ottobre 2012 - Diocesi di Como

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ottobre 2012 - Diocesi di Como
della diocesi di como
38
contiene inserto
Periodico Settimanale | Poste Italiane S.P.A. | Sped. In Abbonamento Postale |
D.L. 353/2003 (Conv. In L. 27/02/2004 N° 46) Art. 1, Comma 1, Dcb Como
Anno XXXVI - 13 ottobre 2012 - € 1,20
Italia
4
Europa
6
Como
18
Sondrio
La nuova mafia:
una tassa
occulta
Mediterraneo:
oltre l’interesse
dei singoli
Quindici
anni sul filo
della pace
Famiglia
in festa:
un successo
C
A
U
D
orruzione: una
piaga che investe
le istituzioni e il nostro
sistema produttivo.
Editoriale
La profezia
della luna
di don Angelo Riva
colloquio con Vittorio Emanuele
Parsi, docente di geopolitica alla Cattolica.
n compleanno
speciale per il Coordinamento comasco
per la pace.
31
omenica 30 settembre la prima edizione della
manifestazione.
Pellegrini a Lourdes
P
assò alla storia come “il discorso della
luna”. 11 ottobre 1962. Le luci tremule
di una tersa serata dell’ottobre romano,
la carezza del ponentino a sfiorare il viso
dei fedeli convenuti in piazza San Pietro. Il
Concilio si era aperto in quello stesso giorno.
Papa Giovanni, forse improvvisando, saluta
la folla: “la mia persona conta niente: è un
fratello che parla a voi, un fratello divenuto
padre”. Evoca la luna (“pure lei si è affrettata
stasera”), esorta a volersi bene, a tornare
a casa portando una carezza ai bambini
(“dite loro: questa è la carezza del Papa”), e
un conforto ai malati (“il Papa è con i suoi
figli specie nell’ora dell’amarezza”). Chissà
se papa Roncalli se ne sarà reso conto: ma
in quel discorso c’era già tutto il Concilio.
Anzitutto quell’immagine: la luna. Immagine
carissima ai Padri antichi e medievali per
dire della Chiesa, mysterium lunae, astro
che non vive di luce propria, ma soltanto
riflette quella del sole che ci ha visitato
dall’alto, Cristo Signore. La luce delle
genti, che è Cristo, risplende sul volto della
Chiesa: così inizierà la Costituzione sulla
Chiesa. Un Concilio appunto per ritrovare,
sciacquandola dalle polveri e dai fanghi della
storia, il volto immacolato della Sposa di
Cristo. Detergendolo da quelle incrostazioni
che ne hanno, nel tempo, opacizzato
la luminescenza. Prima fra tutte, tra le
incrostazioni, quell’inimicizia con il mondo
moderno – il mondo delle libertà individuali
e del progresso economico e tecnologico
– per molti versi giustificata da un clima
di acceso anticlericalismo, ma che ormai
era venuto tempo di mettersela alle spalle.
Da qui il linguaggio nuovo di quella notte
romana. Un linguaggio che tocca le corde
profonde dell’umano, che parla al cuore, che
irrora di evangelica rugiada le zolle fumanti
della vita, con l’artiglio della verità e la
carezza della misericordia. Così lontano dal
grigio e spento “ecclesialese”. Il linguaggio
di una Chiesa – si dirà poi – “esperta di
umanità”, “amica dell’uomo e della ragione”.
Infine lui, il “Papa buono”. Un tradizionalista.
Un curiale. Un diplomatico di lungo
corso nelle nunziature di mezzo mondo.
Oggi diremmo un “aziendalista”, uno dei
“quadri del partito”. Ben saldo sulla dottrina
tradizionale e poco sensibile alle sirene del
rinnovamento teologico. Epperò – memore
delle sue radici contadine bergamasche –
un uomo dalla fede tetragona (la “fedascia”,
si direbbe dalle nostre parti), e dall’enorme
bontà per la povera gente. Carità pastorale,
si bofonchia oggi. Giovanni XXIII è la
Chiesa del Concilio (“la mia voce è una
sola, ma riassume tutte le vostre”, ebbe a
dire quella sera). Una Chiesa talmente
salda nella Fede e ancorata alla roccia della
Tradizione da saper amare il mondo come
nessuno. Come lo amerebbe Cristo. Una
Chiesa spalancata al futuro senza essere
in rottura col passato (immagino che
Roncalli – alla vista di alcune “innovazioni”
teologiche o pastorali del post-concilio – si
sarà rivoltato nella tomba…Paolo VI no,
lui fece in tempo a ribaltarsi nel suo letto!).
Per questo la nostra memoria del 50°
del Concilio (si comincia il 19 ottobre)
non rappresenta il solito, stucchevole e
parruccone anniversarismo ecclesiastico. Si
parla, alla scuola del Concilio, di chi siamo
noi oggi. E di come i cattolici sanno stare al
mondo.
Foto william
Tra lunedì e mercoledì
scorso oltre mille pellegrini,
provenienti da ogni parte
della Diocesi, si sono messi
in cammino verso Lourdes,
recando l’urna di S. Luigi
Guanella. Le attese e le
speranze del Vescovo e di
tante persone malate e in
difficoltà affidate alla potente
intercessione delle Vergine
di Massabielle.
Pagine 10-11
Concilio Vaticano II 2-3
L’apertura 50 anni fa.
Evento epocale
Ottobre Missionario 16
Tavernola: servire senza
limiti e confini
Como
20
Camerlata: i progetti
per la nuova stazione
Poggiridenti
32
Inaugurata l’esposizione
di due cicli di affreschi
vittorio
messori
racconta
bernadette.
intervista
esclusiva
PAG 11
Idee e opinioni
2 Sabato, 13 ottobre 2012
P
er alcuni osservatori è
l’inizio di un autunno
caldo. Le manifestazioni
degli studenti nelle
piazze italiane sono arrivate
all’improvviso e anche con un
codazzo di scontri e violenze di
cui avremmo fatto volentieri a
meno. Un segnale inquietante,
di un clima esasperato. Tanto più
inquietante perché coinvolge
proprio i giovani studenti – una
piccola parte, intendiamoci – che
finiscono per essere spesso “carne
da macello” e parafulmine per
disagi e situazioni più complesse
di quelle legate al mondo
scolastico.
Così anche questa volta i cortei
hanno lanciato slogan contro il
caro-libri, per salvare la scuola
pubblica dai tagli e contro la
scuola privata, ma anche contro
“la casta”, contro le banche, la
crisi, l’austerità. Hanno portato
cartelloni con slogan sulla scuola
e contro il ministro Profumo,
ma hanno anche bruciato la
fotografia di Monti.
Non c’è anno che passi senza
✎ L’opinione |
di Alberto Campoleoni
Scuola e manifestazioni:
l’improvvisa fiammata
le contestazioni studentesche
e con gli slogan sempre uguali,
qualsiasi governo ci sia. E con
ragione c’è da lamentarsi di una
scuola continuamente deprivata
di risorse, su cui si continua
a investire poco e talvolta in
situazioni critiche. La piazza,
poi, non è luogo di mediazioni e
facilmente fa di tutte le erbe un
fascio. Punta sulle magagne e non
vede i passi avanti. Ma tant’è: il
fenomeno è noto e, per certi versi,
inevitabile. Questa volta, però
colpisce anzitutto la facilità della
degenerazione in violenza e poi
l’oggettiva situazione di disagio
crescente e complessivo nel quale
le manifestazioni studentesche
trovano spazio.
I giovani sono forse i più colpiti
dalla crisi di sfiducia che investe
il Paese, dalla mancanza di
riferimenti, dal clima complessivo
di corruzione e immoralità
che ogni giorno rimbalza dalle
cronache dei giornali, dalle
immagini televisive, dalle indagini
giudiziarie. Giuseppe De Rita, sul
Corriere invitava a guardare alla
crisi attuale e alla “cafonaggine
collettiva”, a quello che potrebbe
apparire come una “infernale
discesa verso l’inevitabile disastro
antropologico”, come a una
crisi di crescita, un processo di
assorbimento e poi espulsione
di grumi che si sono raggruppati
nel corso del processo sociale.
La speranza è di “andare avanti”,
di “metabolizzare i parvenu,
senza cadere nella tentazione
di vedere tutto in discesa verso
il baratro della beceraggine
collettiva”. Sarà anche. L’analisi
viene da un esperto conoscitore
della “chimica del corpo sociale”.
Tuttavia, per tornare agli
studenti, è difficile che siano
i più giovani a comprendere
questa visione. Piuttosto a loro
servono reazioni forti, esempi,
parole nuove. Speranze. Un
miraggio nella scena attuale.
Serve lo “slancio morale” di cui
ha parlato ancora Napolitano,
un sussulto soprattutto della
vita pubblica e della politica, la
cui inadeguatezza, tra degrado
e frammentazione produce
smarrimento, rifiuto. Fino alla
violenza. Serve uno sforzo
“straordinario come ai tempi
della costituente”, una “ripresa di
slancio ideale e di senso morale”.
Qui è il nodo. E non è nuovo.
C’è chi richiama da tempo in
modo accalorato la necessità
di un’opera educativa, che
passa necessariamente da un
rinnovamento della vita pubblica
e della politica. In questo
quadro le nuove contestazioni
studentesche, l’insofferenza
e la violenza di piazza – mai
giustificabile, come non è
giustificabile ogni violenza,
compresa quella arrogante cui
è sottoposta ogni giorno la cosa
pubblica – sono un segnale
ulteriore, una sirena d’allarme.
Non si può spegnarla con la forza,
ma cercando davvero di cambiare
strada.
Concilio | di Papa Giovanni XXIII
Il “discorso della
luna” di 50 anni fa
C
La semplicità disarmante
rediamo di fare
volontà’.
cosa gradita ai
Se domandassi, se potessi chiedere
di
papa
Giovanni
XXIII
nostri lettori
a ciascuno: voi da che parte
inaugura il lavori del Concilio ora
riportando
venite? I figli di Roma, che sono
Vaticano II. Nelle sue parole qui specialmente rappresentati,
il testo del discorso di
papa Giovanni XXIII la
risponderebbero: ah, noi siamo i figli
la ricchezza di un evento
sera dell’apertura del
più vicini, e voi siete il nostro vescovo.
che ha profondamente
Concilio Vaticano II, cui
Ebbene, figlioli di Roma, voi sentite
fa riferimento l’Editoriale
segnato la vita della Chiesa veramente di rappresentare la ‘Roma
in prima pagina.
caput mundi’, la capitale del mondo,
Sicuramente non è fra i testi più pregnanti, dal punto
così come per disegno della Provvidenza è stata
di vista teologico e pastorale, per mettere a fuoco il
chiamata ad essere attraverso i secoli.
grande evento spirituale che fu il Concilio (obiettivo
La mia persona conta niente: è un fratello che parla a
per il quale si può rimandare ai ben più impegnativi
voi, un fratello divenuto padre per volontà di Nostro
discorsi di Giovanni XXIII nell’assise di apertura e di
Signore… Continuiamo dunque a volerci bene, a
Paolo VI in quella di chiusura il 7 dicembre 1965).
volerci bene così; guardandoci così nell’incontro:
Però il “discorso della luna”, oltre che giustamente
cogliere quello che ci unisce, lasciar da parte, se c’è,
famoso, è un testo di grande semplicità, che aiuta a
qualche cosa che ci può tenere un po’ in difficoltà…
ritrovare, a distanza di 50 anni, il profumo, l’atmosfera Tornando a casa, troverete i bambini. Date loro
e la sensibilità di questo grande evento che ha segnato
una carezza e dite: “Questa è la carezza del Papa”.
profondamente la vita della Chiesa e del mondo.
Troverete forse qualche lacrima da asciugare. Abbiate
per chi soffre una parola di conforto. Sappiano gli
ari figlioli, sento le vostre voci. La mia è una
afflitti che il Papa è con i suoi figli specie nelle ore
sola, ma riassume tutte le voci del mondo;
della mestizia e dell’amarezza… E poi tutti insieme
e qui di fatto il mondo è rappresentato. Si
ci animiamo: cantando, sospirando, piangendo, ma
direbbe che persino la luna si è affrettata stasera…
sempre pieni di fiducia nel Cristo che ci aiuta e che ci
Osservatela in alto, a guardare questo spettacolo…
ascolta, continuiamo a riprendere il nostro cammino.
Noi chiudiamo una grande giornata di pace… Sì,
Addio, figlioli. Alla benedizione aggiungo l’augurio
di pace: ‘Gloria a Dio, e pace agli uomini di buona
della buona notte”.
“
C
◆ Stella Polare di don Angelo Riva
Il cielo in una stanza
C
inquant’anni fa non solo il Concilio che iniziava.
Correva l’anno 1962 quando il cantautore Gino
Paoli disse di voler lasciare la moglie legittima
(in attesa di un figlio) per andare con una giovanissima
attrice ancora minorenne, Stefania Sandrelli. Nell’Italia del primo boom economico e delle prime tempeste
ormonali pre-sessantottine, la vicenda suscitò grande
clamore e scandalo, per quello che al tempo era anche
un reato (abolito nel 1969). Succedesse (succede…) oggi, il rumor nell’opinione pubblica sarebbe assai più
blando, forse anche un po’ distratto. “Và dove ti porta
il cuore” – sentenzierebbe la mitologia della libertà –;
“al cuor non si comanda… e poi inutile, anzi dannoso
ostinarsi a far sopravvivere una relazione decotta”, e via
pistolottando opinioni comuni d’ordinanza.
Così ascoltando, domenica, il vangelo dell’indissolubilità del matrimonio (Mc 10,1-16 per chi se lo fosse
perso), nella sua chiarezza adamantina, abbiamo provato un duplice disagio. In primo luogo perché abbiamo misurato, se mai ce ne fosse bisogno, quanto “i miei
pensieri non sono i vostri pensieri, le mie vie non sono le
vostre vie. Oracolo del Signore. Quanto il cielo sovrasta
la terra…” (Is 55,8-9). Ci scopriamo distanti dal sogno
sorgivo di Dio sull’uomo e la donna di un amore unitivo, fedele, indissolubile (e se nascono problemi, ci si
aggrappa alla croce, e si va incontro l’altro pagando per
primi e di tasca propria). Ci sentiamo come scolaretti
invitati a dipingere l’Ultima Cena quando siamo giusto
capaci di quattro scarabocchi con l’acquarello. Ma ecco
un secondo disagio: lo scacco del fallimento coniugale ci tocca ormai un po’ tutti. Se non in prima persona,
forse un figlio, una sorella, un cugino…Quante famiglie, delle nostre, possono ancora dirsi immuni dalla
piaga della divisione? Forse proprio per questo Gesù
– consapevole di averla sparata grossa (con il vangelo
dell’indissolubilità), e consapevole della nostra fragilità
– ha di seguito preso un bambino, l’ha messo in mezzo e ha detto che le cose del suo Regno sono per quelli
che sono come bambini. Perché? Perché un bambino,
a differenza dell’adulto scaltro, calcolatore e anche un
po’ cinico, ci crede ancora, nei sogni. Così, di fronte al
sogno di Dio sul matrimonio, la prima cosa sarebbe
di stupirsi, di meravigliarsi, di crederci appassionatamente, evitando di tranciare gelidi e navigati “ma dai,
in che mondo vivi?”. E poi perché un bambino, a differenza dell’uomo moderno autonomo e che “non deve
chiedere mai”, di fronte alle cose difficili, chiede aiuto.
Cerca la mano del papà e della mamma per sentirsi
accompagnato, sostenuto, incoraggiato, protetto. Diciamolo con franchezza: se tanti matrimoni oggi fanno
naufragio, potremmo andare giustamente alla ricerca
delle cause storiche, sociologiche, psicologiche, economiche, ma la ragione fondamentale è questa: gli sposi
non pregano più (o troppo poco). Le crisi matrimoniali
sono anzitutto crisi di fede. Della fede come relazione
viva degli sposi con Dio e della fede come proposta di
vita per la coppia (valida e ragionevole, fra l’altro, anche per chi in Dio dice di non credere). Sarò all’antica,
ma mi rimane in testa l’idea che nessun matrimonio,
di quelli andati male, sarebbe fallito, se solo gli sposi
avessero mantenuto – in forme magari aggiornate – l’abitudine dei nostri nonni di mettere da parte tutto, la
sera, e prendere in mano la corona del Rosario. Pare che
ti si aprono occhi, orecchie e cuore. E, dentro la fatica
e la fragilità che abita ogni casa, si accende una luce.
Come fosse… un cielo nella stanza.
Attualità
● L’11 ottobre di cinquant’anni
fa si apriva a Roma il Concilio
ecumenico Vaticano II
● Uno degli eventi più importanti
dell’intera storia della Chiesa per la
sua portata di contenuti e riforme
Sabato, 13 ottobre 2012
● Il Concilio ha ancora molto da dire,
a partire dall’annuncio sempre
nuovo del messaggio evangelico
Un grande appuntamento unitario per tutta
la diocesi con il Vescovo: gli incontri
sul Concilio trasmessi in videoconferenza
Alle ore 20.45 di venerdì 19 ottobre relatore presente
a Morbegno; venerdì 16 novembre, martedì 29 gennaio
e venerdì 26 aprile relatore presente a Como
Le località che si sono rese disponibili sono:
In poche parole,
il Concilio
UN AVVENIMENTO STORICO…
L’
11 ottobre 1962 – giusto cinquant’anni fa –
prendeva inizio uno degli avvenimenti più
importanti, non solo dei nostri tempi, ma di tutta
la storia della Chiesa: il concilio ecumenico Vaticano
II. Annunciato da papa Giovanni XXIII, nel gennaio del
1959, esso si svolse in quattro periodi, dal 1962 al 1965.
Il concilio ecumenico (cioè universale) è un avvenimento
ricorrente, anche se non frequente, nella vita della
Chiesa: sono, in tutto, ventuno, i concilii ecumenici,
in venti secoli di storia. L’aspetto straordinario di
quest’ultimo concilio sta innanzitutto nel fatto che, per la
prima volta, si radunarono insieme vescovi provenienti
da tutti i continenti del mondo, con una molteplicità
di razze e di mentalità mai realizzatasi prima di allora.
Anche molti dei temi affrontati furono nuovi: i grandi
problemi dell’umanità - come la fame, lo squilibrio
economico mondiale, la corsa agli armamenti - che mai
in precedenza si erano verificati in simili dimensioni;
e il tema stesso della Chiesa, mai prima di allora
considerata, in un concilio, nel suo significato d’insieme.
…ANZI, LA RISCOPERTA…
«Non è da stupirsi - ebbe a dire Paolo VI riaprendo il
Concilio dopo la morte di papa Giovanni, nel 1963 - se
dopo venti secoli di cristianesimo e di grande sviluppo
storico e geografico della Chiesa [...] il concetto vero,
profondo e completo della Chiesa, quale Cristo fondò
e gli apostoli cominciarono a costruire, ancora ha
bisogno d’essere più precisamente enunciato». La storia
della Chiesa è lunga ma è anche breve, soprattutto se
si considera quanto grande e profondo, e dunque lento
ad essere compreso, è il dono che essa ha ricevuto da
Cristo e che, in nome suo, annuncia e comunica a tutti gli
uomini. A quel dono originario la Chiesa continuamente
ritorna, come alla propria viva sorgente: non a caso,
i quattro principali documenti del Vaticano II (le
quattro “costituzioni”) ripropongono i quattro elementi
fondamentali della Chiesa primitiva, come ci viene
descritta negli Atti degli Apostoli.
…DELLE FONTI PERENNI…
Erano assidui nell’ascoltare l’insegnamento
degli Apostoli... (At 2, 42)
Il Vaticano II non è stato un’opera
di adeguamento - resa necessaria
dall’evoluzione dei tempi - di una vecchia
dottrina, bensì la riscoperta di quel
«vivo contatto col Dio vivo» (sempre per
usare parole di Paolo VI, questa volta nel
bellissimo discorso alla fine del concilio)
che è la Rivelazione. Nella vicenda del
popolo di Israele, narrata dall’Antico
Testamento e, in modo chiaro e definitivo,
nella vicenda di Gesù raccontata dai
Vangeli, Dio non ci ha comunicato una serie
di aride dottrine, ma ha voluto «rivelare se
stesso», facendosi conoscere «agli uomini,
come ad amici [...] per invitarli e ammetterli
alla comunione con sé» (Dei Verbum, 2).
Questo carattere vivo e cordiale della Parola
di Dio ha finito spesso, lungo la storia, con
l’essere rinchiuso in formule teologiche
astratte, nelle quali l’acqua scaturita
dalle sorgenti fresche della Rivelazione
appariva stagnante come in cisterne
segnate dal tempo. Già nella seconda metà
dell’Ottocento, e poi lungo tutta la prima
parte del Novecento, si risvegliò nella
comunità ecclesiale un vasto movimento di
riscoperta della Bibbia. Il Vaticano II riconobbe e accolse
tale ritorno soprattutto con la costituzione intitolata Dei
Verbum («Parola di Dio»), nella quale si chiede «che
tutta la predicazione [...] come la stessa vita cristiana sia
nutrita e regolata dalla Sacra Scrittura» (DV, 21).
...nella frazione del pane e nella preghiera (At 2, 42)
Dio non ci ha soltanto parlato di sé: ci dona, in Cristo, la
sua stessa vita, il suo Spirito. E’ la vita nuova che per noi
scaturisce dai sacramenti celebrati nella liturgia. Questa
vita di Grazia, certo, non fu mai assente dalla vita della
Chiesa – poiché di altro essa non potrebbe vivere. Solo
ne venne, a volte, oscurata la coscienza, col dare più
importanza agli aspetti esteriori della Chiesa, vista come
una struttura dalla quale ricevere determinati servizi
tra i quali, appunto, anche i sacramenti, anziché essere
sentita e vissuta come un “corpo” tutto impregnato
di quella vita divina. La riscoperta della dimensione
“vitale” e dinamica della Chiesa si sviluppò lungo tutto
il Novecento, favorendo – come sottolineava Pio XII «la partecipazione ai sacramenti più larga e frequente;
le preghiere liturgiche più soavemente gustate e il
culto eucaristico considerato - come veramente è - il
centro e la fonte della vera pietà cristiana» (Enciclica
Mediator Dei, 1947). Il concilio Vaticano II, quale primo
documento, approvò proprio la Sacrosanctum concilium,
ossia la costituzione riguardante la liturgia, vista come
la perenne azione di Cristo, sempre operante nella sua
Chiesa, per la santificazione degli uomini.
...DI UNA STUPENDA REALTà...
La moltitudine di coloro che erano venuti alla fede
aveva un cuore solo e un’anima sola (At 4, 32).
Così profondamente ricollegata alle fonti vive della
Parola e della Grazia di Dio, la Chiesa appare come
una realtà meravigliosa, e tale viene descritta nella
costituzione conciliare Lumen gentium («Cristo, luce
dei popoli»), ossia come «sacramento, cioè segno e
strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di
Como, Cinema Astra, viale Giulio Cesare;
Como, Auditorium “Don Guanella”, via Tomaso Grossi per
la conferenza del 29 gennaio;
Morbegno, Centro Parrocchiale San Giuseppe;
Sondrio; Cinema Excelsior, via Cesare Battisti 18;
Menaggio, Sala parrocchiale (da confermare);
Cagno, Salone Oratorio “P. G. Frassati”, via Varese 6;
Abbadia Lariana, Sala parrocchiale;
Canonica di Cuveglio, Sala Parrocchiale;
Ponte in Valtellina, Cinema Vittoria, piazza della Vittoria;
Bormio, Sala parrocchiale;
Livigno, Sala parrocchiale;
Chiavenna, Cinema Victoria, Corso G. B. Picchi 2
tutto il genere umano» (Lumen gentium, 1). Essa è «il
germe e l’inizio» del Regno di Dio che «va lentamente
crescendo nel tempo» (LG, 5). Vivendo nella storia, la
Chiesa, a volte, può appesantirsi fino ad oscurare la
limpidezza della propria missione: ecco perché essa
«santa insieme e sempre bisognosa di purificazione,
incessantemente si applica alla penitenza e al
rinnovamento» (LG, 8). Venendo dal cuore di Dio,
essa è chiamata ad essere un riflesso della stessa vita
della Trinità, ossia una comunione di amore che
continuamente si accresce e si apre, oltre i suoi stessi
confini, alle altre forme religiose e a tutti gli uomini del
mondo.
…PER IL MONDO DI OGGI…
... e godevano la simpatia di tutto il popolo (At 2, 47)
Si può certo dire, con Paolo VI, che il concilio è stato tutto
pervaso da «una simpatia immensa» verso l’umanità.
Come indica il titolo stesso della “costituzione” dedicata
alla Chiesa nel mondo contemporaneo, Gaudium et
spes, «le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce
degli uomini d’oggi, dei poveri soprattutto [...], sono
pure le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce dei
discepoli di Cristo» (GS, 1). C’era bisogno di ritrovare un
dialogo tra Chiesa e mondo dopo secoli di diffidenza,
resasi sempre più acuta per una sorta di incomprensione
reciproca. Il mondo occidentale moderno aveva spesso
ritenuto di poter trovare la via del progresso nel sottrarsi
alla guida della Chiesa; d’altra parte, la Chiesa raramente
aveva saputo cogliere, dietro l’atteggiamento polemico
del mondo moderno nei suoi confronti, l’esigenza di
valori positivi e, in buona parte, ancora cristiani. La
riapertura al mondo fu operata dal Vaticano II non
come un opportunistico adeguamento della Chiesa all’evoluzione dei tempi, ma come il ricupero di
un’esigenza insita alla missione propria della Chiesa.
…E DI DOMANI
Se dovessimo raccogliere in sintesi il
messaggio del Vaticano II, potremmo dire
che esso è costituito, oltre che da ciò che
ha detto, anche da ciò che è stato, a partire
dall’ispirazione iniziale di papa Giovanni,
fedelmente sviluppata sotto l’attenta guida
di Paolo VI. Inaugurando il Vaticano II, l’11
ottobre 1962, Giovanni XXIII dichiarava:
«la Chiesa cattolica, innalzando, per mezzo
di questo concilio ecumenico, la fiaccola
della verità religiosa, vuol mostrarsi madre
amorevole di tutti [...] Al genere umano,
oppresso da tante difficoltà, essa [...] non
offre ricchezze caduche [...] ma partecipa i
beni della grazia divina». E, ponendo fine
al concilio, il 7 dicembre 1965, Paolo VI
affermava: «Questo concilio tutto si risolve
nel suo conclusivo significato religioso, altro
non essendo che un potente e amichevole
invito all’umanità d’oggi a ritrovare, per
via di fraterno amore, quel Dio “dal Quale
allontanarsi è cadere, al Quale rivolgersi è
risorgere» (Sant’Agostino).
I cinquant’anni che ci separano dal
Vaticano II potrebbe farcelo apparire come
un avvenimento ormai lontano nel tempo.
Se non fosse che il concilio ha riproposto
al mondo la novità perenne del Vangelo.
In modo nuovo, e di nuovo simile a quello
di Colui che è la Novità di Dio per l’uomo:
Gesù.
SAVERIO XERES
3
4
Italia
Sabato, 13 ottobre 2012
■ Giovani
Per i neolaureati nessun
beneficio dalla riforma
A
due mesi dall’approvazione della
riforma Fornero, nulla è ancora
cambiato per i giovani laureati e
nessun miglioramento sembra profilarsi
nel prossimo trimestre. La rilevazione
condotta nel mese di settembre da “Ufficio
Studi Bachelor” è esplicita: sul totale degli
annunci di lavoro destinati a laureati, il
54% sono stage. Emerge chiaramente che
il restante 46% nella grande maggioranza
dei casi si rivolge a ingegneri ed economisti
appartenenti a una élite di percorso
universitario. Inoltre mancano dati ufficiali
rispetto all’inserimento dei laureati una
volta finito lo stage. Il vero nocciolo della
questione è rappresentato dalla “generazione
di mezzo” di laureati che va a sovrapporsi
sia ai laureati che li hanno preceduti e
che non hanno ancora un impiego, sia ai
neolaureati che li seguiranno: il problema
riguarda soprattutto coloro che non possono
più fare stage e che vengono tagliati fuori
dal mercato del lavoro e dalle sue riforme.
«È innegabile – afferma il presidente di
“Bachelor Selezione Neolaureati”, Salvatore
Corradi - che solo una sana economia crea
sana occupazione. Credo sia arrivato il
momento di un accordo tra fisco, previdenza
e parti sociali, che sfoci in un “contratto di
congiuntura” da applicare in caso di crescita
del PIL inferiore all’2%, per creare uno shock
positivo in termini di nuovi inserimenti».
Sarebbe un patto per le nuove generazioni
di laureati che azzera il cuneo fiscale per tre
anni e permette di inserire capitali nel ciclo
economico e sociale del Paese, con positive
ricadute su consumi e conservazione sia di
competenze sia di risorse umane.
❚❚ Tavola rotonda a Milano sabato 13 ottobre
Carità, giustizia e servizi nella crisi
L’
Auditorium della Fondazione Ambrosianeum di Milano, in via delle Ore 3,
sabato 13 ottobre, dalle ore 9.30 alle
ore 13.30, ospiterà la tavola rotonda dal titolo
“Carità, giustizia, diritti sociali – Quali politiche e servizi sociali nella crisi attuale”, organizzata dall’Unione Cattolica Internazione di
Servizio Sociale (Uciss) – Madeleine Delbrel.
Per gli assistenti sociali che vi prenderanno
parte è previsto il riconoscimento di crediti
formativi, mentre nel pomeriggio si svolgerà
l’assemblea generale dell’associazione, aperta
a soci e persone interessate. Ad aprire i lavori
sarà il presidente dell’Uciss Fernando del Re.
Il coordinamento degli interventi è affidato a
Francesco Villa, professore presso l’Università Cattolica di Milano. Monsignor Giuseppe
Merisi, vescovo di Lodi e presidente di Caritas
Italiana, parlerà di carità e giustizia a partire
dall’esperienza della Caritas; mentre Carlo
Mario Mozzanica (esperto di organizzazione
dei Servizi sociali e sanitari), nell’attuale situazione di crisi di sistema e risorse,
traccerà alcuni possibili scenari futuri a
partire dall’inquadramento istituzionalelegislativo in vigore. Di impegno e responsabilità dell’assistente sociale si occuperà
la presidente del competente ordine regionale lombardo Renata Ghisalberti; infine
Giordano Vidale, della Fondazione Zan-
Riflettere sui danni provocati dal fumo
O
gni giorno quasi centomila giovani iniziano
a fumare, e settantamila morti l’anno, in
Italia, sono attribuibili a malattie legate
al fumo, dall’enfisema alla broncopolmonite, con
costi diretti per il Servizio Sanitario Nazionale
di “circa 7 miliardi di euro in tre anni, il 7% del
budget complessivo, in una fase di tagli”. Sono
alcuni dei dati di uno studio di I-Think, dal
titolo ‘Generazione in fumo” presentati al Senato
corruzione
Una situazione grave
che coinvolge istituzioni
e sistema produttivo;
un male che altera
l’andamento economico
e anche l’ambiente
Una nuova
mafia,
una tassa
occulta...
“L
a nuova mafia si chiama
corruzione che inquina
i processi della politica,
minaccia il prestigio e la credibilità
delle Istituzioni, inquina e distorce
gravemente l’ambiente e l’economia,
sottrae risorse destinate al bene della
comunità, corrode il senso civico e la
stessa cultura democratica”. Di questo
sono convinti Libera, Legambiente e
Avviso Pubblico, che hanno presentato
il dossier “Corruzione, le cifre della
tassa occulta che impoverisce e inquina
il Paese”. Contro la corruzione e per
chiedere l’attuazione delle norme che
prevedono la confisca e il riutilizzo
sociale dei beni sottratti ai corrotti
Libera con Avviso Pubblico ha raccolto
oltre un milione di cartoline consegnate
al presidente della Repubblica,
Giorgio Napolitano, per “chiedere
di intervenire affinché Governo e
Parlamento adeguino il nostro Codice
alle leggi internazionali anticorruzione”.
“Sul problema corruzione servono
can, illustrerà le buone prassi nelle comunità locali. Dopo il dibattito la mattinata proseguirà con la presentazione del libro dedicato
a Madeleine Delbrel (1904-1964), cui l’Uciss
è intitolata. Dopo una giovinezza brillante e
dichiaratamente atea, la Delbrel, a vent’anni, fa l’esperienza di una conversione radicale e irreversibile, per donarsi a Dio e vivere il
Vangelo nel mondo. In questa esperienza di
forte testimonianza di carità evangelica non
fu sola: la condivise con alcune compagne impegnandosi nell’animazione e nell’aiuto alle
comunità povere dei sobborghi operai di Parigi. Sarà l’assistente ecclesiastico dell’Uciss,
monsignor Fiorenzo Facchini, a descrivere i
contenuti del testo. In chiusura Luigi Nalesso,
della Caritas diocesana di Como, approfondirà il ruolo dell’Osservatorio sui problemi etici
nei servizi sociali. Ulteriori informazioni su
www.uciss.org o inviando una mail a uciss.
[email protected]. (E.L.)
italiano. Secondo l’Organizzazione Mondiale
della Sanità nel XXI secolo saranno in totale
circa un miliardo le vittime del tabagismo.
Nella fascia d’età tra i 15 e i 24 anni fuma
il 15,9% dei maschi e ben il 21,8% delle
ragazze. Determinante, purtroppo, anche il
ruolo della scuola. L’82% degli studenti ha
visto i suoi compagni fumare, e il 3% dei
docenti fuma perfino in classe.
effettuare controlli. “I numeri parlano
chiaro – sottolinea il dossier -, dal 1°
gennaio 2010 al 30 settembre 2012 sono
state 78 le inchieste relative a episodi
di corruzione connessi ad attività dal
forte impatto ambientale”. Le inchieste
analizzate hanno riguardato “il ciclo
illegale dei rifiuti (dai traffici illeciti
agli appalti per la raccolta e la gestione
dei rifiuti fino alle bonifiche); il ciclo
illegale del cemento (dall’urbanistica
alle lottizzazioni, dalle licenze edilizie
agli appalti pubblici); le autorizzazioni
e la realizzazione di impianti eolici e
fotovoltaici; le inchieste sulle grandi
opere, le emergenze ambientali e gli
interventi di ricostruzione”.
Un “veleno” diffuso
scelte chiare, nette, concrete,
categoriche. Non sono possibili
deviazioni”, ha detto don Luigi
Ciotti, presidente di Libera, alla
presentazione del dossier. Per don
Ciotti, è necessario uno “scatto
di coscienza. Non possiamo più
essere cittadini a intermittenza”.
I “costi” della corruzione
Secondo la World Bank, nel mondo
va sprecato a causa della corruzione
circa il 3% del Pil mondiale. Applicando
questa percentuale all’Italia, si legge
nel dossier, “si calcola che l’onere
sui bilanci pubblici è nella misura di
50-60 miliardi di euro l’anno, come
una vera e propria tassa immorale e
occulta pagata con i soldi prelevati dalle
tasche dei cittadini”. Non solo: anche il
peggioramento dell’indice di percezione
della corruzione (Cpi) determina una
riduzione annua del prodotto interno
lordo, del reddito pro capite e della
produttività. Rispetto a questo, “visto
che l’Italia nel decennio 2001-2011 ha
visto un crollo del proprio punteggio
nel Cpi da 5,5 a 3,9, si stima una perdita
di ricchezza causata dalla corruzione
pari a circa 10 miliardi di euro annui in
termini di prodotto interno lordo, circa
170 euro annui di reddito pro capite e
oltre il 6% in termini di produttività”.
Particolarmente significativo è, poi, il
dato relativo alle esperienze personali
di tangenti, ossia alla corruzione vissuta
sulla propria pelle dai cittadini dei 27
Paesi dell’Unione europea. Nell’ultima
rilevazione di Eurobarometro 2011,
il 12% dei cittadini italiani si è visto
chiedere una tangente nei 12 mesi
precedenti, contro una media europea
dell’8%. In termini assoluti, “questo
significa il coinvolgimento personale,
nel corso di quell’anno, di circa 4 milioni
e mezzo di cittadini italiani in almeno
una richiesta, più o meno velata, di
tangenti”.
Corruzione ambientale
Particolarmente allarmante è quella
che Libera, Legambiente e Avviso
Pubblico chiamano “corruzione
ambientale”. Sempre più spesso, infatti,
attività illegali come il traffico illecito
di rifiuti o l’abusivismo edilizio, magari
“rivestito” con il rilascio di concessioni
illegittime, sono accompagnate da un
sistematico ricorso alla corruzione
di amministratori pubblici e
rappresentanti politici, funzionari
incaricati di rilasciare autorizzazioni o di
La “corruzione ambientale”, nel
senso del suo impatto sul patrimonio
naturale, sul territorio e sul paesaggio,
è “un veleno che attraversa il Paese:
sono 15 le Regioni coinvolte nelle
inchieste, con 34 procure impegnate,
omogeneamente distribuite tra Nord
(13), Centro (11) e Sud Italia (10)”. Il
maggior numero d’inchieste, invece,
“si è concentrato in Lombardia (15)
seguita a pari merito, con 8 inchieste
ciascuna da Calabria, Campania
e Toscana”. Le persone arrestate
complessivamente, per reati che vanno
dalla corruzione all’associazione a
delinquere, dal traffico illecito di
rifiuti al riciclaggio, dal falso in atto
pubblico alla truffa aggravata, sono
state 1.109”. Il dato disaggregato per
aree geografiche evidenzia, da un lato,
il primato, per numero di arresti, delle
Regioni dell’Italia Nord Occidentale
(esattamente 442, pari al 39,9%) e,
dall’altro, l’incidenza rilevante delle
Regioni a tradizionale presenza
mafiosa (Campania, Puglia, Calabria e
Sicilia), con 409 ordinanze di custodia
cautelare pari al 36,9% del totale
nazionale. Numeri che dimostrano
quanto sia stretto il legame tra
corruzione e mafie. Ma la corruzione
ambientale miete ogni anno altre
vittime. Il settore dell’edilizia e delle
costruzioni è conosciuto anche per la
sua vulnerabilità alla corruzione, che
inesorabilmente si ripercuote sulla
capacità di resistenza degli edifici, ad
esempio, agli eventi sismici, ricorda il
dossier.
Lavoro
Domenica 14 ottobre. Prevenire infortuni e incidenti.
«Il lavoro è per l’uomo»
C’
Dati per riflettere...
N
el 2011 gli infortuni mortali sul lavoro sono
stati 920, in calo rispetto ai 973 del 2010.
Diminuito anche il totale degli infortuni
denunciati all’Inail. Nel 2011 sono stati denunciati
51mila infortuni in meno rispetto al 2010 e il
numero dei casi mortali rimane, per il secondo
anno, al di sotto dei mille. Nel 2011: 725mila sono
stati gli infortuni avvenuti e denunciati all’Inail,
in calo del 6,6% rispetto al 2010; 920 i morti sul
lavoro (6 nel comasco, 10 nel sondriese), in calo
del 5,4% rispetto all’anno precedente. Non sono
compresi gli incidenti di quasi 3 milioni (secondo i
dati Istat) lavoratori “in nero”. Inail stima che nel
2010 siano lor accaduti circa 164mila infortuni,
rientranti, per lo più, in una tipologia di gravità
medio-lieve. Malattie professionali: il fenomeno
registra un’accelerazione delle denunce negli ultimi
tre anni. Molto rilevante l’aumento nel 2011: le
denunce sono 46.558, 4mila in più in un anno
(+9,6%). La sensibilizzazione di datori di lavoro,
lavoratori, medici di famiglia e patronati ha dato
l’innesco a un fenomeno di emersione delle malattie
“perdute”, attenuando lo storico fenomeno di
sottodenuncia (sia per i lunghi periodi di latenza di
alcune patologie che per la difficoltà di dimostrarne
il nesso causale con l’attività lavorativa).
è una affermazione
della Dottrina sociale
della Chiesa inerente il
rapporto uomo-lavoro che può
essere così schematizzata: il lavoro
è per l’uomo e non l’uomo per il
lavoro, dove per lavoro si intende il
complesso sistema produttivo dei
beni necessari per una dignitosa
vita della persona e della sua
famiglia. Il principio del primato
dell’uomo sul lavoro o, in altre
parole, la centralità “dell’uomo del
lavoro” viene ripreso per esprimere
delle valutazioni sul sistema
produttivo, al fine di verificare se
esso non schiavizza l’uomo del
lavoro. Altrettanto fondamentale è
avviare un confronto per constatare
se una determinata attività
lavorativa è fonte di malattie, o,
peggio, causa di decessi dell’uomo
del lavoro.
