Nuova Proposta è un`associazione laicale di uomini e di donne

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Nuova Proposta è un`associazione laicale di uomini e di donne
Nuova Proposta è un’associazione
laicale di uomini e di donne
omosessuali cristiani impegnati nel
condividere il proprio percorso di
crescita spirituale e umana attraverso il
confronto comune di esperienze di vita
e di fede.
Il gruppo è presente a Roma da oltre
quindici anni.
web: nuovapropostaroma.it
blog: nuovaproposta.splinder.com
cell: 331 7858894
email: [email protected]
della personalità, dai desideri alle emozioni, fino alla
consapevolezza e all’autostima. L’affettività viene prodotta dalle
emozioni e dai significati che il bambino attribuisce a se stesso
insieme all’altro.
L’affettività omosessuale cresce dentro e insieme alla persona
nella sua totalità. Non si sceglie di essere gay o lesbica, ma si
sceglie come esserlo.
OMOSESSUALITA: UN ALTRO NOME DELL’AMORE
PRIMA PARTE
ESSERE OMOSESSUALI
1.Cosa significa essere omosessuali, gay, lesbiche?
3.L’omosessualità è una malattia?
Significa essere affettivamente, emotivamente e sessualmente
attratti da persone dello stesso sesso. Come per l’eterosessualità,
l’affettività è una delle dimensioni più importanti
dell’omosessualità. È una dimensione che non riguarda il
semplice piano sessuale, ma piuttosto si colloca dentro il
desiderio fondamentale di ogni persona di REALIZZARE SE
STESSI IN MODO RICCO E SODDISFACENTE. Questa
spinta, per gli omosessuali, si realizza grazie all’unione con una
persona dello stesso sesso. Essere omosessuali significa avere
sviluppato una strutturazione affettiva e relazionale che attraversa
TUTTI i piani dell’esistenza e, dunque, anche quello sessuale. Si
può dire che l’omosessualità è un nome dell’amore, una
possibilità di desiderio emotivo, di pensare e progettare la propria
esperienza affettiva e socio-affettiva.
2.Come si sviluppa questa tendenza?
Si struttura allo stesso modo in cui questo avviene nelle identità
eterosessuali: nelle rappresentazioni mentali della relazione ioaltro. Infatti, nessuno sa come si “diventa” eterosessuali, quali
siano i meccanismi in gioco, cosa ci sia di diverso tra un
omosessuale e un eterosessuale: richiamarsi alla semplice
“natura” da un punto di vista scientifico non ha senso – sarebbe
come dire che gli uccelli volano perché è naturale.
L’omosessualità, come modo di vivere l’affettività, si sviluppa
già nella prima infanzia. Essa plasma e investe tutti gli aspetti
1
No, assolutamente!
E’ importante precisare che le malattie mentali vengono
classificate nel DSM, il Manuale Diagnostico e Statistico dei
disturbi mentali ad uso degli specialisti. Nel DSM la voce relativa
alla diagnosi di omosessualità è stata eliminata dal 1973. Solo i
fenomeni inseriti in questo manuale sono riconosciute “malattie”
dalla comunità internazionale degli psichiatri e degli psicologi.
Il padre della moderna psicologia, Sigmund Freud, afferma che
l’omosessualità non può essere in alcun modo classificata come
malattia.
4. L’omosessualità si può guarire?
Per Freud “l’impresa di trasformare un omosessuale pienamente
sviluppato in un eterosessuale non offre prospettive di successo
molto migliore dell’impresa opposta”.
La categoria della guarigione non si può applicare
all’omosessualità. E’ come dire di voler guarire dal fatto di
preferire qualcosa a qualcos’altro. Risulta, inoltre, fortemente
offensivo per la propria dignità pensare di dover guarire da
qualcosa che riguarda l’identità personale. La sfera
dell’omosessualità riguarda, infatti, il desiderio profondo di
amare ed essere amati, desiderio che va custodito, coltivato e
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rispettato.
L’ordine degli psicologi italiani ha affermato ufficialmente nel
gennaio 2008: “lo psicologo non può prestarsi ad alcuna terapia
riparativa dell’orientamento sessuale di una persona”.
5. Gli Omosessuali testimoniano un modo diverso di vivere la
mascolinità/femminilità ed i rispettivi ruoli
La complementarietà all’interno di una coppia non dipende dal
genere.
