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CELEBRAZIONI PER LA MEDAGLIA D’ORO AL MERITO CIVILE AL GONFALONE DELLA PROVINCIA TRA STORIA E GLORIA Mario Musco il Santo dal cappello piumato TENENTE DEL V REGGIMENTO BERSAGLIERI MEDAGLIA D’ORO AL VALOR MILITARE ALLA MEMORIA mostra documentaria a cura dell’Archivio di Stato di Latina ricerche documentarie di Domenico Tibaldi testi di Aldo Lisetti grafica di Alessandro Marra Si ringraziano per aver consentito la riproduzione delle fonti utilizzate: la famiglia Musco il Museo Storico dei Bersaglieri in Roma la Brigata Bersaglieri “Garibaldi” il Distretto militare di Roma Ponza, 14 aprile 2007 “Il Santo dal cappello piumato” Ponza, l’isola di Mario Musco 1 La storia moderna di Ponza comincia nel Settecento, con Carlo III di Borbone. Carlo, erede dei feudi farnesiani, diviene nel 1734 re di Napoli e porta tra i beni allodiali della dinastia regnante le isole pontine, concesse nel 1542 ai Farnese dall’abate commendatario di S. Maria di Ponza e, per superare la disputa tra Roma e Madrid sulla legittimità del possesso, assegnate nel 1588 da Filippo II alla medesima famiglia, titolare del Ducato di Parma. Il nuovo sovrano di Napoli avvia già nel 1734 la colonizzazione dell’isola, con la concessione a famiglie ischitane dei terreni attorno al porto, ma lo sviluppo delle isole pontine si ha soprattutto dal 1768, quando Ferdinando di Borbone incarica Antonio Winspeare, maggiore del Genio, e l’architetto Francesco Carpi di progettare e dirigere i lavori per realizzare il porto, la chiesa, le strade, gli edifici pubblici, il nucleo urbano di Ponza e Ventotene, ove l’eruzione del Vesuvio del 1771 fa giungere dalla fascia vesuviana nuovi abitanti. Anche Ponza, nel 1799, vive il dramma della fine sanguinosa della Repubblica partenopea: sull’isola viene infatti impiccato Luigi Verneau, ufficiale che si era schierato con il moto rivoluzionario. Ma l’isola, insieme a Capri, Ischia, Procida e Gaeta, è negli anni successivi uno dei bastioni del sistema militare anglo-borbonico: tra le ultime a cadere dopo il 1806 nelle mani dei Francesi, essa è una delle prime ad essere restituita dagli Inglesi alla restaurazione borbonica. Nel decennio francese Ponza e Ventotene perdono l’antico status di beni allodiali e, aggregati al demanio, divengono Comuni, nome poi cambiato in quello più antico di Università. Ponza è ancora presente nella storia del Risorgimento italiano, quando nel 1857 Pisacane, durante la sua spedizione finita tragicamente a Sapri, vi sbarca liberando i detenuti che vi erano. Unita al Regno d’Italia solo nel 1861, dopo la caduta di Gaeta, Ponza è destinata anche nel nuovo Stato ad essere sede di domicilio coatto e, durante il fascismo, di assegnazione del confino politico. Serie di immagini di Ponza e di suoi abitanti tratte dall’opera di Pasquale Mattei (1813-1879): L’arcipelago ponziano. Memorie storico-artistiche, Napoli 1857. Ritratti di Carlo III di Borbone e di Carlo Pisacane. Sotto: “Piccola frazione del Porto di Ponza”, 1908 (Fototeca Nazionale). A destra: immagine contemporanea del molo Pisacane. “Il Santo dal cappello piumato” La famiglia Musco a Ponza 2 A Ponza si trova anche, ai primi del Novecento, la famiglia Musco. Nazareno Musco, funzionario di polizia, vi dirige infatti, tra il 1911 e il 1913, la colonia di domicilio coatto, particolarmente popolata da arabi della Tripolitania e dalla Cirenaica, e da prigionieri catturati dalle truppe italiane nella guerra italo-turca del 1911-1912 per il possesso della Libia. L’opera oculata di Nazareno Musco fu particolarmente apprezzata anche per gli effetti sociali che produsse nell’isola. Infatti, il 24 marzo 1912 il Commissario prefettizio di Ponza presentò una relazione al ricostituito Consiglio comunale nella quale elogiò il Direttore