Il cluster biotecnologico di Torino: il ruolo dell`Università e del

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Il cluster biotecnologico di Torino: il ruolo dell`Università e del
Il cluster biotecnologico di Torino:
il ruolo dell’Università e del territorio
per lo sviluppo dell’innovazione*
GIACOMO BÜCHI∗∗ CECILIA CASALEGNO∗∗∗ ELISA CERRUTI****
EDOARDO GAGLIARDI***** MICHELA PELLICELLI******
Abstract
L’obiettivo della ricerca consiste nell’analizzare la struttura del cluster biotecnologico di
Torino nella “visione” sistemico vitale (Golinelli, 2009), con particolare riferimento alle
start up del settore biotech che operano nell’area e nell’individuare le potenzialità del
territorio per lo sviluppo dell’innovazione.
Il campo di indagine, oggetto di analisi empirica, prende in esame lo sviluppo del settore
biotecnologico sul territorio, in cui attore fondamentale risulta essere il Molecular
Biotechnology Center (MBC) dell’Università di Torino, realtà a cui si integra il polo
biotecnologico di Ivrea (Bioindustry park). In particolare l’area di indagine risulta
concentrata sulle cosiddette red biotechnology (ricerca biotech orientata all’ambito medico).
La struttura analizzata è stata inoltre oggetto di analisi comparata con l’esperienza
francese del cluster Genopole di Evry, realtà complessa ma nello stesso tempo integrata e
strettamente connessa al territorio in cui è presente. Come accade per Torino, tale polo
biotecnologico esprime il risultato della volontà di condensare il know-how del territorio in
un’area ristretta e con una forte concentrazione di strutture e servizi utili allo sviluppo di
imprese biotech.
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Pur essendo la relazione risultato dell’intensa collaborazione tra gli Autori, nella
stesura finale il paragrafo 1 può essere attribuito a Giacomo Büchi, il paragrafo 2 a
Cecilia Casalegno e Michela Pellicelli, il paragrafo 3 a Giacomo Büchi, Cecilia
Casalegno e Edoardo Gagliardi, il 3.1 ed il 3.2 a Cecilia Casalegno, il 3.3 a Giacomo
Büchi, Cecilia Casalegno, Elisa Cerruti e Michela Pellicelli, il paragrafo 4 a Michela
Pellicelli.
Ordinario di Economia Aziendale - Università degli Studi di Torino
e-mail: [email protected]
Ricercatore di Economia e Gestione delle Imprese - Università degli Studi di Torino
e-mail: [email protected]
Ph.D di Economia e Gestione delle Imprese - Università degli Studi di Torino
e-mail: [email protected]
MBA Facoltà di Economia - Università degli Studi di Torino
e-mail: [email protected]
Ricercatore di Economia Aziendale - Università degli Studi di Pavia
e-mail: [email protected]
sinergie n. 83/10
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IL CLUSTER BIOTECNOLOGICO DI TORINO I risultati attesi riguardano la definizione della realtà delle start up biotech presenti negli
incubatori del cluster di Torino, i dati economici e le metodologie di valutazione utilizzate per
la scelta degli investimenti, le iniziative dei diversi enti promotori dello sviluppo tecnologico,
i rapporti tra finanziamenti provenienti da enti pubblici e da soggetti privati, le reti di
relazione create nel contesto territoriale, infine l’individuazione di un modello per
promuovere il sistema territoriale dell’innovazione biotecnologica.
Parole chiave: cluster biotecnologici, finanziamenti, incubatori, start up, sistema territoriale
Purpose of our study is to analyze the structure of the Turin biotechnological cluster in
the “systemic living vision” (Golinelli, 2009), in particular for what concerns to biotech
sector - start up operating in the territory in order to find the potentiality of the innovation
development.
Our empiric analysis examines the development of biotechnological sector in the territory
of Turin, where the protagonist is the Molecular Biotechnology Center (MBC) of the Turin
University, integrated with the Biotechnological pole of Ivrea (Bioindustry Park). In
particular the area of research is focused on the so-called “red biotechnologies” (biotech
research in medical field). The analyzed structured has been also compared to the French
experience of the Evry Cluster Genopole, complex but at the same time connected and
integrated with its territory. As what happens in Turin, this biotechnological pole expresses
the will to concentrate the know-how of the territory in a restricted area with an high
concentration of structures and facilities for biotech firms development.
The expected results refers to the definition of local biotech start-up in the incubators in
Turin Cluster, to the economical data and to the methods of evaluation used to assess the
choice of the investments, the different promotions of technological development, the
relationships between the financing from public and private organizations, the network of
territorial relationships, and finally the definition of a model to promote the territorial system
of biotechnological innovation.
Key words: biotechnological cluster, financing, Incubators, start up, territorial system
1. Introduzione
L’esternalizzazione dei processi relativi alla ricerca e sviluppo di base da parte
delle imprese farmaceutiche tradizionali, resa necessaria dalla recente espansione del
settore, ha favorito la diffusione delle imprese biotecnologiche dapprima negli Stati
Uniti e successivamente anche in Europa. Le imprese biotecnologiche sono
mediamente di piccole dimensioni ed hanno una maggiore flessibilità nell’attuare la
ricerca di base rispetto a quelle farmaceutiche. In particolare ne hanno indebolito la
competitività nella prima fase - drug discovery - anche se risultano caratterizzate da
minore potere commerciale e distributivo (Büchi, 2009). In effetti le imprese
farmaceutiche degli anni ’80 estendevano la propria attività su tutta la filiera
produttiva, presidiando anche le competenze scientifiche di base e la rete di
marketing (Chiesa, Chiaroni, 2005), tuttavia gradualmente i costi di ricerca e
sviluppo sono aumentati notevolmente. Le forze che pertanto stanno dando la forma
al settore in questa prima decade del XX secolo includono lo scostamento tra il
G. BÜCHI - C. CASALEGNO - E. CERRUTI - E. GAGLIARDI - M. PELLICELLI
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basso costo che implica la creazione di una nuova start up biotecnologica e le
ingenti spese che occorre sostenere per convertire le più nuove scoperte tecnologiche
in medicinali, una repentina evoluzione della percezione del valore del settore
biomedicale da parte degli investitori e dei finanziatori, l’irregolare natura del
mercato finanziario biotecnologico e, infine, la domanda da parte delle case
farmaceutiche multinazionali delle pipeline di prodotto per assicurarsi redditività
(Ahn, Meeks, 2008).
La reazione delle imprese farmaceutiche tradizionali è stata quella di limitare il
coinvolgimento diretto nella ricerca (soprattutto la drug discovery), di ricercare una
maggiore specializzazione e soprattutto di favorire la nascita delle imprese
biotecnologiche da cui acquisire i diritti di sfruttamento e negli anni ’80 si sono
pertanto sviluppate le prime imprese biotecnologiche con l’obiettivo di mettere a
frutto in campo farmaceutico le scoperte biotecnologiche.
Le diverse definizioni che sono state attribuite al settore delle biotecnologie si
riferiscono alle tecniche di laboratorio sviluppatesi negli ultimi quarant’anni. Alcune
definizioni - più generali - comprendono tutte le attività biotecnologiche, altre
invece - più specifiche - indicano le tipologie di attività biotecnologiche.