È vero, in queste ultime settimane il
rapporto lavoro-salute è alla ribalta
della cronaca per il caso Ilva di
Taranto. È una questione che sta
avendo una risonanza nazionale
sia per l’importanza dell’azienda,
leader nella produzione dell’acciaio,
sia perché la struttura produttiva
è motivo di insorgenza di gravi
e mortali malattie sia per i
lavoratori che tra i tarantini, sia
per l’inquinamento ambientale
prodotto.
Il caso Ilva ha riproposto
all’attenzione dell’opinione
pubblica la stretta connessione
esistente tra il lavoro e la salute del
lavoratore. Ma non dimentichiamo
che in tutte le attività produttive
è riscontrabile una stretta
connessione tra lavoro, salute e
sicurezza del lavoratore. Vigilare
perché il lavoro non debba essere
fonte di malattie o peggio di decessi
è il messaggio che la 62° Giornata
Nazionale per le Vittime degli
incidenti sul lavoro, che si terrà
domenica 14 ottobre invia a tutti gli
italiani.
In questi ultimi anni non si
può negare che, grazie anche
a una legislazione attenta alla
sicurezza sul lavoro e anche per
la crescita di sensibilità circa il
valore della salute dei lavoratori,
gli incidenti sul lavoro e i decessi
sono diminuiti. Questi risultati
positivi non devono far abbassare
la guardia. In un momento di crisi
economica si presta, giustamente,
molta attenzione ai progetti per
rilanciare la produzione. Ma questa
attenzione non deve far dimenticare
il valore della vita, la sua difesa e la
sua promozione anche nel mondo
del lavoro. Troppo poco se ne parla.
La giornata a ricordo delle vittime
del lavoro deve sensibilizzare le
coscienze. Situazioni come quelle
dell’Ilva non devono più ripetersi.
Per questo caso c’è una grande
mobilitazione perché tra lavoro e
salute non ci sia contrapposizione.
Ma nel nostro sistema produttivo
quanti casi Ilva ci sono? In quante
piccole aziende si pone la questione
emersa nell’Ilva? I numeri
potranno anche essere pochi, ma
non dimentichiamo che il valore
della persona è un valore in sé e
ogni uomo del lavoro deve essere
salvaguardato nella sua salute, nella
sua integrità fisica. L’impegno e
le energie che vengono messe in
campo per la ripresa economica
non devono sottrarre impegno e
energie per la salvaguardia della
salute dell’uomo del lavoro, ma
anche dell’integrità dell’ambiente.
Se così non fosse si avrà un
rinnovato benessere economico,
ma molte sofferenze, purtroppo,
continueranno a piagare il mondo
del lavoro.
don GIUSEPPE CORTI
Rapporto fra maternità e lavoro
Una difficile
conciliazione
M
amme e lavoratrici: ancora oggi
la conciliazione è lontana. Lo
dimostrano i dati del rapporto
“Mamme nella Crisi” di Save the
Children. In Italia mancano i servizi
all’infanzia e il lavoro, se c’è, è a rischio
a seguito della gravidanza, con pressioni
o dimissioni in bianco: sono questi
gli elementi che spiegano il calo della
natalità in Italia (-15mila nascite tra il
2008 e il 2010). Il rapporto donne-lavoro
resta uno scoglio: nel 2010 solo il 50,6%
delle donne senza figli era occupata
(contro la media europea del 62,1%).
Dato che scende al 45,5% con l’arrivo del
primo figlio, al 35,9% con il secondo e a
31,3% nel caso di 3 o più figli. Tra il 2008
e il 2009 sono state 800 mila le mamme
licenziate o spinte alle dimissioni. L’8,7%
del totale delle interruzioni di lavoro nel
2009 è avvenuta per costrizione (era il
2% nel 2003). Sono queste condizioni
precarie alla base della maggiore
incidenza della povertà sui bambini
e sugli adolescenti registrata in Italia.
Il confronto internazionale dimostra,
infatti, che lo spread relativo al rischio
di povertà tra minori e adulti è pari
all’8,2% (il 22,6% dei minori a
rischio povertà contro il 14,4%
degli over18). Fare figli diventa
davvero un’impresa quando
l’autonomia stenta ad arrivare:
il 35,6% delle donne nel 2010
e il 36,4% nel 2011 erano
inattive e appartenenti alla
fascia 25-34 anni. Dei 3 milioni
e 855mila donne fra i 18 e i 29
anni, il 71,4% vive con i genitori. E se
il lavoro c’è, spesso manca di qualità:
nel 2010 è diminuita l’occupazione
qualificata, tecnica e operaia, in favore
di quella a bassa specializzazione
(collaboratrici domestiche, addette
ai call center). Quanto al part time in
aumento, le ragioni sono dovute quasi
esclusivamente all’incremento del parttime involontario, accettato cioè in
assenza di occasioni di lavoro a tempo
pieno (nel 2010 il 45,9% sul totale dei
part time, contro la media Ue27 del
23,8%). Essere donna, lavoratrice e
straniera rende poi tutto più difficile:
il primo figlio comporta un aumento
dell’indice di deprivazione materiale
dal 32,1% al 37% contro il 13,3% e il
14,9% delle madri italiane. Vulnerabili
sono anche le mamme sole, i cui figli
sono i più esposti al rischio di povertà
(28,5% contro il 22,8% della media dei
minori in Italia). “La crisi non può e non
deve essere un alibi per non affrontare
subito le difficoltà specifiche e i divari
di genere che ricadono sulle mamme e
inevitabilmente sulla condizione dei loro
figli”, sottolinea Raffaela Milano, direttore
Programmi Italia-Europa di Save the
Children. “Inserimento e permanenza
delle mamme nel mondo del lavoro
sono elementi imprescindibili - ha
aggiunto - perché non si può chiedere
ad una donna di scegliere tra lavoro e
maternità come se fossero percorsi di
vita inconciliabili”.
Sabato, 13 ottobre 2012
■ Ilva di Taranto
Sono ore decisive
per lavoratori e azienda
I
n quest’autunno costellato di episodi
eclatanti che riguardano lavoratori
alla difesa della propria occupazione,
pesa come un macigno sull’economia
nazionale la vicenda dell’Ilva di Taranto,
la più grande acciaieria italiana bloccata
dalla magistratura locale: inquina. Lo fa
da decenni, lo fa in maniera nociva alla
salute di una Taranto che sta a ridosso
dell’enorme complesso industriale. Bisogna
tutelare la salute collettiva - hanno deciso
i magistrati, sulla spinta di comitati locali
che da anni si battono contro i fumi
dell’acciaieria e le malattie anche mortali
che essa ha provocato a lavoratori e
residenti. Il problema è che la tutela della
salute pubblica si scontra con gli interessi
soggettivi di migliaia di lavoratori che
vedono nello spegnimento degli altoforni e
nella sostanziale chiusura dell’impianto, il
funerale del proprio posto di lavoro. Siamo
nel profondo Sud, non a Cinisello Balsamo.
Qui i posti di lavoro sono più preziosi
dell’oro, e prezioso è pure il prodotto che
fuoriesce dall’acciaieria di proprietà della
famiglia Riva.
L’acciaio è sembrato ad un certo punto
qualcosa di retrò, che non si “portava”
più nell’era del digitale e dell’immateriale.
Invece l’acciaio è ancora l’ossatura del
manifatturiero mondiale, la plastica non lo
ha certo scalzato in moltissime lavorazioni.
I fogli di lamiera sono vitali per l’industria
italiana: è stato calcolato che la chiusura
dell’Ilva di Taranto manderebbe in tilt
mezza economia del Veneto, costretta
a servirsi a costi e tempi maggiorati da
produttori esteri.
E la vecchia combinazione di ferro e
carbonio è ancora la struttura portante di
un’economia mondiale sempre più affamata
di un prodotto ora richiesto e prodotto
pure da Cina, India, Brasile. Orbene,
che fare? Salvare Taranto, o salvare le
migliaia di posti di lavoro (si parla pure di
180 aziende di indotto locale) che l’Ilva
garantisce? Come lavorare senza continuare
ad inquinare? Come garantire la capra della
salute pubblica locale, con i cavoli degli
stipendi e dell’interesse nazionale?
Un corto circuito a cui il governo
Monti sta cercando di porre rimedio. La
magistratura ha ordinato lo spegnimento
di certi impianti: fine dell’inquinamento,
ma pure fine dell’Ilva. Senza produzione
mancherebbero i soldi - almeno 400 milioni
di euro - per risanare l’impianto; e la
riaccensione degli altoforni è cosa che non
si fa in un amen, ma in più di un anno.
Sulla morbosità dell’acciaieria, c’è da dire
che oggi non è ieri: è inquinante, ma meno
di un tempo e le malattie sono frutto degli
anni passati. Ma: si possono perfettamente
capire tutte i timori e le richieste di chi a
Taranto ci vive, ha figli, vorrebbe camparci
senza essere ammazzato dai fumi di
un’acciaieria. Immaginate di averla a 500
metri da casa vostra…
Le prossime ore saranno decisive. Ad
impianto spento, il problema sarà per una
parte risolto: a quel punto si dovranno
trovare le contromisure per tutelare
i redditi dei lavoratori, e le esigenze
dell’economia italiana. A impianto
salvaguardato, andrà immediatamente
messa a regime un’azione di risanamento
dell’impianto svolta dallo Stato stesso,
e pagata dalla proprietà privata, con
modalità e quantità che non spingano la
stessa a gettare la spugna (raccomandabile
anche l’uso di fondi pubblici: l’Ilva è un
asset di interesse strategico, e lì - in
quel posto ora assurdo - la mise lo Stato
italiano).
A tutti gli attori in questione si
raccomandano abbondanti dosi di
buonsenso, di trasparenza, di celerità.
Se guardiamo al fatto che l’Italia è riuscita
a sollevarsi da una devastante guerra
mondiale, il problema di Taranto non
dovrebbe risultare insormontabile. Se
invece vediamo nei particolari come si sia
affrontata di recente la ricostruzione de
L’Aquila, o la deindustrializzazione della
Sardegna, i polsi iniziano a tremare. Se
infine si valutano i tempi del risanamento
dell’area napoletana di Bagnoli - altro
sito ex Italsider - dismessa da “appena”
due decenni, c’è da affidarsi al miracolo.
Proviamo, per una volta, a smentire la
nostra fama.
NICOLA SALVAGNIN
5
6
Europa
Sabato, 13 ottobre 2012
Avrà un capitale di 700 miliardi
Al via il fondo
salva-Stati
C
Segnali di speranza per
i sono buone ragioni
per “avere fiducia” circa
la fine della crisi europea,
la soluzione della crisi
economica e finanziaria
dopo l’approvazione del
in atto, anche se l’Europa
Meccanismo europeo di
“continua a trovarsi di fronte
a tempi impegnativi”. L’Ue ha
stabilità (Esm) da parte dei
compiuto “progressi evidenti nella
compressione del rischio sistemico”,
17 ministri della zona euro
e questo è avvenuto grazie a “un
dopo il via libera al nuovo fondo
impegno comune” delle istituzioni di Bruxelles,
salva-Stati (Esm) giunto l’8 ottobre dai 17 ministri
Strasburgo e Francoforte. Mario Draghi, presidente
finanziari di Eurolandia, ha parlato di “momento
della Bce, mostra il volto di un’Europa che non si è
storico”: in sostanza i Paesi che utilizzano la stessa
affatto rassegnata al tracollo della moneta unica e, con
valuta, in accordo con l’intera Unione europea, si sono
essa, dell’intero progetto della “casa comune”.
attrezzati di un mezzo necessario per andare incontro
Martedì 9 ottobre, dinanzi alla commissione Affari
agli Stati in situazione di instabilità finanziaria e alle
monetari dell’Europarlamento, il capo dell’Eurotower
banche, operando a stretto contatto con la Banca
ha svolto un’analisi serrata della situazione in cui si
centrale europea, con una potenza di fuoco (700
trovano l’Eurozona e l’Ue nel suo insieme. Si è detto
miliardi) finalmente adeguata per reggere gli urti dei
convinto che nei prossimi vertici (tre appuntamenti
mercati.
fra ottobre e dicembre) i 27 capi di Stato e di governo
Del resto, come ha riconosciuto ancora Juncker, il
dell’Unione sapranno riaffermare la irreversibilità
Meccanismo europeo di stabilità “non nasce come uno
dell’euro, agendo di conseguenza per una integrazione
strumento a sé stante”: nelle sedi Ue sono infatti in
più marcata.
itinere nuove decisioni (dall’unione bancaria a quella di
Sulla stessa linea sembrano muoversi il presidente
bilancio, fino al completamento dell’unione economica
del Consiglio Ue Herman Van Rompuy, quello
anche mediante un rafforzamento del livello politico
della Commissione José Manuel Barroso e quello
e istituzionale) che, se raggiunte, dovrebbero mettere
dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker. Quest’ultimo,
in sicurezza bilanci statali e finanze europee, aiutare i
singoli Paesi membri a intraprendere strade virtuose
sui conti interni, rilanciare – questa è la sfida decisiva
– l’economia reale, le imprese, il lavoro, mediante
investimenti e azioni indirizzati alla crescita.
Il prossimo appuntamento di rilievo è fissato per il 18
e 19 ottobre con il Consiglio europeo specialmente
dedicato all’unione bancaria e ai casi della Grecia
(proprio il 9 ottobre la cancelliera tedesca è volata ad
Atene per porre le basi di un dialogo risolutivo con il
governo ellenico) e della Spagna. Quest’ultima, nei
giorni scorsi, ha annunciato che non ha intenzione
di chiedere ulteriori aiuti dopo quelli già ricevuti
per il sistema bancario. Restano numerosi obiettivi
da centrare: la governance condivisa, un bilancio
pluriennale Ue adatto a reggere gli impegni futuri dei
27, una tassa sulle transazioni finanziarie… Un percorso
accidentato e lungo, carico di insidie, ma – alla luce
degli ultimi sviluppi – quantomeno fattibile, purché non
manchi la volontà politica di compierlo.
Intervista. A colloquio con Vittorio Emanuele Parsi, docente di geopolitica alla Cattolica
“
L
a crisi economica
è un’opportunità
dolorosa che
l’Europa deve
sfruttare per diventare una
vera federazione. Questa crisi
accentua le diseguaglianze che
mettono a serio repentaglio
il progetto di casa comune
europea ma queste si possono
governare solo attraverso
la politica, per questo serve
dotarsi di un’Unione federale”:
a ribadirlo da Nicosia (Cipro),
al seminario internazionale
di studi, “Le strategie europee
2020 e l’Europa mediterranea:
le sfide strutturali del mercato
del lavoro”, promosso dal
Movimento cristiano lavoratori
(Mcl), è stato Vittorio
Emanuele Parsi, docente
di relazioni internazionali
all’Università Cattolica di
Milano. “Unione sì, ma
non a partire dai conti” ha
sottolineato Parsi, per il
quale “la finanza non è la
‘conditio sine qua non’ per
una maggiore unificazione.
Unificazione politica non
significa pagare i conti di
alcuni Paesi ma eliminare le
diseguaglianze amplificate
dalla crisi”. Chiaro il riferimento
a Italia, Spagna e Grecia, Stati
membri dell’Ue e siti nell’area
del Mediterraneo, il Sud d’Europa.
unificandoci riusciremo a
gestire le differenze crescenti”.
Diseguaglianze che si
aggiungono alle diversità di
vedute politiche sull’area…
“Su tutta l’area del Levante
e del Mediterraneo le
istituzioni sia comunitarie
sia atlantiche fanno fatica
a stare, in quanto sono
sempre state fuori dalla loro
competenza. Si tratta di zone
che hanno visto i singoli
Stati muoversi in solitaria.
Muoversi unitariamente
comporta delle difficoltà. Ci
sono Paesi, come la Turchia,
che confinano con il Medio
Oriente, per i quali entra
in gioco il ruolo di potenza
regionale, il tema della
sicurezza dei confini, cosa
che non vale per Paesi come
Spagna, Italia o Francia. Per
quest’ultima ha più peso la
Libia. Gestire tutte queste
differenze sarebbe possibile
se ci fosse un governo
unitario”.
Paesi del Mediterraneo sono
anche Turchia e Israele. Si è
parlato di un ingresso turco
nell’Ue, sarebbe favorevole
L’area del Mediterraneo è sempre più cruciale per il futuro europeo,
a un ingresso d’Israele?
“Portare Israele in Europa
ma le divergenze tra Stati impediscono l’adozione di politiche efficaci
non porterebbe nessun
vantaggio anzi non
più ricca, più veloce sa bene che il suo
più solide e a un vero dialogo. Tutto ciò
gioverebbe nemmeno allo stesso Israele
peso è legato al fatto che è inserita in una
prescinde dall’attuale mancanza, da parte
che dovrebbe essere percepito sempre più
Prof. Parsi, la crisi economica sta
costruzione che conta e vale centinaia di
dell’Europa, di mezzi economici per aiutare come Paese mediorientale e non come
colpendo molti Paesi del Mediterraneo,
milioni di persone”.
questi Paesi. Che questo frangente storico,
una colonia di europei trasferiti oltremare.
come Spagna, Italia e Grecia. Si
Non c’è, tuttavia, solo la crisi: con
poi, porti al recupero della rilevanza
Concezione questa in auge nel mondo
studiano interventi per salvaguardare
la “primavera araba” l’area del
del Sud dell’Europa potrebbe essere
arabo. Non si possono avviare iniziative che
la costruzione dell’Ue e la sua moneta.
Mediterraneo è tornata anche ad essere
implicito. Tuttavia dobbiamo pensare
alterino quell’equilibrio sbilanciato in cui
Si sta prefigurando una questione
una zona strategica per i rapporti di forza che le differenze all’interno dell’Ue sono
vive il Medio Oriente. La questione arabomeridionale anche per l’Europa costretta
tra Usa, Ue e Medio Oriente…
pesanti e con la crisi si accrescono. Per
israeliana rischia sempre di esplodere
così a procedere a due velocità?
“L’Europa deve guardare alle ‘primavere
poterle governare serve un governo
in quanto non si è fatto un mezzo passo
“Parlare di Europa a due velocità potrebbe
arabe’ con simpatia e sostegno, perché
politico dell’Unione più saldo e solido e
avanti. Per gli arabi la questione araboavere un senso solo se s’intendono
solo attraverso un rafforzamento
andare verso una federazione europea più
israeliana è una preoccupazione centrale
procedure da adottare, con Paesi pronti
istituzionale di quei Paesi sarà possibile
effettiva. Senza questo passaggio politico
e costante. Sarebbe bene che Israele sfrutti
e altri meno a recepire, per esempio
impostare un’effettiva collaborazione
non potremo governare le diseguaglianze
al meglio quanto sta accadendo in questo
la politica comune di difesa o quella
tra le due sponde del Mediterraneo.
che finiranno per minare alla base l’Unione tempo nel mondo arabo per trovare la via
monetaria. È un errore, tuttavia, credere
Istituzionalizzazione bloccata in passato
in modo irreparabile. L’assenza di un
di una pace giusta e duratura”.
che ci sia un pezzo d’Europa che possa fare
da regimi personali ma oggi la loro
governo centrale concede spazio agli
a meno dell’altro. L’Europa più potente,
rimozione apre alla possibilità di istituzioni
interessi nazionali dei singoli governi. Solo
DANIELE ROCCHI
“Oltre gli interessi dei singoli”
Mondo
Notizie flash
SIRIA
■ Colombia
L’
opo altre un
anno di scontri
e combattimenti
all’interno della
Siria la guerra rischia
di allargarsi alla vicina
Turchia con conseguenze
che potrebbero
destabilizzare l’intero
Medio Oriente. La scorsa
settimana, lungo il confine
tra i due Paesi, si sono
verificati diversi incidenti
con colpi di mortai siriani
caduti in territorio turco
e la pronta risposta
dell’esercito di Ankara.
Proprio in risposta a quella
che il premier Erdogan ha
definito un’aggressione
il Parlamento turco ha
autorizzato, per la durata
di un anno, operazioni
I
l Fronte di liberazione islamico Moro
(Milf) è pronto a trasformarsi in un
partito politico. Lo ha detto un esponente
di spicco del principale gruppo ribelle
delle Filippine annunciando l’accordo con
il governo che promette di porre fine a un
conflitto durato 40 anni. L’intesa prevede
che parte di Mindanao ottenga un’ampia
autonomia, nel rispetto delle tradizioni
delle comunità di etnia Moro e religione
musulmana dell’isola. Il governo, del
resto, si impegna affinché le popolazioni
locali godano di “una giusta ed equilibrata
quota” delle risorse naturali della regione.
■ Nazioni Unite
Prodi sarà il nuovo
inviato per il Sahel
R
omano Prodi, già presidente del
Consiglio e della Commissione
Europea, è stato scelto dal segretario
generale dell’ONU, Ban Ki-Moon, come
inviato speciale delle Nazioni Unite
per il Sahel. La decisione dovrà essere
approvata nei prossimi giorni dai
quindici membri del consiglio, ma non
sono previste opposizioni. Tra i punti
più spinosi che Prodi troverà sulla sua
agenda c’è senza dubbio la carestia che
sta colpendo l’intera regione e la crisi
malaiana, con il Paese di fatto diviso
in due. Il nord resta, infatti, sotto il
controllo di diversi gruppi ribelli.
Il ruolo della NATO
L
a Nato sta seguendo con grande interesse
l’evoluzione della crisi siriana che coinvolge uno dei
suoi stati membri, la Turchia. La scorsa settimana si è
tenuta una riunione d’emergenza nel centro di comando
di Bruxelles. Il Patto atlantico è, però un’alleanza
difensiva ed obbliga gli stati membri ad intervenire in
aiuto di uno dei Paesi membri solo in caso di attacco o
minaccia diretta. Questo significa che i colpi di mortaio
caduti in territorio turco potrebbero non essere ritenuti
sufficienti a giustificare un intervento militare della
Nato.
Il Parlamento di
Ankara ha autorizzato,
in caso di minaccia,
operazioni militari
in territorio siriano
militari in territorio siriano:
dando, di fatto, la luce
verde ad un possibile
intervento militare. Una
situazione particolarmente
delicata essendo la Turchia
membro della Nato ed
avendo la Siria il supporto
di Iran e Russia: è chiaro
allora come tutti i principali
attori in gioco vogliano
evitare un coinvolgimento
Filippine
Siglata l’intesa tra
governo e ribelli
Continuano le schermaglie lungo il confine turco,
mentre cresce il numero di sfollati nei Paesi vicini
La guerra si allarga
D
Al via il 17 ottobre
i colloqui di pace
Interpol ha sospeso gli ordini di
cattura contro i membri delle Forze
armate rivoluzionarie della Colombia
(Farc) designati come negoziatori per
il processo di pace che si aprirà il
17 ottobre a Oslo, data comunicata
nei giorni scorsi dal governo della
Norvegia. La revoca dei mandati fa
parte dell’accordo raggiunto nei mesi
scorsi a Cuba con il governo per
consentire la piena partecipazione
del gruppo armato alla trattativa.
Gli ordini di cattura resteranno
necessariamente sospesi per l’intera
durata del negoziato che dopo Oslo
si trasferirà all’Avana con Cuba e
Norvegia in qualità di “garanti” e Cile
e Venezuela come “accompagnatori”. Il
terzo tentativo di raggiungere una pace
negoziata tra il governo colombiano e
la guerriglia più longeva dell’America
Latina, nata nel 1964, genera nel paese
grandi aspettative, almeno secondo
un sondaggio realizzato dall’istituto
Datexco, diffuso nel fine-settimana.
In base all’inchiesta, condotta in 13
delle principali città del paese, l’82%
dei circa 1000 intervistati appoggia il
processo di pace, e il 67% è certo che
“la Colombia va per la giusta strada”.
L’iniziativa ha risollevato peraltro la
popolarità del presidente Juan Manuel
Santos: l’86% delle persone consultate
ha anche approvato il fatto che Santos
abbia annunciato al paese di essere
stato colpito da un tumore, in ogni
caso “piccolo e non aggressivo”,
che gli è stato peraltro rimosso la
settimana scorsa e non dovrebbe
costituire un ostacolo alle sue funzioni.
Sabato, 13 ottobre 2012
diretto nel conflitto,
optando per il sostegno
all’Esercito libero siriano,
la principale forza ribelle.
Secondo fonti vicine
all’opposizione, l’esercito
ha bombardato roccaforti
ribelli ad Aleppo, nel nord,
e a Karak al Sharqi, nella
provincia meridionale
di Daraa. Scontri sono
avvenuti anche a Douma,
un sobborgo alle porte
di Damasco. Attentati
antigovernativi, secondo
varie fonti, sono stati
compiuti nel fine settimana
ad Aleppo e Damasco.
Contro una spirale di
violenza che sembra
non trovare fine, si è
pronunciato ancora una
volta il segretario generale
dell’Onu preoccupato
“dall’escalation del conflitto
al confine turco-siriano e
dall’impatto che la crisi può
avere sul Libano”.
Mentre la diplomazia
sembra incapace di trovare
una soluzione alla crisi
continua il dramma degli
sfollati. Secondo fonti
governative la Giordania
ospita attualmente almeno
200.000 persone fuggite
dalle violenze in Siria e
solo una parte di queste è
stata registrata dall’Onu e
sta ricevendo aiuti diretti.
Il numero dei rifugiati
è progressivamente
aumentato anche negli altri
paesi confinanti della Siria.
In Turchia, i rifugiati sono
quasi 94.000, in Libano sono
88.000 e in Iraq ne sono
arrivati 36.000.
MICHELE LUPPI
Presidenziali in Venezuela
Chavez rieletto
presidente
I
l presidente venezuelano Hugo Chavez
resta alla guida del Paese e di quella
che lui stesso ha definito “rivoluzione
bolivariana”. Nelle elezioni di domenica
7 ottobre il leader socialista ha sconfitto
con il 54% dei voti il suo sfidante
Henrique Capriles, alla guida di una
coalizione che radunava una trentina di
partiti di opposizione (44,73%). Il nuovo
mandato - il quarto per Chavez - inizierà
il prossimo gennaio e durerà 6 anni.
Nel discorso pronunciato davanti ai suoi
sostenitori il presidente ha ribadito la sua
intenzione di proseguire nella costruzione
di un “socialismo democratico”,
dimostrandosi però aperto ad eventuali
concessioni ai partiti di opposizione. E
sono proprio gli sfidanti del leader che,
seppur sconfitti, escono rafforzati da
questo voto: il margine tra vincitore e
sconfitto si è ridotto dai 27 punti del 2006
a solo dieci. Congratulazioni al Venezuela
sono arrivate anche dagli USA che
hanno sottolineato l’alta partecipazione
al voto e il clima pacifico in cui si è
svolta, ribadendo però la necessità di
ascoltare le richieste dell’opposizione.
“Noi crediamo che la visione di più di
Il leader socialista si
appresta ad iniziare il
suo quarto mandato,
anche se l’opposizione
cresce, conquistando
il 44,73% dei voti
6 milioni di persone che ha votato per
l’opposizione dovrebbe essere presa
in considerazione in futuro”, ha detto
il portavoce del Dipartimento di Stato
statunitense, William Ostick. Il clima
in cui si è volta la votazione e le prime
reazioni dei protagonisti, con lo sconfitto
che si è congratulato con Chavez, fanno
pensare che per il Venezuela possa
iniziare una nuova stagione, come
hanno sottolineato alcuni commentatori
sudamericani. “Il Venezuela non sarà
più lo stesso – si legge in un editoriale
di “El Comercio”, giornale Ecuadoregno
-. Sebbene il trionfo di Hugo Chavez
sembra essere sufficiente, il presidente
rieletto deve tenere in considerazione che
il potere dei sostenitori dell’opposizione
è una componente importante della
democrazia e la loro voce deve essere
rispettata”. Sul futuro del Paese e del suo
leader resta però un incognita: la salute
del presidente. A Chavez, 58 anni, è stato
infatti diagnosticato un cancro lo scorso
anno che lo ha costretto a diversi viaggi
a Cuba per le cure. Al potere dal 1999 il
leader socialista ha nazionalizzato settori
chiave dell’economia, in particolare
nell’industria petrolifera. Il Paese è uno
dei maggiori produttori di petrolio al
mondo ed il greggio ha permesso negli
ultimi anni al governo di finanziare
programmi sanitari, educativi e di
housing sociale. L’opposizione lo accusa,
però, di aver favorito la burocrazia,
l’inefficienza e frenato l’economia.
7
Cultura
8 Sabato, 13 ottobre 2012
Ad Assisi il “Cortile dei Gentili”. Credenti, non credenti e confronto interculturale.
S
i è chiuso domenica 6
ottobre, ad Assisi, l’incontro
del “Cortile dei Gentili”,
dibattito tra credenti e non credenti
sul tema “Il dialogo interculturale
e interreligioso per la pace”, che ha
visto alternarsi 40 relatori per un
pubblico di 12mila partecipanti.
La “politica non può fare un
passo avanti senza aver ceduto il
passo alla morale”, ha osservato
nella giornata conclusiva il
cardinale Gianfranco Ravasi,
presidente del Pontificio Consiglio
per la cultura. Se “la questione
fiscale non è una questione solo
giuridica, ma morale e religiosa”,
e “chi non paga le tasse e poi fa
un’offerta al santuario pecca”,
“immensamente gravi” sono “lo
spreco e la corruzione del denaro
pubblico”. Il cardinal Ravasi si è
poi soffermato sul “rapporto fedepolitica e fede-economia: l’unico
pronunciamento politico fatto
da Cristo in merito è ‘Rendete
a Cesare quel che è di Cesare e
a Dio quel che è di Dio’. Ci sono
delle leggi dell’economia e della politica
che hanno una loro indipendenza”, ha
detto, anche se “gli sconfinamenti sono
inesorabili” poiché “la frontiera non è
e non può essere così rigida”. È, ad ogni
modo, da rifiutare ogni “concezione
ierocratica: trono e altare sono distinti
anche se non separati completamente. E
un’etica generale anche laica deve tener
conto della parola ‘amore’”.
Il Dio biblico “per sua natura non è
astratto” e il fatto che “la creatura umana”
sia “a sua immagine” ne sottolinea
la “trascendenza: l’uomo e la donna,
amandosi e generando, sono la statua
migliore di Dio creatore”, ha detto il
presidente del Pontificio Consiglio per la
cultura, evidenziando “la dimensione di
trascendenza dell’amore, che vuole dire
bellezza, estetica e poesia”. Per tutte queste
ragioni, ha spiegato, “l’homo economicus
non è una definizione completa della
natura umana”. A proposito della discesa
dei cattolici in campo politico, l’auspicio
“la preghiera senza impegno nella
piazza degli umili” sia “semplicemente
rito”. Anche le comunità cristiane,
ha concluso il missionario, hanno
le loro responsabilità: “non sono
più coscienza critica, non coltivano
stili di vita alternativa, e non si tratta
di invocare né al pauperismo né al
conservatorismo, ma alla sobrietà”.
Non c’è politica
senza morale
del porporato è che si torni a “usare
la parola utopia: chi appartiene alla
grande tradizione cristiana dovrebbe
essere capace di inalberare alcuni vessilli
significativi. L’uomo, ha concluso citando
Ghandi, “si distrugge con la politica
senza principi, con la ricchezza senza
lavoro, con l’intelligenza senza sapienza;
l’uomo si distrugge con gli affari senza
la morale, con la scienza senza umanità,
con la religione senza la fede. L’uomo
si distrugge con un amore vago senza il
sacrificio di sé”.
“La crisi viene interpretata con
modelli sbagliati”, mentre occorrono
“comprensione e corresponsabilità”, ha
detto Corrado Passera, ministro dello
Sviluppo economico, dialogando con il
cardinal Ravasi. Il bene comune, in questo
momento, è soprattutto “creazione di
lavoro”, e dalla crisi “si uscirà solo con un
progetto comune che dovrà riguardare
tutti i pezzi della società”, coinvolgendo
“sia il pubblico che il privato, profit e
non profit”. Non ci possiamo illudere, ha
proseguito, “che tutte forme di assistenza,
aiuto e vicinanza siano solo pubbliche o
private profit: dovremo aiutare a crescere
il terzo settore, che è una delle piattaforme
di sviluppo del nostro Paese”. Per la
crescita, ha concluso, “è necessario essere
competitivi, ma anche coesi. Bisogna
restituire centralità alla famiglia, cui in
questi anni non è stata rivolta attenzione
sufficiente”.
“Dio non può accettare che un miliardo
di essere umani faccia la fame”, ha detto
il missionario comboniano padre Alex
Zanotelli intervenendo alla tavola
rotonda sul tema “Il grido dei poveri,
crisi economica globale e sviluppo
sostenibile”. L’Italia “l’anno scorso ha
speso 26 miliardi di euro per le armi”, e
“oggi viviamo “la tragedia della dittatura
della finanza: in un mondo limitato come
il nostro non ci può essere una crescita
illimitata”. È pertanto “da rivedere il nostro
stile di vita”, ha invitato padre Zanotelli,
facendo eco al cardinal Ravasi, che ha
introdotto il dibattito sottolineando come
Il giornalista Federico Rampini,
che vive a New York, ha raccontato
che “in America il grido dei poveri
è fuorilegge. Le leggi contro
l’accattonaggio e il vagabondaggio
sono sempre più severe: i poveri non
si devono vedere”. A San Francisco, a
un passo dalla Silicon Valley, “ci sono
poveri più che nel resto d’America
perché è una delle poche città che non
vieta il grido dei poveri, e gli homeless
vi si riversano”. Nonostante le
promesse della società digitale e della
new economy, “in America i poveri
crescono, ce n’è più ora che negli anni
Trenta. Sono, oggi il 46milioni, ossia
il 15% della popolazione, sempre più
giovani (il 22% ha meno di 18 anni),
con punte più altre tra ispanici (uno
si quattro è povero), tra i neri (27%) e in
famiglie con genitori singoli (26,6%).
“A ridurre le povertà non sono riuscite
le religioni e le guerre, né il liberismo”,
ha sottolineato il sociologo Domenico
De Masi, “e oggi il mondo è tripartito:
nella produzione di idee, di materiali e
di manodopera a basso costo”. Del fatto
che “siamo abituati a vivere al di sopra
delle nostre possibilità” ha parlato la
giornalista Lucia Annunziata: “la politica
internazionale – ha spiegato - non ci potrà
dare soluzioni per lungo tempo”. Quando
una persona è povera, “da qualche parte
c’è un rapporto malato, sia esso di natura
civile, politica o famigliare”, ha detto
l’economista Luigino Bruni, ricordando
“il momento formativo della fraternità
occidentale è quando Francesco abbraccia
il lebbroso. Senza condivisione col povero
la povertà verrà gestita, immunizzata, ma
non curata”.
a cura di LORENA LEONARDI
Il rapporto 2012 Censis-Ucsi sulla comunicazione
L’Italia si specchia nei media?
N
ell’era biomediatica “l’individuo si specchia nei
media (ne è il contenuto) creati dall’individuo
stesso (che ne è anche il produttore)”. “I media
siamo noi: l’inizio dell’era biomediatica” è il titolo
della decima edizione del Rapporto Censis-Ucsi sulla
comunicazione. “Il notevole sviluppo di Internet”,
“l’evoluzione della rete dell’ultimo decennio nella
declinazione del web 2.0”, “la crescita esponenziale dei
social network”, con la “miniaturizzazione dei dispositivi
hardware” e la “proliferazione delle connessioni mobili”,
sono “i fattori che tutti insieme hanno esaltato la primazia
del soggetto”. Secondo il Rapporto, “la caratteristica
che meglio contraddistingue l’evoluzione dell’habitat
mediatico nell’era digitale è la progressiva integrazione
dei diversi strumenti di comunicazione. Grazie alla
diffusione di device sempre più piccoli e mobili e al
successo dei social network, questa integrazione è ormai
compiuta”. Nell’“era biomediatica” diventano “centrali
la trascrizione virtuale e la condivisione telematica delle
biografie personali”.
I dati sull’andamento dei consumi mediatici nel 2012
confermano che gli unici mezzi che incrementano
la loro utenza sono quelli che integrano le funzioni
dei vecchi media nell’ambiente di Internet, come gli
smartphone e i tablet. La televisione continua ad avere
un pubblico di telespettatori che coincide con la totalità
della popolazione (il 98,3%), ma un quarto degli italiani
collegati a Internet (24,2%) ha l’abitudine di guardare
i programmi dai siti web delle emittenti televisive e il
42,4% li cerca su YouTube per costruirsi i propri palinsesti
su misura. Come la televisione, anche la radio resta un
mezzo a larghissima diffusione di massa (l’ascolta l’83,9%
della popolazione). I telefoni cellulari (utilizzati ormai
da 8 italiani su 10) aumentano ancora la loro utenza
complessiva (+2,3%), anche grazie agli smartphone, la
cui diffusione è passata tra il 2009 e il 2012 dal 15% al
27,7% della popolazione e oggi si trovano tra le mani di
più della metà dei giovani di 14-29 anni (54,8%).
La penetrazione di Internet ha guadagnato 9 punti
percentuali nell’ultimo anno, con un’utenza che si attesta
al 62,1% degli italiani. Il dato sale nettamente nel caso dei
giovani (90,8%), delle persone più istruite, diplomate o
laureate (84,1%), e dei residenti delle grandi città, con più
di 500.000 abitanti (74,4%). E continua la forte diffusione
dei social network, con una tendenziale sovrapposizione
tra Internet e Facebook: sono iscritti a Facebook due
terzi delle persone che hanno accesso a Internet. Al
tempo stesso, prosegue l’emorragia di lettori della carta
stampata: i lettori di quotidiani (-2,3% tra il 2011 e il 2012)
sono oggi solo il 45,5%; al contrario, i quotidiani on line
contano il 2,1% di lettori in più rispetto allo scorso anno,
arrivando a un’utenza del 20,3%. Perdono lettori anche
la free press, che si attesta al 25,7% di utenza (-11,8%), i
settimanali (-1%) e l’editoria libraria (-6,5%).
È la “dieta mediatica” degli italiani, ossia il sistema di
relazioni e interazioni che si determinano in ciascun
soggetto in base alla sua capacità di orientarsi nel mondo,
non solo grazie all’impiego di un numero più o meno
ampio di media, ma anche in base alla qualità intrinseca
dei mezzi di comunicazione usati in prevalenza. Le
persone con diete basate solo su media audiovisivi (tv e
radio) sono il 25,2%, mentre gli italiani con diete aperte a
Internet sono il 55,5%. Tra i giovani (14-29 anni) solo il 7%
si orienta su una dieta mediatica basata essenzialmente
sugli audiovisivi, così come il 9,7% dei soggetti più
istruiti (diplomati e laureati). Emerge, però, un dato
preoccupante: nel 2006 le persone estranee ai mezzi a
stampa erano il 33,9% della popolazione, nel 2012 sono
diventate il 45,5%. Non sente il bisogno di leggere libri e
giornali il 36% dei giovani tra i 14 e i 29 anni, che navigano
in Internet, e il 31,9% dei soggetti più istruiti.
Dal momento che il contenuto mediatico siamo noi stessi
e le nostre vite private, “uno degli effetti più controversi
dell’attuale fase della rivoluzione digitale è l’impatto
sulla tutela della riservatezza e la protezione dei dati
sensibili”, ma “la gran parte degli utenti di Internet tollera
di buon grado l’indiscrezione dei social network basata
sull’autoesposizione”. I timori per i rischi di violazione
della privacy riguardano invece “la possibile ingerenza
esterna da parte di soggetti di mercato”. Le preoccupazioni
si appuntano, in particolare, “sulla memorizzazione delle
parole inserite nei motori di ricerca, sulla tracciatura dei
percorsi di navigazione, sulla profilazione degli utenti a
scopi commerciali”. Infatti, negli ultimi tempi “Internet
ha cominciato ad assumere un ruolo importante anche
nel mercato dell’advertising”, essendo “l’unico mezzo ad
aver incrementato il volume della raccolta pubblicitaria,
peraltro con una variazione a due cifre percentuali:
+12,3% nel 2011 rispetto all’anno precedente, arrivando
a 636 milioni di euro”. Dalla ricerca emerge “una grande
efficacia della pubblicità via web misurabile in termini di
capacità di influenzare le scelte dei consumatori”.
