N° 2 - Comune di Vittoria
Transcript
N° 2 - Comune di Vittoria
Copia Omaggio Direzione e redazione via Bixio, 34 - Vittoria - Tel: 0932514290 - e-mail: [email protected] Anno V - n. 2 - Marzo-Aprile 2007 Vittoria in festa per il Quarto Centenario della fondazione 1607 24 APRILE 2007 LA MEMORIA E IL FUTURO PROGRAMMA 20 APRILE 2007 ore 18 - Teatro Comunale Presentazione del volume “Nascita di una città: le Carte Costituzionali per la fondazione di Vittoria” a cura di Paolo Monello, con lettura dell’Ode a Vittoria Colonna di F. Maganuco, a cura del regista Gianni Battaglia Intrattenimento musicale di Enrico Lancia e Gianluca Campagnolo 21 APRILE 2007 Notte per Vittoria Via Cavour - Infiorata ore 18.00 - 23.00 - Via Cavour Artisti di strada e animazione musicale ore 23.00 - Piazza San Giovanni Francesco Cafiso e la Big Band ore 00.30 Piazza del Popolo Auguri Vittoria - Torta del Quarto Centenario ore 1.00 Piazza del Popolo Spettacolo piro-musicale I negozi resteranno aperti fino alle ore 23.00 Orgogliosi del nostro cammino Q uest’anno,Vittoria celebra quattrocento anni di vita. Un traguardo importante, un’occasione unica per riflettere su noi stessi e sul cammino finora percorso. Sono poche le città che possono vantare una data di nascita esatta. Vittoria è nata nel biennio 16061608, ed è per questo che l’amministrazione comunale ha deciso di organizzare le celebrazioni a cominciare dall’ultimo scorcio del 2006, e di farle proseguire per tutto il 2007 e fino all’aprile del 2008. Vogliamo idealmente ripercorrere le tappe della fondazione e tutta la storia della nostra città, con una riflessione ampia e totale, che coinvolga tutti i cittadini. E se è vero che quattrocento anni sono pochi, purtuttavia la nostra Città è ricchissima di storia. Vittoria ha avuto un ruolo fondamentale nell’economia vinicola dell’Ottocento, è stata politicamente la culla del socialismo ibleo ai primi del Novecento, la “terra madre” del pomodoro e delle primizie e poi, dal 1959, l’epicentro dello sviluppo della serricoltura di massa, “inventata” dal vittoriese Pietro Gentile. In occasione del Quarto centenario, abbiamo stilato un calendario ricco di appuntamenti, in modo che ogni vittoriese “senta” il significato della celebrazione. Tutte le iniziative partono dal passato per guardare al futuro, dall’economia alla cultura, alla società, alla qualità della vita, all’immigrazione, alla solidarietà, al ruolo delle donne. Pubblicazioni, conferenze e manifestazioni di massa si intrecciano le une con le altre per produrre una crescita culturale complessiva della città. Particolare attenzione vogliamo porre al recupero del grande patrimonio culturale della Città, salvaguardando o riscoprendo le antiche tradizioni, dal dialetto, alla gastronomia, alla musica, al folklore. Nei festeggiamenti sono coinvolte tutte le categorie, tutte le associazioni, tutte le comunità religiose, perché il Quarto Centenario è di tutti, come di tutti è Vittoria. Ci aspettiamo molto dal contributo di studiosi e professionisti, anche non vittoriesi, e soprattutto dalle tre Università di Catania, Palermo e Messina. Importantissimo, poi, è il ruolo delle scuole, ciascuna chiamata a dare il proprio apporto nella massima libertà di iniziativa, e così tutte le categorie e le associazioni, in uno sforzo che l’amministrazione comunale vuole corale e capillare. Ci auguriamo quindi che la città che uscirà dalle celebrazioni sia migliore di quella di oggi, più consapevole del proprio passato e del proprio presente, più colta, più attenta e quindi più fiduciosa nel suo futuro di comunità moderna e civile. In questo cammino ci ispirerà la buona storia, quella ba- sata sulla documentazione, in gran parte inedita, raccolta nel corso degli anni dal consulente per il Quarto centenario, l’onorevole Paolo Monello, cui si deve la traslazione di parte delle spoglie di Vittoria Colonna, che nel 1990 furono portate a San Giovanni dalla chiesa spagnola di S. Francisco a Medina de Rioseco. Nel formulare il mio più sincero augurio alla mia e nostra Città, invito i Vittoriesi ad essere non semplici spettatori, ma protagonisti di questo storico evento, che ha ricevuto il patrocinio del Senato, della Camera dei deputati, del Ministero per i beni e le attività culturali, dell’Assessorato regionale ai beni culturali, e della Provincia regionale di Ragusa. Giuseppe Nicosia - Sindaco 22 APRILE 2007 Via Cavour - Infiorata ore 10.00 Sfilata di carretti siciliani ore 11.00 - Piazza del Popolo Concerto bandistico ore 19.00 - Piazza del Popolo Concerto del Coro Polifonico ibleo 23 APRILE 2007 ore 18.00 - Ridotto Teatro comunale Inaugurazione: Omaggio a Vittoria Mostra del M° Emanuele Cappello 24 APRILE 2007 ore 11.00 - Basilica di San Giovanni S. Messa e deposizione di una corona sulla lapide di Vittoria Colonna Parteciperà il Coro Antea ore 12.30 Riaprono le fontane del Centro storico ore 16.30 - Palazzo Iacono Ricevimento delle autorità e degli ospiti. Scopertura delle lapidi celebrative ore 17.15 - Piazza del Popolo Omaggio ai caduti vittoriesi di tutte le guerre Picchetto d’onore della Brigata Aosta ore 17.30 -Teatro Vittoria Colonna Saluto del Sindaco ore 19.00 - Piazza del Popolo Concerto della Fanfara della Brigata Aosta * Il programma può subire variazioni Come fu celebrato il Terzo Centenario Sorgi Vittoria! Cento anni fa... Mare, centro storico, enogastronomia per vincere la sfida del futuro N el Quarto Centenario della sua fondazione, Vittoria apre una fase nuova. Come si ricorderà, uno dei primi impegni assunti pubblicamente da questa amministrazione comunale, subito dopo l’insediamento, era quello di rilanciare l’immagine della città, legandola a doppio filo ai suoi gioielli. E tra questi, indubbiamente, vi sono il vino Cerasuolo e il centro storico. Ebbene, sul nostro “rosso” abbiamo già vinto