LE SOSTANZE STUPEFACENTI Premessa Fin dall`antichità l`uomo

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LE SOSTANZE STUPEFACENTI Premessa Fin dall`antichità l`uomo
LE SOSTANZE STUPEFACENTI
Premessa
Fin dall’antichità l’uomo ha sempre ricercato sostanze che potessero portarlo a rendere
la vita più piacevole, diminuendo il dolore, lo sconforto e le frustrazioni. A tal fine
l’uomo primitivo si rivolse esclusivamente a quelle sostanze di cui la natura era ricca, e
cioè al regno vegetale. Così egli scoprì innumerevoli piante contenenti principi
terapeuticamente attivi, molte di esse anche dotate di effetti sulla psiche. Molte piante
dotate di questa azione erano infatti conosciute fin dai tempi antichissimi: basti citare il
Papaver somniferum, noto fino dalla civiltà dei Sumeri, la Cannabis, conosciuta in Cina,
in India, in Egitto, il Peyotl nella civiltà Maya e Atzeka, le foglie di coca presso gli
Incas. Alcune di queste sostanze provocano euforia, altre hanno azione analgesica, altre
ancora mostrano attività allucinogena. Presso alcune civiltà l’impiego di questi prodotti
vegetali aveva uno scopo terapeutico, ma più spesso questi venivano assunti durante i
rituali socio-religiosi per aiutare l’individuo ad esplorare nella propria mente con lo
scopo di avvicinarsi maggiormente alla divinità. In questo contesto culturale e di
tradizioni l’uso di prodotti anche notevolmente attivi sulla psiche, non causò mai un
problema sociale,
facendo parte di costumi e cerimonie religiose legate alla cultura stessa di quei popoli.
Tuttavia nell’800 si ebbe un decisivo cambiamento dovuto fondamentalmente allo
sviluppo della chimica che permise prima l’estrazione dei principi attivi dalle piante,
come ad esempio la morfina dall’oppio provenente dalle capsule del Papaver
somniferum, la cocaina dalle foglie di coca e, in un secondo tempo la manipolazione di
detti principi attivi per ottenenerne altri dotati di azione ancora più potente (ad es.
l’eroina) ed infine quando fu possibile la sintesi di nuovi farmaci ad azione ipnotica
come i barbiturici e psicostimolanti come gli anfetaminici, ed ancora numerosi sedativi,
fino ad arrivare ai moderni tranquillanti. A questo proposito, non è inutile ricordare che
una interpretazione terminologica e semantica del termine "stupefacente" è sempre stata
resa difficile stante la continua evoluzione ed estensione del concetto, dovuta a sempre
nuove immissioni in terapia di farmaci con particolari effetti fisio-comportamentali.
Nella Conferenza di Vienna si arrivò ad una denominazione generica e distintiva di
"farmaci psicotropi intendendo per tali "qualsiasi sostanza naturale o sintetica capace di
modificare l’attività psichica". Fu stabilito poi che eventuali iscrizioni di nuove sostanze
negli elenchi dei prodotti ad azione stupefacente e psicotropa dovessero basarsi
fondamentalmente sul fatto che esse potessero dal luogo ad uno stato di dipendenza e/o
una stimolazione o depressione del Sistema Nervoso Centrale tale da provocare
allucinazioni o modificazioni delle funzioni motorie o del giudizio, oppure degli abusi e
degli effetti nocivi simili a quelli di sostanze già precedentemente iscritte negli elenchi
esistenti, oppure ancora che esistessero ragioni sufficienti a credere che la sostanza
potesse dar luogo a tali abusi da costituire un problema per la sanità pubblica.
