ruo te s toric he al la v oro
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ruo te s toric he al la v oro
26 ruote storiche al lavoro ruote storiche al lavoro 27 ruote storiche al lavoro 28 stro Italiano Fiat, organo ufficiale che ha accertato l’originalità del mezzo. Abbiamo provato il Fiat 618, con il signor Bongiovanni nostro test driver per l’occasione, che lo ha guidato simulando il giro della consegne come usava fare più di cinquantanni or sono. E’ stato molto divertente vedere come il nostro test driver si è destreggiato per l’avviamento, operazione quanto mai complicata, dato che per avviare il motore è necessario regolare lo starter, l’anticipo sul magnete, la posizione della valvola a farfalla, e quindi mettere in movimento il motorino d’avviamento mediante i tiranti posti a lato del quadro strumenti. Dopo qualche borbottio il motore inizia a girare regolarmente, la lancetta dello strumento che indica la pressione dell’olio si porta sulla posizione centrale, indicando un buono stato di salute delle bronzine. Lasciamo girare il motore al minimo per qualche istante, poi con un discreto sforzo, il conducente pigia il pedale della frizione ed innesta la prima. La manovra sul pedale della frizione è sempre impegnativa, non esisono servomeccanismi e lo sforzo per far staccare il piatto spingidisco è notevole. Per raggiungere la massima velocità, 80 km/h, si impiega un lasso di tempo lunghissimo, ma già sui quaranta, cinquanta km/h, si intuisce quanto sia facile condurre il Fiat 618. Anche la provincia di Cuneo è stata disseminata di inutili rotonde alla francese e per percorrere i pochi chilometri che ci separano da Mondovì, ne oltrepassiamo diverse, ed è subito chiaro quanto questo piccolo autocarro sia maneggevole, e quanto sia facile ruotare il grande volante, grazie alla demoltiplicazione dello sterzo. I freni, anche se poco efficaci (i tamburi sono infatti decisamente sottodimensionati per la massa del veicolo, in particolare se utilizzato a pieno carico come nel caso della nostra prova) rispondono prontamente e danno un impressione sicura. Avventurandosi nel centro di Mondovì, la strada autocarro fiat 518 ardita Fiat 618, arranca non poco. Ci fermiamo presso un negozio di generi alimentari, che il signor Bongiovanni ha servito per anni, ed insceniamo una consegna, tra lo stupore dei curiosi che quella mattina di Novembre passeggiavano sotto i portici della bellissima piazza seicentesca. Per noi provare un veicolo costruito negli anni trenta è stata un esperienza molto interessante, ma chi si è divertito veramente è stato il signor Bongiovanni, non fosse altro che per qualche ora è tornato a fare ciò che faceva ogni mattina, più di cinquant’anni fa, sentendosi nuovamente un ragazzino. L’esemplare del servizio nasce come vettura nel 1933 e porta il numero di telaio 400 con prima immatricolazione alla confederazione nazionale sindacati fascisti agricoltura Torino. Nel 1940 cambio di categoria a vettura a carro. Nel 1945 cambio di motore dal n. 000361 al n. 603167 (motore tuttora funzionante). Nel 1953 immatricolato in provincia di Cuneo con la targa CN 30192 usato da un’agenzia agricola. Nel 1980 ritrovato abbandonato in un campo a Sanfront. Nel 1992 restaurato nell’attuale configurazione. Proprietà: collezione “Bongioanni” Villanova Mondovì. MOTORE : Tipo 118 Sistemazione anteriore Numero dei cilindri e disposizione 4 in linea Cilindrata cc. 1758 Alesaggio x corsa mm. 78X92 Rapporto di compressione 6,2: 1 Potenza max 40 CV a 3600 giri/min Distribuzione valvole laterali Accensione spinterogeno Raffreddamento acqua, pompa (circuito: 9,8 litri) Alimentazione pompa, carburatore Zenith 36 VIF (serbatoio: 45 litri) Lubrificazione Forzata (coppa: 4 chili) ruote storiche al