Apri la mostra

Transcript

Apri la mostra
CELEBRAZIONI PER LA MEDAGLIA D’ORO AL MERITO CIVILE AL GONFALONE DELLA PROVINCIA
TRA STORIA E GLORIA
Mario Musco
il Santo dal cappello piumato
TENENTE DEL
V REGGIMENTO BERSAGLIERI
MEDAGLIA D’ORO AL VALOR MILITARE ALLA MEMORIA
mostra documentaria
a cura dell’Archivio di Stato di Latina
ricerche documentarie di Domenico Tibaldi
testi di Aldo Lisetti
grafica di Alessandro Marra
Si ringraziano per aver consentito la riproduzione delle fonti utilizzate:
la famiglia Musco
il Museo Storico dei Bersaglieri in Roma
la Brigata Bersaglieri “Garibaldi”
il Distretto militare di Roma
Ponza, 14 aprile 2007
“Il Santo dal cappello piumato”
Ponza, l’isola di Mario Musco
1
La storia moderna di Ponza comincia nel Settecento, con Carlo III di Borbone.
Carlo, erede dei feudi farnesiani, diviene nel
1734 re di Napoli e porta tra i beni allodiali della
dinastia regnante le isole pontine, concesse nel
1542 ai Farnese dall’abate commendatario di S.
Maria di Ponza e, per superare la disputa tra
Roma e Madrid sulla legittimità del possesso,
assegnate nel 1588 da Filippo II alla medesima
famiglia, titolare del Ducato di Parma.
Il nuovo sovrano di Napoli avvia già nel 1734
la colonizzazione dell’isola, con la concessione
a famiglie ischitane dei terreni attorno al porto,
ma lo sviluppo delle isole pontine si ha soprattutto dal 1768, quando Ferdinando di Borbone
incarica Antonio Winspeare, maggiore del Genio, e l’architetto Francesco Carpi di progettare
e dirigere i lavori per realizzare il porto, la chiesa, le strade, gli edifici pubblici, il nucleo urbano
di Ponza e Ventotene, ove l’eruzione del Vesuvio del 1771 fa giungere dalla fascia vesuviana
nuovi abitanti.
Anche Ponza, nel 1799, vive il dramma della fine sanguinosa della Repubblica partenopea: sull’isola viene infatti impiccato Luigi
Verneau, ufficiale che si era schierato con il
moto rivoluzionario. Ma l’isola, insieme a Capri, Ischia, Procida e Gaeta, è negli anni successivi uno dei bastioni del sistema militare
anglo-borbonico: tra le ultime a cadere dopo
il 1806 nelle mani dei Francesi, essa è una delle prime ad essere restituita dagli Inglesi alla
restaurazione borbonica.
Nel decennio francese Ponza e Ventotene perdono l’antico status di beni allodiali e, aggregati al demanio, divengono Comuni, nome poi
cambiato in quello più antico di Università.
Ponza è ancora presente nella storia del Risorgimento italiano, quando nel 1857 Pisacane, durante la sua spedizione finita tragicamente a Sapri, vi sbarca liberando i detenuti che vi erano.
Unita al Regno d’Italia solo nel 1861, dopo la
caduta di Gaeta, Ponza è destinata anche nel
nuovo Stato ad essere sede di domicilio coatto e, durante il fascismo, di assegnazione del
confino politico.
Serie di immagini di Ponza e di suoi
abitanti tratte dall’opera di Pasquale
Mattei (1813-1879): L’arcipelago ponziano. Memorie storico-artistiche, Napoli 1857.
Ritratti di Carlo III di Borbone e di Carlo Pisacane.
Sotto: “Piccola frazione del Porto di Ponza”, 1908 (Fototeca Nazionale).
A destra: immagine contemporanea del molo Pisacane.