Un tentativo di caratterizzare le modalità d’uso inadeguato di farmaci fu data a Tatum e
Severs nel 1931, i quali introdussero i termini di "drug addiction" e "drug habituation". Il
primo termine intendeva una dipendenza fisica dalla sostanza chimica usata, con la
conseguente sindrome da astinenza qualora l’uso di questa sostanza venisse ridotto o
interrotto. Il secondo termine coinvolgeva soltanto l’aspetto psichico e non fisico
dell’organismo. Nel 1950 l’O.M.S. definì la "drug addiction" come "uno stato di
periodica o cronica intossicazione, negativa per l’individuo e per la società, rodotto dalla
ripetuta assunzione di sostanze farmacologicamente attive. Le caratteristiche includono:
 un desiderio incoercibile a continuare ad assumere la sostanza e a procurarsela con
ogni mezzo;
 una tendenza ad incrementare la dose;
 una dipendenza psichica ed alcune volte fisica degli effetti della sostanza.
La stessa commissione dell’O.M.S. definì il termine "drug habituation" come "un
desiderio di assumere ripetutamente la sostanza senza che si vengano a creare le
caratteristiche negative mostrate dall’addiction, né gli effetti deterioranti per l’individuo
e per la società".
I due termini suddetti furono tradotti in lingua italiana l’uno, drug addiction, con il
termine tossicomania e, l’altro drug habituation, con il termine abitudine. Poiché i
suddetti termini non si erano mostrati di chiara interpretazione, nel 1964 furono sostituiti
con l’unico termine di "drug dipendence", intendendo con ciò uno stato psichico e
qualche volta anche fisico risultante dall’interazione tra organismo e sostanza
farmacologicamente attiva, caratterizzato da un particolare comportamento e da altri
fattori che spesso includono un desiderio di assumere la sostanza sporadicamente o
continuamente al fine di ottenere effetti attivi sulla psiche e a provocare sconforto per la
sua assenza.
Approfondendo i termini che coinvolgono la definizione di dipendenza da sostanze
farmacologicamente attive è opportuno distinguere :
dipendenza psichica o psicologica: impulso che richiede sporadiche o continue
assunzioni per ottenerne piacere; l’assenza della sostanza invece genera uno stato di
sconforto;
dipendenza fisica: un alterato stato fisiologico instauratosi in seguito a ripetute
assunzioni, con la conseguenza di continuarle necessariamente, al fine di prevenire quei
caratteristici sintomi specifici per ogni molecola, che sono noti con il termine di
sindrome da astinenza;
dipendenza crociata: possibilità per una sostanza farmacologicamente attiva di
sopprimere i sintomi dati dall’astinenza di un’altra, mantenendo sempre lo stato di
dipendenza fisica;
tolleranza: necessità di incrementare le dosi di assunzione per ottenere lo stesso grado di
effetti farmacologici causati dalle dosi iniziali;
tolleranza crociata: fenomeno per cui la tolleranza ad una determinata sostanza può
produrre tolleranza per un’altra con struttura chimica simile o diversa.
Definizione di sostanza stupefacente
Dare una definizione al termine "sostanze stupefacenti" non è cosa semplice.
Dal punto di vista chimico non è possibile in quanto si tratta di sostanze non omogenee
proprio per la loro composizione chimica.
Si potrebbero anzitutto definire sostanze psicoattive, sostanze in altre parole che
modificano le attività del Sistema Nervoso Centrale e che quindi alterano lo stato di
coscienza.
Sono sostanze tossiche e un loro abuso può indurre a dipendenza sia essa psichica e/o
fisica.
Ciò che rende in ogni modo omogenea la categoria delle sostanze stupefacenti è la
condizione di essere sostanze controllate, cioè sostanze il cui uso illegale configura un
crimine.
Effetti delle sostanze stupefacenti e loro modalità di produzione
Una via abbastanza ricorrente per la classificazione delle sostanze stupefacenti è quella
di distinguerle mediante i loro effetti e per le loro modalità di produzione.
Distinguiamo quindi:
 sostanze stupefacenti naturali come MORFINA, HASHISH e COCAINA;
 sostanze stupefacenti semisintetiche e sintetiche quali EROINA, LSD e
ANFETAMINE.e, per i loro effetti:
 sostanze stupefacenti ad effetto sedativo come MORFINA, EROINA e
BARBITURICI;
 sostanze stupefacenti ad effetto psicostimolante come COCAINA e ANFETAMINE;
 sostanze stupefacenti ad effetto psicoalterante come ECSTASY, LSD, HASHISH e
ALLUCINOGENI.
