Il congelamento

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Il congelamento
suolo
& sottosuolo
suolo
& sottosuolo
Il congelamento
nella metropolitana
di Roma
Diego Delli Carri*, Roberto Fiore*, Andrea Sciotti**
L
a differenza tra la rete della metropolitana di Roma e quella delle altre
grandi capitali europee è evidente e
significativa. Al fine di recuperare tale ‘gap’
Roma Capitale ha avviato un importante
programma di sviluppo della rete, affidando
a Roma Metropolitane Srl tutte le funzioni
finalizzate all’attuazione degli interventi in
esso previsti. Alla fine di tale programma
la città sarebbe dotata di quattro linee di
metropolitana, con una estensione complessiva della rete superiore ai 100 km
(contro gli attuali 36.5 km). Ad oggi sono
in corso i lavori di realizzazione della nuova
linea C (prime tratte aperte a metà 2012)
e della Linea B1 (prima tratta fino a Conca
d’Oro in esercizio nei prossimi mesi), è
stata appena aggiudicata la Concessione
per la realizzazione del Prolungamento
della Linea B fino al GRA, sono in fase di
definizione le procedure per il ‘project financing’ per la realizzazione della Linea D.
La presenza di terreni eterogenei con scarse
caratteristiche geomeccaniche e di importanti acquiferi più o meno confinati, ed un
Il congelamento dei terreni nell’ambito della
realizzazione della nuova linea metropolitana B1
di Roma, quale intervento di pre-consolidamento
ed impermeabilizzazione al contorno del cavo:
il progetto, la realizzazione, la verifica e
le problematiche affrontate
*Geologo – Roma Metropolitane S.r.l. Direzione Lavori Linea B1 - Ufficio Geotecnica e Monitoraggio
**Ingegnere - Roma Metropolitane S.r.l. Direttore dei Lavori Linea B1
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complesso urbano fitto ed intricato come
quello attuale della città, impongono, per
la realizzazione in sicurezza delle opere
connesse alle nuove infrastrutture (stazioni, pozzi, gallerie), un’accurata progettazione ed una scelta ponderata tra le migliori tecnologie esecutive e costruttive
disponibili.
Nell’ambito della nuova Linea B1, per
realizzare i cunicoli di collegamento tra
le due gallerie di linea - molto profonde ed un Pozzo di ventilazione di intertratta
(PI30) - ubicato a soli 30 metri dalla sponda
sinistra del fiume Aniene - si è scelto di
utilizzare la tecnica del congelamento artificiale dei terreni mediante azoto liquido
quale intervento di pre-consolidamento
ed impermeabilizzazione al contorno del
cavo.
L’articolo illustra le fasi progettuali e realizzative, il sistema di monitoraggio utilizzato per la verifica in corso d’opera del
processo di congelamento del terreno e
le problematiche affrontate.
Introduzione
Il congelamento dei terreni è stato utilizzato per la prima volta in Italia nel 1937,
per il recupero dell’Ara Pacis Augustae a Roma. Fra le
più recenti applicazioni, invece, si possono citare gli
interventi per lo scavo di alcune stazioni della Linea 1
della Metropolitana di Napoli.
Ad oggi esistono due differenti processi di congelamento dei terreni - entrambi
valide alternative alle più
note tecniche di consolidamento - che differiscono tra
loro per il liquido refrigerante
utilizzato: salamoia e/o
azoto.
Nel primo caso un impianto
industriale abbatte la temperatura di una soluzione di
cloruro di calcio (salamoia),
fino a circa -30°C. Il liquido
così refrigerato viene im-
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Figura 1 - Schema impianto
di congelamento
messo in una rete di sonde congelatrici
realizzata nel terreno, per poi tornare
all’impianto (circuito chiuso). Il congelamento mediante azoto, invece, prevede
l’immissione diretta nel circuito refrigerante di azoto liquido, precedentemente
stoccato in appositi silos a circa -196°C.
L’azoto viene introdotto in un analogo sistema di sonde congelatrici inserite nel
terreno ed evapora durante il suo percorso, estraendo calore al terreno in virtù
sia del delta di temperatura tra azoto e
terreno da congelare, sia del passaggio
di stato liquido-gas; viene poi rilasciato in
atmosfera a temperature tra -120 e -60°C
(circuito aperto).
Il metodo a salamoia, a parte il costo di
partenza dell’impianto, prevede oneri
di gestione decisamente bassi, ma richiede maggiori tempi per ottenere il
congelamento del terreno richiesto.
