Scarica il pdf di Inchiostro n. 14 2014/15

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Scarica il pdf di Inchiostro n. 14 2014/15
anno
XV
n. 14
6
marzo
2015
Periodico a cura della Scuola di Giornalismo diretta da Paolo Mieli nell’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli / www.inchiostronline.it
Viaggio nella ‘Casa della Socialità’, la scommessa delle neo-imprenditrici: “Qui la festa ha ancora un senso”
L’8 marzo delle donne di Scampia
“Così costruiamo il nostro lavoro”
La notizia
resta Regina
di Roberta Cordisco
Quando in redazione ci si siede intorno
a un tavolo per lavorare al giornale, il
confronto delle idee deve essere libero e
aperto. Il direttore di questo nuovo numero, il responsabile dell’Ansa Napoli
Alfonso Di Leva, “si toglie la giacca”,
per usare le sue parole, e apre la riflessione con i redattori per capire quali notizie rispondono all’interesse del lettore.
“Da questo momento in poi – dice – nel
rispetto dei ruoli, siamo tutti uguali”.
Quelle che non sono uguali sono le notizie: sono loro a dettare il lavoro e la
struttura del giornale, spesso sconvolgendola. Durante la prima riunione
si è stabilito un tema di apertura, gli
argomenti delle varie pagine e i giornalisti hanno cominciato a scrivere.
Ma nell’incontro successivo, le cose
cambiano. Si valutano gli articoli uno
per volta ed ecco che la notizia regina
balza evidente agli occhi di tutti. Cambio di scena. Sarà lei ad aprire il giornale ed è quella che trovate qui: l’iniziativa
della “Casa della Socialità” a Scampia
che mira a promuovere la microimprenditoria femminile per noi è una notizia
che può raccontare il tentativo di ridare
un senso alla festa dell’8 marzo, spesso
associata a spogliarelli hot e a immagini
di donne in visibilio. Da uno dei quartieri più difficili di Napoli arriva, invece, la forza di queste centinaia di donne che si sono rimboccate le maniche
per realizzare i loro sogni e diventare
imprenditrici. Storie di un riscatto in
rosa all’insegna del lavoro. Non è questo il senso più autentico dell’8 marzo?
È la domanda che la redazione si è
posta e la risposta ha sconvolto la gerarchia delle notizie e la struttura del
quindicinale. Il giornale è stato rivoltato
come un calzino con il consenso di tutti
a riscrivere i servizi per dare valore al
segnale forte che la periferia di Napoli lancia alla città. Impossibile, per noi,
ignorarlo. L’obbligo è raccontare senza
schemi precostituiti, pronti a mettersi
in discussione perché non si sa dove le
notizie ci porteranno e il loro punto di
arrivo è spesso diverso da quello di partenza. Per questo, come non era previsto, ecco il racconto del riscatto delle
donne di Scampia.
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Scuola di Giornalismo
Suor Orsola Benincasa
La mimosa torna a essere simbolo di riscatto ed emancipazione nella Casa della Socialità di Scampia,
dove si insegna e si impara a diventare imprenditrici di se stesse. Nella foto, il laboratorio di pasticceria
di Barbara Gigante
alle pagine 6-7
“Sii turista della tua città” scende in campo per tutelare le stazioni dell’arte
Il treno è di tutti, #difendiamolo
Una figura bianca che abbraccia la città. Questo è il logo scelto per il 21 marzo, giorno della visita di Papa Francesco a Napoli. Fervono i preparativi. Da Scampia al Vomero, da Piazza
del Plebiscito al lungomare: il Pontefice attraverserà tutta la
città, andando incontro ai fedeli. E per l’occasione in libera
uscita anche le suore di clausura.
La “rivoluzione culturale napoletana” parte dal basso. Si tratta
di giovani che attraverso la loro pagina di Facebook “Sii turista
della tua città” si danno appuntamento per pulire le stazioni
della metropolitana. Armati di spugne, sgrassatore e tanta ammirevole buona volontà, cancellano le scritte dai monumenti
del centro storico. Il loro obiettivo è la salvaguardia del bene
comune.
Questi ragazzi, con passione ed energia, sfatano l’irritante luogo comune del “bamboccione” impertinente senza voglia di
lavorare, mostrando senso civico e un rinnovato sentimento di
appartenenza alla propria terra.
di Lara De Luna alla pagina 9
di Valentina Trifiletti alle pagine 2-3
Arriva nel cuore di Napoli
la primavera di Bergoglio
Musica
Sport
I 60 anni di Pino
tra video e tour
di Daniele Gargagliano alla pagina 11
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Saudade azzurra Uno chef stellato
dal Pibe a Lavezzi nella Terra dei Fuochi
di Claudio Pellecchia alla pagina 10
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Trasporti
Dopo il rodaggio dei primi mesi, gli utenti cittadini esprimono pareri e dubbi sui titoli di viaggio
Nuovi biglietti, ecco le pagelle
Piace il Tic da novanta minuti, perplessità sulla “Corsa Unica” da 1,20 €. Bene tutti gli abbonamenti
pagine a cura
di Valentina Trifiletti
CHE COS’ È
Validità 90 minuti.
Costo 1 euro.
Vale per una sola corsa, su un solo mezzo dei
servizi ANM (autobus, filobus, tram, metropolitana linea 1 e linea 6 e funicolari) nell’ambito del Comune di Napoli.
Validità 90 minuti.
Costo 1,20 euro.
Vale per una sola corsa dei servizi suburbani ANM, cioè autobus e filobus, nell’ambito
del Comune di Napoli. Interessa un’area più
ampia della città, toccando anche le periferie.
Validità 90 minuti.
Costo 1,50 euro.
Permette un numero illimitato di corse su bus,
filobus e tram di qualsiasi azienda e una corsa
di sola andata su metro, funicolari, cumana,
circumflegrea e circumvesuviana.
Validità 24 ore.
Costo 3,50 euro.
Consente l’utilizzo combinato di tutti i servizi ANM, cioè bus, filobus, tram e metropolitana, nell’area urbana di Napoli. Adatto per
lavoratori e turisti.
Validità 7 giorni.
Costo 12 euro.
Vale dalle 24.00 della domenica successiva al
giorno della convalida e consente l’utilizzo di
tutti i mezzi ANM nell’area urbana del Comune di Napoli.
Validità 1 mese.
Costo 35 euro.
Vale fino alle ore 24.00 dell’ultimo giorno del
mese. Consente l’utilizzo combinato di tutti i
servizi ANM, quindi sia su ferro che su gomma, nell’area urbana di Napoli.
COSA PENSA LA GENTE
“Con questo ticket non posso prendere la metropolitana e la funicolare per
andare all’università, è assurdo” dice
una ragazza mentre, di fretta, esce dai tornelli della metro di via Toledo.
Il limite di questo biglietto è collegato anche
all’incognita traffico.
“Non lo trovo indovinato, una sola corsa per raggiungere l’area suburbana
spesso non basta” dice Enrica, studentessa universitaria. Per i suoi spostamenti tra
casa e facoltà, afferma, preferisce acquistare
il Tic.
“È comodo, mi permette di girare in
città senza il pensiero di dover scegliere quale mezzo prendere o privilegiare” dichiara Anna, professoressa del Vomero che utilizza il Tic per i brevi spostamenti
quotidiani.
“Quando mi trovo a Napoli acquisto
il biglietto giornaliero perchè con soli
3,50 euro posso prendere tutti i mezzi
pubblici della città”. Un ragazzo di Pompei è soddisfatto del nuovo ticket giornaliero
e lo consiglia agli amici.
“E’ comodo. In questo periodo non ho
la macchina e ho fatto l’abbonamento
settimanale per andare a lavoro” dice
un signore brizzolato diretto verso la sua banca. Forse anche per il futuro rinuncerà all’auto, magari nella bella stagione .
“Ora l’abbonamento cittadino conviene davvero. per chi usa molto i mezzi
pubblici, sopratutto su ferro, una bella comodità”. Per Silvana, professoressa in
pensione che abita a Via Palizzi, a pochi passi
dalla funicolare di Chiaia, il risparmio è rilevante, quasi sette euro.
