Linee d`ombra
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Linee d`ombra
Linee d’ombra Didier Hays: il libro a tre dimensioni Arner Quaderni Banca Arner traduce in concreto il proprio impegno istituzionale e sociale per lo sviluppo della cultura come ricerca del dialogo, dell'incontro, dello scambio, in un progetto che sottolinea le affinità tra il mondo del pensiero e quello della finanza. Negli spazi della sede principale del Gruppo Arner, nella storica Casa Airoldi affacciata sul lungolago di Lugano e sulla Piazza Manzoni, viene presentata un’ideale galleria di proposte originali e innovative come stimolo per l’approfondimento di caratteri quali ideazione, visione, progettualità, tecnica e intrapresa, matrici comuni alle più intense e proficue conquiste dell’Umanità. Arner Quaderni è la serie di cataloghi illustrati, disponibili gratuitamente, che corredano le esposizioni proposte nelle vetrine dell’Istituto, nel centro della città. Arner Quaderni Didier Hays: il libro a tre dimensioni L’artista francese è noto al collezionismo e al pubblico svizzeri per la sua attività a Ginevra e per la scultura monumentale realizzata nel Parco Guidino di Paradiso, nell’ambito del progetto artistico “Paradiso 2000”. Nelle vetrine di Casa Airoldi sono esposte fotografie sinora inedite, realizzate appositamente per questa mostra a Lugano. La rassegna consente di indagare i valori intimi di una ricerca che, nata nello studio dell’artista, affronta un’analisi del libro quale oggetto, immagine, contenuto, citazione, memoria e progetto e si dilata verso una considerazione del valore universale dei libri e delle loro suggestioni più evocative. È dunque con grande entusiasmo che Banca Arner presenta una mostra di fotografie di Didier Hays la cui linea di sviluppo non è monocorde, ma scandita da linee d’ombra e meandri, grazie alla straordinaria geometria e alle prospettive variegate dell’animo umano. 2 3 Linee d’ombra Le chiavi di lettura di questo ciclo di fotografie d’arte sono molteplici, e non si limitano a rappresentare un caleidoscopio di forme e di colori, di luci e di tinte, di carte sapienti e fragili di libri desiderabilissimi. La ripresa fotografica ravvicinata e il meccanismo di scatole cinesi visive che l’artista innesca consentono anche di procedere guardando sempre più in profondità, scoprendo diversi e nuovi livelli, stimoli ed emozioni. Il variare con il tempo della luce naturale sul lungolago illumina le vetrine, creando effetti sorprendenti sulle foto esposte. Avvicinandosi a ciascuna opera, si rivela la luce fotografata che trasforma il libro aperto in architettura, grazie ad un’ambiguità di scala inquietante, con i raggi paralleli del sole che conferiscono una terza dimensione alle pagine attraversate da vaste linee d’ombra. Ancor più da vicino, titoli e date sono stimoli urgenti alla rivisitazione. Poi, le parole appaiono frammenti monumentali, le frasi monito di bruciante attualità, le carte geografiche viaggi irrinunciabili. Infine, gli autografi diventano evocativi, come quello di Blaise Cendrars tracciato con calligrafia incerta da uno scrittore svizzero quasi dimenticato, tutto da riscoprire, che coniando nel 1948 la parola bourlinguer (avanzare 4 5 contro vento e mare, viaggiare) ha dato, in anticipo, la definizione europea di on the road. Nella cultura, l'artista avventuroso, l'agitatore d'idee, il viaggiatore sono ruoli che tornano ad essere assolutamente necessari, soprattutto se colti, polemici, ironici, arguti, cinici. Nelle immagini di Hays si delinea in filigrana il volto visibile e familiare del romanticismo profondo della grande letteratura, e nelle sue fotografie risalta il profilo di scelte raffinate, suggestive e dispettose che esprimono il suo impegno concreto con intelligenza e cultura, senza