norton manx - Allucchettati
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norton manx - Allucchettati
NORTON MANX La Norton Manx è sicuramente la più famosa motocicletta da corsa mai esistita, costruita nel maggior numero di esemplari, quella con il maggior numero di vittorie. E’ praticamente impossibile elencare tutti piloti che l’hanno portata in corsa come pure fare una lista dei suoi trionfi. La Manx è forse la moto più longeva nelle corse motociclistiche, calcò infatti i circuiti ininterrottamente dal 1948 fino alle soglie degli anni 70; possiamo parlare quindi, a buon diritto, di moto leggendaria. Questo servizio mi si presenta particolarmente difficile perchè parlare di questa moto è impresa impegnativa: stiamo parlando del Gotha, dell’Olimpo delle due ruote, di un mito che ha fatto il giro del mondo, cercherò quindi di non calcare la mano tralasciando seppur a malincuore aspetti che potrebbero risultare un po’ pesanti al lettore. Il nome Manx come si può intuire deriva dall’isola di Man , sede del famosissimo Tourist Trophy, il suo padre putativo, se vogliamo chiamarlo così, fu un uomo che ha fatto la storia della Norton: Joe Craig. Joe nasce a Belfast nel 1898, è un buon pilota ,anche vincente, ma la sua passione per la meccanica lo porta ad a ritirarsi presto e passare ancora giovane, nel 29, al reparto corse Norton. Negli anni 30 la moto ufficiale si chiama International, un monocilindrico monoalbero di 500cc a “corsa lunga” (79,62x100mm) con distribuzione a coppie coniche e molle valvole scoperte, la forcella è a parallelogramma classica dell’epoca; la moto viene prodotta anche in versione da 350cc. Joe malgrado in quegli anni si sviluppino concetti di sovralimentazione e di frazionamento dei cilindri (peraltro molto competitivi) ,crede fermamente nel mono ad alimentazione “naturale” e farà della sua carriera una sorte di missione nello sviluppo di tale motore. Nel 1947 con la ripresa delle competizioni , la Norton si ripresenta con la “vecchia” International con la sola differenza nelle sospensioni: la forcella a parallelogramma viene sostituita con una telescopica, chiamata al tempo teleidraulica, il telaio e motore praticamente identici. La moto però, malgrado le attenzioni della Casa non era irresistibile: il motore a corsa lunga era pesante ed aveva un arco di potenza limitato, da 4 a 6000 giri , inoltre le sospensioni e la ciclistica erano di vecchia concezione tanto che gli stessi piloti Norton le affibbiarono il poco lusinghiero soprannome di “Garden Gate”, “cancello da giardino”. In quegli anni le case Italiane spadroneggiavano, in particolare Moto Guzzi e Gilera che con i loro motori plurifrazionati o monocilindrici a corsa corta (superquadri) rubavano la scena alla marca inglese; vedremo che a partire dal 1950 la musica cambierà. Nel 48 il nome International venne accantonato e la moto ufficiale assunse il nome di Manx per entrambe le cilindrate. Modello degli anni trenta con il telaio “Garden Gate” Preciso una cosa: al tempo ,come del resto succede ancora oggi, solo la prima squadra o “factory team” come diremmo oggi poteva avvalersi degli ultimi aggiornamenti tecnici ; solo successivamente e a volte con notevole ritardo, certe “chicche” finivano in mano ai piloti privati. Nel 1950 ci fu la svolta, il progettista Rex McCandless realizzò il proprio capolavoro, il più famoso telaio del mondo: il “Featherbed”, letteralmente “letto di piume”. Montato al posto del “cancello da giardino” questo telaio rovesciò la situazione, donò alle Norton una stabilità ed al tempo stesso una maneggevolezza senza pari; le Manx 500 e 350 guidate da Ray Amm, Geoff Duke e Ken Kavannagh diventarono delle armi letali e cominciarono a contrastare e spesso battere