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Trasporti
Un collettivo di giovani si dà appuntamento sulla Rete e lancia la sfida: “Non siamo bamboccioni”
Dai social per cambiare le stazioni
Dalla pagina Facebook “Sii turista nella tua città” arriva una risposta concreta al degrado dei trasporti
«Trasformiamo la rabbia in energia, con spugne e stracci abbiamo rimesso a nuovo la fermata Dante»
I PROBLEMI / VANDALISMO E BABY GANG
Solo poco tempo fa, sotto la pioggia battente
di una domenica qualunque, armati di stracci, spugne, sgrassatore e olio di gomito circa
50 ragazzi si davano da fare per rimuovere le
scritte e i disegni realizzati con vernice spray
sulle vetrate esterne e i muri interni della metropolitana di piazza Dante. Un esempio d’iniziativa “buttom up”, testimone di un senso
civico che parte dal basso e soprattutto da parte dei giovani del 2000, i cosiddetti ‘bamboccioni’ che qualcuno definì troppo “choosy”
per rimboccarsi le maniche. E invece molti di
loro anche a Napoli si danno appuntamento
utilizzando la loro pagina Facebook, dal titolo
invitante, “Sii turista della tua città”, che conta
già 14.695 like.
Preferiscono non personalizzare il loro impegno e si definiscono anonimamente un collettivo di giovani che si occupa della difesa della
città, dei suoi monumenti e dei trasporti.
Recentemente hanno scelto un’immagine di
copertina esilarante, utilizzando una frase in
dialetto con l’evidente obiettivo di diffondere il messaggio, ovvero incitare proprio tutti
al rispetto delle regole: “’Mparete a campà e
quann’ arriva ‘o tren primm e saglì fa’ scennere”. E altre ‘frasi celebri’ seguiranno.
Se amate veramente la nostra Napoli - dicono -questo è il miglior momento di scendere
per le strade e trasformare la nostra rabbia in
energia.
I prossimi appuntamenti già fissati per sabato
14 marzo (pulitura del basamento della statua
di Armando Diaz) e sabato 28 marzo (nuovo intervento sulla fontana di Monteoliveto e
l’obelisco del Gesù) insieme a una squadra di
restauratori e con prodotti adatti alla pulitura
dei marmi.
I giovani “rivoluzionari”, nonostante le buonissime intenzioni, non mettono però tutti
d’accordo. Contro di loro è scesa in campo la
rigida burocrazia. E’ accaduto lo scorso gennaio, quando i volenterosi ragazzi sono finiti
al centro di numerose polemiche proprio per
aver ripulito la fontana di Monteoliveto. Qualcuno sottolineò che il restyling del monumento
era già previsto da un progetto del Comune.
Fatto sta che dopo oltre cinque ore di lavoro volontario, assistiti da professionisti del restauro, i giovanotti avevano ripulito la fontana
come non si vedeva da tempo.
Attraverso il loro attivismo, insomma, questi
ragazzi sembrano aver colto appieno il messaggio di Antonio Gramsci, che a soli 26 anni
scriveva su ‘La città futura’ “chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano”.
E questi ragazzi, una generazione spesso criticata, tacciata di pigrizia e disinteresse, hanno
scelto a modo loro di essere partigiani rispettando il posto in cui vivono e cercando, attraverso l’uso della comunità virtuale, di riparare
all’inciviltà e all’incuria.
È giusto sapere che esiste una generazione, la
nostra, che è la più cosciente degli ultimi decenni, ci tengono a ribadire con orgoglio.
Naturalmente dalla loro pagina Facebook.
Vandali e baby gang nella metropolitana di Napoli
Vetri rotti, scale mobili bloccate, bagni fuori uso e atti vandalici di ogni genere. Sono mesi
di inferno per le stazioni della
metro Museo, Dante, Mater
Dei, Savaltor Rosa e Piscinola.
Sul muro del metrò giudicato
da New York Times e Daily
Telegraph come il più bello
d’Europa compaiono epigrafi
di tutti i tipi. Sulle pareti delle scale trasformate in lavagne dichiarazioni
d’amore e non solo: “Federico ti amo”, “Love Sex Durex”. Qualcuno si
firma col proprio nome, altri incidono sul muro e sulle uscite di sicurezza il proprio nick name.
Non solo scritte che ricoprono le pareti. Alla stazione di Materdei, per
esempio, sono stati sfondati con un pugno i pannelli policromi di Sol
Lewitt, il grande artista americano. Una storia che si ripete.
Vandalizzate anche le pensiline all’entrata della metropolitana di piazza
Dante, barbaramente imbrattate da scritte e disegni e c’è persino chi
urina negli angoli delle scale.
IL CASO / MAI PIÙ A PIEDI NUDI NEL TUNNEL
Lo scorso mese di febbraio l’episodio più grave: quasi due
ore di stop sulla linea 1 della
metropolitana per via di un
guasto che ha interrotto la
circolazione dei convogli mandando in tilt tutto il sistema. I
passeggeri che si trovavano sul
treno proveniente dalla stazione Garibaldi sono stati costretti a scendere e a raggiungere
a piedi percorrendo nel tunnel
la stazione Toledo.
Capita anche questo a Napoli in Metropolitana. “Da diverso tempo ci
sono malfunzionamenti” spiega un pendolare.
Un episodio che ha fatto montare la protesta sulla rete con commenti
furibondi da parte degli utenti e denunce di disservizi nelle varie stazioni: “Ancora una volta i treni bloccati e, fatto ancor più grave e pericoloso, inabili, ammalati e anziani costretti a risalire in superficie a piedi
perché nelle stazioni è mancata l’energia”.
L’azienda napoletana risponde alle critiche dell’utenza. I nuovi progetti per riqualificare la rete cittadina
Anm: “Nuovi treni e una mobilità 2.0 entro il 2017”
Nuovi treni, corse più frequenti e trasporto 2.0. Così
ANM risponde alle critiche e alle sempre più frequenti
proteste dei viaggiatori a proposito del trasporto pubblico. “Dal nostro piano industriale è previsto un bando di
gara per l’acquisto di nuovi treni, con carrozze intercomunicanti, entro il 2017” il primo annuncio dell’azienda.
Altra novità importante, che permette di garantire un
trasporto più efficace, soprattutto tra i vicoli del centro
storico, è l’immissione di nuovi minibus ‘’ a basso impatto
ambientale e con la possibilità di muoversi più agevolmente’’.
ANM si sta impegnando inoltre per fornire quanto prima un trasporto pubblico a portata di smartphone. Va-
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rie sono le iniziative su questo versante. Una di queste
è l’applicazione Giro Napoli sviluppata dal LUSI-Lab,
laboratorio di Informatica del Dipartimento di Scienze
Fisiche dell’Università Federico II di Napoli.
Grazie a una convenzione con l’Azienda Napoletana
Mobilità e NapoliServizi è stato reso disponibile a costo
zero un servizio integrato ai cittadini e ai turisti per conoscere informazioni in tempo reale relative al trasporto
pubblico napoletano e ai principali siti d’interesse turistico.
Rassicurazioni arrivano anche dal sindaco Luigi De Magistris che continua in più occasioni a ribadire che il potenziamento del trasporto pubblico ‘è una priorità’ e che
da settembre 2015 per quanto riguarda la metropolitana
verrà assicurata una frequenza delle corse ogni 7/8 minuti, per poi arrivare ai 4/5 minuti nel 2016.
Buone notizie per chi non vuole mai abbandonare il suo
cellulare: l’amministrazione comunale ha recentemente
approvato il progetto per la realizzazione di impianti di
telecomunicazione mobile all’interno della Linea Metropolitana 1, con copertura di tutti gli operatori concessionari di licenza.
Una notizia che ha stuzzicato l’ironia del web: “Mentre
aspetto la metro che non passa mai posso postare le mie
foto su Facebook” il divertente tweet di uno studente napoletano.
Metrò
Il successo delle visite guidate e del ciclo di lezioni tenute per gli studenti sulla Linea 1 dell’Anm
L’arte in viaggio, verso Municipio
Grande attesa per il progetto del portoghese Alvaro Siza. La stazione aprirà i battenti in primavera
pagina a cura di Vincenzo Nappo
Prossima fermata Piazza Municipio, la firma è quella di
Alvaro Siza. Sono già duecento le opere distribuite lungo
tutte le stazioni della linea uno del metrò di Napoli, da
Garibaldi a Piscinola. Dipinti, sculture, mosaici e installazioni dei più autorevoli protagonisti dell’arte contemporanea. Un circuito che è divenuto da oltre un decennio
meta turistica a tutti gli effetti con numeri in crescita, visite guidate, tour scolastici. La realizzazione delle stazioni dell’arte è stata affidata negli anni ad architetti di fama
internazionale: da Gae Aulenti ad Alessandro Mendini,
da Oscar Tusquets Blanca a Dominique Perrault, fino
al grande portoghese il cui progetto per Municipio è già
stato studiato in tutto il mondo. Dopo il rinvio dello scorso dicembre, la nuova fermata dovrebbe aprire i battenti
in primavera.
