio, 177
Giordano Angelo, 144
Giordano renato, 75
Giorgi filippo, 143
Giovampietro renzo, 10
Giovanni Paolo ii papa, 12, 21, 47, 52
Giovanni Pierluigi da Palestrina, 148
Giovanni XXiii papa, 128
Girardi Christian, 190
Girolamo da Vicenza, 41
Gismondi maria, 188
Giubilei Giuliano, 186
Giuliano Carlo, 75
Giuliano da Sangallo, 127
Giustizieri Gianfranco, 254
Gloden von Wilhelm, 175
Gnisci Bruno francisco, 182
Gobbo Carlo, 138
Godi Claudia, 77
Goethe Johann Wolfgang, 175
Gonzaga elisabetta, 184
Gore Al, 143
Gotelli Angela, 245
Grassi Paolo, 194
Grassi Tiziana, 250
Gregorio XVi papa, 186
Grillandi massimo, 237
Grillo lucia, 75
Gröning Bruno, 181
Guagliardo Joseph, 69
Guamier Wilhelm, 184
Guardì michele, 29
Guelfi Carlo, 17
Guerra Andrea, 177
Guerri Giordano Bruno, 97
Guerrini Costanza, 190
Guerritore monica, 97
Guglielmo ii re, 175
Guidi Giovanni, 45
Guidobaldi mario, 51
270
Guidoni Umberto, 138
Gullotta leo, 10, 97
Gunning Barnaby, 254
Hazanavicius michel, 177
Huxley Aldous, 127
iacobelli Aldo, 79
ianni Assunta, 159
ianni Cesare, 36
ianni Stefano, 36
iannoni Sebastiani misia, 129
iavarone Salvo, 71
ibrahim ibn Ahmed, 174
inglese Bart, 205
inglese Giulio Steve, 205
iotti nilde, 245
isabella d’este, 184
italiani francesco, 116
Jobs Steve, 71
Jorgensen martin, 107
Jovannitti Alvaro, 132, 168, 219
Kampmann Hack, 107
Karabtchewskj isaac, 130
Kekkonen Urho, 175
Kelly raymond, 70
Kirchner nestor, 124
Klimt Gustav, 175
Koch Gaetano, 83
Koka ornela, 32
Kravitz lenny, 202
Kubrick Stanley, 216
Kuhner martin, 79
Kustermann manuela, 97
la morgia maria rosaria, 212
la Pira Giorgio, 169
laganà lina, 220
lai Alessandro, 177
lamberti laura, 77
lancione francesco, 119
laquidara Patrizia, 29
larotonda Donato, 138
lawrence David Herbert, 175
lazzati Giuseppe, 169
lazzerini marcello, 75
leaci Piergiorgio, 94
legnini Giovanni, 33
leite de moraes ricardo, 156
lembo flora Alberta, 28
lenoci francesco, 46, 194
leonardo da Vinci, 34
leone loreto, 56
leonori Benito, 195
inDiCe Dei noMi
leontini Guido, 213
lerose massimo, 94
leso leonardo, 69
letta Gianni, 253
leuzzi Giuseppe, 158
li Volti Guzzardi Giovanna, 190
liaci enrica, 235
liaci maria rita, 234
liberatore niccolò, 186
liverani Augusto, 137
lo russo Gaetano, 188
lo russo rosaria, 138
lo Schiavo francesca, 177
lombardi enzo, 171
lopardi maria Grazia, 221
lopardi Ubaldo, 132
lorcerie nicole, 235
lorenzo da Viterbo, 157
lucchesi flavio, 189
lucchetta Giulio, 45
lucci Gabriele, 40, 171, 252
lucini Giampietro, 223
luconi Stefano, 210
lukacs erwin, 196
lunelli Alessandro, 186
macera mirella, 119
madama franco, 170
maffeis ivan, 56
magliulo francesca, 238
magnus il Buono re, 104
mahler Gustav, 83
malta elena, 28
maltese Valentina, 213
manassero Giovanni, 188
mancini Giorgio, 50
mandruzzato Alessandro, 189
manelsky Paul, 52