della colonia. I coniugi Lucia e Nazareno Musco, originari di Telese, in provincia di Benevento, vivevano nell’isola da poco, dal 1911, ed abitavano in corso Umberto I. Dal loro matrimonio, da cui sarebbero nati altri cinque figli (Arturo, Ugo Corrado, Gabriele, Jolanda e Laura), viene alla luce il 26 dicembre del 1912 il nostro Mario Stefano Silverio: L’anno del Signore 1913, il 19 Gennaio, io Raffaele Vitiello, parroco di questa Chiesa della SS. Trinità dell’isola di Ponza, ho battezzato un bambino nato il 26 Dicembre 1912 da Nazareno Musco di Gabriele e Maddalena Celicola e da Lucia De Rienzo di Domenico e Assunta Zitano, legittimi coniugi (da Benevento), al quale furono imposti i nomi di MARIO STEFANO SILVERIO. Padrini furono Gaetano Ponto e sua moglie Angelina Pantinato. (Registro dei Battesimi della Parrocchia di Ponza, vol. IX, p. 213). Così la Fede di Battesimo. Negli anni successivi, benché la carriera ministeriale di Nazareno portasse il nucleo familiare a trasferirsi altrove, a Napoli, Genova e Roma, non sarebbe mai venuto meno il rapporto di frequentazione con l’isola di Ponza, dove la famiglia amava tornare per trascorrere le vacanze estive. 1. 2. 1. Ponza, 1912: uno dei fratelli di Mario ripreso con alcuni ospiti nordafricani della colonia. 2. Ritratto di Mario nel 1924 3. A Genova sul “Duilio” 4. A Genova con un gruppo di compagni del V ginnasio. 5. A Genova con “i primi panataloni lunghi”. 6. A Napoli forse nel 1928 7. Genova, 1926: fototessera 6. 3. 5. 4. 7. “Il Santo dal cappello piumato” L’adolescenza e gli anni del Liceo a Roma 3 Il piccolo Mario fu educato ai più alti ideali dal padre e dalla madre, donna Lucia De Rienzo, che tuttavia morì quando Mario era ancora in tenera età. Ne prese il posto un’altra donna, Rosina Fiocca, che offrì profondo affetto a tutta la famiglia. Mario intanto cresceva, ma non perse mai, come ebbe a dire chi lo conobbe bene, quel “sorriso sincero, infantile, prolungato che mostrava la bontà della sua vita” (Cfr.: Oreste D’Avanzo, prefetto di Firenze, in occasione del discorso tenuto alla cerimonia del 29 gennaio 1950). Negli anni dell’adolescenza Mario è educato secondo i principi del tempo. In assenza di fonti scritte, dalla documentazione fotografica è possibile dedurre che Mario partecipasse con entusiasmo gli addestramenti paramilitari organizzati dall’Opera nazionale balilla (ONB), l’organizzazione a carattere parascolastico fondata nel 1926 che prendeva il nome da Giovan Battista Per asso detto Balilla, il giovane genovese che secondo la tradizione avrebbe dato inizio alla rivolta contro gli occupanti austriaci nel 1746. Così, nel 1929 vediamo Mario adolescente partecipare felice alla crociera dell’ONB che da Genova giunge a Napoli, Cagliari, Barcellona, Gibilterra, Lisbona, Palma di Maiorca, Civitavecchia, e al campeggio di Genova-Chiusa di Pesio presso Cuneo. In questi stessi anni, a Roma, presso il Liceo classico “Torquato Tasso”, uno dei più prestigiosi istituti della capitale, Mario consegue il diploma di maturità (anno scolastico 1929-1930). Quasi un quarto di secolo dopo, nel 1956, nel medesimo Liceo si sarebbe svolta la cerimonia per dedicare e intitolare a Mario Musco la palestra dell’Istituto scolastico. Degli anni dell’adolescenza e del Liceo a Roma rimangono poche foto: qui accanto una fototessera del 1930, la foto di gruppo della III classe sezione B del Tasso, e le immagini della crociera e del campeggio organizzati, come riporta la didascalia originaria, dall’Opera nazionale balilla nel 1929. “Il Santo dal cappello piumato” All’Università di Roma e alla Scuola allievi ufficiali di Milano 4 A Roma, all’Università degli Studi “La Sapienza”, si iscrive nell’anno accademico 1930-1931 alla facoltà di Giurisprudenza. “Durante la frequenza dei corsi universitari, pensò