Maiorca eterna magia

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Maiorca eterna magia
TESTO E FOTO DI ANGELO TONDINI
S
u Maiorca grava un pregiudizio,
soprattutto da parte di chi non c’è
mai stato o non la conosce bene.
L’idea sbagliata è che sia un’isola piccola,
fitta di hotel moderni, affollata da turisti
di quarta categoria. Formentera fa più fino, Minorca è più chic e Ibiza sempre alla
moda. Però Maiorca è grande, verdissima, in certe zone addirittura vuota e solitaria. Se si esce da La Palma e dintorni, la
sorpresa è grande. Certo, serve un’auto e
la voglia di andare in giro, ma sarete ripagati. La zona centrale dell’isola di chiama
Es Pla. Sta tra la Serra de Tremuntana e
quella di Llevant: è una vasta pianura coltivata a mandorli, fichi, aranci, ulivi e vigneti.
Qui si produce un vino
rosso corposo e di buo-
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na beva, il Ferrer. E si preparano le migliori sobrasadas, e i saporiti botifarró, insaccati classici, da non perdere.
Nelle possessió, le antiche case padronali di campagna, veri e propri palazzi, vivono ancora contadini centenari, attaccati alla loro terra come a una reliquia, gente che non conosce fertilizzanti o macchine sofisticate. Quasi tutto è rimasto come tanti anni fa, eccetto la luce elettrica,
la Tv e il telefono. Ma questi vecchi non
amano troppo spostarsi. Molti di loro
non hanno mai lasciato l’isola, si dice
che qualcuno non sia mai sceso al mare.
Leggende e storie a parte, è vero che alcuni maiorchini intelligenti hanno capito
una cosa: non tutti amano il rumore, le discoteche e le spiagge affollate. C’è anche
il fascino del silenzio, del verde, dell’aria
씮
In questa foto: il panorama
di Cala Formentor al tramonto
L’isola che fece innamorare
artisti e scrittori è
pronta ad accogliere
turisti curiosi e originali
MAIORCA
ETERNA MAGIA
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Qui sopra: le mura del Paseo
Uruguay a Palma di Maiorca.
A destra: pescatori
a Cala Figuera
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che profuma di resina, del buon cibo casalingo. Tanto il Mediterraneo è lì, a non più di
20 chilometri: la buona aria, ricca di sale e di
iodio, arriva lo stesso fino a Algada, a Petra,
a Lloret, ai paesini dell’interno. Specialmente alla sera, quando spira la brezza del mare.
Così sono nati tanti piccoli, eleganti residence di campagna che non possiamo definire
“hotel”, perché vorrebbe dire ridurli a un livello commerciale qui sconosciuto, per fortuna. Come Sa Bassa Rotja, antico casale del
Duecento, restaurato con gusto, che offre
buona ospitalità a prezzi accessibili in un silenzio quasi religioso vicino al paesino di
Porreres, a 45 chilometri da Palma.
Un percorso ideale per scoprire la Maiorca più segreta segue la strada panoramica
C710: più di 100 chilometri che portano a
Andratx, piccolo borgo ancora intatto, con
le stradine di acciottolato che salgono su fino alla chiesa del XIII secolo. Si prosegue
per Banyalbulfar, tra panorami mozzafiato
di rocce e fiordi fino alle più calme inquadrature di ulivi e giardini nella zona di Valldemossa, famosa per la sua Certosa, dove tra-
scorsero un inverno George Sand e Chopin.
E ancora insenature profonde, pinete, colline idilliache come a Deiá, borgo così bello
da incantare tanti artisti e intellettuali: Anaïs
Nin, Pablo Picasso, Garcia Márquez, Ava
Gardner, lo scrittore inglese Robert Graves,
il regista Pedro Almodóvar. Il top è farsi
mezz’ora a piedi in mezzo a boschi e dirupi
per raggiungere in basso la Cala de Deiá, piccolo paradiso con acqua cristallina, lontano
da automobili e turisti rumorosi. Ed ecco
Sóller, seconda città dell’isola, dove aleggia
lo spirito del grande Gaudí, per mezzo del
suo allievo prediletto, Joan Rubió. La chiesa
di San Bartomeu ne è la testimonianza più
evidente, con la residencia Can Prunera.
Se si dovesse giudicare dal numero e dall’imponenza delle chiese, Maiorca dovrebbe
avere almeno 10 milioni di abitanti. Invece
ne ha soltanto 400.000. In ogni paesino si
ammirano costruzioni enormi che sovrastano case piccole e timide, quasi a volerle umiliare. Sono vere cattedrali gotiche e barocche. Come a Porreres, delizioso borgo di appena 4.000 abitanti con una chiesa parroc-
Aurore Lucie Dupin, in arte
George Sand, scrittrice
famosa, e Frederik Chopin,
musicista eccelso, furono
protagonisti di una celebre
storia d’amore. Alla fine
del 1838 decisero di
lasciare la fredda Parigi
per Maiorca, isola quasi
sconosciuta a quei tempi,
ma con un clima migliore
della capitale francese.
