dagli iscritti - Consiglio Nazionale dei Chimici
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dagli iscritti - Consiglio Nazionale dei Chimici
IL CHIMICO ITALIANO POSTE ITALIANE SPA - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art.1 comma 2 DCB - Roma Periodico di Informazione dei Chimici Italiani • www.chimici.it • ANNO XX N. 2 - 2009 EDITORIALE Esercizio della professione e codice deontologico dal CNC Semplificazione dell’autocontrollo in HACCP Prestiti a giovani professionisti iscritti alla Cassa di Previdenza EPAP Convegno “La tutela dell’ambiente” dagli ORDINI La Chimica siamo noi, assegnati i premi dagli ISCRITTI Il Pirelli Internetional Award Il giudizio di conformità www.chimici.it NORME PER LA PUBBLICAZIONE SU “IL CHIMICO ITALIANO” Si ricorda che l’accettazione per la stampa di articoli aventi interesse scientifico e professionale è subordinato all’approvazione del Comitato di Redazione previa revisione di due Referee. Si ricorda, altresì, che i lavori presentati per la pubblicazione sulla rivista Il Chimico Italiano non devono essere stati pubblicati o contemporaneamente presentati per altre riviste. Per quanto prima, gli Autori devono conformarsi alle “Istruzioni per gli Autori” presenti nel sito www.chimici.it ed alle norme ivi contenute. COMPOSIZIONE DEL CONSIGLIO NAZIONALE DEI CHIMICI SEZIONE A prof. Armando ZINGALES Presidente dott. Franco TAU Vice Presidente dott. Fernando MAURIZI Segretario dott. Carlo BRESCIANI Consigliere dott. Elio CALABRESE Consigliere dott. Sergio CARNINI Consigliere dott. Antonio DE PACE Consigliere prof. Sergio FACCHETTI Consigliere dott. Domenico MENCARELLI Consigliere dott. Tomaso MUNARI Consigliere dott.ssa Carmela OCCHIPINTI Consigliere dott. Giuseppe RICCIO Consigliere dott. Antonio RIBEZZO Consigliere dott. Luca SCANAVINI Consigliere SEZIONE B dott.ssa Daniela BIANCARDI Consigliere www.chimici.it IL CHIMICO ITALIANO Bimestrale di informazioni professionali, tecniche, giuridiche ed economiche dei Chimici d’Italia In copertina Tavolo degli Oratori Convegno “La tutela dell’ambiente” Roma 5 maggio 2009 SOMMARIO Spedizione in Abb. postale Art. 2, comma 20/C - legge 662/96 Filiale di Roma Editore CONSIGLIO NAZIONALE DEI CHIMICI Direzione, redazione e amministrazione P.zza S. Bernardo, 106 - 00187 Roma Tel. 06.47883819 - Fax 06.47885904 E-mail: [email protected] - Web: www.chimici.it Direttore responsabile ARMANDO ZINGALES Direttore editoriale ANTONIO RIBEZZO Revisori delle bozze ANTONIO DE PACE - CARLO BRESCIANI DANIELA BIANCARDI - SERGIO CARNINI Redazione DANIELA BIANCARDI - CARLO BRESCIANI ELIO CALABRESE - SERGIO CARNINI ANTONIO DE PACE - SERGIO FACCHETTI FERNANDO MAURIZI - DOMENICO MENCARELLI TOMASO MUNARI - CARMELA OCCHIPINTI ANTONIO RIBEZZO - GIUSEPPE RICCIO LUCA SCANAVINI - FRANCO TAU ARMANDO ZINGALES “Gli articoli e le note firmate esprimono soltanto l’opinione dell’Autore e non impegnano il Consiglio Nazionale dei Chimici né il Comitato di Redazione (CdR). L’accettazione per la stampa dei contributi originali di interesse scientifico e professionale nel campo della chimica è subordinato all’approvazione del CdR, previa revisione di tre Referee, scelti dal CdR tra gli esperti del settore. Quanto pubblicato nel Bollettino raccoglie gli atti ufficiali del Consiglio Nazionale dei Chimici”. Coordinamento editoriale e stampa Trecentosessantagradi Srl Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 0032 del 18 gennaio 1990 Finito di stampare l’8 giugno 2009 ASSOCIATO ALL’USPI UNIONE STAMPA PERIODICA ITALIANA EDITORIALE Esercizio della professione e Codice Deontologico 2 DAL CNC No all’eccessiva semplificazione in materia di autocontrollo nella produzione e vendita di alimenti (HACCP) Deducibilità parziale dell’IRAP Riscossione contributo 2009 al Consiglio Nazionale IVA ad esigibilità differita EPAP – Prestiti ai giovani professionisti Direttiva qualifiche: il punto sulla situazione dopo le sentenze del TAR lazio La Tutela dell’ambiente, garanzia della salubrità e sicurezza del nostro cibo 3 3 4 4 5 5 6 DAGLI ORDINI La chimica siamo noi…Parma 2009 “L’Etica e La Chimica: Responsabilità sociali di chi fa Chimica” 9 11 DAGLI ISCRITTI Amanita muscaria: chimica e psicoattività Il “Pirelli Internetional Award” e la Chimica Il chimico galantuomo - Paolo Tassinari a cento anni dalla scomparsa La certificazione energetica all’interno del parco edilizio esistente Terre e rocce da scavo: rifiuti o non rifiuti, il dilemma risolto? Il giudizio di conformità: limite di legge, tolleranze ed incertezza di misura Possibili linee di ricerca sull’esposizione a sostanze chimiche pericolose secondo le norme introdotte dal sistema REACH 12 14 16 19 21 24 28 NOTIZIE DELL’EUROPA Euro Analysis 2009 32 Ai sensi dell’art. 10 della Legge n. 675/1996 e s.m.i., informiamo i lettori che i loro dati sono conservati nel nostro archivio informatico e saranno utilizzati da questa redazione e da enti e società esterne collegate solo per l’invio della rivista “IL CHIMICO ITALIANO” e di materiale promozionale relativo alla professione di chimico. Informiamo inoltre che, ai sensi dell’art. 13 della succitata Legge, i destinatari di “IL CHIMICO ITALIANO” hanno la facoltà di chiedere, oltre che l’aggiornamento dei propri dati, la cancellazione del proprio nominativo dall’elenco in nostro possesso, mediante comunicazione scritta a “IL CHIMICO ITALIANO” c/o Consiglio Nazionale dei Chimici - P.zza S. Bernardo, 106 - 00187 Roma. EDITORIALE Esercizio della professione e Codice Deontologico S Consigliere del Consiglio Nazionale dei Chimici. 1 2 3 4 R. Decreto n. 842 del 1 marzo 1928. “Delle Professioni Intellettuali”, Capo II, art. 2229 e segg.ti. Ultima modifica: 6 dicembre 2006. Il testo è presente sul sito www.chimici.it 2 in dalla loro organizzazione in Ordini Professionali, i comportamenti dei Liberi Professionisti sono soggetti oltre che ai principi generali dell’Ordinamento giuridico, anche ai principi di origine extrastatuale aventi un contenuto essenzialmente etico. Tale complesso di norme extragiuridiche, dette «norme di deontologia professionale» o di etica professionale, è composto da principi generali comuni a tutte le Professioni e di regole particolari a determinati settori. Proprio perché fondata sull’etica, la deontologia professionale non può prescindere dalla morale corrente. A tale proposito occorre ricordare che esistono norme deontologiche generali di carattere etico-sociale, norme che si riferiscono al senso di appartenenza al gruppo professionale ed altre norme di dettaglio che riguardano particolari aspetti della professione. Le norme generali di carattere etico-sociale, si riferiscono alla «correttezza», «colleganza», «riservatezza», «disinteresse», «informativa professionale». Il principio di correttezza professionale è sicuramente quello di contenuto più ampio fra i principi deontologici. Esso si traduce in numerose manifestazioni, tra le quali occorre ricordare, specie agli iscritti più giovani: • l’uso discreto della pubblicità professionale, che deve essere ispirata ai concetti di serietà e moderazione; • l’assunzione dei soli incarichi che si è in grado di assolvere; • la equa valutazione delle proprie opere e risultati (opus). Da quanto precede, risultano assolutamente scorrette le azioni poste: all’artificiosa proliferazione di incarichi professionali, al comparaggio, al favore o l’aiuto concesso a chi esercita abusivamente la professione, alla concorrenza sleale verso i colleghi. Mi preme sottolineare che nelle Leggi Professionali la «lesione del decoro e del prestigio della professione» viene indicata solitamente con le espressioni di «abusi, mancanze, fatti disdicevoli al decoro professionale, ecc.» e che, nel nostro Ordinamento di Chimico1 sono anche soggette a provvedimenti disciplinari come i «richiami» e, ove occorre, alla «sospensione dall’iscrizione all’Albo». La “colleganza” rappresenta un aspetto particolare del principio di correttezza professionale. Essa si fonda sulla iscrizione del Professionista in un gruppo socialmente chiuso (Albo Professionale) avente le caratteristiche della comunità con fini ed interessi comuni. Al fine di evitare degenerazioni, faziosità e fenomeni di omertà, in aperto contrasto con l’etica professionale, tale comunità/Albo non può «coprire» l’operato dei colleghi, Il Chimico Italiano Antonio Ribezzo qualunque cosa facciano, ma deve dettare delle regole di condotta ai membri dello stesso gruppo professionale con lo scopo di tutelare il buon andamento dell’esercizio professionale. Tutto ciò è nell’interesse di tutti gli iscritti e, quindi, anche per la salvaguardia del decoro e del prestigio della categoria dei Chimici. Occorre quindi assolutamente evitare che con notizie, elenchi, ecc. diffuse ad arte da un collega, si verifichi la possibilità di un effettivo sviamento della clientela da un Chimico a un altro collega. Tale comportamento è illecito in quanto viola il principio di colleganza e come tale và qualificato come «deontologicamente scorretto». Ciò è anche rilevato dal Cod. Civ.2, ove si asserisce che compie atti di concorrenza sleale chi «si vale direttamente o indirettamente di ogni altro mezzo non conforme ai principi della correttezza professionale idoneo a danneggiare» l’altrui attività. La professione di Chimico deve, in definitiva, essere esercitata con «probità», «dignità», «diligenza», «discrezione» e con «aderenza al principio di colleganza». Conseguentemente, anche i Chimici hanno adottato da tempo un “Codice Deontologico”3. Le norme del testo del codice recante la deontologia4 dei chimici riporta 18 articoli e 2 appendici. Si passa dapprima alla descrizione generale alla condotta (art. 2), quindi dalle norme sulla concorrenza (art. 4) a quelle sulla pubblicità (art. 5), dai rapporti con i committenti ed altri professionisti (art. 7) a quelli con i colleghi (art. 8) e gli Ordini dei chimici (art. 10). Nel Titolo III - capo I si precisano le norme relative all’incarico professionale con riferimento all’astensione, all’assunzione e al recesso dall’incarico stesso, mentre al capo II sono descritte le norme che attengono all’esecuzione dell’opera con specifico riferimento ai doveri e al rispetto del segreto professionale, agli obblighi e alla certificazione. Nell’appendice Iª sono appunto descritte le modalità con cui il chimico deve emettere il certificato relativo alle prestazione professionale eseguita, mentre nell’appendice IIª è prevista sia l’assunzione che le modalità d’uso del sigillo professionale. Le norme del codice deontologico per l’esercizio della professione di Chimico rendono espliciti i comportamenti, a cui i Chimici iscritti all’Albo si attengono per legge, per indirizzo comunitario e per prassi. Esse si applicano tanto ai Chimici liberi professionisti che dipendenti da amministrazioni pubbliche o private. A tali norme ogni Chimico è tenuto a riferirsi al fine di qualificare il suo operato, rispettare quello degli altri, non incorrere in sanzioni. n. 2 mar/apr 2009 DAL CNC No all’eccessiva semplificazione in materia di autocontrollo nella produzione e vendita di alimenti (HACCP) Armando Zingales L e imprese alimentari in cui vi è manipolazione degli alimenti (quali: ristoranti, mense, macellerie, caseifici, ecc.) non possono essere esonerate dalla corretta e puntuale applicazione della normativa sull’autocontrollo (HACCP). La Giunta Regionale dell’Emilia-Romagna, con Deliberazione n. 1869 del 17 novembre 2008 aveva inteso procedere alla “semplificazione del sistema HACCP per alcune imprese del settore alimentare”, richiamandosi al regolamento 852/2004/CE ed in particolare all’articolo 1, comma 2, lettera c) che recita: "Il presente regolamento non si applica: ...c) alla fornitura diretta di piccoli quantitativi di prodotti primari dal produttore al consumatore finale o a dettaglianti locali che forniscono direttamente il consumatore finale." Tuttavia il provvedimento della Regione Emilia Romagna si spingeva ad estendere la semplificazione ai “settori alimentari, in cui la manipolazione degli alimenti segue procedure consolidate, che costituiscono spesso parte della normale formazione professionale degli operatori del settore in questione”. Il TAR del Lazio, con ordinanza 1139 dell’11 marzo 2009 ha accolto la richiesta di misura cautelare presentata dal Consiglio Nazionale dei Chimici, ed ha sospeso la deliberazione della Giunta Regionale dell’Emilia Romagna, per la parte sopra indicata, chiarendo che “le ipotesi contemplate” in questa parte della deliberazione “appaiono del tutto estranee alla fattispecie” considerata dalla citata norma della Comunità Europea. La Deliberazione della Giunta Regionale dell’Emilia Romagna avrà, quindi, efficacia esclusivamente per le imprese in cui non si svolge alcuna attività di produzione, trasformazione o manipolazione di prodotti alimentari (quali: chioschi di vendita, banchi, negozi alimentari, bar, caffè, imprese di trasporto e deposito prodotti alimentari, etc.). Presidente del Consiglio Nazionale dei Chimici. Deducibilità parziale dell’IRAP: Circolare dell’Agenzia delle Entrate C ome noto il DL 185/2008, c.d. “decreto legge anticrisi”, all’art. 6 ha introdotto la possibilità di dedurre parzialmente, ai fini delle imposte su redditi, l’imposta regionale sulle attività produttive, nonché la possibilità di ottenere il rimborso per i periodi d’imposta precedenti per i quali non è ancora intervenuta la prescrizione. Tale norma da un punto di vista soggettivo si applica a tutti gli imprenditori e agli esercenti di arti e professioni. Con la Circolare n. 16/E del 14 aprile 2009 l’Agenzia delle Entrate ha fornito chiarimenti in merito alla dedu- n. 2 mar/apr 2009 zione del 10% dell’IRAP, con il criterio di cassa (già nella prossima dichiarazione dei redditi), ai fini delle imposte sui redditi. La Circolare, disponibile anche sul sito www.chimici.it, illustra in dettaglio: • soggetti destinatari, • deduzione forfetaria a regime, • istanze di rimborso per gli anni pregressi, • modalità di fruizione della detrazione per il periodo d’imposta in corso al 31.12.2008 e successivi. Il Chimico Italiano 3 DAL CNC Riscossione contributo 2009 al Consiglio Nazionale Il presente avviso, pubblicato sul bollettino ufficiale del Consiglio Nazionale dei Chimici e sul sito www.chimici.it, costituisce notifica agli iscritti a sensi di legge. I l Consiglio Nazionale ha avviato le procedure per la riscossione del contributo dovuto dagli iscritti. In queste settimane perverrà agli iscritti l’avviso di riscossione con scadenza 31 luglio 2009. L’importo da versare per il 2009 è di 60,00 Euro, comprensivo di diritti di segreteria e rimborsi spese di esazione. Per i pagamenti effettuati dopo il 31 luglio 2009 è dovuta, in aggiunta, la sanzione per ritardato pagamento, pari a 10,00 Euro. Il pagamento può avvenire secondo una delle seguenti modalità: 1. Versamento su CC Postale mediante bollettino premarcato allegato all’avviso di pagamento; 2. Versamento in CC Postale compilando un bollettino in bianco: CCP n. 42064022 – Consiglio Nazionale dei Chimici, Roma; 3. Pagamento con Carta di Credito (Salvo Buon Fine) inviando al Consiglio Nazionale dei Chimici, anche mediante fax il modulo di addebito allegato all’avviso di pagamento, ovvero inserendo i propri dati nel modulo disponibile on-line sul sito www.chimici.it; 4. Versamento o bonifico (anche telematico) sul CC del CNC presso la Banca Nazionale del Lavoro, Agenzia Bissolati, via Bissolati n. 2 – Roma (CIN: N; ABI: 01005; CAB: 03200; cc: 000000048431; IBAN: IT30N0100503200000000048431). Al momento del pagamento bisogna aver cura di rendere certa l’identificazione dell’iscritto (attraverso i suoi dati anagrafici, oltre al codice iscritto riportato sopra l’indirizzo nell’avviso di riscossione ed il codice fiscale) e l’anno di riferimento (contributo 2009). Raccomandiamo a tutti la puntualità nell’adempimento: l’attività del Consiglio Nazionale dipende dalla disponibilità delle risorse necessarie. Per informazioni sul tributo è possibile rivolgersi al Consiglio Nazionale dei Chimici: responsabile del procedimento è la signora Bruna Peri, Capo Ufficio Segreteria del Consiglio Nazionale dei Chimici. IVA ad esigibilità differita, niente anticipazioni fino a 200mila Euro È 1 Esempio: “Operazione soggetta ad IVA ad esigibilità differita (art. 7, D.L. n. 185/2008, convertito in L. n. 2/2009; art. 6, c. 5, secondo periodo, D.P.R. n. 633/1972)”. 