Fattori prognostici e follow up
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Fattori prognostici e follow up
FATTORI PROGNOSTICI MELANOMA Dr.ssa Rossana Tiberio Dr.ssa Benedetta Miglino UNIVERSITA' DEGLI STUDI DEL PIEMONTE ORIENTALE "A. AVOGADRO" FACOLTA' DI MEDICINA E CHIRURGIA - NOVARA CLINICA DERMATOLOGICA Direttore Prof. E. COLOMBO INTRODUZIONE • Nonostante l’aumento di incidenza del melanoma la prognosi è nettamente migliorata negli ultimi 20 anni e ciò è dovuto ad una diagnosi precoce ( maggiore frequenza di asportazione di melanomi superficiali) • Tra i fattori prognostici piu’ importanti deve essere considerato lo stadio della neoplasia. Comunque anche altri elementi aiutano a formulare una prognosi nei pazienti affetti di melanoma. Fattori prognostici • • • • Marcatori prognostici clinici Marcatori prognostici istopatologici Marcatori prognostici sierici Marcatori prognostici bio-molecolari SESSO • Negli ultimi anni numerosi lavori riportano come ci sia un incremento delle diagnosi di melanoma nel sesso femminile • maggiore sopravvivenza, intesa come tempo senza recidive di malattia, nelle donne rispetto agli uomini. ( maggiore incidenza di melanomi sottili non ulcerati e soprattutto localizzati agli arti) blu = uomini rosso= donne Analisi sopravvivenza globale ETA’ • Gli anziani hanno prognosi peggiore per una maggior incidenza di melanomi spessi e ulcerati • È stimata una riduzione della sopravvivenza a 5 e 10 anni ogni 10 anni di incremento di età Distribuzione di Sesso ed Età alla diagnosi 900 800 700 600 500 TOTALE DONNE 400 UOMINI 300 200 100 0 < 40 anni 40-60 anni > 60 anni SEDE • Prognosi migliore dei melanomi agli arti rispetto a quelli di tronco, capo e collo • Melanomi subungueali hanno prognosi peggiore rispetto a quelli degli arti • Le sedi con prognosi peggiore sono collo e orecchio Distribuzione tra Sesso e Sede anatomica di Insorgenza del Melanoma Cutaneo Primitivo 350 300 250 N CASI 200 150 100 50 0 testacoll tronco arto-sup arto-inf o acrale sconosci uto UOMINI 43 224 51 38 11 3 DONNE 37 104 64 163 18 1 TOTALE 80 328 115 201 29 4 Attualmente ….. • La sopravvivenza dei pazienti affetti da melanoma cutaneo dipende principalmente dallo stadio al momento della diagnosi. • In questa neoplasia numerosi sono i marcatori molecolari in fase di studio, ma i fattori morfo-patologici rappresentano al momento i principali indicatori di prognosi, validati e consolidati. MARCATORI ISTOPATOLOGICI TIPO ISTOLOGICO • A diffusione superficiale: prognosi migliore nei casi a crescita orizzontale, dove l’invasione dermica può essere minima con scarsa capacità infiltrativa delle cellule e spesso assenza di mitosi. • A crescita verticale, le lesioni tendono a formare aree nodulari nel derma papillare e reticolare; con spessore delle lesioni generalmente elevato, associato ad un notevole incremento dell’attività mitotica con conseguente aumento del rischio di metastatizzazione e peggioramento della prognosi. LIVELLO DI INVASIONE (CLARK) • Originariamente descritto da W.H. Clark nel 1966 si basa sulla profondità dell'infiltrazione del melanoma e quindi si riferisce al livello di invasione nel derma della neoplasia. • Livello I: confinato all'epidermide (melanoma in situ) • Livello II: invasione della parte superficiale del derma papillare • Livello III: invasione di tutto il derma papillare • Livello IV: invasione del derma reticolare • Livello V: invasione del sottocutaneo Distribuzione della frequenza dell’indice di Clark 250 200 150 N Casi 100 50 0 II III