ad assolvere anche gli obblighi del servizio militare; e scelse, come da innata aspirazione, il Corpo dei Bersaglieri” (Opuscolo commemorativo del 1949, già citato, p. 5). Gli ordinamenti militari del tempo consentivano infatti di adempiere agli obblighi di leva senza interrompere gli studi, come attesta il foglio matricolare di Mario, che ci consente di seguire nelle tappe essenziali la sua vita negli anni 1930-1934. Così, iscritto nella lista di leva del Comune di Ponza, all’epoca Circondario di Pozzuoli (Napoli), Mario Musco è chiamato a visita dal Distretto Militare di Caserta e, giudicato idoneo al servizio, il 15 luglio 1931 “si arruola come volontario con ferma di tre anni. Ammesso alla Scuola Allievi Ufficiali di complemento di Milano, dopo aver compiuto il primo periodo d’istruzione presso l’Università di Roma”, il 15 ottobre del medesimo 1931 torna a Roma per il secondo periodo di istruzione. All’inizia della stagione estiva, nel luglio del 1932, torna alla Scuola allievi ufficiali ed il 17 novembre, promosso Sottotenente di fanteria, è assegnato al Secondo reggimento bersaglieri. Qui giunge solo il primo luglio del 1933, dopo aver usufruito di una licenza straordinaria di nove mesi per continuare i suoi studi presso l’Ateneo romano. Successivamente, dal 31 gennaio del 1934, usufruisce di congedo, e può quindi proseguire gli studi universitari ed ultimarli fino al conseguimento del diploma di laurea, il 12 luglio 1934. Immagini di Mario Musco nel cortile dell’Università romana “La Sapienza”, oggi sede dell’Archivio di Stato di Roma, a Piazza Venezia, e alla Farnesina, nel periodo del corso allievi ufficiali presso la “Coorte universitaria” di Roma. In basso a destra: Foglio matricolare “Il Santo dal cappello piumato” La formazione dell’allievo ufficiale 5 Immagini del periodo di formazione della Scuola allievi ufficiali, con le annotazioni, talvolta ironiche di Mario Musco (“l’ultima naia”, “la Berta…libera”), e con l’indicazione dei luoghi della formazione militare (Milano, Amelia, viale Parioli in Roma). “Il Santo dal cappello piumato” 1934-1940. Al Ministero degli Interni, prima della guerra 6 Nel settembre del 1934, appena laureato, Mario sostiene due concorsi del Ministero dell’Interno, ed in entrambi si classifica tra i migliori. Diviene così Vice Commissario di Polizia ed è assegnato al Comando di un Reparto di Metropolitani della Capitale. Dopo un anno, conosciuto l’esito favorevole del secondo concorso, opta per l’amministrazione civile del medesimo Ministero ed è destinato alla Prefettura di Firenze, ove è chiamato a svolgere l’incarico di Capo di Gabinetto del Prefetto. Così riferisce delle capacità di Mario, nel dicembre del 1935, il Comandante degli agenti di Pubblica Sicurezza di Roma: “Nonostante il breve tempo trascorso al Reparto ed il fatto che egli fu destinato a questo Comando di prima nomina, il dottor Musco ha dato prova della sua capacità, della sua intelligenza e della sua tenace volontà. Possiede belle qualità militari (Ufficiale di complemento dei Bersaglieri), è di carattere franco e leale, di animo mite ma fermo[…]. Nutre elevati sentimenti patriottici”. E nel 1938 così scrive il Prefetto di Firenze: “Pregiami proporre a codesto On.le Ministero per la concessione della Onorificenza di Cavaliere della Corona d’Italia il dottor Mario Musco, addetto al Gabinetto di questa Prefettura. Giovane dotato di vasta cultura e di spiccate qualità di carattere, ha saputo in poco tempo acquistarsi la stima e la simpatia incondizionata di tutti, superiori, colleghi e inferiori che ne apprezzano la capacità, la prontezza, il tatto e la signorilità di modi”. Per le sue indubbie capacità, Mario Musco svolse in questi anni vari incarichi, ed ebbe la direzione dei lavori dell’VIII Censimento generale della