L`Alta Via dei Monti Liguri L`Alta Via dei Monti Liguri
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L`Alta Via dei Monti Liguri L`Alta Via dei Monti Liguri
7 Guide per 7 Centri Le sette guide che costituiscono questa collana illustrano l’Alta Via dei Monti Liguri in modo pratico ed efficace. L’itinerario non viene descritto passo per passo, tappa per tappa, monte per valle, bensì attraverso itinerari ad anello, o a “ferro di cavallo”, che comprendono sempre sentieri di raccordo raggiungibili con i mezzi di trasporto pubblico di linea o integrativo. Si è trattato di un’operazione laboriosa e impegnativa, ma indispensabile per rendere l’Alta Via più “amichevole” e accessibile, per poter attrarre in particolar modo quanti hanno sempre considerato questo percorso assai affascinante ma altrettanto complicato da raggiungere o da percorrere, ovvero chi non ha mai preso in considerazione l’opportunità di trascorrere un week end, o una gita giornaliera, sui monti liguri. L’occasione per scoprire l’”altra Liguria”, con le sue grandi ricchezze paesaggistiche, naturalistiche, culturali ed enogastronomiche, è oggi ancora più allettante grazie ai servizi integrativi di trasporto messi a disposizione dalla “Rete dei Parchi e Alta Via”: sette Centri Servizi, distribuiti da ovest a est lungo tutta la regione, realizzati grazie ad altrettanti progetti pilota, resi possibili da fondi ministeriali e regionali. I Centri forniscono servizi di mobilità, da e per l’Alta Via e le Aree protette - direttamente o in convenzione con le aziende di trasporto pubblico locale - e servizi di accompagnamento con Guide Ambientali ed Escursionistiche (GAE). I sette Centri con i relativi soggetti gestori sono: 1. Colle di Nava (IM) - Provincia di Imperia - in edicola dal 14 Maggio 2. Savona - Provincia di Savona - in edicola dal 21 Maggio 3. Sassello (SV) - Ente Parco Beigua - in edicola dal 28 Maggio 4. Mignanego (GE) - Comune di Mignanego - in edicola dal 4 Giugno 5. Torriglia (GE) - Ente Parco Antola - in edicola dal 11 Giugno 6. Passo del Bocco (GE) - Ente Parco Aveto - in edicola dal 18 Giugno 7. Calice al Cornoviglio (SP) - Ente Parco Montemarcello-Magra - in edicola dal 25 Giugno Regione Liguria Provincia di Imperia AV ALTA VIA DEI MONTI LIGURI Associazione Alta Via dei Monti Liguri Alta Via dei Monti Liguri - Alpi Liguri e val Nervia Testi Gianni Dall’Aglio, Fabrizio Càlzia Fotografie Archivio ufficio Parchi Provincia di Imperia, Archivio Servizio Parchi e aree protette della Regione Liguria, Fabrizio Càlzia, Massimo Campora, Renato Cottalasso, Gianni Dall’Aglio, Dario Fabbri, Lauro Laura, Carmelo Marino, Maurizio Robello, Enrico Tacchi Progetto grafico Mario Benvenuto Basi cartografiche Servizio Parchi e aree protette della Regione Liguria , Piero Ferrari Stampa Erredi Grafiche Editoriali - Genova Edizione Galata s.r.l. - Via G. D’Annunzio 2/52, 16121 Genova - Tel./Fax. 010 8696816 www.galataedizioni.it - [email protected] In vendita esclusivamente con a € 2,00 più il prezzo del quotidiano Direttore responsabile: Lanfranco Vaccari Registrazione Tribunale di Genova n.7424 del 17/06/1924 2 1 L’Alta Via dei Monti Liguri Savonese Alpi Liguri e Val Nervia Itinerari, trasporti, ospitalità Alta Via dei Monti Liguri: un cammino tra terra, cielo e mare Con un po’ di retorica si potrebbe anche dire “camminare sul confine tra terra, cielo e mare” perché le sensazioni, fisiche quanto emotive, che si possono avvertire lungo l’affascinante Alta Via sono davvero forti; sia nelle limpide giornate di sole e tramontana, quando l’arco alpino occidentale e tutto il mar Ligure si offrono allo sguardo; sia sotto la nebbia che sale dal mare sotto il soffio dello scirocco, mentre si cammina realmente con la testa fra le nuvole. Una definizione inesatta - ma di successo - dice che l’Alta Via è “l’autostrada dei monti liguri”; di fatto essa percorre trasversalmente la regione quasi, per dirla con Dante, “da Lerici a La Turbie”: un sentiero lungo oltre 400 chilometri, che in 43 tappe riprende l’intero spartiacque ligure/padano da Ventimiglia alla piana della Magra, salendo dal livello del mare ai 2200 metri del monte Saccarello, nelle Alpi Liguri. Un percorso di confine fra due ambienti naturali tanto vicini quanto diversi, entrambi necessari per comporre quella piccola meraviglia che è la Liguria. A sud, versanti che digradano verso la costa solcati da brevi torrenti, ricoperti di macchia mediterranea, oliveti, serre e vigneti, qua e là borghi arroccati punteggiano il paesaggio lasciando definitivamente il posto, in prossimità del margine costiero, a chiassosi centri abitati, strade e altre infrastrutture, posti davanti al mare in cui l’inverno sembra solo un modo di dire. A nord, verso la pianura padana, i pendii disegnano linee più dolci, scendendo fino al Po (o suoi affluenti) lungo massicci montuosi ammantati di foreste e boschi misti nei cui cieli volano falchi e aquile e dove i lupi sono tornati a cacciare camosci e caprioli; valli meno abitate e più selvagge, dove l’inverno è vero come lo si dipinge. Dal crinale, linea invisibile che separa e insieme unisce questi due mondi, si aprono panorami unici e affascinanti: a sud, oltre le Riviere, il mare, chiuso all’orizzonte da quel miraggio che è la Corsica con le sue ancelle: le isole toscane, l’Elba, Capraia, la Gorgona. A nord la pianura padana è raramente così limpida da poter essere visibile, ma oltre la sua caligine appare maestoso il muro bianco delle Alpi che, dalle vette seghettate del Cuneese, innalza il triangolo roccioso del Monviso; quindi l’enorme candore del monte Rosa, fino a svanire nell’orizzonte, coi lontani ghiacciai dell’Adamello lombardo e la dorsale grigia del monte Baldo. Un mondo di mare e di montagne, incorniciato dal profilo azzurrato della Costa Azzurra e dalle vette, bianche di marmo e nere di foreste, delle Alpi Apuane. 1 L’Alta Via dei Monti Liguri Alpi Liguri e Val Nervia Itinerari, trasporti, ospitalità L’Alta Via dei Monti Liguri. Un cammino lungo ma non particolarmente difficile, ben tracciato e segnalato. Buona parte del suo percorso può essere affrontato da un’escursionista medio, anche se percorrerla per intero è già un’altra storia, sebbene la mountain bike o il cavallo permettano, lungo molti tratti, di ridurre i tempi. In fondo però non importa: ché percorrere anche solo qualche tratto dell’Alta Via significa immergersi in una Liguria profondamente diversa. Un’Altra Via, dunque. Ma assolutamente vera, da sempre. Basti pensare che fin dalla preistoria quel popolo un po’ misterioso, fiero e selvaggio che i greci chiamarono Lygues e i romani Ligures abitava i castellari nascosti nelle foreste e sulle vette dei monti, mentre il mare era roba per greci o fenici. L’Alta Via incrocia molte strade: a essa si allaccia una fitta rete di sentieri grosso modo perpendicolari in direzione mare-monti/nord-sud, per lo più ben segnalati, che spesso ricalcano antiche vie di comunicazione che univano valle con valle e la costa con la pianura padana; sono, anzi erano, le “vie del sale” o “vie marenche” che dalla preistoria all’arrivo di Napoleone hanno svolto la funzione di strade di collegamento e di commercio: “vie del sale” per chi portava non solo il sale ma anche l’olio e le merci d’oltremare dai porti della costa ai mercati della pianura Padana - o delle fiere di Fiandra - ; “vie marenche” per chi le percorreva in senso opposto dalla pianura al mare, con grano, carne e quant’altro abbondasse nelle terre “celtiche” del nord e scarseggiasse sulle mediterranee coste dei Liguri. A fianco: panorama dall’Alta Via. In copertina: la vetta del Saccarello A2 Il Parco Naturale Regionale delle Alpi Liguri Il Parco: Dove & Come Ente di gestione: Ente Parco delle Alpi Liguri c/o Provincia di Imperia Viale Matteotti, 147 18100 Imperia http://parcoalpiliguri.provincia.imperia.it Superficie: 12.813 ha dei quali: 6.041 di “Parco naturale” e 6.772 di “Paesaggio protetto” Comuni: Cosio d’Arroscia, Mendatica, Montegrosso Pian Latte, Pigna, Rezzo, Rocchetta Nervina, Triora. Punti di informazione: presso la sede comunale di ciascuno dei sette comuni del Parco (Porte del Parco): Cosio D’Arroscia Tel. 0183 327847 Mendatica Tel. 0183 328713 Tel. I.a.t. 0183 38489 Montegrosso Pian Latte Tel. 0183 328731 Pigna Tel. 0184 241016 Rezzo Tel. 0183 34015 Rocchetta Nervina Tel. 0184 207942 Triora Tel. 0184 94049 Tel. I.a.t. 0184 94477 Sopra: Alba dal rifugio Sanremo con vista sul gruppo del Mongioie e Marguareis Il Parco, concepito già da lungo tempo ma reso operativo soltanto nel 2008, tutela un territorio di 12.800 ettari, 6.000 dei quali a “parco naturale” ed altri 6.700 a “paesaggio protetto”. Il comprensorio include alcune fra le più belle e integre montagne delle Alpi Liguri, in un territorio suddiviso in quattro distinte zone non contigue fra loro, a ridosso dei crinali di confine con la Francia e il Piemonte; a contorno e a collegamento di queste il “Paesaggio protetto”, tessuto connettivo di raccordo. La zona di Pian Cavallo è tra le aree naturalisticamente più importanti della Liguria per i vasti lariceti, le pinete a pino silvestre, le faggete e altre formazioni arboree miste. L’area è caratterizzata da fenomeni carsici tra i più importanti d’Europa, ricca com’è di manifestazioni epigee e ipogee (grotte, cavità, sifoni). Spettacolare la forra d’incisione della Gola delle Fascette (circa 600 metri di sviluppo), al confine con il Piemonte. La dorsale che unisce i monti Saccarello, Frontè e Monega, rappresenta il comprensorio più elevato della Liguria, con praterie magre e terreni erbosi, vasti boschi di caducifoglie (magnifica la faggeta di Rezzo) e una forte tradizione di pastorizia. Le formazioni calcaree della parte nord occidentale della valle Argentina hanno favorito lo sviluppo di pareti sub-verticali (falesie di Realdo e Loreto), gole di incisione e forme ipogee. L’area dei monti Gerbonte, Toraggio-Pietravecchia è tra le più scenografiche e ospita, tra habitat molto differenziati, un elevato numero di specie endemiche. La Foresta Demaniale di Gerbonte (622 ettari), ospita abeti e pini sil- vestri, faggi, aceri e larici secolari. I massicci selvaggi e suggestivi dei monti Toraggio e Pietravecchia sono considerati tra le cime più belle dell’intera catena alpina. Il substrato geologico, la vicinanza al mare di cime prossime o superiori ai 2000 metri, l’alternanza di periodi glaciali e interglaciali hanno determinato microambienti con presenza di un numero elevatissimo di specie floristiche di enorme interesse bio-geografico. La Foresta Demaniale di Testa d’Alpe accoglie uno dei boschi più belli della Liguria, con abeti bianchi, aceri di monte e pini silvestri; le zone di crinale ospitano una vegetazione erbacea molto importante per l’avifauna. La valle del torrente Barbaira ha un fascino selvaggio, ospita laghetti e cascate di grande bellezza. Il substrato calcareo, calcareo arenaceo e a calcari nummulitici è ricco di cavità ipogee che rendono l’area di notevole interesse speleologico. Le quattro aree conservano numerosissime specie di piante e animali, ospitate in habitat protetti, a livello comunitario, nazionale e regionale, quali Siti d’Importanza Comunitaria (SIC). Il Parco è accessibile dalle valli Arroscia, Argentina e Nervia; alcune strade asfaltate, una lunga e panoramica strada sterrata ex-militare (in parte coincidente con il tracciato dell’Alta Via), oltre a numerosi sentieri ben segnalati, lo attraversano rendendolo fruibile al meglio. Il paesaggio delle Alpi Liguri Il Parco delle Alpi Liguri rientra nell’areale della cultura alpina ligure-provenzale-occitanica. La pratica della pastorizia e soprattutto della transumanza delle greggi è stata per millenni un importante elemento di collegamento e di scambio culturale fra le popolazioni alpine. Le stesse caratteristiche dell’insediamento riflettono tale appartenenza culturale e ne segnano i confini che comprendono le valli del basso Cuneese e quelle brigasche in territorio francese. La storia di questa cultura ha lasciato ampie testimonianze di sé; basti pensare al ciclo di affreschi del Canavesio e di altri pittori alpini del tardo Quattrocento e alla grande scuola dei lapicidi di Cènova di Rezzo. Il “paesaggio protetto” è una forma di tutela del territorio prevista a livello internazionale e rivolta a quelle situazioni in cui le relazioni fra ambiente naturale e attività umane tradizionali hanno fortemente caraterizzato il paesaggio. L’Alta Via e le Alpi Liguri La fauna dell’Alta Via nelle Alpi Liguri L’Alta Via inizia dal basso a pochi metri dal mare, e ci si deve conquistare la quota “a tre zeri” arrampicandosi sul crinale che separa le valli Nervia e Roia. Da Ventimiglia, poco distante dalla stazione ferroviaria in direzione Camporosso, si risale il pendio lasciandosi il mare alle spalle e addentrandosi sempre più in una vegetazione “burbera”, formata da specie arbustive e arboree a foglie persistenti e tante piante esotiche che, specie nei pressi delle abitazioni, si diffondono a macchia di leopardo. Lo scenario è destinato a mutare man mano che ci si allontana dalla costa: dai vigneti del rinomato Rossese, fin sopra Dolceacqua, ai maestosi panorami alpini caratterizzati da foreste e affioramenti rocciosi. Gradualmente, si sale oltre i 1000 metri entrando nel territorio protetto del giovanissimo Parco Naturale Regionale delle Alpi Liguri e aggirando maestose vette calcaree che sfiorano i 2000 metri fino a toccare i 2200 metri del monte Saccarello, vetta di Liguria. Sono ambienti che entrano a pieno titolo nel novero dei paesaggi alpini e ai quali la grande vicinanza al mare conferisce caratteristiche di unicità. Di particolare importanza è la convivenza fra animali e vegetali tipici di regioni assai diverse: dell’Europa centro-settentrionale e del Mediterraneo. Durante l’ultima glaciazione, terminata circa 12.000 anni fa, specie vegetali delle fredde terre del Nord espansero il loro areale giungendo a latitudini inconsuete; quando la glaciazione terminò, e le temperature si alzarono, molte di queste specie scomparvero, ma altre riuscirono a sopravvivere in piccoli ambienti a microclima favorevole - freddo negli anfratti, per così dire, delle montagne delle Alpi Liguri, che contemporaneamente conobbero l’arrivo da sud delle specie mediterranee. Fra le specie “mediterranee” di maggiore importanza, la fauna annovera due rettili “di peso”: la lucertola ocellata (Timon lepidus, ex Lacerta lepida) e il colubro lacertino (Malpolon monspessulanus). La lucertola ocellata è il più grosso sauro italiano, una lucertolona che può raggiungere i 90 cm di lunghezza e vive in Spagna, Marocco, Francia meridionale e Liguria. Il colubro lacertino è un serpente di più di un metro e mezzo di lunghezza, velenoso solo per piccoli animali, che condivide i territori della lucertola ocellata e vive anche nei Balcani. Tralasciando i numerosi endemismi della classe degli insetti, va ricordato che i grandi vertebrati sono ben rappresentati su queste montagne. Una colonia di camosci (Rupicapra rupicapra) abita le alte praterie intorno al monte Toraggio e i versanti a sud del monte Saccarello e non è impossibile scorgerli, talvolta anche a breve distanza. Ci sono alcuni lupi (Canis lupus), ma questi non si lasciano vedere tanto facilmente. Nemmeno gli ermellini (Mustela erminea) e le lepri bianche (Lepus timidus) si mostrano volentieri, mentre è più facile imbattersi in volpi (Vulpes vulpes), cinghiali (Sus scrofa), qualche tasso (Meles meles), e numerose marmotte (Marmota marmota), intorno al monte Saccarello. In primavera si ascoltano i richiami del gallo forcello (Lyrurus tetrix) e del gufo reale (Bubo bubo), mentre in ogni stagione si ammirano i voli lenti e roteanti dei rapaci diurni: la rara aquila reale (Aquila chrysaëtos), il gheppio (Falco tinnunculus), il biancone (Circaëtus gallicus), la più comune poiana (Buteo buteo). La flora dell’Alta Via nelle Alpi Liguri Valgano alcuni esempi a sottolineare il sublime e caratteristico connubio-contrasto fra ambienti mediterraneo e alpino: la buona esposizione al sole e il