“Il Santo dal cappello piumato”
La famiglia Musco a Ponza
2
A Ponza si trova anche, ai primi del Novecento,
la famiglia Musco. Nazareno Musco, funzionario di polizia, vi dirige infatti, tra il 1911 e il 1913,
la colonia di domicilio coatto, particolarmente
popolata da arabi della Tripolitania e dalla Cirenaica, e da prigionieri catturati dalle truppe italiane nella guerra italo-turca del 1911-1912 per il
possesso della Libia. L’opera oculata di Nazareno Musco fu particolarmente apprezzata anche
per gli effetti sociali che produsse nell’isola. Infatti, il 24 marzo 1912 il Commissario prefettizio
di Ponza presentò una relazione al ricostituito
Consiglio comunale nella quale elogiò il Direttore della colonia. I coniugi Lucia e Nazareno
Musco, originari di Telese, in provincia di Benevento, vivevano nell’isola da poco, dal 1911, ed
abitavano in corso Umberto I. Dal loro matrimonio, da cui sarebbero nati altri cinque figli (Arturo, Ugo Corrado, Gabriele, Jolanda e Laura),
viene alla luce il 26 dicembre del 1912 il nostro
Mario Stefano Silverio:
L’anno del Signore 1913, il 19 Gennaio, io Raffaele Vitiello, parroco di questa Chiesa della SS. Trinità
dell’isola di Ponza, ho battezzato un bambino nato il
26 Dicembre 1912 da Nazareno Musco di Gabriele e
Maddalena Celicola e da Lucia De Rienzo di Domenico e Assunta Zitano, legittimi coniugi (da Benevento), al quale furono imposti i nomi di MARIO STEFANO SILVERIO. Padrini furono Gaetano Ponto e
sua moglie Angelina Pantinato. (Registro dei Battesimi della Parrocchia di Ponza, vol. IX, p. 213).
Così la Fede di Battesimo. Negli anni successivi, benché la carriera ministeriale di Nazareno
portasse il nucleo familiare a trasferirsi altrove,
a Napoli, Genova e Roma, non sarebbe mai venuto meno il rapporto di frequentazione con
l’isola di Ponza, dove la famiglia amava tornare
per trascorrere le vacanze estive.
1.
2.
1. Ponza, 1912: uno dei fratelli di Mario ripreso con alcuni
ospiti nordafricani della colonia.
2. Ritratto di Mario nel 1924
3. A Genova sul “Duilio”
4. A Genova con un gruppo di compagni del V ginnasio.
5. A Genova con “i primi panataloni lunghi”.
6. A Napoli forse nel 1928
7. Genova, 1926: fototessera
6.
3.
5.
4.
7.
“Il Santo dal cappello piumato”
L’adolescenza e gli anni del Liceo a Roma
3
Il piccolo Mario fu educato ai più alti ideali dal padre e dalla madre, donna Lucia De
Rienzo, che tuttavia morì quando Mario era
ancora in tenera età. Ne prese il posto un’altra donna, Rosina Fiocca, che offrì profondo
affetto a tutta la famiglia. Mario intanto cresceva, ma non perse mai, come ebbe a dire
chi lo conobbe bene, quel “sorriso sincero,
infantile, prolungato che mostrava la bontà
della sua vita” (Cfr.: Oreste D’Avanzo, prefetto di Firenze, in occasione del discorso
tenuto alla cerimonia del 29 gennaio 1950).
Negli anni dell’adolescenza Mario è educato
secondo i principi del tempo. In assenza di
fonti scritte, dalla documentazione fotografica è possibile dedurre che Mario partecipasse con entusiasmo gli addestramenti paramilitari organizzati dall’Opera nazionale
balilla (ONB), l’organizzazione a carattere
parascolastico fondata nel 1926 che prendeva il nome da Giovan Battista Per asso detto
Balilla, il giovane genovese che secondo la
tradizione avrebbe dato inizio alla rivolta
contro gli occupanti austriaci nel 1746.
Così, nel 1929 vediamo Mario adolescente partecipare felice alla crociera dell’ONB
che da Genova giunge a Napoli, Cagliari,
Barcellona, Gibilterra, Lisbona, Palma di
Maiorca, Civitavecchia, e al campeggio di
Genova-Chiusa di Pesio presso Cuneo.
In questi stessi anni, a Roma, presso il Liceo classico “Torquato Tasso”, uno dei più prestigiosi
istituti della capitale, Mario consegue il diploma di maturità (anno scolastico 1929-1930).
Quasi un quarto di secolo dopo, nel 1956,
nel medesimo Liceo si sarebbe svolta la cerimonia per dedicare e intitolare a Mario
Musco la palestra dell’Istituto scolastico.
Degli anni dell’adolescenza
e del Liceo a Roma rimangono poche foto: qui accanto una
fototessera del 1930, la foto di
gruppo della III classe sezione B del Tasso, e le immagini
della crociera e del campeggio
organizzati, come riporta la didascalia originaria, dall’Opera
nazionale balilla nel 1929.
