Per un nuovo civismo

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Per un nuovo civismo
DOSSIER
SOCIETÀ
ETICA CIVILE
Il 21 e 22 marzo
Padova ospiterà
il Forum «Per
una etica civile»,
organizzato
dalla Fondazione
Lanza, realtà
che dal 1988
si propone
di indagare il
delicato dibattito
fede-cultura,
con particolare
attenzione alla
riflessione etica.
Su queste pagine
anticipiamo
alcuni dei temi
che verranno
affrontati
nella due giorni.
Per un nuovo
civismo
di L o r e n z o B i a g i *
D
* Segretario
Generale della
Fondazione Lanza
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a qualche tempo si aggira nei luoghi della vita pubblica una figura inquietante: il cittadino brutto e cattivo, che ce l’ha col mondo ed è
insofferente verso ogni regola. Pretende
e rivendica. Non gli interessa come stanno le altre persone. Non si preoccupa delle conseguenze sugli individui e sulla vita comune dei suoi comportamenti incivili. Pretende che i suoi appetiti diventino diritto.
Il nostro Paese non solo non sta bene economicamente, ma anche civilmente sembra aver perso la rotta per una buona e fiduciosa convivenza. La Fondazione Lanza (assieme alla Pastorale sociale della
diocesi di Padova), ha riflettuto su questo dato: là dove ci sono un clima sociale
incivile e una società ripiegata su se stessa, rivendicativa e rancorosa, con obiettivi di piccola portata, divisa e diffidente; là dove la società è un insieme sconclusionato di elementi individuali, senza
coesione, di soggettività esasperate e senza scopo tenute insieme da connessioni
deboli; là dove la sfiducia nell’altro diventa fatto ordinario e «normale» (due italiani su tre si dichiarano d’accordo con l’affermazione che «è meglio guardarsi dagli
altri, perché potrebbero approfittare della nostra buona fede»), è chiaro che il legame sociale progressivamente si deteriora e si afferma un clima incivile da guerra
di tutti contro tutti. La «solidarietà umana», la «solidarietà civile» – quella mano,
cioè, che si dovrebbe dare per puro spirito di appartenenza alla nostra comune
umanità – si è come ritirata.
Avvertiamo che forse ora non troveremmo una mano pronta e solidale a tirarci
fuori dal buco nero della deriva. Gli anziani non si fidano più dei giovani: li sentono inaffidabili e rapiti da interessi futili e da valori ora superficiali, ora cinici. I
giovani vedono negli anziani un ostacolo,
un peso, qualcuno che sta rubando loro il
IMAGES.COM / CORBIS
futuro. Ed è brutto vivere così, tanto per gli
uni che per gli altri.
In questo clima concreto, siamo pronti a
puntare il dito verso i difetti delle istituzioni, della politica e dei partiti in primis, dello
Stato, dei servizi e così via. Vi è sicuramente
un sentimento vero che corrisponde ai fatti.
Ma vi è anche altro, che è bene cominciare a
chiamare con il suo nome. Non sono solo i
difetti del sistema a contare ma anche i nostri. C’è un «individualismo amorale e incivile», a volte decisamente cinico ed egoistico, decisivo per il clima complessivo di imbarbarimento e illegalità.
Come reagire a tale situazione? Rigenerando la nostra coscienza civile. Cominciando
con il rivitalizzare la qualità delle relazioni
e dei comportamenti: nel lavoro, nella società, nelle istituzioni, nel tempo libero. Il civile, il senso civico, l’etica civica, infatti, altro
non sono che l’insieme di quelle convinzioni
di base che guidano i nostri comportamenti
e il nostro linguaggio nella quotidianità, fat-
ta di relazioni e di condivisione di spazi pubblici. Il civile è quell’ambito molto concreto e
ordinario delle nostre vite che prende corpo
quando diventiamo attori di una cittadinanza responsabile, quando ci muoviamo nelle relazioni con rispetto e reciprocità, quando svolgiamo la professione con competenza e onestà, quando ci prendiamo cura delle cose che di fatto abbiamo in comune. Per
contro tutti stiamo male e diventiamo perfino rabbiosi quando queste «cose che abbiamo in comune» non funzionano come dovrebbero. E noi sappiamo che il malfunzionamento non dipende solo dalle «strutture»
o dalla «politica», ma anche da una carenza e da un impoverimento della «coscienza
civile» e del «senso civico» dei singoli. È da
questa grammatica elementare di valori civili che oggi dobbiamo iniziare a lavorare, con
un’opera lenta, paziente, profonda, molecolare. Una «conversione» che parte da noi stessi, e che per questo è la sola credibile e capace di contagiare chi ci sta intorno.
