Dispensa Rilievo Fotografico - Corso integrato di Rilievo e Restauro

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Dispensa Rilievo Fotografico - Corso integrato di Rilievo e Restauro
Università degli Studi di Bergamo - Corso integrato di Rilievo e Restauro dell’architettura
INDICE
1 TEORIA……………………………………………………………………………………………………………………….3
1.1 La fotografia nel rilievo………………………………..………………………………………………………3
1.2 Gli obiettivi fotografici…………………………………………..…………………………………………….3
1.3 La tecnica di ripresa……………………………………………………………………………………………..4
1.4 Foto HDR - Fotografie in alta gamma dinamica High Dynamic Rang……………….…..7
2 PROCEDURA DI RILIEVO……………………………………………………………………………………………14
2.1 Il rilievo fotografico…………………………………………..……………………………………………….14
2.2 Fasi di acquisizione delle fotografie (nostro esempio)………………………………………..15
3 UTILIZZO DEI PROGRAMMI……………………………………………………………………………………….19
JJJ3.1 PTGui………………………………….………..……………………………………………………………………19
LL3.2 Kolor Panotour Pro………………………………..…………………………………………………………..22
4 FONTI……………………………………………………………………………………………………………………….23
4.1 Siti internet……………………………………………………………………………………………………….24
4.2 Bibliografia………………………………………………..………………………………………………………24
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1 TEORIA
1.1 La fotografia nel rilievo
La fotografia costituisce un supporto fondamentale per tutte le operazioni di rilievo che si
accompagna a tutte le fasi di acquisizione dei dati. In molti casi la fotografia costituisce essa stessa
un documento utile ai fini del rilievo in quanto è possibile derivare dall’immagine fotografica
alcune informazioni utili per la determinazione metrica degli elementi. Ciò è possibile nei casi in
cui la fotografia venga scattata facendo attenzione a porre il piano della pellicola in modo del tutto
parallelo all’elemento di interesse, cercando inoltre di far sì che l’asse della macchina fotografica
risulti orizzontale.
Diversamente il dato fotografico può essere utilizzato solo come supporto figurativo ed è il caso ad
esempio del rilievo del degrado dove il supporto fotografico costituisce un utile strumento di
lavoro.
Mantenendo il piano della pellicola parallelo al piano della rappresentazione si conserva la
proporzionalità tra le varie misure. In molti casi ci si può avvalere di un sistema metrico da inserire
nella fotografia a cui riferire le dimensioni delle singole parti. In particolare, nel rilievo
archeologico, per il rilievo delle murature è possibile utilizzare un telaio costituito da una maglia
quadrata di dimensioni note a cui riferire la zona interessata.
La fotografia riveste una notevole importanza nella documentazione architettonica e costituisce
uno strumento insostituibile nel rilevamento architettonico vuoi come documentazione di
completamento ai grafici di rilievo, vuoi come strumento ausiliario nelle operazioni di rilievo.
Il potere evocativo della fotografia si fonda sulla capacità della nostra memoria di immagazzinare
le immagini in maniera più efficace e stabile che i prodotti di altre percezioni.
La percezione di un oggetto architettonico è frutto di una vasta esperienza che include, oltre
all’osservazione visiva, anche sensazioni tattili, misurazioni compiute nel muoversi in relazioni
all’oggetto, elaborazioni concettuali e storiche.
1.2 Gli obiettivi fotografici
Gli obiettivi si suddividono generalmente in grandangolari, normali e teleobiettivi. Questa
classificazione dipende dalla lunghezza focale dell’ottica, che viene solitamente espressa in
millimetri. Essa determina il campo di ripresa, l’ingrandimento e la profondità di campo dell’ottica.
Nel formato 35 mm le lunghezze focali comprese tra i 20 e i 35 mm sono considerate
grandangolari. Producono una maggiore profondità di campo e un maggiore angolo di ripresa, ma
rimpiccioliscono i soggetti. Un supergrandangolo, o fisheye, consente un angolo di ripresa di 180°
o più ampio.
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Gli obiettivi con lunghezza focale compresa tra i 45 e i 55 mm sono detti normali, perché sono
quelli che più si avvicinano all’occhio umano per la prospettiva e le proporzioni degli oggetti
osservati. Gli obiettivi con focale più lunga, oltre gli 85 mm, sono chiamati teleobiettivi:
schiacciano la prospettiva e diminuiscono la profondità di campo, ingrandendo molto il soggetto.
