informazione - Libera Scuola Rudolf Steiner
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in formazione Periodico di comunicazione tra maestri, allievi, genitori, amici. LIBERA ASSOCIAZIONE PEDAGOGICA RUDOLF STEINER 25 13 ◊ e b ditoriale envenuti Dopo un anno di silenzio rieccolo, il giornalino: un punto fermo, il riflesso unitario di una comunità piccola ma fervente, le cui variegate sfaccettature a volte ne impediscono la visione unitaria. Coloro che non hanno imparato a passare attraverso la bellezza e a conquistarsi la verità attraverso la bellezza non accoglieranno mai quella piena umanità che dia loro la forza per affrontare le prove della vita Rudolf Steiner Tratto da: “Corso di pedagogia per giovani” (pag. 112) tenuto a Stoccarda dal 3 al 15 ottobre 1922 in formazione 2 In copertina: Acquarello di Maria Luisa Vigilanti molteplici accadimenti che nascono nella nostra scuola, traboccanti di entusiasmo e per lo più sorretti da una struttura creativa, vedono necessariamente coinvolte le due componenti fondanti della nostra comunità: gli insegnanti e i genitori, la cui interazione può essere armoniosa o far sorgere, in entrambe le componenti, interrogativi perplessi. Le pagine che seguono vogliono esserne una testimonianza, avere un ruolo informativo ma anche offrire un’immagine, seppur parziale, di iniziative culturali e spirituali dedicate all’educazione. Un’educazione che guarda da una parte alla molteplicità creativa dell’essere umano e dall’altra è attenta a perseguire un modello di vita sociale basato sul reciproco riconoscimento rispettoso, secondo le indicazioni di Rudolf Steiner. Il giornalino, un anno dopo, saluta un consiglio di amministrazione rinnovato da recenti elezioni, una comunità che deve stringersi ancora più forte per non essere spazzata via dal vento della crisi economica, la sempre crescente difficoltà di tener duro per quei valori educativi non proprio usuali per i tempi che corrono. Non tutto va liscio come l’olio, ma in questo momento di passaggio cruciale che ci costringe a ridimensionare gli stili di vita e ci invita a riflettere se essi I 3 non siano ormai logori al di là della crisi, può sorgere una consapevolezza piena e matura per scelte fondanti, prive di orpelli ma dense di valori come la scelta educativa per i figli. Una scelta a tutto tondo, che investe anche la crescita degli adulti e che passa per la via obbligata del mettersi in discussione. Passa per la via inevitabile della collaborazione per veder sorgere frutti sempre nuovi e non sempre esenti dall’essere acerbi, imperfetti. Nel generale riconsiderare alla luce di tempi difficili, nella ricerca di nuove architetture sociali, occorre essere desti e saper metamorfosare facendo tesoro del pre-esistente insufflandolo di nuovo entusiasmo che lo liberi da forme irrigidite; così come occorre saper guardare spregiudicatamente a forme nuove correndo il rischio di rimanere per un attimo senza contenitori. Picchettiamo dunque l’essenziale dei nostri contenuti che per la natura storica di questa scuola auspicano l’esistere di una comunità calorosamente viva, stringiamoci coraggiosamente come fondamenta e pareti umane per la nostra coraggiosa scuola. Bentornato giornalino, che cristallizzi in parole e immagini il vivente fluire delle nostre iniziative per la realizzazione di un ideale degno, che abbia la forza di portare con sé ogni componente della nostra comunità. Primavera 2013 Numero Venticinque di Matilde Barberis d al Consiglio dell’Associazione di Monica Turchetto, presidente dell'Associazione uando nove anni fa le mie figlie furono accolte nella nostra Scuola, non ero del tutto cosciente del lavoro dei genitori. Il coinvolgimento nelle riunioni di classe e nell'essere disponibili a creare un ambiente idoneo al bambino, naturale proseguimento dell'ambiente familiare, mi era già noto dall'asilo Waldorf che le mie figlie avevano frequentato in un' altra città: là avevo appreso anche come preparare il Bazar di La nostra Natale e diverse attività di Scuola è nata lavoro manuale. In realtà le possibilità di circa 20 anni fa con un impulso collaborazione nella nostra Scuola sono molteplici. a rendere possibile All'inizio sono stata coinvolta in semplici attività una responsabile tipo riordinare l'armadio partecipazione del materiale didattico dei genitori delle classi delle mie figlie, fino a ritrovarmi a far alla vita parte del consiglio di amdella Scuola ministrazione dell'Associazione. Trovare un compito all'interno della comunità, portare insieme ad altri la responsabilità per lo sviluppo della Scuola, scambiare reciprocamente punti di vista per giungere insieme a nuovi criteri, lavorare a fianco di insegnanti e genitori, mi ha dato l'opportunità di conoscere meglio me stessa e gli altri. Anche per questo motivo sono grata a chi ha fatto nascere questa comu- Q “ „ in formazione 4 nità scolastica, in modo che a noi genitori sia data la possibilità di essere così fortemente coinvolti. Infatti la nostra Scuola è nata circa 20 anni fa con un impulso a rendere possibile una responsabile partecipazione dei genitori alla vita della Scuola. Nello spirito che l'ha fatta nascere i genitori non devono essere "utenti", il cui scopo principale è quello di pagare le rette, ma attivi partecipanti alla vita dell'Associazione, quindi coinvolti anche negli ambiti decisionali. Le domande con cui è nata la Scuola sono le seguenti e ancora attuali per il nostro lavoro quotidiano: - Quanto e come i genitori possono partecipare alla vita della Scuola e dell'Associazione? - Entro quali ambiti è possibile e valida una partecipazione dei genitori alle decisioni? - Dove genitori e maestri, al di là della propria classe, possono incontrarsi per collaborare nel prendere le decisioni, per confrontarsi sui problemi dell'educazione o della Scuola, in modo tale che possano anche comprendersi come individui che operano nella medesima comunità scolastica? Tenendo presente l'impulso spirituale che porta ad un libero incontro tra genitori e insegnanti nella ricerca di una pedagogia in cui il bambino è il centro, la scintilla che richiede la massima responsabilità e cooperazione da parte degli adulti, i fondatori hanno ritenuto di fondamentale importanza, per una corretta gestione della Scuola, individuare e distinguere tre sfere di intervento: - l'ambito pedagogico-didattico, cui spetta in primo luogo la ricerca spirituale, la direzione pedagogica, la formulazione del piano di studi, l'aggiornamento degli insegnanti, il lavoro culturale; - l'ambito economico, che deve provvedere alla raccolta delle risorse occorrenti, alla gestione delle spese che riguardano l'edificio, il personale, il materiale e i sussidi didattici; - l'ambito giuridico-sociale, che deve occuparsi dei rapporti istituzionali ai vari livelli, intervenire nei casi di crisi della Scuola, fare proposte in merito alle rette, promuovere donazioni. La nostra Scuola è nata con l'impulso di una volontà di incontro, un sentire comune, un rinnovato spirito associativo, volto a promuovere e diffondere la pedagogia in un ambito decisamente più vasto di quello della scuola, con la partecipazione anche di ex genitori, ex insegnanti, ex alunni e simpatizzanti. La base essenziale per poter realizzare una collaborazione tra genitori e insegnanti, tra le componenti della Scuola e dell'Associazione, è la capacità di attuare il dialogo come arte sociale. In particolare i genitori non dovrebbero semplicemente accompagnare i loro figli nella scuola Waldorf, ma insegnanti e genitori dovrebbero imbarcarsi insieme nel viaggio avventuroso dell'educazione e scoprire quali strumenti possono avere a loro disposizione. La realizzazione di un reLa nostra ale incontro umano tra persone, la trasparenza, la Scuola è nata comprensione, il confron- con la volontà tarsi e sviluppare idee per di incontro, un il futuro, la determinazione per l'azione comune: questi sentire comune, un sono gli ambiti della colla- rinnovato spirito borazione su cui lavorare associativo, volto insieme affinché questa a promuovere Scuola possa continuare a esistere per i nostri figli e e diffondere la per i bambini che verranno. pedagogia in un “ ambito decisamente Ricordo ancora una conferenza tenuta da Mathias più vasto di quello Riepe, della Sezione Peda- della scuola, con gogica di Dornach, in cui la partecipazione è stata proposta una bella immagine per descrive- anche di ex re la capacità relazionale genitori, ex come elemento centrale insegnanti, della pedagogia: un'amaca dentro alla quale stanno i ex alunni e bambini, i cui pilastri che simpatizzanti la sorreggono sono rappresentati dai genitori e dagli insegnanti. Se i due pilastri si avvicinano troppo o si allontanano, i bambini nell'amaca non stanno bene, rischiano di cadere e farsi male. „ Auguri di buon lavoro a tutti! 