Tale tecnica viene così preferita per il
congelamento di grandi volumi di terreno, quando non vi sono problemi di
tempo.
Il metodo ad azoto è generalmente più
costoso ma risulta più rapido ed efficace, soprattutto in terreni con falda in
movimento ove la velocità nel raggiungere
il congelamento richiesto è essenziale.
Per il caso in esame si è scelto di utilizzare il processo di congelamento con
azoto, schematizzato in fig. 1.
Inquadramento generale
La tratta della Linea B1, di prossima apertura all’esercizio, attraversa il settore nordorientale della città, da Piazza Bologna a
Montesacro, per uno sviluppo di circa 4
km interamente in sotterraneo. Le caratteristiche principali della nuova Linea B1
sono le seguenti: tre nuove stazioni
(Annibaliano/S.Agnese, Libia e Conca d’Oro), tre pozzi
intertratta e due gallerie di linea ‘gemelle’ a singolo binario.
Per minimizzare l’impatto in
superficie e sugli strati archeologici le gallerie sono state
ubicate a circa 25-30 m di
profondità dal piano campagna. Ciò ha comportato la
necessità di realizzare tutte
le nuove strutture tenendo in
debita considerazione gli elevati battenti idraulici derivanti
dalla presenza di una falda
idrica superficiale - con pelo
libero generalmente a pochi
metri al di sotto del piano
campagna - e le scadenti caFigura 2 - Planimetria
di tracciato
suolo & sottosuolo
Figura 3 - Schema pozzo-cunicoli
li rende sede di un’apprezzabile circolazione idrica sotterranea, fortemente soggetta anche al regime idraulico del fiume
Aniene.
Perché congelare?
ratteristiche geotecniche dei terreni inte- metri, i due cunicoli sono stati realizzati
ressati. Conseguentemente sono state mediante scavo in tradizionale - con auadottate metodologie realizzative ade- silio di centine, rete elettrosaldata e spritz
guate alle suddette condizioni, quali ad beton a sostegno provvisorio - opportuesempio scavi a cielo aperto tra paratie namente protetto da un guscio di terreno
e con tampone di fondo, e realizzazione congelato al contorno del profilo di scavo.
delle gallerie mediante due TBM di tipo
E.P.B. (a pressione bilanciata del fronte).
In particolare, nel presente articolo viene Inquadramento geotecnico
illustrato l’intervento di congelamento
e campi prova
del terreno (con utilizzo di azoto liquido)
effettuato ai fini delle attività di scavo e I cunicoli attraversano depositi di origine
realizzazione dei cunicoli di collegamento fluvio-lacustre e fluvio-palustre (Unità del
tra il pozzo di ventilazione di intertratta Paleotevere 2, Pleistocene medio) diPI30 e le due gallerie di linea (pari e di- stinti in un complesso superiore (PL2L)
spari). Tale pozzo è ubicato tra le stazioni costituito da limi e sabbie gialle con conConca d’Oro e Libia, in prossimità della crezioni travertinose e frequenti livelli
sponda sinistra dell’Aniene, in una tratta diatomitici, argillosi e ghiaiosi ed un comin cui le due gallerie di linea corrono molto plesso inferiore (PL2G) costituito da arprofonde (scelta progettuale dettata dalla gille e limi argillosi con livelli, anche di
necessità di avere un franco di sicurezza notevole spessore, di ghiaie poligeniche
rispetto al sotto-attraversamento del con sabbia.
La caratterizzazione geotecnica dei sudfiume Aniene).
I cunicoli di collegamento si trovano quindi detti litotipi (tabella 1) è stata ricavata da
rispettivamente ad una profondità di 33 una zonizzazione di dettaglio per tratte
(binario dispari ) e di 40 (binario pari) me- comprese tra le due stazioni a ridosso
tri da p.c., in depositi a prevalente com- del pozzo in questione.
posizione ghiaiosa in matrice sabbiosa I suddetti terreni possiedono una perargillosa, con intercalazione di lenti sab- meabilità media, ricavata da prove Le-4
biose argillose, e sotto un battente idrau- franc, dell’ordine di 6.0X10 cm/sec che
lico (a quota arco rovescio)
Tabella 1 – Caratterizzazione geotecnica dei terreni
rispettivamente di 24 m
(binario dispari) e di 30 m
(binario pari). Con una sezione di scavo di 5,5x4,8
metri ed una lunghezza
complessiva di circa 10
La scelta di adottare la tecnica del congelamento per tale intervento è scaturita
dall’analisi degli esiti di un campo prova
recentemente condotto in prossimità
dell’area di intervento, nel quale si è testata l’efficacia di un intervento di consolidamento dei terreni in questione mediante l’iniezione selettiva in pressione di
miscele cementizie e chimiche.