La cultura è entrata a far parte dell’azione quotidiana
dell’Anm. La società che si occupa del trasporto pubblico napoletano continua ad ideare numerose iniziative in
Stazione metropolitana di Toledo
Rione Alto
collaborazione con associazioni e istituzioni presenti sul
territorio: dall’Accademia di Belle Arti a Legambiente,
fino alla recente partnership con il Dipartimento di Educazione del Museo Madre. Dopo il successo del Metro
Art Tour con le visite guidate gratuite del martedì, l’offerta si è arricchita grazie a un vero e proprio programma didattico denominato Metro Art Focus Tour. Si tratta
di un ciclo di lezioni tematiche volte ad approfondire
la varietà dei linguaggi artistici delle opere presenti nel
sottosuolo partenopeo. Da giugno a ottobre dello scorso
anno sono state realizzate già tre edizioni, ciascuna dedicata a un autore e ad una tecnica artistica tra quelle presenti nelle varie metropolitane. L’obiettivo è far crescere
sempre più l’attenzione dei tour operator internazionali,
sulla scorta di recensioni e classifiche che premiano la
metropolitana napoletana. Toledo, ad esempio, si è aggiudicata il titolo di stazione più bella d’Europa sia dal
quotidiano inglese The Daily Telegraph che nella classifica stilata dalla CNN. Inoltre, secondo gli utenti del sito
americano Boredpanda, nella graduatoria delle quindici
stazioni migliori al mondo quella di Via Roma è di gran
lunga la più bella.
Intanto le visite condotte dagli esperti dell’Ufficio Gestione Patrimonio Artistico hanno coinvolto, negli ultimi
quattro anni, più di 4.800 visitatori. Grande attenzione
è rivolta anche ai più giovani con progetti educativi che
hanno visto la partecipazione di centinaia di studenti tra
scuole e Università. Nel solo anno scolastico 2013–2014
sono stati coinvolti più di cinquanta istituti del territorio campano e nazionale, per un totale di 1.500 alunni.
L’Anm ha in cantiere nuove iniziative legate al metrò
dell’arte, come conferenze e incontri pubblici con alcuni
degli autori delle opere.
LE IMPERDIBILI
Giovanna Bianco e Pino Valente lavorano alla continua ricerca estetica
legata all’elettronica. Quest’opera, che prende il nome di Rem ed è dislocata nella stazione del Rione alto, rappresenta al meglio la tematica
preferita dei due autori: la dualità corpo-mente e il rapporto tra naturale e artificiale. La loro produzione spazia dai video alle installazioni
computer based, dalle immagini elettroniche ai disegni digitali.
Salvator Rosa
Si tratta di quattro Fiat Cinquecento situate nella stazione Salvator Rosa.
Disposte una dietro l’altra, sono ricoperte da trapunte in vetroresina e
cartapesta. Gli autori, Emiliano Perino e Luca Vele, hanno sempre giocato con la capacità degli osservatori di riconoscere nelle loro sculture
la propria realtà quotidiana. Il titolo dell’installazione, “a subway è chiù
sicura”, esprime il messaggio in modo emblematico: meglio la metropolitana dell’automobile, perché più sicura ed ecologica.
Toledo
Il Crater de luz è un grande cono che attraversa in profondità tutti i
livelli della stazione Toledo, collegando il piano della strada con la hall
che si trova 40 metri più in basso. È stato ideato dal progettista dell’intera stazione, l’architetto spagnolo Oscar Tusquets Blanca. “Relative
light” è invece il nome dell’intervento artistico di Robert Wilson. È posto all’interno del Crater de luz con 144 Led full color che creano suggestive armonie luminose.
Università
Situata all’interno della stazione Università, è stata progettata dal designer canadese Karim Rashid. L’imponente scultura è opera dell’artigiano Corrado Tamborra, titolare dell’officina di Rua Catalana a Napoli,
il borgo celebre per le botteghe dei lattonieri. L’opera rappresenta le
sinapsi, importanti collegamenti che permettono la comunicazione tra
le cellule del nostro tessuto nervoso.
Metropolitana in mostra
Anche in Finlandia
occhi su Napoli
Che cosa hanno in comune Napoli e Pälkäne in
Finlandia? La passione per la metropolitana dell’arte, celebrata in questi giorni (fino al 31 marzo) alla
Mainlibrary Arkki. Una doppia personale realizzata dalla fotografa finlandese Anja Mattila Tolvanen
e dalla pittrice milanese Antonella Prota Giurleo.
Fotografie incentrate su giochi di luce e dettagli delle opere presenti nelle stazioni si alternano a collage fatti da biglietti, mappe e non solo, in una sorta
di gioco tra forme artistiche che si confrontano.
L’idea nasce sette anni fa durante un Simposio
d’arte in Finlandia. Ma il ‘colpo di fulmine’ tra
le due artiste scocca solo nel luglio scorso, dopo
una visita guidata del Metro Art Tour in occasione
del Simposio di arte contemporanea di Scampia.
Nascono così le venti opere raffiguranti le stazioni
dell’Arte della Linea 1 di Napoli e una mostra dal
titolo semplice, che invita al viaggio: Metro Napoletana.
“Uso materiali di recupero o che danno l’idea delle relazioni, realizzo dei prodotti con oggetti che
mi hanno donato delle persone care. E’ la forma
espressiva che preferisco – spiega Prota Giurleo –.
Grazie ai collage riesco a esprimere le sensazioni
che provo. Per esempio, pensando alla stazione di
Toledo, ho realizzato delle texture a olio azzurre
perché è questo il colore che meglio rappresenta
Napoli”.
Germana Squillace
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Sanità
L’effetto tagli colpisce il polo pediatrico vomerese che sopperisce alla mancanza di altri centri regionali
Santobono, eccellenza rimasta sola
Mariano Caldore (segretario Anaao): “L’accentramento? È un errore, così tutte le emergenze portano a noi”
pagina a cura di Roberta Cordisco
“Tutte le emergenze pediatriche portano al Santobono”. Riassume così la situazione il dottor Mariano Caldore, segretario aziendale Anaao (il sindacato dei medici ospedalieri) dell’ospedale di via Mario
Fiore. Cinquantamila accessi chirurgici e sessantamila pediatrici hanno fatto del nosocomio vomerese
un centro di eccellenza e un punto di riferimento
per l’intero territorio campano, la regione più giovane d’Italia. Tre strutture, Santobono, Pausilipon e
Annunziata, per un’unica azienda.
Ma negli ultimi giorni due episodi sembrano averne compromesso l’immagine. Il 13 febbraio muore
Rosa Buonomo, la piccola di otto mesi affetta da
bronchiolite. A distanza di tre giorni, il 16 febbraio,
anche Maria Liliana, di quattordici mesi, perde la
vita per una complicazione respiratoria. La sua però
è una storia diversa: nata dalla mamma in coma irreversibile e con un cesareo al quinto mese di gestazione, le condizioni della prematura erano sempre
state critiche. Scatta l’effetto psicosi. Esiste però un
effetto tagli? La Campania resta una regione con la
sanità commissariata nonostante il superamento del
disavanzo economico che non è stato ancora ratificato. Quindi con il problema del turn over.
Un effetto che pesa soprattutto sul Santobono, uni-
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co polo pediatrico di Napoli. “L’ospedale– spiega
il dottor Caldore – ha assorbito il pronto soccorso
del Cardarelli e parte di quello dell’Annunziata
sopperendo alle richieste di assistenza specialistica
di tutti gli ospedali periferici”. Il problema è che i
tagli hanno impedito la riorganizzazione dei centri
territoriali di primo soccorso riversando tutti i casi,
più e meno gravi, sul Santobono.
“La politica di accentramento – avverte il pediatra
Caldore – non serve mai a nessuno ed è impensabile che un ospedale di alta specialità debba fungere
anche da ambulatorio di territorio. Per questo è importante capire che il sovraffollamento al Santobono è conseguenza delle tante
richieste che arrivano, quindi
anche della fiducia che i cittadini riversano sull’ospedale vomerese”. Un’azienda di
eccellenza, dunque, ma non
supportata dai centri di assistenza di base.
Il direttore generale del Santobono Anna Maria Minicucci ha reso noti in una lettera
i numeri: 110.000 accessi di
pronto soccorso, 25.000 ricoveri, 500 interventi di neurochirurgia complessa e chirurgia malformativa e 2.000
interventi di ortopedia.
Cifre che costringono a confrontarsi ancora una volta con
il blocco del turnover, vera
piaga della sanità campana.
La Regione sarebbe pronta ad
assumere nuovi medici, ripete
il governatore Stefano Caldoro inoltrando una ‘diffida’ al
governo.
Anche il presidente della Società Italiana Pediatri,
Giovanni Corsello, lancia l’allarme: “La regionalizzazione del sistema sanitario ha influito negativamente sull’assistenza ai bambini perché non si sono
fatti i dovuti investimenti in tutte le regioni.