Oltre alle sostanze precedentemente elencate esistono altri prodotti come gli inalanti, gli
steroidi, i medicamenti psicotropi e poche altre che non rientrano in alcuna delle
precedenti categorie.
Gli effetti delle sostanze stupefacenti possono variare radicalmente da persona a persona
e anche da dose a dose.
Sostanze ad effetto sedativo
I sedativi sono sostanze che deprimono le attività del Sistema Nervoso Centrale
producendo i loro effetti attraverso processi biochimici in differenti punti del cervello e
del midollo spinale. Alcuni sedativi mimano le azioni dei sedativi naturali o inibiscono i
neurotrasmettitori (ad esempio endorfine, encefaline, GABA), sopprimendo direttamente
le aree stimolanti del SNC. I sedativi vengono raggruppati
in sottoclassi data la loro varietà e la classificazione è basata sul loro uso, sulla loro
struttura chimica e sulla loro classificazione da un punto di vista medico-legale. Le tre
classi principali sono gli OPPIOIDI e gli OPPIACEI, i sedativi IPNOTICI e l’ALCOOL.
Oppiacei e Oppioidi: gli oppiacei, quali la morfina, il suo derivato semisintetico eroina,
la codeina e la tebaina derivano dalla raffinazione del papavero da oppio. Oppiacei ed
Oppioidi sono stati sviluppati per il trattamento del dolore acuto, della tosse e di un certo
numero di altre malattie. L’uso illecito si spiega con la ricerca degli effetti euforici,
dell’analgesia, dell’evitamento dei sintomi astinenziali. Gli oppioidi come il Demerol e il
Darvon sono prodotti sintetici che mimano gli effetti degli oppiacei naturali.
Questa classe di sostanze è una delle più antiche e più studiate. L’eroina infatti è sempre
al centro dell’attenzione pubblica e del problema della tossicodipendenza. Ci sono infatti
dai 5 ai 10 milioni di consumatori di eroina in tutto il mondo. L’area dell’Asia Sud
Orientale nota come il Triangolo d’oro (Birmania Laos e Tailandia del Nord) è quella
che più produce ed esporta eroina al mondo, ed è anche un’area dove il consumo è
estremamente elevato. Anche altri paesi sono produttori di oppio e quindi di eroina e
sono, l’India, la Cambogia, lo Sri Lanka, la Turchia, il Libano, il Pakistan, l’Afganistan,
l’Iran. Inoltre molti paesi hanno numerosi centri di raffinazione clandestina dell’oppio e
sono in punti importanti di imbarco per l’eroina; tra loro si annoverano l’Olanda, l’Italia,
la Francia, l’Africa Occidentale.
Per quanto riguarda le modalità di assunzione dell’eroina, al giorno d’oggi, l’iniezione
per endovena è ancora la metodica preferita dai tossicodipendenti dei Paesi Occidentali,
anche se occasionalmente può anche essere sniffata o fumata come avviene nei paesi
asiatici medio orientali. L’assunzione tramite fumo avviene in pipe ad acqua o in pipe
standard; può anche essere mescolata a tabacco in una normale sigaretta o in uno
spinello di marijuana. Infine può essere scaldata ed il fumo quindi inalato.
Un trattamento a parte viene riservato al Metadone, analgesico di sintesi ed oppioide a
lunga durata. Il metadone viene assunto in genere per via orale, il che determina una
situazione di analgesia e di sedazione che può durare dalle 4 alle 6 ore. E’ l’unico
oppioide legalmente autorizzato ed è utilizzato per il trattamento della tossicodipendenza
da eroina in quel programma noto come "mantenimento metadonico". Nonostante le
regole rigide che caratterizzano i servizi in cui si distribuisce metadone e gli stretti
controlli riguardanti la fornitura stessa del metadone, si osserva ancora un abuso della
sostanza. Così come per l’eroina, anch’esso può determinare l’insorgenza di una
dipendenza.