“Il Santo dal cappello piumato”
All’Università di Roma e alla Scuola allievi ufficiali di Milano
4
A Roma, all’Università degli Studi “La Sapienza”, si iscrive nell’anno accademico
1930-1931 alla facoltà di Giurisprudenza.
“Durante la frequenza dei corsi universitari, pensò ad assolvere anche gli obblighi del
servizio militare; e scelse, come da innata
aspirazione, il Corpo dei Bersaglieri” (Opuscolo commemorativo del 1949, già citato, p.
5). Gli ordinamenti militari del tempo consentivano infatti di adempiere agli obblighi
di leva senza interrompere gli studi, come
attesta il foglio matricolare di Mario, che ci
consente di seguire nelle tappe essenziali
la sua vita negli anni 1930-1934.
Così, iscritto nella lista di leva del Comune
di Ponza, all’epoca Circondario di Pozzuoli
(Napoli), Mario Musco è chiamato a visita
dal Distretto Militare di Caserta e, giudicato idoneo al servizio, il 15 luglio 1931 “si
arruola come volontario con ferma di tre
anni. Ammesso alla Scuola Allievi Ufficiali
di complemento di Milano, dopo aver compiuto il primo periodo d’istruzione presso
l’Università di Roma”, il 15 ottobre del medesimo 1931 torna a Roma per il secondo
periodo di istruzione. All’inizia della stagione estiva, nel luglio del 1932, torna alla
Scuola allievi ufficiali ed il 17 novembre,
promosso Sottotenente di fanteria, è assegnato al Secondo reggimento bersaglieri.
Qui giunge solo il primo luglio del 1933,
dopo aver usufruito di una licenza straordinaria di nove mesi per continuare i suoi
studi presso l’Ateneo romano.
Successivamente, dal 31 gennaio del 1934,
usufruisce di congedo, e può quindi proseguire gli studi universitari ed ultimarli
fino al conseguimento del diploma di laurea, il 12 luglio 1934.
Immagini di Mario Musco nel cortile dell’Università romana “La Sapienza”, oggi sede
dell’Archivio di Stato di Roma, a Piazza Venezia, e alla Farnesina, nel periodo del corso
allievi ufficiali presso la “Coorte universitaria” di Roma.
In basso a destra: Foglio matricolare
“Il Santo dal cappello piumato”
La formazione dell’allievo ufficiale
5
Immagini del periodo di formazione
della Scuola allievi ufficiali, con le annotazioni, talvolta ironiche di Mario
Musco (“l’ultima naia”, “la Berta…libera”), e con l’indicazione dei luoghi della formazione militare (Milano, Amelia, viale Parioli in Roma).
“Il Santo dal cappello piumato”
1934-1940. Al Ministero degli Interni, prima della guerra
6
Nel settembre del 1934, appena laureato, Mario sostiene due concorsi del Ministero dell’Interno, ed
in entrambi si classifica tra i migliori. Diviene così
Vice Commissario di Polizia ed è assegnato al Comando di un Reparto di Metropolitani della Capitale. Dopo un anno, conosciuto l’esito favorevole
del secondo concorso, opta per l’amministrazione
civile del medesimo Ministero ed è destinato alla
Prefettura di Firenze, ove è chiamato a svolgere
l’incarico di Capo di Gabinetto del Prefetto.
Così riferisce delle capacità di Mario, nel dicembre del 1935, il Comandante degli agenti di
Pubblica Sicurezza di Roma:
“Nonostante il breve tempo trascorso al Reparto
ed il fatto che egli fu destinato a questo Comando
di prima nomina, il dottor Musco ha dato prova
della sua capacità, della sua intelligenza e della
sua tenace volontà. Possiede belle qualità militari (Ufficiale di complemento dei Bersaglieri), è
di carattere franco e leale, di animo mite ma fermo[…]. Nutre elevati sentimenti patriottici”.
E nel 1938 così scrive il Prefetto di Firenze:
“Pregiami proporre a codesto On.le Ministero per
la concessione della Onorificenza di Cavaliere della Corona d’Italia il dottor Mario Musco, addetto
al Gabinetto di questa Prefettura. Giovane dotato
di vasta cultura e di spiccate qualità di carattere,
ha saputo in poco tempo acquistarsi la stima e la
simpatia incondizionata di tutti, superiori, colleghi e inferiori che ne apprezzano la capacità, la
prontezza, il tatto e la signorilità di modi”.
