vissuto - Dipartimento di Scienze Psicologiche, della Salute e del
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vissuto - Dipartimento di Scienze Psicologiche, della Salute e del
LABORATORIO DI FENOMENOLOGIA CLINICA (Fascia G0) Prof.ssa Presenza Simona [email protected] Anno 2016 Chieti «Non riuscivo a farmi comprendere, non riuscivo ad amarla e farmi amare come volevo, non era più utile sentirsi o sentire a metà, allora dieci anni fa ho deciso che avrei passato tutta la mia vita dietro una finestra a vedere le macchine passare. Il mio orologio si è fermato a quel giorno ed io sono ancora dietro la finestra». «Non posso uscire di casa, non posso incontrare le persone, non posso cenare con la mia famiglia, posso vedere le scene della televisione ma solo se tolgo il volume, posso fare le cose solo se non le fanno anche gli altri, non mi è possibile più pensare se non alle cose del mio passato, non posso neanche più guardarmi allo specchio. Posso stare solo qui, su questo angolo di divano. Quando guarirò, andremo però a mangiare la pizza in pizzeria: che gusto sceglierai?» «PER ME LA FOLLIA NON COSTITUIVA UNO STATO PATOLOGIO E NON MI CONSIDERAVO MALATA. PER ME LA FOLLIA ERA UN REGNO OPPOSTO A QUELLO DELLA REALTA’, DOMINATO DA UNA LUCE IMPLACABILE, SENZA OMBRE, ACCECANTE. ERA UN’IMMENSITA’ SENZA LIMITI, DESOLATA E SQUALLIDA, UN PAESE MINERALE, LUNARE, GELIDO COME LE STEPPE DEL NORD. IN QUESTO PAESE TUTTO E’ IMMUTABILE, ESANIME E CRISTALLIZZATO. GLI OGGETTI SONO SPARSI QUA E LA’ COME CUBI GEOMETRICI ABBANDONATI O QUINTE DI PALCOSCENICHE PRIVATE DEL LORO SCOPO. LE PERSONE SI AGITANO FACENDO GESTI, MOVIMENTI INUTILI; SONO FANTASMI CHE VAGANO IN QUELLA LANDA SENZA CONFINI, SFINITI DA UNA LUCE SENZA MISERICORDIA. IO ERO SPERDUTA LA’ DENTRO, ISOLATA, FREDDA, NUDA SOTTO LA LUCE E SENZA SCOPO. UN MURO METALLICO MI SEPARAVA DA TUTTO E DA TUTTI. QUESTO ERA IL MONDO DELLA FOLLIA E LA LUCE ERA LA PERCEZIONE DELL’IRREALTA’. FOLLIA SIGNIFICAVA ESSERE NELL’IRREALTA’ PIU’ COMPLETA. CHIAMAVO LA FOLLIA ‘PAESE DELLA LUCE’ PER L’ILLUMINAZIONE ASTRALE, FREDDA, ABBAGLIANTE E PER LO STATO DI TENSIONE ESTREMA IN CUI SI TROVAVA OGNI COSA, ME COMPRESA." Sono malata della tua assenza PSICOPATOLOGIA DESCRITTIVA •COSA CONOSCERE? ESPERIENZE VISSUTE DEL PAZIENTE •COME CONOSCERE? DESCRIVENDO TALI ESPERIENZE •PERCHE’ CONOSCERE? PER DISPIEGARE IL MODO IN CUI IL PAZIENTE VIVE NEL SUO MONDO SOGGETTIVO. COME CONOSCERE? DESCRIVERE LE ESPERIENZE COME DESCRIVERE? ANALISI DEL MONDO IN CUI VIVE LA PERSONA ANALISI DEL MONDO VISSUTO SOLO CHI È DISPONIBILE AD ENTRARE NELLO STESSO PAESAGGIO DEL MONDO DELLA VITA DI CHI HA DI FRONTE, NON COME REPORTER O INVESTIGATORE MA COME ATTORE, PUÒ ACCOSTARSI UMANAMENTE E CLINICAMENTE A CHI DA TEMPO VI VIVE GIÀ, SOLO E LONTANO DAL MONDO COMUNE DI TUTTI GLI ALTRI. LO PSICOPATOLOGO DIVIENE UOMO CHE CERCA DI COMPRENDERE INNANZITUTTO IL PROPRIO VISSUTO, LA PROPRIA ESPERIENZA INTERNA NELL'INCONTRO CON L'ALTRO: DA QUI PARTE PER RITROVARE DENTRO DI SE IL VISSUTO PROPRIO E DELL' ALTRO INSIEME, UN COVISSUTO.CIÒ CHE SI DA NON È NE IL ME STESSO, NE L'ALTRO, MA IL «TRA» CHE FA NASCERE ENTRAMBI. ANALISI DEL MONDO VISSUTO IL VISSUTO DEL PAZIENTE VIENE CONTINUAMENTE RIESAMINATO E RIMESSO A FUOCO, TRASFORMATO IN IMMAGINI, ELABORATO IN