Una prima generale definizione, che è stata utilizzata come base per qualsiasi
seguente modificazione e ancora oggi largamente utilizzata, è quella proposta
dall’Office Technology Assessment (OTA, 1984): “La definizione per esteso del
concetto di biotecnologia è semplicemente l’applicazione a livello industriale di
organismi viventi (o parti di organismi viventi) per la produzione di alimenti, di
medicinali o di altri prodotti.
Le più antiche biotecnologie includono la fermentazione e l’utilizzo di piante ed
animali. Le più recenti comprendono dalla separazione proteica, alla genomica, alla
combinazione chimica. Sono ad esempio comprese nella terminologia la scienza
batteriologica, l’ingegneria biochimica, la bioinformatica, i processi biotecnologici,
la biologia molecolare, la cromatografia, modelli matematici, sviluppo e genetica
molecolare, le tecnologie DNA, elettroforesi, la scienza embrionale, l’immunologia,
la microbiologia, la chimica degli acidi nucleici, l’ingegneria proteica e la
virologia”.
La Federazione Europea delle Biotecnologie nel 1989 la definisce
“…biotecnologia è l’integrazione tra le scienze naturali e l’ingegneria della scienza
per l’applicazione di organismi, cellule, parti di tessuto e analoghe molecole allo
scopo di conseguire prodotti e servizi”.
Un’altra definizione è quella proposta da Assobiotec (Blossom Associati Assobiotec, 2006): “Per piattaforme tecnologiche di tipo biotecnologico intendiamo
tecnologie che utilizzano organismi viventi (batteri, lieviti, cellule vegetali o animali
di organismi semplici e complessi) o loro componenti, per ottenere quantità
commerciali di prodotti utili oppure per migliorare le caratteristiche di piante e
animali o, ancora, per sviluppare microrganismi utili per usi specifici”.
Secondo la definizione dell’OECD, il settore biotecnologico è classificato come
“l’applicazione dei principi scientifici e di ingegneria ai processi di lavorazione di
materiali tramite agenti biologici al fine di fornire prodotti e servizi” (OECD,
120
IL CLUSTER BIOTECNOLOGICO DI TORINO 1982). La ricerca basata su tali principi consente di svolgere studi tali da permettere
l’utilizzo dei risultati nelle diverse aree di applicazione commerciale di grande
interesse sia pubblico che privato. Questo processo porta alla creazione di nuove
imprese e all’integrazione sempre più stretta tra imprese ed Atenei, attirando
pertanto l’attenzione di investitori pubblici e privati. In particolare, il processo di
nascita delle start up è il risultato dello spirito imprenditoriale di una o più persone
che dispongono di idee innovative. Spesso i soci fondatori provengono dall’ambito
universitario o della ricerca pubblica - spin off accademici - oppure da laboratori di
grandi imprese - spin off industriali - (Büchi, 2009).
Analizzando lo sviluppo del settore biotecnologico sul territorio di Torino, attore
fondamentale risulta essere il Molecular Biotechnology Center (MBC)
dell’Università, che accoglie un complesso di laboratori con strumentazione
all’avanguardia a livello internazionale non solo volti alla formazione universitaria,
ma anche allo sviluppo dei processi d’innovazione biotecnologica. Inoltre
l’eterogeneità dei settori di ricerca e sviluppo ha reso necessaria la creazione di spazi
di incubazione tematica specifica; è stato quindi introdotto un “sistema incubatore”
dell’Università composto dall’incubatore “di idee”, per la ricerca scientifica e
brevettuale in campo biotecnologico, e dall’incubatore d’imprese 2i3t, per le
tematiche chimiche-farmaceutiche e in parte biotecnologiche ed agroalimentari
(Büchi, 2009).
A questa realtà universitaria si integra il polo biotecnologico di Ivrea
(Bioindustry Park) al cui interno è stato realizzato un Bioincubatore che offre diversi
spazi dedicati alle neo-imprese che operano nel settore delle scienze della vita. Tale
insieme di strutture, strumentazioni e servizi è stato creato mediante finanziamenti
da parte della Comunità Economica Europea e della Regione Piemonte e, a
differenza dell’incubatore dell’Università degli Studi di Torino, non rappresenta una
persona giuridica (Büchi, et al., 2009).
Il campo di indagine di questo studio prende in esame gli enti, sia pubblici che
privati, che operano all’interno del territorio e nel settore delle red biotechnology,
quindi i soggetti che svolgono ricerca biotecnologica, o che producono prodotti
derivanti da ricerche biotech, o che forniscono servizi o prodotti utili e strumentali
alle attività di ricerca biotecnologica che svolgono ricerca biotech orientata
all’ambito medico. La struttura analizzata è stata inoltre oggetto di analisi comparata
con l’esperienza francese del cluster Genopole di Evry.
I risultati ottenuti consentono la definizione della struttura del sistema territoriale
dell’innovazione in campo biotecnologico e le azioni necessarie per promuoverne lo
sviluppo territoriale, a partire dalla base con l’incentivazione di nuove idee
innovative e conseguente incubazione nelle strutture dedicate, al supporto delle
imprese biotech con attività già consolidate e allo sviluppo integrato di
provvedimenti volti al miglioramento del tessuto economico e sociale.
G. BÜCHI - C. CASALEGNO - E. CERRUTI - E. GAGLIARDI - M. PELLICELLI
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2. Il cluster biotecnologico di Torino
L’MBC è uno dei quattro Centri di Eccellenza nella Ricerca attivi presso
l’Università di Torino1, finanziati e riconosciuti dal Ministero della Ricerca.
Rappresenta un importante esempio della volontà di investire nel processo di
innovazione da parte della Regione Piemonte valorizzando la formazione
qualificata, la ricerca ed il trasferimento tecnologico in un settore di grande rilevanza
strategica.
Le conoscenze acquisite nei settori della biologia molecolare e cellulare, della
chimica, dell’immunologia e della bioinformatica convergeranno al fine di risolvere
grandi problematiche con le più avanzate tecnologie dell’imaging e del supporto
informatico.
La Scuola Universitaria Interfacoltà di Biotecnologie, che ha sede presso la
struttura dell’MBC, sviluppa, anche grazie al supporto della Regione Piemonte,
un’intensa attività di collaborazione con il mondo delle imprese nell’ambito di
progetti relativi alle biotecnologie per la salute, mediante la realizzazione di progetti
di R&S con aziende farmaceutiche e la creazione di “spin-off” che valorizzino i
prodotti della ricerca accademica. I finanziamenti alla ricerca dell’MBC derivano
principalmente da fonti pubbliche, che rappresentano circa l’85% sul totale
finanziato. I progetti triennali per la ricerca ammontano a circa 20 milioni di euro tra
fondi di ricerca ottenuti dalla partecipazione a bandi per l’innovazione e il
trasferimento tecnologico della Regione Piemonte e della Commissione Europea, a
questi si aggiungono circa 4 milioni di euro per la piattaforma biotecnologica. Le
fondazioni private che finanziano i progetti di ricerca sono comunque numerose, tra
le più importanti ricordiamo: Telethon, Airc (Associazione Italiana per la Ricerca
sul Cancro), Compagnia di San Paolo2..