clima temperato lungo la costa fanno sì che alcune specie mediterranee quali il leccio (Quercus ilex) o il lentisco (Pistacia lentiscus) risalgano i versanti sino a quote per loro insolite. Per contro, specie tipicamente alpine quali l’abete bianco (Abies alba) e il pino silvestre (Pinus sylvestris) scendono a quote piuttosto basse e relativamente vicine al mare. Più in generale il paesaggio comprende la macchia mediterranea, le pinete costiere, gli oliveti, le leccete, i querceti di roverella (Quercus pubescens), le pinete di pino silvestro dalla corteccia rossastra (ad esempio a Testa d’Alpe), le abetaie di abete bianco (la foresta di Gouta intorno a Margheria dei Boschi), le faggete (Fagus sylvatica), bellissime in autunno quando le foglie si tingono di bruno rossiccio, e i lariceti. Nei boschi spiccano in tarda primavera il giallo allegro dei fiori del maggiociondolo (Laburnum alpinum), in autunno le bacche del sorbo degli uccellatori (Sorbus aucuparia) e del sambuco (Sabucus racemosa). Presente qua e là anche l’acero montano (Acer pseudoplatanus) dalle larghe foglie. Le rocce calcaree delle montagne dell’interno ospitano grandi praterie arbustive sulle quali prosperano i rododendri (Rhododendrum ferrugineum), il mirtillo (Vaccinium myrtillus) e l’ontano verde (Alnus viridis) che sopportano bene i lunghi innevamenti. Magnifiche le fioriture in giugno e luglio dei rododendri, particolarmente affascinanti dove questa specie forma il sottobosco dei lariceti. Il larice (Larix decidua) è la conifera tipica delle quote alberate maggiori, in condizioni ottimali può salire sino ai 2400 metri di quota, forma boschi radi e luminosi e in autunno perde le foglie - unica coni- fera europea con queste caratteristiche - conferendo ai suoi boschi un magnifico colore giallo-bruno in grado di vivacizzare anche le più uggiose giornate novembrine. Non mancano, a tutte le quote, gli endemismi e le specie rare, favorite dall’abbondanza di rocce calcaree soggette a elevata erosione atmosferica, che origina una grande varietà di microambienti: sulle colline più prossime alla costa si trovano l’elegante fritillaria ligure-provenzale (Fritillaria involucrata), il cardo pallottola (Echinops ritro), la Ballotta frutescens. A quote più alte cresce la rarissima Fiteuma di Balbis (Phyteuma cordatum balbisii), campanula dalle morbidi foglie cuoriformi e dai fiori azzurri. Un fiore presente qui già nell’era Terziaria, insieme a specie alpine “relitti glaciali” che colonizzano le freddi pareti rocciose esposte a nord. Nei versanti più esposti al sole invece ecco le specie di clima più caldo, quali il timo (Timus vulgaris) e la lavanda (Lavandula angustifolia). Notevole la presenza dei fiori di campo, fra i quali spiccano per bellezza, rarità e vistosità l’Aquilegia bertolonii dai fiori blu intenso, il giglio di San Giovanni (Lilium bulbiferum croceum) e il giglio a fiocco (Lilium pomponium) che brillano nei prati alpini a fine giugno. Le pareti del monte Toraggio ospitano alcuni rari endemismi di grande valore naturalistico; fra questi è la Moehringia di LeBrun (Moehringia lebrunii) che vive nelle fessure più piccole delle rupi calcaree intorno alla Gola dell’Incisa. A “caccia” di fioriture lungo la Via Alpina La Via Alpina è un lungo percorso escursionistico che inizia sul mar Ligure, a Monaco, e percorre tutta la catena alpina sino a Trieste toccando cime, valli, crinali e centri abitati di otto nazioni: Principato di Monaco, Italia, Francia, Svizzera, Liechtenstein, Austria, Germania, Slovenia. Un itinerario attraverso il mondo alpino, un mondo unitario per aspetti naturali, ambientali e culturali, nonostante le differenze di lingua, tradizioni e vicende storiche. Nel suo tratto iniziale la Via Alpina si sovrappone all’Alta Via e chi percorra l’una o l’altra potrà osservare le fioriture, estese e policrome, che caratterizzano il territorio imperiese dalla riviera ai crinali alpini. La Provincia di Imperia ha organizzato alcuni percorsi: sul monte Grammondo si trovano i fiori dei prati e della macchia mediterranea e degli ambienti rupestri fra i 500 e i 1300 metri di quota; fioriscono a Gouta il bosco di conifere e i prati dei 1100 metri di quota; lungo l’Alta Via - dal rifugio Muratone verso il monte Toraggio - fioriscono arbusteti e ambienti rupestri tra i 1200 e i 1600 metri; il monte Ceppo propone i fiori delle sue faggete a 1600 metri di altezza. Fioriture di rocce e boschi di conifere intorno al monte Grai, fra i 1500 e i 2000 metri e dei prati alpini con rocce e detriti del colle del Garezzo a 1700 metri; infine tocca ai prati alpini e agli arbusteti a rododendro del monte Saccarello, intorno ai 2100 metri. La montagna si colora da aprile a settembre; il periodo di massima fioritura inizia ad aprile alle quote più basse e si manifesta a luglio-agosto sulle cime più alte; i colori dominanti sono il lilla e il giallo, con la comparsa del blu, del bianco e del rosso in alcuni periodi della primavera. http://fioriture.provincia.imperia.it, www.via-alpina.org La Rete Natura 2000 La memoria delle Alpi Un “effetto collaterale” dell’occupazione del territorio naturale da parte dell’uomo con le sue attività è la frammentazione degli habitat. Ciò comporta una grave minaccia alla biodiversità e rappresenta una delle principali cause di estinzione delle specie viventi che, trovandosi isolate, non sono in grado di comunicare con altre popolazioni della loro specie presenti in altre aree. Riconoscendo la necessità di salvaguardare gli habitat naturali e seminaturali, nel 1992 gli Stati della Comunità Europea sottoscrissero la Convenzione di Rio sulla biodiversità. Da qui nacque la Rete Natura 2000, formata da “nodi” che contengono habitat e specie minacciati di frammentazione e di estinzione, e da “corridoi ecologici” che collegano nodi separati tra loro ma ecologicamente simili. Le aree della Rete Natura 2000 sono chiamate SIC (Si- ti d’Importanza Comunitaria) e ZPS (Zone di Protezione Speciale). Per far conoscere la ricchezza naturale del suo territorio, l’amministrazione provinciale di Imperia ha ideato un “Ecomuseo della Biodiversità”, strutturato in una serie di punti visita (attualmente 15) rappresentativi della biodiversità locale. Alcuni di essi sono direttamente collegati alla rete dei principali sentieri e all’Alta Via dei Monti Liguri. In ogni punto visita, un panello esplicativo didascalico fornisce le informazioni essenziali per comprendere le caratteristiche del luogo e riconoscere le principali specie vegetali e animali presenti. “La Memoria della Alpi - La Mémoire des Alpes - Gedächtnis der Alpen” è un progetto nato tra istituzioni pubbliche di Italia, Francia e Svizzera per evidenziare come, dal mar Ligure al Canton Ticino, le Alpi possano rappresentare un “museo diffuso del territorio”, ricco dei segni della sua storia millenaria. Le aree alpine transfrontaliere vengono proposte come laboratorio di un diverso rapporto con la storia del XX secolo; nasce così una rete di “ecomusei “diffusi o virtuali”. Sul territorio della provincia di Imperia è stata predisposta una serie di percorsi e luoghi di visita riguardanti la storia della seconda guerra mondiale. A difesa della frontiera italiana fu realizzata fra il 1924 e il 1940 una serie di fortificazioni montane lungo il confine alpino da Ventimiglia a Fiume: vennero costruite strade militari d’accesso, caserme, batterie d’artiglieria campale, depositi, postazioni e fortificazioni in caverna per mitragliatrici e cannoni. Questa linea fortificata prese il nome, nel 1931, di Vallo Alpino Littorio. Da un punto di vista bellico il suo tratto ligure servì a poco: quando Mussolini dichiarò guerra alla Francia, la successiva Battaglia delle Alpi durò appena 15 giorni e si svolse interamente in territorio francese. Le opere in caverna più famose appartengono al complesso difensivo di Marta; una mostra permanente allestita presso il Forte Centrale di Nava (Pornassio) ne illustra le caratteristiche più salienti. (www.memoriadellealpi.net) A cavallo e in bici sulle Alpi Liguri I servizi di trasporto del CST Nava* Info Centri Servizi Alta Via Numero Verde gratuito 800 445 445 (lun-ven 9,00-18,00) E-mail: [email protected] Sito web:www.altaviadeimontiliguri.it (vd. “Centri Servizi”) Sede CST Nava Centro visite al Colle di Nava, via Nazionale 30, Pornassio Responsabile: Provincia di Imperia - Telefono: 0183 33004 Partner Riviera Trasporti S.p.A. (Via Nazionale 365, Imperia Oneglia, tel. centralino n° 0183 7001, numero verde 800 034 771, www.rivieratrasporti.it) Cooperativa “Il Faggio” (via Nazionale Pornassio - SS 28, km 100 - tel. 0183 33 039, www.ilfaggiocoldinava.it) Servizi offerti Trasporto escursioni e mtb, accompagnamento con guide naturalistiche, accompagnamento mtb, punto di informazioni, infopercorribilità dei sentieri Servizio di trasporto “Verdazzurro” * per richiedere il trasporto al punto di partenza e l’eventuale recupero al punto d’arrivo è necessario chiamare entro le 10 del giorno precedente l’ufficio noleggi di Riviera Trasporti ai numeri 0183 700 247, 0183 700 229, 0183 700 250, oppure scrivere al fax 0183 700 252 o mandare un e-mail all’indirizzo [email protected] nei mesi da maggio a settembre. Per la MTB sono prenotabili un minibus da 19 posti a sedere con rimorchio per 19 bici e un minibus da 8 posti a sedere + 3-4 bici Pedalare senza frontiere” sulle Alpi Liguri Le Alpi Liguri appartengono allo spazio transfrontaliero delle “Alpi del Mare”, che comprende la provincia di Imperia, i comuni più meridionali della provincia di Cuneo e il territorio più orientale del dipartimento francese des Alpes-Maritimes. In questo vasto e vario territorio alpino si può pedalare lungo una rete ben organizzata e segnalata con 2000 Km di itinerari attrezzati per la mountain bike. Il sito www.alpidelmareinbici.it offre tutte le informazioni utili per fruire, sia in forma libera che organizzata con proposte “a pacchetto”, dell’offerta turistica delle Alpi del mare in bici. Naturalmente gran parte del percorso dell’Alta Via rientra nella rete degli itinerari ciclistici delle “Alpi del Mare”. A cavallo lungo la via Marenca Numerosi tratti dell’Alta Via dei Monti Liguri possono essere percorsi agevolmente anche a cavallo; tra questi figurano le tappe 2 e 3 (variante bassa) da La Colla al Colle Scarassan e le tappe dalla 5 alla 9, da Sella d’Agnaira al Passo di Prale. Per favorire il turismo equestre, il progetto Alta Via ha organizzato due nuovi posti tappa per cavalli a Nava e a San Bernardo di Conio (attivi entro breve tempo). Appoggiandosi ad alcuni centri equestri organizzati (ad es. il Centro Ippico di Pompeiana) è possibile percorrere un itinerario dal Piemonte al mare lungo la “Via Marenca”. Partendo da Upega (CN), nella Val Tanaro, si sale in cima al monte Saccarello e in quattro giorni e tre pernottamenti è possibile scendere lungo i crinali fra le valli Argentina, Arroscia e Impero sino alle colline costiere a ponente di Arma di Taggia. 10 Servizio di accompagnamento per prenotare chiamare il numero 0183 33004 o inviare un e-mail al CST entro 7 giorni precedenti la data del servizio. Il prezzo è da concordare preventivamente con le guide, in conformità alle tariffe di legge per servizio guida escursionistica. Punto Informazioni aperto al CST Col di Nava il sabato, ore 9-13, dal 1 maggio al 30 settembre. Negli altri giorni e altri periodi riferirisi al numero telefonico del centro a orari d’ufficio. * Trattasi di servizi sperimentali. Località raggiungibili, orari e modalità di svolgimento del servizio, potranno subire variazioni in funzione della domanda e delle esigenze dell’ente responsabile. Eventuali variazioni saranno comunicate all’utenza dagli operatori del numero verde e dei CST. Le navette non svolgono servizio a chiamata, ma devono essere prenotate con congruo anticipo (48-72 ore). Spesso è inoltre pevisto un numero minimo di utenti (normalmente 4-5 persone). 11 Alta Via e ospitalità Oltre 190 strutture ricettive (rifugi escursionistici, alberghi, bed&breakfast, agriturismi, etc.) sono state censite, a beneficio dei fruitori dell’Alta Via, dall’Associazione e dalla Regione Liguria. Le strutture sono state individuate tra quelle ubicate entro 1 km dal percorso principale ed entro 300 m dai sentieri di collegamento ufficiali. Sul sito www.altaviadeimontiliguri.it sono evidenziate, con icone differenti, le strutture ricettive convenzionate e quelle non convenzionate. Ciascuna struttura ricettiva è descritta con una propria scheda identificativa completa di tutte le informazioni disponibili e i dati necessari per contattare il gestore. Solo per le strutture convenzionate (rifugi già convenzionati con l’Associazione AV e strutture che hanno aderito al “Progetto di sviluppo dei servizi turistici correlati all’AV”) sono inoltre disponibili: foto della struttura e servizio di prenotazione online gratuito. Le strutture convenzionate possono applicare, a discrezione, riduzioni sulle tariffe standard ai soci del CAI (Club Alpino italiano) e della FIE (Federazione italiana Escursionismo). Le strutture convenzionate nell’ambito del CST Nava Rifugio “Patrick Gambino”, località Gerri (M. Grammondo), comune di Olivetta San Michele Azienda Agricola “A Trincea” Comune di Airole Hotel Ristorante Lago Bin Comune di Rocchetta Nervina Rifugio Alta Via Località Pozzuolo, Comune di Dolceacqua (tappe n. 1-2) B& B La Villetta Comune di Dolceacqua Agriturismo “Il Bausco” Comune di Camporosso Rifugio incustodito “Passo Muratone”, località Passo Muratone, comune di Pigna (tappa n. 4). Rifugio incustodito “Monte Grai”, località Monte Grai, comune di Pigna (tappa n. 5). Rifugio “Nuovo Franco Allavena”, località Colla Melosa, comune di Pigna (tappe n. 4-5). Le strutture ricettive proposte come punto di sosta lungo gli itinerari descritti in questa Guida sono meglio descritte nei box opportunamente inseriti all’interno della pubblicazione. 12 L’Alta Via nelle Alpi Liguri 1 Un lungo e articolato itinerario (48 chilometri) che prevede quattro pernottamenti e cinque tappe giornaliere che possono anche, in alternativa, venire percorse singolarmente, così come è possibile modulare il programma, riducendolo a 2-3-4 giornate, con partenze in punti diversi. L’intero tragitto si snoda lungo un dislivello che dai 941 metri del punto di inizio al Colle di Nava sale ai 2200 metri del monte Saccarello, massima vetta dell’intera Alta Via (e della Liguria), per scendere ai 1545 di Colla Melosa quindi ai 1210 della Gola di Gouta. È questo il tratto più intimamente “alpino” dell’intera Alta Via, profondamente gratificante per chi ama la montagna e soprattutto per chi ama quel particolare ambiente della “montagna che vede il mare” tipico delle Alpi Liguri, assai diverse da quasi tutto il resto della catena alpina. Qui ripide pareti quasi verticali col colore grigio chiaro del calcare si innalzano da praterie dove, nella prima estate, fioriscono le distese multicolori di fiori alpini e rosseggianti rododendri, mentre in autunno i larici e i faggi dipingono i boschi con le loro tonalità di giallo e di bruno. Rapaci dalle ali grandi volano lentamente roteando nelle correnti termiche che salgono dal terreno verso il cielo mentre nel silenzio dell’aria immobile si ascolta il tintinnare dei campanacci delle mandrie al pascolo più in basso. È Liguria al 100% ma è una Liguria lontanissima dagli stereotipi che accompagnano la regione. Ed essendo una Liguria così profonda- mente alpina, è importante ricordare che non è accessibile tutto l’anno: la neve che cade abbondante alle quote maggiori rende percorribile questo itinerario dalla tarda primavera all’autunno. La suddivisione delle tappe: 1° giorno: escursione intorno ai forti ottocenteschi 2° giorno: da Nava al Rifugio Sanremo 3° giorno: dal rifugio Sanremo a Cima Marta e a Colla Melosa 4° giorno: Colla Melosa - Sentiero degli Alpini - Sella di Gouta 5° giorno: dalla Gola di Gouta a Rocchetta Nervina 5° giorno (bis): dalla Gola di Gouta a Pigna Monte Lega 14 15 Da Nava al Rifugio Sanremo M.Ormea Ariolo 1221 Nava Ormea lo lo Colla dei Boschetti Colla dei Boschetti PARCO ALPI LIGURIPARCO ALPI LIGURI rel rel a a n n 1229 1229 a a Nava T.T T.T Valcona Valcona San BernardoSan di Bernardo Mendaticadi Mendatica Monesi di Triora Monesi di Triora Mendatica Mendatica PARCO ALPI LIGURIPARCO ALPI LIGURI COLLE DI NAVA COLLE DI NAVA 941 941 Strutture ricettive Strutture ricettive Strutture ricettive non convenzionate Cosio d’Arroscia Cosio d’Arroscia non convenzionate non convenzionate Ottano Ottano 28 er i 10,00 5,5 Km Km 9,5 Km Durata del Percorso Caratteristiche 16 Escursionisti medi (E) Questa è montagna vera, quindi attenzione al tempo: dimenticatevi l’inverno a meno che non siate esperti di sci alpinismo, e godetevi le altre tre stagioni senza la neve; giornate di forte pioggia o di temporale escluse, naturalmente. Attenti alle “nebbie” che a tratti salgono dalle valli e dal mare, per quelle non c’è stagione, ma non facciamone troppo un problema. 