Gli zoom, altro tipo di obiettivi, sono strutturati in modo da consentire di variare la lunghezza
focale impiegando un’unica ottica. Sono particolarmente utili con le reflex, in quanto permettono
un controllo agile e continuo nella composizione dell’immagine.
1.3 La tecnica di ripresa

Il controllo dell’inquadratura.

La determinazione della corretta esposizione.
L’inquadratura: è un taglio arbitrario della scena.
E’ necessario quindi controllare che contenga tutte le informazioni utili al fine voluto (vedute
d’insieme, di elementi architettonici, quali portali e finestre, di particolari, elementi ripresi di
prospetto, in prospettiva con linee verticali parallele, di scorcio…)
Il punto di vista è dato dalla posizione della fotocamera in rapporto all’oggetto della ripresa e non
dalla focale dell’obbiettivo utilizzato, che determina solo la porzione del campo visivo che si vuole
fotografare.
Condizione necessaria e indispensabile perché un’immagine fotografica sia priva di prospettiva è
che il piano della pellicola sia parallelo alla facciata dell’oggetto della ripresa.
Se il piano della pellicola è ruotato rispetto ad una retta verticale parallela alla facciata, l’immagine
sarà in prospettiva con le linee verticali parallele e quelle orizzontali in fuga.
Guardando verso l’alto o verso il basso, l’occhio (o camera) percepisce gli oggetti in prospettiva, e
questo anche se colui che guarda riesce a stimare l’oggetto privo di deformazioni.
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L'esposizione
In fotografia, il termine esposizione indica il tempo durante il quale l'elemento sensibile (pellicola
fotografica, per la fotografia tradizionale o sensore elettronico, per quella digitale), resta esposto
alla luce che passa attraverso il sistema ottico (obiettivo); più spesso, in gergo tecnico, la stessa
parola indica la quantità totale di luce che nel suddetto periodo passa attraverso il sistema ottico.
L'esposizione si misura in EV (valore di esposizione) ed è determinata con l'ausilio
dell'esposimetro.
L'esposizione è definita come:
esposizione = intensità luminosa × tempo
e pertanto dipende dalla combinazione tra le impostazioni del diaframma, che regola l'intensità
luminosa, e del tempo di esposizione. In particolare, fissata una data esposizione, diaframma e
tempo sono inversamente proporzionali, ossia sono l'uno il reciproco dell'altro.
La relazione che intercorre tra questi due elementi è definita quindi come reciprocità. A parità di
condizioni di luce, si ottiene la stessa esposizione se aumentando un termine se ne diminuisce un
altro dello stesso fattore.
Il mezzo sensibile, poi, ha una sua caratteristica di "impressionabilità", detta velocità o sensibilità:
più alta la sensibilità, minore l'esposizione necessaria per lo stesso risultato finale. Anche in questo
caso, la relazione è inversamente proporzionale: a parità di luminosità rappresentata
nell'immagine finale, sensibilità ed esposizione sono l'una il reciproco dell'altra.
Ne consegue che, moltiplicando uno dei tre parametri (diaframma, tempo, sensibilità) per un dato
fattore, basterà dividere uno degli altri due per lo stesso fattore per ottenere un'immagine
esposta allo stesso modo.
Ad esempio, portando il tempo da 1/250 a 1/500, quindi dimezzando l'esposizione (fattore = 1/2),
si può scegliere se raddoppiare il diaframma, oppure raddoppiare la sensibilità della pellicola o del
sensore elettronico (fattore = 2, reciproco di 1/2). Nel primo caso la quantità totale di luce che
colpirà la pellicola (l'esposizione) sarà la stessa; nel secondo, la quantità di luce sarà dimezzata, ma
la pellicola avrà una sensibilità doppia, e necessiterà quindi di metà della luce per lo stesso
risultato.
Calcolo dell’esposizione
Lo sviluppo della tecnologia degli esposimetri interni ha permesso di limitare l'intervento umano
utilizzando più sensori all'interno della fotocamera. La misura dell'esposizione può essere, ancora
oggi, fatta con modalità esposimetriche tradizionali: misura in un punto centrale (spot) o in
un'area centrale (pesata centrale) dell'immagine. Sono però disponibili anche modalità intelligenti,
che misurano una matrice di più punti, determinando la natura della scena inquadrata e di
conseguenza l'esposizione più appropriata. Questi metodi intelligenti possono tenere conto della
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distanza del soggetto messo a fuoco, del suo colore, di indizi della presenza di particolari
condizioni di illuminazione (presenza del cielo, controluce...). Si ottengono così risultati che si
avvicinano molto a quelli che otterrebbe un fotografo operando manualmente.