ideologie, senza sottomissioni e profondamente solitario. La pittura netta ed eloquente che ha inaugurato il cammino di Hays ha, infatti, presto ceduto il passo al fascino dei più penetranti dettagli urbani trasformati in fotografia, dove si respirano i sapori dei mercati, l’umanità minima delle strade, gli oggetti nello studio, i libri d’epoca, filtrati da un’implicazione febbrile d’imprevista umanità, di sarcasmo diffuso, di novità creativa. Scaturita da un temperamento di attento testimone, la collezione d'immagini nel ciclo Linee d’ombra costituisce in realtà una creazione di creazioni. Hays assembla e ordina pagine, testi e immagini in un album iconografico dove scrittura, lettura e meditazioni, scelta e pre6 7 sentazione, montaggio o accrochage (assemblage nel caso delle sue minuscole sculture) sono tributarie della storia ed essenzialmente precarie e inquietanti. Apollinaire e Giono, Loti, Nietzsche e Malraux, Cendrars, Jünger e Cioran. Sono alcuni suoi punti cospicui di riferimento e di esplorazione culturale e letteraria da cui distilla la lezione e lo spirito delle epoche e da loro prende lezioni di vita e d'arte. Si nota in Didier Hays il coraggio di mollare gli ormeggi, di dare al suo lavoro, lui l'individualista, un orizzonte ove anticiperà una nuova umanità in gestazione (speriamo) con economia di mezzi, sottigliezza, maestria e amore per un linguaggio visivo di cui fa gustare gli umori attraverso le sue foto, gli assemblaggi, i dipinti e, last but not least, i carnet di viaggio, questi calepini da cui non si separa mai, custoditi nella sacca militare con il pestilenziale tabacco da pipa, portafogli, occhiali, indirizzi, lettere, matite, macchina fotografica, bulino e coltello. Dalla riserva delle sensazioni cosí immagazzinate e tramite combinazioni pressoché infinite, le immagini si metamorfosizzano, moltiplicandosi in idee. Una dote di Didier Hays, rara, ma condivisa tra artisti d’avanguardia e giornalisti autentici, è la curiosità. Questo innato desiderio di 8 9 scoprire in Hays si integra con una cultura che, oggi, possono vantare in pochi, specie tra chi fa arte. Un sapere che tiene presenti le lezioni e i valori della tradizione non come confine, ma come soglia da varcare. Questa ricetta singolare, resa ancor più sapida da una buona dose di autoironia, gli consente di inoltrarsi sempre oltre la novità e la provocazione, in modo da spingersi sempre un po’ più in là, Pardon...un peu plus à l'ouest! direbbe il Professor Tournesol di Hergé, e senza impantanarsi nei luoghi comuni, nelle velleitarie parole d’ordine politiche, né nell’unanime e noioso consenso che affligge l’arte del presente. Questa realtà ne fa un artista scomodo, ma efficace e godibilissimo, con un suo modo d’essere nel quotidiano che, a ben vedere, non manca di ricordare il Monsieur Hulot nella deliziosa interpretazione di Jacques Tati. Hays racconta non aneddoti, ma una sua storia privata che ci riguarda da vicino. Nei riferimenti al Medio Oriente delle sue pagine scelte, Didier Hays implica l’impegno di Banca Arner in quelle regioni, con l’apertura della sede di Dubai, negli Emirati Arabi Uniti nel 2006. La contemporaneità dello stile narrativo delle foto integra il soggetto, libri d’epoca e autografi originali, in parallelo alla modernità di Banca Arner che fonda il suo operare nella tradizione bancaria elvetica. È uno spirito romanzesco e vitale che si risveglia, completando un artista singolare, personale ed efficace. Esplorare tutti i mezzi possibili di illustrare il visibile, ecco la sfida dell’arte di Didier Hays. 10 11 Didier Hays Nato a Tolone nel 1957, con una naturale predisposizione al disegno e all’immagine, ha studiato a Parigi ed è stato assistente di Gianni Bertini, Raymond Hains, Georges Noël, Bernar Venet e vicino ad altri grandi