L`Alta Via dei Monti Liguri L`Alta Via dei Monti Liguri

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L`Alta Via dei Monti Liguri L`Alta Via dei Monti Liguri
7 Guide per
7 Centri
Le sette guide che costituiscono questa collana illustrano l’Alta Via dei Monti Liguri in modo
pratico ed efficace. L’itinerario non viene descritto passo per passo, tappa per tappa, monte
per valle, bensì attraverso itinerari ad anello, o a “ferro di cavallo”, che comprendono sempre
sentieri di raccordo raggiungibili con i mezzi di trasporto pubblico di linea o integrativo. Si è
trattato di un’operazione laboriosa e impegnativa, ma indispensabile per rendere l’Alta Via più
“amichevole” e accessibile, per poter attrarre in particolar modo quanti hanno sempre considerato questo percorso assai affascinante ma altrettanto complicato da raggiungere o da percorrere, ovvero chi non ha mai preso in considerazione l’opportunità di trascorrere un week
end, o una gita giornaliera, sui monti liguri.
L’occasione per scoprire l’”altra Liguria”, con le sue grandi ricchezze paesaggistiche, naturalistiche, culturali ed enogastronomiche, è oggi ancora più allettante grazie ai servizi integrativi di trasporto messi a disposizione dalla “Rete dei Parchi e Alta Via”: sette Centri Servizi, distribuiti da ovest a est lungo tutta la regione, realizzati grazie ad altrettanti progetti pilota, resi
possibili da fondi ministeriali e regionali.
I Centri forniscono servizi di mobilità, da e per l’Alta Via e le Aree protette - direttamente o in
convenzione con le aziende di trasporto pubblico locale - e servizi di accompagnamento con
Guide Ambientali ed Escursionistiche (GAE).
I sette Centri con i relativi soggetti gestori sono:
1. Colle di Nava (IM) - Provincia di Imperia - in edicola dal 14 Maggio
2. Savona - Provincia di Savona - in edicola dal 21 Maggio
3. Sassello (SV) - Ente Parco Beigua - in edicola dal 28 Maggio
4. Mignanego (GE) - Comune di Mignanego - in edicola dal 4 Giugno
5. Torriglia (GE) - Ente Parco Antola - in edicola dal 11 Giugno
6. Passo del Bocco (GE) - Ente Parco Aveto - in edicola dal 18 Giugno
7. Calice al Cornoviglio (SP) - Ente Parco Montemarcello-Magra - in edicola dal 25 Giugno
Regione
Liguria
Provincia
di Imperia
AV
ALTA VIA DEI MONTI LIGURI
Associazione
Alta Via
dei Monti Liguri
Alta Via dei Monti Liguri - Alpi Liguri e val Nervia
Testi Gianni Dall’Aglio, Fabrizio Càlzia
Fotografie Archivio ufficio Parchi Provincia di Imperia, Archivio Servizio Parchi e aree protette
della Regione Liguria, Fabrizio Càlzia, Massimo Campora, Renato Cottalasso, Gianni Dall’Aglio,
Dario Fabbri, Lauro Laura, Carmelo Marino, Maurizio Robello, Enrico Tacchi
Progetto grafico Mario Benvenuto
Basi cartografiche Servizio Parchi e aree protette della Regione Liguria , Piero Ferrari
Stampa Erredi Grafiche Editoriali - Genova
Edizione Galata s.r.l. - Via G. D’Annunzio 2/52, 16121 Genova - Tel./Fax. 010 8696816
www.galataedizioni.it - [email protected]
In vendita esclusivamente con
a € 2,00 più il prezzo del quotidiano
Direttore responsabile:
Lanfranco Vaccari
Registrazione Tribunale di Genova
n.7424 del 17/06/1924
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L’Alta Via
dei Monti Liguri
Savonese
Alpi
Liguri e Val Nervia
Itinerari, trasporti, ospitalità
Alta Via dei Monti Liguri: un cammino tra terra, cielo e mare
Con un po’ di retorica si potrebbe anche dire “camminare sul confine tra terra, cielo
e mare” perché le sensazioni, fisiche quanto emotive, che si possono avvertire lungo
l’affascinante Alta Via sono davvero forti; sia nelle limpide giornate di sole e tramontana, quando l’arco alpino occidentale e tutto il mar Ligure si offrono allo sguardo;
sia sotto la nebbia che sale dal mare sotto il soffio dello scirocco, mentre si cammina
realmente con la testa fra le nuvole.
Una definizione inesatta - ma di successo - dice che l’Alta Via è “l’autostrada dei monti liguri”; di fatto essa percorre trasversalmente la regione quasi, per dirla con Dante,
“da Lerici a La Turbie”: un sentiero lungo oltre 400 chilometri, che in 43 tappe riprende l’intero spartiacque ligure/padano da Ventimiglia alla piana della Magra, salendo
dal livello del mare ai 2200 metri del monte Saccarello, nelle Alpi Liguri. Un percorso di confine fra due ambienti naturali tanto vicini quanto diversi, entrambi necessari
per comporre quella piccola meraviglia che è la Liguria. A sud, versanti che digradano
verso la costa solcati da brevi torrenti, ricoperti di macchia mediterranea, oliveti, serre
e vigneti, qua e là borghi arroccati punteggiano il paesaggio lasciando definitivamente il posto, in prossimità del margine costiero, a chiassosi centri abitati, strade e altre
infrastrutture, posti davanti al mare in cui l’inverno sembra solo un modo di dire.
A nord, verso la pianura padana, i pendii disegnano linee più dolci, scendendo fino al
Po (o suoi affluenti) lungo massicci montuosi ammantati di foreste e boschi misti nei
cui cieli volano falchi e aquile e dove i lupi sono tornati a cacciare camosci e caprioli;
valli meno abitate e più selvagge, dove l’inverno è vero come lo si dipinge.
Dal crinale, linea invisibile che separa e insieme unisce questi due mondi, si aprono
panorami unici e affascinanti: a sud, oltre le Riviere, il mare, chiuso all’orizzonte da
quel miraggio che è la Corsica con le sue ancelle: le isole toscane, l’Elba, Capraia, la
Gorgona. A nord la pianura padana è raramente così limpida da poter essere visibile,
ma oltre la sua caligine appare maestoso il muro bianco delle Alpi che, dalle vette seghettate del Cuneese, innalza il triangolo roccioso del Monviso; quindi l’enorme candore del monte Rosa, fino a svanire nell’orizzonte, coi lontani ghiacciai dell’Adamello lombardo e la dorsale grigia del monte Baldo. Un mondo di mare e di montagne,
incorniciato dal profilo azzurrato della Costa Azzurra e dalle vette, bianche di marmo
e nere di foreste, delle Alpi Apuane.
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L’Alta Via
dei Monti Liguri
Alpi Liguri e Val Nervia
Itinerari, trasporti, ospitalità
L’Alta Via dei Monti Liguri. Un cammino lungo ma non particolarmente difficile, ben
tracciato e segnalato. Buona parte del suo percorso può essere affrontato da un’escursionista medio, anche se percorrerla per intero è già un’altra storia, sebbene la mountain bike o il cavallo permettano, lungo molti tratti, di ridurre i tempi. In fondo però
non importa: ché percorrere anche solo qualche tratto dell’Alta Via significa immergersi in una Liguria profondamente diversa. Un’Altra Via, dunque. Ma assolutamente
vera, da sempre. Basti pensare che fin dalla preistoria quel popolo un po’ misterioso,
fiero e selvaggio che i greci chiamarono Lygues e i romani Ligures abitava i castellari
nascosti nelle foreste e sulle vette dei monti, mentre il mare era roba per greci o fenici.
L’Alta Via incrocia molte strade: a essa si allaccia una fitta rete di sentieri grosso modo
perpendicolari in direzione mare-monti/nord-sud, per lo più ben segnalati, che spesso
ricalcano antiche vie di comunicazione che univano valle con valle e la costa con la
pianura padana; sono, anzi erano, le “vie del sale” o “vie marenche” che dalla preistoria all’arrivo di Napoleone hanno svolto la funzione di strade di collegamento e di
commercio: “vie del sale” per chi portava non solo il sale ma anche l’olio e le merci
d’oltremare dai porti della costa ai mercati della pianura Padana - o delle fiere di Fiandra - ; “vie marenche” per chi le percorreva in senso opposto dalla pianura al mare,
con grano, carne e quant’altro abbondasse nelle terre “celtiche” del nord e scarseggiasse sulle mediterranee coste dei Liguri.
A fianco: panorama dall’Alta Via. In copertina: la vetta del Saccarello
A2
Il Parco Naturale Regionale delle Alpi Liguri
Il Parco:
Dove & Come
Ente di gestione:
Ente Parco delle Alpi Liguri
c/o Provincia di Imperia
Viale Matteotti, 147
18100 Imperia
http://parcoalpiliguri.provincia.imperia.it
Superficie:
12.813 ha dei quali:
6.041 di “Parco naturale”
e 6.772 di “Paesaggio
protetto”
Comuni:
Cosio d’Arroscia,
Mendatica, Montegrosso
Pian Latte, Pigna, Rezzo,
Rocchetta Nervina,
Triora.
Punti di informazione:
presso la sede comunale
di ciascuno dei sette
comuni del Parco
(Porte del Parco):
Cosio D’Arroscia
Tel. 0183 327847
Mendatica
Tel. 0183 328713
Tel. I.a.t. 0183 38489
Montegrosso Pian Latte
Tel. 0183 328731
Pigna
Tel. 0184 241016
Rezzo
Tel. 0183 34015
Rocchetta Nervina
Tel. 0184 207942
Triora
Tel. 0184 94049
Tel. I.a.t. 0184 94477
Sopra: Alba dal rifugio
Sanremo con vista
sul gruppo del Mongioie
e Marguareis
Il Parco, concepito già da lungo tempo ma reso operativo soltanto nel 2008, tutela un territorio di 12.800 ettari,
6.000 dei quali a “parco naturale” ed altri 6.700 a “paesaggio protetto”.
Il comprensorio include alcune fra le più belle e integre
montagne delle Alpi Liguri, in un territorio suddiviso in
quattro distinte zone non contigue fra loro, a ridosso dei
crinali di confine con la Francia e il Piemonte; a contorno e a collegamento di queste il “Paesaggio protetto”,
tessuto connettivo di raccordo.
La zona di Pian Cavallo è tra le aree naturalisticamente
più importanti della Liguria per i vasti lariceti, le pinete
a pino silvestre, le faggete e altre formazioni arboree miste. L’area è caratterizzata da fenomeni carsici tra i più
importanti d’Europa, ricca com’è di manifestazioni epigee e ipogee (grotte, cavità, sifoni). Spettacolare la forra
d’incisione della Gola delle Fascette (circa 600 metri di
sviluppo), al confine con il Piemonte.
La dorsale che unisce i monti Saccarello, Frontè e Monega, rappresenta il comprensorio più elevato della Liguria,
con praterie magre e terreni erbosi, vasti boschi di caducifoglie (magnifica la faggeta di Rezzo) e una forte tradizione di pastorizia. Le formazioni calcaree della parte
nord occidentale della valle Argentina hanno favorito lo
sviluppo di pareti sub-verticali (falesie di Realdo e Loreto), gole di incisione e forme ipogee.
L’area dei monti Gerbonte, Toraggio-Pietravecchia è tra le
più scenografiche e ospita, tra habitat molto differenziati,
un elevato numero di specie endemiche. La Foresta Demaniale di Gerbonte (622 ettari), ospita abeti e pini sil-
vestri, faggi, aceri e larici secolari. I massicci selvaggi e suggestivi dei monti Toraggio e
Pietravecchia sono considerati tra le cime più belle dell’intera catena alpina. Il substrato geologico, la vicinanza al mare di cime prossime o superiori ai 2000 metri, l’alternanza di periodi glaciali e interglaciali hanno determinato microambienti con presenza di un numero elevatissimo di specie floristiche di enorme interesse bio-geografico.
La Foresta Demaniale di Testa d’Alpe accoglie uno dei boschi più belli della Liguria,
con abeti bianchi, aceri di monte e pini silvestri; le zone di crinale ospitano una vegetazione erbacea molto importante per l’avifauna. La valle del torrente Barbaira ha un
fascino selvaggio, ospita laghetti e cascate di grande bellezza. Il substrato calcareo,
calcareo arenaceo e a calcari nummulitici è ricco di cavità ipogee che rendono l’area
di notevole interesse speleologico.
Le quattro aree conservano numerosissime specie di piante e animali, ospitate in habitat protetti, a livello comunitario, nazionale e regionale, quali Siti d’Importanza Comunitaria (SIC).
Il Parco è accessibile dalle valli Arroscia, Argentina e Nervia; alcune strade asfaltate,
una lunga e panoramica strada sterrata ex-militare (in parte coincidente con il tracciato dell’Alta Via), oltre a numerosi sentieri ben segnalati, lo attraversano rendendolo fruibile al meglio.
Il paesaggio delle Alpi Liguri
Il Parco delle Alpi Liguri rientra nell’areale della cultura alpina ligure-provenzale-occitanica. La
pratica della pastorizia e soprattutto della transumanza delle greggi è stata per millenni un importante elemento di collegamento e di scambio culturale fra le popolazioni alpine. Le stesse caratteristiche dell’insediamento riflettono tale appartenenza culturale e ne segnano i confini che comprendono le valli del basso Cuneese e quelle brigasche in territorio francese. La storia di questa
cultura ha lasciato ampie testimonianze di sé; basti pensare al ciclo di affreschi del Canavesio e di
altri pittori alpini del tardo Quattrocento e alla grande scuola dei lapicidi di Cènova di Rezzo. Il
“paesaggio protetto” è una forma di tutela del territorio prevista a livello internazionale e rivolta a
quelle situazioni in cui le relazioni fra ambiente naturale e attività umane tradizionali hanno fortemente caraterizzato il paesaggio.
L’Alta Via e le Alpi Liguri
La fauna dell’Alta Via nelle Alpi Liguri
L’Alta Via inizia dal basso a pochi metri dal mare, e ci si deve conquistare la quota “a
tre zeri” arrampicandosi sul crinale che separa le valli Nervia e Roia. Da Ventimiglia,
poco distante dalla stazione ferroviaria in direzione Camporosso, si risale il pendio lasciandosi il mare alle spalle e addentrandosi sempre più in una vegetazione “burbera”, formata da specie arbustive e arboree a foglie persistenti e tante piante esotiche
che, specie nei pressi delle abitazioni, si diffondono a macchia di leopardo. Lo scenario è destinato a mutare man mano che ci si allontana dalla costa: dai vigneti del rinomato Rossese, fin sopra Dolceacqua, ai maestosi panorami alpini caratterizzati da
foreste e affioramenti rocciosi. Gradualmente, si sale oltre i 1000 metri entrando nel
territorio protetto del giovanissimo Parco Naturale Regionale delle Alpi Liguri e aggirando maestose vette calcaree che sfiorano i 2000 metri fino a toccare i 2200 metri
del monte Saccarello, vetta di Liguria. Sono ambienti che entrano a pieno titolo nel
novero dei paesaggi alpini e ai quali la grande vicinanza al mare conferisce caratteristiche di unicità. Di particolare importanza è la convivenza fra animali e vegetali tipici
di regioni assai diverse: dell’Europa centro-settentrionale e del Mediterraneo. Durante
l’ultima glaciazione, terminata circa 12.000 anni fa, specie vegetali delle fredde terre
del Nord espansero il loro areale giungendo a latitudini inconsuete; quando la glaciazione terminò, e le temperature si alzarono, molte di queste specie scomparvero, ma
altre riuscirono a sopravvivere in piccoli ambienti a microclima favorevole - freddo negli anfratti, per così dire, delle montagne delle Alpi Liguri, che contemporaneamente conobbero l’arrivo da sud delle specie mediterranee.
Fra le specie “mediterranee” di maggiore importanza, la fauna annovera due rettili “di
peso”: la lucertola ocellata (Timon lepidus, ex Lacerta lepida) e il colubro lacertino
(Malpolon monspessulanus). La lucertola ocellata è il più grosso sauro italiano, una
lucertolona che può raggiungere i 90 cm di lunghezza e vive in Spagna, Marocco,
Francia meridionale e Liguria. Il colubro lacertino è un serpente di più di un metro e
mezzo di lunghezza, velenoso solo per piccoli animali, che condivide i territori della
lucertola ocellata e vive anche nei Balcani.
Tralasciando i numerosi endemismi della classe degli insetti, va ricordato che i grandi vertebrati sono ben rappresentati su queste montagne. Una colonia di camosci (Rupicapra rupicapra) abita le alte praterie intorno al monte Toraggio e i versanti a sud
del monte Saccarello e non è impossibile scorgerli, talvolta anche a breve distanza. Ci sono alcuni lupi (Canis
lupus), ma questi non si lasciano vedere tanto facilmente. Nemmeno gli ermellini (Mustela erminea) e le lepri bianche (Lepus timidus) si mostrano
volentieri, mentre è più facile imbattersi in volpi (Vulpes vulpes), cinghiali (Sus scrofa), qualche
tasso (Meles meles), e numerose marmotte (Marmota marmota), intorno al monte Saccarello.
In primavera si ascoltano i richiami del gallo forcello (Lyrurus tetrix) e del gufo reale
(Bubo bubo), mentre in ogni stagione si
ammirano i voli lenti e roteanti dei rapaci diurni: la rara aquila reale (Aquila
chrysaëtos), il gheppio (Falco tinnunculus), il biancone (Circaëtus gallicus), la più comune poiana (Buteo
buteo).
La flora dell’Alta Via nelle Alpi Liguri
Valgano alcuni esempi a sottolineare il sublime e caratteristico connubio-contrasto fra ambienti mediterraneo e alpino: la buona esposizione al sole e il clima
temperato lungo la costa fanno sì che alcune specie
mediterranee quali il leccio (Quercus ilex) o il lentisco (Pistacia lentiscus) risalgano i versanti sino a quote per loro insolite. Per contro, specie tipicamente
alpine quali l’abete bianco (Abies alba) e il pino silvestre (Pinus sylvestris) scendono a quote piuttosto
basse e relativamente vicine al mare.