lavoro si inerpica verso il borgo medioevale, ed in salita il TRASMISSIONE: Tipo albero - Frizione monodisco Cambio 4 marce+R.M. (III e IV sincronizzate). Comando a leva centrale Riduzione finale Coppia conica elicoidale (Rapp. 9/42-9/46) SOSPENSIONI: Anteriore Assale rigido, balestre, ammort. idraulici Posteriore Assale rigido, balestre, ammort. idraulici RUOTE: Disco o raggi Pneumatici 5,25 x 17 - 5,50 X 17 FRENI: A pedale idraulico, sulle quattro ruote A mano meccanico, a nastro, sulla trasmissione STERZO: Vite senza fine e ruota elicoidale Diametro di sterzata m. 10,60 - 11,50 IMPIANTO ELETTRICO: Tensione 12 V. - Dinamo: 118 W. - Batteria: 51 Ah STRUTTURA: Telaio acciaio DIMENSIONI: Passo m. 2,700 - 3,000 Carreggiate ant. m. 1,390; post. m. 1,410 Lunghezze m. 4,035 - 4,335 Larghezza m. 1,670 Altezze Massima m. 1,670 - 1,680; minima da terra cm. 17- 17,50 PESI: A vuoto kg. 1185 - 1259 A pieno carico kg. 1585 - 1825 29 30 più unche che rare Coupè a 3 piazze s apete che Annecy è una cittadina francese di circa 50 mila abitanti, situata nella regione del Rodano e sede del dipartimento dell’Alta Savoia? È adagiata su un lago la cui superficie si estende per 27 km². Sapete che lo scrittore Joseph Rudyard Kipling, premio Nobel per la letteratura, morì improvvisamente nel 1936 a causa di un’emorragia cerebrale? Pochi mesi prima aveva letto la falsa notizia della sua morte su un periodico, al quale aveva scritto «Ho appena appreso dal vostro giornale di essere morto: non dimenticate di cancellarmi dalla vostra lista di abbonati.» di Francesco Patti più unche che rare Matra Simca Bagheera Sapete che lo stilista transalpino André Courrèges ha svolto mansioni di pilota d’aereo durante la seconda guerra mondiale? I suoi abiti erano apprezzati persino dall’avvocato Gianni Agnelli e dalla moglie Marella. Vi starete probabilmente chiedendo se io non abbia iniziato a scrivere questo servizio di “Auto & Moto Storiche” nel corso di un’allegra riunione serale fra amici condita da caraffe di vino locale. No, non è così. Tra personaggi e luoghi appena citati è possibile ravvisare un elemento comune che conduce ad una singolare automobile. 31 più unche che rare 32 La Matra (acronimo di Mécanique Avion TRAction) riuscirà a riscattare Mowgli e permettergli così di nacque nel 1941 come azienda del settore vivere liberamente nella giungla insieme al resto del aeronautico. Negli anni successivi il suo raggio branco. d’azione si allargò sino alle telecomunicazioni, La «Bagheera» in versione di acciaio, plastica agli armamenti e alla produzione automobilistica. e pneumatici venne presentata alla stampa Proprio nell’ambito delle automobili, l’azienda specializzata presso il lago di Annecy il 14 aprile francese conobbe grande notorietà negli anni 1973. Alcune settimane più tardi la tre posti Sessanta giungendo a conquistare il titolo mondiale francese si lasciò ammirare dal pubblico della 24 del campionato di Formula 1 nel 1969 con Jackie Ore di Le Mans. La vettura si mostrava compatta, Stewart al volante. In quel periodo arrise un buon piacevole ed accattivante oltre che aggressiva nella favore commerciale alla «M 530», una vetturetta di misura di quanto prediletto dagli amanti delle auto piglio spiccatamente sportivo. sportive. Lunga meno di quattro metri e alta (anzi, A fissare in modo indelebile la notorietà del nome bassa…) solo 1,17 metri, la coupé transalpina Matra fu una coupé concepita all’inizio del decennio raccordava armoniosamente il padiglione alla coda. successivo, poco tempo dopo l’acquisizione della L’andamento convesso proseguiva senza soluzione Casa francese da parte della connazionale Simca. di continuità dalla sommità del parabrezza sino Alla nuova auto venne dato il nome di «Bagheera», alla