Sedativi ipnotici: rappresentano un gruppo molto vasto di sostanze chimiche sintetiche,
sviluppate per il trattamento dell’ansia e dell’insonnia, per il trattamento
dell’ipertensione e dell’epilessia. Esistono migliaia di sedativo-ipnotici diversi e i loro
effetti sono simili a quelli dell’alcool. La differenza sostanziale tra i due sedativi consiste
nella concentrazione del farmaco coinvolto. I sedativo-ipnotici si trovano infatti in una
forma molto più concentrata di quanto avvenga per l’alcool. Sono quasi tutti disponibili
in capsule, pillole e compresse. Di questo gruppo fanno parte principalmente i barbiturici
e le benzodiazepine. Per quanto riguarda gli effetti, sono piuttosto specifici nei confronti
di quelle regioni del Sistema Nervoso Centrale che influenzano. I barbiturici agiscono a
livello del midollo allungato, inducendo il sonno assieme alla depressione della maggior
parte delle funzioni dell’organismo, quali la respirazione e la coordinazione muscolare.
Altri, ad esempio il valium, agiscono su di un certo numero di siti recettoriali cerebrali e
sono usati o come ipnotici o come ansiolitici.
Alcool: tra tutte le sostanze psicoattive l’abuso più diffuso riguarda proprio l’alcool.
L’alcool è legale ed è venduto in moltissimi paesi. Ha effetto euforizzante, disinibente e
sedativo, ma gli effetti fisici dell’alcool, dipendono dalla quantità e dalla frequenza delle
assunzioni, mentre gli effetti psicologici e mentali dell’assunzione sono molto
condizionati dall’ambiente in cui l’alcool viene consumato e dal tono dell’umore del
bevitore. Comunque, alla apparente stimolazione emotiva subentra una depressione delle
funzioni dell’organismo. Infatti la pressione arteriosa si abbassa, i riflessi motori sono
rallentati, la digestione diviene difficile, la temperatura corporea si abbassa. Se vengono
assunte quantità notevoli di alcool la depressione dei diversi apparati può portare al
coma o alla morte.
Sostanze ad effetto psicostimolante
Le sostanze appartenenti a questa classe sono stimolanti del Sistema Nervoso Centrale.
L’effetto fisico usuale è la sovrastimolazine del SNC, il che determina maggiore energia
muscolare, aumento della frequenza cardiaca, aumento della pressione arteriosa e
diminuzione dell’appetito. Uno stimolante può causare l’insorgenza di problemi
cardiovascolari e anche di tipo convulsivo. Gli effetti psichici invece, riguardano
l’aumento della fiducia in se stessi, maggiore estroversione ed eccitazione. L’utilizzo
prolungato di stimolanti potenti può causare l’insorgenza di ansia, paranoia e confusione
mentale. Le due classi principali di sostanze appartenenti a questa categoria sono la
COCAINA e le ANFETAMINE.
Cocaina: la cocaina viene estratta dalla pianta di coca che cresce sui pendii delle
montagne delle Ande in Sud America, in alcune parti della giungla amazzonica e
sull’isola di Giava in Indonesia. Le varie culture hanno utilizzato le foglie di coca per
migliaia di anni in occasioni sociali e religiose, per combattere la fatica, per diminuire
l’appetito e per aumentare la resistenza fisica. Gli indios sudamericani in particolare gli
Incas, masticavano foglie di coca affinché i principi attivi in essa contenuti venissero
assorbiti dai piccoli vasi sanguigni delle gengive.