Più in generale il paesaggio comprende la macchia mediterranea, le pinete costiere, gli oliveti,
le leccete, i querceti di roverella (Quercus pubescens), le pinete di pino silvestro dalla corteccia
rossastra (ad esempio a Testa d’Alpe), le abetaie di
abete bianco (la foresta di Gouta intorno a Margheria dei Boschi), le faggete (Fagus sylvatica), bellissime
in autunno quando le foglie si tingono di bruno rossiccio, e i lariceti. Nei boschi spiccano in tarda primavera il
giallo allegro dei fiori del maggiociondolo (Laburnum alpinum), in autunno le bacche del sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia) e del sambuco (Sabucus racemosa). Presente qua e là anche l’acero montano (Acer pseudoplatanus) dalle larghe foglie.
Le rocce calcaree delle montagne dell’interno ospitano grandi praterie arbustive sulle quali prosperano i rododendri (Rhododendrum ferrugineum), il mirtillo (Vaccinium
myrtillus) e l’ontano verde (Alnus viridis) che sopportano bene i lunghi innevamenti.
Magnifiche le fioriture in giugno e luglio dei rododendri, particolarmente affascinanti
dove questa specie forma il sottobosco dei lariceti. Il larice (Larix decidua) è la conifera tipica delle quote alberate maggiori, in condizioni ottimali può salire sino ai 2400
metri di quota, forma boschi radi e luminosi e in autunno perde le foglie - unica coni-
fera europea con queste caratteristiche - conferendo ai suoi boschi un magnifico colore giallo-bruno in grado di vivacizzare anche le più uggiose giornate novembrine.
Non mancano, a tutte le quote, gli endemismi e le specie rare, favorite dall’abbondanza di rocce calcaree soggette a elevata erosione atmosferica, che origina una grande
varietà di microambienti: sulle colline più prossime alla costa si trovano l’elegante fritillaria ligure-provenzale (Fritillaria involucrata), il cardo pallottola (Echinops ritro), la
Ballotta frutescens. A quote più alte cresce la rarissima Fiteuma di Balbis (Phyteuma
cordatum balbisii), campanula dalle morbidi foglie cuoriformi e dai fiori azzurri. Un
fiore presente qui già nell’era Terziaria, insieme a specie alpine “relitti glaciali” che
colonizzano le freddi pareti rocciose esposte a nord. Nei versanti più esposti al sole invece ecco le specie di clima più caldo, quali il timo (Timus vulgaris) e la lavanda
(Lavandula angustifolia). Notevole la presenza dei fiori di campo, fra i quali spiccano per bellezza, rarità e vistosità l’Aquilegia bertolonii dai fiori blu intenso, il giglio di
San Giovanni (Lilium bulbiferum croceum) e il giglio a fiocco (Lilium pomponium) che
brillano nei prati alpini a fine giugno.
Le pareti del monte Toraggio ospitano alcuni rari endemismi di grande valore naturalistico; fra questi è la Moehringia di LeBrun (Moehringia lebrunii) che vive nelle fessure
più piccole delle rupi calcaree intorno alla Gola dell’Incisa.
A “caccia” di fioriture lungo la Via Alpina
La Via Alpina è un lungo percorso escursionistico che inizia sul mar Ligure, a Monaco, e percorre
tutta la catena alpina sino a Trieste toccando cime, valli, crinali e centri abitati di otto nazioni: Principato di Monaco, Italia, Francia, Svizzera, Liechtenstein, Austria, Germania, Slovenia. Un itinerario attraverso il mondo alpino, un mondo unitario per aspetti naturali, ambientali e culturali, nonostante le differenze di lingua, tradizioni e vicende storiche. Nel suo tratto iniziale la Via Alpina si
sovrappone all’Alta Via e chi percorra l’una o l’altra potrà osservare le fioriture, estese e policrome,
che caratterizzano il territorio imperiese dalla riviera ai crinali alpini.
La Provincia di Imperia ha organizzato alcuni percorsi: sul monte Grammondo si trovano i fiori dei
prati e della macchia mediterranea e degli ambienti rupestri fra i 500 e i 1300 metri di quota; fioriscono a Gouta il bosco di conifere e i prati dei 1100 metri di quota; lungo l’Alta Via - dal rifugio
Muratone verso il monte Toraggio - fioriscono arbusteti e ambienti rupestri tra i 1200 e i 1600 metri; il monte Ceppo propone i fiori delle sue faggete a 1600 metri di altezza.
Fioriture di rocce e boschi di conifere intorno al monte Grai, fra i 1500 e i 2000 metri e dei prati
alpini con rocce e detriti del colle del Garezzo a 1700 metri; infine tocca ai prati alpini e agli arbusteti a rododendro del monte Saccarello, intorno ai 2100 metri. La montagna si colora da aprile
a settembre; il periodo di massima fioritura inizia ad aprile alle quote più basse e si manifesta a luglio-agosto sulle cime più alte; i colori dominanti sono il lilla e il giallo, con la comparsa del blu,
del bianco e del rosso in alcuni periodi della primavera.
http://fioriture.provincia.imperia.it, www.via-alpina.org
La Rete Natura 2000
La memoria delle Alpi
Un “effetto collaterale” dell’occupazione del territorio naturale da parte dell’uomo
con le sue attività è la frammentazione degli habitat. Ciò comporta una grave minaccia alla biodiversità e rappresenta una delle principali cause di estinzione delle specie
viventi che, trovandosi isolate, non sono in grado di comunicare con altre popolazioni della loro specie presenti in altre aree. Riconoscendo la necessità di salvaguardare gli habitat naturali e seminaturali, nel 1992 gli Stati della Comunità Europea sottoscrissero la Convenzione di Rio sulla biodiversità. Da qui nacque la Rete Natura
2000, formata da “nodi” che contengono habitat e specie minacciati di frammentazione e di estinzione, e da “corridoi ecologici” che collegano nodi separati tra loro ma ecologicamente simili. Le aree della Rete Natura 2000 sono chiamate SIC (Si-
ti d’Importanza Comunitaria) e ZPS (Zone di Protezione Speciale). Per far conoscere
la ricchezza naturale del suo territorio, l’amministrazione provinciale di Imperia ha
ideato un “Ecomuseo della Biodiversità”, strutturato in una serie di punti visita (attualmente 15) rappresentativi della biodiversità locale. Alcuni di essi sono direttamente
collegati alla rete dei principali sentieri e all’Alta Via dei Monti Liguri. In ogni punto
visita, un panello esplicativo didascalico fornisce le informazioni essenziali per comprendere le caratteristiche del luogo e riconoscere le principali specie vegetali e animali presenti.
“La Memoria della Alpi - La Mémoire des Alpes - Gedächtnis der Alpen” è un progetto nato tra istituzioni pubbliche di Italia, Francia e Svizzera per evidenziare come, dal
mar Ligure al Canton Ticino, le Alpi possano rappresentare un “museo diffuso del territorio”, ricco dei segni della sua storia millenaria. Le aree alpine transfrontaliere vengono proposte come laboratorio di un diverso rapporto con la storia del XX secolo;
nasce così una rete di “ecomusei “diffusi o virtuali”.
Sul territorio della provincia di Imperia è stata predisposta una serie di percorsi e luoghi di visita riguardanti la storia della seconda guerra mondiale.
A difesa della frontiera italiana fu realizzata fra il 1924 e il 1940 una serie di fortificazioni montane lungo il confine alpino da Ventimiglia a Fiume: vennero costruite strade militari d’accesso, caserme, batterie d’artiglieria campale, depositi, postazioni e
fortificazioni in caverna per mitragliatrici e cannoni. Questa linea fortificata prese il
nome, nel 1931, di Vallo Alpino Littorio. Da un punto di vista bellico il suo tratto ligure servì a poco: quando Mussolini dichiarò guerra alla Francia, la successiva Battaglia
delle Alpi durò appena 15 giorni e si svolse interamente in territorio francese.
Le opere in caverna più famose appartengono al complesso difensivo di Marta; una
mostra permanente allestita presso il Forte Centrale di Nava (Pornassio) ne illustra le
caratteristiche più salienti. (www.memoriadellealpi.net)
A cavallo e in bici sulle Alpi Liguri
I servizi di trasporto del CST Nava*
Info Centri Servizi Alta Via
Numero Verde gratuito 800 445 445 (lun-ven 9,00-18,00)
E-mail: [email protected]
Sito web:www.altaviadeimontiliguri.it (vd. “Centri Servizi”)
Sede CST Nava
Centro visite al Colle di Nava, via Nazionale 30, Pornassio
Responsabile: Provincia di Imperia - Telefono: 0183 33004
Partner
Riviera Trasporti S.p.A. (Via Nazionale 365, Imperia Oneglia, tel. centralino n° 0183
7001, numero verde 800 034 771, www.rivieratrasporti.it)
Cooperativa “Il Faggio” (via Nazionale Pornassio - SS 28, km 100 - tel. 0183 33 039,
www.ilfaggiocoldinava.it)
Servizi offerti
Trasporto escursioni e mtb, accompagnamento con guide naturalistiche, accompagnamento mtb, punto di informazioni, infopercorribilità dei sentieri
Servizio di trasporto “Verdazzurro” *
per richiedere il trasporto al punto di partenza e l’eventuale recupero al punto d’arrivo è necessario chiamare entro le 10 del giorno precedente l’ufficio noleggi di Riviera Trasporti ai numeri 0183 700 247, 0183 700 229, 0183 700 250, oppure scrivere
al fax 0183 700 252 o mandare un e-mail all’indirizzo [email protected]
nei mesi da maggio a settembre.
Per la MTB sono prenotabili un minibus da 19 posti a sedere con rimorchio per 19 bici e un minibus da 8 posti a sedere + 3-4 bici
Pedalare senza frontiere” sulle Alpi Liguri
Le Alpi Liguri appartengono allo spazio transfrontaliero delle “Alpi del Mare”, che
comprende la provincia di Imperia, i comuni più meridionali della provincia di
Cuneo e il territorio più orientale del dipartimento francese des Alpes-Maritimes.
In questo vasto e vario territorio alpino si può pedalare lungo una rete ben organizzata e segnalata con 2000 Km di itinerari attrezzati per la mountain bike. Il sito
www.alpidelmareinbici.it offre tutte le informazioni utili per fruire, sia in forma libera che organizzata con proposte “a pacchetto”, dell’offerta turistica delle Alpi del mare in bici. Naturalmente gran parte del percorso dell’Alta Via rientra nella rete degli
itinerari ciclistici delle “Alpi del Mare”.
A cavallo lungo la via Marenca
Numerosi tratti dell’Alta Via dei Monti Liguri possono essere percorsi agevolmente anche a cavallo; tra questi figurano le tappe 2 e 3 (variante bassa) da La Colla
al Colle Scarassan e le tappe dalla 5 alla 9, da Sella d’Agnaira al Passo di Prale.
Per favorire il turismo equestre, il progetto Alta Via ha organizzato due nuovi posti
tappa per cavalli a Nava e a San Bernardo di Conio (attivi entro breve tempo). Appoggiandosi ad alcuni centri equestri organizzati (ad es. il Centro Ippico di Pompeiana) è possibile percorrere un itinerario dal Piemonte al mare lungo la “Via Marenca”. Partendo da Upega (CN), nella Val Tanaro, si sale in cima al monte Saccarello
e in quattro giorni e tre pernottamenti è possibile scendere lungo i crinali fra le valli Argentina, Arroscia e Impero sino alle colline costiere a ponente di Arma di Taggia.
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Servizio di accompagnamento
per prenotare chiamare il numero 0183 33004 o inviare un e-mail al CST entro 7 giorni precedenti la data del servizio. Il prezzo è da concordare preventivamente con le
guide, in conformità alle tariffe di legge per servizio guida escursionistica.
Punto Informazioni
aperto al CST Col di Nava il sabato, ore 9-13, dal 1 maggio al 30 settembre. Negli altri
giorni e altri periodi riferirisi al numero telefonico del centro a orari d’ufficio.
* Trattasi di servizi sperimentali.
Località raggiungibili, orari e modalità di svolgimento del
servizio, potranno subire variazioni in funzione della domanda
e delle esigenze dell’ente responsabile. Eventuali variazioni saranno comunicate all’utenza dagli operatori del
numero verde e dei CST.
Le navette non svolgono servizio a chiamata, ma devono essere prenotate con congruo anticipo (48-72 ore).
Spesso è inoltre pevisto un numero minimo di utenti (normalmente 4-5 persone).
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Alta Via e ospitalità
Oltre 190 strutture ricettive (rifugi escursionistici, alberghi, bed&breakfast, agriturismi,
etc.) sono state censite, a beneficio dei fruitori dell’Alta Via, dall’Associazione e dalla
Regione Liguria. Le strutture sono state individuate tra quelle ubicate entro 1 km dal
percorso principale ed entro 300 m dai sentieri di collegamento ufficiali.
Sul sito www.altaviadeimontiliguri.it sono evidenziate, con icone differenti, le strutture ricettive convenzionate e quelle non convenzionate.
Ciascuna struttura ricettiva è descritta con una propria scheda identificativa completa
di tutte le informazioni disponibili e i dati necessari per contattare il gestore.
Solo per le strutture convenzionate (rifugi già convenzionati con l’Associazione AV e
strutture che hanno aderito al “Progetto di sviluppo dei servizi turistici correlati all’AV”)
sono inoltre disponibili: foto della struttura e servizio di prenotazione online gratuito.
Le strutture convenzionate possono applicare, a discrezione, riduzioni sulle tariffe
standard ai soci del CAI (Club Alpino italiano) e della FIE (Federazione italiana Escursionismo).
Le strutture convenzionate nell’ambito del CST Nava
Rifugio “Patrick Gambino”,
località Gerri (M. Grammondo), comune di Olivetta San Michele
Azienda Agricola “A Trincea”
Comune di Airole
Hotel Ristorante Lago Bin
Comune di Rocchetta Nervina
Rifugio Alta Via
Località Pozzuolo, Comune di Dolceacqua (tappe n. 1-2)
B& B La Villetta
Comune di Dolceacqua
Agriturismo “Il Bausco”
Comune di Camporosso
Rifugio incustodito “Passo Muratone”,
località Passo Muratone, comune di Pigna (tappa n. 4).
Rifugio incustodito “Monte Grai”,
località Monte Grai, comune di Pigna (tappa n. 5).
Rifugio “Nuovo Franco Allavena”,
località Colla Melosa, comune di Pigna (tappe n. 4-5).
Le strutture ricettive proposte come punto di sosta lungo gli itinerari descritti in questa Guida sono meglio descritte nei box opportunamente inseriti all’interno della pubblicazione.
12
L’Alta Via
nelle Alpi Liguri
1
Un lungo e articolato itinerario (48 chilometri) che prevede quattro pernottamenti e
cinque tappe giornaliere che possono anche, in alternativa, venire percorse singolarmente, così come è possibile modulare il programma, riducendolo a 2-3-4 giornate,
con partenze in punti diversi.
L’intero tragitto si snoda lungo un dislivello che dai 941 metri del punto di inizio al Colle di Nava sale ai 2200 metri del monte Saccarello, massima vetta dell’intera Alta Via (e
della Liguria), per scendere ai 1545 di Colla Melosa quindi ai 1210 della Gola di Gouta.
È questo il tratto più intimamente “alpino” dell’intera Alta Via, profondamente gratificante per chi ama la montagna e soprattutto per chi ama quel particolare ambiente
della “montagna che vede il mare” tipico delle Alpi Liguri, assai diverse da quasi tutto il resto della catena alpina. Qui ripide pareti quasi verticali col colore grigio chiaro del calcare si innalzano da praterie dove, nella prima estate, fioriscono le distese
multicolori di fiori alpini e rosseggianti rododendri, mentre in autunno i larici e i faggi dipingono i boschi con le loro tonalità di giallo e di bruno. Rapaci dalle ali grandi
volano lentamente roteando nelle correnti termiche che salgono dal terreno verso il
cielo mentre nel silenzio dell’aria immobile si ascolta il tintinnare dei campanacci delle mandrie al pascolo più in basso. È Liguria al 100% ma è una Liguria lontanissima
dagli stereotipi che accompagnano la regione. Ed essendo una Liguria così profonda-
mente alpina, è importante ricordare che non è accessibile tutto l’anno: la neve che
cade abbondante alle quote maggiori rende percorribile questo itinerario dalla tarda
primavera all’autunno.
La suddivisione delle tappe:
1° giorno: escursione intorno ai forti ottocenteschi
2° giorno: da Nava al Rifugio Sanremo
3° giorno: dal rifugio Sanremo a Cima Marta e a Colla Melosa
4° giorno: Colla Melosa - Sentiero degli Alpini - Sella di Gouta
5° giorno: dalla Gola di Gouta a Rocchetta Nervina
5° giorno (bis): dalla Gola di Gouta a Pigna
Monte Lega
14
15
Da Nava al Rifugio Sanremo
M.Ormea
Ariolo
1221
Nava
Ormea
lo
lo
Colla dei Boschetti
Colla dei Boschetti
PARCO ALPI LIGURIPARCO ALPI LIGURI
rel
rel
a
a
n
n
1229
1229
a
a
Nava
T.T
T.T
Valcona
Valcona
San BernardoSan
di Bernardo
Mendaticadi Mendatica
Monesi di Triora
Monesi di Triora
Mendatica Mendatica
PARCO ALPI LIGURIPARCO ALPI LIGURI
COLLE DI NAVA
COLLE DI NAVA
941
941
Strutture ricettive
Strutture ricettive
Strutture
ricettive

non convenzionate
Cosio d’Arroscia
Cosio d’Arroscia
non convenzionate
non convenzionate
Ottano
Ottano
28
er i
10,00
5,5 Km
Km
9,5 Km
Durata del Percorso
Caratteristiche
16
Escursionisti medi (E)
Questa è montagna vera, quindi attenzione al tempo: dimenticatevi
l’inverno a meno che non siate esperti di sci alpinismo, e godetevi le
altre tre stagioni senza la neve; giornate di forte pioggia o di temporale escluse, naturalmente. Attenti alle “nebbie” che a tratti salgono dalle
valli e dal mare, per quelle non c’è stagione, ma non facciamone troppo un problema.