In ognuno di noi ci sono parti incerte e parti risolutive, aree del
nostro carattere che volentieri si rifugiano nell’intimità ed altre
che si esprimono bene nella socialità. Vediamo questo in noi e in
chi abbiamo più vicino senza bisogno delle conferme di psicologi
e di specialisti. Eppure, anche se oggi sempre meno, diciamo a un
bambino che un ometto non piange e sottolineiamo i modi spicci
di una bambina chiamandola maschiaccio. Affermare che venire
al mondo, maschio o femmina, significhi una rigida separazione
di portamenti (attività/passività), è sempre più difficile. È
sicuramente più facile appropriarsi – senza terrori – delle novità e
delle differenze, catalogando, incasellando, lasciando fuori ciò
che ci destabilizza e aderendo ai modelli predisposti da altri,
piuttosto che dubitare dei propri modelli. Ma costringere l’essere
umano all’interno di ruoli sociali predeterminati significa
bestemmiare la Creazione, perché la sua ricchezza e varietà
vengono recintate dentro la limitatezza degli usi e costumi della
tradizione. L’essere umano, come parte della ricchezza del creato,
presenta caratteristiche di molteplicità molto più articolate della
necessità limitante di ordinare i modi di essere e di agire,
associandoli al semplice monopolio binario maschio/femmina.
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6. Perché gli omosessuali crescono con un maggior tasso di
disagio psicologico e sociale
Lo sviluppo psicologico dell’omosessuale è segnato da stress
continuativo, macro e micro traumatico, conseguenza di ambienti
ostili o indifferenti, episodi di stigmatizzazione e casi di violenza:
questo è il Minority Stress. Quella omosessuale è una minoranza
un po’ diversa dalle altre, perché non può contare da subito su
modelli positivi di riferimento e difficilmente trova sostegno nella
propria famiglia, che può anzi assumere atteggiamenti ostili.
Ancora oggi il bambino e l’adolescente omosessuali crescono
perlopiù soli, cercando la comprensione e la conoscenza di sé nei
media perché è molto raro incontrare adulti facilitanti o
semplicemente comprensivi. Una variabile che influenza
l’intensità del Minority Stress è il coming-out, cioè il grado di
visibilità del proprio orientamento sessuale. Una persona che non
nasconde il proprio orientamento sarà più esposta ad attacchi
omofobici, ma potrà contare su un’identità e un’affettività più
strutturate e riconosciute nel proprio contesto affettivo e sociale.
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l’atteggiamento tutto occidentale di intervento e manipolazione
della natura, incurante spesso della responsabilità con cui questo
intervento dovrebbe essere condotto.
SECONDA PARTE
COSA GLI OMOSESSUALI TESTIMONIANO NELLE
CHIESE CRISTIANE
1. L’omosessualità è secondo natura:
“Noi chiamiamo contro natura quello che è contro la
consuetudine: non c’è niente se non secondo natura, qualunque
cosa sia. Che questa ragione universale e naturale cacci da noi
l’errore e lo stupore che ci arreca la novità” (Michel de
Montaigne)
Per millenni uno dei parametri costanti e fondamentali su cui si è
fondata la cultura è stato il concetto STATICO di NATURA,
intesa come l’attuazione di una perfezione che doveva essere
tanto riferimento ideale che criterio di valutazione normativa
della realtà. Nell’ultimo secolo si è sviluppata una concezione
DINAMICA DELLA NATURA come realtà che è sempre in
processo e che quindi non presenta caratteri definitivi e ancor
meno può essere indicata come una norma assoluta.
In una prospettiva cristiana, il concetto di natura è profondamente
legato alla verità di fede della creazione: la realtà naturale è
voluta da Dio, da questi regolata e disposta. Nel racconto della
Genesi, le realtà naturali cessano di essere trascendenti : il sole
non è una divinità, solo il luminare maggiore (Gen 1,15), così le
stelle, i venti, gli animali. In linea con la nostra concezione laica
della natura, regolata da leggi, non esistono forze fuori della
natura che la possano influenzare, se non Dio stesso - niente
spiriti, dei, semidei, influenze in qualche modo oltre la sfera della
semplice natura. E l’uomo, creato libero, maschio e femmina, a
immagine di Dio, è chiamato a governare, a gestire e a disporre
della realtà naturale. Anche da questa concezione deriva
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Proprio da questo punto di vista, la pretesa di leggere nella natura
una legge morale voluta da Dio è contraria alla Scrittura, ed
inoltre espone la Rivelazione al rischio della futilità: se possiamo
leggere nell’ordinamento naturale una legge morale che sia
accessibile alla sola ragione, la Rivelazione potrebbe diventare
inutile – nulla aggiungendo e nulla togliendo alla condotta
dell’uomo e ci si potrebbe accordare sui comportamenti morali in
modo chiaro e senza discussioni, come su una legge fisica o un
teorema.