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SOCIETÀ CIVILE. GIUSEPPE DE RITA
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SOCIETÀ
ETICA CIVILE
Tornare a desiderare,
è questa la virtù civile
a cura di G e r m a n o B e r t i n
Nessuna etica
eterodiretta,
tesa a rieducare
i cittadini a
comportamenti
virtuosi,
innescherà
un nuovo ciclo
di sviluppo
civile e sociale.
G
iuseppe De Rita, sociologo e fondatore
della prima struttura
di ricerca privata in Italia, il
Censis, di cui è tuttora presidente, è un uomo che da cinquant’anni racconta l’Italia, e
sempre con intuizioni geniali.
Egli è convinto che non solo
appare sempre più chiaro che
abbiamo bisogno di «ritrovare buone ragioni per il “vivere-assieme”» (cfr. Documento.
«Per una rinnovata etica civi-
ZOOM
Parola del Concilio
«Dal carattere sociale dell’uomo appare evidente come
il perfezionamento della persona umana e lo sviluppo
della stessa società siano tra loro interdipendenti. Infatti,
la persona umana, che di natura sua ha assolutamente
bisogno d’una vita sociale, è e deve essere principio,
soggetto e fine di tutte le istituzioni sociali. Poiché la vita
sociale non è qualcosa di esterno all’uomo, l’uomo cresce
in tutte le sue capacità e può rispondere alla sua vocazione
attraverso i rapporti con gli altri, la reciprocità dei servizi e il
dialogo con i fratelli (…).
Dall’interdipendenza sempre più stretta e piano piano estesa
al mondo intero deriva che il bene comune – cioè l’insieme
di quelle condizioni della vita sociale che permettono tanto
ai gruppi quanto ai singoli membri di raggiungere la propria
perfezione più pienamente e più speditamente – oggi
vieppiù diventa universale, investendo diritti e doveri che
riguardano l’intero genere umano. Pertanto ogni gruppo
deve tener conto dei bisogni e delle legittime aspirazioni
degli altri gruppi, anzi del bene comune dell’intera famiglia
umana. (…)
Per raggiungere tale scopo bisogna lavorare al
rinnovamento della mentalità e intraprendere profondi
mutamenti della società. Lo Spirito di Dio, che con mirabile
provvidenza dirige il corso dei tempi e rinnova la faccia della
terra, è presente a questa evoluzione».
Costituzione Conciliare Gaudium et Spes n. 25-26
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le», Fondazione Lanza, Padova 2013), ma che, soprattutto,
dobbiamo capire che «tornare a desiderare è la virtù civile
necessaria per riattivare la dinamica di una società troppo
appagata e appiattita».
«I più importanti valori che
oggi accomunano gli italiani – si legge nella sintesi di
presentazione di una ricerca
del Censis su “I valori degli
italiani” (realizzata nel 2011)
– sono il senso della famiglia (65 per cento dei cittadini), il gusto per la qualità della vita (25 per cento), la tradizione religiosa (21 per cento) e l’amore per il bello (20
per cento). (…) La spinta individualista ha liberato enormi energie, ha favorito la crescita di un sistema produttivo fatto di centinaia di migliaia di imprese e ha sostenuto la vitalità di un mercato capace di esprimere sempre nuove domande.
Oggi quello sviluppo sembra
progressivamente rallentare,
la moltiplicazione dei soggetti ha portato a uno sfarinamento delle capacità decisionali nelle questioni di interesse collettivo e l’autonomia
dei comportamenti è sfociata in forme di disagio antropologico. Per il futuro, i valori che faranno l’Italia e gli
italiani sembrano poggiare
sempre meno sulla rivendicazione dell’autonomia personale e sempre più sulla riscoperta dell’altro, sulla relazione e la responsabilità.
Sono valori che in questa fase fanno emergere scintille
di speranza che vanno però
alimentate e potenziate, affinché possano diventare un
nuovo motore di crescita socio-economica e civile del
Paese» (www.censis.it).
