Harz-Canarini distinti cantori
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Harz-Canarini distinti cantori
3 Rivista degli Allevatori (Uccelli da gabbia e da voliera) Canarini distinti cantori(l) NICOLA RUCCI Canarini distinti cantori L’Harzer è l’unico che col suo canto « eccita in chi lo ascolta piacere, meraviglia e stupore » dice l’Aschenbrenner. Ebbe natale e nome in Germania, dai monti dell’Harz e si chiamò. anche Sassone dalla provincia di Sassonia. Fu il frutto della tenacia tedesca che, pur non trascurando la forma. ed il colore nel canarino comune, seppe nel corso di oltre un cinquantennio creare una razza da canto unica al mondo per finezza ed originalità. Dico, seppe creare, perchè fra il primo e il secondo decennio del secolo diciannovesimo gli allevatori tedeschi profittarono di un brusco, repentino cambiamento verificatosi nel loro canarino comune. Improvvisamente si ebbe un prodotto che, mentre non cantava come gli antenati, non era certo un Harzer come quello di oggi. Ma con l’avvenuta mutazione capirono che qualcosa di utile e nell’un tempo straordinaria era avvenuta e seppero. quindi profittare di essa per forgiare con arte veramente tedesca il mondiale, insuperabile cantore. Quell’improvviso cambiamento portò appunto una differenza strutturale dell’organo di fonazione. Ma i tedeschi della loro creazione furono gelosi, tanto che fino al 1870 essi la custodirono come un segreto ed il nobile canarino non uscì fuori dei monti Ercini. Non solo, ma l’allevamento di esso si trasferiva ai discendenti della famiglia per gelosa eredità e neanche agli intimi ed ai parenti era possibile avere un soggetto. Il commercio del canarino dell’Harz cominciò molto dopo il 1870, anzi vicino al secolo presente; una diffusione fantastica di esso si ebbe dopo la guerra mondiale. Il corpo di questo grazioso e pregiato pennuto è tozzo, ma non brutto, il petto è largo e la gola ampia. Il colore del cantore classico è sbiadito, giallo paglia, giallo verdognolo o pezzato. È vero che oggi per non arrestarsi, perchè « fermata vuol dire regresso », dice l’Aschenbrenner, esistono Harzer con piumaggio ricercato’. I colori ottenuti sono numerosi, ma con grave detrimento del canto che così, come giustamente mi ricordava un amico allevatore, è stato relegato in soffitto. II canarino in colore, che ordinariamente chiamasi Harzer, ha il canto a base di rullo, porta un’idea grossolanamente generica del tipo del canto di esso, ma non permette la ricerca delle strofe o melodie che lo compongono e che distinguono le diverse varietà. Nel canarino dal mantello ricercato finisce la classicità del canto e si riscontra un miscuglio di frasi appartenenti alle diverse schiatte, senza contare nella maggioranza dei casi le frasi difettose che lo squalificano e lo rendono canarino comune. È inutile, chi desidera il caratteristico cantore nobile deve sorvolare sui colori, che, se danno attrattive, producono pure delusioni e lusinghe. Solo fra i bianchi si riscontra qualche eccezione, perchè, essendo un colore di creazione non recente, comincia con saggi accoppiamenti e razionale selezione a produrre qualche buon soggetto, che però è sempre ben lontano dalla finezza del canarino a colori sbiaditi. L’Aschenbrenner a pag. 31 del suo libro « Ii Canarino » dice testualmente: — Gli allevatori di Harzer, che sanno benissimo che fermata vuol dire regresso, incominciano ad accoppiare femmine della varietà comune, slanciate, con bei. disegni regolari, con Harzer maschi, per ottenere gradualmente buoni cantatori con portamento diritto e di bel mantello. Con ciò non pretende di giustificare l’incrocio, nè di creare distinti maestri di canto, ma soltanto buoni cantatori a colori più belli. Infatti a pagina 32 spiega meglio quanto innanzi si è riportato ed aggiunge parlando dell’Harz: — II colore del suo piumaggio è di regola giallo smorto o verdastro. Gli Harzer vengono allevati in questi colori, perché l’esperienza avrebbe provato che tali soggetti hanno più disposizione per il canto che i soggetti di colore giallo acceso o verde acceso ... Ma questo punto di vista, come ho detto sopra, viene abbandonato. a poco a poco a favore di una buona figura e di un bel piumaggio. É ragione quindi di preferenza, non di tecnica; si rinunzia all’insuperabile canto per ottenere ciò che appaga la vista: forma e piumaggio. Non per questo si può dire che l’Aschenbrenner ammette l’incrocio, anzi ne è contrario, come già vedemmo e vedremo ancora parlando dello allevamento dell’Harz. Ma anche io, pur essendo sempre del parere che se si vuol conservare incontaminato il canto bisogna rinunziare ai colori, non li ho combattuti. Infatti nel novembre del 1937 su questa stessa Rivista scrivevo così dell’Harz: Fra gli altri ‘requisiti ci sono: vigore e graziosità di forme e di colore che rendono il soggetto Harzer molto attraente, per quanto un giallo