Se non è possibile leggere una legge morale nei fenomeni
naturali, regolati da leggi e senza trascendenza come abbiamo
descritto poco fa, i concetti di “secondo natura” o “contro natura”
perdono significato: solo il termine “contro il volere di Dio” o
“secondo il volere di Dio” ha senso.
Ed, infatti, questo è lo scopo della legge mosaica: “non agite
secondo il costume del paese d’Egitto dove avete abitato, e non
agite secondo il costume della terra di Canaan, dove vi conduco,
e non comportatevi secondo le loro leggi. Praticate i miei precetti
e osservate le mie leggi, per comportarvi in base ad essi. Io sono
il Signore Dio vostro!” (Lev 18,3-4)
2. E’ possibile inquadrare l’omosessualità in una diversa
esegesi biblica.
Secondo la Chiesa Cattolica il matrimonio è santo, mentre le
relazioni omosessuali contrastano con la legge morale naturale
perché nella Sacra Scrittura le relazioni omosessuali sono
condannate come gravi depravazioni (cf. Rm 1, 24-27; 1 Cor 6,
10; 1 Tm 1, 10).
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Riferiamoci proprio ad Esodo e Levitico, che contengono le due
condanne più forti per il comportamento omosessuale (solo
maschile – sembra che le lesbiche al tempo, in modo assai
curioso, non esistessero – il che legherebbe la legge divina a
discutibili contesti storici – oppure può essere interpretato come
una tacita approvazione…).
Nella Scrittura vi è una chiara condanna di alcune pratiche
(omo)sessuali, quali l’uso di stuprare (tramite penetrazione anale)
i nemici in segno di odio, oltraggio, disprezzo e volontà di potere.
Vi sono poi ripetute condanne dell’uso della sessualità in
generale, dell’omosessualità in particolare, legata ai riti religiosi
di fertilità, come ad esempio nei passi relativi al vitello d’oro (Es
32) , al diluvio universale (Gn 6-9) e alla distruzione di Sodoma
(Gn 19).
In questi due libri biblici non si fa menzione di “secondo natura”
o “contro natura” piuttosto ci si riconduce ad una legge di purità
rituale, stabilità da Dio per i suoi sacerdoti, ed estesa a tutto il
popolo visto come “un regno di sacerdoti, una nazione santa”
(Es 19, 6). Il contesto di validità per queste norme era quindi
molto chiaro per gli autori dei due libri, meno per chi migliaia di
anni dopo ne continua a richiamare la validità morale…
In particolare la costante polemica presente nei libri della Genesi
e dell’ Esodo contro l’uso di pratiche sessuali di culto viene
ripresa anche da S.Paolo nelle sue lettere ai Romani. Il chiaro
messaggio che la Bibbia ci vuole lasciare è che la sessualità è
nelle nostre mani per essere usata secondo finalità umane.
Possiamo così affermare che chi si avvale del ragionamento
"Nella Bibbia sta scritto..." cade in un contraddittorio e in una
prospettiva che non è quella biblica e che non lascia via di
scampo.
Infatti ci preme sottolineare come in questi libri la sanzione per
chi “si accoppia con un uomo come con una donna” (Lev. 20,
13) è la stessa di quella che coglie chi ha rapporti con una donna
mentre ha le mestruazioni (Lev 20,18): entrambi devono essere
condannati a morte. Viene da chiederci come mai non si
facciano campagne morali contro il sesso eterosessuale durante le
mestruazioni dichiarandolo una abominazione, mentre permane in
molti la convinzione che il sesso omosessuale lo sia ancora… ed
inoltre condannato da Dio.
In nessuno dei quattro Vangeli, infine, Gesù ha pronunciato una
sola parola di condanna della sessualità in genere e
dell’omosessualità. Questo silenzio sarebbe davvero sorprendente
se Gesù considerasse i rapporti omosessuali un grave peccato.
D’altro canto egli pronuncia affermazioni di condanna assai dura
contro altri comportamenti umani che egli giudica
indiscutibilmente contrari alla volontà del Padre che è nei cieli.