Chiesa in Italia
Sabato, 13 ottobre 2012
L’11 ottobre a Roma. Il significato della cerimonia di apertura con papa Benedetto XVI.
U
na celebrazione piena di “segni
che evocano il Concilio”. Così
monsignor Rino Fisichella,
presidente del Pontificio Consiglio per
la nuova evangelizzazione, descrive i
vari momenti della celebrazione di
inaugurazione dell’Anno della fede,
presieduta da papa Benedetto XVI, che
si tiene giovedì 11 ottobre, a partire
dalle ore 10.00, in piazza San Pietro.
Il primo di questi momenti consiste
nella lettura di brani delle quattro
costituzioni conciliari (“Sacrosanctum
concilium”, “Lumen gentium”, “Dei
verbum” e “Gaudium et spes”), testi
- dice monsignor Fisichella - “che
hanno segnato i lavori del Concilio e il
rinnovamento nella vita della Chiesa”.
Viene poi ripetuta “la lunga processione
che nell’immaginario collettivo riporta
al 12 ottobre del 1962”, con tutti i padri
sinodali e i presidenti delle Conferenze
episcopali di tutto il mondo, insieme
ai 14 padri conciliari che sono riusciti
“nonostante l’età” a giungere a Roma, sul
totale dei 70 padri conciliari viventi. “Tra
di loro - nota monsignor Fisichella - ce
ne sono alcuni che hanno addirittura 102
anni, mentre la maggioranza supera i 90
anni e il più giovane è il cardinal Arinze
che ha 80 anni. Altro segno - prosegue
- è l’intronizzazione della Parola di
Dio con lo stesso Evangeliario e leggio
di 50 anni fa. Come a chiusura del
Concilio Paolo VI consegnò dei messaggi
al popolo di Dio, quegli stessi messaggi
sono consegnati da papa Benedetto XVI
a diverse categorie di persone, al termine
Anno
della fede
In piazza San Pietro tante
le simbologie per evidenziare
il legame con il Concilio
e l’apertura al futuro
con l’impegno per una nuova
evangelizzazione dei popoli
Annalisa Minetti, cantante e sportiva);
ai lavoratori (tra cui a Raffaele Bonanni,
segretario generale Cisl); ai poveri,
ammalati e sofferenti (tra cui tre italiani
dell’Unitalsi, Croce rossa e vittime della
strada); ai giovani (uno per continente);
ai catechisti (tra cui Tommaso Spinelli,
della parrocchia romana di Santa
Melania Juniore, giovane uditore al
Sinodo).
della celebrazione eucaristica”, sottolinea
ancora monsignor Rino Fisichella.
Tra le altre novità che segnano l’apertura
del Sinodo e l’avvio dell’Anno della fede
monsignor Fisichella cita anche quella
dello speaker in lingua araba alle
udienze generali del mercoledì. “Oltre
agli speakers abituali nelle diverse lingue
- afferma - ve ne sarà uno di lingua
araba che pronuncerà anche una breve
sintesi della catechesi del Papa”. Questa
decisione - ha aggiunto - “si colloca
in continuità col recente viaggio del
Papa in Libano e con la pubblicazione
dell’esortazione postsinodale Ecclesia
in Medio Oriente”. Secondo monsignor
Fisichella, inoltre, con questo gesto
il Papa intende manifestare “il suo
incessante interesse e la vicinanza ed
appoggio ai cristiani del Medio Oriente”.
I Messaggi conciliari vengono affidati
a personalità di tutto il mondo divise
per categorie: ai governanti (tramite il
decano del corpo diplomatico presso
la Santa Sede); agli uomini di scienza
e di pensiero (tra cui l’italiana Fabiola
Gianotti, del Cern); agli artisti (tra cui lo
scultore Arnaldo Pomodoro e il regista
Ermanno Olmi); alle donne (tra cui
Ricordiamo che in diocesi di Como la
Santa Messa che segnerà l’apertura
ufficiale dell’Anno della Fede anche
nella nostra Chiesa locale sarà
domenica 21 ottobre, in Cattedrale,
a Como, alle ore 17.00, con il solenne
pontificale presieduto dal vescovo
monsignor Diego Coletti (a chiusura
anche della peregrinatio guanelliana).
Il ruolo dell’Azione cattolica. Intervista al presidente nazionale Franco Miano.
Immutata passione
Come cinquant’anni fa
l’Ac è pronta a sostenere
il rinnovamento della Chiesa
a partire da famiglia
e corresponsabilità...
“I
l legame tra Azione cattolica
e Concilio è molto stretto.
L’Ac arriva alla grande assise
avendo in qualche modo contribuito
alla sua preparazione attraverso le sue
diverse esperienze, per tanti aspetti
anticipatrici, di impegno del laicato
cattolico all’interno di una storia quasi
centenaria. Al tempo stesso l’Azione
cattolica esce dal Concilio trasformata
e rinnovata”. A delineare il rapporto tra
Concilio Vaticano II e Azione cattolica
italiana, è il presidente nazionale
Franco Miano, che sottolinea la “forte
passione” con cui l’Ac ha “partecipato”
alla storica assise, “accompagnandone”
i lavori “con la preghiera, l’attenzione
e l’approfondimento dei temi”. Miano
rammenta che l’11 ottobre 1962, serata
del “discorso alla luna” di Giovanni
XXIII, l’associazione era in piazza San
Pietro “per essere vicina al Pontefice, ai
vescovi, ai padri conciliari”.
Quale impatto ha avuto il Concilio
sull’associazione?
“Quell’evento ha riplasmato il nostro
essere Chiesa. L’Ac ha vissuto il dopo
Concilio anzitutto con il compito di
impegnarsi ‘per un’educazione del
popolo’, come affermava Vittorio
Bachelet (presidente nazionale dal 1964
al 1973) , ossia nella tensione a tradurre
per ogni persona i risultati dell’assise.
Forte, in questi 50 anni, nella stampa e
nei diversi sussidi associativi la presenza
di tale evento, quasi una ‘bussola’ per
l’Ac, a testimoniare l’esigenza prioritaria
che tutto il popolo di Dio ne venga reso
partecipe e possa giovarsi degli spunti
emersi”.
Un obiettivo realizzato?
“In buona parte sì, ancorché non
pienamente, perché gli esiti di un
Concilio hanno tempi lunghi e complessi
e le vicende della storia sono varie e
articolate. Grazie all’Ac, il Concilio è
‘arrivato’ in molte parrocchie; tuttavia,
come sosteneva Giovanni Paolo II,
esso rimane ancora ‘impegno davanti
a noi’. La nuova figura di Chiesa emersa
ha infatti bisogno di tradursi tuttora in
storia concreta. In una dinamica che
mette sempre insieme tradizione e
rinnovamento, che appartengono alla
natura stessa della Chiesa, l’Azione
cattolica ha interpretato la storica assise
tentando di puntare sui valori essenziali
dell’annuncio evangelico e della vita
cristiana. Tra i molti dibattiti che hanno
attraversato il post-Concilio, in questi
anni l’Ac ha tentato di mantenere, e
continua a farlo, la priorità dell’elemento
spirituale e del Vangelo, il primato della
fede e della coscienza”.
Nel post-Concilio si è registrata la
nascita di nuove forme di aggregazione
del laicato cattolico. Qual è stata la
“risposta” dell’Ac?
“Il Concilio ha certamente costituito
la base per un profondo ripensamento
della vita della nostra associazione
che, come ho detto, l’ha portata ad
interrogarsi sui valori essenziali. In
questo senso va interpretata l’insistenza,
che è stata peraltro comune a tutta la
Chiesa, di riferirsi più saldamente ai
valori del Vangelo e vivere sempre più
un’adeguata tensione alla coniugazione
di fede e vita. Non che il resto non sia
importante; lo è, a condizione tuttavia
di non smarrire il centro. La nascita
di nuovi movimenti ha certamente
arricchito, secondo diverse modalità, il
panorama delle possibilità di cammini
per laici, di forme di impegno, di
sostegno alla testimonianza cristiana.
Uno scenario inedito di fronte al quale
l’Ac si è rigenerata, riscoprendo come
sua dimensione essenziale il legame
con la vita della Chiesa: da quella locale
a quella universale, partendo dalla
quotidianità delle nostre comunità
diocesane e parrocchiali, ossia da un
territorio accolto come dono e impegno”.
Che cosa può offrire l’Ac alla Chiesa?
“Il dono che essa rappresenta per la
vita della Chiesa esce in questi 50 anni
confermato nella sua importanza e
vitalità. Abbiamo più che mai bisogno
di laici che si spendano per la Chiesa e
l’annuncio del Vangelo nel suo insieme,
per una partecipazione alla vita della
chiesa locale e del suo territorio.
Abbiamo ancora bisogno all’interno
delle nostre comunità di una ‘scuola di
formazione cristiana’, come una scuola
di vita in cui ai contenuti si coniughi il
metodo, quella ricerca della verità che
accompagna l’esperienza concreta di
Chiesa in cui si impara a camminare
insieme e a sperimentare il senso
della comunità. I vescovi e i pontefici
succedutisi in questi anni ci dicono che
c’è ancora bisogno di un’associazione
che sappia guardare all’integralità della
proposta formativa vissuta nella e per la
comunità”.
In che modo l’Ac intende “rivisitare” il
Concilio?
“Anzitutto sul piano della
corresponsabilità. Siamo convinti che
l’Ac abbia il compito di contribuire a
far crescere un senso vivo di Chiesa ma
anche di attenzione al Paese. Il secondo
impegno, non disgiunto, riguarda la
famiglia: luogo della corresponsabilità,
ma anche della trasmissione della fede,
della tradizione e dell’appartenenza”.
GIOVANNA PASQUALIN TRAVERSA
9
10 Sabato, 13 ottobre 2012
Lourdes 2012
La diocesi in pellegrinaggio a Lourdes. Un’occasione di preghiera e riflessione per
vivere un forte momento di fraternità diocesana e condivisione di un cammino; oltre mille
i fedeli che hanno raggiunto la grotta di Massabielle guidati dal Vescovo Diego Coletti.
Nessuno è solo, con Maria...
«R
Fotoservizio william
itorniamo a Lourdes!». Questo l’invito rivolto dal vescovo monsignor Diego
Coletti in vista del pellegrinaggio diocesano in programma dall’8 al 14 ottobre:
oltre mille i fedeli che hanno accolto le sue parole. Hanno raggiunto Lourdes
in treno, in aereo, in pullman, con mezzi e date diverse, in base alle proprie disponibilità, ma con l’unico desiderio di condividere, nei giorni centrali del pellegrinaggio,
dal 10 al 12 ottobre, un momento significativo di comunione e di Chiesa. «Come già
dissi qualche mese fa, sollecitando una partecipazione numerosa a questo nostro pellegrinaggio diocesano – ha affermato il Vescovo al momento della partenza, lunedì 8
ottobre –, ho spiegato il mio desiderio di tornare a Lourdes, alla Grotta di Massabielle,
per condividere, con lo spirito fraterno di una Chiesa che cammina insieme, un forte
evento di grazia». I primi ad affrontare l’impegnativo viaggio verso Lourdes sono stati i
pellegrini del gruppo Unitalsi. Un treno di 13 carrozze, lungo quasi mezzo chilometro,
che ha raggiunto il santuario mariano nella regione dei Pirenei francesi dopo oltre 22
ore di tragitto. «Tanti i sentimenti che ci accompagnano in questo viaggio di fede – è
ancora il pensiero di monsignor Coletti –. Innanzitutto un vivo senso di gratitudine:
per la canonizzazione di San Luigi Guanella, avvenuta esattamente un anno fa, e per
l’attesa della beatificazione di un altro sacerdote diocesano, l’arciprete Nicolò Rusca,
la cui testimonianza, sebbene lontana nel tempo, ha ancora molto da dirci e insegnarci
oggi. Nei giorni centrali del pellegrinaggio saremo uniti nella preghiera al Santo Padre
e al mondo intero per l’apertura dell’Anno della Fede, in vista della celebrazione solenne di questo momento anche nella nostra Diocesi, il prossimo 21 ottobre. Saremo
inoltre accanto alla piccola Bernadette, per farci prendere per mano e imparare, da lei,
a pregare con il Rosario. Ma soprattutto desideriamo fare nostro il suo atteggiamento
di umile ascolto di fronte a Maria e a Dio». Ma c’è ancora di più. «Ciascuno sarà a Lourdes animato da un’infinità di motivazioni – riprende sempre il Vescovo Diego –. Penso
soprattutto ai nostri malati e a quanti vivono situazioni di fatica, affanno e difficoltà:
fisica, personale, spirituale, familiare, lavorativa... Nessuno sarà solo: tutti possono
avere la certezza della vicinanza dell’amore materno di Maria e del sostegno fraterno
della comunità diocesana. La condivisione allevia le preoccupazioni e apre alla fiducia».
Fino al 14 ottobre per i pellegrini saranno moltissimi i momenti di riflessione, «per una
preghiera che si dilata e dilaga nell’intera giornata! Vorrei ricordare – è la conclusione del Vescovo – le parole di Benedetto XVI pronunciate la scorsa settimana a Loreto,
nel ricordo della visita fatta dal beato papa Giovanni XXIII alla vigilia dell’apertura del
Concilio Vaticano II. Il Santo Padre ha usato espressioni bellissime, che vogliamo sentire nostre: “Affidiamo alla Santissima Madre di Dio tutte le difficoltà che vive il nostro
mondo alla ricerca di serenità e di pace, i problemi di tante famiglie che guardano al
futuro con preoccupazione, i desideri dei giovani che si aprono alla vita, le sofferenze
di chi attende gesti e scelte di solidarietà e di amore”».
ENRICA LATTANZI
Lourdes 2012
“H
messori
racconta
bernadette
o visto qualche
cosa di bianco che
aveva l’aspetto di
una Signorina”. Il 13 febbraio
1858 (due giorni dopo la prima
apparizione), Bernadette Soubirous
, una ragazzina di 14 anni alta
1 metro e 40 centimetri, di
salute malandata, poverissima,
analfabeta, si confessa. Il curato
don Pomian l’ascolta, con pacata
benevolenza, raccomandandole il
buon senso. Ma el petito Damiselo
,”la piccola Signorina”, o Aqueró,
● In esclusiva per il Settimanale il
celebre giornalista ci illustra il suo
libro, in uscita giovedì 18 ottobre
“Quella là”, come Bernadette
-racconta Vittorio Messori - la
chiamava nel suo stretto dialetto
della vallata pirenaica, ricomparirà
per altre 17 volte, dando il via a
una travagliatissima vicenda che
vedrà coinvolti nell’incredulità,
oltre alla stessa sconcertata
famiglia di Bernadette, sacerdoti
e alti prelati, suore e badesse,
scrittori e intellettuali, commissari,
poliziotti, giudici, magistrati,
nobiluomini e nobildonne, bassi
e alti funzionari dello Stato,
Sabato, 13 ottobre 2012
fino all’Imperatore Napoleone
III, che a lungo si opposero e
indagarono attorno alla vicenda.
Quest’incredibile commedia
umana rivive ora nell’ultimo
libro-inchiesta dello scrittore,
risultato di un’indagine che dura
da trent’anni. S’intitola Bernadette
non ci ha ingannati. La verità
storica su Lourdes. Costruito su
una mole impressionante di dati
e di notizie, sempre vagliati alla
luce della ragione, è un affondo
appassionante dentro la vicenda
● La ricerca di Messori è scrupolosa
e mette in evidenza la grandezza
di quanto accadde a Massabielle
storica di Bernadette, dove il
rigore dello storico s’intreccia
alla sapienza del narratore. Per
una singolare coincidenza, il
libro, edito da Mondadori, esce
proprio all’inizio dell’Anno della
Fede, voluto da papa Benedetto
XVI. Ho chiesto a Vittorio Messori
di presentarci questa sua ultima
fatica (in virtù anche della nostra
ventennale amicizia).
intervista esclusiva
di MILLY GUALTERONI
● Ancora oggi dal mistero delle
apparizioni arriva un messaggio
di guarigione che riguarda tutti
Indagine storica sulla verità di Lourdes
C
ominciamo da lei, Bernadette, che, come tu
scrivi, lo scrittore francese Émile Zola definì
“un’irregolare dell’isteria”, anzi addirittura una
“povera idiota”. Nel libro, racconti le varie ipotesi che
si possono fare per negare la sua attendibilità...
«La struttura del libro è proprio questa: m’interrogo
su tutte le ipotesi alternative a quelle della verità
raccontata da Bernadette e arrivo alla conclusione
che nessuna è convincente, nessuna regge alla critica
delle fonti. Quindi, paradossalmente, la posizione
più logica è quella di accettare il Mistero. La prima
ipotesi è che il tutto fosse organizzato da qualcuno:
dai genitori di Bernadette, per lucro, o, non potendo
escludere nulla, dal clero locale. Un’altra ipotesi è che
fosse una commedia messa in scena da lei stessa, per
esibizionismo, vanità, o per uscire dalla sua povertà.
Infine, l’ultima ipotesi, come disse Zola, è che fosse
un’isterica, un’allucinata. Nel libro le esamino tutte
con molta pacatezza, non mi scandalizzo di niente e
mi pare di poter arrivare alla conclusione che davvero
Bernadette non ci ha ingannati».
Lasciamo al lettore il gusto di scoprire quali sono,
all’interno delle varie ipotesi, le ragioni con cui tu le
smantelli e parliamo della grotta di Massabielle. Un
luogo adatto per un simile avvenimento?
«Vedi, uno degli indizi che le apparizioni non sono
frutto di un imbroglio è proprio il fatto che la grotta di
Massabielle era il luogo meno adatto per ambientarvi
un’apparizione. A Lourdes quella grotta era chiamata
la tute aux cochons, “il rifugio dei maiali”, perché il
porcaio municipale portava lì il branco di maiali, per
farli grufolare nel bosco comunale, ricco di bacche, di
ghiande, di funghi. La grotta, quindi, era nota come un
posto malfamato, per i maiali appunto, ma non solo
in senso animalesco, anche in senso umano, perché
frequentata, per i cattolici più intransigenti, da “porci
umani”: gli amanti che lì consumavano un sesso
clandestino e frettoloso. Che la location dell’apparizione
sia stata posta lì è assurdo, se davvero alle spalle c’è un
imbroglio. Bastava dire che Bernadette aveva visto la
Madonna in una grotta sì, ma non la tute aux cochons...
Il terreno attorno a Lourdes è carsico e ce ne sono
molte».
Un tuo racconto mi ha colpito per il paradosso
evangelico che tu evidenzi. L’episodio di Bernadette
che si reca dal parroco per portare il messaggio della
Madonna accompagnata dalle due zie...
«...sì, le due zie che erano state espulse dalle Figlie di
Maria, perché entrambe erano rimaste incinte fuori
dal matrimonio, cosa che allora, come sai, era una
colpa gravissima, che la Chiesa non perdonava. In una
prospettiva di fede, c’è qui un altro segno sul quale
meditare: l’annuncio che l’Immacolata desidera un
santuario dove si venga in pellegrinaggio è portato alla
Chiesa da un’analfabeta accompagnata, come strana
garanzia, da due “pubbliche peccatrici”. Un gruppetto
scandaloso per i farisei di sempre, ma del tutto
appropriato per chi conosce Gesù...».
Da sempre, c’è chi denuncia come limite del
cristianesimo la mancanza del riso. Tu racconti
che la Madonna di Lourdes non solo sorrideva, ma,
addirittura, rideva...
«Questo secondo me è uno dei segni più belli di verità.
Rispetto alle altre apparizioni, Lourdes ha un clima
talmente sereno... A parte i pochi momenti in cui
si rattrista perché pensa ai peccatori, Maria sorride
sempre e addirittura ride. Tra l’altro, come ti ho detto,
Bernadette non chiamò mai l’apparizione “Signora”,
non disse mai, come tutti volevano che dicesse, che si
trattava di una Dama. Diceva: “Era giovane e piccola
come me” e non accettò mai la statua che fu scolpita,
alta un metro e settanta. Disse che era troppo alta e
non abbastanza giovane. Si ha l’impressione - e questo
è molto bello - che fosse come un incontro tra due
coetanee, piccole entrambe, contente di vedersi...
La Madonna si mette a ridere quando Bernadette,
temendo che sia il diavolo, l’asperge di acqua benedetta.
Prima sorride, poi, poiché Bernadette insiste, si mette a
ridere. Ride anche quando le sue compagne spingono
la ragazzina a presentarsi con una bottiglia d’inchiostro
e una penna per chiedere all’Apparizione di scrivere
il suo nome e Bernadette - è una scena bellissimaarriva lì, tutta bardata con queste cose e cerca di
allungare penna e calamaio... L’Immacolata sorride,
poi, siccome Bernadette insiste, ride. Il bello è che il
suo è un riso contagioso. Le testimoni, due bambine,
raccontano che anche Bernadette si mise a ridere
come una matta, avendo compreso quant’era ridicola
la situazione. Anche questo è uno dei segni maggiori
di verità: a Lourdes domina la serenità, non ci sono
profezie apocalittiche, non ci sono minacce, c’è soltanto
dolore per i peccatori. E’ anche un segno della sanità
mentale di Bernadette. Le allucinate, le isteriche hanno
un carattere cupo, sono chiuse su di sè. Bernadette
aveva, invece, un carattere estremamente gioioso,
ballava, le piaceva fare il girotondo, saltava la corda...
Nella vita normale di solito era obbediente e silenziosa,
ma appena poteva scappava con i più piccoli di lei e si
scatenava nei giochi. Quindi, gioiosa la Madonna, ma
gioiosa anche la sua ambasciatrice...Insomma avrai
capito che ne sono innamorato. Anzi, devo dire che fa
finta di niente, ma qualche volta Rosanna (la moglie di
Messori, ndr) è un po’ gelosa... A proposito, sai che per
due volte Bernadette fu chiesta in sposa...».
No, non lo sapevo...
«Sì, fu chiesta in sposa, una volta da un nobile, un conte,
e un’altra volta da un famoso intellettuale. Si rivolsero
al Vescovo per chiedere l’onore di poterla conoscere
e di poterle proporre di sposarla. Non sappiamo se
Bernadette sia stata informata, comunque se l’avesse
saputo avrebbe sorriso tristemente, perché sapeva di
essere malata gravemente e sapeva di non poter fare la
madre. Due anni prima delle apparizioni era scoppiato
il colera a Lourdes, lei ne era venuta fuori, ma con una
grave forma d’asma. Più della metà dei suoi tredici anni
in convento li ha passati in infermeria. Un altro segno di
verità è il fatto che la piccola Soubirous non era affatto
una mistica. Il suo temperamento era quello di una
contadina pragmatica, realistica. Per questo, le sue suore
di Nevers non riuscivano a convincersi che la Madonna
fosse apparsa proprio a lei, perché era di una religiosità
ordinaria, era puntuale, precisa, ma non faceva le grandi
veglie, le grandi penitenze... Certo, la sua penitenza la
fece a letto, nella malattia, fino a una morte prematura.
Comunque sia, questo esclude che potesse essere
un’isterica. Il suo era un temperamento concreto e
affidabile. Quando le chiedevano: “Ma perché è apparsa
proprio a te”, rispondeva: “Non lo so, la Signorina non
11
me lo ha detto”. A chi, ancora, dopo tanti anni insisteva,
diceva: “Basta con le domande, quello che avevo da dire
l’ho detto, se poi non volete credermi è affar vostro”. Il
mitomane, il bugiardo, l’imbroglione accumulano le
parole per convincerti. Bernadette, invece, rispondeva:
“La Signorina non mi ha detto di convincervi, mi ha
detto solo di dirvelo. Il mio compito l’ho fatto, adesso
vedetevela voi”».
Furono concepiti tanti stratagemmi per farla cadere
in contraddizione, nel libro ne racconti alcuni di
sorprendenti e anche divertenti...
«Su di lei gravava un peso... dai genitori, al suo parroco,
fino all’imperatore, tutti addosso... Il vero miracolo è
questo, evidentemente ci fu un’assistenza dal Cielo...
Nessuno di noi sarebbe riuscito a reggere l’opposizione
che lei ha avuto e meno che mai avrebbe potuto lei,
che non sapeva niente, non aveva niente. Non aveva
la salute, non aveva l’istruzione, non aveva una buona
reputazione, perché il padre era stato in galera... Era
davvero ultima tra gli ultimi. Tutti le dicevano ma no,
ti sbagli e lei dura, tenace, però con una forza pacata,
tranquilla. Pensa anche solo alle scenatacce che le
faceva il parroco, un uomo tempestoso, che metteva
paura quando si arrabbiava, anche perché era un metro
e novanta di altezza e lei così piccola, mezzo metro di
meno...».
Perchè Maria si presentò proprio con il nome di
Immacolata Concezione e non come la Madonna o la
madre di Gesù...?
«Questo, sì, è un problema, ma la soluzione più logica
è questa. L’Immacolata Concezione, come sai, è l’unica
creatura umana venuta al mondo con il peccato
originale già redento. Immacolata Concezione è, quindi,
una verità alla quale si può credere se si crede nel
peccato originale, da cui gli altri discendono. Invece,
ciò che contrassegna la modernità, allora agli inizi, è
proprio la negazione del peccato. In fondo, la nostra
visione, come dire, liberatrice, catartica della politica è
pensare che il peccato non esista e che, quindi, si possa
organizzare un mondo secondo ragione, dove tutti si
comporteranno da ottimi cittadini. La cultura moderna
non mette in conto il peccato. Credo che presentarsi con
quel nome fosse proprio un voler richiamare il mondo,
che dimenticava il peccato, alla sua realtà».
Un richiamo quanto mai attuale in questi nostri tempi
corrotti... ma la fede ha bisogno di queste prove? Ha
bisogno dei santuari?
«No... questi sono dei doni gratuiti, i doni di un Dio
generoso. La rivelazione evangelica, l’insegnamento
della Chiesa dovrebbero bastarci, però, un Dio generoso
sa che noi abbiamo bisogno di aiuti. La Chiesa, infatti,
non impegna sul piano dogmatico. Tu potresti essere
una buona cattolica anche se, dopo aver studiato per
trent’anni, scrivessi un libro dicendo che Bernadette non
è credibile. Nessuno nella Chiesa potrebbe dirti nulla,
proprio perché le apparizioni sono un regalo, possiamo
accettarlo o rifiutarlo, non è quello il messaggio...».
Qual è, allora, il cuore del messaggio di Lourdes?
«Il messaggio è che tutti possono guarire. Tutti, se
vogliono, possono tornare guariti da Lourdes, però è
una guarigione spirituale, è la guarigione dell’anima,
dal cui male derivano tutti i mali. Nelle intenzioni
del cielo Lourdes non era un lazzaretto, la Madonna
non ha detto “bagnatevi nella fonte e guarirete nel
corpo”. La Madonna non parla di malati, parla sempre
solo di peccatori. La guarigione fisica, i miracoli sono
soltanto suggelli di verità...Del resto, le guarigioni
fisiche riconosciute in 150 anni di storia sono solo 67 e i
pellegrini sono stati mezzo miliardo! I miracoli sono solo
dei segni della verità del messaggio principale... Delle
guarigioni parlerò nel prossimo libro, perché questo è
il primo di due. Qui, mi sono fermato su Bernadette, è
lei la protagonista dell’inchiesta, ma “attorno” ci sono
infinite altre cose, molto interessanti, che ho raccolto
in tutti questi anni di lavoro. “Attorno alla grotta”: sarà
questo il titolo probabile del secondo libro».
Chiesa Locale
12 Sabato, 13 ottobre 2012
Agenda
del Vescovo
■ Un percorso formativo proposto dall’Azione cattolica
Quale impegno nel servizio pastorale
L
17 ottobre
A Como, in Cattedrale, alle ore 11.00, Santa
Messa con le scuole cattoliche.
18 ottobre
A Como, al mattino, Consiglio Episcopale;
a Bergamo, nel pomeriggio, consulta
regionale su sette e movimenti alternativi.
19 ottobre
a Diocesi di Como, in collaborazione con l’Azione Cattolica, propone un percorso
di formazione alla corresponsabilità ecclesiale che si rivolge a chi
è stato chiamato a far parte dei
consigli vicariali, a chi presta il
proprio servizio nei consigli pastorali parrocchiali, a chi esercita
ruoli di responsabilità nelle associazioni ecclesiali, a chiunque si
senta chiamato ad un nuovo stile di servizio nelle nostre comunità. E’ un’opportunità preziosa
anche per i sacerdoti, che possono condividere con i laici un tempo di riflessione, di dialogo e di
progettualità.
da accogliere, ma anche stile da
imparare e impegno da assumere nell’andare d’accordo, riconoscersi in una Chiesa, affrontare
le difficoltà della comunicazione
e delle relazioni, per superare i
conflitti che si generano, anche
sulle scelte e sulle operatività.
La proposta
La proposta vuole avere un
orientamento pastorale e prevede approfondimenti biblici, del
magistero e culturali, momenti
di confronto e di laboratorio, secondo il seguente percorso:
La premessa
A Como, alle ore 20.45, partecipazione
all’incontro sul Concilio Vaticano II.
■ San Guanella
T
utto è pronto per la festa del “ritorno”
dell’urna di San Luigi Guanella nella
“sua” Como. L’urna arriverà in
Cattedrale giovedì 18 ottobre, alle ore
18.00, con Santa Messa alle ore 18.30,
(presieduta dal Superiore provinciale dei
Servi della Carità, don Remigio Oprandi).
Venerdì 19 ottobre, Sante Messe alle ore
8.00, 9.00, 10.00 e alle 18.30. Sabato 20
ottobre, alle ore 10.00, Santa Messa per
i Consacrati/e (presieduta da don Attilio
Mazzola, Vicario Episcopale per la Vita
Consacrata) e alle ore 18.30.Domenica 21
ottobre sono previste Sante Messe alle ore
8.00, 9.00, 10.30 (presieduta dal Superiore
generale dei Servi della Carità, padre Alfonso
Crippa), 12.00; alle ore 17.00, Pontificale
presieduto dal Vescovo monsignor Diego
Coletti e solenne apertura diocesana
dell’Anno della Fede. Al termine,
processione con l’urna fino al Santuario
del Sacro Cuore. Sante Messe, sempre in
Cattedrale, alle ore 18.30 e 20.30. Nei giorni
di permanenza dell’urna in Duomo, dalle
11.00 alle 12.00 e dalle 15.00 alle 18.30, ci
sarà una presenza guanelliana per accogliere
parrocchie, gruppi e persone; sarà pure
allestita una piccola mostra con pannelli su
vita e spiritualità di don Luigi Guanella.
Si invitano le parrocchie e i singoli
fedeli, nei giorni feriali, a prediligere le
celebrazioni eucaristiche delle ore 10.00
e delle ore 18.30. Le parrocchie che
intendono partecipare possono segnalare
la propria presenza all’Ufficio per la
Liturgia, indicando, se possibile, un
numero indicativo di cantori, ministranti,
lettori. Si può contattare don Simone
Piani al 333-6217220.
«La fede è il fondamento della
Chiesa. Questo amore è più forte del sentimento di sfiducia che
ogni tanto percepisco nei confronti della Chiesa in Europa. Solo
l’amore vince la stanchezza. Dio è
Amore. Io ho ancora una domanda per te: che cosa puoi fare tu per
la Chiesa?». (Card. Martini, agosto 2012). Siamo convinti che la
vita della Chiesa di oggi, e quella
di domani, dipenda dalla capacità di tutti di mettere in atto la corresponsabilità ecclesiale, con un stile e un modo rinnovato dello stare
e del lavorare insieme. La nostra Chiesa diocesana è in cammino
verso una riorganizzazione a livello pastorale, che ha già portato a
ridefinire le zone in vicariati, costituendo nuovi organismi di partecipazione: i Consigli Vicariali. I momenti di cambiamento, siano
essi personali o comunitari, vanno sempre accompagnati. Oggi siamo chiamati a prepararci ad un stile e ad un modo nuovo di essere
a servizio nelle nostre comunità e questo percorso vuole essere un
sostegno per chi accetta questa sfida.
Le aree tematiche
C’è un’esigenza di formazione sui contenuti della fede che è trasversale e sempre presente in tutti e di questo bisogna tenere conto. É
necessaria una formazione specifica sull’ecclesiologia conciliare
che è alla base di tutte le ultime scelte pastorali della nostra diocesi
(siamo forse tutti un po’ a digiuno). Come si può vivere una corresponsabilità ecclesiale se non si sa (o non si è consapevoli) a che
tipo di Chiesa facciamo riferimento? Che idea di Chiesa abbiamo
in mente noi? Una Chiesa comunionale, che vuole annunciare e in
dialogo con il mondo. É necessaria una formazione sulla vocazione
e il ministero laicale, perché il nostro apporto alla corresponsabilità sia quello proprio dei fedeli laici. Questa formazione si inserisce
nel contesto socio-culturale odierno, una cultura che richiede idee,
pensieri… che vive in pieno nel cambiamento. Avremo come filo
conduttore: la comunione, che nasce dall’essere in comunione con
Cristo nella Chiesa, ma quanto fa parte del nostro contesto socio culturale? Infatti lavorare insieme nella Chiesa, ma anche nella vita di
tutti i giorni, è bello, ma anche faticoso, richiede pazienza e tempo,
costanza, coraggio di fare un passo indietro quando l’idea dell’altro,
e non la nostra, crea consenso, capacità di relazionarsi e di lasciarsi
interpellare dall’altro, di comunicare con verità. C’è un ministero laicale che si inserisce in pieno nel contesto culturale, per questo terremo come filo conduttore la comunione che è prima di tutto dono
Area Parola e magistero La persona tra dono di sé e
comunione
Area “In ascolto del mondo” - Le relazioni e i conflitti nei rapporti interpersonali e
nella società: “provocazioni” o
occasioni?
Area esperienziale - Laboratorio sul lavorare insieme come capacità di relazionarsi e di gestione dei conflitti
La prima edizione si concretizza così.
SABATO 27 ottobre
Regoledo di Cosio (So)
- ore 15.30: inizio lavori: “Dio è amore” – don Ivan Salvadori; “La
Chiesa: casa e scuola della comunione” - don Roberto Bartesaghi
- Approfondimenti e condivisione;
- ore 19.00: Vespri;
- ore 19.15: cena insieme;
- ore 20.30: conclusione.
DOMENICA 4 novembre
Talamona (So)
- ore 9.00: Santa Messa in parrocchia;
- ore 10.00: inizio lavori - “In ascolto del mondo: parole e gesti di
conflitto e di comunione”, professor Leonardo Lenzi, dell’Università Cattolica di Milano;
- ore 12.30: pranzo insieme;
- ore 14.00: “Lo stile del lavorare insieme: esercizi pratici”,
- ore 16.30: conclusioni.
Ciascuno potrà contribuire alle spese di organizzazione secondo le
proprie possibilità.
La seconda edizione si svolgerà a Como – presso il Seminario
diocesano - nel mese di febbraio 2013. Iscrizioni e prenotazione
pasti entro il 24 ottobre presso la sede diocesana di Azione Cattolica, viale Cesare Battisti, 8 – Como – telefono 031.265181 - email: [email protected]
■ Il Vangelo della domenica: 14 ottobre - XXVIII domenica del tempo ordinario
«Va’, vendi, vieni e seguimi» (Mc 10, 17-30)
Prima Lettura:
Sap 7, 7-11
Seconda Lettura:
Eb 4, 11-13
UNO SGUARDO D’AMORE
Per tre volte nel Vangelo di oggi, si parla dello
sguardo di Gesù. La prima volta quando Gesù
fissa “quel tale”che, ricco di beni materiali già
in questa vita terrena, mette le mani avanti e
vuole anche “in eredità la vita eterna”. La seconda quando Gesù, abbandonato da quell’uomo,
volge lo “sguardo attorno”e sconsolato ammette: “Quanto è difficile per chi possiede ricchezze entrare nel Regno di Dio”. Infine, quando
Gesù guarda in faccia gli apostoli sconcertati (la
ricchezza faceva gola anche a loro!) e proclama
che la salvezza viene da Dio e non la si compera con il denaro. È sguardo d’amore che parla
al cuore dell’uomo, anche se a volte (lo dice
l’autore della seconda lettura), la sua parola è
tagliente come una spada e lo mette in crisi.
UN’ OCCASIONE PERSA
Ritorniamo a “quel tale”che un po’ rappresenta
ciascuno di noi e la nostra epoca. Osservava i
comandamenti, almeno quelli che riguardano
il prossimo, come noi che magari siamo anche
onesti. Per di più li osservava “fin dalla giovinezza” (quindi tanto giovane non era!), come
noi che abbiamo una lunga tradizione di fede
alla spalle. Eppure ci manca sempre qualcosa
e siamo sempre alla ricerca pur avendo ancora
tante ricchezze materiali anche in un momento
di crisi economica. A volte non sappiamo spiegarci questa inquietudine che ci fa assomigliare
a quel tale che “diventa scuro in volto”e se ne va
“rattristato”. Ci manca di ricambiare lo sguardo d’amore di Gesù e di seguirlo; ci manca di
volgere lo sguardo attorno e di accorgerci dei
poveri per soccorrerli. Nella sequela di Gesù
“maestro buono”osservi anche i primi comandamenti. In più ci guadagni già in questa vita
in “case, familiari e campi”e poi “la vita eterna”.
Anche la prima lettura ci ricorda che con il dono della sapienza (traduco: il gusto per le cose
di Dio) ci vengono dati tutti gli altri beni.
SOLO UNA CANZONETTA?
Sto attendendo l’inizio del Tg1 della sera, quando il sottofondo musicale di uno spot è una bella canzone che in famiglia ricordiamo ancora e
che canticchiamo subito (Canzonissima 1968)
anche se fuori “non scende la pioggia”. “Amo
la vita più che mai”; come dare torto al Gianni
nazionale? Fin da bambino dico: “Ti adoro mio
Dio; ti ringrazio di avermi creato”. Inizia il Tg
con notizie di congiuntura economica; partiti
litigiosi; politici che rubano; un presidente che
in Siria uccide il suo popolo... e mi nascono
mille interrogativi. Alle immagini nella mente si sovrappongono le parole della canzone:
“Ognuno pensa solo a se stesso... La vita appartiene solo a me”. Trovo la risposta alle mie domande: fin che uno considera la vita solo come
sua proprietà, chissà quanti tg sempre negativi
dovrò ancora vedere! “Va, vendi, vieni e seguimi”. Ecco la soluzione per cambiare canale!
don ALFONSO ROSSI
Chiesa diocesana
■ Dal 19 ottobre presso il Santuario Sacro Cuore di Como
Santa Messa di Gesù misericordioso
G
esù misericordioso, apparendo più volte
asanta Faustina, la Santa polacca canonizzata dal beato Giovanni Paolo II, così si
esprimeva con la santa stessa: «Annuncia che la
misericordia è il più grande attributo di Dio… Dì
all’umanità sofferente che si stringa al mio Cuore
misericordioso, e Io la colmerò di pace».
Mai forse come oggi, con l’avvento del cosiddetto
“pensiero debole”, che non crede più nei valori
fondamentali della vita, ridotta a puro e semplice
piacere materiale; e di conseguenza, angosciati
da tanti problemi e difficoltà, tutti in certo modo, sentono un insopprimibile bisogno di misericordia. D’altra parte soltanto Dio può appagare
il desiderio più profondo del cuore umano, che
anela, consapevole o no, a Lui, unica fonte di ogni
bene e felicità.
Perciò: allo scopo di ravvivare la fede in Gesù misericordioso di tanti cristiani, che gemono sotto il
peso di tante sofferenze fisiche e morali, ci sembra quanto mai opportuna l’iniziativa, che veniamo a proporre, di una celebrazione eucaristica di
liberazione, che si terrà presso il Santuario del
Sacro Cuore di Gesù, dell’Opera don Guanella in via Tommaso Grossi, 18 – Como, al terzo
venerdì di ogni mese, alle ore 15.00, a partire
dal 19 ottobre 2012.
Tutti sono fraternamente invitati a sperimentare,
in tal modo, la misericordia di Dio che ci libera,
ci sostiene nel cammino e dona pace al cuore.