4 stato approvato il provvedimento, previsto dall’art. 7 del DL 185/2008, che rende operativa la cosiddetta “Iva per cassa” ossia il versamento dell’Iva al fisco secondo i tempi dell’incasso e non della fatturazione. L’art. 7 del DL 185/2008 (convertito in legge il 28.1.2009, n. 2), infatti, prevede che l’Iva divenga esigibile solo al momento dell’effettiva riscossione del corrispettivo derivante dalla cessione dei beni o dalle prestazioni di servizi effettuate nei confronti di soggetti passivi di imposta. Con questo provvedimento, pertanto, gli esercenti attività d’impresa, arte e professione con un volume di affari, nell’anno solare, non superiore a 200.000 Euro possono sospendere il versamento dell’Iva fino al momento dell’incasso delle fatture emesse. Per ottenere questo beneficio è necessario che in fat- Il Chimico Italiano tura venga indicata chiaramente che si tratta di operazione con imposta a esigibilità differita e la norma di riferimento1 (ossia l’art. 7 del DL 185/2008 convertito in L. 28.1.2009 n. 2), diversamente verrà disapplicato il differimento con il conseguente versamento nelle modalità ordinarie. L’IVA diviene, comunque, esigibile dopo il decorso di un anno dal momento dell’emissione della fattura. L’IVA per cassa che doveva essere una soluzione sperimentale per gli anni dal 2009 al 2011, grazie ad un emendamento, è diventata strutturale ovvero permanente. L’agenzia delle entrate con la circolare n. 20 del 30 aprile 2009 (reperibile anche sul sito www.chimici) ha definito il quadro applicativo del nuovo regime previsto per i soggetti che optano per l’esigibilità dell’imposta differita al momento in cui viene pagato il corrispettivo. n. 2 mar/apr 2009 DAL CNC EPAP – Prestiti ai giovani professionisti L’ ’EPAP ha attivato la possibilità di chiedere dei prestiti per l’avvio della professione. I giovani professionisti agronomi e forestali, attuari, chimici e geologi iscritti all’Ente di previdenza pluricategoriale – EPAP – potranno usufruire di prestiti a tasso agevolato in regime di convenzione con la Banca Popolare di Sondrio, per le sole spese documentate per l’acquisto di beni strumentali e funzionali all’esercizio della libera professione. Requisiti imprescindibili che il richiedente deve soddisfare sono: 1. avere un’età anagrafica inferiore o pari a 40 anni al momento della richiesta; 2. svolgere attività professionale in modo individuale; 3. essere titolari di partita IVA; 4. essere in regola con la contribuzione ai sensi della delibera n. 87 del 7/11/2007; 6. il prestito deve andare a copertura di spese sostenute in data non antecedente a 3 mesi la presentazione della domanda. L’importo finanziabile è pari al 100% delle spese documentate per l’acquisto di beni strumentali e funzionali all’esercizio della libera professione, al netto dell’I.V.A., con un limite minimo pari a €. 5.000,00 e un limite massimo di €. 30.000,00. Il tasso d’interesse applicato al finanziamento sarà un variabile calcolato sull’Euribor tre mesi, base 360, detratti 0,20 punti base. Detto tasso non potrà mai essere inferiore al 2,00%. La durata del prestito varia da un periodo minimo di 1 anno e un periodo massimo di 5 anni, oltre al periodo di preammortamento intercorrente tra la data di erogazione e la prima scadenza di rata. Il rimborso è fissato sul versamento di rate trimestrali posticipate, consecutive e senza interruzione, comprensive di capitale e interesse, scadenti il 31 gennaio, 30 aprile, 31 luglio e 31 ottobre di ciascun anno. Per ulteriori informazioni consultare il sito dell’EPAP www.epap.it ed il regolamento nella sezione: http://www.epap.it/epap_reg_prestiti_giovani_profess.asp allegato. Direttiva qualifiche: il punto sulla situazione dopo le sentenze del TAR lazio I l Ministero della Giustizia con il D.M. 28 aprile 2008 aveva indicato i requisiti necessari per l’individuazione e l'annotazione degli enti di cui all'articolo 26 del D.Lgs. 9/11/2007, n. 206, nell’elenco delle Associazioni rappresentative a livello nazionale delle professioni regolamentate per le quali non esistono Ordini, Albi o Collegi, nonché dei servizi non intellettuali e delle professioni non regolamentate. Avverso tale D.M. hanno proposto ricorso, fra gli altri, l’Associazione Italiana Fisioterapisti, l’Associazione Italiana Tecnici Sanitari e Confediliza. Il TAR Lazio con due distinte successive sentenze (n. 3159/2009 e n. 3160/2009) ha annullato il DM 28.04.2008 ritenendo che lo stesso “non si sia limitato a chiarire le modalità per la individuazione dei criteri per la valutazione della rappresentatività a livello nazionale delle Associazioni, ma abbia integrato la previsione legislativa attraverso norme destinate, con carattere di generalità, ed astrattezza, ad innovare l'ordinamento giuridico e ciò in assenza n. 2 mar/apr 2009 della necessaria previsione della norma di rango primario, atteso che l’art. 26 del D.Lgs. n. 207/2006 non ha conferito tale potere”. Allo stato attuale resta pertanto in vigore l’articolo 26 del D.Lgs n. 206/2007, che non prevede un elenco delle Associazioni consultabili e, comunque, fa precedere ogni attività del Ministero della Giustizia alla stesura di una ipotesi di specifica piattaforma comune, elaborata in apposite conferenze dei servizi, convocate a tale scopo, cui partecipano solo ed esclusivamente le Autorità competenti, cioè i Ministeri vigilanti sui relativi settori. Solo dopo che almeno una di tali ipotesi di piattaforma sia stata elaborata in sede governativa italiana (comma 1) oppure da parte di Governi di altri Paesi membri (comma 2), si può iniziare la procedura prevista per la consultazione delle Associazioni, da individuarsi dal Ministero della Giustizia, previo uno specifico parere del CNEL, previsto espressamente dal decreto in esame. Il Chimico Italiano 5 DAL CNC Roberta Mazzeoa) La Tutela dell’ambiente, garanzia della salubrità e sicurezza del nostro cibo1 Resoconto del Convegno I a) Roberta Mazzeo è giornalista dal ‘93, collaboratrice del ‘Il Sole 24 ore’, lavora come consulente nelle media relations. Ha pubblicato reportage in inglese e francese nella rivista ‘Europe Magazine’ di Parigi su temi di cultura, economia e attualità dell’Europa centrale e orientale, collabora con la società di produzione franco-inglese Solas Films. Si è laureata in Giurisprudenza all’Università Luiss di Roma, ha partecipato al corso per la carriera direttiva presso la ‘Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione’ e ha lavorato come avvocato e presso il Ministero delle Finanze prima di dedicarsi al giornalismo. Roberta è sposata ed ha due figli. Da alcuni anni è l’addetta stampa del Gruppo Maurizi per il quale cura l'aggiornamento del sito web (www.gruppomaurizi.it) e un blog (news.gruppomaurizi.it) ed inoltre ha partecipato nella qualifica ad organizzare diversi Convegni, Seminari ed eventi con il Gruppo Maurizi in Regione Lazio. L’amministratore del Gruppo Maurizi s.r.l. è il Dott. Chimico Daniela Maurizi iscritta all’albo di Roma al n 2750. 1 Chimici, Autorità di controllo, Aziende e Professionsiti a confronto al ministero del welfare sul tema della tutela ambientale come garanzia della sicurezza alimentare. 6 n Italia controlli efficaci sull’uso dei prodotti fitosanitari e crescente consapevolezza degli agricoltori garantiscono un alto livello di protezione del consumatore. Prevenire l’esposizione ai fattori di rischio ambientali è fondamentale per la salute della popolazione. Da un corretto uso delle sostanze chimiche deriva il benessere dell’ambiente, del nostro cibo e quindi della nostra salute. Questo è stato il tema centrale del convegno “La tutela dell’ambiente: garanzia della salubrità e sicurezza del nostro cibo” organizzato dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali e dal Consiglio Nazionale dei Chimici che si è tenuto il 5 maggio scorso a Roma all’Auditorium ‘Biagio D’Alba’ del Ministero del Welfare. A confronto autorità competenti dei controlli statali, regionali e locali, professionisti e aziende del settore agroalimentare. Grande l’interesse suscitato dal convegno, moderato dal giornalista dell’Ansa Francesco Marabotto, circa 300 le presenze registrate nella giornata. ‘Il nostro cibo è sicuro’ è il messaggio lanciato dai Chimici italiani che trova pieno riscontro nel rapporto presentato in questa occasione dal capo Dipartimento per la Sanità Pubblica Veterinaria, la Nutrizione e la Sicurezza degli Alimenti del Ministero della Salute Romano Marabelli. “Negli anni si sono ridotti i casi di superamento dei livelli previsti, dunque si può parlare di una sempre maggiore sicurezza a tavola” ha affermato Marabelli. “No agli italiani sceriffi al supermercato, in cerca di possibili problemi – ha aggiunto il responsabile del dipartimento – I controlli si fanno, e dobbiamo assicurare ai cittadini che non serve il fai-da-te: tutto quello che i cittadini trovano sul bancone e in vendita è e deve essere garantito”. Lo studio riporta i risultati dei controlli ufficiali sui residui dei prodotti fitosanitari negli alimenti di origine vegetale effettuati nel 2008: dei 6.845 campioni di ortofrutticoli analizzati (3656 frutti e 3189 ortaggi) quasi il 67% sono risultati del tutto privi di residui dei rimedi utilizzati per proteggere e curare le piante, soltanto l’1,1% è risultato irregolare, mentre il restante 32,2% rientra comunque nei limiti di legge. Nota ancora più positiva è che la percentuale di irregolarità negli ortofrutticoli negli ultimi anni risulta in diminuzione (dal 2,3% del 1995 al 1,1% del 2007) e che l’Italia continua ad essere in linea con gli altri paesi dell’Ue. Un risultato che come ha commentato il Presidente del Consiglio Nazionale dei Chimici Armando Zingales “è da attribuire in parte alle attività delle strutture di controllo e in parte alla revisione costante in senso restrittivo operata dal Ministero sulle Il Chimico Italiano sostanze ammesse. Non ultima anche la crescente consapevolezza degli operatori agricoli nell’impiego di fitofarmaci”.“Occorre fare un ulteriore sforzo di formazione verso gli operatori dell’agricoltura” – ha aggiunto Zingales – per aiutarli a scegliere i prodotti e le tecniche di trattamento più efficaci per garantire la produzione, senza comprometterne la genuinità. In particolare devono essere rispettati i tempi che devono intercorrere tra l’ultimo trattamento e la raccolta. Infine dobbiamo puntualizzare che la ricerca delle sostanze elencate nelle normative nazionali e comunitarie è una condizione necessaria ma non sufficiente per garantire in via assoluta il consumatore. La sensibilità professionale del chimico è insostituibile per ipotizzare ed identificare fonti non codificate di contaminazione, dolosa o casuale, degli alimenti: l’esempio del colorante cancerogeno Rosso Sudan scoperto tempo fa in alcune partite di peperoncino proveniente dall’estero è esemplare, dal momento che fino a quel momento la sua ricerca non era prevista in alcun protocollo”. Per quanto riguarda il ruolo dei laboratori privati l’accreditamento è un’ulteriore garanzia di qualità ma non può prescindere dalla figura del professionista come ha affermato il segretario del Consiglio Nazionale dei Chimici Fernando Maurizi “Le aziende del settore agroalimentare hanno necessità di un laboratorio di riferimento la cui serietà e affidabilità riteniamo possa essere garantita dalla presenza di un professionista laureato iscritto all’Albo. Il Chimico si propone per questo ruolo di figura chiave nel laboratorio il quale deve cercare una propria specializzazione ed eventualmente affidare analisi particolari e più approfondite a strutture più ampie che offrono “in service” tali bisogni, in tal modo riesce ad abbattere i costi sempre nella più grande trasparenza con il cliente”. In tal senso stanno operando il nuovo Ente ACCREDIA, che riunisce Sincert e Sinal, e l’Istituto Superiore di Sanità per l’accreditamento dei laboratori di analisi agroalimentari. “La garanzia del professionista è data dall’iscrizione all’Ordine professionale e in mancanza di questi prerequisiti l’accreditamento ha senz’altro meno valore – ha precisato Maurizi - Il Consiglio Nazionale dei Chimici garantisce deontologicamente il professionista e anche il logo del Consiglio Nazionale può diventare un segno distintivo da riportare sulla carta intestata del laboratorio stesso”. E dell’Accreditamento dei laboratori per la sicurezza alimentare ha parlato Rosa Draisci Direttore dell’Organismo di Valutazione ed Accreditamento dell’Istituto Superiore di n. 2 mar/apr 2009 DAL CNC Sanità mentre Agostino Macrì Direttore Dipartimento di Sanità Pubblica Veterinaria e Sicurezza Alimentare dello stesso Istituto ha approfondito il ruolo dei laboratori di riferimento nel sistema dei controlli degli alimenti. Un ruolo quello del chimico al servizio del cittadino fondamentale anche all’interno di enti come le Agenzie Regionali di protezione ed ambiente come ha sottolineato Gisberto Paoloni, Direttore Generale dell’ Agenzia Regionale Protezione Ambientale delle Marche. Insomma i consumatori italiani possono stare tranquilli: i residui dei singoli pesticidi ingeriti ogni giorno rappresentano comunque una percentuale molto modesta rispetto alle dosi giornaliere accettabili delle singole sostanze attive e molto al di sotto del livello di guardia. Inoltre con sane abitudini igieniche, ossia lavare bene frutta e verdure prima del consumo, e seguendo una dieta variata i rischi per la salute sono sostanzialmente molto bassi. ‘Il controllo ufficiale sui residui di prodotti fitosanitari negli alimenti rappresenta una delle priorità sanitarie più rilevanti nell’ambito della sicurezza alimentare, ed ha la finalità di garantire un livello elevato di protezione del consumatore’ ha spiegato Antonio Consolino, Direttore Ufficio Prodotti Fitosanitari, Ministero del Lavoro della Salute e delle Politiche Sociali, introducendo i risultati della ricerca. E sul versante della ricerca lo stesso Ministero in questi ultimi anni ha promosso importanti iniziative, come ha sottolineato Liliana La Sala Direttore dell’ufficio IV Qualità degli Ambienti di Vita, Direzione Generale della Prevenzione Sanitaria, anche attraverso l’istituzione del Centro Nazionale per la Prevenzione e il Controllo delle Malattie punto di raccordo e integrazione istituzionale-scientifico tra i livelli di governo centrale ed i governi territoriali. Numerosi i rappresentanti degli enti pubblici di vigilanza e controllo. Sul ruolo di questi è intervenuto spiegando le funzioni del Centro studi Regionale per l'Analisi e la Valutazione del Rischio Alimentare, Stefano Saccares, responsabile Reparto Ispezione Alimenti, Istituto Zooprofilattico Sperimentale Regioni Lazio e Toscana. Silvio Borrello, Direttore Generale Sicurezza degli Alimenti e della Nutrizione del Ministero della Salute ha fornito un ampio resoconto