Ma «nessuna pedagogia calata dall’alto – ci ricorda ancora
la ricerca del Censis – potrà
fare i nuovi italiani: nessuna
etica eterodiretta, tesa a rieducare i cittadini a comportamenti virtuosi, innescherà un nuovo ciclo di sviluppo
civile e sociale».
ETICA CIVILE E AMBIENTE. L’INTERVISTA
L’uomo protagonista, nel rispetto del Creato
IMAGEZOO / CORBIS
L’APPROFONDIMENTO
Dal percorso
di riflessione
interdisciplinare
avviato dalla
Fondazione
Lanza sui temi
dell’etica civile, è
nata la proposta
che innerva
questo testo
piccolo e denso.
Fondazione Lanza (a cura),
ETICA CIVILE. Una proposta
Edizioni Messaggero Padova
Guardandoci attorno non è difficile riconoscere
la fragilità e la precarietà di cui soffre
l’ambiente e comprendere che ciò spesso è
dovuto a precisi comportamenti umani. Su
questo tema abbiamo riflettuto con Matteo
Mascia, coordinatore del Progetto etica e
politiche ambientali della Fondazione Lanza.
Msa. Professor Mascia, perché la questione
ambientale esige una riflessione che
promuova una nuova etica civile?
Mascia. Oggi i livelli di inquinamento e di
degrado di alcune risorse ambientali primarie
(l’aria, l’acqua, il suolo, la biodiversità…)
hanno assunto una dimensione così rilevante
da impattare negativamente sulle stesse
condizioni di vita dei singoli e delle comunità
presenti e future. In questa prospettiva, il
riconoscimento di principi e valori, ma anche
l’adozione di pratiche e di stili di vita
su cui fondare una buona
convivenza tra le persone,
non può prescindere
da un ripensamento
del rapporto uomoambiente.
Ma la tutela del bene
della persona non
potrebbe entrare
in conflitto con la
promozione del bene
comune?
La questione
ambientale, prima
ancora che problema
tecnico, è questione
culturale ed etica. Essa,
oltre a interrogare i
valori di fondo che
come singoli e come
collettività poniamo
alla base del nostro
agire, domanda quanta responsabilità siamo
disposti ad assumerci per consentire a tutte le
persone che vivono e che vivranno sul pianeta
un’esistenza dignitosa. Proprio per questo
la ricerca stessa del bene comune esige un
atteggiamento diverso nei confronti della
natura. Bene comune e beni comuni naturali,
intesi come l’insieme delle risorse ambientali
e dei servizi che gli ecosistemi forniscono al
genere umano, sono tra loro strettamente
interconnessi e interdipendenti.
Dunque l’atteggiamento verso l’ambiente
determina il livello di civiltà di una
comunità?
Oggi una società, per essere civile, deve
ridurre drasticamente la propria impronta sulla
natura. In primo luogo occorre intervenire
sugli sprechi e sui consumi inutili a livello
alimentare, di suolo ed energetico. Un
contributo importante può e deve venire dalla
ricerca e dall’innovazione tecnologica. Ma
sono necessari anche sostanziali cambiamenti
nell’organizzazione istituzionale e socioeconomica, come nei comportamenti di
singoli e comunità. Si pensi, per esempio,
all’inquinamento dell’aria collegato all’uso
dell’auto e, in generale, al trasporto su
gomma. Nonostante un forte miglioramento
tecnologico, a livello europeo si continua a
registrare un aumento dell’inquinamento
atmosferico locale/globale causato da un
ancora elevato numero di auto in circolazione
e dall’aumento del totale dei chilometri
percorsi con l’auto.
Vi sono esperienze
positive e buone
pratiche che vanno in
questa direzione?
Le buone pratiche non
mancano, sia in termini
di scelte politiche e
imprenditoriali, sia a livello
di azioni individuali e
collettive. La necessità
di ridurre il consumo
dei beni comuni naturali
spinge verso percorsi e
modalità di rigenerazione
sociale, economica,
ambientale e culturale
che contribuiscono
a ritessere le ragioni
della convivenza.