All’interno delle strutture del centro MBC si trova l’incubatore 2i3t, che
rappresenta un altro attore fondamentale per lo sviluppo del cluster analizzato. Si
tratta di una realtà interna all’Università degli Studi di Torino che allo stesso tempo
è membro della compagine sociale3. Il ruolo dell’incubatore è quello di promuovere
la cultura imprenditoriale, focalizzando la propria attenzione sulla figura del
ricercatore/inventore; considerando la realtà piemontese, 2i3t svolge un’attività di
promozione dell’attività intellettuale e di supporto. Lo scopo è quello di creare un
1
2
3
Gli altri Centri di Eccellenza presenti sono: il Nanostructured Interfaces and Surfaces
(NIS), il Centro Imaging Molecolare (CIM) e il Centro di Eccellenza per la Didattica,
l’Assistenza e la Ricerca in Campo Odontostomatologico.
Fondazione di diritto privato, che prosegue le attività che erano proprie dell’Istituto
Bancario San Paolo di Torino, ed è particolarmente attiva nei settori della ricerca
scientifica oltre a quella economica e giuridica; dell’istruzione; dell’arte; della
conservazione e valorizzazione dei beni e delle attività culturali e dei beni ambientali;
della sanità.
L’incubatore di Torino è una società consortile i cui soci sono: Fin Piemonte (25%),
Provincia di Torino (25%), Comune di Torino (25%) e Università degli Studi di Torino
(25%), ed è operativa dal 2007.
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IL CLUSTER BIOTECNOLOGICO DI TORINO legame tra ricerca accademica e ruolo imprenditoriale e dopo una fase di scouting
(da sottolineare che anche in Piemonte le attività di gestione e di promozione dei
progetti sono svolte da membri dello staff interno) sono selezionate le idee migliori
(sia in termini di fattibilità che di possibili risultati). Alle idee selezionate sono
forniti gli strumenti e le competenze necessarie per formare gli aspiranti
imprenditori.
Alla realtà dell’MBC e l’incubatore 2i3t dell’Università di Torino si affianca il
Bioindustry Park del Canavese, polo di ricerca biotecnologica le cui strutture sono
state finanziate per mezzo di fondi pubblici. È un Parco scientifico specializzato
nelle scienze della vita operativo dal 1998 e sorge vicino ad Ivrea, in provincia di
Torino.
Bioindustry Park è stato concepito come strumento di rilancio economico del
territorio, nel quadro delle politiche della Regione Piemonte e coerentemente con le
politiche nazionali e dell’Unione Europea; il fatturato annuo si aggira intorno ai 6
milioni di euro che rappresentano i ricavi da locazione dei locali e dal contributo
delle imprese aderenti il polo per l’utilizzo dei servizi del parco. Il modello
economico è pertanto misto; nonostante le infrastrutture siano state finanziate dal
pubblico, il parco ha un suo proprio flusso di cassa che rappresenta circa il 25% del
totale del finanziamento per far fronte ai costi.
All’interno del parco è situato l’incubatore che, realizzato nel contesto DOCUP
2000-2006 della Regione Piemonte con interesse prettamente territoriale, offre spazi
attrezzati e pre allestiti alle start up che operano nel campo delle scienze della vita.
Le infrastrutture e i servizi che caratterizzano l’incubatore rappresentano il secondo
momento del progetto Discovery, concetto focalizzato sulla selezione di progetti
interessanti dal punto di vista scientifico da far diventare imprese.
A differenza di quanto avviene a Torino, questo incubatore non rappresenta una
persona giuridica e la quasi totalità di imprese incubate è partecipata dalla venture
capital fondata sul territorio: Eporgen Venture. Negli ultimi anni Discovery ha
aiutato 30 imprese nel loro sviluppo per le quali, inoltre, sono stati raccolti più di 30
milioni di euro di capitale privato.
I “bio-cluster” (Gatti, Cipollina, 2006) sono definiti come gruppi di aziende e
istituzioni tra di loro connesse, geograficamente vicine e che lavorano nello stesso
settore. Reparti di produzione, agenzie di servizi, fornitori, centri di ricerca
universitari, reparti commerciali e supporti amministrativi e legislativi costituiscono
gli attori presenti.
Inteso come sistema di relazioni, un cluster biotecnologico è in grado di mettere
a disposizione di ogni organizzazione presente alcuni vantaggi quali quelli
economici (vicinanza di fornitori e distributori, ripartizione delle spese dei reparti
comuni fra più aziende, ecc.) e tecnologici: la presenza di gruppi di ricerca, sistemi
di sviluppo, di produzione e di commercializzazione porta ad un miglioramento di
tutte le fasi del processo, alla necessità di continui sviluppi e al generarsi di
concorrenza fra aziende simili, con il risultato di un ulteriore miglioramento di
qualità e costi.
G. BÜCHI - C. CASALEGNO - E. CERRUTI - E. GAGLIARDI - M. PELLICELLI
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Secondo quanto esprime la disciplina in materia, “il sistema vitale è un sistema
che sopravvive, rimane unito ed è integrale; è omeostaticamente equilibrato sia
internamente che esternamente e possiede inoltre meccanismi e opportunità per
crescere e apprendere, per svilupparsi ed adattarsi, e cioè per diventare sempre più
efficace nel suo ambiente” (Beer, 1991).
Il territorio dunque si presenta proprio come un’entità che si evolve; mette a
sistema persone e risorse. È qui che si instaurano relazioni, che si sviluppano le
connessioni capaci di portare allo sviluppo tecnologico e quindi al benessere
collettivo. Il sistema è pertanto “vitale” (Golinelli, 2002) ed è caratterizzato, in
modo rilevante anche se non totalmente, dalle “caratteristiche strutturali dello
spazio” (Caroli, 2006) alle quali si possono aggiungere quelle della tradizione.
Sebbene il sistema territoriale piemontese considerato sia tale nel suo insieme,
un’analisi più approfondita mette in luce come il polo di Torino e quello di Ivrea
siano, sotto alcuni aspetti, realtà differenti, pur appartenendo infatti ad un unico
cluster. La tradizione accademica - assieme alla fitta rete di relazioni tra
quest’ultima e l’incubatore 2i3t - ha influenzato le modalità di selezione, gli
approcci promozionali, gli interventi sulle start up dello stesso incubatore il cui
obiettivo rimane quello di rappresentare il legame tra realtà accademica e
imprenditoriale.
Sul territorio di Ivrea, invece, le infrastrutture e i servizi sono ad uso di neoimprese i cui manager non provengono da realtà accademiche.
Il concetto di sistema vitale è tanto valido a Torino quanto ad Ivrea; sono validi
infatti in entrambi i territori i “postulati” (Golinelli, 2002) che definiscono il sistema
come vitale. Un sistema vitale infatti è tale quando: 1) può sopravvivere in un
particolare tipo di ambiente con il quale scambia risorse; 2) non cambia le proprie
caratteristiche rispetto al soggetto osservatore; 3) ha determinate finalità ed obiettivi
e risulta essere connesso con altri sistemi con cui esiste uno scambio reciproco di
indirizzi e regole; 4) ha la possibilità di dissolvere se stesso, inteso come ente
autonomo, nel sovra sistema a cui riferisce in un particolare periodo temporale.