Soggiornarono a Palma, poi
si trasferirono nel paesino
di Valldemossa. È una zona
molto verde: querce, pinete
e macchia mediterranea,
la grande Certosa (la
Cartuja), che è il cuore e
l’essenza stessa del paese.
Proprio qui vissero i due
artisti, nelle celle ancora
indicate con i numeri 2 e 4.
MICHAEL DOUGLAS, L’INNAMORATO
Vi si conservano lettere
manoscritte di Chopin, il
pianoforte che usò e le
partiture musicali. Lui era
molto malato, ma
lavorò lo stesso
con impegno,
terminando i
Preludi, la Ballata
op. 38, le due
Polacche op. 40,
lo Scherzo op. 39
e la seconda delle
Mazurche. George
Sand scrisse un romanzo,
Spiridion, e prese gli
appunti che le permisero di
pubblicare, due anni dopo,
il libro Un inverno a
Maiorca. La scrittrice
rimase affascinata dal
paesaggio di Valldemossa:
«È questa una delle vedute
che saziano, perché
non lasciano nulla da
desiderare, nulla
da immaginare.
Tutto ciò che il
poeta e il pittore
possono sognare,
la natura lo
ha creato in
questo luogo».
Di Valldemossa
s’innamorarono in
seguito anche l’arciduca
Ludwing d’Asburgo, il
filosofo Miguel de
Unamuno, il poeta Rubén
Darío, lo scrittore David H.
Lawrence, il pittore Miró. Il
più recente degli amori per
la Certosa è quello
dell’attore americano
Michael Douglas (nella foto),
da sempre innamorato
delle Baleari.
In una villa del borgo ha
creato il Centro culturale
Costa Nord de Valldemossa
(Avenida Palma 6, tel.
0034.971.61.24.25, aperto
tutto l’anno) dove viene
illustrata la storia della
regione settentrionale di
Maiorca, L’istituzione ha un
auditorium e due spazi
espositivi. Nel primo è
sistemata una collezione
di oggetti che raccontano
la vita della zona. Nell’altro
è stato ricostruito l’interno
dell’imbarcazione
dell’arciduca
Ludwig d’Asburgo.
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Qui sotto: mulini a vento
nei dintorni di Montuiri.
A destra: Gullermo Morlá
Estrany, fruttivendolo
a Porreres
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chiale (così la chiamano) lunga 48 metri, larga 17 e alta 25, con 7 cappelle laterali. Così
accade un po’ dappertutto, a Sineu, a Montuiri, a Santanyi, per non parlare di Palma,
che esibisce la sua super cattedrale, uno dei
pezzi più belli del gotico, 7.000 metri quadrati, la seconda per grandezza in Europa.
La spiegazione di tanta imponenza non
sta solo nella profonda fede cattolica dei
maiorchini, ma nel voler
ringraziare Dio per averli
fatti nascere in una terra
così bella e ricca. Perché
Maiorca ha tutto: un bel
clima, 500 chilometri di
costa molto varia, promontori, spiagge grandi e piccole insenature. Boschi, pinete, mare
pescoso, un’agricoltura che rende bene, specialmente per verdura e frutta.
Proseguiamo per Fornalutx, un paesino
incantato in mezzo a una valle di aranceti,
sotto il Puig Major (1.445 metri), la montagna più alta dell’isola. Ed eccoci a Pollença,
tranquilla e piena d’atmosfera, con le sue
stradine polverose e il chiostro secentesco
del monastero di Santo Domingo. Siamo arrivati a Cap de Formentor, un luogo particolare specialmente al tramonto, quando rocce, pini e mare si accendono di tutte le sfumature del giallo e del rosso. È la punta estrema
dell’isola a Nord-Ovest.
Il ventre campestre di Maiorca, l’entroterra, l’anima dell’isola si esprime nei suoi borghi antichi. Come Artá, arroccata su una collina, con il castello di origine araba, antiche
case un tempo dimora di nobili famiglie, un
dedalo di vicoli, il silenzio. A Muro le pietre
trattengono il calore del sole meridiano anche dopo il tramonto. Qui la gente ha ancora la passione della corrida. Una Plaza de Toros enorme per il luogo (10.000 posti), è teatro, in estate, di un paio di grandi spettacoli.
Ecco le mura trecentesche di Alcudia e il
regale borgo di Sineu, residenza prestigiosa
ai tempi di Giacomo II (XIII secolo), come
confermano le ricche case in centro, la chiesa di Santa Maria e il monastero di Sant Francesc, oggi sede del municipio. Da tutto questo avrete già capito una cosa: per conoscere
davvero quest’isola straordinaria, ci vorreb왎
be almeno un mese.
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