la coltivazione dei piccoli frutti

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la coltivazione dei piccoli frutti
Studio dell'adattabilità di alcune varietà di lampone e di rovo nella collina savonese
LA COLTIVAZIONE DEI PICCOLI FRUTTI
Beatrice PESENTI BARILI (*), Rosa CASCONE (*) - Valerla VALERIO (**)
*Regione Liguria - Servizio Provinciale Agro-Alimentare di Savona
**Centro Ligure di Sviluppo Agricolo e/o Confagricoltura di Savona
INTRODUZIONE
II Servizio Provinciale Agro-Alimentare
di Savona - Regione Liguria, in collaborazione con
l'Unione Agricoltori di Savona, si è interessato all'introduzione della col-tivazione dei piccoli frutti
nelle zone dell'entroterra savonese, come soluzione alternativa alle coltivazioni frutticole
radizionali, proprio per la capacità di adattamento a situazioni di marginalità riscontrate
frequentemente nelle zone collinari interne.
Il confronto fra diverse cultivars e selezioni di lampone e di rovo, realiz-zato in un'azienda ad
indi- rizzo silvo - pastorale, ha permesso di effettuare una valutazione del materiale vivaistico
saggiato, di fon-damentale importanza per intraprendere con succes-so questo tipo di coltiva-zione
in zone pedemonta-ne.
Di seguito vengono riportati i primi risultati dell'annata '95-'96 inerenti alcune varietà di lampone e
di rovo ad un anno dalla.messa a dimora; sono stati considerati l'attecchimen-to delle barbatelle, il
loro accrescimento e il numero dei polloni formati per quanto riguarda le caratte-ristiche vegetative;
per quanto attiene invece alle caratteristiche legate alla produzione, sono stati valutati i dati relativi
al numero e al peso dei frut-ti, valori da non considera-re definitivi in quanto non è stata raggiunta
la piena produzione prevista al 3°/4° anno.
Le indicazioni ottenute sono da ritenersi comun-que valide per avere una prima risposta sul
valore colturale delle varietà esa-minate.
CARATTERISTICHE DELLA ZONA SEDE DELLA PROVA
L'azienda in cui si sono svolte le prove di impianto è situata nel Comune di Giusvalla (SV),
località Rapetti ad un'altitudine media di 550 m s.l.m..Il territorio di Giusvalla è caratterizzato da un
pae-saggio segnato da rilievi non molto accentuati, alternati a zone pianeg-gianti il cui utilizzo
preva-lente è a prato-pascolo e seminativi.
Notevoli estensioni di castagneto e cedui di bosco
misto com-pletano il paesaggio.
Fig. 1 - Percentuali di mortalità
delle diverse cultivars a due mesi
dall'impianto
Il clima dell'area in esame
presenta
caratteri-stiche
intermedie fra il clima temperato
della pianura padana e il clima
mediterraneo, con estati calde e
poco piovose e inverni con
nevicate frequenti e abbondanti;
da
segnalare,
nell'anno
successivo
all'impianto,
una
precipitazione nevosa di 70 cm
che ha lasciato coperto il terreno
fino alla metà di aprile.
Il terreno, sede della prova, è a
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tessitura sabbio-sa con pH subacido varia-bile fra 6,1 e 6,6; il tipo di granulometria provoca un
impoverimento dei princi-pali elementi nutritivi (N-P-K) che vengono dilavati facilmente durante i
perio-di piovosi dell'anno.
DESCRIZIONE DELLA PROVA
A metà aprile 1995 sono state messe a dimora 700 barbatelle di lampone, provenienti, dal vivaio
forestale della Comunità Montana Alta Val di Vara (SP) e 135 barbatelle di rovo, ottenute da un
vivaio privato, per un tota-le di 1321 m2 di cui 871 m2 a lampone e 450 m2 a rovo.
L'intera superficie è stata recintata con una
rete metallica alta 2 m, per evi-tare danni
all'impianto da parte di cinghiali e caprioli.