L’estrazione chimica dalle foglie di coca produce cocaina pura, molto più potente di
quella che viene assorbita masticando le foglie. La cocaina non è soltanto una sostanza
stimolante, ma è anche un potente anestetico locale naturale. E’ infatti usata per
diminuire la sensibilità dell’occhio durante interventi chirurgici. La cocaina distrugge
l’equilibrio di un organismo assuntore, stimolando i centri del piacere e della
gratificazione. Questa stimolazione viene percepita come un rush globale, una totale
sensazione di benessere e di piacere. La cocaina che viene "sniffata" o iniettata per via
endovenosa è in genere nella forma chimica di idrocloruro, quella che invece viene
fumata è la corrispondente base libera, detta anche "crack". Il crack era molto popolare
negli anni 70 ed era un modo di rendere fumabile la cocaina. La differenza sostanziale
tra cocaina base e cocaina idrocloruro sta nella velocità di arrivo a livello cerebrale e
nella maggiore intensità degli effetti provocati dalla cocaina base rispetto alla cocaina
cloridrato. Infatti la cocaina base libera è più liposolubile rispetto alla cocaina cloridrato
ed è perciò meglio assorbita dal tessuto cerebrale provocando una reazione più intensa.
Anfetamine: sono una classe di potenti stimolanti sintetici, ovvero prodotti
esclusivamente in laboratorio, con effetti molto simili alla cocaina ma di durata molto
più lunga e di costo più contenuto. Le anfetamine possono essere assunte con il fumo,
per via orale ma anche per via endovenosa. Tra le anfetamine distinguiamo
principalmente anfetamina e metanfetamina, aventi effetti quasi indistinguibili l’uno
dall’altro. L’uso delle anfetamine in diverse terapie farmacologiche risale a molti anni
addietro. Venivano infatti impiegate per la terapia dell’asma, per trattare la narcolessia,
per alcune forme di epilessia, per la depressione e per l’obesità dato il loro effetto
anoressizzante. Alla fine degli anni 90 è apparsa sul mercato clandestino una nuova e più
potente forma fumabile di metanfetamina, la destrometanfetamina, chiamata anche "ice"
in gergo, con effetto che dura fino a 24 ore. L’abuso di anfetamine determina nel tempo
uno sbilanciamento dei neurotrasmettitori e quindi, l’uso prolungato può indurre
l’insorgenza di uno stato di paranoia molto intenso fino ad arrivare alla schizofrenia
paranoide.
Sostanze ad effetto psicoalterante
Sono sostanze che alterano la percezione della realtà, creando un mondo in cui la logica
non esiste. Esse comprendono gli psichedelici di sintesi come l’ecstasy (MDA, MDMA,
MDEA, etc.) ma anche le sostanze contenute in alcune piante per esempio il cactus
peyote che contiene la mescalina, i funghi allucinogeni contenenti la psilocibina, la
canapa indiana contenente il tetraidrocannabinolo, il rizomorfo della pianta della segale
contenente acido lisergico. Recentemente c’è stato un aumento di interesse nei confronti
delle sostanze psicoalteranti come l’acido lisergico e la sua dietilamide nota come LSD,
e per la metilendiossianfetamina nota come MDMA. Generalmente le sostanze
psicoalteranti interferiscono con i neurotrasmettitori quali la dopamina, l’acetilcolina,
l’adrenalina e specialmente la serotonina. La serotonina che modula il tono dell’umore è
particolarmente influenzata dall’LSD e dall’ecstasy.
LSD: fu scoperto alla fine degli anni 40 dal dottor Alberto Hoffman della ditta Sandoz.
E’ stato usato in terapia per la malattia mentale e come arma da guerra chimica. E’ stata
la droga della generazione hippie degli anni 60. Negli anni 90 c’è stato un rinnovato
interesse per questa sostanza dopo un periodo di declino. L’esigenza del consumo di
LSD è dettata dalle numerose feste rave degli ultimi anni dove vengono assunte anche
pasticche di MDMA ed hashish, combinando gli effetti con la musica techno ed il ballo.
L’LSD ha una potenza farmacologica notevole: dosi piccole come 25 ?g (microgrammi)
possono causare modificazioni mentali, quali aumento della percezione del tempo, lieve
euforia e blandi effetti stimolanti. Gli effetti durano dalle 6 alle 8 ore e la dose
psichedelica per l’LSD va da 150 a 300 ?g. Viene assunto per via orale attraverso
compresse, barrette di gelatina, carta assorbente colorata (trip), cubetti di zucchero. Dal
punto di vista mentale l’LSD influenza il bulbo centrale ed il centro di commutazione
sensoriale della mente, producendo distorsioni sensoriali, sensazioni sognanti,
depersonalizzazione, alterazione del tono dell’umore, diminuita concentrazione e
motivazione.