Popolazione del Regno, ottenendo dal Capo del Governo, il 30 novembre 1938, uno dei tre diplomi d’onore. In conclusione, come afferma il Prefetto di Firenze, nel rapporto informativo sopra trascritto, Mario Musco era “meritevole di ascendere presto ai maggiori gradi della carriera”. Ma la guerra avrebbe presto cambiato le sorti della sua vita, e quelle di molti altri. In alto e a sinistra: immagini del 1935, quando Mario accede ai ruoli della Polizia e prende servizio nel Reparto Metropolitano a Roma. In basso a destra: immagini del 1938-1940, nel periodo in cui Mario è nella carriera prefettizia e svolge l’incarico di capo di gabinetto del Prefetto di Firenze. Immagini della vita privata di Mario “Il Santo dal cappello piumato” L’Italia in guerra 7 Il primo settembre del 1939 l’esercito tedesco invade la Polonia e due giorni dopo l’Inghilterra e la Francia dichiarano guerra alla Germania. Inizia così la seconda guerra mondiale. Durante il suo servizio nelle forze di polizia, Mario Musco era stato promosso tenente a scelta ordinaria e nel giugno del 1940, alla vigilia dell’entrata in guerra a fianco dell’alleato tedesco, egli è richiamato dal Distretto militare di Firenze per svolgere dal primo giugno alla fine del mese di luglio un periodo di istruzione e addestramento presso il V Reggimento Bersaglieri in Siena. Qui l’ufficiale frequenta anche un corso per essere abilitato alla condotta di motocicli in servizio militare. Il 10 giugno del 1940 Benito Mussolini, dal balcone di Palazzo Venezia annuncia agli “uomini e donne d’Italia, dell’Impero e del Regno di Albania” l’avvenuta dichiarazione di guerra a Francia e Inghilterra. “Il dottor Musco, che intensamente amava la Patria e aveva fede sicura nei suoi destini migliori, non seppe resistere agli impulsi del suo animo generoso, e volle sollecitare il suo richiamo alle armi per accorrere sui campi di battaglia e offrire il suo contributo là dove più evidente era il pericolo. Non, certamente, per esibirsi con un gesto clamoroso ma per ottemperare ad un sublime imperativo che anelava all’onore di servire la Patria in armi, considerandolo come il crisma indispensabile a completare la sua personalità e renderla degna di essa” (Breve ma operosa e intensa vita di un eroe, p. 8). Così, il 5 ottobre 1940 egli è richiamato in servizio presso il V Reggimento Bersaglieri. Il 6 ottobre 1940 s’imbarca al porto di Bari per raggiungere il 24mo Battaglione del V Reggimento Bersaglieri che si trova in Albania, divenuta italiana l’anno prima, il 12 aprile 1939. Dall’Albania Mario Musco scrive le sue prime lettere ai familiari, piene di fiducia e di entusiasmo. In alto: la dichiarazione di guerra del 10 giugno 1940 nel celebre discorso di Mussolini da Piazza Venezia e nell’edizione del “Popolo d’Italia” del giorno dopo. In basso: le prime lettere di Mario Musco richiamato alle armi: da Bari il 2 ottobre; da Tirana il 5 ottobre (“... siamo arrivati finalmente ieri sera a Durazzo...”); dai confini dell’Albania il 7 e 10 ottobre (“ho raggiunto il mio battaglione. Mi trovo molto bene...”). “Il Santo dal cappello piumato” Sul fronte greco-albanese 8 Seguendo soltanto ragioni di prestigio politico, il Governo italiano decide di invadere la Grecia, un paese guidato dal filo-nazista Metaxas, e il 28 ottobre 1940 le truppe varcano la frontiera greco-albanese. Agli ordini del generale Visconti Prasca, le truppe italiane seguono tre direttrici: sul litorale il Raggruppamento del litorale e le divisioni Siena, Ferrara, e la Corazzata Centauro avanzano verso Ioannina; alla loro sinistra la divisione alpina Julia punta sul passo di Metsovo per tagliare i collegamenti tra l’Epiro e la Macedonia. Più a nord, le divisioni Parma e Piemonte si attestano a difesa della conca di Corcia. Ma le previsioni dei Comandi militari