dello stato dell’arte del sistema degli interventi di prevenzione e controllo ufficiale nel corso della filiera di produzione. “E’ necessario ribadire che la catena alimentare italiana è una delle più sicure al mondo – ha insistito Borrello – e che il sistema attuale funziona generalmente bene. Tuttavia anche il sistema più completo non può funzionare senza la piena collaborazione di tutti gli interessati”. “From farm to fork”: l’intero percorso della catena alimentare deve essere garantito per tutelare la salute del consumatore. E proprio sulla produzione primaria si è soffermata Gaetana Ferri Direttore Generale Sanità Animale e Farmaco Veterinaria del Ministero del Welfare. Mentre delle attività dell'Ispettorato centrale per il controllo della qualità dei prodotti agroalimentari ha parlato Emilio n. 2 mar/apr 2009 Gatto, Direttore generale della Programmazione, del Coordinamento Ispettivo e dei Laboratori di Analisi del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali. Diverse le tipologie di illecito accertate nei vari settori di intervento dell’Ispettorato centrale per il controllo della qualità dei prodotti agroalimentari di cui è a capo Gatto e che opera in collaborazione con altri enti istituzionali. “L’obiettivo è coinvolgere Regioni e Province autonome nella programmazione delle attività di controllo, per la stretta connessione con il territorio e l’approfondita conoscenza delle problematiche locali – ha concluso Gatto – e concertare azioni comuni tra tutti gli organi di controllo con cui l’Ispettorato è chiamato ad operare (GdF, CFS, CC tutela salute e politiche agricole, Polizia di Stato, AGEA, Agenzia delle dogane, Capitanerie di Porto)”. Tra le autorità competenti un ruolo di primo piano lo hanno i nuclei di antisofisticazione e sanità di cui ne ha spiegato l’operatività Cosimo Piccinno, Comandante dei N.A.S. dei Carabinieri per la Tutela della Salute alle dipendenze del Ministero della Sanità e da cui dipendono 37 nuclei. Nel primo trimestre 2009 i NAS hanno portato a termine 6 mila ispezioni rilevando 1.100 infrazioni penali, 3.400 amministrative che hanno portato alla chiusura di 270 strutture, sequestrando 6 mila tonnellate di prodotti e 6 milioni di confezioni. Un approfondito esame del contesto di norme e regole alla base della sicurezza alimentare lo ha dato Ugo Della Marta, Direttore Sanità Veterinaria della Regione Lazio soffermandosi sulle nuove normative e le relative applicazioni senza tralasciare la cooperazione tra aziende e organi di controllo, la valutazione del rischio e le emergenze alimentari degli ultimi anni. “Quelle vere – ha precisato Della Marta riferendosi soprattutto all’emergenza diossina nella mozzarella di bufala campana – non quelle da panico mediatico quali l’influenza aviaria, sono state determinate sia in Europa che in Italia da una cattiva gestione del territorio e anche da una pessima gestione del ciclo dei rifiuti e dei sottoprodotti”. Attività di valutazione del rischio su cui si è soffermato Carlo Donati Direttore dell’Ufficio II Segretariato Nazionale della Valutazione del Rischio della Catena Alimentare del Ministero della Sanità. A non mancare al dibattito le aziende. Antonella Recchini, Responsabile scientifico del Gruppo Amalattea leader in Italia nella produzione, trasformazione, distribuzione e promozione del latte di capra “Il controllo di filiera deve fornire la carta di identità del prodotto e le informazioni devono essere messe a disposizione del consumatore” ha affermato Recchini parlando della trasformazione. Se le aziende italiane eccellono non solo dal punto di vista della bontà dei prodotti ma anche nella sicurezza che assicurano al consumatore è merito anche dei professionisti che operano nella consulenza alle imprese e che si impegnano costantemente affinché il made in Italy mantenga i suoi standard di qualità. Esercizi commerciali, ristorazione collettiva, grande distribuzione e altri operatori del settore Il Chimico Italiano 7 DAL CNC agroalimentare si affidano a professionisti al fine di essere a norma, aggiornarsi sulle normative in vigore o migliorare le proprie procedure di autocontrollo e non poche sono le difficoltà incontrate. Molto interessante la situazione illustrata a questo proposito da Daniela Maurizi sulle verifiche effettuate dal Gruppo Maurizi, che da oltre trenta anni si occupa di consulenza nel settore alimentare oltre che ambientale e della sicurezza sul lavoro, e che nel 2008 ha effettuato tramite il suo team di specialisti 4 mila verifiche nel Lazio. “Il meccanismo dell’autocontrollo funziona solo se ognuno fa la sua parte – ha insistito Daniela Maurizi – conosciamo bene i problemi che la aziende hanno soprattutto ad affrontare i costi che la sicurezza alimentare com- 8 Il Chimico Italiano porta ma ciò è indispensabile per mantenere i livelli di eccellenza raggiunti finora. Auspichiamo che il coordinamento con le autorità competenti che già abbiamo avviato si rafforzi e che possiamo avere anche maggiori contatti e scambi con i consumatori”. Sul tavolo dei lavori anche il tema della tutela delle acque, suolo e risorse idriche. Si può trovare la relazione di Paola Camuccio, Dirigente del servizio Tutela delle Acque, del Suolo e delle Risorse Idriche della Provincia di Roma, la quale non ha potuto essere presente al convegno, insieme alle altre sul sito del CNC e del Gruppo Maurizi. Per scaricare i documenti del convegno basta accedere al sito del Consiglio Nazionale dei Chimici (www.chimici.it) o a quello del Gruppo Maurizi (www.gruppomaurizi.it). n. 2 mar/apr 2009 DAGLI ORDINI L’evento, organizzato dall’Ordine dei Chimici della Provincia di Parma, ha avuto luogo a Parma presso il Convitto Nazionale Maria Luigia il 17 e 18 aprile con la partecipazione del Consiglio Nazionale dei Chimici e della Società Chimica Italiana La chimica siamo noi…Parma 2009 Hanno patrocinato la manifestazione: Il Ministero della Pubblica Istruzione Università e Ricerca, la Regione Emilia Romagna, la Provincia di Parma, il Comune di Parma, il Consiglio Nazionale dei Chimici, La Società Chimica Italiana, l’Unione Parmense degli Industriali, la Federchimica Confindustria, La Direzione Generale dell’Ufficio regionale Scolastico per l’Emilia Romagna, l’Università degli Studi di Parma, il Progetto Lauree Scientifiche – Unità Locale di Parma Chimica. “È la chimica che piace questa” - commenta agli organizzatori prima di accomiatarsi una giovane signora che ha voluto portare alla terza edizione de “La Chimica siamo noi… Parma 2009”, una due giorni sulla chimica giunta alla terza edizione, i due figli che frequentano elementari e medie. E ammette “è la sintesi della nostra quotidianità e un’occasione da non perdere anche per noi adulti”. È vero. Anche quest’anno, a visitare e comprendere una Chimica ”che va oltre il luogo comune“ - parafrasando il nuovo CD proposto dalla Federchimica - che ogni giorno ci parla e ci circonda attestando la sua presenza attraverso l’aria, l’acqua, i tessuti, le vernici, i farmaci, gli alimenti, gli aspirapolveri, i divani, i piatti, le cucine, i libri, i giornali, le riviste, i detersivi… e la lunga lista potrebbe essere sintetizzata nel payoff “La Chimica siamo noi”, sono state molte famiglie che sostando davanti agli stands hanno voluto ascoltare il senso, la parte più pregnante della chimica. La chimica degli alimenti come protezione e qualità alimentare, la continua innovazione tecnologica e ricerca nei formulati chimici dei farmaci, dei cosmetici, dell’arte e del restauro. La Chimica rispettosa della natura e la Chimica come controllo e lotta alla sofisticazione alimentare, la Chimica delle indagini nella lotta contro la criminalita. La Chimica nelle analisi, in informatica ed elettronica o elemento portante in aeronautica o nell’esercito, nei vigili del fuoco, nel WWF, nelle ditte che trattano in assoluta ecocompatibilità vernici e tessuti e profumazioni. La Chimica presente nelle analisi di un acqua di montagna, leggera, “dolce” che riporta ad improvvisi amarcord. Grande l’afflusso di giovani rappresentanze delle scuole medie superiori, il target originario e principale della iniziativa, provenienti un po’ da tutta Italia: Veneto, Toscana, Liguria, Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Calabria, Marche oltre naturalmente a studentesche parmigiane e n. 2 mar/apr 2009 Anna Violi1 parmensi. Ma la vera sorpresa di questa edizione è stata l’inaspettata quanto gradita visita di intere scolaresche delle elementari e medie. Quanti visitatori sono transitati in queste due giornate? Almeno duemilacinquecento. Avvicinarsi alle nuove tecnologie, conoscere i prodotti più avanzati, dialogare con produttori e ricercatori, approfondire il ruolo della chimica nel vissuto quotidiano: tutti, studenti, bambini e genitori hanno posto domande disparate insistendo sul concetto di sicurezza e sulle problematiche che recentemente hanno colpito l’opinione pubblica, come la mozzarella alla diossina, il controllo degli alimenti nelle mense scolastiche, la qualità dei prodotti alimentari e, per i più grandi, informazioni sui corsi di laurea. CAMMINANDO TRA GLI STANDS Dalla preparazione di caramelle tipo gelee con alginato di calcio e aromi e coloranti artificiali al gusto di mela, banana e arancio: un esperimento che tra i polisaccaridi di origine algale e gli ioni Ca2+ vengono realizzati dalle diverse forme che sono alla base della preparazione di caramelle morbide, i Professori presenti allo stand della Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Parma hanno ancora illustrato gli effetti della cottura e del pH sul colore verde dei piselli che per la decomposizione della clorofilla (perdita di magnesio) il colore verde brillante si trasforma in verde bruciato… spiegando inoltre la differenza dei coloranti presenti nelle bibite (succo d’arancia) e la possibilità di appurare con un semplice esperimento la reale base di arancia rossa rispetto a una bibita colorata artificialmente. Dai Dipartimenti della Facoltà di Scienze MM.FF.NN. dell’Università di Parma è stata proposta una panoramica sulle attività di ricerca più all’avanguardia svolte dal Chimico in ambito accademico a Parma, sottolineando le punte di eccellenza raggiunte nei diversi settori delle Scienze Chimiche dell’Università di Parma. Per stimolare l’interesse e la curiosità del pubblico verso i Il Chimico Italiano 1 Ordine dei Chimici della Provincia di Parma 9 DAGLI ORDINI mille aspetti della Chimica sono state allestite una serie di postazioni sperimentali dedicate alle diverse fasce d’età: esperimenti sulla separazione dei colori e sullo sviluppo di gas per i bambini delle scuole elementari, l’illustrazione del funzionamento di colonne cromatografiche e apparecchi per la distillazione per gli scolari delle scuole medie, esperimenti di spettrofotometria UV visibile per gli studenti delle scuole medie superiori. Inoltre per questi ultimi, la stretta connessione tra ricerca accademica, formazione universitaria e mondo produttivo è stata illustrata durante l’appuntamento dell’Orientagiovani organizzato in sinergia tra Federchimica e l’Università di Parma. Una risposta data dalla correlazione tra ricerca scientifica, formazione universitaria e realtà produttiva peculiare della chimica. IL CONTRIBUTO DELLA CHIMICA INNOVATRICE NELLA SOCIETA’ MODERNA Tutto è spiegato e narrato nei particolari “È una iniziativa importante volta alla diffusione e alla divulgazione della chimica nella vita di tutti i giorni. La nostra proposta – spiega il dr. Irio Bianconi presidente dell’Ordine dei Chimici della Provincia di Parma - è proprio la conoscenza in toto della chimica ed il suo percorso attraverso diverse modalità narrative sviluppate in stands dislocati in un’unica sede. Un modo diversificato e stimolante per illustrare al giovane pubblico il percorso chimico aziendale o istituzionale rivisitato in chiave didattico scientifica attraverso moduli visivi, sensoriali e percettivi. L’obiettivo è quello di coinvolgere i ragazzi delle scuole informando e facendo conoscere sia l’offerta formativa sul territorio sia una materia che dialoga con l’ambiente, la tecnologia ed il mondo scientifico“. Numerose poi le prove pratiche nel contesto di presentazione: esperimenti chimici, prodotti da manipolare, toccare, esperienze sonore e multimediali. Così il visitatore è rimasto affascinato dall’Egis Defender per la rivelazione di tracce di esplosivi che la Polizia Scientifica di Parma, Bologna e Roma ha proposto attraverso comprensibili moduli comunicativi, o il RIS di Parma con le sezioni di biologia, balistica, impronte, fotografia, grafica, chimica esplosivi ed infiammabili. L’attività del NAS di Parma spiegata dagli stessi operatori, come tutela della salute pubblica per quanto concerne sanità ed alimenti e la descrizione dei territori di competenza in cui il NAS opera in accordo ed in sinergia con il Ministero del Lavoro della Salute e delle Politiche sociali dal quale dipende da un punto di vista funzionale. Ed ancora gli esperti in resine termoindurenti che dallo stand della Elantas Camattini parlano di ricerca e sviluppo, capacità di innovazione e soluzione dei problemi, di qualità come sistema e il perseguimento degli obiettivi di Salute, Sicurezza ed Ambiente. Ecco il labotario Tecnico di Controllo dell’Aeronautica Militare di Parma con la descrizione dei materiali di consumo e di interesse aeronautico che vengono controllati attraverso un monitoraggio a 360° sulla qualità del combustibile e dell’ossigeno avio: dall’approvigionamento alla movimentazione sino ad arrivare alla distribuzione dell’utente finale, ovvero il pilota. Ed ancora l’Esercito Italiano rappresentato dallo Stabilimento Militare Ripristini e Recuperi del Munizionamento di Noceto per il recupero degli armamenti e la distruzione di quelli obsoleti. 