La casa Tugendhat

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La casa
Tugendhat
La casa Tugendhat di Brno, progettata dall’architetto tedesco Mies van
der Rohe, costituisce uno dei massimi esempi architettonici dello stile internazionale del
Movimento Moderno che si sviluppò in
Europa negli anni 20 del Novecento. Il
valore particolare della casa Tugendhat
risiede nella messa in opera di concetti
spaziali ed estetici innovatori, miranti a
soddisfare le nuove esigenze del modo di
vivere legato alla produzione industriale
moderna. E forse non a caso i committenti
di questo edificio furono proprio i coniugi
Tugendhat, discendenti, entrambi, da ricche
famiglie di imprenditori tessili della città di
Brno.
IT
Un anno prima del loro matrimonio, celebrato nel luglio del 1927, i Tugendhat
decisero di costruire la loro casa della
quale avevano solo un idea approssimativa. Fritz Tugendhat non voleva una casa
“piena di decorazioni e centrini” e la stessa moglie Greta desiderava una villa spaziosa e moderna dalle linee luminose ed
essenziali.
Il terreno sul colle nel quale venne costruita
la villa che, all’epoca, si trovava alla periferia della città di Brno, era stato un dono
di nozze del padre di Greta.
Con la villa Tugendhat Mies
van der Rohe modificò
l’allora concetto di abitazione
intesa come semplice insieme
di ambienti chiusi, creando
invece un ordine che dal
punto di vista strutturale
esprimesse la possibilità del
libero movimento dello
spazio.
L’ubicazione della villa su un colle artificiale, ripido e malinconico, fu uno dei fattori
che influenzò l’architetto Ludwig Mies van
der Rohe nella progettazione della residenza. Il lato della costruzione opposto alla
strada venne orientato a sud-ovest in modo
da avere un panorama completo sul centro
della città, includendo nella visuale entrambi i colli che dominano lo skyline di Brno,
quello del duomo di S. Pietro e quello sul
quale si trova la celebre fortezza dello
Spielberg.
Alla casa Tugendhat si accede attraverso la
terrazza-portico che conduce direttamente
al piano superiore, coincidente con il livello
stradale. La scala scendendo conduce al
soggiorno, sistema di spazi articolati definiti da pochi elementi minimi che sembrano
ignorare l’idea consolidata di domesticità.
Agli ambienti di uso comune sembra infatti
mancare il senso di raccoglimento caratteristico della vita privata, tanto che sorge
spontanea la domanda se l’architetto tedesco si ponga qualche problema sulla effettiva vivibilità della casa o se questa non sia
invece occasione per sperimentare spazi e
volumi liberamente espressi dal suo operare.
In realtà nella progettazione della villa per i
coniugi Tugendhat, un’influenza fondamentale ebbe il concetto di continuità dello
spazio senza confini definiti e il senso di
apertura degli edifici. Egli stesso nel 1933
asseriva infatti che: “Certamente esistono
degli elementi costruttivi dai quali si sviluppa una nuova e più ricca architettura.
Questi ci conferiscono un senso di libertà,
alla quale non vogliamo più rinunciare.
Solamente in questo modo possiamo articolare e aprire lo spazio, legandolo al paesaggio, in modo che venga soddisfatto il
bisogno di spazio dell’uomo moderno. La
semplicità della costruzione, la limpidezza
degli elementi architettonici e la purezza
dei materiali diventeranno veicolo di nuova
bellezza”.
Non si trattò quindi di una semplice realizzazione della teoria della moderna architettura orientata in senso razionale. Con la
villa Tugendhat si sviluppò un ambiente
che, attraverso una nuova interpretazione
dello spazio architettonico, eliminò la distinzione tra interno ed esterno. Mies van der
Rohe modificò l’allora concetto di abitazione intesa come semplice insieme di
ambienti chiusi, creando invece un ordine
che dal punto di vista strutturale esprimesse
la possibilità del libero movimento dello
spazio. In questo modo gli ambienti davano la sensazione ottica di confondersi tra
loro e con la superficie esterna della costruzione, protendendosi quasi senza soluzione
di continuità verso l’esterno. Per questo
motivo venne utilizzato lo stesso materiale
di pavimentazione sia all’interno che all’esterno.
Mies van der Rohe riuscì a spezzare il volume unitario del solido, soppiantandolo con
una composizione di superfici tese e terse
che creavano una atmosfera rarefatta. A
questo effetto era giunto utilizzando molti
materiali nuovi e insoliti per l’epoca:
acciaio inox per i sostegni verticali, muratu-
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Info
Villa Tugendhat
Černopolní 45
613 00 Brno
re intonacate e rigorosamente bianche e
soprattutto utilizzando una grande quantità
di vetro.
Un cenno lo merita senz’altro anche l’arredamento della villa di cui è parte integrante, perchè corrisponde pienamente allo spirito e alle intenzioni della costruzione.
L’essenzialità dell’arredamento, ad esempio, aveva la funzione di stimolare i proprietari a riconoscere la propria identità e
a proiettarsi nell’ambiente circostante,
lasciato deliberatamente indefinito.
Non tutti i mobili e l’arredamento di casa
Tugendhat furono disegnati da Mies van
der Rohe. Senza dubbio egli progettò i
pezzi più importanti del mobilio, in particolare quei mobili la cui collocazione era
definita dalle forme architettoniche degli
interni, come ad esempio gli armadi a
muro che si trovano nei piani più alti e
nelle camere dei coniugi Tugendhat o il
divano a quattro posti con il cosidetto tavolo da bridge o il robusto tavolo da pranzo
con le solide gambe incrociate in acciaio
che si trova nel soggiorno. I pezzi più
famosi dell’arredamento prodotti esclusivamente per villa Tugendhat, sono il risultato
della collaborazione di Mies van der Rohe
con alcuni tra i più famosi designers dell’epoca, come Lilly Reich, Hermann John o
Sergio Reugenberg. Oggigiorno risulta
però difficile stabilire quanti di questi pezzi
sono il frutto di questa collaborazione ma
senza dubbio si può sostenere che i progetti e la produzione erano sottoposti
all’approvazione, alla scelta dei materiali e
ad eventuali modifiche da parte dell’architetto tedesco.
Abbandonata dai proprietari nel 1938 alla
vigilia dell’occupazione nazista, la villa
subì pesanti modernizzazioni postbelliche.
Purtroppo la commissione del comune di
Brno che deve decidere sui piani per i
restauri della villa, non è ancora riuscita a
trovare un’accordo per la scelta del futuro
direttore dei lavori che dovrebbe curare la
documentazione per la concessione edilizia.
E cosi uno dei più interessanti lavori di
architettura contemporanea della
Repubblica ceca, iscritto nel 2001 nella
lista dell’Unesco, dovrà aspettare ancora a
lungo prima di recuperare completamente
lo splendore che gli diede il suo costruttore.
Tel. / fax: +420 545 212 118
• Raggiungibile con i tram numero 3 – 5 – 11, fermata Dětská nemocnice
• Visita guidata a pagamento (intero 80, CZK/ ridotto 40, CZK). Ore 10 – 18, da
mercoledì a domenica. Ultima visita alle ore 17:15. Ai gruppi numerosi si
raccomanda di prenotare la visita in anticipo.
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