Un mese prima della messa a dimora è stata
effettuata un'aratura a circa 30 cm di
profondità, interrando 500 q/ha di letame
maturo; l'amminutamento successivo del
terreno con una fresatura a 15 cm ha
consentito la distribuzione di concimi semplici
fisiologicamente acidi, perfosfato minerale (5
q/ha) e solfato potassico (3 q/ha), per
mantenere la reazione del terreno intorno alla
subacidità.
Le varietà utilizzate di lampone si
distinguono in "rifiorenti" (2 fruttifica-zioni/anno)
e "non rifiorenti" (1 fruttificazione /anno)
(tab.1).
Per quanto riguarda il rovo, sono state
messe a dimora due cultivars clas-siche di provenienza ame-ricana, non spinescenti, la "Dirksen"
e la "Black Satin".
La distanza di allevamento tra le file è stata fis-sata a 2,5 m per permettere il transito dei mezzi
mec-canici negli interfilari; sulla fila è stata invece prescelta una distanza di 50 cm per il lampone e di 1,5 m
per il rovo.
Le piante - di lampone sono state messe a dimora ad
una profondità di 15-20 cm, effettuando lo scavo delle
buche con un aratro assolcatore, mentre le buche per il
rovo sono state eseguite con lo scavo manuale.
L'allevamento a contro-spalliera con l'uso di pali di
castagno alti 1,80 m fuori terra, distanziati 5 m uno
dall'altro e collegati tra di loro da fili di poliammide (3
mm 0), permette il sostegno della vegetazione.
Nel lampone i fili vengono disposti a coppie parallele
distanziate 50, 100 e 150 cm una dall'altra
in modo tale da trattenere i tralci senza ricorrere alla
legatura, mentre nel rovo i fili di sostegno sono stati
disposti singolarmente.
Nella tarda primavera successiva
all'anno
di
impianto del lampone e del rovo, sono stati effet-tuati
alcuni interventi di potatura verde, raccorcia-mento dei
polloni scelti per la produzione e taglio di quelli che, per
effetto della neve persistente, si presentavano
indeboliti o danneggiati.
Per quanto riguarda la concimazione di mantenimento, si è fatto
riferimen-to all'analisi chimico-fisica del terreno: sono stati
Cv. “Summer”
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somministrati 6,7 q/ha di solfato potassico, 7,2 q/ha di perfosfato minerale e 4 q/ha di urea,
frazionati nel corso della primavera (azoto) e dell'autunno (fosforo e potassio).
Il campo è sprovvisto di impianto di irrigazione in quanto le precipitazioni medie annuali sono
sufficienti per coprire le esigenze idriche del lampone e del rovo; nel periodo estivo sono stati
effettuati interventi irrigui di soccorso nell'intento di favorire la fase della fioritura e
dell'ingrossamento dei frutti.
Le erbe infestanti sono state controllate mediante periodiche lavorazioni superficiali tra le file con
una fresatrice e con zappettature intorno alle piantine sulla fila, soprattutto durante i mesi estivi.
Nel corso del 1995 e del 1996 sono stati effettuati i seguenti rilievi:
- mortalità delle barbatelle dopo 60 giorni dalla messa a dimora;
- numero medio dei polloni formati;
- numero medio di frutti/pollone;
- peso medio dei frutti.
RISULTATI
La valutazione dell'a-dattabilità all'area studiata da parte delle varietà utilizzate è stata esaminata
attraverso il rilievo della percentuale di mortalità, ovvero il mancato attecchimento verificatosi a 2
mesi dalla messa a dimora.
Alcune cultivars, come la Selezione 3020, hanno risentito delle temperature minime verificatesi
nella tarda primavera, presen-tando la percentuale più alta di fallanze; la Heritage e la Sumner per
quanto riguarda il lampone, la Black Satin e in minor misura la Dirksen nel rovo, evidenziano
valori di sopravvivenza maggiori,
manifestando
un'intrinseca
resistenza al freddo (fìg. 1).