italiani sono in pochi giorni smentite e l’esercito si trova presto in grandi difficoltà a causa dell’orografia della regione, delle condizioni climatiche rapidamente peggiorate, dell’insufficienza di automezzi e di sostegni logistici, dell’imprevista resistenza del Paese invaso. Ai primi di novembre l’esercito greco contrattacca ed inizia la battaglia dell’Epiro. Inizialmente, sotto l’imperversare di forti piogge, gli scontri hanno esito alterno. Il V Reggimento Bersaglieri, è disposto con la Centauro nella zona più orientale della prima direttrice di attacco, in direzione della piana di Kalibaki. E’ qui che combatte Mario Musco. Con i suoi uomini, egli riesce a conquistare il 5 novembre un ponte sul fiume Kalamas. Gli aspri combattimenti del 6, 7 e 8 novembre portarono “la colonna mista di carri armati, bersaglieri e genieri a superare la piana di Kalibaki, conquistare il ponte di S. Attanasio e, dopo avere creata una robusta testa di ponte a Kalamas, continuare il vittorioso attacco…”. 2. 1. 4. 3. Nella cartina: direttrici dell’attacco dell’esercito italiano oltre i confini con la Grecia, e la controffensiva greca. Si noti la localizzazione di Borgo Tellini (Kakav) luogo in cui cadde Mario Musco, situato in territorio albanese ai confini con la Grecia. 1. 1940 ottobre 8: “…ieri sera finalmente ho raggiunto il mio battaglione, il 24mo…” 2. 1940 ottobre 13: “…io mi trovo molto bene e ritengo che questa vita mi giovi molto”. 3. 1940 ottobre 16: “…io pure continuo a stare bene ed anzi mi vado sempre più acclimatando…”. 4. 1940 ottobre 20: “…abbraccia per me Iolanda e i nipotini , e dì loro che la bandiera sventola sulla mia tenda, per ora”. 5. 1940 novembre [corretto da:”ottobre”], 1: “…sempre bene, abbiamo ieri sera varcato il confine e siamo ormai per parecchi chilometri in territorio greco”. 6. 1940 novembre 5: “…siamo da alcuni giorni in zona di operazione ed abbiamo anche avuto, il battesimo del fuoco”. 5. 6. “Il Santo dal cappello piumato” 26 novembre 1940. La morte di Mario Musco 9 A seguito dei contrattacchi greci le truppe italiane tentano di mantenere le posizioni. Il tenente Musco, che comandava la 6a compagnia, è impegnato a difendere un importante caposaldo presso Borgo Tellini sulla rotabile verso Argirocastro-Valona. La relazione sui fatti del maggiore Pietro Bocchi, Comandante del battaglione, precisa: “Il giorno 16 novembre 1940, XIX, nelle prime ore del mattino il battaglione ebbe l’ordine di ripiegare nella zona di Dolina, dove fronteggiava il nemico, nella zona di q. 64°. Compito del battaglione ‘resistere ad oltranza e non ripiegare in nessun modo se non dietro ordine’. Impedire al nemico di passare fra quota senza numero, a sud di quota 1129 e quota 640. Alle prime luci del giorno 17 il nemico attaccava. Prima debolmente e dopo in forze sempre maggiori, fino a raggiungere il giorno 18, forza valutata in gran lunga superiore ad un reggimento (elementi internazionali). Ufficiali, sottufficiali e bersaglieri, consapevoli del glorioso compito loro affidato, lo assolvevano prodigandosi con tenacia e coraggio. Il nemico non avanzò neppure un metro, durante il combattimento durato circa 48 ore, lotta che fu un succedersi di contrattacchi e contrassalti a brevissima distanza. Il mattino del giorno 19 giunse l’ordine di ripiegare. Il ripiegamento avvenne contrastando al nemico il terreno palmo a palmo”. Il 26 novembre, nel corso di una cruenta battaglia, nell’atto in cui il nemico ripiegava, egli cadeva colpito mortalmente a Borgo Tellini. A pochi metri da Mario Musco due bersaglieri, l’attendente Giuseppe Zeghini e Mario Cumani, cercarono di soccorrere subito il loro comandante. la salma di Mario Musco fu tumulata in località prossima a quella in cui cadde, in seguito FU dissepolta e trasportata in un piccolo cimitero di guerra nelle vicinanze di Argirocastro. 