Il numero dei pediatri purtroppo si riduce di anno
in anno e solo il 50% di quelli che vanno in quiescenza sono poi sostituiti dai giovani colleghi. Oggi
in Italia ci sono circa 13.000 pediatri, ma tra qualche anno, verosimilmente nel 2022, ce ne saranno
solo 8.000”.
Blocco turn over,
10mila addetti in meno
“Siamo pronti ad assumere giovani medici e infermieri”.
Lo ha scritto il presidente della Regione Campania Stefano
Caldoro nella lettera di diffida al governo in cui chiede a
gran voce lo sblocco del turnover. Il governatore ha ricordato come il mancato ricambio del personale medico abbia
portato il sistema sanitario campano a operare con diecimila addetti in meno rispetto al 2007.
Anche per il vicepresidente della SIP Campania (Società
Italiana di Pediatria), Roberto Del Gado, il blocco del turnover è un nervo scoperto della sanità locale. “Tra qualche
anno – dice – le strutture ospedaliere di secondo e terzo
livello saranno sguarnite di dirigenti perché molti colleghi
andranno in quiescenza senza essere sostituiti”. Per Del
Gado il problema riguarda anche lo staff infermieristico
che è sempre più carente.
“Il Santobono – dice il vicepresidente – fa un’opera importante sul territorio. Il pronto soccorso, ad esempio, si avvale
del lavoro di giovani colleghi qualificati che però possono
vedersi sfuggire l’impiego da un momento all’altro. Molti
poi non trovano una collocazione sia a livello ospedaliero, e
tantomeno a livello territoriale come pediatri di famiglia”.
Ma nel pronto soccorso
non ci sono criticità
Per il responsabile del pronto soccorso del Santobono, il dottor Enzo Tipo, la situazione non è così allarmante. “Purtroppo il blocco del turnover – dice – non riguarda solo il nostro
ospedale ma l’intero sistema sanitario nazionale. Qui non
abbiamo lamentato contrazioni di organico, né infermieristico né tanto meno medico”. Il Santobono, secondo il dottor
Tipo, non avrebbe subito tagli economici tali da penalizzare
le attrezzature tecniche. Neppure il sovraffollamento avrebbe
messo in difficoltà il lavoro del personale medico. “La maggior parte degli accessi nella nostra pediatria sono di tipo non
complesso e, nonostante quest’anno il picco influenzale abbia
aumentato molto le richieste di assistenza, il Santobono è riuscito a fronteggiarle. Per fortuna senza barelle nei corridoi.
8 Marzo
Viaggio nelle storie e nelle speranze di donne che credono nel lavoro come sola arma di riscatto dal degrado
Casa della socialità, è qui la festa.
pagine a cura di Barbara Gigante
Le occasioni di Rosa e le altre
L’appuntamento è per il 20 marzo,
quando la Casa della Socialità aprirà
le porte per presentare i suoi talenti.
Rosa è laureata in Scienze della Comunicazione ed è anche mamma di
una bimba di tre anni. Niente paura,
la Casa ha pensato anche a questo,
disponendo di ben due postazioni di
baby parking, Così Rosa può continuare a coltivare la sua passione
per la gestione d’impresa nel settore dei servizi di cura e assistenza
infermieristica. Manuela, 22 anni,
viene dalla Sanità e quando ha avuto notizia di un corso a Scampia ha
sorriso alla preoccupazione delle sue
amiche, che parlavano di un quartiere con poca sicurezza: “Come se
noi non vivessimo tra le sparatorie”,
commenta con un pizzico di humor
nero. Sta lavorando ad un servizio
di addobbo con fiori non recisi insieme alle altre compagne del corso
di giardinaggio. Tania viene dalla
Bielorussia ma considera l’Italia la
sua seconda patria, anche perchè qui
cresce suo figlio. Le è venuta l’idea
di creare un’agenzia di servizio per
scambi culturali e commerciali.
La Casa della Socialità è piena di
storie di donne coraggiose e in cerca
di riscatto.
C’è chi, nonostante la laurea in Lettere, ha il sogno di aprirsi una pasticceria. “Per me questa è la grande occasione”, dice Maria. Qualcun’altra
si è rimessa in gioco dopo anni d’inattività per dare un esempio: “Volevo dimostrare a mio figlio di 27 anni,
disoccupato che nella vita non è mai
troppo tardi”, racconta Angela, da
trent’anni appassionata di ceramica.
E nella sartoria c’è il gruppo ‘dress
draemers’: confezioneranno abiti e
accessori per donne morbide ed eleganti, proprio come loro.
Esiste un luogo in cui le donne possono riunirsi e coltivare le proprie passioni, frequentare corsi gratuiti e con assistenza specializzata. In questo posto si insegna a fare impresa,
mentre i figli delle iscritte al progetto giocano tranquillamente al baby-parking. Siamo
nella civilissima Norvegia? No, siamo a Scampia! O meglio, alla ‘Casa della socialità’
dove credono nelle donne e nel riscatto di un quartiere stanco di vedersi associato sempre
e solo ad episodi di violenza e malavita.
A sostenere questa iniziativa pilota è l’Assessorato al Lavoro e Attività Produttive del
Comune nell’ambito del Programma Donne per lo Sviluppo Urbano, cofinanziato dal
Fondo Sociale Europeo. Sette i percorsi aperti a donne italiane e straniere, con particolare attenzione alla VII e VIII municipalità, partiti lo scorso autunno nei laboratori
dello spazio comunale di Via Don Puglisi: pasticceria, sartoria, giardinaggio, ceramica,
servizi per il turismo, progettazione grafica 3D, gestione d’imprese. Ora che la prima fase
si è chiusa, affiancate da consulenti specializzati, le aspiranti imprenditrici sono pronte
a presentare alla città e alle sue realtà economiche le loro idee. Hanno scelto di farlo nel
mese di marzo, tradizionalmente dedicato alle tematiche del lavoro femminile. E le buone idee, già strutturate come progetti sostenibili da posizionare sul mercato, non mancano
(vedi box nella pagina, ndr) .
Partono intanto nei mesi di marzo e aprile nuovi corsi e servizi: incontri di gruppo per
l’autostima, Idea generation, consulenze personalizzate per trasformare l’idea in un progetto d’impresa, uno Sportello di orientamento alle start up. Nasce anche la Banca dei
Saperi. È possibile inoltre iscriversi al corso di lingua italiana per le straniere e al Laboratorio di scrittura e lettura. Nel mese di aprile al via corsi base di computer e inglese oltre
ad incontri su Crowdfounding e Sharing Economy ed altre sorprese. Capofila dell’iniziativa è Theorema, con gli enti formativi GESCO Consorzio cooperative sociali, PMI
Consulting, CIDIS Onlus, APE-Agenzia per la promozione della cooperazione sociale.
Le iscrizioni sul sito www.casadellasocialita.it
“Uno dei criteri fondamentali per superare le selezioni è stato la propensione all’impresa
– racconta Claudia Saioni, del gruppo Gesco -. Per aiutare queste donne determinatissime a realizzare davvero il loro sogno c’è anche un corso di tecniche di crowdfounding,
che è stato accolto con incredibile entusiasmo e subito messo a frutto. Le partecipanti
stanno già facendo squadra per trovare i fondi necessari ad avviare un’impresa con le
competenze acquisite e sviluppate nella Casa”.
“La cultura d’impresa rilevata in tutti i contesti nazionale e internazionali delle donne –
dice Maria Pia Ponticelli, esperta imprenditoria femminile PMI Consulting Coop – può
rappresentare la chiave di volta nella direzione di una trasformazione, incentrata com’è
sulla ricaduta del proprio processo di realizzazione professionale sulle condizioni di sviluppo del contesto in cui agisce, in quanto stakeholder non solo delle donne ma di tutti
quelli di cui si prende cura”.
E in una società sempre più disorientata e senza memoria, in cui la Giornata dell’8 Marzo può divenire simbolo di degrado consumistico tra serate trash e derive volgari, qui a
Scampia si ritrova il valore del lavoro. E forse è solo in luoghi come questi che ha ancora
senso oggi festeggiare tutte insieme con una mimosa.
Due storie/ Maria alla guida del bus dell’Anm e Fernanda la cuoca settantenne dei Quartieri Spagnoli
Al volante nelle periferie
“Ma come? Io tengo a mio figlio disoccupato e tu stai là?”. È capitato
le dicessero anche questo, tanto lo
stupore nel ritrovarsi una donna al
volante. Maria Piacevole ha iniziato
giovane la sua carriera in ANM, ma
diecimila chilometri e un’aggressione dopo è ancora lì, sguardo fiero
e testa alta, al volante del 183 per
Scampia. Traiano, Pianura, nessuna zona in questi anni le è sembrata
sufficientemente pericolosa da farle
cambiare mestiere. Una donna che
guidi un autobus a Napoli è certamente un’eroina dei giorni nostri. Le
difficoltà nella gestione del mezzo si
aggiungono a problemi di sicurezza
e garanzie su strada.