CONCETTI, MESSO IN RETE CON ALTRI FENOMENI CHE POPOLANO IL CAMPO DI COSCIENZA DEL PAZIENTE E DEL CLINICO, ORGANIZZATO IN “DESCRIZIONI DENSE” A PARTIRE DALLE QUALI INIZIA A GENERARSI LA RAPPRESENTAZIONE E IL RACCONTO DI UN MONDO DOTATO DI SENSO. A QUESTO FINE È NECESSARIO UNA PRELIMINARE SOSPENSIONE (DETTA EPOCHÈ) DEGLI ATTEGGIAMENTI ABITUALI, DI OGNI SORTA DI PREGIUDIZIO CULTURALE VERSO LA PERSONA CON MALESSERE PSICHICO, DELLE CONOSCENZE PSICOLOGICHE GENERALI, DELLE COSTRUZIONI TEORETICHE E INTERPRETATIVE FENOMENOLOGIA CLINICA FENOMENOLOGIA CLINICA • Per Clinica intendiamo il chinarsi sul letto del malato e costruire una cornice (quella del colloquio clinico) nel quale disporsi a conoscere come vive ciò che sta vivendo la persona che abbiamo di fronte. • La fenomenologia è interessata a cogliere il modo in cui la mente deve essere strutturata affinché il mondo le possa apparire in quel dato modo in cui le appare. PER FENOMENOLOGIA APPLICATA ALLA CLINICA SI INTENDE DUNQUE UN APPROCCIO DISCIPLINARE E METODOLGICO RIVOLTO AL PIANO DELL’ESPERIENZA VISSUTA DELLA PERSONA CON SOFFERENZA PSICHICA. Karl jaspers(Psicopatologia generale, 1913) propone la psicopatologia come sapere dei vissuti, per il tramite dei vissuti stessi, attraverso intuzione e immedisimazone soggettiva. Il paziente anziché essere ridotto a latore di un sintomo, diventa, nella ricostituzione psicopatologica, autore e interprete di un mondo che è il suo propro, che è il il dove del suo stare e il quando del suo visssuto. L’ obiettivo fondamentale della Psicopatologia è rendere attuali ed esplicite le relazioni comprensibili che intercorrono tra molteplici fenomeni che si danno nell’esperienza Tramite la Psicopatologia fenomenologica i disturbi mentali vengono cioè studiati in quanto espressioni (fenomeni) che consentono di risalire alla trama fondativa dell’esperienza umana. Il fenomenologo infatti valorizza appieno le espressioni stesse del malato come frammenti linguistici che risuonano densamente di vissuto. DESCRIZIONE DI UN ESPERIENZA VISSUTA COMUNE Quando il campo di applicazone è l'esperienza vissuta non esistono non addetti ai lavori. VISSUTO.. COME VIVI QUELLA DETERMINATA ESPERIENZA? • SPAZIO • CORPO • ALTRO • TEMPO • SE’ ANALISI DEL MONDO VISSUTO METODO DELLA PSICOPATOLOGIA FENOMENOLOGICA: ANALISI DELLE CATEGORIE DESCRITTIVE DETTE «ESISTENZIALI» CI PERMETTONO DI DELINEARE L’ARCHITETTURA DI UN MONDO – COME È FATTO QUEL MONDO, IN QUANTO CI INFORMANO SUL SENSO DELLE ESPERIENZE UMANE ABNORMI, COSTRUENDO NUCLEI DI COMPRENSIONE SPAZIO, CORPO, ALTERITA’ TEMPO, SE’ SPAZIO VISSUTO: • LO SPAZIO VISSUTO NON SI RIDUCE A RAPPORTI GEOMETRICI: Noi viviamo e agiamo nello spazio, ed è nello spazio che si muove sia la nostra vita personale sia la vita collettiva dell’umanità. Distanza vissuta(Minkowski, Il tempo vissuto, 1913): la distanza può avere un significato che non è legato ai miei spostamenti, ai percorsi effettuati. Ogni distanza non è spazio nel senso geometrico del termine. Es. La spazialità dell’amore è indipendente dal significato di vicino e lontano.Se noi tentassimo di concepire il loro essere nell’amore come inscritto nella res extensa, ci imbatteremo in paradossali enunciazioni:la lontananza geografica di due amanti può non solo non far eclissare il