Le fotocamere elettroniche o digitali utilizzano dei programmi che, una volta calcolata
l'esposizione corretta, scelgono la coppia tempo/diaframma più adeguata per la scena inquadrata.
Esistono anche due programmi che permettono un utilizzo più creativo e determinano
automaticamente un tempo adeguato in base al diaframma scelto dal fotografo (priorità di
diaframmi), oppure il diaframma migliore una volta scelto il tempo (priorità di tempi). Infine, il
valore scelto dall'automatismo può in ciascuno di questi casi essere modificato manualmente
attraverso il controllo della compensazione dell'esposizione, oppure completamente ignorato,
attraverso il programma manuale.
Cosa è l'esposizione corretta?
L'uso della compensazione dell'esposizione e delle modalità manuali, anche in presenza di
sofisticati automatismi, è motivato dal fatto che l'esposizione è un concetto relativo. Sappiamo
infatti quali coppie di valori di diaframma e tempo diano luogo a una determinata esposizione, ma
questo non ci dice quale sia l'esposizione corretta per una determinata scena. Certamente ci
saranno soggetti che vanno "resi" con toni chiari, come (tipicamente) il cielo in un paesaggio, e
altri che devono essere scuri, come il pelo di un cane nero. Però questa conoscenza è disponibile
solo al fotografo che vede, capisce e interpreta la scena, non all'esposimetro, che si limita a una
misurazione oggettiva.
Per convenzione, quindi, il calcolo dell'esposizione (il valore letto sull'esposimetro) viene fatto in
modo tale che la zona di riferimento, per esempio il centro nella modalità spot, sia reso con un
livello luminoso intermedio. Tale valore è quello del grigio 18%, cioè quello di una superficie con
riflettanza pari al 18%. Esistono in commercio appositi cartoncini che presentano tale livello
convenzionale di riferimento. Il valore esposimetrico misurato, per questo motivo, è da intendersi
come un punto di partenza su cui effettuare le proprie scelte, più che come una prescrizione.
A queste considerazioni fanno eccezione i metodi a matrice o multizona, che applicano criteri
basati sull'analisi di casi reali per cercare di determinare l'esposizione più corretta, non solo quella
intermedia, "indovinando" la natura della scena e dei soggetti presenti. Tali metodi sono stati
introdotti dalla Nikon, con il modello FA, che produce attualmente il sistema più sofisticato (il
recente modello D7000 ha introdotto una matrice a più di 2000 zone, che usa informazioni
tridimensionali e a colori). Tuttavia il preciso metodo impiegato resta un segreto industriale di
ciascuna ditta produttrice.
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1.4 FOTO HDR | Fotografie in alta gamma dinamica High Dynamic Range
L’HDR è un sistema di elaborazione digitale applicato sulle fotografie, che ci consente di
rappresentare in un’unica foto valori di luminosità molto alti e molto bassi. Una normale foto in
JPG scattata con una macchina fotografica compatta memorizza per ogni pixel della foto dei valori
di RGB (rosso verde blu) con profondità di 8bit che producono una gamma di 16 milioni di colori.
Una foto scattata con una reflex digitale in formato RAW, arriva a 10/12/14 bit di valori di
luminosità, mentre una foto in HDR arriva a valori di 16bit o 32bit. Le informazioni memorizzate in
un’immagine HDR di solito corrispodono ai valori fisici della luminosità e della radianza che
possono essere osservate nel mondo reale ; in questo differiscono dalle informazioni memorizzate
nelle normali immagini digitali, che memorizzano solo quali colori vanno riprodotti sullo schermo.
Per comprendere l'utilità di questa tecnica si pensi ad una fotografia realizzata in una situazione di
alto contrasto luminoso, ad esempio un controluce. In queste condizioni di scatto, dopo aver
esposto correttamente il soggetto, è facile ottenere porzioni dell'immagine sovraesposte (aree
molto chiare, tendenti al bianco) o sottoesposte (aree molto scure, tendenti al nero).