IMAGES.COM / CORBIS
Sono numerose le
esperienze di Comuni
virtuosi e delle Agende21 locali che ricercano il
coinvolgimento dei cittadini nella gestione
dei beni ambientali: rifiuti, energia, mobilità.
Non mancano le imprese che hanno scelto
percorsi di responsabilità sociale e ambientale,
i gruppi di acquisto solidale (GAS),
che favoriscono scelte di consumo
e stili di vita più sostenibili e filiere
di solidarietà tra consumatori e produttori.
Sono iniziative che accrescono il capitale
sociale, la fiducia e la collaborazione tra
le persone, la corresponsabilità e il senso
di appartenenza alla comunità.
a cura di Germano Bertin
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SOCIETÀ CIVILE. MAURO MAGATTI
DOSSIER
SOCIETÀ
ETICA CIVILE
Significato e ril
etica della soci
a cura di G e r m a n o B e r t i n
Per una nuova
convivialità
servono
coscienze
formate sulle
tematiche
sociali e
politiche,
tenendo conto
dell’etica e
dell’etica civile.
«L
a crisi è sempre
anche momento
di interrogazione
e occasione di ripensamento, che consente uno sguardo
rinnovato sulle realtà che essa mette a rischio. Essa consente, in particolare, di riscoprire la civitas come realtà ricca di senso, nel tessuto
relazionale da cui sorge come
nelle forme istituzionali che
essa assume» (cfr. Documento. «Per una rinnovata etica
civile», Fondazione Lanza,
Padova 2013).
Mauro Magatti, preside della facoltà di Sociologia dell’Università Cattolica del Sacro cuore di Milano, ha definito il nostro un tempo di
capitalismo tecno-nichilista:
«Si tratta – egli spiega – del
modello che si è imposto dagli anni Novanta e che sta alla base della grande crisi internazionale in atto. Da una
parte, si tende ad avere un at-
teggiamento fideistico nelle
macchine, come se la tecnica potesse risolvere di per sé
i problemi e non fosse semplicemente a servizio dell’uo-
ZOOM
Dalla «Lettera a Diogneto» (V, 1-10; VI, 10)
«I cristiani né per regione, né per voce, né per
costumi sono da distinguere dagli altri uomini.
Infatti, non abitano città proprie, né usano
un gergo che si differenzia, né conducono
un genere di vita speciale. La loro dottrina
non è nella scoperta del pensiero di uomini
multiformi, né essi aderiscono ad una corrente
filosofica umana, come fanno gli altri. Vivendo
in città greche e barbare, come a ciascuno è
capitato, e adeguandosi ai costumi del luogo
nel vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano
un metodo di vita sociale mirabile e
indubbiamente paradossale.
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Vivono nella loro patria, ma come forestieri;
partecipano a tutto come cittadini e da tutto
sono distaccati come stranieri. Ogni patria
straniera è patria loro, e ogni patria è straniera.
Si sposano come tutti e generano figli, ma
non gettano i neonati. Mettono in comune
la mensa, ma non il letto. Sono nella carne,
ma non vivono secondo la carne. Dimorano
nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel
cielo. Obbediscono alle leggi stabilite, e con
la loro vita superano le leggi. (…). Dio li ha
messi in un posto tale che ad essi non è lecito
abbandonare».
mo. Dall’altra, tutto diventa
opinabile e tutte le opinioni
si trovano sullo stesso piano,
così diventa impossibile confrontarsi, sviluppare progetti o relazioni: solo la macchina rimane oggettiva». A chi si
interroga su quale sia lo stato
di salute della società civile,
Magatti risponde che «oggi la
crisi nazionale e internazionale ha fiaccato le energie del
corpo sociale, che certamente sente l’onere del debito».
Cercando di analizzare come l’etica civile sia sentita
nell’Italia di oggi, Mauro Magatti argomenta che «l’identità nazionale italiana è una
sintesi di nazionale e locale,
elemento fortissimo nella nostra società. Quando il radicamento locale è stato valorizzato all’interno di un pro-
ETICA CIVILE E BIOETICA. L’INTERVISTA
Quando la propria vita dipende da tutti
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getto di ampio respiro, volto al futuro, è emersa tutta la
ricchezza italiana, e con essa
l’etica civile. Il secondo dopoguerra, quando la dinamicità delle forze sociali ha permesso un balzo fortissimo
sul piano economico, ne è un
esempio».