Il Piano Pastorale 2013
presentato in sintesi.
I
l Piano Pastorale 2013 si apre
con un titoletto a modo di
trittico: meravigliati, affamati, in
cammino. Sono parole che descrivono
l’atteggiamento del cristiano di fronte
all’Eucaristia. La meraviglia riguarda
il dono, la fame rappresenta ogni
desiderio di amore e di realizzazione
di sé e del mondo, in cammino è il
dinamismo che la vita eucaristica
imprime alla Chiesa, popolo in
cammino. L’Eucaristia è Pane che
ci rimette in cammino. Continua la
proposta pastorale del Vescovo Diego:
“Il Maestro è qui”. La presenza è del
Risorto. Il “qui” è la nostra terra, siamo
noi. L’azione del Maestro è concreta: egli
chiama, cammina condivide! Ci basta,
con un colpo d’occhio, ripercorrere la
proposta pastorale di questi anni per
coglierne il senso unitario.
Il Maestro è qui e ti chiama (proposte
pastorali 2008-2010).
Un nuovo tratto di strada per una
diocesi in cammino (2011).
Il Maestro è qui e cammina con noi
(2012).
Il Maestro è qui e spezza il pane per noi
(2013).
Il Piano pastorale non è una forma
di catechesi su un argomento, né un
manuale liturgico; non è un richiamo
ad alcune attenzione, né un semplice
messaggio del Vescovo. È un progetto
operativo, che indicala direzione in cui
muoverci, le prospettive da condividere
e sulle quali convergere, le scelte
da privilegiare, la verifica da fare. È
indirizzato alle comunità in quanto
tali, ai preti, ai laici, ai consacrati, alle
famiglie e a tutti i soggetti comunitari
quali le associazioni, i movimenti e i
gruppi.
Il racconto dei discepoli di Emmaus è
l’icona evangelica del Piano pastorale
triennale. La sosta nella casa dei
discepoli, all’invito “resta con noi…”,
si trasforma in piena rivelazione
dell’identità del viandante nell’atto
eucaristico dello spezzare il pane. C’è
quanto basta per una “sosta” con il
Signore. Sostare è parte del cammino,
come l’andare. Ed è difficile decidere se
il cammino sia finalizzato alla sosta o
viceversa la sosta al cammino.
Immersi nell’Anno della Fede, nella
C
hi attendeva un piccolo “pamphlet” di
teologia o di spiritualità eucaristica è
rimasto giustamente deluso. Sia perché,
in circolazione, ne abbiamo a profusione e di
molto buoni (a cominciare dall’Esortazione
apostolica “Sacramentum charitatis”: il
documento in tema più “fresco”, e per questo
adottato dai presbiteri per i loro incontri
vicariali di formazione). Sia perché non è
questa l’indole di un piano pastorale. Il quale
dà per presupposti i tesori della teologia e
della spiritualità per concentrarsi sullo stato
dell’esistente e, a partire da qui, delineare
alcuni obiettivi concreti. A una lettura
attenta di individuarli e metterli in cantiere:
dal numero e orario delle celebrazioni
eucaristiche, alla presenza dei bambini (n.8),
La prima parte del piano pastorale,
centrata su alcune domande esistenziali,
innesca l’attenzione a quanto il Piano
pastorale sottolinea in tutte le sue parti:
la dimensione antropologica della vita
cristiana. L’uomo si interroga davanti al
senso della sua vita, al suo cammino e
al suo destino. Sofferenza, lavoro, festa,
sessualità, cultura, esperienza della
morte, ma anche famiglia, separazioni,
accoglienza e presenza di stranieri
nelle nostre terre sono tracce umane
bisognose di arrivare all’Eucaristia e di
ripartire da essa.
Il settimo capitolo, dedicato alla
comunità, può essere considerato
il perno pastorale del documento
del Vescovo. La comunità nasce
dall’Eucaristia: non prima, non dopo,
non senza!
La seconda parte si concentra
sulla pastorale dei soggetti. Non è
contrapposta alla pastorale delle
iniziative: solo si preoccupa che la vita
ecclesiale metta al centro la persona.
La pastorale dei soggetti è “una forma
particolare di attenzione alla situazioni
della vita, che comporta varianti di
attività, sfumature di spiritualità,
proposte differenziate” (ib. Pag 23).
Famiglie, fidanzati, cuori feriti dalle
separazioni matrimoniali, vita da prete,
fatiche e dono di sé degli infermi, turisti,
stranieri residenti, famiglie colpite dal
lutto vengono messi in rapporto con il
dono eucaristico. Sono alcuni soggetti,
non tutti. La comunità è chiamata a
far proprio un metodo di annuncio del
Vangelo.
La terza parte indica le priorità per
la vita delle comunità nella Diocesi
di Como. Pure attenti alle tante
iniziative e ai validi progetti già in atto,
siamo chiamati ad un colpo d’ala nei
confronti dell’Iniziazione cristiana,
della spiritualità eucaristica, della
carità, dell’educazione degli affetti e
della sessualità. Infine, un invito ad
un concreto progetto formativo e la
proposta di una verifica diocesana delle
comunità pastorali concludono il Piano
pastorale.
Dal punto di vista grafico la lettura è
facilitata dai titoli e dall’uso del neretto
per evidenziare le proposte concrete.
Con le sue ottanta pagine, formato
tascabile, il Piano pastorale si presenta
agile da sfogliare. Si presta ad una lettura
personale, ad uno studio condiviso
in gruppo, specialmente nei consigli
pastorali, a forme di approfondimento
sulle singole parti, anche mediante
incontri formativi e organizzativi
dell’attività pastorale. La Chiesa di Como
lo accoglie nella consapevolezza che
il Piano pastorale parla di lei, parla di
noi. La frase con la quale si apre, sia la
conclusione della presentazione: “La
vera gioia è riconoscere che il Signore
rimane tra noi, compagno fedele del
nostro cammino”.
don ITALO MAZZONI
all’attenzione per i malati (n.12), per i turisti
(n.13), per le famiglie etniche legate ai
flussi di immigrazione (n.14), la celebrazione
delle esequie (n.15), fino agli obiettivi più
generali della formazione dei laici (n.21) e
della graduale costituzione delle comunità
pastorali (n.22).
C’è un filo rosso che lega insieme tanto
l’attenzione ai soggetti (parte seconda)
quanto il rilievo dei progetti educativi (terza
parte): è la famiglia. Cardine di un progetto
pastorale che abbraccia l’iniziazione cristiana
(n.16), la preparazione al matrimonio (n.9),
l’educazione affettiva e sessuale (n.20), non
escluse le famiglie in difficoltà, segnate dalla
fragilità della disunione o della convivenza
irregolare (n.10). L’attenzione alla famiglia
esige una grande capacità di adattamento
pastorale alle situazioni concrete, che,
nel contesto frammentato e secolarizzato
in cui ci troviamo a vivere, sempre più si
diversificano e si complicano. Non solo lo
esige, ma anche lo favorisce. Le indicazioni
del Vescovo per una pastorale eucaristica a
misura di famiglia rappresentano un prezioso
aiuto in questa direzione. L’obiettivo puntato
sull’Eucaristia non può certo prescindere dal
riferimento all’Anno della Fede indetto dal
Papa (n.2). Le due cose si intersecano e si
influenzano a vicenda. Sia perché l’Eucaristia
è fonte e compimento della fede, sia perché
solo la buona qualità “cristiana” della fede
può renderci capaci di un culto eucaristico
all’altezza del suo significato. (d. A. R.)
ricorrenza dei cinquant’anni dall’inizio
del Concilio Vaticano II, facciamo
tesoro dell’anno della Parola e dell’anno
dell’Eucaristia, già guardando alla
Missione che ci riguarda. Sono i
riferimenti fondamentali per la fede
che professiamo Trinitaria. La Parola
e l’Eucaristia rivelano il vero volto di
Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo. Ci
mettono in contatto con lui, mediante
l’ascolto e la comunione. “Tutte e tre le
persone della Santissima Trinità sono
efficacemente presenti in un unico
dialogo d’amore, per donare alla Chiesa
e al mondo la loro comunione” (Diego
Coletti, Il maestro è qui e spezza il pane
per noi, Como 2013, pag. 21).
Sabato, 13 ottobre 2012
13
■ Familiari Clero
Mercoledì 24 ottobre
la Giornata di inizio anno
presso il Seminario
È
bello iniziare un nuovo anno insieme
come Familiari del Clero, alla luce delle
parole di Benedetto XVI per l’indizione
dell’Anno della fede: “…riscoprire il cammino
della fede per mettere in luce con sempre
maggiore evidenza la gioia e il rinnovato
entusiasmo dell’incontro con Cristo”.
Da un’Associazione che negli anni ha visto
assottigliarsi sempre più le sue fila e che
opera in silenzio, quasi ai margini della
vita diocesana, parte invece un desiderio di
rinnovamento sincero. L’incontro con Cristo
si manifesta ogni giorno nel servizio ai preti
e diventa testimonianza di fede se fatto con
dedizione e responsabilità. L’Associazione
vuole aiutare a vivere consapevolmente la
propria vocazione tutti coloro che vivono
questo servizio nelle parrocchie, vuole
aprirsi a chi collabora nella cura della vita
quotidiana dei preti. Quindi non solo i
genitori o i parenti, ma anche le persone che
prestano servizio nelle case parrocchiali più
o meno continuativamente.
Si chiede anche la collaborazione dei
preti stessi perché facciano conoscere
l’Associazione e gli incontri che si
svolgeranno nel corso dell’anno 2012-2013.
Non è secondario, nella vita di un sacerdote,
avere vicino delle persone “familiari”, magari
non per legami di sangue, ma di affetto, di
fede, di vera condivisione fraterna.
Perché ci si conformi sempre meglio
alla vocazione di “familiari del clero”,
l’Associazione riprende gli incontri periodici
con “rinnovato entusiasmo” e confidando in
una partecipazione numerosa e convinta.
Guidati dall’assistente diocesano,
monsignor Armando Bernasconi e da
don Silverio Raschetti, si ritroveranno in
Seminario mercoledì 24 ottobre, per la
giornata di inizio anno.
PROGRAMMA
ore 9.30: accoglienza;
ore 10.00: recita delle Lodi e meditazione
condotta da monsignr Bernasconi; momento
di silenzio con possibilità di confessarsi;
ore 12.00: Santa Messa,
ore 13.00: pranzo;
ore 14.30: comunicazioni della presidente e
programma dell’anno.
Si raccomanda di dare la propria adesione
all’iniziativa entro e non oltre domenica 21
ottobre alle seguenti persone:
Giovanna Della Monica, telefono 031-240242
Geltrude Morcelli, telefono 0342-635726
■ Ufficio Liturgia
Aperte le iscrizioni per il
“Percorso di ricerca” per i
cresimandi in età adulta
A
Como (aperto anche ai Vicariati
adiacenti) sarà attivato nelle prossime
settimane un “Percorso di ricerca nella
fede” per adulti cresimandi, che sfocerà
nella veglia di Pentecoste (sabato 18 maggio
2013). Nella successiva solennità di Cristo
Re dell’universo (24 novembre 2013) si
svolgerà un incontro di “verifica e rilancio”.
Il primo incontro si terrà a Como
mercoledì 24 ottobre dalle ore 20.45 alle
ore 22.30 presso l’Istituto Sacra Famiglia,
via Dante 94. Sono aperte le iscrizioni, che
si sollecitano tempestive, in modo tale da
avere la possibilità di un incontro a livello
individuale con ciascuno degli interessati
per presentare le caratteristiche del Percorso
prima che esso abbia inizio.
Per comunicazioni: catecumenato@
diocesidicomo.it oppure telefonare al
numero 031-3312252.
Per ulteriori chiarimenti si rimanda alla
scheda Percorso per il completamento
dell’Iniziazione cristiana in età adulta (nella
serie Diocesi di Como- Progetti) consultabile
sul sito diocesano.
Vita diocesana
14 Sabato, 13 ottobre 2012
Due Giorni Giovani
I
l Lido di Menaggio farà da cornice, sabato 27 e
domenica 28 ottobre, al tradizionale appuntamento
della Due Giorni Giovani. Il tema scelto, sintetizzato
dallo slogan “Andarono senza indugio”, prendendo le
mosse dall’episodio dei discepoli di Emmaus, mette
in evidenza la centralità dell’Eucaristia e lo slancio
missionario che da essa deriva. Sabato pomeriggio, con
l’arrivo e le registrazioni a partire dalle ore 17.00, i
partecipanti avranno subito la possibilità di entrare in
contatto con il tema scelto attraverso tre “angoli” di
approfondimento: il Concilio, la Caritas e Nicolò Rusca
(il sacerdote diocesano, arciprete di Sondrio, vissuto a
cavallo fra XVI e XVII secolo riconosciuto martire della
fede e prossimo beato). Alle ore 18.00 sarà padre Lorenzo
Snider, della Società Missionaria Africana, a parlare della
sua esperienza. Dopo la cena tre le proposte. L’adorazione
eucaristica: avrà inizio per tutti presso la parrocchiale
di Menaggio. Dopo un tempo comune di preghiera, il
Santissimo sarà portato processionalmente presso la
chiesa di santa Marta, dove l’adorazione continuerà,
in forma personale o a gruppi, fino alle ore 8.00 della
domenica mattina, con la possibilità di turni durante
la notte (da prenotare in segreteria all’accoglienza). Le
confessioni: gli animatori di “Giovani&Riconciliazione”
sono a disposizione, fino a esaurimento delle richieste,
per accompagnare i giovani ad accostarsi al Sacramento
della Riconciliazione, offrendo accoglienza, un breve
tempo di preparazione e l’accompagnamento con un
brano biblico e la preghiera. Spazio anche all’animazione:
presso il Lido, dopo l’adorazione comune, il gruppo
“Dancing Animation”, come negli scorsi anni, offrirà un
tempo di musica e intrattenimento insieme. Domenica,
dopo le Lodi, cinque gruppi di lavoro su “Andarono senza
indugio…”: verso chi ha sbagliato; verso chi soffre; per
costruire il bene comune; verso chi crede in un altro dio;
in missione. Alle ore 11.45 la Santa Messa con il Vescovo
e, nel pomeriggio, il racconto delle diverse proposte per
i giovani in programma in diocesi nei prossimi mesi.
Tutte le info su www.pgcomo.org o telefonando allo
031-5001210.
■ Musica&Liturgia
Le lezioni della Scuola
diocesana “Luigi Picchi”
S
ono riprese, presso l’istituto Canossiano
di via Balestra 10 a Como, le lezioni
della Scuola Diocesana di Musica
e Sacra Liturgia “Luigi Picchi”. È ancora
possibile iscriversi, presentandosi nei
prossimi sabati presso la sede della
scuola. Le lezioni iniziano alle ore 14.15 con
le diverse materie di indirizzo, proseguono
alle ore 15.00 con il canto corale e si
concludono con le lezioni di strumento.
■ Ministranti
Il servizio liturgico per la
beatificazione del Rusca
L
a beatificazione di Nicolò Rusca potrà
essere l’occasione per gli adolescenti
della nostra diocesi che già svolgono
il servizio di ministranti nelle proprie
parrocchie di incontrarsi e prestare aiuto
per il servizio liturgico. Sono invitati a
partecipare gli adolescenti (dalla Prima
Superiore in avanti) e i giovani. Maggiori
informazioni saranno diffuse in seguito
tramite il Settimanale o possono essere
richieste all’Ufficio per la Liturgia (liturgia@
diocesidicomo.it). Per il momento si invita
a prendere in considerazione la possibilità
di invitare chi svolge questo servizio a
partecipare. La proposta prevede l’arrivo
a Sondrio nel pomeriggio di sabato 20
aprile, le prove per il servizio, la cena e la
partecipazione alla veglia, il pernottamento.
Il rientro nelle proprie parrocchie avverrà
dopo la liturgia di beatificazione.
Insegnanti di religione. Il corso di aggiornamento per i docenti della Secondaria.
M
ercoledì 3 ottobre ha avuto inizio,
Il valore della libertà individuale, pur
con la relazione di monsignor
apprezzato, trova nel valore della vita il
Angelo Riva, il corso di
proprio limite e legame fondamentale. In
aggiornamento per i docenti di Religione
questo contesto, sorgono alcuni dilemmi.
Cattolica nelle scuole secondarie di 1° e 2°
Primo dilemma bioetico: cos’è e quando
grado. La tematica del corso si presenta
c’è vita umana personale? Il relatore ha
complessa e attuale: Etica e razionalità
messo a confronto i diversi modelli etici
nel dibattito epistemologico
e ha argomentato sul come e perché il
contemporaneo.
modello del personalismo ontologico si
Il corso ha una dichiarata finalità:
pone come alternativo. Secondo dilemma
comprendere il complesso dibattito
bioetico: quale rispetto per la vita umana
contemporaneo sull’etica e approfondire
personale? Il personalismo ontologico
il contributo che l’Insegnamento della
–ha affermato il relatore- sviluppa il
Religione Cattolica può offrire. Dopo il
modello bioetico della sacralità della vita,
saluto rivolto ai presenti da don Teresio
secondo il quale il rispetto della vita è
Barbaro, direttore dell’Ufficio Pastorale
assoluto e fondato sulla sua consistenza
della scuola e dell’università, che ha
ontologica: la vita va rispettata perché è,
sottolineato la necessità di un costante
e non per quello che ha o per quello che
aggiornamento per un insegnamento
fa. Ha poi evidenziato come il modello
qualificato e qualificante, ha preso la
della qualità della vita sia insufficiente
parola mons. Angelo Riva su: “Bioetica:
sotto diversi punti di vista. Ha così
nuove prospettive, nuove domande”.
precisato: “La mediazione corretta fra
La tematica è complessa –ha subito
sacralità e qualità della vita viene ricercata
precisato- e in essa si
nell’applicazione del
concatenano tre anelli. Il
principio di proporzionalità
primo: le tecnoscienze e
della cura. Esso, tenendo
il mercato. Un’etica della
conto dei parametri di
vita, applicata in particolare
straordinarietà, futilità e
all’esercizio dell’arte medica,
invasività di un trattamento
è sempre esistita. Tuttavia
medico, non risolve a priori
la “questione bioetica” –
tutti
i casi, lascia un certo
Il primo incontro ha avuto come argomento di confronto la bioetica:
ha premesso il relatore- è
margine di “grigio” nelle
diventata impellente nel
ma ha il merito
un tema complesso che ha evidenziato la necessità di altri approfondimenti decisioni,
‘900, in seguito ad una
di sottrarre la decisione
vertiginosa accelerazione
terapeutica dalle grinfie
delle conoscenze scientifiche
dall’etica ma anche dalla politica. Ed
un contesto individualistico e libertario,
del puro soggettivismo,
e delle relative applicazioni tecnologiche.
eccoci al secondo anello: l’etica. Tecnica
sembra essere una debolissima etica
perimetrando alcuni margini di oggettività
La “questione bioetica” rappresenta una
e mercato hanno un rapporto difficile con
del rispetto dell’altrui libertà incapace
doverosità (per chi la presta e per chi
vera e propria “questione antropologica”
l’etica. Infatti i due àmbiti sopra indicati
però di far fronte ai nuovi problemi; è,
la riceve) della cura”. Alla domanda:
che mette in discussione la grammatica
manifestano la radicale insufficienza
poi, un’etica che rende impossibile la
“quale modello etico per la bioetica?”, il
elementare dell’essere uomini (il senso
dell’etica “di funzionamento” di cui sono
convivenza civile e non è in grado di
relatore ha delineato un modello liberaledel nascere, del morire, del generare, della
portatrici (“non si deve fare solo ciò che
sopportarne le regole e i limiti esponendo
veritativo-relazionale che metta in
malattia…). Con una conseguente svolta
non si può fare”); constatano i propri
così al rischio della prevaricazione da
evidenza non solo la libertà del soggetto
copernicana in molti campi del sapere, sia
limiti epistemologici (crisi dell’economia
parte del più forte; è un’etica, infine, che
ma anche il suo limite (ontologiconella medicina clinica, sia nelle sviluppo
liberale e, sul versante della filosofia
assegna un destino di solitudine e di
etico) e il suo legame (relazionale).
delle neuroscienze, sollevando nuove
della scienza, la consapevolezza della
nichilismo disperato alla sola coscienza
Infine, il terzo anello della questione
questioni di frontiere (la procreatica,
parzialità e relatività del proprio sapere);
individuale. L’insistenza unilaterale sulla
bioetica: il diritto. Qui si è evidenziata la
la genetica, la cibernetica). Per quanto
appaiono riluttanti ad accettare una
libertà individuale delinea i connotati di
complessità della questione e l’uso, non
riguarda la sinergia con l’economia
“briglia” etica e una governance giuridicoun’umanità radicalmente diseguale e non
sempre adeguato, del richiamo a decisioni
di mercato: la ricerca ha bisogno di
legislativa. Un secondo aspetto di questo
fraterna. A fare da contrasto .ed è questo il
definite “democratiche” nella misura in
fondi, in quanto investitori e produttori
“anello” è dato poi dalla prospettiva
terzo aspetto- all’etica libertaria e radicale
cui soddisfano una parte. Il dibattito con
ricercano occasioni di realizzo economico. avanzata nell’epoca post-moderna circa
abbiamo il modello del personalismo
ha evidenziato la necessità di ulteriori
Ha origine così un sottosistema
la radicale insufficienza del modello
ontologico che propone un’etica centrata
approfondimenti sul tema.
socio-economico autoreferenziale e
individualistico e libertario moderno.
sulla dignità della persona umana e sul
sintesi a cura
difficilmente controllabile non solo
Infatti, l’unica etica ancora possibile, in
rispetto assoluto dovuto alla sua vita.
di ARCANGELO BAGNI
Fra prospettive e domande
Visita Pastorale
Sabato, 13 ottobre 2012
15
Testimoni
del Vangelo
in un
quartiere
di frontiera
Sabato 6 e domenica 7 ottobre mons. Coletti
ha ripreso, da Monteolimpino, la visita
pastorale alle comunità della diocesi di Como
D
ue giorni di grande festa, ma anche
di riflessione sui grandi temi della
cristianità a Monteolimpino,
sabato 6 e domenica 7 ottobre,
in occasione della visita pastorale del
nostro vescovo Diego Coletti. Nonostante
il susseguirsi di eventi importanti mons.
Coletti, sempre attento ad ascoltare tutti
e a fornire un consiglio a chi lo chiedeva,
ha anche trovato il tempo per incontrarci
e scambiare qualche battuta con noi. Ecco
le sue impressioni: “Monteolimpino si
trova in una condizione di frontiera più
che altrove, non solo dal punto di vista
geografico ma anche per l’ alta percentuale
di immigrati presenti. Proprio questa
condizione di periferia di una grande città
concorre a creare le condizioni favorevoli
ad una comunità che vuole testimoniare
veramente l’insegnamento del Vangelo,
cominciando proprio dall’accoglienza
che crea la base per la proposta di valori
veri. L’alta qualità della comunità, e non
lo dico come complimento gratuito, è
determinata da una costante ricerca di
risposte impegnative a domande che sono
parte della vita quotidiana. E’ proprio
l’ambiente ad essere da stimolo: qui c’è la
coscienza del cambiamento e della sfida
sia di fronte ai grandi temi dei ragazzi, sia
alle problematiche sociali che emergono
sempre più ed anche di fronte alle
difficoltà dell’accoglienza che qui non ha
diviso ma unito”.
Il Vescovo rimarca poi alcune peculiarità
dei monteolimpinesi: “Ho vissuto in prima
persona la grande cordialità e umanità
fortemente espresse dagli Alpini, non di
meno ho toccato con mano come i malati
vivono la sofferenza con dignità e fede,
questo è stato molto significativo per me”.
Un altro aspetto ha impressionato
FOTOSERVIZIO BARICCI
Nella visita al
quartiere di Como, il
Vescovo ha inaugurato
i nuovi locali
parrocchiali per il
catechismo e la sede
del gruppo Alpini.
Non sono mancati
incontri con i bambini
e i giovani.
positivamente il nostro Vescovo:
“In un momento dove ci si
chiede spesso dove sono le
giovani coppie ho constatato
che a Monteolimpino esiste
un gruppo di giovani coppie
che da anni porta avanti un
lavoro di gruppo confortante
e coinvolgente e non in
modo episodico, ma con una
continuità e fede uniche. Il loro
ritrovarsi e sviscerare temi,
problematiche e ricercare le
risposte giuste in linea con gli
insegnamenti cristiani denota
una preparazione continua in
tal senso e qui si vede anche il
lavoro svolto da don Tullio in
questi anni”.
Un pensiero conclusivo: “Alla
vigilia della partenza per il
pellegrinaggio diocesano a
Lourdes questa visita pastorale
mi ha dato una carica differente
rispetto al passato. Porto con me
le molte intenzioni di preghiera suggeritemi
dalle persone che ho incontrato in questi
giorni”.
Don Tullio Salvetti, instancabile
coordinatore di questo appuntamento,
ricorda alcuni passaggi importanti del
Vescovo: “Ha ribadito la gratuità come
prezioso dono di Dio agli uomini. Un
concetto questo che deve essere declinato
a seconda delle circostanze e deve essere
indirizzato all’impegno civile che non crea
contrapposizioni, come invece avviene
spesso in politica, ed indirizzato al bene
comune. Ci ha fatto comprendere come
l’impegno cristiano deve essere amore di
Dio dato in dono, come dobbiamo essere
testimoni nella vita, essere il vero sale della
terra. Con i giovani ha sottolineato come
la vita vera deve partire dal legame con
Gesù, perché è il dedicarsi agli altri che
fa girare il mondo. Inoltre il Vescovo si è
anche soffermato, citando la propria lettera
alla Città dell’agosto di quest’anno “Gratis
et amore Dei”, sul valore della “gratuità”,
sia come modo di Dio di amare l’uomo,
sia come modo dell’Associazionismo di
rivolgere la propria attività verso tutti”. La
visita pastorale è stata infine l’occasione per
inaugurare le rinnovate aule di catechismo
e la sede dell’associazione degli Alpini: “Gli
edifici che abbiamo davanti rivestono un
significato molto profondi per i cristiani
di Monteolimpino: sono il cuore storico e
religioso del nostro rione. Tutti vediamo
i quattro colori che indicano quattro
elementi architettonici distinti: il grigio del
campanile, il rosso mattone della vecchia
chiesa che esisteva già nel 1400, il giallo
della casa parrocchiale dove hanno abitato
15 parroci dal 1654 fino al 1929, il colore
crema della casa dei vicari. Ora questi
edifici sono utilizzati dai ragazzi che si
radunano per ascoltare la Parola di Gesù e
dai vari gruppi per le loro riunioni”.
Come sempre il nostro Vescovo Diego
Coletti non ha mancato di sorprenderci.
Ha stupito tutti i numerosi presenti in più
occasioni, ad esempio mettendosi a giocare
a bocce con gli amici della Mutuo Soccorso
o coinvolgendo don Tullio in una piccola
partitella a calcetto; non è mancata anche
una parentesi dedicata alla pallavolo nel
cortile dell’oratorio coi ragazzi.
La conclusione di questi due giorni intensi è
stata la grande processione della domenica
sera per le vie del quartiere che ha visto una
larga partecipazione di fedeli.
MARIO MOLTENI
Fotogallery. Alcune istantanee della Visita di mons. Diego Coletti alla comunità
Molti gli appuntamenti: civili, religiosi e non solo
NELLE IMMAGINI (FOTO BARICCI) DA SINISTRA: LA PROCESSIONE DELLA MADONNA DEL ROSARIO, L’INAUGURAZIONE DELLA
NUOVA SEDE DELLA SEZIONE DELL’ANA (ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI), UN MOMENTO SCHERZOSO CON DON TULLIO
Ottobre Missionario
16 Sabato, 13 ottobre 2012
i due versi
della missione
I
n questo ottobre missionario abbiamo
iniziato ad accompagnare i nostri fidei
donum (Laura, Lorenza, don Ivan e
don Roberto) verso la loro partenza per il
Perù. Questa settimana vogliamo, però,
soffermarci su un aspetto importante
dell’esperienza dei fidei donum che,
spesso, passa in secondo piano: è il
momento del rientro, del ritorno alla
vita di prima, almeno geograficamente.
Perché se da un lato la partenza è
solitamente accompagnata da entusiasmo
e partecipazione, dall’altro, il rientro,
avviene in forma molto più silenziosa,
quasi anonima. Un atteggiamento anche
comprensibile nei modi, ma che potrebbe
nascondere un rischio di fondo: quello
di non capire quale ruolo sono chiamati
a giocare, quotidianamente, i missionari
rientrati. Troppo spesso la partenza per
le missioni diocesane viene vista come
un fatto personale, che riguarda solo chi
parte. Una prospettiva per cui al rientro
- traducendo in maniera volutamente
bruta – verrebbe da dire: “bravi, avete
fatto qualcosa di bello, ma adesso non
create più problemi di quelli che ci sono e
adeguatevi a quello che stiamo facendo”.
Ed è qui che dovremmo chiederci il senso
di andare agli estremi confini della terra,
per poi tornare a fare quello che si faceva
prima, con lo stesso spirito e le stesse
modalità? Magari semplicemente in un
posto diverso e con qualche chilo in più o
in meno. Così facendo non avremmo solo
perso una grande occasione? L’esperienza
dei fidei donum non può esaurirsi negli
anni passati in terra di missione e non
può essere ristretta al quel preciso luogo
o al novero dei più “vicini”. Deve portare
frutti anche qui, nella Chiesa che invia,
abbracciando il maggior numero di
persone e comunità. Come la parrocchia
di Tavernola che - ci raccontano in questa
pagina - ha vissuto l’esperienza del rientro
di don Felice Cantoni e, a distanza di
anni, sta provando a farne tesoro. Perché
solo così si può chiudere il cerchio di
un’esperienza costruita sullo scambio e
spalancare le porte a nuove partenze.
M.L.
Esperienze. La parrocchia di Tavernola ci racconta come il ritorno di don Felice
dal Cameroun li abbia spinti a sperimentare un nuovo modo di vivere la comunità
Servire, senza limiti e confini
P
ensando ai missionari
ci torna alla mente
l’idea di una vita spesa
in una terra lontana
dalla propria per trasmettere
l’amata e sempre nuova notizia
del Vangelo, più raramente
si considerano i missionari
nel momento del loro ritorno
e quanto la loro presenza,
magari proprio nella diocesi
di origine, possa rinnovare e
aprire al mondo lo spirito di
una comunità, ricordandoci
che ogni cristiano è chiamato
a questo compito. La
parrocchia di Tavernola ha
vissuto questa esperienza
per circa nove anni sotto la
guida di don Felice Cantoni
di ritorno dalla ventennale
presenza in Cameroun
nella missione diocesana. Le
solide fondamenta che hanno
permesso alla nostra comunità
di crescere sono state la
preghiera e l’accoglienza:
preghiera vissuta all’inizio
di ogni incontro per dare
senso alla concretezza di ogni
azione, accoglienza vissuta
inizialmente con una stretta
di mano che non guarda chi
ha di fronte, non giudica,
ma che con misericordia
mette le ali e dà la forza per
ricominciare. Con le intuizioni
e la chiarezza di idee della
guida il cammino di tanti
singoli è diventato sempre
più cammino comunitario,
prendendo sempre più
coscienza e sentendosi sempre
più parrocchia famiglia di
famiglie. Missionarietà è
diventata una parola sempre
più a noi familiare, non fatto
straordinario che riguarda
pochi, ma stile da vivere nella
concretezza della quotidianità
in ogni ambito. Abbiamo
imparato e sperimentato
l’importanza di abbandonare
la logica dell’attendere gli
altri per abbracciare l’idea
che per primi bisogna andare
a cercare e incontrare le
persone, stringere nuove
relazioni con un’attenzione
costante per chi è assente
e non si sente parte di una
comunità, aprendosi sempre
più e cercando di costruire
una chiesa dove ognuno può
mettere a disposizione i suoi
talenti, ben consapevoli che
ogni persona è importante,
nessuno è indispensabile,
e che è meglio fare poco in
tanti, attraverso una sana
“Missionarietà è diventata una
parola sempre più familiare:
abbiamo abbandonato la
logica dell’attendere gli altri
per abbracciare l’idea che per
primi bisogna andare a cercare
e incontrare le persone, stringere
nuove relazioni con un’attenzione
costante per chi è assente e non si
sente parte di una comuità”
collaborazione, piuttosto che
fare tanto in pochi. Don Felice
stesso nel suo saluto ricordava:
“Parrocchia di Tavernola, chiesa
per tutti, dove ogni assenza fa
soffrire e qualunque presenza è
motivo di gioia”. In una società
come la nostra, spesso definita
in via di scristianizzazione,
è indispensabile rinnovarsi
nei metodi, nelle modalità di
proporre lo stile di vita cristiana
e in questo possono esserci
maestre le Chiese giovani,
come quella africana, se non
si vuole rischiare di diventare
comunità sempre più vecchie
che potrebbero scomparire.
Sulla base di quanto vissuto
in Cameroun don Felice ha
suddiviso la parrocchia in zone,
ognuna delle quali affidata ad un
responsabile laico, ogni zona ha
un piccolo consiglio pastorale
al quale è affidato il compito di
essere presenza viva e discreta
attenta a tutti: ammalati, anziani,
poveri, bambini, giovani, famiglie
giovani e meno giovani, senza far
mancare un saluto di benvenuto
ai nuovi arrivati, ai nuovi nati. I
responsabili di ogni zona formano
poi il consiglio parrocchiale
dove spesso si raccolgono le
idee nate nei vari consigli zonali.
Proprio perché uno dei punti
cardine di ogni cammino è la
preghiera si è sostituito il vecchio
catechismo degli adulti con i
gruppi di ascolto, diventati poi
CEB –Comunità Ecclesiastiche
di Base -: famiglie che accolgono
nella loro casa fratelli e sorelle
che, in tempi liturgici particolari,
si riuniscono per nutrirsi della
parola di Dio e a partire da
questo confrontarsi, condividere
le proprie esperienze e crescere
insieme. In ogni zona ci sono più
famiglie che aprono la loro casa
per la condivisione, ogni gruppo
è guidato da un animatore laico
che aiuta a spezzare la parola
di Dio e aiuta nella riflessione.
Anche il luogo in cui avvengono
gli incontri non è scontato: non
più la chiesa o l’oratorio, ma tante
case diverse, anche questo segno
di una parrocchia che non vuole
chiudersi in se stessa, ma che
è pronta ad uscire da se stessa
per andare incontro agli altri, in
questo modo è stato possibile
conoscere e coinvolgere nuove
persone che altrimenti forse non
avrebbero accettato l’invito a
venire in luoghi formali. Comuni
sono anche momenti di preghiera,
come rosari o vie crucis, che
avvengono contemporaneamente
in modo itinerante nelle varie
zone e che poi si concludono tutti
insieme in chiesa. Gli animatori
del gruppi di ascolto vivono una
costante formazione sotto la guida
del parroco e di altre persone
che sono invitate a intervenire;
la spesso citata (e a volte solo
teorica) responsabilizzazione
dei laici, di cui si parlava già
nel Concilio Vaticano II, è così
vissuta nella concretezza. Come
comunità ci siamo sentiti presi
per mano e aiutati a crescere,
accompagnati con dedizione,
abbiamo con fiducia affrontato
il cammino, perché guidati da
chi sapeva bene cosa sarebbe
avvenuto dopo ogni nuovo passo,
non perché un indovino, ma
perché sorretto da una grande
fede in Dio, cammino capace
costantemente di rinnovarsi,
attento alla realtà che cambia,
cammino iniziato proprio dalla
conoscenza, attraverso un
censimento anonimo, del tessuto
sociale della parrocchia per poter
meglio indirizzare, nel concreto,
le forze.
La capacità di don Felice di non
legare le persone a sé, di portare
non se stesso, ma di portare
chiunque incontrava alla fonte,
cioè al Signore, insieme al suo
essere testimone credibile del
Vangelo sono state la garanzie
per poter cercare di continuare il
cammino iniziato con lui anche
al termine del suo mandato
nel 2008, prima di ripartire
nuovamente per il Cameroun.
La sua partenza ci insegna così
che il Vangelo non è chiusura,
non è mediocrità, ma radicalità
e dono totale di sé per gli altri.
Concludiamo consapevoli di aver
vissuto e di cercare di continuare
a vivere un’esperienza non
comune, ma che forse dovrebbe
essere la normalità per essere veri
Cristiani, esperienza che vive di
dinamismo come ci ricordava
don Felice nel suo saluto, usando
queste parole del Cardinal .H.
Newman: “Non siamo chiamati
una volta soltanto, ma molte
volte; per tutta la nostra vita
Cristo ci chiama… sempre di
nuovo, da una casa all’altra, senza
che possiamo avere un luogo di
riposo…, e quando obbediamo ad
un comando, subito ce ne viene
dato un altro. Egli ci chiama
continuamente, per sempre più
santificarci…”.
LA COMUNITà PARROCCHIAle
DI TAVERNOLA (COMO)
Cronaca
18 Sabato, 13 ottobre 2012
Coordinamento. Un compleanno speciale e in cantiere nuove iniziative
Q
uindici anni
per la pace. Il
Coordinamento
comasco per la Pace ha
celebrato, lo scorso 3 ottobre,
i 15 anni di vita. Un’avventura
iniziata il 3 ottobre 1997 presso
il Teatro Sociale di Canzo alla
presenza di una ventina di
Comuni e alcune associazioni
e cooperative comasche
che ne sottoscrissero l’atto
costitutivo. “Comuni e
associazioni – scriveva Claudio
Bizzozero, tra i principali
promotori del coordinamento
e a lungo suo direttore
nella nota che annunciava
questo appuntamento daranno vita, in tal modo,
ad un’organizzazione
comune che permetterà
loro di lavorare insieme sul
versante dell’educazione della
pace, della cooperazione
internazionale decentrata,
degli scambi internazionali e
della solidarietà tra i popoli”.
La serata commemorativa
del 3 ottobre scorso è iniziata
con il ricordo di Gabriele
Moreno Locatelli, attivista
per la pace di origine canzese,
morto a Sarajevo il 3 ottobre
1993, dove era presente con
una delegazione dei “Beati
costruttori di pace” per
frapporsi tra i belligeranti in
uno dei conflitti più cruenti
di fine millennio, nel cuore
dell’Europa.
“Vi prego gridate che qui la
gente muore – è uno degli
scritti lasciati da Moreno,
testimone diretto dell’assedio
imposto a Sarajevo dalle
milizie serbe – di granate,
di snajpeer (cecchini) di
malattie, ma anche di paura,
di angoscia, di disperazione,
perché non c’è pace, non c’è
pane e l’inverno arriva e
nessuno crede che non li
abbiamo dimenticati. Vi prego
gridate”.
“Ogni 3 ottobre 1993 –
recitava la nota diffusa dai
“Beati costruttori di pace”
nelle ore immediatamente
successive alla tragedia – un
gruppo di ‘Beati costruttori
di pace’, attraverserà il ponte
di Vrbania dove è stata
colpita la prima persona della
guerra. Sosterà alcuni minuti
in preghiera deponendo un
mazzo di fiori, poi si recherà
dai soldati bosniaci e serbi
e dalle autorità religiose
offrendo il pane e consegnando
i documenti politici dei ‘Beati
costruttori di Pace’ e quelli
religiosi scaturiti nell’ultimo
incontro ecumenico”. A ricordo
di quella tragedia, che colpì
profondamente non soltanto il
territorio comasco ma l’intera
comunità internazionale,
preoccupata dei venti di
guerra che da tempo stavano
soffiando sulla Bosnia
Erzegovina, venne apposta
una targa, su iniziativa del
sindacalista Quadroni dello
Spi – Cgil.
Quindici
anni sul filo
della pace
Una realtà che,
oggi, riunisce 48
associazioni e
38 Comuni della
provincia sensibili
alle tematiche
dell’educazione
alla non violenza,
della cooperazione
internazionale
decentrata,
degli scambi
internazionali e
della solidarietà
tra i popoli
Una lunga premessa dedicata
a questo giovane canzese,
morto a 34 anni perché è dal
suo sacrificio che prende
forza e slancio l’idea di dare
vita ad un Coordinamento
che metta il tema della Pace
nel cuore dell’agenda politica
Un corso
di massaggio
infantile
Il prossimo lunedì 15 ottobre
partirà un nuovo corso di
massaggio infantile, promosso
dall’assessorato alle Politiche
Educative del Comune di Como. La
sequenza del massaggio che viene
insegnata ai genitori è stata ideata
delle amministrazioni e delle
associazioni del territorio
comasco. Un viaggio che
inizia nel 1997, si diceva.
