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1P 120210_CristalloArteMicenea, Pagina 1 di 4
ARTE
MICENEA
RIASSUNTO DELLA LEZIONE TIPO TWEET
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Sottotitolo
(o DUBBI)
+ GLOSSARIO
IMMAGINE + riferimento iconografico
La civiltà micenea:
Civiltà Micenea, Peloponneso
Spiegazione del prof.
scritta in nero,
suddivisa in paragrafi individuati dalle
immagini trattate,
da integrarsi con le informazioni tratte dal
libro scritte in blu.
La civiltà micenea si sviluppa nel Peloponneso,
attorno il XVI secolo. La popolazione discende
dagli Achei, che si sono instaurati 1500 anni prima
nella penisola greca e vi sono rimasti in condizioni
di vita neolitiche fino allo sviluppo dei commerci
con la ricca civiltà cretese. Nel 1200 questa civiltà
e la sua organizzazione sociale scomparvero del
tutto travolte dall’invasione dei popoli del nord.
Distinguiamo la cronologia in tre periodi:
• Miceneo Antico (1600 – 1500 a.C.);
• Miceneo Medio (1500 – 1400 a.C.);
• Miceneo Tardo (1400 – 1100 a.C.).
Nel Miceneo Antico gli influssi cretesi son ancora
molto evidenti e la stessa produzione artistica
minoica si sovrappone a quella micenea.
Nel Miceneo Medio il carattere distintivo è la
realizzazione di un numero notevole di tombe a
thòlos, quasi tutte di rilevanti dimensioni e aventi
per lo più le medesime caratteristiche costruttive e
la stessa organizzazione degli spazi.
Il Miceneo Tardo si conclude con la distruzione
dei grandi edifici a opera dei Dori, nuova
popolazione proveniente da Nord, stabilizzatasi
nel Peloponneso alla fine del XI secolo a.C. La
caratteristica del periodo è la costruzione delle
immense mura che circondano il palazzo reale e
le altre fabbriche dell’acropoli: infatti, solitamente,
le città micenee si definiscono città-fortezza.
Tu sei libero di riprodurre, distribuire, comunicare al pubblico, esporre in pubblico, rappresentare, eseguire e recitare quest'opera
Alle seguenti condizioni:
Attribuzione — Devi attribuire la paternità dell'opera nei modi indicati dall'autore o da chi ti ha dato l'opera in licenza e in modo tale da non suggerire che
essi avallino te o il modo in cui tu usi l'opera.
Non commerciale — Non puoi usare quest'opera per fini commerciali.
Non opere derivate — Non puoi alterare o trasformare quest'opera, ne' usarla per crearne un'altra.
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Tesoro di Atreo:
Tesoro di Atreo
Tesoro di Atreo
Fasi costruttive della
tholos:
Sezioni varie della tholos
Il Tesoro di Atreo è noto anche come Tomba di
Agamennone ed è situata a Micene, costruita nel
1500-1400 a.C. È una tipica tomba a tholos,
scavata nella collina da un lungo corridoio
scoperto lungo 36 metri e largo 6 metri. Le pareti
del corridoio sono formate da blocchi di pietra a
filoni orizzontali, ed è delimitato da mura possenti.
L’accesso alla tholos avviene tramite un’ampia
apertura di forma trapezoidale, alta 5.40 metri e
larga 2.70 metri, sormontata da un architrave
monolitico del peso di 120 tonnellate circa. L’unico
ornamento attuale della facciata è costituito dalle
leggere cornici dell’architrave, ma originariamente
si trovava un complesso di elementi composto da
semicolonne decorate, collocate di fianco
all’apertura, al di sopra delle quali due ulteriori
colonnine delimitavano una lastra ornata con
motivi a spirale di ispirazione minoica. L’architrave
è sormontato dal cosiddetto triangolo di scarico,
un accorgimento costruttivo che porta il peso
sovrastante a gravare sugli stipiti (o piedritti) della
porta, sostenendo soltanto il peso proprio. La
processione funebre entrava in una sala circolare,
dal diametro di 14.50 metri e dall’altezza di 13.20
metri, decorata con rosette di bronzo a imitazione
di un cielo stellato, coperta con una pseudo
cupola (falsa cupola). La camera sepolcrale era
luogo di sepoltura e di svolgimento dei riti funerari,
mentre la sala circolare contiene un ricco corredo
funebre, solitamente costituito da armi, scudi, carri
e altri strumenti da guerra impreziositi con
rivestimenti in lamina d’oro, per la natura guerriera
delle stirpi micenee. L’intera costruzione,
compreso il corridoio di accesso, veniva subito
dopo ricoperta con terra pressata per mimetizzarla
completamente e per sempre.
La tholos è formata da anelli lapidei (dal latino
lapis, pietra) che vanno restringendosi verso l’alto.
I massi di ogni anello aggettano (sporgono)
rispetto a quelli sottostanti. La forma circolare
degli anelli orizzontali impedisce alle pietre di
precipitare durante la costruzione. La faccia
interna di ogni elemento squadrato viene
sagomata, originando una superficie
perfettamente liscia. La tholos si regge per gravità:
è il peso dei suoi vari elementi (conci, pietre
squadrate nelle costruzioni) ad assicurare la
stabilità. Al contrario, nella cupola, i conci sono
disposti filare per filare (un anello di conci) su una
superficie conica e indirizzati verso il centro (detto
di curvatura), spingendosi l’un l’altro consentono
alla struttura di sostenersi per mutuo contrasto. I
principi statico e costruttivo della cupola sono gli
stessi dell’arco
Sezione della camera principale della tholos
Tu sei libero di riprodurre, distribuire, comunicare al pubblico, esporre in pubblico, rappresentare, eseguire e recitare quest'opera
Alle seguenti condizioni:
Attribuzione — Devi attribuire la paternità dell'opera nei modi indicati dall'autore o da chi ti ha dato l'opera in licenza e in modo tale da non suggerire che
essi avallino te o il modo in cui tu usi l'opera.