1. 4. 2. 3. 1. 1940 novembre 14: “io sto bene, dicono anzi che sono ingrassato. Si vede che la vita all’aperto mi fa bene. Mi sono fatto crescere i baffi e proverò anche come sto con il pizzo…”. 2. 1940 novembre 22: “…oggi è il compleanno della mamma…”. 3. 1940 novembre 24: “sempre in attesa di riposo…”. 4. 1940 novembre 26: elenco dei militari del battaglione caduti. 5. 1941 gennaio 14: lettera del cappellano militare che comunica al padre Nazzareno la morte di Mario. Di fianco e in basso: immagini della sepoltura. 5. “Il Santo dal cappello piumato” Testimonianze 10 Delle tante lettere e attestazioni conservate dalla famiglia Musco e nel Museo dei Bersaglieri sulla figura eroica di Mario, sono qui riportate, con ampi brani trascritti, le due più significative: quelle del capitano Pio Serra e del sergente maggiore Ricci Colombo. Una terza lettera, in basso, raffigura schematicamente il luogo della sepoltura. In alto a destra: immagini della cerimonia religiosa del 26 novembre 1941, primo anniversario della morte di Mario. Riferimento lettera dell’8 corrente nei riguardi del Valoroso Vostro figliuolo dr. Mario, caduto sul campo dell’onore (Cippo 33 di Borgo Tellini) mi è caro poter comunicare alcuni particolari del fatto d’armi, in cui Egli ha perduto la vita e per tutto quanto riguarda la Sua condotta di guerra. Non appena giunto al Btg, nella zona di Klisura Egli si distinse subito per l’attaccamento al dovere e per lo zelo nel disimpegnare le missioni di comandante. Era da tutti amato e rispettato, dai superiori ed inferiori... Ricci Colombo Egregio Avvocato Ho avuto al mio fianco fratello generoso ed affettuosissimo, prezioso e valoroso collaboratore il vostro caro scomparso,fino al giorno in cui una perfida granata me lo strappò con schianto feroce. Con l’animo dei forti, fiero e sereno, affrontò il battesimo del fuoco ( S. Atanasio) con vivo orgoglio e si battè ancora più valorosamente alla testa di ponte sul Kalamas davanti alle posizioni che il giorno prima non avevamo potuto raggiungere. Per tale azione il Maggiore Anzini del 31° Fanteria carristi, dal quale allora dipendevamo, dopo averci baciati ed abbracciati prima di cedere il comando al Maggiore Bocchi, promise che avrebbe fatte proposte di ricompensa ... Pio Serra Mario Musco e la sua memoria nel Museo Storico dei Bersaglieri in Roma “Il Santo dal cappello piumato” L’eroismo di Mario Musco ebbe il suo più alto riconoscimento con la medaglia d’oro al valor militare alla memoria, concessa con decreto presidenziale del 26 maggio 1948 con la seguente motivazione 11 Animato da esemplare spirito volontaristico e da elevato senso del dovere si affermava, nel tempo, in successivi aspri combattimenti contro forze preponderanti, per capacità e consapevole ardire. Comandante di plotone bersaglieri, da lui forgiato a duri cimenti bellici, con singolare slancio strappava al nemico un ponte tenacemente difeso, e quindi si addentrava nel dispositivo avversario, conseguendo risultati concreti in virtù di intelligenti iniziative e fredda determinazione. Assegnato, in seguito, a presidio di un caposaldo, si opponeva all’aggressività nemica con stoica fermezza e ne smorzava l’impeto, a malgrado delle sanguinose perdite, ponendosi alla testa dei gloriosi superstiti, che guidava, primo fra i primi, a violenti riusciti contrassalti. Affidatogli, infine, per le prove date, il comando di una compagnia, durante cruenta impari lotta, riusciva, dopo superba resistenza, sostanziata da vigorosi contrassalti a ristabilire una situazione, decisamente compromessa, ma, nell’atto in cui il nemico ripiegava, cadeva colpito mortalmente sull’arma, da lui stesso manovrata. Esempio costante di assennato eroismo. Fronte Greco, novembre 1940. La memoria dell’eroismo