10 Il Chimico Italiano I Vigili del Fuoco con gli strumenti per il rilevamento e il dosaggio di sostanze batteriologiche chimiche aggressive e pericolose. L’Arpa, Agenzia per la prevenzione dell’ambiente che spiega l’iter adottato tra i sistemi naturali ed antropici per seguire e dare risposta costantemente all’evoluzione della domanda. Il settore alimentare con la Barilla, la Greci e la Parmalat in cui la Chimica appare indispensabile sia nell’ambito della Ricerca che in quello dello Sviluppo come raffinato modello interpretativo e di individuazione di nuove opportunità nella messa a punto di processi tecnologici, di prodotti con prestazioni organolettiche superiori e di livelli adeguati di sicurezza. Una impressionante evoluzione delle capacità analitiche che ha aperto nuove frontiere di conoscenza e di aumento delle possibilità interpretative: microscopia elettronica e focale laser, interpretazione attraverso modelli di reologia applicata alle diverse tipologie di impasti o studi mirati di ingredienti con creme, confetture, verifica e misurazione dei contaminanti più diversi tra loro, dai residui di fitofarmaci ai metalli pesanti sino ad arrivare alle micotossine per l’identificazione del rischio all’interno del Risk Assessment. Analisi chimiche fisiche e microbiologiche e sensoriali dei prodotti agroalimentari, delle materie prime per quanto attiene la tecnologia di conservazione e la trasformazione attraverso le analisi chimiche, fisiche, microbiologiche e sensoriali dei prodotti agroalimenari, delle materie prime dei coadiuvanti tecnologici dei semilavorati degli imballaggi e quant’altro attiene alla tecnologia della conservazione e trasformazione dei prodotti agroalimentari. Diversi laboratori di analisi che hanno affrontato tra le procedure di routine quelle per il riciclo delle biomasse e l’acqua depurata in agricoltura attraverso sofisticate procedure. E l’Inail con l’opera di sensibilizzazione nelle imprese e dei lavoratori del settore chimico perché vengano attuati protocolli sempre più aggiornati e sicuri di protezione e prevenzione contro le malattie professionali da agenti chimici, che oggi, grazie al progresso tecnologico e all’attuazione delle procedure, nelle malattie da agenti chimici, dimostrano un abbattimento drastico in Europa ed in Italia. La storia dei profumi della Morris con la conseguente piacevole sosta da parte di tutti, le creme e i prodotti di bellezza, a base di principi attivi naturali della Bottega Verde. L’affascinante viaggio nel mondo della Chimica chiude i suoi battenti alle ore 14,00 di sabato 18 aprile. Mentre si smontano gli stands tra i partecipanti circolano già nuove idee per la prossima edizione. COME NASCE “LA CHIMICA SIAMO NOI…PARMA…” La prima edizione conosce la sua realizzazione nel 2007 con la presenza di 18 stands. È il Convitto Nazionale Maria Luigia ad ospitarla. È la traduzione visiva e oggettiva del “nomadismo” nelle scuole voluto dall’Ordine dei Chimici di Parma in sinergia con l’università, le Imprese, le Istituzioni. L’idea che sostituisce la visita appare per molti un salto nel vuoto, un’ incognita. Invece è il tassello mancante confermato dalla visita di oltre 1200 studenti. Nel 2008 cresce il numero dei partecipanti: gli stands sono 31 ed il transito conteggiato parla di più di 2000 visitatori. Per la prima volta intervengono rappresentanze scolastiche dalla Liguria, dalla Toscana, dal Veneto, dalla Lombardia e naturalmente dall’Emilia Romagna. n. 2 mar/apr 2009 DAGLI ORDINI “L’Etica e La Chimica: Responsabilità sociali di chi fa Chimica” N ell’ambito della terza edizione de “La Chimica siamo noi…Parma 2009” - manifestazione che si propone di avvicinare all'area chimica gli studenti delle scuole medie inferiori e superiori della città, della provincia e delle regioni vicine - è stato promosso e divulgato in tutta Italia un concorso sul tema “Etica e Chimica: Responsabilità Sociale di chi fa Chimica”. Sono pervenuti diversi elaborati, valutati da una giuria composta da alcuni Consiglieri del Consiglio Nazionale dei Chimici, e il Presidente dell’Ordine dei Chimici di Parma ha espresso compiacimento e motivo di grande gratificazione per il significativo esempio offerto dai giovani studenti che hanno saputo elaborare nei confronti di una tematica di estrema attualità “un’etica che rappresenta la nostra vita, la nostra casa, il luogo in cui abitiamo ma soprattutto il compito che ci sentiamo chiamati a svolgere, lo spazio che si costruisce nella nostra identità e che dobbiamo difendere”. IL 1° PREMIO DEL CONCORSO Con la motivazione: “Per avere saputo cogliere con efficacia e chiarezza la complessità del problema dell’Etica che interessa la Chimica ed avere indicato i necessari coinvolgimenti nella società” ad Andrea Vana e Giulia Zoppelli della classe III A Liceo Classico “C. Cavour” di Torino. Hanno consegnato il premio il Prof. Armando Zingales Presidente del CNC e il prof. Luigi Campanella Presidente della SCI. 2° PREMIO EX AEQUO Con la motivazione: “Per la descrizione dell’atteggiamento etico di una scienza presente nel nostro quotidiano indispensabile - senza venire meno alla valorizzazione del contributo umano - per lo sviluppo sociale, non solo tecnologico” 1. a Giorgia Ori IV C Liceo Scientifico “Maria Luigia” di Parma. Ha consegnato il Premio il Dr. Alberto Chiesi Presidente della Società Farmaceutica Chiesi S.p.A. 2. a Linda Giuliani, Laura Nsuamani Mayamba, Elena Scarpini della classe III Db. Itas “Galilei” di Jesi. Ha consegnato il premio il Tesoriere dell’Ordine dei Chimici delle Marche Dr. Riccardo Sinigallia. 3° PREMIO EX AEQUO Con la motivazione: “Per avere individuato i campi e le modalità di intervento etico nella Chimica moderna che sappia guardare oltre gli obiettivi di immediato e limitato utilitarismo” 1. a Elisa del Favero della classe II A Liceo Classico “C. Balbo“ di Casale Monferrato. Ha consegnato il premio il Prof. Alessandro Mangia Professore Ordinario di Chimica Analitica, Preside della Divisione Chimica Analitica della Società Chimica Italiana 2. alla Classe I D dell’Istituto Tecnico Commerciale “R. Piria” di Reggio Calabria. Ha consegnato il premio il Dr. Giuseppe Panzera Presidente dell’Ordine dei Chimici della Calabria. n. 2 mar/apr 2009 4° PREMIO EX AEQUO Con la motivazione: “Per la collocazione dei valori etici nella evoluzione tecnologica attuale proiettata verso equilibri che richiedono nuove responsabilità”. 1. a Giulia Meiattini II G Liceo Classico “G. D. Romagnosi“ di Parma. Ha consegnato il premio la prof.ssa France Bigi, Professore Ordinario di Chimica Organica del Dipartimento di Chimica Organica Industriale dell’Università di Parma. 2. alla Classe V A Chimici – ITIS “A. Berenini” di Fidenza. Ha consegnato il premio il Prof. Giancarlo Pelizzi Professore Ordinario di Chimica Generale Inorganica e Presidente del Consiglio Unificato dei Corsi di Chimica dell’Università di Parma. PREMI SPECIALI Con la motivazione: “Per l’approfondimento a tutto campo di applicazioni in campi di interesse generale, in cui la Chimica svolge un ruolo determinante sul piano della conoscenza scientifica e del rigore operativo” 1. a Mara Bianchini, Francesca Bozzetti, Lorenza Schivardi, Miriam Scaini V A Chimica Itis “Ianello Torriani” di Cremona. Ha consegnato il Premio la Prof.ssa Marta Catellani Professore Ordinario di Chimica Industriale Direttore del Dipartimento di Chimica Generale e Inorganica Chimica Analitica Chimica Fisica dell’Università di Parma. 2. alla Classe III T Indirizzo Brocca Liceo Scientifico “G. Marconi” di Parma. Ha consegnato il premio la dr.ssa Irene Dardani Presidente della Società HDG di Sissa Parma RICONOSCIMENTI DI MERITO Con la motivazione: “Per l’attenzione ai problemi della collocazione della pratica tecnologica Chimica nella società contemporanea” 1. a Irene Colasanto, della II C, Sara Varetti della III C, Umberto Macciò della II E Liceo Classico “C. Cavour” di Torino. Ha consegnato il premio il dr. Giuseppe Geda Presidente dell’Ordine dei Chimici del Piemonte e Val d’Aosta. 2. a Fabio Benecchia e Paolo Riolo della classe IV Chimica dell’Istituto Tecnico Ind. Sup. “Lancia Lirelli” di Borgosesia in provincia di Vercelli. Ha consegnato il premio la Prof.ssa Alessia Bacchi Professore Associato di Chimica Generale ed Inorganica Coordinatrice del Progetto Lauree Scientifiche per la Chimica dell’Università di Parma. 3. alla Classe V TCB (Nicolò Tosini e Alessio Ferrari) Classe II AOCB (Gloria Gabbi, Yahia Sarray, Debora Logou, Dana Donica) Classe III AOCB (Marco Benassi e Lydie Galet) Ipsia ”Primo Levi” di Parma. Ha consegnato il premio la Prof.ssa Maria Careri Professore Ordinario di Chimica Analitica e Presidente della Divisione Chimica Analitica della SCI. Il Chimico Italiano 11 DAGLI ISCRITTI Dott. Gianluca Toro1 Amanita muscaria: chimica e psicoattività R iassunto: i composti isossazolici acido ibotenico e muscimolo sono stati riconosciuti come responsabili degli effetti psicoattivi del fungo Amanita muscaria. Altre sostanze potrebbero contribuire all’effetto generale, modulando l’azione principale del muscimolo, il quale agisce legandosi ai recettori del neurotrasmettitore acido-amminobutirrico (GABA), simulandone l’azione. In generale, una precisa caratterizzazione chimica di A. muscaria permetterebbe di comprendere meglio la biogenesi dei composti psicoattivi, anche in relazione ad altri inattivi. Parole chiave: funghi psicoattivi, Amanita muscaria, acido ibotenico, muscimolo, GABA. Extended abstract: the isoxazolic compounds ibotenic acid and muscimol have been considered as responsible for the psychoactive effects of the mushroom Amanita muscaria. Other substances could give a contribution to the general effect, modulating the main action of muscimol. Muscimol binds to the receptors of the neurotransmitteraminobutyric acid (GABA), simulating its action. In general, a precise chemical characterization of A. muscaria would permit a better understanding of the biogenesis of the psychoactive compounds, also in relation to other inactive ones. Key words: psychoactive mushrooms, Amanita muscaria, ibotenic acid, muscimol, GABA. I funghi psicoattivi si possono classificare in due distinte classi biochimiche, psilocibinica e isossazolica. Nella prima classe, rientrano specie che producono principalmente i composti indolici psilocibina e psilocina (Psilocybe spp. e Panaeolus spp., per lo più), mentre la seconda è caratterizzata dalla presenza dei composti isossazolici acido ibotenico e muscimolo (Amanita spp.) (SAMORINI G., 1993). 1 Via S. Fer n° 3, 10064 Pinerolo (TO); e-mail: [email protected] Se da una parte gli effetti delle specie psilocibiniche sono ascrivibili, in pratica, solo alla presenza di psilocibina (o più esattamente al suo prodotto defosforilato, psilocina), dall’altra questo non può dirsi per Amanita muscaria. L’acido ibotenico e il muscimolo sono stati riconosciuti come i composti principalmente responsabili degli effetti psicoattivi di A. muscaria, ma non rendono conto di tutti. In ricerche sperimentali con volontari, l’ingestione di quantità variabili di acido ibotenico e muscimolo sintetici non ha determinato le allucinazioni “strutturate” normalmente riportate per A. muscaria. Ciò ha permesso di ipotizzare che altri composti possano influire sull’effetto di acido ibotenico e muscimolo. Nel fungo in questione, oltre all’acido ibotenico e al muscimolo, sono presenti composti che potrebbero contribuire all’effetto generale. Per essi, spesso mancano studi farmacologici specifici, oppure molti si sono dimostrati inattivi alle concentrazioni effettivamente presenti nel fungo (FESTI F. & BIANCHI A., 1991). Tra i composti isossazolici, troviamo l’acido ibotenico, il muscimolo e il muscazone (FESTI F. & BIANCHI A., 1991; OTT J., 1996; SAMORINI G., 1998; MICHELOT D. & MELENDEZ-HOWELL L.M., 2003). Il muscimolo è 5-10 volte più potente dell’acido ibotenico. Entrambi i composti sono presenti in maggiore concentrazione nel cappello rispetto al gambo, nei campioni estivi rispetto a quelli autunnali e in quelli giovani rispetto a quelli adulti. Inoltre, essi sembrano essere più concentrati nella cuticola rossa del cappello e nello strato giallo di tessuto appena sottostante. L’acido ibotenico si trasforma in muscimolo secondo un processo di decarbossilazione durante l’essiccazione del fungo, processo che viene preventivamente seguito prima dell’ingestione, in modo da indurre maggiori effetti psicoattivi e minori effetti collaterali. Il muscazone deriverebbe da un foto-riarrangiamento dell’acido ibotenico e potrebbe anche esere un artefatto del procedimento di isolamento. È presente in concentrazioni molto basse e quindi la sua attività sarebbe praticamente irrilevante. D’altra parte, il muscazone è considerato di per sé un composto di dubbia psicoattività. La muscarina è stata a lungo considerata il principio attivo responsabile degli effetti di A. muscaria. Essa sarebbe attiva sul Sistema Nervoso Centrale, ma l’assorbimento attraverso l’intestino è molto lento e il passaggio attraverso la barriera ematoencefalica è quasi del tutto bloccato. D’altra parte, la concentrazione è molto bassa e gli effetti psicologici dei funghi che ne contengono concentrazioni significative (Clitocybe spp. e Inocybe spp., per lo più) sono differenti da quelli di A. muscaria. La muscarina potrebbe, invece, essere causa di alcuni degli effetti somatici, anche in combinazione con l’attività del muscimolo. Due composti che potrebbero contribuire agli effetti psicoattivi di A. muscaria sarebbero il 4-Idrossipirrolidone-(2) e l’1-Metil-3-carbossil-tetraidro-β-carbolina. Il 4-Idrossipirrolidone-(2) possiede una struttura relazionata a quella dell’acido ibotenico e del muscimolo e probabilmente, insieme allo stesso acido ibotenico, muscimolo e al muscazone, originano dallo stesso precursore, l’acido β-idrossiglutammico. L’1-Metil-3-carbossil-tetraidro-βcarbolina è potenzialmente psicoattiva, ma la sua farmacologia non è stata ancora precisamente chiarita. Nel fungo sarebbero contenuti anche l’acido stizolobico e l’acido stilozobinico, biosintetizzati dalla 3,4-Diidrossifenilalanina. La loro farmacologia non è ancora ben definita. Per la muscaridina e il sale di trimetilammonio del 6Ammino-2,3-diidrossiesano, non sarebbero noti specifici dati farmacologici. In relazione alle norme di pubblicazione di contributi di interesse scientifico-professionale, su “Il Chimico Italiano” il presente articolo è stato ricevuto il 30 marzo 2009 ed è stato accettato per la pubblicazione il 14 aprile 2009. 12 Il Chimico Italiano n. 2 mar/apr 2009 DAGLI ISCRITTI Tra i pigmenti, ricordiamo la muscaflavina, le muscaaurine, la muscapurpurina e la muscarubina. La muscaflavina è biosintetizzata dalla 3,4-Diidrossifenilalanina; successivamente, si originano l’acido stizolobico e acido stilozobinico. Le muscaaurine presentano la struttura base dell’acido ibotenico, acido stizolobico e acido stizolobinico e si originano dalla 3,4-Diidrossifenilalanina. La muscapurpurina e la muscarubina hanno strutture relazionate a quella delle muscaaurine. Probabilmente, dopo l’ingestione, il pH basso del succo gastrico idrolizza l’acido ibotenico a muscimolo, che attraversa la barriera ematoencefalica. Esso agisce legandosi ai recettori del neurotrasmettitore acido γ-amminobutirrico (GABA), simulandone l’azione. D’altra parte, il muscimolo presenta una struttura chimica simile ma più rigida rispetto a quella del GABA. Il muscimolo agisce anche indirettamente, attraverso il GABA, sulla concentrazione di altri neurotrasmettitori, quali serotonina, dopamina e acetilcolina (aumento) e noradrenalina (diminuzione). In alcuni casi, la concentrazione varia in determinate zone del cervello, in altri la variazione è praticamente uniforme per tutto il cervello. In una prospettiva più ampia, una sempre più precisa caratterizzazione chimica di A. muscaria permetterebbe di comprendere meglio la biogenesi dei composti psicoattivi, anche in relazione con altri composti inattivi, di progettare la redazione de Il nuovi farmaci con una precisa azione e di differenziare dal punto di vista chemotassonomico specie fungine congeneri. In definitiva, l’effetto di A. muscaria è attribuibile all’acido ibotenico e soprattutto al muscimolo. Sostanzialmente, i sintomi somatici e psicologici derivati dall’assunzione del fungo corrispondono a quelli determinati dall’assunzione dei composti puri. Gli altri composti individuati potrebbero modulare la loro azione, interangendo direttamente con la struttura molecolare oppure in rapporto al loro assorbimento e distribuzione nell’organismo. BIBLIOGRAFIA FESTI F., BIANCHI A. - “Amanita muscaria. Myco-pharmacological outline and personal experiences” Psych. Mon. and Ess. n. 5, (1991), p. 209-250. MICHELOT D., MELENDEZ-HOWELL L.M. - “Amanita muscaria: chemistry, biology, toxicology, and ethnomycology” Mycol. Res. Vol. 107, n. 2, (2003), p. 131-146. OTT J. - “Pharmacotheon: Entheogenic Drugs, Their Plant Sources and History” - Natural Products Co., Kennewick, WA, 1996. SAMORINI G. - “Funghi allucinogeni italiani” - Ann. Mus. Civ. Rovereto Vol. 8, (1993), p. 125-150. SAMORINI G., cur. - “Amanita muscaria” - Nautilus, Torino, 1998. Chimico Italiano Invita i propri lettori ad inviare contributi scritti di argomenti tecnico-scientifico o di attualità per la professione. Le norme per la pubblicazione si trovano sul sito www.chimici.it nella rubrica “La rivista on-line” REDAZIONE P.zza S. Bernardo, 106 - 00187 Roma Tel 06.47883819 - Fax 06.47885904 - [email protected] n. 2 mar/apr 2009 Il Chimico Italiano 13 DAGLI ISCRITTI Il “Pirelli Internetional Award” e la Chimica Tiziano Vendrame* Un esempio prestigioso di promozione della cultura scientifica T * TIZIANO VENDRAME è nato nel 1963, ha conseguito la laurea in Chimica nel 1988 presso l’Università di Padova ed è l’attuale presidente dell’Ordine dei Chimici di Treviso. Dal 1991 lavora nel settore ambientale, prima presso l’USL, poi in ARPAV. Per un biennio ha ricoperto l’incarico di Responsabile di laboratorio. È autore di pubblicazioni su temi ambientali, collegati all’attività professionale. Gli interessi personali (la “passione”) sono legati alla chimica organica e alla divulgazione scientifica, in particolare al tema dell’Open Access. Ha appena completato una traduzione dedicata alla grafica molecolare (progetto Avogadro) per il sito http://www.codex.altervista.org/. 