3. Lo sviluppo del settore biotecnologico piemontese e promozione
del sistema territoriale
Il campo di indagine di questo studio prende in esame gli enti, sia pubblici che
privati, che operano nel settore delle biotecnologie all’interno di realtà geografiche
definite: questi raggruppamenti di soggetti, omogenei per il loro settore di attività,
sono definiti cluster biotecnologici. All’interno dei cluster considerati sono stati
presi in esame i soggetti che svolgessero ricerca biotecnologica, o che producessero
prodotti derivanti da ricerche biotech, o ancora che fornissero servizi o prodotti utili
ai soggetti che svolgono ricerca biotecnologica.
L’area di indagine si è concentrata sulle cosiddette red biotechnology, quelle
orientate all’ambito medico, in quanto più rappresentative, numerose e con maggiore
capitalizzazione nel complesso, rispetto ad altre realtà biotecnologiche come quella
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IL CLUSTER BIOTECNOLOGICO DI TORINO agraria. Deve essere ben distinta la nozione di biotecnologia da quella di
bioingegneria o ingegneria biomedica, la quale lavora con materiale, tecniche,
competenze e approcci di tipo ingegneristico/fisico su tematiche che solo alla fine
prevedono un’applicazione sull’uomo; ad esempio le modellizzazioni di arti
meccanici. Si consideri invece che le biotecnologie lavorano su materiale biologico
(sia questo DNA, RNA, cellule, tessuti, ecc.) da cui ricavare un’applicazione utile
per l’uomo, in questo caso visto come paziente. Vengono anche incluse nel campo
d’indagine le aziende di servizi o prodotti, utili alle aziende biotecnologiche, purché
rivolte specificamente ad aziende biotech4.
La sistematica della ricerca proposta in questo studio si prefissa di catalogare
velocemente e univocamente le attività che svolgono i soggetti presi in esame.
I soggetti considerati nello studio sono tutti coloro che rientrano nei cluster
biotecnologici considerati, e che svolgono pertanto attività di ricerca (soggetti profit
e no-profit) o che siano coinvolti nell’industria biotecnologica in quanto fornitori di
prodotti o di servizi utili allo sviluppo della ricerca biotecnologica.
La struttura è ad albero e aggiunge per ogni livello di indagine una caratteristica
sempre più fine e specifica. Questo sistema permette di individuare velocemente e
univocamente le attività dei diversi soggetti, e di raggrupparle al fine di analizzarle
in modo pratico, per gestirle con metodi statistici.
È inoltre possibile aggiungere un codice che descrive il settore dell’attività di
ricerca svolta dal soggetto indagato. Questo codice è proprio solo dei soggetti che
svolgono ricerca, ed è presente solo se ci sono indicazioni relative al tipo di ricerca
svolta e se l’attività è già sufficientemente orientata a settori specifici, e non sia
invece ad un livello di ricerca di base troppo generalizzato. Questi codici sono
indicati nelle Tabelle 1 e 2 (Figura 1).
Il sistema di codici introdotto da questa sistematica ha il vantaggio di riuscire a
descrivere un mondo estremamente vario e sfilacciato come quello della ricerca
avanzata in modo sintetico, legandolo al tipo di soggetto che opera, e alle sue
caratteristiche.
4
Il reperimento delle informazioni sui soggetti da considerare nello studio sono stati
ottenuti incrociando i dati forniti dai siti web dei cluster presi in esame, con i dati della
Banca Dati Europea AMADEUS 2008 interrogata attraverso i codici NACE per le attività
biotecnologiche.
Uni
112
Gov
1211
Uni
1212
BUSINESS
Incubator
121
Priv
1213
FUND
RAISING
INSTITUTION
122
Senza
R&D 12
Fonte: Ns. elaborazione
Z. NO Area terapeutica specifica
A. Anticancro
B. Cardiovascolare
C. Sistema Nervoso
D. Antinfettiva
E. Metabolica/alimentare
F. Respiratoria
G. Oftalmica
BUSINESS
Support
123
H. Ginecologica
I. Dermatologica
L. Muscolo-scheletrica
M. Genito-urinaria
N. Antiinfiammatoria
O. Autoimmune
P. Endocrina
Q. Ematologica
RESEARCH ON
PROCESS TECHNOLOGY
B
TABELLA 1 – Area di Ricerca
Priv
113
MEDICAL RESEARCH
A
Aree di
Ricerca
Tabella 1
Gov
111
Con R&D
11
NO PROFIT
1
2 112
2111
Incuba tori
Profit
221
Aree di Ricerca
.Tabella 2 - C
2122
Pr o cess
biote ch
Es :
Dis tribuzione
2222
Azi en d e d i
Se rvi zi
Az iend e
“ inn o va tiv e”
B io te ch 2221
Es : reage nti, m a rk eting
5.
4.
3.
4.
5.
6.
1.
2.
3.
B i o in fo r m a t ic a
N a n o te c n o lo g ie
I m a g in g
M o le c o l a r e
G en o m ica
P r o t e o m ic a
F a r m a c o g e n o m ic a
C
P RO C ES S T EC H N O LOG Y
H . G i n e c o lo g ic a
I . D e r m a t o l o g ic a
L . M u s c o l o -s c h e le t r i c a
M . G e n it o -u r in a r ia
N . A n ti in f ia m m a to r ia
O . A u t o im m u n e
P. E n d o c r in a
Q . E m a t o lo g ic a
D r u g D e li v e r y
D ia g n o s t ic ( G e n e
Pr o b es)
C o lt u r e C e l lu la r i e
Te s s u ti
M a te r ia l i
B io c o m p a t ib il i
T e r a p i a G e n ic a
B
1.
2.
A
D r u gs & C o m p o u n d s
V a c c in i
M o Ab
A p p lic a z . S t e m C e ll
A p p lic a z P r o t
R ic o m b in a n t i
P LAT F O R M BIOT E C H
M E D IC A L R E S E A R C H
P R O D U C T BIOT E C H
2 223
P RO DO T TI di Se rvi zi
e su pp o rto
CRO
22 24
P rofit tecnico
e s ervizi
222
T A B E L L A 2 – A r e a d i R ic e r c a
Aree di Ricerca
.Tabella 2- A B
212 1
Bio tech
Me d ical
212
Z . N O A r e a t e r a p e u tic a s p e c if ic a
A . A n t ic a n c r o
B . C a r d io v a s c o la r e
C . S is t e m a N e r v o s o
D . A n t in f e t t iv a
E . M e ta b o l ic a / a lim e n ta r e
F . R e s p i ra t o r i a
G . O f ta lm ic a
1.
2.
3.
4.
5.
