Settimanale di fatti, personaggi e vita vicentina
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Settimanale di fatti, personaggi e vita vicentina
VICENZAPIU.COM: Online il settimanale diventa quotidiano con i commenti ai fatti del giorno - www.vicenzapiu.com Rette care Cinzia Bottene: e servizi in crisi “Nessuno sconto L’Ipab dei familiari a Variati” pag pag 3 6 Dalla televisione allo spritz: riecco Noaro pag 8 www.vicenzapiu.com n° 170 07 novembre 2009 euro 1,00 Settimanale di fatti, personaggi e vita vicentina Direttore responsabile Luca Matteazzi In edicola il sabato Gli indesiderabili In città nessuno li vuole. Eppure i “nomadi” sono residenti ormai stanziali E in molti paesi della provincia gli esperimenti di integrazione stanno dando risultati soddisfacenti Le storie di Santorso, Schio e Camisano Ciàcole A Diventa quotidiano www.vicenzapiu.com Tutti a casa parte Dino Zoff, che se n’è andato dalla panchina della nazionale irritato per le ingerenze di Silvio Berlusconi (allora come oggi presidente del consiglio), in Italia non si dimette mai nessuno. L’adagio trova conferma nelle cronache vicentine di questi giorni. Prendiamo il caso del Principe di Piemonte, un piccolo ente che si occupa dell’assistenza a bambini in difficoltà. C’è un ammanco in cassa di oltre 270 mila euro, c’è un presidente che è irreperibile da mesi, c’è un cda che presenta una querela in procura ma non dice niente all’esterno (e il sindaco si accorge del pasticcio solo a cose fatte!). Adesso viene fuori anche che da sette anni l’ente non presentava un bilancio. Come minimo un bruttissimo caso di distrazione, di soldi e di impegno. Eppure nessuno che pensi di lasciare il proprio posto (gli unici sono stati Gianfranco Dori in estate, e Nicola Zamperetti, che gli era subentrato su nomina di Variati). Oppure prendiamo l’Ipab: al di là delle vicende legate al caso Ristocenter, c’è una situazione di stallo con il Comune che dura da mesi. E anche lì nessuno accetta di lasciare la poltrona. Voglia di difendere la correttezza del proprio operato? Desiderio di non andarsene lasciando la sensazione di aver qualcosa da nascondere, come ha detto il presidente Meridio? Può essere. Ma in certe situazioni l’eleganza di fare un passo indietro sarebbe una virtù decisamente apprezzata. Se non altro per permettere ad enti che danno assistenza a centinaia di persone di funzionare a pieno regime. Assicurando le risposte che la gente si attende, e che in questo momento nessuno è in grado di fornire. il fatto 170 del 07 novembre 2009 numero 3 pag Tariffe care, servizi in crisi L’altra faccia dell’Ipab Familiari degli ospiti e sindacati raccontano come funziona l’ente finito al centro della bufera politico-giudiziaria Tra rette ormai insostenibili, carenze strutturali e personale costretto a fare i salti mortali per garantire l’assistenza di Luca Matteazzi L avoratori sovraccarichi, rette insostenibili, anziani accuditi alla meno peggio e nuovi tagli all’orizzonte. Nel grande bailamme che nelle ultime settimane ha coinvolto i vertici dell’Ipab c’è una questione che è rimasta spesso in secondo piano. E che dovrebbe invece essere centrale in una città con decine di migliaia di over 65: e cioè come funzionano, in concreto, i servizi dell’ente in cui trovano ospitalità centinaia di anziani, in buona parte non autosufficienti. I costi Per provare a dare una risposta ne abbiamo parlato con i diretti interessanti: i parenti e i familiari degli ospiti delle varie sedi dell’Ipab (il pensionato, il Trento, il Salvi, il San Camillo), rappresentati da un comitato che è anche riconosciuto dalla carta dei servizi dell’ente. Il presidente è Maurizio Chimento, e quando l’abbiamo incontrato era affiancato da altri esponenti dell’associazione: Carla Benassi, Anna Alberton e Giuseppe Campagnolo. Nel lungo elenco delle cose che hanno da segnalare, il primo capitolo è relativo alle rette sostenute dalle famiglie. “Quando hanno fatto la fusione tra l’Ipab e il Salvi ci avevano assicurato un risparmio, perché un conto è acquistare materiale per 400 persone un conto è farlo per un migliaio – attaccano -. Invece non è stato così, e le rette sono periodicamente aumentate”. Oggi, per un posto in una stanza con quattro letti, la famiglia paga qualcosa come 1500 euro al mese (altrettanti sono coperti dalla Regione, come contributo per la cosiddetta “quota sanitaria”), per una stanza a due letti si arriva a 1700 euro e per i reparti più nuovi, come quelli del San Camillo con stanze singole, si viaggia tranquillamente sopra i 2mila euro. A pagare in teoria è direttamente l’ospite, con la pensione o con i risparmi di una vita. Se questi non bastano, sono chiamati in causa i parenti diretti (figli, nipoti e pronipoti; il Comune interviene in parte al fatto che l’ospedale ha solo nel caso in cui non ci sia nesridotto i tempi di ricovero ed elisuno in grado di provvedere). E si minato la geriatria, affidando alle capisce che, con cifre del genere, case di riposo anche pazienti che la famiglia è quasi sempre cofino a qualche anno fa sarebbero stretta ad intervenire. Con sacririmasti in corsia al San Bortolo. fici notevoli, anche perché, men“Arrivano anche persone moritre le rette sono continuamente bonde, e c’è un turnover molto elecresciute, le detrazioni concesse vato: ci sono letti che in due anni dalla Regione si sono progressivahanno visto passare quattro permente ridotte. “Per tante famiglie sone”. Se a questo si aggiunge il certi costi sono insostenibili. Qui fatto che le strutture sono vecchie la retta costa circa 52 euro al giore ormai inadeguate, il quadro è no – raccontano i familiari -. In completo. In alcuni reparti ci sono altre case di riposo nel territorio camere con l’unica finestra che dell’Ulss 6, come nel Basso Vicenguarda su un corridoio chiuso, tino, i prezzi si aggirano sui 38-40 camere che hanno il gradino tra euro al giorno. C’è una differenza la stanza da letto e il bagno (“Imdi 12-13 euro al giorno che a fine maginatevi le difficoltà di una anmese diventa pesante. E infatziano che deve muoversi con il giti c’è una migrazione di famiglie rello”, dicono i familiari), camere che non ce la fanno a sostenere senza acqua corrente e lontane dai questi prezzi: con il disagio che bagni. In queste condizioni per il portare un anziano a Barabarapersonale diventa quasi impossino, per fare un esempio, vuol dire bile garantire standard adeguati. toglierlo dal suo contesto e avere “Ci sono tantissimi dipendenti molte meno possibilità di andarlo che ci mettono l’ania trovare”. L’inverno ma e lavorano con il scorso, poi, era stacuore e con grande to messo in cantiere professionalità – un aumento di una spiegano -, ma il proquindicina di euro Il problema blema è strutturale. al giorno della retta è strutturale: Il personale dell’Ipab per gli ospiti del pen- i reparti vecchi rispetta i paramesionato (la struttura tri di legge, cioè un che accoglie perso- aumentano operatore ogni 2,5 ne autosufficienti, costi pazienti. Ma la legge almeno sulla carta): e difficoltà è datata, ed era stata le proteste hanno pensata quando nei bloccato tutto, ma pensionati c’erano il provvedimento è condizioni diverse e meno gravotuttora in sospeso. “Questo limbo se. E soprattutto non tiene conto è una delle conseguenze delle videi limiti della struttura: qui ci cende di questi mesi – commensono capireparto che devono contano -. L’aumento è sospeso, non trollare delle stanze al primo piarevocato; non c’è ancora stata una no e delle stanze al terzo piano. O decisione definitiva, e di fatto non operatori che per lavare gli utenti sappiamo ancora quanto dovremo devono fare la spola tra la camera pagare. L’aumento potrebbe anche e il bagno. È inevitabile che i temscattare in modo retroattivo”. Con pi si allunghino”. Così, capita che famiglie che si troverebbero così a alcuni anziani rimangano a letto dover coprire conguagli di qualpiù del dovuto (“fino a due anni fa che migliaio di euro. li alzavano sempre, anche quando erano in condizioni critiche; adesI servizi so non è più così”), che i pasti arriL’altra faccia delle medaglia rivino freddi (“se ci sono tre operaguarda la qualità dei servizi. tori per imboccare venti persone, Perché a fronte di costi alti, il licosa possono fare? Si dannano vello dell’assistenza è andato inl’anima, ma qualcuno mangia vece peggiorando, per una serie freddo”), e che basti un imprevidi cause molto complesse. Come sto ad un dipendente per mettere l’aumento di persone con patoloalle strette l’organizzazione di un gie anche gravi, dovuto in parte reparto. O che, nei reparti dove la all’innalzamento dell’età media, gestione è stata affidata a cooperative sociali come il San Camillo, non si riesca a farsi capire dagli operatori, sempre più stranieri e con un rapidissima rotazione. Il tutto non fa che appesantire il clima in un ambiente che deve già, di suo, fare i conti quotidianamente con la sofferenza, la malattia e la morte. “Gli occhi lucidi aumentano – raccontano i familiari -. E anche noi torniamo a casa con un peso enorme dentro. Perché non stiamo parlando di pacchi postali. E abbiamo l’impressione che alla maggior parte delle persone di questi problemi non importi nulla, fino a quando non vengono toccati in prima persona”. Al di là delle oggettive carenze strutturali, comunque, le responsabilità sono anche dell’amministrazione dell’ente. Che ha portato avanti progetti importanti, come quello del polo per l’Alzheimer, ma che pare non aver messo la stessa determinazione nel rispondere alle esigenze spicciole, ma terribilmente concrete, della vita quotidiana degli ospiti. E che adesso è bloccata dalle vicende politico-giudiziarie. “Al di là del giudizio sulla vicenda di queste settimane, ci chiediamo se è possibile che ci sia uno scontro di questo tipo tra Comune e consiglio di amministrazione, quando invece servirebbero collaborazione e programmazione”. Il personale I problemi dei familiari trovano un riscontro nella situazione dei lavoratori. I sindacati da tempo denunciano il carico eccessivo di lavoro che grava su medici, infermieri e operatori sanitari. Per le stesse ragioni sottolineate dai familiari: il numero di pazienti malati o non autosufficienti che è cresciuto, le strutture che sono inadeguate, l’organico che è ai limiti, le risorse economiche che non arrivano. Il risultato è che anche tra il personale si trovano insoddisfazione e incertezza. Molti giovani dipendenti se ne vanno non appena trovano un’offerta più vantaggiosa, ad esempio un contratto nella sanità. Altri guardano con preoccupazione al futuro. “Non siamo mai riusciti ad intavolare un discorso serio sulla dotazione organica – commenta Giancarlo Puggioni, responsabile del settore della funzione pubblica per la Cgil -. Ma per fare questo bisogna capire cosa farà l’Ipab nei prossimi anni, che servizi continuerà a fornire. Per questo Ipab e Comune non possono non confrontarsi, perché i servizi funzionano solo se sono in rete”. Anche perché, pure a livello regionale, la programmazione è in ritardo (“L’ultimo piano sanitario è di 12 anni fa”, osserva Gina Tonin, che segue il settore socio sanitario sempre per la Cgil), e le risorse sempre più risicate. “Il fondo per la non autosufficienza, deciso per legge, ancora non c’è. E in arrivo ci sono nuovi tagli, se ad esempio si vorrà abolire l’Irap”. Sul futuro dell’Ipab ci sono dunque molte nubi. E il temporale non è solo politico. www.vicenzapiu.com Direttore Responsabile LUCA MATTEAZZI [email protected] Editore MANY MEDIA SRL via Btg.Monte Berico, 34 Vicenza tel. 0444 923362 fax 0444 926780 Redazione corso Btg. Monte Berico, 34 (VI) tel. 0444 923362 fax 0444 926780 [email protected] ALESSIO MANNINO [email protected] PAOLO MUTTERLE [email protected] Collaborano: ANDREA ALBA ALBERTO BELLONI FRANCESCO CAVALLARO FEDERICA CEOLATO GIULIANO CORÀ FRANCESCA DANDA FRANCESCO DI BARTOLO ANDREA FASULO GIULIA GALVAN GIOVANNI MAGALOTTI MATTEO RINALDI GIULIO TODESCAN Impaginazione e grafica Mosè Foto Design Via Bosco, 4 31010 Maser (TV) tel. 0423 950385 [email protected] Giornale chiuso in redazione alle ore 12,00 di giovedì 5 novembre 2009. Stampa centro stampa editoriale srl Via Del Lavoro, 18 36040 Grisignano di Zocco (vi) tel. 0444 414303 Autorizzazione Tribunale di Vicenza n. 1181 del 22 agosto 2008 Associato Unione Stampa Periodica Italiana Copyright: Le condizioni di utilizzo dei testi e delle foto sono concordate con i detentori. Se ciò non è stato possibile, l’editore si dichiara disposto a riconoscere il giusto compenso. VicenzaPiù si avvale di opere d’ingegno (testi e fotografie) distribuiti gratuitamente con le licenze Creative Commons “Attribuzione”e “Attribuzione - Non opere derivate”. Ringraziamo tutti gli autori che ci permettono di utilizzare i loro lavori segnalando il nome o il link ad un loro spazio web personale. Per maggiori informazioni: www.creativecommons.it primo piano 170 del07 novembre 2009 numero 4 pag I “nostri” nomadi flickr.com/nromagna Nel Pat si prevedono cinque nuovi campi nomadi Siamo andati a vedere cosa succede in provincia dove l’integrazione è un dato di fatto I casi di Schio, Santorso e Camisano di Luca Matteazzi S u una cosa sono tutti d’accordo. I due campi nomadi della città, quello di via Cricoli e quello di viale Diaz, così come sono non funzionano. Se dalla fase della critica si passa a discutere di possibili soluzioni, però, cominciano i problemi. Dopo che la scorsa amministrazione aveva votato in consiglio comunale un ordine del giorno per la chiusura dai campi, senza poi dargli seguito né elaborare una proposta alternativa compiuta, alla giunta Variati è bastata un accenno di poche righe nel Pat per trovarsi in mezzo alla bufera. L’idea, abbozzata dall’assessore Giovanni Giuliari, di sostituire i due campi attuali con cinque microaree destinate a singole famiglie (si parla di strada Pelosa, Vicenza Est, via Aldo Moro, via Carpaneda e Ospedaletto) ha subito messo sull’allarme politici e residenti. Tanto che il sindaco ha tirato il freno, precisando che la situazione è sì grave ed importante, ma va risolta con strumenti diversi dal Pat. Situazione critica In effetti, se si considera il panorama della provincia, la situazione di Vicenza città è una delle più critiche quando si parla di nomadi. Primo perché qui è concentrato il numero maggiore di famiglie di origine rom e sinti (circa 200 persone, su un totale di circa 350), e questo aumenta la complessità degli interventi necessari. Secondo perché c’è una situazione ormai incancrenita da anni di inerzia a cui è obiettivamente difficile mettere mano, aggravata per di più da casi ambigui e di difficile definizione come l’insediamento di via Nicolosi, e da notevoli problemi igienico sanitari nella altre strutture. Terzo perché basta una accenno a nuovi campi nomadi, per quanto piccoli, controllati e vigilati, per trovarsi di fronte a barricate bipartisan. Contro l’idea delle microaree si è infatti schierata buona parte dell’arco politico. Dalla Lega (“Che assicurazioni hanno i vicentini che i futuri cinque mini campi per i nomadi non si trasformeranno in cinque maxi campi con il tempo?” ha scritto il consigliere Daniele Borò) all’Udc (Massimo Pecori ha criticato i costi dell’operazione) a pezzi del Pd (“L’idea di costruire cinque campi nomadi in città presenta dei rischi enormi per il controllo delle aree”, ha osservato Sandro Guaiti). Esperimenti riusciti. O quasi Allargando lo sguardo al di là dei confini del Comune, però, gli esempi di gestione accorta del problema non mancano. Anche se, come spiega Fabio Dalla Vecchia, dell’associazione Sucar Drom che segue molte delle famiglie sinti del vicentino, “la situazione è molto frammentaria: praticamente ogni famiglia è un caso a sè”. Quello che si può dire è che, dove sono stati costruiti dei progetti, i risultati sono arrivati. O cominciano ad arrivare, per quanto lentamente e con molte difficoltà. “Il caso positivo è quello di Santorso – continua Dalla Vecchia -, ma anche a Breganze c’è una situazione in cui si è creato un rapporto di fiducia tra una famiglia e i proprietari delle fabbriche, che si affidano a loro come custodi. E ci sono altre realtà che non danno problemi”. Per contro, ci sono casi tragici, come la famiglia di Piovene sfrattata dal comune pedemontano e che adesso ha trovato accoglienza, come al solito tra proteste e polemiche, in un terreno dei frati cappuccini di Schio. Quel che vale la pena sottolineare, in ogni caso, è che si sta parlando di famiglie vicentine. O meglio, per dirla con le parole del dirigente dei servizi sociali del comune capoluogo Carlo Scapin, di “vicentini che vivono in roulotte da trent’anni e sono sotto gli occhi di tutti”. “La cosa più importante è trovare un luogo adeguato per vivere in condizioni decenti – conferma Dalla Vecchia -. Questa è la prima esigenza: non c’è nessuna richiesta di nomadismo. È questo il primo passo per abbandonare la logica dell’assistenzialismo e dare invece autonomia alle famiglie”. In questo senso, anche le microaree potrebbero essere una prospettiva. “Sono un passo avanti. Il problema, con i campi nomadi, è che nessuno si sente responsabile. È come con i bagni delle stazioni, che sono sempre un disastro, mentre quelli di casa sono pulitissimi. Ma quando una cosa non è di nessuno, nessuno se ne fa carico”. Ecco, allora, alcuni dei casi riusciti in provincia. Camisano fortunata “Forse siamo stati fortunati, perché bisogna trovare le persone giuste”. Il neosindaco di Camisano Renzo Marangon chiama in causa anche la buonasorte per spiegare come il suo comune è riuscito a gestire, negli ultimi anni, la presenza di una famiglia di nomadi senza avere problemi né preoccupazioni particolari. Sarà anche stato merito della dea bendata; di certo, però, le due parti in causa ci hanno messo del loro, con un’iniziativa ben costruita. “Siamo partiti da una situazione in cui la famiglia aveva già la residenza, ma viveva in una struttura pubblica degradata e pericolosa – racconta Marangon -. Partendo da qui, sfruttando una legge regionale, siamo riusciti ad ottenere un finanziamento di 50mila euro, uno degli ultimi concessi per questo scopo, che abbiamo utilizzato per sistemare un’area verde”. In pratica, con quei 50mila euro il Comune ha sistemato un terreno pubblico, creando un fabbricato di servizio con la cucina, i bagni e la lavanderia. La famiglia, da parte sua, ha dato fondo ai risparmi, contribuendo con altri 50 mila euro alla costruzione del fabbricato comune, e provvedendo in proprio alla sistemazione di caravan e roulotte. Il risultato è che l’area è pubblica, ma la famiglia ha una concessione d’uso gratuita per i prossimi 30 anni. “Perché ci hanno messo soldi loro. E sempre a condizione che non infrangano le regole”, precisa il sindaco. Il resto è venuto