le prime scommesse. Abbiamo scelto di utilizzare la prestigiosa vetrina modicana di Eurochocolate per promuovere il Cerasuolo. Lo abbiamo fatto abbinando questa autentica delizia, che grazie all’ottenimento del marchio Docg (primo in tutto il meridione) è entrata ormai a far parte del gotha dei vini italiani, ad un altro prodotto di qualità, la cioccolata di Modica. Lo stand che il Comune di Vittoria, il Consorzio di tutela del vino Cerasuolo e l’associazione Strada del vino Cerasuolo – dal Barocco al Liberty hanno allestito nella città della Contea ha suscitato apprezzamenti da parte delle migliaia di visitatori e dei tanti amministratori che lo hanno visitato. La presenza dei sommelier ha reso la degustazione ancora più piacevole, ed ha contribuito a far sì che il nostro vino, già conosciuto, venisse apprezzato per le sue qualità. La kermesse modicana ha rinsaldato il “patto” che l’amministrazione comunale ha siglato con il Consorzio di tutela del vino Cerasuolo di Vittoria e con l’associazione Strada del vino Cerasuolo di Vittoria dal Barocco al Liberty. Un patto nato dalla volontà di legare lo sviluppo turistico di Vittoria d un circuito enogastronomico che nel Cerasuolo trova l’espressione più alta e più eloquente. Un patto che, lo scorso 10 marzo, si è tradotto in una scelta amministrativa concreta: la consegna, alle due associazioni, di una parte dei locali del castello dei Conti di Modica, il palazzo più antico della città, sede del museo dedicato a Virgilio Lavore. Grazie al comodato d’uso gratuito stipulato con il Comune, i due organismi hanno ormai sede a Vittoria: per noi amministratori, perfet- tamente consapevoli del fatto che il vino rappresenta il fiore all’occhiello della nostra città, potere ospitare le due associazioni in un sito tanto prestigioso, che in futuro accoglierà anche l’enoteca della strada del vino, è motivo di vanto, oltre che di gioia. La nostra, mi piace ricordarlo, è la strada del vino più antica al mondo. Dunque, sul “rosso” di Vittoria stiamo già lavorando. Altrettanto può dirsi per il centro storico, le cui bellezze architettoniche stiamo recuperando, per restituirle all’originario splendore. Piazza Henriquez è un enorme cantiere aperto: i magazzini del Conte e l’ex Centrale Enel sono interessate dai lavori di ristrutturazione, così come la basilica di S. Giovanni Battista e il convento della Chiesa delle Grazie. E presto torneranno in funzione le antiche fontane della città, quelle che, sia pur con utilizzazioni diverse, hanno scandito la storia di Vittoria: la fontana del Garì, in via Dei Mille, la fontana di piazza Giordano Bruno, quella di San Francesco, e il pozzo Cancellieri di via Ruggero Settimo. L’obiettivo è farle tornare in vita per il 24 aprile, giorno clou dei festeggiamenti per i quattrocento anni di Vittoria. E poi la riserva naturale orientata del Pino d’Aleppo con percorsi storico naturalistici e con il Parco delle origini, grutti alti, che sarà realizzato nella parte alta della Valle dell’Ippari limitrofa al centro storico cittadino. Puntiamo molto sulla riserva e sul ritorno dell’uomo nella Valle dell’Ippari con attività turistiche e agricole eco-compatibili, una presenza che ha origini storiche e che darebbe nuovo impulso alla valle, preservandola anche da incendi e da atti di vandalismo. Il nostro territorio sta vivendo una stagione nuova per ciò che riguarda l’immagine. Pensiamo ad una mirata promozione turistica, che punta alla valorizzazione del patrimonio locale in tutte le sue forme, da quello culturale a quello monumentale, passando attraverso il folklore e l’enogastronomia, che in questi ultimi anni ha svolto una importante funzione di ambasciatore del territorio ibleo nel mondo. Le nostre ricchezze naturali, i nostri beni architettonici, il mare, il clima sono tesori ineguagliabili che dobbiamo sfruttare per uscire dalla crisi che da tempo attanaglia l’economia cittadina. Nel corso di questi quattro secoli, noi vittoriesi abbiamo dimostrato che, grazie alla nostra intraprendenza, siamo sempre riusciti a superare ogni difficoltà e, anche questa volta, ne sono certo, riusciremo a superare questo momento difficile. E allora, sorgi Vittoria! Luciano D’Amico Assessore al Turismo e alla Tutela delle Eredità materiali ed immateriali L a fondazione di Vittoria fu celebrata per la prima volta nel 1907, dopo che Monsignor Federico La China, nella sua storia pubblicata nel 1890, ne aveva avanzato la proposta. Dopo la grave crisi causata dalla fillossera (a partire dal 1886), con la quasi totale distruzione del vigneto vittoriese, il partito Jacono-Rizza, che governava la città ininterrottamente dal 1889, pensò di organizzare alcune manifestazioni in occasione dell’evento nel 1907 sindaco Giuseppe Giudice Porcelli -, forse anche per celebrare in qualche modo la ripresa della Città dopo il disastro del ventennio precedente, che aveva gettato sul lastrico migliaia di famiglie. Come data fu stabilito il giorno 24 aprile, erroneamente ritenuto dal barone Salvatore Paternò (“Vittoria dei primi tempi”, 1877) quello della firma della licentia populandi (in verità il Privilegio Regio era stato firmato il 3 giugno 1606 a Palermo dal viceré duca di Feria e ratificato a Madrid dal re Filippo III il 31 dicembre 1606; la data del 24 aprile è quella dell’inserimento del Privilegio con la ratifica reale tra le leggi del Regno). La manifestazione si svolse tra il 24 e il 28 aprile 1907 ed ebbe piani diversi: da quello squisitamente culturale (soprattutto con la creazione dell’Inno e dall’Ode a Vittoria Colonna ad opera del dr. Francesco Maganuco), a quello della politica e dell’attualità. Tra le manifestazioni di allora, la posa della prima pietra del nuovo Ospedale Civico al Belvedere nei pressi dei Cappuccini (ma che non si fece mai), la corsa dei cavalli in via dei Mille (non per niente antica “strata ‘o paliu”) e una gara ciclistica, vari concerti musicali e serate di gala al teatro. L’Inno (musicato dal mastro Alessandro Barbera sui versi di Maganuco) fu cantato da 120 bambini nel corso di una festa degli alberi, con la realizzazione anche di una fontana del vino (a Piazza Vittoria Colonna, cioè a San Vito) e furono lanciati palloni artistici. Illuminazione sfarzosa “a luce elettrica” (dal 1902 era in funzione la Centrale Elettrica fatta costruire dal sindaco Salvatore Carfì) e ad acetilene rischia- Periodico di informazione sull’attività del Comune di Vittoria Reg. Trib. Rag. n.1/2003 Direttore editoriale Giuseppe Nicosia - Sindaco Direttore responsabile Giannella Iucolano Redazione e impaginazione Mariella Sparacino Progetto grafico Filippo Fauzia Foto Lorenzo Salerno Foto d’epoca - Collezione Arturo Barbante Stampa Tipografia Sprint Grafica - Vittoria Scoglitti 1925 rò quelle serate di festa, concluse da una gara di fuochi d’artificio nell’attuale Piazza Italia. Nell’occasione fu realizzata un’apposita cartolina postale. La cosa più importante economicamente fu però l’inaugurazione della Distilleria Sociale del Consorzio Agrario, importantissima infrastruttura (di cui ancora oggi ammiriamo la splendida ciminiera nei pressi della stazione) che veniva appunto a simbolizzare la rinascita del vigneto vittoriese dopo la tragedia degli anni precedenti. Non mancarono le polemiche politiche, ad opera soprattutto di Nannino Terranova, fondatore del Partito Socialista e tenace avversario del clan Jacono-Rizza al potere in città. Al di là di quelle prese di posizione polemiche (esse stesse parte di quelle manifestazioni), merito di quella celebrazione fu di aver creato una forte coscienza “storica” di sé dei Vittoriesi per i decenni successivi, con una serie di “miti” (o meglio di “luoghi comuni”) che hanno costituito le uniche conoscenze storiche di massa della città da allora fino agli Settanta (tra essi i maggiori sono il “mito” della foresta infestata da belve e delle lande paludose risanate, il “mito” di Vittoria Colonna come “madre” dei Vittoriesi). Il lungo lavoro di analisi della documentazione inedita reperita negli ultimi anni e per molti aspetti ancora in corso di elaborazione, ci conferma nell’idea che alla fine delle celebrazioni del Quarto Centenario Vittoria potrà avere una nuova, maggiore e migliore coscienza di sé. Infine, a ricordo delle celebrazioni del 1907, l’A.C. ha deciso di ripristinare la lapide dedicata alla fondatrice, Vittoria Colonna, che ornava la facciata del Municipio in via Carlo Alberto all’angolo con via Garibaldi. Il contenuto, dettato dal prof. Giovanni Nicolosi (consigliere comunale dell’epoca, brillante professore di Lettere, precocemente scomparso di lì a poco), rivivrà agli occhi dei Vittoriesi e sarà posta accanto alla nuova lapide che ricorderà il Quarto Centenario. Paolo Monello Consulente del sindaco per il 4° centenario Tutti gli Amministratori dal 1614 al 1946 Tutti gli Amministratori in quattro secoli Quando i Sindaci si chiamavano Secreti di Paolo Monello DAL 1614 AL 1818 - In principio fu il “secreto”, poi accanto a lui sedettero i “giurati”. Secondo il prof. Giuseppe Raniolo (La nuova Terra di Vittoria dagli albori al Settecento, Edizioni del Comune di Vittoria 1990), il secreto (o segreto) veniva nominato dalla Corte del Patrimonio della Contea (una sorta di giunta provinciale che guidava la Contea in nome dei Conti) per l’amministrazione dei beni e dei redditi (in gabelle e censi) del Conte; poteva disporre delle entrate in denaro per l’esecuzione di opere di riparazione di mulini, case, magazzini, previo apposito bando di gara. Aveva piena giurisdizione nei confronti dei gabelloti (appaltatori delle gabelle, cioè tasse su vari generi) e dei vassalli debitori di tributi o di censi nei confronti del Conte proprietario. Nelle sue decisioni veniva assistito da un maestro notaio. Il primo secreto di cui si ha notizia fu il comisano Paolo Custureri, un ricco possidente, già proprietario di gran parte dell’area su cui oggi sorge Vittoria (in particolare della zona dall’Orto del Crocifisso fino a Maritaggi) che ricoprì l’incarico più volte dal 1614 in poi e probabilmente fino alla morte, avvenuta nel febbraio 1619 (fu il primo ad essere sepolto nella chiesa della Grazia, costruita forse per suo impulso). Altri secreti dopo di lui furono: Antonino Indovina, notaio, nel 1620-1621. Antonino Galofaro, possidente e genero di Paolo Custureri (per averne sposato la figlia Vincenza nel 1613) nel 1621-1622. Arcangelo Carfì, enfiteuta, nel 1629. A fianco del secreto, dal 1623 in poi, nella documentazione compaiono i “giurati”, in numero di quattro, che rimanevano in carica un anno. Si tratta di figure risalenti all’epoca di Federico II (1194-1250), evolutesi nel corso dei secoli a veri e propri amministratori. Nelle città della Contea dovevano essere quattro, uno dei quali laureato in legge (in generale era il notaio) ed amministravano assieme al secreto. Dalla documentazione ad oggi in nostro possesso giurati per il 1623 furono Antonino Indovina, Blasi Cannizzo, Antonino Custureri, Pietro d’Angilo. Nel 1630 furono in carica il notaio Francesco Brancato (secreto), Vincenzo Recca (arbitro), Michelangelo Di Fede e Giuseppe Garraffa. Vincenzo Cannizzo, Francesco Meli (?), Innocenzo (o Assenzio) Giarratana, Aloy Ignaccolo nel 1633, che costruirono il famoso orologio della Piazza (oggi Piazza Vescovo Ricca). Il not. Giombattista Indovina (secreto), Aloi Ignacculo, Francesco Meli e Mario Cannizzo furono giurati nel 1638, anno in cui si cominciò a parlare di “Università” di Vittoria con lo stesso valore dell’odierno “Comune” o “Municipio” (ne abbiamo il bilancio). Seguirono: Antonio Custureri, figlio di Paolo, ricchissimo possidente, secreto nel 1640. Vincenzo