loro amore ma addiruttura rinforzarlo. • LO SPAZIO VISSUTO HA SEMPRE DELLO SPAZIO LIBERO E ABITABILE: Lo spazio libero è lo spazio dove è possibile soggiornare in esso e distribuire le proprie attività. La nostra vita si svolge nello spazio. Lo spazio contribuisce a fare di noi una collettività, ma tra di noi rimane sempre dello spazio libero, della distanza vissuta, carica di possibilità individuali, che permette a ciascuno di vivere in questo spazio la propria vita. Per la strada incrociamo tante persone, ma non ci preoccupiamo di sapere perché si trovano sul mio cammino, accettiamo questi incontri come naturali, affermando che si tratta di un puro caso, ciò perché viviamo in una sfera di agio che determina in noi la coscienza di muoverci su questo sfondo, facendo allo stesso tempo tutt’uno con esso. Ciò ci consente di vivere. Questa è l’ampiezza della vita. TEMPO VISSUTO • TEMPO SOGGETTIVO Ogni persona vive un tempo comune, che io posso comprendere, ma vive anche un tempo suo proprio.Non esiste solo il tempo delle scienze, il tempo degli istanti infilati come perle in una collana(Bergson), esiste un tempo diverso, non saputo ma vissuto, un tempo che procede a cascata o ad elastico. Dietro al tempo oggettivo sta la trama del tempo soggettivo. (Minkowski, Il tempo vissuto, 1913): • L’ESPERIENZA DEL TEMPO SI BASA SU UNA FUNZIONE DI SINTESI DELLA COSCIENZA: La coscienza implicita del tempo(Husserl, Per una fenomenologia della coscienza interna del tempo, 1928). La fenomenologia rappresenta la coscienza come un arco il cui vettore è il tempo. Gli oggetti di cui è fatto il nostro mondo ci appaiono come ci appaiono, cioè familiari, reali e dotati di significato grazie al fatto che un dispositivo implicito svolge una funzione di sintesi. Tra gli esempi cari alla fenomenologia per rappresentare questo fungere implicito vi è quello dell’ascoltare una melodia: quando ascolto un brano musicale, ciò che si dà in questo istante nella mia coscienza è l’impressione di una singola nota. Essa mi suonerebbe priva di senso, e avulsa da una qualunque melodia, se non venisse in me automaticamente articolata alle note precedenti, ritenute nella mia memoria, e a quelle future, anticipate come momenti attesi, sebbene non ancora presenti. Essere coscienti di un motivo musicale, quindi, necessita di un lavoro di sintesi tra l’impressione presente, la ritenzione del già stato, e la protenzione verso il da venire. In assenza di questo fungere implicito e inconscio, una melodia non sarebbe una melodia, ma il mero succedersi di note musicali. CORPO VISSUTO • LA NOSTRA ESPERIENZA CORPOREA È NÉ UN PURO OGGETTO NÉ UN PURO SOGGETTO. E’ CONTEMPORANEAMENTE ENTRAMBI. Il mi corpo è intriso di soggettività, è corpo soggetto, non è solo schema o qualcosa che io ho: io sono il mio corpo. Ognuni di noi ha ed è il suo corpo. Un normale senso di unità psicofisica e coerenza, un gioco normale o oscillazione del corpo come 'vissuto dal di dentro' come un soggetto o anima (non spaziale, spirituale 'Leib') e del corpo come un oggetto (spaziale e fisica 'Körper '). In altre parole. La corporeità vissuta è dunque il suo modo di atteggiarsi, di approssimazione e agli altri, di guardarsi.