quasi di conseguenza. I ragazzini frequentano la scuola, gli adulti lavorano nella sistemazione di aree verdi, nel settore dell’autotrasporto o nel recupero di materiali ferrosi; recentemente una giovane coppia ha lasciato l’area di sosta per affittare un appartamento in paese, e si sta mescolando con il resto della cittadinanza. Il tutto senza suscitare la solita diffidenza da parte degli altri residenti. “Sono accolti in modo assolutamente tranquillo – continua Marangon -. Anche perché è gente che è qui da trent’anni e si è sempre comportata bene. Poi, come dicevo, forse siamo stati anche fortunati. Abbiamo trovato un capofamiglia molto responsabile e che controllava la situazione. Purtroppo è mancato l’anno scorso, ma mi sembra che la moglie e il figlio stiano continuando allo stesso modo”. Il modello Santorso “Noi avevamo una situazione di grande mobilità di carovane, dovuta alla presenza di famiglie di origine sinti residenti nell’alto vicentino da oltre duecento anni”. Pietro Menegozzo è il sindaco di Santorso, centro dello scledense dove la questione nomadi, negli ultimi due anni, è stata affrontata con successo. Per porre fine al via vai l’amministrazione ha seguito due strade. “Da un lato abbiamo dato ospitalità a due famiglie, una in una casa e una in una piazzola. E con questi abbiamo avviato processi di integrazione: li abbiamo aiutati a cercare lavoro, a mandare i figli a scuola, a gestire la famiglia anche in cose molto concrete, come la raccolta differenziata dei rifiuti o la creazione di un orto, che è un elemento di attaccamento al territorio. Il tutto con un patto di garanzia, per cui loro si impegnano a comportarsi in modo corretto, a seguire i percorsi di integrazione lavorativa e scolastica, e a pagare affitto e utenze. Dall’altro lato abbiamo agito con rigore: chi non ha rispettato le regole è stato allontanato, con il consenso degli altri nomadi, e ci siamo impegnati con la cittadinanza a non accettare altre carovane: noi il nostro dovere l’abbiamo fatto, e quindi nel momento in cui arriva una nuova carovana la faccio allontanare immediatamente. Tra l’altro sono i nomadi stessi a segnalarci gli arrivi, per timore di compromettere il buon rapporto che si è creato”. I risultati a quanto pare si vedono. La famiglia che vive in abitazione ha i bambini che frequentano scuole e attività sportive. E pur con qualche piccolo problema (“ma direi davvero piccolo, cose come un cane che è sfuggito al controllo”, precisa il sindaco), si sta inserendo. Gli altri, che vivono in una zona più isolata, hanno ancora meno contrasti. “Qualche difficoltà c’è, ad esempio hanno ancora un reddito molto basso, e altre ce ne saranno, ma la situazione è molto migliorata rispetto a due anni fa. C’è da dire che sono cristiani, e questo aiuta: vedere in chiesa il battesimo di un bambino nomade facilita l’avvicinamento”. La strategia, insomma, ha pagato. In termini economici: “Nel 2006 avevamo fatto 75 interventi con la polizia municipale – continua il sindaco -. Nel 2008 uno solo, e quest’anno nessuno. Certo ci sono dei costi legati all’assistenza sociale, ma sono molto inferiori a quelli del controllo”. E anche elettorali: nonostante una campagna elettorale infuocata proprio sulla questione nomadi, l’amministrazione Menegozzo è stata confermata con oltre il 60 per cento dei voti. “Sono convinto che se ogni comunità si facesse carico di un piccolo problema, sarebbe molto più semplice risolvere il grande problema nomadi”, conclude il sindaco. Il caso Schio A Schio risiede da anni una famiglia di origine sinti. Una dozzina di persone, qualche volta qualcuna primo piano flickr.com/drugo008 170 del07 novembre 2009 numero 5 pag La Caritas: “Basta pregiudizi, studiamo percorsi di inclusione” Scuola, lavoro e condizioni di vita decorose. Secondo il direttore don Giovanni Sandonà sono queste le tre basi da cui partire per affrontare la questione nomadi “Troppa speculazione sulle paure: la politica non si limiti a inseguire la pancia della gente” D | In alto, i campi nomadi di viale Cricoli e viale Diaz (foto di Michele Biscaro) in più, qualche volta qualcuna in meno, sistemate in una piazzola vicino alla zona industriale. “Non c’è e non abbiamo mai pensato ad un campo nomadi – spiega Antonietta Martino, assessore alla persona e alla famiglia -, preferendo puntare sulle singole famiglie e costruire un progetto sul loro caso”. In concreto, l’iniziativa si traduce in alcuni contributi economici, e in progetto affidati ad una cooperativa sociale che segue l’inserimento scolastico dei bambini e quello lavorativo degli adulti. “Ci sono risultati positivi, anche se le difficoltà non mancano e c’è la consapevolezza che è un percorso lungo e complicato - continua l’assessore -. In particolare le donne hanno risposto bene, si sono responsabilizzate molto. Mentre altri procedono con alti e bassi, anche per motivi personali. La cosa positiva, in generale, è che loro stessi hanno sviluppato un legame con la città di Schio, e si sentono legati al territorio”. D’altra parte, l’amministrazione ha puntato anche sulla legalità, vietando il campeggio e installando dei dissuasori nelle aree più frequentate. “Cerchiamo di portare avanti le due cose, l’integrazione e la legalità. Anche se la mancanza di una progettazione e di un coordinamento tra i comuni a livello provinciale non ci aiuta”. on Giovanni Sandonà mette subito in chiaro due cose. La prima è che la logica della Caritas nell’approcciarsi alla questione nomadi è esattamente la stessa che viene applicata alle altre situazioni di marginalità ed esclusione. La seconda è che nei loro interventi non c’è nessuna coloritura politica: che si abbia a che fare con una giunta di centrodestra o di centrosinistra, analisi e proposte rimangono sempre le stesse, e partono dall’esigenza di garantire condizioni di vita decorose. Precisato questo, il direttore della Caritas diocesana accetta di buon grado di spiegare qual è la posizione dell’associazione, che con i suoi volontari è vicina a molte delle famiglie di origine rom e sinti del territorio, soprattutto a quelle che si trovano nelle condizioni più critiche. Partendo dal quadro generale: “La presenza di persone stanziali – spiega Sandonà -, e sottolineo stanziali, è una questione amministrativa, tanto è vero che se ne sono occupate anche le giunte precedenti; è una questione costituzionale, perché la casa, la salute, la scuola sono diritti costituzionalmente garantiti; ed è una questione etica, perché chiama in causa i valori”. In questo contesto si inseriscono i progetti avviati dalla Caritas. “Stiamo tentando di promuovere dei percorsi di inclusione sociale, come facciamo per altre categorie di persone disagiate – continua il direttore - . E questi percorsi si basano su un tripiede: il lavoro, che vuol dire anche educazione al lavoro; la scolarizzazione; e il sostegno ai bisogni primari e alla legalità: perché è chiaro che non si può chiedere alle famiglie di darsi da fare quando mancano anche alcuni requisiti minimi, come il bagno o l’acqua per lavarsi”. Nel concreto, dunque, si lavora molto fianco a fianco delle scuole, partendo spesso dalle cose più concrete e apparentemente banali. “A molte scuole bisognerebbe fare un monumento – aggiunge Sandonà -. Ci sono dei bei risultati, e abbiamo ragazzi che non solo finiscono la scuola dell’obbligo, ma continuano anche alle superiori, con dei percorsi di formazione professionale. Noi stessi non pensavamo di arrivare a tanto. Questo vuol dire anche fornire assistenza nelle cose spicciole, dargli la possibilità di lavarsi la biancheria o di farsi una doccia: sembra banale, ma è una richiesta che loro ci fanno. Hai voglia a dire che puzzano, quando non hanno nemmeno l’acqua. E i bambini sono i primi che ci tengono ad essere puliti ed in ordine: ma se non hanno neanche un rubinetto come fanno?”. Poi c’è il capitolo lavoro, tema sul quale si concentrano molte delle critiche nei confronti dei nomadi. “La situazione è plurale e non va stereotipata: sarebbe come chiedere qual è l’atteggiamento dei veneti verso il lavoro – riprende don Sandonà -. Anche tra queste persone, c’è chi ha cercato un lavoro e l’ha trovato, ed è prontissimo ad andare in fabbrica o a trovare una casa. Ad esempio c’è un im- prenditore di origine rom, e ce ne sono altri che sono arrivati a ruoli di responsabilità nelle aziende in cui lavorano. Poi c’è gente che è pronta ad andare in casa, ma ha bisogno di essere accompagnata nell’inserimento nel mondo del lavoro, perché raccogliere il ferro non è come lavorare per otto ore in fabbrica. E poi ci sono anche quelli, ma sono una minoranza, che hanno bisogno di essere accompagnati ad un livello più basso, sia per quanto riguarda la casa sia per quanto riguarda il lavoro”. Quello che servirebbe, in ogni caso, sono dei progetti mirati. “A Legnago, dove c’è un’amministrazione guidata dalla Lega, stanno facendo un percorso di educazione al lavoro che coinvolge anche ragazzi di origine rom. Si potrebbe fare qualcosa di simile anche a Vicenza, magari coinvolgendo Aim o le riciclerie. Questi percorsi sono possibili, e loro hanno tutta la voglia di farli. Anzi, chiedono solo di poterli fare”. Gli ostacoli per avviare un cammino di questo tipo, però non mancano. A cominciare da pregiudizi e luoghi comuni. “Gli ostacoli sono prevalentemente di tipo pregiudiziale. Non possiamo negare che anche loro siano una parte della popolazione della città a cui bisogna pensare, e ci si deve pensare come si fa con le minoranza, cioè con dei percorsi di inclusione sociale. Non si può votare in consiglio per la chiusura dei campi nomadi, come è stato fatto, e poi agire solo con le azioni di polizia. È come se a chi è in difficoltà per la crisi economica si dicesse, beh, trovati un lavoro e paga le bollette”. Invece, anche nel sentire della gente comune, quando si parla di nomadi prevale quasi sempre la paura, la diffidenza, il sospetto. “C’è moltissima speculazione sulle paure. Ma è una lettura demagogica. Non è che dove c’è un pregiudizio c’è verità. Quarant’anni fa c’erano pregiudizi contro i disabili o contro i malati psichici, che venivano tenuti nascosti: dobbiamo pensare che quello fosse un modello di civiltà? Credo che il politico non possa limitarsi ad inseguire la pancia della gente, ma abbia anche il compito di educare. Se si guarda la realtà in faccia si può agire, esattamente come stiamo facendo per la crisi economica. Se invece si continua a ragionare con la pancia, questo porta solo a spostare la polvere sotto il tappeto”. E le microaree, di cui tanto si è parlato? “È un problema tecnico – conclude don Giovani -. È chiaro che più l’area è piccola, e minore è il rischio di ghettizzazioni. Oggi tutti hanno adottato questa logica per l’erp, dove si tende a studiare insediamenti di dimensioni contenute proprio per evitare il rischio di creare dei ghetti. Perché non applicare la stessa logica? A nostro avviso le microaree sono più funzionali e favoriscono l’integrazione. Ma alla fine è una questione tecnica a cui si può rispondere in vari modi: non confondiamo il mezzo con il fine”. L. M. 170 del07 novembre 2009 focus numero 6 Bottene: “Nessuno sconto a Variati” La consigliere dei No Dal Molin accusa la maggioranza: “Troppi compromessi” E sui poteri forti: “Non vorrei cambiassero solo i referenti” | L’area del nuovo teatro: secondo la consigliera la sede più opportuna per il futuro degli uffici comunali di Alessio Mannino A gli esordi dell’amministrazione di centrosinistra che governa la città, la consigliere comunale di Vicenza Libera-No Dal Molin, pur se fuori dalla maggioranza, sembrava fiancheggiarla. Quanto meno sul punto decisivo che accomunava il no-base Achille Variati e il Presidio di cui lei è il braccio istituzionale, e cioè la lotta alla Ederle 2. Oggi che il sindaco vi ha desistito, ogni legame è stato reciso e la Bottene fa opposizione. «Costruttiva», tiene subito a precisare. In che senso? Nel senso che rifiuto quella pregiudiziale, ideologica. Io non ho un partito alle spalle, non ho l’obbligo di fare un’opposizione strumentale, preconcetta. Valuto caso per caso. Cos’è che impedisce ai contrari alla base, che l’anno scorso hanno fatto vincere Variati, di riconoscersi nella sua giunta, e a lei di entrare nella maggioranza? Il fatto che non accetterò mai di fare continui compromessi andando contro le mie convinzioni e gli interessi della gente che mi ha votato. Un detto dice che un politico non può mai essere del tutto innocente. Ecco, io invece voglio restare innocente. E quali sono i compromessi di questa maggioranza che non accetta? Il piano casa, ad esempio. Ho votato contro, perché questa legge, imposta dall’alto, favorisce i soli- | Cinzia Bottene La motivazione ufficiale è la riti noti, cioè i costruttori. C’è uno qualificazione dell’area. Ma era studio secondo il quale fra il 2001 meglio accanto al teatro: avrebbe e il 2006 in Veneto sono state conpiù respiro, e i terreni sono processe licenze edilizie per 94 milioprietà comunali, mentre di là sono ni di metri cubi, equivalenti a 788 privati. Rivelo però che in forma mila abitanti teorici. Ma in questi ufficiosa mi è stato detto che il anni la popolazione è realmente Comune guadagnerebbe di più nel aumentata solo di 234 mila univendere questi ultimi. tà. Si poteva bocciarla del tutto, Caso Ipab: qui come si è comla legge regionale lo prevedeva, portato Variati? non era obbligatorio adottarla. Innanzitutto bisogna dire che le Tra l’altro, dando mano libera alle dimissioni di Meridio e del cda costruzioni in contrasto con la sono il minimo. Questa vicenda pianificazione del Pat, si abbassa è frutto di un radicato malcoanche il valore degli immobili, e stume: la lottizzazione partitica. quindi a rimetterci sono i proprieVariati ha promesso un nuovo tari e gli immobiliaristi. Cioè tutti cda tecnico, bene. Ma gliel’ho già tranne i costruttori. detto in consiglio: basta che non E del Pat, che prima impresfinisca come con Amcps, e cioè sione si è fatta? con dentro politici come QuaresiNon per battere sempre lo stesso min. Variati però doveva porre fin tasto, ma nei 130 mila abitanti dall’inizio il problema del camprevisti per il 2020 non sono combio al vertice dell’ente. Ma siamo presi i 17 mila americani, fra milialle solite: manca il tari e civili, che avrecoraggio. Lo stesso mo in città con le due per la permanenza di basi. La tangenziale Hullweck come prenord non tiene considente della fondato del traffico che ci Il piano casa zione del teatro. Un sarà fra la Ederle e il favorisce anno fa avevo fatto Dal Molin. Non è un u n’i nt e r r o g a z ione modo serio di piani- solo i sul suo posto nel cda ficare. costruttori del Teatro Stabile, si Sì ma oltre al suo Si poteva è dimesso solo due cavallo di battasettimane fa. Anche glia c’è altro? Ad bocciarlo perché non è accetesempio, va bene tabile l’uso personail nuovo stadio a le che ne fa: in cartellone c’è una Vicenza est? serata dedicata a Vanna Velo, che La parte est è la più gravata di è sua moglie. Tutto il rispetto per tutte. Ha già subito l’ampliamenla signora Velo, ma mi pare che sia to del centro commerciale (area quanto meno inopportuno. TorStrobbe, ndr). Voglio capire bene nando all’Ipab, questa di far pasi termini dell’accordo coi privati sare Rucco per santo proprio non di Vicenza Futura, ma in generale ci sta: ha reso pubblico quello che direi che dello stadio dovrebbero sapeva per evitare provvedimenti farsi carico loro, perché i costi che disciplinari dell’ordine degli avsi sobbarca il Comune superano la vocati, visto che lui è un avvocaquota che riceve dalla società di to. E poi le fiduciarie, i misteri, calcio. Io avrei dato lo stadio atBeppe Rossi: andiamo, fra di loro tuale al privato. si conoscono e sanno tutto… E soSecondo lei c’è il rischio di prattutto non possono dire che è speculazione nell’area del gestito bene: lavoratori in contiMenti una volta demolito, annua agitazione, anziani scontenti, che se si parla al suo posto di bilancio in deficit. Con la commispolo della meccatronica e di sione affari sociali siamo andati in alloggi universitari? ricognizione nelle case di riposo Mah, non vorrei che col cambio di della provincia, e abbiamo scoperamministrazione da Hullweck a to che i cda sono di 3 o 4 membri, Variati si fosse passati da un refenon di 9, che il gettone dei consirente a un altro. Il parcheggio sotglieri di amministrazione è di soli to Campo Marzo, per dire, lo farà 50 euro, e che il presidente percela Maltauro (socio forte di Vicenza pisce un’indennità di mille euro, Futura, ndr). Altre note imprese non di 5 mila. Dovrebbe essere di costruzioni sono invece spariun’opera di volontariato amminite… strare un ente assistenziale, non E il nuovo Comune nell’ex piun modo per farsi uno stipendio. ruea Ftv, come lo vede? Casa di assistenza per bambini poveri Principe di Piemonte: senza bilancio per anni, un presidente accusato di illecita distrazione di fondi, un cda decaduto, abbandono totale. Il sindaco però aveva sostituito il consigliere dimissionario Gianfranco Dori in estate con un suo uomo: perché secondo lei non è intervenuto prima? Anche qui come con l’Ipab c’è stato un intervento a scoppio ritardato. Saranno i tempi della politica, forse… Ma chiedo: dov’erano in tutti questi mesi, dalla lettera scritta al presidente a febbraio, i consiglieri di amministrazione? E perché quello nominato da Variati non lo ha subito informato della situazione? Oltre al lavoro in aula, qual è il suo progetto politico, o meglio il progetto del Presidio per la città oltre al no alla base? Noi vorremmo stringere un patto di collaborazione coi cittadini, perché non siamo un partito, non obbediamo a input calati dall’alto… Scusi, la interrompo: il Presidio è visto dall’opinione pubblica moderata, che è maggioritaria in città, come una specie di centro sociale. Questi sono preconcetti di gente che non è mai venuta al Presidio. Noi discutiamo di tutto anche per ore, in totale libertà. Sì ma i volti di primo piano, i Jackson, i Pavin, i Palma, vengono tutti o dai Disobbedienti o dalla sinistra comunista. E come si spiega la fuoriuscita di componenti non omogenee come il gruppo di Germano Raniero e di Franca Equizi? Con Raniero è andata via, diciamo così per capirci, l’estrema sinistra, quella che voleva la via rivoluzionaria, mentre con la Equizi l’estrema destra, di una persona che per un certo periodo ha usato il Presidio nella speranza di farsi rieleggere in consiglio comunale. Questa è la prova che siamo nel giusto perché sono uscite le ali estreme, coloro che parlano tanto ma poi di fatti ne producono pochi. Resta il problema di attrarre i vicentini che vi vedono come uno Ya Basta 2 la vendetta. E’ un’immagine distorta e stru- mentale che vuole impedire l’aggregazione. Posso assicurare che spesso mi stupisco di quanto Cesco (Pavin, etc) e Olol (Jackson, ndr) siano più moderati di me. I pregiudizi comunque li vinci con la conoscenza. Quando abbiamo ospitato il deputato europeo De Magistris dell’Italia dei Valori, ad esempio, c’era tanta gente mai vista. Forse bisognerebbe osare di più, nell’accogliere voci di diverso orientamento. Peccato non esser riusciti a ospitare al vostro festival anche un Sergio Romano, ad esempio. Ci ho parlato io stessa, ma mi ha detto che è sua regola non intervenire di persona ma al limite ribadire ciò che pensa sul Corriere, scrivendogli. Per concludere, non posso non chiederle un giudizio definitivo sul Variati che ha mollato la causa del no. Sono sicura che personalmente lui è contrario, però credo anche che abbia saputo sfruttare la situazione cavalcando il no e facendosi così eleggere sindaco. Ha gestito il tutto in maniera furba, diciamo così. Anche se, realisticamente, cosa potrebbe fare ancora, oggi? Io ti dico: cosa avrebbe potuto fare quest’anno. Lasciamo perdere il quorum del referendum, una cosa che si è inventato lui, vogliamo parlare dei controlli all’esterno mai fatti, o dei sottoservizi forniti dall’Aim? Aveva promesso la Via, e invece niente. E’ stato molto bravo a parole, ma fatti nessuno. Un po’ di speranza non le viene neppure dallo sgretolamento dei poteri forti che comandavano sulla città, con la coda dell’imminente cambio della guardia alla direzione del Giornale di Vicenza? La cappa che ne derivava l’abbiamo subita tutti, come l’informazione non libera, pilotata, che abbiamo sopportato in questi anni. Sono speranzosa ma anche scettica: non vorrei cambiassero semplicemente i referenti e si passasse ad un’altra cappa. Il presidente degli industriali Zuccato è senz’altro meglio di Calearo, lui e Mincato hanno uno status diverso. Non c’è più la spudoratezza nel trattare Vicenza come fosse cosa loro. Speriamo che questo si ripercuota sul giornale e sulla libertà delle idee in questa città. 