Affermare che i rapporti omosessuali nella Scrittura sono
condannati come gravi depravazioni, ha lo stesso valore che
affermare che i rapporti con una donna mestruata sono descritti
come gravi depravazioni. Che dire di pratiche accettate e regolate
allora e condannate oggi, come la poligamia e la schiavitù o il
prestito ad interesse
Sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento non compare nessun
giudizio di condanna inequivocabile nei confronti dei rapporti
affettivi tra due omosessuali adulti.
Certo, la cultura ebraica all’epoca della redazione del Nuovo
Testamento non era particolarmente tollerante verso i
comportamenti omosessuali – proprio per la costante
preoccupazione di distinguersi dai popoli confinanti e, al tempo
di Gesù, occupanti.
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3. La fedeltà e la castità sono nostri valori!
2. L’orientamento omosessuale è indivisibile dall’atto.
Affermare che si accetta l’orientamento omosessuale, ma si
condannano gli atti omosessuali determina una profonda scissione
nella personalità tra la pulsione e gli atti.
Entrambi questi aspetti fanno parte di una struttura complessa che
si chiama IDENTITA’ e appare alquanto problematico poter
recidere dal Sé l’espressione concreta (gli atti) di orientamenti e
pulsioni. Questo processo può compromettere seriamente lo
sviluppo identitario complessivo e globale delle persone.
Non è possibile pensare ad una identità personale senza
connotazione sessuale. L’essenza dell’omosessualità non si
manifesta primariamente nella dimensione sessuale. Si compie
una grave confusione di piani logici, come se il piano sessuale
fosse fondante di tutto l’essere umano ed esaustivo del legame
affettivo.
Noi non consideriamo l’orientamento e l’atto come due questioni
separate e, di più, da porre in contraddizione l’una con l’altra. La
persona omosessuale, come chiunque altro, è un’entità che non si
può scindere.
Questo approccio, di tipo chirurgico, desta preoccupazione e
paura. Se l’atto omosessuale viene realizzato, che cosa accade
della parte “malata”? E del resto della persona? Domande
legittime, visto che in alcune sedi si propongono cure e
guarigioni.
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L’essere omosessuale non comporta automaticamente una
vocazione all’astinenza. Essere casti è diverso dall’astenersi dagli
atti sessuali. Difficilmente il Vangelo può essere inteso come
Buona Notizia se la Chiesa dice a queste persone: ‘Come persona
sei amata da Dio, ma la tua specifica capacità di non piace a Dio”
Credere che la genitalità sia un donarsi reciproco, che possa
divenire feconda per la propria persona, per la propria relazione
affettiva e per la comunità, fa parte della nostra vita di relazione e
dei valori mutuati dal Vangelo. Ma non chiedeteci di non amare,
anima e corpo.
4 Il rapporto tra due omosessuali può avere la medesima
ampiezza di vita dell’amore eterosessuale
L’amore omosessuale ha un’ampiezza di vita pari a quello
eterosessuale, perché vede allo stesso modo impegnate due
individualità che si fondono in una nuova, più elevata,
dimensione.
Laggiamo in Marco 3, 30-35: “Una folla gli stava seduta intorno
quando gli fu detto: “ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue
sorelle là fuori che ti cercano”. Egli rispose loro: “chi è mia
madre e chi sono i miei fratelli?” Girando lo sguardo su coloro
che gli sedevano intorno, disse: “ecco mia madre e i miei fratelli!
Chiunque avrà fatto la volontà di Dio, mi è fratello, sorella e
madre”.
La fecondità biologica viene considerata la vera differenza tra due
forme di amore e, da varie parti, ritenuta la principale ragione di
non equiparazione dell’amore omosessuale a quello eterosessuale.
Ciò in quanto si sostiene che, mancando il fine ultimo, la
generazione biologica, non è possibile in alcun modo dare dignità
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d’amore ad un unione tra persone dello stesso sesso. A parte
l’ormai ricca casistica di genitorialità omosessuale (derivante sia
da figli avuti in precedenti relazioni eterosessuali, sia da
inseminazioni artificiali), l’unione omosessuale può produrre una
fecondità ancorché non biologica altrettanto ricca.
In una visione biblica pensiamo di dover spendere qualche parola
riguardo al concetto di Matrimonio o meglio di “Nozze” e della
fecondità.
Scritturalmente non possiamo riscontrare una visione di famiglia
come la conosciamo oggi in quanto è una costruzione sociale che
ha origine nell’ultimo secolo.