base del grande lunotto interamente di vetro. lo stesso che Rudyard Kipling scelse per la pantera Il frontale dell’auto era di altezza contenuta grazie protagonista della sua famosa opera “Il libro della all’adozione dei fari a scomparsa, una soluzione giungla” scritto nel 1893. evocativa di vetture quali Ferrari e Lamborghini. Bagheera è un felino dotato di fascino, grande Inoltre, a marcare la sportività della «Bagheera» e forza e raffinata saggezza. Grazie alla sua furbizia il simbolico riallaccio all’olimpo delle supercar, finestrino posteriore laterale sinistro. Lo specchietto riportava solamente una cornice in plastica entro retrovisore aveva forma pressoché conica, di cui erano racchiuse le luci di posizione, i proiettori caratterizzazione parecchio sportiva. Per aprire le per il lampeggio diurno (attivabili anche insieme portiere bastava agire sul pulsante della serratura. E agli abbaglianti) e due piccole prese d’aria. L’aria una volta posato lo sguardo nell’abitacolo…appena calda in uscita dallo stesso veniva espulsa attraverso lanciata anche solo una fugace occhiata, l’interno uno sfogo in prossimità dei cardini del cofano sotto della «Bagheera» rivelava immediatamente la il quale era alloggiata la ruota di scorta. Il cofano peculiarità di maggior rilievo dell’auto, che faceva stesso recava due feritoie per l’immissione di aria della piccola francese un’automobile praticamente nell’abitacolo. unica. La «Bagheera» aveva infatti tre sedili (uno C’era poi tutt’un insieme di particolari della per il guidatore e due per i passeggeri) posizionati «Bagheera» su cui val la pena soffermare l’attenzione. su un’unica fila, con quello del conducente solo I cerchi ruota in lega leggera avevano un riuscito di poco scostato dagli altri due, inglobati in una disegno a fori trapezoidali e fissaggio a quattro panchetta. La leggenda racconta che l’idea dei tre bulloni. Il paraurti posteriore (quello sì, c’era) posti affiancati venne in mente all’allora presidente aveva due piccole appendici laterali. I fanali di della Chrysler mentre si trovava in viaggio a bordo di coda comprendevano le luci di retromarcia. L’intera un furgone Volkswagen insieme agli amministratori fiancata della «Bagheera» era percorsa da una delegati di Simca e Matra (il marchio Simca era di scalfatura posizionata poco sotto la sommità degli proprietà Chrysler). I tre si dissero che sarebbe stato archi passaruota. I finestrini anteriori non avevano davvero bello poter viaggiare alla stessa maniera, deflettori e il tappo di rifornimento del carburante seduti l’uno a fianco all’altro, su una vettura sportiva era ben mimetizzato in quanto “annegato” nel piuttosto che su un veicolo commerciale. più unche che rare era anche l’assenza del paraurti anteriore. Il muso 33 più unche che rare 34 La «Bagheera» in versione di acciaio, plastica e pneumatici venne presentata alla stampa specializzata presso il lago di Annecy il 14 aprile 1973. Alcune settimane più tardi la tre posti francese si lasciò ammirare dal pubblico della 24 Ore di Le Mans. più unche che rare 35 più unche che rare 36 Vero o meno che sia l’episodio, sta di fatto che la «Bagheera» fondò la sua notorietà anche grazie a questa esclusiva soluzione che verrà poi ripresa sull’erede «Murena». Numerose componenti dell’abitacolo riconducevano ad un’atmosfera futuristica. Del resto siamo nei primi anni Settanta, quando Star Trek catalizza l’attenzione di milioni di telespettatori desiderosi di proiettarsi in un futuro tecnologicamente avveniristico, e la parola informatica si affaccia nel lessico comune insieme alle immagini delle schermate a caratteri verdi su monitor simili a mastodontici televisori. E proprio la strumentazione della «Bagheera», con il suo intenso