una vita tranquilla wall street - il denaro non dorme mai
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una vita tranquilla wall street - il denaro non dorme mai
Gentili soci, Vi ricordiamo che per rispetto nei confronti degli altri spettatori è necessario assistere alle proiezioni in assoluto silenzio 8 UNA VITA TRANQUILLA Lunedì 29 novembre Martedì 30 novembre Mercoledì 1 dicembre Giovedì 2 dicembre ore 16.00 - 18.30 - 21.00 ore 15.30 - 17.45 - 20.30 ore 16.00 - 18.30 - 21.00 ore 16.30 - 19.00 - 21.30 Regia: Claudio Cupellini Con: Toni Servillo, Marco D’Amore, Francesco Di Leva, Juliane Köhler, Leonardo Sprengler, Alice Dwyer, Maurizio Donadoni Durata:1h 45’ - Italia 2010 - Drammatico È curioso e significativo come “Una vita tranquilla”, opera seconda di Claudio Cupellini (dopo “Lezioni di cioccolato”) si apra con un’esplosione. L’esplosione dovuta ad una fuga di gas nell’hotel in Germania dove alloggiavano due killer della Camorra in attesa di portare a termine una missione. L’esplosione che li costringerà ad abbandonare quel rifugio e a cercarne uno nuovo presso l’albergo-ristorante gestito da Rosario, quello che in apparenza è un emigrato italiano come tanti, ma che con uno dei due killer ha un legame molto particolare. È curioso perché sia dal punto di vista formale che da quello contenutistico, il film del giovane regista appare invece costantemente trattenuto e imploso: scelta questa efficace e intelligente per far invece risaltare il cuore emotivo della storia. È significativo perché l’esplosione che dà il la alla storia appare evidentemente metaforica dell’esplosione immateriale che sconvolgerà la vita tranquilla di Rosario. L’incontro tra quest’ultimo e un pezzo del suo passato abbandonato che torna a bussare alla sua porta, è per lui il primo scoppio di una serie di eventi che sembrano all’inizio festosi fuochi d’artificio per festeggiare un ricongiungimento inatteso, per poi trasformarsi in cupe e violente deflagrazioni che rischiano di ridurre in macerie la nuova vita che si era faticosamente costruito. Il cuore di “Una vita tranquilla” è infatti tutto nei legami e nei dilemmi di un uomo che cerca improvvisamente e disperatamente di equilibrare il passato con il presente, nella speranza di un futuro più sereno e unitario. Un cuore che batte ritmato e potente grazie a un Toni Servillo che finalmente torna privo delle gigionerie delle sue interpretazioni più recenti e ad una regia elegante e dalla studiata fluidità. Quella di Cupellini è un’opera sfaccettata e intrigante, che guarda con intelligenza ad esempio come il cinema di Sorrentino o La ragazza del lago (analogie suggerite non solo dalla presenza di Servillo, ma anche dalle musiche di Theo Teadro) senza però cadere nel plagio involontario ma mantenendo una personalità propria e distinta. 9 WALL STREET - IL DENARO NON DORME MAI Wall Street: Money Never Sleeps ATTENZIONE ALLA VARIAZIONE DI ORARIO! Lunedì 13 dicembre Martedì 14 dicembre Mercoledì 15 dicembre Giovedì 16 dicembre ore 16.00 - 18.30 - 21.00 ore 15.30 - 18.00 - 20.30 ore 16.00 - 18.30 - 21.00 ore 16.30 - 19.00 - 21.30 Regia: Oliver Stone Con: Michael Douglas, Shia LaBeouf, Josh Brolin, Carey Mulligan, Eli Wallach Durata:2h 13’ - USA 2010 - Drammatico 2 001. Gordon Gekko esce dal carcere dopo aver scontato la pena per le frodi attuate a Wall Street. Nessuno lo attende al di là del cancello. 2008. Gekko ha pubblicato le sue memorie e considerazioni sul passato e sul presente della finanza mondiale e le ha intitolate “L’avidita è buona?”. Intanto sua figlia, che si è rifiutata di fargli visita dopo la morte del fratello di cui lo accusa, ha una relazione con Jake Moore. Il giovane opera in Borsa sotto le ali dell’anziano Louis Zabel e crede nella possibilità di investire in un progetto finalizzato alla creazione di energia pulita. Zabel viene però messo in gravi difficoltà dalla diffusione di voci finalizzate alla sua eliminazione dal mercato e - non reggendo la pressione - si suicida. Da quel momento Jake si avvicina a Gekko il quale vorrebbe poter tornare ad avere un dialogo con sua figlia. Per la prima volta Oliver Stone torna sui suoi passi rivisitando un proprio personaggio. In questi casi si tratta sempre di operazioni rischiose ma l’operazione è riuscita. Non poteva essere diversamente, vista la materia offerta dalla recente crisi finanziaria di cui ancora a lungo pagheremo le conseguenze. Il finanziere d’assalto del film datato 1987, che veniva incarcerato pei suoi