Da tale campo prova è emersa la difficoltà nel garantire tenuta idraulica ed omogeneità al volume di terreno da consolidare previsto in progetto come necessario al fine di garantire le adeguate condizioni di stabilità e di idrostaticità durante
la fase realizzativa dei cunicoli. Ciò probabilmente conseguente all’elevata disomogeneità intrinseca dei terreni da trattare ed alle caratteristiche dell’acquifero
interessato (forti gradienti, elevate portate, reticolo di flusso disomogeneo). Non
si è quindi ritenuto possibile accettare i
rischi correlati ad un intervento non efficace, soprattutto in quanto una venuta
d’acqua con portata non gestibile nel
breve termine avrebbe portato al parziale
o completo allagamento dei vari ambienti
della linea già completati (stazioni, pozzi
e gallerie).
Si è quindi deciso di ricorrere al congelamento del terreno perché in grado di
garantire le ‘prestazioni ‘di progetto a
fronte di un minor volume di terreno da
trattare al contorno dello scavo ed una
maggiore certezza dell’omogeneità del
trattamento (possibilità di controllo in
corso d’opera in tempo reale).
Si è quindi proceduto all’analisi ed al dimensionamento progettuale di tale intervento di
congelamento, basandosi anche sui dati di prove già condotte in precedenza, nella fase
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Figura 4 - Prospetto e
pianta del cunicolo con
posizionamento delle
sonde congelatrici (1,
2, 3…) e termometriche (A, B, C…)
di sviluppo del progetto definitivo della Linea B1. Nell’ambito di
tale progetto - nel
quale erano previsti
diffusi interventi di congelamento - sono stati
effettuati dei test di laboratorio su campioni
di terreno prelevati in
sito, con lo scopo ultimo di caratterizzare il comportamento dei terreni durante
e dopo il congelamento. Tali campioni
sono stati infatti sottoposti a congelamento fino alla temperatura di –20°C ed
analizzati in laboratorio per valutare la variazione delle loro caratteristiche fisiche
nel tempo al variare della temperatura
(modulo di elasticità, coesione, tensione
ammissibile e angolo d’attrito, valutati a
diversi intervalli di tempo: 6 ore, 1 giorno,
2 giorni, 1 settimana, 2 settimane e 6
settimane). Dai risultati ottenuti sono
state valutate le condizioni minime da
raggiungere (coesione) per garantire le
prestazioni progettuali richieste.
La modellazione numerica ha permesso
infatti di stimare in -10°C la temperatura
minima da raggiungere nel terreno per
Figura 5 - Silos e impianto di iniezione
dell’azoto
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sviluppare un ‘muro’ di ghiaccio, di spessore 1 metro, con caratteristiche di resistenza e deformabilità tali da consentire
le operazioni di scavo in assoluta sicurezza. Analogamente è stata fissata a
-2°C la temperatura minima da raggiungere per garantire la tenuta idraulica.
Operazioni propedeutiche
al congelamento
Nel corso di definizione degli interventi e
delle fasi operative da adottare durante
la realizzazione dei cunicoli si è scelto, al
fine di evitare l’interruzione delle attività
per il completamento delle gallerie di linea già realizzate, di utilizzare il pozzo
PI30 come area operativa
dalla quale realizzare le
sonde congelatrici e lo
scavo dei cunicoli.
Sono stati quindi realizzati
un sistema di blindaggio
mediante centine metalliche ed un sistema di travi
provvisorie, rispettivamente per garantire la stabilità delle gallerie nelle fasi
di realizzazione del portale
di innesto dei cunicoli e
nelle fasi di smantellamento delle strutture provvisorie di sostegno (pali)
perimetrali del pozzo, interferenti con l’impronta
dei cunicoli. Analogamente all’interno
delle gallerie è stato realizzato un sistema
di placcaggio dei conci della galleria (tra
giunti limitrofi) per evitare la disarticolazione degli stessi durante la demolizione
del rivestimento di galleria in corrispondenza dell’apertura dei cunicoli. Infine, è
stato realizzato il circuito di congelamento, composto da 24 sonde congelatrici - a interasse 0,80 metri e lunghezza
compresa tra 4,90 m e 8,40 m - e 6 sonde
termometriche per il controllo delle temperature, installate tra le sonde congelatrici, dotate di termocoppie a passo 1
Figura 6 - Collegamento del collettore
centrale alle singole sonde congelatrici
suolo & sottosuolo
Figura 7 - Fase realizzativa del sistema
di congelamento per il cunicolo inferiore.