Infatti ricordiamo che nella Scrittura il modello rappresentato è
quello della poligamia, mantenuta e considerata normale anche ai
tempi di Gesù, citiamo per tutti ad esempio la parabola delle dieci
vergini che si sposano con un unico uomo (Mt 25, 1-12). La
parola stessa “Matrimonio” ha una origine estranea alla scrittura
(matrimonio = possesso della madre, speculare di Patrimonio). La
parola che viene usata per definire l’unione intima, tra due
persone, tra uomo e donna, tra Dio e il suo Popolo (Ez 16, 8; Os 2
,21-22), tra Dio e il profeta (Ger 20, 7a) e tra Cristo e la Chiesa
(Ap 21,2) è Alleanza, che viene usato anche come Nozze. Questa
unione è sempre generativa e la Bibbia ci mostra che la vita non
viene solo da un rapporto sessuale, ma anche da una
predicazione, da una parola detta con lo Spirito di Dio e da
un’espressione d’amore.
5. Abbiamo il diritto (e il dovere) di essere visibili come
omosessuali
Il punto di vista del Vaticano è che lo stile di vita ideale per gay e
lesbiche sia quello di rimanere nascosti e di condurre una vita
priva di ogni intimità o pienezza sessuale.
Alcuni teologi al contrario, unendo alla loro profonda conoscenza
della teologia una conoscenza psicologica dello sviluppo sessuale
umano, consigliano gay e lesbiche di uscire allo scoperto, di
accettare positivamente la propria omosessualità e di aprirsi alla
possibilità di una relazione sessuale affettiva e responsabile. I
coniugi Whitehead identificano 3 tre passaggi nel cammino di
“santità omosessuale”: amore di sé, amore reciproco e la
pubblica testimonianza dell’amore di Dio per noi. Nel concetto di
passaggio è insita la presenza al tempo stesso di un’acquisizione e
di una privazione. Vivere nascosti è un modo per mantenere il
controllo della situazione senza avere bisogno di aver fiducia in
Dio. In questo percorso siamo chiamati ad una più profonda
accettazione e amore per noi stessi. Siamo chiamati a ricercare
l’intimità con noi stessi, a riconoscere e abbracciare la nostra
persona con tutti gli affetti, i desideri e i sentimenti profondi che
costituiscono il nostro io. Non c’è altra scelta. Rimanere nascosti
significa disperare che Dio possa amarti come sei. Rifiutare
questo passo, voltare le spalle per la paura terrificante di quel
passaggio significa venir meno in modo fondamentale alla fiducia
in Dio.
6. Ci riconosciamo degni dell’Amore di Dio
Possiamo dire, sul modello biblico, che una coppia
omosessuale che vive e celebra la propria alleanza, le proprie
nozze, è generativa e che attorno a sé genera la vita che
scaturisce dall’amore di due persone e da Dio.
“Poiché tu ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto
hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure
creata” (Sapienza 11, 24)
E’ importante dirsi: “Sono nel giusto! La mia affettività sessuale,
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il mio desiderio di aprirmi agli altri e di esprimere i miei
sentimenti omosessuali attraverso la mia sessualità sono nel
giusto. Sono un modo per esprimere un amore umano genuino e
perfettamente sano verso un altro essere umano”
Se l’unico modo in cui l’omosessuale può amare è amare gay, se
poi negasse il proprio essere gay e, quindi i propri sentimenti
rinunciando a dare o ricevere amore, ebbene è come se negasse a
Dio lo strumento per entrare nella sua vita e nelle sue relazioni.
Invitiamo gli omosessuali a rendersi sempre più capaci di
celebrare la propria omosessualità come un dono di Dio.
di disagio.
I ragazzi e le ragazze omosessuali hanno bisogno di uno spazio
dove sentirsi liberi da ogni giudizio e da ogni condanna per poter
parlare della propria vita spirituale più intima, dei propri desideri,
delle proprie paure e del proprio progetto di vita.
TERZA PARTE
DIRITTO AI DIRITTI CIVILI
5. Le Chiese definiscano una pastorale ed un’attenzione
educativa verso gli omosessuali
La Commissione dell’Episcopato inglese per l’assistenza sociale
ha prodotto nel 1979 un documento dove è scritto: “La Chiesa
ha una seria responsabilità nell’eliminazione di tutte le
ingiustizie perpetrate ai danni degli omosessuali da parte della
società. Come gruppo, che ha sofferto molto più del dovuto
oppressione e disprezzo, la comunità omosessuale ha un posto
speciale nella preoccupazione della Chiesa. Gli omosessuali
hanno diritto ad una cura pastorale efficace e priva di pregiudizi
con ministri che siano preparati in modo adeguato a rispondere
alle loro esigenze pastorali.”