170 del07 novembre 2009 focus pag numero 7 pag I segreti delle mura In viale Mazzini e a Porta Santa Croce stanno per partire i lavori di riqualificazione Italia Nostra ricostruisce storia e peculiarità delle fortificazioni vicentine E denuncia piccoli sfregi e progetti troppo fantasiosi | Le mura di viale Mazzini. Sotto, il tratto dipinto di viola a Santa Lucia di Andrea Alba E le mura medioevali diventarono viola. A Vicenza, questi sono giorni importanti per chi è affezionato alle mura di viale Mazzini, struttura difensiva iniziata da Cangrande della Scala nel quattordicesimo secolo. Con quell’edera che a tratti le copre interamente e il prato verde fra i mattoni centenari e la strada, brandello sopravvissuto di una campagna che non c’è più, le mura scaligere sono un ponte con un passato remoto, e creano un contrasto stridente, per assurdo quasi piacevole, con la città di oggi, i moderni istituti bancari e residenziali che le sovrastano e il vicino teatro. Oggi, sulle mura di via Mazzini “piovono”, finalmente, gli euro: il bando per il restauro aperto dal Comune, 978 mila euro di fondi esterni, ha già raccolto 83 offerte valide da parte di imprese, e nei giorni scorsi l’assessore ai Lavori Pubblici Ennio Tosetto ha trovato altri fondi per circa 300 mila euro, da dedicare agli interventi più urgenti su Porta Santa Croce. Ma dall’altra parte della città un tratto di mura, sempre in questi giorni, è diventato color rosa violetto. Italia Nostra dichiara guerra. La storia Le mura cingevano l’antica Vicen- Castello si deve al tiranno Ezzelino za lungo Ponte delle Bele, Motton Da Romano (1236-1259), ghibelS. Lorenzo, Pedemuro S. Biagio, lino, che del territorio vicentino Pedemuro Pusterla, Contrà Canofece la propria base, mentre alla ve, Ponte delle Barche, Porton del successiva dominazione dei “cugiLuzo, Contrà Mure Pallamaio e ni” padovani, durata fino al 1311, si piazza Castello. La città aveva cindeve il tratto di mura che dal Ponte que porte, difese da torri e ponti ledelle Barche arriva al Ponte degli vatoi: Porta Feliciana, Porta Nova, Angeli. Cangrande della Scala e i Porta Pusterla, Porta S. Pietro e suoi successori (1311-1387), nuovi Porta Berga. Intorno alle mura dominatori, costruirono la cinta c’era anche un fossato. Ma la prima di Borgo S.Pietro con Porta Santa cinta muraria l’avevano costruiLucia e Porta Padova. ta ancora i romani: Il castello della Roc«A porta Castello e chetta nell’attuale via a Ponte degli Angeli Mazzini – oggi dene sono state trovate gradato e pericolante delle tracce – spie- Attenzione – fu eretto nel 1381 ga Giovanna Dalla ai recuperi con mura e torri, in Pozza, presidente falso-storici parte ancora conservicentina dell’assoAd Arzignano vate, che dal Ponte ciazione che tutela le bellezze architettoni- hanno stravolto delle Bele arrivavano a porta S. Croce. Nel che – mentre la cinta tutto 1404, dopo un periomuraria del dodicedo di dominazione simo secolo è quella dei lombardi Visconche correva intorno ti, Vicenza firmò la dedizione alla a contrà San Biagio, contrà Canove Repubblica di Venezia. I veneziaVecchie, Ponte Furo, contrà Pallani fortificarono borgo Berga comaio. Poi ci sono le mura mediestruendo, sotto Monte Berico, le vali e scaligere: Verona ha fatto le mura da Porta Monte e Porta Lumura di via Mazzini, le mura dei pia. Risalgono invece al 1435 i laCarmini, la zona di via Torretti, vori nel tratto che da porta S.Croce le mura di Santa Lucia e le mura arriva a porta S.Bortolo. della Rocchetta». La città ebbe un forte sviluppo dopo il 1164, con Torri e mattoni l’istituzione del Libero Comune e Il bando per il restauro, in scadel governo cittadino, crescendo denza il 13 novembre, è stato acmolto in palazzi e torri di famiglie colto con grande soddisfazione da feudali. La fortificazione di Porta Italia Nostra: «Le mura di viale Mazzini hanno una peculiarità che le distingue da quelle delle altre città venete – spiega Dalla Pozza -: sono intervallate da torri di controllo a carena di nave. I lati obliqui, sporgenti, davano alle sentinelle la possibilità di controllare meglio la campagna circostante. Un’altra particolarità, tipica delle mura della dinastia veronese degli Scaligeri, è l’alternanza di mattoni rossi con pietre bianche. Ora, il problema dell’edera che le ricopre è che crea una specie di liana che si è infilata in tutte le fessure fra i mattoni. L’intervento, quindi, dovrà essere eseguito molto in fretta: una volta tolta l’edera le mura dovranno essere consolidate rapidamente». Per paradosso infatti ora sono le liane di edera a fare da elemento di coesione, se si tolgono si sbriciola l’intonaco e le mura rischiano di crollare. «Il progetto di restauro non comporta alcun rischio – assicura comunque Dalla Pozza -; l’unico pericolo che poteva esserci era che ai promotori venisse la tentazione di realizzare dei recuperi falso-storici, con fini didattici in qualche tratto di cinta. Guardiamo ad esempio a quanto è accaduto al castello di Arzignano, con questo fine didattico l’hanno completamente stravolto e rovinato. Ad Hullweck l’idea di farlo anche qua era pure venuta, per fortuna però non hanno i soldi per farlo. Al contrario, speriamo sia mantenuta la promessa fatta da questa amministrazione con il Pat, della valorizzazione verso San Rocco e nell’area interna, quella dell’asilo infantile. La cinta, lì, è una visione bellissima, merita una visita. Eppure quasi nessun vicentino la conosce. Infine, è una splendida notizia quella dei trecentomila euro trovati da Tosetto per Porta Santa Croce: la struttura infatti è in gravissime condizioni, il rischio è strutturale, speriamo che si arrivi a un restauro conservativo». I “bocciati” Ad un certo punto del suo racconto, Dalla Pozza dice qualcosa di incredibile. Nel senso che si fa perfino fatica a crederci: «Proprio ieri abbiamo segnalato all’assessorato al Patrimonio il tratto di mura tinteggiato di rosa violetto vicino a Porta Santa Lucia». Cosa? «E’ una novità di questi giorni. Nelle immediate vicinanze della porta, sulla sinistra stando sul lato esterno, un privato proprietario di un pezzo di mura le ha ridipinte di un colore incredibile, a metà tra il rosa e il viola, per un tratto largo cinque metri. Una cosa indegna: ritengo indiscutibile che ognuno abbia diritto di tenere la propria casa in ordine, ma un colore simile in un contesto storico come questo è una cosa troppo stridente, perfino in assenza di un Piano Colore comunale. Come Italia Nostra ci batteremo perché quel colore scompaia il prima possibile». A Dalla Pozza non va giù nemmeno il progetto, proposto nei giorni, di un restau- ro futurista della Rocchetta. La fortezza – di cui oggi rimangono più che altro macerie pericolanti – è posta fra viale Mazzini e viale Milano, e risale agli Scaligeri. «Era il deposito delle armi del Comune medioevale – spiega la presidente di Italia Nostra – poi è diventata per molto tempo la prigione della città, una caserma, e infine negli ultimi cento anni è stata il deposito comunale. Ma è stata abbandonata completamente dopo la guerra: non è mai stata bombardata, ma è in condizioni di degrado estremo. Nei giorni scorsi alcuni esponenti di centrodestra hanno proposto di costruirvi sopra una struttura in vetrocemento, “sghemba”, dalle geometrie strane. Non scherziamo. Noi non condividiamo l’idea, ma penso proprio che non la possa condividere nessuno». Richiesta di rettifica Buon giorno, nell'articolo intervista apparso sul numero 168 del vostro giornale mi avete attribuito una funzione che non ho. Non sono sindacalista della CISL ma semplice iscritto al sindacato CISL. Nel corso dell'intervista non ho mai detto di essere un sindacalista e sono stupito di leggere tale errata conclusione. Mi aspettavo precisione nel riportare ruoli ed incarichi delle persone che intervistate. Grazie e non cordiali saluti Franco Zanella L'errore c'è e me ne scuso, ma trattasi di semplice svista. Trovo eccessivo, in ogni caso, prendersela per essere stati definiti con una qualifica che non equivale a impegnare il sindacato in questione in chissà quali dichiarazioni compromettenti da Lei rese (cioè non rese: è stata una semplice intervista a più voci con altri militanti di base del Pd). Non credo il segretario vicentino della Cisl, Gigi Copiello, la radierà per questo. Anche perchè è un segreto di pulcinella che molti iscritti alla Cisl (e agli altri sindacati) lo siano anche di partiti. (a.m.) 170 del07 novembre 2009 focus numero 8 Il ritorno di Noaro Il popolare telecronista ha aperto un bar dove si respira calcio in ogni centimetro quadrato Schiettezza e sincerità sono quelle di sempre: “Ho votato Variati, ma adesso lo vedo confuso Vicenza? E’ un paesotto” 170 del07 novembre 2009 opinioni pag numero 9 pag Marcia della pace? Meglio la guerra Anche a Vicenza passa la sfilata pacifista mondiale Il solito evento inutile e ipocrita di Andrea Fasulo Tradito dalla tv Innanzitutto tranquillizziamo gli aficionados: Fabio c’è e si dà da ue grandi palloni da calcio fare come sempre, anche se nel gonfiabili dondolano appesi piccolo schermo non appare più sopra al bancone dove si servono come un tempo. “Intanto mi occaffè, spritz e tramezzini. Siamo a cupo del settimanale che dirigo, Ponte degli Angeli; si respira calSport Vicenza, fondato da mio pacio in ogni centimetro quadrato dre Claudio nel ‘57. Certo la televitra i tavolini e le sedie di questo sione mi manca, mi manca il fatto bar, ma non come in qualsiasi aldi farla. E il mio modo genuino di tro locale della città. Qui il padroapparire in video era ne di casa è uno dei apprezzato, infatti simboli dello sport ogni tanto mi richianostrano, voce e volmano come ospite” to televisivo noto a Ho unito calcio, dice con una punta di tutti all’ombra dei musica amarezza il condutColli Berici. “Fatti, e spettacolo tore di trasmissioni personaggi e vita viprima della diventate un “must”. centina”, sta scritto “Già 15 anni fa io unisotto il nome della Ventura vo calcio, musica e nostra testata. A chi La televisione spettacolo. Poi lo ha più di Fabio Noaro mi manca fatto anche Simona può spettare di diVentura”. C’erano ritto il titolo di pertanti tifosi biancosonaggio vicentino? rossi a guardarlo, ma anche chi si Intemperanze verbali, schiettezza piazzava davanti allo schermo in tutta “pan e sopressa” e un fiume attesa solo dell’ennesima sparata di parole che ti travolge. E così basenza peli sulla lingua, dei suoi sta fare quattro chiacchiere con modi di dire sbilenchi, o per soril nostro seduti di fronte ad un ridere della proverbiale atmosfera bicchiere di vino (lui beve rigoroda “fatto in casa” che si respirava samente aranciata) per registrare D nello studio di Tva. Una genuinità che oggi, ipse dixit, non c’è più. “Adesso le tv locali cercano solo di risparmiare facendo condurre i programmi a gente senza esperienza. Bisogna metterci amore in quello che si fa. Io me ne sono andato perchè non sopportavo più le regole che volevano impormi. Mettevano le mani sulla mia trasmissione e rovinavano tutto. Anche a livello amministrativo” rincara la dose, “ non ci sanno fare. Perchè vengono magari dalla Confindustria o dall’Ospedale pensano di sapere tutto, ma cosa ne sanno di televisione?”. Un vecchio amore che lo ha tradito, sembrerebbe. E che lo ha impegnato per 11 anni, dal 1994 al 2005. Mentre prima c’erano state le radiocronache per Radio Vicenza: “Mi alzavo anche alle 3 del mattino per seguire la squadra. Andavo a Napoli, a Bari, ovunque. Il tutto per 25mila lire. Il giorno dopo poi andavo a lavorare. Adesso pretendono subito i soldi ma non hanno le capacità che si richiedevano allora”. Caffé e politica Ma come si passa dalla radio e dalla Tv all’apertura di un bar, il Bar da Noaro? “Il bar mi piace perchè è un altro modo per essere in contatto con la gente. Per fare conoscen- si! C’era bisogno di ben altro, di za con tante persone diverse e con i impianti sportivi per i giovani per costumi della gente. E poi mi tiene esempio”. la mente lucida e sveglia”. Infatti sull’insegna luminosa si legge: Bar Il paesotto da Noaro, il ritrovo dei veri amiUna città troppo chiusa per Noaci. “Ma ce ne sono davvero pochi ro, dove mancano grandi e piccoli di veri amici” ci tiene a precisare. eventi: “Dopo le 8 di sera è morAnche se di clienti non ce ne sono ta, sembra un paesotto del basso pochi. I prezzi sono bassi, la qualivicentino. Anche a Thiene e Schio tà dei prodotti, a detta del propriec’è più musica, più vita. Qui si tario, alta. C’è una piccola folla per pensa solo a guardare quello che le partite in tv e il giorno dell’inaufanno gli altri, c’è molta invidia, gurazione, a fine agosto, è stato un cattiveria. Io sono vicentino ma evento mondano con tanto di chinon sono come i vicentini. Sono lometrica limousine bianca. Manloro che vogliono cava solo il sindaco, vivere in una città e il buon Fabio c’è rimontanara!”. Ma inmasto male. Ma sulsomma, Vicenza è di la politica ha le idee destra o di sinistra? chiare: “Abbiamo vo- Il Dal Molin? “Come tira il vento”, tato tutti per Variati Non ce l’ho taglia corto. A questo perchè era la persona con gli punto, vista la dispopiù competente. Ma nibilità a spaziare adesso lo vedo un po’ americani su ogni argomento, in confusione, lo vedo Portano è inevitabile chiesolo, isolato, non ha soldi dere un commento una buona copertusul caso Dal Molin: ra. Certo non è facile “Non ce l’ho con gli fare il suo mestiere, americani, portano soldi” dice con ma la giunta mi sembra un po’ di la consueta sincerità. “Rispetto le serie B”. Meglio quelli che c’eraidee di tutti, ma non mi piacciono no prima? Macchè. “Quelli erano tutti ‘sti cortei quando ormai tutruffiani, pensavano molto ai loro to è stato già deciso dall’alto, come interessi. Cosa hanno lasciato? Il sempre. Tra un corteo e l’altro i nuovo teatro? Ma se sembra un pensa solo a tirarse drio i cortei!”. cinema, un altro centro congres- AI RISTORANTE PIZZERIA Specialità pesce e carne - Sale per banchetti e cene aziendali 36100 VICENZA - S.S. Pasubio, 2 Tel. 0444 564 790 - Chiuso il Martedì di Alessio Mannino L nella sua biologia ha - gli dei ce la conservino - l’aggressività, serbatoio di grandi mali come le guerre criminali e coglione (Afghanistan e Irak, per stare a quelle recenti benedette dall’Onu e dalla Nato), ma anche di grandi beni se sublimata nella politica, nelle arti, nelle tecniche – e nel sesso, direbbe il vecchio Freud. E anche nelle guerre giuste, o meglio: necessarie. Sì, esistono tali guerre, cari miei. Sono i conflitti che servono a dirimere contrasti fra popoli e che rimangono circoscritti nell’ambito territoriale e culturale dei contendenti. a marcia mondiale per la pace fa tappa anche a Vicenza. Col patrocinio del Comune, l’oltraggiosa sponsorizzazione della Lega Coop (sono cooperative filo-Pd quelle che costruiscono la Ederle bis) e per la gioia di John Giuliari che la pace l’ha fatta diventare un assessorato – il suo – nel pomeriggio di domenica 8 novembre si svolgerà a Campo Marzo L’esempio serbo la sfilata pacifista. Prendiamo l’aggresVogliono la riconver- La guerra sione occidentale sione civile delle basi è diventata alla Serbia nel 1999. I militari (quali: tutte? un tabù bombardieri ameriaboliamo quel poco La chiamiamo cani (con base in Itadi esercito che ci relia) attaccarono un sta?); uno sviluppo ipocritamente sostenibile e felice (e missione di pace paese sovrano quale era lo stato serbo dagli: questo è un oscon la motivazione, simoro, una scemendel tutto illegittima, za, un auto-inganno, di dovergli far cambiare politica lo sviluppo è di per sé insostenibisul separatista Kosovo, che era le perché condannato a svilupparuna sua regione da secoli. Come se si in eterno generando perenne il nostro paese venisse bombardainsoddisfazione, quindi costante to perché Roma non riconosce la infelicità); un’economia equa e piena indipendenza all’Alto Adisolidale (come? ce lo dicano un giorno, chè ce lo segniamo); e infine un benessere per tutti e per ciascuno (e invece bisognerebbe prendere atto che dovremmo fare una bella dieta collettiva, consumare meno, tagliare tanto presunto benessere che in realtà ci dà un diffuso malessere esistenziale). Guerre giuste Andiamo, signori pacifisti, quand’è che diventerete grandi e la smetterete con le marce, le marcette, le fiaccolate e le candeline? Siete persone dotate di sufficiente intelligenza e ricche di buona volontà, ma sprecate questa e quella nell’assurda pretesa di “un mondo senza guerre”. Che è come dire un’umanità senza l’uomo, che ge-Sud Tirolo (che invece avrebbe più di una ragione per tornare all’Austria, ma che è stato “comprato” con una pioggia di concessioni ed esenzioni). I kosovari sono albanesi che agognavano l’annessione alla madrepatria? Si ribellino pure, ci mancherebbe altro. Ma non