RESTAURO DEL TEATRO CAIO MELISSO – SPOLETO 2013 Il

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RESTAURO DEL TEATRO CAIO MELISSO – SPOLETO 2013 Il
RESTAURO DEL TEATRO CAIO MELISSO – SPOLETO 2013
Il Teatro fu finito e consegnato alla città nel 1880
La FONDAZIONE CARLA FENDI, mecenate del restauro del Teatro
Caio Melisso di Spoleto, prevede di realizzare in questo primo stralcio
di lavori, pianificato su tre capitoli di intervento, prima dell’inizio del
Festival Dei Due Mondi 2013.
Un intervento è riservato al Palco Centrale di secondo ordine, detto di
Rappresentanza del Sindaco (o Palco Reale), al salotto di retropalco e
ai tre ordini di mantovane nei palchi.
PALCO REALE
In questo palco, nel meticoloso approfondimento dei saggi operato
sulle pareti interne sotto circa sette strati di colore a tinta unita, fino
all’attuale e più recente molto approssimativo che ricorda un “rosso
pompeiano tendente al terra bruciata” sicuramente risalente agli anni
1958/1959, anni in cui fu fatta un’approssimativa sistemazione del
Teatro per l’apertura della prima edizione del Festival Dei Due Mondi di Spoleto.
Tornato alla luce con graduale sorpresa la decorazione parietale originale risalente a fine Ottocento, in
epoca Montiroli (Spoleto 1817 – Roma 1888) architetto del Teatro, o subito dopo, primi del Novecento.
Le decorazioni sono costituite da un fondo ocra dorato e su questo una composizione tono su tono,
di un motivo formato da una pigna coronata di foglie che creano una linea “a mandorla” la quale, nel
ricongiungersi nella parte più stretta, intreccia una corona.
Il motivo si riprende su tutte le pareti in moto alternato e seriale, senza variazione. Il motivo decorativo
è impostato cromaticamente con la ripresa dei punti luminosi (colpi di luce) accentuati con una
pennellata più grassa, probabilmente effettuata con pittura ad olio, il tutto sempre tono su tono, così
come l’alta zoccolatura che chiude la decorazione al pavimento.
Detta decorazione non risponde alle indicazioni che il Montiroli aveva tracciato sulle sezioni del Teatro
(uno dei pochi documenti originali esistenti, ad acquerelli) come non rispondono al progetto stesso le
quadrature degli ordini dei palchi tutt’ora visibili in sala.
IL RETROPALCO
Dopo una prima proposta rilevata dai disegni e dalle idee del Montiroli, si è provveduto ad approfondire
i saggi sulle pareti del retropalco.
Da questa scrupolosa indagine sono emerse delle interessanti “quadrature” che possiamo definire
molto semplici, risalenti alla fine del secolo Ottocento. Si tratta di una quadratura unica sui toni del
“terracotta” che si ripete sulle quattro pareti del retropalco, realizzata su un fondo cromatico rosato
caldo, molto pallido. La quadratura è strutturata in un’alternanza di tratti sottili con linee più spesse,
che richiamano delle modanature; tra le due tipologie di linee si presenta un tono cromatico color
malva, molto leggero.
Avendo trovato un controsoffito ribassato che non aveva alcuna relazione con il disegno del Montiroli,
si è provveduto anche, con un intervento più sostanziale, a richiamarsi, per quanto riguarda i soffitti, al
Montiroli, ripristinando la spazialità delle volte originali e riprendendo il motivo (accennato su un altro
disegno dell’architetto) di una volta con arco ad ogiva, leggermente ribassato.
Queste quadrature ritrovate tuttavia non riflettono quanto il Montiroli indicò nella Sezione originale
acquerellata che presenta invece fregi allegorici, non rispettati nella realizzazione finale emersa.
LE MANTOVANE
Riflettendo sul valore decorativo della mantovane dei tre ordini dei palchi tracciato dal Montiroli sul
suo disegno originale, si è giunti alla conclusione che le attuali sono casuali, rispondenti a una generica
convenzione teatrale risalente probabile restauro degli anni 1958/59.
La composizione si presenta sottile nelle sue dimensioni (in altezza) e leggera nel tratto del disegno,
quasi a fondersi con i toni cromatici alle fasce di suddivisione dei palchi.
Pertanto il tono di fondo ripreso sarà il rosa cenere mentre i fregi saranno in avorio/grigio chiaro per
l’intreccio delle foglie di acanto.
Stesse modalità pittoriche nei tre toni di mantovane.
L’ARREDO
Il retropalco accoglie con una maggiore confortevolezza gli ospiti del Palco Reale ed altri. Un divano
restaurazione rivestito in velluto a righe magenta e giallo-oro, sedie imbottite, due panche a muro
di velluto color magenta, insieme all’intervento sulle illuminazioni, accolgono gli ospiti. Lo spazio
ritrovato, dalla volta alle pitture in parete originali, funge anche per esporre una serie di fotografie
che ritraggono parte delle persone che hanno contribuito al successo del Festival dei Due Mondi:
dal fondatore Giancarlo Menotti e a tutti gli altri artisti, attori, attrici, registi, scenografi, costumisti,
coreografi, direttori d’orchestra ed altri.