6,30 h
Natura, boschi, fauna selvatica, panorami.
VENTIMIGLIA 10 m
2° giorno: da Nava sino al Rifugio Sanremo
RIFUGIO SAN REMO 2054 m
NAVA 934 m
Turistico (T) - Escursionisti medi (E)
I mesi giusti vanno da marzo, col primo disgelo, a ottobre o novembre,
dipende da quando cade la prima “vera” nevicata. Sconsigliate anche
le giornate estive di “marin” quando dal mare sale l’umidità nebbiosa
che rende invisibile il mondo intorno
3 h circa l’anello completo.
Percorso molto panoramico, con punti di interesse storico e geologico.
FORTE CENTRALE 934 m
Realdo
Triora - Taggia
Cima Garlenda 2141 m
Difficoltà
Periodo consigliato
Imperia
Pieve di TecoPieve di Teco
Verdeggia
M. Airolo 1221 m
Durata del Percorso
Caratteristiche
8
Ponti
aaOrm
T.TAr
T.TAr O r m e a
ea
Imperia
rosci
rosci
a
a
Acquetico Acquetico
1° giorno: escursione intorno ai forti ottocenteschi
Difficoltà
Periodo consigliato
.2
Imp
Realdo
Triora - Taggia
Ponti
Pornassio
.
S.S
PARCO ALPI LIGURIPARCO ALPI LIGURI
Pornassio
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a
Montegrosso
ciMontegrosso
ros Pian Latte Pian Latte
r
A
T.T
Passo Garlenda
Passo Garlenda
2021 M. Frontè
2021 M. FrontèPARCO ALPI LIGURIPARCO ALPI LIGURI
2152
2152
Verdeggia

G
G
Imp
cia
ros
r
A
T.T
Forte Centrale
Forte Centrale
S.S
M. SaccarelloM. Saccarello
2200
2200
Cima Garlenda
Cima Garlenda
RIFUGIO
RIFUGIO
2141
2141
SAN REMO SAN REMO
M. Ariolo
1221
San Bernardo di Mendatica 1263 m
17,8 Km
10 Km
15 Km
17
Dormire
al Colle di Nava
Al Colle di Nava vi sono
alcune strutture non
convenzionate con l’Alta
Via dei Monti Liguri:
Albergo Colle di Nava
Lorenzina
Colle di Nava,
Via Nazionale 65
Tel. 0183 325044
Fax 0183 325077
[email protected]
www.albergolorenzina.com
Albergo L’Alpino
Nava, Via Nazionale 84
Tel. 0183 325053
Fax 0183 325053
Parco Vacanze La Fattoria
Nava,Via Martiri d’Ungheria 6
Tel. 0183 325034
Fax 0183 325034
[email protected],
[email protected]
www.campeggiolafattoria.it
Accoglienza: 35 piazzole
Ostello per la gioventù
Il Faggio
Colle di Nava,
SS 28 km 100
Tel.: 0183 33039
www.ilfaggiocoldinava.it
B&B Sorriso
Colle di Nava,
via Nazionale 18
Tel. 0183 325063
Albergo Ristorante
Tronco di Pino
Colle di Nava,
via Bellarasco 2
Tel. 0183 325109
Albergo Ristorante da Nino
Case di Nava 4
Tel. 0183 325039
Casa per ferie Casa Alpina
Sacro Cuore
Colle di Nava, via Brancher 2
Tel. 0182 52512
Casa per ferie
Istituto Salesiano
Madonna degli Angeli
Colle di Nava, via Brancher 1
Tel. 0182 640309
Camping L’Alpino
Nava, via Nazionale 104
Tel. 0183 325114
Per altre info:
www.altaviadeimontiliguri.it
A fianco:
il monte Ariolo
18
Come raggiungere il Colle di Nava:
Servizio “Verdazzurro” (vd. pag. 11)
Con mezzi pubblici: la SS 28 del colle di Nava è percorsa dalle corriere di linea Imperia - Ceva della società Viani che compie frequenti corse durante la giornata (circa 1h10’)
[Piazza Libertà 1, Ormea (CN), tel. 0183 293 540]
Con mezzi privati: il Colle di Nava si raggiunge in
auto da Imperia (Casello di Imperia Est sull’autostrada A10 Genova-Ventimiglia) con la SS 28 “del Colle
di Nava” (circa 32 km). Provenendo da nord, dal Piemonte, si percorre la stessa SS 28 in direzione sud dopo essere usciti dall’autostrada A6 Torino-Savona al
casello di Ceva (circa 45 km).
1° giorno:
arrivo a Nava. Giungendo nel primo pomeriggio si può
affrontare una facile escursione intorno ai forti ottocenteschi: dal Centrale si sale al Poggio Richelmo, si arriva
sino al monte Ariolo, si ridiscende il sentiero nel bosco sino in prossimità della cava di marmo rosa per raggiungere il fondovalle e quindi Nava, il tutto in massimo tre ore.
A Nava non mancano le possibilità di pernottamento.
(Vd. Box)
Il percorso “introduttivo” (segnavia bianco-rosso) suggerito per il primo giorno inizia sul Colle di Nava (934
m): attraversato il grande prato in lieve pendenza che si
estende a levante del Forte Centrale, si entra nel bosco
lungo un sentiero a zig-zag che procede sul crinale fra
due vallette sino al crinale di spartiacque presso il Poggio Richelmo (1206 m), su cui sorge l’omonimo, piccolo forte. Il poggio si affaccia a nord sulla valletta del Rio
Boschetti (che dal Colle di Nava scende verso Ponte di
Nava dove incontra il fiume Tànaro e il Piemonte), a sudovest osserva Pornassio e l’alta valle Arroscia coperta di
boschi e vigneti, a sudest scende verso le borgate di Armo, nella valle del torrente Arogna che scorre fra pascoli
e boscaglie sino ad affluire nell’Arroscia a Pieve di Teco.
Dal Richelmo si può seguire il boscoso crinale in direzione nord sino alla Colla San Bernardo, presso un bel
prato sul punto di valico di un’antica via del sale. Qui si
incrocia la strada asfaltata che, da Nava, raggiunge Armo e coincide con l’ottava tappa dell’Alta Via (Colle di
Nava - Passo di Prale). Attraversata la strada si sale lungo una carrareccia di crinale, mentre la vista spazia sui
pascoli della valle Arogna e sui boscosi monti della valle Arroscia, per estendersi fino al mare se la giornata è
tersa; a nord fitti boschi scendono verso il fiume Tànaro,
sovrastato dalla vetta piramidale del Pizzo d’Ormea e da
altre cime calcaree. Con poca fatica si raggiunge il confine regionale, in vetta al panoramico
Monte Ariolo (2h / 1221 m)
che rappresenta una delle cime di spartiacque intorno
alle quali, in alcune giornate estive, si forma il marin, ovvero una nebbia mobile, simile a nube, originata dalla
condensazione dell’umidità che sale dal mare lungo la
valle Arroscia e si riversa oltre il crinale verso la val Tanaro e verso Ormea.
Dalla vetta dell’Ariolo si procede per breve tratto verso
nord, lungo il crinale di confine in direzione della Rocca Ferraira, per scendere poi, lungo un sentiero ad ampi
zig zag, verso il fondovalle del rio Boschetti, avvicinandosi alla cava di marmo rosa di Nava. Restando a monte
(quindi a sud) della cava si incontra una strada sterrata,
poi asfaltata, che mantenendosi sul versante destro della valletta la risale dolcemente in direzione sud passando fra prati, boschetti, ville e giardini sino al piazzale in
prossimità del
Forte Centrale (3h / 934 m)
Il marmo
di Nava
Una curiosità geologica dell’alta val Tanaro ligure è la
presenza di un giacimento
di marmo rosato nei pressi del colle di Nava, sotto
le pendici occidentali del
monte Ariolo e della Rocca
Ferraira. È un marmo forse
non celeberrimo al di fuori
del Ponente ligure ma interessante e caratteristico per
il suo colore.
Il campo trincerato di Nava
Per controllare il colle di Nava, importante via di collegamento fra Liguria di ponente e Piemonte,
fu realizzato fra il 1880 e il 1888 un campo trincerato e fortificato allo scopo di impedire l’eventuale salita verso il Piemonte di truppe francesi che fossero sbarcate sulla costa di Imperia. Sul colle sorsero i grandi Forte Centrale e Forte Bellarasco, appoggiati a levante dal più piccolo Forte Richelmo, a ponente dal “gemello” Forte Pozzanghi nonché dalla più distante batteria di protezione
del Forte Montescio. Alcune batterie semipermanenti sul Monte Ariolo, al Poggio Forche e a San
Lorenzo completavano lo schieramento difensivo. L’azione delle batterie copriva il colle, le valli e i
sentieri circostanti e si saldava con l’azione svolta dalle opere del monte Saccarello e di Zuccarello, creando una linea difensiva quasi continua lungo le Alpi Liguri.
Nel Forte Centrale passava la strada nazionale Oneglia-Ormea (l’attuale SS 28 che oggi corre a
fianco al forte) che valicava due ponti levatoi interni e poteva essere interrotta in caso di pericolo. Oggi il forte è in buone condizioni e ospita in estate alcune manifestazioni turistiche e culturali. È sede dell’ufficio IAT del comune di Pornassio e punto informatico della rete “Memoria delle
Alpi” che ha realizzato qui un allestimento espositivo di presentazione delle fortificazioni ubicate sulle Alpi Liguri.
19
Il bosco montano
2° giorno:
da Nava al Rifugio Sanremo (vedi box - chiavi da prendere al Ristorante da Lino a
Colle di Nava, tel. 0183 325 039) nei pressi dell’Alta Via.
Il primo tratto del percorso lungo l’Alta Via corrisponde alla sua tappa numero 7, percorribile anche in mountain bike (meglio nel senso opposto) o a cavallo. Si parte dal
Colle di Nava (934 m)
là dove l’Alta Via si distacca dall’asfalto della SS 28 che collega Imperia con la valle
del Tanaro e il Piemonte. Seguendo l’evidente segnavia si prende una strada secondaria che sale verso nord-ovest ed entra nel bosco, facendosi sterrata. Accanto a una
costruzione in cemento si imbocca a destra una mulattiera che sale ripida al Forte
Pozzanghi (1120 m circa) e domina da occidente l’aperto pianoro del Colle di Nava;
molto panoramico sullo spartiacque fra le valli del Tanaro e dell’Arroscia, il forte fa
parte del sistema dello sbarramento di Nava realizzato fra 1880 e 1888: la costruzione, in forma cilindrica, è circondata da un fossato.
Si aggira il forte sul lato sud e si procede poi sul lato della val Tanaro lungo una stradina che percorre il lato nord del Poggio Pozzanghi (dove esisteva una batteria di appoggio a difesa del forte sottostante), sempre fra i pini. Poi si sale nel bosco, rimanendo
poco a monte della strada provinciale SP100 che da Nava conduce a San Bernardo di
Mendatica. Il crinale è boscoso anche se privo di grandi alberi secolari, caratterizzato
per lo più da alcuni begli esemplari di pini e di latifoglie tenute a ceduo; lo scenario è
comunque gradevole, in particolare là dove gli alberi si diradano un poco e lasciano
intravedere le cime calcaree e carsiche delle montagne che chiudono a nord l’alta val
Tanaro: una maestosa serie di creste comprese fra i 2400 e i 2600 metri di altezza, dal
Pizzo d’Ormea al Mongioie fino al più lontano - e da qui non visibile - Marguareis.
Giunti alla Colla dei Boschetti (1229 m) l’Alta Via attraversa la provinciale e prosegue in direzione ovest mantenendosi a limitata distanza dalla carrabile, con gradevoli
passaggi nel bosco alternativamente di conifere, misto a cedui e arbusti. Osservando
a nord le calcaree pareti piemontesi della val Tanaro e a sud i boschi della valla Arroscia, si passa la Colla del Fieno (1241 m), per proseguire sull’ombroso versante sud,
sino a raggiungere agevolmente
20
San Bernardo di Mendatica (3 h circa/ 1265 m)
piccolo borgo con un albergo ristorante (Albergo San
Bernardo e Ristorante Settimia, via Redentore 10, Tel.
0183 328724), una fontana di acqua fresca ufficialmente non potabile in quanto non controllata e un’importante crocevia di strade: la SP1 appena percorsa che proviene da Nava prosegue per Monesi, unica località sciistica
del Ponente ligure; la SP2 inizia qui asfaltata per dirigersi, facendosi sterrata, verso il Colle del Garezzo; infine
la SP74 scende a Mendatica (dove arrivano i mezzi pubblici della Riviera Trasporti).
San Bernardo è anche un frequentato punto di decollo per gli amanti del parapendio e offre la discesa a piedi verso il sottostante torrente Tanarello, uno dei due rami sorgentiferi del Tanaro, che scorre nascosto e solitario
nel bosco fitto.
A San Bernardo inizia la tappa numero 6 dell’AV, anch’essa percorribile in mountain bike e, con la dovuta
attenzione, a cavallo. Il tracciato inizia accanto all’imbocco della SP2, sale fra alcune case come mulattiera e,
dopo alcune curve, entra in un bellissimo bosco di faggi,
popolato da alberi alti e dignitosamente maestosi, facendosi sentiero e proseguendo sul versante del Tanaro. Gli
alberi alti e abbastanza fitti chiudono la vista al panorama, offrendo la totale immersione nella faggeta quasi
pura, che propone una magnifica varietà di colori durante l’evolversi delle stagioni: in primavera prevale il verde chiaro delle foglie giovani, in estate il verde cupo della maturità della stagione, in autunno il rosso brunito del
terreno coperto di foglie secche, in inverno il grigio chiaro dei tronchi e il bianco della neve.
La SP 100 che collega Nava
a San Bernardo di Mendatica e l’Alta Via che le corre accanto attraversano vasti tratti di bosco montano,
quel tipo di bosco di latifoglie che trova il suo habitat
a quote medio-alte ma inferiori a quelle in cui regna sovrana la faggeta. Un bosco
montano sano è un trionfo della biodiversità perché
vi crescono querce, carpini, frassini, maggiociondoli,
pioppi tremoli, sorbi degli
uccellatori, aceri di monte, agrifogli, betulle, sorbi
montani, noccioli, ciliegi
selvatici e i primi faggi. Facile trovare anche le conifere, soprattutto pini silvestri e
abeti rossi e bianchi, che sono però stati introdotti dall’uomo coi rimboschimenti.
Sono bellissime le macchie
bianche dei ciliegi in fiore a
inizio primavera quando gli
altri alberi sono ancora spogli. Ma il momento migliore per ammirare la varietà
della vegetazione del bosco
montano è l’autunno, quando il verde scuro delle conifere si mescola ai gialli, ai
rossi, ai bruni delle foglie
degli altri alberi in procinto
di cadere.
Tra le radici e nei tronchi
grossi e cavi abitano micromammiferi, roditori e uccelli come il picchio rosso
maggiore, che picchietta sui
tronchi per costruirsi il nido
e per catturare insetti. Facile osservare le belle cince
e i vivaci codibugnoli bianchi, rosa e neri, più difficile
scorgere le mimetiche beccacce.
Sopra:
alba al Rifugio Sanremo
21
Questo tratto di sentiero fa parte di un “circuito per non vedenti” caratterizzato da alcuni cartelli in alfabeto Braille che descrivono la zona e l’ambiente circostante.
Il sentiero esce momentaneamente dal bosco avvicinandosi alla Margheria Garlenda
(1590 m circa); proseguendo sul prato fra i radi larici si ammira in tutta la sua imponenza la mole grigia del monte Mongioie, affiancato dalle altre cime dell’alta val Tanaro. I larici sono radi e sottili, salvo alcuni qua e là veramente grandi, plurisecolari,
molto belli. Come il faggio, il larice è albero elegante e di grande bellezza, che diventa veramente magnifico in autunno quando gli aghi si colorano di giallo.
Superato il prato si rientra nel bosco, che passa dalla faggeta al lariceto, e in breve si
raggiunge l’erbosa Goletta di Garlenda (1855 m) da cui ci si affaccia sulla valle Arroscia, col mare là in fondo, se l’aria è limpida. La salita è breve ma a piccoli tratti ripida
nel bosco fra larici e viste sulla valle, sinché il crinale si fa erboso e quasi piatto, e sotto il cielo aperto il panorama si allarga. In un paesaggio di erbe e roccette, tipicamente alpino, si sale alla Cima Omo dell’Arpetta (2051 m) mentre appare non lontana la
statua della Madonna del monte Frontè. Pochi passi per raggiungere la
il monte Saccarello. Si prosegue sul lato della val Tanarello, lungo una facile strada sterrata non larga, sino al
Passo Garlenda (2015 m). Si segnala che il monte Frontè, coi suoi 2151 metri di altezza, è la seconda cima dell’Alta Via ed è raggiungibile, dai passi Frontè e Garlenda,
con una deviazione di circa 10 minuti. La deviazione si
trova all’incrocio fra le valli Tanaro, Arroscia e Argentina
e la Madonna che svetta sulla sua cima è visibile da molto lontano. Inutile decantare la bellezza del panorama
che si gode da lassù, specie nelle giornate terse.
Oltre il Passo Garlenda ci si affaccia a sud sull’alta valle Argentina. Il versante nord è ancora quello della val
Tanarello, che qui propone i suoi alti pendii erbosi
- splendidi pascoli popolati da mandrie e greggi in estate, candide piste da sci in inverno - che scendono verso
Monesi; ed è proprio in questi pendii pascolivi e sciistici
che il torrente Tanarello ha le sue sorgenti. Sull’opposto
versante della valletta del Tanarello appare, grigio di tetti e pietra, il compatto borgo di Piaggia, capoluogo del
comune piemontese di Briga Alta, circondato dalle fasce
terrazzate che risalgono il pendio.