Grignone, secreto dopo il 1641. Pietro Puy, funzionario comitale, secreto nel 1643 (si occupò soprattutto del Cannamellito). Francesco Brancato, notaio, fu di nuovo secreto nel 1646. Filippo di Marco, grosso imprenditore e gabelloto fu secreto nel 1647. Mario Cannizzo, Giuseppe Marangio, Filippo Calanna (o Calanda o Calandra), e Francesco Meli Grillo furono giurati nel 1648. Giombattista Indovina, notaio, fu giurato nel 1651. Isidoro Occhipinti, notaio fu secreto nel 1652. Antonino Di Grandi (in anno imprecisato). Vito lo Jacono nel 1658-1659 e altre volte negli anni seguenti. Gabriele Crespo y Alarcón (spagnolo, già capitano di giustizia, ricco possidente) fu secreto nel 1666 (maggiorenti: Filippo di Marco, Diego Longobardo, Filippo Custureri, Vito Terlato, Pietro di Marco, Francesco di Marco, Francesco Gafà, Francesco Marangio, Gio. Pietro Ciavola). Francesco di Marco fu secreto nel 1666-1667, mentre Pietro Pinedo, medico; Giuseppe Mandarà, notaio; Isidoro Occhipinti, notaio; Biagio Cannizzo, notaio (notaio della Corte Damiano Scagliola) furono giurati. Francesco Marangio, possidente, fu secreto nel 1671-1673. Filippo di Marco fu di nuovo secreto nel 1676-1679. Giovanni Marangio; Giacomo Ottaviano, notaio: giurati nel 1676. Filippo Custureri, possidente, dal 1679 e più volte. Marcello Catania, possidente, fu secreto nel 1688-1689. Giacomo Ottaviano, notaio, secreto nel 1690-1691. Antonino Custureri figlio di Filippo (fu destituito in occasione della presa di possesso del nuovo Conte Juan Thomas nel 1691, ma prorogato fino a nuovo ordine). Marcello Catania, di nuovo secreto nel 16911692; dr. don Antonino Laurifici (Lorefice); Blasio Cannizzo, notaio; Antonio Terlato, aromatario (o speziale, una sorta di farmacista); Gio. Batta Guastella furono giurati nel 1691. Isidoro Occhipinti, notaio, fu secreto nel 1704-1706; Gioacchino Taranto, possidente, giurato nel 1706. Pietro Saverio di Marco, possidente; Biagio Toro, possidente; Francesco Ottaviano, notaio e Francesco Terlato furono giurati nel 1714 (dopo il passaggio della Sicilia dalla Spagna ai Savoja). Francesco Maria La China, sindaco; dr. Guglielmo Paternò; Carmelo Fatuzzo; Arcangelo Mazza e dr. Mario Occhipinti, giurati nel 1747-1748 (i bilanci del 1714 e del 17148 in mio possesso ci consentiranno di ricostruire anche un minimo di struttura amministrativa dell’Università). Il termine “sindaco”, affiancato dal “Consiglio Civico” pare sia stato introdotto all’epoca di Carlo III di Borbone (1734-1759). La documentazione del Settecento fino ad oggi esaminata non ci consente di individuare per ora gli amministratori anno per anno. Però, un quadro generale della situazione si può derivare dalla composizione del Consiglio Civico nel 1763. Ricopriva allora la carica di sindaco Antonio Terlato, giurati erano il barone Porcelli Giudice, il barone Riccardo Toro. Il Consiglio era inoltre composto da: ecclesiastici (don Giovanni Cicerone Vice Rettore, don Gio. Batta Benvissuto Vicario Foraneo, fra Bonaventura Vicario de’ Monasteri, fra Gaetano Busacca Correttore de’ Minimi di San Francesco di Paola); ufficiali e funzionari vari (Giuseppe M. Guastella Capitano di Giustizia; barone Giuseppe Biazzo proconservatore, Mario Occhipinti); da “Primarii” (cioè i nobili e le persone più importanti per ricchezza): barone Carlo Nicolò Leni, Baldassare Toro, Giuseppe Carfì, Antonio Cannizzo, Giuseppe Lucchese, Giachino Taranto, Antonino Custureri, Francesco Occhipinti, dr. don Gio. Batta Mazza, Mario Ingallina; da “Civili” (cioè benestanti in genere): Stefano Battaglia, Dionisio Zapparrata, Antonio Vella, Francesco Ottaviano, Filippo Terranova, Giovanni Mangione; da “Maestri e burgesi” (artigiani e commercianti), cioè: m.ro Mario Cultraro, m.ro Giovanni Orecchia, m.ro Vincenzo Civello, m.ro Nicolò Scalone, m.ro Vincenzo Taglierini, m.ro Antonino Salerno, m.ro Rosario Cicerone, Giacomo Barrano, Onofrio Monello, Onofrio Cascia, m.ro Gaetano Mangione, Vincenzo Sarancone. Nel 1766 fu sindaco Francesco La China junior, nel 1776 Giuseppe Mazza, mentre nel 1793 era “segreto” il dr. Santo Giudice. Ai primi dell’Ottocento furono amministratori: Isidoro Bellassai, notaio; Giovanni Antonio Paternò; Rosario Leni: giurati nel 1806-1807. Salvatore Spataro, notaio; Michele Benvissuto, Giuseppe Antonio Terlato, barone; Mario Maggiore: giurati nel 1807-1808. Giombattista Alessandria, Giuseppe Japichino, Salvatore Cilio, Eduardo Terlato giurati nel 1808-1809. Vincenzo Guastella; Felice Costa, barone; Salvatore Marchese; Salvatore Occhipinti giurati nel 1809-1810. Il Consiglio Civico nel 1813 era formato da Giacomo Platania maestro notaro; Mario Di Pasquale, dr. Santo Giudice, Rosario Giudice, mastro Gaetano Japichino, dr. Salvadore Licitra, mastro Giovanni Barrano, mastro Salvadore Falconieri, mastro Salvatore di Stefano, Rosario Leni, Giovanni Antonio Cara, Salvadore Terranova, Gio. Batta Ingallina, Emmanuele Sarrì, Carlo Leni, Errico Ricca, Giachino Jacono, Alfonso Ricca, Gio. Batta Terranova, sac. Raffaele Calì, barone; Salvatore Ciani, sac. Antonio Giudice, Antonio Jacono, Francesco Leni, sac. Gio. Batta Leni, sac. Biaggio Occhipinti, Giuseppe Antonio Terlato, Gaetano Alessandrello, Salvadore Di Pasquale, Salvadore Occhipinti, Giachino Paternò, Costantino Sinatra, Gio. Batta Terlato, sac. Settimo Terlato, Francesco Porcelli, Emmanuele Scrofani, Eduardo Terlato (Salvatore Benvissuto era il notaio municipale, figura equivalente all’odierno segretario generale). S INDACI DAL 1818 AL 1887- Dopo il periodo costituzionale (1812-1816), la Sicilia perse la sua indipendenza e il Regno fu annesso a Napoli, con la creazione del Regno delle Due Sicilie. Dal 1° marzo 1818 furono pertanto estese alla Sicilia le norme amministrative vigenti nel Napoletano, introdotte dai Francesi. Furono così create sette