5 Primavera 2013 Numero Venticinque Crescere con i nostri figli p p edagogia Il ruolo del padre nel primo settennio di Paola Colombo e Rosanna Novati, maestre dell'asilo scoltare parlare la Maestra Franziska Spalinger è sempre un'occasione per fermarsi a riflettere sul proprio agire come educatori, per chiedersi quanto, di ciò che mettiamo in atto ogni giorno nel lavoro con i nostri bambini, sia consapevole, pensato, elaborato interiormente. Si può rimanere inizialmente spiazzati dal suo modo di condurre il discorso; capita di chiedersi “Ma quando arriva al dunque? Quando dice cosa bisogna fare?”. La signora Spalinger non dà ricette: quel che cerca di fare è spingere ciascuno di noi ad osservare il tema dell'educazione senza preconcetti e a sviluppare il nostro proprio modo di porci di fronQuali te al bambino. L'ultimo incontro, da lei tesono i bisogni nuto lo scorso 11 maggio, era del bambino? incentrato sul ruolo del padre In quale ruolo mi nel I settennio. Affinché si potesse delinearne un profilo,era sento meglio? necessario porre a confronto l'aspetto maschile con quello femminile. Le differenze che si possono cogliere sul piano fisico hanno una corrispondenza anche a livello animico-spirituale: come vuole la tradizione, la donna è raccoglitrice, il suo gesto è quello di raccogliere, di andare verso l'interno; l'uomo è cacciatore ed il suo gesto va incontro a ciò che è esterno. Così in asilo le bambine prediligono il gioco dei travestimenti, mentre i maschietti cercano spade per combattere e andare in viaggio. Naturalmente l'altalenarsi dei due aspetti convive nell'interiorità umana ed A “ „ in formazione 6 ogni individualità ha il compito di unire dentro di sé questi due principi per trovarne un equilibrio. Ma in passato la configurazione sociale permetteva sia all'uomo che alla donna di entrare nel proprio ruolo con più facilità, poiché i compiti erano ben delineati. Non è più possibile oggi in una società come la nostra, perché i confini di separazione non sono più così netti . Così quello che vive dentro di noi, assume un ' importanza che prima non aveva e richiama la nostra coscienza ad assumere la responsabilità dei propri gesti. Allora la prima domanda da farsi è “Quali sono i bisogni del bambino? “ a cui far seguire la successiva “In quale ruolo mi sento meglio?”. Le decisioni da prendere presuppongono sempre un confronto all'interno della coppia, affinché le proprie riflessioni possano avere uno spunto per poter essere sempre più chiare o per potersi modificare. Così per i primi anni di vita , dove è necessaria una dedizione assoluta verso il bambino, mamma e papà decidono insieme chi dei due debba assumersi tale compito e per quanto tempo. Non è una ricerca facile, ma nell'epoca dell'Anima Cosciente la coppia dovrebbe ritenerlo un compito primario. È una ricerca che riguarda da vicino la propria libertà: libertà di svincolarsi dagli schemi tradizionali e decidere di essere genitore del proprio bambino basandosi sulle proprie attitudini, sul proprio modo di interpretare il ruolo maschile o femminile. La Regina delle Nevi di H. C. Andersen Pensieri e riflessioni raccolti dal maestro Andrea Scicchitani durante un incontro con i genitori della terza classe “ Le fiabe sono per l’anima un tesoro. Quel che danno allo spirito sussiste oltre la morte e, in altre vite sopra la Terra, porterà i suoi frutti. Esse ci fanno presagire oscuramente il vero e, dal presentimento, la nostra anima trae la conoscenza che a tutti noi occorre nella vita „ ra i diversi racconti ascoltati dai bambini della terza classe vi è anche “la Regina delle Nevi” e una sera, durante una riunione di classe, ho pensato di condividerne il contenuto con i genitori, nella ricerca di un senso. La fiaba è suddivisa in sette quadri; inizia presentando uno spirito malvagio che “aveva costruito uno specchio che aveva la facoltà di far sparire immediatamente tutte le cose belle e buone che vi si rispecchiavano… Non ci fu più un solo paese o un solo uomo che non fosse stato deformato nello specchio… Ora volevano volare fino al cielo per prendersi gioco degli Angeli e di nostro Signore... a un certo punto lo specchio tremò, sfuggì loro di mano e precipitò verso la Terra, dove si ruppe in centinaia di milioni, di bilioni di pezzi e ancora di più... E così fece molto più danno di prima, perché alcuni pezzi erano piccoli come granelli di sabbia e quando entravano negli occhi della T 7 R. STEINER gente... vedeva tutto storto, vedeva il lato peggiore delle cose… A qualcuno una piccola scheggia dello specchio cadde addirittura nel cuore e questo fu veramente orribile: il cuore divenne come un pezzo di ghiaccio.” La narrazione procede con la storia di due bambini, Kay e Gerda, grandi amici fino a quando due granelli dello specchio entrano negli occhi e nel cuore di Kay. Kay sapeva fare i calcoli a mente, anche con le frazioni, conosceva l’estensione in miglia quadrate dei vari paesi, il numero degli abitanti. Dopo l’arrivo dei granelli, la sua intelligenza inizia a rivolgersi al particolare, all’infinitesimale: guarda i fiocchi di neve con la lente d’ingrandimento, ne coglie le perfette costruzioni geometriche. Diventa scontroso, critico, dispettoso, prende in giro la nonna. Kay incontra la Regina delle Nevi, ne è affascinato: un viso più bello e intelligente non lo avrebbe potuto Primavera 2013 Numero Venticinque edagogia p edagogia “ „ in formazione 8 to di pericolose illusioni da cui fuggire: un giardino nel quale ciò che muore non esiste. Continuando il viaggio, Gerda viene catturata dai briganti ma diventa amica della figlia che la aiuta a procedere; le dona la renna, per essere trasportata dalla Donna di Finlandia che, insieme alla Signora di Lapponia, incarna la saggezza. La renna chiede alla Donna di Finlandia: “Ma tu non puoi dare qualcosa alla piccola Gerda, in modo che lei possa avere potere su tutto?” “Io non posso darle una forza più grande di quella che già ha. Non vedi quanto è grande? Non vedi come gli uomini e gli animali la servono, e quanto ha camminato nel mondo con le sue sole gambe? Non deve avere da noi il potere: il potere si trova nel suo cuore perché è una fanciulla dolce e innocente. Se lei stessa non riesce ad arrivare dalla Regina della Neve e a togliere il vetro dal piccolo Kay, noi non possiamo aiutarla!” Prima che Gerda possa entrare nel castello della Regina, le si scatena contro un reggimento di fiocchi di neve che prendono forme orribili; l’amore di Gerda, la sua profonda moralità, sgomina gli orribili fiocchi di neve. Entra nel castello, abbraccia Kay, piange calde lacrime che scendono sul petto di Kay, gli entrano nel cuore e corrodono il frammento di specchio. “E abbracciò forte Gerda, e lei rise e pianse di gioia, era così bello che persino i pezzi di ghiaccio si misero a danzare di gioia intorno a loro, e quando furono stanchi si fermarono, formando quelle lettere che la Regina aveva detto a Kay di com- porre, per poter diventare signore di se stesso.” Riprende il viaggio di ritorno: “Kay e Gerda s’incamminarono mano nella mano, e dove camminavano spuntava la bella primavera con i fiori e il verde; le campane della chiesa suonarono e loro riconobbero le alte torri e la grande città. Era quella in cui abitavano… camminarono fino alla porta della nonna… ma quando entrarono si accorsero che erano diventati adulti… La nonna si trovava nella chiara luce di Dio e leggeva a voce alta dal Vangelo: se non diventerete come bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli… improvvisamente capirono il vecchio inno: Le rose crescono nelle valli. Stavano lì seduti, entrambi adulti, eppure bambini, bambini nel cuore, ed era estate, la calda estate benedetta.” Il motivo della rosa accompagna tutto il racconto; c’è anche un incontro fugace con il giglio nel palazzo di una principessa, anch’ella estremamente intelligente ma prodiga di aiuti per Gerda. Gerda, per salvare l’amico, trova il coraggio di rischiare e di mettersi in cammino alla ricerca di un’apertura possibile verso la vita. La fiaba è un percorso di conoscenza e di scoperta, inclusivo dei veri passaggi della vita e di quel viaggio che tutti ci troviamo ad affrontare. Quante volte