Accanto al Passo Garlenda si trovano i grossi ruderi di
alcune casermette, una delle quali, dal 1921 agli anni
Cinquanta, ebbe funzione di rifugio alpino del CAI. Il
gruppo di edifici in rovina offre un quadro suggestivo e
un poco inquietante sotto la luce della luna piena. Dal
passo la sterrata offre una bella vista sulla verticale parete sud del monte Saccarello e prosegue comoda verso il vicino
Cima Garlenda (5h 30’/ 2141 m)
col suo alto ometto di pietre mentre qua è là si scorgono le tane delle marmotte e se
ne ode il grido acuto nell’aria. Ora il sentiero aggira la cima del monte Frontè, superando l’omonimo passo (2081 m), dal quale si possono scorgere il rifugio Sanremo e
Rifugio Sanremo (6h 15’/ 2054 m)
sistemato su un piccolo pianoro accanto alla Cima Valletta della Punta; il rifugio è il capolinea di questa prima
giornata di cammino sulle Alpi Liguri.
Il pascolo alpino
La strada sterrata ex-militare che ha nome di SP2 e parte da San Bernardo di Mendatica diretta verso il Colle del Garezzo e il versante sud del monte Saccarello attraversa gli ampi spazi aperti dei
pascoli alpini, dove mandrie e greggi di pecore trovano il loro sostentamento durante i mesi estivi
trascorsi in alpeggio. Grande è la ricchezza botanica delle piante erbacee dei pascoli d’alta quota,
che nei mesi estivi sfoggiano magnifiche policrome fioriture: le campanule blu scuro della genziana ligustica - endemismo delle Alpi sudoccidentali - i fiori rosei e purpurei del semprevivo maggiore che predilige i pendii aridi e soleggiati, i profumatissimi fiori color lilla carico della lavanda e le
lunghe spighe brunite della paleo rupestre. Là dove il pascolo cede il posto alla boscaglia di arbusti
(preludio al ritorno del bosco) vivono la rosa canina, il lampone, il ginepro nano, il salice nano. I
prati alpini sono il regno delle marmotte, che non è difficile scorgere e ascoltare mentre si cammina, e della loro cacciatrice l’aquila reale; sono ambienti adatti anche alla pernice bianca, alla lepre variabile (bianca d’inverno e scura d’estate) e al rapido ermellino, che d’inverno diventa bianco con la punta della coda nera.
Rifugio Alpino CAI
Sanremo
loc. Cima della Valletta,
comune di Triora;
chiavi presso
Sede CAI Sanremo
tel 0184 505 983,
Bar Alimentari Tiziana
a Piaggia (CN)
tel 0174 393 858,
333 259 4721,
Rifugio Allavena a Colla
Melosa
tel 0184 241 155,
Ristorante da Lino
a Colle di Nava
tel 0183 325 039,
Bazar di Via Roma 1
a Triora
tel 0184 94 118,
www.caisanremo.it.
Il rifugio è stato costruito
nel 1950 e ampliato nel
1984. È il posto tappa dell’Alta Via più in quota e ciò
lo rende un magnifico osservatorio naturale del cielo stellato. Al piano terra
c’è la sala da pranzo con
la zona cucina, non grande ma completa di attrezzature e molto accogliente. Dalla sala da pranzo si
accede al WC. Al piano
superiore c’è il dormitorio
a castello con 30 posti letto - obbligo di sacco a pelo
o sacco lenzuolo. L’acqua
è fornita da una cisterna
che raccoglie l’acqua piovana, quindi si raccomanda di farla bollire prima di
usarla e soprattutto di non
sprecarla, specie nei mesi
di minore piovosità. L’illuminazione è fornita da una
serie di pannelli solari.
A fianco:
vetta del monte Frontè
in inverno
22
23
Dal rifugio Sanremo a Cima Marta e a Colla Melosa
Difficoltà
Escursionisti medi (E)
Periodo consigliato
Dalla primavera
all’autunno, in giornate di
bel tempo.
Durata del Percorso
6h
Caratteristiche
Itinerario ricco di punti di
interesse storico-militare
e botanico; splendidi
panorami
Francia
M. SaccarelloM. Saccarello
2200
2200
Passo di Collardente
Passo di Collardente
RIFUGIO SANREMO
RIFUGIO SANREMO
1596
1596
PARCO ALPI LIGURIPARCO ALPI LIGURI
Verdeggia
Verdeggia
Borniga
T..V
erde
ggia
Borniga
T..V
erde
ggia
Bassa di Sanson
Bassa di Sanson
Realdo
Realdo
PARCO ALPI LIGURIPARCO ALPI LIGURI
Caserme
di Marta
Balcone di Marta
Balcone di Marta
M. Grai
2013
M. Gerbonte M. Gerbonte
1727
1727
M. Grai
2013

RIFUGIO ALLAVENA
RIFUGIO ALLAVENA
M. Pietravecchia
M. Pietravecchia PARCO ALPI LIGURIPARCO ALPI LIGURI
Colla Melosa Colla Melosa
2038
2038
RIFUGIO SAN REMO
2054 m
Triora
Carmo Gerbontina
Carmo Gerbontina
1581
1581
C. Goeta
C. Goeta
Loreto
Loreto
Ventimiglia
M. Saccarello 2201 m
Caserme di Marta 1975 m
2,3 Km
24
6,5 Km
Passo di Collardente 1596 m
Bassa di Sanson 1679 m
5,3 Km
7 km
RIFUGIO ALLAVENA 1545 m
16,5 Km
12,5Km
25
3° giorno:
Trascorsa la notte in rifugio si prosegue lungo la tappa numero 5 dell’Alta Via (affiancata anche da percorsi in mountain bike o a cavallo).
La salita verso la vetta del Saccarello è rapida, facile e piacevole: nello stesso panorama pastorale e alpino dell’ultimo tratto del giorno precedente si segue il crinale Argentina-Tanarello raggiungendo la stazione d’arrivo della seggiovia che sale da Mònesi di Triora toccando la Sella della Valletta (2050 m circa); da qui il versante nord,
quello del Tanarello, diventa piemontese e il cammino prosegue lungo questo versante in quanto il versante sud, ligure, è vertiginosamente verticale. La statua del Redentore (2164 m) alta, metallica, grigia, benedicente, s’alza verso il cielo rivolta verso
sud, verso la valle Argentina, la Liguria e il mare lontano. La statua in ghisa, eretta su
un piedistallo in pietra, è alta 8,4 metri, e fu eretta nel 1902, inaugurata alla presenza di migliaia di persone.
Pochi minuti bastano per raggiungere (deviando un poco dal sentiero dell’Alta Via) la
vetta del
Monte Saccarello (40’/ 2201 m)
col suo cippo degli Alpini alto quattro metri. Magnifico
punto di vista sulle Alpi Liguri, sulle cime della Val Roia e
sul monte Bego sacro ai Liguri preistorici, “punto triplo”
di congiunzione fra le valli Tanaro, Roia e Argentina, la
cima del Saccarello si trova per pochi metri entro il territorio francese, ma ciò non ne cancella il titolo di vetta più
alta della Liguria. Sono ben conservati i resti delle postazioni in batteria realizzate intorno al 1900 per controllare
i valloni di Briga Marittima e i colli fra il monte Bertrand e
Collardente. Insieme alle postazioni dei cannoni, ancora
ragionevolmente visibili fra la statua del Redentore e la
stele della vetta, si trova, scavato nella roccia, il ricovero
per gli artiglieri, mentre a ridosso del crinale fra il Passo
Tanarello e il Passo di Garlenda si trovavano numerose
caserme - oggi ridotte a ruderi - per le truppe e il materiale.
Il bosco di larice
I pendii che dalle Caserme
di Marta scendono verso il
Monte Gerbonte sono coperti da una bellissima foresta di larici tutelata dal
Corpo Forestale dello Stato. Il lariceto della Foresta
di Gerbonte è di origine antropica, in quanto impiantata per avere a disposizione una provvista di legname
senza sottrarre spazio al pascolo, ma è integra e tipica.
I lariceti sono boschi radi e
luminosi, con un sottobosco ricco di erbe e fiori: viole, genziane e primule, belle
piante arbustive quali il rododendro (che coi suoi fiori rosso purpurei dona una
magnifica nota di colore a
questi boschi nella prima
estate), il mirtillo, il ginepro e il lampone. In estate
le radure sono tinte dal lilla dei fiori dell’erba di Sant’Antonio (Epilobium angustifolium) che forma folti,
disordinati cespugli nei terreni disturbati e sconnessi.
Ai larici si mescolano talvolta abeti rossi e abeti bianchi (generalmente da rimboschimento, perché non
sono specie indigene delle Alpi Liguri) e alcune specie di latifoglie quali il sorbo degli uccellatori, con le
sue bacche rosse invernali,
e il maggiociondolo, dai fiori gialli di primavera.
In primavera le radure vedono il volo del fagiano di
monte (Tetrao tetrix) dal piumaggio nero-azzurro; questi ambienti sono popolati
anche da camosci, martore e dalla rara lepre variabile (Lepus timidus), bianca in inverno e beige-grigia
in estate. Fra i larici volano
passeriformi quali la cincia
dal ciuffo, il rampichino alpestre e rapaci notturni come il gufo reale e la civetta
capogrosso.
A fianco: panorama
durante la salita al monte
Saccarello
26
27
Scendendo dalla vetta verso nord ci si ricongiunge subito all’Alta Via camminando
lungo il confine di Stato con la Francia; nel punto in cui il sentiero si congiunge con
la strada sterrata che sale da Mònesi c’è un tornante che dà inizio alla ripida discesa
sul versante occidentale del monte, quello della val Roia; da qui si scende ininterrottamente in territorio francese per 600 metri di dislivello, dapprima fra prati ripidi, rocce e sparsi larici, con molti tornanti e una bella vista sulla conca di La Brigue (ex-Bri-
Passo di Collardente (2h 15’/ 1596 m)
sul confine di Stato, sotto il quale passa la SP 76, la lunga bellissima strada sterrata exmilitare che collega in alta quota San Bernardo di Mendatica con Colla Melosa e l’alta
Val Nervia. Pare che l’origine del nome Collardente risalga ai “fuochi” della sanguinosa battaglia combattuta fra le truppe del Generale Massena dell’esercito rivoluzionario
francese di Napoleone Bonaparte e quelle sabaude, all’inizio della campagna d’Italia
Escursionisti lungo l’itinerario
ga Marittima) e sui monti della val Roia; quindi si raggiunge la cresta di confine (Val
Roia-Valle Argentina / Francia-Italia) da cui si può osservare la parete sud del Saccarello; da qui si prosegue scendendo lungo il crinale attraverso un bosco di conifere,
tagliando ripetutamente un’ampia strada sterrata che sale in versante francese verso il
passo di Tanarello.
Si arriva infine al
Tra il Colle della Guardia e il Passo di Collardente.
Mare di nubi sotto il Redentore
28
napoleonica. Collardente è luogo di pascolo ovino fra i boschi e non è difficile incontrare giovani pastori italiani, francesi o maghrebini.
(Da qui volendo si può scendere in circa un’ora alle magnifiche borgate di Realdo
(1010 m) o Verdeggia (1092 m) dove è possibile pernottare. Ma attenzione: non vi
sono servizi di linea per ritornare sulla costa).
Dal Passo di Collardente l’Alta Via prosegue in lieve salita in un bellissimo bosco di larici sul versante francese in Val Roia, tagliando il versante ovest del monte Collardente, sino a incontrare la sterrata SP76 (larga e comoda da percorrere se si ha un’auto
4x4, ma accessibile con la dovuta attenzione anche con auto “normali”) alla
29
La Bassa di Sanson
Bassa di Sanson (3 h / 1679 m)
nei cui pressi v’è il rifugio dell’Amicizia, adagiato proprio fra gli alberi appena sopra
la strada. Poco oltre la SP76 si incrocia con la strada che sale (in alto sterrata, più in
basso asfaltata) da Realdo e con quella che scende, sterrata, in val Roia-Francia sino
a La Brigue e alla “Cappella Sistina delle Alpi Marittime” ovvero la chiesetta di Notre Dame des Fontaines; lungo la discesa, a circa 600 metri dal valico, la Fontana di
Sanson offre quasi perennemente acqua potabile. Questo è l’unico valico fra Liguria
e Francia che sia percorribile in automobile a monte del “valico” di Fanghetto sulla
SS20 della Val Roia.
Dalla Bassa di Sanson l’Alta Via prosegue per breve tratto lungo la strada sterrata SP76
in versante Valle Argentina-Italia, ai margini superiori della Foresta Demaniale Gerbonte, mentre a oriente appaiono i monti Saccarello, Frontè, Mónega, Faudo, Ceppo.
Il tracciato rivalica quindi il confine entrando in una strada sterrata, chiusa al traffico
da una sbarra in versante francese: è la “pista della Nava” che aggira da ponente la cima della Tête de la Nava.
Si procede nel bosco di larici e altre essenze, poi si incontrano i cippi che indicano il
confine di Stato. Il bosco termina infine per lasciare spazio ai vasti prati popolati dai
ruderi delle Caserme di Marta (1975 m). Da qui una piacevole deviazione conduce
in mezz’ora attraverso ampi prati pascolivi alla Cima di Marta (2135 m) e al Balcone
di Marta (2122 m) in un’ora. Sono luoghi oltremodo ameni per paesaggio e panorami
ma anche ricchi di ricordi storici legati alla breve guerra del 1940 contro la Francia.
Se invece si prosegue lungo l’Alta Via si raggiunge in breve la strada sterrata sul versante della valle Argentina e la si segue fra bei panorami, pareti rocciose e creste; si
raggiunge così la Colla (o Porta) Bertrand (1961 m). Qui si lascia nuovamente la strada per ritornare sul versante francese lungo un sentiero che aggira un po’ in discesa
da ovest il monte Grai (2012 m), “punto triplo” fra le valli Argentina, Roia e Nervia)
fra frantumi di rocce e larici sino all’erbosa Sella d’Agnaira (1869 m); qui si lascia l’Alta Via nel suo cammino verso sud e si gira a sinistra per scendere lungo una stradina
sterrata carrabile sino all’incrocio (segnato da una placca del confine di stato fissata
a terra) con la strada sterrata italiana che si aveva abbandonato alla Colla Bertrand: in
basso lo spettacolare panorama dei tornanti stradali, le alte pareti calcaree del monte
Corma, la Colla Melosa e il lago (artificiale) di Tenarda. Siamo qui nel cuore del Parco delle Alpi Liguri. Si risale verso nord la provinciale sterrata per breve tratto (sopra
la strada spicca l’imponente ex Caserma del Monte Grai) sino a trovare il palo segnaletico che immette nella mulattiera che tortuosa scende fra i prati sino alla Colla Melosa dove c’è il
Rifugio Franco Allavena (6 h/ 1542 m).
Il Complesso difensivo di Marta
Rifugio Escursionistico CAI Franco Allavena
Sotto il vasto, aperto, assolato e panoramico Balcone di Marta, che è dal 1947 in territorio francese, si estende il più vasto complesso militare del Vallo Alpino nelle Alpi Occidentali. È composto da
una batteria in caverna che ospitava quattro cannoni di 75/27 in grado di tirare su San Dalmazzo di
Tenda e la val Roia, un centro di resistenza con due mitragliatrici a controllo dei sentieri e dei pendii del Balcone di Marta e dall’osservatorio che dirigeva i tiri di artiglieria. Il vasto complesso ipogeo (costruito fra il 1931 e il 1938) aveva un presidio di centocinquanta uomini e una rete di gallerie lunga 1500 metri. All’esterno si scorgono solo le postazioni e gli ingressi del versante est, rivolto
verso l’Italia; c’è un’uscita di sicurezza su una selletta accanto al Balcone. Le caserme retrostanti,
oggi a ridosso del confine di stato lungo il percorso dell’Alta Via, furono costruite nel 1897.
loc. Colla Melosa, comune di Pigna, tel 0184 241 155; sino a ottobre 2009 in gestione a Beppe
Grassi (tel. 333 226 4017, [email protected]). Di proprietà del Comune di Pigna, sino al 2011
è in concessione al CAI di Bordighera (tel 0184 262 797, www.caibordighera.it).
30
Aperto nel 1994, è raggiunto dalla strada asfaltata che sale dalla Colla Langan; ha 70 posti letto
con obbligo di sacco a pelo o sacco lenzuolo, è fornito di servizi igienici interni con doccia, luce
elettrica, riscaldamento, locale cucina autonomo, bar, sala da pranzo con circa 80 posti. Fa servizio di alberghetto con possibilità di mezza pensione e pensione completa. Per via della sua facile
accessibilità è frequentato non solo da escursionisti ma
anche da famiglie “in scampagnata”. È chiuso al lunedì salvo prenotazioni. Dal rifugio
parte una pista di sci di fondo che fa il giro del monte Corma, percorre il sottostante Bosco degli Innamorati, è lunga 5km ed
è mediamente impegnativa; più facile nel
tratto iniziale presso il rifugio, più tecnica
nel bosco.