(Merleau-Ponty, Fenomenologia della percezione, 1945) • IN CIRCOSTANZA PARTICOLARI IL MIO CORPO DIVENTA MASSICCIAMENTE PRESENTE: In taluni casi Il soggetto si lamenta di non sentirsi più lo stesso, come se fosse cambiato, come se il suo corpo non fosse più suo, come se egli non ne avesse più la disponibilità(stati di depersonalizzazioni): Esempi non patologici sono i sentimenti di vergogna, di pudore. In senso patologico, si riscontra l’ossessionante pensiero dell'anoressica di sentirsi satura di corporeità(“io sono troppa”) • SPESSO È L'ALTRO A RIVELARMI IL MIO CORPO Il corpo si pone fin dall'inizio come intermediazione intersoggettiva dell'incontro con l'altro e dell'incontro con me stesso., facendomelo vivere e sentire nelle profondità più sconosciute della carne. A questo corpo per me, nella sessualità, inerisce la fondamentale direzione verso il fuori, la comunicazione col corpo altrui(Ciò è posibile perché il mio corpo è allo stesso tempo presente e partecipante.) • CARATTERISTICA DEL PROPRIO CORPO È L'APPARTENENZA, l'essere continuamente esperito come mio. ALTERITA’ VISSUTA • L’ALTRO COME UN ALTRO La scena fenomenologica dell’intersoggettività è improntata sull'incontro dell'altro, l'altro con cui dialogo, l'altro che amo, l'altro che mi estranea. Pur differenziandomi da lui, incontro l’altro nel mio mondo, condivido alcuni paesaggi del mio e del suo mondo. Rispetto a questa condivisione naturale, mi sento accordato ad un senso comune dell’esistenza.(Stanghellini, Psicopatologia del senso comune, 2008) L’istinto svolge per gli animali una funzione adattativa ri- spetto all’ambiente naturale, per l’uomo è il senso comune che permette loro di sintonizzarsi con il mondo sociale. (Per senso comune si intendono una mappa di credenze e conoscenze, atta ad orientarsi nel mondo sociale, un organo di senso orientato sul mondo delle relazioni sociali. ) • L’ALTRO COME ALTRO DA SÉ: L'altro da sé come l’altro che è me stesso, in uno dei suoi ruoli. L'alterità in tal senso accompagna costantemente l'identità, perché l'identità è fatta anche di alterità. Relazione dialogica tra me e il mio sé come altro e come me stesso Quando come singolo sono per la mia parte spirituale o per la mia parte isitintiva, posso designare “ruolo” la parte in cui di volta in volta io sono. In questo particolare essere in me, di fronte a me, io però non incontro realmente un’altra persona. Io resto pur sempre di fronte a me. Allora l'identità bisognerà rintracciarla nell'infinito ascolto dell'altro in sé, dall'inaresstabile proliferare di voci e ridefinirsi di volti, identità plurali da cui ciascuno di noi è attraversato, in un processo di identificazione multipla. Se’ Sta ad indicare l’umano essere se stessi, la certezza dell’esperienza «IO SONO VIVO, AUTONOMO E AUTODETERMINATO NELLE PERCEZIONI E NELLE AZIONI, UNITARIO E COERENTE, DEFINITO E DISTINTO DA ALTRI ESSERI/COSE, IO SONO ME STESSO NEL CORSO DELLA VITA E IN DIFFERENTI SITUAZIONI DI VITA.». Le seguenti dimensioni del sé indicano gli aspetti dell’esperienza autoriflessiva del sé in continua corrispondenza con il mondo. Essi sono infatti collegati al nostro senso pre-riflessivo di essere incarnati nel “mondo della vita”. - Vitalità: Il senso di vitalità si riferisce all’implicito e basico senso di “presenza a sé stessi” (tacito sentimento di essere una presenza “incarnata”, “patica”) e di “essere vivo” (sentimento di esistere e di essere ancora vivo). - Attività: si riferisce al senso di essere colui che inizia un’azione o un pensiero. - Unità La persona esperisce se stessa come una logica e naturale unità, come un nucleo omogeneo caratterizzato da una certa consistenza e coerenza, tale che ogni esperienza possa essere ascritta a se stesso. - Confini: La persona esperisce i confini tra il proprio corpo e il mondo esterno, nella forma della meità(condizione per cui un’azione è generate dal sè o dall’altro, senso implicito di essere il titolare di un’esperienza o azione) e della demarcazione(preservazione implicita dei confini e delle differenze tra il sé e il non sé) - L’identità: basata sulla continua ricerca di coesione e coerenza, è basata sulla dialettica tra “essere lo stesso”, invariante nucleo identitario che rimane costante al di là del tempo (“identità idem”), ed “essere se stesso”, nucleo identitario che non è mantenuto come separato e statico al di là del tempo ma implica l’integrazione dell’altro da sé, come ad es. un evento (“identità ipse”) che permette la continuità narrativa che attraversa la sua biografia, il suo orientamento sessuale e le sue origini genealogiche. (Sharfetter, Psicopatologia generale, 2004) LEZIONE 3/03/2016 SPAZIO VISSUTO IN SCHIZOFRENIA • Dipinto spazio Psicopatologia dello spazioesempi clinici-Schizofrenia«Devo difendermi, rifugiarmi, ma non basta, vengo sempre di nuovo scoperto, osservato, influenzato, e poi non ci sono più pareti protettrici, nemmeno il corpo che mi riveste serve a parare i colpi, sono allo scoperto. Le cose non sono più a portata di mano, sono diventate enigmatiche, sfuggenti nei loro ambigui significati. Così lo smarrimento che mi pervade mi costringe sempre più alla ritirata, alla fuga verso un dove che non c'è più, perché lo spazio è verso di me, contro di me.Non sono più io ad intenzionare il mondo, io sono solo oggetto delle intenzioni altrui» PSICOPATOLOGIA DELLO SPAZIO Nella schizofrenia lo spazio esterno si anima di minacce, di volti, voci, gesti, ombre, intenzioni aggessive e ostili. SPAZIO IN SCHIZOFRENIA The life-world of persons with schizophrenia. A panoramic view M. Mancini 1 , S. Presenza 1 , L. Di Bernardo 1 , P.P. Lardo 1 , S. Totaro 1 , F. Trisolini 1 , L. Vetrugno 1 , G. Stanghellini 1,2Journal of Psychopathology 2014;20:423-434 CATEGORY DESCRIPTION CATEGORY/ SUBCATEGORY 1. PERDITA DELLE CARATTERISTICHE PROSPETTICHE (perdita dell’esperienza di spazio vissuto comune) Lo spazio è un’atmosfera rarefatta, o un’estensione con una luce accecante. I pazienti perdono il loro senso di avere un proprio soggettivo punto di vista o orientamento. Sentimento ineffabile di essere circondato da territori sconosciuti (c’è solo lo spazio tra le cose, le cose ci sono in un modo ma non così chiaramente”, mi sento senza spazio”) 2. ITEMIZZAZIONE Lo spazio è un insieme disarticolato di dettagli disarticolati e decontestualizzati. (Nel silenzio e nell’immensità, ciascun oggetto era tagliato da un coltello, staccato e indipendente nel vuoto, nella perdita del confine, Sono sopraffatto da troppi dettagli - troppi dettagli negli oggetti "). 