esiliati, o auto esiliati nel paese dei ghiacci, nella solitudine, nei drammi dentro e fuori il nostro essere, ci mettiamo in cammino per cercare di uscirne. La fiaba ci incoraggia a non temere di entrare nella regione del freddo; è possibile uscirne. Spesso nelle fiabe troviamo il motivo dello smarrimento nell’oscuro bosco: bisogna perdersi per avere la possibilità di ritrovarsi e crescere. Kay e Gerda vivono entrambi dentro di noi, sono le polarità con le quali ci dobbiamo confrontare nella ricerca È il viaggio di una nostra identità. È il viaggio della vita sempre della vita sempre più colpita e ostacolata più colpita e da una intelligenza che ostacolata da una si è prepotentemente evoluta, ma che fa emer- intelligenza che si gere il freddo e astratto è prepotentemente intellettualismo che, con evoluta, ma che la sua esteriore conoscenza, pervasa di critici fa emergere il giudizi, uccide l’umanità freddo e astratto dell’uomo e le relazioni intellettualismo tra gli uomini. È la consapevolezza che solo l’a- che, con la more di cui siamo capaci sua esteriore può vincere le seduzioni conoscenza, di un sapere senz’anima. I bambini della terza clas- pervasa di se, nel nono anno, vivono critici giudizi, la migrazione dalla prima uccide l’umanità alla seconda infanzia, prima di entrare nella dell’uomo e le pre-pubertà; è un punto relazioni tra gli di svolta, di non ritorno uomini dell’essere che vive nel fare all’essere del pensare. Cominciano a impadronirsi della razionalità del pensiero, delle forze dell’intelletto; sono i frammenti della mela dell’Albero della Conoscenza del Giardino dell’Eden che, se non si riconnettono ai frutti dell’Albero della Vita, “ „ 9 Primavera 2013 Numero Venticinque immaginare. Il primo bacio della Regina, più freddo del ghiaccio, lo anestetizza; dopo il secondo bacio, dimentica Gerda, i suoi cari e non ha più paura. Si ritrova quindi nel castello della Regina, in una sala vuota, enorme: un lago ghiacciato infranto in mille pezzi, ma ogni pezzo era identico all’altro ed era una vera opera d’arte. Proprio lì stava seduta la Regina della Neve, così diceva che sedeva sullo specchio dell’intelligenza e che quello era il miglior posto al mondo. Kay faceva varie figure, le più perfette, era il gioco di ghiaccio dell’intelligenza… ma non riusciva a comporre la parola eternità; la Regina gli Kay e Gerda aveva detto: “ Se riuscirai vivono entrambi a comporre quella parodentro di noi, sono la, diventerai signore di te stesso, e io ti regalerò il le polarità con le mondo intero e un paio di quali ci dobbiamo pattini nuovi.” Gerda, quando Kay spaconfrontare nella risce, si mette in viaggio ricerca di una per andare a cercarlo. nostra identità Incontra ostacoli e dure prove da superare, è sostenuta dal coraggio del cuore. Gli ani mali e gli uomini che incontra si mettono al suo servizio, toccati dalla purezza della sua anima. Le scarpette rosse che Gerda getta nel fiume per ritrovare Kay sono i primi oggetti di cui si priva: è l’inizio di un processo di abbandono delle costrizioni materiali per una ulteriore fortificazione interiore. La bellezza seducente del giardino della Signora dei fiori, dove nulla muore, nasconde un mondo falso e insidioso, fat- p edagogia E riemerge la domanda: perché educhiamo? Accanto all’aspetto sociale e culturale della risposta, ce n’è uno ancora più basilare, che riguarda l’uomo tutto: l’educazione deve cominciare là dove L’educazione l’uomo senza di essa deve cominciare là non sarebbe in grado di dove l’uomo senza emanciparsi dal suo essere naturale, ossia non didi essa non sarebbe verrebbe capace di essere in grado di eman- in grado più tardi di autociparsi dal suo esse- educarsi. Il bambino sano vive all’inizio nel suo amre naturale, ossia biente, nel suo mondo, non diverrebbe orientandosi attraverso il capace di essere in movimento e la volontà, e si regola secondo i suoi grado più tardi di istinti, impulsi, brame e autoeducarsi desideri. Senza modello, senza orientamento, resterebbe al gradino della mancanza di libertà. Se invece il bambino si deve dirigere sulla via verso sé stesso e verso la libertà, deve, rispetto a ciò, sperimentare il mondo come campo di esercizio e di sfida. La parte dell’essere spirituale-individuale del bambino non trova senza l’aiuto dell’educatore il modo di inserirsi nella propria corporeità e nella “corporeità del mondo”, senza che l’una o l’altra gli siano di impedimento nel suo per- “ „ in formazione 10 corso verso l’autonomia, la capacità di giudizio e, all’età giusta , la possibilità di prendere decisioni libere. *** “Poiché siamo uomini e non animali, dobbiamo domandarci: perché educhiamo? Perché gli animali crescono, senza bisogno di educazione, capaci di svolgere i compiti della loro vita? Perché noi uomini dobbiamo educare i nostri figli? Perché non avviene semplicemente che il bambino, guardando e imitando, si acquisti ciò di cui ha bisogno per la vita? Perché un educatore, un pedagogo deve intromettersi nella libertà del bambino? Sono domande che per lo più non si sollevano, perché si considera la cosa naturale. …Si tratta dunque nientemeno che di portare, fra il settimo e il quattordicesimo anno di vita del bambino, il pensare nel giusto collegamento con il volere, con la volontà, e si può non riuscire. Per questo noi dobbiamo educare, mentre nell’animale questo collegamento tra pensare (l’animale ha un pensare sognante) e volontà (l’animale ha una volontà) si verifica di per sé; nell’uomo invece il collegamento fra pensare e volontà non si verifica di per sé stesso. Nell’animale è un’azione naturale, nell’uomo deve diventare un’azione morale. L’uomo può divenire un essere morale proprio perché qui sulla Terra ha occasione di collegare il suo pensare con la sua volontà, di portarli ad unione. L’intero carattere umano, in quanto procede dall’interiorità, poggia sul fatto che sia suscitata, per mezzo dell’attività umana, la giusta armonia fra pensare e volere.” R. Steiner, Vita spirituale del presente ed educazione, Ilkley 1923, pag.80 *** Ci allertiamo se il bambino o il ragazzo non impara la grammatica o la matematica piuttosto che per le disarmonie nei suoi comportamenti, nel suo essere sociale. Se durante un’unità di lavoro il bambino disturba, interrompe un dialogo, se è dispettoso e irrispettoso, se non ci ascolta quando gli parliamo, se ostinatamente fa i capricci per ottenere il gelato, succede spesso che releghiamo queste manifestazioni al suo essere ancora piccolo mentre sono quelle le disarmonie da prendere seriamente in considerazione, ovviate le quali il processo di istruzione e di informazione è una naturale conseguenza. La storia e la vita ci hanno insegnato la stima e il rispetto per la conoscenza, per la filosofia, amore della conoscenza, per la sapienza. Sappiamo anche quanto il mondo abbia bisogno di coltivare un po’ di saggezza, di ascendere dalla sapienza alla saggezza. Nelle scuole dei misteri di tutti i tempi è la Divina Sofia ad essere ricercata e ambita. Nella cultura cristiana la Divina Sofia è personificata da Maria, madre di Cristo, Figlia del tuo Figlio. Nel candore, purezza, semplicità e immensa forza d’animo di Maria possiamo avere un’immagine della Divina Sofia, della Vergine Sofia, la divina conoscenza, riunificazione delle forze dell’Albero della Conoscenza e dell’Albero della Vita. A quell’immagine di purezza viene accostato il giglio, lilium, complementare alla rosa. Le forze del pensare, unite alle forze del cuore, manifestano moralità nei comportamenti umani. Testa, cuore e mani si fecondano incessantemente. È l’unità ancora presente nel bambino piccolo, che si frantuma e che occorre riunificare nel diventare adulti. “Se non diventerete come bambini, non entrerete nel Regno dei Cieli”. E per concludere, un’ antica leggenda polacca: Il Signore Iddio creò la terra, con i monti, le valli, i mari, i fiumi, le nuvole nel cielo, il sole e la luna, gli alberi, le erbe, i fiori e tutti gli animali. Creò anche l’uomo, Adamo. Volle poi creare una compagna per l’uomo e lo fece utilizzando le sostanze più raffinate, più nobili e pure che la terra potesse produrre. Prese un po’ di sostanza dai fiori e dalle erbe, la luce del sole, l’acqua di fonte; con tutto questo creò, con la sua mano divina e benedetta, una figura femminile, meravigliosa e delicata. La chiamò Lilith. Poi la prese per mano e la condusse da Adamo, il quale disse: “Signore, tu mi hai creato e ciò mi rallegra; ora hai creato questa donna e ciò mi addolora perché essa è troppo fine per essere mia moglie.” Allora il Signore prese di nuovo Lilith per mano e la condusse in una stanza dorata posta subito dietro il suo trono: “ Aspetta qui, le disse, finché io ti chiami.” Creò allora una seconda donna traendola dalla costola di Adamo, Eva. Quando Adamo la vide disse: “Questa è uguale a me e può essere mia moglie.” Poi vi fu la tentazione da parte del serpente, il peccato originale, la cacciata dal Paradiso; la terra divenne sempre più fredda ed oscura. Quando sulla terra le tenebre furono complete, Dio ebbe compassione, aprì la stanza d’oro in cui stava Lilith e le disse: “Va’ giù sulla terra ad aiutare gli uomini.” Lilith nacque allora come Vergine Maria e nel suo corpo puro si incarnò colui che sarebbe divenuto il portatore delle forze del Cristo. Quando egli nacque spuntò una rosa e così la rosa stava nel grembo di Lilith, il giglio. 