Va attuata una seria e precisa rivoluzione culturale per cui è
necessario che ogni educatore, insegnante, sacerdote ecc.
immagini con realismo che all’interno del proprio gruppo di
discenti vi siano degli omosessuali. Questa attenzione produrrà
l’attenzione necessaria a questo fenomeno per consentire ai
giovani omosessuali di aprirsi e mostrarsi per quello che sono
davvero.
I giovani omosessuali, soprattutto all’interno dei gruppi ecclesiali,
vivono costantemente in situazione di Minority Stress: è
importante prenderne atto e agire per smuovere questa condizione
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Noi omosessuali Cristiani crediamo fortemente che il
riconoscimento giuridico delle coppie di fatto omosessuali sia da
sostenere e da chiedere al Parlamento Italiano perché:
1. L’Europa lo chiede espressamente. Nella risoluzione
UE sull’omofobia del 18 gennaio 2006 si chiede
testualmente agli stati membri: “di adottare disposizioni
legislative volte a porre fine alle discriminazioni subite
dalle coppie dello stesso sesso in materia di successione,
proprietà, locazione, pensioni, fisco, sicurezza sociale
ecc” e chiede ancora che “i partner dello stesso sesso
godano del rispetto, della dignità e della tutela
riconosciute al resto della società”. Inoltre l’APA, la
grande ed importante Associazione Americana di
Psichiatri afferma che: “Nell’interesse di mantenere e
promuovere la salute mentale, l’APA sostiene il
riconoscimento legale del matrimonio civile omosessuale
con tutti i benefici, diritti, responsabilità conferiti dal
matrimonio civile e si oppone ad ogni forma di restrizione
di tali diritti, benefici e responsabilità”
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2. Si tratta di una questione di giustizia ed equità.
L’articolo 3 della nostra Costituzione recita: “Tutti i
cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti
alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua,
di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali
e
sociali
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di
ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la
libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno
sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione
di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica
e sociale del Paese”
Affermiamo che sia compito della Repubblica rimuovere
gli ostacoli che limitano la libertà e l’uguaglianza degli
omosessuali, che prima di tutto sono cittadini di questa
Repubblica, e di accordargli la possibilità di contrarre
matrimonio nel caso lo desiderassero. Ricordiamo che il
cittadino gay contribuisce alla cosa pubblica come ogni
altro, per esempio paga le tasse, ma è discriminato in una
dimensione essenziale della sua vita: quella affettiva. E su
questo piano si ritrova ad essere meno cittadino degli altri
a causa di posizioni moraliste e omofobe che non gli
appartengono ma che fanno riferimento a valori e
credenze di altri.
3. Il riconoscimento giuridico produce una maggiore
accettazione nella società. Ricerche condotte nei paesi in
cui le relazioni omosessuali sono state riconosciute
attestano una riduzione della discriminazione nei
confronti di gay e lesbiche e un miglioramento della loro
salute fisica e mentale. Dice il professore Lingiardi nel
suo libro Citizen Gay: “Come psichiatra sono sicuro che
un effetto collaterale dell’approvazione di una buona
legge sul riconoscimento delle unioni omosessuali sarebbe
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un drastico prosciugamento della palude, psicologica e
sociale, in cui prolifera l’omofobia”. Crediamo che
quando uno Stato promuove il benessere dei propri
cittadini in ogni loro aspetto, possa diventare veramente
uno Stato migliore!
4. Il riconoscimento giuridico allevia il Minority Stress di
cui l’omosessuale è vittima da quando è un bambino. Il
riconoscimento giuridico, infatti, rende più “normale” agli
occhi delle persone la relazione stabile tra persone dello
stesso sesso e questo può aiutare gli omosessuali a
rivelarsi tali nei propri ambienti di vita, scelta che allevia
il Minority Stress e produce un maggiore equilibrio nella
personalità del soggetto omosessuale.
Roma, maggio 2008
A cura del Gruppo Nuova Proposta
Gruppo di lavoro:
Paolo Trevisani
Caterina Bianchi
Giuseppe Pecce
Natascia Esposito
Dario De Gregorio
Fausto Perozzi
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