con l’interessato aiuto a suon di bombe dell’Occidente. Era, quella, una faccenda tutta interna alla Serbia. Ma siccome il regime di Slobodan Milosevic (oggi vittima dell’ennesimo processo-farsa) dava fastidio a Washington e soci perché si ostinava a non piegarsi alla loro egemonia, ecco la menzogna dell’«ingerenza umanitaria» per salvare i bambini kosovari dai serbi brutti e cattivi. Risultato: oggi il Kosovo è un’enclave a sovranità limitata, in cui il governo-fantoccio dà fondo ad ogni corruzione e la lotta fra etnie che si doveva sanare è congelata in un freezer pronto a esplodere in un mare di fiamme ad ogni momento. Non era più giusto lasciare che serbi e kosovaro-albanesi se la sbrigassero da soli, raggiungendo un equilibrio, certo costruito sul sangue, ma da popoli liberi che si combattono liberamente, con un vincitore e un vinto, e quindi più naturale, stabile e duraturo? flickr.com/mashleymorgan sulla carta perle di Noaro-pensiero a 360 gradi. Ce n’è per tutti, ovviamente. Il tabù I pacifondai Il fatto è che la guerra è diventaMa anche qui, svegliatevi, sopratta un tabù, tanto è vero che quelle tutto voi pacifisti cattolici: viviache facciamo noi agli altri le chiamo in una società fondata sulla religione del denaro, è logico che a miamo ipocritamente “missioni di muovere i guerrafonpace”. Mentre essere dai non siano più il in guerra è una conpotere e la gloria fine dizione connaturata a se stessi, com’era all’essere umano priai bei tempi dell’imma ancora che con le Il conflitto pero romano. Oggi armi, con la volontà fa parte tutto ruota intorno di potenza iscritta nel dell’uomo all’imperativo catenostro dna. Il guaio gorico di sostenere non è la guerra in sé, Ed esistono uno sviluppo globache è sempre esistita anche le già da un pezzo e che, aprendosi var- guerre giuste insostenibile. Ma i chi qua e là, sempre pacifondai credono esisterà. E’ la sua al miraggio di renversione moderna, derlo digeribile, adattabile, umatecnologica, quella che elimina nizzabile con la bacchetta magica, ogni carattere positivo insito in ossia rinunciando a far la guerra, essa (valori come la dignità, l’aba tutte le guerre, alla guerra come negazione, lo spirito di comunità principio. Al contrario: una bele di sacrificio, il coraggio, l’onola guerra, ci vorrebbe. Prima di re, portati all’estremo, alla nuda tutto contro noi stessi. Contro il verità imposta dalla morte) e lo nostro attaccamento ad una vita tramuta in una raccapricciante ammorbata di comodità inutili e deterrenza nucleare o, forse pegstressata da ritmi paranoici, congio ancora, in un videogioco con tro un meccanismo che ormai va droni telecomandati che fanno per conto suo (l’economia basata piovere bombe chimiche dall’alto sulla crescita infinita), che ci prisenza neppure che ci sia un comva di ogni slancio per la lotta. E battimento degno di questo nome. poi, se qualcuno ce la dichiarasse D’accordo, possiamo comprendeperché noi ne siamo diventati inre come susciti sincera indignacapaci, non sarebbe affatto male zione venire a sapere che certe infarla anche coi responsabili privasioni sono motivate da interessi mi di questo squallido marciume puramente economici (come è stamorale (indovinate un po’ chi: gli to per il petrolio irakeno e lo svenstessi che hanno inventato quella tato passaggio dal dollaro all’euro mostruosità che è l’atomica, vera come moneta di riserva per smermadre del pacifismo obbligato ciare l’oro nero sul mercato interdegli ultimi sessant’anni). Perché, nazionale, ciò che era nei piani di che diamine, bisognerà pur moriSaddam Hussein e oggi in quelli re per qualcosa. O no? dei mullah iraniani). 170 del07 novembre 2009 numero 10 economia&mercati pag economia&mercati simbolo ipocrita T ogliamoli tutti, i crocifissi. Togliamoli dalle scuole e, già che ci siamo, anche dalle nostre case. E non perché danno fastidio a qualche musulmano troppo integralista o a qualche italofinlandese troppo sensibile. Togliamoli semplicemente perché non hanno più senso. L’annosa questione del crocifisso nei luoghi pubblici, riaccesa adesso dall’ultima sentenza della Corte Europea per i diritti dell’uomo, è indubbiamente complessa. Chi chiede di toglierli osserva che, in una stato laico e in una scuola pubblica, la presenza di un simbolo religioso c’entra poco o nulla; ed è difficile dargli torto. D’altro canto si può sostenere, con altrettanti buoni argomenti, che il crocifisso nella nostra società ha un valore culturale, prima ancora che religioso. Piaccia o non piaccia, la nostra storia, la nostra cultura, il nostro universo di valori si sono plasmati anche, se non soprattutto, con il con- là delle disquisizioni filosofiche, però, quello che lascia sbigottiti è l’animosità con cui si difendono i valori cristiani in occasioni flickr.com/rchard dai contributi alle scuole private, pardon, paritarie. Mi piacerebbe che uno dei tanti moderni paladini del crocifisso, uno solo, parlasse di valori cristiani anche quando si parla di immigrazione o, per restare più vicini a noi, quando si discute di nomadi. Mi piacerebbe che qualcuno dei nuovi crociati spiegasse che cosa c’entra la flessibilità estrema introdotta negli ultimi dieci anni in Italia, con il beneplacito di tanti politici cattolici, con i valori cristiani. Mi piacerebbe che qualcuno, tra i tanti che ora si ergono a difensori dell’identità cristiana, avesse provato a collegarla alla questione Dal Molin. Il punto è che, nei fatti, dei valori cristiani non importa più nulla a nessuno. Se non per questioni in fondo superficiali, come appunto il crocifisso nelle aule, la stragrande maggioranza degli italiani vive e ragiona senza curarsi minimamente di quello che dice il Vangelo. Basta guardarsi attorno, o dare un’occhiata a quello specchio un po’ deforme che è la televisione, per rendersene conto. E allora togliamoli, questi crocifissi, ipocriti e che non dicono più niente. E non se ne parli più. I pezzi di questa pagina sono pubblicati e commentabili su www.vicenzapiu.com Maurizio Castro, il supermanager “standardizzato” U n uomo per tutte le stagioni, il senatore Maurizio Castro. Ex dirigente Sip, poi collaboratore di Marco Biagi, per anni top manager del Gruppo Zanussi - Electrolux, successivamente direttore generale Inail. Prima di scoprire il dorato mondo degli enti vicentini, che gli hanno offerto nell’ordine le cariche di direttore generale della Fiera, consigliere di amministrazione della Fondazione Cuoa, presidente Aim (ipotesi poi tramontata), direttore scientifico del Master Cuoa in gestione integrata delle pubbliche amministrazioni. Nel frattempo ad aprile 2008, fiutati i tempi duri, il diri- gente d’azienda pordenonese aveva lasciato l’incarico in Fiera per un più tranquillo e blindatissimo scranno a Palazzo Madama. La sua gestione in via dell’Oreficeria è stata oggetto di critiche per la grande quantità di denaro riversata su About J, manifestazione di gioielli di alta gamma secondo alcuni poco utile alla maggioranza degli orafi vicentini, e per altre attività collaterali agli eventi fieristici (memorabile lo spettacolo della nota spogliarellista Dita von Teese in occasione della rassegna Luxury & Yachts). Coraggio e ottimismo non gli sono mancati, tanto da spingerlo a dichiarare al tempo della nomina, a proposito della crisi del settore: “Non sono stati anni facili, questo è vero, ma noi siamo convinti che negli anni a venire ci sarà la ripresa definitiva”. Il tempo e il nuovo ruolo accademico lo hanno portato però a una maggiore prudenza. ‘’Con un aumento dell’efficienza della Pubblica Amministrazione del 30% si otterrebbe un risparmio di 6 punti di pil, ovvero circa 90 miliardi di euro da reinvestire nel sistema Italia’’. Così il Senatore del Pdl ha aperto pochi giorni fa la cerimonia di consegna dei master per i manager della Pa. ‘Il pubblico ha riacquisito un ruolo propulsivo. La riforma Brunetta ha accelerato tale cambiamento, nel segno di una maggiore sobrietà delle istituzioni, che in questi tempi di crisi devono essere in grado di mettere a punto un’integrazione virtuosa percorrendo la via di una maggiore produttività e quindi di una migliore efficienza’’. Del resto, fin da quando ai tempi dell’Inail si proponeva di “inserire il tema della sicurezza tra le priorità dell’agenda per il Paese”, il suo credo è sempre stato uno solo: “L’errore è quello di dare risposte standardizzate”. Paolo Mutterle Crisi verso la fine I “trucchi” e i ritardi | Maurizio Castro come appare sul sito del Senato Nel terzo trimestre il Pil statunitense è cresciuto del 3,5 per cento: un dato da paese emergente che ha scatenato un’ondata di entusiasmo È presto per festeggiare, visto che la ripresa è alimentata da fondi statali Ma si va verso un ritorno alla normalità. Qualche consiglio per la ritardataria Italia di Giancarlo Marcotti N ew York: giovedì 29 ottobre ore 8 e 30 (le 13:30 in Italia) tutto il mondo sta attendendo un numero, gli Stati Uniti comunicano il dato preliminare del GDP (Gross Domestic Product) il Prodotto Interno Lordo, del terzo trimestre. Tutti i traders del mondo accarezzano nervosamente il loro mouse come fosse il grilletto di una pistola, pronti a cliccare su “Buy” se il dato risulterà soddisfacente oppure “Sell” se deludente. Esce il dato: +3,5% … le Borse festeggiano. La recessione è finita, almeno negli Stati Uniti. Il dato è davvero incoraggiante, una crescita quasi da paese emergente. Il presidente Obama si mostra particolarmente euforico, anche se il ruolo gli impone di ricordare che “c’è ancora una lunga strada da percorrere”; poi, però, aggiunge con una punta di orgoglio che “è certamente un segno che ci stiamo muovendo nella giusta direzione”. I catastrofisti Si potrebbe pensare che, per una volta almeno, economisti e analisti si siano dichiarati tutti soddi- flickr.com/mrkumm di Luca Matteazzi flickr.com/Luca Castellazzi La sentenza della Corte Europea riapre l’annoso dibattito sul crocifisso nei luoghi pubblici Una battaglia di retroguardia Perché i valori cristiani sono ormai ignorati da tutti Anche da chi adesso si erge a nuovo paladino delle croce come queste, e solo in occasioni come queste. Per restare dalle nostri parti, l’assessore provinciale Morena Martini ha confermato quanto detto più volte in passato, e cioè che vuole un crocifisso in ogni aula. Il sindaco di Montecchio ne farà mettere uno di grandi dimensioni all’entrata del Comune. Consiglieri regionali come Roberto Ciambetti ed europarlmentari come Sergio Berlato hanno inviato accorati comunicati in difesa della nostra identità, e quindi della croce. Mi piacerebbe che la stessa veemenza nel richiamarsi ai valori cristiani ci fosse anche su altre e ben più importanti questioni. Possibilmente, se non è chiedere troppo, su questioni diverse dal riconoscimento delle coppie di fatto o 11 pag ViPiù Via il crocifisso, tributo (e a volte con lo scontro) della cultura cristiana e delle sue istituzioni. Pescando un esempio dal mondo della scuola, come potremmo pensare di spiegare Dante, Michelangelo o Galileo, senza considerare cosa significava per loro il cristianesimo? Forse basterebbe ragionarci con un po’ di pazienza per eliminare contrasti e incomprensioni. E per non dover più ascoltare posizioni a mio parere incomprensibili come quelle di un Rocco Buttiglione che parla di oppressione della maggioranza (siccome siamo in maggioranza cristiani - è il succo del suo ragionamento - e siccome vogliamo vedere il crocifisso, non possono negarcelo per accontentare una minoranza) e che arriva a suggerire, per non eliminare il crocifisso, di permettere ad ogni gruppo che lo desideri di appendere un proprio simbolo al muro. Una trovata geniale, grazie alla quale potremmo trovarci scuole collage, con il crocifisso accanto alla mezzaluna islamica, alla menorah ebraica, a qualche divinità animista per i bambini africani, ad una statuetta di Shiva per gli indiani e ad una di Buddha per i cinesi. Al di 170 del07 novembre 2009 numero flickr.com/David Paul Ohmer blog sfatti. Macché, neanche a parlarne. I mercati stavano ancora festeggiando che già comparivano su diversi siti finanziari articoli dai toni molto meno trionfalistici. I vari Mr. Doom (sig. Catastrofe), così vengono chiamati i pessimisti negli Usa, si affrettavano a scrivere che c’era poco di cui essere allegri: il dato, per i più, era considerato “drogato”, ma alcuni si spingevano addirittura a parlare di “trucco”. La tesi sostenuta è che se oggi gli Stati Uniti sono usciti dalla recessione lo si deve solo al consistente pacchetto di stimoli (787 miliardi di dollari) messo in campo dall’amministrazione Obama appena insediata, ma deliberato dal Congresso nella parte finale della presidenza Bush. In pratica, senza questo mega sovvenzionamento pubblico, molti sostengono che oggi non avremmo assistito a nessun incremento del Pil e staremmo quindi parlando di depressione dopo cinque trimestri consecutivi in ribasso. Eppur funziona Senz’ombra di dubbio questa tesi ha una sua validità. Noi ovviamente non sappiamo se il dato, depurato dagli stimoli governativi, fosse comunque (anche se marginalmente) positivo oppure no, ma non è questa la cosa rilevante. Gli aiuti all’economia vengono erogati proprio perché diano un contributo in termini di maggior sviluppo; ne consegue che l’importante è che funzionino e, almeno in questo caso, sembra proprio che l’effetto sia stato positivo. Andando infatti a disaggregare il dato notiamo come i settori nei quali è stato riscontrato un maggior incremento (auto +22,3% e soprattutto edilizia +23,4%) sono proprio i comparti sui quali si sono concentrati la maggior parte degli aiuti di stato. Dopo l’emergenza Ovviamente tutti sappiamo che questi aiuti non potranno (né dovranno) durare in eterno. La ripresa è appena cominciata e, a nostro parere, non è questo il momento di togliere gli “stimoli” che i vari governi mondiali hanno approntato per far fronte alla crisi. L’intero sistema economico mondiale deve, però, cominciare a ragionare su come affrontare il dopo emergenza. Qualcosa in questo senso si sta già muovendo: alcuni grandi colossi bancari americani hanno cominciato a restituire parte degli aiuti ottenuti, ed anche in Europa vengono approntate le prime operazioni. Il colosso olandese Ing (quello di Conto Arancio, tanto per intenderci), ad esempio, ha annunciato un aumento di capitale da 7,5 miliardi di euro per poter rendere in tempi brevi il 50% di quanto ottenuto dal Governo del proprio Paese nei momenti più delicati della crisi; inoltre, probabilmente, la Divisione assicurativa verrà scorporata e messa in vendita. Non sono operazioni indolori (solo sulle indiscrezioni il titolo ha perso circa il 10% sulla Borsa di Amsterdam), ma il fatto che a soli sei mesi dal punto più acuto della crisi ci si prepari per tornare alla normalità lo riteniamo un segnale confortante. E l’Italia? Il nostro Paese è stato forse quello che è intervenuto di meno a supporto del sistema economico, i motivi sono noti e possono essere riassunti in tre punti: 1- Il nostro sistema bancario essendo più “tradizionalista” (ricordate Tremonti:”Le nostre Banche non parlano inglese) ha risentito meno di altri gli effetti devastanti della crisi 2 - Il nostro sistema produttivo è costellato di piccole e medie imprese 3 - Il nostro debito pubblico era già a livelli siderali e non poteva essere allargato a dismisura Il fatto che il nostro Paese abbia una struttura economica che si fonda sulle PMI (Piccole e Medie Industrie) le quali, singolarmente, non hanno forza contrattuale, non deve essere un punto di debolezza, bensì di forza. Le nostre imprese, non devono essere salvate dai fallimenti, ma messe nella condizione di poter competere sui mercati internazionali Alcune mega multinazionali statunitensi (vedi General Motors) sono state salvate dal fallimento perché, come dicono gli americani, “too big to fail” (troppo grandi per fallire): a nostro avviso, questo, non è il miglior modo per rendere più efficiente il sistema economico. La locomotiva E’ così probabile che le nuove locomotive dell’economia mondiale vadano cercate al di là del Pacifico, in altre parole dobbiamo guardare a Paesi come Cina e India che mantengono elevati tassi di crescita ed agganciarci a loro. A tal proposito mi sovviene quella simpatica storiella dei due amici che stanno amabilmente conversando, nei pressi di una linea ferroviaria, quando transita un rapido a tutta velocità, il primo dei due commenta: “certo che al giorno d’oggi le locomotive vanno davvero forte” e l’altro:”sì, ma anche i vagoni a starci dietro!”