6,30 h Natura, boschi, fauna selvatica, panorami. VENTIMIGLIA 10 m 2° giorno: da Nava sino al Rifugio Sanremo RIFUGIO SAN REMO 2054 m NAVA 934 m Turistico (T) - Escursionisti medi (E) I mesi giusti vanno da marzo, col primo disgelo, a ottobre o novembre, dipende da quando cade la prima “vera” nevicata. Sconsigliate anche le giornate estive di “marin” quando dal mare sale l’umidità nebbiosa che rende invisibile il mondo intorno 3 h circa l’anello completo. Percorso molto panoramico, con punti di interesse storico e geologico. FORTE CENTRALE 934 m Realdo Triora - Taggia Cima Garlenda 2141 m Difficoltà Periodo consigliato Imperia Pieve di TecoPieve di Teco Verdeggia M. Airolo 1221 m Durata del Percorso Caratteristiche 8 Ponti aaOrm T.TAr T.TAr O r m e a ea Imperia rosci rosci a a Acquetico Acquetico 1° giorno: escursione intorno ai forti ottocenteschi Difficoltà Periodo consigliato .2 Imp Realdo Triora - Taggia Ponti Pornassio . S.S PARCO ALPI LIGURIPARCO ALPI LIGURI Pornassio er i a Montegrosso ciMontegrosso ros Pian Latte Pian Latte r A T.T Passo Garlenda Passo Garlenda 2021 M. Frontè 2021 M. FrontèPARCO ALPI LIGURIPARCO ALPI LIGURI 2152 2152 Verdeggia G G Imp cia ros r A T.T Forte Centrale Forte Centrale S.S M. SaccarelloM. Saccarello 2200 2200 Cima Garlenda Cima Garlenda RIFUGIO RIFUGIO 2141 2141 SAN REMO SAN REMO M. Ariolo 1221 San Bernardo di Mendatica 1263 m 17,8 Km 10 Km 15 Km 17 Dormire al Colle di Nava Al Colle di Nava vi sono alcune strutture non convenzionate con l’Alta Via dei Monti Liguri: Albergo Colle di Nava Lorenzina Colle di Nava, Via Nazionale 65 Tel. 0183 325044 Fax 0183 325077 [email protected] www.albergolorenzina.com Albergo L’Alpino Nava, Via Nazionale 84 Tel. 0183 325053 Fax 0183 325053 Parco Vacanze La Fattoria Nava,Via Martiri d’Ungheria 6 Tel. 0183 325034 Fax 0183 325034 [email protected], [email protected] www.campeggiolafattoria.it Accoglienza: 35 piazzole Ostello per la gioventù Il Faggio Colle di Nava, SS 28 km 100 Tel.: 0183 33039 www.ilfaggiocoldinava.it B&B Sorriso Colle di Nava, via Nazionale 18 Tel. 0183 325063 Albergo Ristorante Tronco di Pino Colle di Nava, via Bellarasco 2 Tel. 0183 325109 Albergo Ristorante da Nino Case di Nava 4 Tel. 0183 325039 Casa per ferie Casa Alpina Sacro Cuore Colle di Nava, via Brancher 2 Tel. 0182 52512 Casa per ferie Istituto Salesiano Madonna degli Angeli Colle di Nava, via Brancher 1 Tel. 0182 640309 Camping L’Alpino Nava, via Nazionale 104 Tel. 0183 325114 Per altre info: www.altaviadeimontiliguri.it A fianco: il monte Ariolo 18 Come raggiungere il Colle di Nava: Servizio “Verdazzurro” (vd. pag. 11) Con mezzi pubblici: la SS 28 del colle di Nava è percorsa dalle corriere di linea Imperia - Ceva della società Viani che compie frequenti corse durante la giornata (circa 1h10’) [Piazza Libertà 1, Ormea (CN), tel. 0183 293 540] Con mezzi privati: il Colle di Nava si raggiunge in auto da Imperia (Casello di Imperia Est sull’autostrada A10 Genova-Ventimiglia) con la SS 28 “del Colle di Nava” (circa 32 km). Provenendo da nord, dal Piemonte, si percorre la stessa SS 28 in direzione sud dopo essere usciti dall’autostrada A6 Torino-Savona al casello di Ceva (circa 45 km). 1° giorno: arrivo a Nava. Giungendo nel primo pomeriggio si può affrontare una facile escursione intorno ai forti ottocenteschi: dal Centrale si sale al Poggio Richelmo, si arriva sino al monte Ariolo, si ridiscende il sentiero nel bosco sino in prossimità della cava di marmo rosa per raggiungere il fondovalle e quindi Nava, il tutto in massimo tre ore. A Nava non mancano le possibilità di pernottamento. (Vd. Box) Il percorso “introduttivo” (segnavia bianco-rosso) suggerito per il primo giorno inizia sul Colle di Nava (934 m): attraversato il grande prato in lieve pendenza che si estende a levante del Forte Centrale, si entra nel bosco lungo un sentiero a zig-zag che procede sul crinale fra due vallette sino al crinale di spartiacque presso il Poggio Richelmo (1206 m), su cui sorge l’omonimo, piccolo forte. Il poggio si affaccia a nord sulla valletta del Rio Boschetti (che dal Colle di Nava scende verso Ponte di Nava dove incontra il fiume Tànaro e il Piemonte), a sudovest osserva Pornassio e l’alta valle Arroscia coperta di boschi e vigneti, a sudest scende verso le borgate di Armo, nella valle del torrente Arogna che scorre fra pascoli e boscaglie sino ad affluire nell’Arroscia a Pieve di Teco. Dal Richelmo si può seguire il boscoso crinale in direzione nord sino alla Colla San Bernardo, presso un bel prato sul punto di valico di un’antica via del sale. Qui si incrocia la strada asfaltata che, da Nava, raggiunge Armo e coincide con l’ottava tappa dell’Alta Via (Colle di Nava - Passo di Prale). Attraversata la strada si sale lungo una carrareccia di crinale, mentre la vista spazia sui pascoli della valle Arogna e sui boscosi monti della valle Arroscia, per estendersi fino al mare se la giornata è tersa; a nord fitti boschi scendono verso il fiume Tànaro, sovrastato dalla vetta piramidale del Pizzo d’Ormea e da altre cime calcaree. Con poca fatica si raggiunge il confine regionale, in vetta al panoramico Monte Ariolo (2h / 1221 m) che rappresenta una delle cime di spartiacque intorno alle quali, in alcune giornate estive, si forma il marin, ovvero una nebbia mobile, simile a nube, originata dalla condensazione dell’umidità che sale dal mare lungo la valle Arroscia e si riversa oltre il crinale verso la val Tanaro e verso Ormea. Dalla vetta dell’Ariolo si procede per breve tratto verso nord, lungo il crinale di confine in direzione della Rocca Ferraira, per scendere poi, lungo un sentiero ad ampi zig zag, verso il fondovalle del rio Boschetti, avvicinandosi alla cava di marmo rosa di Nava. Restando a monte (quindi a sud) della cava si incontra una strada sterrata, poi asfaltata, che mantenendosi sul versante destro della valletta la risale dolcemente in direzione sud passando fra prati, boschetti, ville e giardini sino al piazzale in prossimità del Forte Centrale (3h / 934 m) Il marmo di Nava Una curiosità geologica dell’alta val Tanaro ligure è la presenza di un giacimento di marmo rosato nei pressi del colle di Nava, sotto le pendici occidentali del monte Ariolo e della Rocca Ferraira. È un marmo forse non celeberrimo al di fuori del Ponente ligure ma interessante e caratteristico per il suo colore. Il campo trincerato di Nava Per controllare il colle di Nava, importante via di collegamento fra Liguria di ponente e Piemonte, fu realizzato fra il 1880 e il 1888 un campo trincerato e fortificato allo scopo di impedire l’eventuale salita verso il Piemonte di truppe francesi che fossero sbarcate sulla costa di Imperia. Sul colle sorsero i grandi Forte Centrale e Forte Bellarasco, appoggiati a levante dal più piccolo Forte Richelmo, a ponente dal “gemello” Forte Pozzanghi nonché dalla più distante batteria di protezione del Forte Montescio. Alcune batterie semipermanenti sul Monte Ariolo, al Poggio Forche e a San Lorenzo completavano lo schieramento difensivo. L’azione delle batterie copriva il colle, le valli e i sentieri circostanti e si saldava con l’azione svolta dalle opere del monte Saccarello e di Zuccarello, creando una linea difensiva quasi continua lungo le Alpi Liguri. Nel Forte Centrale passava la strada nazionale Oneglia-Ormea (l’attuale SS 28 che oggi corre a fianco al forte) che valicava due ponti levatoi interni e poteva essere interrotta in caso di pericolo. Oggi il forte è in buone condizioni e ospita in estate alcune manifestazioni turistiche e culturali. È sede dell’ufficio IAT del comune di Pornassio e punto informatico della rete “Memoria delle Alpi” che ha realizzato qui un allestimento espositivo di presentazione delle fortificazioni ubicate sulle Alpi Liguri. 19 Il bosco montano 2° giorno: da Nava al Rifugio Sanremo (vedi box - chiavi da prendere al Ristorante da Lino a Colle di Nava, tel. 0183 325 039) nei pressi dell’Alta Via. Il primo tratto del percorso lungo l’Alta Via corrisponde alla sua tappa numero 7, percorribile anche in mountain bike (meglio nel senso opposto) o a cavallo. Si parte dal Colle di Nava (934 m) là dove l’Alta Via si distacca dall’asfalto della SS 28 che collega Imperia con la valle del Tanaro e il Piemonte. Seguendo l’evidente segnavia si prende una strada secondaria che sale verso nord-ovest ed entra nel bosco, facendosi sterrata. Accanto a una costruzione in cemento si imbocca a destra una mulattiera che sale ripida al Forte Pozzanghi (1120 m circa) e domina da occidente l’aperto pianoro del Colle di Nava; molto panoramico sullo spartiacque fra le valli del Tanaro e dell’Arroscia, il forte fa parte del sistema dello sbarramento di Nava realizzato fra 1880 e 1888: la costruzione, in forma cilindrica, è circondata da un fossato. Si aggira il forte sul lato sud e si procede poi sul lato della val Tanaro lungo una stradina che percorre il lato nord del Poggio Pozzanghi (dove esisteva una batteria di appoggio a difesa del forte sottostante), sempre fra i pini. Poi si sale nel bosco, rimanendo poco a monte della strada provinciale SP100 che da Nava conduce a San Bernardo di Mendatica. Il crinale è boscoso anche se privo di grandi alberi secolari, caratterizzato per lo più da alcuni begli esemplari di pini e di latifoglie tenute a ceduo; lo scenario è comunque gradevole, in particolare là dove gli alberi si diradano un poco e lasciano intravedere le cime calcaree e carsiche delle montagne che chiudono a nord l’alta val Tanaro: una maestosa serie di creste comprese fra i 2400 e i 2600 metri di altezza, dal Pizzo d’Ormea al Mongioie fino al più lontano - e da qui non visibile - Marguareis. Giunti alla Colla dei Boschetti (1229 m) l’Alta Via attraversa la provinciale e prosegue in direzione ovest mantenendosi a limitata distanza dalla carrabile, con gradevoli passaggi nel bosco alternativamente di conifere, misto a cedui e arbusti. Osservando a nord le calcaree pareti piemontesi della val Tanaro e a sud i boschi della valla Arroscia, si passa la Colla del Fieno (1241 m), per proseguire sull’ombroso versante sud, sino a raggiungere agevolmente 20 San Bernardo di Mendatica (3 h circa/ 1265 m) piccolo borgo con un albergo ristorante (Albergo San Bernardo e Ristorante Settimia, via Redentore 10, Tel. 0183 328724), una fontana di acqua fresca ufficialmente non potabile in quanto non controllata e un’importante crocevia di strade: la SP1 appena percorsa che proviene da Nava prosegue per Monesi, unica località sciistica del Ponente ligure; la SP2 inizia qui asfaltata per dirigersi, facendosi sterrata, verso il Colle del Garezzo; infine la SP74 scende a Mendatica (dove arrivano i mezzi pubblici della Riviera Trasporti). San Bernardo è anche un frequentato punto di decollo per gli amanti del parapendio e offre la discesa a piedi verso il sottostante torrente Tanarello, uno dei due rami sorgentiferi del Tanaro, che scorre nascosto e solitario nel bosco fitto. A San Bernardo inizia la tappa numero 6 dell’AV, anch’essa percorribile in mountain bike e, con la dovuta attenzione, a cavallo. Il tracciato inizia accanto all’imbocco della SP2, sale fra alcune case come mulattiera e, dopo alcune curve, entra in un bellissimo bosco di faggi, popolato da alberi alti e dignitosamente maestosi, facendosi sentiero e proseguendo sul versante del Tanaro. Gli alberi alti e abbastanza fitti chiudono la vista al panorama, offrendo la totale immersione nella faggeta quasi pura, che propone una magnifica varietà di colori durante l’evolversi delle stagioni: in primavera prevale il verde chiaro delle foglie giovani, in estate il verde cupo della maturità della stagione, in autunno il rosso brunito del terreno coperto di foglie secche, in inverno il grigio chiaro dei tronchi e il bianco della neve. La SP 100 che collega Nava a San Bernardo di Mendatica e l’Alta Via che le corre accanto attraversano vasti tratti di bosco montano, quel tipo di bosco di latifoglie che trova il suo habitat a quote medio-alte ma inferiori a quelle in cui regna sovrana la faggeta. Un bosco montano sano è un trionfo della biodiversità perché vi crescono querce, carpini, frassini, maggiociondoli, pioppi tremoli, sorbi degli uccellatori, aceri di monte, agrifogli, betulle, sorbi montani, noccioli, ciliegi selvatici e i primi faggi. Facile trovare anche le conifere, soprattutto pini silvestri e abeti rossi e bianchi, che sono però stati introdotti dall’uomo coi rimboschimenti. Sono bellissime le macchie bianche dei ciliegi in fiore a inizio primavera quando gli altri alberi sono ancora spogli. Ma il momento migliore per ammirare la varietà della vegetazione del bosco montano è l’autunno, quando il verde scuro delle conifere si mescola ai gialli, ai rossi, ai bruni delle foglie degli altri alberi in procinto di cadere. Tra le radici e nei tronchi grossi e cavi abitano micromammiferi, roditori e uccelli come il picchio rosso maggiore, che picchietta sui tronchi per costruirsi il nido e per catturare insetti. Facile osservare le belle cince e i vivaci codibugnoli bianchi, rosa e neri, più difficile scorgere le mimetiche beccacce. Sopra: alba al Rifugio Sanremo 21 Questo tratto di sentiero fa parte di un “circuito per non vedenti” caratterizzato da alcuni cartelli in alfabeto Braille che descrivono la zona e l’ambiente circostante. Il sentiero esce momentaneamente dal bosco avvicinandosi alla Margheria Garlenda (1590 m circa); proseguendo sul prato fra i radi larici si ammira in tutta la sua imponenza la mole grigia del monte Mongioie, affiancato dalle altre cime dell’alta val Tanaro. I larici sono radi e sottili, salvo alcuni qua e là veramente grandi, plurisecolari, molto belli. Come il faggio, il larice è albero elegante e di grande bellezza, che diventa veramente magnifico in autunno quando gli aghi si colorano di giallo. Superato il prato si rientra nel bosco, che passa dalla faggeta al lariceto, e in breve si raggiunge l’erbosa Goletta di Garlenda (1855 m) da cui ci si affaccia sulla valle Arroscia, col mare là in fondo, se l’aria è limpida. La salita è breve ma a piccoli tratti ripida nel bosco fra larici e viste sulla valle, sinché il crinale si fa erboso e quasi piatto, e sotto il cielo aperto il panorama si allarga. In un paesaggio di erbe e roccette, tipicamente alpino, si sale alla Cima Omo dell’Arpetta (2051 m) mentre appare non lontana la statua della Madonna del monte Frontè. Pochi passi per raggiungere la il monte Saccarello. Si prosegue sul lato della val Tanarello, lungo una facile strada sterrata non larga, sino al Passo Garlenda (2015 m). Si segnala che il monte Frontè, coi suoi 2151 metri di altezza, è la seconda cima dell’Alta Via ed è raggiungibile, dai passi Frontè e Garlenda, con una deviazione di circa 10 minuti. La deviazione si trova all’incrocio fra le valli Tanaro, Arroscia e Argentina e la Madonna che svetta sulla sua cima è visibile da molto lontano. Inutile decantare la bellezza del panorama che si gode da lassù, specie nelle giornate terse. Oltre il Passo Garlenda ci si affaccia a sud sull’alta valle Argentina. Il versante nord è ancora quello della val Tanarello, che qui propone i suoi alti pendii erbosi - splendidi pascoli popolati da