Non commerciale — Non puoi usare quest'opera per fini commerciali.
Non opere derivate — Non puoi alterare o trasformare quest'opera, ne' usarla per crearne un'altra.
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Maschera di
Agamennone:
Maschera
funeraria di Agamennone
La religione:
All’interno di queste tombe sono stati ritrovati
anche oggetti legati a rituali locali come le grandi
maschere in lamina d’oro. In essa si nota la
volontà di ritrarre la fisionomia del defunto nella
rigidità della morte attraverso gli occhi, le labbra
serrate, espressioni che esprimono un senso
d’angoscia e di paura. Nelle tombe reali di Micene
furono rinvenute da Heinrich Schliemann cinque
maschere funebri in lamina d’oro. Due di esse
risultano particolarmente significative. In una di
queste, la cosiddetta Maschera di Agamennone,
di più pregevole e curata fattura, una linea
incavata sottolinea le palpebre chiuse. La fine
barba e i baffi dalla linea ondulata nobilitano il
personaggio raffigurato. Questa maschera appare
estremamente più raffinata e stilisticamente
notevole se paragonata alle altre, e proprio questo
è il motivo per cui ne è stata messa in dubbio,
anche recentemente, l’autenticità.
Gli Achei sono politeisti, cioè adorano molti dei,
come Zeus e Apollo, che entreranno, in seguito, a
far parte della religione greca.
Dio Apollo
Zeus
Le città-fortezza:
Pianta del Palazzo di Pilo
Interno del Palazzo di Pilo
Le principali città sono Micene, Tirinto e Tebe,
che sorgevano su alture o in posizioni facilmente
difendibili. Erano protette da mura monumentali
costruite con blocchi di pietra quasi squadrati.
Le possenti mura di Tirinto che circondano
l’acropoli, sono dotate di pochi accessi e di un
camminamento coperto di lastroni di pietra
inclinati. All’interno delle cinte fortificate si trovano
edifici pubblici e privati e anche i palazzi dei
sovrani organizzati intorno a una sala principale,
chiamata il megaron, di forma rettangolare. Essa
conteneva il trono e un grande focolare centrale di
forma rotonda spesso circondato da quattro
colonne disposte a quadrato. Il megaron si
compone di tre spazi: al contatto con l’esterno, il
vestibolo; l’antisala, dove si entra per tre aperture
del vestibolo; comunicante per una sola apertura
con l’anticamera, la sala del trono. Attorno al
megaron si disponevano sale minori residenziali e
di servizio, vi si accedeva tramite cortili spesso
porticati (aulè) o ingressi monumentali (pròpylon,
dal greco pro, davanti, e pylos, porta ). Mura
spesse di circa 8 metri tanto poderose che la
leggenda dice fossero opera dei Ciclopi, esseri
semidivini e giganteschi.
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Porta dei Leoni:
Porta dei leoni
Decorazione a rilievo, due leonesse
La pittura e la
ceramica:
(P. 47, 48, 49, 50,
51 libro)
Il monumento più rappresentativo di questa
architettura militare è la Porta dei Leoni, situata a
Micene: era l’ingresso principale all’acropoli
(àkros, estremo e polis, città), la parte elevata
della città, posta nelle immediate vicinanze del
recinto delle tombe reali. Da essa si diparte la
strada che conduce alle ricche pianure
dell’Argolide. È uno dei più importanti esempi di
sistema trilittico (dalle parole greche preis, re, e
lithos, pietra, ovvero re pietre). È un metodo
costruttivo basato sull’uso di tre pietre, di cui due
verticali e una orizzontale. Il grande bassorilievo è
di circa 3 metri, ha una decorazione a rilievo,
originariamente colorata a tinte vivaci che
riproduce lo stemma della famiglia reale micenea:
due leonesse custodi dell’acropoli che sono ai lati
di una colonna posata sopra un altare. I feroci
felini rappresentavano simbolicamente sia la
potenza delle mura sia quella della città posta
sotto la loro protezione. L’apertura triangolare
scarica sui due piedritti (elementi verticali di
sostegno) il peso del muro, che altrimenti
spaccherebbe l’architrave.
La funzione dell’arte ha la duplice funzione di
esaltare la potenza del re e di incutere timore nei
nemici. Quando l’architettura megalitica è
realizzata con colossali massi di pietra risponde
direttamente alle esigenze del carattere guerriero
della civiltà micenea. Dalla distruzione dei Dori
solo una città di impianto miceneo si salva: Atene,
nell’Attica. Da essa, simbolo di tutta la Grecia, si
svilupperà la grande arte ellenica erede e
continuatrice della cultura e della creatività
minoica e micenea.
La pittura e la ceramica furono profondamente
influenzate da quelle minoiche. Scartando spesso
soggetti naturalistici, considerati poco adatti a una
società guerriera, si preferirono i temi riguardanti
al mondo aristocratico come la guerra, i
combattimenti, le figure di guerrieri o scene di
caccia.
Vaso con guerrieri in marcia da Micene
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