Da ciò appare urgente la formazione delle coscienze sulle tematiche sociali e politiche: ma non sarà possibile
se non si tiene conto dell’etica e dell’etica civile. Occorre che tutti insieme ci si impegni a progettare una nuova
convivialità, dove la persona
stia effettivamente al centro
di ogni relazione e attività.
Questo permetterà di realizzare una civitas abitabile, dove le diversità realizzano una
nuova convivenza sociale.
La vita e la salute sono beni che la pratica
medica si cura di tutelare e di garantire per
ogni essere umano e per la stessa civica. Ne
parliamo con Fabrizio Turoldo, coordinatore
del Progetto etica e medicina della Fondazione
Lanza.
Msa. Professor Turoldo, che cosa ha a che
fare la «bioetica» con l’«etica civile»?
Turoldo. Anche se il medico e il suo paziente
si relazionano in privato, entro un ambulatorio,
in realtà le risorse da loro utilizzate provengono
dalla collettività e anche il quadro etico e
giuridico in cui si collocano i loro atti riguarda
la più ampia comunità civile.
Il rapporto tra medico e paziente è
asimmetrico: uno dei due poli della relazione
è più fragile. Il paziente, infatti, si trova in
una situazione di bisogno e di disagio e
non possiede le conoscenze che ha invece
il medico. Per questo esiste un codice
deontologico per i medici e sono state fissate,
nel tempo, specifiche normative finalizzate
a prevenire abusi e a garantire che la pratica
medica si prenda cura veramente del bene del
paziente.
Volendo riflettere su quale sia la relazione
tra bioetica ed etica civile, direi che la
bioetica si preoccupa di individuare i principi
fondamentali e i valori condivisi su cui fondare
determinate regole comuni finalizzate a
tutelare il paziente, affinché esse non vengano
percepite, specie dalle varie minoranze, come
strumento di sopraffazione etica. La medicina,
dunque, preoccupandosi del bene del singolo
paziente, si interroga continuamente su quale
sia davvero il bene del paziente in generale
e, soprattutto, su quali siano gli abusi che
possono penalizzare sia il singolo paziente sia
la collettività.
Che cosa significa perseguire
con responsabilità la salute delle
singole persone, salvaguardando
contemporaneamente il benessere e il più
ampio interesse della collettività?
Significa fare esattamente quanto i nostri
padri costituenti ci hanno indicato nell’articolo
32 della Costituzione. Esso, infatti, coniuga
sapientemente una concezione di salute
«come interesse della collettività» (primo
comma) con il principio che nessuno può
essere sottoposto a cure mediche contro la
propria volontà (secondo comma).
Qui si evita la logica individualista, secondo cui
ciascuno può fare della propria vita quello che
vuole, e si afferma, per contro, una prospettiva
personalista e solidaristica, secondo cui la
salute di ciascuno è funzionale al bene di tutti
e tutti sono quindi chiamati a prendersi cura
di chi è in difficoltà. Al contempo, l’articolo
32 esorta a vigilare perché la solidarietà non
si trasformi in sopraffazione o coercizione,
nemmeno a fin di bene.
Quali esperienze positive, già oggi presenti
nella pratica medica e nell’organizzazione
sanitaria, contribuiscono alla promozione
di un’etica civile condivisa?
Sono molte, ma, senza voler far torto ad
alcuno, cito solo le tante iniziative che
coinvolgono il mondo del volontariato nel
reperimento di risorse indispensabili alla
pratica della medicina, a partire da quelle
economiche fino alla ricerca di donatori di
sangue, di organi e tessuti.
Penso poi alle molte iniziative mirate ad aprire
le Case di cura verso l’esterno, consentendo
maggiori relazioni tra i malati e il loro contesto
familiare e amicale, iniziative che ottengono di
accrescere anche una più consapevole presa
di coscienza della società civile rispetto alle
problematiche relative al dolore, alla malattia,
alla sofferenza e alla morte.
Tutto questo, secondo me, ha un valore
enorme per promuovere una matura
etica civile.
a cura di Germano Bertin
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SOCIETÀ CIVILE: PER CAPIRE MEGLIO
DOSSIER
SOCIETÀ
ETICA CIVILE
In una società urlata
di S i m o n e M o r a n d i n i *
Lavorare per
il bene comune
costruendo,
attraverso
il dialogo,
relazioni
positive, delle
quali aver cura
con senso di
responsabilità.