mandrie e greggi in estate, candide piste da sci in inverno - che scendono verso Monesi; ed è proprio in questi pendii pascolivi e sciistici che il torrente Tanarello ha le sue sorgenti. Sull’opposto versante della valletta del Tanarello appare, grigio di tetti e pietra, il compatto borgo di Piaggia, capoluogo del comune piemontese di Briga Alta, circondato dalle fasce terrazzate che risalgono il pendio. Accanto al Passo Garlenda si trovano i grossi ruderi di alcune casermette, una delle quali, dal 1921 agli anni Cinquanta, ebbe funzione di rifugio alpino del CAI. Il gruppo di edifici in rovina offre un quadro suggestivo e un poco inquietante sotto la luce della luna piena. Dal passo la sterrata offre una bella vista sulla verticale parete sud del monte Saccarello e prosegue comoda verso il vicino Cima Garlenda (5h 30’/ 2141 m) col suo alto ometto di pietre mentre qua è là si scorgono le tane delle marmotte e se ne ode il grido acuto nell’aria. Ora il sentiero aggira la cima del monte Frontè, superando l’omonimo passo (2081 m), dal quale si possono scorgere il rifugio Sanremo e Rifugio Sanremo (6h 15’/ 2054 m) sistemato su un piccolo pianoro accanto alla Cima Valletta della Punta; il rifugio è il capolinea di questa prima giornata di cammino sulle Alpi Liguri. Il pascolo alpino La strada sterrata ex-militare che ha nome di SP2 e parte da San Bernardo di Mendatica diretta verso il Colle del Garezzo e il versante sud del monte Saccarello attraversa gli ampi spazi aperti dei pascoli alpini, dove mandrie e greggi di pecore trovano il loro sostentamento durante i mesi estivi trascorsi in alpeggio. Grande è la ricchezza botanica delle piante erbacee dei pascoli d’alta quota, che nei mesi estivi sfoggiano magnifiche policrome fioriture: le campanule blu scuro della genziana ligustica - endemismo delle Alpi sudoccidentali - i fiori rosei e purpurei del semprevivo maggiore che predilige i pendii aridi e soleggiati, i profumatissimi fiori color lilla carico della lavanda e le lunghe spighe brunite della paleo rupestre. Là dove il pascolo cede il posto alla boscaglia di arbusti (preludio al ritorno del bosco) vivono la rosa canina, il lampone, il ginepro nano, il salice nano. I prati alpini sono il regno delle marmotte, che non è difficile scorgere e ascoltare mentre si cammina, e della loro cacciatrice l’aquila reale; sono ambienti adatti anche alla pernice bianca, alla lepre variabile (bianca d’inverno e scura d’estate) e al rapido ermellino, che d’inverno diventa bianco con la punta della coda nera. Rifugio Alpino CAI Sanremo loc. Cima della Valletta, comune di Triora; chiavi presso Sede CAI Sanremo tel 0184 505 983, Bar Alimentari Tiziana a Piaggia (CN) tel 0174 393 858, 333 259 4721, Rifugio Allavena a Colla Melosa tel 0184 241 155, Ristorante da Lino a Colle di Nava tel 0183 325 039, Bazar di Via Roma 1 a Triora tel 0184 94 118, www.caisanremo.it. Il rifugio è stato costruito nel 1950 e ampliato nel 1984. È il posto tappa dell’Alta Via più in quota e ciò lo rende un magnifico osservatorio naturale del cielo stellato. Al piano terra c’è la sala da pranzo con la zona cucina, non grande ma completa di attrezzature e molto accogliente. Dalla sala da pranzo si accede al WC. Al piano superiore c’è il dormitorio a castello con 30 posti letto - obbligo di sacco a pelo o sacco lenzuolo. L’acqua è fornita da una cisterna che raccoglie l’acqua piovana, quindi si raccomanda di farla bollire prima di usarla e soprattutto di non sprecarla, specie nei mesi di minore piovosità. L’illuminazione è fornita da una serie di pannelli solari. A fianco: vetta del monte Frontè in inverno 22 23 Dal rifugio Sanremo a Cima Marta e a Colla Melosa Difficoltà Escursionisti medi (E) Periodo consigliato Dalla primavera all’autunno, in giornate di bel tempo. Durata del Percorso 6h Caratteristiche Itinerario ricco di punti di interesse storico-militare e botanico; splendidi panorami Francia M. SaccarelloM. Saccarello 2200 2200 Passo di Collardente Passo di Collardente RIFUGIO SANREMO RIFUGIO SANREMO 1596 1596 PARCO ALPI LIGURIPARCO ALPI LIGURI Verdeggia Verdeggia Borniga T..V erde ggia Borniga T..V erde ggia Bassa di Sanson Bassa di Sanson Realdo Realdo PARCO ALPI LIGURIPARCO ALPI LIGURI Caserme di Marta Balcone di Marta Balcone di Marta M. Grai 2013 M. Gerbonte M. Gerbonte 1727 1727 M. Grai 2013 RIFUGIO ALLAVENA RIFUGIO ALLAVENA M. Pietravecchia M. Pietravecchia PARCO ALPI LIGURIPARCO ALPI LIGURI Colla Melosa Colla Melosa 2038 2038 RIFUGIO SAN REMO 2054 m Triora Carmo Gerbontina Carmo Gerbontina 1581 1581 C. Goeta C. Goeta Loreto Loreto Ventimiglia M. Saccarello 2201 m Caserme di Marta 1975 m 2,3 Km 24 6,5 Km Passo di Collardente 1596 m Bassa di Sanson 1679 m 5,3 Km 7 km RIFUGIO ALLAVENA 1545 m 16,5 Km 12,5Km 25 3° giorno: Trascorsa la notte in rifugio si prosegue lungo la tappa numero 5 dell’Alta Via (affiancata anche da percorsi in mountain bike o a cavallo). La salita verso la vetta del Saccarello è rapida, facile e piacevole: nello stesso panorama pastorale e alpino dell’ultimo tratto del giorno precedente si segue il crinale Argentina-Tanarello raggiungendo la stazione d’arrivo della seggiovia che sale da Mònesi di Triora toccando la Sella della Valletta (2050 m circa); da qui il versante nord, quello del Tanarello, diventa piemontese e il cammino prosegue lungo questo versante in quanto il versante sud, ligure, è vertiginosamente verticale. La statua del Redentore (2164 m) alta, metallica, grigia, benedicente, s’alza verso il cielo rivolta verso sud, verso la valle Argentina, la Liguria e il mare lontano. La statua in ghisa, eretta su un piedistallo in pietra, è alta 8,4 metri, e fu eretta nel 1902, inaugurata alla presenza di migliaia di persone. Pochi minuti bastano per raggiungere (deviando un poco dal sentiero dell’Alta Via) la vetta del Monte Saccarello (40’/ 2201 m) col suo cippo degli Alpini alto quattro metri. Magnifico punto di vista sulle Alpi Liguri, sulle cime della Val Roia e sul monte Bego sacro ai Liguri preistorici, “punto triplo” di congiunzione fra le valli Tanaro, Roia e Argentina, la cima del Saccarello si trova per pochi metri entro il territorio francese, ma ciò non ne cancella il titolo di vetta più alta della Liguria. Sono ben conservati i resti delle postazioni in batteria realizzate intorno al 1900 per controllare i valloni di Briga Marittima e i colli fra il monte Bertrand e Collardente. Insieme alle postazioni dei cannoni, ancora ragionevolmente visibili fra la statua del Redentore e la stele della vetta, si trova, scavato nella roccia, il ricovero per gli artiglieri, mentre a ridosso del crinale fra il Passo Tanarello e il Passo di Garlenda si trovavano numerose caserme - oggi ridotte a ruderi - per le truppe e il materiale. Il bosco di larice I pendii che dalle Caserme di Marta scendono verso il Monte Gerbonte sono coperti da una bellissima foresta di larici tutelata dal Corpo Forestale dello Stato. Il lariceto della Foresta di Gerbonte è di origine antropica, in quanto impiantata per avere a disposizione una provvista di legname senza sottrarre spazio al pascolo, ma è integra e tipica. I lariceti sono boschi radi e luminosi, con un sottobosco ricco di erbe e fiori: viole, genziane e primule, belle piante arbustive quali il rododendro (che coi suoi fiori rosso purpurei dona una magnifica nota di colore a questi boschi nella prima estate), il mirtillo, il ginepro e il lampone. In estate le radure sono tinte dal lilla dei fiori dell’erba di Sant’Antonio (Epilobium angustifolium) che forma folti, disordinati cespugli nei terreni disturbati e sconnessi. Ai larici si mescolano talvolta abeti rossi e abeti bianchi (generalmente da rimboschimento, perché non sono specie indigene delle Alpi Liguri) e alcune specie di latifoglie quali il sorbo degli uccellatori, con le sue bacche rosse invernali, e il maggiociondolo, dai fiori gialli di primavera. In primavera le radure vedono il volo del fagiano di monte (Tetrao tetrix) dal piumaggio nero-azzurro; questi ambienti sono popolati anche da camosci, martore e dalla rara lepre variabile (Lepus timidus), bianca in inverno e beige-grigia in estate. Fra i larici volano passeriformi quali la cincia dal ciuffo, il rampichino alpestre e rapaci notturni come il gufo reale e la civetta capogrosso. A fianco: panorama durante la salita al monte Saccarello 26 27 Scendendo dalla vetta verso nord ci si ricongiunge subito all’Alta Via camminando lungo il confine di Stato con la Francia; nel punto in cui il sentiero si congiunge con la strada sterrata che sale da Mònesi c’è un tornante che dà inizio alla ripida discesa sul versante occidentale del monte, quello della val Roia; da qui si scende ininterrottamente in territorio francese per 600 metri di dislivello, dapprima fra prati ripidi, rocce e sparsi larici, con molti tornanti e una bella vista sulla conca di La Brigue (ex-Bri- Passo di Collardente (2h 15’/ 1596 m) sul confine di Stato, sotto il quale passa la SP 76, la lunga bellissima strada sterrata exmilitare che collega in alta quota San Bernardo di Mendatica con Colla Melosa e l’alta Val Nervia. Pare che l’origine del nome Collardente risalga ai “fuochi” della sanguinosa battaglia combattuta fra le truppe del Generale Massena dell’esercito rivoluzionario francese di Napoleone Bonaparte e quelle sabaude, all’inizio della campagna d’Italia Escursionisti lungo l’itinerario ga Marittima) e sui monti della val Roia; quindi si raggiunge la cresta di confine (Val Roia-Valle Argentina / Francia-Italia) da cui si può osservare la parete sud del Saccarello; da qui si prosegue scendendo lungo il crinale attraverso un bosco di conifere, tagliando ripetutamente un’ampia strada sterrata che sale in versante francese verso il passo di Tanarello. Si arriva infine al Tra il Colle della Guardia e il Passo di Collardente. Mare di nubi sotto il Redentore 28 napoleonica. Collardente è luogo di pascolo ovino fra i boschi e non è difficile incontrare giovani pastori italiani, francesi o maghrebini. (Da qui volendo si può scendere in circa un’ora alle magnifiche borgate di Realdo (1010 m) o Verdeggia (1092 m) dove è possibile pernottare. Ma attenzione: non vi sono servizi di linea per ritornare sulla costa). Dal Passo di Collardente l’Alta Via prosegue in lieve salita in un bellissimo bosco di larici sul versante francese in Val Roia, tagliando il versante ovest del monte Collardente, sino a incontrare la sterrata SP76 (larga e comoda da percorrere se si ha un’auto 4x4, ma accessibile con la dovuta attenzione anche con auto “normali”) alla 29 La Bassa di Sanson Bassa di Sanson (3 h / 1679 m) nei cui pressi v’è il rifugio dell’Amicizia, adagiato proprio fra gli alberi appena sopra la strada. Poco oltre la SP76 si incrocia con la strada che sale (in alto sterrata, più in basso asfaltata) da Realdo e con quella che scende, sterrata, in val Roia-Francia sino a La Brigue e alla “Cappella Sistina delle Alpi Marittime” ovvero la chiesetta di Notre Dame des Fontaines; lungo la discesa, a circa 600 metri dal valico, la Fontana di Sanson offre quasi perennemente acqua potabile. Questo è l’unico valico fra Liguria e Francia che sia percorribile in automobile a monte del “valico” di Fanghetto sulla SS20 della Val Roia. Dalla Bassa di Sanson l’Alta Via prosegue per breve tratto lungo la strada sterrata SP76 in versante Valle Argentina-Italia, ai margini superiori della Foresta Demaniale Gerbonte, mentre a oriente appaiono i monti Saccarello, Frontè, Mónega, Faudo, Ceppo. Il tracciato rivalica quindi il confine entrando in una strada sterrata, chiusa al traffico da una sbarra in versante francese: è la “pista della Nava” che aggira da ponente la cima della Tête de la Nava. Si procede nel bosco di larici e altre essenze, poi si incontrano i cippi che indicano il confine di Stato. Il bosco termina infine per lasciare spazio ai vasti prati popolati dai ruderi delle Caserme di Marta (1975 m). Da qui una piacevole deviazione conduce in mezz’ora attraverso ampi prati pascolivi alla Cima di Marta (2135 m) e al Balcone di Marta (2122 m) in un’ora. Sono luoghi oltremodo ameni per paesaggio e panorami ma anche ricchi di ricordi storici legati alla breve guerra del 1940 contro la Francia. Se invece si prosegue lungo l’Alta Via si raggiunge in breve la strada sterrata sul versante della valle Argentina e la si segue fra bei panorami, pareti rocciose e creste; si raggiunge così la Colla (o Porta) Bertrand (1961 m). Qui si lascia nuovamente la strada per ritornare sul versante francese lungo un sentiero che aggira un po’ in discesa da ovest il monte Grai (2012 m), “punto triplo” fra le valli Argentina, Roia e Nervia) fra frantumi di rocce e larici sino all’erbosa Sella d’Agnaira (1869 m); qui si lascia l’Alta Via nel suo cammino verso sud e si gira a sinistra per scendere lungo una stradina sterrata carrabile sino all’incrocio (segnato da una placca del confine di stato fissata a terra) con la strada sterrata italiana che si aveva abbandonato alla Colla Bertrand: in basso lo spettacolare panorama dei tornanti stradali, le alte pareti calcaree del monte Corma, la Colla Melosa e il lago (artificiale) di Tenarda. Siamo qui nel cuore del Parco delle Alpi Liguri. Si risale verso nord la provinciale sterrata per breve tratto (sopra la strada spicca l’imponente ex Caserma del Monte Grai) sino a trovare il palo segnaletico che immette nella mulattiera che tortuosa scende fra i prati sino alla Colla Melosa dove c’è il Rifugio Franco Allavena (6 h/ 1542 m). Il Complesso difensivo di Marta Rifugio Escursionistico CAI Franco Allavena Sotto il vasto, aperto, assolato e panoramico Balcone di Marta, che è dal 1947 in territorio francese, si estende il più vasto complesso militare del Vallo Alpino nelle Alpi Occidentali. È composto da una batteria in caverna che ospitava quattro cannoni di 75/27 in grado di tirare su San Dalmazzo di Tenda e la val Roia, un centro di resistenza con due mitragliatrici a controllo dei sentieri e dei pendii del Balcone di Marta e dall’osservatorio che dirigeva i tiri di artiglieria. Il vasto complesso ipogeo (costruito fra il 1931 e il 1938) aveva un presidio di centocinquanta uomini e una rete di gallerie lunga 1500 metri. All’esterno si scorgono solo le postazioni e gli ingressi del versante est, rivolto verso l’Italia; c’è un’uscita di sicurezza su una selletta accanto al Balcone. Le caserme retrostanti, oggi a ridosso del confine di stato lungo il percorso dell’Alta Via, furono costruite nel 1897. loc. Colla Melosa, comune di Pigna, tel 0184 241 155; sino a ottobre 2009 in gestione a Beppe Grassi (tel. 333 226 4017, [email protected]). Di proprietà del Comune di Pigna, sino al 2011 è in concessione al CAI di Bordighera (tel 0184 262 797, www.caibordighera.it). 30 Aperto nel 1994, è raggiunto dalla strada asfaltata che sale dalla Colla Langan; ha 70 posti letto con obbligo di sacco a pelo o sacco lenzuolo, è fornito di servizi igienici interni con doccia, luce elettrica, riscaldamento, locale cucina autonomo, bar, sala da pranzo con circa 80 posti. Fa servizio di alberghetto con possibilità di mezza pensione e pensione completa. Per via della sua facile accessibilità è frequentato non solo da escursionisti ma anche da famiglie “in scampagnata”. È chiuso al lunedì salvo prenotazioni. Dal rifugio parte una pista di sci di fondo che fa il giro del monte Corma, percorre il sottostante Bosco degli Innamorati, è lunga 5km ed è mediamente impegnativa; più facile nel tratto iniziale presso il rifugio, più tecnica nel bosco. 