province, divise in distretti (governati da sottintendenti) e Vittoria appartenne alla provincia di Siracusa e al distretto di Modica. Ai Consigli Civici si sostituirono i Decurionati, composti da tre cittadini per ogni mille abitanti, scelti dal governo centrale entro una lista di eleggibili per censo o titolo di studio (in ogni caso un progresso rispetto al passato). Il Comune era retto da un sindaco e da due collaboratori, chiamati Primo Eletto (un dottore in legge) e Secondo Eletto (con funzioni di vice-sindaco). Si cominciò anche a creare la struttura degli uffici, con un cancelliere archivario (per l’emanazione degli inviti ai decurioni e la tenuta degli atti adottati) e il cassiere. Pertanto ecco i sindaci del periodo borbonico, elenco che è stato possibile ricostruire con notizie tratte da precedenti opere storiche (in particolare da “Vittoria. Storia di una città”, di Gianni Ferraro, 1988) rivedute e corrette in base ad altra documentazione da me esaminata. Il primo sindaco fu Filippo Neri Leni Spadafora, 1818-1819, cui seguirono Francesco Porcelli, 1819-1821; Giovanni Scrofani 1821-1822; poi di nuovo Francesco Porcelli, 1823-1825; Gregorio Camilleri, 1826-1827; il farmacista Emanuele Sarri, 1828-1832; Franco Scrofani, 18331841; il barone Gaetano Leni Spadafora, 1842-1846; Gaetano Mazza, 1846-1848. Nel febbraio 1848, dopo lo scoppio della rivoluzione a Palermo, i poteri furono assunti da un Comitato rivoluzionario composto da Giovanni Leni Spadafora, Presidente; Salvatore Contarella, Vice Presidente e Segretario; cav. Federico Ricca; Ferdinando Ricca; Giuseppe Jacono; Ferdinando Jacono; dott. Gioacchino Cancellieri; Francesco Astuto; Franco Scrofani; Salvatore Mazzara; Salvatore Jacono Roccadario; Rosario Cultrone. Tale Comitato (che per i nomi di “rivoluzionario” aveva ben poco) svolse all’inizio le funzioni del Decurionato, poi fu eletto un Consiglio Civico presieduto dal barone Gioacchino Ricca, mentre presidente del Municipio (cioè sindaco) era Antonino Lio. Nell’aprile 1849, sconfitta la rivoluzione, il barone Ricca spontaneamente restituì il potere a don Gaetano Mazza, il sindaco borbonico destituito l’anno prima. Per cui, nel decennio 1850-1860 furono sindaci: Gaetano Mazza, 1849-1850; Franco Scrofani 1850-1853; Giovanni Leni Spadafora 18531856 ed altri di cui ad oggi ignoriamo il nome perché nell’Archivio Storico Comunale manca la documentazione relativa a quel decennio. Dopo lo sbarco di Garibaldi e le sue vittorie, il 30 giugno 1860 fu ripristinato per quanto possibile il vecchio Consiglio Civico del 1848, con alcune integrazioni necessarie. Ne furono componenti: Antonio Alessandrello, Emanuele Alessandrello, fra’ Angelino Amodei Osservante; Francesco Astuto, Paolo Calì Bellassai, Paolo Calì Vicino, Giacomo Carfì, fra’ Francesco Ciancio Paolotto, Gaetano Contarella, Leonardo Contarella, Lucio Contarella, Emanuele Giordano, Gioacchino Giordano, Giombattista Giudice Jacono, sac. Federico La China, Antonino Lio (eletto presidente del Consiglio ma, troppo vecchio, non fu mai presente); Giuseppe Lio, Salvatore Maggiore, not. Filippo Neri Maltese, Giombattista Mazza Porcelli, Clemente Mazzone, Giuseppe Nicolosi, Giuseppe Antonio Panagia, Giovanni Antonio Paternò, barone Salvatore Paternò, dr. Francesco Porcelli, Giombattista Ricca, marchese Salvatore Ricca, Giuseppe Sarri, Giuseppe Sinatra, baronello Salvatore Terlato (vice-presidente che, per l’assenza di Lio, svolse le funzioni di presidente del consiglio), Salvatore Terranova, Paolo Vicino Biazzo. Costituitosi il Regno d’Italia, furono sindaci (sempre di nomina regia): Francesco Salesio Scrofani, 18611868; Giombattista Jacono Jacono, 1868-1874 (dopo la sua destituzione per il coinvolgimento dei suoi fratelli nel delitto Pancari svolsero la funzione di sindaco vari assessori anziani, fra cui il dr. Felice Maltese); Giovanni Leni Spadafora, 1876-1878; on. Rosario Cancellieri, 1879-1882; Gioacchino Jacono, 1883-1884; Giombattista Carfì-Pavia, 1886-1887. SINDACI E COMMISSARI PREFETTIZI DAL 1889 AL 1945 Modificata la legge, dal 1889 i sindaci furono invece eletti dal Consiglio Comunale, dominato dal potente partito Jacono. Il primo di essi fu di nuovo il vecchio Giombattista Jacono Jacono, 1889-1890; Giovanni Porcelli Mazza, 1890-1892; Francesco Leni Spadafora, 1892-1895; Salvatore Carfì Jacono, 18951903; Giuseppe Giudice Porcelli, 1903-1907; di nuovo Salvatore Carfì Jacono, 1907-1911; Cesare Giordano, 1911-1912; Gioacchino Giudice, 19121914; Emanuele Lucchesi, 1914-1920; Ferdinando Jacono (pro sindaco), maggio-novembre 1920; Salvatore Molé (pro sindaco dopo la vittoria della lista socialista sul partito Jacono), novembre 1920marzo 1921; Marcello Spagna (regio commissario dopo la cacciata dei socialisti dal Comune, ad opera delle squadre fasciste finanziate dal partito Jacono), 1921-1923; Salvatore Gucciardello, 1923-1924; Salvatore Ricca, 1924-1925; Luigi Daga (commiss. prefettizio), 1925; Salvatore Scrofani, 1925 -1927. Dopo le “leggi fascistissime”, gli stessi consigli comunali furono soppressi e fu introdotta la figura del podestà (spesso, per le beghe interne al PNF sostituito da commissari prefettizi). Il primo podestà fu Gioacchino Calì, 1927-1928. Quindi: Enrico Nicolao (comm. prefett.), 1928; Antonio Brunelli (comm. pref.), 1929; Giovanni Cricchio (comm. pref.), 1929-1930; Michele Maltese, 1930-1933; Lucio Giudice Bennardo (comm. pref.), 1933-1934; Giuseppe Lucchesi (comm. pref.), 1934; di nuovo Lucio Giudice Bennardo, 1934; di nuovo Giuseppe Lucchesi (comm. pref.), 1934-1935; Sebastiano Secolo, 19351936; Giovanni Santapà (prima comm. pref. poi podestà), 1936-1942; Raffaele Di Giacomo (vice podestà, poi podestà e poi sindaco), 1942-1943; Salvatore Molé (come comm. pref. e sindaco), 10 settembre-7 dicembre 1943; Giovanni Corica (comm. prefettizio), 