. Le parole dell’economia Swap E’ un contratto mediante il quale due controparti si scambiano beni d’investimento differenti. Sono tre le tipologie più comuni di Swaps. Bond Swap: in cui l’oggetto dello scambio sono Obbligazioni che differiscono per durata, qualità e rendimento. Currency Swap: ci si scambiano flussi di pagamento periodici in divise diverse (ad esempio euro contro dollaro) Interest Rate Swap: lo scambio avviene tra flussi di pagamento nella stessa divisa, ma determinati da tassi di interessi diversi (tipicamente tassi variabili contro tassi fissi). Per quanto detto gli Swaps appar- tengono alla famiglia dei derivati (il loro valore “deriva” da un’attività sottostante) e nascono per evidenti intenti di copertura. Ci si vuol proteggere da fluttuazioni nel cambio di una moneta oppure dalla fluttuazione dei tassi di interesse. Hanno quindi l’aria di essere strumenti innocui per persone estremamente prudenti. Molti imprenditori e diverse Amministrazioni Pubbliche (come Comuni, Province e Regioni) hanno imparato a loro spese che non è così. Avendo sottoscritto contratti, generalmente con importanti Istituti Finanziari, che, in cambio di un limitato guadagno iniziale, prevedono probabili esborsi futuri anche di rilevante importo. fiabe 170 del07 novembre 2009 numero 12 pag “Il povero Pinocchio corse subito al focolare, dove c'era una pentola che bolliva e fece l'atto di scoperchiarla, per vedere che cosa ci fosse dentro, ma la pentola era dipinta sul muro. Figuratevi come restò. Il suo naso, che era già lungo, gli diventò più lungo almeno quattro dita.” (C. Collodi) Leone Padrone del bosco Ruggisce felino Enorme gattino Gattino gattone questo è Leone flickr.com/tambako Leone L’acquario L’acquario è un cielo con voli di pesci! un cielo piccino: boccia con pesciolino! E’ cielo di fiume E’ cielo salato. Ed un dio bambino lo guarda incantato L’ asino ha naso orecchie orecchiute raglio mitraglio coda che è in coda domestico mastica dentoni dentuti. Ma selvatico zòccolo fa grande bernoccolo E’ l’asino: èccolo flickr.com/alphatangobravo L’asino Semi di acacia Nabil ha otto anni, la pelle scura, i capelli neri, ricci. La maestra Aurora qualche volta, quando passa tra i banchi, gli accarezza la testa ricciuta dicendo: - Nabil, i tuoi capelli assomigliano alla chioma di un albero. Nabil, a quelle parole, sente un’ondata di calore salirgli fino alla radice di quella foresta inestricabile. Se la sua pelle non fosse così scura, sicuramente sarebbe rosso fuoco come il sole che tramonta nel deserto. Nabil è arrivato in Italia dal Marocco insieme a mamma Fatima, a papà Alì e a suo fratello più grande, Mustafà, che ha quasi diciotto anni. Hanno fatto un lungo viaggio in mare che non sembrava finire mai come le notti color inchiostro che scendevano sul loro barcone. Nabil ricorda ancora con angoscia la furia del vento e le onde gigantesche che sbattevano l’imbarcazione di qua e di là. Quelle onde sembravano dei draghi enormi che schizzavano schiuma e acqua salata dentro la barca carica di uomini, di donne e di bambini, stipati come sardine. Per allontanare la paura Nabil infilava le mani in tasca e toccava con le dita i semi di acacia che nonno Farhad gli aveva donato prima di partire. - Tienili sempre con te. Quando li stringerai in pugno, ti ricorderai della tua terra. Allora il tuo cuore ritroverà la pace come un guerriero che, dopo essersi perso nel deserto, vede da lontano l’oasi tanto sospirata. Nabil ora è contento, perché è primavera e ha degli amici. Ma non è stato sempre così. Quando è arrivato in Italia era inverno. Faceva freddo e c’era la nebbia. Nabil non aveva mai visto la nebbia prima d’allora. Gli faceva paura, perché era tutta bianca e fumava. Sembrava il respiro di un fantasma. Quando Nabil ricorda i primi giorni di scuola, una nuvola scura rabbuia il suo sguardo. I suoi compagni gli giravano attorno e lo squadravano come fosse un extraterrestre, anche se la sua pelle non era verde come quella di un marziano. Ehi, tu, hai mangiato troppa cioccolata? - gli chiedeva canzonandolo un bambino dai capelli gialli come il sole che si chiamava Andrea. - Forse si è colorato la pelle con un pennarello e quando si la- verà per bene il viso e le braccia, diventerà bianco come noi - aggiungeva sghignazzando un altro bambino con la pelle bianca come la luna. - O forse, venendo a scuola questa mattina, è scivolato sopra una cacca di cane. Ah! Ah! Ah! - proseguiva il bambino dai capelli gialli facendo ridere tutti a crepapelle come avesse raccontato una barzelletta. Nabil in un primo tempo non capiva il significato di quelle parole, perché non conosceva ancora la lingua dei compagni. Erano il suono stonato delle risate e quegli sguardi beffardi a farlo sentire fuori posto. Un extraterrestre dalla pelle scura atterrato inspiegabilmente in un pianeta di bambini dalla pelle chiara. Quando viveva in Marocco egli non aveva mai fatto caso al colore della sua pelle. Era lì, tra tutti quei bambini bianchi, che lui aveva scoperto di essere diverso, come una capra in mezzo agli asini. - Forse sono solo sporco - si diceva perplesso. Così quando tornava a casa, si lavava il viso e le mani, strofinandole con forza più volte con il sapone. Ma quando la schiuma scivolava via con l’acqua, la sua pelle appariva dapprima rossa per tutto quello sfregamento e poi di nuovo scura. Quando i suoi compagni lo deridevano, Nabil si guardava attorno come un cane braccato. A volte i suoi occhi neri, vagando per l’aula, si fermavano a fissare, fuori della finestra, le chiome degli alberi nel giardino della scuola. Erano di un bel colore verde. Verde come le acacie che crescevano nella terra di nonno Farhad, in Marocco. Mentre guardava gli alberi, la sua collera scompariva piano piano, si sgonfiava come un palloncino. Allora una gran quiete scendeva dentro di lui e gli faceva dimenticare all’improvviso le burle dei compagni. I primi giorni di scuola se ne stava sempre in disparte, in silenzio. La confusione e il baccano degli altri bambini durante l’ora di ricreazione, lo spaventavano. Gli sembrava di trovarsi in mezzo a un branco di leoni inferociti. Ogni tanto qualcuno lo spintonava, gridandogli: Marocchino, vai via! Vai a lavare i vetri! Oppure: - Marocchino, stai lontano che puzzi! Nabil, fiabe un po’ alla volta, a sue spese, cominciò a conoscere il significato di quelle parole. In un primo tempo rispose agli insulti facendo a botte. Ma suo padre, vedendolo ogni giorno tornare da scuola con lividi dappertutto, glielo proibì. Allora aveva imparato a nascondersi in qualche angolo del giardino della scuola. Se ne stava là in silenzio, finche la maestra Aurora non veniva a cercarlo. Accovacciato per terra, con la schiena appoggiata al tronco di un albero, le ginocchia piegate a toccare il mento. Nabil chiudeva gli occhi e si lasciava trasportare con l’immaginazione in un altro giardino pieno di piante rigogliose, di aiuole fiorite, di fiori e di frutti variopinti. Erano i giardini di califfi e di sultani di cui nonno Farhad gli raccontava mentre insieme zappavano la terra. Poi infilava le mani in tasca e toccava con le dita i semi di acacia. Sempre a occhi chiusi rivedeva le acacie di nonno Farhad con la loro ampia chioma ad ombrello e sentiva il profumo intenso dei fiori rosa a forma di piumino. Era il ricordo di quel verde brillante e di quel dolce profumo a fargli sopportare le angherie dei compagni, in particolare di Andrea. Il bambino dai capelli gialli approfittava di ogni occasione per deriderlo o per spintonarlo. Una mattina Andrea entrò in classe con la bocca serrata come se gli fosse stata cucita con ago e filo. - Perché tu hai bocca chiusa?- gli chiese Nabil nel suo italiano incerto. - Non sono affari tuoi, muso nero - gli rispose Andrea in malo modo. Fu allora che Nabil si accorse che al suo compagno mancavano i due denti davanti. - Anch’io come te - esclamò Nabil spalancando la bocca e mostrando il buco nero che aveva al posto degli incisivi superiori. - Ora siamo uguali - aggiunse illuminandosi. Andrea per la prima volta lo osservò con malcelato interesse, poi mugugnando tra sé, andò a sedersi al proprio posto. A volte, durante l’ora di ricreazione, quando mancava qualche compagno, Nabil giocava a calcio con gli altri. Era bravo Nabil, correva veloce, schivando gli avversari con l’agilità di una gazzella e buttando la palla in rete quasi sempre. Ora Andrea gli chiedeva sempre più spesso di giocare in squadra, perché con Nabil la vittoria era assicurata. Col passare dei mesi le cose erano un po’ migliorate a scuola. In classe erano arrivati altri bambini da paesi diversi: [email protected] Federica: con il maschile Federico è un nome importante, sia per il suo significato che per la fama dei personaggi storici che lo portarono. Deriva dal germanico antico e vuol dire “potente nell’assicurare la pace”, perciò i bambini che si chiamano così, oltre a non essere litigiosi, dovrebbero favorire la concordia fra i loro compagni. Federico Barbarossa, l’imperatore che scese in Italia dalla Germania per restaurare l’impero, fu talmente famoso che, nonostante fosse annegato in un fiume, lo credevano addormentato di un sonno profondo nel cuore di una montagna, in attesa di ritornare nel suo regno. L’onomastico si festeggia il 18 luglio, giorno di san Federico, vescovo di Utrecht. Luigi: deriva dal francese. Significa “il famoso combattente”. Luisa è il suo femminile. E’ un nome che si diffuse in tutta Europa fin dal medioevo, portato da vari re francesi, fra cui Luigi IX che divenne santo e Luigi XIV, soprannominato “Il re sole”. Sono un’infinità i personaggi celebri che hanno portato questo nome: compositori come Luigi Boccherini, scienziati come Louis Pasteur, scrittori come Luigi Pirandello, musicisti come Louis Armstrong, per non parlare delle donne: Maria Luigia, duchessa di Parma e di Piacenza, l’attrice Gina Lollobrigida e santa Louise di Marillac. L’onomastico si festeggia il 21 giugno oppure il 25 agosto. Michele: l’onomastico si festeggia il 29 settembre, contemporaneamente a quello di Raffaele e di Gabriele. I nomi sono quelli di tre arcangeli e Michele, con il femminile Michela, è il più diffuso. Deriva dall’ebraico e significa “chi è come Dio?”. E’ un grido di guerra per difendere i diritti dell’eterno, infatti nell’Apocalisse Michele è il capo degli angeli che combattono per scacciare il drago con i suoi demoni. Viene raffigurato con la spada sguainata mentre calpesta il drago-demonio. In Italia sul monte Gargano c’è un celebre santuario a lui dedicato in una grotta. Chi porta questo nome dovrebbe essere sempre pronto a difendere i più deboli dai soprusi dei cattivi. Libri belli belli Per bambini - bruchi che diventeranno splendide farfalle, ritorna un classico della letteratura e dell’illustrazione per l’infanzia in formato pop-up. Dai tre anni. Il piccolo bruco mai sazio di Eric Carle Mondadori “…Non c’è conquista più grande che insegnare la magia della lettura a un bimbo di sei anni…” J. Mcbride Corso A. Palladio n 172 - Vicenza 0444 225262 di Lorenza Farina Illustrazioni di Silvana Battistello Conosci il tuo nome ? Per bambini ficcanaso che non la smetterebbero mai mai mai di ridere, ecco una storia travolgente di segreti e di scherzi in famiglia. Dagli otto anni in su. Cinema segreto di Domenica Luciani Giunti editore a cura di Paola Valente educatori e insegnanti Galla Girapagina Viale Verdi 26 a Vicenza cinesi, albanesi, indiani, africani. Adesso la sua pelle scura passava quasi inosservata in mezzo a tutti quei colori. Nabil aveva imparato molte parole della sua nuova lingua: “ciao”, “pizza”, “cartella”, “albero”, “cacca”, “pipì”, “cielo”, “sole”, “luna”. Ora riusciva a capire quello che i suoi compagni gli dicevano. Non si sentiva più come un extraterrestre e non si arrabbiava come un leone inferocito quando gli altri lo prendevano in giro, ma cercava di ribattere. Nonostante questo, Nabil qualche volta tornava a nascondersi nel giardino della scuola. Passeggiava tra gli alberi, ne accarezzava la corteccia, respirava profondamente il profumo dei fiori e dell’erba. - Ecco dov’eri finito! - gli disse un giorno Andrea, scovandolo dietro un grosso tronco di magnolia. - La maestra Aurora, non vedendoti più, mi ha mandato a cercarti. - Come hai fatto a trovarmi? - Qualche volta ti seguo, quando scappi dall’aula - gli rispose Andrea rosso per la vergogna. - Perché vieni a nasconderti qui? - Qui mi sento a casa - rispose Nabil. Poi, guardando il compagno dritto negli occhi, aggiunse: - Sei capace di mantenere un segreto? - Certo, per chi mi hai preso? - ribattè Andrea ricambiando il suo sguardo. Nabil tirò fuori dalla tasca i semi che gli aveva donato nonno Farhad. - Sono semi di acacia - gli confidò emozionato - Mi ricordano la mia terra. - Perché non li seminiamo qui nel giardino della scuola? - gli propose Andrea - Così quando le piantine cresceranno, ti sembrerà di essere tra le acacie di tuo nonno. - Idea luminosa come il sole del deserto! - disse eccitato Nabil mostrando un sorriso bianco latte sul suo viso di cioccolato. I due bambini curvi per terra scavarono delle piccole buche, in un angolo del giardino. Con delicatezza vi posarono i semi di acacia, li coprirono con altro terriccio e li innaffiarono con un po’ d’acqua. - Ora non ci resta che aspettare - disse Andrea - Sono sicuro che queste piantine cresceranno verdi e robuste. Nabil sorrise contento e i suoi occhi scuri brillarono di felicità. Le loro teste chine color giallo oro e color ebano quasi si sfioravano all’ombra degli alberi. www.galla1880.com 13 pag Per bambini - uccellini che desiderano mettere alla prova le loro ali e sfrecciare nel cielo, ecco una storia incantevole dai colori meravigliosi. Dai quattro anni. Il libro che vola di Pierre Laury, Rebecca Dautremer Kite edizioni LIBRERIA TRAVERSO genitori, libri per bambini e ragazzi, 170 del07 novembre 2009 numero cultura 170 del07 novembre 2009 numero ViPiù cultura D Dal Centro al Festival L’iniziativa è merito del Centro Culturale Europeo del Veneto (CCEV - HYPERLINK “http:// www.ccev.it/”www.ccev.it), promosso dai vicentini Chiara Rebellato e Carlo Libondi, che l’hanno battezzata Cineconfidenziale ( HYPERLINK “http://www.cineconfidenziale.it/”www.cineconfidenziale.it) e sono riusciti nell’impresa di vincere un finanziamento europeo coinvolgendo istituzioni come Fit Media (Slovenia), Laterna Magica (Ungheria) e il Museo del Cinema di Salonicco (Grecia), oltre alla Regione Veneto e la Provincia di Vicenza. Dopo alcuni mesi di raccolta di film familiari (oltre 70 ore di girato recuperate e digitalizzate), culminati in una giornata di proiezioni pubbliche il 17 ottobre alla biblioteca La Vigna, il progetto è proseguito con un bando che ha selezionato dodici videomaker europei. Questi si cimenteranno nella produzione di altrettanti documentari sul tema dell’identità europea, formati almeno per la metà da materiali provenienti da archivi familiari. I dodici registi si incontreranno tico, forse, ma certamente manin un workshop vicentino dal 13 ca una comprensione della storia al 15 novembre, tre giorni di full “micro”, popolare - prosegue Liimmersion con docenti di quatbondi -. Il cinema confidenziale tro paesi europei. Per confluire ha l’eccezionale capacità di porpoi in un vero e proprio festival tare alla luce le storie minime, i dove i documentari saranno procomportamenti diffusi, la cultuiettati, l’anno prossimo. «Ci piara popolare dei diversi paesi». Le cerebbe che il festival si svolgesse porte, per chi vuole donare i proa Vicenza, che ha l’opportunità pri filmati, sono semdi diventare il punto pre aperte: le bobine di riferimento degli vanno consegnahome movies eurote presso lo studio pei. E magari potrebDNA, contra’ Apollobe anche ospitare un Ci sono scene ni 12 ( HYPERLINK vero e proprio archi- di matrimoni “mailto:info@ccev. vio veneto dei film ma anche it”[email protected]). di famiglia» spiega Carlo Libondi, che del lavoro Film privati, pacon la moglie Chia- negli anni trimonio pubblico ra Rebellato gestisce ‘40 e ‘50 «Home movies», o un’agenzia di co«cinema privato», municazione, ed è il significa recupefondatore del CCEV. ro e restauro dell’enorme patri«L’idea mi è venuta quasi per caso: monio di memorie e microstorie per la sua festa di compleanno un impressionate e trattenute sulle cliente mi ha chiesto un’idea che pellicole super 8, 8 millimetri, 16 stupisse gli ospiti, qualcosa di orimillimetri, girate da milioni di ginale - racconta Chiara Rebellato amatori e dagli anni ‘20 agli anni -. Così ho montato un video fatto ‘80 del novecento. Un giacimento di spezzoni privati, che è piaciuto di memorie e di saperi quasi inemoltissimo agli ospiti. Questo tipo sauribile che, dopo essere stato di film copre due spazi emozionariscoperto negli Stati Uniti e in li cruciali nella nostra epoca. Inaltri paesi europei, ora è sbarcatanto la nostalgia, che è tanto di to anche in Italia: Home Movies ( moda; e poi l’antropologia, perché HYPERLINK “http://www.homenon c’è niente come le immagini movies.it/”www.homemovies.it) che possa ricostruire una storia, è l’associazione bolognese che ha e farla rivivere». «L’integrazione costituito il primo archivio nazioeuropea è avvenuta a livello poli- nale dei film di famiglia, ospitato presso l’Istituto Parri. In quelle stanze chiunque può portare le vecchie bobine polverose dimenticate in soffitta, frutto spesso della passione di un papà o un nonno un po’ “fissato” con la tecnologia. Le bobine vengono gratuitamente restaurate, catalogate e conservate nell’archivio. In cambio, la famiglia riceve la copia dello stesso filmato riversato in un normalissimo dvd. Si organizzano poi proiezioni pubbliche che, assicura chi vi ha assistito, sono momenti divertenti ed emozionanti, soprattutto se commentati dagli stessi protagonisti o dai familiari di chi è ripreso nei video. Persone che, spesso, rivedono quei fotogrammi dopo decenni, e insieme al pubblico commentano, ricostruiscono, riconoscono luoghi, persone, automobili e modi di vivere completamente diversi dall’oggi. La scintilla scatta quando un film intimo e familiare viene visto pubblicamente, diventando patrimonio di tutti: ne nascono discussioni, ricordi, risate. Per farsi un’idea delle enormi potenzialità di una visione di questo genere, rimandiamo allo splendido documentario “Un’ora sola ti vorrei” di Alina Marazzi, dove la regista ricostru- isce la vita della madre, mancata quando la figlia aveva solo sette anni, attraverso i filmati girati dal nonno. Costume, paesaggio, lavoro «Il 17 ottobre abbiamo proiettato un film “senza rete”, che anche noi vedevamo per la prima volta. Era il filmato di un matrimonio, e il figlio degli sposi lo ha commentato dal vivo senza mai averlo visto prima - racconta Chiara Rebellato -. Poi un prezioso film in 9,5 millimetri, formato molto raro, girato nei campi del vicentino negli anni ‘40 da un funzionario dell’ispettorato agrario. Un altro film mostra la lavorazione del marmo a Chiampo negli anni ‘50, con il trasporto sui tronchi». I film raccolti a Vicenza sono suddivisi in tre macro categorie: costume, paesaggio, lavoro. E ci sono altre chicche: «Carlo Vajenti ci ha donato un reportage sulla Vicenza negli anni ‘50 girato dal padre - continua Rebellato -. Altri film documentano la lavorazione dell’oro negli stessi anni». Per due ore, quel giorno, oltre cento persone sono rimaste incollate alla schermo fra curiosità, emozione, puro divertimento. Altro che i filmini delle vacanze. a Schio a Bassano, da Thiene a Lonigo, sono ormai ai blocchi di partenza le stagioni dei principali teatri della provincia. Cartelloni ricchi, con decine proposte che spaziano tra tutti i generi, dalla commedia all’operetta, dal teatro classico alla drammaturgia contemporanea, con molti dei nomi più affermati del panorama teatrale italiano, e con qualche inevitabile sovrapposizione. Ecco una carrellata di cosa potranno aspettarsi gli appassionati nel lungo autunno inverno 20092010. Bassano Nella città del Ponte degli Alpini è ormai agli sgoccioli la campagna abbonamenti (con formule studiate apposta anche per scuole e associazioni), che si chiuderà il 10 novembre, giorno in cui al Teatro Remondini andrà in scena il primo spettacolo del calendario. Ad aprire la stagione sarà, il 10 e l’11 novembre Monica Guerritore, con la speciale serata evento “Dall’inferno all’infinito” in cui interpreterà gli appassionati versi di Dante, e altri grandi poeti. Sarà poi la volta della Compagnia Gank, che darà vita all’intramontabile commedia goldoniana “La bottega del caffè”. Protagonista poi un’altra grande interprete femminile: Pamela Villoresi, che con “Marlene”, porta sul palcoscenico il dietro le quinte della vita di Marlene Dietrich. Il testo di Mario Rigoni Stern, “Sentieri sotto la neve” aprirà il 2010, attraverso l’interpretazione di Roberto Citran. Di tutt’altro sapore “La strana coppia” con Elisabetta Pozzi e Mariangela d’Abbraccio, un vero classico della commedia brillante, per due attrici tra le