Per le sue indubbie capacità, Mario Musco svolse in
questi anni vari incarichi, ed ebbe la direzione dei
lavori dell’VIII Censimento generale della Popolazione del Regno, ottenendo dal Capo del Governo,
il 30 novembre 1938, uno dei tre diplomi d’onore. In
conclusione, come afferma il Prefetto di Firenze, nel
rapporto informativo sopra trascritto, Mario Musco
era “meritevole di ascendere presto ai maggiori gradi della carriera”. Ma la guerra avrebbe presto cambiato le sorti della sua vita, e quelle di molti altri.
In alto e a sinistra: immagini del 1935, quando
Mario accede ai ruoli della Polizia e prende
servizio nel Reparto Metropolitano a Roma.
In basso a destra: immagini del 1938-1940,
nel periodo in cui Mario è nella carriera prefettizia e svolge l’incarico di capo di gabinetto del Prefetto di Firenze.
Immagini della vita privata di Mario
“Il Santo dal cappello piumato”
L’Italia in guerra
7
Il primo settembre del 1939 l’esercito tedesco
invade la Polonia e due giorni dopo l’Inghilterra e la Francia dichiarano guerra alla Germania. Inizia così la seconda guerra mondiale.
Durante il suo servizio nelle forze di polizia,
Mario Musco era stato promosso tenente a
scelta ordinaria e nel giugno del 1940, alla vigilia dell’entrata in guerra a fianco dell’alleato
tedesco, egli è richiamato dal Distretto militare
di Firenze per svolgere dal primo giugno alla
fine del mese di luglio un periodo di istruzione e addestramento presso il V Reggimento
Bersaglieri in Siena. Qui l’ufficiale frequenta
anche un corso per essere abilitato alla condotta di motocicli in servizio militare.
Il 10 giugno del 1940 Benito Mussolini, dal
balcone di Palazzo Venezia annuncia agli “uomini e donne d’Italia, dell’Impero e del Regno di
Albania” l’avvenuta dichiarazione di guerra
a Francia e Inghilterra.
“Il dottor Musco, che intensamente amava la
Patria e aveva fede sicura nei suoi destini migliori, non seppe resistere agli impulsi del suo
animo generoso, e volle sollecitare il suo richiamo alle armi per accorrere sui campi di battaglia
e offrire il suo contributo là dove più evidente era il pericolo. Non, certamente, per esibirsi con un gesto clamoroso ma per ottemperare
ad un sublime imperativo che anelava all’onore di servire la Patria in armi, considerandolo
come il crisma indispensabile a completare la
sua personalità e renderla degna di essa” (Breve ma operosa e intensa vita di un eroe, p. 8).
Così, il 5 ottobre 1940 egli è richiamato in servizio presso il V Reggimento Bersaglieri. Il 6
ottobre 1940 s’imbarca al porto di Bari per raggiungere il 24mo Battaglione del V Reggimento Bersaglieri che si trova in Albania, divenuta italiana l’anno prima, il 12 aprile 1939.
Dall’Albania Mario Musco scrive le sue prime lettere ai familiari, piene di fiducia e di
entusiasmo.
In alto: la dichiarazione di guerra del 10 giugno 1940
nel celebre discorso di Mussolini da Piazza Venezia e
nell’edizione del “Popolo d’Italia” del giorno dopo.
In basso: le prime lettere di Mario Musco richiamato
alle armi: da Bari il 2 ottobre; da Tirana il 5 ottobre (“...
siamo arrivati finalmente ieri sera a Durazzo...”); dai
confini dell’Albania il 7 e 10 ottobre (“ho raggiunto il
mio battaglione. Mi trovo molto bene...”).
“Il Santo dal cappello piumato”
Sul fronte greco-albanese
8
Seguendo soltanto ragioni di prestigio politico, il Governo italiano decide di invadere la
Grecia, un paese guidato dal filo-nazista Metaxas, e il 28 ottobre 1940 le truppe varcano la
frontiera greco-albanese.
Agli ordini del generale Visconti Prasca, le
truppe italiane seguono tre direttrici: sul litorale il Raggruppamento del litorale e le divisioni Siena, Ferrara, e la Corazzata Centauro
avanzano verso Ioannina; alla loro sinistra la
divisione alpina Julia punta sul passo di Metsovo per tagliare i collegamenti tra l’Epiro e
la Macedonia. Più a nord, le divisioni Parma
e Piemonte si attestano a difesa della conca
di Corcia.