colore verde, appare mutuata da un primordiale display. Contagiri a sinistra e tachimetro a destra; più in basso la linea per temperatura del liquido di raffreddamento, voltmetro, manometro olio, livello carburante. Anche il volante aveva un aspetto da “Spazio 1999”, con l’andamento circolare che s’interrompeva in basso in favore di un tratto quasi diritto e il mozzo vincolato alla corona a mezzo di due razze ravvicinate e quasi orizzontali che si proiettavano verso il piantone. Anche la maniglia alzavetri aveva la sua impronta di modernità, perché più che una maniglia era un pomello che ruotava in un’area circolare ricavata sul pannello della portiera. Il comando del clacson era “alla francese”, cioè sulla levetta del devioluci. Nel cruscotto, a sinistra, erano allineati gli interruttori per luci di posizione, tergicristallo (a due velocità, senza intermittenza), luminosità quadro strumenti, lampeggio d’emergenza, lunotto termico, fari di profondità. A destra del piantone di guida era l’accendisigari. Sul pannello a fianco era l’alloggiamento verticale per l’autoradio ed i cursori dell’impianto d’aerazione. La velocità del ventilatore si regolava in maniera continua, variando progressivamente allo spostamento della levetta. Fra gli optional figurava una curiosa lampada di lettura con braccio flessibile e, più avanti, il tetto apribile in tela. Ingegnoso il sistema di apertura dei fari: essi venivano attivati da un sistema a depressione collegato ai carburatori! In caso di guasto era comunque possibile ottenerne la fuoriuscita manuale. Il pedale dell’acceleratore aveva la base incernierata al pavimento ed era collegato ad un’articolazione che metteva in tiro il cavo delle saracinesche dei carburatori. Sul pavimento, accanto alla pedaliera, era il pulsante per il lavavetro. Le alette parasole e la plafoniera risultavano incassate in una spessa fascia imbottita. Il cielo dell’abitacolo era decorato a cannelloni, in pieno stile del tempo. All’estrema destra della plancia era inserito l’orologio, di facile consultazione per i passeggeri piuttosto che per il guidatore. Subito sotto si trovava un cassetto con serratura a chiave. Il sedile di guida era regolabile nell’inclinazione e in senso longitudinale, contrariamente al divano per i passeggeri che non godeva di alcuna possibilità di movimento. Questi ultimi avevano però a disposizione un poggiapiedi regolabile fissato al pavimento. Dietro il sedile del conducente era ricavata una zona in cui poter sistemare piccoli bagagli. Il portellone, interamente in vetro, si sbloccava e sollevava automaticamente tirando una levetta sulla battuta della portiera lato guida. La capacità del bagagliaio era di 320 litri, sufficienti per gli spostamenti di una coppia con un bimbo al seguito. Tecnicamente la «Bagheera» era dotata di specificità che la rendevano una vettura fuori dal comune. Innanzitutto il posizionamento centrale del motore. Era collocato fra abitacolo e bagagliaio e vi si accedeva sollevando una botola. avevano misure differenti fra i due assi: 135 mm penalizzata, ma le operazioni di cura ordinaria si davanti (o 145, a seconda della versione), 185 mantenevano complessivamente agevoli. A spingere dietro. C’è ancora dell’altro: intervenendo con una la coupé francese badava un quattro cilindri di comune chiave da 17 su alcuni snodi era possibile 1294 cm³ con 84 CV di potenza, 11 kgm do coppia variare l’altezza della vettura! La «Bagheera» può e distribuzione ad aste e bilancieri. piacere o no, ma di certo è un’automobile in cui si La carrozzeria della Matra prevedeva una scocca- concentrano numerose esclusività. Provate però a telaio in acciaio e l’impiego di materiale plastico per immaginare quale possa essere il comportamento tutte