manfredi manfredo, 89
manfredini Giorgio, 197
mangione monica, 235
manni ivana, 128
mantini Giulia, 145
mantovanelli Angiolo, 92
manzi irene, 256
manzone Andrea, 144
marabini liana, 98
maraini Dacia, 28
marchegiani Gabriele, 144
marchese Antonio, 117
marchese luigi Antonio, 28
marchetti franco, 156
marchionne Sergio, 119
marco Aurelio, 94
marconi Paolo, 191
mariani Giuseppe Antonio, 220
mariani marcello, 80
marimpietri Girolamo, 51
marinelli letizia, 238
marini mila, 90
marino Adelmo, 238
marinucci maria rosaria, 143
maritain Jacques, 227, 245
markiz lev, 130
marra Augusto, 115
martellone Alberta, 218
martin egilberto, 190
martines francesco, 142
martini Carlo maria, 260
martini Vincenzo, 257
marzapani Domenico, 257
marziani Sergio, 90
marzullo frank, 77
masciarelli Gino, 233
mascitelli Bruno, 210
masi Giada, 90
massa Cristina, 28, 75
mastrangelo maurizio, 189
mastroianni marcello, 78
mastropierro Carla, 199
mattei Anna, 60
mattei enrico, 233
matteo da Gualdo, 186
mattioli raffaele, 232
mattoscio nicola, 35
mazza Gabriella, 75
mazzitti Walter, 24
mazzocchetti Piero, 25
mazzola mauro, 71
mazzone Crea Diana, 164
mcCain John, 227
mcintyre liam, 217
medici Paolo, 67
medoro emanuela, 203, 226
mefano Paul, 130
meglio Stefano, 76
meneghetti Cesar, 189
mennella Daniele, 28
mercalli luca, 138
mereu francesca, 189
mereu Gabriella, 181
merlin lina, 245
merlini Silvio, 54
271
L’iTaLia Dei sogni
merlo Amilcare, 186
merzhanov Viktor, 202
messner reinhold, 138
metz Delfina, 237
mezzasoma ferdinando, 137
miazzo Giorgia, 189
michetti francesco Paolo, 238
migliorelli otello, 124
mihalievjc Ava, 79
milani riccardo, 99
miller Arthur, 113
mincuzzi michele, 47
minore renato, 26, 90
miriello Anna, 63
miriello rosetta, 65
moccia federico, 211
molaioli Andrea, 178
molinari Giuseppe, 21
monacelli Catia, 186
montagna Samuele, 128
montanari Valentina, 235
montanaro Donato, 46
montinaro Pino, 101
morelli mara, 196
morelli mario, 224
moreno mauricio raul, 125
moretti marina, 28
moretti Vito, 28
moretto Bruno, 188
morgese manuele, 117
moro Aldo, 133, 168
moro laura, 189
morricone ennio, 10
morroni roberto, 188
mosca Cristina, 28
mossuto Anna, 188
mounier emmanuel, 245
murat Gioacchino, 257
musini Daniela, 13, 95, 189
mussolini Benito, 136
muti riccardo, 60
nakajima Akiko, 107
nannini Gianna, 29
napolitano Giorgio, 17, 50, 64, 110, 188
nardecchia ludovico, 170
narducci Angelo, 168, 253
narducci mario, 90, 250
nasone ovidio, 160
nasuti emilio, 200
natali lorenzo, 168
nattini Amos, 34
272
navadic michèle, 98
nazzaro A. Giona, 178
neruda Pablo, 15
nespeca emanuele, 101
nestico Aurelio, 63
nestico elvira, 63
nestico Pasquale, 60
niccolò ii papa, 213
nicola i zar, 175
nicola da Guardiagrele, 160
nicolini Giuseppe Placido, 151
nietzche friedrich, 175
noce Teresa, 245