Ma le previsioni dei Comandi militari italiani sono in pochi giorni smentite e l’esercito si
trova presto in grandi difficoltà a causa dell’orografia della regione, delle condizioni climatiche rapidamente peggiorate, dell’insufficienza di automezzi e di sostegni logistici,
dell’imprevista resistenza del Paese invaso.
Ai primi di novembre l’esercito greco contrattacca ed inizia la battaglia dell’Epiro. Inizialmente, sotto l’imperversare di forti piogge,
gli scontri hanno esito alterno.
Il V Reggimento Bersaglieri, è disposto con la
Centauro nella zona più orientale della prima
direttrice di attacco, in direzione della piana
di Kalibaki. E’ qui che combatte Mario Musco.
Con i suoi uomini, egli riesce a conquistare
il 5 novembre un ponte sul fiume Kalamas.
Gli aspri combattimenti del 6, 7 e 8 novembre
portarono “la colonna mista di carri armati,
bersaglieri e genieri a superare la piana di Kalibaki, conquistare il ponte di S. Attanasio e,
dopo avere creata una robusta testa di ponte a
Kalamas, continuare il vittorioso attacco…”.
2.
1.
4.
3.
Nella cartina: direttrici dell’attacco dell’esercito italiano oltre i confini con la Grecia, e la controffensiva greca. Si noti la localizzazione di Borgo Tellini (Kakav) luogo in cui cadde Mario Musco, situato in territorio albanese ai confini con la Grecia.
1. 1940 ottobre 8: “…ieri sera finalmente ho raggiunto il mio battaglione, il 24mo…”
2. 1940 ottobre 13: “…io mi trovo molto bene e ritengo che questa vita mi giovi molto”.
3. 1940 ottobre 16: “…io pure continuo a stare bene ed anzi mi vado sempre
più acclimatando…”.
4. 1940 ottobre 20: “…abbraccia per me Iolanda e i nipotini , e dì loro che la
bandiera sventola sulla mia tenda, per ora”.
5. 1940 novembre [corretto da:”ottobre”], 1: “…sempre bene, abbiamo ieri sera
varcato il confine e siamo ormai per parecchi chilometri in territorio greco”.
6. 1940 novembre 5: “…siamo da alcuni giorni in zona di operazione ed
abbiamo anche avuto, il battesimo del fuoco”.
5.
6.
“Il Santo dal cappello piumato”
26 novembre 1940. La morte di Mario Musco
9
A seguito dei contrattacchi greci le truppe
italiane tentano di mantenere le posizioni. Il
tenente Musco, che comandava la 6a compagnia, è impegnato a difendere un importante
caposaldo presso Borgo Tellini sulla rotabile
verso Argirocastro-Valona.
La relazione sui fatti del maggiore Pietro Bocchi, Comandante del battaglione, precisa: “Il
giorno 16 novembre 1940, XIX, nelle prime
ore del mattino il battaglione ebbe l’ordine di
ripiegare nella zona di Dolina, dove fronteggiava il nemico, nella zona di q. 64°. Compito del battaglione ‘resistere ad oltranza e non
ripiegare in nessun modo se non dietro ordine’. Impedire al nemico di passare fra quota
senza numero, a sud di quota 1129 e quota
640. Alle prime luci del giorno 17 il nemico
attaccava. Prima debolmente e dopo in forze
sempre maggiori, fino a raggiungere il giorno 18, forza valutata in gran lunga superiore
ad un reggimento (elementi internazionali).
Ufficiali, sottufficiali e bersaglieri, consapevoli del glorioso compito loro affidato, lo assolvevano prodigandosi con tenacia e coraggio. Il nemico non avanzò neppure un metro,
durante il combattimento durato circa 48 ore,
lotta che fu un succedersi di contrattacchi e
contrassalti a brevissima distanza. Il mattino
del giorno 19 giunse l’ordine di ripiegare. Il
ripiegamento avvenne contrastando al nemico il terreno palmo a palmo”.
Il 26 novembre, nel corso di una cruenta battaglia, nell’atto in cui il nemico ripiegava, egli
cadeva colpito mortalmente a Borgo Tellini.