verde, impeccabile nel canto, viene sempre pagato più di un bianco o di un arancio a canto scorretto. Un gran progresso si è fatto anche nel canto con gli Harzer in colore simpatico, specialmente nel bianco. Nel febbraio 1938 aggiunsi : Ma oggi l’Harzer, oltre che per il canto, è diventato per i suoi svariati colori il più pregiato ed anche il più ricercato, specialmente nei seguenti: il bianco, che riflette la purezza della nostra incontaminata passione, il rosso-arancione, che è il simbolo della fiamma del nostro amore verso quegli umili esseri; giallo-oro, che è l’emblema della specie; I’ isabella nelle diverse tinte, il quale rappresenta la bizzarria che la natura concedette in premio al canarino, perchè fosse da tutti prediletto. È bene fermarsi nei colori maggiormente apprezzati, non per fare del nostro amatissimo Harzer il canarino a scopo industriale e commerciale, ma per affinare con appropriati accoppiamenti il canto, anche in quelli pregiati come colore. Per tale scopo bisogna servirsi di connubi con soggetti che rappresentano la quintessenza del canto dell’Harz, addirittura l’eccezionale bontà scelta fra una moltitudine di buoni, che si uniscono sempre con Harzer di mantello straordinario. Fra tutti i colori, i più belli sono: il bianco, il rosso e l’isabella-rosso. Bisogna però sempre diffidare di quelli a base di rosso, perchè oltre che naturalmente si ottengono anche artificialmente, somministrando ai giovani soggetti nonchè ai vecchi delle dosi di pepe di Caienna. Nei giovani esso s’incomincia a dare in piccole dosi intorno alla fine del secondo mese di vita, mescolato nel pastone di uovo sodo. Gli adulti vanno trattati ugualmente prima e durante la muta che, senza pepe di Caienna, ridonerebbe al piumaggio in precedenza alterato il suo colore naturale; per cui tale trattamento, praticato con soggetti giovani od adulti, dovrà essere rinnovato ogni anno. Si tenga presente che il pepe di Caienna è una sostanza riscaldante che potrebbe produrre serie conseguenze nei riguardi della salute. La specialità dei canarini rossi ottenuti con la somministrazione del pepe di Caienna riguardava una volta soltanto qualche razza inglese, invece oggi l’hanno estesa finanche all’Harz, tanto perchè l’ingenuo acquirente possa ricevere amare delusioni, quando nell’autunno successivo all’acquisto del suo canarino vede attenuarsi il colore arancio o cambiarsi radicalmente in, giallo più o meno intenso. Non si parli poi di canto negli arancioni. Creati da poco con il Cardinalino rosso del Venezuela, rappresentano fra tutti i canarini in colore quelli che maggiormente difettano di pregi canori; infatti hanno voce alta, stridula per lo più, hanno un accenno di rullo, che non ha nulla a che vedere con la essenziale melodia Hohlrolle dell’Harz, è un accenno ad essa; non hanno buona attitudine ad imparare. Fra i canarini a canto pregiato v’è anche il nostro italiano. Di esso così scrissi sul N. 4 dell’anno passato: Dagli indizi storici più attendibili risulta che anche l’Italia fu la culla di una razza del canarino domestico, che si chiamò italiano e che ben presto per le sue ottime qualità canore varcò monti ed attraversò mari, diffondendosi in tutto il mondo. Per la sua larga diffusione prese il soprannome di comune o nostrano ed anche per essere distinto dai soggetti di tutte le altre razze che andarono a mano a mano sorgendo; ma non per questo si pub negare ad esso la nazionalità italiana ed il vanto di essere stato il capostipite di altre razze con caratteri nuovi, là, dove si concepì il vero significato della parola « creare » una razza di animali. Non sono un allevatore di tale canarino e, perciò, non mi si può imputare di peccato speculativo o reclamistico (nel quale ordinariamente si cade decantando la propria merce) se affermo che il nostro canarino italiano occupa nel mondo canoro il secondo posto fra gli uccelli domestici, per chi predilige l’Harz che, anche a mio modesto avviso, primeggia; per gli altri invece sta al primo. Autorevoli scrittori di canaricoltura, quelli cioè che scrissero con schietta e sincera obiettività parlando di ciascuna razza di canari con sentimenti di equanimità, senza decantare una per gettare nel fango tutte le altre, hanno detto che il canarino di razza italiana è un temibile rivale del sassone in quanto al canto. lo, pur non erigendomi a scrittore in tale materia, direi che esso è ottimo tanto, quanto il nobile dell’Harz, pur trovandosi con questo perfettamente agli antipodi per la diversità di canto; ma è ugualmente ottimo, perchè i gusti sono vari, diceva Haschenbenner ed appunto per soddisfare il gusto opposto a quello verso l’Harzer, c’è solamente il canarino italiano e non altro. Chi rimane indifferente dinanzi al caratteristico rullo, alla voce dolce e profonda del sassone, si esalterà certo al canto brioso ed argentino di un vero italiano. (continua) NICOLA RUCCI