8 dicembre 1943-8 febbraio 1944; Giovanni Foti sindaco, 9 febbraio 1944 -21 novembre 1944; Stefano Russo (comm. pref.), 25 novembre-14 gennaio 1945; Vittorio La Rocca (comm. pref.), 15-26 gennaio 1945; Giombattista Omobono sindaco, 27 gennaio 1945-10 agosto 1946; Salvatore Vaccaro (comm. pref.) agosto-novembre 1946. Le prime elezioni della nuova Italia democratica si svolsero il 17 novembre 1946, in conseguenza delle quali il 7 dicembre 1946 fu eletto di nuovo sindaco il prof. Giombattista Omobono. Ndr: tutte le notizie riportate sono tratte dalla documentazione da me esaminata fino ad oggi. Pertanto altri documenti potranno in seguito integrarle o correggerle Pubblicazioni del Quarto Centenario SEGNALIAMO il volume “Nascita di una Città, le carte costituzionali per la fondazione di Vittoria” a cura di Paolo Monello, che sarà presentato al eatro comunale il 20 aprile, e il CD “Vittoria, Terra di primavera” di Aldo Raffaele, omaggio alla Città, in occasione del Quarto Centenario. Tutti gli Amministratori dal 1946 ad oggi Tutti gli Amministratori in quattro secoli LA PAGINA DEL CONSIGLIO Seguiamo il solco tracciato dai nostri avi L ’anno che stiamo vivendo è certamente un anno particolare. Non capita spes so, infatti, che una comunità abbia l’occasione di festeggiare una ricorrenza singolare. La Città di Vittoria quest’anno, infatti, ricorda il 400° anniversario della sua fondazione. Se il tempo che ci siamo lasciati alle spalle dovessimo paragonarlo a quello della vita di un uomo, potremmo sicuramente affermare che la nostra Città è appena agli albori della sua esistenza. Una Città che esce dalla fase della pubertà per cominciare ad inserirsi nel mondo della vita; nel nostro caso, una comunità che è alla ricerca della propria identità, del proprio spazio, desiderosa di affermare la propria presenza nel tessuto sociale e nel contesto del territorio geografico in cui è collocata. Ma, se è pur vero che ci troviamo nella fase dell’adolescenza è, altresì, vero ed innegabile che la fase “delicata” della vita di Vittoria non è stata vissuta in maniera amorfa. Se quattrocento anni di “vita” per una Città, come dicevamo, rappresentano appena gli inizi di un racconto ancora tutto da scrivere, possiamo affermare che la parte già consegnata alla storia è una porzione di vita ricca di eventi e di uomini che hanno preparato e fortificato il futuro del “giovane” che si appresta ad entrare nel mondo della società. Sono quattrocento anni che hanno tanto da raccontare, cosa che qui certamente non osiamo fare, sia perché non è questa la sede idonea, sia perché altri in modo compiuto lo hanno fatto e continuano a farlo degnamente. Ciò che qui rileva mettere in risalto è che la nostra comunità è cresciuta, pur tra tante difficoltà, con costante progressione in tutti gli aspetti della vita sociale. Dal piccolo borgo di quattrocento anni fa si è sviluppata una Città; dal piccolo contadino che coltivava un fazzoletto di terra è nata l’imprenditoria agricola che rappresenta il settore trainante dell’intera economia locale. Quattrocento anni vissuti intensamente, con prestigiosi risultati e mete raggiunte grazie all’impegno ed alla genialità dei nostri avi, che si sono distinti nei diversi settori della vita sociale. Dal passato ereditiamo una grossa responsabilità: quella di dover proseguire nel solco che ci è stato tracciato da tanti nostri concittadini che ci hanno preceduto. La nostra generazione non può e non deve sottrarsi al compito, sicuramente oneroso ma doveroso, di contribuire, ognuno secondo le proprie capacità, a far crescere la nostra Città. Dalla vittoria che sapremo conseguire, dai traguardi che riusciremo a raggiungere, dipenderà il futuro delle generazioni alle quali consegneremo la Vittoria in cui viviamo ed in cui vivranno i nostri figli. Luigi D’Amato Presidente del Consiglio Comunale La prima seduta del 1860 Piazza V. Emanuele nel 1913 - Il Municipio el 2007 ricorre anche il bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi, l’Eroe dei Due Mondi. In occasione del centenario, il 4 luglio 1907, era stata affissa sulla facciata del Municipio, all’angolo tra la via Garibaldi e la via Carlo Alberto una bella lapide, il cui testo fu dettato da Salvatore Busacca, funzionario comunale dell’epoca. A ricordo di uno dei N maggiori autori dell’unificazione dell’Italia, l’A.C. ha deciso di ripristinare il contenuto della lapide distrutta al momento della demolizione del Municipio, avvenuta nel 1970 (lapide che sarà situata in una parete dell’androne di Palazzo Jacono). A ricordo dell’evento pubblichiamo quindi la prima deliberazione del nuovo Consiglio Civico di Vittoria, riunitosi il 7 luglio 1860 nella chiesa dell’Ospedale (cioè dell’antico Ospizio di Matteo Terranova), su cui negli anni seguenti fu edificato il nuovo Municipio (in sostituzione dell’antica Cancelleria, che sorgeva in via Bixio all’angolo con la via Garibaldi, già proprietà Rio-Jacono). All’inizio della sua nuova attività il ripristinato Consiglio Civico (ma profondamente diverso da quello del 1848) volle chiedere immediatamente l’an- nessione al nuovo Regno d’Italia (che in verità fu costituito solo ai primi del 1861) e elevò un solenne omaggio a Garibaldi. Ecco la trascrizione dell’atto deliberativo, custodito presso l’Archivio Storico Comunale: non impressioni l’inno alla “dittatura”, intesa nel senso che i Romani davano al termine e non nel significato che la parola ha assunto dopo i drammi del Novecento. Prima seduta del Consiglio Civico del 7 luglio 1860. Numero d’ordine –Primo Il giorno 7 Luglio in Vittoria. Nella Chiesa dello Spedale. Si è riunito il Consiglio Civico di questa Comune di Vittoria, in seguito d’invito del Signor Baronello Salvatore Terlato Vice Presidente, da cui viene presieduto, per trovarsi impedito il titolare, dato questo stesso giorno; legalmente intimato dal Servente Comunale Giuseppe Paternò. 