più versatili della scena italiana. Parte da un incipit drammatico, per poi unire toni comici e cinici, l’attualissimo testo “Col piede giusto”, che vede una graffiante Amanda Sandrelli portare in scena un’indagine amara sulla classe dirigente. Sarà invece uno dei maggiori interpreti del teatro di narrazione, Mario Perrotta, a dar vita ad un classico senza tempo come il “Misantropo” di Moliere in un allestimento originale, tradizionale ed innovativo al tempo stesso. Chiude la stagione Natalino Balasso con “La Bisbetica domata” di Shakespeare, unico uomo in un cast interamente femminile. Thiene Anche al Teatro Comunale di Thiene si parte il 10 novembre. Sul palco ci sarà “La Strana Coppia”, commedia brillante sulla convivenza forzata tra una perfetta donna di casa e una divorziata disordinata e sola, con Mariangela D’Abbraccio ed Elisabetta Pozzi. A seguire un omaggio all’anno galileiano, con il classico di Bertolt Brecht, “Vita di Galileo” per l’interpretazione principale di Franco Branciaroli. Dall’evolversi della vicenda emergono attuali i temi del rapporto tra scienza e umanità, verità scientifiche e verità di fede. Sempre nel filone del teatro classico si inserisce “La Tempesta” di William Shakespeare, nel nuovissimo allestimento creato dalla collaborazione tra Teatro Stabile di Napoli, Emilia Romagna Teatro, Teatro Eliseo di Roma. La commedia torna protagonista con “L’appartamento”, di Billy Wilder, adattamento teatrale di quello che fu un successo cinematografico vincitore di ben cinque premi Oscar, con Massimo Dapporto nei panni di un ambizioso impiegato costretto a scegliere tra amore e carriera. Poi sarà la volta di “L’oro di Napoli”, con Gianfelice Imparato e Luisa Ranieri, e quindi di “Italiani si nasce e noi lo naquimo”, con Maurizio Micheli flickr.com/liquene Con novembre partono le stagioni dei principali teatri del vicentino Cartelloni ricchi e con proposte che spaziano dalla commedia all’operetta, dal monologo d’autore alla drammaturgia contemporanea Con qualche inevitabile sovrapposizione Dopo Bologna, anche a Vicenza sta nascendo un archivio dei film familiari Un’iniziativa del Centro Culturale Europeo del Veneto per riportare in vita storie minime, comportamenti diffusi e cultura popolare E nel 2010 Vicenza potrebbe ospitare il primo festival europeo degli home movies icenza ospiterà, probabilmente la prossima primavera, il primo festival europeo dedicato ai film familiari. Un evento che renderà la città il cuore pulsanti di un movimento che sta portando, in tutto il mondo, a riscoprire le memorie private, ma anche gli eventi pubblici, impressi sulle ormai introvabili pellicole Super8, grazie all’occhio mai neutro ma sempre appassionato di semplici amatori. Che, qualche volta, si trovavano nel posto giusto e al momento giusto con una cinepresa in mano, come accadde ad Abraham Zapruder, l’operatore dilettante che unico - riprese l’assassinio di Jonh Fitzgerald Kenneky a Dallas. 15 pag tutto il teatro della provincia tutta la vita in Super8 V 170 del07 novembre 2009 numero Da Shakespeare a Paolini Cineconfidenziale di Giulio Todescan cultura 14 pag e Tullio Solenghi, spettacolo che prova a esporre i mille caratteri degli italiani, cercando di capire a quasi 150 anni dall’unità di Italia, tra ironia e comicità, cosa sia l’italianità. Si continua con “Tramonto”, che vede protagonista il conte Cesare, sindaco tiranno in un paese veneto, con la commedia “L’anatra all’arancia” con Corrado Tedeschi e Debora Caprioglio, e con il giallo “Un ispettore in casa Birling”, thriller denso di suspence e colpi di scena con Paolo Ferrari e Andrea Giordana. Si chiude, infine, con le vicende e i vissuti di un personaggio ricco di sfaccettature rappresentato dall’anziana vedova Anna, in “Le conversazioni di Anna K.”, adattamento teatrale di “La Metamorfosi” di Franz Kafka. Schio Si scena a Schio, questo il titolo della rassegna, si apre il 14 novembre con lo spettacolo di Dario Vergassola e David Riondino dedicato alla Madame Bovary di Flaubert. Poi toccherà a Monica Guerritore e alla sua performance “Dall’inferno all’Infinito”, alla versione teatrale del famoso thriller “I 39 scalini” con Manuel Casella, Ninì Salerno e Roberto Ciuffoli, | Marco Paolini sarà in scena a Schio e a Lonigo e ad “Oblivion Show”, spettacolo che porterà sul palco le incredibili trovate (ad esempio la riduzione musicale dei promessi sposi in dieci minuti) di un gruppo nato in rete e presto affermatosi come una delle novità più interessanti della scena italiana. A Gennaio si riprende con Marco Paolini e la sua “La macchina del capo”, con “Mai più soli” interpretato da Angela Finocchiaro e Daniele Trambusti, e con i Sillabari nella versione di Paolo Poli. Infine, in chiusura, il “Trattato dei manichini” di Teatropersona e “La Bisbetica domata” con Natalino Balasso. Lonigo La stagione leonicena, infine, comincia l’8 novembre con “Un ispettore in casa Birling”. Si prosegue tra fine novembre e dicembre con “I 39 scalini” e con i “Sillabari” di Paolo Poli, per arrivare così al 2010, quando sul palco si alterneranno “L’inganno”, di Anthony Shaffer, “Ho appena cinquant’anni”, con Raffaele Pagagnini e Cena con sorpresa di Neil Simon. Si chiude a marzo con il trittico “La bisbetica domata”, My fair lady” e “La macchina del capo”. Gli animali di Duravcevic, irrealistici e tragici Nello spazio AB23 le opere dell’artista montenegrino che mescola richiami classici e suggestioni cinematografiche N ello spazio espositivo AB23, in cui si è da poco conclusa l’apprezzata esposizione delle opere dei vicentini Lucca e Monarca, sabato 7 novembre alle 18 verrà inaugurata la mostra di un importante artista internazionale: Aleksandar Duravcevic. L’esposizione, promossa dall’assessorato alla cultura del Comune di Vicenza, presenterà alcuni recenti lavori del giovane montenegrino, tra cui i grandi disegni su carta che raffigurano ambienti faunistici e le nature morte con lampadari e oggetti di potere. Alle opere bidimensionali si aggiungeranno due speciali installazioni: la particolare “vasca” con piume di pavone e il site specific composto da specchi, elementi ricorrenti nel linguaggio dell’artista, che, ingabbiati, creano un imprevedibile e misterioso gioco di riflessi infiniti. L’arte di Aleksandar Duravcevic è pervasa da poesia e da un misticismo pieno di attesa e di bellezza, in una visione macabra ed elegante allo stesso tempo. Con una disinvolta irriverenza da corsaro nero, Duravcevic assomma elementi di assoluta contemporaneità alla memoria della storia dell’arte europea. Il suo interesse per la struttura degli esseri viventi fa sì che talvolta essi vengano raffigurati come animali-trofeo, quasi fossero bucrani sui muri delle architetture, oppure abbina visioni più delicate che comunicano la sorpresa data dall’osservazione di un piccolo passero. Sulle sue opere aleggia un senso di decadenza, ma anche di stupore per il fascino corrotto del decesso, del potere e dell’opulenza. Sfondi scuri, o al contrario di un bianco abbagliante, e la dualità buio/ luce richiamano visioni barocche di caravaggesca memoria, mentre altri referenti delle sue creazioni sono il cinema, con l’effetto del moltiplicarsi dei piani sequenza o il procedimento del freeze-frame (l’arresto-blocco e la successiva ripresa di scena spostata), e lo specchio, con il quale l’artista mi- | Daino, grafite su carta sura l’ambiente e lo replica, suggerendo una realtà parallela. La mostra resterà aperta al pubblico dall’8 novembre al 6 dicem- bre il giovedì ed il venerdì dalle 15 alle 19, il sabato e la domenica dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 19. L’ingresso è libero. movida 170 del07 novembre 2009 pag16 movida numero ViPiù movida 170 del07 novembre 2009 pag17 numero America, sogni e incubi Popcorn Un Ambaradan contro l’ignoranza Nel maggio scorso il gruppo Ambaradan, formato da persone diversamente abili, ha dato vita ad un concerto con alcuni dei più noti musicisti della provincia Ora lo spettacolo è diventato un cd Contro l’ignoranza e la paura del diverso di Francesca Danda F resco fresco di stampa, esce il cd “Contrasti e incontri d’autore”: un album solidale che riunisce numerosi musicisti della scena vicentina. Dove assoluta protagonista è Ambaradan, una band decisamente alternativa. Non per il genere musicale di nicchia o lo stile espressivo provocatorio. Perché di questi tempi la “trasgressione” risiede altrove. Magari nella determinazione di una quindicina di persone diversamente abili che, coordinate da alcuni volontari - nel caso specifico quelli dell’associazione “Calimero Non Esiste” - portano in scena, fin dal 2001, spettacoli di musica e danza in tutta la provincia. Affermando con i fatti una realtà innegabile: lo sviluppo di società e cultura si basa sul confronto tra diversità. Filosofia che alimenta l’intero ventaglio di attività messe in campo dall’associazione attraverso il progetto “Abilit.Arte”: laboratori di danza, musica e pittura, spettacoli teatrali, mostre fotografiche, e così via. Facendo integrazione attraverso tutte le sfumature dell’arte, che forniscono alle persone con disabilità (fisiche o p s i c h i c h e) linguaggi molteplici attraverso cui diventare produttori e p r o t a go n i s t i di spettacolo. Come quello che si è tenuto il 23 maggio 2009 al Castello di Romeo di Montecchio: un concerto del gruppo Ambaradan, che di fronte ad un nutrito pubblico ha diviso il palco con affermati musicisti vicentini. Il risultato? Una performance inedita, una serie di insoliti e simpatici duetti ed un cd del tutto originale, registrato interamente dal vivo, in presa diretta, durante la serata. Quattordici le tracce incluse nell’album, equamente ripartite tra cover famose - ormai divenute veri e propri cavalli di battaglia dell’Ambaradan, come “Gianna” di Gaetano o “Il tempo di morire” di Battisti -, e brani originali dei vari artisti intervenuti, interpretati ciascuno da una coppia ospite-Ambaradan. «Ognuno ha avuto modo di esprimere il proprio messaggio sul palco - racconta Fabio Cardullo, cantautore che ha preso parte alla serata - condividendo e | Alcuni dei componenti dell’Ambaradan: Dimitri, Carletta, Tatiana e Matteo. In alto la copertina del cd e un momento del concerto mescolando diversità di ogni tipo». Artistica, espressiva, umana. Con leggerezza, divertimento e sensibilità musicale, che traspaiono da ogni canzone. Da “Storia Infinita” (E. Zampieri), cantata da Tatiana Sgarra assieme ad Irene Ghiotto (voce del gruppo pop rock Pensiero Zero), a “Stai sereno” di Davide Peron, per l’occasione assieme alla fisarmonica di Giuliano Cremasco; dalla scoppiettante accoppiata blues Max Ferrauto - Dmitri Arguello, al tango “Biondo” (Che Gruppo), interpretato dal cantastorie Denis Baon. Fino alla versione rock di “Come la Russia” (V. D’Ambrosio), eseguita da Fabio Cardullo. Tutti accompagnati da una sezione ritmica di prim’ordine, con Massimo ‘Mamo’ Marcante alla batteria e Lorenzo Pignattari al basso. Una “all-star” vicentina spontaneamente riunita contro l’ignoranza e la paura del diverso. In un progetto autoprodotto curato ed innovativo, che propone musica d’autore (e, su richiesta, un book fotografico ed un libro per bambini) a sostegno delle attività solidali curate dai volontari di “Calimero Non Esiste”, ampiamente presentate al sito www.calimerononesiste.it. Il cd è reperibile alla sede dell’associazione, ad Alte di Montecchio Maggiore (tel. 348 2789827 - email [email protected]): note che scaturiscono da “Contrasti e incontri d’autore” per farsi ascoltare e svelare i limiti di ogni presunta “normalità”. Gli appuntamenti sabato 7 BALDASSARRE & ROSSATO Nuovo Bar Astra contrà Barche 14, ore 19 Concerto aperitivo - musica jazz - jam session Free entry mercoledì 11 EAGLE AND TALON Bar Sartea - corso Ss. Felice e Fortunato 362, ore 21.30 Concerto indie rock da Los Angeles Free entry sabato 7 HARD TAILZ Sabotage Bar viale dell’Industria 12, ore 22 Serata tributo alla storia dell’hard rock - cover di Van Halen, Extreme, Queen, Ugly Kid Joe, Poison, Kiss e tanti altri Free entry giovedì 12 MAMMUT + E.DRUNKS Bar Sartea - corso Ss. Felice e Fortunato 362, ore 21 Disaster Week Festival - concerto rock tra indie, noise e sperimentale dall’Islanda + concerto indie rockelettronico Free entry sabato 7 FLAP + NICKER HILL ORCHESTRA + ART OF WIND CSC Centro Stabile di Cultura via Val Leogra (San Vito di Leguzzano), ore 22 Serata musicale dell’etichetta “In the bottle records” - concerto alternative + concerto indie + concerto folk Riservato soci CSC giovedì 12 VICENZA ROCK CONTEST Route 66 - via Dal Ponte 128 (Marola), ore 22 Rassegna musicale - concerti di Ohiorock (rock italiano), Ded Blaa Blod (indie rock), Ayanamy (rock alternativo), Ready to Fall (rock), Invena (punk rock) Free entry sabato 7 BADDIES Yourban Music Lab - via 51° Stormo 3 (Thiene), ore 22.30 Unica data in Nord Italia della band indie rock inglese - a seguire djset Ticket (euro 5,00) domenica 8 ARE(A)ZIONE Panic Jazz Club - piazza degli Scacchi (Marostica), ore 21 Concerto tributo agli Area con Alan Bedin (voce, steel percussion), Filippo Rinaldi (basso elettrico, contrabbasso), Cristiano Fracaro (piano elettrico, tastiere), Daniele Sartori (chitarra, synth), Massimo Tuzza (batteria, percussioni) Free entry martedì 10 LUCA BASSANESE IN “L’ITALIA DIMENTICATA” Teatro di Solagna, ore 20.45 Spettacolo di musica e teatro con canzoni di Domenico Modugno Ticket mercoledì 11 SEMANA GRANDE SUINA Il Borsa Caffè - piazza dei Signori 26, ore 19 Concerto aperitivo - djset per tutti i gusti con Paolo Berto, Chiaretta Lambretta e Jazz Rene’ Free entry venerdì 13 TORCIDA BERICA Nuovo Bar Astra - contrà Barche 14, ore 19 Concerto aperitivo - Semana Grande Suina - si festeggiano i 24 anni dei Maiali Inquinanti con Dj Galzi, Dj Marco Merc e Dj Gianni Boccia Free entry venerdì 13 VICENZA ROCK CONTEST Route 66 - via Dal Ponte 128 (Marola), ore 22 Rassegna musicale - concerti di Pensione Garibaldi (indie rock), Moroshot (rock alternativo), Emotion (rock), Holly’s Lips (rock), La Nemesi (rock) Free entry venerdì 13 PIANO MAGIC CSC Centro Stabile di Cultura - via Val Leogra (San Vito di Leguzzano), ore 22.30 Concerto ghost rock tra pop wave ed elettronica dall’Inghilterra - unica data in Triveneto Riservato soci CSC Crossing Over incrocia le speranze e i drammi dei tantissimi immigrati in cerca di un documento per restare negli Stati Uniti Un film modesto ma ben fatto, che merita di essere conosciuto dal pubblico italiano di Giuliano Corà L ’aspirazione al Sogno Americano non è solo prerogativa, come saremmo portati a pensare, di miserabili dalla pelle di strani colori, disposti a rischiare la vita nel deserto per passare il confine tra Messico e Stati Uniti. Certo, prima di tutto c’è la storia della messicana Mireya Sanchez (Alice Braga), per cui il limbo della clandestinità significa la differenza tra la vita e la morte non solo sua, ma del suo bambino. Ma ci sono anche altre opzioni, davvero insospettabili. C’è per esempio quella di Claire Shepard (la bellissima, e brava, Alice Eve), un’attricetta australiana che per avere la Green Card, che le consenta di scala- re il mondo dello spettacolo USA, è disposta a tutto: a comprare documenti falsi da un losco trafficante, ma anche a prostituirsi a Cole Frankel (un bravissimo Ray Liotta), funzionario dell’ICE (Immigration and Customs Enforcement), che ha il potere di rilasciarle quel magico documento. C’è l’iraniana Zahra Baraheri (Melody Khazae), la cui famiglia è da molto tempo integrata nella società americana, tanto che tra pochi giorni celebrerà il rito laico della naturalizzazione, ma che non è disposta a tollerare che, per Zahra, integrazione sia divenuto sinonimo di emancipazione e liberazione personale. C’è l’adolescente bangla Taslima Jahangir (Summer Bishil), che a quel sogno pare aver creduto troppo letteralmente, senza rendersi conto che la libertà di pensiero e di parola, di questi tempi, anche nella ‘libera’ America è diventata un concetto molto relativo. C’è il giovane coreano Yong Kim (Justin Chon), che per arrivare più in fretta a quel sogno vuole percorrere la strada più facile, quella del crimine, come, del resto, proprio i film americani gli hanno insegnato. E c’è anche Max Brogan (un bravo e ‘dimesso’ Harrison Ford), agente dell’ICE addetto ai ‘rastrellamenti’, che assiste impotente e contro il suo stesso animo a tutto quel dolore. Destini che si incrociano e si sfiorano - ma non si intersecano, e la più colossale scemenza che sia stata detta su questo film è che appartenga alla ‘scuola’ di Guillermo Arriaga o Paul Haggis - in un film che non fa ‘filosofia’, ma racconta l’inutile stupidità della quotidiana caccia ai clandestini (e non è un caso, l’ho già scritto altrove, che in inglese vengano chiamati ‘aliens’), tra burocrati ottusi o di buon cuore, a seconda di come vuole la sorte, fili spinati e centri di detenzione, ‘rondisti’ più o meno stupidi e violenti. Una caccia fin troppo facile, quasi ‘da riserva’, perché le pattu- glie dell’ICE vanno a colpo sicuro e sanno dove trovarli: nelle fabbriche, a produrre ricchezza per rendere il sogno americano ancora più sfavillante. E fateci caso: quando i poliziotti li inseguono, i padroni di quelle fabbriche non si vedono mai: solo si vedono i migranti, fuggire tra gli scatoloni come topi impazziti che cerchino un riparo dal falco. Pur non possedendo la poesia e la profondità antropologica di L’ospite inatteso (T. McCarthy, USA, 2008) o la lucida freddezza di Frozen river (C. Hunt, USA, 2008), Crossing over è un film ‘modesto’ ma interessante e ben fatto, che merita di essere visto e conosciuto, cosa che l’uscita alla fine di giugno ’09 certo non gli ha permesso. Crossing Over, W. Kramer, USA, 2009 Ammaniti, la mira è giusta. Il calibro no Sul comodino Con il suo nuovo romanzo lo scrittore romano punta alla satira della società contemporanea Ma, anche se il bersaglio è appropriato, spesso l’affondo ironico si trasforma in disprezzo di Giovanni Magalotti A Roma, a Villa Ada, un enorme complesso incastrato tra la via Salaria, il viadotto dell’Olimpica e il centro sportivo dell’Acqua Acetosa, il palazzinaro Salvatore Chiatti ha organizzato una festa che dovrà essere ricordata dai posteri come uno dei più fastosi eventi mondani della nostra Repubblica. Vi sono stati invitati i più noti personaggi dello spettacolo, della politica, dello sport e della cultura, tra i quali lo scrittore Fabrizio Ciba, scaricato di recente dalla sua casa editrice. Intanto, le Belve di Abaddon, una sgangherata setta satanica di Oriolo Romano, intrufolatasi abilmente alla festa, intende approfittare dell’occasione per dimostrare la propria temibile grandezza. Con il suo nuovo romanzo, Niccolò Ammaniti (“Fango”, “Io non ho