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Colla Melosa - Sentiero degli Alpini - Sella di Gouta
PARCO ALPI LIGURI PARCO ALPI LIGURI
RIFUGIO ALLAVENA
RIFUGIO ALLAVENA
M. Pietravecchia
M. Pietravecchia
2038
2038Colla Melosa Colla Melosa
1542
1542
Gola
Incisa
gli
ini
Alp
de
Triora
nti
Se
Triora
ero
de
ero
R. Corvo
R. Corvo
PARCO ALPI LIGURI PARCO ALPI LIGURI
Se
nti
nti
ero
de
gli
M. Toraggio M. Toraggio
1973
1973
gli
Alp
Alp
ini
ini
Gola
Incisa
Se
PARCO ALPI LIGURI PARCO ALPI LIGURI
G
G
BUGGIO
BUGGIO
Triora
Passo Muratone
Passo Muratone
1158
1158
Marellae
di GoutaGola di Gouta
1212
1212
G
RISTORANTE RISTORANTE
GOLA DI GOUTA
GOLA Ventimiglia
DI GOUTA
G
Ventimiglia
Pigna
RIFUGIO ALLAVENA 1545 m
Difficoltà
Periodo consigliato
Durata del Percorso
Caratteristiche
Pigna
Gola dell’Incisa 1680 m
Escursionisti medi (E)Escursionisti esperti (EE)
Famoso e suggestivo, il Sentiero degli Alpini è adatto agli escursionisti
esperti. Da evitare l’inverno per la neve e il ghiaccio; attenzione anche
ai giorni di pioggia quando l’acqua rende scivolosa la roccia e alla nebbia che può far perdere l’orientamento, specie nei tratti aperti su prato
5 h circa
Grande interesse botanico, faunistico, geologico
Gola del Corvo 1403 m
8,5 Km
32
20 Km
GOLA di gouta 1212 m
PARCO ALPI LIGURI PARCO ALPI LIGURI
Gola
Marellae
11,5 Km
33
4° giorno:
Colla Melosa- Sentiero degli Alpini - Sella di Gouta
(in alternativa si può anche scendere a piedi dalla Melosa a Buggio
e proseguire poi con autobus di linea o “verdazzurro”).
Famoso presso tutti gli escursionisti esperti che amano le Alpi Liguri, il Sentiero degli Alpini è probabilmente l’itinerario più bello e suggestivo della regione. Esso può
risultare impegnativo: cordini e moschettoni sono utili – ancorché non indispensabili – per assicurarsi ai cavi di acciaio presenti in alcuni punti del versante italiano. Magnifico e appagante in condizioni meteorologiche ideali, quando si possono ammirare le pareti rocciose quasi verticali dei due “grandi duemila” Toraggio
e Pietravecchia, esso può diventare proibitivo nella stagione invernale con neve e
ghiaccio (nonostante i lavori di consolidamento e messa in sicurezza realizzati recentemente dalla Provincia di Imperia) in caso di forti precipitazioni o durante il
34
Monte Toraggio,
in basso a sinistra la Gola dell’Incisa
disgelo di inizio primavera; è possibile trovarsi di fronte a frane e scariche di pietre. Situazioni che, se affrontate con superficialità, possono risultare pericolose lungo un sentiero angusto e strapiombante. Nella bella stagione, per contro, il sentiero offre un’escursione spettacolare. I periodi migliori per percorrerlo sono la tarda
primavera-inizio estate per via delle splendide fioriture dei rododendri e l’autunno per la policromia dei larici. Molto suggestivo è inoltre il paesaggio quando sale
l’umidità dal mare e forma nuvole che ricoprono le testate delle valli senza tuttavia raggiungere le quote delle montagne: in quei casi si cammina sopra un boccolio di nubi bianche e grigiastre.
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ginoso, dove tra cenge e rocce verticali sono stati collocati alcuni tratti di corde fisse
nei punti più esposti. Superata una sorgente perenne che sgorga dal vivo calcare, la
Fonte di San Martino (1580 m); la vista spazia anche sull’elegante cresta rocciosa del
Toraggio. Il sentiero scende di quota con alcune serpentine e poi, scavato nella roccia,
taglia in costa le pareti meridionali del Pietravecchia. La mulattiera propone ancora una
serie di ripidi spettacolari tornanti che guadagnano quota fino allo stretto valico della
Il Rifugio Franco Allavena (1545 m)
è punto di partenza e capolinea di questa escursione; si parte risalendo l’ex strada
militare e, dopo circa un chilometro, in corrispondenza di un tornante a destra e
della Fontana Itala (1660 m), si imbocca sulla sinistra il sentierino che taglia il pendio roccioso fra radi alberi di maggiociondolo (deliziosamente carichi di fiori gialli a inizio estate) per immettersi in un rado bosco di conifere fino a intersecare una
traccia di mulattiera che si segue a sinistra, perdendo quota per un breve tratto per
poi procedere in piano in un ricco sottobosco di rododendri.
Si arriva in un ambiente aperto e luminoso, che offre la vista su un ampio panorama sulla parete del monte Corma e sui contrafforti rocciosi del Pietravecchia. Affacciandosi
sulle pareti a strapiombo può capitare di ammirare i corvi giocare con il vento e le correnti ascensionali, balzando su dai burroni ad ali spalancate, a coppie e in gruppi. Allo
stesso modo si scorge il volo dell’aquila reale o del biancone che osservano dall’alto
e con vista acutissima il via vai delle loro piccole prede nascoste nel bosco e sui prati.
La mulattiera panoramica costeggia quindi le prime bastionate di calcari nummulitici
del Pietravecchia, il 2000 più meridionale delle Alpi. Questo è un tratto ardito e verti-
Gola dell’Incisa (2,15 h /1680 m)
posto sul confine di stato. Al di là ci si affaccia sulla val Roia e ci si ricongiunge con
il tracciato principale dell’Alta Via , che transita sull’opposto versante francese (il
sentiero degli Alpini costituisce una variante al percorso).
L’itinerario proposto, tuttavia, rimane sotto la sella proseguendo sul versante italiano
del monte Toraggio lungo un sentiero esposto, intagliato nella roccia, eseguito tra il
1936 e il 1938 per consentire ai soldati e ai muli di spostarsi in questi ambienti impervi.
La mulattiera supera il crinale orientale del Toraggio e perde quota fino a congiungersi a quota 1660 con l’Alta Via dei Monti Liguri, che scende tra i prati del Toraggio
in direzione della Gola del Corvo, del monte Lega e del rifugio Muratone. Si prosegue verso sud-ovest tagliando quasi in piano un pendio roccioso piuttosto ripido e
spettacolare. La vegetazione è rada, il sentiero è sottile ma pianeggiante e aereo, è
davvero un bel camminare, sia col sole che abbaglia il paesaggio circostante di rocce e valli boscose, sia con la nebbia che sale dal basso nascondendo e stingendo il
mondo intorno. Si raggiunge così il sottile e caratteristico taglio della
Il percorso di discesa Melosa-Buggio
E’ una lunga discesa di 8 km che dal Rifugio Allavena (1540 m) scende il pendio a bosco di conifere sino al lago di Tenarda (1330 m), un bacino d’origine artificiale ma molto suggestivo che si inserisce benissimo nel circostante paesaggio montano; da qui si continua nei boschi per un sentiero
segnalato sino a raggiungere il piccolo Santuario della Madonna di Lausegno (722 m); scendendo
su strada sterrata e poi su una bella mulattiera lastricata si raggiunge Buggio (445 m). Da qui è possibile con il bus scendere a Pigna e quindi sulla costa verso Ventimiglia. Per informazioni aggiornate e dettagliate sugli orari delle corse si consultino i siti
www.rivieratrasporti.it e
www.orariotrasporti.regione.liguria.it (oppure si veda pag. 11 di questa guida)
In alto: il Sentiero degli Alpini. Sopra: un esemplare di Lilium Pomponium. A fianco: Buggio.
36
37
Gola del Corvo (3h 45’ / 1403 m)
posto sulla cresta di confine; affacciandosi al di là dello stretto incavo roccioso si
sviluppa la val Roia, nascosta dagli alberi circostanti.
Dal Corvo il sentiero continua, in analogia con il tratto precedente, rimanendo sul versante della val Nervia; voltandosi indietro si godono begli scorci sul monte Toraggio.
Si raggiunge quindi un incrocio presso una cisterna militare da cui si diparte la strada che sale al monte Lega (1556 m) con le sue batterie militari in caverna (quat-
Sopra: Passo del Corvo. Sotto:Panorama sui boschi di Gouta.
tro postazioni di cannoni da 75/27, due casematte per mitragliatrice, ricoveri per
la truppa, locali logistici e deposito munizioni, un aereo osservatorio verso la val
Roia). Mantenendo la pista che scende a sinistra si ammirano i folti boschi di Gouta e si arriva velocemente al rifugio Muratone (1180 m) ricavato dalla ristrutturazio-
38
L’ambiente rupestre
Le pendici che dal monte Pietravecchia scendono verso la Colla Melosa (ma anche l’intero maestoso versante orientale del crinale di Piancavallo, le azzure pareti verticali di Loreto e altre ancora
nella provincia di Imperia) costituiscono un magnifico ambiente naturale rupestre fatto di pietraie e
pareti rocciose spettacolari e panoramiche, in cui la vegetazione è scarsa se non del tutto assente,
esse possono sembrare inospitali per la fauna. In realtà questi luoghi ricchi di anfratti, cavità, fratture, asperità offrono ottime occasioni di nidificazione e permettono l’insediamento e la vita di alcune specie di erbe e fiori particolarmente adattabili. Gracchi, corvi imperiali, rondoni maggiori e
picchi muraioli si trovano a loro agio su queste pareti rocciose, condivise con alcuni rapaci quali
l’aquila reale, il gheppio, il falco pellegrino e il gufo reale.
Tra i mammiferi è ben nota l’abilità dei camosci nel saltare agilmente su e giù per i dirupi dei versanti verticali.
Le piante trovano un ambiente dal suolo povero e arido dove l’acqua è fornita solo dall’umidità atmosferica, fortemente riscaldato dal sole di giorno e assai freddo di notte: poche specie resistono
in queste condizioni: per lo più erbe di piccole dimensioni, dai fiori però bellissimi e colorati. Vi
si trovano erbe mediterranee risalite in quota come il timo e l’euforbia spinosa, specie artico-alpine scese verso il Mediterraneo quali la sassifraga meridionale (Saxifraga lingulata) dai fiori bianchi.
Numerosi sono gli endemismi di queste zone rupestri calcaree liguri-provenzali, come l’aquilegia
di Bertoloni (Aquilegia bertolonii) coi fiori blu-violetto, il raponzolo (Phyteuma cordatum) dai fiori
azzurro pallido, la primula impolverata (Primula marginata) coi fiori azzurro violetti.
ne di un’ex caserma, spazioso e accogliente, circondato da grandi alberi ombrosi. La strada prosegue ampia e
riposante sino al Passo Muratone (1157 m), sella boscosa sul crinale di confine, già importante punto di valico
fra Pigna in val Nervia e Saorgio-Saorge in val Roia; nel
Medioevo i pastori di Briga vi transitavano per scendere a svernare al mare.
Da qui la strada prosegue larga e quasi piana attraverso
un bellissimo bosco di conifere alte e silenti sino alla
Colla Scarassan (1224 m). Qui si abbandona momentaneamente l’Alta Via (la si riprenderà il giorno dopo) per
percorrere la strada che continua a sinistra per due km
circa sino all’accogliente
Ristorante Gola di Gouta (5 h / 1212 m)
Ristorante
Gola di Gouta
e rifugio Muratone
Ristorante Gola Gouta
Ristorante con camere,
loc. Passo Gouta,
e Rifugio Muratone,
loc. Passo Muratone,
comune di Pigna,
tel 335 539 3560,
0184 241 068.
Il Ristorante Gola Gouta gestisce anche il rifugio Muratone, da cui dista circa
40 minuti a piedi; propone
un’ottima cucina del territorio e mette a disposizione circa 40 posti letto fra le
camere adiacenti al ristorante e quelle nel rifugio; quest’ultimo, che è di proprietà del Comune di Pigna (tel
0184 241 016), è fornito di
riscaldamento, acqua potabile interna, illuminazione
con gruppo elettrogeno, riscaldamento a termosifoni,
uso cucina e 40 posti a tavola.
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Dalla Gola di Gouta a Pigna
R. Corvo
R. Corvo
Passo Muratone
Passo Muratone
1158
1158
PARCO ALPI LIGURIPARCO ALPI LIGURI
M. Arpette M. Arpette
1611
1611
Marellae
Gola di GoutaGola di Gouta
1212
1212
RISTORANTE RISTORANTE
GOLA DI GOUTA
GOLA DI GOUTA
Triora
Marellae
Fontana Draghi
Fontana Draghi

PIGNA

i
uz
Ba
R.
i
uz
Ba
R.
PARCO ALPI LIGURIPARCO ALPI LIGURI
Testa d’Alpe Testa d’Alpe
Pau’
M. Alto
1269
T. B
arb
Colla Sgora Colla Sgoraaira
874
874

M.Terca
1070
T. B
arb
air
a
ricettive
 Strutture
non convenzionate
ROCCHETTA NERVINA
ROCCHETTA NERVINA
M. Abellio
1014
Ventimiglia
Bivio per Testa d’Alpe 1487 m
Calla Pegaroile 1326 m
Fontana Povera 1180 m
ROCCHETTA NERVINA 235 m
GOLA DI GOUTA
1212 m
CastelvittorioCastelvittorio
M. Alto
1269
Pau’
Fontana Povera
Fontana Povera M.Terca
1070
M. Abellio
1014
PIGNA
5° giorno: dalla Gola di Gouta a Rocchetta Nervina
Difficoltà
Periodo consigliato
Durata del Percorso
Caratteristiche
Escursionisti esperti (EE)
Da evitare i mesi invernali con la neve
5 h circa
Percorso di interesse botanico e storico-militare
5° giorno (bis): dalla Gola di Gouta a Pigna
3 ,5 Km
40
9 Km
18 Km
12,5 Km
Difficoltà
Periodo consigliato
Durata del Percorso
Caratteristiche
Escursionisti medi (E)
Da evitare i mesi invernali con la neve
2 h circa
Percorso naturalistico-artistico
41
Il Bosco di abete bianco
Sopra e sotto:panorama dalla Gola di Gouta. A fianco: esemplari di abete bianco.
5° giorno:
dalla Gola di Gouta a Rocchetta Nervina
Un tappa per gli escursionisti esperti ed allenati: ritorno a Scarassan e prosecuzione in
direzione sud-ovest lungo l’AVML sino a Testa d’Alpe / M. Forquin per affrontare la scoperta della porzione più meridionale del Parco delle Alpi Liguri e scendere in giornata
a Rocchetta Nervina, dove è possibile un comodo pernotto.
Ritornati alla Colla Scarassan ci si reimmette sull’Alta Via (tappa n°3) dirigendosi verso
ovest lungo la larga strada sterrata che sale dolcemente nel bosco misto ricco di alberi
di diverse dimensioni e di un piacevole sottobosco, non troppo fitto.
La strada prosegue con vari saliscendi lungo il confine di Stato, ora lungo il crinale val
Barbaira-val Roia, ora lungo il versante della val Barbaira. Si attraversano radure pianeggianti ed erbose - piacevole quella della Colla Pegairole (1326 m) - dove pascolano bradi i cavalli e fioriscono decine di specie selvatiche; si costeggiano macchie di
alti abeti bianchi e rossi, si oltrepassano rare cascine isolate. Si entra poi nella Foresta Demaniale Testa d’Alpe/Forêt Domaniale Tête d’Alpe” che tutela la vasta e pregiata area boschiva a prevalenza di abeti che ricopre la testata della val Barbaira sino alla cima del Monte Arpette (1611 m), oggi in territorio francese, che si affaccia sulla val
Roia e la sottostante cittadina di Breil-sur-Roia. La strada sterrata (e l’Alta Via) attraversa la foresta con tornanti e curve, valica piccoli rii e funge da confine di Stato. Si arriva a uno spiazzo da cui si diparte in salita una sterrata (da tralasciare) diretta alla Testa
d’Alpe; proseguendo in direzione sud si oltrepassano costruzioni militari in abbandono
e si raggiunge un tornante con un cippo di confine: non si prenda la strada che scende
in Italia ma si prosegua verso destra, passando in prossimità della Fontana dei Draghi
(1470 m circa). Il sentiero prosegue a mezza costa, sempre segnando il confine di stato, in generale lieve discesa fra prati sassosi, alberi isolati e boscaglia rada. Nelle giornate soleggiate il panorama è ampio e suggestivo, si ammirano il Balcone e la Cima di
Ricettività a Rocchetta Nervina
Albergo Ristorante
Lago Bin
regione Morga,
Tel. 0184 207 108
www.lagobin.com
Agriturismo Le Morghe
regione Morga,
Tel. 0184 207 110,
www.lemorghe.it
42
B&B L’Antica Macina
reg. Ciambeirè,
Tel. 0184 207 826,
Cell. 347 480 8488
www.anticamacinabb.it
B&B Nonno Milò,
viale Umberto I 10,
Tel. 0184 207 905,
www.nonno-milo-com
Ristorante
Rio Barbaira
viale Rimembranze 4,
Tel. 0184 207 936
Ristorante
Gentile
chez Roberto
viale Rimembranze 17,
Tel. 0184 207 938
Il sistema Gouta-Testa d’Alpe-Val Barbaria (Sito di Importanza Comunitaria) è vasto 1460 ettari e
comprende l’alta valle del torrente Barbaira, affluente di destra del torrente Nervia, al confine con
la Francia, dai 750 ai 1470 metri di quota. Geologicamente siamo su flysch calcareo-arenaceomarnosi con rari affioramenti di calcari marnosi e di calcari nummulitici. Il sito ospita la Foresta
Demaniale Testa d’Alpe, di 140 ettari, a prevalenza di abete bianco (Abies alba), pino silvestre e
acero di monte, che si estende anche al di là del confine francese, lungo il crinale con la val Roia,
nella Fôret Domaniale Tête d’Alpe. Questo è l’unico vero bosco di abeti bianchi della Liguria, uno
dei più bei boschi della regione, ancor più interessante per la vicinanza al mare e il contatto con
la flora mediterranea. L’abete bianco è una conifera elegante e maestosa, che può raggiungere i 50
metri d’altezza e i 3 metri di circonferenza; si distingue dalle altre conifere per il portamento slanciato ed eretto tipico degli abeti e dagli altri abeti per le due linee bianche presenti sul lato inferiore
degli aghi, linee bianche che sono la causa del suo nome. Nel sito vi sono anche praterie ricche di
orchidee, formazioni rupestri delle pareti calcaree, lembi di bosco ripario. Il sito ospita alcuni endemismi vegetali e specie protette tra cui la campanula di Savona (Campanula sabatia) e il giglio
a fiocco (Lilium pomponium); qui c’è l’unica stazione italiana di ginestra di Spagna minore (Genista hispanica). Nella fauna si trovano specie alpine al limite meridionale del loro areale come la civetta capogrosso (Aegolius funereus), la lepre bianca (Lepus timidus) e la martora (Martes martes),
e specie indicatrici di buona qualità ambientale (arvicola delle nevi Microtus nivalis e il rarissimo
gatto selvatico Felis silvestris); vi nidificano il gufo reale (Bubo bubo), e il picchio nero (Dryocopos
martius). Abbondanti i caprioli (Capreolus capreolus) e gli scoiattoli (Sciurus vulgaris). Il punto visita del sito è presso il Ristorante Passo Gouta alla Gola di Gouta.
