Tre grandi fotografi - Dipartimento di Scienze della Comunicazione

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Tre grandi fotografi - Dipartimento di Scienze della Comunicazione
Uomini con la macchina fotografica.
Il discorso del cinema sulla fotografia: dalla ricerca della verità ai regimi di credenza.
Il legame con la fotografia ha costituito il presupposto obbligato di ogni teoria
dell’immagine in movimento, ma, oltre a questo, il cinema sembra aver trovato nella
pratica fotografica e nelle sue figure un’occasione per tematizzare le potenzialità
conoscitive implicate negli strumenti ottici di osservazione e riproduzione del mondo.
La finestra sul cortile (1954) di Alfred Hitchcock è la storia di Jeff, un grande fotografo
costretto su una sedia a rotelle da una brutta frattura alla gamba. Con il suo teleobiettivo
spia dalla finestra quanto accade negli appartamenti vicini. Ma il voyeurismo si trasforma
presto in qualcosa di molto più serio. Le passeggiate dello sguardo di Jeff sulla la corte
interna assumono una funzione cognitiva: nella sua capacità di trasformare i dettagli isolati con la macchina fotografica dalla facciata del condominio di fronte - in frammenti di
un sistema di pertinenze di ordine differente si profila la risoluzione di un omicidio.
In Blow up (1966) di Michelangelo Antonioni, Thomas ha scattato alcune foto nel parco.
Nel laboratorio di sviluppo si accorge di un particolare sfuggito al momento dello scatto.
Sulla destra dell’immagine, un contrasto plastico sembra identificabile iconicamente in
una mano tesa che impugna una pistola. Il fotografo opera un ingrandimento di quella
porzione dell’immagine, ma l’eccesso di dettaglio compromette irrimediabilmente
l’identificazione iconica dell’assassinio. Il forfait di Thomas è la crisi di un modello di
conoscenza.
Flags of our fathers (2006) di Clint Eastwood ricostruisce la storia dello scatto più noto di
Joe Rosenthal, famoso reporter di guerra americano. Joe dà forma a un’immagine molto
comunicativa: sei uomini issano la bandiera americana sull’isola di Iwo Jima durante la
Seconda Guerra mondiale. Risultato di una manipolazione compositiva e di una
ripetizione del gesto originale, a rendere celebre lo scatto di Rosenthal è la sua efficacia e
credibilità, la sua capacità di rigenerare il fronte interno americano in un momento di
sfiducia da parte dell’opinione pubblica.
Se i due film di Hitchcock e Antonioni assegnano importanza e riflettorno sul mezzo
fotografico in nome della sua relazione segnica con il mondo e mettono in scena il lavoro
del fotografo in quanto ossessiva ricerca della verità, il film di Eastwood - dove si assiste
alla ricostruzione di un evento storico e di uno scatto fotografico storicamente
documentato - segna il passo verso un modello di conoscenza ed elaborazione del testo
fotografico che si basa sull’efficacia delle immagini.
Dalla ricerca della verità alla diagnosi delle forme di credenza, si tratta dunque di analizzare
in che modo il discorso filmico sia stato capace di riflettere sui modelli di conoscenza
implicati nell’immagine fotografica e, attraverso questa, sulle sue stesse possibilità di
pensare e comprendere il mondo.
(AREA TEMATICA 1. La fotografia come strumento espressivo e il rapporto con le arti)
Francesco Zucconi
Dottorato in Studi sulla Rappresentazione Visiva. Storia, teoria e produzione delle arti e delle immagini
Istituto Italiano di Scienze Umane – Università degli Studi di Siena