1 Un approfondimento molto citato è il testo di Suzanne Scotchmer “Innovation and incentives” MIT Press, Cambridge, 2004; per una panoramica reperibile in rete si può consultare “Procuring Knowledge” di Stephen M. Maurer e Suzanne Scotchmer (2004) dal sito http://socrates.berkeley.edu /~scotch/publications.htm. Il tema dell'efficacia economica del sistema dei brevetti, se raffrontato ai premi o ad altri sistemi di renumerazione dell'innovazione è molto dibattuto; vedi “Patent Reform: Aligning Reward and Contribution” di Carl Shapiro (2007) su http://faculty.haas.berkeley.edu/shapiro/. www.pirelliaward.com. Department of Chemistry and Biochemistry, Brigham Young University (Provo, UT, USA). Una presentazione si può visitare su 2 3 ra le forme di incentivazione dell’innovazione, intesa in senso lato, i premi rappresentano una modalità importante, utilizzata da sempre nelle forme più varie. La loro funzione è da tempo oggetto di studi quantitativi da parte degli economisti, che li associano al sistema dei brevetti come uno strumento in grado di spostare risorse economiche verso temi emergenti1. Un aspetto importante di qualsiasi concorso, è senz’altro la reputazione del premio, che si traduce in un ritorno pubblicitario/mediatico, sia per i vincitori e i concorrenti, che per i temi stessi oggetto del premio. La notorietà di un concorso è un elemento importante per diffondere o far conoscere idee, persone, aziende, e rappresenta una parte importante del valore di un premio, ben oltre la mera consistenza economica degli incentivi messi in palio. In questo contesto, tra le iniziative private volte a divulgare l’innovazione (e la cultura) tecnico-scientifica, una menzione merita senz’altro il premio Pirelli Internetional Award2, giunto nel 2007 alla dodicesima edizione, sia per l’impegno economico, che per la visibilità raggiunta a livello internazionale. Anche se per il 2008 il premio è stato sospeso, vale la pena illustrare alcuni aspetti di questo concorso che possono servire da spunto per chi si propone un rilancio della cultura tecnico/scientifica, sia come orientamento agli studi, che di interesse a livello di società in generale. Nato nel 1996, finanziato dall’omonimo gruppo industriale, il Premio è una realtà ben nota nel mondo dell’informatica, molto meno dai chimici, pur premiando, da molte edizioni, interessanti lavori dedicati al mondo della chimica, oltre che della cultura scientifica in generale. L’edizione 2007 ha distribuito un budget di p 115.000 tra le sezioni: fisica, chimica, matematica, scienze della vita, mezzi di comunicazione innovativi (Next Internet Award) e il “Premio Pirelli per l’Italia”. Il Premio si focalizza sugli aspetti di comunicazione delle discipline considerate, privilegiando tecnologie innovative (mezzi audiovisivi, software didattici, internet, hardware, ecc.) e viene assegnato a seguito del giudizio di una giuria di una decina di esperti di fama internazionale, selezionati per ogni singola disciplina. Una novità del 2007 è stata l’affiancamento, alla giuria storica, di una giuria “popolare” costituita da duecento elementi, selezionati in tutto il mondo, tra esperti e cultori delle materie considerate. Per la chimica, categoria che “premia i migliori lavori multimediali provenienti dal campo della chimica” il premio ammontava a p 15.000. Un rapido excursus in questa categoria (“Science Communication of Chemistry”), presente come sezione autonoma nelle ultime tre edizioni, può dare un’idea della varietà di temi toccati nel corso degli anni. Nell’ultima edizione il vincitore è stato un software commerciale di simulazione per un laboratorio virtuale: Virtual ChemLab, di Brian Woodfield3, distribuito da Pearson/Prentice-Hall. Questo programma permette di simulare, con un realismo impressionante e con una buona documentazione per docenti e allievi, tutta una serie di esperienze di chimica analitica, chimica fisica, ecc. Cito solo alcuni esempi: titolazioni, analisi qualitativa, calorimetria, leggi dei gas. La cosa che sorprende è il realismo della simulazione: si notano le ombre degli strumenti e, per fare un esempio, per preparare le soluzioni si devono “prendere” i flaconi, “prelevare” il reagente, “pesarlo” e “portarlo a volume” usando un simulacro della normale vetreria e strumentazione di laboratorio. L’idea di simulare le attività pratiche svolte in un laboratorio, che può apparire “insolita” nella cultura italiana, si colloca tuttavia in un filone della letteratura scientifica anglosassone che cura in modo molto accurato la descrizione degli aspetti pratico/empirici della materia considerata. Un esempio è la collana ACOL4 (Analytical Chemistry by Open Learning), che negli anni ‘80 è stata proposta per l’insegnamento a distanza, introducendo concetti di chimica analitica molto legati alla pratica di laboratorio. Anche se la simulazione non può sostituire la pratica, può essere di aiuto per il rinforzo e per la verifica dell’apprendimento. In relazione alle norme di pubblicazione di contributi di interesse scientifico-professionale, su “Il Chimico Italiano” il presente articolo è stato ricevuto il 9 aprile 2009 ed è stato accettato per la pubblicazione il 14 aprile 2009. 14 Il Chimico Italiano n. 2 mar/apr 2009 DAGLI ISCRITTI In questo contesto, merita segnalare che la stessa Università sta sviluppando una serie di programmi di simulazione per altre discipline, tra cui uno simile per la biologia, completamento previsto per gennaio 2010. Il Premio ha riconosciuto le caratteristiche di innovazione e originalità del programma, oltre che di impegno tecnico, rispetto ad altri concorrenti: un corso interattivo di chimica organica (un ipertesto) e un software divulgativo dell’EPA per sensibilizzare i bambini (e gli adulti!) a conoscere e gestire correttamente il rischio legato ai prodotti chimici di uso domestico (efficace ma di scopo circoscritto a un ambito molto specifico). Nel 2006 è stato premiato il progetto “Chemistry Comes Alive!”5 del “Journal of Chemical Education Software”, una raccolta di circa 2000 video-esperimenti dedicati alla chimica. L’idea di documentare le esperienze “chimiche” con modalità multimediali (filmati, foto, animazioni, ecc.) è forse ancora trascurata a livello accademico, mentre appare destare interesse a livello del web, almeno a giudicare dai siti amatoriali che vi sono dedicati6. Un limite generale che si può rilevare è la tentazione di insistere sulle esperienze più coreografiche (e potenzialmente più rischiose) che su quelle concettualmente più interessanti. L’edizione 2005 ha premiato il Fox Valley Technical College7, per un programma didattico che illustra gli aspetti essenziali della costituzione e del funzionamento della membrana cellulare8, con la possibilità di svolgere test di comprensione interattivi. Dietro l’apparente spontaneità grafica del programma, quasi naif, in realtà si cela un consorzio di scuole9 e la filosofia didattica di creare un archivio di “oggetti di apprendimento”10 (learning objects), costituiti da attività testi, animazioni, grafica, che i docenti possono utilizzare come “mattoni”, da combinare a piacere, per creare i propri corsi. n. 2 mar/apr 2009 Oltre a questi premi “riservati” alla chimica, anche negli anni precedenti sono stati toccati temi di interesse per la materia, specialmente a livello didattico, come nell’ottava edizione (2003), con il sito “Hyperstaffs” della Staffordshire University, UK11, che dedica alla materia una sezione divulgativa per ragazzi, a livello elementare. Altri premi collegati ai temi di interesse della chimica riguardano soprattuto la sezione ambientale, ma già nella seconda edizione, nel 1997, questa disciplina viene riconosciuta in modo esplicito con il premio a Marco Ziegler, ricercatore svizzero dell’Università di Friburgo, per il suo lavoro sulla “Visualizzazione delle molecole e delle reazioni chimiche”12, dedicato al tema della grafica molecolare come strumento didattico. Paradossalmente proprio la grafica molecolare, che all’epoca era una novità di difficile accesso, si può considerare oggi, con programmi di alto livello facilmente accessibili, un mezzo di simulazione di uso corrente in molte aree della chimica, biochimica e discipline correlate, ed è oggetto di uno sviluppo continuo. In definitiva, uno degli aspetti più interessanti del Premio è proprio quello didattico, che merita di essere maggiormente conosciuto, specie dagli insegnanti delle scuole secondarie superiori (e non solo per la chimica!). La possibilità di valutare le esperienze fatte da altri, come l’uso di programmi di simulazione in ausilio alla didattica, o l’archivio dei “learning objects” creato da un consorzio di scuole, può essere interessante sia per i contenuti, che per gli aspetti organizzativi. In questo contesto sono interessantissime anche le sezioni di fisica e matematica, per gli spunti e le curiosità stimolanti che raccolgono. Per la chimica, l’impressione è che il Premio contribuisca in modo efficace a un’immagine molto positiva della disciplina, quindi merita una maggiore conoscenza sia da parte del “grande pubblico” che da parte del “pubblico” rappresentato dai chimici, dagli insegnanti e dagli studenti. Ringraziamenti: al Prof. Giancarlo Corò e al Dr. Biagio Giannì per gli utili suggerimenti, e al Dr. Massimo Armeni per il contatto diretto con la realtà del Premio Il Chimico Italiano http://chemlab.byu.edu/; una recensione specializzata si può leggere su Chemical & Engineering News, 16.1.06, Vol.84/3, pp. 31-32 (link diretto http://pubs.acs.org/cen/ed ucation/84/8403learning.h tml;). 4 John Wiley & Sons, LTD. 5 Sito: http://jchemed.chemwisc.edu/JCESoft/CCA/pirelli/index.html; 6 Un buon esempio può essere il sito http://www.versuchschemie.de/ di chimica “amatoriale” che documenta le sperimentazioni con foto e materiale grafico e testuale molto dettagliato; colpisce spesso la complessità delle esperienze, se confrontata con la giovane età dei proponenti e gli ambienti usati come “laboratorio”. 7 http://www.fvtc.edu/ (Appleton, WI, USA). 8 http://www.wisconline.com /objects/index_tj.asp?objid =AP1101. 9 “Fox Valley Technical College and the 16 college Wisc-Online Consortium”, con 364 diversi autori e oltre 25000 utenti attivi registrati. 10 Per una descrizione più dettagliata dell’idea dei “Learning Objects”, vedi l'articolo di Sharon Anderson su http://fvwp.uwosh.edu/wri tings/professional/secondary/beckykinserpro.doc; e i link elencati, che ne illustrano alcuni applicati al campo della scrittura professionale. 11 http://www.hyperstaffs.info /science/. 12 Per una recensione vedi http://www.galileonet.it/prim o-piano/579/premio-pirellianno-secondo (in italiano) e https://www.unifr.ch/spc/UF/ 97octobre/visu.html (in tedesco); Marco Ziegler nel 1998 ha vinto il premio EASA 98 (European Academic Software Award) con “ChemVISU”, una raccolta di programmi e risorse per la chimica. 15 DAGLI ISCRITTI Marco Taddia1 Il chimico galantuomo - Paolo Tassinari a cento anni dalla scomparsa R iassunto: ricorre quest’anno il centenario della morte del chimico Paolo Tassinari (Castel Bolognese 1829 – Solarolo 1909). Benché venga ricordato soprattutto come autore di un apprezzato testo didattico a carattere introduttivo, aveva fama di analista abile e versatile. Ha pubblicato pochi lavori e forse non ha arrecato contributi rilevanti alla materia, ma il suo metodo per rivelare la presenza dei nitrati, ideato con Pietro Piazza, si può considerare anticipatore di ricerche più importanti. Insegnò ad Alessandria, Torino e Genova poi, nel 1860, ottenne la cattedra di chimica analitica e mineralogica a Bologna. L’anno dopo andò ad insegnare chimica organica all’Università di Pisa poi, nel 1863, vi occupò la cattedra di chimica generale. A Pisa rimase fino alla pensione. Fu apprezzato per le numerose qualità umane, in primo luogo per la modestia e la lealtà verso gli amici in disgrazia. 1 Dipartimento di Chimica “Giacomo Ciamician”, Università di Bologna. E-mail: [email protected] Parole chiave: Tassinari Paolo; Storia della chimica; Nitrati; Didattica chimica. Abstract: a short biography of the Italian chemist Paolo Tassinari on the 100th anniversary of his death is presented. Although his name is generally remembered as author of one of the most used introductory textbook in chemistry, he gained a very good reputation as a skilled and versatile analyst. He wrote few papers, but his method to detect nitrates (co-author Pietro Piazza) probably anticipated more famous researches. After early teaching experiences in Alessandria, Torino and Genova, he became professor of analytical chemistry at the University of Bologna in 1860. The following year Tassinari became professor of Organic Chemistry at the University of Pisa, then of General Chemistry. He remained in Pisa until is retirement in 1896. Human qualities attributed to Tassinari include modesty and loyalty towards his friends. Keywords: Tassinari Paolo; History of chemistry; Nitrates; Chemical education. Ricordando Paolo Tassinari nel centenario della scomparsa, sarebbe sbagliato includerlo nell’elenco, purtroppo breve, dei chimici italiani che hanno lasciato un’impronta indelebile nella storia della chimica moderna. Tuttavia, a cento anni dalla sua scomparsa si può raccontare qualcosa di lui che forse ha valore anche nell’attualità. Oltre a qualche lavoro d’indubbio interesse scientifico merita, ad esempio, qualche attenzione in più la sua opera didattica, la fama di analista coscienzioso e, per finire, l’elevata sensibilità sociale abbinata a un comportamento onesto e leale nei confronti dei colleghi. Cominciando proprio da quest’ultima qualità, non troppo diffusa in ambito accademico, è necessario ricordare quanto di lui ha scritto Provenzal nel breve profilo biografico che ne riassume le vicende umane ed accademiche. Egli riferisce che quando Pietro Piazza, professore dal 1861 di chimica organica, fisiologica e patologica (poi generale organica) nella Facoltà di Scienze dell’Università di Bologna fu sospeso e minacciato di perdere il posto per motivi politici, Tassinari rifiutò di sostituirlo benché sottoposto a forti pressioni governative. Piazza era mazziniano, faceva parte, insieme a Carducci, del direttivo dell’Unione democratica bolognese, ed aveva aderito a diverse manifestazioni antimonarchiche e anticlericali, incluso un noto banchetto (Febbraio 1868) per festeggiare l’anniversario della Repubblica Romana. Fatto sta che Tassinari era un suo amico, aveva pubblicato con lui un articolo sulla determinazione dei nitrati (TASSINARI & PIAZZA, 1855) e non lo tradì. Era quindi un uomo leale e, si può aggiungere, anche modesto. Quando, quasi al termine della carriera, fu eletto Rettore rifiutò la carica. Aveva a cuore anche gli interessi dei più deboli. Benché figlio di proprietari terrieri In relazione alle norme di pubblicazione di contributi di interesse scientifico-professionale, su “Il Chimico Italiano” il presente articolo è stato ricevuto il 19 marzo 2009 ed è stato accettato per la pubblicazione il 30 marzo 2009. 