11 Primavera 2013 Numero Venticinque si manifestano nella sostanza delle schegge di vetro dello specchio diabolico. Se le giovani forze del pensare non vengono avvolte e riscaldate dalle forze del cuore, corriamo il rischio di veder crescere giovani in preda alla sofferenza, riproduttori di sofferenza. e sperienze “ A cura di Giusi Graziuso e della classe VII onostante si trattasse della quinta volta in cui ospitavamo una classe della Scuola Waldorf di Monaco, anche quella appena conclusa è stata un’impresa entusiasmante. Per consentire l’accoglienza di tutti i 26 ragazzi e ragazze tedeschi, la classe settima ha potuto contare sulle famiglie di altre classi o di ex-allievi, che generosamente hanno contribuito a completare la sistemazione di tutti. A loro va un ringraziamento speciale. Un vero “team” (maestri, segreteria, genitori) si è mobilitato per organizzare l’ospitalità, le prenotazioni per le uscite e le visite ai vari musei, nonché nel predisporre tempi e spazi necessari allo svolgimento delle attività durante l’orario scolastico. Non sono mancati gli imprevisti! Il programma è stato faticoso, ma ricco: l’itinerario milanese prevedeva la salita al Duomo, la visita alla Chiesa bramantesca di San Satiro e alla mostra sulle macchine di Leonardo da Vinci – che ha coinvolto e affascinato tutti per l’ ingegnosità dei modelli riprodotti e per il considerevole corredo di pannelli interattivi; a Venezia abbiamo camminato lungamente attraverso le labirintiche calli, mentre Cremona ci ha offerto un percorso musicale sulle orme dei maestri liutai. A scuola, invece, dopo le poesie del mattino e i canti (al nostro canto africano gli ospiti hanno risposto offrendoci “Azzurro” in italiano), le classi hanno potuto lavorare insieme nelle ore di inglese, di matematica e di arte, in un’atmosfera di efficace partecipazione. Infine, è stata riproposta la recita del “Flauto magico” per gli ospiti tedeschi e per la settima di Via Clericetti, invitata per l’occasione. L’ultimo giorno, sparsi per il giardino, in un’ora tranquilla del primo mattino, tutti hanno scritto qualche pensiero sulla settimana che si stava concludendo. Ne proponiamo qualche estratto. “ A me piace molto girare per Milano, e non solo, in poche parole: fare gite. In questa settimana ne abbiamo fatte molte. Forse è anche per questo motivo che è stata una delle settimane più speciali, significative e belle one È stato molto bello conoscere pers abiloro le di lingua diversa e i loro giochi, re tudini diverse dalle nost N in formazione 12 “ All’inizio avevo paura dei tedeschi, poi, con l’andare del tempo, ho capito che erano come me. “ Tutto è iniziato davanti a un binario del treno alla Stazione Centrale. Quando ho visto questa classe per la prima volta, mi sembravano degli sconosciuti, e parevano tantissimi. Ora invece, se penso a loro, mi vengono in mente tutte le loro facce, abbinate ad un nome. Li ho conosciuti. “ Anche la mostra di Leonardo da Vinci è stata interessante, ogni volta che vedo le sue invenzioni, mi domando come abbia fatto ad avere simili idee. Era da molto tempo che non salivo sul Duomo di Milano, questa volta l’ho guardato con occhi diversi… 13 Primavera 2013 Numero Venticinque Scambio linguistico con la Scuola di Monaco di Baviera v ita della scuola Il Flauto magico Singspiel di Wolfgang Amadeus Mozart riduzione con marionette di Simona Locatelli, maestra della classe settima in formazione Perché questa scelta per una classe VII? La costruzione delle marionette, come anche lo studio dei pezzi di recitazione e di musica, offrono ampie occasioni di esperienza e di apprendimento che vengono incontro, nei campi più diversi, alla fase di sviluppo che gli allievi intorno ai 13 anni stanno attraversando. Con l'ingresso nella pubertà i ragazzi sentono la propria corporeità sempre più estranea e pesante. Tutto “pende” e può essere in movimento soltanto a fatica. Occorre una forza “superiore” per entrare in azione, a dispetto di una pesantezza incredibile. Gli scolari sperimentano come, dai materiali più semplici, tramite il proprio lavoro, nasce una forma che più tardi si potrà risvegliare alla vita tramite una guida. Durante la costruzioni sono affiorati temi come il temperamento, il carattere, la fisionomia, la caratterizzazione tramite il colore, la simbologia espressa tramite il colore del vestito, degli occhi e dei capelli. Nelle marionette tutto deve essere pesante: i piedi vengono appesantiti con piombo e tutte le membra pendono in giù, persino il capo. Ma con i fili, la figura della marionetta, si stende e si raddrizza e va nella leggerezza! I ragazzi sono stati capaci di grande collaborazione scambiandosi ruoli e passando dall'in- 14 Molto esercizio, assoluta concentrazione e serio lavoro da parte di ognuno, hanno permesso di giungere alla meta tutti insieme e con una enorme soddisfazione nel cuore! terpretazione sulla scena al proprio posto in orchestra (nella quale hanno avuto un ruolo importante anche gli allievi di classe VIII). Nell'oscurità, dietro alla scena, hanno sperimentato calma e concentrazione e la capacità di muoversi in spazi ristretti, controllando i propri movimenti e reprimendo simpatie e antipatie. in formazione 15 Primavera 2013 Numero Venticinque atrino” e alla messa in scena di spettacoli per i bambini durante le feste della scuola. La partecipazione di una soprano, studentessa di canto in Conservatorio, che ha dato voce alla Regina della Notte nella sua famosissima aria, ha donato il tocco finale allo spettacolo. a settima classe ha lavorato per tutto il I quadrimestre alla realizzazione dello spettacolo andato in scena i primi giorni di marzo. E' stato innanzitutto un lavoro interdisciplinare che ha visto la quasi totalità delle materie di insegnamento coinvolte nel progetto: i ragazzi hanno iniziato a costruire le marionette con la maestra di lavoro manuale, durante le ore di arte hanno modellato e decorato il volto con la pasta di legno e hanno realizzato le scenografie, in falegnameria hanno costruito il bilancino per poter muovere le marionette, con i maestri di musica hanno studiato le musiche e i canti, durante le ore di lingua tedesca hanno perfezionato la dizione e la pronuncia dei testi e con la maestra di classe si sono dedicati allo studio del copione. Un tempo particolare è stato inoltre dedicato alla pratica del movimento delle marionette con la preziosa partecipazione di alcune mamme della scuola che da anni si dedicano al “Te- L v in formazione Il figlio di Devaki La Fiaba dei Saltimbanchi Recita della classe quinta sull'antica India di Michael Ende Recita della classe ottava 16 17 Primavera 2013 Numero Venticinque ita della scuola v ita della scuola Bambini e ragazzi, un germoglio per il futuro Alla riscoperta degli antichi mestieri in formazione 18 19 Primavera 2013 Numero Venticinque La classe 3ª costruisce in giardino no un vialetto e una rosa dei venti in pietra naturale e venti culturali Lo sguardo del mondo, verso la Grande Opera di Rudolf Steiner L e vie che conducono all’incontro con Rudolf Steiner sono molteplici: la Medicina, l’Arte, l’Alimentazione e non ultimo il desiderio di offrire ai nostri figli una scuola che sappia condurli nel mondo. Ci ritroviamo così a frequentare una “Scuola Steineriana”. Immersi nelle nostre professioni, nelle nostre preoccupazioni, nei nostri aneliti, sentiamo i bambini cantare e ci emozioniamo, ammiriamo la bellezza dei loro dipinti, ci preoccupiamo e partecipiamo ai loro dolori, alle loro difficoltà. Ci rendiamo conto che quel che Rudolf Steiner ha dato nell’ambito pedagogico è un grande tesoro per l’umanità. Questo dono vive