31 Colla Melosa - Sentiero degli Alpini - Sella di Gouta PARCO ALPI LIGURI PARCO ALPI LIGURI RIFUGIO ALLAVENA RIFUGIO ALLAVENA M. Pietravecchia M. Pietravecchia 2038 2038Colla Melosa Colla Melosa 1542 1542 Gola Incisa gli ini Alp de Triora nti Se Triora ero de ero R. Corvo R. Corvo PARCO ALPI LIGURI PARCO ALPI LIGURI Se nti nti ero de gli M. Toraggio M. Toraggio 1973 1973 gli Alp Alp ini ini Gola Incisa Se PARCO ALPI LIGURI PARCO ALPI LIGURI G G BUGGIO BUGGIO Triora Passo Muratone Passo Muratone 1158 1158 Marellae di GoutaGola di Gouta 1212 1212 G RISTORANTE RISTORANTE GOLA DI GOUTA GOLA Ventimiglia DI GOUTA G Ventimiglia Pigna RIFUGIO ALLAVENA 1545 m Difficoltà Periodo consigliato Durata del Percorso Caratteristiche Pigna Gola dell’Incisa 1680 m Escursionisti medi (E)Escursionisti esperti (EE) Famoso e suggestivo, il Sentiero degli Alpini è adatto agli escursionisti esperti. Da evitare l’inverno per la neve e il ghiaccio; attenzione anche ai giorni di pioggia quando l’acqua rende scivolosa la roccia e alla nebbia che può far perdere l’orientamento, specie nei tratti aperti su prato 5 h circa Grande interesse botanico, faunistico, geologico Gola del Corvo 1403 m 8,5 Km 32 20 Km GOLA di gouta 1212 m PARCO ALPI LIGURI PARCO ALPI LIGURI Gola Marellae 11,5 Km 33 4° giorno: Colla Melosa- Sentiero degli Alpini - Sella di Gouta (in alternativa si può anche scendere a piedi dalla Melosa a Buggio e proseguire poi con autobus di linea o “verdazzurro”). Famoso presso tutti gli escursionisti esperti che amano le Alpi Liguri, il Sentiero degli Alpini è probabilmente l’itinerario più bello e suggestivo della regione. Esso può risultare impegnativo: cordini e moschettoni sono utili – ancorché non indispensabili – per assicurarsi ai cavi di acciaio presenti in alcuni punti del versante italiano. Magnifico e appagante in condizioni meteorologiche ideali, quando si possono ammirare le pareti rocciose quasi verticali dei due “grandi duemila” Toraggio e Pietravecchia, esso può diventare proibitivo nella stagione invernale con neve e ghiaccio (nonostante i lavori di consolidamento e messa in sicurezza realizzati recentemente dalla Provincia di Imperia) in caso di forti precipitazioni o durante il 34 Monte Toraggio, in basso a sinistra la Gola dell’Incisa disgelo di inizio primavera; è possibile trovarsi di fronte a frane e scariche di pietre. Situazioni che, se affrontate con superficialità, possono risultare pericolose lungo un sentiero angusto e strapiombante. Nella bella stagione, per contro, il sentiero offre un’escursione spettacolare. I periodi migliori per percorrerlo sono la tarda primavera-inizio estate per via delle splendide fioriture dei rododendri e l’autunno per la policromia dei larici. Molto suggestivo è inoltre il paesaggio quando sale l’umidità dal mare e forma nuvole che ricoprono le testate delle valli senza tuttavia raggiungere le quote delle montagne: in quei casi si cammina sopra un boccolio di nubi bianche e grigiastre. 35 ginoso, dove tra cenge e rocce verticali sono stati collocati alcuni tratti di corde fisse nei punti più esposti. Superata una sorgente perenne che sgorga dal vivo calcare, la Fonte di San Martino (1580 m); la vista spazia anche sull’elegante cresta rocciosa del Toraggio. Il sentiero scende di quota con alcune serpentine e poi, scavato nella roccia, taglia in costa le pareti meridionali del Pietravecchia. La mulattiera propone ancora una serie di ripidi spettacolari tornanti che guadagnano quota fino allo stretto valico della Il Rifugio Franco Allavena (1545 m) è punto di partenza e capolinea di questa escursione; si parte risalendo l’ex strada militare e, dopo circa un chilometro, in corrispondenza di un tornante a destra e della Fontana Itala (1660 m), si imbocca sulla sinistra il sentierino che taglia il pendio roccioso fra radi alberi di maggiociondolo (deliziosamente carichi di fiori gialli a inizio estate) per immettersi in un rado bosco di conifere fino a intersecare una traccia di mulattiera che si segue a sinistra, perdendo quota per un breve tratto per poi procedere in piano in un ricco sottobosco di rododendri. Si arriva in un ambiente aperto e luminoso, che offre la vista su un ampio panorama sulla parete del monte Corma e sui contrafforti rocciosi del Pietravecchia. Affacciandosi sulle pareti a strapiombo può capitare di ammirare i corvi giocare con il vento e le correnti ascensionali, balzando su dai burroni ad ali spalancate, a coppie e in gruppi. Allo stesso modo si scorge il volo dell’aquila reale o del biancone che osservano dall’alto e con vista acutissima il via vai delle loro piccole prede nascoste nel bosco e sui prati. La mulattiera panoramica costeggia quindi le prime bastionate di calcari nummulitici del Pietravecchia, il 2000 più meridionale delle Alpi. Questo è un tratto ardito e verti- Gola dell’Incisa (2,15 h /1680 m) posto sul confine di stato. Al di là ci si affaccia sulla val Roia e ci si ricongiunge con il tracciato principale dell’Alta Via , che transita sull’opposto versante francese (il sentiero degli Alpini costituisce una variante al percorso). L’itinerario proposto, tuttavia, rimane sotto la sella proseguendo sul versante italiano del monte Toraggio lungo un sentiero esposto, intagliato nella roccia, eseguito tra il 1936 e il 1938 per consentire ai soldati e ai muli di spostarsi in questi ambienti impervi. La mulattiera supera il crinale orientale del Toraggio e perde quota fino a congiungersi a quota 1660 con l’Alta Via dei Monti Liguri, che scende tra i prati del Toraggio in direzione della Gola del Corvo, del monte Lega e del rifugio Muratone. Si prosegue verso sud-ovest tagliando quasi in piano un pendio roccioso piuttosto ripido e spettacolare. La vegetazione è rada, il sentiero è sottile ma pianeggiante e aereo, è davvero un bel camminare, sia col sole che abbaglia il paesaggio circostante di rocce e valli boscose, sia con la nebbia che sale dal basso nascondendo e stingendo il mondo intorno. Si raggiunge così il sottile e caratteristico taglio della Il percorso di discesa Melosa-Buggio E’ una lunga discesa di 8 km che dal Rifugio Allavena (1540 m) scende il pendio a bosco di conifere sino al lago di Tenarda (1330 m), un bacino d’origine artificiale ma molto suggestivo che si inserisce benissimo nel circostante paesaggio montano; da qui si continua nei boschi per un sentiero segnalato sino a raggiungere il piccolo Santuario della Madonna di Lausegno (722 m); scendendo su strada sterrata e poi su una bella mulattiera lastricata si raggiunge Buggio (445 m). Da qui è possibile con il bus scendere a Pigna e quindi sulla costa verso Ventimiglia. Per informazioni aggiornate e dettagliate sugli orari delle corse si consultino i siti www.rivieratrasporti.it e www.orariotrasporti.regione.liguria.it (oppure si veda pag. 11 di questa guida) In alto: il Sentiero degli Alpini. Sopra: un esemplare di Lilium Pomponium. A fianco: Buggio. 36 37 Gola del Corvo (3h 45’ / 1403 m) posto sulla cresta di confine; affacciandosi al di là dello stretto incavo roccioso si sviluppa la val Roia, nascosta dagli alberi circostanti. Dal Corvo il sentiero continua, in analogia con il tratto precedente, rimanendo sul versante della val Nervia; voltandosi indietro si godono begli scorci sul monte Toraggio. Si raggiunge quindi un incrocio presso una cisterna militare da cui si diparte la strada che sale al monte Lega (1556 m) con le sue batterie militari in caverna (quat- Sopra: Passo del Corvo. Sotto:Panorama sui boschi di Gouta. tro postazioni di cannoni da 75/27, due casematte per mitragliatrice, ricoveri per la truppa, locali logistici e deposito munizioni, un aereo osservatorio verso la val Roia). Mantenendo la pista che scende a sinistra si ammirano i folti boschi di Gouta e si arriva velocemente al rifugio Muratone (1180 m) ricavato dalla ristrutturazio- 38 L’ambiente rupestre Le pendici che dal monte Pietravecchia scendono verso la Colla Melosa (ma anche l’intero maestoso versante orientale del crinale di Piancavallo, le azzure pareti verticali di Loreto e altre ancora nella provincia di Imperia) costituiscono un magnifico ambiente naturale rupestre fatto di pietraie e pareti rocciose spettacolari e panoramiche, in cui la vegetazione è scarsa se non del tutto assente, esse possono sembrare inospitali per la fauna. In realtà questi luoghi ricchi di anfratti, cavità, fratture, asperità offrono ottime occasioni di nidificazione e permettono l’insediamento e la vita di alcune specie di erbe e fiori particolarmente adattabili. Gracchi, corvi imperiali, rondoni maggiori e picchi muraioli si trovano a loro agio su queste pareti rocciose, condivise con alcuni rapaci quali l’aquila reale, il gheppio, il falco pellegrino e il gufo reale. Tra i mammiferi è ben nota l’abilità dei camosci nel saltare agilmente su e giù per i dirupi dei versanti verticali. Le piante trovano un ambiente dal suolo povero e arido dove l’acqua è fornita solo dall’umidità atmosferica, fortemente riscaldato dal sole di giorno e assai freddo di notte: poche specie resistono in queste condizioni: per lo più erbe di piccole dimensioni, dai fiori però bellissimi e colorati. Vi si trovano erbe mediterranee risalite in quota come il timo e l’euforbia spinosa, specie artico-alpine scese verso il Mediterraneo quali la sassifraga meridionale (Saxifraga lingulata) dai fiori bianchi. Numerosi sono gli endemismi di queste zone rupestri calcaree liguri-provenzali, come l’aquilegia di Bertoloni (Aquilegia bertolonii) coi fiori blu-violetto, il raponzolo (Phyteuma cordatum) dai fiori azzurro pallido, la primula impolverata (Primula marginata) coi fiori azzurro violetti. ne di un’ex caserma, spazioso e accogliente, circondato da grandi alberi ombrosi. La strada prosegue ampia e riposante sino al Passo Muratone (1157 m), sella boscosa sul crinale di confine, già importante punto di valico fra Pigna in val Nervia e Saorgio-Saorge in val Roia; nel Medioevo i pastori di Briga vi transitavano per scendere a svernare al mare. Da qui la strada prosegue larga e quasi piana attraverso un bellissimo bosco di conifere alte e silenti sino alla Colla Scarassan (1224 m). Qui si abbandona momentaneamente l’Alta Via (la si riprenderà il giorno dopo) per percorrere la strada che continua a sinistra per due km circa sino all’accogliente Ristorante Gola di Gouta (5 h / 1212 m) Ristorante Gola di Gouta e rifugio Muratone Ristorante Gola Gouta Ristorante con camere, loc. Passo Gouta, e Rifugio Muratone, loc. Passo Muratone, comune di Pigna, tel 335 539 3560, 0184 241 068. Il Ristorante Gola Gouta gestisce anche il rifugio Muratone, da cui dista circa 40 minuti a piedi; propone un’ottima cucina del territorio e mette a disposizione circa 40 posti letto fra le camere adiacenti al ristorante e quelle nel rifugio; quest’ultimo, che è di proprietà del Comune di Pigna (tel 0184 241 016), è fornito di riscaldamento, acqua potabile interna, illuminazione con gruppo elettrogeno, riscaldamento a termosifoni, uso cucina e 40 posti a tavola. 39 Dalla Gola di Gouta a Pigna R. Corvo R. Corvo Passo Muratone Passo Muratone 1158 1158 PARCO ALPI LIGURIPARCO ALPI LIGURI M. Arpette M. Arpette 1611 1611 Marellae Gola di GoutaGola di Gouta 1212 1212 RISTORANTE RISTORANTE GOLA DI GOUTA GOLA DI GOUTA Triora Marellae Fontana Draghi Fontana Draghi PIGNA i uz Ba R. i uz Ba R. PARCO ALPI LIGURIPARCO ALPI LIGURI Testa d’Alpe Testa d’Alpe Pau’ M. Alto 1269 T. B arb Colla Sgora Colla Sgoraaira 874 874 M.Terca 1070 T. B arb air a ricettive Strutture non convenzionate ROCCHETTA NERVINA ROCCHETTA NERVINA M. Abellio 1014 Ventimiglia Bivio per Testa d’Alpe 1487 m Calla Pegaroile 1326 m Fontana Povera 1180 m ROCCHETTA NERVINA 235 m GOLA DI GOUTA 1212 m CastelvittorioCastelvittorio M. Alto 1269 Pau’ Fontana Povera Fontana Povera M.Terca 1070 M. Abellio 1014 PIGNA 5° giorno: dalla Gola di Gouta a Rocchetta Nervina Difficoltà Periodo consigliato Durata del Percorso Caratteristiche Escursionisti esperti (EE) Da evitare i mesi invernali con la neve 5 h circa Percorso di interesse botanico e storico-militare 5° giorno (bis): dalla Gola di Gouta a Pigna 3 ,5 Km 40 9 Km 18 Km 12,5 Km Difficoltà Periodo consigliato Durata del Percorso Caratteristiche Escursionisti medi (E) Da evitare i mesi invernali con la neve 2 h circa Percorso naturalistico-artistico 41 Il Bosco di abete bianco Sopra e sotto:panorama dalla Gola di Gouta. A fianco: esemplari di abete bianco. 5° giorno: dalla Gola di Gouta a Rocchetta Nervina Un tappa per gli escursionisti esperti ed allenati: ritorno a Scarassan e prosecuzione in direzione sud-ovest lungo l’AVML sino a Testa d’Alpe / M. Forquin per affrontare la scoperta della porzione più meridionale del Parco delle Alpi Liguri e scendere in giornata a Rocchetta Nervina, dove è possibile un comodo pernotto. Ritornati alla Colla Scarassan ci si reimmette sull’Alta Via (tappa n°3) dirigendosi verso ovest lungo la larga strada sterrata che sale dolcemente nel bosco misto ricco di alberi di diverse dimensioni e di un piacevole sottobosco, non troppo fitto. La strada prosegue con vari saliscendi lungo il confine di Stato, ora lungo il crinale val Barbaira-val Roia, ora lungo il versante della val Barbaira. Si attraversano radure pianeggianti ed erbose - piacevole quella della Colla Pegairole (1326 m) - dove pascolano bradi i cavalli e fioriscono decine di specie selvatiche; si costeggiano macchie di alti abeti bianchi e rossi, si oltrepassano rare cascine isolate. Si entra poi nella Foresta Demaniale Testa d’Alpe/Forêt Domaniale Tête d’Alpe” che tutela la vasta e pregiata area boschiva a prevalenza di abeti che ricopre la testata della val Barbaira sino alla cima del Monte Arpette (1611 m), oggi in territorio francese, che si affaccia sulla val Roia e la sottostante cittadina di Breil-sur-Roia. La strada sterrata (e l’Alta Via) attraversa la foresta con tornanti e curve, valica piccoli rii e funge da confine di Stato. Si arriva a uno spiazzo da cui si diparte in salita una sterrata (da tralasciare) diretta alla Testa d’Alpe; proseguendo in direzione sud si oltrepassano costruzioni militari in abbandono e si raggiunge un tornante con un cippo di confine: non si prenda la strada che scende in Italia ma si prosegua verso destra, passando in prossimità della Fontana dei Draghi (1470 m circa). Il sentiero prosegue a mezza costa, sempre segnando il confine di stato, in generale lieve discesa fra prati sassosi, alberi isolati e boscaglia rada. Nelle giornate soleggiate il panorama è ampio e suggestivo, si ammirano il Balcone e la Cima di Ricettività a Rocchetta Nervina Albergo Ristorante Lago Bin regione Morga, Tel. 0184 207 108 www.lagobin.com Agriturismo Le Morghe regione Morga, Tel. 0184 207 110, www.lemorghe.it 42 B&B L’Antica Macina reg. Ciambeirè, Tel. 0184 207 826, Cell. 347 480 8488 www.anticamacinabb.it B&B Nonno Milò, viale Umberto I 10, Tel. 0184 207 905, www.nonno-milo-com Ristorante Rio Barbaira viale Rimembranze 4, Tel. 0184 207 936 Ristorante Gentile chez Roberto viale Rimembranze 17, Tel. 0184 207 938 Il sistema Gouta-Testa d’Alpe-Val Barbaria (Sito di Importanza Comunitaria) è vasto 1460 ettari e comprende l’alta valle del torrente Barbaira, affluente di destra del torrente Nervia, al confine con la Francia, dai 750 ai 1470 metri di quota. Geologicamente siamo su flysch calcareo-arenaceomarnosi con rari affioramenti di calcari marnosi e di calcari nummulitici. Il sito ospita la Foresta Demaniale Testa d’Alpe, di 140 ettari, a prevalenza di abete bianco (Abies alba), pino silvestre e acero di monte, che si estende anche al di là del confine francese, lungo il crinale con la val Roia, nella Fôret Domaniale Tête d’Alpe. Questo è l’unico vero bosco di abeti bianchi della Liguria, uno dei più bei boschi della regione, ancor più interessante per la vicinanza al mare e il contatto con la flora mediterranea. L’abete bianco è una conifera elegante e maestosa, che può raggiungere i 50 metri d’altezza e i 3 metri di circonferenza; si distingue dalle altre conifere per il portamento slanciato ed eretto tipico degli abeti e dagli altri abeti per le due linee bianche presenti sul lato inferiore degli aghi, linee bianche che sono la causa del suo nome. Nel sito vi sono anche praterie ricche di orchidee, formazioni rupestri delle pareti calcaree, lembi di bosco ripario. Il sito ospita alcuni endemismi vegetali e specie protette tra cui la campanula di Savona (Campanula sabatia) e il giglio a fiocco (Lilium pomponium); qui c’è l’unica stazione italiana di ginestra di Spagna minore (Genista hispanica). Nella fauna si trovano specie alpine al limite meridionale del loro areale come la civetta capogrosso (Aegolius funereus), la lepre bianca (Lepus timidus) e la martora (Martes martes), e specie indicatrici di buona qualità ambientale (arvicola delle nevi Microtus nivalis e il rarissimo gatto selvatico Felis silvestris); vi nidificano il gufo reale (Bubo bubo), e il picchio nero (Dryocopos martius). Abbondanti i caprioli (Capreolus capreolus) e gli scoiattoli (Sciurus vulgaris). Il punto visita del sito è presso il Ristorante Passo Gouta alla Gola di Gouta. Marta, i monti Pietravecchia, Toraggio, Ceppo e Bignone; occorre però fare attenzione e scegliere bene le giornate: in caso di nebbia è facile smarrirsi. Talvolta la mulattiera si fa meno evidente, rovinata dalla tracce del bestiame al pascolo, ma la segnaletica sui diritti e i divieti di caccia scritti in italiano (a sinistra) e in francese (a destra) rendono chiaro il percorso da seguire. Si raggiunge un cartello che segnala la salita al Monte Forquin con le sue postazioni militari e ci si immette in una sterrata che scende nel bosco verso sud, sempre segnando il confine di stato. Si incontra così la modesta Fontana Povera (1180 circa) con la sua piccola cisterna. Poco oltre si prende a sinistra il sentiero in discesa che conduce a un gruppo di edifici (ex caserme) tra cui il rifugio Paù (chiuso). Si scende sulla sottostante strada SP 69 che si percorre verso destra per poche decine di metri sino a ritrovare la prosecuzione del sentiero di discesa verso il fondo valle. Si continua a scendere nella valletta boscosa e disabitata sino a raggiungere un piccolo ponte che attraversa il torrente Barbaira; passati sul versante sinistro si prosegue lungo il sentiero a sbalzo con una magnifica vista sul torrente sottostante, che per la morfologia della sua stretta e ripida valle è apprezzato e frequentato dagli appassionati di canyoning; si giunge infine a Rocchetta Nervina, dove è possibile pernottare. 