16 Il Chimico Italiano n. 2 mar/apr 2009 DAGLI ISCRITTI protesse, fin dalla fondazione, la Società Operaia di Castel Bolognese (BORGHESI, 1990). Molte cose fanno pensare che i migliori chimici del tempo lo stimassero. Nella foto ricordo che ritrae i chimici italiani convenuti a Roma nel 1896 in occasione del 70° compleanno di Stanislao Cannizzaro, si può notare che Paolo Tassinari è seduto in prima fila, alla destra dell’insigne festeggiato, alla cui sinistra si trova Giacomo Ciamician. Considerata l’ufficialità della posa, è improbabile che l’occupazione dei posti, almeno di quelli più importanti, fosse lasciata al caso. È pertanto comprensibile che Ciamician, l’allievo più brillante e devoto, già affermato anche all’estero per importanti studi sul pirrolo, si trovasse accanto a Cannizzaro e che a Tassinari, appena un po’ più vecchio del festeggiato fosse toccata quella posizione onorifica. Vediamo perché, nonostante la sua celebrità scientifica fosse inferiore a quella di numerosi altri presenti. Paolo Tassinari era figlio di Gabriele, farmacista di Castel Bolognese, un paese in provincia di Ravenna. Nel 1845 andò a Pisa per seguire da uditore i corsi universitari, cui dava lustro, tra gli altri, l’insegnamento di Piria e Matteucci. Successivamente (1852) conseguì il diploma di farmacista a Bologna e nel 1855 fu nominato preparatore di chimica nel corso speciale del Collegio Nazionale di Alessandria, dove già insegnava Cannizzaro. L’anno dopo, quando Piria divenne professore a Torino lo seguì, prima come assistente volontario, poi effettivo. Tornò ad Alessandria nel 1858 come professore di fisica e chimica nello stesso Collegio in cui era stato preparatore. Anche le vicende risorgimentali influirono sulla sua carriera. La città di Bologna era sede dal 1859 di un governo n. 2 mar/apr 2009 provvisorio che l’11-12 marzo 1860 indisse i plebisciti per scegliere fra l’annessione al Regno di Sardegna e la costituzione di un regno separato. I risultati vennero presentati a Vittorio Emanuele II il 18 marzo e sancirono l’unione al Regno di Sardegna. Tassinari fu richiamato a Bologna proprio dal governo provvisorio che lo nominò verificatore nell’amministrazione centrale delle Regie Zecche. Nel contempo, l’Università gli affidò, per l’anno 1860-61, l’insegnamento della chimica mineralogica, analitica (e metallurgica). Rimase a Bologna poco più di un anno, infatti, nel 1861, divenne professore di chimica organica all’Università di Pisa e nel gennaio 1863, dopo il trasferimento di De Luca, fu chiamato a ricoprire la cattedra di chimica generale che era stata di Piria, pur disponendo, secondo alcuni (CERRUTI, 2001), di titoli inadeguati. Pisa, come ricorda Provenzal, era la città dove aveva iniziato i suoi studi, dove era stato l’allievo devoto di Piria e “l’affettuoso amico di Bertagnini e Cannizzaro”. Questo solido rapporto con Cannizzaro che traspare anche dalle lettere, ben giustifica il suo posto nella foto ed evidenzia, semmai fosse necessario, la scala di valori dei nostri padri. A Pisa si dedicò con grande passione più all’insegnamento che alla ricerca scientifica vera a propria, nonostante gli venisse riconosciuta un’abilità analitica fuori del comune. Volendo rilanciare il laboratorio pisano e per trarre profitto dall’esperienza altrui, nel 1863 compì una visita di studio al laboratorio di Bunsen ad Heidelberg. Era un laboratorio famoso in tutta Europa e attirava studenti di ogni provenienza. In pratica, Bunsen era un vero caposcuola e, con l’aiuto determinante di Kirchhoff, aveva appena scoperto Il Chimico Italiano 17 DAGLI ISCRITTI l’origine delle righe nere dello spettro solare e posto le basi della spettroscopia atomica analitica che l’avrebbe portato anche alla scoperta di nuovi elementi chimici. Tassinari tornò a Pisa deciso a far tesoro dell’esperienza tedesca e diede grande impulso alle esercitazioni pratiche di chimica e di analisi. Escono in quegli anni il suo manuale di chimica inorganica (TASSINARI, 1866), le trenta lezioni di avviamento allo studio della chimica (TASSINARI, 1868) e il manuale di analisi qualitativa (TASSINARI, 1885) e pregio di queste opere didattiche è stato riconosciuto da Raffaello Nasini che delle sue trenta lezioni scrisse “sono senza dubbio uno dei migliori libri di questo genere che noi possediamo” (NASINI, 1909), lodando altresì il trattato di analisi qualitativa “di grande praticità” scritto insieme ad Ubaldo Antony (18531916) e derivato dai “Precetti” di Tassinari (TASSINARI, 1885). Oltre all’insegnamento della Chimica generale, Tassinari tenne per incarico a Pisa la Chimica agraria e la Chimica docimastica, ossia la chimica dei materiali industriali. Proprio in quest’ultimo settore dimostrò la sua abilità quando, nel 1898, in seguito a un disastro ferroviario, fu incaricato di svolgere un’indagine sui carboni impiegati dalle ferrovie. Tassinari fu un uomo schivo, modesto, che non ambiva agli onori. Nel 1903 si ritirò nella sua villetta di Solarolo, dedicandosi all’agricoltura. A Solarolo si spense sei anni dopo. Da lui, come ricordò un suo allievo, non solo s’imparava la chimica ma anche il modo di lavorare accurato che era il modo suo proprio. Vi pare poco? BIBLIOGRAFIA BORGHESI S., "L'ospedale degli infermi di Castelbolognese" in FERLINI A. (a cura di), “Pestilenze nei secoli a Faenza e nelle valli del Lamone e del Senio”, Faenza, Tipografia Faentina Editrice, 1990. CERRUTI L., “Concordia Discors. I chimici italiani dell’ottocento fra politica e scienza” in BASSANI A. (a cura di),”La chimica e le tecnologie chimiche nel Veneto dell’ottocento”, Istituto Veneto Scienze, Lettere ed Arti, Tipografia “La Garangola”, Padova, 2001, p. 47 e segg. COPPADORO A., “I chimici italiani e le loro associazioni”, Milano, S.p.A. Editrice di Chimica, 1961 p. 183. FOCHI G. (a cura di), “Le radici della chimica pisana”, Pisa, Tipografia dell’Università 1993, p. 4. NASINI R., “Paolo Tassinari” in Annuario della R. Università di Pisa per l’anno accademico 1909-1910 (http://http://biblio.unipi.it/archivi/container.php). PROVENZAL G., “Profili bio-bibliografici di chimici italiani”, Roma, Istituto Serono, 1938, p. 215. TASSINARI P., Gazz. Med. Ital. Fed. Toscana, 1852, 2, 1. TASSINARI P., PIAZZA P., Nuovo Cimento, 1855, 2, 456. TASSINARI P., “Manuale di chimica: chimica inorganica”, Pisa, Tipografia Nistri, 1866. TASSINARI P., “Avviamento allo studio della chimica – XXX Lezioni”, Pisa, Tipografia Nistri, 1868. TASSINARI P., “Precetti di analisi chimica qualitativa”, Pisa, Tipografia Pieraccini, 1885. È arrivato in libreria il libro “Cucina, Chimica e Salute” di Rosario Nicoletti (Aracne editrice, 236 pagine), di cui abbiamo dato notizia nel numero 6/2008. Si tratta di una guida all’arte culinaria scritta dal punto di vista del chimico, ma con stile divulgativo. Abbondano i consigli pratici corredati dalla loro spiegazione scientifica, a volte demolendo i luoghi comuni che abbondano in questo campo. 18 Il Chimico Italiano n. 2 mar/apr 2009 DAGLI ISCRITTI La certificazione energetica all’interno del parco edilizio esistente R iassunto in italiano: ormai è evidente che la certificazione energetica (C.E.) riguarda anche il chimico come libero professionista. Il campo di applicazione più fertile di tale strumento è il parco edilizio esistente, giacché la crescita di nuove unità immobiliari rappresenta solo lo 0,6% del sistema immobiliare Italiano. In tale contesto la C.E. sarà non solo uno strumento di valutazione del consumo energetico di un edificio ma anche un mezzo per fare consulenza energetica. Le recenti disposizioni governative stabiliscono come la C.E. dovrà essere utilizzata, specialmente per quelle regioni che non hanno ancora affrontato il problema dell’accreditamento. In questo panorama futuro si concretizza la figura dell’Energy Manager come esperto di consulenza energetica. Il chimico risulta a tutti gli effetti idoneo a rappresentare tale figura professionale. Parole chiave: certificazione Energetica, Energy Manager, Edilizia Extended abstract: it’s well proved that the Energy Certification (C.E.) is a possibility for the chemist too. The C.E. find its more gorgeous application in the existing buildings energy consultancy since that the speed of growth of the new buildings is only 0,6% respect to the amount of the total existing buildings in Italy. In this field the C.E. will be not only an instrument to understand and certificate the energy waste of a building but a way for make energy consultancy in all its aspects. The recent governments regulations about the energy conservation estabilish the way for develop an energy consultancy, specially in the districts where there is no legislation in this matter. In this overview the Energy Manager, an expert of energy consultancy, find its best application. The chemist can perform this kind of job like other professionals. Key word: energy Certification, Energy Manager, Building Trade. Lo scorso mercoledì 11 Marzo si è svolto a Milano un seminario dal titolo “La Certificazione Energetica: nuove metodologie di calcolo”, evento organizzato dagli ordini degli architetti e degli ingegneri della provincia di Milano in collaborazione con la Logical Soft, azienda che da anni si occupa dello sviluppo di software per l’edilizia (www.logicalsoft.it). Fra i vari aspetti della certificazione discussi durante il seminario, alcuni risultano essere di notevole interesse anche per i chimici. Il tema della certificazione ener- getica (di seguito indicata come C.E.) è sicuramente uno dei temi “caldi” degli ultimi anni. In un recente articolo su questa rivista i colleghi Vechini e Frezzotti (Vecchini, Frezzotti.”La Certificazione Energetica degli edifici: quali opportunità per il chimico (mi sembra di si)?”- Il Chimico Italiano n. 5, 2008, p. 24-26) hanno parlato in modo chiaro e preciso di quali sono le opportunità per il chimico nel campo della C.E. e di quale è la situazione nazionale a oggi per quanto riguarda le normative regionali. Un altro aspetto che forse meriterebbe attenzione riguarda l’approfondimento su come la certificazione energetica verrà utilizzata nel parco edilizio esistente, giacché questo tema apre nuove prospettive di lavoro che vanno al di là della semplice certificazione in sé. Benché ci sia una certa non omogeneità per quanto riguarda le normative regionali su come certificare il rendimento energetico di un edificio, la legge nazionale è abbastanza chiara (D.L. n° 192/05; D.L. n° 311/06 e D.L. n° 115/08) e nonostante tre anni di ritardo sulla tabella di marcia prevista, lo scorso 6 Marzo il Consiglio dei Ministri ha approvato i decreti attuativi e le linee guida nazionali per quanto riguarda la prestazione energetica degli edifici e degli impianti termici per la climatizzazione invernale e per la preparazione dell’acqua calda per usi igienici sanitari. Alcune importanti novità nella nuova metodologia per stilare la C.E. riguardano la sostituzione del FEN con l’indice EPi, la sostituzione della verifica Cd con la verifica della trasmittanza ed infine l’obbligo della verifica termoigrometrica. Importanti sono anche le scadenze per quanto riguarda l’entrata in vigore della C.E. nel parco edilizio: attualmente è obbligatorio possedere la certificazione durante la vendita di interi edifici (indipendentemente dalla superficie utile), per accedere ad incentivi e sgravi fiscali, per la costruzione e la vendita di nuovi edifici e nuovi impianti. Una importante data futura sarà quella del primo luglio 2009, a partire dalla quale la C.E. diventerà obbligatoria per la vendita delle singole unità immobiliari. Recentemente c’è stata un po’ di confusione poiché un emendamento del DL 112/2008 (art. 35) cancella l’obbligo di allegare l’attestato di C.E. all’atto di vendita o di locazione secondo i commi 3 e 4 dell’art. 6 del DL 192 ma non l’obbligo di redigerlo. In Italia gli edifici esistenti sono circa 13 milioni con circa 26,5 milioni di unità abitative occupate da 21 milioni di famiglie. Gli edifici di nuova costruzione sono invece circa 100- Alberto Mannu1, Giacomo Luigi Petretto2 1 2 Universitat de Barcelona, dipartimento di Chimica Inorganica, Martì i Franques 1-11, 08026 Barcellona (Spagna). [email protected], [email protected] [email protected]. In relazione alle norme di pubblicazione di contributi di interesse scientifico-professionale, su “Il Chimico Italiano” il presente articolo è stato ricevuto il 26 marzo 2009 ed è stato accettato per la pubblicazione il 30 marzo 2009. n. 2 mar/apr 2009 Il Chimico Italiano 19 DAGLI ISCRITTI 150 unità annue, lo 0,6% del parco edilizio totale. Questi dati mettono in evidenza che la C.E. delle abitazioni di nuova costruzione è solo una molto piccola fetta del mercato. La consulenza più importante sarà quella fatta sugli edifici esistenti: compravendite, contratti di locazione, restauro delle unità abitative, sostituzione o prima installazione di un impianto di riscaldamento o di raffrescamento. Questo sarà il futuro mercato del consulente energetico e la C.E. sarà lo strumento di tale figura professionale. Secondo un rapporto dell’ENEA del 2003 su Energia e Ambiente, i consumi di energia per i settori residenziale e terziario si aggirano in Italia intorno al 32%, numero che sale fino al 43% se si considera l’intera filiera produttiva. La ripartizione della spesa energetica di una famiglia tipo italiana è così distribuita: 56% per il riscaldamento, 1% per l’illuminazione, 6% per l’acqua calda sanitaria, 6% per gli elettrodomestici ed infine 31% per l’automobile (Grassi et al. – “La Certificazione Energetica degli edifici e degli impianti” – Maggioli Editore, 2007). In quest’ottica diventerà nel breve futuro sempre più importante la figura dell’Energy Manager (E.M.), inteso come responsabile per la conservazione e l'uso razionale dell'Energia che ha il compito di capire la situazione energetica della struttura in cui lavora, eliminare gli sprechi, ottimizzare la gestione ed infine proporre investimenti in tecnologie capaci di migliorare i consumi. Questa figura professionale è stata inserita in Italia con la legge 308 del 1982, ma solo per alcune imprese con un determinato numero di dipendenti e con consumo riferito all'anno precedente superiore a 10.000 Tonnellate Equivalenti di Petrolio (TEP). Il salto di qualità arriva con le legge 10 del 1991 nella quale si estende l’obbligo della nomina di un E.M. anche per gli enti pubblici e i soggetti del terziario che consumano 1.000 TEP/anno. Secondo i dati in possesso della Federazione Italiana per l’uso Razionale dell’Energia (FIRE), ad oggi gli E.M. qualificati come tali, in Italia sono circa 2.650 di cui oltre 500 sono responsabili di aziende con più sedi nel territorio nazionale. È quindi ovvio che il mercato della consulenza per l’uso razionale dell’energia può essere considerato un nuovo campo lavorativo per i liberi professionisti accreditati che è destinato a crescere nei prossimi anni. Cravatte e sciarpe del “Chimico” Sono disponibili le cravatte e le sciarpe in seta con la tavola periodica degli elementi. I colori disponibili e le modalità per effettuare gli ordini si trovano sul sito www.chimici.it 20 Il Chimico Italiano n. 2 mar/apr 2009 DAGLI ISCRITTI Terre e rocce da scavo: rifiuti o non