paura”, “Come Dio comanda”) punta alla satira feroce della società contemporanea in cui apparire conta più che essere e la volgarità è sempre un valore aggiunto, e conferma il suo formidabile senso del racconto (sequenze “tagliate” perfettamente, equilibrio nel ritmo fra dialoghi concitati e passaggi descrittivi). Il bersaglio è appropriato ed è innegabile che in alcuni momenti si rida davvero di gusto, ma il romanzo non appare del tutto riuscito: il tono grottesco è talora spinto al limite della caricatura e l’affondo ironico si trasforma spesso in dileggio, se non in aperto disprezzo. È una questione di “sguardo”: se in “Come Dio comanda” Ammaniti metteva in scena un’umanità abietta, ma stabiliva con i suoi personaggi una sorta di empatia che li sot- traeva a qualsiasi giudizio, qui l’atteggiamento è opposto. Con il risultato che questo ambizioso ritratto dei molti vizi e delle poche virtù della nostra povera Italia sembra almeno in parte guastato da una certa dose di qualunquismo e, forse, anche da una punta di moralismo. Niccolò Ammaniti, Che la festa cominci, Einaudi, 330 pp., € 18,00 | A sinistra Shi Tao (foto ICPC). A destra Sri Lanka, regione di Wanni, una madra con il figlio malnutrito (foto amnesty.it) amnesty 170 del07 novembre 2009 numero 18 Ogni prima settimana del mese presentermo un caso tra quelli seguiti da Amnesty International e una petizione che se vorrete potrete ritagliare e inviare alle autorità competenti. Amnesty International è un movimento internazionale indipendente da qualsiasi governo, parte politica, interesse economico o credo religioso. Dal 1961 lavora per la liberazione e l’assistenza di uomini detenuti ovunque per le proprie opinioni, il colore della pelle, il sesso, l’origine etnica, la lingua o la religione, a condizione che non abbiano usato né promosso l’uso della violenza. Si oppone alla pena di morte, alla tortura e a ogni altro trattamento crudele, disumano e degradante, secondo i principi della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e delle norme del Diritto Internazionale in materia di diritti umani. Il rapporto In un nuovo rapporto Amnesty International mostra fino a che punto le politiche e le pratiche israeliane negano ai palestinesi il loro diritto all’accesso all’acqua. Israele utilizza più dell’80 per cento dell’acqua della falda montana, la maggiore riserva idrica del sottosuolo dell’area, e limita l’accesso dei palestinesi al solo 20 per cento. La falda montana è l’unica risorsa per i palestinesi della Cisgiordania, mentre è solo una delle tante a disposizione d’Israele, che tiene per sé tutta l’acqua disponibile del fiume Giordano. Mentre il consumo giornaliero di acqua dei palestinesi raggiunge a malapena i 70 litri a persona, quello degli israeliani è superiore a 300 litri, quattro volte di più. In alcune aree rurali i palestinesi sopravvivono con solamente 20 litri al giorno, la quantità minima raccomandata per uso domestico in situazioni di emergenza. Da 180.000 a 200.000 palestinesi che vivono in comunità rurali non hanno accesso all’acqua corrente e l’esercito israeliano spesso impedisce loro anche di raccogliere quella piovana. Al contrario, i coloni israeliani, che vivono in Cisgiordania in violazione del diritto internazionale, hanno fat- La Striscia Nella Striscia di Gaza, il 90-95 per cento dell’acqua dell’unica risorsa idrica presente, la falda acquifera costiera, è contaminato e inutilizzabile per uso domestico. Inoltre, Israele non permette il trasferimento di acqua della falda acquifera montana della Cisgiordania verso Gaza. I rigorosi divieti, imposti negli ultimi anni da Israele all’ingresso a Gaza di materiali e apparecchiature necessari per lo sviluppo e la riparazione di infrastrutture, hanno causato un ulteriore deterioramento dell’acqua e della situazione sanitaria, che a Gaza ha raggiunto un livello drammatico. Per far fronte alla carenza d’acqua e alla mancanza di impianti di distribuzione molti palestinesi sono costretti ad acquistare acqua dalle cisterne mobili, spesso di dubbia qualità e a un prezzo maggiore. Altri ricorrono a varie misure per risparmiarla, pericolose per la salute loro e delle loro famiglie e che ostacolano lo sviluppo socioeconomico. “In oltre 40 anni di occupazione, i divieti imposti da Israele all’accesso all’acqua dei palestinesi hanno impedito lo sviluppo di infrastrutture e di servizi idrici nei Territori palestinesi occupati, negando così a centinaia di migliaia di persone il diritto di vivere una vita normale, di avere cibo a sufficienza, una casa, la salute e sviluppo economico”, ha dichiarato Donatella Rovera. Acqua proibita Israele si è appropriato di vaste aree delle terre palestinesi ricche di acqua, occupandole e vietando l’accesso ai palestinesi. Ha inoltre imposto un complesso sistema di permessi che i palestinesi devono ottenere dalle forze armate e da altre autorità israeliane per portare avanti progetti idrici nei Territori palestinesi occupati. Tali richieste sono spesso rifiutate o subiscono lunghi rinvii. I divieti imposti da Israele al movimento di persone e beni inaspriscono ulteriormente le difficoltà che i palestinesi devono affrontare quando cercano di flickr.com/ism Palestine flickr.com/epublicist mnesty International ha accusato Israele di negare ai palestinesi il diritto a un adeguato accesso all’acqua, mantenendo il controllo totale delle risorse idriche comuni e mettendo in atto politiche discriminatorie, concepite per limitare la disponibilità di acqua e impedire lo sviluppo di infrastrutture idriche operative nei Territori palestinesi occupati. “Israele consente ai palestinesi di accedere solamente a una piccola parte delle risorse idriche comuni, che si trovano per la maggior parte nella Cisgiordania occupata, dove invece gli insediamenti illegali dei coloni ricevono forniture praticamente illimitate. A Gaza il blocco israeliano ha reso peggiore una situazione che era già terribile”, ha dichiarato Donatella Rovera, ricercatrice di Amnesty International su Israele e i Territori palestinesi occupati. flickr.com/ism Palestine Dalla Cisgiordania a Gaza, gli israeliani mantengono il controllo totale delle risorse idriche, costringendo i palestinesi a vivere con pochissima acqua e di scarsa qualità Una “guerra” che ha costi e danni ingenti, ma di cui nessuno parla A portare a termine progetti idrici e sanitari o anche solo quando vogliono distribuire piccole quantità di acqua. Il fatto che le cisterne siano costrette ad allungare il percorso per evitare i posti di blocco dell’esercito israeliano e le strade vietate ai palestinesi, determina un eccessivo aumento del prezzo dell’acqua. Nelle zone rurali, i contadini palestinesi lottano quotidianamente per procurarsi abbastanza acqua per i loro bisogni primari, in quanto l’esercito israeliano spesso distrugge o confisca le cisterne per la raccolta dell’acqua piovana destinata all’irrigazione. Invece, nei vicini insediamenti israeliani, gli impianti irrigano i campi sotto il sole di mezzogiorno, quando buona parte dell’acqua si perde evaporando persino prima di raggiungere il suolo. In alcuni villaggi palestinesi, poiché non hanno accesso all’acqua, i contadini non riescono a coltivare la terra né a produrre piccole quantità di cibo per il loro sostentamento o come mangime per gli animali e sono quindi costretti a ridurre la quantità dei capi bestia- me. “L’acqua è un bene e un diritto fondamentale, ma avere una quantità d’acqua anche minima e di cattiva qualità è diventato un lusso che molti palestinesi possono a malapena permettersi - ha commentato Rovera -. Israele deve porre fine alle sue politiche discriminatorie, abolire immediatamente tutti i divieti che impone ai palestinesi per l’accesso all’acqua, assumersi la responsabilità di affrontare i problemi che ha creato e accordare ai palestinesi un’equa ripartizione delle risorse idriche comuni”. Il caso del mese Ogni mese una petizione da sottoscrivere, tagliare e inviare per sostenere le battaglie in favore dei diritti umani. Kosovo: ancora nessuna indagine su Daka Asani Gentile Dott. de Kermabon, Le scriviamo come sostenitori di Amnesty International, l’organizzazione non governativa che dal 1961 lavora in difesa dei diritti umani, ovunque siano violati. Daka Asani, membro della comunità rom del Kosovo, venne rapito mentre si trovava in un mercato nella città di Uroševac/Ferizaj, il 1° agosto 1999. Nel 2000 il suo corpo fu riesumato da una fossa comune vicino Pristina, insieme a quelli di altri 176 albanesi, serbi e rom. Il suo è uno delle migliaia di casi di sparizione forzata che si sono verificati al tempo del conflitto armato in Kosovo. A seguito delle pressioni di Amnesty International la Missione delle Nazioni Unite in Kosovo (Unmik) aveva avviato indagini su alcuni casi. Nel 2008 la responsabilità delle inchieste e delle azioni giudiziarie passò poi alla Missione europea di politica di sicurezza e difesa (EULEX), ma ancora oggi la sparizione e l’uccisione di Daka Asani non è mai stata indagata. Le chiediamo di avviare un’indagine sul rapimento e l’uccisione di Daka Asani e di assicurare i responsabili alla giustizia La ringraziamo per l’attenzione. firma 19 pag ViPiù flickr.com/ism Palestine pagina a cura di Silvia Calamati 170 del07 novembre 2009 numero Tecnologia Palestinesi senz’acqua Israele sotto accusa torie con irrigazioni intensive, giardini ben curati e piscine: 450.000 coloni israeliani utilizzano la stessa, se non una maggiore quantità d’acqua, rispetto a 2.300.000 palestinesi. tecnologia pag Affrancatura con posta prioritaria: € 0,65 Head of EULEX Kosovo Ves de Kermabon St. Mbreteresha Teuta 21 Tauk Bahqe, Road to Germia P.O. Box 268 Pristina, Kosovo Doppia sim, mezzo costo Esistono da anni, ma in pochi li conoscono Sono i cellulari che supportano due schede, una soluzione che fa risparmiare sulle tariffe e che per questo è stata boicottata da operatori e costruttori Dall’Asia ha iniziato a farsi largo su Ebay e anche in qualche negozio specializzato... di Marco Milioni Q uanti di voi vanno in giro con due cellulari? Magari uno per il lavoro e un altro personale. Quanti di voi migrano costantemente da una sim card ad un’altra usando lo stesso apparecchio? Quanti di voi hanno almeno un paio di sim che vorrebbero usare alla bisogna, magari per pagare meno le chiamate? Magari per tacitare un secondo l’operatore collegato al telefono di lavoro lasciando “libero” quello personale. Un telefonino con doppia sim potrebbe fare al caso nostro. La soluzione, assai gettonata in Asia, è molto boicottata in Italia dagli operatori, che hanno convinto i costruttori a non uscire allo scoperto sul mercato del Belpaese. Ma su Ebay si è scatenata la febbre. Il segreto di Pulcinella Da alcuni mesi la risposta a queste esigenze, come alle esigenze di chi vuole acquistare un buon telefono, sta in una serie di repliche più o meno fedeli (solo nel look è chiaro) dell’Iphone di casa Apple. Desing che Nokia, Lg e Samsung, tanto per citare tre colossi, hanno “copiato” alla grande senza tanti timori reverenziali, segno che la forma a saponetta d’acciaio tipica della Apple è ormai divenuto un vero e proprio stilema (a dire il vero i cellulari con doppia scheda sono in commercio da almeno una decina d’anni, senza mai avere riscosso grande successo). Che cosa sono Niente di più, niente di meno. I cellulari a doppia sim o a sim duale o dual sim per fare un po’ gli anglofili, sono dei normali apparecchi cellulari. L’unica differenza con i parenti meno dotati riguarda il vano di allogiamento delle card. Al posto di uno ce ne sono due. Come funzionano Il sistema operativo del telefonino è in grado di gestire contemporaneamente due operatori; avere due sim infatti significa avere in un telefono due numeri contemporaneamente. Quando si riceve la telefonata l’apparecchio identifica il chiamante e il numero sul quale la chiamata è stata ricevuta. Allo stesso modo quando si telefona il cellulare è in grado di farci scegliere al momento tra un operatore e un altro. Questa più o meno è la novità rispetto agli apparati di una decina d’anni fa. Che cosa significa Ovviamente la doppia veste porta dei vantaggi. Le conversazioni tra numeri del medesimo operatore sono di solito più convenienti. Allo stesso modo esistono tariffe speciali per le conversazioni tra due numeri specifici che vengono garantite da un determinato gestore, il quale però allo stesso tempo è meno conveniente per le altre chiamate. Avere la possibilità di “spegnere” la sim del lavoro per lasciare attiva quella dedicata agli amici o alla famiglia può tornare utile in molte situazioni visto che ormai il cellulare è diventato uno strumento quasi brutale da parte di molti superiori o datori di lavoro per mettere le mani sul tempo libero dei dipendenti. I quali magari il fine settimana sul cellulare vorrebbero ricevere solo i messaggini dei familiari o degli amici, ma non le chiamate dell’ufficio. Quindi se proprio non si può rinunciare a spegnere il gingillo, doppio è meglio di singolo. Quanto costano e che dotazioni hanno I prezzi di questi apparecchietti veleggiano tra i 70 e i 200 euro nel caso di quelli più forniti. Le funzionalità sono molte. Agenda, connettività bluetooth, connettività wi-fi per i più evoluti, porte usb, predisposizione per flash card addizionale, unitamente alla possibilità di vedere filmati, ascoltare file mp3, nonché la radio; in certi casi pure la televisione. I “dual sim” sono di solito dotati di una connessione alla rete cellulare di tipo GSM a quattro bande. Questo li rende quindi utilizzabili di fatto in tutto il mondo. Unica rete non supportata è quella H3G. Per intenderci quella dei telefonini Tre o di quelli che operano in modalità UMTS o superiore. Una storia dal basso In Italia questi cellulari sono stati inizialmente molto snobbati dai produttori perché gli operatori preferiscono legare un telefono ad un solo utente. Avere un cliente che può difficilmente migrare da un gestore ad un altro permette al gestore medesimo di rimanere appiccicato all’utente più facilmente, anche quando questo si accorge che certe tariffe non sono più tanto convenienti. Allo stesso tempo i produttori inizialmente hanno pensato che al posto di un telefono con due sim era meglio avere due sim e due telefoni. Per ovvi motivi. Poi però su Ebay sono cominciati a venire allo scoperto i primi apprecchi importati dall’Asia. Inizialmente ci sono stati dei problemi: software non troppo affidabili, istruzioni mancanti, difetti, problemi nelle spedizioni. In seguito ci sono messi di mezzo i grossisti italiani che hanno alzato lo standard qualitativo delle importazioni mantenendo bassi i prezzi. Gli stessi grossisti hanno cominciato a vendere (da soli o con l’aiuto di negozi elettronici specializzati) su Ebay e la febbre è scoppiata. Tant’è che grossi nomi come Acer hanno cominciato a fare uscire sul mercato modelli con sim duale. È su Ebay però che si scambia il grosso dei cellulari “Iphone look”. Bisogna però fare molta attenzione. Con 80 euro si può portare a casa una macchina che lavora alla perfezione come una baracca. Frattanto, i telefonini col fondo doppio si cominciano a vedere anche in qualche negozio specializzato... sport 170 del07 novembre 2009 numero ViPiù 20 sport Nuoto sincronizzato di Andrea Ragazzi C ’era una volta una bambina di quattro anni mandata in piscina dalla mamma, che non sapeva nuotare e non voleva che la figlia ereditasse questa carenza. La bimba pratica nuoto sincronizzato, allenata dalla sorella maggiore, undici anni più di lei e buoni trascorsi nella stessa disciplina. Passano tempo, vasche e sacrifici, la piccola diventa ragazza talentuosa e arriva in alto. Due titoli italiani individuali, due bronzi di coppia, tanti successi e piazzamenti. Insomma, diventa la migliore sincronetta del paese, una delle migliori al mondo, nell’anno dei Mondiali di nuoto a Roma. Il logico finale della favola vorrebbe per lei una medaglia iridata, il trionfo davanti al pubblico di casa. Invece per Erika Trentin, ventenne di Arcugnano, la bambina entrata in acqua per colmare il deficit di mamma Graziella e allenata dalla sorella-coach Marta, il lieto fine non c’è. L’individuale del sincro di Roma 2009 Erika lo vede dalla tribuna, esclusa dalle atlete titolari. Al suo posto Beatrice Adelizzi, battuta di brutto negli ultimi due campionati tricolori, vince il primo bronzo della storia azzurra. Per la sincronetta berica il colpo è da ko. A Mondiale terminato prende una pausa sabbatica, che dura tuttora e potrebbe preludere all’abbandono dell’attività agonistica. Fine della favola? “La voce sul possibile ritiro è fondata, - conferma Erika - mi sto laureando in biologia, i laboratori finiscono tardi e mi impediscono di allenarmi al meglio e gareggiare (a settembre ha rinunciato a un meeting in Canada con la nazionale B, ndr). E poi la delusione estiva è ancora forte, ci sono rimasta davvero male. Ho sempre avuto stima e rispetto dei tecnici della nazionale, la mia esclusione si sarà basata senz’altro su mo- Nel volley che conta Trentin shock: | La medaglia di bronzo vinta in Coppa Europa nel 2007 tivazioni fondate. Ma per me il Mondiale romano rappresenta un sogno infranto, pur con la consolazione di aver partecipato da preswimmer, con l’esibizione nella cerimonia di apertura”. La passione non è scomparsa, è ancora forte dentro di lei. La musica a bordo vasca è un richiamo irresistibile. Ma deve ritrovarsi. “Prenderò un altro mese di riflessione, poi proverò a gareggiare a livello regionale, solo per capire se dentro di me ci sono le motivazioni giuste per continuare o no, devo ascoltare le mie sensazioni”. Tutto o niente, Erika non è tipa da fare le cose a metà. “Le risposte che otterrò mi diranno se è il caso di continuare e disputare i campionati italiani”. Anche se non si è nemmeno informata di quando e dove saranno. La ventenne di Arcugnano, bicampionessa italiana, si è presa un periodo di riflessione: troppo grande la delusione estiva della mancata convocazione ai Mondiali di Roma Ma la passione è ancora forte: “Ascolterò le mie sensazioni” La nazionale Il suo rapporto con la maglia azzurra non è mai stato facile. Una parola per descrivere i collegiali? Isolamento. “Ci sono stati raduni in cui mi sono sentita esclusa, messa da parte. Non ero la prima scelta, sapevo di non poter essere al centro dell’attenzione, ho fatto anche otto ore di vasca senza l’interesse dei tecnici. Mi sono sentita più volte trascurata”. Le parole non scivolano mai nella lamentela o nella polemica, descrivono con semplicità il suo stato d’animo. E i suoi giudizi sull’operato e le scelte dei tecnici federali si concludono immancabilmente con l’assoluzione, forse un po’ diplomatica, ma sincera. Ignorata dai tecnici, Erika è paradossalmente adorata dai giudici di gara nazionali. Pur essendo piccola di statura rispetto agli standard (la gamba lunga, nella resa estetica del nuoto sincronizzato, aiuta molto), la sua eleganza atipica e unica conquista favori. E titoli. I sacrifici Il prezzo del successo sono tre ore al giorno in acqua, sotto la guida della sorella Marta e di Sara Chiesi, due sedute settimanali di acrobatica con Novella Pontalti, e, talvolta, anche ore di danza classica. Per il sincro serve un mix di abilità presente in poche altre discipline. L’ammissione in nazionale prevede ben tre giornate di test: ginnastica in palestra, nuoto e nuoto sincronizzato, la selezione è durissima. Natale e Capodanno in vasca o in palestra non sono eccezioni, per chi vuole arrivare in alto. Per Erika inoltre, la difficoltà aggiuntiva di provenire da una società piccola e poco “influente” a livello federale. 