Sulla sinistra sono visibili le sonde
congelatrici già installate lungo l’impronta
del cunicolo superiore e i 2 tubi dreno
(al centro)
metro. L’andamento delle perforazioni per
l’installazione delle suddette sonde, una
volta realizzate dal pozzo verso le gallerie, è stato mappato topograficamente,
al fine di ricostruire in sezione trasversale
la distribuzione georeferenziata esatta
delle sonde congelatrici e termometriche
lungo l’asse dei cunicoli. Questo ha permesso di stimare in fase progettuale - e
successivamente monitorare in corso d’opera - la distribuzione delle isoterme al
contorno del fronte di scavo.
Congelamento e scavo
Una volta attivato l’impianto, progettato
con la necessaria flessibilità per poter governare la distribuzione delle frigorie in
funzione di quanto rilevato attraverso le
letture di temperatura, l’azoto liquido ha
iniziato a circolare ad una temperatura di
-196°C lungo la rete di tubi che alimenta
le sonde e che corre, a partire dall’impianto di alimentazione, lungo il pozzo e
fino ai cunicoli (fig. 5 e 6).
è facilmente intuibile come, nonostante
le tubazioni siano coibentate al fine di evitare la dispersione di frigorie utili, l’ambiente nel pozzo divenga fortemente inospitale a causa del brusco abbassamento
della temperatura. è stato quindi necessario prevedere una fase iniziale di “con-
gelamento”, attiva fino al raggiungimento
della temperatura di -10°C su tutto il perimetro del cavo, con assenza di lavorazioni e personale in loco, ed una successiva fase di “mantenimento” in cui alternare, nell’arco delle 24 ore, fasi di scavo
ad impianto fermo (diurne) e fasi di congelamento (notturne).
Sulla base dei modelli progettuali, le suddette modalità operative avrebbero dovuto permettere la formazione del ‘muro’
di ghiaccio in tempi brevi ed il mantenimento dello stesso durante l’esecuzione
dei lavori. In realtà, la presenza di un numero elevato di variabili, prime fra tutte
la forte eterogeneità dei terreni e la possibile presenza di miscele chimiche e cementizie utilizzate per l’intasamento a
tergo dei pali per la realizzazione del pozzo, ha
suggerito l’applicazione
anche di metodi diretti
per la verifica della tenuta
idraulica del terreno congelato, anche durante le fasi di scavo. A tale scopo sono
stati predisposti, per ogni cunicolo e per
tutta la sua lunghezza, due fori di drenaggio, utili anche per scaricare eventuali sovrappressioni idrauliche che si sarebbero
potute manifestare durante la fase di
scavo.
Lo scavo dei cunicoli è stato realizzato in
tradizionale, con posa in opera di centine
a passo 0,75 metri, rete elettrosaldata e
spritz beton fibrorinforzato dello spessore
di 20 centimetri a sostegno provvisorio
del cavo, mentre per il contenimento provvisorio del fronte si è ricorsi ad uno strato
di spritz beton fibrorinforzato dello spessore di 10 centimetri. Il rivestimento definitivo dell’intero arco, con uno strato di
geotessile ad alta tenacità e un telo in
PVC, spessore 2 mm, per l’impermeabilizzazione del cavo, è stato di volta in volta
messo in opera a breve distanza dal fronte.
Tali fasi di scavo e rivestimento hanno
consentito di contenere lo sviluppo di preconvergenze e, quindi, limitare al massimo i fenomeni deformativi al contorno
e, di conseguenza, in superficie.