artisti contemporanei francesi e italiani. Diplomato all’Ecole Nationale Supérieure des beaux Arts di Parigi nel 1982, pratica sin dai suoi esordi il disegno, la pittura e la scultura, in parallelo con la fotografia e il video ed è prolifico scrittore, impegnato in particolare nel rinnovamento urbanistico e sociale. È apprezzato allestitore di collezioni private e per gallerie internazionali, specializzato nel montaggio e restauro di grandi opere di artisti di fama mondiale, come Alexander Calder. Nel 1998 è stato Borsista alla Casa di Vélasquez a Madrid. In Svizzera, è presente in importanti collezioni di Ginevra e ha costruito la scultura monumentale Golfo per il Comune di Paradiso, nell’ambito delle manifestazioni culturali dell’anno 2000. L’opera misura 3,5 metri d’altezza e 6 di larghezza ed è realizzata in acciaio e pietre del fiume Ticino. Rappresenta una “mira” virtuale nella forma del Cantone Ticino e allo stesso tempo traccia la sezione del Ceresio, attraverso la quale si può contemplare la prospettiva del lago di Lugano da Paradiso a Gandria, a Porlezza. Sue opere sono state esposte dal Giappone all’Islanda agli USA e figurano nelle più prestigiose collezioni. Vive e lavora a Parigi e a Tolone. 12 13 Da Nicéphore Nièpce a Raoul Haussman, dalla camera obscura all'apparecchio digitale, abbiamo percorso solo una flebile distanza e non abbiamo rivelato che un nulla dei misteri del mondo. Condannati a sognare il mondo perché non ne percepiamo il senso, l'intimità profonda e universale dell'alba su di una foglia di quercia, o un raggio tra le ombre, ci rivelano quanto un’intera biblioteca, come un mappamondo non ci indica che la sua immensità. Didier Hays 14 15 Esposizioni principali: La luce è esattamente quantificabile dalla tecnica, ma grazie a quale mistero il fotografo e il pittore gungono a rivelare la luce interiore ? Didier Hays Reykjavik (IS), 1982, Eau, galleria Gallery Mannheim (RFA), 1982, Freiheit was ist das ? galleria Augenladen Parigi (Fr), 1984, Atelier Debré, CC Corréen Parigi (Fr), 1985, Peintures, Caisse des Dépôts Fontenay (Fr), 1988, Peintures, château Laboissière Nagoya (Jp), 1993, Abstractions, galleria Hijikata Tokyo (Jp), 1993, Reliefs, galleria Asacloth Brescia (I), 1993, Un certain regard, Museo Palazzo Martinengo Tolone (Fr), 1994, Rétrospective, galleria Remparts Bruxelles (B), 1999, Collages, galleria ULB La Seyne (Fr), 2000, Le déjeuner sur l’herbe, galleria Le Bosphore, Vezia (CH), 2004 Reliefs, Parigi (Fr), 2004, Rencontres A3, place St-Sulpice Carros (Fr), 2006, Raymond Hains le piéton de l’Art, CIAC St-Raphaël (Fr), 2006, Personnages du marché, Casino Barrière 16 17 Improbabili, autentici compagni di viaggio La realizzazione delle opere pensate per l’esposizione in Banca Arner a Lugano ha preso avvio nelle ricerche metodiche, laboriose, entusiaste tra leggii, scansie e scatoloni, condotte per anni in bouquineries minuscole tra la Bastiglia frenetica di traffico e la equivoca rue St. Michel, nelle librerie antiquarie sui viali alberati di Nizza, fino ai negozietti che si dischiudono sulle piazzette profumate di olive e di lavanda di una Tolone tanto ignota quanto generosa di minute rivelazioni e di grande sole. Scovando libri dimenticati e autori segreti, tra lo stupore di librai filosofi o il nervosismo di negozianti e basta, Hays ha colto edizioni rare e conquistato autografi di pregio. Questa mostra illustra pagine eloquenti di libri indispensabili ed è da sottolineare l’inaspettata, ampia, citazione di Blaise Cendrars, un viaggiatore ante litteram, sulla strada di quel mondo che si è ormai ridotto a un global village cosmopolita, ma che Cendrars ha saputo vivere e descrivere quando le differenze tra gli uomini avevano ragioni antiche e sensi profondi e le distanze tra le nazioni erano misurate in settimane di nave e non in minuti di navetta. 