le sovrastrutture: cofani, portiere e tetto erano stradale di un’auto dall’altezza così ridotta, rigida di in vetroresina con evidenti vantaggi in termini sospensioni, con la trazione sulle ruote posteriori, di contenimento del peso. Altra particolarità il peso contenuto dagli elementi plastici impiegati era il fondo della vettura completamente piatto, per la carrozzeria e il motore collocato a ridosso del similmente a ciò che si sarebbe visto parecchi baricentro e i servigi di quattro freni a disco. decenni dopo su alcune Ferrari. Le caratteristiche La gamma iniziale si concentrò su una meccanica e due singolari non sono finite qui: la «Bagheera» livelli di allestimento, base e lusso (rispettivamente aveva comuni ammortizzatori telescopici ma denominati “Versione I” e “Versione II”). non disponeva delle classiche molle. L’attività di Nell’autunno 1974 la Matra commissionò allo molleggio era affidata unicamente a silent-block stilista francese André Courrèges un’edizione interposti fra motore e telaio e posizionati in alcuni speciale della «Bagheera». Tenendo fede alla sua raccordi delle sospensioni. E ancora: i pneumatici scuola estetica che privilegiava il colore bianco, più unche che rare La raggiungibilità degli organi meccanici risultava 37 più unche che rare l’artista transalpino allargò questa tinta non solo listino alla «Bagheera S», con motore maggiorato a alla carrozzeria ma persino a calandra, paraurti, 1442 cm³, potenza di 90 CV e coppia di 12,5 kgm. retrovisori e fodere dei sedili in skai. Soltanto la Esternamente la «S» si riconosceva per piccole note plancia e i pannelli delle portiere della «Courrèges» quali la diversa verniciatura dei cerchi ruota e la furono realizzati in beige. Nel luglio del ’75 la “S” stilizzata sul muso della vettura. L’abitacolo era “Versione I” uscì di produzione e contemporaneamente più curato, con nuovi accostamenti cromatici fra vennero apportate piccole modifiche al motore per pannelli e sedili. Arricchita anche la dotazione di migliorare la curva di distribuzione della potenza (il accessori grazie a cinture di sicurezza e vetri elettrici. fondo scala del tachimetro venne innalzato a 220 Con l’arrivo della «S», la «Courrèges» abbandonò il km/h). All’unificazione dell’allestimento corrispose motore da 84 CV in luogo del nuovo 1442 cm³. uno sdoppiamento della motorizzazione aprendo il Due anni più tardi la «Bagheera» viene interessata da un lieve maquillage che ne individua la seconda anche i gruppi ottici della coda, decisamente più serie. Via le piccole prese d’aria dal frontale, i fari di ampi di quelli della «Bagheera» prima serie. Tra i due fanali viene inserita una vistosa fascia rifrangente rossa con la scritta “Matra” a grandi caratteri. Il bocchettone di rifornimento del carburante viene spostato a seguito dell’eliminazione delle piastre dei vetri posteriori. L’interno della seconda serie ha nuovi colori per i sedili e una strumentazione d’aspetto meno profondità e le luci di posizione vengono inglobati in mostrine di colore chiaro. Sotto il magro paraurti, che si estende sino agli archi passaruota, si apre una presa d’aria larga quanto tutta la vettura. Il paracolpi posteriore (più grande del precedente) assume anch’esso andamento avvolgente e reca una nicchia per l’alloggiamento per la targa. Rinnovati 38 (successivamente rimarranno solo sui paracolpi). Poco dopo viene posta in vendita la versione speciale «Jubilè», riconoscibile per la verniciatura bicolore (che fu proposta anche su alcune «X»). Nel 1980 la Matra viene assorbita dal gruppo PSA. Dalle «Bagheera» sparisce la scritta “Matra-Simca” e compare “Talbot Matra”. La singolare coupé ricevette cerchi di rinnovato design e maniglie alle portiere (in luogo del precedente