crimini, 23 anni dopo sembra un agnellino rispetto a chi gli è succeduto. La speculazione è un cancro pervasivo che ha invaso il mondo e l’alea morale (quella peculiarità per la quale i risparmiatori mettono il loro denaro nelle mani di qualcuno che non si assumerà alcuna responsabilità per l’uso che ne farà) domina il mercato. Stone lancia ancora una volta un pesante accusa adempiendo al compito (che si è dato da sempre) di rendere comprensibili, le dinamiche del potere, sia esso politico o economico. Come sempre, però, torna a rivisitare le proprie ossessioni narrative e visive. Perché in lui permane sin dalla gioventù un conflitto mai risolto con la figura paterna che traspare in molte sue opere. Non è un caso che la dinamica ‘privata’ del film si dipani su due filoni legati alla paternità: Gekko vuole riallacciare un legame spezzato con la figlia, e Jake, avendo perso Zabel, è alla ricerca di una nuova figura ‘paterna’ di riferimento. Stone vive costantemente il conflitto tra autorità e libertà, lo associa politicamente al conflitto tra Stato e Mercato e lo traduce nella drammatica scena della crisi in cui uno dei presenti, dinanzi alla necessità dell’intervento dello Stato americano per salvare le banche, afferma: “Questo è socialismo!”. 10 UOMINI DI DIO Des hommes et des dieux Lunedì 20 dicembre Martedì 21 dicembre Mercoledì 22 dicembre Giovedì 23 dicembre ore 16.00 - 18.30 - 21.00 ore 15.30 - 17.45 - 20.30 ore 16.00 - 18.30 - 21.00 ore 16.30 - 19.00 - 21.30 Regia: Xavier Beauvois Con: Lambert Wilson, Michael Lonsdale, Olivier Rabourdin, Philippe Laudenbach, Jacques Herlin Durata:2h - Francia 2010 - Drammatico C inema che sa comunicare e far pensare, cinema come strumento di comunicazione e conoscenza, che scuote e sa proporsi con un rinnovamento delle problematiche, delle forme, dei modi di vita e di pensiero. Tutto ciò è il cinema di Xavier Beauvois, osservatore attento e meticoloso delle cose e delle persone, dell’umanità nella sua più intima e fragile essenza. Il film – Gran Premio della Giuria al Festival di Cannes 2010, e candidato per la Francia all’Oscar come miglior film straniero – è liberamente ispirato alla tragedia di Tibhirine (1996), in cui sette monaci francesi di un monastero algerino vengono trucidati, si pensa (la responsabilità non è certa) per mano di un gruppo del GIA (Gruppi Islamici Armati). La storia ha inizio alcune settimane prima del tragico epilogo finale, e delinea l’evoluzione di una situazione sociale allo sbaraglio. “Uomini di Dio” non è un film sulla fede confessionale e normativa. Si tratta, invece, di discorso forte ed intenso che apre al versante laico con un criticismo franco su una religiosità che sottende problematiche umane non indifferenti. Senza dubbio Xavier Beauvois ha saputo coniugare in modo magistrale e particolareggiato il profondo sentimento di fede che accomunava questi poveri monaci, espresso nelle comuni forme di vita della loro quotidianità, e le loro fragili e spontanee debolezze che inevitabilmente la paura di una morte violenta faceva affiorare, rendendoli inermi e dubbiosi riguardo decisioni imperanti. Cogliendo sensibilmente l’ambiguità di legittimi sentimenti umani, “Uomini di Dio” è un film struggente e intenso, che si propone a tutto tondo come sguardo reale e realistico dell’uomo sull’uomo. Dietro la macchina da presa Beauvois è autore autentico di una cristallizzazione del dubbio, del dolore, della paura e della condivisione serena di un possibile martirio, sentimenti tumultuosi che padre Luc (Michael Lonsdale), padre Cristian (Lambert Wilson) insieme a tutti gli altri monaci seduti attorno ad un tavolo, esprimono muti, parlando solo attraverso i loro sguardi smarriti, l’emozione affranta dei loro volti, la rassegnazione nella serenità delle loro espressioni. Morire, adesso, qui, è davvero utile? Alla fine è la domanda che questi monaci si rivolgono gli uni verso gli altri. Momenti in cui le scelte fatte e da farsi sono messe in dubbio. Ed è proprio il dubbio a dissipare ogni contraddizione e riportare le coscienze dei “Soldati di Cristo” alla certezza che il loro posto è nel Monastero. La certezza arriva come una valanga purificatrice. È uno dei momenti più intensi e commoventi del film, che ci regala una sensazione magnifica e forte di cinema trascendentale. Il Titolo originale del film è “Des Hommes et des dieux”, letteralmente tradotto è: “Sugli uomini e sugli Dei”, più giusto e pregnante del significato mediatico del titolo italiano.