18 19 Jarry Lo scrittore e drammaturgo francese Alfred Jarry (1873 - 1907) compie studi brillanti ed è allievo di Henri Bergson nel 1891-1892. Amava la bicicletta - come Sarah Bernhardt, Renoir, Toulouse-Lautrec e Fernand Léger il revolver e l’assenzio. Aveva una bicicletta da corsa Clément Luxe 96 course sur piste, comperata senza mai pagarla nel 1896, che Jarry descrive come uno esoscheletro. Nel 1897, esaurita la sua eredità, acquista una barca, L’As, che entra in letteratura, e si fa ospitare dal suo compatriota, il douanier Rousseau. La sua commedia più famosa è Ubu Roi elaborata da testi che aveva già scritto al liceo, presentata la prima volta nel 1896, chiave di volta del teatro dell'assurdo, una grottesca farsa di grandezza epica sviluppata in varie versioni sin dal 1888. L’ironia consente a Jarry di accedere a una libertà superiore che raggiunge nelle sue opere con la frantumazione delle consuetudini linguistiche e sceniche tradizionali, nell’eccentricità e con il grottesco e il fraintendimento voluto. 20 21 Dio è il punto di contatto fra lo zero e l'infinito. Alfred Jarry Ubu è stato ritratto in varie rappresentazioni grafiche dello stesso Jarry e da artisti tra cui Pierre Bonnard, Max Ernst, Roberto Matta, Joan Miró, Pablo Picasso, Man Ray, Georges Rouault. Qui, Didier Hays propone, in un’edizione del 1921 Ubu Roi, l’ingorda, cinica, brutale e paurosa marionetta che rappresenta l’omuncolo fin de siècle, invidioso di potere e gloria, arrogante con i deboli, ma servile con i forti. Jarry ha coniato anche la Patafisica, la pseudo-scienza delle soluzioni immaginarie, che accetta qualsiasi avvenimento nell'universo come un fatto straordinario e che negli anni 1950 ebbe come epigoni artisti quali Fernando Arrabal, Enrico Baj, Jean Genet, Eugène Ionesco, Joan Miró, Jacques Prévert, Raymond Queneau e Boris Vian. 22 23 Lawrence Thomas Edward Lawrence (1888 - 1935) nato nel ridente villaggio gallese di Gorphwysfa, fu un appassionato di motociclette, ebbe sette Brough Superior, e di armi, le preferite una Colt Single Action Army Peacemaker che portava spesso, una Mauser C 96 e una Colt M1911. Archeologo, ufficiale di Sua Maestà britannica, agente segreto e scrittore, protagonista dell’insurrezione araba contro la dominazione ottomana, è conosciuto con lo pseudonimo di Lawrence d'Arabia, ma si fece chiamare anche T. E. Smith, T. E. Shaw e John Hume Ross. Le sue epiche gesta sono state raccontate dal giornalista americano Lowell Thomas e in un grande film di David Lean. Il carattere schivo e misterioso di Lawrence gli fece scegliere l'oblio dopo le sue gesta del 1916-18 che ancora oggi influenzano la politica del Medio Oriente. Avrebbe voluto farsi dimenticare da tutti, ma Lawrence continua ad essere un mito che vaga nell'oceano di sabbia in groppa alla sua dromedaria di nome Ghazala. 24 25 L'arte di governare richiede più carattere che intelligenza. Thomas Edward Lawrence Erudito e scrittore, amava in particolare l’introvabile Travels in Arabia Deserta di Charles M. Doughty (1843-1926) che prima di lui aveva viaggiato nel deserto. Lawrence vanta un carteggio di oltre 6000 lettere, e best-seller come La rivolta nel deserto, The Mint, I Sette Pilastri della Saggezza, titolo tratto dalla Bibbia ne I Proverbi, capitolo 9: “La sapienza ha costruito la sua casa, ha intagliato le sue sette colonne” che riprende anche il titolo di una sua ‘sinfonia morale’ del 1913 che raccontava di avventure in sette città mediorientali, lavoro che l’irrequieto Lawrence diede alle fiamme. L’edizione limitata del 1926 dei Seven Pillars of Wisdom costituisce una formidabile testimonianza dell’arte anglosassone degli anni 1920, con 125 illustrazioni di Eric Kennington, Frank Dobson, Colin Gill, Augustus John, Henry Lamb, William Nicholson, William Roberts, William Rothenstein, Gilbert Spencer, Paul Nash, Blair Hughes-Stanton e John Singer Sargent, mentre le lettere d’apertura dei paragrafi furono eseguite in stile vorticista di assoluta avanguardia da Edward Wadsworth e Blair Hughes-Stanton. 