«Per me è stato il periodo più
bello che abbia mai vissuto
– il commento di Graziella
Pozzi, primo presidente
del Coordinamento -,
un’esperienza indimenticabile
che ci ha permesso di
prendere contatto con
decine di amministratori e
sollecitare la loro attenzione
e sensibilità sulle tematiche
della pace. La sottoscrizione
del protocollo d’intesa
con l’Amministrazione
provinciale di Como è stato
un punto di arrivo, ma
anche un inizio. E da lì ha
preso il via un’esperienza
stupenda che ho condotto
con entusiasmo e immenso
piacere. Indimenticabili per
me sono state le numerose
persone che ho incontrato.
Credo che questa iniziativa
meriti continuità. è troppo
importante portare avanti
queste tematiche, soprattutto
per i nostri giovani chiamati
a comprendere che cosa sia
la pace, la convivenza, la
relazione con chi è diverso.
Ricchezze inestimabili che
dobbiamo fare nostre, senza
chiudersi nel proprio guscio.
Alle amministrazioni, da ex
sindaco, l’invito a mantenere
da Vimala Schneider McClure, che
si è ispirata al massaggio indiano,
al massaggio svedese, allo yoga
e ad elementi della riflessologia
plantare. Un’educatrice comunale
diplomata A.I.M.I. (Associazione
Italiana Massaggio Infantile) tiene
il corso a un gruppo massimo
di 6 bambini, da 1 a 7 mesi,
accompagnati dalla mamma o dal
papà. Il corso prevede 5 incontri
al mese, il lunedì pomeriggio
dalle 15.30 alle 17, allo Spazio
Famiglia in via Gramsci 6 a Como.
alta l’attenzione su questi
argomenti, pur in un periodo
di fatica economica come
quello che stiamo vivendo».
«Il Coordinamento – il
commento dell’attuale
direttore Mauro Oricchio ha saputo, negli anni, essere
un punto di riferimento del
territorio, ringiovanendosi,
continuando a cambiare
ma senza snaturarsi. Partito
con 17-18 Comuni e alcune
associazioni è stato in grado
di allargare la sua rete, fino
ad arrivare alle attuali 48
associazioni e 38 Comuni
che ne fanno parte. Siamo
cresciuti andando al di là delle
differenze, focalizzandoci
sulle persone, favorendo
relazioni e interconnessioni
tra soggetti diversi del
territorio. Questo ci ha
permesso di creare molteplici
occasioni di incontro e di
essere da stimolo ad iniziative
di grande importanza. Cito,
ad esempio, la nascita de
“L’Isola che c’è”, ma anche,
come ultimo “nato” la
costituzione di “Libera Como”
grazie all’impegno e alla
mobilitazione di molti giovani.
Uno dei fiori all’occhiello
del Coordinamento è
indubbiamente stata la
Scuola Diritti Umani, che
ha permesso di avvicinare
molti giovani della provincia,
Il costo del corso è di 60 euro.
Per informazioni ed iscrizioni
(ci sono ancora alcuni posti
disponibili) è possibile telefonare
dal lunedì al venerdì dalle 8.30
alle 12.30 al numero 031/27 04
47 e chiedere di Adriana (mail
[email protected]) Il
massaggio infantile favorisce uno
stato di benessere nel bambino
e lo aiuta a scaricare le tensioni,
stimola, fortifica e regolarizza il
sistema circolatorio, respiratorio,
muscolare, immunitario e gastro-
dai 100 ai 130 ogni anno, che
hanno accettato di seguire
ore di lezione specifiche in
orario extrascolastico. Alcuni
di loro hanno anche scelto di
vivere un’esperienza all’estero,
in Senegal e in Chapas. Un
progetto questo che continua
a restituirci tanto entusiasmo,
proprio in virtù dei tanti
ragazzi e ragazze che abbiamo
incontrato e che incontriamo,
molti dei quali si sono legati al
Coordinamento stesso o hanno
deciso un impegno diretto nelle
associazioni o nei Comuni
presenti sul nostro territorio.
Non dimentico poi, ovviamente,
i tanti convegni che abbiamo
organizzato in questi anni, oltre
all’iniziativa “Oltre lo sguardo”,
che ha raggiunto anche punte di
1500 iscritti».
E il futuro?
«La celebrazione di questi 15
anni non si è esaurita con la
commemorazione del 3 ottobre.
Abbiamo in animo altri tre
momenti: uno riservato agli
aderenti, che si servirà per dettare
l’agenda e definire la rotta dei
prossimi anni, in programma a
metà novembre; ci sarà quindi
il tradizionale convegno, con
un momento specificamente
dedicato alle scuole, legato alla
Giornata dei diritti umani del
10 dicembre, e una serata con
una o più protagonisti di questi
anni, aperta alla cittadinanza.
Proseguirà “Oltre lo sguardo”, così
come la Scuola Diritti Umani e
gli incontri di sensibilizzazione
sul territorio. Andiamo avanti,
il lavoro da fare è ancora tanto e
l’entusiasmo e la fiducia non ci
mancano».
A commemorare questo
compleanno, il 3 ottobre, c’era
anche l’assessore comunale al
Commercio Gisella Introzzi:
«Nella mia storia personale mi
sono trovata in diverse occasioni
a prendere parte a iniziative
promosse sul tema della pace,
anche dal Coordinamento. Non
so, nelle pieghe del bilancio, se
e quanto sarà possibile investire,
da parte del Comune di Como,
in questo ambito. Ma assicuro
da parte dell’Amministrazione
intera la piena vicinanza e
partecipazione ai lavori di questo
Coordinamento ed alle iniziative
di cui si è reso e si renderà
promotore in futuro. Lavoriamo
assieme per una città e un
territorio sempre più messaggeri
di pace».
Non poteva mancare
anche il saluto di Claudio
Bizzozero, anima e cuore
del Coordinamento per tanti
anni, oggi sindaco di Cantù,
«il costante rinnovamento
che ha accompagnato questa
realtà negli anni è una delle sue
caratteristiche più belle. Non
un organismo chiuso nelle sue
articolazioni, ma in divenire
costante, arricchito dalle persone
che si sono avvicendate al suo
interno. Un buon auspicio per il
futuro».
MARCO GATTI
intestinale e così previene e dà
sollievo al disagio delle coliche
gassose, può rivelarsi un buon
sostegno nei disturbi del ritmo
sonno-veglia, favorisce il legame di
attaccamento e rafforza la relazione
genitore-bambino, è un’esperienza
di profondo contatto affettivo tra il
genitore e il bambino, che favorisce
il rilassamento di entrambi. Dopo
quello di ottobre un nuovo corso
sarà avviato anche in novembre, a
partire da lunedì 19 novembre, con
le medesime modalità.
Como Cronaca
Sabato, 13 ottobre 2012 19
Progetto. Potrebbe diventare strategico polo di interscambio esterno alla convalle,
con possibilità di raccordo anche con la linea Como S. Giovanni - Milano
Camerlata: la nuova stazione
S
e il piano operativo
sarà rispettato i lavori
entreranno nel vivo
il prossimo mese di
maggio e la loro conclusione
è prevista per novembre
2014. Teatro di questo
nuovo intervento di edilizia
ferroviaria sarà ancora la
stazione FNM di ComoCamerlata che si appresta,
almeno nelle intenzioni di Rete
Ferroviaria Italiana, a diventare
il principale scalo esterno
alla convalle in uno scenario
che, con i dovuti paragoni,
ci fa tornare alla memoria i
più reconditi ricordi del XIX
secolo. Allora, infatti, non
esisteva alcuna linea ferroviaria
che raggiungesse Como
centro (anche per le difficoltà
progettuali che questo
tracciato comportava). Fino a
circa vent’anni dall’arrivo del
1900, dunque, l’unica stazione
della nostra città è stata quella
ubicata a Camerlata, situata
nelle vicinanze di quello che
è oggi un popolare ritrovo
per cenare a pochi passi dalla
fontana razionalista. Tornando
all’attualità finalmente
possiamo entrare nel vivo
dell’analisi progettuale di
quella che viene definita
la nuova stazione unificata
“RFI-FNME d’interscambio
di Camerlata” di cui abbiamo
accennato in passato (Il
Settimanale nr. 19 del 12
maggio scorso). Si tratta di
una serie di interventi, che
comportano un investimento
complessivo di 7milioni e
mezzo di euro nessuno dei
quali a carico del Comune
di Como ma a cura di Rete
Ferroviaria Italiana grazie
all’accesso a fondi europei, che
hanno l’obiettivo di creare un
“corridoio” che permetta agli
utenti di utilizzare i convogli
in transito sulle linee FNME
e Trenitalia usufruendo,
praticamente, della stessa
stazione. Rete Ferroviaria
Italiana ha presentato questo
progetto lo scorso mese di
marzo ottenendo l’assenso
dell’allora sindaco di Como,
Stefano Bruni, e del suo
assessore alla mobilità, Stefano
Molinari. Praticamente
dall’attuale sedime della
stazione, che da diversi mesi
è oggetto da parte di Ferrovie
Nord di altri lavori che
consentiranno la realizzazione
Se il piano
operativo della Rete
Ferroviaria Italia
sarà rispettato
i lavori potrebbero
entrare nel vivo
già nel prossimo
mese di maggio
di un sottopassaggio tra i binari
1 e 2, si dipanerà una passerella
pedonale coperta della
lunghezza di qualche centinaio
di metri che grazie ad ascensori
permetterà di raggiungere
il più basso tracciato della
linea Como San GiovanniMilano. Lungo i binari saranno
realizzati nuovi marciapiedi,
con pensiline, attraverso
i quali si potrà attendere
il proprio treno diretto a
Milano oppure in Canton
Ticino. A rendere molto
interessante questa nuova
possibilità per i pendolari o
Prosegue
la pubblicazione
a Palazzo
Cernezzi
degli antichi
documenti
conservati
negli archivi
P
gli studenti è un altro punto
previsto dal progetto ovvero
la realizzazione di un nuovo
parcheggio d’interscambio
a servizio della rinnovata
doppia stazione approfittando
di aree limitrofe al cantiere
del tratto conclusivo del
primo lotto del tracciato
della tangenziale cittadina
(prevede lo sbocco su via
Canturina/viadotto dei lavatoi)
che la società Pedemontana
Lombardia sta realizzando.
Per Rete Ferroviaria Italiana,
ente proponente, l’obiettivo è
quindi quello di realizzare una
grande area d’interscambio
ferro-gomma che consentirà
un maggiore sfruttamento
da parte degli utenti non
solo delle corse S11, ovvero
i vecchi treni locali Como
San Giovanni-Milano Porta
Garibaldi, ma anche dei
convogli insubrici TILO
S10 diretti a Bellinzona/
Castione Arbedo, nonché della
direttrice Como-Lecco che,
con l’introduzione dell’orario
autunnale, ha visto crescere
il numero di corse in ambito
rosegue a Palazzo Cernezzi,
nella bacheca all’ingresso della
Sala Stemmi, la pubblicazione
delle copie degli antichi documenti
conservati negli archivi comunali.
Dopo i profughi comaschi dall’Impero
Ottomano, la fiscalità nei primi
anni del Novecento, e i tram, il
tema scelto per il mese di ottobre
è la scuola. Il mese di ottobre, fino
alla metà degli anni Settanta del
secolo scorso, era il mese dell’inizio
della scuola. Il 1 ottobre, se non
era domenica, il “Remigino” si
presentava per la prima volta nella
sua classe, il maschietto con il
grembiule nero e il fiocco azzurro
e la femminuccia con il grembiule
bianco e il fiocco rosa. Nell’archivio
del Comune di Como, il ricordo di
serale. Per agevolare l’utilizzo
della nuova area è prevista
la realizzazione anche in
un ponte ciclo-pedonale.
Un progetto interessante
che potrebbe riorganizzare
completamente l’accessibilità
ferroviaria nella periferia
di Como anche perché altri
cantieri che interessano il
traffico ferroviario della nostra
città proseguono di buona
lena. La scorsa settimana, ad
esempio, è stato sostituito
con un intervento che ha
coniugato la precisione
dell’ingegneria ferroviaria con
la celerità che i frenetici ritmi
moderni impongono, il ponte
sul torrente Laveggio lungo
la futura linea MendrisioVarese-Aeroporto Malpensa.
Piuttosto, nel progetto di
Camerlata, non si fa alcun
cenno su quale sarà il destino
del vecchio stabile ferroviario
Trenitalia “Albate Camerlata”.
In ogni caso pensare che i treni
diretti a Milano si fermino
in futuro in corrispondenza
della stazione di Camerlata
delle Nord e poi poco meno
questo momento è suggellato in
tanti diversi documenti: si va dal
calendario scolastico di 100 anni
fa, all’acquisto degli arredi per
le aule con la realizzazione della
“aula autarchica”, dal resoconto
di una fantastica gita scolastica a
Roma da parte di alunni meritevoli,
all’acquisto degli attrezzi ginnici e
di materiale per l’insegnamento “dei
lavori donneschi”, dai testi delle
canzoni insegnate durante le lezioni
di musica, all’elenco del materiale
di pulizia necessario per i bidelli.
Ricco è inoltre il materiale relativo
alle opere di manutenzione dei
fabbricati scolastici come pure quello
relativo alle pratiche personali di
bidelli e insegnanti. La pubblicazione
dei documenti è stata promossa
Un progetto
che potrebbe
riorganizzare
completamente
l’accessibilità
ferroviaria alla
periferia del
capoluogo comasco
di un chilometro dopo è un
controsenso. Il timore di tanti
è che la vecchia infrastruttura
venga poi abbandonata a se
stessa anche se è tecnicamente
impossibile, ad esempio, che la
nuova fermata possa fungere
da capolinea per le corse S10.
La logica, ed anche le necessità
tecniche, indicano come il
punto di partenza e arrivo
più meridionale della linea
insubrica S10 rimarrà, dunque,
presso questo vecchio scalo,
disastrato e, ricordiamolo,
privo di biglietteria.
Luigi Clerici
dal settore Archivio/Protocollo,
diretto da Massimo Patrignani e
rappresentato dall’assessore Marcello
Iantorno, e rientra nell’ambito
della gara promossa dal Comune
di Como per il servizio di riordino
e inventariazione informatizzata
del fondo Rimoldi, dell’archivio del
Giudice conciliatore e dell’archivio
storico del Comune di Como. Il
lavoro degli studiosi - la prima
gara (l’importo a base d’asta era
di 127mila euro) è stata vinta da
Scripta srl, una ditta specializzata
in lavori in campo archivistico e che
già si era occupata del censimento
e dell’elenco di consistenza
dell’archivio comunale - è iniziato
nel gennaio di quest’anno e
proseguirà fino alla fine del 2013.
20 Sabato, 13 ottobre 2012
Como Cronaca
Energia. Al via una campagna gratuita, promossa da Domotecnica, con il patrocinio
di Regione Lombardia, Comune di Como e Anaci, rivolta agli edifici di vecchia
edificazione con impianto centralizzato per una diagnosi energetica adeguata
Condomini: occhio ai consumi
U
na politica di
efficientamento
energetico e di
abbattimento dei
consumi e delle emissioni
inquinanti in atmosfera
a partire dai condomini
di vecchia costituzione
della città e della provincia
di Como. Ha preso il
via anche a Como, con
il convegno svoltosi a
Palazzo Cernezzi giovedì
11 ottobre, la campagna
di diagnosi energetica dei
condomini con impianto
centralizzato nel territorio
di Como e provincia
promossa da DomotecnicaDivisione Condomini,
con il patrocinio di
Regione Lombardia,
Comune di Como e la
collaborazione di Anaci
provinciale (Associazione
nazionale amministratori
condominiali e
immobiliari).
«Ci troviamo oggi in una
condizione complessa dal
punto di vista economico
– spiega l’assessore
all’Ecologia e Ambiente del
comune di Como Bruno
Magatti -. Appare pertanto sempre più
importante riuscire a razionalizzare
al massimo i consumi energetici degli
immobili, al fine di evitare di immettere
sostanze inquinanti in atmosfera.
Questa iniziativa, che abbiamo accettato
di patrocinare con grande piacere, mette
in moto risorse private per assicurare
benefici privati e collettivi. Si tratta di
un percorso intrapreso già da 6 Regioni
e 700 Amministrazioni comunali che
speriamo, nel tempo, possa trovare
nuove adesioni. La sostenibilità è, prima
di tutto, un problema di comportamenti
umani. Occorre pertanto far circolare
pensiero e conoscenza su queste
tematiche, innescando processi positivi,
al fine di far acquisire consapevolezza
sui comportamenti virtuosi in termini di
impatto ambientale».
Non a caso l’input di questo progetto
arriva da Domotecnica, realtà dal
2009 in prima linea sul fronte della
promozione del risparmio energetico
negli edifici condominiali. Proprio
in questa tipologia residenziale, in
La presentazione dell’iniziativa
a Palazzo Cernezzi. Da sinistra:
Rosaria Molteni, presidente anaci
Como; l’assessore bruno magatti
e fabrizio ferrari, domotecnica
particolar modo negli edifici di più
vecchia edificazione, risiede infatti le
responsabilità di un livello oggi non più
sostenibile di dispersione energetica e di
inquinamento. Secondo le ultime stime
risulta infatti che l’efficienza energetica
media dei condomini con impianto
centralizzato costruiti prima del 1990 sia
del 50% rispetto a quelli di edificazione
più recente. In parole povere: per
ogni 100 euro spesi in riscaldamento
almeno 50 vengono sprecati a causa di
impianti obsoleti, sovradimensionati
ed “energivori”. Senza dimenticare che
il riscaldamento da fonte domestica
risulta oggi la seconda principale causa
di inquinamento (al primo posto si
colloca il traffico viabilistico) delle
nostre città.
In provincia di Como, 594.988 abitanti,
249 mila famiglie, 107 mila persone
risiedono in condominio. Gli stabili
condominiali distribuiti sul territorio
comasco sono 9604. Il consumo
medio annuo di gas metano a famiglia
in Lombardia è di 1093 metri cubi di
gas . 116.951.000 sono i metri cubi
bruciati annualmente in provincia,
corrispondenti a oltre 104 milioni di
euro, per un impatto sull’ambiente
che genera, ogni anno, 228.054.450
kg di Co2.
«L’inefficienza energetica dei
condomini con impianto di
riscaldamento centralizzato
– spiega Fabrizio Ferrari,
responsabile Domotecnica -, oltre
a rappresentare una delle prime
cause di inquinamento è anche
causa di enormi sprechi in denaro
per i condòmini. Il primo passo
verso la riduzione di questi sprechi
e delle emissioni di CO2 può e
deve tradursi nell’effettuazione di
una adeguata diagnosi energetica.
La Campagna per gli stabili
condominiali che abbiamo lanciato
intende offrire agli amministratori
condominiali del territorio, per
un anno, la diagnosi energetica
gratuita dei condomini centralizzati
più energivori. Uno strumento
concreto e totalmente gratuito per
conoscere il reale stato di efficienza dei
propri siti. Questo progetto ha lo scopo
di rendere consapevoli i condòmini
che vivono in edifici alimentati da
vecchi impianti sulle enormi possibilità
di risparmio e di abbattimento degli
inquinanti che interventi adeguati di
sistemazione possono generare. La
campagna nasce inoltre per rispondere
agli importanti vincoli normativi
nazionali e regionali relativi all’obbligo di
certificazione energetica degli edifici (in
caso di compravendita e locazione) e di
installazione delle valvole termostatiche.
La diagnosi energetica diventa così l’unico
strumento disponibile per studiare nel
dettaglio il fabbisogno energetico dello
stabile ed individuare le soluzioni di
intervento ritenute più idonee».
Domotecnica metterà a disposizione
i propri esperti per la compilazione di
questa diagnosi energetica ai condomini
che aderiranno all’iniziativa. La diagnosi
sarà poi presentata in assemblee
condominiali appositamente convocate
in cui verranno illustrate le analisi dei
risultati ottenuti e identificate le migliori
soluzioni di efficientamento energetico.
A conclusione della campagna di
mappatura verrà realizzato un dossier che
racchiuderà i condomini diagnosticati.
«Saranno gli amministratori e i condomini
a decidere, in piena libertà – continua
Fabrizio Ferrari – se dare o meno corso
alle soluzioni prospettate, andando in
questo modo incontro a risparmi certi
per il futuro. Domotecnica opera in rete
con 1800 aziende attive sul territorio
nazionale (specializzate in ambito
energetico) di cui 23 nella provincia di
Como. Nel caso si volesse procedere con
i lavori si potrà decidere, anche in questo
caso in piena libertà, se appoggiarsi ad
una di queste aziende o sceglierne altre,
anche non a noi legate, ma di propria
fiducia. L’obiettivo è quello di innescare
un processo virtuoso che permetta di
unire efficienza energetica, risparmio
e rispetto dell’ambiente, arrivando ad
abbattere almeno il 30% dei consumi
e degli agenti inquinanti immessi in
atmosfera». Per la provincia di Como
significherebbe un risparmio di oltre
68 milioni di kg all’anno di Co2 non
immessi in atmosfera, l’equivalente dello
smog causato da 17.100 auto con una
percorrenza annua di 30 mila km. Mica
male no?
Marco Gatti
❚❚ In provincia il progetto sostenuto da una rete di 24 associazioni
Amministratore di sostegno: si cercano volontari
“
A
scolta, sostieni, progetta - Cambiamenti e prospettive dell’Amministrazione di Sostegno”. È questo il
titolo del convegno svoltosi venerdì 5 ottobre
a Como presso l’Aula Magna dell’Università
dell’Insubria e – in videoconferenza - a Varese,
sempre presso la sede dell’Università dell’Insubria. Obiettivo del convegno è stato quello
di fare il punto sul quadro dei cambiamenti sociali e culturali avvenuti, per poi tentare
un bilancio sui percorsi di sensibilizzazione
e informazione che hanno accompagnato la
legge, analizzando l’evoluzione della sua interpretazione e applicazione, e le prospettive
e aspettative di quanti si occupano di protezione giuridica, sostegno e prossimità sociali.
L’istituto dell’Amministrazione di Sostegno,
frutto di una modifica della legge sulla tutela
giuridica, è stato creato per rappresentare e
sostituire la persona che non raggiunge o perde nel tempo la capacità di valutare, decidere,
e per tutelare i propri interessi.
L’Amministratore di Sostegno è una figura
nominata dal giudice tutelare per affiancare
una persona con fragilità nelle proprie scelte
di vita. La grande novità introdotta dall’attuale
normativa in termini di tutela giuridica delle
persone in stato di fragilità (maggiorenni con
disabilità, anziani, tossicodipendenti, malati
terminali, persone affette da disagio psichico, ecc.) è che l’Amministrazione di Sostegno
pone al centro dell’attenzione la persona con
la sua storia, le sue difficoltà, le esigenze e le
aspirazioni ed è quindi un ribaltamento totale
del provvedimento di interdizione, che priva,
invece, totalmente la persona della capacità
di agire.
Il Progetto Amministratore di Sostegno per
la provincia di Como, operativo dal mese di
ottobre 2010, è emanazione del progetto Amministratore di Sostegno Regionale ed è sostenuto da una rete di 24 associazioni. Il progetto
regionale AdS è volto a favorire l’utilizzo dello
strumento AdS nel progetto di vita individualizzato delle persone fragili e sta agendo sul
terzo settore realizzando un’articolata infrastrutturazione sociale: sta sviluppando nuovi
livelli di responsabilità sociale, promuovendo
sinergie con le istituzioni, sviluppando e radicando servizi di ascolto, formazione, accompagnamento, infine sta garantendo supporto
al ruolo di AdS sia di famigliari che volontari.
Proprio nell’impegno di nuovi volontari si gioca la tenuta futura nel lungo periodo di questo
servizio. Da qui l’invito, da parte dei promotori del progetto Ads, a mettersi in gioco per
la protezione giuridica delle persone fragili.
“Hai più di 18 anni – si legge nel volantino appositamente preparato -, sei attento ai problemi sociali e ti interessa conoscere una nuova
realtà nell’ambito del volontariato? Contatta
subito i referenti territoriali per saperne di più.
Parteciperai attivamente alle attività di formazione e ai momenti di incontro e di lavoro di
volontari impegnati nella gestione delle attività del Progetto Ads”.
Per ulteriori informazioni è possibile rivolgersi a Francedsca Sbarbato, Responsabile
dell’Ufficio di Protezione Giuridica dell’Asl
di Como, tel. 031.370292, 349-6844863; Maria
Assunta Peluso, coordinatrice Progetto ADS
Como, 3311559009; Nadia Parachini, referente
operativo Progetto AdS Como, 3311559010.
Como Sociale
Sabato, 13 ottobre 2012 21
Uici como
Lo scorso 11 ottobre
si è celebrata la XIII
Giornata mondiale
della vista. L’impegno
della sezione a favore
dei disabili visivi
Disabilità
visiva: la
vita oltre
lo sguardo
U
na giornata per richiamare
all’attenzione del pianeta le
problematiche della vista.
Giovedì 11 ottobre si è, infatti,
celebrata in tutto il mondo XIII Giornata
mondiale della vista. Per l’occasione i
volontari dell’Unione italiana ciechi e
ipovedenti di Como si sono presentati
alla città in piazza Duomo, con un gazebo
informativo, distribuendo materiale
riguardante le malattie e le affezioni
oculari. L’appuntamento con la giornata
ci ha offerto lo spunto per riflettere
su quali siano le problematiche che
caratterizzano, oggi, i minorati della
vista in provincia di Como. Ne abbiamo
parlato con il presidente dell’UICI Como
Daniele Rigoldi, realtà che riunisce
circa 300 iscritti. «Le difficoltà che oggi
affrontano i non vedenti, anche del nostro
territorio, sono legate alle differenti età.
I giovanissimi vivono problematiche
legate all’utilizzo dei libri di testo a
scuola, alla necessità di adeguate
conoscenze informatiche a supporto
dell’attività scolastica. Per non parlare del
problema dell’assistenza e del sostegno
Un convegno
contro la
dispersione
scolastica il
15 ottobre in
confindustria
scolastico, rispetto alla cui futura
organizzazione attendiamo le
eventuali novità che arriveranno
dalla ridefinizione delle Province.
Grossi problemi riscontriamo
poi sul fronte occupazionale per
quei giovani che, terminata la
scuola, si affacciano al mondo
del lavoro. Sempre più urgente si
prospetta, per loro, la necessità di una
formazione nuova, che ne permetta
l’accesso a professioni oggi già possibili,
almeno sulla carta, per disabili visivi,
come la gestione di banche dati, il
telemarketing, o nuove specializzazioni
sul fronte informatico. Impieghi che
permettano di andare oltre le attività
più classiche, oggi sature, come il
centralinista e fisioterapista. Per non
vedenti e ipovedenti anziani si rende,
invece, necessario un affiancamento di
carattere più assistenziale. Tra i problemi
che accompagnano i non vedenti vale la
pena di segnalare anche le gravi difficoltà
che la nostra provincia esprime, ancora
oggi, sul fronte dei trasporti».
Scarsa attenzione da parte delle società
di trasporto locali?
«Al contrario percepiamo, come Unione
Ciechi e Ipovedenti, un’attenzione
crescente da parte di Asf e Ferrovie Nord.
Quella che registriamo, però, è una
generale carenza di ausili che possano
rendere più agevole la circolazione anche
di chi è affetto da difficoltà visive. Mi
riferisco, ad esempio, alla mancanza di
L
unedì 15 ottobre, alle ore 17,
presso la Sala Conferenze di
Confindustria Como, avrà luogo
il Convegno di presentazione dei
servizi di orientamento predisposti
per l’anno scolastico 2012/2013
da Univercomo: “Per un Cambio
Paradigmatico nei Servizi di
Orientamento e di Contrasto alla
Dispersione Scolastica”.
L’iniziativa, promossa da
Univercomo e dall’associazione
segnalazioni audio alle fermate… Piccole
cose che consentirebbero, anche a noi,
una maggiore autonomia di movimento.
Autonomia che stiamo cercando di
affermare, ad esempio, in ambito
domestico, con la promozione di corsi
specifici: dalla cucina all’orientamento,
all’economia domestica».
In che misura l’Unione Ciechi
e Ipovedenti di Como riesce ad
essere d’accompagnamento alle
problematiche che un minorato della
vista vive quotidianamente?
«I servizi che promuoviamo sono
molteplici e articolati. Rispetto ai più
giovani svolgiamo un prezioso lavoro di
intermediazione tra la famiglia e il mondo
scolastico, organizzando corsi braille per
docenti e alunni, oltre che di informatica.
Nel caso di adulti e anziani i nostri
corsi sono finalizzati all’acquisizione
di una maggiore autonomia nella vita
quotidiana, oltre che ad un uso corretto
delle tecnologie che la vita ci mette a
disposizione: dal computer, al cellulare
ad elettrodomestici che possono essere
supportati da guide audio e sintetizzatori
vocali o da indicazioni in braille. Per
quanto possibile offriamo la nostra
esperienza e collaborazione a scuole,
enti pubblici, ditte allo scopo di andare
incontro al meglio alle necessità espresse
da non vedenti e ipovedenti. Per non
parlare delle molteplici attività culturali
alle quali aderiamo, partecipando a
mostre a noi accessibili. Tra le novità
L.A.L.T.R.O. in accordo con
l’assessorato all’Istruzione e
all’Università del Comune di
Como e con l’Ufficio Scolastico
Provinciale, è aperta al pubblico ed
è rivolta in particolare ai dirigenti
scolastici e ai docenti degli
Istituti Secondari di I° e II° della
Provincia di Como.
Obiettivo dell’incontro, accanto
all’illustrazione dei progetti che
Univercomo ha predisposto in
più importanti delle ultime ore vale
la pena di segnalare l’accessibilità ad
un percorso di esperienze tattili su
una decine di opere, con un supporto
in braille, presso la Pinacoteca
di Como. Iniziativa resa possibile
grazie alla preziosa collaborazione
della direttrice e in cui faremo da
apripista ad un percorso che diventerà
permanente».
Quanto e in che misura il
volontariato è importante
nell’attività che svolgete?
«Il volontariato riveste un ruolo
fondamentale nelle attività che
svolgiamo: dall’accompagnamento
(anche in piscina), al dono della voce.
Si tratta di presenze preziose sempre
necessarie, anche per l’animazione dei
nostri pomeriggi».
Un impegno che continua, quello
dell’UICI di Como, e che promette
un autunno ricco di iniziative.
L’appuntamento più vicino in
calendario sarà la “cena al buio” in
programma domenica 21 ottobre
alle ore 19.30 presso il ristorante
“Antica Trattoria”, in via Cadorna 26,
a Como (27 euro). Per informazioni
e prenotazioni, dato il numero
limitato di posti, è raccomandata la
prenotazione al numero: 031-570565,
oppure inviando un messaggio di
posta a: [email protected].
MARCO GATTI
maniera sistematica dopo la
positiva esperienza sperimentale
realizzata lo scorso anno scolastico
con i ricercatori dell’associazione
L.A.L.T.R.O., è quello di coinvolgere
docenti e istituti scolastici nella
realizzazione dei servizi fin dalla
fase di progettazione, nella
consapevolezza che le criticità
dell’attuale crisi congiunturale
non possono affrontarsi senza il
contributo condiviso e sinergico di
ogni singolo esponente del mondo
scolastico e universitario.
L’impegno finanziario di
Univercomo e la collaborazione
istituita con il Polo Universitario
di Como e con le iniziative
promosse dalla Rete Provinciale
per l’Orientamento intende
testimoniare la sinergia e l’urgenza
con la quale si intende affrontare
tali decisive questioni per il futuro
del territorio comasco.
Menzione d’onore al concorso “La passione di assistere 2012”
Premio per la RSA “Don Guanella”
N
on è solo George Clooney sul Lario a vincere
premi per i suoi film. La Residenza Sanitaria per
Anziani “Don Guanella” di Como ha ottenuto una
speciale menzione d’onore al concorso “La passione di
assistere” 2012 promosso dall’azienda Tena con il filmato
autoprodotto Robin Hood. La cerimonia di premiazione
si è svolta lo scorso 28 settembre a Milano, presso la
splendida Villa Necchi Campiglio di proprietà del FAI
(Fondo per l’Ambiente Italiano): la giuria, formata dalla
nota conduttrice e documentarista Sveva Sagramola
(dal 1998 è alla guida di Geo&Geo in onda tutti i giorni
in diretta su RaiTre), dalla giornalista e eco-blogger
Letizia Palmisano e da Loredana Ligabue, per molti anni
consigliere d’amministrazione dell’E.N.E.A, ha voluto
conferire una targa di riconoscimento al lavoro della R.S.A.
per «l’originalità del progetto». Racconta l’educatrice Silvia
Bianchi: «È stata veramente una bella soddisfazione:
Sveva ha usato per noi parole molto carine e sembrava
veramente sorpresa per quanto di bello e di divertente
si possa fare con gli anziani e insieme agli anziani. Sì,
perché ci siamo divertiti moltissimo a realizzare questo
film che ha visto impegnati per quasi due anni ben trenta
dei nostri ospiti con noi operatori, oltre a tirocinanti,
volontari, parenti e amici. Il set è stato allestito a Sormano
(gli esterni) e a Como, con i bellissimi costumi prestati dal
Palio del Baradello. Le riprese e il montaggio sono stati
opera del nostro grande regista, l’animatore Matteo, e il
film è stato presentato per la prima volta durante la nostra
tradizionale Festa “è per te” lo scorso giugno in Casa Divina
Provvidenza. Visto il successo riscosso, abbiamo previsto
altre proiezioni anche in tournée (altre Case di riposo,
presso gruppi anziani parrocchiali della città). In realtà
questa non è la nostra prima produzione, ma la terza (ad
esempio nel 2003-2004 abbiamo realizzato Frankenstein e
nel 2007-2008 l’Odissea), oltre a diversi spettacoli teatrali
(Pinocchio, Alice nel Paese delle Meraviglie…)».
Per informazioni: Laboratorio animazione R.S.A. “Don
Guanella”, tel. 031.296867. (s.fa.)
22 Sabato, 13 ottobre 2012
Como Cronaca
La parrochia
di S. Fedele,
a Como, pronta
alla missione
parrocchiale
Grande attesta per un evento che
abbraccerà l’intera comunità parrocchiale
in un cammino di riflessione e di fede
S
to ad ostium - Io sto alla porta...e
busso. E’ la frase incisa sulla porta
del tabernacolo della basilica di
san Fedele in Como ed è anche
il “Motto” della Missione parrocchiale
che si svolgerà dal 14 al 28 ottobre nella
“Città Murata”. Scrive il parroco don Carlo
Calori nell’opuscolo distribuito in questi
giorni a tutte le famiglie e realtà della
parrocchia: “…. Questo evento lo vivremo
proprio nell’apertura dell’ “Anno delle fede”
indetto dal Papa; negli stessi giorni in cui il
Sinodo dei Vescovi, insieme con Benedetto
XVI tracceranno le prospettive e i criteri di
una “Nuova evangelizzazione” . Alla luce e
sotto l’impulso della Parola di Dio dovremo
rivedere la nostra fede: non per aggiungere
nuove pratiche e complicare la vita, ma per
ritornare decisamente al centro. Che è Gesù
e il nostro rapporto con Lui. Le visite alle
famiglie, i Centri di Ascolto del Vangelo nelle
case, le varie celebrazioni e catechesi, sono il
modo corretto con cui il Signore ci raggiunge
per rinnovare con noi la sua amicizia. Gesù ci
troverà accoglienti, disponibili, partecipi?”
La Missione sarà guidata da un equipe
di frati francescani che, come ha scritto
il responsabile fra Pasquale, avrà Gesù,
il Signore, cuore centro del messaggio
che noi vogliamo portare e che insieme
a voi dovremo trasmettere a tutti coloro
che appartengono alla nostra famiglia
parrocchiale, ma che, per diverse ragioni, si
sentono un po’ indifferenti e un po’ lontani.
Le giornate saranno scandite da alcuni
appuntamenti quotidiani e da una serie di
altre iniziative di catechesi e di preghiera.
La missione avrà inizio domenica 14 ottobre
con la santa Messa alle ore 10.30 in san
Fedele nel corso della quale il nostro vescovo
Diego darà “Il mandato” ai Missionari.
In serata alle ore 21 sempre in san Fedele
una “Elevazione Spirituale Mariana”
Affidamento a Maria con il coro “Regina
La Missione sarà
guidata da un equipe
di frati francescani
che avrà Gesù, il
Signore, cuore centro
del messaggio. Le
giornate saranno
scandite da alcuni
appuntamenti
quotidiani e da
una serie di altre
iniziative di catechesi
e di preghiera. Al via
domenica 14 ottobre
con la santa Messa
alle ore 10.30 in san
Fedele nel corso della
quale il vescovo Diego
darà “Il mandato”
ai Missionari
di Luciano Campagnoli
Pacis” di Villa Guardia diretto da Gioacchino
Genovese.
I due lunedì (15 e 22) vedranno le due grandi
catechesi su “L’incontro con Gesù” e “La
Chiesa, comunità dei discepoli di Cristo”
temi che saranno ripresi in settimana nei 10
centri di ascolto nelle case.
Tutti i giorni feriali (da lunedì a venerdì)
Sante Messe: in san Fedele alle ore 7.00 e
8.15 (con lodi), in santa Cecilia alle ore 7.30 e
17.15, in sant’ Eusebio alle ore 17.15.
Per tutto il periodo della Missione inoltre in
san Fedele e sant’Eusebio alle ore 7.45 “Buon
giorno Gesù” breve incontro con i fanciulli
e con i ragazzi. Alle ore 18 in san Fedele la
celebrazione del Vespro caratterizzata da
una catechesi su I segni della Fede. Nei due
giovedì (17 e 25) alle ore 21 presso il teatro
“La Lucernetta” due incontri dedicati alle
famiglie sul tema: “Matrimonio e famiglia
nella Bibbia” e “Famiglia e trasmissione
della fede”. Inoltre alle ore 16.00 di giovedì
25 ottobre in san Fedele: santa Messa per
anziani ed ammalati con unzione degli
infermi. Nella serata di sabato 20 ottobre
un interessante appuntamento musicale
per gli appassionati di musica organistica:
alla consolle dell’organo Mascioni della
basilica di san Fedele un interprete di fama
Le vie della Provvidenza. N
Autobiografia
di un santo
La presentazione del manoscritto di 233 pagine in
Biblioteca Comunale a Como venerdì 19 ottobre
europea: Roger Sayer, inglese, organista della
cattedrale di Rochester.
Domenica 21 “Festa della famiglia” e
Giornata Missionaria Mondiale, in piazza
san Fedele “Stands” sui servizi alla famiglia
in città a cura del Forum delle famiglie di
Como. La Messa solenne delle ore 10.30
in basilica sara animata dal coro della
comunità Filippina. Il carattere penitenziale
del venerdì sarà sottolineato da una
“Via Crucis” lungo le strade del centro
città (venerdì 19) e da una celebrazione
penitenziale comunitaria (venerdì 26).
Il sabato 27 sarà dedicato in particolare
ai ragazzi/e e ai giovani con l’incontro
dei missionari con i gruppi di catechesi,
seguito da un momento di festa in oratorio
e in serata alle ore 21 presso il teatro “La
Lucernetta” uno spettacolo a cura del gruppo
giovanile “Perchè aspettare che lo faccia
qualcun altro”. Nei giorni della missione
troverà spazio l’adorazione eucaristica (al
mattino in san Fedele e al pomeriggio in
santa Cecilia) e nelle nostre chiese sarà
sempre presente un missionario per colloqui
personali e per celebrare il sacramento della
riconciliazione. La missione terminerà
domenica 28 ottobre, solennità patronale di
san Fedele martire con la messa solenne alle
ore 10.30 in basilica.