I rilievi eseguiti sulle componenti
della produ-zione sono riportati
nella tabella 2: il numero medio
dei frutti sul numero medio dei
polloni formatisi, rappresenta un
dato in grado
di
quantificare
meglio rispetto al numero medio di
frutti/pianta le differenze effettive di
produzione, perché tiene conto del
fatto che varietà diverse sviluppano
un diverso numero di polloniper
pianta.
Nel
corso
della
prima
fruttificazione avvenuta nei primi 15
gg. di luglio, le 3 cultivars non
rifiorenti di lampone non manifestano differenze rilevanti tra di loro;
nelle rifiorenti invece la produzione
di frutti durante la seconda
fruttificazione (dalla fine di agosto ai
primi 20 gg. di settembre) è
nettamente superiore rispetto alla
prima fruttificazione.
Nel rovo la cv Black Satin
dimostra la sua migliore adattabilità
rispetto alla cv Dirksen con una produzione media di frutti quasi 4 volte superiore (fig.2).
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Per quanto concerne il peso medio dei
frutti, nella seconda fruttificazione le
varietà rifiorenti eviden-ziano un aumento
di peso di circa un grammo rispetto alla
prima fruttificazione; per questo motivo
nelle rifiorenti si tralascia in genere il
primo raccolto di luglio a vantaggio del
secondo, in grado di fornire frutti di
pezzatura più elevata e nello stesso
tempo una produzione complessivamente
più abbondante.
La produttività, espres-sa in grammi per
pianta e ottenuta moltiplicando il numero
medio dei frutti per il loro peso medio, è
nettamente superiore nelle cultivars rifiorenti di lam-pone rispetto alle non rifiorenti e al rovo (fig. 3):
la cv September è in grado di raggiungere quasi 1 Kg di lamponi/pianta ad un anno dalla messa a
dimora.
Il problema principale emerso in questo confron-to fra varietà è l'estrema suscettibilità del
lampone rifiorente alla Botrytis cinerea, che si manifesta dalla fine di agosto in poi soprattutto se
la stagione decorre piovosa, renden-do il raccolto non più commercializzabile; inol-tre la gamma di
prodotti chimici registrati per la difesa dei piccoli frutti è molto limitata e ciò rende ancor più difficile
il con-trollo del patogeno. Lafruttificazione e la raccolta a fine giugno - luglio del lampone non
rifiorente rende quest'ultimo meno vulnerabile agli attacchi di muffa grigia, in quanto la
maturazione del frutto avviene in un clima sfavo-revole allo sviluppo del fungo: questo fa riflettere
sulla possibilità di impian-tare in zone molto piovose cultivars non rifiorenti, sicuramente meno
produt-tive delle rifiorenti, ma in grado di assicurare un prodotto più sano e di"qualità".
In alto: Impianto di lamponi ricoperto dalla neve
Di lato: Impianto di lamponi a 6 mesi dalla messa a
dimora
CONCLUSIONI
E' stato sufficiente un anno dalla messa a dimora per l'inizio della produzione dell'impianto. La
coltivazione di lampone e di rovo può dun-que diventare in breve tempo assai redditizia, ma si
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presenta realmente remunerativa laddove esi-sta la possibilità di com-mercializzare il prodotto
con relativa facilità.
I primi risultati ottenuti hanno dimostrato la supe-riorità produttiva del lam-pone "rifiorente"
rispetto al tipo "non rifiorente" e al rovo, evidenziando il buon valore colturale della cv September,
dovuto all'interazione positiva fra i fattori genetici della pianta e i fattori pedoclimatici dell'ambiente
studiato.
Per l'espansione di questo tipo di coltivazione è dunque necessario effettuare nuovi impianti
unicamente nelle stazioni più idonee, dove le caratteristiche di produzione, di ambiente e di
posizione consentano la riuscita economica dell'intervento.
5/5