e si manifesta nella realtà facendo nascere nel Mondo sempre più scuole Waldorf-Steiner. Grandi forze sono necessarie affinché ciò avvenga; l’energia dei maestri, l’impegno e il lavoro dei genitori, il sostegno della Società Antroposofica. E così comprendiamo che il nostro impulso, inizialmente egoistico ( il bene dei nostri figli), entra nella dinamica di un grande movimento. Tante sono le difficoltà che s’incontrano in questo percorso, ma tante le opportunità di poter approfondire la conoscenza di chi, con la sua ricerca filosofica, scientifica, spirituale, ha dato al mondo impulsi per la comprensione e soluzione di diversi pro- in formazione 20 blemi nell’ambito conoscitivo, artistico e sociale. Una di queste opportunità di conoscenza è stata la visita alla Mostra: Rudolf Steiner. L’alchimia del quotidiano, allestita al Mart di Rovereto, l’importante Museo di Arte Moderna del Nord Italia. Unendo le forze delle tre scuole Waldorf-Steiner e l’Associazione Antroposofica di Milano siamo riusciti ad organizzare un gruppo che ha visitato la Mostra in una piovosa domenica dello scorso aprile. La preziosa guida dell’Architetto Stefano Andi, ha arricchito ulteriormente la giornata… Il Mart di Rovereto esprime tutta la sua modernità sin dall’ingresso e la presenza delle opere di Rudolf Steiner suona in armonia con quest’atmosfera. Una Mostra che ha richiamato tantissimo pubblico, portando così, fuori dall’ambiente antroposofico ciò che Rudolf Steiner disse e fece, e che ancor oggi possiamo percepire come impulso vivente. Nel Salone d’ingresso alla mostra ci accoglie una particolare struttura, la “camera colorata poligonale” viola, opera realizzata su suggerimento di Steiner per la cura di disturbi psichici. Entrati nel primo salone l’atmosfera cambia, e quell’aria di euforia data dalla visita nella “camera viola” si tra- sforma osf iin compostezza e silenziosa il i servazione. Ci troviamo di fronte allo studio del “Gruppo ligneo” chiamato anche “Il Rappresentante dell’Umanità”, opera alla quale Rudolf Steiner lavorò personalmente e che si salvò dal doloso incendio che distrusse il primo Goetheanum nella notte di San Silvestro del 1922-23, perché non era ancora finita e quindi non era esposta dove avrebbe dovuto essere: al centro del Goetheanum. Nella parte centrale dell’opera è rappresentato l’Essere Umano, che con un gesto delle braccia e delle mani mantiene in equilibrio due figure: Arimane e Lucifero. L’uomo deve affermarsi tra queste due forze estreme. Una è l’immagine dell’indurimento, della paura, d ll’i d i d ll dell’iperstrutturazione, dell’ossificazione; l’altra, l’immagine dell’esaltazione, della dissoluzione, della vanità. Queste due forze vogliono far perdere l’equilibrio all’essere umano, seducendolo e imprigionandolo in una delle due polarità. Portandolo in stati di esaltazione o profonda amarezza, che conducono a una inevitabile unilateralità. Rudolf Steiner mostra in questa sua opera la possibilità dell’uomo di mantenere un sano equilibrio, rendendosi così veramente Umano, capace di utilizzare la forza strutturante di Arimane e l’entusiasmo di Lucifero. La gente passa, osserva e va. In questa sala non ci sono spiegazioni scritte e ciò rende ancor più prezioso ciò che l’architetto Andi ci racconta. 21 Primavera 2013 Numero Venticinque di Patrizia Curcetti e venti culturali Ci inoltriamo nelle sale e troviamo il modello del Goetheanum che Steiner avrebbe voluto a Monaco, ma la struttura “troppo strana” per l’epoca ha impedito che fosse dato il permesso di costruirlo. Così il destino interviene; da parte di un facoltoso sostenitore fu offerto a Steiner un terreno a Dornach, presso Basilea (Svizzera), il quale vi in formazione 22 si recò per visionarlo nel 1913 e accettò. Così, mentre la Prima Guerra mondiale tuonava, uomini di 17 nazioni lavorarono in pace per edificare il primo Goetheanum, il Teatro pensato per poter accogliere le espressioni artistiche e le conferenze della Scienza dello Spirito. Il mio racconto è indubbiamente incapace di descrivere come, partecipando all’osservazione della Mostra, sia stato possibile percepire tangibilmente il Pensiero di Rudolf Steiner attraverso l’Opera che realizzò. Sono esposte le fotografie che raccontano i volti delle persone che lavorarono per la costruzione del primo Goetheanum e le grandi fotografie dell’incendio che lo distrusse. Rileggere le parole di ringraziamento, che Steiner disse in occasione della Prima conferenza “L’Enigma dell’Uomo” tenutasi a Dornach il 19 luglio 1916, può offrire spunti di profonda riflessione, in relazione all’operare umano e al futuro: “Con grande piacere saluto questa occasione di essere di nuovo qui riuniti e con pari soddisfazioni posso constatare che nel periodo in cui non abbiamo potuto essere qui insieme, il nostro edificio è progredito in modo tanto mirabile. A tutti gli amici che con così necessaria dedizione collaborano alla realizzazione di questo edificio, deve venire veramente espresso il più caldo ringraziamento da parte della corrente che nel nostro senso vuol servire il nostro tempo. Vorrei oggi dire quale saluto che ogni piccolo progresso nel lavoro comune, realizzatosi attraverso i mesi, rappresenta qualcosa di molto importante per l’ambito del nostro movimento spirituale. Oggi, in questo momento difficile in cui si può dire che i destini dei movimenti spirituali siano sospesi nell’incertezza del futuro, noi dobbiamo assolutamente tener vivo nella coscienza l’eterno significato di ciò che effettivamente accade con un’ opera come quella che sta sorgendo qui. Qualunque cosa possa riservarci il futuro è importante che si sia lavorato a un’opera come questa, che tutto ciò che è spiritualmente collegato con essa sia entrato in molti cuori e in molte anime umane, che questa opera sia stata guardata da un gran numero di occhi umani e sia pertanto divenuta attiva nel corso dell’evoluzione delle aspirazioni umane. Possiamo sperare, per i cari amici qui attivi, che quanto si realizza qui per mezzo delle loro anime possa divenir fruttuoso anche fuori nel mondo, nelle maniere più diverse. E dovrà portare buoni frutti poiché è fin dal principio collegato con lo spirito del progresso, dell’agire e del tendere nel senso dell’evoluzione del nostro tempo. Ho provato ad esempio una profonda soddisfazione nel passare davanti alla casa ora ultimata, nelle vicinanze del portale ad occidente. E’ importante che anch’essa sia qui intorno al Goetheanum. Si può dire che abbia importanza il fatto che una casa simile abbia potuto essere costruita. Essa è infatti una vivente protesta contro tutto ciò che è tradizionale nello stile e nel genere architettonico, e che così com’è non deve più inserirsi nel cammino evolutivo del presente. Questa casetta è anche qui come un preannuncio del nuovo. Il fatto stesso che nella nostra cerchia si sia trovata comprensione per la realizzazione di una cosa nuova come questa, ha più importanza di quanto a tutta prima non si possa pensare. La presenza qui di questa casa ha uno speciale importante significato! Per quanto questo stile, questo genere architettonico possa venir criticato, esso resta comunque lo stile, il genere architettonico del futuro. Se si cerca di conoscere le tendenze artistiche del nostro tempo, si incontrerà dovunque un impulso oscuro e mai una direzione precisa. Si imparerà che viene appunto ricercato ciò che qui si persegue. Si imparerà che ci si deve immedesimare nelle forme che si sviluppano qui, dal grembo della scienza 23 dello spirito. Se forse si trova ancora qualcosa di sconcertante nelle nostre forme architettoniche, questo non durerà al lungo; non sarà più sconcertante, ma apparirà come il naturale risultato del sentire e percepire del presente e del prossimo futuro. E nel momento attuale in cui sono molti i fatti che suscitano dolore ci è dato però qualcosa che ci eleva, e cioè ci sarà possibile immettere nel destino così incerto del presente quel che è necessario per il futuro dell’umanità”. Il secondo Goetheanum, fu ricoSono esposte struito in cemento armato. L’architet- le fotografie che to Andi ci spiega raccontano i volti che Steiner avrebbe voluto utilizzare una delle persone che particolare compo- lavorarono per sizione di cemenla costruzione to, considerandolo materiale del futu- del primo ro, già per il primo Goetheanum e le edificio, ma la dograndi fotografie nazione, da parte di amici, di una grande dell’incendio che lo quantità di legname distrusse determinò la scelta nei confronti di questo