170 del07 novembre 2009 numero Pallavolo / Fipav “Forse lascio l’agonismo” | Erika Trentin durante un esercizio di Solo sport pag Gli sponsor Se i sacrifici sportivi sono sulle spalle dell’atleta, quelli economici dovrebbero essere a carico degli sponsor. Con una risata Erika smonta la tesi: “A parte il sostegno della SAGESTER, che mi fornisce gratuitamente i costumi (uno da competizione può costare anche 3/400 euro, ndr), non ho altri aiuti”. Al di là della disponibilità delle Piscine di Vicenza, che si traduce in utilizzo programmato delle strutture, nessun rimborso spese per l’atleta. Ed è davvero anomala la situazione di una campionessa italiana che non guadagna un euro, pensando ai suoi “colleghi di vasca” maschi, regolarmente rimborsati dalla stessa società per la pallanuoto di serie B. E la federazione? Le vittorie in campo nazionale valgono un assegno alla società (per Erika la Libertas Nuoto Vicenza), non all’atleta. Lo scorso anno la ventenne di Arcugnano si è addirittura pagata le trasferte. Insomma, a Vicenza con il nuoto sincronizzato non si fanno i soldi. In altri club, invece, 4/500 euro mensili si riescono a portare a casa. Sorelle “sincronizzate” Perché non cambiare società? “Magari il pensiero l’ho fatto confida Erika - ma cambiando club avrei cambiato allenatrice, mia sorella. L’idea di allontanarmi da lei mi ha sempre frenato, io le devo tutto”. Come detto, Marta segue Erika dall’età di quattro anni, per lei è stata allenatrice, maestra, a volte seconda mamma. Con i pro e i contro di avere un coach in casa 24 ore su 24. “È stato difficile anche per me reggere il ruolo di sorella-allenatrice - racconta Marta - ci sono stati momenti di ribellione da parte di Erika. Nel c’è anche Montecchio tempo ci ha aiutato la grande stima reciproca e i periodi duri sono serviti a crescere e ad arrivare in alto. Con mia sorella ho un feeling naturale, capisco al volo i suoi segnali, le sue difficoltà, ci basta uno sguardo per essere in sintonia. Le ho dato molto e altrettanto ricevuto. Lei è la migliore espressione del mio essere allenatrice, da lei sono stata capita in pieno e ho potuto fare il mio lavoro come con nessun’altra atleta”. Marta fornisce anche la spiegazione del perché il destino di entrambe le ha tenute fuori dal successo pieno: “Per educazione familiare, non abbiamo la mentalità di sacrificare tutto in nome dello sport. Abbiamo sempre pensato allo studio, alla sicurezza”. A Marta era stato offerto un posto da allenatrice della nazionale, giudicato però incompatibile, a causa delle frequenti trasferte con il ruolo di moglie e mamma. “Fossi diversa avrei accettato, fosse diversa anche Erika, magari sarebbe a Roma a buttarsi anima e corpo sul sincro e non a Padova a studiare biologia, ma siamo fatte così”. Sorelle “sincronizzate”, anche sui valori della vita. SABATO 7 NOVEMBRE Calcio VICENZA vs GROSSETO Campionato Serie B - 13a giornata STADIO MENTI: ORE 15.30 Calcio a 5 ARZIGNANO vs VESEVO Campionato Serie A1 - 6a giornata PALATEZZE: ORE 16.00 Basket femminile AS VICENZA vs SAVONA Campionato Italiano Serie B Eccellenza - 6a giornata. PALALAGHETTO: ORE 20.30 | La formazione under 16 del club castellano Sono otto le società della provincia che lottano nelle categorie nazionali. Tra le cinque femminili conosciamo l’Unione Volley Montecchio Maggiore, che con la prima squadra sta disputando il suo settimo campionato di B2 di Giulietta e Romeo sono arrivate giocatrici già esperte della categoria, come le alzatrici Pegorarotto, con trascorsi di serie A a Cavazdi Alida Pretto zale, e Zandonà, che arriva dal Gaiga Verona di B1. A rinforzare ricezione e attacco ci pensa invea società presieduta da Enilo ce Meggy Reniero, che nell’ultimo Ziggiotto è poco più che magcampionato aveva giocato a Figligiorenne, visto che fu fondata nel ne in B2, ma anche lei ex Caoduro 1990, ma la storia pallavolistica in A2 e con esperienze del comune castellano importanti sulla sabbia; ha origini precedenti e altri innesti sono quelrisale al 1978. Più che li di Stocco e Scagno. di cammino è giusto Confermata per il quinparlare di scalata, con to anno in squadra la la promozione in C2 nel capitana Chimetto, così 1983 e tre anni dopo come Chiurlotto, Mosele, in C1, categoria nella Dalla Fina (che torna al quale è iniziata l’avvensuo ruolo di attaccante tura della nuova realtà dopo la buona parentesi nata dalla fusione con da alzatrice), Bortoli, Veil San Vitale. La collalardita, Perli ed i tecnici borazione, visti i molti contrasti, è durata | La capitana Migliorini e Copiello, solo un anno e l’unica Paola Chimetto duo che seguirà anche le ragazze della prima divi“unione” che è rimasta sione e dell’under 18. è stata la passione e la Montecchio punta molto voglia di far bene. Per anche sul settore giovaalcune stagioni il club è nile e ha deciso di affistato fuori dal giro redare loro anche la secongionale, dove è tornato da formazione, che l’annel 1995 cominciando no scorso ha centrato la a rivestire un ruolo da promozione, e il maggior protagonista, fino alla campionato giovanile, in conquista della Coppa modo da garantire quaVeneto nella seconlità di lavoro e continuida edizione del 1999. Anno da incornicia| Il tecnico tà con la prima squadra. re, l’ultimo del secolo Giovanni Migliorini Alle loro spalle c’è anche una terza divisione, scorso: la squadra conallenata da Nicoletti, un’under 16 quistò anche la prima promozione costruita in collaborazione con in una serie nazionale, restandovi La Favorita 93 di Meledo che parpoi per due stagioni. Tornato in C, teciperà anche al campionato di l’U.V. Montecchio ha tentato più “terza divisione under 16” sotto volte la risalita, sempre stroncata la guida di Margherita Reniero, e sul più bello a un passo dalla proun’under 14 diretta da Raffaello. mozione, riconquistata al termine Le giovani hanno iniziato con il della stagione 2004-2005. Ed ora piede giusto la stagione, con il Sosi punta alla B1: impresa non certo relle Ramonda under 18 e l’under facile, ma il team targato Sorelle 14 ancora imbattute, mentre fatiRamonda, nonostante un avvio ca nei risultati ma continua a mitravagliato dagli infortuni, pare gliorare sul piano tecnico l’under avere le carte in regola per farlo... 16, che nonostante le sconfitte sta O almeno per sognare. dimostrando di avere delle buone Rispetto alla scorsa stagione qualità; lo indicano i punteggi dei (chiusa con il terzo posto e l’acset, spesso persi nelle battute ficesso ai play-off) sotto i Castelli L | Le sorelle Trentin: Marta (allenatrice) ed Erika Gli appuntamenti GIURIATO VICENZA vs IMOLA Campionato Serie A2 - 6a giornata ZANE’, Palasport: ORE 16.00 |QcccccIcccc nali pagando un po’ di inesperienza, cosa più che accettabile per delle ragazze del ‘95 e ’96 al loro esordio in questa categoria. Alla base di tutto, poi, non manca ovviamente l’importante settore del mini volley. Ma l’UV Montecchio non dimentica chi ha deciso di abbandonare la carriera agonistica o preferisce la pallavolo alla vecchia e noiosa sala pesi. Per i peones delle schiacciate, c’è anche una nutrita squadra amatoriale mista. DOMENICA 8 Rugby RANGERS VICENZA vs MONSTER RUGBY I ragazzi di Crestani e Cipriani dopo il riposo cercano il riscatto sull’erba di via S. Antonino contro la formazione di Piazzola sul Brenta. CAMPO A.GOBBATO: ORE 14.30 MERCOLEDI’ 11 Corsa Campestre SEMIFINALI GSS Primo turno per le scuole medie superiori a Schio e a Vicenza. Data di riserva: 13 novembre. PARCO RETRONE: ORE 10.00 SCHIO, Itis De Pretto: ORE 10.30 GIOVEDI’ 12 Hockey Ghiaccio ASIAGO vs BOLZANO Campionato Italiano Serie A 11a giornata. Una superclassica dell’ice hockey nostrano. ASIAGO, PalaOdegar: ORE 20.30 SABATO 14 Orienteering PWT STYLE RACE Gara di orientamento nel centro storico di Vicenza, inserita nel trittico Adriatic Meeting. Iscrizioni e info: www.orienteering.it, Gabriele Viale: [email protected] PARCO QUERINI: ORE 14.00 DOMENICA 15 Rally 9° TROFEO CITTA’ DEL PALLADIO Campionato Triveneto Trofeo AF Rally riservato ad auto storiche e moderne. Partenza e arrivo a Campo Marzo. Info: www.scuderiapalladio.com/2009/ CAMPO MARZO: ORE 8.30 Schiacciate in... rete A Montecchio la rete non è solo quella che divide in due il campo. La pallavolo è “multimediale”, grazie al sito web www.unionevolleymontecchio.it e, soprattutto, al gruppo sorto su Facebook. Sono molte le società ad essere presenti sul famoso social network, ma al Montecchio va un bel primato: quello del gruppo più numeroso della provincia. Sono infatti ben 461 gli iscritti, numero che supera di gran lunga quello dei fan delle due società vicentine con una squadra in serie A, ovvero la Minetti - Joy Volley (227) e il Bassano Volley (313). Sarà merito della descrizione che recita “per tutti quelli che amano la pallavolo, le belle ragazze (o almeno quelle simpatiche) e non sanno come trascorrere le loro domeniche pomeriggio! Per quelli che ci conoscono e quelli che grazie a Facebook ci conosceranno! Vi aspettiamo tutti alle partite!!”? Oppure delle foto extra volley? O semplicemente una testimonianza di quante persone siano vicine a questa ambiziosa società? L’ultima ipotesi è sicuramente la più accreditata, visto anche il sempre numeroso pubblico che riempie il PalaCollodi di Alte Ceccato. 21 pag Volley femminile MINETTI BPVI vs CARIPARMA Campionato Serie A2 - 5a giornata. Banco di prova impegnativo per la banda di Mauro Marasciulo: arriva il Parma delle ex Santini, Crozzolin e Conti e della mancata biancorossa Natalia Brussa. PALAREWATT: ORE 18.00 Hockey inline CAODURO DIAVOLI vs FERRARA Campionato Serie A1 - 5a giornata. Dopo la bella vittoria nel derby ad Asiago i Diavoli cercano altri segnali positivi. PATTINODROMO, Viale Ferrarin: ORE 18.00 MARTEDI’ 10 Corsa Campestre FASI INTERZONALI GSS Fasi interzonali delle scuole medie inferiori a Nove, Vicenza, Trissino, Carré e Marano Vicentino. In caso di pioggia gare rinviate a giovedì 12. PARCO RETRONE: ORE 9.30 Tennis VENETO BANCA RIVER CLUB vs LE PLEIADI MONCALIERI Campionato Italiano Serie A1 Femminile - 6a giornata. Playoff, salvezza o play-out: il destino delle ragazze di Luca Costalonga (attualmente quarte con 5 punti e virtualmente salve) si decide negli ultimi due turni. Nell’ultimo interno sui campi di via Monte Zebio arriva la capolista Moncalieri, che in classifica ha il doppio dei punti delle vicentine, ma con una partita in più. Le torinesi schierano Kustova, Hrdinova e Gatto Monticone. RIVER CLUB: ORE 9.00 Atletica MEZZA MARATONA DEI 6 COMUNI La crisi economica non ha risparmiato neppure la neonata Maratona dei 6 Comuni, tanto che non è stato possibile organizzare la gara sui 42 km e 195mt. Gli organizzatori hanno deciso però di confermare la 2^ Mezza Maratona dei 6 Comuni, convinti che nel 2010 si possa ripristinare la corsa sulla doppia distanza. Info: www.maratona6comuni.it VILLAVERLA, Piazza delle Fornaci: ORE 10.00 distribuzione Diventa quotidiano www.vicenzapiu.com VicenzaPiù è in edicola il sabato, consultabile sul sito: www.vicenzapiu.com la domenica, e successivamente in distribuzione nei seguenti punti: CENTRO STORICO STAZIONE DI SERVIZIO AGIP Viale Milano, 104 STAZIONE FTV Viale Milano, 138 STAZIONE FERROVIARIA LIBRERIA MONDADORI presso Stazione Ferroviaria LIBRERIA MONDADORI Piazza delle Erbe, 9/A PASTICCERIA “ALBERTONI” Via Paolo Lioy, 32 BAR “CAFFÈ COMMERCIO” Piazza Biade, 22 BAR “MON PLEN” Contrà Santa Barbara, 21 170 del07 novembre 2009 numero ViPiù “BAR ITALIA” Galleria Pozzo Rosso, 19 BAR “VICENZA” Corso Palladio BAR “BORSA” Piazza dei Signori COMUNE- PALAZZO TRISSINO Corso Palladio, 98 BAR “GARIBALDI” Contrà Cavour, 7 RISTORANTE “DAI NODARI” Contrà Do Rode, 20 BAR/PASTICCERIA “SORARÙ” Piazzetta Palladio, 17 BAR “ILLY” Contrà Muscherie BAR “CAFFÈ ROMA” Corso Fogazzaro BAR/RISTORANTE “IRIS” Corso Fogazzaro, 33 BAR “SAN LORENZO” Corso Fogazzaro, 62 PASTICCERIA “RUDATIS” Contrà Santa Barbara, 29 PROVINCIA - PALAZZO NIEVO Contrà Gazzolle, 1 BAR “TAZZA D’ORO” Corso Palladio, 153 BAR “PEGASUS” Piazza Matteotti, 8 BAR “NAZIONALE” Galleria Porti, 7 BAR “BARASTRA” Contrà Barche, 14 BAR “MAGAZZINO DEL CAFFÈ” Contrà Manin UNIVERSITÀ Contrà Barche, 57 BAR “ALLE 2 COLONNE” Piazza dei Signori RISTORANTE “MALVASIA” Contrà delle Morette, 9 LIBRERIA GALLA LIBRARSI Contrà delle Morette BAR “OVO SODO” Contrà Pescherie Vecchie, 16 BAR “CHIERICATI” Corso Palladio SOCIETA’ GENERALE MUTUO SOCCORSO Corso Palladio, 186 LIBRERIA TRAVERSO Corso Palladio, 172 PASTICCERIA “SAN FRANCESCO” BAR “MERCATO” Contrà Pescherie Vecchie, 25 TRIBUNALE Contrà Santa Corona BAR “SCRIGNI” Piazzale De Gasperi, 8 BAR “MINERVA” Contrà Santa Corona, 11 LIBRERIA GIUNTI Corso Palladio, 186 PASTICCERIA “VENEZIA” Contrà Pescheria, 4 distribuzione SEDE AIM Contrà Pedemuro San Biagio BAR/PASTICCERIA “FOGAZZARO” Corso Fogazzaro 22 pag NEGOZIO “FORMAGGI TIPICI” Riviera Berica CENTRO COMMERCIALE PALLADIO Strada Padana verso Padova “BOUTIQUE DEL PANE! Corso Fogazzaro, 142 PASTICCERIA “ALIANI” Corso Fogazzaro, 163 ZONA EST E NORD ZONA OVEST BAR/RISTORANTE “BOCCALETTO” Via Trieste, 81 RISTORANTE “2 FOGHER” Strada Pasubio, 2 BAR “CAPRICE” Galleria ParcoCittà FONTANA Strada Pasubio, 17 BAR “TORRIONE” Porta Castello, 3 STAZIONE DI SERVIZIO AGIP Viale Trieste “PASTICCERIA SOLE” BAR “CASTELLO” Piazza Castello BAR “PALAZZETTO” Via Anconetta, 46 SEDE CISL Contrà Cabianca, 20 PASTICCERIA “ARTIGIANA” Via Medici, 69 PASTICCERIA “LA VICENTINA” Corso San Felice e Fortunato LIBRERIA GALLA Corso Palladio 11 BAR “PIGAFETTA” Contrà Pescaria PASTICCERIA “BOLZANI” Corso Padova, 146 PASTICCERIA “GAMBARATO” Contrà Porta Padova, 105 MACELLERIA “ZANELLATO” via Medici, 50 STAZIONE DI SERVIZIO Q8 via Medici PALESTRA INJOY Strada Marosticana, 24 BAR “IV NOVEMBRE” Via IV Novembre, 79 EQUOBAR Strada Marosticana, 350 BAR “BAR DEGLI ANGELI” Via IV Novembre STAZIONE DI SERVIZIO TOTAL Viale della pace ZONA SUD BAR “LOSS BAR” Via Prandina, 1 BAR “BAR CLASSICO” Via Giaretta, 21 FIDAS Via Baracca, 204 PASTICCERIA “VACCARI” Via Vaccari, 85 SEDE CGIL Via Vaccari, 128 STAZIONE DI SERVIZIO API Via Fusinato BAR/GELATERIA MONTE BERICO Via X Giugno, 84 PASTICCERIA “VIALE DELLA PACE” Viale della Pace, 106 BAR “DOLCE VITA” Strada Cà Balbi, 236 PASTICCERIA “TOMMINI” Strada Cà Balbi, 313 BAR “AVVENIRE” via Nicolò Vicentino, 60 nome e cognome Bruno Biasiolo titolo di studio Laurea in economia età 41 professione Agente immobiliare. Presidente dell’associazione Meccano14 luogo di nascita Valdagno segni particolari Barbabruno BAR “BABILONIA” Via Pecori Giraldi, 30 PASTICCERIA “VERONA” Via Legione Antonini CINEMA PRIMAVERA Via Ozanam, 11 BAR “CILLYLOUNGECAFFÈ” Via Btg. Val Leogra, 80 CENTRO SPORT PALLADIO Via Cavalieri di Vittorio Veneto, 29 UIL Via Quasimodo, 47 Il tratto principale del mio carattere Buonumore La qualità che preferisco in un uomo Sincerità La qualità che preferisco in una donna Ironia Quel che apprezzo di più nei miei amici Sincerità e ironia Il mio principale difetto Disordine BAR “CIRKUS” Via Enrico Fermi, 347 La mia occupazione preferita Fare la lotta con Pippo (mio figlio) “RISTORANTINO GRAN CAFFÈ” Via Enrico Fermi Il mio sogno di felicità Vivere sereno insieme a persone serene STAZIONE DI SERVIZIO AGIP Viale San Lazzaro, 106 Quale sarebbe, per me, la più grande disgrazia Vincere al superenalotto il montepremi record BAR “MONTECARLO” Via Verona, 78 Quel che vorrei essere Il vincitore del superenalotto (col montepremi record...) BAR “SARTEA” Corso San Felice, Il paese dove vorrei vivere Quello dei balocchi, se poi non divento somaro CENTRO COMMERCIALE AUCHAN LA BOTTEGA ARTIGIANA DEL PANE Via Zugliano, 49 PASTICCERIA “LA ROCCA” Corso San Felice, 255 BAR “MERY’S BAR” Galleria Tiziano, 22 SCUOLA ARTE E MESTIERI Via Rossini, 60 CENTRO ANZIANI “LA RONDINE” Via Calvi, CSMR Via Vicenza, 204 - Altavilla 23 pag Biasiolo Tel: 0444 - 923362; mail: [email protected] BAR “SUSANNA” Via Calvi, 18 numero Bruno Editoria, comunicazione uffici stampa e marketing PASTICCERIA “GALLA” Riviera Berica, 84 170 del07 novembre 2009 botta&risposta Il piatto a cui non so rinunciare Rinuncio (a volte e a malincuore) ai crauti perchè non li digerisco e al cavolfiore lesso, per il resto.... I miei libri della vita Quelli che non ho letto I miei poeti preferiti Il sommo Dante I musicisti che mi piacciono di più Quelli che hanno venduto l’anima al diavolo I miei pittori preferiti Leonardo da Vinci I miei film preferiti Quelli di Massimo Troisi Quel che detesto più di tutto L’arroganza e la prepotenza Il personaggio storico più ammirato Adamo, l’unico che (prima della mela) poteva scagliare la prima pietra e quello più disprezzato Tutti i despoti, nessuno escluso Il dono di natura che vorrei avere La costanza Laboratorio di assistenza tecnica Server e sistemi di rete Pc assemblati e delle migliori marche Offriamo connettività internet professionale in collaborazione con MC-Link ( www.mclink.it ), con molteplici servizi tra i quali: ADSL, ADSL2+, SHDSL, telefonia VOIP, Gestione VPN, noleggio apparecchi Hardware CISCO System ecc. Come vorrei morire Dal ridere Stato attuale del mio animo Stupefacente Il mio prossimo impegno nella vita Cambiare il pannolino a Filippo e Bianca Il mio credo politico o ideale L’anarchia rispettosa del prossimo Cosa mi piace e cosa non mi piace di Vicenza Adoro il Teatro Olimpico, tanto quanto non mi piace il nuovo teatro Cosa mi piace e cosa non mi piace dei vicentini Il magnagati sì, il basabanchi no Le colpe che mi ispirano maggiore indulgenza Quelle di Robin Hood, rubare ai ricchi per dare ai poveri Il mio motto Mangia, che l’anoressia è dietro l’angolo... Vendita e creazione siti WEB e domini internet autogestibili dal cliente per mezzo di un software potente e di facile utilizzo ( www.magic-cms.eu ), per aggiornare e modificare in tempo reale la propria pagina WEB senza l’intervento del WEBMASTER e con pochi e semplici click. 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