È questa l’etica
civile che
potrà aiutarci
a superare il
clima sociale
del tutti contro
tutti nel quale
viviamo.
C
he cos’è la società civile? E che cosa vuol
dire abitare in una società civile? Il tema è stato
ampiamente meditato, fin dal
pensiero classico e da quello
rinascimentale, per giungere alla modernità e ai nostri
giorni. Ampia è pure la riflessione cristiana: dai primi Padri alla grande Scolastica e
alla Riforma, fino alla Dottrina sociale della Chiesa. Purtroppo, però, la rappresentazione prevalente in questi anni nel nostro Paese ha come
rimosso tanta ricchezza, ripiegandosi su orizzonti ben
più modesti. È un clima che
risente della cultura mediatica degli ultimi decenni, tutta conflittuale, in cui conta
alzare la voce, più degli altri,
per imporre le proprie istan-
ze e soprattutto se stessi. Più
che la comunicazione, si vive
la competizione: gli altri sono antagonisti, avversari.
Questo è ancor più vero nello
spazio politico, spesso ridotto
a scenario per scontri senza
esclusione di colpi – non solo verbali – in cui si investono ingenti risorse per la conquista del potere, per poi utilizzarlo per trarne vantaggi
per sé, per i propri amici, per
il proprio gruppo (e gli scandali degli ultimi mesi ne danno testimonianza). Tale prassi
– tutta conflittuale, quasi militare – ha però conseguenze devastanti per il tessuto di
una società sempre più caratterizzata dal pluralismo. Demonizzazione dell’alterità e
frammentazione convergono
in una visione in cui c’è spa-
zio solo per interessi particolari, senza alcuna attenzione
per ciò che è comune. I beni
ambientali, la cultura, persino
la stessa qualità sociale: tutto diviene strumento di lotta
o risorsa di cui impadronirsi.
II FORUM NAZIONALE DI ETICA APPLICATA
Per una Etica Civile
Padova, 21-22 marzo 2013
Centro Culturale Altinate /
San Gaetano
via Altinate, 71
PROGRAMMA
Giovedì 21 marzo 2013
* Coordinatore
Progetto «Etica,
Filosofia e Teologia»
Fondazione Lanza
MESSAGGERO
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DI
SANT
Ore 16.00 - 19.00
O Introduzione: LORENZO BIAGI,
Segretario Generale,
Fondazione Lanza
O Etica Civile: Scenari
ARRIGO MIGLIO, Vescovo di Cagliari,
Presidente Comitato Settimane
Sociali della Cei; LAURA BOELLA,
Università di Milano;
GIUSEPPE DE RITA, Censis, Roma
Coordina: GIUSEPPE QUARANTA,
«Messaggero di sant’Antonio»
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marzo 2013
Ore 21.00 - 22.30
Sessione pubblica aperta a tutti
O Tra etica e Politica - Dialogo
civile in memoria di Luigi Mariani
Relazione: ENRICO BERTI,
Università di Padova
Interventi: FLAVIO ZANONATO, Sindaco
di Padova; FRANCESCO GNESOTTO,
Prorettore Vicario Università
di Padova; ANGELO FERRO, Comitato
scientifico Fondazione Lanza
Coordina: MARCO CAGOL,
Presidente Fondazione Lanza
Venerdì 22 marzo 2013
Ore 09.30 - 13.00
O Etica Civile: Esperienze
Presentazione, da parte dei
coordinatori dei tre progetti della
Fondazione Lanza, dei lavori dei
rispettivi gruppi, discussi, anche
criticamente, da esperti del settore
– Etica, Filosofia e Teologia:
SIMONE MORANDINI
Discussants: GIACOMO COCCOLINI,
Facoltà Teologica dell’Emilia
Romagna; SERGIO BASTIANEL,
Facoltà Teologia Italia Meridionale
S. Luigi, Napoli
– Etica e Politiche Ambientali:
MATTEO MASCIA
Discussants: GIORGIO OSTI,
Università di Trieste; LUCA BASILE,
Università di Bologna
– Etica e Medicina:
FABRIZIO TUROLDO
Discussants: ITALO DE SANDRE,
Università di Padova;
ADRIANO BOMPIANI, Presidente
onorario del Comitato Nazionale
di Bioetica
sappiano tenere insieme la
convivenza sociale; che possiamo disegnare (e progettare, ricercare, sperare) un orizzonte davvero altro rispetto
alla società conflittuale, che
consenta un’effettiva comunicazione tra diversi.