materiale. Il percorso nel Museo continua il suo racconto mostrando: progetti, modelli di case, mobili, grandi strutture realizzate secondo l’impulso dell’Architettura Antroposofica, come scuole e abitazioni. Poco prima di giungere alla conclusione della grande esposizione troviamo ad accoglierci, in una sala ricca di colori, i gesti dell’Euritmia, ci soffermiamo ad osservare il perpetuo movimento a lemniscata di uno strumento in metallo contenuto in un parallelepipedo di vetro “ „ Primavera 2013 Numero Venticinque Di fianco al “Gruppo ligneo” abbiamo tutta l’Opera Omnia di Rudolf Steiner. Così si apre la grande Mostra... e questo basterebbe per dare senso a tutta la visita. … il percorso continua e ci porterà a osservare come il suo Pensiero sia oggi vivente e creativamente attivo. Nella prima grande Sala viene espresso il periodo storico in cui si colloca la nascita del pensiero di Steiner; troviamo video, fotografie, oggetti, libri, sedie di grandi designer dell’epoca. Si percepisce il desiderio dei pensatori, architetti e artisti, di sperimentare e ricercare in diversi campi una nuova via che potesse in quegli anni portare del nuovo in un’antica Europa, ma il Nuovo di quel tempo, oggi lo viviamo come “Stile”. Tra le diverse opere esposte di prestigiosi designer dell’epoca, attraggono in particolare, non solo la mia attenzione, tre sedie; lineari, slanciate, composte di una forma al di fuori dello stile di quegli anni, al di là di un tempo. Sono opera di Rudolf Steiner. Si coglie così la sua “modernità”, il suo essere al di fuori di un’epoca, la sua attualità, la sua direzione verso il futuro. Il Senso della Mostra appare chiaro: presentare al grande pubblico l’opera di Rudolf Steiner e sottolinearne l’attualità. e e venti culturali venti Concludo il mio racconto con le parole di Rudolf Steiner, pronunciate in occasione di una conferenza pubblica a Basilea, il 9 aprile 1923, a circa tre mesi dall’incendio: «Quello che l’Antroposofia intende essere per le anime umane in modo invisibile, come guscio, come dimora, il Goetheanum l’ha voluto rappresentare in modo visibile. Se il Goetheanum fosse stato solo una in formazione 24 costruzione simbolica, il dolore per la sua perdita non sarebbe stato cosí grande, perché si potrebbe evocarne sempre di nuovo il ricordo. Ma il Goetheanum non era qualcosa per il ricordo. Il Goetheanum era qualcosa che voleva manifestare lo Spirito nel mondo dei sensi, così come ogni opera d’arte intende presentarsi direttamente all’osservatore, direttamente al mondo dei sensi. Per questo motivo, con l’incendio del Goetheanum è andato perso tutto quello che esso ha voluto rappresentare. Ma forse ha invece dimostrato che l’Antroposofia non intende essere qualcosa di esclusivamente teorico, una mera conoscenza, ma può e deve rappresentare a tutti gli effetti un contenuto di vita... Il Goetheanum doveva mettere davanti agli occhi quello Spirito che l’Antroposofia pone dinanzi all’anima ... Quanto proviene dalle stesse fonti da cui fluisce l’Antroposofia, e attraverso le quali essa vuole servire l’umanità, doveva essere percepibile all’occhio fisico, doveva essere costituito di sostanza fisica. E come lo stesso corpo umano ...che però con la morte viene abbandonato in modo che lo spirituale possa evolversi in altre forme, è l’immagine sensibile e il prodotto dello spirituale eterno, così è stato possibile che anche quello ...che doveva venir impresso nella materia per essere reso visibile all’occhio, fosse consumato dal fuoco fisico. Ma ciò che deve rappresentare l’Antroposofia scaturisce dallo Spirito, e su esso possono agire solo fiamme dello Spirito... E quella vita che deve manifestarsi, attraverso l’Antroposofia, come vita cognitiva dei Mondi superiori deve temprarsi attraverso le fiamme del più elevato entusiasmo umano, animico e spirituale» (Compiti di civiltà dell’Antroposofia e della Società Antroposofica, O.O. N° 259). In programma l’organizzazione di un viaggio a Dornach. La Festa della Scuola Aperta, un'occasione preziosa di Draupadi Piccini n questo momento dell’anno, alle porte dell’estate, molti di noi stanno vivendo momenti di grande concitazione, l’esistenza in questa città che può indurire sembra correre su binari indipendenti e solo con uno sforzo personale e consapevole si riesce ad abbassare la velocità del proprio pensare per riuscire a incontrare veramente l’altro e se stessi, attraverso dialoghi ristoratori. Proprio quando sembra più difficile e necessario dare respiro alle nostre forze che tendono ad assopirsi, la nostra scuola propone un’occasione preziosa per provare a ricercare quei momenti di condivisione con chiunque abbia voglia di stare con noi, di venirci a trovare: la Festa della Scuola Aperta, che quest’anno si svolge domenica 26 maggio dalle 10 alle 18. Durante questa giornata abbiamo l’opportunità di stare insieme - bambini, genitori, maestri, collaboratori – per riscoprire i valori della nostra Comunità scolastica, quel legame prezioso che ci unisce, pensieri e sentimenti condivisi sulla nostra scelta pedagogica. Abbiamo l’opportunità di lavorare fianco a fianco per la buona riuscita di un momento basato sull’accoglienza e la condivisione che ci aiuti a conoscerci meglio, l'un l'altro, ma anche a raccontarci. E’ il momento in cui accogliamo altri bambini, mamme, papà e amici che possono toccare con mano la pedagogia Steiner-Waldorf, attraverso le visite guidate nelle classi dove sono esposti i lavori degli allievi, i colloqui con i maestri, la partecipazione a tutte le attività che rappresentano un saggio della nostra scuola e diversi spaccati della nostra identità. Il programma, seppure concentrato in un solo giorno, è molto ricco. Ad aprire e chiudere l'e- I 25 vento, gli appuntamenti in musica: i concerti dell'orchestra della scuola e del coro, le danze popolari. Ospiti graditi: gli asinelli dell'associazione Sbaraglio. E un giocoliere capace di lasciare a bocca aperta grandi e piccini. Per tutta la giornata, è a disposizione un accogliente servizio di caffetteria e bar, con anche tanto buon gelato. Nel giardino anche quest’anno ci sono i giochi “di una volta“: la carrucola, la pista delle biglie, il bilanciere, il ricamo di legno, il birillo tra legni basculanti. Inoltre tanti laboratori: coroncine di fiori, manufatti di cuoio e legno, diverse lavorazioni della lana infeltrita. All'interno, il Teatrino delle marionette con la fiaba Biancaneve e Rosarossa dei Fratelli Grimm, le bancarelle di prodotti naturali e artigianali, il banco libri, l'Atelier dell'usato. Due le novità, che vedono protagonisti i genitori della scuola. Il pranzo in giardino è un picnic aperto anche agli ospiti. Un momento di condivisione che chiama a raccolta tutti, seduti insieme nel gustare quanto preparato e offerto per tutti coloro che stanno visitando la scuola e chi lavora per l'evento, chi frequenta i laboratori e chi li allestisce, maestri e bambini, genitori e amici. E poi l'asta, che mette in palio i talenti offerti da mamme, papà e amici per sostenere, con il ricavato, le attività didattiche. Ci salutiamo con l'estrazione a premi. Sapendo che il premio più bello è una giornata trascorsa insieme, che rafforzi il senso della nostra Comunità, sviluppi la relazione fiduciosa tra genitori e maestri, dia un esempio di vita sociale bello e importante ai bambini, sia occasione di trovare nuovi amici e sostenitori. Primavera 2013 Numero Venticinque alto circa due metri, che avrebbe dovuto essere pieno di acqua... una struttura per creare appunto vortici di acqua, ci spiega la nostra preziosa guida, e mentre l’architetto ci racconta di vortici e dinamizzazioni, i nostri occhi seguono il movimento, il nostro pensiero le sue parole... E’ stato un viaggio intimo, pur vissuto in uno Spazio Pubblico ed imponente, un viaggio che ha visto come Rudolf Steiner sia presente e attuale e pur ancora non conosciuto ai molti, come il suo operato rappresenti uno dei capitoli più coinvolgenti sia dell’arte moderna che della storia spirituale: artisti eminenti, come Wassily Kandinsky o Piet Mondrian sino a Joseph Beuys, si sono costantemente interessati al mondo del pensiero universale di Rudolf Steiner, traendo da esso impulsi artistici per le loro opere d’arte. Con l’inizio del XXI secolo si presenta un crescente interesse anche da parte degli artisti moderni alla figura di Steiner. La sua concezione del mondo risponde a problemi di grande attualità; sia in relazione al senso religioso che alla responsabilità ecologica nei confronti