A differenza dell'occhio umano, che possiede una gamma dinamica molto ampia, il sensore della
fotocamera digitale non è in grado di distinguere e quindi di registrare livelli di luminosità così
distanti tra loro. Quindi, tutto ciò che risulterà eccessivamente luminoso per il sensore verrà
registrato come bianco, mentre le aree estremamente buie verranno interpretate come nero.
A cosa serve?
Ecco quindi che ci viene in aiuto la tecnica HDR, la quale prevede di realizzare una serie di scatti ad
esposizioni diverse (detta anche multiesposizione), per poi fondere il tutto in un'unica immagine
ad elevata gamma dinamica. Di fatto con l’HDR si può ottenere un’unica foto ben esposta,
mettendo insieme più fotografie con esposizioni diverse ed è quindi il modo migliore per
avvicinare la fotografia alla visione normale che percepisce l’occhio umano.
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Come si ottengono le foto HDR?
Il modo di procedere si può differenziare in 3 diverse tecniche:



SETTAGGI MANUALI
BRECKETING AUTOMATICO
FHDR
La prima procedura prevede l’acquisizione di una stessa immagine impostando manualmente la
fotocamera con diverse aperture di diaframma, partendo da diaframma chiuso e aprendolo di
volta in volta in ogni scatto, ottenendo così immagini inizialmente sottoesposte e in seguito
sempre più sovraesposte. Il consiglio è quello di scattare le foto utilizzando il treppiede, in modo
così da non spostare la fotocamera da un scatto all’altro, e di impostare la fotocamera sulla
funzione A, ovvero con solo la gestione del diaframma. Per un buon risultato sono sufficienti dai 5
ai 7 scatti con diversa esposizione.
La procedura di brecketing automatico prevede l’utilizzo di una particolare funzione della
macchina fotografica che in automatico scatta 3 foto, una sotto esposta, una normale e una
sovraesposta.
La terza procedura, FHDR, dove F sta per Fake (falso), è caratterizzata da una singola fotografia che
viene in seguito modificata a livello di luminosità per ottenere le diverse esposizioni. Questa
metodologia non rispecchia a pieno i concetti dell’HDR, ma si possono comunque ottenere discreti
risultati, quando si ha a disposizione un'unica immagine. Per avere risultati significativi è
necessario disporre di un immagine perfettamente esposta, senza zone scure e bruciate, in
formato RAW in modo da poter lavorare con il maggior numero di informazioni della fotografia e il
più possibile senza rumore digitale, ovvero scattata con ISO abbastanza bassi. Per ottenere le
immagine di diversa esposizione si apre la foto originale con un programma di fotoritocco come
Photoshop e si modifica la luminosità manualmente. Il consiglio è quello di partire sempre dalla
foto originale per la modifica della luminosità e di salvare la nuova foto ottenuta sempre in
formato RAW. Per ottenere risultati finali apprezzabili è consigliato “creare” dalla foto originale 2
foto sottoesposte e 2 sovraesposte.
Bisogna tener presente che il risultato ottenuto con una FHDR è decisamente inferiore di quello
ottenuto con la prima procedura descritta in quanto contiene maggiori informazioni di colore sulle
zone ad alta e bassa esposizione, informazione che la singola immagine modificata non può avere.
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Come montare le immagini
Una volta ottenute le immagini con uno dei tre metodi sopra descritti, si utilizza un programma
per il montaggio finale. Il software utilizzato nel nostro caso è Photomatix Pro, che verrà ora
illustrato.
Il primo passo è caricare le immagini di cui disponiamo nel programma con il comando “Load
Bracketed Photos” e una volta dato l’ok, il software procederà automaticamente all’allineamento
delle fotografie da noi fornite, restituendo una prima bozza dell’immagine finale.
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Una volta montate le immagini il programma ci permette di “giocare” sullo stile che vogliamo dare
alla nostra immagine con una serie di temi predefiniti, e in base a questo modificare a nostro
piacimento i valori di luminosità, contrasto e saturazione. Regolata l’immagine si procede alla fase
di montaggio finale tramite il comando “Process”con cui il software, tenendo conto dello stile e
dei valori che vogliamo ottenere, ci restituisce l’immagine in HDR.
A questo punto è ancora possibile prima del salvataggio gestire alcuni parametri relativi ai colori e
al contrasto cromatico, e cercare di recuperare, per quanto possibile, le caratteristiche di "acutezza" e
"definizione" della foto. L’ultimo passaggio è il salvataggio, consigliato nella modalità 16-bit.