I LIBRI
Parole chiave
STEPHANIE CARTER / IMAGEZOO / CORBIS
Per un’alternativa
Quando – quasi tre anni fa – la
Fondazione Lanza ha iniziato
a riflettere su tale situazione,
è apparsa evidente la necessità di una prospettiva diversa,
Coordina: SARA MELCHIORI,
giornalista
Ore 14.30 - 17.30
O Etica Civile:
Dimensioni, Compiti e Sfide
MARC AUGÉ, antropologo
francese; ANTONIO AUTIERO,
Università di Münster,
Comitato scientifico
della Fondazione Lanza;
MAURO MAGATTI,
Università Cattolica di Milano
Coordina: LORENZO BIAGI
Info e iscrizioni:
Fondazione Lanza
Via Dante, 55 - 35139 Padova
tel/fax 049 8756788
[email protected]
www.fondazionelanza.it
davvero sostenibile. Una prospettiva in cui il confronto tra
diversi orientamenti ideali potesse realizzarsi in forme alte e intense, ma anche rispettose; in cui la comunicazione fosse dialogo costruttivo e
non mero conflitto.
L’immagine che ci ha guidato
è stata quella della città, luogo di convivenza solidale, di
incontro tra diversi, di condivisione per la presa di decisioni comuni. La città evidenzia
la necessità di una consolidata rete di legami e di rapporti per vivere la complessa diversità che la abita e ciò è vero anche su scala più ampia.
Mantenere tali relazioni esige, però, da tutti coloro che
ne sono parte un impegno per
comportamenti di mutuo rispetto, così come la continua
ricerca di intese nel dialogo.
L’etica civile è, appunto,
l’espressione articolata di tale
intuizione etica, come alternativa a una comprensione
disgregante del sociale e del
politico. Essa ricorda che – al
di là del necessario confronto
tra posizioni diverse – occorrono parole e significati che
Al centro delle interazioni sociali sarà allora la grande parola del bene comune, richiamo a tutte quelle condizioni
necessarie a una vita buona
assieme, a partire da una rigorosa legalità. Certo, differenti potranno essere le priorità nel definirne il profilo,
ma essenziale a tal fine sarà l’attivazione di un dialogo autentico tra i diversi soggetti sociali. La pluralità degli orientamenti ideali (e religiosi e sociali…) non sarà
allora fonte di disgregazione, ma ricchezza, da valorizzare e coltivare in un positivo confronto. La realtà sociale non apparirà come un’arena conflittuale, ma come un
denso insieme di relazioni,
che contribuiscono a renderci le persone che siamo. Prendersene cura sarà fondamentale per l’azione mirante a una
convivenza vitale, in una realtà culturalmente significativa: la responsabilità è la virtù civile alla base di tutto, su
cui modulare le forme stesse
del politico.
La riflessione sull’etica civile mira, dunque, soprattutto
a suscitare molte buone pratiche, per risanare la civitas
che abitiamo. A tale prospettiva guarda il II Forum di Etica Applicata, promosso dalla Fondazione Lanza (Centro
di Studi in Etica) per il 21-22
marzo. A Padova, in una città che ha una vocazione per
la riflessione etica, ma anche
ricca di buone pratiche in un
vivace tessuto civile. Un appuntamento aperto, cui tutti
sono invitati.
Q
Mauro Magatti,
IL POTERE
ISTITUENTE DELLA
SOCIETÀ CIVILE
Laterza, Roma-Bari 2005
Enzo Bianchi,
INSIEME.
La differenza
cristiana-Per un’etica
condivisa-L’altro
siamo noi
Einaudi, Torino 2010
Gregorio Arena,
CITTADINI ATTIVI
Laterza, Roma-Bari 2011
Luigino Bruni, Stefano
Zamagni (a cura),
DIZIONARIO
DI ECONOMIA CIVILE
Città Nuova,
Roma 2009
MESSAGGERO
marzo 2013
DI
SANT
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