Retino stocastico VS retino tradizionale

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Retino stocastico VS retino tradizionale
Retino: Tradizionale oppure Stocastico ?
Per ripartire lo spazio tra “pieni” e “vuoti” esistono solo due possibilità: stampare punti di
dimensione variabile, con i centri tutti alla stessa distanza, oppure stampare punti della stessa
dimensione, ma a distanze variabili tra di loro. Per semplicità, tralasciamo la terza via (variazione
sia delle distanze, sia delle dimensioni).
Nel primo caso si usa il metodo di retinatura tradizionale, nel secondo il metodo detto “stocastico”
o MF (modulazione di frequenza) o aleatorio o in altri modi ancora. E’ il metodo di stampa
normalmente utilizzato dalle stampanti a getto d’inchiostro.
Per quanto riguarda la stampa (e pre-stampa) offset, quali sono i vantaggi e gli svantaggi dei due
metodi ? Quale conviene adottare?
Diciamo che spesso gli operatori del settore risolvono la questione come un tempo si risolvevano
le guerre di religione: con la passione soprattutto, poche volte col raziocinio e col desiderio di
essere veramente in grado di rispondere alla domanda: “perché?”
Sull’argomento, Autoprint propone due spunti:
a) l’interessante articolo del signor Kurt Wolf , apparso sulla rivista Seybold Bulletin, di cui é
corrispondente Europeo (Vol. 4, No. 36, June 2, 1999). Il sig. Wolf esprime il parere che il
retino tradizionale sia, a ben vedere, una soluzione obsoleta e da dimenticare (a thing of the
past).
Ne riportiamo un estratto, tradotto dall’inglese.
b) alcune considerazioni “Autoprint”.
Articolo:
“ It's Time to Forget About Halftone Dots - Why Do We Need Halftone Dots Anyway?”
ovvero:
“ E’ ora di dimenticare il retino tradizionale - Perché mai dovremmo averne bisogno?”
Georg Meisenbach inventò il retino su vetro nel 1881. Grazie ad esso fu possibile convertire le
immagini fotografiche in immagini retinate. Per più di 60 anni questo é stato l’unico metodo per
poter stampare immagini con una macchina da stampa, anche quando si passò alla stampa
offset e alla stampa a colori.
Nel 1970 fu sostituito da retini a contatto, e negli anni ‘80 con il metodo di esposizione laser della
lastra, che emulava il “retino tradizionale”.
Alla fine degli anni ‘80, gli scienziati dell’Università di Darmstadt inventarono la retinatura a
modulazione di frequenza, e quando l’accresciuta potenza dei calcolatori ne permise l’uso in prestampa, Agfa ne acquistò la licenza e lanciò Il "CristalRaster".
I risultati furono magnifici: era diventato possibile stampare in offset con una qualità pari al tono
continuo e si riusciva a stampare su carta con una qualità pari a quella del rotocalco.
Perché dunque il sistema non ha conquistato gli stampatori? Per un motivo: “trasferire” le
selezioni stocastiche dal film alla lastra é un procedimento che richiede molta precisione e
accuratezza, e gli stampatori non sono disposti a pagare i costi aggiuntivi.
Con il retino MF (stocastico) lo stampatore ha tutti i vantaggi, il fotolitista tutti i problemi.
Oggi però bisogna prendere atto di una innovazione, che porta a ripensare al retino stocastico.
Grazie infatti ai sistemi CTP (Computer to Plate) à diventato facile incidere le lastre direttamente
con retino stocastico, evitando i problemi del trasferimento da film a lastra.
Perché adottare il retino stocastico? Ci sono almeno 6 buone ragioni.
• la qualità delle immagini é migliore
• non ci sono più problemi di moiré
• fare le Prove Colore costa di meno
• la qualità della stampa é più alta
• i files di dati sono più piccoli
• il trasferimento dei dati diventa più veloce e meno costoso
Ancora una volta é tempo di adottare una nuova tecnologia che porterà solo benefici al mondo
della stampa. Coraggio, dimentichiamoci del retino tradizionale!