Per agevolare le quote rosa che abbiano deciso di intraprendere questa carriera, sfidando il cliché della
donna al volante, il comune di Napoli qualche anno fa mise a disposizione un corso di autodifesa. “Sulla
sicurezza, però, c’è ancora tanto da
fare”, dice Maria, memore della botta in testa che si è presa nel 2012 a
opera di una baby-gang di periferia.
Neanche quell’episodio l’ha scoraggiata, anzi. Quando parla delle zone
a rischio della sua città ha sempre
una parola buona: “La gente è nervosa a causa dei disservizi – racconta
– noi autisti siamo il ricettacolo delle
frustrazioni di chi aspetta in eterno
l’unico mezzo che ha per raggiungere il lavoro”.
La strada l’ha messa alla prova, ma
non ha scalfito la fierezza del suo
sguardo. “Se lo rifarei? – sorride
Maria alla domanda – lo sto già facendo. Non ho mai smesso di farlo”.
La rivincita con la pizza fritta
E’ l’anello di congiunzione tra l’antica tradizione culinaria e l’emancipazione al femminile: la signora
Fernanda ha sfamato con le sue pizze fritte, ormai note in tutta la città,
intere generazioni di passanti che si
siano imbattute nel suo tipico basso
napoletano, nel cuore dei Quartieri Spagnoli. Fa tutto lei: infarina,
ammassa, stende, farcisce, frigge.
Quanto amorevolmente cucinerebbe per la sua famiglia, così fa per
chi s’imbatte nel suo locale mignon.
Merita l’encomio di aver saputo fare
business con le conoscenze di cui disponeva, palesando che è l’iniziativa
a contare più di qualsiasi altra cosa.
Ha preso il meglio di sé e ne ha fatto
motivo di rientro economico, sebbene per i modici prezzi si fatichi a
credere che con una simile attività ci
si possa arricchire. Due euro e cinquanta per la pizza grande, un euro
in meno per la piccola.
Ha preso il grembiule che per secoli ha costretto le donne al ruolo di
cuoche domestiche e l’ha portato
con orgoglio fuori dalle mura della
propria casa. Non più feticcio di sottomissione ma simbolo di riscossa e
autonomia, ottenute attraverso un
lavoro svolto nella fatica e nell’impegno quotidiano. “È da tutta la vita
che sto qui, è stata mia madre a insegnarmi il mestiere” dichiara, raccontando come la sua arte abbia origini antiche, un segreto tramandato
di donna in donna.
La signora Fernanda fa le pizze fritte
e forse sa fare solo quelle, ma tanto
le basta per essere autonoma e ciò fa
di lei una donna moderna.
6
8 Marzo
di un quartiere difficile dell’area nord. Il 20 marzo porte aperte per presentarsi alla città e ai suoi imprenditori
. Dove il riscatto è impresa possibile
Qui e nella pagina accanto, donne al lavoro nella “Casa della Socialità”
Resiste ancora a Napoli la moda delle serate “trash”. Così si festeggia tra mimose e spogliarelli maschili
Ma è anche la giornata della trasgressione
“Per noi ragazze
è come un carnevale”
“Le mimose? Puzzano terribilmente”.
Lapidaria e incisiva
è per questa ragione
che Sonia, 23 anni,
studentessa universitaria, ammette di
odiare il fiore simbolo dell’8 marzo.
“Di principi in calzamaglia disposti a
regalarlo se ne vedono pochi in giro”, si
lamenta. Tanto vale trascorrere la serata, con le amiche, a
godersi lo show di un principe in tanga.
“Non ci vedo nulla di male” concorda Marta, 46 anni, casalinga. Insieme alle sue compagne di pilates, per quest’anno, ha deciso di optare per lo speed date: il gioco consiste
nel far accomodare uomini e donne l’uno di fronte all’altra, non a lume di candela ma dinanzi ad una sveglia che
scatta allo scadere di 200 secondi. A questo punto l’uomo
scala di un posto e ciascun giocatore sarà pronto per un
nuovo incontro. “Un tempo sufficiente per conoscere, parlare o mandare a quel paese un uomo”, sostiene Marta
che certo, in un occasione come questa, non si aspetta di
trovare il compagno della vita ma solo di divertirsi prendendosi meno sul serio.
Per loro l’8 marzo è una sorta di carnevale al femminile
che permette alla donna di ribaltare il suo ruolo tradizionale e di indossare per un giorno la maschera del “maschio alfa”.
Senza rinunciare a parrucchiere ed estetista. E ad una
ostentata femminilità.
Lucilla Trisolini
7
Ecco l’uomo-Nutella: “Assaggiatemi”
Non chiamatelo
spogliarello. Perché Francesco,
28 anni, moro,
occhi verdi, alto
e fisico palestrato è pronto ad
offrire alla clientela femminile
uno spettacolo
indimenticabile.
Con l’aiuto di
sensuali basi musicali e qualche
effetto speciale, inizierà lo show immergendo
un coltello in un mega barattolo di cioccolata.
Poi cospargerà sul corpo la crema e inviterà
le signore ad “assaggiarlo”. Dura la vita di un
Uomo Nutella: la sera dell’8 marzo un precario
come lui, con quattro o cinque performance di
15minuti, potrà guadagnare circa 10mila euro.
“In queste serate le donne sembrano animali racconta con poca eleganza Francesco -. Senza
la presenza di mariti e fidanzati, si sentono più
libere e disinibite, ti saltano al collo, graffiano e
mordono.” Per Christian l’Uomo-Cubo:
“Capita anche d’essere abbordati con offerte di
denaro”. Lui, 26 anni, studia Legge e vorrebbe fare l’avvocato. “Lo spogliarello è un modo
come un altro per guadagnare e divertirsi”, dice.
E che il suo corpo possa essere valutato come
merce, poco importa. Perché anche su un cubo,
osserva: “Ad essere mal giudicate sono solo le
donne”. Lucilla Trisolini
Escort-boy, l’offerta più hard
L’annuncio più hot è comparso su un portale
specializzato, subito.it: “Cercasi ragazzi fisicati
per intrattenere la clientela femminile nella serata dell’8 marzo”. E in tempi
di crisi, fioccano le candidature per proposte di lavoro come
questa. Ma si assumono semplici accompagnatori o escort
boy? “Il loro ruolo artistico–
spiega l’annuncio- consisterà
nel versare da bere, conversare
in atteggiamenti sexy e mettere
in scena uno strip show per le
signore”.
Le possibilità non mancano an-
che per i ragazzi più timidi e riservati: potranno
candidarsi come Stewart all’ingresso del locale
purché “con sguardi ammiccanti” accolgano le
clienti donando la classica
mimosa di benvenuto. Codificato dall’agenzia che
ha pubblicato l’annuncio
anche il dress code: scarpa
elegante e pantalone nero
o, in alternativa, anfibi, jeans e polsini. Obbligatorio
in entrambi i casi, il petto
nudo e il cravattino!
Lucilla Trisolini
Food
La sfida dell’ex enfant prodige napoletano Francesco Sposito, titolare del ristorante di famiglia a Brusciano
Io, chef stellato nella Terra dei Fuochi
A Taverna Estia grandi piatti gourmet preparati con ortaggi ed erbe aromatiche dei piccoli contadini campani
pagina a cura di Gianluca Esposito
“Quando abbiamo ottenuto la prima stella Michelin,
il 4 Novembre 2008, avevamo tre metri di ‘monnezza’
fuori il ristorante”.
Chef del Taverna Estia a Brusciano, Francesco Sposito
ha vinto la sua sfida nel cuore della Terra dei Fuochi:
da pochi mesi la prestigiosa guida ha raddoppiato la
sua valutazione. Miglior emergente per il Gambero
Rosso già nel 2010, l’ex enfant prodige della cucina
italiana non dimentica però le difficoltà incontrate nei
giorni più duri dell’emergenza: “L’intera Campania
era sommersa dai
rifiuti e così decidemmo di protestare
esponendo degli striscioni fuori dal locale. Se penso a quel
periodo ci sto ancora
male”. Una crisi che
causò un gravissimo
danno d’immagine
non solo per la sua
attività, ma per l’intera regione e il suo
comparto turistico:
“Ci sono stati disagi
per la cittadinanza ricorda - nel mondo
non si è parlato d’altro, di conseguenza
la nostra economia
è stata messa a dura
prova. Ma nonostante i rischi per la salute siano ancora
da decifrare cerco di essere ottimista. Dopo aver toccato il fondo, fortunatamente, negli ultimi 5 anni c’è stato
un netto miglioramento della situazione. Dobbiamo essere fiduciosi per il futuro. Noi di Taverna Estia già da
oggi possiamo sorridere e la cosa più bella è poterlo fare
a casa nostra”.