La proposta e la celebrazione delle Missioni
si è un po affievolita a partire dagli anni
60 del secolo scorso (si pensi che nella
città murata, a parte le “Grandi Missioni”
cittadine del 900 si ha traccia di due Missioni
parrocchiali rispettivamente nel 1875 e
1877!!!!!) ha trovato un nuovo impulso verso
la fine degli anni 80 su invito del beato
Giovanni Paolo II... proprio in questi anni si
sta sperimentando la “Missione” in diverse
metropoli d’Europa. Pur consapevoli delle
modeste dimensioni della nostra comunità,
è tempo di metterci anche noi in cordata.
Perchè il Vangelo torni ad ispirare la vita.
ell’ambito delle celebrazioni
che concludono a Como la
peregrinatio dell’urna di san
Luigi Guanella, venerdì 19 ottobre,
alle ore 20.45, presso l’Auditorium
della Biblioteca Comunale di Como
(Piazzetta Venosto Lucati 1), i
curatori Fabrizio Fabrizi e Francesca
Bucci del Centro Studi Guanelliani
di Roma presenteranno “Le vie
della Provvidenza. Autobiografia
di un santo”, di don Luigi Guanella
(Edizioni San Paolo, Cinisello
Balsamo 2011).
L’originale de “Le vie della
Provvidenza” è un manoscritto di
233 pagine conservato nell’Archivio
Storico Guanelliano di Como.
Luigi Guanella ne dettò il testo nel
1913-1914, aggiungendovi alcune
integrazioni autografe. Il bel volume
della San Paolo (con presentazione
di Andrea Riccardi) lo ripropone al
grande pubblico, alle persone che
desiderano conoscere meglio don
Luigi Guanella per assaporare il
segreto della sua santità direttamente
dalle sue parole. Nelle pagine del
libro il “nostro” Santo ripercorre con
gratitudine, con delicatezza e anche
con disincanto le vicende della sua
vita, viste in un’ottica provvidenziale
(la sua vita è l’ordito di una trama
divina di cui è stato «servo fedele»),
e prende coscienza dell’opera di Dio
che in lui ha compiuto meraviglie. Ne
esce un don Guanella profondamente
umano, decisamente ironico e
“simpatico”, che non indulge ad
autocelebrazioni. Una persona
capace di ridere di sé e delle proprie
vicende, consapevole di come
anche le difficoltà, le amarezze, le
sconfitte abbiano un valore preciso
nel percorso umano: ridimensionare
la tentazione della vanità e ricordare
che siamo tutti nelle mani di un Dio
buono che ci è vicino e ci soccorre.
L’ingresso alla presentazione è
libero. Introduce don Roberto Rossi,
direttore del Centro Guanelliano di
Pastorale Giovanile. (s.fa.)
Como Cronaca
Sabato, 13 ottobre 2012 23
Sicurezza. Festa in tutta la regione lo scorso 6 ottobre.
L
L’Open Day della
Polizia Locale
a Regione Lombardia ha
organizzato una giornata
Open Day dei Comandi di
Polizia Locale, che prevede il
coinvolgimento di 48 Comandi di
comuni con oltre 20.000 abitanti e
8 comandi di Polizia Locale delle
province. La data prevista per l’evento
è stata lo scorso sabato 6 ottobre, in
contemporanea in tutti i comandi
aderenti.
L’iniziativa è stata pensata per
avvicinare la cittadinanza alla sua
Polizia Locale, consentendo di
conoscere le attività normalmente
svolte, in particolare quelle che hanno
maggior impatto con la vita quotidiana
delle persone.
Il Corpo della Polizia Locale del
comune di Como, che ha aderito
all’iniziativa, ha organizzato due
“punti” in città: uno all’interno del
cortile d’onore del palazzo comunale,
l’altro con una visita guidata alla sede
del Comando in viale Innocenzo XI.
Nel corso della giornata, agenti ed
ufficiali hanno intrattenuto i cittadini
su varie tematiche “vecchie e nuove”.
In particolare si è parlato della storia
del Corpo di Polizia Locale nato
nel lontano 20 gennaio 1868 come
Corpo di Guardie Urbane con 14
componenti tra graduati e agenti.
(Per la cronaca l’attuale organico del
Comando di Polizia Locale di Como
è composto da: 1 Comandante Dirigente Superiore di Polizia Locale,
2 Funzionari - Commissario Capo,
7 Istruttori Direttivi - Commissari
foto william
Como ha aderito
all’iniziativa organizzando
due “punti” in città: e nel
cortile d’onore del palazzo
comunale e presso il
Comando di viale Innocenzo
Visita a Milano
alla Pinacoteca
Ambrosiana
L
Culturale “Mondo Turistico”
’ Associazione
organizza per sabato 20 ottobre una visita
guidata alla Pinacoteca Ambrosiana e
alla Biblioteca Ambrosiana di Milano, entrambe
fondate da Federico Borromeo all’inizio del XVII
secolo. L’appuntamento è fissato per le ore 14.30
a Milano, davanti all’Ambrosiana (piazza Pio XI,
2).
Nella Pinacoteca, oltre alla celebre Canestra di
Frutta di Caravaggio e al cartone di Raffaello
Aggiunti, 78 agenti effettivi e 2
agenti allievi. Completano l’organico
anche 5 dipendenti amministrativi).
Nella sua ultracentenaria storia il
Corpo, non solo ha mutato più volte
denominazione (Vigili Urbani nel 1913
per divenire poi Polizia Municipale
nel 1986 ed ora Polizia Locale), ma
ha visto ampliare sia l’organico che
i compiti passando dall’iniziale
attività di controllo del rispetto dei
regolamenti d’igiene, edilizia, sicurezza
che raffigura la Scuola di Atene, si potranno
ammirare i capolavori di Botticelli, Tiziano,
Lorenzo Lotto, Bramantino, Bergognone,
nonché il famoso Musico di Leonardo e alcune
tele di pittori leonardeschi, mentre nella
Biblioteca (la prima biblioteca pubblica in
Europa) si potrà godere della visione integrale
dei disegni originali del Codice Atlantico di
Leonardo, in un’occasione unica e irripetibile.
La quota di partecipazione è di 20 euro per
gli adulti non soci, 18 euro per gli adulti
soci, 15 euro per gli over 65 e gli under
18 (ingresso incluso). Per informazioni e
prenotazioni (obbligatorie al più presto):
Mondo Turistico, tel. 0344-30060;
3394163108; e-mail: mondoturistico@virgilio.
it.
Geremia, un profeta in tempi difficili
G
“
eremia, un profeta in tempi difficili”.
Il 17° corso biblico promosso
dall’associazione “Ascolto” gruppo
di cultura sarà dedicato al libro del Profeta
Geremia e sarà svolto da esperti studiosi
che rappresentano vari ambiti del pensiero
religioso. Quest’anno infatti oltre a quelli di
mons. Bruno Maggioni sono previsti anche gli
interventi di Vittorio Robiati Bendaud, allievo
e assistente da vari anni di Rav Giuseppe
Laras, già Rabbino di Milano; del pastore
della Chiesa Valdese di Como, Andreas Koehn
e, in chiusura, con l’intervento di Enzo Bianchi
priore della Comunità di Bose.
Ogni lezione sarà tenuta, come sempre, nella
sala Auditorium del Collegio Gallio (ingresso da
via Barelli) e comporterà un’introduzione del
docente e uno spazio per brevi osservazioni e
domande. Il primo appuntamento è previsto
per lunedì 22 ottobre: “Il tempo in cui visse
Geremia. La vocazione del profeta”, con mons.
Bruno Maggioni.
Hai l’alcolismo in casa?
Vuoi saperne di più?
hai bisogno di aiuto?
I gruppi familiari Al-Anon
condividonoleloroesperienze
in modo anonimo e gratuito
e possono offrirti
le informazioni che cerchi.
telefona all numero verde
800-0878897
stradale e…. interventi in caso
d’incendio agli attuali compiti che,
oltre ai suddetti, spaziano dalla Polizia
Stradale, alla Polizia Giudiziaria con
la recente “apertura” di un “Gabinetto
di Polizia Scientifica” attrezzato per
l’individuazione di documenti falsi o
contraffatti (patenti, passaporti, carte
d’identità ecc.ecc.) emessi dai vari
stati.
Si è parlato delle nuova disciplina del
traffico in Zona a Traffico Limitato, di
Infortunistica Stradale, di procedure
in ordine alle sanzioni amministrative,
mentre chi ha voluto ha potuto visitare
le strutture di viale Innocenzo XI con
la moderna Centrale Operativa e i vari
uffici.
Particolare interesse ha suscitato
la presenza lungo via Vittorio
Emanuele di due agenti in “Divisa
d’epoca, una in uso nel 1869 e l’altra
nel 1915. Numerosi anche i turisti
che, incuriositi dall’iniziativa hanno
chiesto, e ottenuto, di “Posare” con gli
agenti, sia quelli in divisa d’epoca che
nell’attuale.
La giornata di festa, che si spera
divenga un appuntamento costante nel
tempo, ha fatto registrare un bilancio
estremamente positivo, in quanto i
numerosi “Visitatori” hanno potuto
discutere in tutta tranquillità con gli
operatori della Polizia Locale, che non
solo non hanno “Scritto”, ma hanno
donato alle persone una “Penna” che
per la Polizia Locale è lo “strumento di
lavoro” più importante.
Luciano Campagnoli
Notizie flash
■ Iubilantes
“I passi e il silenzio”
alla Ubik
Giovedì 18 ottobre, alle ore 18.00,
presso la Libreria Ubik di Como (piazza
S. Fedele 32), Ambra Garancini e Silvia
Fasana dell’associazione culturale
Iubilantes dialogheranno con Monica
Cardarelli (giornalista della Free Lance
International Press e redattore della
rivista La perfetta letizia) e Francesco
Gallo (guida ambientale escursionistica,
licenziato presso il Pontificio Istituto
Orientale di Roma), autori di “I passi
e il silenzio. A piedi, sulle strade di
Chiara d’Assisi” (Edizioni Porziuncola,
2011). Si tratta della presentazione
della prima guida a piedi sulle strade di
santa Chiara, per ripercorrere in sette
giorni di cammino, fisico e spirituale, il
suo breve ma intenso pellegrinaggio sui
sentieri della terra umbra, tra Assisi,
la Porziuncola e San Damiano. Un
invito a mettersi sulle tracce di questa
straordinaria santa, per riscoprire la
ricchezza di una figura che ancora oggi
non smette di affascinare. L’ingresso è
libero.
Per informazioni: Iubilantes tel.
031.279684; e-mail iubilantes@
iublantes.it.
24 Sabato, 13 ottobre 2012
Como Storia
Piazza Cavour:
i diversi look
del salotto
cittadino
Un angolo di citta destinato, nel corso
dei secoli, a funzioni sempre diverse:
da porto cittadino, a crocevia tramviario
ad area di parcheggio.
Q
uando si parla di Piazza Cavour,
il pensiero va istintivamente alle
esondazioni del lago. Eppure
il lago non fa che tentare di
riprendersi ciò che dal 1338 circa era
diventato suo, poi gli è stato sottratto per
fare il «salotto buono» della città.
Tra il 1336 e il 1338 a Lecco era stato fatto
costruire da Azzone Visconti, signore di
Milano, il ponte sull’Adda; opera che,
riducendo il deflusso delle acque in
caso di grandi piogge, ha fatto sì che il
lago diventasse una gigantesca vasca di
laminazione, che da allora ha provocato
un’interminata serie di esondazioni a
Como, probabilmente risparmiando
alluvioni ai paesi della pianura.
Ma non è che i Comaschi avessero
presentito le esondazioni. Davanti alla
Cortesella era stato scavato allora un
nuovo porto per la città, perché la vecchia
darsena di approdo delle persone dal
lago, che era sul luogo dell’albergo Plinius
(davanti all’attuale Piazza Roma, dove si
faceva il mercato del pesce), era stata, per
così dire, militarizzata, perché inglobata
da un’altra opera di Azzone Visconti,
divenuto dal 1335 signore di Como: le
fortificazioni che formavano la «cittadella
viscontea». Le merci, invece, portate dai
comballi, arrivavano nel porto del borgo di
S. Agostino, che nell’Ottocento, come quello
di Piazza Cavour, era classificato «porto
nazionale». Delle esondazioni, che hanno
afflitto la città nei secoli passati esiste,
tra l’altro, una copiosa documentazione
in un fascicolo pressoché ignorato dagli
studiosi e dagli addetti ai lavori, in un
fondo dell’Archivio di Stato di Milano,
con altro materiale interessante la storia o
personaggi comaschi. Nel 1868, non senza
fervore di polemiche, si decise di interrare
il plurisecolare porto, per trasformarlo in
piazza, dedicata appunto a Camillo Benso
di Cavour, tessitore dell’unità d’Italia.
Intorno, per la riqualificazione urbanistica,
La fontana di Piazza Cavour
Pensare alla piazza
rimanda istintivamente
il pensiero alle
numerose esondazioni
che nei secoli l’hanno
caratterizzata. Eppure
il lago non fa altro che
tentare di riprendersi
un luogo che, dal
1338, era diventato
suo. Dopo svariate
vesti, l’ultimo assetto
viene raggiunto negli
anni ‘70 . Perché non
fare memoria del
prezioso patrimonio
storico che ne ha
accompagnato la storia
con una mostra?
di Mario Mascetti
Il “porto nazionale” di Como
furono schierati alberghi
e banche in stile eclettico
e liberty, come biglietto
da visita della Como
turistica, nella nascente
«belle époque».
Ad arredo della piazza,
nel 1872 fu collocata una
fontana zampillante,
che nel 1891 fu venduta
ai Rockfeller e trasferita
nel Bronx Park di Nuova
York. Al suo posto fu
modellata una calotta
artificiale, come un
piccolo poggio recintato di alberi, oasi di
verde invitante all’ombra, da godere su più
o meno comode panchine.
Agli inizi del Novecento, con la nascita a
Como della S.T.E.C.A.V. (Società Trazione
Elettrica Comense Alessandro Volta)
per l’impiego di energia elettrica come
forza motrice per i tram, prese sviluppo il
trasporto leggero su ferro. La prima linea
ad entrare in funzione dal gennaio 1906,
fu quella tra la Stazione S. Giovanni e la
Funicolare, passante per Piazza Cavour,
che fu scelta come capolinea dei tram;
segnatamente della linea che attraversando
le vie Plinio, Vittorio Emanuele, Giovio,
Cantù, e passando sotto Porta Torre,
puntava verso Camerlata (1906), da dove si
dipartiva per Trecallo (1907) e Cantù (1909),
e per Appiano-Mozzate (1910); nonché
della linea per Ponte Chiasso (1906), poi
prolungata per Maslianico-Cernobbio,
completando la circolare fino a Villa Salazar.
Nel 1908 si attivò la tranvia che da Piazza
Cavour, passando per Piazza Amendola,
e le Vie Manzoni e Dante, arrivava a S.
Martino. Nel 1912, arrampicandosi lungo
la Via Rienza fino a Solzago, raggiunse
Erba, da dove fu collegata con la linea
Oggiono-Lecco.
Negli anni ’30 le tranvie per Ponte ChiassoCernobbio e per Camerlata-Cantù, furono
convertite in filovie su gomma, con
capolinea tra il Barchetta e il Banco Lariano
(allora nel vecchio palazzo in stile liberty),
davanti al quale c’erano le transenne per
incanalare i passeggeri in salita. Il percorso
della linea filoviaria per Camerlata-Cantù
fu dirottato su Via Nazario Sauro, e per
immettersi in Viale Battisti furono aperte le
mura sotto la torre di S. Vitale. Il capolinea
del tram per Erba-Lecco fu portato in Piazza
Matteotti; quello del tram per Appiano,
rimasto in servizio fino al 1956, in Via Plinio.
Piazza Cavour, sgombrata dai tram,
pavimentata in cubetti scuri, con bordi a
verde per la delimitazione dalle carreggiate
viabili sui tre lati non a lago, fu convertita
nei primi anni del dopoguerra nel più
grande parcheggio della città, popolato
di auto multicolori, salvo lo «zuccotto»
centrale trasformato in aiuola, dove
spiccava lo stemma cittadino rosso, crociato
di bianco, formato con vasetti di fiori
interrati e quotidianamente innaffiati. Poi
anche la rotonda centrale fu sacrificata
per dare più spazio alle macchine, e lo
stemma fu trasferito nella residua striscia
verde dell’aiuola sagomata all’italiana,
con la fontanella di bronzo sul lato verso il
Barchetta.
Poi, negli anni ’70, si è dato il nuovo
assetto, con l’ovvio seguito di discussioni
e polemiche, oltre che di girandole di
proposte alternative, ormai dimenticate.
Perché non farne memoria, magari con
una mostra? Insomma, Piazza Cavour, ha
anche stimolato molti cervelli a produrre
idee, lasciando sempre qualcuno o molti
insoddisfatti, a cominciare forse da Cavour,
che in quella piazza né altrove in Como non
ebbe mai un monumento, giacché quando
si pensava, secondo il progetto di Eugenio
Linati, di mettere un suo medaglione
sull’obelisco di S. Fermo con quelli di
Vittorio Emanuele, Napoleone e Garibaldi,
qualcuno fece sparire i soldi raccolti, e ci si
limitò a ritrarre Garibaldi.
I tram in Piazza Cavour (1910 ca).
Como Provincia
Sabato, 13 ottobre 2012 25
Il traguardo celebrato lo scorso martedì 2 ottobre
Il 30 anni del Cav di Mandello
C
ome preannunciato, martedì 2 ottobre
il Centro di aiuto alla Vita di Mandello
ha festeggiato il 30° anniversario
dall’inizio dell’attività con una messa
di ringraziamento ad Abbadia Lariana, in
località Borbino, nella chiesa della Madonna
della Neve parata a festa, come nelle grandi
occasioni, ed arricchita da tavole della Mostra
della Vita del nostro Cav con volti di bimbi
che ricordano il nostro impegno prioritario.
Ha presieduto la celebrazione il Vicario
Episcopale mons. Italo Mazzoni a cui si sono
affiancati il nostro vicario foraneo don Pietro Mitta, il parroco di Abbadia don
Vittorio Bianchi, don Luigi Prandi e il diacono Roberto Bernasconi, presidente
della Caritas Diocesana, che negli anni ha sostenuto le nostre iniziative con
i contributi attinti all’otto per mille. Alla funzione hanno partecipato, oltre ai
volontari, dei rappresentanti di alcuni Cav e della Federvita Lombardia e talmente
tanti amici e sostenitori di tutto il Vicariato che, oltre alla Chiesa, si è riempito il
piazzale antistante. Questa massiccia adesione alla nostra festa, nel pomeriggio
di un giorno feriale, ci ha veramente
commosso e ha testimoniato che la nostra
azione a favore della vita è condivisa, anche
se non direttamente, dalle comunità del
nostro territorio e sta creando nei cuori
un solco dove, ci si augura, potranno
attecchire i semi che si continuano a
spargere con la parola e l’esempio. La
giornata però non si è conclusa con la
preghiera a Maria, perché subito dopo,
quasi in processione, i partecipanti con
i sacerdoti celebranti, a cui si sono uniti
altri parroci del Vicariato, si sono recati in
via Quinto Alpini 10 per l’inaugurazione
della “Casa Isabella”, piccola abitazione
idonea però all’accoglienza temporanea
di una famigliola in attesa di un bimbo
o con figli minori, bisognosi di un tetto
e di tanto amore. Dopo la benedizione e
il taglio del nastro è seguito un rinfresco
predisposto all’interno della casa ed è
stato così possibile visitare la struttura
giudicata favorevolmente da tutti per la
sua funzionalità. La grande partecipazione
e i complimenti ricevuti per l’acquisto
della casa, che abbiamo potuto realizzare
soprattutto grazie al lascito di una
benefattrice, al momento ci compensano
della grande dedizione profusa da tutti
i volontari in questi anni, ma certo ci
ricordano che questo anniversario è solo
una prima tappa e che l’impegno per
servire, sostenere, promuovere la vita non
si esaurisce qui, ma anzi da qui riparte per
poter essere svolto ancora meglio, forte
dell’esperienza acquisita.
PAOLA CIAMPITTI
Presidente Cav Mandello
Mostra e convegno a Garzola
Titanic:
quali misteri?
I
L’iniziativa è stata
n tutto il mondo in occasione del
centenario dell’affondamento del
promossa dalla
Titanic si stanno celebrando e
Rettoria del “Sacrario
si sono celebrate iniziative storico
degli sport nautici” in
rievocative di questo tragico
avvenimento che ha poi segnato la
occasione del centenario
sicurezza della navigazione. I 705
dell’affondamento dello
sopravvissuti si salvarono anche
ore 15.30.
grazie al radio telegrafo di Guglielmo
La manifestazione avrà il suo
storico piroscafo
Marconi, il quale ricevette una targa
momento culminante nella
d’oro consegnata dai sopravvissuti di quell’immane
giornata di sabato 13 ottobre alle 9:30 quando avrà
tragedia.
luogo la conferenza “Titanic: quali misteri?”, che vedrà
La Rettoria del “Sacrario degli Sport Nautici” presso
la partecipazione di uno dei più qualificati esperti
il Santuario di Nostra Signora del Prodigio, in Como
italiani della storia del Titanic, Claudio Bossi, con la
località Garzola, vuole ricordare e commemorare questo
collaborazione di Mario Salussolia, parente di uno dei
storico evento attraverso un’iniziativa intitolata “Titanic:
membri dell’equipaggio del Titanic.
quali misteri?”, presso la Sala Convegni.
Interverranno: il Capitano di macchina della Marina
La manifestazione, patrocinata dal Comune di Como
Mercantile Italiana, in pensione, Duilio Curradi e l’
– Assessorato alla cultura, da Lario Fiere di Erba,
Associazione Radioamatori Italiani - Sezione di Como .
dall’Associazione Nazionale Marinai Italia (sezione
Nel corso della conferenza saranno altresì proiettate oltre
“Caio Plinio” di Como), e con la collaborazione
un centinaio di immagini, con specifico riferimento alle
dell’Associazione Radioamatori Italiani (sezione di
circostanze che caratterizzarono la tragedia del Titanic.
Como), ha avuto inizio giovedì 11 ottobre con il taglio del
A far da contorno al convegno ci sarà una rassegna
nastro alla presenza delle autorità civili e religiose, e si
fotografica (saranno esposte una sessantina di
protrarrà fino alla domenica 21 ottobre.
riproduzioni) sulla storia del Titanic, dalla costruzione
Venerdì 11 ottobre alle ore 10 in programma una
alla tragica fine del gigante dei mari. La rassegna è stata
conferenza a cura di Duilio Curradi su “Aspetti del
curata dallo stesso storico Claudio Bossi. All’interno della
Titanic”. La relazione sarà replicata nel pomeriggio, alle
sala convegni sarà poi esibito il modellino, scala 1:100,
opera di Duilio Curradi. Questo modellino è già stato
oggetto di una rilevante esposizione: si pensi che è stato
a trasmissioni televisive quali Ulisse e Porta a Porta. Sarà
approntata e resa operativa una postazione radio che,
gestita dai radioamatori dell’A.R.I. di Como, consentirà di
effettuare collegamenti con l’esterno.
Nella giornata di domenica 14 ottobre, alle 10.15, avrà
luogo una funzione religiosa con celebrazione della S.
Messa in suffragio delle vittime del Titanic, nella quale
verranno ricordati anche tutti i nomi e cognomi dei
deceduti italiani che erano sul transatlantico.
Lo scopo dell’iniziativa sarà quello di riuscire a fare
del “Sacrario degli Sport Nautici” presso il Santuario
di Nostra Signora del Prodigio, di Como località
Garzola, il centro di ritrovo di tutti gli appassionati di
questa bellissima nave e cercare di riunire in un futuro,
abbastanza prossimo, i parenti degli italiani che si
trovavano a bordo del TITANIC.
Attesa, da parte dei promotori, la partecipazione degli
insegnanti e studenti delle scuole secondarie di I° e II°
grado della città e provincia.
❚❚ Promossa dal Consorzio dei servizi sociali dell’Olgiatese
La prima festa dell’intercultura
4
00 partecipanti, di cui 150 commensali al pranzo,
alla “Prima festa dell’intercultura”, svoltasi presso
il CDD di Lurate Caccivio e promossa da Consorzio dei servizi sociali dell’Olgiatese, Anolf di Como,
associazione Al Amal, Associazione Teranga, coop. Sociale Csls, con il contributo di Fondazione Comasca
e con la collaborazione di Enaip Lombardia, sede di
Como, l’associazione comasca dei cuochi e l’associazione Burkinabè. Il presidente del consorzio Agostino
Grisoni (presenti anche i sindaci di Villaguardia Alberto Colzani, di Olgiate Comasco, Rita Livio, di Gironico, Paolino Strambini, il sindaco di Valmorea, Mauro Simoncini) ha sottolineato come la festa fosse una
tappa di un percorso che guarda ai migranti in quanto
cittadini e risorse, piuttosto che in quanto stranieri,
che vede l’Olgiatese avanguardia provinciale di sperimentazione. Il segretario generale della Cisl, Gerardo
Larghi, ha sottolineato l’importanza dell’integrazione
e della valorizzazione della cultura dell’intercultura.
Il consigliere regionale Luca Gaffuri ha valorizzato l’iniziativa sperimentale dell’Olgiatese, avanguardia co-
masca. Infine i saluti dei presidenti delle associazioni
di migranti e della presidente di Anolf, Rosangela Pifferi, con la proposta di continuare ad usare la cucina
come campo di applicazione dell’integrazione e l’idea
di promuovere dunque un libro di ricette inedite, frutto
dell’incrocio di culture. Durante la festa si è svolta la
sfilata di abiti da sposa Maghrebini, si sono tenuti i giochi per i bambini e le associazioni, tramite i banchetti
espositivi, hanno illustrato le iniziative d’integrazione
future. L’originale e sperimentale elaborazione del menù ha visto al lavoro, da un mese, lo chef Massimiliano
Tarsini, le cuoche delle associazioni dei migranti, e 20
ragazzi di Enaip Lombardia. Ci si è dovuti intendere e
trovare il giusto equilibrio circa la proposta culinaria,
gettando la coda dell’occhio alle proprie tradizioni, ma
soprattutto tenendo lo sguardo puntato verso la generazione di un prodotto “terzo”, cioè nuovo ed inedito,
che andasse oltre la specifica cultura di appartenenza.
Hanno collaborato 50 volontari di associazioni, consorzio dell’Olgiatese, associazione cuochi ed Enaip
Lombardia
foto claudio
ramaccini
26 Sabato, 13 ottobre 2012
Como Provincia
Itinerari. L’origine del suo nome deriverebbe dalla storpiatura del termine “sacreno”
V
«
iensi al lago di
Segrino, angusto
e lungo circa due
miglia, fra due monti,
de’ quali l’orientale ha una
stratificazione orizzontale ed
uniforme...»: così un viaggiatore
dei primi dell’Ottocento veniva
introdotto alla scoperta di
questo lago da una delle guide
turistiche più celebri ed in voga,
il “Viaggio da Milano ai tre laghi
Maggiore, di Lugano e di Como
e ne’ monti che lo circondano”
scritta nel 1794 dall’abate
Carlo Amoretti, bibliotecario
dell’Ambrosiana di Milano.
Il lago del Segrino,
diversamente dagli altri laghi
della Brianza, ha una forma
stretta ed allungata e occupa
gran parte di un solco vallivo
delimitato ad est dal monte
Cornizzolo e ad ovest dal monte
Scioscia, al limite meridionale
del Triangolo Lariano.
La sua origine risale all’ultima
glaciazione Pleistocenica
ed è dovuta in parte ad
escavazione glaciale e in parte
a sbarramento morenico: la
conca infatti è stata scavata
da una lingua glaciale che
scendeva dalla Valassina e
successivamente sbarrata alla
sua estremità meridionale da depositi
morenici abbandonati al suo ritiro.
Secondo un’affascinante ipotesi avanzata
da alcuni geologi, tale conca, ora occupata
dal lago, potrebbe rappresentare un paleoalveo del fiume Lambro, poi abbandonato
e approfondito dai ghiacciai. Il lago non
ha immissari - se si esclude una piccola
roggia che proviene da Canzo - ma è
alimentato principalmente da sorgenti
legate a fessurazioni di tipo carsico delle
rocce circostanti, tra cui la più importante,
la Fons Sacer, è ben visibile sulla sponda
orientale. Un piccolo emissario esce dalla
parte meridionale e si getta nel lago di
Pusiano. L’ambiente presenta una tipica
vegetazione acquatico-palustre, che forma
Il lago del Segrino
Prosegue il nostro viaggio autunnale tra alcuni dei luoghi
più caratteristici e interessanti della Brianza comasca
attorno al lago delle fasce a composizione
floristica variabile con la profondità. Le
ampie fasce di canneto che cingono il lago
offrono rifugio a numerosi uccelli stanziali
e migratori quali il germano reale, lo svasso,
la gallinella d’acqua, la folaga, l’airone
cinerino. Per quanto riguarda gli Anfibi è
stata accertata la presenza della rana di
Lataste, specie endemica - cioè esclusiva della pianura padano-veneta.
Le condizioni del Segrino negli anni
‘70 erano estremamente preoccupanti,
a causa degli scarichi fognari civili ed
industriali, oltre che della navigazione a
motore utilizzata per lo sci d’acqua. Nel
1973 fu proibito l’uso delle imbarcazioni
a motore e poco alla volta si arrivò al
collettamento delle fognature. Agli inizi
Lungo la pista ciclopedonale
degli anni ’80 le comunità locali che
gravitano attorno al Segrino, dopo un
periodo di saltuarie iniziative individuali,
hanno avviato un programma comune
per il recupero e la salvaguardia del lago
e del territorio circostante. Nel 1984 la
Regione Lombardia istituiva il “Parco di
interesse sovracomunale Lago del Segrino”,
affidandone la gestione e la pianificazione
ad un Consorzio tra la Comunità Montana
del Triangolo Lariano e i Comuni di
Canzo, Eupilio e Longone al Segrino.
Grazie all’impegno dell’Ente Parco, si è
ottenuto un netto miglioramento della
qualità dell’ambiente naturale, oltre che
la valorizzazione degli aspetti turisticoricreativi e didattici dell’area. Un lido
attrezzato, una pista ciclopedonale, un
Centro Visitatori rendono il
Segrino un punto di ritrovo
per amanti della natura,
sportivi, famiglie e per
chiunque voglia passare
qualche momento di relax
nel verde. Nel 2006 il Segrino
è stato identificato come
Sito di interesse comunitario
(SIC).
Varie sono le ipotesi
sull’origine del nome
di questo lago, che,
diversamente dagli altri
bacini briantei, non porta
il nome di uno dei paesi
sorti sulle sue rive. La
più accreditata vedrebbe
derivare il toponimo Segrino
dal latino “Fons sacer”, fonte
sacra (da sacer sarebbe
derivato sacrinus e quindi
Segrino), o comunque dalla
storpiatura del termine
“sacreno” (luogo sacro).
Secondo altri autori il nome
del lago sarebbe da collegare
al francese “chagrin”,
malinconia, attribuendo
questo richiamo a Stendhal
(“lac du chagrin”, appunto
“lago della malinconia”).
Invece Carlo Emilio
Gadda ne “La cognizione
del dolore” trasforma il
toponimo nel tedesco “See grün”, ovvero
lago verde.
Anche il lago del Segrino ha interessato
poeti e scrittori. Molti letterati hanno citato
nelle loro opere questo specchio d’acqua,
evidenziandone spesso però gli aspetti
cupi, tristi, malinconici che gli derivano
dalla sua posizione geografica “incassata”
tra le montagne. Tra questi l’abate
Giuseppe Parini, ma anche Giovanni Torti,
Stendhal, Ippolito Nievo (vi ambientò la
novella giovanile “La pazza del Segrino”),
Giovanni Biffi (con il suo romanzo “La
Ghita del Carrobbio”), Antonio Fogazzaro
(che traspose il lago nel suo romanzo
“Malombra”) e Carlo Emilio Gadda.
pagina acura di SILVIA FASANA
Lago Segrino: Edicola
del Caradur indurmentaa
Un giro in piena
sicurezza
P
roponiamo qui un semplice
Dietro il centro visitatori
itinerario che permette di fare
“Malvezzi” è stato allestito
il giro di tutto il lago in totale
un percorso didattico
sicurezza lungo la ciclopedonale
chiusa al traffico veicolare (circa
con pannelli che sviluppano
cinque chilometri). Il punto
temi naturalistici, storici
di partenza è il parcheggio in
e culturali dell’area
prossimità del Centro Visitatori “Dr.
Elvezio Malvezzi” (tel. 031.641225)
del Segrino
a Longone al Segrino. Dietro il
Centro è stato allestito un percorso didattico con
dove si può
pannelli che sviluppano i temi naturalistici, storici e
scorgere la Fons
culturali dell’area del Segrino. Si piega in direzione di
Sacer, oggetto di un importante lavoro di recupero
Eupilio, imboccando il percorso ciclopedonale che
e risistemazione una decina di anni fa. Siamo
passa accanto all’ingresso del Lido Aquilegia. Lungo
ormai presso l’estremità settentrionale del lago,
questo tratto si possono notare gli affioramenti a
sotto lo “Chalet Segrino”: in questa zona sono
bordo strada delle rocce stratificate di origine marina
state ritrovate tracce di un insediamento riferibile
che caratterizzano il territorio e, sopra l’abitato di
all’Età del Bronzo antico. Proseguendo lungo la
Galliano, sul monte Vers, la torre medievale detta “della ciclopedonale, all’estremità settentrionale del lago
Ghita”, in riferimento alla protagonista del romanzo
si può vedere l’impianto di fitodepurazione (vale a
di Biffi. Si arriva in breve tempo al ponte d’Inach, sul
dire di depurazione delle acque di scolo attraverso
piccolo emissario del lago, circondato da una piccola
l’attività naturale delle piante, in questo caso il
zona umida, ove è possibile osservare da vicino le
canneto) predisposto dal Parco, uno dei primi in
caratteristiche dell’ambiente acquatico-palustre. Si
Lombardia. Poco lontano si incontra un’edicola votiva
prosegue poi lungo la sponda orientale, incontrando
dedicata alla Madonna, conosciuta come “Edicola del
la cappellina del Crocifisso, già segnalata sulle mappe
Caradùr indurmentaa”, in cui è riportato un pannello
nel 1851 e ricostruita nel 1998 dagli Alpini di Longone
realizzato nel 1996 dal pittore Walter Cremonini.
ed Eupilio. Si raggiunge quindi un ponte in pietra
Questa cappellina è legata ad un fatto particolare: si
racconta che durante un freddo inverno, un carrettiere
(caradùr), di ritorno verso Canzo da Eupilio, si
addormentò alla guida del suo carro di fieno, tirato da
una coppia di buoi. Al suo risveglio, l’uomo vide con
sgomento sulla superficie gelata del lago le tracce degli
zoccoli e delle ruote, e comprese come avesse deviato
dalla strada, attraversando il lago; a ricordo del fatto,
egli volle far erigere una cappella di ringraziamento
alla Madonna per lo scampato pericolo. Da questo
punto si prosegue ritornando al punto di partenza
dalla sponda occidentale del lago, seguendo il percorso
ciclopedonale a ridosso della strada provinciale Arosio
- Canzo.
Questo percorso è adatto a tutte le stagioni; il tempo di
percorrenza di tutto l’anello è circa di un’ora e mezzo.
Per informazioni: www.parcolagosegrino.eu.
Lago
Lo scorso 10 ottobre, data storica per il territorio lacustre
foto archivio
Inaugurata la variante
della Valsolda
P
er realizzare poco più di tre
chilometri e mezzo di galleria
si è lavorato per quasi 25 anni
ed è stata spesa l’esorbitante
cifra di 120 milioni di euro. Si tratta della
variante della Valsolda, un’opera attesa
da troppo tempo da frontalieri, turisti
e abitanti della zona, e che ora viene
finalmente aperta al traffico. Un evento
storico che cambierà la fisionomia
della riva fogazzariana restituendole la
possibilità di rinnovarsi e svilupparsi,
soprattutto a livello paesaggistico e
turistico.
Ne è convinto il sindaco Giuseppe
Farina: “Realizzeremo parcheggi
sotterranei per liberare il lungolago dalle
auto e studieremo progetti unitari con
gli altri comuni affacciati sul Ceresio,
Porlezza e Claino con Osteno, per dare
un nuovo volto alla sponda e renderla
finalmente vivibile, senza più il folle
traffico che soffocava ormai tutto il
territorio, concentrato su una strada
che già da tempo non era in grado di
sostenerlo”.
Dopo l’incessante rincorrersi di date
annunciate per l’apertura che ha
caratterizzato il 2012, a partire da aprile,
poi giugno e luglio, poi settembre, sarà
infine il 10 ottobre a rimanere negli
annali a ricordare il momento della
vera svolta per un paese sfiancato da un
traffico in continuo aumento che non
poteva più sopportare.
L’inedita facilità di accesso al Ceresio
e al Lario offerta dalla nuova galleria
potrebbe anche cambiare, come molti
amministratori si aspettano, tutta
la circolazione della Statale Regina,
soprattutto durante la stagione estiva,
divenendo l’ingresso più diretto
all’area di maggior richiamo turistico
rappresentata dal Centro e dall’Alto
Lago, soprattutto per la consistente
fetta di turismo che, provenendo dal
centro Europa e dalla Svizzera, predilige
il transito dal valico di Oria. Anche
per questo si attende ora l’avvio del
“Terzo Lotto”, quello che prevede lo
scavalcamento della strettoia nei pressi
del Santuario della Caravina, a pochi
metri dall’imbocco del tunnel.
A cura di Elisa Denti
❚❚ L’iniziativa dell’associazione “Mondo Turistico”
Passeggiare per ville a Cernobbio
L
’
associazione culturale “Mondo Turistico” organizza per sabato 20 ottobre una passeggiata cittadina a
Cernobbio.
L’appuntamento è fissato per le ore 9.30 a
Cernobbio, davanti a villa Bernasconi (largo
Campanini).
Si tratta di una bella passeggiata della durata
di circa tre ore, con tappa di visita in alcuni dei
luoghi più interessanti di Cernobbio. Si parte
da villa Bernasconi, uno dei migliori esempi
di stile Liberty presenti sul lago, attorno alla
quale a cavallo tra Ottocento e Novecento sorgeva il complesso delle strutture legate all’industria serica di Davide Bernasconi. Si possono ancora vedere gli alloggi fatti costruire
per gli operai, parte della fabbrica originaria,
l’asilo per i figli dei dipendenti, ma soprattutto
l’ex tintoria e sede degli uffici oggi in parte trasformata in scuola media e in parte in biblioteca pubblica. Di fronte è Villa Erba, un tempo
Villa Bernasconi
di proprietà della famiglia di Luchino Visconti, ora centro espositivo-congressuale.
Si raggiungerà poi il centro storico, di cui è
ancora riconoscibile la struttura medioevale,
con la chiesa di S. Vincenzo di origine romanica. Si visiterà quindi l’oratorio di S. Maria delle
Grazie, molto caro ai Cernobbiesi, che conserva una venerata immagine della Madonna
del Latte e il Giardino della Valle, risultato di
un lungo lavoro di bonifica dell’alveo del torrente Garrovo da parte di Nonna Pupa, che
ha creato un piacevole angolo verde di relax
e di quiete. Si passerà davanti a Villa BesanaCiani, Villa Gastel-Visconti, Casa Cattaneo,
Villa Allamel, Villa Belinzaghi; dalla piazza a
lago si potranno intravedere anche Villa d’Este e Villa Pizzo.
Si raccomandano scarpe comode.
La quota di partecipazione è di 5 euro per i
soci, di 6 euro per i non soci. Per informazioni
e prenotazioni (obbligatorie): Mondo Turistico, tel. 339.4163108; e-mail: mondoturistico@
virgilio.it; sito internet www.mondoturistico.
it. (s.fa.)