P ro c ess
b i otec h
Bio tec h
M ed ica l
211
R&D e prodotto
22
21
Solo R&D
NO BIOTECH R&D
B IOTECH R&D
2
BU SINESS
Fig. 1: Descrizione dell’albero della sistematica adottata per la ricerca
G. BÜCHI - C. CASALEGNO - E. CERRUTI - E. GAGLIARDI - M. PELLICELLI
125
126
IL CLUSTER BIOTECNOLOGICO DI TORINO 3.1 Potenzialità del territorio per lo sviluppo dell’innovazione
Ogni territorio promuove e sovvenziona quelle competenze che fanno parte della
propria tradizione; da sempre la ricerca ad alto contenuto di tecnologia rappresenta
un fattore di eccellenza del territorio piemontese.
Così come il grande sviluppo del campo automotive, delle telecomunicazioni e
dell’informatica ha negli anni determinato una sempre maggior richiesta di
competenze ad alto grado di tecnologia, favorendo la nascita della storia moderna
del Politecnico di Torino, la stessa esigenza di tecnologia - ma questa volta nel
campo delle scienze della vita - ha visto, in epoca più recente (dalla fine degli anni
’90), lo sviluppo della scuola di biotecnologie dell’Università di Torino (MBC),
centro di ricerca di eccellenza. Per sopperire alle esigenze delle case farmaceutiche
che, delocalizzando la ricerca, sono disposte a interloquire e ad investire nei poli di
eccellenza, il territorio piemontese dalla fine degli anni Novanta si è adoperato per la
realizzazione di opere di incentivazione e di promozione della ricerca universitaria,
affinché questa si interfacci sempre più con il tessuto imprenditoriale locale.
Spostare la ricerca sul proprio territorio, fare in modo che le start up incontrino
le grandi realtà imprenditoriali e promuovere la ricerca locale, significa benessere
per il territorio stesso; le grandi imprese che optano per delocalizzare la ricerca di
base non portano solo capitali, ma anche lavoro, possibilità di creare nuove strutture,
benessere. Sono pertanto motori dell’economia locale.
Focalizzando l’attenzione sul sistema territoriale piemontese, nonostante una
rapida crescita dell’importanza della ricerca biotecnologica, esiste una carenza
dell’intero sistema, ovvero esiste un problema sistemico di capitale di rischio che in
Italia non è facile da trovare. Se questo è vero in generale per altri settori
dell’economia italiana, lo è a maggior ragione per le scienze della vita la cui ricerca
viene evidentemente percepita come un investimento rischioso non solo da parte dei
finanziatori italiani, ma anche e soprattutto da parte di quelli stranieri.
Si tratta di una grande differenza sistemica che caratterizza la realtà italiana,
rispetto a quanto accade all’estero.
Lo sviluppo di azioni di internazionalizzazione può rappresentare una risposta a
detta carenza; si rimanda ai paragrafi successivi l’analisi di quanto in corso d’opera
nel polo del Bioindustry Park.
Un secondo elemento che ad oggi dà spunto di riflessione è la scarsa
collaborazione - a livello operativo più che a livello istituzionale - tra la realtà
accademica (Università) e quella imprenditoriale che vive e si sviluppa nel sistema
territoriale di Ivrea.
Pochi dubbi esistono sul fatto che l’implementazione delle relazioni operative in
questo senso non può che portare a risultati positivi, al punto che alcune azioni
sinergiche (organizzazioni di eventi, workshop, interventi) sono in corso d’opera. La
lentezza decisionale in merito - sia chiaro - non è data da indisponibilità delle due
parti, ma dalla carenza di tempo e di risorse (soprattutto umane).
G. BÜCHI - C. CASALEGNO - E. CERRUTI - E. GAGLIARDI - M. PELLICELLI
127
3.2 Tecniche di valutazione delle start up
Il processo di incubazione delle imprese di 2i3t si articola nelle seguenti
principali fasi (Serrao, 2008).
L’incubatore promuove la diffusione sia della cultura imprenditoriale, che di
quella della proprietà intellettuale e supporta il processo di trasferimento
tecnologico, svolgendo una funzione di supporto tra la ricerca accademica e il
mondo imprenditoriale. Sono individuate le idee e il team proponente ha la
possibilità di simulare l’attività d’impresa verificando in questo modo la fattibilità
del progetto.
L’attività di scouting rappresenta uno dei momenti più importanti in quanto sono
censite le competenze professionali presenti, le infrastrutture di ricerca e di calcolo,
le attività di ricerca di interesse industriale verificando l’interesse dei gruppi di
ricerca al trasferimento tecnologico anche attraverso la creazione d’impresa.
Alle idee selezionate - secondo i criteri dell’idea imprenditoriale vincente in
termini di prodotto, di processo e di mercato, della sostenibilità della stessa e della
bontà del team proponente - sono forniti gli strumenti e le competenze necessarie
per formare gli aspiranti imprenditori. Proprio a tale fine vengono affiancati dei
tutor ai team proponenti con il compito di strutturare congiuntamente il progetto e
predisporre il business plan dell’impresa. È solo in questa fase che il team
proponente decide di costituirsi in impresa e quindi tradurre in pratica i contenuti del
business plan.
Solo dopo l’atto di costituzione della società, l’azienda è supportata mediante i
contributi regionali ed europei per agevolarne lo sviluppo.
Il periodo d’incubazione ha una durata di tre anni durante i quali le neo imprese
sono ospitate all’interno dell’incubatore e si avvalgono di servizi a valore aggiunto
per l’avvio e lo sviluppo dell’attività imprenditoriale.
Durante il periodo d’incubazione l’impresa è supportata ed affiancata nella
gestione e gli imprenditori possono usufruire del tutoraggio economico gestionale,
di supporto scientifico e di una rete di contatti e programmi di assistenza per lo
sviluppo; l’impresa è libera di condurre la sua attività operativa e, qualora sorga la
necessità, di avvalersi dei servizi di consulenza dei professionisti convenzionati con
lo stesso incubatore. Tali servizi vengono offerti, non imposti; le start up incubate
possono scegliere di dialogare più o meno con la realtà che le ospita.
Esiste un momento di valutazione anche in questo caso: alle imprese incubate
viene richiesta una relazione annuale sull’attività svolta; questo aiuta a migliorare il
percorso di costruzione e di simulazione dell’incubatore che sarà capace pertanto di
assolvere al meglio la funzione di anello di congiunzione con partner operativi,
investitori e finanziatori.
Le start up site ad Ivrea sono sottoposte altresì a valutazione; questo accade sia
per il processo di incubazione (progetto Discovery) che per la valutazione del
proprio operato ai fini di finanziamento. In particolare, la valutazione delle imprese
128
IL CLUSTER BIOTECNOLOGICO DI TORINO da finanziare viene fatta attraverso l’applicazione della matrice BCG5; è possibile
pertanto identificare le aree di ricerca su cui il territorio ha maggiormente bisogno di
puntare.
3.3 Comparazione con il cluster di Evry
L’analisi effettuata a livello europeo ha evidenziato come da un lato il cluster
francese di Évry sia esempio di best practice della gestione dei fondi pubblici e
dell’integrazione tra attività di ricerca ed imprenditorialità, dall’altro come questo
polo innovativo si presti ad una comparazione con il cluster piemontese analizzato.