nocella nicola, 100
nutter michael, 60
nycz Kazimierz, 22
obama Barack, 69, 204, 226
osvart Andrea, 177
ottone iii, 185
ozpetek ferzan, 177
Pacchiani Gianfranco, 237
Pace Dante, 224
Padovese Virginia, 138
Paganini raffaele, 50
Pagano nazario, 33, 158, 201, 238
Pagi Palumbo Guido, 109
Pagliai Ugo, 10
Pagnotta Carlo, 138
Palatucci Giovanni, 151
Palazzini Pietro, 151
Palladino Pierpaolo, 75
Pallante nicola, 258, 260
Palmegiani Bruno, 201
Palmerini Achille, 148
Palmerini Alessandro, 177
Palmerini federico, 144
Palmerini Goffredo, 8, 11, 51, 83, 112,
138, 140, 163, 170, 188, 194, 203,
210, 218, 219, 231, 238, 250, 252,
254, 256, 258, 259
Palmerini Teresa, 235
Palumbo filippo, 170
Pamio massimo, 27
Panelli Paolo, 78
Pannella marco, 172
Panni marcello, 130
Paoli Arturo, 151
Paoluzi Angelo, 152
Papini Giovanni, 148
Paravano Giorgio, 115
Parisi livia, 110
inDiCe Dei noMi
Parisse Giustino, 23
Parrotto maria Teresa, 189
Passalacqua mauro, 176
Passalia marcello, 104
Passeri luigi, 34
Patrizio Serafino, 164
Pavlova Tatiana, 27
Pavolini Alessandro, 137
Pavone Daniele, 144
Pelaggi Stefano, 188
Pelassy frédéric, 28
Penn William, 58
Pennacchioni massimo, 218
Pennesi Cinzia, 115
Pennestri Serafina, 218
Peragine Antonio, 190
Perazzolo franco, 98
Pereira martinez raimundo, 51
Perelli luigi, 29
Perez Jimenez marcos, 199
Perfetto Giuliani m. laura, 112
Perlasca Giorgio, 151
Peron Juan, 199
Persichetti niccolò, 10
Pertini Sandro, 133
Perugini Sasa, 28
Petacci Claretta, 136
Petraglia Sandro, 177
Petrarca francesco, 31
Petrassi Goffredo, 129
Petrocco franco, 156
Peyrefitte roger, 175
Pezzopane Stefania, 218
Pezzuti francesco, 51
Pezzuti rosella, 52, 200
Pezzuti Tiero, 13, 51, 198
Piacentini Pio, 89
Piccinini maria Grazia, 231
Piccinino Jacopo, 185
Pierin marco, 50
Piero della francesca, 127
Piersanti Andrea, 98
Piersanti franco, 177
Pietro Angelerio da morrone, 30, 80, 141,
160, 221
Pietro il Grande zar, 139
Piliego osvaldo, 95
Pirandello luigi, 212
Pisani Anna, 256
Pischedda Giovanni, 90
Pistone Pierluigi, 144
Pitagora Paola, 212
Pitari Gianluca, 95
Pittigliani Sandro, 231
Pitzorno Bianca, 138
Placidi Giuseppe, 170
Plaza B. Juan, 52
Plaza eduardo, 52
Plumeri Joseph, 69
Pollastri edoardo, 188
Pompa francesca, 36, 112, 191, 250, 256, 258
Pompuledio nevio re, 161
Ponce lola, 13
Ponti Giò, 129
Pontremoli federica, 177
Ponzio di Villanova, 20
Pope Generoso, 66
Porpiglia Domenico, 239
Portinari Alessandra, 238
Porto Giuseppe, 90
Prade Antonio, 142
Prayer luisa, 90
Presutto francesca, 35
Principe mary Ann, 75
Procacci Domenico, 177
Prodi romano, 173
Prosio Aiardi renata, 163
Prospero Antonio, 158
Ptasznik Pawel, 24
Pucillo filippo, 177
Punzi franco, 194
Pupillo mauro, 200
Quaranta Antonio, 23
Quaranta Gianni, 98
Quasimodo Alessandro, 128
Quasimodo Salvatore, 175