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L’esempio che si riporta di seguito è stata ottenuto tramite procedura FHDR, dove le diverse
esposizioni sono state ottenute partendo da un’unica fotografia in formato RAW. Il risultato finale
è un immagine più dettagliata e più definita.
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SCATTO SOTTOESPOSTO
SCATTO SOVRAESPOSTO
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RISULTATO IMMAGINE HDR
CONFRONTO TRA GLI SCATTI
SOVRAESPOSTO
ORIGINALE
HDR
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SOTTOESPOSTO
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2 PROCEDURE DI RILIEVO
2.1 Il rilievo fotografico
Per rilievo fotografico si intende una fotografia che rispetta le proporzioni e la forma dell’oggetto,
senza cercare di modificarle.
ELEMENTI FONDAMENTALI PER IL RILIEVO FOTOGRAFICO:
Gli elementi da tener presente quando si scatta una fotografia sono:




Lo sfondo
Il punto di vista- angolazione
L’inquadratura
La luce
LO SFONDO:
Si definisce sfondo tutto ciò che si trova davanti e dietro l’oggetto fotografato. La fotografia
riprende sempre lo sfondo che non si può eliminare come nei disegni. Normalmente l’oggetto in
primo piano non è ben visibile, perché è inserito in uno sfondo non adatto: ad esempio, se noi
fotografiamo un bambino nella sua camera, tutti gli oggetti e i mobili che gli stanno intorno
rendono la sua immagine poco leggibile e quindi non bella.
COME SI PUÒ CAMBIARE LO SFONDO:
1. Spostando l’oggetto su uno sfondo adatto.
2. Chiudendo l’inquadratura in modo da ottenere meno sfondo.
3. Ruotando sull’oggetto fino ad ottenere uno sfondo compatto.
4. sfocando lo sfondo.
IL PUNTO DI VISTA (ANGOLAZIONE):
Il punto di vista è il luogo da dove si scatta la fotografia. La scelta non può essere l’altezza
dell’occhio del fotografo. Il punto di vista si sceglie tenendo presente l’oggetto che si vuole
fotografare. Se l’oggetto è piccolo e posto in basso, bisogna abbassarsi o alzare l’oggetto. Se invece
è grande, ci si alza ad altezza media.
Per evitare le deformazioni delle linee verticali, quando l’oggetto è molto alto (ad esempio un
edificio), ci si allontana il più possibile per avere un angolo di ripresa più stretto.
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L’ INQUADRATURA:
Per l’inquadratura si intende il rettangolo in cui è inserito l’oggetto fotografato (formato).
Inquadratura significa, letteralmente, mettere il soggetto dentro il quadro. Di norma il soggetto
deve coprire la superficie della foto per almeno tre quarti. Per fare questo ci si deve abituare a
guardare il rettangolo in cui è inserito il soggetto e non il centro della foto.
REGOLE PER UNA BUONA INQUADRATURA:
1. Avvicinarsi al soggetto il più possibile.
2. Guardare il rettangolo in cui è inserito il soggetto.
3. Valutare le proporzioni che ricopre il soggetto rispetto all’inquadratura.
LA LUCE:
La luce è l’elemento più importante della fotografia. Essa cambia continuamente di colore e di
intensità: la mattina ha una tonalità diversa rispetto alle ore centrali della giornata.
Per la foto di rilievo, la luce deve illuminare uniformemente l’oggetto (luce diffusa), in modo da
rendere visibili tutte le sue parti.
REGOLE PER OTTENERE UNA BUONA LUCE:
1. Evitare il contro luce
2. Evitare la luce frontale, perché appiattisce gli elementi del soggetto fotografato.
3. La luce ideale per la fotografia di rilievo è quella diffusa. Per ottenerla bisogna andare
nell’ombra e attendere che il sole sia velato dalle nuvole.
4. La luce artificiale non deve arrivare sul soggetto in modo diretto, perché produce lo stesso
effetto della luce del sole: oscura troppo alcune parti, mentre ne sbianca altre.
5. La luce artificiale deve arrivare sul soggetto in modo indiretto.
2.2 Fasi di acquisizione delle fotografie (nostro esempio)
Prima di passare alla descrizione di software che ci permettono di creare tour virtuali, è necessario
aprire una parentesi molto importante sulla modalità di acquisizione delle fotografie. Il nostro
esempio riguarda il rilievo fotografico della Chiesa di San Vittore a Brembate Sotto.