pulsante di sblocco). Ridisegnato il cruscotto, con la radio posta orizzontalmente, comandi più moderni per l’aerazione, levetta al devioluci per il tergicristallo, nuova disposizione Grazie alla «Bagheera», che ebbe un seguito nella degli interruttori, volante diverso. In più è possibile succedanea «Murena», il suo nome è rimasto scritto equipaggiare la vettura con accessori di pregio a grandi caratteri nelle emozioni degli appassionati come la chiusura centralizzata delle porte e l’aria d’auto. Alla particolare sportiva francese è dedicato il condizionata. sito Internet www.matrabagheera.com che fa capo al La Matra non produce più automobili. Dopo la riferimento sulla Rete del Matra Classic Club Italia costruzione dell’avveniristica Renault «Avantime», è (www.matraclassicclubitalia.it). stata assorbita dal gruppo Pininfarina e si dedica alla inserirsi nel mondo Matra troverà informazioni, realizzazione di componentistica e design per l’auto. sostegno e passione. Chi più unche che rare futuristico con indici gialli. Adesso è possibile avere la spazzola tergicristallo al lunotto. L’articolazione della gamma non apporta variazioni. Quindi la nuova «Bagheera» si può scegliere con motore di 1,2 litri (solo versione base) e 1,4 litri («S» e «Courrèges»). Il 1978 vede l’uscita di produzione della serie speciale «Courrèges» e l’ingresso della «Bagheera X» che si propone come versione di punta della gamma. Il motore è quello da 90 CV. L’esterno si differenzia per il diverso profilo del cofano anteriore e per i grintosi filetti adesivi su paraurti e fiancate desiderasse 39 40 più unche che rare più unche che rare La Bagheera del 1976 del Signor Fossaluzza Manuel 41 più unche che rare 42 matra simca Bagheera matra simca Bagheera s MOTORE : MOTORE : 4 cilindri in linea Cilindrata 1294 cm³ Alesaggio 76,7 mm Corsa 70 mm Potenza massima 84 CV a 6200 giri/min Coppia massima 11 kgm a 4000 giri/min Alimentazione a due carburatori Weber «36 DCNF 17-18» 4 cilindri in linea Cilindrata 1442 cm³ Alesaggio 76,7 mm Corsa 78 mm Potenza massima 90 CV a 5800 giri/min Coppia massima 12,4 kgm a 3000 giri/min Alimentazione a due carburatori Weber «36 DCNF 51-52» Trasmissione: Trasmissione: Cambio a 4 rapporti Frizione monodisco a secco a comando idraulico Cambio a 4 rapporti Frizione monodisco a secco a comando idraulico SOSPENSIONI: SOSPENSIONI: Anteriori a ruote indipendenti, barre di torsione longitudinali, triangoli trasversali, barra antirollio e ammortizzatori idraulici Posteriori a ruote indipendenti, barre di torsione trasversali, bracci triangolari, barra antirollio e ammortizzatori idraulici Anteriori a ruote indipendenti, barre di torsione longitudinali, triangoli trasversali, barra antirollio e ammortizzatori idraulici Posteriori a ruote indipendenti, barre di torsione trasversali, bracci triangolari, barra antirollio e ammortizzatori idraulici FRENI: FRENI: a disco sulle 4 ruote (ant. ø 238 mm, post. ø 234) a disco sulle 4 ruote (ant. ø 238 mm, post. ø 234) Pneumatici: Pneumatici: Anteriori 155-13 (145 sui primi esemplari del 1974) Posteriori 185-13 Anteriori 155-13 (145 sui primi esemplari del 1974) Posteriori 185-13 Dimensioni: Dimensioni: Lunghezza 3974 mm Larghezza 1734 mm Altezza 1198 mm Passo 2370 mm Lunghezza 3974 mm Larghezza 1734 mm Altezza 1198 mm Passo 2370 mm eventi il Treno e l’ Autobus 44 di Roberto Giannusso eventi 45 eventi d omenica 11 Marzo 2007 il Comune di Varallo Sesia, nel quadro degli eventi commemorativi per i cento anni di fondazione della Lancia, ha intitolato la nuova piazza della stazione a Vincenzo Lancia che ebbe i natali proprio in Valsesia. Il Valsesia Lancia Story, in collaborazione con gli enti locali e un gruppo di appassionati di mezzi di trasporto pubblico, ha