Quintavalle natalia, 68
Quintili Veronica, 218
raffaele de Pintucciu, 220
raimo maurizio, 29
ramairone Gabriela, 123
ramazzotti michaela, 177
rambaldi ilaria, 231
ranaldi rosa maria, 164
ranciati Saverio, 28
randone Salvo, 213
ranellucci Sandro, 191
rao Carlo, 90
rapagnani nicholas, 59
rastelli francesca, 124
rava enrico, 45
ravasi Gianfranco, 98
273
L’iTaLia Dei sogni
recchia roberto, 195
redford michael, 15
redi fabio, 218
rellini mario, 101
remigio Carmela, 35
renzetti Donato, 233
repetto francesco, 151
riccarelli Ugo, 26
ricci Stefania, 235
riccioni Alba, 32
ricciuti romeo, 171
rizzioli Valentino, 189
rizzo Annette, 60
rizzo frank, 60
rocca Stefania, 176
rocchini Giacomo, 77
rodano franco, 233
rodia James, 60
rodriguez Dionisio, 55
rollo Joseph, 65
romani francesco, 137
romano Alessio, 212
romney mitt, 226
ronchi Barbara, 100
rosati Caterina, 181
rosati Daniele, 35
rosen robert, 40
rosoni romano, 170
rossello maria rita, 235
rossetti Bartolomeo, 237
rossi Cinzia maria, 238
rossi maria Adelaide, 218
rossi ruben massimo, 84
rotilio marco, 115
rubio fanny, 15
ruggero d’Altavilla, 174
ruggiero Antonella, 29
rulli Stefano, 177
ruspoli maria Pia, 98
russo Ugo, 213
ruther Carl, 80
ruzzi Gilberto, 35
Sabatini Adriano, 49
Sabatini Bruno, 90
Sacconi Giuseppe, 83
Sala Dante, 151
Salomone mauro, 199
Salomone Quirino, 202
Salvatore Angelo, 144
Sanguineti federico, 99
Santilli lorenzo, 170
274
Santosuosso Stefano, 28
Saporito learco, 66, 164
Savastano Dario, 116
Scalabrini Giovanni Battista, 155
Scalfaro oscar luigi, 135
Scanagatta ernesto, 198
Scardola roberta, 100
Scarpa edoardo, 94
Scego igiaba, 211
Schneider romy, 175
Sciame Joseph, 68, 74
Scicchitano filippo, 177
Scillitani Alessandro, 199
Scimia Giorgio, 204
Sclocco marinella, 238
Scorzese martin, 40
Scotto luigi, 60
Semeraro Angelo, 218, 219
Serafino Aquilano, 184
Sermoneta elio, 181
Seta magda, 28
Settis Salvatore, 138
Sforza Ascanio, 184
Silone ignazio, 33, 145, 198
Simeoni Andrea, 218
Simeoni Antonio, 155
Simongini Gabriele, 80
Skarmeta Antonio, 15
Smart Joyce, 36
Sojo Vicente emilio, 52
Solieri maurizio, 29
Solomita maria Vittoria, 75
Sorrentino Paolo, 177
Sotgiu David, 195
Spadaccini Bruno, 28
Spagnuolo Antonio, 26
Spartaco di Tracia, 215
Spini Gabriello, 208
Spoltore federico, 34
Sraffa Piero, 233
Sremcevjc Dejana, 101
Staffilani Gigliola, 201
Stara flavia, 256
Stella Gian Antonio, 239
Strampelli nazareno, 98
Strelher Giorgio, 194
Sughi Alberto, 34
Sulcanese mariantonietta, 34
Tagliente Giuseppe, 200
Tallarini louis, 69
Tancredi da Pentima, 179
inDiCe Dei noMi
Tandoi Giuseppe, 98
Tantalo Gaetano, 144
Tantalo luciano, 147
Taralli marco, 194
Tarantini Graziano, 233
Tarantino francesco, 210
Tarantino Quentin, 202
Targhetta francesco, 211
Tasso Torquato, 33
Tavarelli Gianluca, 178
Taviani Giovanna, 163