Marta, i monti Pietravecchia, Toraggio, Ceppo e Bignone; occorre però fare attenzione
e scegliere bene le giornate: in caso di nebbia è facile smarrirsi.
Talvolta la mulattiera si fa meno evidente, rovinata dalla tracce del bestiame al pascolo, ma la segnaletica sui diritti e i divieti di caccia scritti in italiano (a sinistra) e in francese (a destra) rendono chiaro il percorso da seguire.
Si raggiunge un cartello che segnala la salita al Monte Forquin con le sue postazioni
militari e ci si immette in una sterrata che scende nel bosco verso sud, sempre segnando il confine di stato. Si incontra così la modesta Fontana Povera (1180 circa) con la
sua piccola cisterna. Poco oltre si prende a sinistra il sentiero in discesa che conduce
a un gruppo di edifici (ex caserme) tra cui il rifugio Paù (chiuso).
Si scende sulla sottostante strada SP 69 che si percorre verso destra per poche decine
di metri sino a ritrovare la prosecuzione del sentiero di discesa verso il fondo valle. Si
continua a scendere nella valletta boscosa e disabitata sino a raggiungere un piccolo
ponte che attraversa il torrente Barbaira; passati sul versante sinistro si prosegue lungo il sentiero a sbalzo con una magnifica vista sul torrente sottostante, che per la morfologia della sua stretta e ripida valle è apprezzato e frequentato dagli appassionati di
canyoning; si giunge infine a Rocchetta Nervina, dove è possibile pernottare.
43
Itinerario alternativo: da Gouta a Pigna
Gola di Gouta.
Uscendo dal Ristorante Gola di Gouta si deve ripercorrere la comoda sterrata già fatta il giorno precedente sino al Passo Muratone (1157 m); da qui si imbocca in discesa il sentiero che segue l’andamento dell’incassata valle del rio Muratone sino all’ardito ponte in pietra di Bausson (620 m).
Si prosegue quindi lungo la pista campestre tra boschetti e piccole radure in parte coltivate raggiungendo il santuario barocco della Madonna di Passoscio (615 m), ricco di ex voto; indi si segue il ripido sentiero segnalato che discende il versante olivetato sino a Pigna (245 m), dopo circa 7 km di cammino.
È possibile usufruire del servizio “verdazzurro” oppure prendere il bus di Riviera Trasporti che collega Pigna alla stazione ferroviaria di Ventimiglia. Per informazioni aggiornate e dettagliate sugli
orari delle corse si consulti il sito www.orariotrasporti.regione.liguria.it
L’Alta Via
in Val Nervia
Gola di Gouta.
44
Itinerario
2
L’Alta Via in Val Nervia
Cima Tramontina
552
Dolceacqua
r
T. Ne
F. R
oja
Questo percorso copre circa 10 chilometri lungo un dislivello che, dai 5 metri sul mare del capolinea di partenza, tocca un massimo di 510 metri. Considerando che siamo
all’estremo limite occidentale della Liguria e dell’Italia e che quindi può richiedere del
tempo per essere raggiunto da chi proviene dal resto della nazione, l’itinerario proposto prevede almeno un pernottamento iniziale; ma suggeriamo di metterne in conto
due, sì da poter dedicare un po’ di tempo alla visita più attenta del territorio attraversato e di almeno uno dei borghi storici e artistici dell’entroterra.
Se le precedenti proposte durante l’inverno sono a rischio di forte innevamento questo
itinerario è espressamente consigliato come itinerario invernale o comunque di mezza
stagione, perché siamo proprio nella Riviera dei Fiori, trionfo del clima mediterraneo.
In inverno l’aria è asciutta e limpida, intorno al percorso esplode l’esuberanza della vegetazione mediterranea e tropicale che gode del microclima di questo estremo lembo
di Ponente ligure; i fiori prepotentemente gialli delle mimose indorano la campagna
già intorno a Natale ed esplodono nell’acme della loro fioritura per tutto gennaio.
Procedendo verso l’interno si ammirano gli spettacolari calanchi delle Terre Bianche
e i policromi vigneti da cui nasce il Rossese di Dolceacqua DOC, uno dei due grandi
rossi - l’altro è l’Ormeasco di Pornassio - della Liguria.
Trucco
via
La Colla
M. Baraccone
514
Madonna delle Neve
Ciaixe
Bevera
oja
F. R
M. Caria
344
Difficoltà
Periodo consigliato
Durata del Percorso
M. Bellavista
378
Caratteristiche
Camporosso
Escursionisti medi (E)
Tutto l’anno, eccetto i giorni più caldi
3,30 h circa il primo giorno da Ventimiglia alla Colla; 2 h circa il secondo giorno per la discesa a Dolceacqua
Percorso panoramico con punti di interesse geologico, botanico, agricolo, urbanistico-storico
M. delle Fontane
475
Roverino
Chiesa
di San Giacomo
via
T. Ner
Villa Hanbury
Mentone - Nizza
Vallecrosia
Ventimiglia
Savona - Genova
Accesso e punto di partenza
Ciaixe / Madonna della Neve 354 m
Chiesa di San Giacomo 269 m
1,7 Km
46
Dolceacqua 225 m
VENTIMIGLIA 10 m
Cima Tramontina 551 m
La Colla 479 m
4,2 Km
13 Km
10,5 Km
11,7 Km
Come raggiungere Ventimiglia:
In treno: collegata con Genova lungo la linea Genova-Ventimiglia-Francia e con Torino dalla linea
Cuneo-Tende-Ventimiglia; per gli orari delle corse si consulti il sito www.ferroviedellostato.it
In auto: autostrada A10 Genova-Ventimiglia uscendo al casello di Ventimiglia.
Il punto di partenza della prima tappa dell’Alta Via è ubicato nel traffico rumoroso e irrequieto del
centro di Ventimiglia, città di storia, d’arte e di commercio transfrontaliero. Il sottopasso di via San
Secondo (5 m) che si distacca da via Genova (l’Aurelia) alcune centinaia di metri a levante della stazione ferroviaria è segnalato da un grande pannello verticale dove, su una schematica carta
della Liguria, è segnato l’intero percorso dell’Alta Via.
47
1° giorno:
arrivo a Ventimiglia. Si può sfruttare parte della mattinata visitando la città vecchia.
Nel pomeriggio è consigliata una visita ai giardini botanici Hanbury a Mortola (un
bus di Riviera Trasporti collega Ventimiglia con Mortola e Ponte San Luigi ogni ora
circa).
2° giorno:
risalita lungo l’Alta Via sino a un luogo di ricettività - agriturismo o altro - intorno a
Brunetti o alla Cima Tramontina
Si sale subito piuttosto rapidamente lungo una strada asfaltata fra muraglioni, case e
la vista sulla contigua ferrovia. All’imbocco di via Maule si prende a destra in salita,
sempre su asfalto, e si procede sino al pilone del km 1 dove l’asfalto termina e inizia un sentiero scosceso ma bene agibile che sale sulla parete della ripida collina che
sovrasta la città; si procede sul terreno rossiccio fra la macchia rada e voli di uccelli
mentre i palazzi e le vie della Ventimiglia moderna rimangono in basso e il rumore del
Area Protetta Regionale Giardini Botanici Villa Hanbury
traffico si attenua. Si giunge così alla Colla Sgarba (230
m) dove alcune strutture murarie romane si sovrappongono ai resti di un castellaro ligure preistorico. Al picchetto del km 2 si riprende l’asfalto e la pendenza si addolcisce molto: ora si attraversa la sparsa borgata di San
Giacomo, camminando fra villette e giardini su una strada di poco traffico.
Belli gli scorci panoramici verso la Costa Azzurra e il
Principato di Monaco.
Giunti alla
Prima di lasciare Ventimiglia per incamminarsi lungo l’Alta Via, si possono raggiungere, poco distanti, i Giardini botanici Hanbury che occupano un’area di 19 ettari sul capo Mortola. I
Giardini furono fondati da Sir Thomas Hanbury nel 1867 allo scopo di acclimatare piante esotiche provenienti da tutti i continenti. Grazie alla collaborazione di insigni botanici, agronomi
e paesaggisti, per lo più inglesi e tedeschi, venne realizzato un parco grandioso e unico in Europa, sia dal punto di vista botanico con le sue 5800 specie di piante ornamentali, officinali
e da frutto, sia dal punto di vista paesaggistico per l’armonia creatasi tra la villa, gli elementi
ornamentali e le terrazze coltivate. Dal 1939 i Giardini sono di proprietà dello Stato Italiano
e nel 2000 sono diventati area protetta regionale sotto la gestione dell’Università di Genova.
Oggi le specie vegetali presenti sono circa 2000 e comprendono i generi acacia, agave, brugmansia, cistus, citrus, eucalyptus, passiflora, rosa, salvia e le famiglie bignoniaceae e myrtaceae. I percorsi discendono la collina verso Capo Mortola e la visita si svolge lungo un percorso scenografico che passa attraverso la Foresta Australiana, le aree delle piante succulente,
il Giardino dei Profumi, i Giardinetti con antiche varietà di rose e di peonie, il Frutteto Esotico, gli Agrumeti. Sotto la superficie dello specchio di mare prospiciente è presente un’estesa
prateria di posidonia oceanica, habitat prioritario dell’Unione Europea.
Area Protetta Regionale Giardini Botanici Hanbury (comune di Ventimiglia)
Gestita dall’Università di Genova - Centro Servizi Universitari Giardini Botanici Hanbury,
Corso Montecarlo 43, Mortola, Ventimiglia
Punti di informazione: Tel. 0184 22661 - Fax 0184 226632
e-mail: [email protected], www.giardinihanbury.com
48
Chiesa di San Giacomo (1h / 269 m)
cappella votiva del XVIII secolo, si continua su asfalto
in via Montefontane, sempre all’interno dello stesso nucleo abitato sparso. Dove terminano l’asfalto e le villette
si procede sul sentiero che corre grosso modo sul crinale fra la val Roia, a ovest, e la val Nervia, a est. Camminando si affianca un campo coltivato a peperoncini che
nella giusta stagione (ad esempio in gennaio) è magnificamente colorato dai frutti gialli e rossi della vivace spezia. Fra panorami sulla val Roia, cascine e villette, olivi e
vigneti, pinete e macchia mediterranea rada si aggira da
ovest il monte delle Fontane sino a incrociare dapprima
una stalla nei prati, intorno alla quale pascolano le mucche, indi la strada che scende a Roverino in val Roia. Infine la chiesetta della
Madonna della Neve (2,15 h / 354 m)
cappella del XV secolo in località Ciaixe, in un ambiente
di olivi e case sparse. Procedendo verso monte fra campi, boscaglie e tratti di bosco più fitto e ripido si aggira il
monte Baraccone, lanciando un’occhiata sulla sottostante val Nervia con il centro storico di Camporosso e attraverso un sentiero un po’ dissestato, talvolta fangoso, a
Agriturismi
sul crinale AVML
tra Camporosso
e Dolceacqua
Agriturismo Rifugio
Alta Via
strada SP69, Dolceacqua
Tel. 0184 206 754,
Cell. 348 223 0847
Azienda Agricola
Terre Bianche
località Arcagna-Colla,
Dolceacqua
Tel. 0184 31 426,
www.terrebianche.com
Agriturismo Cà de’ Farò,
fraz. Brunetti, Camporosso,
tel 0184 31 237
Agriturismo Il Bausco
fraz. Brunetti, Camporosso,
Tel. 0184 206 013
www.ilbausco.com
Sopra:
la chiesa di San Giacomo.
Nella Pagina a fianco:
i lussureggianti giardini
di Villa Hanbury
49
tratti ripido, si raggiungono le magnifiche Terre Bianche (269 m) coi loro azzurri-candidi, verticali calanchi argillosi modellati dall’erosione, sui quali torreggiano, in apparente bilico incerto, alti pini e bassi cespugli. Intorno lembi di vigne, la pineta, la cresta del monte Grammondo in secondo piano.
Ora il sentiero si fa meno ripido e offre viste sul piccolo nucleo antico di Brunetti, sul
versante della val Roia e sui vigneti affacciati sulla val Nervia, dominata dal nucleo
medievale di Dolceacqua col suo ponte sottile e il suo castello imponente. Superando
un serbatoio dell’acquedotto di Camporosso, tratti di asfalto, l’incrocio con la strada
che scende a Verrandi in val Roia, un bunker ex-militare e tratti di sentiero un po’ intralciato da rovi e spini, si arriva infine alle sparse case della
Colla (3,30 h / 479 m)
che funge da terminale della prima tappa dell’Alta Via. Ci si può fermare a pernottare in uno degli agriturismi che aprono le loro porte e offrono i loro prodotti in questa
zona di basse colline fra Roia e Nervia. I più vicini si trovano in località Brunetti, piccola frazione di Camporosso posta sul versante della val Roia poco a ridosso del crinale, e in località Arcagna (lato valle Nervia). Entrambe si raggiungono prima di arrivare al terminale di tappa di La Colla. Più a nord, proseguendo lungo l’Alta Via per
pochissimi chilometri dal terminale di La Colla, poco sotto la strada provinciale N°69
si trova il rifugio “Alta Via”
50
Il collegamento col 1° itinerario
Chi volesse proseguire a monte della Colla lungo la seconda tappa dell’Alta Via salirà fino alla Cima Tramontina (551 m). Poi, oltrepassando un quadrivio con la segnalazione poco visibile in caso
di nebbia e infine proseguendo verso nord seguendo quasi fedelmente il crinale Roia-Nervia intorno alla cima del Monte Erisetta, in un paesaggio che sia fa via via più montano. La macchia assume colori cupi, le rocce intorno al sentiero si coprono di licheni, lo sguardo spazia verso nord sino
ai paesi dell’alta val Nervia: Apricale, Perinaldo, Baiardo, mentre l’orizzonte è chiuso dalle austere cime dei monti Bignone, Ceppo, Frontè e Toraggio; vi sono punti in cui, specie col cielo nuvoloso e le vette più lontane imbiancate di neve, il paesaggio ricorda certi scorci delle Montagne Rocciose canadesi.
Con poca fatica si arriva al Passo del Cane (596 m) dove si incontra la strada sterrata ex militare SP
69. Si continua a salire in lieve pendenza la sterrata, con belle viste sulla val Barbaira e Rocchetta
Nervina, passando accanto alla piccola ma arcigna vetta del Monte Abellio (1014 m) protetta da
pareti a strapiombo, che fu sede di un castellaro preromano e di un castello medievale distrutto nel
XIII secolo e di cui restano muri e una cisterna. Strada facendo si incrocia il Sentiero Balcone Mediterraneo, col duplice bivio: un sentiero scende a levante verso Rocchetta Nervina, un altro, poco
più a monte, a ponente verso la Bassa d’Abellio e Airole.
Si raggiunge quindi la Colla dei Saviglioni dove si incrocia il sentiero - parte dell’itinerario europeo E7 - che scende ad Airole.
Proseguendo lungo la strada sterrata si raggiunge la deviazione a sinistra che sale brevissima all’erbosa e aperta Colla Sgora (1063 m) da cui l’Alta Via prosegue verso nord nella vegetazione lungo
una straduzza sconnessa che funge da confine di Stato sino a raggiungere la Fontana Povera, (1180
m circa) e congiungendosi col 1° itinerario descritto.
51
Dolceacqua
3° giorno:
discesa a Dolceacqua, visita del paese e ritorno con linea pubblica sulla costa
La macchia mediterranea e i coltivi
Dal punto di pernotto a nord o a sud si percorre il sentiero sullo spartiacque per un
breve tratto (seconda tappa dell’AVML) fra arbusti, vigneti, frulli d’uccelli puntando alle antenne della Cima Tramontina (551 m), sino al punto di innesto della traccia (non
sempre così evidente in caso di nebbia) che scende velocemente il versante boscato sino a raggiungere, attraversandola, la S.P. 69 e scendendo giù in direzione di Dolceacqua tra campi parzialmente coltivati. Al nuovo incrocio con la viabilità asfaltata
si imbocca una bella mulattiera selciata tra ombrosi oliveti che arriva sino alla cappella di S. Bernardo, del XV secolo, con affreschi del Maccari. Si sbuca infine dopo circa
due ore di cammino a Dolceacqua, con i suoi vicoli coperti e l’inconfondibile profumo del Rossese proveniente dalle cantine. Sulla piazza principale, sulla quale si affacciano negozi di alimentari, bar, ristoranti vi è la fermata della corriera per Ventimiglia.