di Mario Musco, richiamata con l’intitolazione della palestra del Liceo “Tasso” e del molo di Ponza, è consegnata soprattutto al Museo Storico dei Bersaglieri in Roma che ne conserva i cimeli. Celebrazioni per la medaglia d’oro al merito civile al gonfalone della Provincia La brigata Bersaglieri Garibaldi Il servizio d’onore in occasione della giornata dedicata a Mario Musco è reso dal picchetto e dalla fanfara della Brigata Bersaglieri Garibaldi, che idealmente è erede dei valori espressi in pace e in guerra dal disciolto V Reggimento e dello spirito che animò, sino al supremo sacrificio, l’indimenticabile tenente. Detta Brigata, infatti, è nota e particolarmente apprezzata in ambito internazionale, per le elevate prestazioni offerte, dal 1995 ad oggi, nelle missioni all’estero mirate al mantenimento della pace in scacchieri strategici importanti e delicati per gli equilibri mondiali, tra i quali quelli dell’Iraq (Operazione Antica Babilonia), della Bosnia, nel Kosovo, in Macedonia, in Albania ed altre. Essa, precedentemente, si era resa benemerita anche su territorio nazionale per importanti missioni di sicurezza: negli anni 1992-93 partecipò all’operazione Vespri Siciliani, assumendo la responsabilità nel settore meridionale dell’Isola; nell’anno successivo collaborò, quale primo reparto dell’Esercito, con le Forze di polizia nella operazione Riace in Calabria e, successivamente, nella operazione Partenope a Napoli. I Bersaglieri si sono anche distinti nelle operazione di soccorso alle popolazione italiane in occasione di gravi calamità, tra le quali meritano menzione l’inondazione, nel 1963, di Longarone a seguito del cedimento della diga del Vajont, l’alluvione di Firenze del 1966, il sisma del Friuli del 1976 e della Campania nel 1980. Allo stendardo del Corpo sono state conferite, per l’opera svolta, due medaglie d’Argento ed una di Bronzo al Valore dell’Esercito. Il Medagliere della Brigata è , in verità, particolarmente ricco di onorificenze acquisite dai vari reparti e dai singoli bersaglieri, sia in pace che in guerra. In conclusione la grande unità, comandata oggi dal Generale di Brigata Vincenzo lannuccelli, è tornata ad operare, da giugno a dicembre 2006, nel teatro iracheno per chiudere la missione Antica Babilonia, con l’impiego del I Reggimento Bersaglieri di stanza a Cosenzae del Reparto Comando Supporti Tattici con sede a Persano. Il 7 dicembre, infatti, la Bandiera dell’operazione è stata consegnata al Presidente della Repubblica nel corso di una solenne cerimonia nella Reggia di Caserta. Un’altra circostanza rende particolarmente significativa ed importante la presenza del servizio d’onore dei Bersaglieri nell’isola di Ponza: il bicentenario della nascita di Giuseppe Garibaldi, l’eroe dei due mondi - recita una fonte del Ministero della Difesa - che ha dato il nome alla prima unità dell’Esercito Italiano, composto interamente da soldati professionisti: la Brigata Bersaglieri Garibaldi. Il 2007, quindi, è l’anno delle grandi celebrazioni nazionali che vedrà in prima fila e con esuberante baldanza l’impiego di tutti i reparti della Brigata, che ancora una volta vorranno dimostrare di essere annoverati, a buon diritto, tra i migliori dell’Esercito italiano. La prima cerimonia si è svolta il 9 febbraio a Roma, presso il Gianicolo, per rendere gli onori ai Caduti per la difesa della Repubblica romana del 1849. Le radici del binomio Garibaldi-Bersaglieri affondano nella storia dell’Unità d’Italia e nel sodalizio che, inaugurato da Luciano Manara appunto nel 1849 e concretizzatosi con la formazione dei Bersaglieri Mantovani di Goffredo Mameli e Nini Bixio, vide i Bersaglieri operare al fianco di Garibaldi nelle battaglie di Ponti della Valle, Caserta, Chiazzo, Castel Morrone e, in particolare, in quella del Volturno.