Il progetto Genopole vede il proprio inizio nel 1990 - iniziativa dell’Association
Française contre les Myophaties (AFM).
Nel 1998 è lanciato grazie alla volontà dello Stato, della Regione Ile de France,
del Dipartimento d’Essonne e da AFM per sviluppare un campus di ricerca di
eccellenza in genomica ed in post genomica - in sinergia con l’Università di Évry
Val d’Essonne (UEVE) - favorire la nascita e lo sviluppo delle imprese
biotecnologiche d’Ile de France grazie a facilitazioni di struttura e finanziarie e per
creare un bioparco in relazione con il campus di ricerca. Nel cluster di Genopole
(Groupement d’intérêt public - GIP- dal 2002) l’innovazione viene prodotta con la
sinergia di organismi pubblici e privati (imprese); i fondatori e i partner collaborano
costantemente.
Genopole ha il proprio incubatore; si tratta di una realtà interamente pubblica
(sia in termini di finanziamenti che di gestione) e non costituisce una realtà
giuridica.
Il proposito dell’incubatore è quello di rafforzare la ricerca biotecnologica del
cluster nella Regione di Parigi. Questa regione è infatti già molto sviluppata da
questo punto di vista; basti solo pensare che il PIL è dedicato alla ricerca e sviluppo
per circa il 7,5% (Science Alliance, 2001).
L’incubatore ha iniziato la propria attività nel 1998 con l’obiettivo strategico di
incrementare sia il numero che le potenzialità competitive delle imprese
biotecnologiche sia di Évry che di tutta la regione di Parigi.
Le imprese di Genopole non hanno il possesso di una struttura per il proprio
periodo di incubazione; possono tuttavia utilizzare gli uffici e i laboratori disponibili
e compresi tra le facilities del Parco scientifico.
Il procedimento attraverso il quale viene attuata la ricerca di nuovi progetti/idee
da poter incubare viene effettuato per intero dallo staff dell’incubatore; esistono
infatti sei project manager multidisciplinari con alle spalle differenti tipologie di
formazione e di specializzazione: IP, finanza, valutazione ed analisi di bilancio,
business development, settore del venture capital e processi di incubazione.
La dirigenza dell’incubatore vanta un esteso network di contatti tra le discipline
5
The Boston Consulting Group Matrix. La matrice crescita/quota di mercato venne ideata
negli anni Sessanta dall’omonima società di consulenza strategica. Tale matrice permette
di classificare le aree strategiche di affari (ASA/SBU) o attività dell’impresa.
G. BÜCHI - C. CASALEGNO - E. CERRUTI - E. GAGLIARDI - M. PELLICELLI
129
di ricerca in corrispondenza del focus dello stesso incubatore. Il processo di scoperta
di nuovi progetti è sia passivo che attivo; i membri dello staff addetti a questa parte
del lavoro hanno un approccio attivo verso i ricercatori e verso le persone che, più in
generale, hanno dimostrato idee innovative per la creazione di impresa attraverso
l’aiuto dell’incubatore. C’è però anche la possibilità che i nuovi progetti trovino la
loro via per essere incubati.
Come accade per tutti gli incubatori, le imprese devono ottenere
un’approvazione prima di poter essere incubate. Il consenso per procedere con
l’incubazione viene concesso dopo una validazione dei progetti delle imprese
interessate da parte di un comitato di esperti (il comitato di direzione di Genopole).
Inoltre è importante il settore di appartenenza: vengono considerati progetti
imprenditoriali nell’ambito biotecnologico, biomedico, della biofarmacia e di tutte le
attività a questi settori connesse.
Il consenso dà così accesso all’insieme dei servizi di Genopole.
I criteri di selezione delle imprese sono il carattere innovativo dell’attività
dell’impresa, come la propria bontà scientifica e il suo potenziale di sviluppo
economico (valorizzazione della ricerca, trasferimento tecnologico, creazione di
impiego e di valore).
In otto anni (dal 2000 al 2007) i fondi per la nascita e lo sviluppo delle imprese
incubate sono stati portati a 10,21 milioni di euro. Inoltre un totale di 38 imprese - di
cui 29 in fase di costituzione e di inizio attività - hanno beneficiato di tale
disponibilità di fondi.
Le imprese (incubate o domiciliate) nel 2007 hanno usufruito di un totale di
quasi più di 20 milioni di euro.
L’incubatore - che anche in questo caso non rappresenta una persona giuridica,
quanto piuttosto un insieme di infrastrutture e di servizi - non mette a disposizione
solo le strutture; sono disponibili per la start up anche dei servizi detti soft quali il
coaching, il mentoring e la possibilità di supporto promozionale.
Inoltre l’incubatore assiste sia dal punto di vista finanziario che legale le imprese
clienti ed offre molte possibilità di utilizzare le proprie reti di conoscenze, il che crea
per le incubate grandi opportunità.
Per avere un’idea di come la ricerca biotecnologica sia proliferata nei sistemi
territoriali analizzati, la Figura 2 presenta il peso percentuale per tipologia di ricerca
suddiviso per territorio (lettura orizzontale)6.
6
I dati considerati sono provenienti dal database AMADEUS (ultimo anno disponibile:
2008); non si esclude pertanto di aver omesso alcune realtà non presenti sui territori
considerati.
IL CLUSTER BIOTECNOLOGICO DI TORINO 130
Fig. 2: Confronto start up biotecnologiche divise per territorio
CONTEGGIO START UP
CLUSTER
Tipologia di ricerca
ÉVRY PIEMONTE Totale
Servizi
12
3
15
A1 - Product biotech- Drugs and Compounds
7
2
9
A2 - Product biotech - Vaccini
2
1
3
A3 - Product biotech - MoAb
1
1
A4 - Product biotech - Applicaz. Stem Cells
1
1
A5 - Product biotech - Applicaz. Prot Ricombinanti
1
1
B1 - Platform biotech - Drugs and Compounds
4
4
B2 - Platform biotech - Vaccini
5
2
7
B3 - Platform biotech-MoAb
1
1
B4 - Platform biotech - Applicaz. Stem Cells
1
1
B5-Platform biotech- Applicaz. Prot Ricombinanti
0
C1- Process Technology - Drugs and Compounds
1
1
C2- Process Technology -Vaccini
0
C3- Process Technology - MoAb
1
1
C4- Process Technology - Applicaz. Stem Cells
0
C5- Process Technology - Applicaz. Prot Ricombinanti
1
1
C7- Process Technology - Protein engineering
1
1
2
Totale complessivo
36
12
48
14
12
10
8
6
4
2
0
Servizi
A1
A2
EVRY
12
7
2
PIEM ONTE
3
2
1
A3
1
A4
A5
B1
B2
1
1
4
5
2
B3
B4
1
1
B5
C1
1
C2
C3
C4
C5
1
C7
1
1
1
Fonte: Ns. elaborazione
Proseguendo con la comparazione delle due diverse realtà (Piemonte ed Évry) è
doverosa la premessa relativa alle diverse fonti di finanziamento in un cluster, che
sono guidate da interessi, da priorità e da valutazioni differenti.