43 Itinerario alternativo: da Gouta a Pigna Gola di Gouta. Uscendo dal Ristorante Gola di Gouta si deve ripercorrere la comoda sterrata già fatta il giorno precedente sino al Passo Muratone (1157 m); da qui si imbocca in discesa il sentiero che segue l’andamento dell’incassata valle del rio Muratone sino all’ardito ponte in pietra di Bausson (620 m). Si prosegue quindi lungo la pista campestre tra boschetti e piccole radure in parte coltivate raggiungendo il santuario barocco della Madonna di Passoscio (615 m), ricco di ex voto; indi si segue il ripido sentiero segnalato che discende il versante olivetato sino a Pigna (245 m), dopo circa 7 km di cammino. È possibile usufruire del servizio “verdazzurro” oppure prendere il bus di Riviera Trasporti che collega Pigna alla stazione ferroviaria di Ventimiglia. Per informazioni aggiornate e dettagliate sugli orari delle corse si consulti il sito www.orariotrasporti.regione.liguria.it L’Alta Via in Val Nervia Gola di Gouta. 44 Itinerario 2 L’Alta Via in Val Nervia Cima Tramontina 552 Dolceacqua r T. Ne F. R oja Questo percorso copre circa 10 chilometri lungo un dislivello che, dai 5 metri sul mare del capolinea di partenza, tocca un massimo di 510 metri. Considerando che siamo all’estremo limite occidentale della Liguria e dell’Italia e che quindi può richiedere del tempo per essere raggiunto da chi proviene dal resto della nazione, l’itinerario proposto prevede almeno un pernottamento iniziale; ma suggeriamo di metterne in conto due, sì da poter dedicare un po’ di tempo alla visita più attenta del territorio attraversato e di almeno uno dei borghi storici e artistici dell’entroterra. Se le precedenti proposte durante l’inverno sono a rischio di forte innevamento questo itinerario è espressamente consigliato come itinerario invernale o comunque di mezza stagione, perché siamo proprio nella Riviera dei Fiori, trionfo del clima mediterraneo. In inverno l’aria è asciutta e limpida, intorno al percorso esplode l’esuberanza della vegetazione mediterranea e tropicale che gode del microclima di questo estremo lembo di Ponente ligure; i fiori prepotentemente gialli delle mimose indorano la campagna già intorno a Natale ed esplodono nell’acme della loro fioritura per tutto gennaio. Procedendo verso l’interno si ammirano gli spettacolari calanchi delle Terre Bianche e i policromi vigneti da cui nasce il Rossese di Dolceacqua DOC, uno dei due grandi rossi - l’altro è l’Ormeasco di Pornassio - della Liguria. Trucco via La Colla M. Baraccone 514 Madonna delle Neve Ciaixe Bevera oja F. R M. Caria 344 Difficoltà Periodo consigliato Durata del Percorso M. Bellavista 378 Caratteristiche Camporosso Escursionisti medi (E) Tutto l’anno, eccetto i giorni più caldi 3,30 h circa il primo giorno da Ventimiglia alla Colla; 2 h circa il secondo giorno per la discesa a Dolceacqua Percorso panoramico con punti di interesse geologico, botanico, agricolo, urbanistico-storico M. delle Fontane 475 Roverino Chiesa di San Giacomo via T. Ner Villa Hanbury Mentone - Nizza Vallecrosia Ventimiglia Savona - Genova Accesso e punto di partenza Ciaixe / Madonna della Neve 354 m Chiesa di San Giacomo 269 m 1,7 Km 46 Dolceacqua 225 m VENTIMIGLIA 10 m Cima Tramontina 551 m La Colla 479 m 4,2 Km 13 Km 10,5 Km 11,7 Km Come raggiungere Ventimiglia: In treno: collegata con Genova lungo la linea Genova-Ventimiglia-Francia e con Torino dalla linea Cuneo-Tende-Ventimiglia; per gli orari delle corse si consulti il sito www.ferroviedellostato.it In auto: autostrada A10 Genova-Ventimiglia uscendo al casello di Ventimiglia. Il punto di partenza della prima tappa dell’Alta Via è ubicato nel traffico rumoroso e irrequieto del centro di Ventimiglia, città di storia, d’arte e di commercio transfrontaliero. Il sottopasso di via San Secondo (5 m) che si distacca da via Genova (l’Aurelia) alcune centinaia di metri a levante della stazione ferroviaria è segnalato da un grande pannello verticale dove, su una schematica carta della Liguria, è segnato l’intero percorso dell’Alta Via. 47 1° giorno: arrivo a Ventimiglia. Si può sfruttare parte della mattinata visitando la città vecchia. Nel pomeriggio è consigliata una visita ai giardini botanici Hanbury a Mortola (un bus di Riviera Trasporti collega Ventimiglia con Mortola e Ponte San Luigi ogni ora circa). 2° giorno: risalita lungo l’Alta Via sino a un luogo di ricettività - agriturismo o altro - intorno a Brunetti o alla Cima Tramontina Si sale subito piuttosto rapidamente lungo una strada asfaltata fra muraglioni, case e la vista sulla contigua ferrovia. All’imbocco di via Maule si prende a destra in salita, sempre su asfalto, e si procede sino al pilone del km 1 dove l’asfalto termina e inizia un sentiero scosceso ma bene agibile che sale sulla parete della ripida collina che sovrasta la città; si procede sul terreno rossiccio fra la macchia rada e voli di uccelli mentre i palazzi e le vie della Ventimiglia moderna rimangono in basso e il rumore del Area Protetta Regionale Giardini Botanici Villa Hanbury traffico si attenua. Si giunge così alla Colla Sgarba (230 m) dove alcune strutture murarie romane si sovrappongono ai resti di un castellaro ligure preistorico. Al picchetto del km 2 si riprende l’asfalto e la pendenza si addolcisce molto: ora si attraversa la sparsa borgata di San Giacomo, camminando fra villette e giardini su una strada di poco traffico. Belli gli scorci panoramici verso la Costa Azzurra e il Principato di Monaco. Giunti alla Prima di lasciare Ventimiglia per incamminarsi lungo l’Alta Via, si possono raggiungere, poco distanti, i Giardini botanici Hanbury che occupano un’area di 19 ettari sul capo Mortola. I Giardini furono fondati da Sir Thomas Hanbury nel 1867 allo scopo di acclimatare piante esotiche provenienti da tutti i continenti. Grazie alla collaborazione di insigni botanici, agronomi e paesaggisti, per lo più inglesi e tedeschi, venne realizzato un parco grandioso e unico in Europa, sia dal punto di vista botanico con le sue 5800 specie di piante ornamentali, officinali e da frutto, sia dal punto di vista paesaggistico per l’armonia creatasi tra la villa, gli elementi ornamentali e le terrazze coltivate. Dal 1939 i Giardini sono di proprietà dello Stato Italiano e nel 2000 sono diventati area protetta regionale sotto la gestione dell’Università di Genova. Oggi le specie vegetali presenti sono circa 2000 e comprendono i generi acacia, agave, brugmansia, cistus, citrus, eucalyptus, passiflora, rosa, salvia e le famiglie bignoniaceae e myrtaceae. I percorsi discendono la collina verso Capo Mortola e la visita si svolge lungo un percorso scenografico che passa attraverso la Foresta Australiana, le aree delle piante succulente, il Giardino dei Profumi, i Giardinetti con antiche varietà di rose e di peonie, il Frutteto Esotico, gli Agrumeti. Sotto la superficie dello specchio di mare prospiciente è presente un’estesa prateria di posidonia oceanica, habitat prioritario dell’Unione Europea. Area Protetta Regionale Giardini Botanici Hanbury (comune di Ventimiglia) Gestita dall’Università di Genova - Centro Servizi Universitari Giardini Botanici Hanbury, Corso Montecarlo 43, Mortola, Ventimiglia Punti di informazione: Tel. 0184 22661 - Fax 0184 226632 e-mail: [email protected], www.giardinihanbury.com 48 Chiesa di San Giacomo (1h / 269 m) cappella votiva del XVIII secolo, si continua su asfalto in via Montefontane, sempre all’interno dello stesso nucleo abitato sparso. Dove terminano l’asfalto e le villette si procede sul sentiero che corre grosso modo sul crinale fra la val Roia, a ovest, e la val Nervia, a est. Camminando si affianca un campo coltivato a peperoncini che nella giusta stagione (ad esempio in gennaio) è magnificamente colorato dai frutti gialli e rossi della vivace spezia. Fra panorami sulla val Roia, cascine e villette, olivi e vigneti, pinete e macchia mediterranea rada si aggira da ovest il monte delle Fontane sino a incrociare dapprima una stalla nei prati, intorno alla quale pascolano le mucche, indi la strada che scende a Roverino in val Roia. Infine la chiesetta della Madonna della Neve (2,15 h / 354 m) cappella del XV secolo in località Ciaixe, in un ambiente di olivi e case sparse. Procedendo verso monte fra campi, boscaglie e tratti di bosco più fitto e ripido si aggira il monte Baraccone, lanciando un’occhiata sulla sottostante val Nervia con il centro storico di Camporosso e attraverso un sentiero un po’ dissestato, talvolta fangoso, a Agriturismi sul crinale AVML tra Camporosso e Dolceacqua Agriturismo Rifugio Alta Via strada SP69, Dolceacqua Tel. 0184 206 754, Cell. 348 223 0847 Azienda Agricola Terre Bianche località Arcagna-Colla, Dolceacqua Tel. 0184 31 426, www.terrebianche.com Agriturismo Cà de’ Farò, fraz. Brunetti, Camporosso, tel 0184 31 237 Agriturismo Il Bausco fraz. Brunetti, Camporosso, Tel. 0184 206 013 www.ilbausco.com Sopra: la chiesa di San Giacomo. Nella Pagina a fianco: i lussureggianti giardini di Villa Hanbury 49 tratti ripido, si raggiungono le magnifiche Terre Bianche (269 m) coi loro azzurri-candidi, verticali calanchi argillosi modellati dall’erosione, sui quali torreggiano, in apparente bilico incerto, alti pini e bassi cespugli. Intorno lembi di vigne, la pineta, la cresta del monte Grammondo in secondo piano. Ora il sentiero si fa meno ripido e offre viste sul piccolo nucleo antico di Brunetti, sul versante della val Roia e sui vigneti affacciati sulla val Nervia, dominata dal nucleo medievale di Dolceacqua col suo ponte sottile e il suo castello imponente. Superando un serbatoio dell’acquedotto di Camporosso, tratti di asfalto, l’incrocio con la strada che scende a Verrandi in val Roia, un bunker ex-militare e tratti di sentiero un po’ intralciato da rovi e spini, si arriva infine alle sparse case della Colla (3,30 h / 479 m) che funge da terminale della prima tappa dell’Alta Via. Ci si può fermare a pernottare in uno degli agriturismi che aprono le loro porte e offrono i loro prodotti in questa zona di basse colline fra Roia e Nervia. I più vicini si trovano in località Brunetti, piccola frazione di Camporosso posta sul versante della val Roia poco a ridosso del crinale, e in località Arcagna (lato valle Nervia). Entrambe si raggiungono prima di arrivare al terminale di tappa di La Colla. Più a nord, proseguendo lungo l’Alta Via per pochissimi chilometri dal terminale di La Colla, poco sotto la strada provinciale N°69 si trova il rifugio “Alta Via” 50 Il collegamento col 1° itinerario Chi volesse proseguire a monte della Colla lungo la seconda tappa dell’Alta Via salirà fino alla Cima Tramontina (551 m). Poi, oltrepassando un quadrivio con la segnalazione poco visibile in caso di nebbia e infine proseguendo verso nord seguendo quasi fedelmente il crinale Roia-Nervia intorno alla cima del Monte Erisetta, in un paesaggio che sia fa via via più montano. La macchia assume colori cupi, le rocce intorno al sentiero si coprono di licheni, lo sguardo spazia verso nord sino ai paesi dell’alta val Nervia: Apricale, Perinaldo, Baiardo, mentre l’orizzonte è chiuso dalle austere cime dei monti Bignone, Ceppo, Frontè e Toraggio; vi sono punti in cui, specie col cielo nuvoloso e le vette più lontane imbiancate di neve, il paesaggio ricorda certi scorci delle Montagne Rocciose canadesi. Con poca fatica si arriva al Passo del Cane (596 m) dove si incontra la strada sterrata ex militare SP 69. Si continua a salire in lieve pendenza la sterrata, con belle viste sulla val Barbaira e Rocchetta Nervina, passando accanto alla piccola ma arcigna vetta del Monte Abellio (1014 m) protetta da pareti a strapiombo, che fu sede di un castellaro preromano e di un castello medievale distrutto nel XIII secolo e di cui restano muri e una cisterna. Strada facendo si incrocia il Sentiero Balcone Mediterraneo, col duplice bivio: un sentiero scende a levante verso Rocchetta Nervina, un altro, poco più a monte, a ponente verso la Bassa d’Abellio e Airole. Si raggiunge quindi la Colla dei Saviglioni dove si incrocia il sentiero - parte dell’itinerario europeo E7 - che scende ad Airole. Proseguendo lungo la strada sterrata si raggiunge la deviazione a sinistra che sale brevissima all’erbosa e aperta Colla Sgora (1063 m) da cui l’Alta Via prosegue verso nord nella vegetazione lungo una straduzza sconnessa che funge da confine di Stato sino a raggiungere la Fontana Povera, (1180 m circa) e congiungendosi col 1° itinerario descritto. 51 Dolceacqua 3° giorno: discesa a Dolceacqua, visita del paese e ritorno con linea pubblica sulla costa La macchia mediterranea e i coltivi Dal punto di pernotto a nord o a sud si percorre il sentiero sullo spartiacque per un breve tratto (seconda tappa dell’AVML) fra arbusti, vigneti, frulli d’uccelli puntando alle antenne della Cima Tramontina (551 m), sino al punto di innesto della traccia (non sempre così evidente in caso di nebbia) che scende velocemente il versante boscato sino a raggiungere, attraversandola, la S.P. 69 e scendendo giù in direzione di Dolceacqua tra campi parzialmente coltivati. Al nuovo incrocio con la viabilità asfaltata si imbocca una bella mulattiera selciata tra ombrosi oliveti che arriva sino alla cappella di S. Bernardo, del XV secolo, con affreschi del Maccari. Si sbuca infine dopo circa due ore di cammino a Dolceacqua, con i suoi vicoli coperti e l’inconfondibile profumo del Rossese proveniente dalle cantine. Sulla piazza principale, sulla quale si affacciano negozi di alimentari, bar, ristoranti vi è la fermata della corriera per Ventimiglia. Per gli orari consultare il sito www.orariotrasporti.regione.liguria.it Dove l’Alta Via incontra la chiesetta della Madonna della Neve, sopra Camporosso, il paesaggio alterna rade pinete a Pinus pinaster, pino d’Aleppo e roverella con la macchia mediterranea che, nei terreni più degradati, diventa gariga. La macchia è la formazione vegetale termofila tipica delle colline del primo entroterra là dove non esiste più la pineta ed è costituita prevalentemente da arbusti quali rosmarino, lentisco (che può diventare un alberello), ginestra spinosa e ginestra di Spagna, ginepro, che formano una copertura del terreno non alta ma piuttosto fitta e densa. La gariga è rada, formata da cespugli sempreverdi bassi e discontinui quali il timo, la lavanda selvatica, il profumato elicriso, la ruta. Sono ambienti favorevoli a molte specie di piccoli vertebrati, rettili e insetti ma non mancano le tracce di fauna selvatica quale i tassi, le volpi, le faine Questi ambienti termofili sono apprezzati anche da molte specie di uccelli che prediligono lo strato arbustivo della vegetazione, i terreni coltivati e gli ex coltivi abbandonati: upupa, verdone, cardellino, gazza, il vivace occhiocotto, alcuni migratori quali i rondoni e i loro “cugini” balestrucci, l’assiolo - che è il più piccolo rapace notturno - e in inverno l’albanella reale in cerca di piccoli roditori e passeracei. Il sito di visita di questa tappa dell’Ecomuseo della Biodiversità è in comune di Camporosso, presso gli ex coltivi, ora abbandonati, di Case Rizzo. 