Quella stella
è arrivato nel 2008
in piena emergenza rifiuti
La sua è una storia che parte da lontano: talento naturale, non ancora sedicenne, Francesco muove i primi
passi in cucina a fianco di papà Armando. Ben presto
sente il bisogno di allargare i suoi orizzonti, facendo
esperienze presso grandi chef italiani e francesi.
Nel 2002 l’incontro con quello che diventerà il suo
maestro: il toscano Igles Corelli, anima del Trigabolo,
primo ristorante di sperimentazione in Italia e crocevia
della creatività nella cucina del Bel Paese.
Tra il 2005 e il 2006, poco più che ventenne, diventa
responsabile del ristorante di famiglia e inizia a realizzare le sue idee.
Lo scorso autunno arriva anche la seconda stella Michelin. “Dopo 15 anni di duro lavoro siamo al settimo
cielo: l’obiettivo è stato raggiunto, ma questo riconoscimento deve essere un punto di partenza, non di arrivo”. Francesco ammette che si è trattato un percorso
lungo e non sempre semplice: “Spesso ci siamo sentiti
soli e sicuramente ostacolati dall’ubicazione del nostro
ristorante. L’isolamento allo stesso tempo - nota - ci ha
dato la possibilità di crescere senza avere le pressioni
dei clienti”.
Per Francesco la cucina è uno strumento moderno, un
laboratorio nel quale le novità favoriscono la trasformazione dei prodotti. ”Nei miei piatti cerco di essere
chiaro, diretto, usare pochi elementi ma quelli giusti.
Amo soprattutto valorizzare ciò che mi circonda ma
non limitandomi al solo territorio, provo a mettere la
tecnica a servizio del prodotto”.
Un’idea di cucina, la sua, legata alla valorizzazione della terra d’origine “Uso prodotti agricoli di piccoli contadini campani, gente che mette l’anima in quello che
fa: come Vincenzo Egizio per gli ortaggi e le famose
papaccelle, lui non ha rivali. E tutte le nostre erbe aromatiche sono prodotte a Sarno dall’azienda di Dario
Montoro che lavora con grande rispetto per la natura”.
È il primo comune con un Piano Agricolo
Un’area ad antica vocazione rurale lungo la
vecchia via Nazionale delle Puglie, tra le fabbriche di Pomigliano, la vicina Nola e la zona
vesuviana interna: Brusciano è la prima città
in Campania ad aver varato un Piano Agricolo
Comunale (PAC) anti Terra dei Fuochi, già nei
primi mesi del 2014.
“Tra due mesi - dichiara soddisfatto il Sindaco Giosy Romano - terminerà la fase di censimento e di analisi dei pozzi d’acqua e dei
suoli”. Sarà così possibile passare agli altri
obiettivi del piano e in particolare al monitoraggio e difesa del territorio, anche attraverso ‘sentinelle ambientali’ volontarie. “Saranno loro -aggiunge il primo cittadino - ad
aiutarci a rispettare il territorio segnalando
i pericoli e ad educare i cittadini al rispetto
dell’ambiente”.
Il PAC prevede anche la destinazione dei terreni risultati inquinati a colture no-food e la
valorizzazione dei prodotti del territorio attraverso strumenti di tutela (marchi collettivi, De.Co. etc).
“Brusciano- conclude Romano - vuole essere
un esempio da seguire, passando dalle chiacchiere ai fatti”.
LA RICETTA
Carciofi di Paestum al pecorino, guanciale e tartufo nero di Bagnoli
Ingredienti per 4 persone
12 Carciofi bianchi di Paestum
85gr Pecorino romano
100gr Parmigiano
200gr Latte
100gr Panna
3 tuorli d’uovo
25gr Prezzemolo
50gr Aglio fresco
100gr Tartufo di Bagnoli Irpino
2l Olio evo
Gusci di frutta secca
per l’affumicatura
Erbe aromatiche secche
2l di acqua con 6gr di acido citrico
Pulire i carciofi sfogliandoli fino al cuore, eliminare la barbetta e metterli a
bagno in acqua e limone. Bollire l’acqua, immergervi i carciofi per un minuto, quindi scolarli e asciugarli bene. Dovranno poi cuocere in olio abbondante, coperti con carta da forno; vanno messi a 90° e girati ogni 30 minuti per
circa 3-4 ore (dipende dalla grandezza del carciofo). Terminata la cottura,
metterli a scolare per un’ora in modo da eliminare tutto l’olio, meglio se su
una griglia a testa in giù; appena pronti, i carciofi vanno fatti ripassare in
forno per poi aggiungere le erbe aromatiche e i gusci della frutta secca.
Per il ripieno: portare a bollore l’acqua, aggiungere il prezzemolo e cuocere
per 3 minuti; strizzare e tamponare il prezzemolo che ci servirà poco dopo.
Per la farcitura portate a bollore latte e panna, versare sui formaggi e i tuorli
e, mescolando energicamente con una frusta, portare a 75° a bagnomaria.
Continuare a girare fino a completo raffreddamento della crema. Alla fine
aggiungere il prezzemolo, l’aglio e frullare. Per finire, si condiscono i carciofi con sale, pepe, scaglie di tartufo e con la farcitura; passare sotto il grill
alla massima potenza e infine aggiungere una fetta di lardo di Colonnata e.
Comporre il piatto con un purè di gambi di carciofo.
8
Eventi
“Andate in città”, la catechesi di Sepe nel segno del rinnovamento. L’evangelizzazione è nelle strade
A Napoli
la primavera
di Bergoglio
Don Ghezzi e Don Palmese, l’attesa nelle comunità
‘Qui la Chiesa è da sempre vicina ai più deboli”
pagina a cura di Lara De Luna
“Questo Papa ha abbattuto le barriere tra la cattedra e le
panche, tra il pulpito e i fedeli.” Le parole di Don Massimo Ghezzi, guida della parrocchia di San Gennaro al
Vomero, spiegano con semplicità il cuore del fenomeno
Francesco. Una ventata d’aria fresca partita dal suo ‘pregate per me’ pronunciato poco dopo l’elezione al soglio
pontificio e che oggi alla vigilia della sua visita napoletana
può definirsi ‘la Primavera di Bergoglio’.
A due anni da quel 13 marzo 2013 l’istintiva simpatia
che molti hanno immediatamente provato nei confronti
di quest’uomo venuto ‘dalla fine del mondo’ , come lui
stesso ricordò, cresce e amplifica i suoi effetti nella vita
quotidiana della comunità cattolica cittadina. Lo testimoniano alcune sue voci autorevoli, a cominciare dal
Cardinale Crescenzio Sepe, che ha fortemente voluto la
catechesi ‘ Andate in città’, incentrata proprio sulla necessità di aprirsi in un abbraccio e di ‘fare Chiesa’ tra le
strade. E il lavoro straordinario con i giovanissimi di Don
Antonio Loffredo, il parroco della Sanità .
‘Il nostro pontefice sta già diventando per molti un esempio concreto, uno sprone a migliorarsi’ spiega ancora
Don Ghezzi . Altro che atteggiamenti studiati, come talvolta malignano i suoi detrattori, per i napoletani Papa
Bergoglio è una guida, semplice e spontanea. Lo conferma il parroco vomerese raccontando l’ entusiasmo che
sta crescendo intorno ad iniziative come il campo di lavoro e di solidarietà. Il messaggio lanciato è “ Non aspet-
tiamo Francesco con le mani in
mano”. E sono tanti in questi
giorni di attesa i ragazzi usciti dalle mura della parrocchia
per aiutare in prima persona i
bisognosi, nel cuore la voglia di
inchinarsi davanti ai poveri, proprio come più volte ha fatto Bergoglio. “Paolo VI diceva che la
Chiesa ha bisogno di testimoni
– spiega Don Massimo – non di
maestri. E Francesco è l’esempio
di come questo sia vero”.