Per una corretta creazione di foto panoramiche è necessario l’utilizzo del treppiede, e di particolari
teste del cavalletto che permettono la rotazione della macchina fotografica attorno al proprio
punto nodale in modo da eliminare l’errore di parallasse.
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La parallasse è lo spostamento apparente tra un oggetto vicino rispetto ad un oggetto distante se
visti secondo prospettive differenti, e provoca importanti errori durante il processo di
assemblaggio delle foto, tanto più il fenomeno è accentuato. Questo tipo di errore non può essere
eliminato in post – processing, quindi l’unico modo è una accurata scelta delle prospettive, o
l’utilizzo di particolari cavalletti che permettono la rotazione della macchina fotografica attorno al
proprio punto nodale in modo che ogni scatto sia ripreso dalla medesima posizione. Il punto
nodale non è altro che il centro prospettico dell'ottica attraverso il quale la luce entra nello
strumento ottico e va a focalizzarsi sul sensore. Di norma in una reflex è collocato in prossimità
della lente frontale o davanti ad essa.
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Il primo step, dunque, per un corretto rilievo fotografico, è il posizionamento del cavalletto,
mettendolo in “bolla” con la livella sferica, e la regolazione della macchina fotografica attorno al
proprio punto nodale. Per far questo si prendono su una vista due punti di riferimento verticali
allineati, e ruotando la fotocamera tale allineamento dovrebbe rimanere invariato, in caso
contrario si deve aggiustare il punto nodale giocando con le diverse slitte del cavalletto spostando
avanti e indietro la fotocamera fino ad ottenere la posizione ottimale.
In questo primo passaggio bisogna da subito tenere presente dell’ambiente che vogliamo
riprendere, fondamentale per la scelta dell’obiettivo che caratterizza la tipologia e la quantità di
scatti da effettuare. Obiettivi standard a focale media hanno un angolo di campo, cioè l'estensione
angolare del cerchio di copertura, compreso tra 45° e 60°. Di questo si deve tenerne conto quando
si andrà a decidere il numero di scatti da effettuare.
Il numero di fotografie da scattare dipende da tre fattori:
 La distanza focale dell’obiettivo;
 Il posizionamento verticale o orizzontale della fotocamera
 La percentuale di sovrapposizione tra due foto contigue che si vuole ottenere.
Software di sovrapposizione come PTGUI lavorano in modo ottimale con sovrapposizioni
dell’ordine del 20-25 %. Altri programmi come COLOR AUTOPANO GIGA con percentuali vicine al
10%. Ciò comporta una considerevole diminuzione del numero di scatti, e quindi di tempo
impiegato per l’acquisizioni di panorami a 360°, non tanto per il singolo panorama, ma quando
siamo di fronte a lavori più ampi che implichino la raccolta di molti set fotografici. Ovviamente più
due inquadrature contigue sono sovrapposte più sarà facile l’individuazione e l’associazione dei
punti di controllo.
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Per distanze focali basse, ideali per l’acquisizione di panorami vasti, sono consigliati un numero da
otto a dieci scatti, comprendenti uno scatto a +90° (“il cielo”) e uno scatto a -90° (“il pavimento”),
e i rimanenti compiendo una rotazione di circa 50°-60° della fotocamera attorno all’asse nodale.
Più le distanze focali aumentano più il numero di scatti da effettuare aumenta in quanto gli angoli
di rotazione attorno all’asse verticale diminuiscono, si vanno ad aggiungere inoltre acquisizioni di
rotazioni complete andando a modificare l’angolazione dello strumento attorno all’asse
orizzontale.
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3 UTILIZZO DEI PROGRAMMI
3.1 PTGui
A cosa serve?


Creare “stitch” (dall’inglese “cucito insieme”): proiezione Rettilineare, Cilindrica ed
Equirettangolare (o Sferica), partendo da un numero qualunque di immagini
Creare panorami (intesi come foto panoramiche)
Come si utilizza?
L’interfaccia è molto semplice, presenta solo 3 “comandi” principali.
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Il primo passo è inserire le varie fotografie da unire cliccando su “Load images”.