52 53 Le tappe imperiesi dell’Alta Via non des critte nella Guida Tappa n. 8: Colle di Nava - Passo di Prale Tappa n. 9: Passo di Prale - Colle San Bartolomeo di Ormea Colle di Nava (934 m) - Colle di San Bernardo d’Armo (1062 m) Chiesetta di San Bernardo - Bocchino di Semola (1103 m) Versante sud-est del Bric Castagnino - Passo di Prale (1258 m). Passo di Prale (1258 m) - Versante sud-est del Monte della Guardia Colla Bassa (1574 m) - Monte Armetta (1739 m) - Piano del Colle (1481 m) Colle San Bartolomeo d’Ormea (1439 m). È una tappa breve che si svolge per lo più su comode strade sterrate fra boschetti e pascoli, con belle vedute panoramiche sul versante marittimo e scorci sulla magnifica cerchia a picco dell’Alta Val Tanaro. Lasciate alla partenza le possenti fortificazioni di Nava (Forte Centrale e Bellerasco), a metà del percorso s’incontra l’isolata Cappella di San Bernardo d’Armo, immersa in un ameno paesaggio di prati e boschi. L’originario edificio seicentesco è stato sostituito con uno più nuovo, costruito nel 1947. Il passo di Prale è sul confine col Piemonte; qui si incrocia la strada provinciale che scende verso sud in val Pennavaira (Caprauna e Alto in provincia di Cuneo), indi entra in provincia di Savona diretta ad Albenga; verso nord la strada scende a Cantarana (frazione di Ormea-CN) immettendosi nella SS 28 del Colle di Nava. Raccordo con il sentiero Armo - Bocchino di Semola (raccordo n. 12). Ad Armo si parte dalla borgata sommitale di Grenzolini lungo l’antica mulattiera che sale tagliando in più punti la strada carrabile, inizialmente asfaltata e poi sterrata, che sale a San Bernardo d’Armo. Raggiunta la sterrata all’altezza di Case Marise, dove possiamo ammirare un magnifico castagneto disteso in un ampio pianoro, la si segue per poche centinaia di metri, imboccando quindi a destra il sentiero segnalato che risale dolcemente sino alla stretta sella chiamata Bocchino di Semola. Borgata Grenzolini (665 m) - Case Marise (878 m) - Bocchino di Semola ( 1150 m). Lunghezza: 1 Km da borgata Grenzolini a Case Marise; 2,3 km da Case Marise a Bocchino di Semola. Mezzi pubblici: Corriera da Imperia a Pieve di Teco (autolinee Viani) e da Pieve di Teco ad Armo (autolinee Riviera Trasporti). Cappella di San Bernardo di Armo 54 Si sale nel bosco il versante sino alla Colla Bassa e si prosegue su un ampio crinale panoramico scavalcando il monte Armetta (1739 m), gigantesco dorso d’erba e rocce che offre notevoli panorami. Si tratta di una montagna massiccia, a forma di dorso, che sorge sullo spartiacque principale delle Alpi Liguri tra la Val Tanaro e la Val Pennavaira. A differenza del Monte Galero che si trova al confine tra Liguria e Piemonte, l’Armetta è compreso per intero in territorio piemontese; qui, infatti, il confine tra le due regioni non coincide con lo spartiacque principale, ma scende per alcuni chilometri verso il mare lungo la Val Pennavaira, includendo nella provincia di Cuneo i comuni di Alto e Caprauna. I versanti ovest e nord della montagna precipitano sulla Val Tanaro con fianchi ripidi e tormentati, con balze rocciose alternate a boschi intricati. Il versante marittimo, invece, scende più dolcemente verso la Val Pennavaira con pendii erbosi costellati di rocce e fiori. Dalla sommità dell’Armetta si ha una splendida vista sul borgo d’Ormea e sul soprastante Pizzo d’Ormea. In cima alla montagna crescono le stelle alpine: una presenza inconsueta a così poca distanza dal mare. L’itinerario si sviluppa su esili sentieri, senza difficoltà quando la visibilità è buona; quando invece arriva la nebbia, abbastanza frequente su questa montagna, si possono avere seri problemi d’orientamento. La tappa è caratterizzata dalla salita sull’imponente Monte Armetta. Sul Colle San Bartolomeo si incrocia una strada sterrata che in qualche chilometro con ampie curve scende verso sud ad Alto (CN) in val Pennavaira e a nordovest in val Tanaro verso Ormea (CN). Raccordo con il sentiero Caprauna - Colla di Caprauna (raccordo n. 13)- Caprauna (borgata Poggio 990 m) - Case Arma (1340 m) - Colla di Caprauna (1450 m). Lunghezza: 1,8 km da Caprauna a Case Arma; 1 km da Case Arma a Colla di Caprauna. Totale 2,8 km. 55 Percorsi accessibili Nell’ambito del Progetto d’iniziativa regionale Alta Via sono stati realizzati dei percorsi facilitati con lo scopo di rendere accessibili panorami e ambienti montani di grande pregio anche alle persone più svantaggiate. Questi percorsi sono adatti a ipovedenti e disabili, a famiglie con bambini e persone anziane con problemi di deambulazione; inoltre sono localizzati in prossimità dei Centri Alta Via e sono tutti serviti da bus navetta adatti al trasporto dei disabili. Ciascun percorso accessibile ha una propria scheda che riporta indicazioni utili per conoscere le caratteristiche del percorso, la tipologia del sentiero, le informazioni su come raggiungerlo, i servizi e le strutture accessibili. Per ulteriori info:www.altaviadeimontiliguri.it (vd. percorsi accessibili) Percorso “Pozzanghi” Ubicazione: Comune di Pornassio (IM) lungo l’Alta Via dei Monti Liguri, tra il Km. 69 e il Km. 70 (Tappa 7: San Bernardo di Mendatica - Colle di Nava). Altitudine: 1.110 m. s.l.m. Tipologia: percorso adatto a persone con disabilità motoria, anziani e famiglie con bambini; parzialmente attrezzato per ipovedenti. Lunghezza: circa 500 m. da percorrere andata e ritorno. Fondo: cementato, adatto a tutti i tipi di carrozzina. Pendenze: sotto l’ 8%. Difficoltà: il percorso inizia con una rampetta (pendenza dell’ 8%) lunga circa 90 m., poi continua pianeggiante. Strutture e/o WC accessibili: a circa 3,7 Km, a Case di Nava presso l’albergo-ristorante “Da Lino”. Note: Il percorso penetra piacevolmente il bosco misto, arioso ed accogliente lungo il largo sentiero di crinale che si identifica con l’Alta Via e prosegue poi in un contesto panoramico tipicamente alpino, intervallato qua e là da resti di fortificazioni militari. Descrizione: dal comodo parcheggio si percorre la rampa (protetta) di risalita e poi si continua agevolmente sino allo spazio- sosta con tavolo per picnic. Percorso “San Bernardo” Ubicazione: Comune di Mendatica (IM), frazione San Bernardo, a lato dell’AVML tra il Km. 64 e il Km. 65 (tappa 7: San Bernardo di Mendatica - Colle di Nava). Altitudine: 1.250 m. s.l.m. Tipologia: percorso per ipovedenti attrezzato con corrimano e pannelli braille; se il fondo è asciutto è percorribile anche con carrozzina per circa 900 m. Lunghezza: 1.000 m. da percorrere andata e ritorno. Fondo: naturale Pendenze: pressoché pianeggiante per circa 900 m.; rampa con pendenza 10% nella porzione finale. Parcheggio: a inizio percorso, lato strada carrabile. Come arrivare alla partenza: a partire dalla linea di costa si segue la SS 28 sino al Colle di Nava (Pornassio) e subito dopo si imbocca la SP 100, proseguendo sino ad incontrare la prima casa del nucleo di San Bernardo di Mendatica, dopo circa 9 Km. Difficoltà: il percorso può avere qua e là dei piccoli depositi di fogliame e di terriccio scivolato dal versante. E’ sconsigliabile l’utilizzo immediatamente dopo eventi piovosi che hanno imbibito il fondo naturale. Strutture e/o WC accessibili: circa 1 Km. Presso l’Albergo San Bernardo nell’omonima frazione. 56 Note: la larga pista che occasionalmente può essere percorsa da automezzi da lavoro penetra un’ombrosa faggeta, luogo molto tranquillo. Varie mappe tattili accompagnano la visita, illustrando gli elementi presenti. Descrizione: lasciata l’auto nel comodo parcheggio adiacente l’ingresso, si imbocca il tracciato che con andamento regolare raggiunge, dopo la rampetta terminale, il crinale arioso dove é presente un’ampia area di sosta e per picnic Percorso “Melosa” Ubicazione: Comune di Pigna, località Colle Melosa, lungo il sentiero di arroccamento Buggio - Melosa - Monte Grai (tappa 5: Sella d’Agnaira - Sella della Valletta (Rif. San Remo). Altitudine: 1.542 m. s.l.m. Tipologia: percorso adatto a persone con disabilità motorie, anziani e famiglie con bambini, anche attrezzato con corrimano in legno per la fruizione di ipovedenti. Lunghezza: 400 m. (da percorrere andata e ritorno). Fondo: naturale, su sottofondo drenato e stabilizzato. Pendenze: pressoché pianeggiante. Parcheggio: a inizio percorso, lato strada. Come arrivare alla partenza: a partire dalla linea di costa si percorre per 20 Km. La Val Nervia sino a Pigna, poco oltre a sinistra sulla SP n. 67 che dopo 6 Km. sempre su asfalto, porta a Colle Melosa, all’altezza del Rifugio CAI Allavena. Difficoltà: nessuna. Strutture e/o WC accessibili: In un edificio vicino è stato attrezzato un servizio WC (chiavi c/o Rifugio Allavena); al momento l’accesso é con breve tratto su fondo terroso piuttosto disagevole (da migliorare). Note:il percorso si sviluppa sul versante SE del Monte Corna, lungo la pista (usata d’inverno per lo sci di fondo) che penetra l’arioso e profumato bosco di conifere, al centro del Parco delle Alpi Liguri. Descrizione: Lasciata l’auto negli spazi a bordo strada, si imbocca agevolmente la pista segnalata; al termine è presente uno slargo con tavolo da picnic. Visite guidate: Con accompagnatori GAE - Guide Ambientali ed Escursionistiche della Liguria Le Guide Ambientali escursionistiche sono professionisti che accompagnano in sicurezza singole persone o gruppi su tutto il territorio ligure, illustrandone gli aspetti naturalistici, antropici e culturali. L’ attività richiede un esame e il rilascio di un patentino valido in ambito provinciale. Nel 1992 è stata costituita l’AIGAE (Associazione Italiana Guide Ambientali Escursionistiche) a cui fanno riferimento le Guide Ambientali Escursionistiche nonché gli operatori del settore ecoturismo e divulgazione ambientale. Per informazioni www.aigae.org e [email protected]. 57 Prodotti del territorio Vigneti a Pornassio Il vino di Napoleone Il Rossese di Dolceacqua DOC è uno dei grandi rossi di Liguria: un vino dal colore rubino tendente col tempo al granata, sapore intenso e variabile da bottiglia a bottiglia, retrogusto asciutto e corposo. Adatto all’invecchiamento, dopo 4 o 5 anni accompagna meravigliosamente i piatti di cacciagione. Un vino apprezzato nei secoli, anche da personaggi illustri, papi e imperatori. Napoleone compreso che - pare - propose ai dusaighini di ribattezzarlo col suo nome, proposta orgogliosamente e fermamente respinta... I fagioli di Pigna Bianchi e quasi tondi: sono i fagioli delle Alpi Liguri, che vengono ancora coltivati a Pigna in alta val Nervia, a Badalucco nella media valle Argentina e a Conio nell’alta valle del Maro; sono tutelati da un Presidio Slow Food e il marchio “Fagiolo Bianco di Pigna” riunisce una ventina di produttori sparsi fra Pigna, Buggio, Isolabona, Ventimiglia e Castelvittorio. Hanno seme piccolo di color bianco o bianco-nocciola, gusto delicato ma saporito; a Pigna si accompagnano molto bene alla capra (Crava co-i faxeui) e al minestrone. Il Brusso, la Toma, la Sola Sui monti a cavallo delle alte valli liguri, piemontesi e francesi pascola la “pecora brigasca”, che prende il nome dal paese francese di La Brigue (fino al 1947 era il piemontese Briga Marittima) incastonato nell’alta val Roia. La pecora brigasca è una razza ovina rustica e forte, bene adattata al clima rigido della montagna, di taglia medio-grande e dall’accentuato profilo montonino. Erano ben 60.000 le pecore allevate all’inizio del XX secolo, ma oggi ne restano circa 800 nella val Roia francese e 1800 in Liguria, che trascorrono circa otto mesi in alpeggio nelle alte valli Arroscia e Argentina e svernano presso la costa. La pecora brigasca si alleva per la carne dei suoi agnelli e per il latte, da cui si producono ottimi formaggi (Toma, Sola, Brusso). La Sola, o Sora, è un formaggio semistagionato di forma piatta come una suola - da qui il nome - ha pasta morbida e bianca, è saporito ma delicato, ottimo col pane o appena condito d’olio. Il Brusso è una ricotta di pecora fermentata di consistenza cremosa, color bianco-grigiastro, dal sapore piccante e particolare, che risulta squisito per alcuni ma alquanto difficile per altri palati; è molto nutriente e si può spalmare sul pane o usare per la torta di Brusso (coi pomodori) o ancora per condire la pasta sciancà. Se questi formaggi sono prodotti secondo l’apposito disciplinare, sono tutelati e garantiti dal Presidio Slow Food della Toma di pecora brigasca. Oggi sono solo due i pastori che producono tome, sore e brusso col latte di pecora brigasca secondo il disciplinare Slow Food; in estate e nel primo autunno li si trova all’alpeggio nei verticali pascoli sotto il monte Saccarello e lungo i dolci pendii del colle di Nava, in inverno stanno “in bandia” sulle colline di Sanremo e nella piana di Albenga. Cucina bianca, cucina dei pastori Col latte delle mucche che pascolano alla Margheria dei Boschi, al Pian del Latte, intorno al monte Frontè e in altri alti pascoli della regione si produce il formaggio di malga, che è il tipico formaggio d’alpeggio a pasta dura, variamente stagionato; tra i formaggi di malga c’è la Toma di Mendatica, di latte vaccino o misto vaccino-ovino, più o meno stagionato, gustoso e saporito; si accompagna bene alla frandura, una torta di patate tipica della valle Argentina. Frandura e tome entrano a pieno titolo nella 58 “cucina bianca” delle Alpi Liguri, la cucina dei pastori di montagna, detta “bianca” perché i suoi ingredienti sono tutti chiari: cereali, latte, formaggi e burro, patate, fagioli, rape, porri, aglio… Grande, scuro, saporito pane di Triora È celebre anche nel mercato della frenetica e internazionale città di Sanremo, il pane di Triora e di Molini di Triora: è un pane casereccio che al semplice colpo d’occhio tradisce le sue origini montane; ha lunga conservabilità, scuro di farina integrale, cotto in grosse pagnotte larghe e tonde, si conserva a lungo; naturalmente è ottimo col formaggio brusso. Un tempo veniva cotto una volta alla settimana nei forni comuni del paese. L’Ormeasco, un vino “saraceno” Quante volte sono passati i Saraceni in queste valli durante l’Alto Medioevo, prima a saccheggiare e razziare, poi a commerciare? È quindi possibile che il vitigno Ormeasco che propera nei vigneti dell’alta valle Arroscia sia davvero stato introdotto da loro come vuole una non provata tradizione. L’Ormeasco in realtà è una varietà del più diffuso e famoso Dolcetto piemontese ma qui, sarà per il clima che gode del duplice apporto dell’aria salmastra del mare e del freddo della montagna, sarà per l’amore dei viticoltori che lo coltivano, fatto sta che quel dolcetto saraceno si è trasformato, diventando un’uva in grado di produrre un vino rosso tutto particolare, saporito e corposo, ottimo accompagnamento ai piatti contadini della valle Arroscia ma adattissimo anche ad essere sorseggiato da solo, meditando sulle cose della vita... L’Ormeasco di Pornassio è la più recente tra le otto DOC dei vini liguri: il nome Ormeasco viene dal paese di Ormea, che si trova in Piemonte ma solo per cinque chilometri; Pornassio è la terra dove l’Ormeasco prospera al meglio, alternandosi agli olivi nel ricoprire le fasce che da Pieve di Teco salgono verso il colle di Nava. La Confraternità dell’Ormeasco annovera fra i suoi membri personaggi illustri dell’industria, del commercio e della politica della provincia di Imperia, uniti nella volontà di custodire e valorizzare questo vino antico e giovane. 