le Italiane; le vittorie cominciarono ad arrivare ovunque. Ray Amm in azione spaccato del motore Negli anni che seguirono la moto venne aggiornata ad ogni stagione, specialmente sul motore. Quest’ultimo vide ridursi progressivamente la corsa a favore di un maggior alesaggio tanto da arrivare nel 1953 ai valori di 88 x 82mm; una corsa contenuta permetteva un regime di rotazione più elevato e quindi maggiore potenza ; in quell’anno la 500 ufficiale raggiunse i 50cv all’albero. Una curiosità: nel 53 Ray Amm portò in gara un prototipo chiamato Kneeler o Silver Fish dove si guidava letteralmente in ginocchio, la moto però nonostante l’audacia di Amm non dette i vantaggi sperati e fu presto abbandonata. Nel 1954 apparve un nuovo motore chiamato “corsa corta”: la versione ufficiale infatti misurava 90 x 74,8mm con oltre 54cv. La 500 beneficiò molto del nuovo propulsore incrementando ulteriormente le prestazioni e restando estremamente maneggevole, un po’ meno la 350 che in quegli anni risentiva della concorrenza di un’altra inglese, la AJS 7R. Il modello Silver Fish Il “corsa corta” del 1954 Alla fine dell’anno, quando la squadra stava pianificando la stagione successiva, i dirigenti Norton dettero alla stampa una notizia clamorosa: ufficialmente in disaccordo con la Federazione la Norton comunicava che non avrebbe più partecipato in maniera ufficiale alle competizioni del Mondiale assicurando comunque assistenza ai privati. Fu un momento delicato: il team ufficiale (composto da Jack Brett, John Hartle e John Surtess) fu sciolto, Joe Craig deluso si ritirò; i piloti restarono, correndo però con normali Manx sebbene opportunamente preparati dalla casa. Negli anni che seguirono, le moto ricevettero comunque degli aggiornamenti e le vittorie non mancarono, quando poi nel 57 le maggiori case Italiane si ritirarono a loro volta, piloti come Geoff Duke (passato nel frattempo alla Gilera) , Bob McIntyre e Kel Carruthers rimasti a piedi bussarono di nuovo alla porta di Birmingham e il mito Manx riprese forza. La concorrenza comunque non mancava perchè un’altra marca Inglese, la Matchless si affacciava sulla scena prepotente. La sua 500cc denominata G50 era più agile, aveva un maggior arco di utilizzo del motore, più facile nella messa a punto e ,nota gradita ai privati , i suoi ricambi costavano la metà di quelli Norton. Altro particolare: la G50 non soffriva dell’annoso problema che colpiva la Manx: i trafilaggi di olio. Quest’ultima continuava anacronisticamente a montare le molle valvole scoperte; con il procedere della gara, le perdite continue finivano per imbrattare di olio la moto e i piloti stessi con la conseguenza drammatica di finire sulla ruota posteriore...... la conseguenza dei trafilaggi di olio... versione sidecar Geoff Duke John Surtess La 350 meno competitiva avvertì per prima il peso degli anni e con il passare del tempo svanì dalle scene, la 500 rimase in produzione fino al 62 quando la Norton chiuse per sempre i battenti. Malgrado questo molti preparatori continuarono a lavorare sulle moto per tutti i gli anni 60, le piste videro piloti in sella alle Manx per tutta la decade, l’ultima vittoria arrivò nel GP di Jugoslavia del 1969, gara valevole per il mondiale 500, a 22anni dalla prima uscita. Come detto all’inizio è difficile citare tutti i piloti con cui vi hanno corso, oltre a quelli già menzionati sopra mi sembra doveroso fare i nomi di Mike Hailwood, Phil Read, Luigi Taveri, Jim Redman e scusate se è poco..... Al giorno d’oggi in ogni rievocazione di moto storiche degna di questo nome non può mancare una Norton Manx, ed oggi come ieri può dirsi attuale lo slogan “la più affermata moto da corsa di serie del mondo”. Modello 1962 l’ultima versione prodotta