Taviani Paolo, 177
Taviani Vittorio, 177
Taylor liz, 175
Tazzi iolanda, 199
Tempera Vince, 29
Tempesta Biagio, 40
Terrinoni Biagio Vittorio, 151
Terzi di Sant’Agata Giulio, 68
Tieck Johann ludwig, 79
Tintori Guido, 210
Tirabassi maddalena, 189, 210
Tocci Patrizia, 90
Tognazzi Gianmarco, 97
Tommasielli Giuseppina, 117
Tommaso da Celano, 157
Tordoni Paola, 181
Tori rubiano elena Quintilia, 190
Toscano Pia, 72
Traini Armando, 35, 141, 201
Tremaglia mirko, 199
Trevi emanuele, 211
Trionfera Gaia, 186
Triozzi robert, 69
Troilo ettore, 214
Troisi massimo, 15
Trojano lucio, 234
Tufano Anthony, 67, 199
Turcato Giulio, 80
Tuzi federica, 44
Udroiu Contantin, 253
Ugolinelli remo, 177
Usuelli Teo, 53
Vaghi Peter, 68
Valeri elpidio, 51
Vanmarteen Andre, 79
Vanoni ezio, 169
Vantaggio Giancarlo, 50
Vanzati mauro, 101
Vanzina Carlo, 177
Vanzina enrico, 177
Vargiu Vittorio, 190
Vattimo Gianni, 45
Veleno Pasquale, 32
Veneziani Pietro, 190
Ventura Anna, 26, 252, 255
Ventura fabrizio, 130
Verde Giacomo, 109
Verderosa marcello, 170
Verdoliva Giuseppina, 28
Verdone Carlo, 177
Verì nicoletta, 238
Veronesi Alberto, 69
Veronesi Sandro, 211
Verzilli Paolo, 232
Vespa Bruno, 83
Viale raimondo, 151
Vicari Daniele, 177
Villani Domenico, 145
Villani franco, 218
Vinay Tullio, 151
Vindigni Giorgio, 190
Vitali Andrea, 10
Vittorini Claudia, 90
Vittorini elio, 213
Vittorio emanuele ii re, 89
Vittorio emanuele iii re, 89
Vivaldi Antonio, 32
Vivio Vincenzo, 52
Vizioli francesco, 130
Wagner richard, 175
Warwick Dionne, 29
Weissemberg Alexis, 202
Whitfield Andy, 215
Williams Tennessee, 113
Willis Bruce, 202
Winding refn nicolas, 177
Wojtyla Karol Jozef, 21
Zaccherini francesca, 116
Zambra Giuseppe, 33
Zanardo lorella, 138
Zancle elena, 95
Zanon Alessandro, 178
Zard David, 29
Zerbino Paolo, 137
Zimbalo Giuseppe, 94
Zuin Andrea, 189
275
rinGraziaMEnti
Per i testi inseriti nel volume:
Annamaria Barbato ricci, lia Di menco, liliana Biondi, Anna Ventura,
Gianfranco Giustizieri, Anna Pisani, don Gianni Carozza.
Per le immagini:
Associazione San Pietro della Jenca, Consiglio regionale d’Abruzzo,
Cristina Di Benigno, Stefano ianni, Paolo Di Vincenzo, rosella Pezzuti,
franco Angelosante, Associazione “Pietre che cantano”, Daniela musini,
Giuseppe Tandoi, marcello Passalia, Ada Gentile, Giustino Jovannitti,
Philip Holliday, Giuseppe leuzzi, Claudio Di francesco,
Concentus Serafino Aquilano, francesco lenoci, Anthony Ghezzo,
Giovanna Di lello, Abruzzolive Tv, raffaele Alloggia, fulvio Giustizia,
marina Bonifacio, margherita Alfonso, Angelo Dell’Appennino,
Gianfranco Bellante, Cinzia maria rossi, Anna Pisani, Domenico logozzo,
Cesare ianni, Associazione “Jemo ‘nnanzi”, Slim,
istituto Cinematografico dell’Aquila, Gianni Berengo Gardin.
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