del pianeta, che sul disgregarsi del sistema economico attuale. e f venti Attenti all'asta: diamo valore ai nostri talenti di Silvia Garrone 26 la scuola, la cerchia di amici, l'azienda, il quartiere, quali elementi costitutivi della nostra vita sociale. Genitori e amici hanno risposto con entusiasmo, grande disponibilità e originalità. E’ stato creato anche un catalogo dei talenti che i partecipanti possono aggiudicarsi al miglior prezzo: lezioni di sci e arrampicata, tango argentino e arti orientali, la preparazione di una cena speciale, la realizzazione di un sito web, visite guidate ai musei milanesi con uno storico dell'arte, un week-end in barca a vela con skipper, la consulenza di un giardiniere e persino un concerto jazz di un ensemble a cappella per un evento pubblico o privato. Ci auguriamo che questo evento, che rientra nell’attività di raccolta fondi, possa andare oltre e diventare un elemento tra i tanti che possano “ispirare” la comunità di genitori e insegnanti animandola in uno spirito di condivisione. Abbiamo lavorato molto al progetto nei mesi precedenti grazie all’aiuto e al supporto di tanti genitori che hanno creduto nell’idea e ora, grazie alla cooperazione e al dono che ognuno ha fatto dei propri talenti, lo possiamo realizzare. Tutto sommato è quello che accade tutti i giorni nella nostra scuola: qualcuno mette a disposizione di qualcun altro la propria ricchezza nel sapere e nel saper fare, e l’aspetto magico di questa cosa è che, indipendentemente che si tratti di un lavoro o meno, l’intenzione con cui lo facciamo, l’atteggiamento interiore che ci guida, crea qualcosa di tangibile e di intangibile. Crea il presente e il futuro. un momento musicale intenso e intimo. Spaziando dal primo Rinascimento fino alla musica Rock degli anni ‘70, presenterà brani a cappella, vale a dire senza alcun supporto strumentale, in alcuni casi (1, 5 e 6) arrangiati per coro dal direttore Timo Baucken. 1 intimo, traduce in musica le parole di Gesù che raccomanda ai discepoli di affidarsi allo Spirito di Verità. Aria sulla quarta voce di J. S. Bach (1685-1750), Aria sulla quarta corda. La nostra versione accentua il carattere suggestivo e intimista, sostituendo essenzialmente gli archi con le quattro voci del coro. La quarta voce del titolo è il basso, che rappresenta il filo conduttore in un viaggio travolgente fatto di dolci salite, brusche discese e giravolte vorticose. 4 Too much I once lamented di Thomas Tomkins (1572-1656), madrigale Quest’opera dell’allievo di William Byrd narra di un amante sconsolato che cerca invano di fingersi sereno e brillante. Nonostante il testo aspro e sarcastico, rappresenta un tripudio stupefacente della polifonia e vetta insuperabile dello stile madrigalistico. 2 Il bianco e dolce cigno di Arcadelt (1507-68), madrigale Probabilmente l’opera più celebre del grande pioniere fiammingo della musica polifonica, si basa sui versi del poeta rinascimentale Giovanni Guidiccioni che hanno ispirato anche altri compositori cinquecenteschi. 5 3 Because the night di Bruce Springsteen Travolgente canzone d’amore. La versione a cappella, comunque intensa e carica, evidenzia la sorprendente ricchezza armonica di questo brano. Scarborough Fair Antica canzone popolare, narra di due amanti lontani che a vicenda si lanciano sfide impossibili come prove del reciproco amore. 6 If ye love me di Thomas Tallis (1505-85), mottetto per la Domenica di Pentecoste L’unico brano sacro di questo concerto e anche il più Danze popolari di TrèsBienEnsemble di Caterina, Giada e Sofia venerdì dalle 18 alle 20 per suonare insieme… il tempo per noi passa veloce, soprattutto perché ci divertiamo e c’è un clima di complicità, amicizia e lavoro. Questo è il terzo anno per questo Ensemble e ci siamo concentrati in particolare su un repertorio di musica popolare e tradizionale di vari Paesi; alcuni brani sono anche cantati e vanno ballati. Vi invitiamo alla Festa della Scuola Aperta per ascoltarci e ballare con noi… e perché no? L’anno prossimo venite a suonare con noi! Ciao, noi siamo i ragazzi del TrèsBien Ensemble e siamo in undici. Alcuni di noi sono alunni o ex alunni della Scuola, altri invece vengono da fuori. Il nome del nostro gruppo viene da una famosa canzone dei Beatles “Michelle” e in francese significa … molto bene insieme… ed è proprio quello che ci succede, stiamo molto bene insieme. I nostri strumenti sono flauto dolce e flauto traverso, violino, violoncello, clarinetto, chitarra, pianoforte e percussioni. Il TrèsBienEnsemble si incontra tutti i 27 Primavera 2013 Numero Venticinque i siamo! Nei mesi scorsi abbiamo raccolto i talenti che genitori e amici della scuola hanno messo a disposizione. E, finalmente, è arrivato il momento di “metterli all'asta“, durante la Festa della Scuola Aperta. L'iniziativa serve a raccogliere fondi per sostenere le attività didattiche. Ma non solo. Nello spirito comunitario che ci caratterizza, attraverso questo evento non abbiamo messo all'asta semplicemente degli oggetti: abbiamo scelto di mettere i talenti al servizio degli altri perché, donandoli, consentiamo ad altri di esprimere i propri. L’idea è nata dalla realtà quotidiana della nostra scuola, dove i maestri lavorano tutti i giorni per aiutare i nostri figli a scoprire il mondo, a imparare in divenire, a trovare il giusto equilibrio, a sviluppare i propri talenti. Gli adulti, insegnanti e genitori, accompagnano i bambini in questo viaggio, imparando a loro volta e arricchendosi cammin facendo. Ognuno di noi nasce con dei talenti, in più abbiamo l’opportunità di svilupparne altri nel corso della nostra vita, scoprendo e capendo per prove ed errori cosa sappiamo fare, cosa ci viene meglio, cosa ci rende liberi. Queste inclinazioni naturali ci chiedono di essere usate, di essere messe a disposizione. Quando lo facciamo, donandoli, possiamo crescere individualmente e possiamo sviluppare sempre nuovi talenti che costituiscono un’inesauribile fonte di ricerca e scoperta. Possiamo costruire e accrescere la ricchezza di una comunità: la famiglia, formazione Pomeriggio musicale LiberIncanto, il Coro dei Genitori e Amici della Scuola, concluderà la giornata di festa con C in esta della scuola i l viaggio Orosei La pagina dedicata al Viaggio, in questo numero, inaugura anche una nuova rubrica dedicata alle nostre famiglie, alle loro storie e alle offerte che vorranno condividere con noi. La scelta Il mare è l’elemento che domina i paesaggi di Orosei, sempre capace di stupire con i suoi variegati scorci, i suoi colori cangianti e le sue incredibili trasparenze incorniciato da pinete, macchia mediterranea e scogli di granito rosa e basalto. Il suo lungo litorale comprende ben 14 km di spiagge che si estendono da Osala (sormontata dall’omonimo nuraghe) fino all’oasi faunistica di Bidderosa che, con il suo mare incontaminato, la spiaggia finissima dell’arenile e la retrostante profumata macchia mediterranea, costituisce un particolare vanto; la tutela dell’area è garantita tramite un accesso giornaliero limitato dei visitatori. Nell’ultimo ventennio anche il lungo cordone sabbioso (6 Km.) da Marina di Orosei a Su Barone e Osala, frequentato da un numero in continua crescita di bagnanti, servito da una più articolata rete viaria, ha accolto alcune strutture ricettive e di servizio, tra le quali si segnala l’area di Su Barone, immacolata spiaggia fasciata da lussureggiante pineta con lo stagno retrodunale di Su Petrosu, zona umida di interesse comunitario. Nelle estese zone umide stanzia ormai permanentemente una ricca avifauna palustre (aironi cenerini, garzette, folaghe, cormorani, gallinelle d’acqua, gabbiani…) cui periodicamente si aggiungono specie migratorie (anitre, fenicotteri rosa, cavalieri d’Italia…): tutti elementi che farebbero la gioia dei sempre più numerosi appassionati del bird-watching. I suoi fondali esercitano una forte attrazione per gli appassionati della subacquea: davanti a Orosei si trova il relitto del KT 12, un cargo armato tedesco della 2°guerra mondiale. Dal paese inoltre partono numerose e varie escursioni naturalistiche nel territorio circostante che permettono di conoscere ed apprezzare anche l’entroterra. Eccoci qui, alla fine l’abbiamo proprio fatto: abbiamo mollato gli ormeggi, lasciato il continente, partiti, trasferiti. Con un furgoncino in prestito carico come migranti di altri tempi, la macchina con i nostri tre bambini, portando con noi anche un po’ di varicella e pidocchi lasciamo Milano, meglio, San Bovio, alla