A pochi metri da Mario Musco due bersaglieri, l’attendente Giuseppe Zeghini e Mario Cumani, cercarono di soccorrere subito il
loro comandante.
la salma di Mario Musco fu tumulata in località prossima a quella in cui cadde, in seguito
FU dissepolta e trasportata in un piccolo cimitero di guerra nelle vicinanze di Argirocastro.
1.
4.
2.
3.
1. 1940 novembre 14: “io sto bene, dicono anzi che sono
ingrassato. Si vede che la vita all’aperto mi fa bene. Mi
sono fatto crescere i baffi e proverò anche come sto con
il pizzo…”.
2. 1940 novembre 22: “…oggi è il compleanno della mamma…”.
3. 1940 novembre 24: “sempre in attesa di riposo…”.
4. 1940 novembre 26: elenco dei militari del battaglione caduti.
5. 1941 gennaio 14: lettera del cappellano militare che comunica al padre Nazzareno la morte di Mario.
Di fianco e in basso: immagini della sepoltura.
5.
“Il Santo dal cappello piumato”
Testimonianze
10
Delle tante lettere e attestazioni conservate
dalla famiglia Musco e nel Museo dei Bersaglieri sulla figura eroica di Mario, sono qui
riportate, con ampi brani trascritti, le due più
significative: quelle del capitano Pio Serra e
del sergente maggiore Ricci Colombo.
Una terza lettera, in basso, raffigura schematicamente il luogo della sepoltura.
In alto a destra: immagini della cerimonia religiosa del 26 novembre 1941, primo anniversario della morte di Mario.
Riferimento lettera dell’8 corrente nei
riguardi del Valoroso Vostro figliuolo
dr. Mario, caduto sul campo dell’onore
(Cippo 33 di Borgo Tellini) mi è caro
poter comunicare alcuni particolari del
fatto d’armi, in cui Egli ha perduto la
vita e per tutto quanto riguarda la Sua
condotta di guerra.
Non appena giunto al Btg, nella zona
di Klisura Egli si distinse subito per
l’attaccamento al dovere e per lo zelo
nel disimpegnare le missioni di comandante. Era da tutti amato e rispettato,
dai superiori ed inferiori...
Ricci Colombo
Egregio Avvocato
Ho avuto al mio fianco fratello generoso ed
affettuosissimo, prezioso e valoroso collaboratore il vostro caro scomparso,fino al
giorno in cui una perfida granata me lo
strappò con schianto feroce. Con l’animo
dei forti, fiero e sereno, affrontò il battesimo del fuoco ( S. Atanasio) con vivo orgoglio e si battè ancora più valorosamente
alla testa di ponte sul Kalamas davanti
alle posizioni che il giorno prima non avevamo potuto raggiungere.
Per tale azione il Maggiore Anzini del 31°
Fanteria carristi, dal quale allora dipendevamo, dopo averci baciati ed abbracciati prima di cedere il comando al Maggiore Bocchi, promise che avrebbe fatte proposte di
ricompensa ... Pio Serra
Mario Musco e la sua memoria nel Museo Storico dei Bersaglieri in Roma
“Il Santo dal cappello piumato”
L’eroismo di Mario Musco ebbe il suo
più alto riconoscimento con la medaglia d’oro al valor militare alla memoria, concessa con decreto presidenziale del 26 maggio 1948 con la seguente
motivazione
11
Animato da esemplare spirito volontaristico e da elevato senso del dovere si affermava, nel tempo, in successivi aspri combattimenti contro forze preponderanti, per
capacità e consapevole ardire.
Comandante di plotone bersaglieri, da lui
forgiato a duri cimenti bellici, con singolare slancio strappava al nemico un ponte
tenacemente difeso, e quindi si addentrava nel dispositivo avversario, conseguendo risultati concreti in virtù di intelligenti
iniziative e fredda determinazione.
Assegnato, in seguito, a presidio di un caposaldo, si opponeva all’aggressività nemica con stoica fermezza e ne smorzava
l’impeto, a malgrado delle sanguinose perdite, ponendosi alla testa dei gloriosi superstiti, che guidava, primo fra i primi, a
violenti riusciti contrassalti.
Affidatogli, infine, per le prove date, il comando di una compagnia, durante cruenta
impari lotta, riusciva, dopo superba resistenza, sostanziata da vigorosi contrassalti a ristabilire una situazione, decisamente
compromessa, ma, nell’atto in cui il nemico ripiegava, cadeva colpito mortalmente
sull’arma, da lui stesso manovrata.