26 27 Scrivere non è vivere. È forse sopravviversi. Blaise Cendrars Cendrars Blaise Cendrars (1887 - 1961) scrive all’insegna del viaggio e dell'avventura, dove il mondo moderno si dilata a creare una leggenda tra immaginario e realtà. La scrittura di Cendrars ha prodotto uno stile fondato su impressioni fotografiche, temi e riflessioni, nostalgia e disillusione che si fondono con una visione del mondo senza confini. Nato a La Chaux-de-Fonds in una famiglia bernese francofona, viaggia da Napoli a Mosca a San Pietroburgo e inizia a scrivere giovanissimo La Légende de Novgorode, opera misteriosa stampata in sole 14 copie e riscoperta nel 1995 da un poeta bulgaro in una libreria di Sofia, ennesimo episodio della mitologia avventurosa di Cendrars. Studia medicina a Berna, si reca a Parigi, torna in Russia, salpa per New York dove nel 1911 s'inventa lo pseudonimo di Blaise Cendrars il cui suono suggerisce cendres d’art, il fuoco che riduce le arti in cenere. Tra gli artisti a lui più vicini, di cui alcuni illustrano le sue opere, Cendrars conta Apollinaire, Chagall, Léger, Survage, Modigliani, Csaky, Archipenko, Robert. E poi 28 29 Solo uno spirito disperato può raggiungere la serenità, e per essere disperati bisogna aver molto vissuto e amare ancora il mondo. Blaise Cendrars Sonia Delaunay-Terk, Cicero Dias e Tarsila do Amaral. Legionario, volontario nella Prima guerra mondiale, nel 1915 perde la mano destra in combattimento nello Champagne e la sua nuova identità di mancino non manca d’influenzare il suo rapporto con la scrittura. Nel primo dopoguerra sviluppa un fecondo periodo creativo sotto il segno di Orione, dove ritiene si trovi in esilio la sua mano destra. Dai primi anni Venti si dedica al cinema, assistente di Abel Gance, poi a Roma. Come molti artisti e scrittori dei primi del XX secolo, Cendrars subisce il fascino potente dell'Africa e compila nel 1921 Anthologie nègre, racconti dalla tradizione orale che è il primo a considerare la vera letteratura africana. Nel 1924 è in Brasile dove scopre la Utopialand che celebra nei suoi libri. Scopre il giornalismo con Rhum - L'aventure de Jean Galmot del 1930 ed è inviato sul transatlantico Normandie, a Hollywood e nel 1939 corrispondente di guerra nell’esercito britannico. La Wehrmacht invade la Francia e la Gestapo distrugge le sue opere, quindi Cendrars si ritira per anni a Aix-en-Provence, nel 1948 a Villefranche-sur-Mer e nel 1950 definitivamente a Parigi dove, oltre a scrivere, si dedica a trasmissioni radiofoniche. 30 31 Arner e la cultura I valori che sono alla base del modo di essere e di operare di Arner si riflettono nel suo interesse per il mondo della cultura che è patrimonio della collettività, e come tale va diffusa, protetta e conservata. Arner interviene in ambito culturale a livelli diversi e con varie iniziative: viene patrocinata l'opera di artisti e ricercatori, collaborando con istituzioni pubbliche e private per lo sviluppo e la divulgazionedi progetti culturali. Catalogo realizzato in occasione della mostra “Linee d’ombra” nelle vetrine di Banca Arner, Lugano, 2008 Copyright 2008 Edizioni Arner Quaderni Comunicazione e progetti speciali Banca Arner S.A. Piazza Manzoni, 8 CH 6901 Lugano [email protected] Telefono +41 (0) 91 912 62 22 Testi di di Luca M. Venturi Linee d’ombra Arner Quaderni Banca Arner S.A. Piazza Manzoni 8, 6900 Lugano, Tel. +41 91 912 62 22 Banca Arner (Italia) S.P.A. Corso Venezia 54, 20121 Milano, Tel. +39 02 303 710 00 www.arnerbank.com