Per quanto riguarda i finanziamenti pubblici, è necessario considerare, oltre
all’andamento economico relativo al territorio di riferimento, anche e soprattutto il
contesto politico; l’intervento da parte di enti pubblici implica infatti un interesse
della collettività sull’argomento considerato.
G. BÜCHI - C. CASALEGNO - E. CERRUTI - E. GAGLIARDI - M. PELLICELLI
131
Per i finanziamenti di origine privata bisogna prendere in considerazione
l’avversione al rischio del privato, perché in quest’ultimo il rischio di fallimento è
percepito con maggior intensità (Financial risk).
Il mercato europeo che si sta sviluppando attorno alle biotecnologie sta
crescendo: nel 2008 l’incremento europeo di valore di mercato è stato del 5%
rispetto all’anno precedente, fino ad arrivare ad un valore stimato di più di 46
miliardi di dollari.
Come già detto, anche da parte degli enti pubblici l’interesse per la ricerca
biotecnologica è sempre maggiore; lo dimostra la situazione del cluster di Évry Genopole - il cui budget7 si aggira intorno ai 114,87 milioni di euro di cui il 75% è
stato messo a disposizione del GIP. La maggior parte delle risorse proviene dallo
Stato (17%), dagli organi collegiali territoriali (il consiglio regionale d’Ile de France,
il Consiglio generale de l’Essonne, l’agglomerato Évry Centre Essonne) e dall’AFM
(Figura 3).
A tutto questo si aggiunge anche l’attività delle organizzazioni umanitarie come
il CNRS, il CEA, Inra. Anche l’Università partecipa ai fondi di Genopole.
È importante sottolineare che lo Stato interviene massicciamente come Le
Ministère de l’Enseignement Supérieur et de la Recherche. Inoltre si nota una
percentuale di fondi di “natura propria” (autofinanzimento); si tratta di tutte quelle
risorse che provengono da fondi e/o contratti europei, parternariati, ecc.
Fig. 3: L’origine delle risorse nel 2007 (16,05 Ml€ TTC)
40%
35%
30%
25%
20%
15%
10%
5%
0%
Serie1
Communauté
d'Evry
AFM
CERFE
Risorse proprie
Stato
Consiglio
generale de
L'Essonne
Consiglio
Regionale Ilede-France
1%
2%
5%
7%
17%
31%
37%
Fonte: rielaborazione dati da Genopole, Tableau de Bord 1998-2008
7
Il budget si cui si parla è quanto a disposizione del GIP-Genopole dalla sua creazione. Le
risorse del solo 2007 ammontano a circa 16 milioni di euro.
132
IL CLUSTER BIOTECNOLOGICO DI TORINO Anche per quanto riguarda il cluster piemontese, i finanziamenti alla ricerca del
MBC derivano principalmente da fonti pubbliche, che rappresentano circa l’85% sul
totale finanziato.
I progetti triennali per la ricerca ammontano ad oggi a circa 20 milioni di euro tra
fondi di ricerca ottenuti dalla partecipazione a bandi per l’innovazione e il
trasferimento tecnologico della Regione Piemonte e della Commissione Europea. A
questi si aggiungono 4 milioni di euro per la piattaforma biotecnologica.
Le fondazioni private che finanziano i progetti di ricerca sono comunque
numerose, tra le più importanti ricordiamo: Telethon (che attualmente finanzia 7
progetti pluriennali sul territorio per un totale di euro 1.176.900), Airc (Associazione
Italiana per la Ricerca sul Cancro), Compagnia di San Paolo.
Ad Ivrea, i finanziamenti per la ricerca, come i finanziamenti in infrastrutture per
le imprese, per la maggior parte derivano dal settore privato, con una proporzione
media di 30 (pubblico) contro 70 (privato).
Per quanto concerne i due cluster analizzati, si può dire che l’interesse della
Pubblica Amministrazione è dimostrato proprio dalla presenza degli incubatori, il
cui procedimento di scelta dei progetti da finanziare e da far diventare impresa ha un
denominatore comune: per tutti gli incubatori analizzati la mission è l’attività di
promozione della ricerca, da un lato, e la vita imprenditoriale del territorio dall’altro.
4. Attori ed azioni per lo sviluppo di un modello sistemico vitale
I risultati ottenuti dal presente lavoro, oltre alla definizione della realtà delle start
up biotech presenti negli incubatori del cluster di Torino, i dati economici, le
metodologie di valutazione, le iniziative dei diversi enti promotori, i finanziamenti
provenienti da enti pubblici e da soggetti privati già precedentemente
contestualizzati, si estendono anche al coordinamento tra incubatori ed altri attori
istituzionali a livello regionale, le reti di relazione create nel contesto territoriale e
infine all’individuazione di un modello per promuovere il sistema territoriale
dell’innovazione in campo biotecnologico.
Riprendendo il confronto con il cluster di Évry, è doveroso ricordare che tale
cluster esprime il risultato della volontà di condensare il know-how biotecnologico
del territorio in un’area ristretta e con una forte concentrazione di strutture e servizi
utili allo sviluppo di aziende biotech. I risultati hanno dato ragione dello sforzo
sostenuto dalle autorità pubbliche, portando allo sviluppo di un buon numero di
aziende che si sono sviluppate sino alla commercializzazione dei loro prodotti. In
questo cluster, come negli altri, si rileva una struttura piramidale costituita da un
elevato numero di aziende rivolte alla sola ricerca, con un impegno economico
oneroso, dalle quali sono selezionate le aziende che più di altre hanno capacità di
sviluppo con effetti positivi anche sul territorio. Il cluster presenta una vivacità
intellettuale notevole grazie anche al supporto economico concentrato e focalizzato
sul settore biotech e sull’area.
G. BÜCHI - C. CASALEGNO - E. CERRUTI - E. GAGLIARDI - M. PELLICELLI
133
Per quanto concerne il cluster piemontese, esso può essere definito un cluster di
eccellenza, in cui i numeri sono ancora piccoli, ma che vede un buon livello di
ricerca universitaria integrato con quella pubblica, e la disponibilità, sorta negli
ultimi anni, di strutture, incubatori e servizi utili al sostegno di nuove start up
biotecnologiche. Inoltre dal punto di vista della crescita di nuove imprese, il cluster
è nelle condizioni per avere uno sviluppo simile a quello del cluster di Évry.
È oltremodo interessante capire quali legami ad oggi si stiano costruendo con
l’estero. Per quanto riguarda il polo di Ivrea, sussiste senza dubbio un approccio
completo e sinergico con le realtà oltralpe.
Un primo patto internazionale - inizialmente siglato con il solo centro di ricerca
di Grenoble - è stato esteso alla svizzera Bioalps con una triplice finalità:
l’organizzazione di convention sulle biotecnologie miranti a far incontrare la realtà
della ricerca scientifica con quella del business (attori privati e pubblici), la
programmazione di incontri tra imprese e centri di ricerca e lo scambio di studenti.