Solo al termine dello scavo di ognuno dei
due cunicoli è stata eseguita la demolizione parziale dei conci di galleria interferenti e la realizzazione dell’innesto cunicolo-galleria. Gli effetti indotti dalle la-
Figura 8 Rivestimento
provvisorio con centine, spritz beton e
rete elettrosaldata. Sul
fronte di scavo è ben
distinguibile il terreno
non congelato al centro
del cunicolo dal terreno
congelato al contorno
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Figura 9 - Terminali sistema di
monitoraggio
Fasi realizzative Imprevisti e soluzioni
vorazioni sono stati costantemente osservati attraverso un fitto sistema di monitoraggio che, oltre ad una costante analisi termica del processo di congelamento
sia in “fase di congelamento” che in “fase
di mantenimento”, ha consentito il controllo tenso-deformativo del cunicolo in
fase di scavo. In particolare sono stati
utilizzati barrette estensimetriche sulle
centine; mire ottiche per il controllo topografico delle convergenze; inclinometri, assestimetri multibase, piezometri
Casagrande e capisaldi a piano campagna per un controllo degli effetti indotti
al contorno; livellazione topografica sulle
preesistenze (fabbricati). è stato inoltre
predisposto un sistema di sensori termometrici ubicati nell’intradosso delle gallerie lungo l’impronta perimetrale del futuro innesto cunicolo-galleria, operazione
considerata tra le più delicate di tutto l’intervento.
Tali sensori termometrici hanno permesso
di verificare sia l’avvenuto contatto tra
terreno congelato e gallerie, sia l’effettiva compenetrazione delle colonne di
ghiaccio lungo il perimetro dell’intero
anello di congelamento in prossimità delle
gallerie.
Il primo cunicolo ad essere realizzato
è il più profondo, a circa 40 metri dal
piano campagna.
La “fase di congelamento” è stata
completata in dieci giorni, quando
tutte le sonde termometriche hanno
Figura 12 - Scavo
del piedritto del cunicolo
Figura 13 - Cunicolo ultimato. Sono ancora presenti
le pipette predisposte per
effettuare iniezioni di miscele chimiche, cementizie o
bicomponente a ripristino di
eventuali infiltrazioni successive alla fase di scongelamento
Figura 10 - Modello delle temperature registrate all’intradosso
della galleria inferiore al 27-01-2011
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registrato temperature prossime ai
-10°C. Per tale fase sono stati impiegati
circa 35 mc azoto/giorno.
Dall’attivazione della “fase di mantenimento”, il cunicolo è stato ultimato dopo
soli quarantasei giorni, senza alcuna problematica o valori rilevanti registrati dalla
strumentazione di monitoraggio. Per tale
fase sono stati impiegati circa 15-20 mc
azoto/giorno.
è da evidenziare anche la scelta di utilizzare cls opportunamente additivati al fine
Figura 11 - Modello delle temperature registrate all’intradosso
della galleria inferiore al 14-02-2011
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di garantire una normale maturazione del
calcestruzzo dei rivestimenti definitivi dei
cunicoli a -10°C ed alla scelta di materiali impermeabilizzanti (telo in PVC e geotessile) ad alta tenacità, applicabili in
contesti con range di temperature “anomali” rispetto alle applicazioni classiche.
La realizzazione del cunicolo più superficiale, a 33 metri dal piano campagna,
avviata solo al termine della sigillatura
del cunicolo più profondo, è risultata decisamente più complessa e ricca di imprevisti.
In venti giorni la fase di congelamento ha
fatto registrare temperature comprese
tra -10 e -20°C su tutte le sonde termometriche, ad eccezione della sonda “F”,
installata in corrispondenza della base
del piedritto destro del
cunicolo, che continuava a registrare, in
fase di congelamento,
temperature superiori a
0°C. Per evitare che, visto il perdurare della
fase di congelamento,
si venisse a creare uno
spessore elevato di ‘guscio’ di ghiaccio al contorno dello scavo (potenzialmente dannoso
ai fini dei rischi correlati
alla fase di scongelamento), l’impianto è
stato gestito in modo
da mantenere costanti
le temperature raggiunte sull’intero arco,
tentando di abbattere
ulteriormente solo il settore “F”.