Ecstasy: l’MDMA venne brevettata nel 1913 dalla compagnia tedesca Merck come
pillola dimagrante. Fu utilizzata nel 1953 nell’esercito americano come siero della verità
ed è stata lungamente usata in passato, in psicoterapia come sostanza ad effetto
socializzante per permettere al paziente di aprirsi senza paure e difese. Il padre
dell’MDMA è Alexander Shulgin che oltre a sintetizzare la sostanza la sperimentò su se
stesso e le sue innumerevoli esperienze con altre 179 sostanze psicoattive sono descritte
in dettaglio nel testo PHIKAL, ormai diventato la bibbia dei laboratori clandestini per la
produzine di metossianfetamine e derivati. L’ecstasy fa parte delle droghe ricreazionali e
cioè delle droghe eccitanti che favoriscono la comunicazione interpersonale, l’empatia,
la consapevolezza emozionale e l’euforia. E’ per questo motivo che l’ecstasy viene usata
in maggioranza dai giovani nei raduni sociali, allo stadio, nelle discoteche e alle feste
"rave" combinando la sostanza con la musica techno ed il ballo. Gli effetti farmacologici
dell’ecstasy sono quelli di stimolante del Sistema Nervoso Centrale ed in particolare si
determina a livello delle terminazioni nervose cerebrali un rilascio del mediatore
chimico serotonina. La serotonina svolge normalmente nel nostro organismo il ruolo di
regolare il tono dell’umore ed interviene nei processi di termoregolazione corporea, nel
metabolismo del sonno e dell’appetito. La serotonina sotto effetto di ecstasy aumenta in
quantità massiccia e la sua resintesi resta bloccata. In pratica le sinapsi vengono inondate
di serotonina e ci si sente
avvolti in una sensazione di fellicità e benessere. In questo stato il consumatore si sente
invincibile ed infaticabile, riesce a ballare sino ad arrivare allo sfinimento cardiaco. Lo
stato euforico che ne deriva è molto simile allo stato di trance. Le persone sotto effetto di
ecstasy sono praticamente sveglie, ma mentalmente dormono e non hanno più il senso
della realtà; si ha infatti una aumentata percezione uditiva e visiva, stato di preipnosi,
alterazione delle percezione del tempo, aumento della sensualità, diminuzione della
paura dei pericoli e aumentata fiducia in se stessi. L’ecstasy durante i rave, viene spesso
pressa in associazione con cannabis, alcool, LSD, anfetamine. L’alcool agisce sul fegato
e sui reni, provocando disidratazione, quindi assumerlo in combinazione con
dell’ecstasy, può facilmente indurre dei postumi peggiori della sola ecstasy. Nei soggetti
che fanno abuso di ecstasy insorgono nevrosi e paranoie caratterizzate da delirio di
persecuzione. I soggetti si sentono come spiati. Gli effetti collaterali al consumo di
ecstasy, sono secchezza delle fauci e perdita di appetito, contrazione dei muscoli delle
mascelle, movimento accentuato degli occhi, bruxismo, tic muscolari, nausea e crampi,
specialmente mentre la sostanza comincia a fare effetto. Generalmente gli effetti
collaterali diventano più pronunciati con un uso prolungato della sostanza. La morte per
ecstasy è causata da colpo di calore, infatti, l’attività fisica sostenuta, l’alta temperatura
dell’ambiente, un ricambio inadeguato di liquidi, possono, se combinati, ridurre la
dissipazione del calore, mentre l’effetto della sostanza può sconvolgere il meccanismo
termoregolatore. Uno dei timori peggiori dell’ecstasy, è quello che determina danni
cerebrali permanenti ai consumatori, senza che gli stessi possano accorgersene,
attraverso un suo prodotto di degradazione, la 6-idrossidopamina, che distrugge le
terminazioni nervose e, con il tempo, i consumatori possono andare incontro a demenza
e perdita della memoria.