9°. Don Gaetano Contarella 10°.Fra’ Francesco Ciancio Parlotto 11. Dr. Giovanni Antonio Paternò 12.Don Giombattista Ricca 13.Don Paolo Caì Vicino 14.Sac.te Federico La China 15.Don Paolo Vicino Piazzo 16.Don Giuseppe Sinatra 17.Don Giuseppe Sarri 18.Fra’ Angelino Amodei Osservante 19.Dr. Francesco Porcelli 20.Don Giacomo Carfì Sono intervenuti i signori consiglieri. 1°. Don Giuseppe Antonio Panagia 2°. Don Paolo Calì Bellassai 3°. Don Antonio Alessandrello 4°. Don Giuseppe Lio 5°. Don Giachino Giordano 6°.Don Leonardo Contarella 7°.Don Lucio Contarella 8°.Don Giombattista Giudice Jacono Mancano perché impediti legalmente gli altri Consiglieri 21.Don Emmanuele Alessandrello 22.Don Emmanuele Giordano 23.Don Francesco Astuto 24.Don Salvatore Maggiore 25.Don Clemente Mazzone 26.Dr. Salvatore Paternò 27.Don Giombattista Mazza Porcelli 28.Notar Filippo Neri Maltese 29.Don Salvatore Terranova 30.Don Giuseppe Nicolosi. Essendo legale il numero degli intervenuti, il Vice Presidente ha dichiarato aperta la seduta, ed ha invitato il Consiglio a deliberare anzitutto pella scelta di un Vice Segretario, attesa l’assenza del Segretario don Salvatore Ricca, perché trovasi in Palermo. Ed il Consiglio ad unanimità ha scelto a Vice Segretario dello stesso la persona del Notaro Ferdinando de Pasquale. In seguito di che il Consiglio pria di occuparsi a deliberare su di affari che mirar possono il bene della Patria ha votato in primo luogo il seguente indirizzo per Dittatore Prode Generale Garibaldi. «Il Consiglio Civico interprete dell’intero Municipio, ha unanimemente deliberato, che non può, né dee esor- dire i suoi atti, che pronunciando il voto solenne dell’Annessione sotto Vittorio Emanuele Primo Re d’Italia. Cessate ormai le nefandezze Borboniche, noi inauguriamo in questa prima sessione un’Era novella sotto il Re Galantuomo, sotto il Re Soldato, che saprà elevare la bella Penisola al rango delle prime Nazioni. E Voi, invitto Eroe di Calatafimi, e Palermo, che avete saputo guidare le nostre destre all’ardita impresa, viverete sino il completo trionfo che Dio vi concederà, e sarà quando dal Capo Pachino alle Alpi i due mari saranno i nostri confini. Accogliete Prode Generale, questi piccioli attestati di un Consiglio che prende l’iniziativa col grido: “Viva l’Annessione!”, “Viva Vittorio Emanuele Primo Re d’Italia! Viva la Dittatura! Viva Garibaldi!”». Come eravamo.Vittoria in bianco e nero di Giuseppe La Barbera N el corso del XVII secolo, la nuova ter ra di Vittoria si sviluppava demografi camente, economicamente e urbanisticamente. La popolazione registrava un notevole incremento nel corso del secolo, dovuto in gran parte al fenomeno dell’immigrazione, permettendo così un continuo trasferimento di numerosi abitanti nel nuovo centro, provenienti da ogni parte della Sicilia, come dimostrano le ricerche di Attilio Zarino, Giuseppe Raniolo e Paolo Monello. Durante il Seicento, la popolazione passò dai 900 abitanti del 1616 ai circa 4.000 della fine del secolo. Nel 1651, i nuclei familiari erano 566, comprendenti 1962 individui. La composizione familiare era assai variegata: alla tradizionale coppia con o senza figli, si affiancavano nuclei con ascendenti e collaterali o addirittura conviventi estranei. I nuclei più numerosi erano soltanto due, costituiti da dieci unità ciascuno, quello di Giuseppe Curallo con otto figli e quello di Filippo Di Marco con sei figli e due conviventi. La più ricca del paese era Vincenza Catania, vedova di Andrea, con un patrimonio stimato circa 860 onze, mentre il più anziano era un certo Rocco Vassallo di novant’anni, sposato, e il più giovane capofamiglia era Antonino Rabbito di diciassette anni. I cognomi più diffusi erano Lo Iacono, Battaglia, Ciciruni, Meli, Occhipinti, Cannizzo, Mulè, Tribastuni e Marangio, forme tuttora presenti a Vittoria con frequenze abbastanza alte, tranne per Tribastuni. Le campagne circostanti l’abitato di Vittoria erano coltivate con vigneti, affiancati da frumento, orzo, canapa, lino, legumi, olivi, carrubi e mandorli. Le vigne si estendevano in quasi tutte le contrade del territorio e il 47 per cento della popolazione nel 1651 possedeva almeno un modesto vigneto. Oltre all’agricoltura, determinante era anche l’allevamento del bestiame. Parecchie persone si dedicavano all’apicoltura per la produzione di miele e di cera e alla bachicoltura per la produzione della seta grezza. A queste attività si affiancavano anche le prime fabbriche di tegole, di gesso, i numerosi trappeti e palmenti privati e pubblici disseminati su tutto il territorio, e, sia pure per un periodo molto limitato, anche l’industria della canna da zucchero. Si registrava l’ascesa economica di numerose famiglie e molte persone, raggiunto un certo tenore di vita, entravano a far parte dell’amministrazione del nuovo borgo. Come tutti i villaggi di recente istituzione, Vittoria presentava una struttura sociale molto omo- genea e il ceto medio svolgeva un ruolo eminente nel governo della città. La nobiltà presente proveniva soprattutto da Modica, ricoprendo in genere cariche amministrative. Solo verso la fine del secolo, si formarono nuclei familiari che, arricchendosi, ricoprirono importanti cariche cittadine acquisendo titoli nobiliari, come i Ricca, i Paternò, gli Scrofani, i Terlato, i Ciano, i Custurieri, i Toro, i Biazzo e i Lio. Le abitazioni erano distribuite in diversi quartieri: san Giovanni Battista, santa Maria delle Grazie, il Castello, la Piazza, sant’Antonio e san Vito. Le case erano, in gran parte, costituite da una sola stanza, ma non mancavano quelle formate da due o più ambienti, con orti, casaleni, magazzini, dispense, pozzi d’acqua e spazi attinenti. Gli amministratori della contea provvidero alla realizzazione delle