Fine della citazione
Come Autoprint il nostro commento é il seguente.
Il sig. Wolf nota che nel caso di retinatura stocastica con pellicola tradizionale, sono rose e fiori
per lo stampatore, lacrime e sangue per chi deve incidere la lastra con le selezioni a punti
stocastici.
E’ vero, ma la domanda di base é: PERCHE’ ?
Perché i punti su pellicola tradizionale NON hanno tutti la stesa densità!
La diffrazione della luce, l’azione dei prodotti chimici e dell’acqua di lavaggio non scolpiscono i
singoli punti a lama di rasoio, ma creano invece dei punti a sezione “panettone” con densità
massima al centro e minima ai bordi (punti alonati o “punti biondi”). I punti piccoli poi, sono tutto
alone ed é per questo motivo che i punti di un retino tradizionale all’ 1% non appaiono su lastra.
Ma come cambierebbero le cose se ANCHE i punti piccoli avessero una densità effettiva pari a
4.0?
Ebbene in tal caso sarebbero rose e fiori per tutti, é ovvio.
Consideriamo adesso due casi “nuovi”, con occhi nuovi.
Uno é il caso citato dal sig. Wolf: per una (costosa) apparecchiatura CTP, fare i punti seguendo
un tracciato tradizionale oppure seguendo il metodo stocastico é assolutamente la stessa cosa:
se l’incisione dei punti su lastra va bene in un modo, andrà bene anche nell’altro, ovviamente.
Ma le attrezzature CTP sono molto costose (sia come investimento, sia come manutenzione),
necessitano di personale specializzato e addirittura di una forza di vendita adeguata, che possa
portare a casa, ogni giorno, abbastanza lavori da ammortizzare il tutto in 18-24 mesi (rapidità
della obsolescenza tecnologica dei processi digitali - non dimentichiamola!). Non tutti si chiamano
ILTE o Mondadori.
Il secondo caso riguarda l’uso delle stampanti a getto d’inchiostro, considerate di qualità
insufficiente perché per ora possono produrre retinature tradizionali solo fino a 30-35
linee/centimetro, risultato ottimo e soddisfacente per i serigrafi, buono per certi livelli di stampa
flexo, non sufficiente per la stampa offset. Ma perché costringere un elicottero a correre su
un’autostrada (e lamentarsi di conseguenza per la bassa performance) quando l’elicottero é fatto
per volare? Fuor di metafora: le stampanti inkjet sono fatte per lavorare con i retini stocastici, e in
tal caso la qualità diventa equivalente a quella di una stampa tradizionale a 70 linee/centimetro.
Le selezioni stocastiche Amanda offrono notevoli vantaggi: eliminano il problema del moiré e
riportano su lastra TUTTI i punti perché grazie ai nostri prodotti (speciali film e inchiostri inkjet) si
ottiene per ogni punto una densità UV effettiva superiore a 4.0.
Siccome la dimensione del punto é costante e la densità non é influenzata dalla distanza tra i
punti, o tutti i punti appariranno (sia quelli con copertura al 90% sia quelli all’ 1%), oppure
nessuno.
La prova del nove é presto fatta: si prende una pellicola di selezione “Amanda” e si incide una
lastra (o anche semplicemente se ne fa una copia a contatto), poi si controllano i risultati. Siamo
sicuri che appariranno anche i retini all’ 1%, tanto sicuri da proporvi un accordo: noi forniamo i
campioni di pellicola, voi fate le prove.
Morale numero uno: lo stocastico offre i vantaggi citati dal sig. Wolf e li offre a due categorie di
stampatori: quelli che usano i sistemi CTP, e quelli che adottano il “Sistema Amanda”.
Morale numero due: con lo stocastico CTP, rose e fiori sia per il responsabile della preparazione
della lastra, sia per lo stampatore.
Con Amanda esiste un terzo beneficiario: la cassa.