volta della Sardegna, meglio, Orosei. Siamo una famiglia dell’asilo Fior di Pesco. Sara la nostra primogenita ha frequentato per tre anni con la maestra Paola e Fabio quest’anno è stato uno dei piccolini della classe Glicine della maestra Maria Grazia. Io, mamma Valeria voce narrante, sono sarda. Arrivata in continente 22 anni fa per l’università e sequestrata poi dal lavoro. Ho conosciuto papà Gianluca e con lui da un po’ di anni meditiamo un piano di evasione. Ma diciamocelo, siamo riusciti a ritagliarci uno spazio niente male anche in questa Milano caotica. San Bovio è un angolo di verde che tenta di sopravvivere all’assalto edilizio che ancora da spazio alle famiglie con bambini. Per cui: fuga rimandata. Ma l’idea del ritorno alla Terra Madre è sempre presente. Tutto è iniziato quasi per gioco quattro anni fa, quando ho chiesto a una cara amica architetto di buttare giù qualche idea per la ristrutturazione della casa di mia nonna. Si trattava della casa dove sono nata e dove ho trascorso una felicissima infanzia, la casa delle riunioni di famiglia in occasione delle feste, che dopo la morte di mia nonna ho avuto l’onore di rilevare. Beh, d’idee la mia amica ne ha buttate giù tante, una migliore dell’altra. Così dopo un anno di lavori, finalmente nell’estate 2011 è pronta. Quattro anni fa eravamo una famiglia di tre persone. Il processo di ristrutturazione della casa è stato accompagnato di pari passo dalla trasformazione della nostra famiglia. formazione 28 Uno dei cambiamenti del progetto iniziale ha riguardato l’aggiunta della camera di Fabio. Nora invece è arrivata a lavori ultimati, niente camera singola per lei… B&B CASA SABA Le parole d’ordine della ristrutturazione sono state: conservare intatta la struttura originale con l'ampia corte interna che è l'anima della casa, nonché il luogo della vita familiare condivisa, utilizzo di materiali locali (marmo, basalto), con un occhio di riguardo agli aspetti di risparmio energetico dell'edificio (impianto solare termico per la produzione di acqua calda e fotovoltaico per energia elettrica). Sulla corte si affacciano le camere degli ospiti (tutte con bagno privato) e i due appartamenti padronali, la sala lettura, la cucina rustica con il forno a legna dove ancora si fa il pane carasau, ed una lavanderia a disposizione per gli ospiti. E nella corte viene servita anche la prima colazione, quando la temperatura permette (ovvero, quasi tutto l'anno.). La posizione della casa, nel centro storico, permette di dimenticare la macchina una volta arrivati e immergersi nella vita del paese spostandosi a piedi, oppure usando le biciclette che mettiamo a disposizione per scoprire le spiagge più vicine (la Marina, su Barone, Osala). Alle famiglie della scuola, Valeria e Gianluca hanno riservato uno sconto del 15 per cento sulle tariffe e, di volta in volta, offerte personalizzate a seconda del periodo e della composizione della famiglia. Per maggiori informazioni: www.bbcasasaba.it - Tel. 0784.98883 29 Primavera 2013 Numero Venticinque in Il centro storico è ben conservato e offre l’immagine di un paese nobile, ricco di pregevoli opere di architettura rurale, di chiese impreziosite da affreschi, antiche statue lignee e antichissimi pavimenti in ceramica. Merita senz’altro una visita il museo Guiso che custodisce la più grande collezione di teatrini antichi e le prime edizioni di libri di argomento sardo fra cui spicca un esemplare unico del 1587. Numerose sono le testimonianze dell’epoca nuragica: il complesso de Sa Linnarta con pozzo sacro è senz’altro il più interessante. Dalla chiesetta campestre di Santa Maria ‘e mare nasce una delle manifestazioni più belle di tutta la Sardegna: il simulacro della Santa viene portato dal paese con barche infiorate lungo il fiume Cedrino fino alla chiesetta dove la manifestazione di fede si fonde con la tipica ospitalità oroseina che offre la degustazione gratuita di frutti di mare e vino. di Valeria e Gianluca Carbone a redazione segnala... La ricetta Qualche libro per l'estate di Daniela Cancellieri Crostata senza glutine bambino si ritrovano a condividere la lettura di una fiaba, di un racconto, li fa entrare in reciproca sintonia, costruendo quella base di calore e fiducia che sosterrà il futuro sviluppo. Ad ogni età, attraverso mondi che prendono vita tra le pagine di un libro, coltiviamo la possibilità di risvegliare la fantasia, nella sua accezione più alta, quella che solo gli esseri umani possono esprimere. i questi tempi verrebbe da chiedersi se sia effettivamente ancora così importante dedicarsi alla lettura o sarebbe più sensato adeguarsi e utilizzare tutte le tecnologie che ci vengono cosi abbondantemente messe a disposizione. Certo non è facile trovare uno spazio tranquillo all’interno delle nostre fitte giornate, ma riuscire a dedicare un momento, al termine della giornata, in cui adulto e D Consigli di lettura Varigotti Per ragazzi Nella letteratura per i più grandi, senza dubbio Astrid Lindgren, conosciuta ai più per aver ideato i personaggi di Pippi Calzelunghe e di Emil, rimane la più amata. Dell’autrice svedese numerosi libri sono stati tradotti, nei quali si respira un’atmosfera di semplice ingenuità, divertenti ma anche capaci di trasmettere intense emozioni senza diventare moralisti. In Vacanze all’isola dei gabbiani (Gl’Istrici Salani, 2008) i protagonisti sono quattro fratelli di differenti età, portati dal padre a trascorrere una meravigliosa vacanza in un'isola sperduta, detta l’isola dei gabbiani. Affittano la Vecchia falegnameria, una baracca in disuso, che diventerà il teatro delle disavventure quotidiane, dei momenti divertenti, luogo dove tornare dopo le scorribande tra le isole disabitate, gare di pesca e scherzi. Sullo sfondo una natura rigogliosa e selvaggia, magica. Un romanzo per i più grandi divertente, intriso di amore per la natura. Ingredienti: 250 farina di riso 180 amido di mais o farina di mais fioretto 230 burro 190 zucchero al velo 1/2 bustina di cremor tartaro 140 g di tuorlo d'uovo 1 cucchiaino di buccia di limone grattugiato lo strato superiore con una forchetta e cospargere di zucchero semolato o di canna. Infornare per 40 min. a 160 gradi. Preparazione Lavorare il burro e lo zucchero. Unire poi i tuorli, infine le farine e il lievito e il limone Far riposare in frigo per 1 ora. Stenderla dello spessore di 1,5 cm e ricoprirla con marmellata a piacere o frutta precedentemente cotta e decorare con le classiche strisce o ricoprirla con un disco di impasto. In questo caso bucherellare Variante alla ricotta (al posto della marmellata): 500 gr di ricotta da miscelare con 2 uova 100 gr di zucchero 100 gr di gocce di cioccolato o di uvetta ammollata Libera Scuola Rudolf Steiner - Via Tommaso Pini 1 - 20134 Milano www.liberascuola-rudolfsteiner.it • e-mail: [email protected] In Formazione è realizzato grazie al lavoro totalmente volontario dei maestri e dei genitori che vi partecipano. Hanno partecipato alla realizzazione di questo numero: Paola Alberganti, Matilde Barberis, Timo Baucken, Francesca Biraghi, Daniela Cancellieri, Valeria e Gianluca Carbone, Paola Colombo, Patrizia Curcetti, Silvia Garrone, Riccardo Gatti, Giusi Graziuso, Simona Locatelli, Patrizia Longo, Rosanna Novati, Draupadi Piccini, Andrea Scicchitani, Monica Turchetto, Ornella Valsazina, M. Luisa Vigilanti. Per le foto: Ivan Bellucco, Oscar Migliavacca, Andrea Negrinelli, Paolo Sasso Chiusura in redazione: maggio 2013 DAELLI MILANO telefono 02 66 88 542 fax 02 60 73 78 46 Punti vendita: via Porro Lambertenghi, 34 tel. 02 66 88 542 via Lazzaretto, 2 tel. 02 294 05 195 www.arte-e-gioco.it L’isola delle balene (Il castoro, 2008). Michael Marpugo, uno tra i più famosi scrittori inglesi per ragazzi, ci porta nelle isole Scilly, sulla costa della Cornovaglia, dove due ragazzini, Gracie e Daniel, fanno amicizia con il Migratore, personaggio solitario, sempre vestito con una mantella e un cappello nero, al quale sarebbe proibito avvicinarsi. Insieme all’eccentrico vecchio, i due ragazzi cercano di fermare gli isolani, che partecipano alla mattanza delle balene narvalo arenate sulla spiaggia. Anni prima la stessa azione portò la morte di tutti gli abitanti del vicino isolotto, che la gente crede maledetto. Ma i due ragazzi, con l’aiuto del vecchio, riusciranno a far luce sul mistero. Una storia ricca di avventura che educa al rispetto della vita e della natura senza pregiudizi e condizionamenti. 30 LIBERA SCUOLA RUDOLF STEINER 31 Primavera 2013 Numero Venticinque l