In seguito bisogna cliccare su “Align images”, comando con il quale il programma crea
automaticamente lo “stitch”. In certi casi, se il programma non riesce a rilevare automaticamente
tutti i punti necessari per la fusione delle immagini (“control points”), verrà richiesto all’utente di
collocare manualmente i punti di coincidenza tra gli scatti di uno stitch. Si aprirà la finestra
“panorama editor” con il risultato dello stitch.
In questa finestra la nona, decima e undicesima icona permettono di visualizzare il panorama in
versione, rispettivamente, rettangolare, cilindrica e sferica.
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Cosa si ottiene?
Il risultato è quello fornito dalla finestra “panorama editor”, da quale si può esportare il panorama
in formato jpg cliccando su “Tools” “Show in Viewer”. Il prodotto è una proiezione in cui le
verticali rimangono tali, l'orizzonte diventa una linea retta che attraversa il centro dell'immagine,
le altre linee e gli angoli sono distorti e le aree vicine ai poli appaiono stirate orizzontalmente.
Con il nostro esempio si sono ottenute due foto panoramiche della Chiesa di San Vittore.
Panorama terrazza
Panorama sagrato
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3.2 Kolor Panotour Pro
A cosa serve?






Creare tour virtuali (definito come l'esperienza virtuale che più si avvicina alla visita
reale di un luogo, sia come qualità visiva che come percezione emozionale)
Inserire e gestire panoramiche sferiche totali e parziali
Permette la conversione da immagini sferiche a immagini cubiche (e viceversa)
Generare transizioni, effetti dinamici, animazioni attraverso il collegamento di
panorami
Permette l’inserimento di mappe, loghi, suoni, immagini, video e testi
Creare tour compatibili con dispositivi mobili Apple (iPhone, iPad)
Come si utilizza?
L’interfaccia è suddivisa in 4 riquadri: quello indicato in rosso nell’immagine sottostante,
riguardante le proprietà del tour, viene utilizzato solo per funzioni avanzate, quindi non lo
considereremo per la creazione di un tour “di base”.
Per prima cosa bisogna inserire i “panorami” precedentemente creati con programmi come PTGui
cliccando sulla sesta icona in alto a sinistra (riquadro marrone). In seguito, si procede con la
creazione degli hotspots (riquadro viola). La terza, quarta, quinta e sesta icona permettono
l’inserimento, rispettivamente, di hotspots poligonali, rettangolari, punti e riflessi e
contemporaneamente nel riquadro verde compare un’ “anteprima” di come apparirà il 3D
dell’immagine nel tour virtuale. Una volta inseriti tutti gli hotspots è necessario creare i
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collegamenti tra i panorami: nella finestra indicata in marrone cliccare sui singoli hotspots e,
tenendo premuto, trascinarli sul panorama cui si desidera collegarlo. Il collegamento sarà
rappresentato da una freccia.
A questo punto, cliccando sulla settima icona della stessa finestra si genera il tour virtuale “base”
che non include suoni, loghi, immagini che richiedono un’elaborazione più complessa. Cliccando
poi sull’icona successiva si può visualizzare subito il video del tour appena creato.
Cosa si ottiene?
I file di output principali sono:
 Cartella immagini
Contiene le immagini che creano il tour. Tipicamente il formato finale delle immagini viene
trasformato in .jpg
 *.swf
Si tratta del player vero e proprio (il video del tour). L’estensione swf è il formato proprio di
Macromedia Flash Player. Per la lettura di questo file da parte del browser si rende
necessaria l’installazione del plug-in Macromedia Flash Player che è molto diffuso e
scaricabile on-line. Il file *.swf ha il compito di interpretare l’immagine, deformarla e
proiettarla sull’output.
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4 FONTI
4.1 Siti internet
-
www.fotohdr.it
www.federica.unina.it/architettura/applicazioni-di-geometria-descrittiva-e-rilievoarchitettura/fotografia-rilievo-metodi-strumenti/2/
www.federica.unina.it/architettura/rilievo-dellarchitettura/uso-fotografia-rilievo-architettonico/2/
4.2 Bibliografia
-
Fotografia di rilievo
Nobile, A. Errore di parallasse, punto nodale, teste panoramiche
Nobile, A. Lunghezza focale, dimensione del sensore, FOV, numero di scatti
Nobile, A. Software di stitching PTGui
Bucalossi, L. & Nobile, A. Tour virtuali (Panotour Pro)
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