Testimonianze attive, azioni
concrete. Questo il cuore della
Primavera francescana che a
Napoli sboccerà nella data simbolica del 21 marzo. Per
Don Tonino Palmese, salesiano rappresentante dell’associazione Libera a Napoli e vicario per carità e pastorale
sociale della Curia di Napoli “ci si dovrebbe meravigliare
per la meraviglia che gli atti di Francesco suscitano tra la
gente. Soprattutto in una realtà come quella partenopea
da sempre aperta al prossimo, al più debole. Investiamo
da anni sull’attenzione e sul protagonismo dei poveri , in
un percorso in cui le figure più deboli della società vengono messe al centro della comunità ecclesiastica e ne
diventano il motore e la forma più alta di evangelizzazione’’. Quella di Francesco è insomma ‘’una testimonianza
che sfonda le ipocrisie per parlare con chiarezza e vivere
nella chiarezza. Bergoglio accoglie i precetti del Concilio
Vaticano II e li fa propri, spingendo perché la sua Chiesa
sia un anello di persone con Cristo al centro. Non una
struttura piramidale con un Vaticano accentratore’’.
E la grande speranza anche nella Chiesa napoletana è
che tutti questi cambiamenti che Papa Bergoglio sta generando nella base arrivino anche all’istituzione Vaticana. “E’ quello che molti tra Vescovi e prelati stanno aspettando – dice Palmese - Che sia però un rinnovamento
basato sul rispetto, perché è solo così che non creeremo
lacerazioni”.
Dalle Vele di Scampia al Lungomare, l’incontro con i detenuti di Poggioreale e i malati, la festa dei giovani
Il Papa in città il 21 marzo, le tappe della visita
Dagli incontri di preghiera alle catechesi dedicate, passando per le richieste più
curiose che i fedeli hanno fatto pervenire
ai loro parroci: Napoli si sta preparando
con entusiasmo alla visita del Papa che il
21 marzo, dopo una breve sosta a Pompei,
atterrerà finalmente in città.
Quattro i momenti in cui sarà possibile
incontrare il Pontefice, a cominciare dalla
mattinata a Scampia dove l’arrivo è previsto alle 9,30. Ad accoglierlo ci saranno
il cardinale di Napoli Crescenzio Sepe, il
Sindaco Luigi De Magistris e il presidente
della Regione Stefano Caldoro ma soprat-
9
tutto migliaia di fedeli. Quella di Bergoglio infatti non sarà una semplice visita
alle periferie ma una vera e propria tappa
pastorale che culminerà nell’ incontro con
la popolazione prima nel cuore del quartiere, le Vele, poi in piazza San Giovanni
Paolo II. Chi non volesse mancare ad uno
dei momenti più coinvolgenti della giornata, potrà raggiungere facilmente Scampia con la metropolitana linea 1, fermata
Piscinola: per l’intera giornata infatti tutti
i trasporti cittadini
saranno incrementati e totalmente
gratuiti. Particolare
attenzione le istituzioni raccomandano
ai turisti e ai pellegrinii:
venditori
abusivi di biglietti
potrebbero approfittare della prevedibile confusione.
Ore 11, secondo appuntamento nel centro
città. Il corteo papale percorrerà Corso
Secondigliano, calata Capodichino, piaz-
za Carlo III, via Foria, via Pessina, piazza
Dante, via Toledo, piazza Trieste e Trento
per arrivare in piazza del Plebiscito. Qui,
esattamente dove fu costruito quello per
Giovanni Paolo II nel novembre del 1990,
sarà posto un altare, con il fronte rivolto
alla Chiesa, in modo da permettere al
pontefice una maggiore vicinanza con la
città e amplificare il suo abbraccio. Dalla
“cabina di regia” organizzata dal Comune
si consiglia anche in questo caso di arrivare in largo anticipo e usando i mezzi
pubblici: il rischio
infatti è quello che
un ingorgo blocchi
lo stesso Papa.
L’incontro con la
Curia è fissato nel
primo pomeriggio,
dopo il pranzo al
carcere di Poggioreale dove il Santo
Padre saluterà i detenuti attorno alle 13,
per poi dirigersi in Arcivescovado e raccogliersi in un momento di preghiera dinan-
zi alle reliquie di san Gennaro,il Santo
protettore della città.
Dopo la pausa pomeridiana, nuova occa-
sione d’incontro presso la chiesa del Gesù
nuovo. Nel santuario del medico santo
Giuseppe Moscati, Bergoglio abbraccerà
i malati. Alle 17 l’atteso appuntamento
con i giovani che hanno organizzato una
vera e propria festa in onore del Pontefice sul lungomare Caracciolo. Infine il
congedo dalle autorità e dai cittadini,
con la partenza dalla stazione marittima,
prevista intorno alle ore 18.
Sport
Il ritorno in campo di Lorenzo Insigne offre all’allenatore Benitez molte alternative sulla trequarti
Una “Magnifica” abbondanza
Il folletto di Frattamaggiore sarà l’arma in più dei partenopei per i numerosi impegni del finale di stagione
di Gianmarco Della Ragione
Rafa Benitez e i tifosi del Napoli possono sorridere: il countdown per il ritorno in campo di Lorenzo Insigne è ufficialmente partito. Il recupero
dalla rottura del crociato anteriore del ginocchio
destro – subita nella gara di Firenze dello scorso 9
novembre – è stato più rapido del previsto.
La conferma è arrivata da Antonio Ottaiano,
agente del giocatore: “L’infortunio è come se non
problema che tutti gli allenatori vorrebbero avere,
soprattutto visti i numerosi impegni ravvicinati.
Il tecnico spagnolo non potrà che affidarsi alla
memoria storica e considerare l’intesa che c’era tra Insigne e Gabbiadini ai tempi dell’Under
21, tra il 2011 e il 2013. Valanghe di gol e assist,
un’alchimia calcistica tra un destro e un mancino
che, di questi tempi, specie tra calciatori italiani, è
ci fosse mai stato, il ritorno in campo è fissato per
la seconda metà di marzo”. Una ritrovata disponibilità che aiuterà i partenopei ad affrontare al
meglio l’ultimo scorcio di stagione e gli impegni
di campionato e coppe.
Callejon, Hamsik, Mertens, De Guzman, Gabbiadini: sulla trequarti c’è l’imbarazzo della scelta. Con Lorenzo Il Magnifico di nuovo abile e
arruolabile Benitez avrà abbondanza di scelte, un
una assoluta rarità. I due ex azzurrini, per caratteristiche, sarebbero ideali in un 4-3-3, ma anche
nel 4-2-3-1 si integrerebbero a meraviglia. Uno
largo a destra, l’altro a sinistra, entrambi pronti
ad accentrarsi sul proprio piede forte.
E a servire lì in mezzo il killer dell’area di rigore,
quel Gonzalo Higuain che già pregusta i passaggi
al millimetro e i tanti palloni da spingere solo in
fondo alla rete.
#lorenzocomingsoon:
Callejon, Hamsik, de Guzman, Gabbiadini,
Insigne, Mertens, 6 maglie per 3 posti.
Qual è il vostro terzetto preferito alle spalle
di Higuain?
Vota su
Inchiostro Online
Maradona, Lavezzi, Reina, Behrami: tanti campioni che rimpiangono l’esperienza all’ombra del Vesuvio
“Mal di Napoli”: la saudade degli ex azzurri
di Claudio Pellecchia
“Uno straniero a Napoli piange due volte. Quando arriva e quando se ne va”. E se il calcio è una metafora della
vita, non stupisce che questo valga anche per i campioni
che hanno vestito la maglia azzurra. Tutti, o quasi, preda
di quel ‘mal di Napoli’ che ti prende quando lasci il golfo
alle spalle.
Di Maradona e del legame con quella che, di fatto, è una
seconda patria, si è detto e scritto tanto. La sua fuga nella
Pasqua del’ 91, poco prima della squalifica per doping,
fu lo strappo che pose fine a un rapporto ormai logoro: con Ferlaino non ci si sopportava più e la villa di via
Scipione Capece era diventata una prigione dorata dalla
quale fuggire. Un esilio quasi ventennale non è però riuscito a cancellare Napoli dal cuore di Diego e viceversa.
E ogni volta che il Re torna a casa è come se il tempo fosse tornato a quel primo ingresso al San Paolo nel luglio
’84. In tempi più recenti, non passa giorno che Ezequiel
Lavezzi non faccia sapere quanto gli manchi la città che
lo ha fatto conoscere al grande calcio. Ben più del compagno di fuga Cavani. E chissà quanto rimpiange quel
tweet della compagna dopo una rapina subita (“ciudad
de mierda”) che fu uno dei motivi che lo spinsero a cedere alle lusinghe e ai milioni del Paris Saint Germain.
A propositi di ‘cinguettii’ in rete. Valon Behrami non si
è lasciato benissimo con dirigenza e parte della tifoseria.
Eppure, qualche tempo fa, la moglie del centrocampista
svizzero ha postato su twitter una foto del golfo al chiaro
di luna. Con una didascalia inequivocabile: “Il più bel
San Valentino della mia vita”.