Sabato, 13 ottobre 2012 27
Notizie flash
■ Rovenna
Zucche e castagne:
due feste in una
Fors’anche per un piccolo risparmio
in tempi di crisi, le ormai tradizionali
rassegne cernobbiesi dedicate alla
zucca e alla castagna vengono proposte
sabato 13 e domenica 14 ottobre in
un’unica grande festa. Ecco dunque
la mostra di zucche al Centro Civico,
dimostrazione di intaglio di zucche
in puro stile Halloween, degustazioni
di castagne e altre delizie, mostra di
lavori delle scuole cernobbiesi, attività
per bambini, mercatino artigianale per
le vie del borgo, possibilità di percorsi
guidati a piedi. Ma la vera chicca
della manifestazione sono forse gli
spettacoli: sabato alle 17.30 ‘Lasciami
giù che dirò la verità’, conferenza
spettacolo di Paolo Portone e Chiara
Milani sulla caccia alle streghe, e alle
23.00 la performance infuocata di
‘Lune al Tempio’; domenica alle 15.30
in piazza Vittoria il balletto di Ramona
Zundure “Il bosco incantato” su
musiche originali di Farid Jarullin, una
prima nazionale per l’Italia in quanto
il balletto era stato presentato due
anni fa a Como dalla nota ballerina e
coreografa lettone (ormai cernobbiese
d’adozione) nella versione originale,
una triste e romantica leggenda
slava, mentre a Rovenna vedremo una
versione più allegra e adatta ai più
piccoli. Proseguono inoltre a Cernobbio
tre mostre a tema: in Villa Bernasconi
“Stryx and Strips” (la strega nei
fumetti), in biblioteca la mostra di
libri sulla stregoneria, e l’esposizione
delle opere partecipanti al concorso
fotografico ‘Chi vuol esser strega, sia!’
(premiazione il 3 novembre).
Per raggiungere la frazione montana di
Rovenna funzionerà un servizio navetta
gratuito dall’autosilo di Villa Erba.
(g.fo.)
■ Tavernerio
Osservazione del cielo
con gli “Astrofili”
Venerdì 12 ottobre, alle ore 21.00
presso il Centro
Civico “Borella” di
Solzago, il “Gruppo Astrofili Lariani”
propone un’osservazione del cielo
autunnale all’esterno del Centro Civico;
in caso di maltempo ci sarà una
proiezione del planetario. L’ingresso è
libero. Per informazioni, la sede del
Gruppo Astrofili Lariani si trova in via
Liberazione 5 a Solzago di Tavernerio,
presso il Centro Civico “Borella”; tel.
328.0976491 (dal lunedì al venerdì
dalle 9 alle 21); e-mail: info@
astrofililariani.org; sito web: www.
astrofililariani.org.
Da giovedì 11 a domenica 14 ottobre
Villa Carcano: parco aperto al pubblico
D
a giovedì 11 a domenica
14 ottobre prossimi il
Parco di Villa Carcano
ad Anzano del Parco sarà
aperto al pubblico dalle ore
10.00 alle 18.30. L’anticipo di
stagione, dopo l’estate molto
calda, ha creato un effetto di
foliage autunnale molto bello,
e questo rende particolarmente
piacevole una passeggiata tra
gli alberi secolari, lungo i viali
ombrosi che portano a vallette
nascoste, circondati dagli
affascinanti panorami di fine
estate, in questo antico giardino
privato. Durante l’estate è stata completata la cartellinatura botanica delle più
interessanti essenze vegetali, alberi, arbusti e fiori. Ora ogni specie e varietà rara
e preziosa ha accanto un’indicazione che porta il nome comune, quello botanico,
l’origine geografica e la data di introduzione
in Europa.
Una nuova segnaletica indica i percorsi di
visita suggeriti ed i punti più interessanti
e un gruppo di pannelli, all’ingresso,
permette di seguire la storia della
realizzazione del Parco, l’evoluzione
dell’attività economica e delle condizioni
sociali nel territorio circostante e nel paese
di Anzano.
Ma il Parco di Villa Carcano è anche un
osservatorio privilegiato sui mutamenti
del territorio nell’Alta Brianza negli ultimi
due secoli. Nella seconda metà dell’800
furono messe in opere le tecniche agricole
più avanzate del momento e, inoltre, iniziò
una produzione invernale di ghiaccio dal
laghetto che, conservato nella grande
ghiacciaia, venne venduto nella stagione
calda fino a Milano. È ancora visibile ad
Anzano il trascorrere dall’attività agricola
originale alle attività moderne, dalla tenuta
all’azienda agricola.
Nell’attività meccanica che seguì,
nell’officina della tenuta agricola, furono
costruite le prime motociclette (con il
motore Carcano, brevettato) ed un auto nel
1898. Nei primi anni del ‘900 fu realizzata
la piccola centrale elettrica e installato il
trenino che garantiva i trasporti interni.
Non è necessaria la prenotazione. Il
biglietto di ingresso è 6 euro; visite guidate
alle ore 11.00 e alle 15.00 di sabato e
domenica al costo aggiuntivo di 5 euro.
Per informazioni: tel. 340.9462516 oppure
339.1379379; e-mail: villacarcano@gmail.
com; sito internet: villacarcano.it e www.
grandigiardini.it. (s.fa.)
Valli Varesine
28 Sabato, 13 ottobre 2012
Esperienze. Da Brenta a Santiago de Compostela
Appuntamenti
■ Arbizzo
Il 20 ottobre l’incontro
delle Comunità apostoliche
S
abato 20 ottobre alla ore 20.45 presso la
parrocchia di Arbizzo è fissato l’incontro
delle Comunità apostoliche. La riunione si
inserisce nella veglia organizzata in occasione
della Giornata missionaria mondiale.
■ Cassano
All’Eremo del Carmelo
incontro sul Concilio
Due suore sul Cammino...
S
uor Mariliana e suor Cristina,
Figlie di Santa Maria della
Provvidenza, da anni operano
nella Scuola dell’Infanzia e nella
Parrocchia di Brenta. Suor Cristina ha
vissuto questa estate un’esperienza
‘forte’ e spiccatamente guanelliana sul
Cammino di Santiago di Compostela.
L’abbiamo incontrata per farci raccontare
cosa resta di quei giorni
e anche le motivazioni che li avevano spinti
ad affrontare questo lungo cammino”.
Quali arricchimenti hai portato da questa
esperienza?
“Un rafforzare e motivare l’identità del
carisma guanelliano e il renderci ancor
più consapevoli della necessità di nuove
forme di evangelizzazione, aperte ai segni
dei tempi. Dio è la sola ricchezza che, in
definitiva, gli uomini desiderano trovare
in una religiosa. Abbiamo incontrato
persone di diverse religioni e culture,
anche dichiarate non credenti, che si sono
mostrate aperte al dialogo; anzi, in fondo, le loro aspettative
erano quelle che portano alla spiritualità e alla fede cristiana”.
Dunque, questa, è sicuramente un’esperienza da ripetere, da
portare avanti?
“Più che ripetere è un’esperienza da coltivare, da approfondire,
soprattutto in una dimensione vocazionale.
I giovani, che ci hanno avvicinato, avevano bisogno di risposte
alle loro domande più profonde. Sarebbe bello essere presenti
durante tutto il periodo estivo da giugno ad ottobre per poter
accompagnare un maggior numero di pellegrini … e avere
inoltre la possibilità di una struttura di “accoglienza” per
coloro che desiderano fare una “sosta” per una riflessione più
approfondita della propria vita.
Pensi a brevi esercizi spirituali?
Anche, perché no? Uno o due giorni, non di più, vissuti nella
fede… In fondo il Cammino di Santiago è “la riduzione in
scala” del cammino della Vita … dove la meta del nostro
pellegrinaggio su questa terra, non è Santiago … non è “una
tomba” … ma “una casa”, il Cielo, l’incontro con Qualcuno che
è un papà. Nel nostro zaino non deve mancare l’essenziale:
la Provvidenza, il Pane e la sua Parola; una scorciatoia
assolutamente da prendere è Maria, “porta del Cielo”, perché
sono certa che Gesù non si offende, anzi! È proprio contento,
anche se Lui resterà sempre … l’unica Via, Verità e Vita!
L’esperienza in terra di Spagna di suor Cristina non è finita a
Melide. In seguito, “pellegrina con i pellegrini” insieme alla sua
consorella, suor Mariliana, ha percorso un tratto del Cammino
verso Santiago (200 km). È stata una bella avventura, mi dice,
nel vero senso della parola, altrimenti … che “Cammino”
sarebbe?
SERGIO TODESCHINI
Le religiose guanelliane
hanno trascorso un mese
a Melide, lungo il percorso,
offrendo un sostegno
spirituale e materiale
ai pellegrini in marcia
Suor Cristina, che tipo di esperienza?
“Una esperienza pastorale sul Cammino
di Santiago. Insieme a Suor Luisa (spagnola) e a Suor Lucia
(romena) sono stata a Melide, una località che si trova a circa
50 chilometri da Santiago di Compostela, accompagnando
spiritualmente i pellegrini di passaggio che si recavano alla
tomba dell’apostolo”.
In che modo?
“Ci sono state affidate quattro piccole chiesette situate lungo
il percorso che tenevamo aperte durante il giorno dando
assistenza spirituale e, in alcuni casi, anche sostegno materiale
offrendo del pane fresco, secondo l’insegnamento del nostro
fondatore, San Luigi Guanella: “Date pane e Paradiso”.
In concreto, come si svolgeva la vostra giornata?
“Ci alzavamo all’alba per recarci nella prima chiesetta dedicata
a S. Maria, dove celebravamo le lodi, invitando i pellegrini che
passavano a pregare con noi. Si teneva un breve momento
di meditazione; poi le altre due consorelle, suor Luisa e suor
Lucia, raggiungevano altre due chiesette: S. Maria di Leboreiro
(a 5 km da Melide) e San Giovanni Battista nella frazione di
Furelos, dove anche loro accoglievano i pellegrini e timbravano
le credenziali. A mezzogiorno raggiungevano l’ultima chiesetta
in centro al paese dedicata a S. Rocco, dove insieme ai nostri
confratelli, i Servi della Carità, celebravamo l’Eucaristia con
i pellegrini e la gente del paese. Al pomeriggio (dalle ore 17
alle ore 19) c’era inoltre la possibilità di vivere un momento di
adorazione animato da noi nella chiesa di S. Antonio molto
vicino agli alberghi dove alloggiavano i pellegrini. La giornata
si concludeva con la celebrazione dei Vespri e la S. Messa del
pellegrino in chiesa parrocchiale.
Si dialogava?
“Sì, ma soprattutto si pregava con loro e per loro. Tante persone
ci aprivano il cuore raccontandoci i loro problemi, inquietudini
A
ll’eremo del Carmelo di Cassano Valcuvia
si terrà sabato 20 ottobre il primo
degli incontri “A cinquant’anni dal Concilio
Vaticano II, memoria e profezia”. Il tema:
La Parola di Dio. Relazionerà il prof. Baini
Pierpaolo, docente di filosofia e studioso di
Sacra Scrittura. L’incontro metterà a fuoco la
centralità che la Parola di Dio ha assunto nella
vita del cristiano grazie al Concilio Vaticano II.
■ Missioni
In Valcuvia e in Valmarchirolo
raccolta dell’usato
S
abato 13 ottobre, in Valcuvia e in
Valmarchirolo, si svolgerà la raccolta
dell’usato (Vestiario, biancheria, scarpe,
coperte, borse, materassi di lana), organizzata
dalla commissione missionaria zonale a favore
di numerose attività missionarie nel mondo.
Punti di raccolta del materiale sono a Gemonio
(piazzale scuole), Cassano Valcuvia (casa
parrocchiale) e Cadegliano (casa parrocchiale).
Gli organizzatori raccomandano di introdurre
nei sacchi solamente roba ancora in buono
stato (e non da macero) al fine di poter
riutilizzare al meglio quanto raccolto. I sacchi
potranno essere portati direttamente al centro
di raccolta più vicino o posti fuori dalle case
entro le ore 10.00 di sabato. (a.c.)
■ Vocazioni
Riprendono i pellegrinaggi
mensili a Cavona
A
nche in quest’anno pastorale torna il
pellegrinaggio vocazionale di zona, in
concomitanza con gli appuntamenti che si
svolgono in diocesi. Meta del pellegrinaggio
la Chiesa della Santa Casa di Loreto, nel
centro di Cavona. Il primo appuntamento
sarà il 20 ottobre. Il ritrovo è per la mattina
del terzo sabato del mese alla cappelletta di
Santa Teresa di Gesù Bambino, posta lungo
la strada Cuveglio – Cavona e da lì, in corteo
a piedi si raggiungerà la chiesa di Cavona
recitando i misteri del rosario. In Santa Casa
alle ore 7.30 celebrazione della S. Messa.
■ Caravate
Momenti di preghiera e
riflessione dai Passionisti
■ Vicariato di Marchirolo
Succeso per gli incontri sulla Trinità
S
i è chiuso martedì 2 ottobre il ciclo di incontri
sul mistero della Trinità tenuto da don Ivan Salvatori, su iniziativa del vicariato di Marchirolo.
Se le prime due serate hanno suscitato fra gli intervenuti il più vivo interesse, l’ultimo ha riscosso tale
entusiasmo tanto che da parte dei presenti è stato
formulato l’auspicio di poter ascoltare ancora l’oratore su argomenti religiosi. Don Giovanni, cogliendo
la richiesta l’ha subito girata al teologo strappandogli
già la mezza promessa di un prossimo incontro. Certo è che don Ivan non ci si stanca mai di ascoltarlo
per la chiarezza espositiva che avvince e convince.
Così è stato martedì sera quando ha messo davanti
all’auditorio la parabola del figliol prodigo (Vangelo
di Luca), detta anche del padre di due figli, come se
si stesse ammirando un quadro o un affresco. Ed è
partito, per così dire, dalla cornice costituita dalla
mormorazione degli scribi e dei farisei sul comportamento di Gesù, inquadrando in tal modo il movente della parabola. Entrando poi nel vivo ha evidenziato quattro aspetti invitando i presenti a costruirsi
l’immagine di quanto sarebbe andato esponendo.
E credo proprio che ognuno si sia tanto immedesimato nella descrizione da sentirsi coinvolto nelle
scene evidenziate. L’insofferenza del figlio minore
verso il padre che lo spinge a chiedere la sua parte
dei beni; le parole che questi pensa di dirgli sulla
strada del ritorno dopo la vita dissoluta e di sperpero
trascorsa, parole che poi non riuscirà ad esporre per
l’abbraccio del genitore; l’accoglienza del padre che
non ha mai pensato di aver perso il figlio; il rimbrotto del figlio maggiore per i festeggiamenti riservati al
fratello. Insomma una parabola che oltre a tradurre in forma narrativa il grande trinomio della fede
è di una strabiliante attualità. Evidenziando anche
la simbologia in essa contenuta: il padre nominato
12 volte, le 7 azioni che compie al ritorno del figlio;
l’oratore ha terminato l’intervento facendo notare
come la conclusione della parabola rimanga aperta
quasi lasciando a noi la sintesi. Una sospensione che
fa ricordare i dipinti del Guercino, del Rembrant o
meglio del Tiepolo. (Ni. Sa.)
C
ontinua l’esperienza del Cammino di
fede presso la comunità passionista
di Caravate. “Questa proposta – spiegano
i padri Passionisti - vuole aiutare i
partecipanti a riscoprire la nostra fede in
Gesù a partire dall’ascolto della vita e della
Parola”. Gli incontri si svolgeranno la 1°
domenica di ogni mese, con la S. Messa
delle 9,30 e termineranno alle 17.00. Il
calendario degli incontri è il seguente: 4
novembre, 2 dicembre, 3 febbraio 2013,
3 marzo, 7 aprile, 5 maggio, 2 giugno.
Per crescere nell’ascolto della Parola di
Dio e nella preghiera i Padri Passionisti
di Caravate propongono altre due nuove
iniziative: ogni venerdì sera, a partire dalle
ore 20.30, si svolgerà presso la Comunità
un incontro di Lectio divina. Dal 6 Ottobre,
invece, ogni 1° sabato del mese, ci sarà
l‘esposizione eucaristica dalle ore 15.00
alle ore 18.15 Nella chiesa conventuale
di Santa Maria del Sasso. Per informazioni
0332/601405; passionisticaravate@
gmail.com o consultare il sito
www.passionisticaravate.it. (a.c.)
Sondrio Cronaca
Il convegno
Sabato, 13 ottobre 2012 29
Nell’ambito del Sondrio Festival si è discusso
del ritorno dell’orso sulle nostre montagne.
Torna l’orso: come conviverci?
S
i è svolto ieri mattina lo scorso venerdì
5 ottobre, nella tensostruttura allestita in Piazza Garibaldi per il Sondrio
Festival, il Convegno Internazionale
Il ritorno dell’orso: strategie di conservazione
e problemi di convivenza: tema di grande attualità soprattutto alla luce dei recenti avvistamenti dell’animale sulle montagne di Valtellina, Valchiavenna e della vicina Valposchiavo;
un interessante approfondimento attraverso
la voce di alcuni fra i più autorevoli esperti
in materia.
Dopo un’introduzione ai lavori condotta dal
direttore del Parco delle Orobie Valtellinesi,
Claudio La Ragione, è seguito l’intervento
recitato dagli alunni della classe IV del Liceo
Scientifico Donegani di Sondrio con alcuni
estratti del libro di Dino Buzzati La famosa
invasione degli orsi in Sicilia, a cura di Gianluca Moiser.
Michela Zucca, Antropologa specializzata in culture alpine, ha catalizzato
l’attenzione del giovane pubblico con
una lezione dedicata all’orso, un interessante approfondimento a cavallo fra
storia, arte e scienza. «L’orso è stato rispettato e divinizzato per secoli – ha
spiegato l’esperta – ma dal Medioevo
la visione dell’animale è cambiata radicalmente: gli viene dichiarata guerra e
da quel momento è stato rappresentato come belva feroce e sterminato, per
poi essere ridicolizzato nelle fiere. Oggi l’orso è tornato ed è diventato attrazione turistica ma ancora una volta si
vorrebbe utilizzarlo senza dare niente
in cambio, senza capire che, se anche
fa qualche danno, il rapporto costi-benefici è nettamente a nostro favore».
«L’orso è sicuramente un animale po-
tenzialmente pericoloso ma i danni
provocati si possono ridurre di molto con specifiche opere di prevenzione», ha chiarito Carlo Frapporti, rappresentante WWF Italia, fra i maggiori
esperti di orso.
Linda Friar, Rappresentante del National Park Service USA, ha invece illustrato le peculiarità del Parco in cui
lavora e fornito ai presenti qualche pratico consiglio. «è importante non dare
da mangiare agli orsi: così perdono il
proprio istinto naturale e viene meno
la loro paura per gli umani; occorre ricordare sempre che si tratta di animali
selvaggi».
A chiudere la mattinata la proiezione
del documentario Compagno orso di
Valentina De Marchi, cui è seguita una
tavola rotonda.
La scorsa domenica
Le tigri vincono
al Sondrio Festival
S
La 26esima edizione della
i è conclusa la scorsa
domenica 7 ottobre, con
manifestazione ha visto
una serata di gala molto
circa 2mila presenze al
partecipata, la 26esima
giorno, 500 spettatori
edizione di Sondrio Festival. Grandi
numeri, ma anche un elevato livello
a ogni proiezione, oltre
tecnico e scientifico delle pellicole
3 mila bambini coinvolti
in concorso: la manifestazione
nelle attività didattiche.
si è conclusa regalando grandi
soddisfazioni agli organizzatori. Sono
assegnato al documentario di
state circa 2 mila le presenze ogni giorno e 500 spettatori
Paul Reddish Colibrì – I messaggeri delle piante «per
ad ogni proiezione, oltre a 3 mila i bambini coinvolti
l’eccezionalità delle immagini, realizzate grazie a
nelle attività didattiche.
cineprese ad alta velocità, che permettono di scoprire
Ad aggiudicarsi Sondrio Festival 2012 è stata la pellicola
il meraviglioso mondo di questi volatili». Il Premio
del regista indiano Subiah Nallamuthu. Una dinastia
Regione Lombardia (per il miglior documentario sugli
di tigri ha infatti conquistato il Primo Premio “Città di
aspetti naturalistici, culturali, paesaggistici ed economici
Sondrio” «per il livello della fotografia e per la storia
delle aree protette all’interno dell’Unione Europea) è
narrata nel documentario, destinata a ottenere un
andato a Natura in Germania - La foresta bavaresedi
forte impatto sul pubblico. Va segnalata la particolare
Jürgen Eichinger con la seguente motivazione: «Il
attenzione che il documentario riserva al rapporto
documentario mostra come, di là dai possibili interventi
problematico tra natura selvaggia e antropizzazione.
pianificati dall’uomo, la Natura sia in grado di realizzare
Tiger dinasty ha richiesto due anni di lavoro, che l’autore
straordinarie performance quando opera secondo i
ha realizzato superando notevoli difficoltà, con un
propri principi».
forte coinvolgimento in prima persona, testimoniato
La Giuria Internazionale ha inoltre sottolineato come
anche dalla sua auto rappresentazione all’interno del
altri documentari abbiano raggiunto livelli di eccellenza
documentario. La Giuria segnala inoltre l’elevata qualità
vicini a quelli premiati, in particolare ha deciso di
della colonna sonora».
riconoscere una menzione speciale a Leoni bianchi –
Il Premio Parco Nazionale dello Stelvio è stato invece
Oltre ogni speranza” di Joe Kennedy (Austria 2012) e
Il cinema Excelsior
passa al digitale
Importante novità al cinema della Parrocchia
dei Santi Gervasio e Protasio di Sondrio
I
l cinema Excelsior di Sondrio ha
ripreso, già nelle scorse settimane, le
proiezioni dopo la pausa estiva e lo
ha fatto con una significativa novità:
il passaggio dalla pellicola analogica alla
tecnologia digitale. Negli scorsi mesi, nella
struttura di via Cesare Battisti di proprietà
della parrocchia dei Santi Gervasio e
Protasio, si è provveduto all’installazione di
una macchina sulla quale vengono caricati
gli hard disk con i film in alta definizione
per poi essere proiettati. «Il passaggio –
Puma! di Uve Muller (Germania 2012), che condividono
con il vincitore l’attenzione prestata al mondo dei felini.
Una menzione è andata anche a Polonia Selvaggia di
Hans-Peter Kuttler e Ernst Sasse (Germania 2012) per
la qualità fotografica e per la completezza del ritratto
fornito delle aree protette della Polonia.
Il Comitato Scientifico del Festival ha proposto una
selezione di quattro documentari in concorso sul tema
della relazione fra attività umane e aree protette per
la visione e valutazione della Giuria degli Studenti. Il
Premio per questa categoria è stato assegnato a L’orso del
libro della giungla di Oliver Goetzl (Germania 2012).
«Mai come quest’anno ci siamo trovati di fronte a filmati
che testimoniano l’abnegazione e il sacrificio personale
dei registi e delle loro troupe, a testimonianza del
fatto che la filmografia d’ambiente è ricca di difficoltà,
imprevisti e tempi lunghi» ha dichiarato Marina Cotelli,
Presidente Assomidop e Assessore alla Cultura e
all’Istruzione del Comune di Sondrio.
spiegano i responsabili della struttura – ha
comportato una grossa spesa, ma il futuro
è questo e siamo costretti ad adeguarci per
non chiudere. Con questo investimento
vogliamo far comprendere ai sondriesi che
siamo un cinema vivo, che può costituire
un’alternativa al multisala (attivo da quasi
due anni in città, ndr), anche se certo non
possiamo fare concorrenza, in quanto il
target dei frequentatori è diverso».
Il nuovo sistema di proiezione è stato
inaugurato la sera di giovedì 27 settembre
con un aperitivo seguito dalla visione del
film del 1959 “A qualcuno piace caldo”.
Ad introdurlo è intervenuto il dottor Rino
Bertini. «Il film – spiegano i responsabili
della sala – è stato scelto per omaggiare
Marylin Monroe, che ha fatto la storia del
vecchio cinema a pellicole. Noi lo abbiamo
proiettato sempre in bianco e nero, ma
riammodernato e trasferito in formato
digitale».
La serata inaugurale è stata anche
l’occasione per fare festa con i cosiddetti
“turnisti”, circa 40 volontari di età compresa
tra i 15 e i 40 che che una o due volte al
mese si alternano alla cassa a vendere
i biglietti per l’ingresso al cinema. I
responsabili della struttura hanno
così potuto ringraziare per una volta
pubblicamente tutti coloro che da anni
lavorano “al buio” e gratuitamente per far
sì che la struttura stia in piedi, tanto che
tutti i nomi di ciascun volontario sono
stati elencati nella locandina della serata.
Mentre sulla pagina Facebook del cinema
è stato pubblicato un video che presenta i
volti dei volontari, dai giovani che offrono
la loro disponibilità attraverso gli oratori
della città, fino alle famiglie e agli adulti.
La variegata presenza di chi presta la
propria opera per il funzionamento del
cinema è segno dell’offerta che la struttura
offre a tutti in città, non solo sul piano
delle novità cinematografiche, ma anche
per l’aspetto culturale e religioso. Proprio
nelle prossime settimane, infatti, il cinema
Excelsior ospiterà, ogni venerdì sera, le
video conferenze proposte dalla Diocesi per
la ricorrenza dei 50 anni dall’apertura del
Concilio Vaticano II.
ALBERTO GIANOLI
Valchiavenna
30 Sabato, 13 ottobre 2012
Incontro a Chiavenna. Si è svolta a fine settembre un’importante manifestazione
di rilievo regionale che ha messo in evidenza la centralità dell’istituto familiare.
Una vera festa per la famiglia
O
rmai archiviato l’evento,
resta viva l’emozione
di un incontro tra
più di 300 persone - adulti,
ragazzi e bambini - che
hanno partecipato alla prima
Agorà Lombarda di “Mondo
di Comunità e Famiglia”
(MCF), a fine settembre al
Deserto in Chiavenna. Anche
se le dimensioni di questa
aggregazione sono diventate
tali da richiedere nel corso
degli anni un’organizzazione
sempre più articolata e
strutturata, ciò non ha
compromesso né ha tradito
lo spirito e lo stile familiare
originari: la cura della
relazione tra persone, il ricorso
al buon vicinato, l’esperienza
dell’accoglienza, della sobrietà
e l’esercizio della fiducia
reciproca. Effetto di questo
stile è riuscire a liberare risorse
ed energie per farsi prossimo,
cioè aprirsi all’accoglienza e
alla solidarietà, attenti alle
nuove povertà emergenti che
sempre più interpellano la
famiglia ‘luogo di relazioni’
prima che ‘istituzione’ e che,
senza dover ricorrere a chissà
quali eroismi, possono trovare
una risposta proprio a misura
di famiglia.
In un contesto dove le persone
e le famiglie restano sovrane
e non si snaturano né si
omologano, condividere i beni
va di pari passo anche con il
desiderio di regalarsi un tempo
per trovarsi, approfondire
tematiche, scambiare
esperienze e vissuti, cercando
di privilegiare però sempre
una dimensione domestica, di
vicinato solidale.
Nella sola Lombardia,
sono oggi presenti quasi 20
comunità di famiglie e una
fitta rete di gruppi di amici.
Per favorire il più possibile
l’incontro tra di loro, sono
nati negli ultimi anni 4 nodi
che raggruppano ciascuno
le realtà comunitarie e i
gruppi di condivisione
geograficamente più vicini
tra loro. E da quest’anno poi,
come detto all’inizio, ecco la
sperimentazione del nuovo
momento di incontro (Agorà
= piazza) pensato a livello
regionale per avvicinare e
attivare il confronto tra realtà
di un territorio relativamente
più circoscritto e omogeneo
se pensiamo alla dimensione
nazionale di MCF.
Il nodo di Sondrio-Lecco che comprende 4 comunità,
2 gruppi di condivisione e
diversi amici - ha risposto
entusiasticamente alla
richiesta di ospitare e
organizzare il primo evento. La
scelta di Chiavenna, al Deserto,
dove MCF dal 2004 ha ricevuto
in comodato la struttura
Convitto dai Servi della Carità
Opera don Guanella, valorizza
la presenza della Comunità
di Famiglie (Associazione
Comunità al Deserto) che
cerca di interpretare la
proposta di MCF impastandosi
Novate Mezzola
Nella chiesa parrocchiale della Trinità
un’occasione per ricordare gli amici...
N
ell’ambito del Circuito Organistico Internazionale in
Lombardia (COIL), nato nel 1989 per rivalutare i prestigiosi
organi storici presenti nelle chiese della Lombardia, dal
14 al 20 ottobre, la chiesa della SS. Trinità di Novate Mezzola
ospiterà la prima edizione del Festival “Carlo Prati”. La settimana
musicale è anche un’ottima occasione per la preparazione al 176°
anniversario della festa votiva del Sacro Cuore, cui il popolo di
Novate è molto devoto, che verrà celebrata domenica 21 ottobre.
La “settimana” prevede una serie di manifestazioni legate
al seicentesco Organo della chiesa parrocchiale di Novate,
restaurato negli anni ‘80: concerti musicali di arte barocca e
religiosa e momenti culturali. Giovedì 18 ottobre alle ore 20,15
nella chiesa della Trinità sarà celebrata una messa in suffragio
del prof. Sandro Massera, nato a Novate, scomparso lo scorso 19
giugno a Teglio, uno tra i più importanti storici della provincia di
Sondrio. La funzione religiosa sarà celebrata dal prevosto Ernesto
Tocalli e accompagnata all’organo seicentesco dal maestro Ennio
Cominetti. Dopo la messa il presidente del Centro di studi storici
valchiavennaschi prof. Guido Scaramellini ricorderà il prof.
Massera che con lui, don Peppino Cerfoglia, Luigi Festorazzi,
Giovanni Giorgetta, don Tarcisio Salice e Giorgio Scaramellini nel
1959 fondò l’associazione.
nelle vicende del territorio
della Valchiavenna, particolare
e diverso da tante altre
zone. Lungi infatti dalle
‘famiglie del Deserto’ l’idea
di arroccarsi in una struttura
in cui vivere una esperienza
‘alternativa’, magari a forte
valenza di testimonianza
ma improponibile ai più!
Piuttosto ‘impastarsi’ nel
territorio ha significato
promuovere la realizzazione
e la cura di una fitta rete di
collaborazioni e buon vicinato
con la Congregazione dei Servi
della Carità, la sua comunità
religiosa residente nella
stessa località, con gli Amici
e Cooperatori dell’Opera don
Guanella; con le cooperative
sociali Nisida e La Quercia,
con l’amministrazione civica,
con le parrocchie e il vicariato,
con numerose associazioni,
movimenti o gruppi. Così è
potuta nascere e svilupparsi
un bella esperienza di
residenzialità integrata,
un progetto di presenza e
di accoglienza ad ampio
respiro che viene piano piano
riconosciuto e supportato
anche dal territorio.
Imparare a guardare la realtà
com’è, educarci a vedere quello
che si vede e niente più; non
ingannarci, non fantasticare
sulla realtà ma restare fedeli
a quello che vediamo, amare
quello che vediamo (…)
anche se non sempre è una
gratificazione (…) (Antonella
Potente - La religiosità della
vita - 2003), invita a leggere la
diversità come l’arricchente
esperienza del muoversi in
molteplici direzioni.
Risuonano allora quanto mai
attuali le parole del cardinal
Martini sulla sfida più urgente
della nostra civiltà: imparare
a convivere come diversi
pur condividendo lo stesso
territorio e sociale e imparare
a convivere senza distruggerci,
senza ghettizzarci, senza
disprezzarci o guardarci in
cagnesco e neanche senza
solo tollerarci. Dobbiamo
fare di più: vivificandoci e
fermentandoci a vicenda,
anche senza parlare
di evangelizzazione o
conversione, così che ognuno
sia aiutato a rispondere
davanti a Dio della propria
chiamata: sia musulmano, sia
indù, sia cristiano, protestante,
cattolico o ortodosso. Rispondere di fronte a Dio,
alla propria chiamata. Questo
è molto difficile; forse è il
problema principale della
società di oggi e di domani.
(C.M. Martini - esercizi
spirituali, settembre 2005).
Accogliendo questa
sollecitazione, l’esperienza
dei partecipanti si è fatta
narrazione e ha permesso
di ridare cittadinanza a
molte parole oggi travisate
o svuotate di significato,
divenute spesso luoghi comuni
e non attraversate dalla vita.
Pazienza, resilienza, fiducia,
condivisione di spazi di
relazione, rispettare i tempi
dell’altro… non sono più solo
temi per una lectio, argomenti
per una discussione, parole
con cui riempire articoli, sms
ed e-mail ma diventano carne
ed ossa embricate con le storie
personali, famigliari, di una
comunità e di un territorio.
Diventano vita!
Certo, l’impossibilità di Bruno
Volpi ed Enrica a partecipare
per motivi di salute, ha lasciato
per un attimo emergere
qualche disorientamento.
La loro assenza è stata però
forse un’occasione in più
per dimostrare la qualità e
vivacità di questa esperienza
associativa di vicinanza
affidata a tutti, in pari dignità, e
a quello che ciascuno ritiene di
poter liberamente condividere
in un clima di fiducia per
alimentare il quotidiano
esercizio della ‘memoria del
dono’ (gratuitamente avete
ricevuto, gratuitamente date).
Campodolcino ha
accolto don Mario
S
abato 6 ottobre la popolazione di Campodolcino ha
festosamente accolto il suo nuovo parroco, il reverendo
sacerdote guanelliano don Mario Baldini. Ad attenderlo sul
piazzale della chiesa numerosi fedeli con le autorità, insieme alla
Banda di Samolaco. A porgergli il saluto di benvenuto a nome
di tutta la popolazione è toccato al
sindaco Giuseppe Guanella, che ha
augurato al nuovo pastore una lunga,
un prete esperto di parrocchia
proficua e serena presenza nella
avendo svolto quasi sempre il
terra di San Luigi Guanella. Dopo
compito di parroco in diverse
l’inizio della cerimonia di ingresso,
parti d’Italia. Ha quindi letto il
presieduta dal vicario foraneo di
saluto di augurio del Superiore
Chiavenna, mediante la consegna
generale dei Guanelliani, padre
delle chiavi, la funzione è proseguita
Alfonso Crippa: “Con gioia
in chiesa dove l’incaricata del
ho appreso della tua nomina
consiglio pastorale ha rivolto a don
a parroco di Campodolcino,
Mario il saluto della parrocchia. A
quasi a completare la tua ricca
presentare il nuovo sacerdote ai fedeli
esperienza pastorale proprio
ha provveduto don Cesare Perego,
nella parrocchia in cui don Luigi
vicario provinciale dei guanelliani,
Guanella è stato battezzato… ti
il quale ha sottolineato che don
auguro si esprimere tutta la tua
Mario, pur essendo un religioso, è
ricca spiritualità e il generoso
zelo sacerdotale che sempre
hai dimostrato…” Durante
l’omelia il novello parroco,
commentando il Vangelo della
domenica che evidenziava
l’amore di Gesù per i piccoli, ha
specificato che la semplicità, la
comunione, la collaborazione
e la misericordia avrebbero
caratterizzato anche il suo
ministero, sull’esempio di San
Luigi Guanella. La festa si è
conclusa in Oratorio con il
sontuoso rinfresco preparato
con la collaborazione di tutti.
Sondrio Cronaca
Sabato, 13 ottobre 2012 31
Sondrio. Domenica 30 settembre si è svolta la prima edizione della manifestazione
organizzata dal Forum delle Associazioni Familiari della Provincia di Sondrio.
Famiglia in festa: un successo
D
omenica 30 settembre si è
svolta la prima edizione di
Famiglia in festa, organizzata
dal Forum delle Associazioni
Familiari di Sondrio. L’evento è stato
molto apprezzato ed ha, infatti, visto la
partecipazione di centinaia di persone fra
adulti e bambini. La Festa ha avuto inizio
con la Messa, presieduta dall’arciprete
di Sondrio, monsignor Marco Zubiani,
e concelebrata dal dehoniano padre
Giosuè Torquati, nella chiesa del Sacro
Cuore.
Dopo la celebrazione c’è stata l’apertura
degli stands di diverse associazioni:
Agesc, Anfn, Cav, Coldiretti, Incontro
Matrimoniale, RnS, Consultorio La
Famiglia, Sondrio anch’io, e una mostra
espositiva degli Scout. Grazie alla
collaborazione degli Alpini di Chiesa
in Valmalenco, sono poi stati distribuiti
circa 300 pasti.
Dopo pranzo, la giornata è proseguita
in due momenti separati: mentre i
bambini sono stati impegnati ad assistere
e partecipare allo spettacolo di magia
organizzato da padre Giosuè, ormai
famoso per la quantità di giochi di
prestigio, barzellette e indovinelli che
propone, gli adulti sono stati invitati
a partecipare all’incontro dal tema
Le buone prassi per la famiglia e la
comunità. L’incontro ha visto la presenza
del dott. Francesco Belletti, sociologo,
direttore del Centro Internazionale Studi
Famiglia di Milano, centro culturale
del settimanale Famiglia Cristiana,
membro del comitato di direzione del
mensile “Famiglia oggi” e autore di
numerose monografie e pubblicazioni
scientifiche. Svolge attività di ricerca,
consulenza, docenza e formazione in
campo sociologico, in ambito privato e
universitario, con particolare interesse a
politiche sociali, dinamiche del privatosociale, tematiche familiari. È membro
della Consulta nazionale di Pastorale
familiare dell’Ufficio per la pastorale
della famiglia della CEI e dal 2009 è
presidente del Forum nazionale delle
associazioni familiari. Altro relatore è
stato il dott. Nino Sutera, che è stato
presidente del Forum delle associazioni
familiari di Brescia e da giugno 2012
è presidente regionale del Forum;
don Diego Fognini della comunità di
recupero “La Centralina” con sede a Civo;
ha fatto seguito un intervento della dott.
ssa Caterina Perazzo, direttore sociale
dell’ASL di Sondrio.
Il dott. Belletti ha sottolineato come
il Forum Nazionale è formato da
50 associazioni, diverse fra loro per
Statuto, ma rimaste unite da un Patto
associativo molto forte e legate tutte
all’idea di fondo di difendere la famiglia.
Le famiglie oggi sono chiamate a far
valere la loro “cittadinanza attiva”,
ha detto Belletti, essere cioè soggetti
pubblici, diventare interlocutori con
le autorità locali, per il bene comune.
L’emergenza del nostro Paese è il non
riuscire a costruire condizioni sociali,
politiche ed economiche tali affinché
le nuove generazioni possano entrare
nella vita e mettere a frutto i loro talenti,
per costruire così il “bene comune”.
Senza la famiglia il paese non riuscirà
ad uscire dalla crisi e i recenti Governi
non sembrano essere sensibili a ciò,
sembra che gli interessi da proteggere
siano invece altri. La famiglia è messa
all’ultimo posto, non parla nessuno di
essa e dei suoi bisogni, mentre è evidente
che è proprio la famiglia che mette
insieme i territori, le comunità locali,
grazie ai servizi che svolge tacitamente,
come ad esempio l’attenzione e la cura
di anziani e bambini. La famiglia è il
capitale sociale del nostro Paese e ciò
essa lo realizza innanzitutto quando
svolge responsabilmente il suo compito
sociale educativo, nella libertà e nella
“generatività”. Una famiglia generativa sa
essere accogliente con chi ha attorno e
questo è uno di quei fattori che cambia
la vita di un quartiere e di un territorio.
Il modo migliore in cui la famiglia può
realizzare “il suo mandato” è mettersi
insieme ad altre famiglie per diventare
così soggetto sociale. Siamo ad un
collasso generazionale, siamo di fronte
ad un Paese che ha paura del futuro e che
non investe nelle nuove nascite perché
non considera i figli come un bene
comune.
Oggi fare famiglia è diventata una bella
scommessa, in una società in cui sembra
si possa fare famiglia in qualunque modo,
dove non sono definiti i diritti dell’essere
famiglia, questo è un grave errore per la
società italiana, perché rende più debole
una delle ultime risorse di coesione
sociale del Paese. Lo slogan finale
lanciato da Belletti è: «Stiamo uniti per
fare meglio la propria famiglia, perché
insieme ad altre famiglie si vive meglio e
per fare più famiglie nella società».
Il dott. Sutera ha continuato l’intervento
presentando il Forum regionale, formato
da 30 associazioni, il cui compito
primario è quello di interloquire con
le istituzioni locali, perché la famiglia
possa essere al centro delle politiche
locali e porta degli esempi pratici di
intervento: sulle tariffe che i comuni
stabiliscono per i servizi che loro erogano
o per la modifica del sistema di welfare,
Ad Ardenno la festa
degli anniversari
Ardenno
Alla scoperta delle
chiese del paese
nell’Anno della Fede
D
omenica 30 settembre, durante la celebrazione eucaristica, la
comunità di Ardenno si è stretta attorno alle coppie di sposi
che festeggiano un particolare anniversario. Erano 104 le coppie invitate che festeggiano 10, 20, 25… fino ad arrivare a 50 e più
anni di matrimonio. Erano 69 gli anni di matrimonio della coppia
più longeva, Maria e Cirillo Verga.