Per gli orari consultare il sito
www.orariotrasporti.regione.liguria.it
Dove l’Alta Via incontra la chiesetta della Madonna della Neve, sopra Camporosso, il paesaggio
alterna rade pinete a Pinus pinaster, pino d’Aleppo e roverella con la macchia mediterranea che,
nei terreni più degradati, diventa gariga. La macchia è la formazione vegetale termofila tipica delle
colline del primo entroterra là dove non esiste più la pineta ed è costituita prevalentemente da arbusti quali rosmarino, lentisco (che può diventare un alberello), ginestra spinosa e ginestra di Spagna, ginepro, che formano una copertura del terreno non alta ma piuttosto fitta e densa. La gariga è rada, formata da cespugli sempreverdi bassi e discontinui quali il timo, la lavanda selvatica, il
profumato elicriso, la ruta.
Sono ambienti favorevoli a molte specie di piccoli vertebrati, rettili e insetti ma non mancano le
tracce di fauna selvatica quale i tassi, le volpi, le faine Questi ambienti termofili sono apprezzati
anche da molte specie di uccelli che prediligono lo strato arbustivo della vegetazione, i terreni coltivati e gli ex coltivi abbandonati: upupa, verdone, cardellino, gazza, il vivace occhiocotto, alcuni
migratori quali i rondoni e i loro “cugini” balestrucci, l’assiolo - che è il più piccolo rapace notturno - e in inverno l’albanella reale in cerca di piccoli roditori e passeracei. Il sito di visita di questa
tappa dell’Ecomuseo della Biodiversità è in comune di Camporosso, presso gli ex coltivi, ora abbandonati, di Case Rizzo.
52
53
Le tappe imperiesi dell’Alta Via non des critte nella Guida
Tappa n. 8: Colle di Nava - Passo di Prale
Tappa n. 9: Passo di Prale - Colle San Bartolomeo di Ormea
Colle di Nava (934 m) - Colle di San Bernardo d’Armo (1062 m)
Chiesetta di San Bernardo - Bocchino di Semola (1103 m)
Versante sud-est del Bric Castagnino - Passo di Prale (1258 m).
Passo di Prale (1258 m) - Versante sud-est del Monte della Guardia
Colla Bassa (1574 m) - Monte Armetta (1739 m) - Piano del Colle (1481 m)
Colle San Bartolomeo d’Ormea (1439 m).
È una tappa breve che si svolge per lo più su comode strade sterrate fra boschetti e pascoli, con belle vedute panoramiche sul versante marittimo e scorci sulla magnifica
cerchia a picco dell’Alta Val Tanaro. Lasciate alla partenza le possenti fortificazioni di
Nava (Forte Centrale e Bellerasco), a metà del percorso s’incontra l’isolata Cappella di
San Bernardo d’Armo, immersa in un ameno paesaggio di prati e boschi. L’originario
edificio seicentesco è stato sostituito con uno più nuovo, costruito nel 1947. Il passo
di Prale è sul confine col Piemonte; qui si incrocia la strada provinciale che scende
verso sud in val Pennavaira (Caprauna e Alto in provincia di Cuneo), indi entra in provincia di Savona diretta ad Albenga; verso nord la strada scende a Cantarana (frazione
di Ormea-CN) immettendosi nella SS 28 del Colle di Nava.
Raccordo con il sentiero Armo - Bocchino di Semola (raccordo n. 12).
Ad Armo si parte dalla borgata sommitale di Grenzolini lungo l’antica mulattiera che
sale tagliando in più punti la strada carrabile, inizialmente asfaltata e poi sterrata, che
sale a San Bernardo d’Armo. Raggiunta la sterrata all’altezza di Case Marise, dove
possiamo ammirare un magnifico castagneto disteso in un ampio pianoro, la si segue
per poche centinaia di metri, imboccando quindi a destra il sentiero segnalato che risale dolcemente sino alla stretta sella chiamata Bocchino di Semola. Borgata Grenzolini (665 m) - Case Marise (878 m) - Bocchino di Semola ( 1150 m). Lunghezza: 1 Km
da borgata Grenzolini a Case Marise; 2,3 km da Case Marise a Bocchino di Semola.
Mezzi pubblici: Corriera da Imperia a Pieve di Teco (autolinee Viani) e da Pieve di Teco ad Armo (autolinee Riviera Trasporti).
Cappella di San Bernardo di Armo
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Si sale nel bosco il versante sino alla Colla Bassa e si prosegue su un ampio crinale
panoramico scavalcando il monte Armetta (1739 m), gigantesco dorso d’erba e rocce che offre notevoli panorami. Si tratta di una montagna massiccia, a forma di dorso,
che sorge sullo spartiacque principale delle Alpi Liguri tra la Val Tanaro e la Val Pennavaira. A differenza del Monte Galero che si trova al confine tra Liguria e Piemonte,
l’Armetta è compreso per intero in territorio piemontese; qui, infatti, il confine tra le
due regioni non coincide con lo spartiacque principale, ma scende per alcuni chilometri verso il mare lungo la Val Pennavaira, includendo nella provincia di Cuneo i comuni di Alto e Caprauna. I versanti ovest e nord della montagna precipitano sulla Val
Tanaro con fianchi ripidi e tormentati, con balze rocciose alternate a boschi intricati. Il
versante marittimo, invece, scende più dolcemente verso la Val Pennavaira con pendii
erbosi costellati di rocce e fiori. Dalla sommità dell’Armetta si ha una splendida vista
sul borgo d’Ormea e sul soprastante Pizzo d’Ormea. In cima alla montagna crescono
le stelle alpine: una presenza inconsueta a così poca distanza dal mare. L’itinerario si
sviluppa su esili sentieri, senza difficoltà quando la visibilità è buona; quando invece
arriva la nebbia, abbastanza frequente su questa montagna, si possono avere seri problemi d’orientamento. La tappa è caratterizzata dalla salita sull’imponente Monte Armetta. Sul Colle San Bartolomeo si incrocia una strada sterrata che in qualche chilometro con ampie curve scende verso sud ad Alto (CN) in val Pennavaira e a nordovest
in val Tanaro verso Ormea (CN).
Raccordo con il sentiero Caprauna - Colla di Caprauna (raccordo n. 13)- Caprauna (borgata Poggio 990 m) - Case Arma (1340 m) - Colla di Caprauna (1450 m). Lunghezza: 1,8
km da Caprauna a Case Arma; 1 km da Case Arma a Colla di Caprauna. Totale 2,8 km.
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Percorsi accessibili
Nell’ambito del Progetto d’iniziativa regionale Alta Via sono stati realizzati dei percorsi facilitati con lo scopo di rendere accessibili panorami e ambienti montani di grande
pregio anche alle persone più svantaggiate.
Questi percorsi sono adatti a ipovedenti e disabili, a famiglie con bambini e persone anziane con problemi di deambulazione; inoltre sono localizzati in prossimità dei
Centri Alta Via e sono tutti serviti da bus navetta adatti al trasporto dei disabili.
Ciascun percorso accessibile ha una propria scheda che riporta indicazioni utili per
conoscere le caratteristiche del percorso, la tipologia del sentiero, le informazioni su
come raggiungerlo, i servizi e le strutture accessibili.
Per ulteriori info:www.altaviadeimontiliguri.it (vd. percorsi accessibili)
Percorso “Pozzanghi”
Ubicazione: Comune di Pornassio (IM) lungo l’Alta Via dei Monti Liguri, tra il Km. 69
e il Km. 70 (Tappa 7: San Bernardo di Mendatica - Colle di Nava).
Altitudine: 1.110 m. s.l.m.
Tipologia: percorso adatto a persone con disabilità motoria, anziani e famiglie con
bambini; parzialmente attrezzato per ipovedenti.
Lunghezza: circa 500 m. da percorrere andata e ritorno.
Fondo: cementato, adatto a tutti i tipi di carrozzina.
Pendenze: sotto l’ 8%.
Difficoltà: il percorso inizia con una rampetta (pendenza dell’ 8%) lunga circa 90 m.,
poi continua pianeggiante.
Strutture e/o WC accessibili: a circa 3,7 Km, a Case di Nava presso l’albergo-ristorante “Da Lino”.
Note: Il percorso penetra piacevolmente il bosco misto, arioso ed accogliente lungo il
largo sentiero di crinale che si identifica con l’Alta Via e prosegue poi in un contesto
panoramico tipicamente alpino, intervallato qua e là da resti di fortificazioni militari.
Descrizione: dal comodo parcheggio si percorre la rampa (protetta) di risalita e poi si
continua agevolmente sino allo spazio- sosta con tavolo per picnic.
Percorso “San Bernardo”
Ubicazione: Comune di Mendatica (IM), frazione San Bernardo, a lato dell’AVML tra il
Km. 64 e il Km. 65 (tappa 7: San Bernardo di Mendatica - Colle di Nava).
Altitudine: 1.250 m. s.l.m.
Tipologia: percorso per ipovedenti attrezzato con corrimano e pannelli braille; se il
fondo è asciutto è percorribile anche con carrozzina per circa 900 m.
Lunghezza: 1.000 m. da percorrere andata e ritorno.
Fondo: naturale
Pendenze: pressoché pianeggiante per circa 900 m.; rampa con pendenza 10% nella porzione finale.
Parcheggio: a inizio percorso, lato strada carrabile.
Come arrivare alla partenza: a partire dalla linea di costa si segue la SS 28 sino al Colle
di Nava (Pornassio) e subito dopo si imbocca la SP 100, proseguendo sino ad incontrare la prima casa del nucleo di San Bernardo di Mendatica, dopo circa 9 Km.
Difficoltà: il percorso può avere qua e là dei piccoli depositi di fogliame e di terriccio
scivolato dal versante. E’ sconsigliabile l’utilizzo immediatamente dopo eventi piovosi
che hanno imbibito il fondo naturale.
Strutture e/o WC accessibili: circa 1 Km. Presso l’Albergo San Bernardo nell’omonima frazione.
56
Note: la larga pista che occasionalmente può essere percorsa da automezzi da lavoro
penetra un’ombrosa faggeta, luogo molto tranquillo. Varie mappe tattili accompagnano la visita, illustrando gli elementi presenti.
Descrizione: lasciata l’auto nel comodo parcheggio adiacente l’ingresso, si imbocca il
tracciato che con andamento regolare raggiunge, dopo la rampetta terminale, il crinale arioso dove é presente un’ampia area di sosta e per picnic
Percorso “Melosa”
Ubicazione: Comune di Pigna, località Colle Melosa, lungo il sentiero di arroccamento Buggio - Melosa - Monte Grai (tappa 5: Sella d’Agnaira - Sella della Valletta (Rif. San
Remo).
Altitudine: 1.542 m. s.l.m.
Tipologia: percorso adatto a persone con disabilità motorie, anziani e famiglie con
bambini, anche attrezzato con corrimano in legno per la fruizione di ipovedenti.
Lunghezza: 400 m. (da percorrere andata e ritorno).
Fondo: naturale, su sottofondo drenato e stabilizzato.
Pendenze: pressoché pianeggiante.
Parcheggio: a inizio percorso, lato strada.
Come arrivare alla partenza: a partire dalla linea di costa si percorre per 20 Km. La Val
Nervia sino a Pigna, poco oltre a sinistra sulla SP n. 67 che dopo 6 Km. sempre su asfalto, porta a Colle Melosa, all’altezza del Rifugio CAI Allavena.
Difficoltà: nessuna.
Strutture e/o WC accessibili: In un edificio vicino è stato attrezzato un servizio WC
(chiavi c/o Rifugio Allavena); al momento l’accesso é con breve tratto su fondo terroso
piuttosto disagevole (da migliorare).
Note:il percorso si sviluppa sul versante SE del Monte Corna, lungo la pista (usata d’inverno per lo sci di fondo) che penetra l’arioso e profumato bosco di conifere, al centro
del Parco delle Alpi Liguri.
Descrizione: Lasciata l’auto negli spazi a bordo strada, si imbocca agevolmente la pista
segnalata; al termine è presente uno slargo con tavolo da picnic.
Visite guidate:
Con accompagnatori GAE - Guide Ambientali ed Escursionistiche della Liguria
Le Guide Ambientali escursionistiche sono professionisti che accompagnano
in sicurezza singole persone o gruppi su tutto il territorio ligure, illustrandone gli aspetti naturalistici, antropici e culturali.
L’ attività richiede un esame e il rilascio di un patentino valido in ambito provinciale.
Nel 1992 è stata costituita l’AIGAE (Associazione Italiana Guide Ambientali
Escursionistiche) a cui fanno riferimento le Guide Ambientali Escursionistiche nonché gli operatori del settore ecoturismo e divulgazione ambientale.
Per informazioni www.aigae.org e [email protected].
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Prodotti del territorio
Vigneti
a Pornassio
Il vino di Napoleone
Il Rossese di Dolceacqua DOC è uno dei grandi rossi di Liguria: un vino dal colore rubino tendente col tempo al granata, sapore intenso e variabile da bottiglia a bottiglia, retrogusto asciutto e corposo. Adatto all’invecchiamento, dopo 4 o 5 anni accompagna meravigliosamente i piatti di cacciagione. Un vino apprezzato nei secoli,
anche da personaggi illustri, papi e imperatori. Napoleone compreso che - pare - propose ai dusaighini di ribattezzarlo col suo nome, proposta orgogliosamente e fermamente respinta...
I fagioli di Pigna
Bianchi e quasi tondi: sono i fagioli delle Alpi Liguri, che vengono ancora coltivati a
Pigna in alta val Nervia, a Badalucco nella media valle Argentina e a Conio nell’alta
valle del Maro; sono tutelati da un Presidio Slow Food e il marchio “Fagiolo Bianco
di Pigna” riunisce una ventina di produttori sparsi fra Pigna, Buggio, Isolabona, Ventimiglia e Castelvittorio. Hanno seme piccolo di color bianco o bianco-nocciola, gusto delicato ma saporito; a Pigna si accompagnano molto bene alla capra (Crava co-i
faxeui) e al minestrone.
Il Brusso, la Toma, la Sola
Sui monti a cavallo delle alte valli liguri, piemontesi e francesi pascola la “pecora brigasca”, che prende il nome dal paese francese di La Brigue (fino al 1947 era il piemontese Briga Marittima) incastonato nell’alta val Roia. La pecora brigasca è una
razza ovina rustica e forte, bene adattata al clima rigido della montagna, di taglia medio-grande e dall’accentuato profilo montonino.
Erano ben 60.000 le pecore allevate all’inizio del XX secolo, ma oggi ne restano circa 800 nella val Roia francese e 1800 in Liguria, che trascorrono circa otto mesi in alpeggio nelle alte valli Arroscia e Argentina e svernano presso la costa. La pecora brigasca si alleva per la carne dei suoi agnelli e per il latte, da cui si producono ottimi
formaggi (Toma, Sola, Brusso).
La Sola, o Sora, è un formaggio semistagionato di forma piatta come una suola - da
qui il nome - ha pasta morbida e bianca, è saporito ma delicato, ottimo col pane o
appena condito d’olio.
Il Brusso è una ricotta di pecora fermentata di consistenza cremosa, color bianco-grigiastro, dal sapore piccante e particolare, che risulta squisito per alcuni ma alquanto
difficile per altri palati; è molto nutriente e si può spalmare sul pane o usare per la torta di Brusso (coi pomodori) o ancora per condire la pasta sciancà.
Se questi formaggi sono prodotti secondo l’apposito disciplinare, sono tutelati e garantiti dal Presidio Slow Food della Toma di pecora brigasca. Oggi sono solo due i pastori che producono tome, sore e brusso col latte di pecora brigasca secondo il disciplinare Slow Food; in estate e nel primo autunno li si trova all’alpeggio nei verticali
pascoli sotto il monte Saccarello e lungo i dolci pendii del colle di Nava, in inverno
stanno “in bandia” sulle colline di Sanremo e nella piana di Albenga.
Cucina bianca, cucina dei pastori
Col latte delle mucche che pascolano alla Margheria dei Boschi, al Pian del Latte, intorno al monte Frontè e in altri alti pascoli della regione si produce il formaggio di
malga, che è il tipico formaggio d’alpeggio a pasta dura, variamente stagionato; tra i
formaggi di malga c’è la Toma di Mendatica, di latte vaccino o misto vaccino-ovino,
più o meno stagionato, gustoso e saporito; si accompagna bene alla frandura, una torta di patate tipica della valle Argentina. Frandura e tome entrano a pieno titolo nella
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“cucina bianca” delle Alpi Liguri, la cucina dei pastori di montagna, detta “bianca”
perché i suoi ingredienti sono tutti chiari: cereali, latte, formaggi e burro, patate, fagioli, rape, porri, aglio…
Grande, scuro, saporito pane di Triora
È celebre anche nel mercato della frenetica e internazionale città di Sanremo, il pane di Triora e di Molini di Triora: è un pane casereccio che al semplice colpo d’occhio tradisce le sue origini montane; ha lunga conservabilità, scuro di farina integrale, cotto in grosse pagnotte larghe e tonde, si conserva a lungo; naturalmente è ottimo
col formaggio brusso. Un tempo veniva cotto una volta alla settimana nei forni comuni del paese.
L’Ormeasco, un vino “saraceno”
Quante volte sono passati i Saraceni in queste valli durante l’Alto Medioevo, prima a
saccheggiare e razziare, poi a commerciare? È quindi possibile che il vitigno Ormeasco che propera nei vigneti dell’alta valle Arroscia sia davvero stato introdotto da loro
come vuole una non provata tradizione. L’Ormeasco in realtà è una varietà del più diffuso e famoso Dolcetto piemontese ma qui, sarà per il clima che
gode del duplice apporto dell’aria salmastra del mare e del freddo
della montagna, sarà per l’amore dei viticoltori che lo coltivano,
fatto sta che quel dolcetto saraceno si è trasformato, diventando un’uva in grado di produrre un vino rosso tutto particolare,
saporito e corposo, ottimo accompagnamento ai piatti contadini
della valle Arroscia ma adattissimo anche ad essere sorseggiato
da solo, meditando sulle cose della vita... L’Ormeasco di Pornassio è la più recente tra le otto DOC dei vini liguri: il nome Ormeasco viene dal paese di Ormea, che si trova in Piemonte ma solo
per cinque chilometri; Pornassio è la terra dove l’Ormeasco prospera al meglio, alternandosi agli olivi nel ricoprire le fasce che
da Pieve di Teco salgono verso il colle di Nava. La Confraternità
dell’Ormeasco annovera fra i suoi membri personaggi illustri dell’industria, del commercio e della politica della provincia di Imperia, uniti nella volontà di custodire e valorizzare questo vino antico e giovane.