prime indispensabili infrastrutture, tra cui il castello, sede del potere locale, la chiesa, i magazzini e il mulino. I servizi pubblici erano ridotti al minimo, si garantivano solo quelli dell’orologio, del medico comunale e del maestro di scuola, ma molte opere sociali in quel periodo erano dovute alle offerte spontanee del popolo e alla magnanimità di alcuni cittadini, come la prima opera di monacato e maritaggio, istituita nel 1619 da Paolo Custurieri per testamento, e il primo ospedale, sorto grazie alla donazione del cittadino Matteo Terranova, per testamento del 1679. Numerose erano le tradizioni religiose. Sin dalla fondazione, l’intera cittadina si legava al culto di san Giovanni Battista. Anche per santa Rosalia, il popolo di Vittoria manifestava una particolare devozione, eleggendola compatrona e tributandole una festa almeno sin dal 1638. Accompagnavano le feste principali tre importanti fiere franche: quella di san Giovanni, quella di santa Maria delle Grazie, quella della Madonna di Loreto. Nel gennaio del 1693 la Sicilia sud-orientale fu colpita da un terribile sisma. Tra le vittime di Vittoria, quaranta bambini che si trovavano nella chiesa madre, che fu rasa letteralmente al suolo. La tradizione narra che i paesani, non sapendo qual santo rin- graziare, avessero messo in un bussolotto i nomi di tutti i santi e che per tre volte consecutive fosse uscito proprio quello di san Giovanni Battista, la cui statua in legno fu trovata intatta, ma con il capo reciso, facendo pensare che il Battista avesse sacrificato l’integrità della propria immagine per risparmiare il suo popolo. Da qui nacque una singolare tradizione, unica nella diocesi di Siracusa, quella di onorare con una festa e relativa processione esterna quel tragico 11 gennaio per ringraziare il precursore di Cristo, cui venne affidata la speciale protezione contro i terremoti. Vittoria era ancora un piccolo centro con una storia recente, ma in meno di cento anni aveva raggiunto uno sviluppo sociale, economico e demografico non indifferente. Alla fine del secolo, contava una popolazione di circa quattromila abitanti, almeno sette chiese, due conventi, sette congregazioni, un ospedale, un monastero femminile di clausura e, sebbene in qualche modo colpita dal terribile sisma, intraprese subito il cammino verso il nuovo secolo, ricostruendo dove necessario e sviluppandosi ulteriormente in tutti i settori. Quarto Centenario Scatti d’epoca e pari opportunità Gita in campagna L ’anno 2007 è l’anno del Quarto Centenario della Fondazione di Vittoria, ma è anche l’anno delle Pari Opportunità, anno in cui l’Europa si propone di lavorare per portare avanti una sostanziale eguaglianza per tutti, affinché la discriminazione sia realmente superata, al di là degli ostacoli che si possono incontrare. L’impegno di tutta la società civile è quello di sensibilizzare le donne e gli uomini in merito ai loro diritti di uguaglianza, di trattamento senza discriminazione per quanto riguarda la razza, il sesso, le origini etniche, la religione, le convinzioni, l’eventuale handicap, l’età, insomma la promozione delle pari opportunità per tutti, in una società fondata sulla diversità. Nel nostro Paese le donne ed i giovani continuano ad essere i protagonisti di una discriminazione che allontana da un nuovo modo di leggere la realtà sociale ed economica. Non siamo ancora in grado di vedere i grandi cambiamenti che stanno avvenendo nella società e in particolar modo nel mercato del lavoro. Si tratta, infatti, di eliminare schemi culturali che sono fermi e modelli di riferimento al maschile e che non riescono a fare propria la logica della valorizzazione della differenza, ma che, comunque impongono, anche attraverso i media, una figura femminile spesso lontana dalla realtà quotidiana, ma che viene indicata vincente e di riferimento per le donne stesse. L’impegno della Consulta Femminile quest’anno è proprio quello di portare avanti il concetto di pari opportunità. È già in atto l’organizzazione di un seminario formativo per educare alle pari opportunità e che nello stesso tempo, sia in grado di chiarire il concetto di Maistreaming (cioè diffusione di un punto di vista fondato sulla differenza di genere). Le diversità di genere ha determinato la necessità di costruire gli strumenti per una stretta integrazione delle politiche del lavoro con le politiche sociali e di sostegno alle famiglie. Nell’ambito dei festeggiamenti per il Quarto Centenario della Fondazione di Vittoria stiamo organizzando, per il 14 aprile una “Notte Rosa” all’insegna della creatività femminile in tutte le sue forme: dalla pittura al ricamo, dal decoupage alla fotografia, dell’imprenditoria all’artigianato. È nostra intenzione far emergere la creatività delle donne vittoriesi, affinché loro stesse si rendano conto delle loro capacità e del loro valore. Se poi tutte insieme riusciremo a creare una rete fra le donne ed a portare avanti la creatività trasformandola in imprenditorialità, superando il nostro innato individualismo, avremo veramente raggiunto un traguardo importante. Dora Guarino Presidente della Consulta femminile FOTO COLLEZIONE PICCIONE Nell’ambito delle celebrazioni per il Quarto Centenario abbiamo previsto la creazione di una fototeca comunale, per raccogliere le foto delle famiglie vittoriesi e costruire l’immagine della nostra comunità, almeno dai primi del Novecento. Gli interessati possono portare le foto all’Ufficio stampa del comune, Palazzo Iacono, nei giorni di martedì e giovedì dalle ore 16.00 alle ore 18.00. Le foto saranno “scannerizzate” e restituite immediatamente. Tutte le immagini saranno suddivise per categoria e saranno poi esposte in una pubblica mostra, cui seguiranno vere e proprie pubblicazioni. Le foto più significative saranno inoltre pubblicate su Vittoria Notizie.