L’assunzione delle pasticche di ecstasy avviene praticamente per via orale e molto
spesso un consumatore già avvezzo a questo tipo di tossicodipendenza, può consumare
anche 6-7 compresse per serata. Esistono moltissime pasticche di svariate forme e
svariati colori; molto spesso recano su una delle due facce un simbolo detto anche "logo"
che raffigura un piccolo disegno inciso al centro della compressa. Ciò consente spesso al
consumatore di riconoscere la pasticca che più gli interessa sia per quanto riguarda il
principio attivo che la sua concentrazione. Nello schema allegato vengono riportate
alcune delle pasticche più comuni.
Canapa Indiana: la pianta della canapa, chiamata anche Cannabis, produce una fibra
molto utile per fabbricare carta e canapi, semi commestibili, ed un certo numero di
sostanze farmacologiche. Essa inoltre produce diverse sostanze psicoattive, e varie parti
della pianta, soprattutto foglie e infiorescenze possono essere fumate o mangiate per
alterare lo stato fisico del consumatore. A proposito della marijuana, c’è da ricordare che
quella degli anni ’90 è molto più potente della marijuana degli anni ’60 e proprio per
questo regna una discreta confusione mentale circa i pericoli connessi con l’assunzione
della sostanza. Il principio attivo contenuto nella Canapa Indiana è il THC, delta-9tetraidrocannabinolo. Come già detto, la marijuana da strada dei giorni nostri ha una
concentrazione in THC che può arrivare anche a 8-14% rispetto agli anni ’60-70 in cui la
concentrazione era l’ 1-3%. Le foglie e le infioresccenze di cannabis una volta essiccate
possono essere miscelate al tabacco ed arrotolate in forma di sigarette artigianali
,"spinello", oppure si può fumare sempre miscelata al tabacco, solamente la resina
concentrata estratta dalle sommità fiorite e resinose della pianta e molto ricca in
principio attivo e nota con il nome di hashish. L’hashish viene raccolto e pressato in pani
o tavolette di diverso peso che oscilla da 250 grammi a 1kg. Una variante molto ricca in
THC è l’olio di hashish con concentrazioni tali da arrivare anche al 25% ed è estratto
dalla pianta della cannabis con solventi organici opportuni.
L’effetto di preparati della cannabis ad alto contenuto in THC è quello che possono
indurre stati eccitatori, vertigini, aumento dello stato di allerta, distorsioni importanti
rispetto alla percezione del tempo, dei colori e dei suoni. Gli effetti mentali della
marijuana, come la maggior parte degli psichedelici, dipendono molto dal tono
dell’umore del consumatore e dall’ambiente. La marijuana agisce quasi come un leggero
ipnotico, esagerando il tono dell'umore e la personalità e rendendo i consumatori più
empatici nei confronti dei sentimenti altrui ma anche più suggestionabili. Quindi il THC
funziona sia da stimolante che da depressivo e questo dipende dalla varietà e dalla
quantità di sostanza assorbita a livello cerebrale. La marijuana riduce la capacità di
seguire un oggetto in movimento e causa il fenomeno "trailing", a causa del quale
sembra di vedere una post immagine dell’oggetto in movimento. La preoccupazione
principale è costituita dagli effetti dannosi provocati dal fumo di marijuana a livello dei
polmoni e delle vie respiratorie. Altri effetti fisici comprendono aumento del battito
cardiaco, diminuzione della pressione arteriosa, diminuzione della pressione oculare. Il
THC anche se il consumatore ha fumato un solo spinello, resta nell’organismo fino a sei
mesi dopo l’assunzione sebbene l’effetto principale cessi dopo 4-6 ore.
Al giorno d’oggi molte persone fumano la sostanza in maniera cronica e compulsiva ed
hanno difficoltà a smettere, quindi la marijuana ha la capacità di indurre all’uso
compulsivo nonostante le conseguenze negative a livello della vita del consumatore.