59 Cultura dell’uomo e dell’ambiente Il villaggio ecologico La val Bèvera è la più occidentale valle ligure e il confine la taglia in due: l’alta valle è francese, la bassa è italiana. La strada che risale la parte italiana termina a Torri, frazione di Ventimiglia, dieci km dalla costa, 70 metri di quota, 250 abitanti. Torri risale all’XI secolo e forse era un avamposto militare. Torri Superiore è appena lì sopra; fondato forse nel XIII secolo, è un labirinto compatto di case in pietra, vicoli coperti, scale e terrazzi. Alcuni decenni fa fu abbandonato dai suoi abitanti contadini; oggi ospita persone che si definiscono “alla ricerca di un nuovo modo di vivere e di abitare in armonia con l’ambiente circostante e il proprio mondo interiore. Per trovare un senso che la vita nelle metropoli e lo schema sociale lavoro-casa-famiglia, stentano a dare”. L’Associazione Culturale Torri Superiore nacque nel 1989 per acquistare e recuperare il borgo, avviare attività artigianali e agricole, insediarsi secondo una struttura di tipo comunitario rispettosa dell’ambiente, realizzare una struttura ricettiva, costituire un centro di studi sui temi del rispetto ambientale e dei diritti umani. Oggi qui vivono più di venti persone con alcuni bambini. Per accogliere gli ospiti temporanei c’è una foresteria con 14 posti letto con cucina centralizzata, sauna, cantine, sale di meditazione, biblioteche, locali per convegni, un ristorante biologico. Il centro si rivolge a un turismo culturale e formativo, ospita stages, seminari e progetti per singoli e gruppi, privati ed enti e funge anche da posto tappa lungo il Sentiero Balcone Mediterraneo. In agricoltura si pratica la permacultura, modo di coltivare poco costoso in termini energetici ed economici, diffuso da anni in Australia (vi è nata), negli USA e in Nordeuropa. Essa progetta ecosistemi produttivi di alimenti, energia e fibre a basso costo energetico con principi di diversità, interdipendenza, riciclaggio e conservazione. Torri Superiore ha molti fratelli nel mondo: i “villaggi ecologici” propongono un approccio “globale” alla vita che integri ecologia, educazione, spiritualità, comunitarietà, tecnologie e produzioni rispettose dell’ambiente. Dal 1994 sono riuniti nel GEN - Global Ecovillage Network (Rete Globale degli Ecovillaggi); nel 1996 l’Italia fondò il RIVE (Rete Italiana dei Villaggi Ecologici) e Torri Superiore ospitò la segreteria europea del GEN dal 1999 al 2003. Oggi i villaggi ecologici sono una quindicina in Italia e più di 350 nel mondo. [Ture Nirvane villaggio ecologico, Torri Superiore di Ventimiglia, tel 0184 215 504, www.torri-superiore.org La lavanda del Colle di Nava “Sul colle di Nava vicino alle stelle, le cose son belle...” Parole di una vecchia canzone che 40, 50 anni fa le nonne cantavano ai nipotini per farli addormentare nelle sere di villeggiatura estiva. Ci fu un tempo in cui il colle di Nava era famoso la sua lavanda. Oggi è quasi impossibile vedere i fiori blu-viola della lavanda e del più piccolo lavandino nei prati fra il colle e il fiume Tanaro, e le limitate quantità di essenza di lavanda prodotta nelle valli Nervia, Argentina, Arroscia, Impero e Prino sono riservate al mercato locale. L’essenza di lavanda, oltre che piacevolmente profumata, è sedativa, calma i dolori articolari e le punture d’insetto, è rilassante, stimola l’appetito e favorisce la digestione. A Vaštéra, üniun de tradisiun brigasche Fra le rocce e i larici, le aquile e i camosci delle Alpi Liguri più elevate sorgono i borghi di Verdeggia (1150 metri) e Realdo (1010 metri), coi tetti grigi d’ardesia, appoggiate al muro di roccia del monte Saccarello, a picco su strapiombi di roccia che danno le vertigini. La cultura di questi due piccoli borghi è una cultura di lingua, tradizioni, economia e tecniche costruttive detta “brigasca” perché il suo centro principale è Briga Marittima. La cultura brigasca è una piccola parte della vasta cultura occitana, quella della “Lingua d’Oc” provenzale, da cui derivano gli attuali dialetti del Midi francese e di molte valli cuneesi e torinesi. [[tratto da: Gian Antonio Dall’Aglio, Sul recupero di alcuni borghi abbandonati della Liguria, L’Universo”, Istituto Geografico Militare, Firenze, 2007, anno LXXXVII, n°6]] La Via Marenca Per i piemontesi, le vie marenche sono quello che per i liguri erano le vie del sale. Noi portavamo il sale e le acciughe in Piemonte e nella Pianura Padana, loro scendevano verso il mare portando grano e carne nei centri della Riviera. La più importante Via Marenca del Ponente ligure è quella che collegava Oneglia e Porto Maurizio con Limone Piemonte e, attraverso numerosi varianti, valicava le Alpi Liguri superando i 2000 metri di quota fra i pascoli e i boschi d’alta quota delle valli Argentina, Roia, Tanaro; è citata dai documenti almeno dal 1207 - ma c’è chi dice che sia d’epoca romana se non già usata dai Liguri preistorici - e per lungo tempo nel suo tratto più alto funse da linea di confine fra i territori di Tenda, del duca di Savoia e quelli del Capitanato della Pieve di Teco.. Questa “cugina” dell’Alta Via è tutta percorribile da escursionisti di buone gambe, con circa 23 ore di cammino da Imperia a Limone Piemonte. 60 I borghi di Realdo e Verdeggia 61 Ventimiglia, città bimillenaria Ottava città della Liguria per numero di abitanti, famosa per il suo mercato del venerdì che attira frotte di francesi in cerca del buon affare, per i romani fu Albintimilium, la città dei Liguri Intemelii, e di quei tempi rimane il teatro del II secolo d.C. Su un colle sopra la foce del fiume Roia c’è il centro storico medievale, con nobili edifici, palazzi cinquecenteschi ristrutturati nell’800, la cattedrale dell’Assunta romanico-gotica, il battistero dell’XI secolo, la bella chiesa romanica di San Michele, la cinta muraria del XVI secolo. Su un colle a ponente della città, il Forte dell’Annunziata ospita il Museo Archeologico “Gerolamo Rossi”. Dalla bandiera dei Doria alla Bandiera Arancione Per secoli sul castello pietroso e maestoso che domina il centro di Dolceacqua è sventolata la bandiera dei marchesi Doria. Oggi la bandiera arancione del Touring Club Italiano afferma la qualità ambientale e turistica di questo borgo - uno dei più belli dell’entroterra ligure. Vanta origini romane o celto-liguri e il torrente Nervia lo divide in due quartieri uniti da un sottile, elegante ponte a schiena d’asino. L’ambiente urbano è fatto di vicoli, case in pietra, palazzi patrizi scolpiti, piazzette silenziose, botteghe e laboratori d’arte dove lavorano artisti italiani e ancor più stranieri. Bandiera arancione per il paese delle streghe Il titolo di “Uno dei Borghi più belli d’Italia” e la bandiera arancione del Touring Club Italiano dichiarano che Triora è una piccola “capitale” delle Alpi Liguri. Da sempre punto d’incrocio delle piste di transumanza, importante centro agricolo e pastorale dell’alta valle Argentina, avamposto fortificato della repubblica di Genova al confine coi territori sabaudi, è un borgo monumentale, con case gentilizie, portali scolpiti, fortezze e castelli, quadri e affreschi, chiese e oratori, fontane, alberi monumentali… Il museo etnografico e della stregoneria racconta la storia tragica delle donne trioresi processate come streghe nel 1587 ma anche la vita difficile degli abitanti di questi monti. Un paese nascosto lungo un torrente selvaggio Non ci si passa per caso: a Rocchetta Nervina, nella valle del torrente Barbaira, bisogna andarci di proposito. Per ammirare la schiera di antiche case una ridosso all’altra e la piazza Don Viale, terreno di partite di pallone elastico, che ha un che di “metafisico” dechirichiano nella sua nascosta eleganza deserta. Nel tratto di 1300 metri compreso tra il ponte di Cin e la cascata Abai del torrente Barbaira, col dislivello da 560 metri a 290 metri di quota, si può praticare canyoning scendendo a piedi il corso del giovane torrente. 62 L’Associazione Alta Via dei Monti Liguri L’ Associazione Alta Via dei Monti Liguri nasce nel 1994 , i suoi soci fondatori e attuali sono: C.A.I (Club Alpino Italiano) , F.I.E. (Federazione Italiana Escursionisti) e Union Camere Liguria. Scopo dell’ Associazione è la promozione, manutenzione e sviluppo dell’ Alta Via dei Monti Liguri oltre alla tutela dell’ applicazione e corretto adempimento delle normative indicate nella legge regionale . Più specificamente le azioni che l’Associazione Alta Via dei Monti Liguri svolge sono: • la valorizzazione e la promozione dei percorsi dell’Alta Via dei Monti Liguri; • la programmazione e la predisposizione delle attività di manutenzione degli itinerari e della segnaletica; • la predisposizione del piano di manutenzione e la redazione della specifica cartografia; • il coordinamento delle azioni promosse dagli Enti, Associazioni e privati interessati all’itinerario ed in generale, all’escursionismo; • la predisposizione di azioni di animazione territoriale per far incontrare i bisogni degli avventori e degli escursionisti e le proposte delle strutture ricettive; • la tutela dell’escursionista attraverso la stipula di convenzioni e proposte di miglioramento con le strutture ricettive. A tal fine sono state redatte le norme generali e di comportamento e il progetto di sviluppo dei servizi turistici; • la realizzazione e lo studio di modifiche, integrazioni e varianti al percorso dell’Alta Via dei Monti Liguri; • la formulazione di proposte per il miglioramento e la valorizzazione del percorso; • l’individuazione e la gestione dei sentieri di raccordo ufficiali. Il “Programma Regionale per l’Alta Via dei Monti Liguri” è proposto annualmente ai sensi di legge, con l’aiuto, il sostegno e la supervisione della Regione Liguria, servizio Parchi e Aree Protette, che tutela e vigila il suo patrimonio escursionistico. L’attuazione del programma è garantita da appositi fondi regionali. La parte operativa di manutenzione e revisione della segnaletica e dello stato dei sentieri è affidata ed effettuata dai volontari C.A.I. e F.I.E., soci attivi e fondamentali per lo svolgimento dei programmi annuali. Gli obiettivi futuri: L’Associazione Alta Via dei Monti Liguri, da sempre basata sul volontariato dei soci (C.A.I. e F.I.E.), intende dare una svolta alla sua proposta, evolvendo l’itinerario e i percorsi regionali in un prodotto escursionistico/turistico. Tale trasformazione vuole promuovere le potenzialità naturali e paesaggistiche della Liguria considerandole un patrimonio fruibile in grado di autosostenersi (sostegno della micro economia dell’ entroterra). Il turismo rurale ed escursionistico sviluppa nuove potenzialità per la crescente domanda del mercato e per la possibilità di sviluppo delle aree montane e dell’ entroterra Ligure. Per attuare la sua nuova politica di promozione e valorizzazione del prodotto/patrimonio Alta Via dei Monti Liguri, l’ Associazione sta sviluppando azioni volte a rendere le sue proposte concrete, facilmente praticabili e integrate (abbinando cioè all’escursionismo fattori quali gastronomia, cultura, e tradizioni popolari e storiche). Associazione Alta Via dei Monti Liguri (c/o Unione Camere di Commercio Liguri) via San Lorenzo 15/1 - 16123 Genova tel. 010.24852200 - cell. 346.6873556 - fax 010.2471522 63 4 - Monti di Genova 3 - Beigua 2- Savonese Monte Leco Campo Ligure 8 5 Sassello Piana Crixia Urbe Monte Beigua Colle del Giovo Bric del Dente P. del Turchino 6 - Aveto Busalla Passo dei Giovi Crocetta d'Orero Mignanego Punta Martin Monte Antola Colle di Cadibona Millesimo Colle del Melogno 1 - Alpi Liguri e val Nervia Varazze 16 17 Passo della Scoffera FRANCIA Monte Penna 9 Passo di Cento Croci Monte Ramaceto Borzonasca Varese Ligure 12 M A R D Sestri Levante Calice al Cornoviglio TOSCANA 1 L I G U R E Riomaggiore E SC VENTIMIGLIA AREE PROTETTE TERRESTRI PARCHI NATURALI NAZIONALI 1 - Parco Nazionale Cinque Terre PARCHI NATURALI REGIONALI 2 - Alpi Liguri (*) 3 - Antola (*) 4 - Aveto (*) 5 - Beigua 6 - Bric Tana 7 - Montemarcello Magra (*) 8 - Piana Crixia 9 - Portofino (*) 10 - Porto Venere RISERVE NATURALI REGIONALI 11 - Bergeggi 12 - Isola Gallinara 13 - Rio Torsero GIARDINI BOTANICI 14 - Hanbury 15 - Pratorondanino ALTRE AREE PROTETTE 16 - AA.PP. Provinciali Savonesi 17 - Parco delle Mura (*) comprese aree esterne integrate con il parco. Lerici MONTEMARCELLO F Olivetta S. Michele IMPERIA 7 LA SPEZIA B C Dolceacqua CEPARANA Levanto 10 Pigna 14 Passo del Rastrello Monte S.Nicolao Isola della Gallinara Triora 7 - Vara Monte Gottero Camogli A Finale Ligure Pieve di Teco Albenga 4 Isola di Bergeggi Monte Saccarello Monte Monega S.Stefano d'Aveto Rapallo 11 13 Rocca Barbena GENOVA SAVONA Monte Carmo Colle di Nava EMILIA-ROMAGNA 3 Torriglia 6 PIEMONTE 2 5 - Antola 15 Note per l’escursionista • Rispetta l’ambiente: non abbandonare rifiuti; evita i rumori inutili; non abbandonare il percorso per non causare danni alle specie protette e alle colture e per non rischiare di smarrirti. • Indossa abiti e calzature adeguate al tipo di escursione che vuoi effettuare. • Porta con te una mantellina antipioggia e un kit per il pronto soccorso. • Tieni presente che: uno zaino grande distribuisce meglio il peso. • Parti con una scorta d’acqua adeguata. Difficilmente ne potrai trovare altra lungo il percorso. • Non sottovalutare le difficoltà del percorso e attrezzati di conseguenza. • Valuta tempi e difficoltà di percorrenza per non farti sorprendere dall’oscurità. • Informati sulle condizioni meteo e non trascurarne mai la variabilità. Come leggere la Guida Pratica La difficoltà di ciascun itinerario è segnalata dal colore del riquadro posto a fianco del titolo della scheda, secondo la legenda sottoriportata (il riquadro, col numero progressivo del percorso, è riportato anche nella cartina generale): ALTRI AMBITI TUTELATI AV- Alta Via dei Monti Liguri SC - Santuario dei Cetacei AREE PROTETTE MARINE STATALI A - Bergeggi B - Cinque Terre C - Isola Gallinara (prevista) D - Portofino REGIONALI E - Hanbury F - Porto Venere 1 Turistico(T) 1 Escursionisti medi(E) 1 Escursionisti esperti(EE) 1 Difficoltoso(EEA) I tempi di percorrenza indicati sono relativi al senso di marcia degli itinerari; essi tengono conto delle caratteristiche di un escursionista mediamente allenato e prevedono brevi soste per osservazioni e ristoro. Segnavia lungo l’Alta Via Il segnavia dell’Alta Via dei Monti Liguri consiste in una bandierina tricolore rossa-bianca-rossa che riporta nel campo bianco centrale la sigla AV in nero. Questo segnavia individua costantemente il tracciato del percorso in entrambe le direzioni ed è il principale elemento della segnaletica orizzontale, ossia quella al suolo, dipinto solitamente su massi o su tronchi d’albero. Talvolta, in alternanza con la bandierina, il pittogramma è costituito da due strisce orizzontali bianco-rosse (tale simbolo, non conforme alle specifiche per la segnalazione degli itinerari a lunga percorrenza, verrà progressivamente sostituito dalla bandierina). Infine, nelle province di Savona e Genova è possibile incontrare, sempre in coincidenza od in alternanza al simbolo bianco-rosso, due pallini azzurri che rappresentano il percorso dello spartiacque principale (FIE) da cui ha preso spunto, negli anni ’80, l’Alta Via dei Monti Liguri. I pittogrammi sono integrati dalla segnaletica verticale, con picchetti “segnaposto” che fungono da segnavia e da punti di riferimento per individuare in maniera univoca un punto del tracciato; ciò facilita l’individuazione di un particolare tratto del percorso, ai fini della manutenzione e del soccorso. I picchetti segnaposto, a differenza di quelli “anonimi” che fungono esclusivamente da segnavia, sono numerati progressivamente da Ventimiglia a Ceparana e la loro distanza è di circa un chilometro l’uno dall’altro. Ai picchetti si affiancano tabelle e cartelli d’indicazione posti lungo il percorso e alla partenza degli itinerari di collegamento.