IV V Uomini 104 105 92 21 Donne 122 130 88 8 T otale 243 235 180 29 Livello di Clark Uomini Donne Totale SPESSORE SECONDO BRESLOW • Definito nel 1970 da Breslow, si riferisce allo spessore del melanoma escisso. • E’ la misurazione dello spessore in profondità, misurato al microscopio, con oculare micrometrico, partendo dallo strato granuloso in mm. Piu' elevato è lo spessore, peggiore è la prognosi. • Melanoma “in Situ”: lesione confinata entro la giunzione dermo-epidermica, che dopo trattamento chirurgico, ha una sopravvivenza a 10 anni del 100%. • Melanoma Sottile: 0-0.75 mm • < 1 mm (sopravvivenza a 5 anni tra 95 e 100%) • tra 1 e 2 mm (sopravvivenza a 5 anni tra 80% e 96%) • tra 2.1 e 4 mm (sopravvivenza a 5 anni tra 60% e 75%) • maggiore di 4 mm (sopravvivenza a 5 anni tra 37% e 50%). Distribuzione dello spessore sec. Breslow del melanoma cutaneo tra i sessi e totale 300 250 200 150 100 50 0 <0.75 0.75-1.00 1.01-2.00 2.01-4.00 >4.01 Sconosciu to UOMINI 140 43 66 65 60 11 DONNE 153 43 71 67 36 7 TOTALE 293 86 137 132 96 18 1=0 – 0.75 mm 4= 2.1 - 4 mm 2= < 1 mm 5= > 4 mm 3= 1.1 -2 mm ULCERAZIONE • L’incidenza di questo fattore prognostico è più bassa nei pazienti con melanoma cutaneo sottile. • Alcuni studi confermano che l’ulcerazione è strettamente correlata con l’aumento della divisione mitotica all’interno del tumore, inoltre la capacità metastatica di un melanoma ulcerato è simile a quella di tumori scarsamente differenziati o tumori primitivi localmente invasivi. • L’ulcerazione rientra insieme all’indice di Breslow nella classificazione TNM. Gli indici di sopravvivenza dei pazienti con melanoma ulcerato sono proporzionalmente più bassi che in quei pazienti in cui l’ulcerazione é assente considerando la stessa categoria T. Distribuzione della presenza o assenza di Ulcerazione sulla lesione alla diagnosi di melanoma cutaneo ULC_sì ULC_no Sconosciuto blu =ulc assente rosso= ulc presente INDICE MITOTICO • Definisce la proliferazione del melanoma primitivo ed è fattore prognostico che incide sulla sopravvivenza in modo indipendente,. • Secondo fattore prognostico più potente nel definire la sopravvivenza, dopo la valutazione dell’indice di Breslow, per gli stadi T1 • Il valore significativo è stato posto a 1/mm2, per valori proliferativi > 1/mm2 la sopravvivenza decresce proporzionalmente. • In particolare, la presenza di mitosi ≥ 1/mm2 rappresenta un criterio primario, che sostituisce il livello di Clark, per la classificazione T1b del melanoma. Tali pazienti diventano quindi eleggibili per la metodica del linfonodo sentinella. LINFONODO SENTINELLA • E’ identificato mediante linfoscintigrafia, viene definito come il primo linfonodo drenante dell’area tumorale e come tale presenta un rischio più elevato di metastatizzazione. LE INDICAZIONI: pazienti con spessore di Breslow ≥ 1.00 mm, presenza di ulcerazione oppure con livello di Clark IV o V, senza segni clinici di metastasi linfonodali o a distanza, che abbiano pertanto completato uno staging clinico strumentale. (classificazione AJCC 2009) , mitosi > 1mm2. Distribuzione di frequenza di SLNB + e spessore del melanoma cutaneo primitivo 18 16 14 12 10 SLNB + 8 6 4 2 0 0.75-1.00 mm 1.01-2.00 mm 2.01-4.00 mm >4.01 mm • La positività del LS nel melanoma è significativamente correlata con lo spessore di Breslow e l’ulcerazione e, di conseguenza, è più frequente negli stadi più avanzati. • Tuttavia, la presenza di cellule tumorali nel LS è di particolare rilevanza prognostica, soprattutto in pazienti agli stadi