Carlo Savi Cesare Rovatti
Inoltre è stato arredato l’ingresso del Teatro con immagini storiche del “vissuto” del Festival concesse gentilmente
da Fondazione Cassa di Risparmio di Spoleto, Spoleto Crediti e Servizi, Fondazione Festival di 2Mondi e
Fondazione Monini. Autore Lionello Fabbri.
Infine, come testimonianza del percorso del Festival, i due ritratti: il fondatore Gian Carlo Menotti e il direttore
artistico Giorgio Ferrara.
Teatro Caio Melisso
Il Teatro Caio Melisso discende attraverso numerose trasformazioni, da un antico teatro spoletino. Nel
suo aspetto attuale, è opera di Giovanni Montiroli (1877-1880), ripristinato nel 1958, dopo un lungo
abbandono, da R. De Luca.
Nel Cinquecento, caduto ormai il progetto di continuare la costruzione del Palazzo della Signoria,
rimaneva un vasto spazio tra l’Opera del Duomo e il Tempio della Manna d’Oro che si erano già
innalzati sopra quell’edificio non compiuto. Non è noto a cosa fosse destinato allora quello spazio,
ma non certo a rappresentazioni teatrali, perchè queste si svolgevano fino alla metà del Seicento, nel
Palazzo Comunale o in sale private.
Il luogo inizia a legarsi alle tradizioni spoletine quando vi viene allestito uno “stanzone per le pubbliche
commedie” ricordato nel 1664: ma un “teatro” – che era forse lo stesso - esisteva già nel 1660 e pare
fosse nato per iniziativa dell’Accademia degli Ottusi. L’interesse per il teatro era già allora molto diffuso
e vivo a Spoleto, che aveva tra le sue mura anche numerosi autori di commedie come B. Campello, O.
Castelli, G.B. Lauri, B. Luparini e il celebre L. Vittori, e aveva dato natali a Giovanni Gherardi, capostipite
di una delle più famose genealogie di Arlecchini e comici dell’arte, così nel 1668 quello “Stanzone” era
divenuto un vero teatro con quattro ordini di palchi, uno tra i più antichi teatri italiani a palchetti.
Il “Nobile Teatro”, così si intitolava, fu più volte rinnovato ma prima della trasformazione di Montiroli
ebbe sempre una struttura lignea; nel 1751 fu arricchito da decorazioni pittoriche, sipari e scene, che pare
fossero pregevolissimi, e lo Iomelli musicò espressamente per la riapertura l’ “Ipermestra” di Metastasio;
nel 1817 Gioacchino Rossini partecipò come suonatore di contrabbasso ad una rappresentazione della
sua “Italiana in Algeri” e fece appena in tempo ad ammirare le belle decorazioni settecentesche, prima
che fossero in parte distrutte e in parte trafugate nel 1819 da ignoti fiorentini. Il teatro nel 1819 era
notevolmente inferiore al precedente ed era così poco amato dagli spoletini, desiderosi di averne uno
più grande e più ricco, che alcuni cittadini tentarono di incendiarlo (1853).
L’inaugurazione del Teatro Nuovo nel 1864 segnò la completa decadenza del “Nobile” e il suo
abbandono, che tuttavia non durò a lungo perché appena dieci anni dopo il Comune ne decideva il
ripristino. Il progetto fu affidato all’architetto spoletino Giovanni Montiroli. Il teatro, consegnato nel
1880 completamente rinnovato, fu in quella occasione intitolato Caio Melisso, in onore allo spoletino,
amico di Mecenate, bibliotecario di fiducia di Augusto, scrittore, commediografo e grammatico, la cui
opera è completamente perduta.
(Estratto da R. Sabatini, Teatri Umbri, Perugia 1981)
Fondazione Carla Fendi
La Fondazione Carla Fendi nasce nel 2007 con lo scopo principale di dare contributo e assistenza
per preservare beni e valori culturali del passato e per garantirne la continuità e la crescita nel
futuro, muovendosi principalmente nel campo dell’arte, della letteratura, del cinema, della moda,
dell’ambiente e del sociale e comunque in tutti quei settori in cui si potranno finalizzare i medesimi
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Con questo spirito la Fondazione promuove eventi allo scopo di preservare eccellenze artistiche del
passato e promuovere personalità di rilievo emergenti.
Supporta progetti nell’ambito della difesa ambientale finalizzati allo sviluppo e alla preservazione
dell’ambiente.
Partecipa e dà contributi e assistenza alle attività di molti Enti che promuovono gli stessi valori
culturali, ambientali e sociali.
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