organizzato un simpatico raduno di automobili Lancia e non solo. Per l’occasione è stato possibile recarsi a Varallo sia con la propria automobile d’epoca che con un vero autobus d’epoca, un Lancia Esatau, oppure con un treno a vapore. Il treno e l’Autobus Come Davide contro Golia, con il treno più grande e imponente, sconfitto dall’autobus più piccolo e agile, ma questa è poi solo teoria. Il declino del treno è iniziato nella notte dei tempi quando molti anni fa i figli del futurismo di Marinetti, iniziarono a snobbare il treno, e soprattutto la rete ferroviaria piemontese, solo mezzo secolo fa molto capillare, ricca di tratte tranviarie quali la linea che da Brusasco portava a Torino, oppure da Torino a Vercelli, piuttosto che da Santhià ad Ivrea. I futuristi ripudiavano il treno lento e poco moderno, prediligendo l’uso dell’autobus idolo di modernità e velocità, non tenendo conto che all’inizio del terzo millennio il treno, a trazione elettrica, quindi ad emissione zero come si usa dire oggi, avrebbe surclassato l’autobus a gasolio molto 46 inquinante; e che sempre il treno avrebbe avuto il vantaggio di camminare sulla strada ferrata, non libero di muoversi come piaceva tanto a Marinetti, però capace di evitare gli ingorghi delle tangenziali. All’epoca del grande poeta, il treno era addirittura a vapore, terribilmente antiquato, e destinato rapidamente all’alienazione per poi avere la peggio nel duello con la fiamma ossidrica del rottamaio. Anche gli autobus invecchiano, e le grandi aziende di trasporto pubblico, con il passare degli anni, destinano le vetture ad impieghi sempre meno gravosi, su tragitti sempre più brevi fino a quando vengono accantonate in fondo al piazzale in attesa della demolizione. Bisogna essere fortunati anche a nascere autobus o locomotiva a vapore: questo è il caso di una Lamause con caldaia a fuoco rovesciato del 1908 e di un Lancia Esatau del 1954 che, per volontà di due gruppi di appassionati (la prima del “Gruppo eventi Amici del Treno di Novara” e il secondo per mano del ”Esaclub” di Verrua Savoia), prima sono stati salvati dalla demolizione, quindi restaurati e poi conservati. Questi bei giocattoloni, pesanti diverse tonnellate di metallo, hanno rivissuto Domenica 11 Marzo 2007 il loro momento di gloria. Tutto il merito di questa simpatica domenica è del Valsesia Lancia Story, associazione di appassionati possessori di automobili Lancia, che nel quadro dei festeggiamenti per i cento anni del marchio Lancia, ha voluto festeggiare l’inagurazione della Piazza intitolata a Vincenzo Lancia, già Piazza della Stazione. Per l’occasione sono stati invitati a Varallo i sostenitori del marchio torinese i quali hanno raggiunto la località valsesiana a bordo del treno, dell’autobus, o con la propria automobile: l’importante che fosse rigorosamente Lancia. 47 48 eventi iniziato nella notte dei Il treno ha coperto la prima La sfida tra treno ed autobus parte della tratta, da Torino non ha avuto un vincitore, tempi quando molti a Novara al traino di un mentre i veri vincitori della locomotore diesel per seguire giornata sono stati coloro che anni fa i figli del futurii rigidi dettami delle FS, con un piccolo gesto di genesmo di Marinetti, inianche se può far sorridere la rosità hanno saputo aiutare il decisione, motivata dai vertici loro prossimo arrivando coziarono a snobbare il di Trenitalia, per non dover munque al momento giusto, rallentare gli altri convogli, senza correre troppo veloce: treno, e soprattutto anche se forse all’epoca i treni l’unico rischio che avrebbero erano meno lenti e più in corso un tempo, di essere adla rete ferroviaria pieorario di oggi. ditati come ....antifuturisti ! montese Raggiunta la stazione di Novara, In piazza Vincenzo