I/II. Uno studio pubblicato recentemente ha evidenziato che la prognosi dei pazienti con LS positivo correla con la grandezza ed il sito della metastasi stessa. • L’esito della SLNB è particolarmente rilevante, infatti ha un elevata valenza prognostica. • Sopravvivenza a 5 anni con LS negativo : 90% • “ “ “ LS negativo: 56% C BLU= esito negativo ROSSO=esito positivo curva di sopravvivenza libera di malattia=tempo alla prima mts LINFOCITI INFILTRANTI IL TUMORE (Til’s) • La presenza di un’intensa infiltrazione linfocitaria intra-tumorale (Til’s) o disposta a banda continua alla base del melanoma nella sua fase di crescita verticale (Brisk TIL) è considerato un fattore prognostico indipendente dallo spessore, dall’indice mitotico, dall’ulcerazione, dal sesso, dall’età e dal sito in cui il melanoma si è sviluppato. MARCATORI SIERICI LDH • Un’elevata concentrazione sierica dell’enzima lattato deidrogenasi (LDH) rappresenta un fattore prognostico indipendente ed altamente significativo di sopravvivenza globale in pazienti affetti da melanoma allo stadio IV. • Pazienti con melanoma metastatico nella cute, nella sottocute, nei linfonodi e/o nel polmone con LDH sierico normale sono rispettivamente classificati come M1a e M1b e hanno una prognosi intermedia. • La peggior prognosi è stata osservata per i pazienti metastatici con elevato LDH serico (M1c) . • LDH è un marcatore di particolare utilità negli stadi avanzati della neoplasia, soprattutto in combinazione con S100B e MIA (Melanoma-Inhibiting Activity). • L’S100B è un biomarcatore di particolare rilevanza clinica nel melanoma. • Nel 1995 è stato pubblicato il primo studio sul suo significato come biomarcatore sierico, in cui si evidenziava un’associazione statisticamente significativa tra aumento sierico del biomarcatore e progressione della malattia. • Alcune linee Guida Svizzere e Tedesche raccomandano la determinazione di S100B nel siero di pazienti con Breslow > 1 mm, ogni 3-6 mesi. MARCATORI PROGNOSTICI BIO MOLECOLARI • In questi ultimi anni, innumerevoli sono stati gli studi che hanno cercato di identificare, applicando metodiche immunoistochimiche, il biomarcatore "ideale" nel melanoma, analizzato singolarmente od in combinazione a parametri prognostici convenzionali. • Tuttavia, tra i molteplici biomarcatori studiati solo una minoranza appare rilevante dal punto di vista clinico ed indipendente sia dallo spessore di Breslow sia da altri parametri istopatologici. Biomarcatori immunoistochimici associati a prognosi sfavorevole Rothberg et al, 2009 • In particolare, l’aumentata espressione immunoistochimica di tre molecole di adesione, quali MCAM/MUC18, L1-CAM e CEACAM-1 è correlata ad un intervallo libero da malattia significativamente più breve. • L’espressione di MCAM/MUC18 è associata anche alla sopravvivenza globale . • Un altro importante gruppo di molecole, coinvolte nella progressione del melanoma, è rappresentato dalle proteine della matrice cellulare: l’osteopontina e la tenascina-C, proteine che regolano l’espressione e l’attività delle metallo proteinasi. • Nell’ambito delle proteine legate alla proliferazione cellulare, le più interessanti dal punto di vista prognostico sono il Ki-67, la metallotioneina, il Ku70, il Ku80 e la proteina-2 associata ai microtubuli CONCLUSIONE • Identificare il sottogruppo di pazienti a rischio di progressione al momento della diagnosi iniziale consentirebbe una pianificazione terapeutica corretta ab initio, con conseguente miglioramento della prognosi GRAZIE PER L’ATTENZIONE