In un secondo momento sono state incluse altre realtà territoriali quali quella
lombarda, il Sud delle Rône Aples, il Sud Tirolo e la Baviera, dando così vita al
progetto conosciuto come Alps Biocluster. Tale progetto ha tre obiettivi principali:
la mappatura dei territori aderenti l’iniziativa ai fini di un confronto competitivo, la
creazione di due reti tematiche multi regionali (uno sulla terapia e diagnostica ed
uno sulla parte di tecnologia biomedicale) e l’identificazione di un business model
che permetta alle regioni interessate di continuare a costituire un sistema vitale
anche dopo la fine del progetto. L’obiettivo di trovare un modello di auto
sostentamento è una sfida di tipo strategico, proprio alla luce del fatto che in tutta
Europa si sente sempre più come predominante la necessità di aggregazione tra
territori.
Un elemento determinante nella realizzazione di sinergie e di interazioni tra
Paesi in un contesto effervescente ed in trasformazione come quello delle
biotecnologie consiste nella partecipazione degli enti pubblici; ne è un esempio
l’accordo varato dalla Regione Piemonte con Valle d’Aosta, Liguria, Rone Alpes e
Paca (Provence e Côte d’Azur) per la creazione di una meta unità amministrativa,
con finalità di scambio di servizi e di iniziative.
La strategia di internazionalizzazione si pone l’obiettivo di andare ad identificare
cluster complementari per la creazione di valore del territorio.
Come risultato della ricerca è stato individuato un modello che rappresenta le
modalità di connessione e di interrelazione del sistema territoriale al fine di
promuovere ed incentivare l’innovazione in campo biotecnologico. Le attività di
ricerca ed innovazione nell’area oggetto di analisi hanno avuto nel periodo di
programmazione 2000-06 e assumeranno nel corso dei prossimi 2007-2013 un ruolo
fondamentale ai fini della promozione della crescita e dello sviluppo del territorio.
Lo sviluppo tecnologico dell’area è confermato da un tasso di occupazione nel
settore manifatturiero ad alta e medio-alta tecnologia tra i più alti d’Europa. Inoltre il
Piemonte presenta una situazione certamente positiva, essendo una delle prime
regioni italiane per investimenti in ricerca e sviluppo.
134
IL CLUSTER BIOTECNOLOGICO DI TORINO Tuttavia per quanto concerne le risorse a disposizione per la ricerca, la situazione
complessiva dell’Italia, in relazione all’impegno in attività di ricerca e di produzione
di nuova conoscenza, evidenzia un ritardo significativo rispetto alla maggior parte
degli altri Paesi; in particolare l’Italia è al di sotto della media europea (Fondazione
COTEC, 2009). Al fine di promuovere il sistema territoriale la Regione Piemonte,
mediante l’utilizzo dei fondi strutturali, ha tradotto gli obiettivi comunitari regionali
territoriali in azioni concrete.
Le risorse messe a disposizione tramite il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale
(FESR) sono state finalizzate al raggiungimento degli obiettivi di:
internazionalizzazione, qualificazione e sostegno del sistema economico, sviluppo
locale e valorizzazione del territorio e alla coesione sociale (DOCUP Piemonte,
2005).
L’importanza dei risultati a cui il polo biotecnologico piemontese può tendere in
un futuro prossimo è riconosciuta dalla stessa Regione Piemonte che, dalla seconda
metà del 2009, sovvenziona le attività di promozione e di incentivazione alla ricerca
universitaria. Si tratta di attività finanziate mediante il bando regionale Sovvenzione
Globale8, passato recentemente dalla competenza della Provincia di Torino a quella
dell’Assessorato al lavoro della Regione Piemonte, al fine di evidenziarne
l’importanza in relazione alla creazione di valore sul territorio.
Inoltre le prospettive per l’innovazione in Piemonte, nel rispetto degli
orientamenti strategici comunitari e della programmazione dei Fondi strutturali
(POR 2007-13), appare perfettamente in linea con le priorità di Lisbona e Goteborg.
La tendenza è di finanziare interventi in materia di formazione di cluster e
piattaforme tecnologiche sul territorio ed iniziative di trasferimento tecnologico a
favore delle piccole e medie imprese.
La realtà del cluster biotecnologico di Torino può essere pertanto rappresentata
dal modello proposto (Figura 4) in cui i parchi scientifici, insieme all’Università e ai
centri di ricerca, promuovono lo sviluppo di idee innovative al fine della
proliferazione di start up supportate dagli incubatori.
8
La Sovvenzione Globale è uno strumento finanziario di intervento dei fondi strutturali
dell’Unione Europea per l’attuazione di iniziative di sviluppo regionale. L’attuazione e la
gestione di tale forma di intervento è affidata ad uno o più intermediari autorizzati
(compresi enti locali, organismi di sviluppo regionale o organizzazioni non governative).
“Le modalità di utilizzazione della sovvenzione globale precisano, in particolare: le
misure da attuare; i criteri per la scelta dei beneficiari; le condizioni di concessione e il
tasso del contributo dei Fondi, compresa la destinazione degli interessi eventualmente
maturati; le modalità di sorveglianza, di valutazione e di esecuzione del controllo
finanziario della sovvenzione globale; l’eventuale ricorso a una garanzia bancaria, di cui
la Commissione deve essere informata” (Regolamento generale sui Fondi Strutturali,
1999).
G. BÜCHI - C. CASALEGNO - E. CERRUTI - E. GAGLIARDI - M. PELLICELLI
Fig. 4: Modello sistemico vitale per la promozione dell’innovazione territoriale
Fonte: Ns. elaborazione
135
IL CLUSTER BIOTECNOLOGICO DI TORINO 136
Il sistema vitale che ne scaturisce vede da un lato la grande libertà di
innovazione e di pensiero biotecnologico da parte delle neo-imprese, dall’altro
strutture specializzate che dispongono di laboratori e strumentazioni da locare ed
agevolazioni sui servizi di consulenza e di marketing, provvedendo nello stesso
tempo alla formazione imprenditoriale dei manager, ampliando reti di relazioni e
partnership ed incentivando il trasferimento tecnologico9.
Per quanto riguarda i rapporti giuridici ed economici tra incubatore e start up
sussistono a livello contrattuale (contratto triennale tra incubatore e singola impresa
che può essere rescisso in qualunque momento) rapporti di prestazione di servizi e di
locazione. In particolare, i servizi sono legati alle strumentazioni disponibili presso
lo stesso incubatore, per i quali le start up erogano una quota associativa alla
struttura che le ospita. Le start up incubate sono quindi supportate sia da parte degli
incubatori e sia, anche successivamente al triennio di incubazione, dagli incentivi
per progetti di ricerca e per investimenti resi disponibili da Regione Piemonte, Stato
e FESR.
Infine il modello delinea le azioni da parte degli attori istituzionali necessarie al
fine di promuovere l’innovazione biotecnologica del territorio, rappresentate
principalmente dallo sviluppo delle strutture insediative per il sistema economico,
dalla ricerca applicata di sistema e dagli interventi multiassiali di supporto
all’attività economica.
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Analizzando l’attività dell’Incubatore 2i3t, è utile sottolineare come dette attività di
promozione e marketing si estendono anche all’attività di scouting e di business planning.
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