3. ALTERAZIONI DELLE CARATTERISTICHE SPAZIALI DELLE COSE Vari tipi di esperienze anomale: alterazioni delle dimensioni e forma degli oggtti(es. Macropsia, micropsia, oggetti frammentati, piatti o irreali. ("Per un po 'sembrava grande e aperto, quindi troppo vicino a me", "La mia percezione del mondo sembrava affinare il senso della stranezza delle cose", "L'aria era tra le cose, ma le cose stesse non erano lì”). CORPO VISSUTO IN SCHIZOFRENIA CORPO IN SCHIZOFRENIA The life-world of persons with schizophrenia. A panoramic view M. Mancini 1 , S. Presenza 1 , L. Di Bernardo 1 , P.P. Lardo 1 , S. Totaro 1 , F. Trisolini 1 , L. Vetrugno 1 , G. Stanghellini 1,2Journal of Psychopathology 2014;20:423-434 ALTERITA’ VISSUTA IN SCHIZOFRENIA • Dipinto alterità ALTERITA’ IN SCHIZOFRENIA The life-world of persons with schizophrenia. A panoramic view M. Mancini 1 , S. Presenza 1 , L. Di Bernardo 1 , P.P. Lardo 1 , S. Totaro 1 , F. Trisolini 1 , L. Vetrugno 1 , G. Stanghellini 1,2Journal of Psychopathology 2014;20:423-434 “Mi manca la spina dorsale delle regole della vita sociale. Potrei essere un alieno " HYPO-SINTONIZZAZIONE: Sensazione immediata di riduzione della sintonia (cioè distacco emotivo da altre persone); Sensazione di pervasiva incomprensibilità dei comportamenti delle persone e situazioni sociali; Esaltazione dei propri sentimenti di unicità radicale e eccezionalità. INVASIVITA’ “Quando guardo una persona o una cosa, io divento una parte di esso. Mi sento guidato dalla Immediata sensazione di ostilità o di oppressione provenienti dagli altri; Sensazione -immediate di mancanza di confini sé-altro; Esperienza iper-empatica marea umana. E 'una sensazione di pericolo " INONDAZIONE CENESTOPATICA/EMOTIVA: "Quando lo guardo negli occhi mi sento una specie di calore nella mia testa, alla schiena." Sensazione di essere oppressi e sommersi dal di dentro da parossismi di proprie emozioni e sensazioni corporee evocate da contatti interpersonali. CONCEZIONE ALGORITMICA DELLA SOCIALITA’ Atteggiamento analitico, iper-razionalista, iper-riflettente verso la socialità. ATTEGGIAMENTO ANTITETICO VERSO LA SOCIALITA’: Antagonomia e idealizzazione astratta della socialità IDIONOMIA: Esistenziale riorientamento guidato dall'esaltazione dei propri principi, interrogativi, o visioni del mondo ( dubbi metafisichi o carismatici) senza integrazione o compromesso con l'altrui punto di vista o con il senso comune. "Ho passato i miei pomeriggi nei giardini a guardare il modo in cui riescono a interagire tra di loro gli esseri umani" "mi sento più legato al genere umano in senso astratto che al senso comune delle singole persone "Io non capisco perché questo deve essere chiamato un tavolo, e se c'è il sole dobbiamo dire che è una bella giornata" CARTELLA FENOMENOLOGICA CASO F.(diagnosi:schizofrenia) SPAZIO: LO SPAZIO E’ PESANTE E PERICOLOSO. E’ GIA’ OCCUPATO DA ALTRI, DA TROPPI E DA TROPPE COSE. LO SPAZIO NON E’ PIU’ FAMIGLIARE, NON MI E’ PIU’ NOTO..NON SO COSA FARCI. L’ATMOSFERA E’ PESANTE. TEMPO: MI SENTO SMARRITA, VIVO NEL PRESENTE .. SONO STACCATA DAL MIO FUTURO E DAL MIO PASSATO. CORPO: IL MIO CORPO E’ PESANTE, INGOMBRANTE, OCCUPA GRANDI SPAZI, NON LO POSSO CONTROLLARE, MI LASCIA POCO SPAZIO PER VIVERE. NON RICONOSCO PIU’ IL MIO CORPO, MI E’ ESTRANEO,. ALTRO: GLI ALTRI SONO INVADENTI, OCCUPANO LORO TUTTO LO SPAZIO, IO NON HO POSTO.