Questa festa, non certo alla sua prima
edizione, è stata pensata e voluta ancora per due ragioni: ringraziare Dio sero. Ma vivere nella propria faper il dono della famiglia, perché cia- miglia nella fede, nella speranscuna coppia porta nel cuore la grati- za e nella carità. Al termine della
tudine per il Bene ricevuto da Dio nella celebrazione ciascuna coppia ha
sua storia; per ringraziare le coppie di ricevuto a ricordo una pergamesposi che con la semplicità della loro na con una bella preghiera della
vita testimoniano l’importanza del- famiglia.
la famiglia e dei valori della fedeltà e La festa è proseguita in oratorio
con un ricco aperitivo. Qui le fadell’amore.
Nell’omelia un monito e un augurio a miglie presenti si sono divertite
tutti: non essere di scandalo, di inciam- con il karaoke, scambiandosi aupo, vivendo senza parlare di Dio, come guri e ricordandosi a vicenda i
se Lui non ci fosse, e ripiegati e chiusi giorni belli del matrimonio. Non
su sé stessi come se gli altri non esistes- è mancata una foto ricordo per
sull’organizzazione dei trasporti in base
alle esigenze delle famiglie. Il Forum
Regionale chiede da anni ai Comuni,
la presenza di un assessore o garante
della famiglia, in modo da verificare,
costantemente, se ogni intervento che la
Giunta o la Comunità Montana assume
è nell’interesse della famiglia. Ciò non
significa soldi nuovi per la famiglia, ma
un’erogazione diversa dei servizi che
ci sono già. Sutera ha, infine, ribadito
l’importanza di unirsi insieme, come
Associazioni, per dar nuova voce alla
Famiglia.
La dott.ssa Perazzo ha suggerito il
modo in cui in questo momento,
territorialmente, la famiglia può essere
soggetto attivo e fa riferimento alla
sperimentazione appena avviata nel
Comune di Tirano del Fattore Famiglia,
dove l’ASL ne guida “la cabina di regia”. In
questa fase di sperimentazione il Forum
delle Famiglie di Sondrio può intervenire
e dar voce alle famiglie in modo da
tenere conto dei loro suggerimenti. Ha
ribadito poi l’importanza di mettersi in
rete fra le associazioni per rendersi più
protagonisti e poter interloquire con chi
si deve assumere la responsabilità sociale
delle scelte. Sono seguiti gli interventi
di don Diego Fognini, invitato come
profondo conoscitore delle tematiche
giovanili che ha riportato l’attenzione
sul ruolo formativo ed educativo della
famiglia nel crescere i figli insegnando
loro ad assumersi delle responsabilità,
e della famiglia Di Roio, rappresentante
provinciale dell’Associazione Nazionale
Famiglie Numerose, che ha portato la
propria testimonianza di vita, definendo
la famiglia numerosa «culla della
socializzazione, antagonista della cultura
dominante del sé, propria di una società
individualista».
Il pomeriggio è proseguito con una
buona merenda offerta dalla Coldiretti
con pane e miele, succo e mele, con una
divertente pesca di beneficenza e con i
giochi organizzati dai ragazzi dell’ACI di
Morbegno.
Dando appuntamento alla prossima
edizione, un ringraziamento va a
tutti coloro che hanno partecipato
e collaborato alla buona riuscita
della manifestazione, in particolare
la Comunità Montana, il Credito
Valtellinese, la Banca Popolare di Sondrio
per i contributi; la Provincia, il Comune
di Sondrio e l’ASL per la concessione del
Patrocinio.
N
ciascuna coppia.
La scorsa domenica poi, la comunità di Ardenno ha vissuto
la festa della Madonna del Rosario, preceduta dal triduo con
la Messa alle ore 9.30 e 20.30;
l’adorazione eucaristica e il rosario meditato dalle ore 17. Domenica, dopo la Messa solenne
delle ore 10, è stato proposto il
banco vendita delle torte e, alle
15, i vespri e la processione con
la statua della Madonna.
MARIAGRAZIA GIANOLI
ell’Anno della Fede indetto
dal Papa per la Chiesa
Universale, la parrocchia San
Lorenzo di Ardenno propone un
percorso culturale e spirituale sui Santi e le chiese del paese. Per
riscoprire la fede che è appartenuta a chi ci ha preceduto nella
storia della nostra realtà locale e che ha voluto costruire le chiese
e le cappelle che oggi frequentiamo. Per conoscere meglio la
storia delle nostre chiese e per riscoprire la testimonianza di fede
dei Santi a cui sono dedicate. Saranno le opere d’arte a parlarci
della fede, a farci tornare quella nostalgia di Dio che serbiamo nel
cuore, quel desiderio instancabile di incontrarlo, a far risvegliare
in noi lo stupore e la meraviglia per le cose belle che parlano di
Lui. Gli incontri saranno tenuti il mercoledì sera alle ore 20.30
da don Ilario Gaggini e dal prof. Massimo Dei Cas con l’ausilio di
immagini e filmati. Mercoledì 10 ottobre, in chiesa parrocchiale: la
chiesa di San Lorenzo; mercoledì 17 ottobre, in oratorio: la chiesa
di Sant’Antonio; mercoledì 24 ottobre, in oratorio: la chiesa di
Sant’Abbondio; mercoledì 31 ottobre, in oratorio: la chiesa di San
Rocco.
Ma. Gi.
Sondrio Cultura
32 Sabato, 13 ottobre 2012
Poggiridenti. Inaugurata a fine settembre l’esposizione di due cicli d’affreschi.
E
ra stata veramente grande la
sorpresa, quando, nel 1963, di
fronte alla necessità di staccare
da casa Toloni a Poggiridenti
un pregevole affresco, stimato di
metà Quattrocento, si era scoperto
che al di sotto ve n’era un altro, che
riproduceva lo stesso soggetto, cioè le
sette opere di misericordia corporali
e che, in più, recava la data 1387 e il
nome del committente nella formula
che si usava anticamente: ha fatto
eseguire quest’opera Domenico dei Da
Pendolasco… I due affreschi, poi, su
iniziativa dell’allora direttore Giovan
Battista Gianoli, erano stati portati nel
museo di Sondrio, dove ancora fanno
bella mostra di sé.
Nell’ambito delle manifestazioni che a
Poggiridenti si stanno promuovendo per
festeggiare l’anniversario dei 500 anni di
fondazione della parrocchia, che ricorre
il 14 gennaio 2014, l’Associazione San
Fedele ha ottenuto dal Museo di riavere i
due cicli di affreschi, per un’esposizione
che rimarrà aperta fino al 4 novembre
nella torre dei Da Pendolasco a Poggi. In
questo modo, per una volta, «non sono
le persone che sono invitate a vedere le
opere d’arte, ma sono queste ultime che
vengono dalle persone».
L’inaugurazione ufficiale della mostra
si è tenuta sabato 29 settembre,
nell’oratorio di Cristo Salvatore, presso
la chiesa parrocchiale di San Fedele,
un ambiente certo suggestivo, con i
suoi pregevoli affreschi del Ligari, ma
insufficiente a contenere il grande
«Hoc opus
fecit fieri...»
Le opere furono staccate
nel 1963 da casa Toloni
e trasferite al Museo di
Sondrio. Entrambe
rappresentano le opere di
misericordia corporale.
numero di persone affluite. Come era
avvenuto per la precedente mostra
fotografica, infatti, gli abitanti hanno
colto pienamente l’importanza di
simili iniziative culturali, perché
permettono loro di mantenere i legami
con il loro lontano passato. L’incontro,
ben preparato, è stato condotto da
Mariangela Cederna. Dopo i consueti
saluti delle autorità, la Presidente (e
anima delle iniziative) Franca Prandi
ha ricordato gli scopi e le attività
dell’Associazione, mentre la direttrice
del Museo di Sondrio, Angela Dell’Oca,
ha svolto una dotta relazione sulle
caratteristiche delle opere, delle quali
non si conoscono gli autori.
Al di là dell’importanza storica e della
qualità stilistica degli affreschi, rimane
però da chiarire un piccolo mistero:
come mai gli antichi proprietari, a
nemmeno un secolo di distanza, hanno
fatto martellare e poi ricoprire un
precedente affresco per farne uno che
ha il medesimo soggetto? La spiegazione
che mi sembra più plausibile è quella
della peste. Secondo la tradizione
orale, che ancora permane nei nostri
paesi, in caso di contagio si procedeva
alla disinfestazione degli edifici, che
prevedeva non solo l’imbiancatura
a calce, ma anche un intervento più
radicale, cioè la stesura di un nuovo
intonaco. Si può quindi capire come
i proprietari non abbiano voluto
rinunciare a un dipinto così prezioso, per
cui ne hanno fatto sovrapporre uno che
riproducesse il precedente, nel tema e
nella scansione degli spazi.
Da sottolineare, infine, uno degli aspetti
certamente più belli dell’iniziativa: il
coinvolgimento diretto dei ragazzi delle
scuole, presenti alla manifestazione con
costumi d’epoca, che poi svolgeranno
il prezioso lavoro di guide alla mostra
negli orari di apertura, cioè il sabato,
domenica e festivi, dalle ore 10 alle 12 e
dalle 14 alle 17, fino al 4 novembre.
pagina a cura
di CIRILLO RUFFONI
talamona
Venerdì 28 settembre
un convegno dedicato
alla scoperta della
necropoli romana,
ricordandone lo scopritore,
l’ing. Clemente Valenti.
Valenti:
scoprì un
po’ di Roma
a Talamona
L
a comunità di Talamona ha
voluto ricordare in modo
speciale un suo personaggio
dell’Ottocento, che ha avuto
un rilievo particolare ed è stato un vero
e proprio benefattore. L’occasione si è
avuta venerdì 28 settembre, durante
un convegno dedicato alla scoperta
della necropoli romana, fatta proprio
dall’ingegner Clemente Valenti nel
1874. All’ingegner Valenti, infatti, è stata
dedicata una sala per le conferenze, che
il Comune ha ricavato nella parte alta
dell’edificio, chiamato Palazzo della
cultura, dove ha sede anche la biblioteca.
Alla nipote Adriana Valenti è toccato il
compito di ricordare, in modo vivace e
allo stesso tempo commosso, la figura del
nonno.
Era nato il 9 dicembre 1842. Dopo aver
completato gli studi universitari, aveva
vissuto un momento eroico durante
la terza guerra di indipendenza, tanto
da seguire Garibaldi nella campagna
militare che si era conclusa con il famoso
«Obbedisco!». Nel 1869 il Comune
di Talamona lo aveva nominato
sorvegliante generale delle scuole
e in questo compito il Valenti
aveva profuso molte energie,
perché capiva l’importanza di
un’educazione che riguardasse tutta
la persona e curasse quindi non solo la
capacità di leggere, scrivere e far di conto,
ma anche l’amore per la propria terra
e per la natura. Così egli aveva curato
l’istituzione di scuole serali e domenicali,
per estendere l’istruzione anche agli
adulti e in particolare alle donne; aveva
poi fondato una scuola materna (una
delle prime in provincia) e una biblioteca
circolante. Aveva promosso inoltre la
fondazione della Latteria Sociale (la
prima in Valtellina), della banda musicale
e, con il suo deciso intervento, aveva
ottenuto che venisse creata la stazione
ferroviaria a Talamona. Tra i suoi
progetti architettonici è stata ricordata in
particolare la chiesa della Sirta, con la sua
grande cupola.
Nel 1874, durante i lavori di ampliamento
del cimitero, gli operai avevano trovato
alcuni strani reperti. Il Valenti ne aveva
capito subito l’antichità e l’importanza,
per cui aveva curato la raccolta, aveva
steso una relazione e successivamente li
aveva mandati al Comitato Archeologico
Provinciale, da poco costituito e guidato
dall’arciprete di Sondrio Antonio Maffei.
In questo modo i reperti erano rimasti
a Sondrio e sono poi confluiti nella
sezione archeologica del Museo, come
ha ricordato l’attuale direttrice Angela
Dell’Oca.
L’aspetto più interessante che emerge da
questa scoperta archeologica e che è stato
evidenziato in particolare nelle relazioni
del cartografo Stefano Pruneri e della
ricercatrice Rita Pezzola, è la continuità
di utilizzo di un’area per la sepoltura.
È straordinario il fatto che un luogo
utilizzato per seppellire i morti duemila
anni fa abbia continuato poi a svolgere
questa funzione lungo i secoli, passando
attraverso le terribili vicende della peste
del 1630 e arrivando fino ai nostri giorni.
Si tratta di un filo invisibile che lega una
comunità fino alle sue più lontane radici.
Chi erano quegli antichi abitanti?
Secondo l’archeologa Valeria Mariotti si
trattava probabilmente di coloni romani,
uomini liberi, venuti dal comasco
per lavorare la terra. Essi avevano la
consuetudine di cremare i corpi dei loro
defunti, poi scavavano delle semplici
buche nel terreno e vi deponevano le
ceneri del rogo, insieme a oggetti di uso
quotidiano che erano appartenuti al
defunto.
La necropoli di Talamona appartiene
quindi al tipo detto a incenerizione e
presenta forti analogie con altre, in
particolare con quella di Angera. In
che cosa consistono i reperti? Si tratta
di oggetti molto semplici, come ha
illustrato Paola Bordigone: alcuni
recipienti di terracotta, dei coltelli, dei
falcetti e un tintinnabulum, una specie
di campanaccio come quelli ancora usati
dai nostri pastori.
Sondrio Cronaca
Sondalo
Sabato, 13 ottobre 2012 33
L’artista Guglielmo Bertarelli ha donato i
pannelli per rivestire il portone della chiesa.
Un regalo per San Francesco
G
iovedì 4 ottobre la comunità di Sondalo ha ricevuto un regalo: la porta
della chiesa dedicata a San Francesco, edificio costruito durante il decennio scorso e non completamente ultimato.
La domenica precedente, il parroco monsignor Battista Galli aveva annunciato che la
Messa feriale del giorno di San Francesco sarebbe stata celebrata nella chiesa dedicata al
santo di Assisi eccezionalmente alle ore 18.
«Sarà preceduta da un momento particolare – aveva detto – che non vi dico, ma sarà
simpatico».
La sorpresa è stata svelata dall’artigiano artista che l’ha creata, il trentino Gugliemo “El
Duca” Bertarelli, pluripremiato artista di fama internazionale e Senatore dell’Accademia
Universale “Gugliemo Marconi” di Roma. Ha
allestito numerose mostre, in Italia e all’estero: Germania, Austria, Svezia, Francia, Sviz-
zera, Danimarca, Finlandia, America,
Ucraina e Russia orientale. Molte delle sue opere sono collocate sui Passi di
Montagna: come lo Stelvio (2758 metri
slm), il Gavia (2652 metri slm).
Conosciuto per caso da don Battista
durante la cerimonia di benedizione
della croce in acciaio realizzata per
Campodolcino in Valchiavenna, l’artista è venuto a conoscenza della situazione della chiesa di San Francesco a
Sondalo. Dopo una serie di sopraluoghi
ha deciso di donare conoscenze, materiale e lavoro per la realizzazione dei
pannelli destinati a coprire il provvisorio portone: un telaio rivestito da un
pannello di panforte. Il soggetto rappresentato è stato pensato di comune
accordo con don Battista: per l’esterno tutte le nove chiese di Sondalo oltre
a quella di Mondadizza, per l’interno
un gioco dei quattro colori liturgici, in
continuità con le moderne vetrate della chiesa. Sempre all’interno il portone ospita due formelle raffiguranti una
copia dei Santi Pietro e Paolo presenti
nella chiesa parrocchiale.
Le formelle di cui si costituiscono i
pannelli sono state realizzate in polvere di pietra, con una tecnica tutta
particolare, descritta nel dettaglio durante l’inaugurazione. La comunità ha
particolarmente apprezzato il dono di
Bertarelli, una ventata di novità in un
periodo particolare. Verranno fatte delle copie delle formelle e saranno vendute per far fronte alle difficoltà di una
comunità desiderosa di impegnarsi nel
vivere un’esperienza cristiana utile.
LUCIA SCALCO
Grosio. Lo scorso sabato l’incontro con la testimonianza dell’Associazione Kwizera.
La comunità di Grosio incontra il Rwanda
S
abato sera presso l’oratorio di Grosio si è vissuto un intenso momento di vita comunitaria
quando, con la testimonianza dei coniugi Luca e Mariuccia, si è ripercorsa la lunga storia
di amicizia tra Grosio e il Rwanda. Il momento clou si
è avuto quando i due relatori, anche con l’ausilio di
numerose immagini, hanno ripercorso le tappe più
significative del loro primo viaggio con l’Associazione Kwizera nel paese centroafricano durante lo scorso
mese di agosto.
Ad arricchire la serata si è aggiunta dapprima la testimonianza di don Battista Galli che, tramite una registrazione audio, ha condiviso alcune sue emozioni di
quando, a capo di una delegazione della Caritas italiana, si era recato in Rwanda all’indomani dell’eccidio
per portarvi i primi aiuti; poi, addirittura dal Rwanda,
don Paolo Gahutu ha ripercorso la storia di amicizia
che lo lega a molti grosini dal lontano 1994, quando,
giovane seminarista, arrivò in Italia per sfuggire agli
orrori della guerra. Dopo di lui, Angelo Bertolucci,
responsabile dell’Associazione Kwizera, ha passato in
rassegna le principali realizzazioni dell’associazione
nei suoi primi dieci anni di vita e, soprattutto, ha posto
in risalto lo spirito dei suoi volontari.
Il conduttore della serata, Carlo Toini, ha poi ricordato
alcune importanti realizzazioni che, benché meno impegnative sotto il profilo finanziario, influiscono però
direttamente sia sui donatori, sia sui rwandesi. Con Michele Ghilotti si è parlato del Progetto Mikan, mentre
don Alessandro Zubiani, attraverso una registrazione
audio ha illustrato l’esperienza di vicinanza che i bambini della prima comunione della parrocchia di Sagnino (Como) hanno condiviso coi coetanei rwandesi.
A suggellare una serata indimenticabile sono state da
una parte la proposta di Luca e Mariuccia che la comunità parrocchiale di Grosio si assuma il compito di
sostenere il funzionamento dell’asilo di Kagera intitolato alla memoria del grosino Carlo Rodolfi, dall’altra le parole del parroco don Renato Lanzetti, che ha
invitato ad aprire un ciclo di incontri dove le diverse
realtà associative parrocchiali condividano le singole
esperienze, così da rendere la comunità grosina sempre più aperta agli altri.
PIERANGELO MELGARA
Arriva la decima edizione della manifestazione “Un Ponte di note”
L
a decima edizione di “Un Ponte di note”
a Ponte in Valtellina, dedicata a Gustav
Leonhardt, grande clavicembalista e
organista, nonché direttore di orchestra
olandese, riconosciuto come uno dei pioneri
dell’esecuzione storica soprattutto delle opere
di Johan Sebastian Bach e morto a gennaio di
quest’anno, non può che proporre l’Integrale
delle sonate per violino e cembalo di Bach,
L’iniziativa
A2A ripropone il
progetto scuola e
apre le centrali
R
iparte il progetto
scuola A2A. Da
oltre trent’anni
le società del gruppo
sviluppano progetti
didattici in collaborazione
con il mondo della
scuola, per promuovere tra i giovani la crescita di una cultura
rispettosa dell’ambiente e dar loro la possibilità di approfondire
la conoscenza delle tante realtà produttive di A2A. L’iniziativa
è rivolta alle scuole dei territori dove il gruppo è presente e
prevede una serie d’iniziative, tra le quali la possibilità di visitare
gli impianti industriali del gruppo: termovalorizzatori, centrali
idroelettriche, termoelettriche, di cogenerazione, fonti dell’acqua,
depuratori e discariche per i rifiuti, ai quali si aggiunge la Casa
dell’Energia di Milano, centro permanente di comunicazione
dedicato all’energia.
Le prenotazioni agli impianti aziendali possono essere effettuate
per tutti gli impianti del gruppo A2A, in modo semplice e veloce,
compilando un modulo di prenotazione sul sito www.a2a.eu progetto scuola.
V
di cui interpreti saranno Annegret Siedel al
violino barocco e alla viola d’amore e Brett
Leigton al clavicembalo. Il primo concerto si
terrà sabato sera 13 ottobre alle ore 18.30,
il secondo domenica mattina alle ore 11.15
presso il Teatro comunale “Giuseppe Piazzi” in
Piazza Bernardino Luini a Ponte. L’iniziativa
è promossa dalla Biblioteca comunale “Libero
Della Briotta” e dal Comune di Ponte, con il
patrocinio dell’assessorato alla Cultura della
Comunità Montana Valtellina di Sondrio, della
Banca Popolare di Sondrio e della Tipografia
Bettini. L’ingresso è gratuito e i posti devono
essere prenotati telefonando o scrivendo ai
seguenti indirizzi: cell. 347.7709717, natruzio@
gmail.com; 0342.489017, biblioteca@comune.
ponteinvaltellina.so.it, o www.biblioponte.eu.
Pi. Me.
Consegnati i premi del
Concorso Sertoli Salis
enerdì 12 ottobre, presso
la Sala Consiliare della
Provincia di Sondrio, sono
stati consegnati i premi della
nona edizione del Concorso
Letterario Renzo Sertori Salis,
figura di spicco della cultura
locale militante. Il premio
principale, quello di poesia
intitolato a Renzo Sertori
Salis, 5 mila euro offerti dalla
Fondazione Pro Valtellina, è
stato assegnato a Jolanda Insana,
una poetessa italiana nata a
Messina nel 1937. Si è dedicata
alla traduzione di vari classici
e autori contemporanei, dal
greco e dal latino. Il premio
di poesia “Grytzko Mascioni”,
3 mila e 500 euro offerti dalla
Fondazione Gruppo Credito
Valtellinese, è stato attribuito
al poeta Silvio Mignano per “La
nostra ribelle buona educazione”.
L’autore nato a Fondi nel 1965
arricchisce le proprie opere con
le terre visitate: Gaeta, borgo
crocevia delle culture greca,
latina, romana, bizantina, araba,
francese, siciliana e borbonica,
Roma, Basilea, La Paz, Cuba,
Kenya. Il premio di poesia “Padre
Camillo de Piaz”, mille e 500 euro
offerti da Lions Club Sondrio
Host, Provincia di Sondrio
e Comune di Tirano, è stato
destinato all’esordiente Lorenzo
Stoppa Tonolli per “Euridice e
altri versi intorno all’inerme”.
Il giovane insegnante e poeta
milanese, nato nel capoluogo
lombardo nel 1978, inizia con
questo riconoscimento la sua
carriera letteraria. La giuria
era composta dal presidente
Giancarlo Majorino, una delle
personalità più eminenti della
poesia attuale in Italia; Ernesto
Ferrero, saggista, critico e
romanziere, vincitore del Premio
Strega 2000, Direttore della
Fiera Internazionale del libro di
Torino; Gilberto Isella, poeta e
saggista, coredattore della rivista
“Bloc Notes” e collaboratore
alla rivista valtellinese “Tellus”;
Giorgio Luzzi, poeta e saggista,
autore di volumi, antologie e
interventi su riviste di poesia;
Cristina Pedrana, docente di
lettere nei licei con particolare
interesse per la poesia, ha seguito
con competenza e passione tutte
le edizioni del concorso.
Lu. S.
Spettacoli
34 Sabato, 13 ottobre 2012
✎ il telecomando |
AIART Como
Venerdì 26 ottobre
un incontro sul futuro
della televisione
“
N
uovi scenari per
la Tv e i Media”. è
questo il titolo della serata
organizzata, venerdì
26 ottobre, dall’Aiart
(Associazione spettatori)
di Como in collaborazione
con l’Ufficio Diocesano
Comunicazioni Sociali
della diocesi di Como. All’incontro, con inizio alle 20.45
al centro pastorale card. Ferrari, interverrà il professor
Massimo Scaglioni, docente di “Storia dei media”,
ricercatore dell’Università Cattolica. L’invito è rivolto
a tutti in particolare a genitori, docenti, educatori e
catechisti.
La serata organizzata dall’Aiart rientra nel progetto
dell’associazione comasca dal titolo “Media: no alle
dipendenze”, realizzato con il contributo della Regione
Lombardia.
Domenica 14. Le frontiere dello
spirito, C5, 8,50. C. Sangiorgi ci
parla del Concilio Vaticano II. A
sua immagine Rai1, 10.30. Rubrica
religiosa. Per i più piccoli su Rai2
3 film d’animazione: Mucche alla
riscossa, 13.45; Wall-E, 15.00; Lilo
e Stitch,16.30. Tre uomini in fuga,
La7. 15.50. Divertente commedia
di guerra con Luis De Funes.
La svolta, Tv2000, 15,40/21.00.
Storia di una conversione Il velo
dipinto, Rai Movie, 21.15. Intenso
film drammatico con E. Norton.
Don Bosco Tv2000, 21.50. Ultima
parte. Report, Rai3, 21,30. La cassa
depositi e prestiti.
Lunedì 15. L’infedele, La7, 21.10.
Attualità. Che tempo che fa del
lunedì, Rai3, 21.05. Attualità.
Colorado, It1, 21.10. Varietà. Ronin,
Rai4, 21.10. Poliziesco d’azione con
De Niro. Concilio, Tv2000, 21.20
(fino a giovedì) Bombardate Roma;
Bombe sulla Germania, Rai storia
21.00 . Documentari. A beautiful
di Tiziano Raffaini
mind, C5, 23.40. Ottimo film da una
storia vera.
Martedì 16. Don Camillo e
l’onorevole Peppone, R4, 21.10.
Madagascar 2, It1, 21.10. 2°
episodio avvincente quanto il
1°. SOS tata, La7, 21.10. Reality
di pedagogico. La nascita della
Repubblica, Rai storia, 21.00. Doc.
In questo mondo libero, Rai5, 21.15.
Ottimo film di Ken Loach sullo
sfruttamento del lavoro.
Mercoledì 17. La fede di Dante,
Rai storia, 21.00. Colloquio LaviaRavasi; segue Concilio Vaticano
II.doc. Sposami, Rai uno 21.10.
Fiction 4° p. Miss Marple: Il segreto
di Chimneys, Rai movie, 21.15.
Giallo. In fondo al cuore, La5.
21.10. Una famiglia viene sconvolta
quando un figlio sparisce. Ben
fatto. Atlantide, La7, 21.10. Doc.
L’enigma della Sindone, La7, 23,05.
Documentario.
Giovedì 18. Come l’arte ha
raccontato il mondo, Rasi5, 21.15.
La morte, Doc. Le parole che hanno
cambiato il mondo, Tv2000, 21.50.
doc. Un passo dal cielo 2, Rai1,
21.10. Fiction con T. Hill. Sherlock
Holmes, It1, 21.10. Film d’azione. Le
basiliche papali di Roma, Tv2000,
22.45. doc.
Venerdì 19. I grandi santuari
d’Europa, Tv2000, 23.35. Doc.
Lo spazio bianco, Rai3, 21.05. Un
film di F. Comencini. Una storia
struggente che trova in M. Buy
un’interprete credibile. Tale e
quale, Rai1, 21.10. Show. Agente
007 una cascata di diamanti, Rai
movie 21.10 con Sean Connery.
Crozza nel paese delle meraviglie,
La7, 21.10. Satira.
Sabato 20. Sulla via di Damasco,
Rai2, 10.15. Rubrica religiosa.
Tv Talk, Rai3, 14.55. Programma
di critica tv. Enrico Mattei, Rai
premium, 19.55. Miniserie
completa. Lourdes, Tv2000, 21.20.
Ulisse, Rai3, 21.05. L’amore ai tempi
di Nerone.
Lipomo
Madagascar 3
Domenica 14 ottobre
I
drammatico
drammatico
commedia
drammatico
è stato il figlio
Reality
Il rosso e il blu
Bella addormentata
La famiglia Ciraulo vive poveramente
nel quartiere Zen di Palermo. Però
davanti all’uscio di casa tiene parcheggiata una Mercedes, acquistata con il
risarcimento percepito in seguito alla
morte della figlia capitata per caso in
mezzo a una sparatoria tra mafiosi.
Al cinema Excelsior di Sondrio dal
12 al 15 ottobre.
L’ultimo film di Matteo Garrone racconta
la storia di un pescivendolo napoletano
che dopo aver partecipato ad un casting
de ”Il Grande Fratello” entra in una
spirale di attese che trasformerà la sua
vita.
Giuliana, preside scrupolosa, Fiorito,
professore di storia dell’arte che
ha perso il gusto della bellezza e
dell’insegnamento e Prezioso, giovane
supplente di lettere che vorrebbe
salvare il mondo si ritrovano in un liceo
alla periferia di Roma.
All’Astra dall’11 al 14 ottobre.
A Menaggio dal 12 al 14 ottobre.
Tutto si svolge in sei giorni, dal
3 al 9 febbraio 2009, gli ultimi di
Eluana Englaro, la cui vicenda resta
però sullo sfondo, e al cui caso si
collegano emozionalmente le storie
dei diversi personaggi di fantasia.
l leone
Alex, la
zebra Marty,
l’ippopotamo
Gloria e
la giraffa
Melman
sentono
nostalgia
dello zoo di
New York, e
decidono di
lasciare l’Africa per Montecarlo,
per recuperare i pinguini,
le scimmie e il re dei lemuri
Julien, onde partire con loro
alla volta dell’America. Ma le
cose non vanno però come
previsto...
Nella sala della comunità di Livigno
il 14 ottobre.
Nella sala dell’oratorio di
Lipomo.
Il film a Chiavenna 12, 13 e 14
ottobre.
Lettere e Rubriche
Sabato, 13 ottobre 2012 35
❚❚ Lettere al direttore [email protected]
Dubbi e certezze sull’ora di Religione
C
aro Direttore,
fin dalle prime classi che ho frequentato ho sempre
avuto dei forti dubbi sull’ora di religione, non tanto
come scelta personale (che, nel mio caso, lasciava il tempo
che trovava poichè, allora, ero giovincello), ma in merito
alla didattica e alla metodologia della suddetta materia.
Anche se tali lezioni erano previste e fanno parte come altre discipline dell’ordinamento scolastico del nostro Paese,
capitava spesso che durante quell’ora si facesse di tutto.
Eppure, devo dire con franchezza che il desiderio di sentire quel sacerdote o quella professoressa non mancava!
anzi, spesso erano momenti di discussione su vari argomenti di portata sociale, e anche se vi era il solito gruppetto che faceva la cosiddetta “cagnara”, tutto sommato, per
chi partecipava, la lezione era molto interessante. Tuttavia
devo dire con tutta la sincerità che in tutti gli anni che ho
fatto religione non ho mai sentito parlare di Gesù e di Dio.
Si parlava di ogni tema riguardante il sociale, o di sesso,
tant’è vero che rimanevo stupito, forse perchè non volevo
che si sciupasse quel poco che si poteva raccogliere.
Oggi, con la gioventù, parlare di religione diventa ancora
più difficile, perchè si rischia di rendere il giovane ancor
più insicuro davanti al mondo che lo circonda. Perciò,
penso che sia meglio e giusto che possa scegliere lui stesso,
con gli strumenti culturali e religiosi di cui dispone, il proprio credo. Tutto questo, all’insegna di una moralità che
possa renderlo responsabile delle proprie scelte di vita.
Gianni Noli
C
aro Gianni,
la tua preoccupazione di un’ora di religione nella
quale non si parla mai di Gesù e di Dio mi sembra
l’esatto contrario di quella che, invece, vorrebbe un insegnamento meno confessionale e più in linea con il contesto
pluralistico nel quale viviamo. L’ha detto, recentemente,
anche il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, che
probabilmente, però, aveva in mente l’ora di religione della
sua nonna. Penso infatti che l’equilibrio fra le due opposte
esigenze sia già stato realizzato dalla metodologia dell’IRC
(Insegnamento Religione Cattolica), come ben spiegava,
nello scorso numero, il direttore dell’Ufficio diocesano di
pastorale scolastica don Teresio Barbaro. Né ora di catechismo, né generica ed esangue ora di cultura religiosa, bensì
il cattolicesimo presentato nelle sue valenze culturali, storiche, artistiche, esistenziali: questo si fa durante l’ora di religione. Che poi, qualche volta, capiti che si prepari il compito di matematica o di greco, vabbè, fa un po’ parte della
legittima difesa riconosciuta allo studente. Resta il fatto che
l’ora di religione cattolica rappresenta una straordinaria, e
libera, occasione di crescita e confronto culturale, che non
aumenta lo spaesamento dello studente, ma gli fornisce le
vitamine per diventare grande. Specie se poi, dall’altra parte della cattedra, siede qualcuno che abbia voglia – e proprio l’insegnamento della religione gliene da’ l’occasione –
di occuparsi un po’ di te, ben al di là dello svolgimento dello
stretto compitino accademico.
❚❚ Lettere al direttore
Diventiamo protagonisti del cambiamento
C
aro Direttore,
rileggevo, proprio oggi, le parole che
il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha pronunciato in occasione della cerimonia di commemorazione
del Giudice Giovanni Falcone. “Facciamo
affidamento - ha detto Napolitano - sulle
forze dello Stato, sulle migliori energie della
società civile, sulle nuove generazioni. Colgo, in questa vostra generazione, una carica
di sensibilità, di intelligenza, di generosità
che molto mi conforta, che mi dà grande
speranza e fiducia. E perciò voglio dirvi:
completate con impegno la vostra formazione, portate avanti il vostro apprendistato
civile, e scendete al più presto in campo, aprendo porte e finestre se vi si vuole
tenere fuori, per rinnovare la politica e la
società, nel segno della legalità e della trasparenza. L’Italia ne ha bisogno; l’Italia ve
ne sarà grata”.
Con un PIL praticamente piatto, una disoccupazione giovanile mortificante, un’in-
“Sulla tua parola getterò le reti”.
(Lc 5,5)
G
se anche giustamente disgustoso, ma così,
di fatto, lasciando allo stesso sistema l’assoluta e incontrollata libertà di agire nella
più totale assenza di controllo, senza dover
rendicontare alcunché. Il disinteresse mostrato dai cittadini italiani durante le ultime
elezioni rappresenta un segnale forte ed
inconfutabile del biasimo verso la classe
politica centrale e locale. Ma questa non è
cosa sufficiente: perché, infatti, solo la partecipazione attiva ed appassionata alla vita
politica del Paese può cambiare le cose e
restituirci il futuro che gli italiani meritano
e che, anche troppo pazientemente, attendono da tempo.
L’Italia e gli italiani, siamo convinti, hanno
però ancora respiro, energia, fantasia, capacità, coraggio, voglia di intraprendere. Ed è
con queste forze vive che l’Italia può cambiare, può farcela a risorgere.
E’ allora giunto il momento di diventare
protagonisti del cambiamento.
Carmelo Lentino
✎ parola di vita | Chiara Lubich
Ottobre 2012:
Sulla tua parola getterò le reti
di
esù, quando fini di
insegnare, seduto sulla
barca di Simone, disse
a lui e ai suoi compagni di
gettare le reti in mare; e Simone,
pur affermando che tutta la
notte avevano faticato invano,
soggiunse: “Sulla tua parola
getterò le reti”.
E, gettatele, furono talmente
ripiene di pesci che si
rompevano. Vennero allora
dei compagni ad aiutarlo e
riempirono essi pure le barche a
tal punto che quasi affondavano.
Simone, assai stupito, come lo
erano anche Giacomo e Giovanni
suoi compagni, si gettò allora
ai piedi di Gesù, pregandolo di
allontanarsi da lui peccatore. Ma
Gesù gli disse di non temere: da
quel momento sarebbe diventato
pescatore di uomini. E da
quell’istante, Simone, Giacomo
e Giovanni divennero suoi
discepoli. Questo è il racconto
della pesca miracolosa, che
Editrice de Il Settimanale
della Diocesi Soc. Coop. a r.l.
Sede (direzione, redazione
e amministrazione):
V.le Cesare Battisti, 8 - 22100 Como
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Fax Segreteria 031-31.09.325
E-mail Segreteria
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conto corrente postale
contenibile e sembrerebbe irrisolvibile
evasione fiscale, i servizi pubblici statali e
locali al palo, vetusti e privi di risorse per
modernizzarsi e rendersi efficienti, la credibilità internazionale che tenta affannosamente la risalita dai suoi minimi storici,
l’Italia pare sull’orlo del baratro. E’ di tutta
evidenza che, per questo stato di cose, c’è
un principale responsabile: l’intera classe
politica che negli ultimi quarant’anni ha
gestito in modo pessimo il Paese, anteponendo interessi personali o partitici a quelli
prioritari della Nazione.
E’ anche vero, però, che la responsabilità è
pure di tutti quelli che come cittadini hanno assistito passivamente a questa deriva,
senza pretendere contromisure immediate e serie, senza denunciare prontamente
truffe e corruzione, senza chiedere conto ai
loro rappresentanti parlamentari, regionali,
provinciali e comunali. I più si sono di fatto
lavati le mani, allontanandosi volontariamente da un sistema politico giudicato for-
simboleggia la futura missione
degli apostoli. Il comportamento
di Pietro è modello non solo per
gli altri apostoli e per coloro che
gli succederanno, ma anche per
ogni cristiano.
“Sulla tua parola getterò le reti”.
(Lc 5,5)
Dopo una notte infruttuosa,
Pietro, esperto nella pesca,
avrebbe potuto sorridere e
rifiutarsi di accettare l’invito di
Gesù a gettare le reti di giorno,
momento meno propizio.
Invece, passando oltre il suo
ragionamento, si fidò di Gesù.
E’ questa una situazione tipica
attraverso la quale anche oggi
n. 20059226 intestato a:
Il Settimanale della Diocesi di Como
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Stampa:
A.G.Bellavite s.r.l. Missaglia (Lc)
Registrazione Tribunale di Como
numero 24/76 del 23.12.1976
Pubblicità:
ogni credente, è chiamato a
passare. La sua fede, infatti, è
messa alla prova in mille modi.
Seguire Cristo significa decisione,
impegno e perseveranza,
mentre in questo mondo in
cui viviamo tutto sembra
invitare al rilassamento, alla
mediocrità, al “lasciar perdere”.
Il compito appare troppo grande,
impossibile a raggiungersi, e
fallito in anticipo. Occorre allora
la forza di andare avanti, di
resistere all’ambiente, al contesto
sociale, agli amici, ai mass –
media. E’ una prova dura da
combattere giorno per giorno,
o meglio ora per ora. Ma , se la
si affronta e la si accoglie, essa
servirà a farci maturare come
cristiani, a farci sperimentare che
le straordinarie parole di Gesù
sono vere, che le sue promesse si
attuano, che si può intraprendere
nella vita un’avventura divina
mille volte più affascinante
di quante altre ne possiamo
immaginare, dove possiamo
essere testimoni, ad esempio,
che mentre nel mondo la vita è
spesso così stentata, piatta ed
infruttuosa, Dio ricolma di ogni
bene chi lo segue: dà il centuplo
in questa vita, oltre alla vita
eterna. E’ la pesca miracolosa che
si rinnova.
Direttore responsabile: Alberto Campoleoni
Direttore editoriale: mons. Angelo Riva
La Provincia Essepiemme Pubblicità
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La testata Il settimanale della
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contributi statali diretti di cui alla
legge 7 agosto 1990, n. 250.
Questo giornale è associato
alla FISC (Federazione
Italiana Settimanali
Cattolici) e all’USPI
“Sulla tua parola getterò le reti”.
(Lc 5,5)
Come mettere in pratica allora
questa Parola?
Facendo anche noi la scelta
di Pietro: “Sulla tua “parola””.
Aver fiducia nella sua Parola;
non mettere il dubbio su ciò
che Egli chiede. Anzi: basare
il nostro comportamento, la
nostra attività, la nostra vita sulla
Parola. Fonderemo così la nostra
esistenza su ciò che vi è di più
solido, sicuro, e contempleremo,
nello stupore, che proprio là dove
ogni risposta umana viene meno,
Egli interviene, e che là, dove è
umanamente impossibile, nasce
la vita.
(Unione Stampa Periodica Italiana)
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