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Cultura dell’uomo e dell’ambiente
Il villaggio ecologico
La val Bèvera è la più occidentale valle ligure e il confine la taglia in due: l’alta valle è francese, la bassa è italiana. La strada che risale la parte italiana termina a Torri,
frazione di Ventimiglia, dieci km dalla costa, 70 metri di quota, 250 abitanti. Torri risale all’XI secolo e forse era un avamposto militare.
Torri Superiore è appena lì sopra; fondato forse nel XIII secolo, è un labirinto compatto di case in pietra, vicoli coperti, scale e terrazzi.
Alcuni decenni fa fu abbandonato dai suoi abitanti contadini; oggi ospita persone
che si definiscono “alla ricerca di un nuovo modo di vivere e di abitare in armonia
con l’ambiente circostante e il proprio mondo interiore. Per trovare un senso che la
vita nelle metropoli e lo schema sociale lavoro-casa-famiglia, stentano a dare”.
L’Associazione Culturale Torri Superiore nacque nel 1989 per acquistare e recuperare il borgo, avviare attività artigianali e agricole, insediarsi secondo una struttura di
tipo comunitario rispettosa dell’ambiente, realizzare una struttura ricettiva, costituire
un centro di studi sui temi del rispetto ambientale e dei diritti umani.
Oggi qui vivono più di venti persone con alcuni bambini. Per accogliere gli ospiti
temporanei c’è una foresteria con 14 posti letto con cucina centralizzata, sauna, cantine, sale di meditazione, biblioteche, locali per convegni, un ristorante biologico. Il
centro si rivolge a un turismo culturale e formativo, ospita stages, seminari e progetti per singoli e gruppi, privati ed enti e funge anche da posto tappa lungo il Sentiero
Balcone Mediterraneo.
In agricoltura si pratica la permacultura, modo di coltivare poco costoso in termini
energetici ed economici, diffuso da anni in Australia (vi è nata), negli USA e in Nordeuropa. Essa progetta ecosistemi produttivi di alimenti, energia e fibre a basso costo
energetico con principi di diversità, interdipendenza, riciclaggio e conservazione.
Torri Superiore ha molti fratelli nel mondo: i “villaggi ecologici” propongono un approccio “globale” alla vita che integri ecologia, educazione, spiritualità, comunitarietà, tecnologie e produzioni rispettose dell’ambiente.
Dal 1994 sono riuniti nel GEN - Global Ecovillage Network (Rete Globale degli Ecovillaggi); nel 1996 l’Italia fondò il RIVE (Rete Italiana dei Villaggi Ecologici) e Torri
Superiore ospitò la segreteria europea del GEN dal 1999 al 2003. Oggi i villaggi ecologici sono una quindicina in Italia e più di 350 nel mondo. [Ture Nirvane villaggio
ecologico, Torri Superiore di Ventimiglia, tel 0184 215 504, www.torri-superiore.org
La lavanda
del Colle di Nava
“Sul colle di Nava vicino alle stelle, le cose son belle...”
Parole di una vecchia canzone che 40, 50 anni fa le nonne cantavano ai nipotini per
farli addormentare nelle sere di villeggiatura estiva. Ci fu un tempo in cui il colle di
Nava era famoso la sua lavanda. Oggi è quasi impossibile vedere i fiori blu-viola della
lavanda e del più piccolo lavandino nei prati fra il colle e il fiume Tanaro, e le limitate
quantità di essenza di lavanda prodotta nelle valli Nervia, Argentina, Arroscia, Impero
e Prino sono riservate al mercato locale. L’essenza di lavanda, oltre che piacevolmente profumata, è sedativa, calma i dolori articolari e le punture d’insetto, è rilassante,
stimola l’appetito e favorisce la digestione.
A Vaštéra, üniun de tradisiun brigasche
Fra le rocce e i larici, le aquile e i camosci delle Alpi Liguri più elevate sorgono i borghi di Verdeggia (1150 metri) e Realdo (1010 metri), coi tetti grigi d’ardesia, appoggiate al muro di roccia del monte Saccarello, a picco su strapiombi di roccia che danno
le vertigini. La cultura di questi due piccoli borghi è una cultura di lingua, tradizioni, economia e tecniche costruttive detta “brigasca” perché il suo centro principale
è Briga Marittima. La cultura brigasca è una piccola parte della vasta cultura occitana, quella della “Lingua d’Oc” provenzale, da cui derivano gli attuali dialetti del Midi
francese e di molte valli cuneesi e torinesi.
[[tratto da: Gian Antonio Dall’Aglio, Sul recupero di alcuni borghi abbandonati della Liguria, L’Universo”, Istituto Geografico Militare, Firenze, 2007, anno LXXXVII,
n°6]]
La Via Marenca
Per i piemontesi, le vie marenche sono quello che per i liguri erano le vie del sale. Noi
portavamo il sale e le acciughe in Piemonte e nella Pianura Padana, loro scendevano
verso il mare portando grano e carne nei centri della Riviera. La più importante Via Marenca del Ponente ligure è quella che collegava Oneglia e Porto Maurizio con Limone
Piemonte e, attraverso numerosi varianti, valicava le Alpi Liguri superando i 2000 metri
di quota fra i pascoli e i boschi d’alta quota delle valli Argentina, Roia, Tanaro; è citata
dai documenti almeno dal 1207 - ma c’è chi dice che sia d’epoca romana se non già
usata dai Liguri preistorici - e per lungo tempo nel suo tratto più alto funse da linea di
confine fra i territori di Tenda, del duca di Savoia e quelli del Capitanato della Pieve di
Teco.. Questa “cugina” dell’Alta Via è tutta percorribile da escursionisti di buone gambe, con circa 23 ore di cammino da Imperia a Limone Piemonte.
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I borghi di Realdo e Verdeggia
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Ventimiglia, città bimillenaria
Ottava città della Liguria per numero di abitanti, famosa per il suo mercato del venerdì che attira frotte di francesi in cerca del buon affare, per i romani fu Albintimilium, la
città dei Liguri Intemelii, e di quei tempi rimane il teatro del II secolo d.C. Su un colle
sopra la foce del fiume Roia c’è il centro storico medievale, con nobili edifici, palazzi cinquecenteschi ristrutturati nell’800, la cattedrale dell’Assunta romanico-gotica, il
battistero dell’XI secolo, la bella chiesa romanica di San Michele, la cinta muraria del
XVI secolo. Su un colle a ponente della città, il Forte dell’Annunziata ospita il Museo
Archeologico “Gerolamo Rossi”.
Dalla bandiera dei Doria alla Bandiera Arancione
Per secoli sul castello pietroso e maestoso che domina il centro di Dolceacqua è sventolata la bandiera dei marchesi Doria. Oggi la bandiera arancione del Touring Club
Italiano afferma la qualità ambientale e turistica di questo borgo - uno dei più belli
dell’entroterra ligure. Vanta origini romane o celto-liguri e il torrente Nervia lo divide
in due quartieri uniti da un sottile, elegante ponte a schiena d’asino. L’ambiente urbano è fatto di vicoli, case in pietra, palazzi patrizi scolpiti, piazzette silenziose, botteghe e laboratori d’arte dove lavorano artisti italiani e ancor più stranieri.
Bandiera arancione per il paese delle streghe
Il titolo di “Uno dei Borghi più belli d’Italia” e la bandiera arancione del Touring Club
Italiano dichiarano che Triora è una piccola “capitale” delle Alpi Liguri. Da sempre
punto d’incrocio delle piste di transumanza, importante centro agricolo e pastorale
dell’alta valle Argentina, avamposto fortificato della repubblica di Genova al confine coi territori sabaudi, è un borgo monumentale, con case gentilizie, portali scolpiti,
fortezze e castelli, quadri e affreschi, chiese e oratori, fontane, alberi monumentali…
Il museo etnografico e della stregoneria racconta la storia tragica delle donne trioresi processate come streghe nel 1587 ma anche la vita difficile degli abitanti di questi monti.
Un paese nascosto lungo un torrente selvaggio
Non ci si passa per caso: a Rocchetta Nervina, nella valle del torrente Barbaira, bisogna andarci di proposito. Per ammirare la schiera di antiche case una ridosso all’altra e la piazza Don Viale, terreno di partite di pallone elastico, che ha un che di “metafisico” dechirichiano nella sua nascosta eleganza deserta. Nel tratto di 1300 metri
compreso tra il ponte di Cin e la cascata Abai del torrente Barbaira, col dislivello da
560 metri a 290 metri di quota, si può praticare canyoning scendendo a piedi il corso del giovane torrente.
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L’Associazione Alta Via dei Monti Liguri
L’ Associazione Alta Via dei Monti Liguri nasce nel 1994 , i suoi soci fondatori e attuali sono: C.A.I (Club Alpino Italiano) , F.I.E. (Federazione Italiana Escursionisti) e Union
Camere Liguria.
Scopo dell’ Associazione è la promozione, manutenzione e sviluppo dell’ Alta Via dei
Monti Liguri oltre alla tutela dell’ applicazione e corretto adempimento delle normative indicate nella legge regionale .
Più specificamente le azioni che l’Associazione Alta Via dei Monti Liguri svolge sono:
• la valorizzazione e la promozione dei percorsi dell’Alta Via dei Monti Liguri;
• la programmazione e la predisposizione delle attività di manutenzione degli itinerari e della segnaletica;
• la predisposizione del piano di manutenzione e la redazione della specifica cartografia;
• il coordinamento delle azioni promosse dagli Enti, Associazioni e privati interessati all’itinerario ed in generale, all’escursionismo;
• la predisposizione di azioni di animazione territoriale per far incontrare i bisogni
degli avventori e degli escursionisti e le proposte delle strutture ricettive;
• la tutela dell’escursionista attraverso la stipula di convenzioni e proposte di miglioramento con le strutture ricettive. A tal fine sono state redatte le norme generali e
di comportamento e il progetto di sviluppo dei servizi turistici;
• la realizzazione e lo studio di modifiche, integrazioni e varianti al percorso dell’Alta Via dei Monti Liguri;
• la formulazione di proposte per il miglioramento e la valorizzazione del percorso;
• l’individuazione e la gestione dei sentieri di raccordo ufficiali.
Il “Programma Regionale per l’Alta Via dei Monti Liguri” è proposto annualmente ai sensi di legge, con l’aiuto, il sostegno e la supervisione della Regione Liguria,
servizio Parchi e Aree Protette, che tutela e vigila il suo patrimonio escursionistico.
L’attuazione del programma è garantita da appositi fondi regionali.
La parte operativa di manutenzione e revisione della segnaletica e dello stato dei sentieri è affidata ed effettuata dai volontari C.A.I. e F.I.E., soci attivi e fondamentali per
lo svolgimento dei programmi annuali.
Gli obiettivi futuri:
L’Associazione Alta Via dei Monti Liguri, da sempre basata sul volontariato dei soci
(C.A.I. e F.I.E.), intende dare una svolta alla sua proposta, evolvendo l’itinerario e i percorsi regionali in un prodotto escursionistico/turistico.
Tale trasformazione vuole promuovere le potenzialità naturali e paesaggistiche della Liguria considerandole un patrimonio fruibile in grado di autosostenersi (sostegno
della micro economia dell’ entroterra).
Il turismo rurale ed escursionistico sviluppa nuove potenzialità per la crescente domanda del mercato e per la possibilità di sviluppo delle aree montane e dell’ entroterra Ligure.
Per attuare la sua nuova politica di promozione e valorizzazione del prodotto/patrimonio Alta Via dei Monti Liguri, l’ Associazione sta sviluppando azioni volte a rendere
le sue proposte concrete, facilmente praticabili e integrate (abbinando cioè all’escursionismo fattori quali gastronomia, cultura, e tradizioni popolari e storiche).
Associazione Alta Via dei Monti Liguri (c/o Unione Camere di Commercio Liguri)
via San Lorenzo 15/1 - 16123 Genova
tel. 010.24852200 - cell. 346.6873556 - fax 010.2471522
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4 - Monti di Genova
3 - Beigua
2- Savonese
Monte
Leco
Campo
Ligure
8
5
Sassello
Piana Crixia
Urbe
Monte
Beigua
Colle del
Giovo
Bric del
Dente
P. del
Turchino
6 - Aveto
Busalla
Passo
dei Giovi
Crocetta
d'Orero
Mignanego
Punta
Martin
Monte
Antola
Colle di
Cadibona
Millesimo
Colle del
Melogno
1 - Alpi Liguri e val Nervia
Varazze
16
17
Passo della
Scoffera
FRANCIA
Monte Penna
9
Passo di
Cento Croci
Monte
Ramaceto
Borzonasca
Varese Ligure
12
M A R
D
Sestri
Levante
Calice
al Cornoviglio
TOSCANA
1
L I G U R E
Riomaggiore
E
SC
VENTIMIGLIA
AREE PROTETTE TERRESTRI
PARCHI NATURALI NAZIONALI
1 - Parco Nazionale Cinque Terre
PARCHI NATURALI REGIONALI
2 - Alpi Liguri (*)
3 - Antola (*)
4 - Aveto (*)
5 - Beigua
6 - Bric Tana
7 - Montemarcello
Magra (*)
8 - Piana Crixia
9 - Portofino (*)
10 - Porto Venere
RISERVE NATURALI REGIONALI
11 - Bergeggi
12 - Isola Gallinara
13 - Rio Torsero
GIARDINI BOTANICI
14 - Hanbury
15 - Pratorondanino
ALTRE AREE PROTETTE
16 - AA.PP. Provinciali Savonesi
17 - Parco delle Mura
(*) comprese aree esterne integrate con il parco.
Lerici
MONTEMARCELLO
F
Olivetta
S. Michele
IMPERIA
7
LA SPEZIA
B
C
Dolceacqua
CEPARANA
Levanto
10
Pigna
14
Passo del
Rastrello
Monte
S.Nicolao
Isola della
Gallinara
Triora
7 - Vara
Monte
Gottero
Camogli
A
Finale Ligure
Pieve di Teco
Albenga
4
Isola di
Bergeggi
Monte Saccarello
Monte Monega
S.Stefano
d'Aveto
Rapallo
11
13
Rocca
Barbena
GENOVA
SAVONA
Monte Carmo
Colle
di Nava
EMILIA-ROMAGNA
3
Torriglia
6
PIEMONTE
2
5 - Antola
15
Note per l’escursionista
• Rispetta l’ambiente: non abbandonare rifiuti; evita i rumori inutili; non abbandonare il percorso per non
causare danni alle specie protette e alle colture e per non rischiare di smarrirti.
• Indossa abiti e calzature adeguate al tipo di escursione che vuoi effettuare.
• Porta con te una mantellina antipioggia e un kit per il pronto soccorso.
• Tieni presente che: uno zaino grande distribuisce meglio il peso.
• Parti con una scorta d’acqua adeguata. Difficilmente ne potrai trovare altra lungo il percorso.
• Non sottovalutare le difficoltà del percorso e attrezzati di conseguenza.
• Valuta tempi e difficoltà di percorrenza per non farti sorprendere dall’oscurità.
• Informati sulle condizioni meteo e non trascurarne mai la variabilità.
Come leggere la Guida Pratica
La difficoltà di ciascun itinerario è segnalata dal colore del riquadro posto a fianco del titolo della scheda,
secondo la legenda sottoriportata (il riquadro, col numero progressivo del percorso, è riportato anche nella cartina generale):
ALTRI AMBITI TUTELATI
AV- Alta Via dei Monti Liguri
SC - Santuario dei Cetacei
AREE PROTETTE MARINE
STATALI
A - Bergeggi
B - Cinque Terre
C - Isola Gallinara (prevista)
D - Portofino
REGIONALI
E - Hanbury
F - Porto Venere
1 Turistico(T) 1 Escursionisti medi(E) 1 Escursionisti esperti(EE) 1 Difficoltoso(EEA)
I tempi di percorrenza indicati sono relativi al senso di marcia degli itinerari; essi tengono conto delle caratteristiche di un escursionista mediamente allenato e prevedono brevi soste per osservazioni e ristoro.
Segnavia lungo l’Alta Via
Il segnavia dell’Alta Via dei Monti Liguri consiste in una bandierina tricolore rossa-bianca-rossa che riporta nel campo bianco centrale la sigla AV in nero. Questo segnavia individua costantemente il tracciato del
percorso in entrambe le direzioni ed è il principale elemento della segnaletica orizzontale, ossia quella al
suolo, dipinto solitamente su massi o su tronchi d’albero. Talvolta, in alternanza con la bandierina, il pittogramma è costituito da due strisce orizzontali bianco-rosse (tale simbolo, non conforme alle specifiche per
la segnalazione degli itinerari a lunga percorrenza, verrà progressivamente sostituito dalla bandierina). Infine, nelle province di Savona e Genova è possibile incontrare, sempre in coincidenza od in alternanza al
simbolo bianco-rosso, due pallini azzurri che rappresentano il percorso dello spartiacque principale (FIE) da
cui ha preso spunto, negli anni ’80, l’Alta Via dei Monti Liguri. I pittogrammi sono integrati dalla segnaletica
verticale, con picchetti “segnaposto” che fungono da segnavia e da punti di riferimento per individuare in
maniera univoca un punto del tracciato; ciò facilita l’individuazione di un particolare tratto del percorso, ai
fini della manutenzione e del soccorso. I picchetti segnaposto, a differenza di quelli “anonimi” che fungono
esclusivamente da segnavia, sono numerati progressivamente da Ventimiglia a Ceparana e la loro distanza
è di circa un chilometro l’uno dall’altro. Ai picchetti si affiancano tabelle e cartelli d’indicazione posti lungo il percorso e alla partenza degli itinerari di collegamento.