Tale situazione è stata
Figura 14 - Sonde congelatrici molto
vicine al cavo del cunicolo
imputata ad una concomitanza di vari
fattori. Infatti, la presenza nel terreno di
livelli grossolani alternati ad orizzonti
meno permeabili, di difficile individuazione in fase di indagini preliminari, vista la scala dell’opera da realizzare, e
non incontrati nel corso della realizzazione del cunicolo più profondo,
potrebbe avere settorializzato ambienti a differente conducibilità termica e rallentato il congelamento nei
livelli più permeabili, costantemente
“lavati” da un’importante circolazione idrica di falda. Inoltre, la presenza di miscele cementizie e resine bicomponenti, iniettate durante la realizzazione del pozzo intertratta e miscelatesi
con i terreni, potrebbe aver generato orizzonti con differenti caratteristiche di conducibilità termica e discontinuità nel muro
Fig. 15 - Dati registrati
dalla sonda termometrica C correlati con
attività di cantiere e fasi
di congelamento
Fig. 16 - Dati registrati
dalla sonda termometrica D correlati con
attività di cantiere e fasi
di congelamento
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Fig. 17 - Dati registrati
dalla sonda termometrica F correlati con
attività di cantiere e fasi
di congelamento
di ghiaccio. Comunque,
viste le garanzie di tenuta idraulica date già
al raggiungimento di
-2°C, si è scelto di procedere con la fase di
scavo al raggiungimento, alla sonda termometrica “F”, di valori prossimi a -5°C.
Dopo soli tre metri di
scavo si sono verificate, contestualmente
ad un rapido innalzamento delle temperature nel settore interessato dalla sonda
termometrica “F”, ingenti venute d’acqua, stimabili intorno ai 10 l/s.
Tale evento è imputabile ad un’eccessiva
vicinanza della sonda congelatrice al cavo
del cunicolo (fig. 14), con conseguente
rapida dispersione delle frigorie, accentuata dal calore prodotto dal processo di
presa dello spritz beton utilizzato per il
sostegno del cavo stesso.
Le azioni di contrasto sono state l’immediata ripresa a regime della fase di
congelamento, il convogliamento delle
venute d’acqua mediante l’installazione
di tubi drenanti in asse longitudinale
all’arco rovescio e, ovviamente, la messa
in sicurezza dell’opera, consistita nell’appesantimento dell’arco rovescio tramite
realizzazione di una soletta in calcestruzzo di altezza 1,5 metri dal pozzo
fino al fronte di scavo, armata con rete
elettrosaldata ed attrezzata con tubi per
iniezioni longitudinali e trasversali.
Stazione Appaltante
Impresa
Fondazioni Speciali S.p.A. 56 Gquarry
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è stata inoltre predisposta un’ulteriore
sonda congelatrice in asse arco rovescio.
Nonostante gli interventi effettuati, il prosieguo del flusso idrico e il mancato abbattimento delle temperature nel terreno
hanno spinto l’impresa ad effettuare,
prima di intraprendere ulteriori azioni correttive, la messa in sicurezza dell’intero
cavo e del fronte mediante realizzazione
di una parete in calcestruzzo armato con
rete elettrosaldata di 0,4 metri per il cavo
e 1,2 metri per il fronte; successive iniezioni cementizie lungo tutto l’arco hanno
permesso di ridurre la circolazione idrica
a valori tali da rendere efficace la fase di
congelamento sull’intera sezione di scavo
e permettere, quindi, il raggiungimento
delle condizioni di progetto minime per
riprendere lo scavo.
Verificata la perfetta tenuta del cavo sono
riprese le normali attività di scavo in fase
di mantenimento ed il cunicolo è stato
completato con successo.
Per l’intervento sono stati utilizzati circa
4.700 mc di azoto, di cui circa 1.000 mc
per la fase di congelamento e 3.600 mc
per la fase di mantenimento.
Si ringrazia l’Impresa Appaltatrice per la
realizzazione della Linea Metropolitana
B1 di Roma, costituita dall’A.T.I. Salini
S.p.A. (Capogruppo e Mandataria) con
Tecnimont Civil Construction S.p.A. (mandante) e I.C.O.P. (Mandante Cooptata)
per lo spirito di collaborazione e l’impegno dimostrato giornalmente, ingredienti
fondamentali che ci consentono di andare oltre il nostro consueto lavoro, permettendoci di dar vita ad occasioni di
confronto con chi, come noi, si trova a
gestire progetti di ingegneria estrema.
Si ringrazia inoltre il dott. Stefano Talone
– della Società Fondazioni Speciali S.p.A.
– per aver messo a disposizione parte
della documentazione e dei dati utilizzati
per il presente articolo. n
Roma Metropolitane S.r.l.
A.T.I. Salini S.p.A. (Capogruppo e Mandataria) con
Tecnimont Civil Construction S.p.A. (Mandante) e
I.C.O.P. (Mandante Cooptata)
Società esecutrice dell’intervento di congelamento