Lancia, il fuochista ha acceso la caldaia erano parcheggiate una sete via a tutto vapore verso tantina di automobili, una Varallo Sesia, con sosta alla stazione di Romagnano per serie, di ogni modello prodotto, a rappresentare Sesia per far salire gli ultimi passeggeri. quella che è stata la produzione di quasi un secolo: L’autobus ha invece seguito la tratta storica Torino, la Lambda VIII serie, modello più evoluto della Chivasso, Gattinara, Borgosesia, Varallo, con una prima automobile dotata di motore quattro cilindri piccola modifica del percorso, la partenza da Corso a V prodotta in serie, e di serie dotata di impianto Peschiera, dove aveva sede lo stabilimento Lancia, elettrico ed avviamento elettrico: la Augusta, piccola invece che da Via Fiocchetto da dove partiva autovettura scocca portante, che voleva essere il realmente la linea. modello destinato alla motorizzazione di massa, Niente autostrada, per non intralciare chi ha voglia risposta Lancia alla contemporanea Fiat Balilla; di correre e l’Esatau ed i suoi passeggeri al piccolo la Aprilia, ultimo modello pensato da Vincenzo trotto hanno raggiunto la località valsesiana per Lancia, che concentrava il meglio che poteva offrire incontrarsi con chi è arrivato alla stazione di Varallo una automobile sul finire degli anni trenta; l’Aurelia, in treno. Quindi a seguire una grande festa, alla primo modello progettato nel dopoguerra, già dotato presenza di autorità del mondo politico e religioso, di motore sei cilindri a V e trasmissione transnela corso della quale è stata scoperta la targa di axle, quindi con il gruppo cambio-differenziale bronzo per intitolare la piazza della stazione di montato in asse con il ponte posteriore De Dion, Varallo a Vincenzo Lancia, volendone ricordare disponibile in versione Coupé e Cabriolet, disegnata le grandi imprese sportive e le indubbie capacità dai migliori carrozzieri dell’epoca; la piccola Appia, imprenditoriali. che nel dopoguerra ha preso il posto dell’Ardea nel A testimoniare la veridicità di queste affermazioni segmento delle utilitarie, ed è stata prodotta fino agli hanno presenziato la manifestazione, oltre gli eredi anni sessanta; la Flavia, capolavoro di ingegneria della famiglia Lancia arrivati in Valsesia a bordo di dell’automobile, prima automobile italiana a trazione una Lancia Aprilia del 1945, anche una schiera di anteriore, dotata di un 4 cilindri boxer inizialmente appassionati “Lancisti”, arrivati a Varallo da tutto il da 1,5 litri, poi portato a 1,8; la Fulvia che, grazie mondo. alle buone doti corsaiole delle versioni delle versioni La vettura piu vecchia era una Lancia Lambda VIII coupé, è ricordata ancora oggi per le tante vittorie serie, finto cabriolet, carrozzata da Castagna, del sulle piste e nei rally di tutto il mondo; le Beta e le 1928 mentre la piu recente una Lancia Thesis del Gamma, vetture di classe degli anni settanta, nelle 2007: si sono visti dunque ottanta anni di storia diverse versioni berlina, Coupé e Spider; le Delta, dell’automobile, attraverso tutti i modelli prodotti che hanno regalato tanti successi rallistici alla casa dalla Lancia. E’ stata un’occasione di festa, ma torinese, vincendo per quattro anni consecutivi il anche un momento di solidarietà, in quanto il campionato del mondo Rally. ricavato dell’iniziativa è stato devoluto ad un C’erano anche le automobili di oggi a fare bella associazione umanitaria “Un Villaggio per Amico” mostra di se: più elegante di tutte la Thesis, per il sostegno del villaggio di Chechelesi in Kenya raffinata granturismo, parcheggiata accanto alle e, nello specifico, per la realizzazione di un pozzo cinquantenarie Aurelia, per ricordarci che la classe per acqua potabile. non ha età. eventi Il declino del treno è 49