Esempio costante di assennato eroismo.
Fronte Greco, novembre 1940.
La memoria dell’eroismo di Mario
Musco, richiamata con l’intitolazione
della palestra del Liceo “Tasso” e del
molo di Ponza, è consegnata soprattutto al Museo Storico dei Bersaglieri
in Roma che ne conserva i cimeli.
Celebrazioni per la medaglia d’oro al merito civile al gonfalone della Provincia
La brigata Bersaglieri Garibaldi
Il servizio d’onore in occasione della giornata dedicata a Mario Musco è reso dal
picchetto e dalla fanfara della Brigata Bersaglieri Garibaldi, che idealmente è erede
dei valori espressi in pace e in guerra dal
disciolto V Reggimento e dello spirito che
animò, sino al supremo sacrificio, l’indimenticabile tenente.
Detta Brigata, infatti, è nota e particolarmente apprezzata in ambito internazionale, per le
elevate prestazioni offerte, dal 1995 ad oggi,
nelle missioni all’estero mirate al mantenimento della pace in scacchieri strategici importanti e delicati per gli equilibri mondiali,
tra i quali quelli dell’Iraq (Operazione Antica Babilonia), della Bosnia, nel Kosovo, in
Macedonia, in Albania ed altre.
Essa, precedentemente, si era resa benemerita anche su territorio nazionale per importanti missioni di sicurezza: negli anni 1992-93
partecipò all’operazione Vespri Siciliani, assumendo la responsabilità nel settore meridionale dell’Isola; nell’anno successivo collaborò, quale primo reparto dell’Esercito, con
le Forze di polizia nella operazione Riace in
Calabria e, successivamente, nella operazione Partenope a Napoli. I Bersaglieri si sono
anche distinti nelle operazione di soccorso
alle popolazione italiane in occasione di gravi calamità, tra le quali meritano menzione
l’inondazione, nel 1963, di Longarone a seguito del cedimento della diga del Vajont,
l’alluvione di Firenze del 1966, il sisma del
Friuli del 1976 e della Campania nel 1980.
Allo stendardo del Corpo sono state conferite, per l’opera svolta, due medaglie d’Argento ed una di Bronzo al Valore dell’Esercito. Il Medagliere della Brigata è , in verità,
particolarmente ricco di onorificenze acquisite dai vari reparti e dai singoli bersaglieri,
sia in pace che in guerra.
In conclusione la grande unità, comandata
oggi dal Generale di Brigata Vincenzo lannuccelli, è tornata ad operare, da giugno a
dicembre 2006, nel teatro iracheno per chiudere la missione Antica Babilonia, con l’impiego del I Reggimento Bersaglieri di stanza
a Cosenzae del Reparto Comando Supporti
Tattici con sede a Persano. Il 7 dicembre, infatti, la Bandiera dell’operazione è stata consegnata al Presidente della Repubblica nel
corso di una solenne cerimonia nella Reggia
di Caserta.
Un’altra circostanza rende particolarmente significativa ed importante la presenza
del servizio d’onore dei Bersaglieri nell’isola di Ponza: il bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi, l’eroe dei due
mondi - recita una fonte del Ministero della Difesa - che ha dato il nome alla prima
unità dell’Esercito Italiano, composto interamente da soldati professionisti: la Brigata Bersaglieri Garibaldi.
Il 2007, quindi, è l’anno delle grandi celebrazioni nazionali che vedrà in prima fila e
con esuberante baldanza l’impiego di tutti
i reparti della Brigata, che ancora una volta
vorranno dimostrare di essere annoverati, a
buon diritto, tra i migliori dell’Esercito italiano. La prima cerimonia si è svolta il 9 febbraio a Roma, presso il Gianicolo, per rendere gli onori ai Caduti per la difesa della
Repubblica romana del 1849. Le radici del binomio Garibaldi-Bersaglieri affondano nella
storia dell’Unità d’Italia e nel sodalizio che,
inaugurato da Luciano Manara appunto nel
1849 e concretizzatosi con la formazione dei
Bersaglieri Mantovani di Goffredo Mameli e
Nini Bixio, vide i Bersaglieri operare al fianco di Garibaldi nelle battaglie di Ponti della
Valle, Caserta, Chiazzo, Castel Morrone e, in
particolare, in quella del Volturno.