Pepe Reina, spagnolo, di professione portiere, ha vestito
la maglia azzurra per un anno appena. Più che sufficien-
te, però, per innamorarsi di una realtà unica al mondo,
alla quale fare ritorno appena può, lasciandosi alle spalle
la fredda Monaco di Baviera.
Perché il calcio non è tutto. Napoli e quello che ti lascia
dentro, si.
10
Spettacoli
19 Marzo
Nel giorno dell’onomastico avrebbe compiuto 60 anni. Così la città lo ricorda
di Daniele Gargagliano
Per la prima volta la città festeggerà il suo compleanno. Una città a cui viene rimproverato, a volte, di essere troppo invadente, ma che vuole rendere omaggio
a un suo figlio così riservato e schivo. Pino Daniele
avrebbe compiuto 60 anni il 19 marzo, nel giorno di
san Giuseppe. L’eco della sua voce e delle sue melodie è ancora forte in città. Napoli non ha dimenticato il suo bluesman, inventore di uno stile musicale: il
tarubò, mix di tarantella, blues e rumba. Una contaminazione che ancora oggi fa cantare padri e figli. E
probabilmente tanti napoletani, addentando la classica
zeppola di san Giuseppe, dedicheranno un pensiero a
Pino Daniele.
Sono tante le iniziative dedicate all’artista in attesa del
maxi evento del 19 settembre nella “sua” piazza del
Plebiscito dove, a 34 anni esatti dalla storica esibizione
davanti a 200mila persone, sono attesi sia gli amici di
Pino come la superband, con James Senese e Tullio
De Piscopo, che i giovani Clementino e Rocco Hunt.
Il Comune di Napoli sta preparando per il compleanno di Pino un omaggio alla sua memoria insieme alla
famiglia. Previsto nello stesso giorno un flash mob in
città e u’esibizione musicale a cui parteciperanno molti
artisti amici.
“Terra mia, Napoli saluta Pino Daniele” è il titolo del
Al Palapartenope
un corto collettivo.
Video inviati su Whatsapp
“cortometraggio collettivo” che verrà proiettato il 29
marzo al Palapartenope per DiscoDays, la più grande fiera musicale del Sud, che quest’anno sarà interamente dedicata all’autore di “Nero a metà”. Il video
conterrà pensieri e ricordi della gente comune legati a
Pino Daniele e testimonianze del segno lasciato nelle
loro vite dal cantante. Ogni clip può essere registrata
con lo smartphone, per una durata massima di 90 secondi, e inviata entro il 15 marzo tramite WhatsApp
indicando nome e cognome, che verranno inseriti nei
titoli di coda (info www.discodays.it).
La musica di Pino Daniele regala anche un messaggio contro la violenza, rivolto al mondo del calcio. Lo
staff del Napoli ha lanciato una proposta per stemperare i toni tra la tifoseria partenopea e quella romanista. Il figlio più piccolo di Pino, Francesco di 9 anni,
potrebbe accompagnare in campo il suo omonimo, il
capitano della Roma Totti, prima della gara del 4 aprile
Un messaggio antiviolenza:
Roma-Napoli all’Olimpico
sulle note di Napule è
allo stadio Olimpico sotto le note di “Napule è”, ormai diventato una sorta di inno del Napoli. Un modo
per distendere il clima ancora rovente per la morte a
Roma del giovane tifoso napoletano Ciro Esposito.
Nate anche delle visite turistiche alla scoperta dei luoghi della memoria di Pino. Piccoli “slow tour” sulle
tracce del cantante in giro per il centro storico: dalla
Chiesa di Santa Maria la Nova, passando accanto alla
scuola Diaz, e attorno a via San Giovanni Maggiore
Pignatelli, dove nacque il musicista. E chissà che questi itinerari non possano divenire delle vere e proprie
mete di pellegrinaggio per i fans. Una cosa è certa:
Napoli, “città invadente”, che libera oggi tutto il suo
amore per Pino lo ha sempre, nei tanti anni di carriera,
celebrato come meritava, eleggendolo a suo simbolo. Un vuoto quello lasciato in questo triste inizio del
2015 da Daniele e da Francesco Rosi che suona come
un appello muto alla rinascita culturale della città.
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Buon
compleanno
Pino
Inchiostro
Anno XV numero 14
6 marzo 2015
www.unisob.na.it/inchiostro
Periodico a cura della
Scuola
di giornalismo
diretta da Paolo Mieli
nell’Università degli Studi
Suor Orsola Benincasa
Direttore editoriale
Lucio d’Alessandro
Direttore responsabile
Marco Demarco
Coordinamento
scientifico
Arturo Lando
Coordinamento
redazionale
Pierluigi Camilli
Francesca De Lucia
Carla Mannelli
Alessandra Origo
Questo numero è il
frutto di un laboratorio
diretto da
Alfonso Di Leva,
responsabile
Ansa Napoli
Caporedattore
Roberta Cordisco
In redazione
Lara De Luna
Gianmarco Della Ragione
Gianluca Esposito
Daniele Gargagliano
Barbara Gigante
Vincenzo Nappo
Claudio Pellecchia
Germana Squillace
Valentina Trifiletti
Grafica
Biagio Di Stefano
Spedizioni
Enrico Cacace,
tel. 081.2522232
Editore
Università degli Studi
Suor Orsola Benincasa
80135 Napoli
via Suor Orsola 10
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Redazione
80135 Napoli
via Suor Orsola 10
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fax 081.2522212
Registrazione
Tribunale di Napoli
n. 5210 del 2/5/2001
Stampa
Imago sas
di Elisabetta Prozzillo
Napoli 80123
via del Marzano 6
Partita Iva 05499970639
Agenda
EVENTI GRATUITI - MARZO 2015
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La Napoli di Bellavista
Fino al 30 aprile
Orari: lun-dom 8-20,30
Prorogata per altri due mesi la mostra fotografica di
Luciano de Crescenzo nel centro storico. Lo scrittore
e regista napoletano propone 47 delle 150 immagini
contenute nel libro-cult “La Napoli di Bellavista”. Le
foto, in bianco e nero, raccontano la realtà cittadina
degli anni ‘70 e ‘80 attraverso scritte, manifesti e personaggi grotteschi.
Nilo Museum Shop
Largo Corpo di Napoli
www.museum-shop.it
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a cura di Germana Squillace
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Shoot…s!
Fino al 21 marzo
Orari: mar-ven 16,30-20,
sabato 10,30-13 e 16,30-20
Circa dieci opere dell’artista napoletano Luigi De
Simone realizzate con materiali poveri ritrovati nella
periferia cittadina. Sono in maggioranza ritratti di
personaggi famosi creati con fogli di cartone sui quali sono state usate varie tecniche di pittura, dall’olio
al pastello.
Al Blu di Prussia
via Filangieri, 42
www.albludiprussia.com
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Parlez-vous le sportif ?
9 marzo, ore: 18
Il linguaggio sportivo può essere un sistema di
comunicazione universale? Pierluigi Ligas, professore di lingue e linguistica francese dell’Università
di Verona, se lo domanda nel suo ultimo libro “Le
lingue nello sport”, una riflessione su codice sportivo e legami sociali.
Incontri di Archeologia
5, 12, 19, 26 marzo, ore: 15
Compie 20 anni l’iniziativa “Incontri di Archeologia”. Ogni giovedì, fino al 28 maggio 2015, conferenze sulla storia, la cultura e le opere realizzate
dall’uomo nel corso dei secoli. La civiltà persiana,
il mondo greco-romano e il “metodo morelliano”
sono gli argomenti principali dei seminari di marzo.
Istituto Grenoble,
via Francesco Crispi, 5
www.institutfrancais-napoli.com
Museo Archeologico Nazionale
piazza Museo Nazionale, 19
www.cir.campania.beniculturali.it
L’invenzione dell’Oriente
14 marzo, ore: 11
5
La villa Floridiana ospita l’incontro “Orienti inventati: gli scrittori immaginano l’altrove”, che fa parte
di un ciclo di appuntamenti che proseguiranno fino
a maggio 2015. Modera Giancarlo Alfano, docente
di Letteratura Italiana all’Università Federico II di
Napoli.
Museo Duca di Martina
via Cimarosa, 77
www.polomusealenapoli.beniculturali.it
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6
Dalla Modern Art Agency alla genesi di
Terrae Motus (1965-1982)
Documenti, opere, una storia...
Fino al 9 marzo
Orari: lun-sab 10-19.30, domenica 10-20
Ultimi giorni per visitare la mostra che il Madre ha
dedicato a Lucio Amelio in occasione dei vent’anni
dalla sua scomparsa. Raccolti più di cinquecento
documenti storici tra lettere, progetti di esposizioni
e schizzi di allestimento per raccontare la vita e il
lavoro del gallerista.
MADRE via Luigi Settembrini, 79
www.madrenapoli.it
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