rifiuti, il dilemma risolto? R iassunto in italiano: la normativa italiana che regolamenta le terre e rocce da scavo, a causa delle continue modifiche legislative, ha creato molta confusione nei vari soggetti che si trovano a gestire questi materiali. Una recente modifica normativa ha tracciato definitivamente il confine tra rifiuti e sottoprodotti, stabilendo che solo a determinate condizioni le terre e le rocce da scavo, possono uscire dalla normativa sui rifiuti come sottoprodotti da impiegare nelle attività edilizie di riempimento. Nella fase della classificazione dei materiali da scavo, soprattutto nei casi di sospetta contaminazione, il chimico ricopre un ruolo importante per determinare la tipologia di materiale prodotto e quindi l’esenzione o meno dall’ambito di applicazione dei rifiuti. Parole chiave: rifiuti, terre e rocce da scavo. Extended abstract The Italian legislation regulating the land and rocks from excavation, due to continual changes in legislation, has created much confusion among the various actors who have to manage these materials. The new legislation has finally traced the line between waste and secondary products by stipulating that only under certain conditions of earth and rocks excavated, may leave the legislation on waste as byproducts used in construction activities of filling. In the classification stage of excavation materials, especially in cases of suspected contamination, the chemist has an important role in determining the type of material and then the exemption or not the scope of the waste. Key word: waste, land and rocks from excavation. INTRODUZIONE Qualsiasi attività edilizia, dalla piccola costruzione alle grandi opere, presuppone l’escavazione del suolo e quindi la produzione di terre e rocce che troppo spesso vengono abbandonate illegalmente lungo i torrenti, le spiagge, sui pendii delle colline o in aperte campagne con effetti anche seri sugli equilibri idrogeologici di queste aree. Le numerose variazioni legislative che si sono succedute in pochi anni hanno contribuito a creare molta confusione intorno alla normativa sulle terre e rocce da scavo tanto che ditte, professionisti e enti territoriali si trovano nella di Tiziano Granata1 condizione di non sapere come gestire questi materiali. Il presente lavoro vuole quindi fare chiarezza sulla normativa attualmente applicabile, al fine di fornire strumenti utili per gli operatori del settore e gli organi di controllo. Il quadro normativo La gestione delle terre e rocce da scavo è regolamentata da due articoli del decreto 152/06 (noto come Testo Unico Ambientale): l’art. 185 e 186. Essi sono stati completamente riscritti dal Decreto Legislativo n° 4/2008, che ha tracciato definitivamente il confine tra rifiuto e non rifiuto (o meglio “sottoprodotto” definito dall'art. 183 comma 5, punto p). Le Regioni e i comuni hanno poi emanato le linee guida sull'utilizzo delle terre e rocce da scavo definendo in pratica le procedure amministrative che permettono l’applicazione della normativa. Nel corso di quest’anno sono subentrate altre due modifiche legislative. La prima, con la Legge n° 2 del 28 gennaio 2009 che con l’articolo 10-sexies ha modificato l’articolo 185 comma 1 lett. c) del decreto legislativo n. 152 del 2006, introducendo una nuova esclusione dal campo di applicazione dei rifiuti: la lettera c-bis) che esclude “il suolo non contaminato e altro materiale naturale escavato nel corso dell’attività di costruzione, ove sia certo che il materiale sarà utilizzato a fini di costruzione allo stato naturale nello stesso sito in cui è stato escavato”. L’ultima modifica è stata apportata al successivo articolo 186. Con la Legge n. 13 del 27 febbraio 2009 sono stati introdotti i commi 7-bis e 7-ter: il primo estende l’impiego delle terre e le rocce da scavo anche agli interventi di miglioramento ambientale e in siti non degradati; il secondo, regolamenta l’utilizzo dei residui provenienti dalle attività di estrazione e lavorazione di marmi e pietre equiparandole, a specifiche condizioni, alle terre e rocce da scavo. Secondo quest’ultima ed ennesima modifica legislativa gli interventi di miglioramento ambientale devono garantire, nella loro realizzazione finale, una delle seguenti condizioni: a) un miglioramento della qualità della copertura arborea o della funzionalità per attività agro-silvo-pastorali; b) un miglioramento delle condizioni idrologiche rispetto 1 Chimico ambientale e forense. E-mail: [email protected] In relazione alle norme di pubblicazione di contributi di interesse scientifico-professionale, su “Il Chimico Italiano” il presente articolo è stato ricevuto il 5 marzo 2009 ed è stato accettato per la pubblicazione il 30 marzo 2009. n. 2 mar/apr 2009 Il Chimico Italiano 21 DAGLI ISCRITTI alla tenuta dei versanti e alla raccolta e regimentazione delle acque piovane; c) un miglioramento della percezione paesaggistica. Mentre per quanto riguarda i residui provenienti dalle attività di lavorazione ed estrazione di marmi e pietre è fondamentale garantire che nei processi di produzione non siano stati adoperati agenti o reagenti non naturali e nel caso di operazioni di recupero ambientale, si devono soddisfare i requisiti tecnici per gli scopi specifici, tenere conto dei possibili effetti sull’ambiente e rispettare i valori limite, per eventuali sostanze inquinanti presenti, così come previsto nell'Allegato 5 alla parte IV del Testo Unico Ambientale. Rifiuti o non rifiuti? Come molti erroneamente interpretano, l’attuale normativa non esclude automaticamente le terre e rocce da scavo dall’ambito dei rifiuti, tanto che queste vengono identificate e classificate come rifiuti con un apposito codice CER 17 05 04 (terre e rocce da scavo) che varia a seconda delle sostanze contaminanti contenute. A scanso di equivoci, il legislatore al comma 5 dell’art. 186 ha infatti puntualizzato che “le terre e rocce da scavo, qualora non utilizzate nel rispetto delle condizioni di cui al presente articolo, sono sottoposte alle disposizioni in materia di rifiuti (…)”, quindi vanno smaltiti secondo quanto fissato dal Decreto n. 117 del 30 maggio 2008, che ne regola lo smaltimento finale. Come stabilito da numerose sentenze, esiste una vasta casistica in cui le terre e rocce da scavo sono rifiuti, perdendo così il diritto alla disciplina speciale. Un esempio frequente è il materiale proveniente dai lavori di escavazione delle strade: esse non possono essere assimilabili alle terre e rocce da scavo (sottoprodotto) in quanto contengono anche pezzi di asfalto e calcestruzzo. Lo stesso si può dire per le terre e rocce da scavo mescolate o contaminate da altri materiali classificabili come rifiuti (es. residui provenienti dalle demolizioni edili quali tegole, laterizi rotti, pezzi di cemento e coppi): la “miscela” costituisce in ogni caso rifiuti da demolizioni (Corte di Cassazione, sentenze n. 23787 del 19 giugno 2007 e n. 22063 del 23 giugno 2006). Quindi l’esclusione dalla categoria dei rifiuti avviene solo nel rispetto di determinate condizioni. Quali sono le condizioni che le terre e rocce da scavo devono rispettare per non essere rifiuti? Con la nuova modifica legislativa (art. 185, c. 1, lett. cbis), le terre e rocce da scavo possono essere sottratte alla normativa sui rifiuti se sussistono tre vincoli principali: localizzazione (materiale scavato e impiegato nello stesso sito), caratteristiche chimico-fisiche (materiale allo stato naturale e non contaminato) e utilizzo (impiego edilizio). Se 22 Il Chimico Italiano non vengono rispettate tali condizioni il materiale diviene giuridicamente un rifiuto (Pierobon, 2008). Nel caso si decida di impiegare il materiale di escavazione in un sito diverso da quello di origine, si applicano le condizioni previste dal successivo art. 186. Terre e rocce da scavo possono essere sottratte alla normativa sulla gestione dei rifiuti, solo se si intende servirsi di tale materiale per reinterri, riempimenti, rimodellazioni, rilevati e per interventi di miglioramento ambientale e di siti anche non degradati. Ma per ottenere ciò è necessario rispettare e documentare i requisiti stabiliti dal comma 1 dell’art. 186: non dover contenere sostanze inquinanti, non provenire da siti contaminati, non modificare le caratteristiche chimico fisiche ed ambientali del sito finale. Inoltre luogo e modalità d’impiego devono essere previsti, progettati ed autorizzati prima dell’intervento di scavo. Il committente o il legale rappresentante dell'impresa che produce le terre e rocce da scavo, prima dell'esecuzione dei lavori di produzione del materiale, se non vogliono ritrovarsi nel bel mezzo di una gestione illecita di rifiuti, hanno l’obbligo di presentare al comune competente formale e dettagliata “richiesta di utilizzo di terre e rocce da scavo”. Infatti, “La sussistenza dei requisiti di cui al comma 1, - precisa la legge - nonché i tempi dell'eventuale deposito in attesa di utilizzo (non oltre un anno, esteso a tre in caso di impiego nello stesso progetto), devono risultare da un apposito progetto” (permesso di costruire, Dia, VIA, VAS, ecc.) presentato all’autorità competente (Comune, ecc.) che lo deve approvare. In caso di lavori pubblici non soggetti a VIA e a permesso di costruire o denuncia di inizio attività, la sussistenza dei requisiti di idoneità devono risultare da un apposito allegato al progetto dell'opera, sottoscritto dal progettista. Le analisi chimiche: quando sono necessarie Abbiamo visto che uno dei requisiti indispensabili per l’utilizzo delle terre e rocce da scavo, è quello di accertare che non provengono da siti contaminati o sottoposti a bonifiche (art. 186 comma 1 lett. e). Questo accertamento in alcuni casi non necessita di costose analisi chimiche. Ad esempio se sul sito non venivano svolte attività pericolose, l'accertamento potrà essere svolto con una semplice relazione, detta qualitativa, sullo stato dei luoghi ed il suo passato. Se il sito di produzione ricade invece in prossimità di aree interessate, anche in passato, da attività potenzialmente inquinanti è essenziale accertare, mediante analisi chimiche, che il materiale da utilizzare non sia contaminato. I certificati di analisi dovranno essere poi allegati alla relazione illustrativa sullo stato dei luoghi di produzione e attestante la compatibilità con il sito di destinazione. n. 2 mar/apr 2009 DAGLI ISCRITTI Come abbiamo visto in precedenza, la tutela ambientale della norma si estende anche al sito finale. Le caratteristiche chimiche e chimico-fisiche devono dimostrare che il loro impiego nel sito prescelto sia compatibile, senza rischi per la salute e per la qualità delle matrici ambientali interessate. Il tutto deve avvenire nel rispetto delle norme di tutela delle acque superficiali e sotterranee, della flora, della fauna, degli habitat e delle aree naturali protette. Purtroppo la normativa non fissa criteri, procedure e modalità per garantire una rappresentatività del campionamento. Secondo diversi autori, si ritiene utile procedere secondo i due casi seguenti: 1) accertamento preliminare alle attività di scavo: le attività di campionamento dovrebbero essere condotte seguendo le indicazioni, relative ai terreni, contenute nell’Allegato 2 al Titolo V della parte IV del D.Lgs. n. 152/2006; 2) accertamento sui cumuli di materiale già scavato: il campionamento dovrebbe essere effettuato, sui cumuli di stoccaggio, secondo le indicazioni della UNI 10802 o delle linee guida APAT (UNI 10802). In entrambi i casi, per la preparazione del campione, in linea con le indicazioni della norma UNI e dell’allegato 2 citati, si dovrebbe selezionare in campo la frazione inferiore a 2 cm, per portarla in laboratorio. L’analisi, effettuata sulla frazione inferiore a 2 mm, dovrebbe essere riferita alla totalità dei materiali secchi compreso lo scheletro (frazione 2 cm), utilizzando metodiche che abbiano limite di rilevabilità pari ad almeno 1/10 del limite prescritto. Gli eventuali contaminanti da ricercare possono essere estrapolati dall’esame del ciclo produttivo e/o dei dati storici del sito, come indicato nel citato allegato 2. Le linee guida APAT, ad esempio per le aree in prossimità di strade di grande traffico (fonti diffuse di contaminazione), suggeriscono di ricercare i parametri Piombo, Cadmio, BTEX ed IPA, con particolare riferimento agli strati superficiali del terreno (30-50 cm), che andrebbero pertanto separati dal resto per una caratterizzazione più specifica. Non sembra, infine, necessaria l’effettuazione dei test di cessione, dal momento che la norma indica come parametri di riferimento solo quelli relativi alle concentrazioni soglia di contaminazione (CSC). Il citato test sarebbe obbligatorio se le terre e rocce fossero gestite, al di fuori del campo d’applicazione dell’art. 186, come rifiuto e sottoposti a recupero secondo la procedura semplificata, prevista dal D.M. 5 febbraio 1998: l’allegato 1 del decreto, al punto 7.31-bis, subordina all’esecuzione del test di cessione, l’utilizzo per recuperi ambientali [R10] o la formazione di rilevati o sottofondi stradali [R5]. Per la formazione di rilevati o sottofondi stradali, infine, si dovrebbero verificare la presenza delle caratteristiche qualitative e prestazionali, indicate nell’allegato C alla Circolare MATT (G.U. 25 luglio 2005, n. 171) del 15 luglio 2005 (GIAMPIETRO, 2008). n. 2 mar/apr 2009 Le procedure amministrative da eseguire La caratterizzazione qualitativa, i luoghi di destinazione, le modalità di deposito e movimentazione devono essere acquisiti ed accertati in sede di valutazione del progetto, pertanto devono far parte della documentazione progettuale trasmessa ai fini del rilascio dell'autorizzazione alla realizzazione degli interventi. Quindi è necessario redigere un progetto da parte di un professionista abilitato che dovrà descrivere ed attestare l'idoneità del sito a ricevere le terre e rocce da scavo, con tanto di relazione geologica, cartografia, documentazione fotografica e relazione tecnica con la descrizione fisica e urbanistica dell'area. Ogni viaggio di trasporto delle terre e rocce da scavo dovrà essere opportunamente documentato per tracciarne la corretta gestione del materiale. A completamento il direttore dei lavori dovrà predisporre una dichiarazione in cui attesta che il terreno derivante dallo scavo, è stato trattato in conformità al progetto approvato e quindi secondo la richiesta di utilizzo. Detta dichiarazione unitamente ad una copia dei documenti di trasporto di cui sopra dovranno essere allegati alla documentazione di collaudo e attestazione di fine lavori. 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. BIBLIOGRAFIA Corte di Cassazione, sentenze n. 23787 del 19 giugno 2007 e n. 22063 del 23 giugno 2006; UNI 10802. Rifiuti - Rifiuti liquidi, granulari, pastosi e fanghi Campionamento. GIAMPIETRO, V. (2008). Terre e rocce da scavo: prime considerazioni tecniche sul secondo decreto correttivo del T. U. Ambiente e Sviluppo, 357-361; PIEROBON, A. (2008). Terre e rocce da scavo: ulteriori (recentissime) novità contenute nelle misure volte al sostegno dell’economia. Gazzetta Enti Locali on line; Decreto Legislativo 16 gennaio 2008, n. 4 “Ulteriori disposizioni correttive ed integrative del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, recante norme in materia ambientale” pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 24 del 29 gennaio 2008 - Suppl. Ordinario n. 24/L; Art. 186 Decreto legislativo n. 152 del 3 aprile 2006; Legge 28 gennaio 2009, n. 2. “Misure urgenti per il sostegno a famiglie, lavoro, occupazione e impresa e per ridisegnare in funzione anticrisi il quadro strategico nazionale”. Gazzetta Ufficiale 29 novembre 2008, n. 280, Suppl. Ordinario n. 263/L; Legge 27 febbraio 2009, n. 13. Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 30 dicembre 2008, n. 208, recante misure straordinarie in materia di risorse idriche e di protezione dell’ambiente. Pubblicata nella Gazz. Uff. 28 febbraio 2009, n. 49. Il Chimico Italiano 23 DAGLI ISCRITTI Rita Maria Maestro a) a) Iscritto all’ordine dei chimici del Lazio, Umbria, Abruzzo e Molise – [email protected] Il giudizio di conformità: limite di legge, tolleranze ed incertezza di misura RIASSUNTO Per stabilire la conformità di un prodotto rispetto ad un limite di legge prefissato per una particolare specifica tecnica, per esempio una caratteristica di composizione, sarebbe utile poter conoscere, oltre all’incertezza di misura, anche la variabilità del limite stesso derivante ad esempio dal processo produttivo. Non sempre la legge attribuisce al limite prefissato un intervallo di variabilità, la cosiddetta “tolleranza di legge”, o fornisce indicazioni circa i “livelli di guardia” con i quali confrontare il dato di laboratorio. Pertanto l’incertezza di misura, relativa al metodo d’analisi utilizzato, spesso rimane ancora l’unico strumento utile per impostare la cosiddetta “regola di decisione” che si trova alla base del giudizio di conformità. Conoscere l’indeterminatezza associata al limite legale è sempre auspicabile. Per rendere trasparente il giudizio di analisi, sarebbe opportuno descrivere sul certificato di analisi la “regola di decisione”, ovvero le modalità di calcolo dell’incertezza di misura e il criterio adottato per stabilire la conformità. Parole chiave: incertezza di misura, misure analitiche, conformità a limiti prescritti, soluzione di controversie sui risultati di analisi. ABSTRACT 1 2 Decreto Legislativo 29 aprile 2006, n. 217 “Revisione della disciplina in materia di fertilizzanti”. Allegato n. 7, punto 1.1 – Supplemento ordinario n. 152/L alla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana - Serie generale - n. 141 del 20 giugno 2006, pag. 65. Decreto Legislativo 29 aprile 2006, n. 217 “Revisione della disciplina in materia di fertilizzanti”, Allegato n. 7, punto 1.2 – Supplemento ordinario n. 152/L alla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana - Serie generale - n. 141 del 20 giugno 2006, pag. 65. In order to assess the compliance with specification limit, it should be useful to know 1,2 the variability range of limit resulting from production process, as well as the measurement uncertainty. The official law doesn’t always give variability range of a specification limit, or so-called tolerance, so “guard bands” associated with limit aren’t available when measurement result is compared with that specification limit. Therefore the uncertainty measurement remains only instrument for compliance assessment. It’s important to study that limit and its uncertainty. The calculation of the measurement uncertainty and the use of this uncertainty for compliance assessment should be described in “Decision rules” in the test report, in order to enable the correct interpretation of analysis results. Key words: uncertainty of measurement, analytical measurement, assessment of compliance with specification, settling disputes over analytical results. Da sempre, anche se oggi in misura più evidente, considerato lo sviluppo tecnologico del secondo millennio, è possibile affermare che la professione del chimico abbraccia molteplici aspetti della vita quotidiana: se ci si sofferma a riflettere, risulta evidente come l’uomo interagisca con il mondo esterno per soddisfare i propri bisogni, approvvigionandosi di materie derivanti da procedimenti chimici e biochimici esistenti in natura trasformandole e modificandone forma e proprietà. L’uomo realizza e può realizzare tutto questo avvalendosi di tutte le conoscenze che possiede nel campo delle scienze chimiche (fig. 1). Continuando di questo passo potremo focalizzare molti altri ambiti di applicazione delle scienze chimiche, riunendoli in un quadro organico dove le varie branche, biochimica, chimica inorganica, chimica organica diventano specialistiche a seconda dei campi di applicazione, ognuno dei quali individua nuovi raggi di azione. Focalizzando l’attenzione nell’ambito dell’industria di trasformazione è intuitivo presumere che un procedimento tecnologico di produzione di un composto chimico o di una miscela complessa possa influenzare la composizione di un prodotto finito e di conseguenza anche le relative specifiche tecniche finali che potranno essere oggetto di verifica analitica. Mi spiego meglio: immaginiamo ad esempio il processo di fabbricazione di un fertilizzante. La legge1 in materia prescrive precise tolleranze da applicare ai titoli in elementi nutritivi dichiarati in etichetta: esse corrispondono “agli scarti ammissibili del valore dichiarato rispetto a quello riscontrato all’analisi”. La legge1 inoltre, specifica chiaramente che tali tolleranze “devono tener conto delle variazioni di fabbricazione, nonché dell’eventuale errore analitico e di campionamento; pertanto le tolleranze includono le incertezze di misura associate ai metodi analitici utilizzati ai fini del controllo”2. Il modo sintetico con cui recita la legge non impedisce di cogliere gli aspetti tecnici fondamentali sottesi al disposto normativo, che infatti richiamano chiaramente problematiche note ad un laboratorio di analisi chimiche: il titolo dichiarato (specifica tecnica del prodotto finito) e le modalità con cui esso è individuato nonché la tolleranza su tale In relazione alle norme di pubblicazione di contributi di interesse scientifico-professionale, su “Il Chimico Italiano” il presente articolo è stato ricevuto il 30 aprile 2009 ed è stato accettato per la pubblicazione l’8 maggio 2009. 24 Il Chimico Italiano n. 2 mar/apr 2009 DAGLI ISCRITTI FIGURA 1 - ASPETTI DELLA VITA QUOTIDIANA CHE IMPLICANO PROCESSI CHIMICI MATERIE trasformate MATERIE trasformate AGRICOLTURA Chimica del terreno Biochimica vegetale Fisiologia vegetale Industria chimica Chimica dei polimeri Chimica dei coloranti e delle vernici Chimica farmaceutica Industria della carta e del legno Industria tessile Industria Elettronica SOTTOSUOLO Chimica alimentare Fisiologia animale Chimica del suolo Mineralogia FORESTE Chimica Biochimica vegetale ALLEVAMENTO UOMO Processi biologici e fisiologici Industria alimentare Chimica alimentare e tecnologia di produzione Chimica delle fermentazioni Biotecnologie PESCA Chimica Biochimica marina Fisiologia animale Chimica dei metalli Chimica delle superfici RICICLO ENERGETICO E SMALTIMENTO DEI RIFIUTI Urbani, industriali e agroindustriali titolo (variazioni sul titolo dovute alla variabilità di fabbricazione campionamento e di misura) sono aspetti interconnessi quando e soprattutto, sono finalizzati a consentire valutazioni di conformità sul prodotto finale. A rigor di logica, ci si aspetta che la specifica tecnica che caratterizza un ipotetico prodotto trasformato, e che viene vantata come specifico requisito di composizione (si potrebbe trattare di una dichiarazione in etichetta o di requisiti minimi di composizione prescritti in un contratto relativo ad una transazione commerciale) sia il risultato di un monitoraggio dei possibili valori che essa può assumere. Si tratterebbe di un valore mediamente atteso. In termini tecnici, per semplicità mi riferisco ad una presunta distribuzione normale gaussiana, la distribuzione statistica (funzione di densità di probabilità) dei valori assunti dalla specifica tecnica del prodotto, così come essa risulta dal processo di fabbricazione, dovrebbe fornire il valore medio atteso della caratteristica tecnica dichiarata o altrimenti garantita dal produttore. Detto valore medio atteso sarà il termine centrale di una serie di intervalli di valori, posizionati attorno a tale termine, n. 2 mar/apr 2009 ciascuno caratterizzato da una propria certezza statistica (percentuale di probabilità). Individuato l’intervallo di valori corrispondente alla certezza statistica ritenuta più idonea (es. 95% o 99% di probabilità), e quindi l’errore ad esso associato (es. 5% o 1%), quello stesso intervallo rappresenterebbe la serie di valori attribuibili con un dato livello di probabilità alla specifica tecnica del prodotto finito, la cui variabilità dipenderebbe dal processo di fabbricazione. Si disporrebbe quindi di una tolleranza sul valore della specifica tecnica del prodotto. Ipotizzata la disponibilità di tali informazioni, in sede di verifica analitica, quando il laboratorio deve adottare una “regola di decisione”3 per la formulazione del giudizio di analisi, la conoscenza di tale intervallo sarebbe utile per individuare i livelli di guardia di riferimento entro cui collocare il proprio risultato analitico, sempre tenuto conto dell’incertezza di misura ad esso associata. Anzi tale intervallo fornirebbe anche utili informazioni sui requisiti di precisione (accuratezza, ripetibilità e riproducibilità) della metodica analitica da applicare (se non già espressamente indicata). Il Chimico Italiano 3 EURACHEM/CITAC Guide: Use of uncertainty information in compliance assessment - First edition 2007 – Editors S.L.R. Ellison (LGC, UK), A. Williams (UK). 25 DAGLI ISCRITTI 4 REGOLAMENTO (CE) N. 702/2007 DELLA COMMISSIONE del 21 giugno 2007 che modifica il regolamento (CEE) n. 2568/91 relativo alle caratteristiche degli oli d’oliva e degli oli di sansa d’oliva nonché ai metodi ad essi attinenti, Allegato I - Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea n. L 161 del 22.6.2007, pag. 14. 26 Detti requisiti di precisione peraltro, come insegna la statistica, sono correlati all’incertezza di misura (in particolare ripetibilità e riproducibilità). Le problematiche appena descritte, oltre a rivestire interesse per chi esegue quotidianamente verifiche analitiche di requisiti merceologici, sono importanti anche per le Autorità competenti impegnate nella scelta di un metodo da normalizzare e trasporre in direttive standard di riferimento o nella fissazione di un limite legale di composizione. Per fare alcuni esempi di norme che stabiliscono limiti, possiamo prendere in considerazione la legge che disciplina i fertilizzanti1,2: in questo caso essa fornisce i livelli di guardia assegnando tolleranze da applicare al titolo dichiarato in etichetta e rimanda all’adozione di metodi ufficiali che dovrebbero essere corredati della relativa incertezza di misura. Anzi, nel caso di limiti massimi e minimi di composizione di un generico fertilizzante (cosiddetti titoli massimi e titoli minimi), tale legge dichiara espressamente che non sono ammesse tolleranze. Nel caso degli oli di oliva, invece, il Regolamento 702/20074 non fornisce tolleranze sui limiti di legge fissati per le caratteristiche di composizione degli oli, ma specifica il criterio di arrotondamento da adottare per il risultato di analisi e stabilisce a priori che questo risultato deve essere riportato sul certificato con le stesse cifre decimali del limite stesso: in questo caso si può presumere che alla base dell’indicazione riferita alle cifre decimali da riportare sul certificato, sia stata effettuata una valutazione di massima delle incertezze di misura associabili a tali limiti, in quanto, come è noto, è l’incertezza di misura U(x) del risultato analitico x ± U(x) a stabilire il numero delle cifre decimali con cui refertare il dato analitico. La EURACHEM/CITAC Guide “Use of uncertainty information in compliance assessment”3 richiama chiaramente l’attenzione sulla questione delle regole di decisione: essa infatti recita testualmente “The relevant product specification or regulation should ideally contain the decision rules. Where this is not the case they should be drawn up as part of the definition of the analytical requirement (i. e. during contract review)”. Proviamo ad astrarci e a considerare un caso teorico. Ipotizziamo di aver ottenuto all’analisi un risultato x = 0.15 ± 0.05 (incertezza di misura U(x)) che dovremmo confrontare con un limite prefissato di L = 0.1, ovviamente espressi nella stessa unità di misura. Se al limite L è associata una tolleranza ad esempio di fabbricazione (se si tratta di un prodotto trasformato) ∆L, potremmo decidere di considerare conforme il prodotto analizzato se il risultato d’analisi x = 0.15 ± 0.05 (U(x)), inteso come intervallo di valori individuato dall’incertezza di misura, è ricompreso in un secondo intervallo, quello individuato da tale tolleranza. I livelli di guardia per il giudizio di conformità potreb- Il Chimico Italiano bero, cioè, essere individuati dal valore di L = 0.1 + ∆L. Ma se tali tolleranze non sono disponibili, la legge o chi la interpreta è costretta a dover assumere come variabilità del limite L l’incertezza di misura associata al metodo analitico utilizzato per verificare L. La EURACHEM/CITAC Guide “Use of uncertainty information in compliance assessment” a titolo di esempio, tra i diversi possibili (sia per gli ambiti legislativi, sia per le regole adottabili nell’emettere il giudizio di analisi) riporta una raccomandazione formulata in ambito UE riguardante l’applicazione del diritto comunitario in materia di alimenti e mangimi, che recita testualmente: “In practice, when considering a maximum value in legislation, the analyst will determine the analytical level and estimate the measurement uncertainty at that level. The value obtained by subtracting the uncertainty from the reported concentration, is used to assess compliance. Only if that value is greater than maximum level in the legislation is it certain “beyond reasonable doubt” that the sample concentration of the analyte is greater than required by legislation”. Una tale “regola di decisione” non prende in considerazione una possibile tolleranza sul limite di legge: è sempre l’incertezza di misura a rivestire un ruolo chiave nella formulazione del giudizio di analisi; essa stabilisce come condizione di conformità che il risultato d’analisi soddisfi questa condizione: x - U(x) ≤ L, ovvero x ≤ L+ U(x) Ciò equivale ad assumere il “limite di decisione” o “livello di guardia”, oltre il quale il campione analizzato risulta non conforme, uguale a L + U(x). L’utilizzazione del dato analitico sottratto dell’incertezza di misura quale parametro finale da confrontare con il limite massimo di legge, rappresenta, tra i criteri possibili di decisione, quello meno restrittivo. Infatti prende in considerazione come risultato dell’analisi il valore minimo possibile tra quelli probabili (l’estremo sinistro dell’intervallo di valori individuato con una determinata probabilità dall’incertezza di misura), sulla base del quale sul certificato di analisi sarebbe più corretto esprimere il dato analitico ottenuto con la locuzione: “non minore di...”. Tutto questo senza peraltro trascurare il significato statistico che necessariamente caratterizza tale affermazione (livello di certezza statistica e/o probabilità di errore). Anzi, l’adozione del criterio fin qui descritto, conduce a considerare conformi quei casi (situazioni 2 e 3, fig. 2) in cui l’intervallo di valori individuato dal misurando ± l’incertezza, contiene il limite L. In tali casi, infatti, assumendo come risultato dell’analisi x - U(x), quest’ultimo risulterà sempre inferiore al limite L. Le problematiche fin qui descritte rappresentano situazioni conosciute per un laboratorio che deve analizzare un prodotto finito per valutarne la conformità rispetto a delle specifiche tecniche predefinite. n. 2 mar/apr 2009 DAGLI ISCRITTI FIGURA 2 – SITUAZIONI POSSIBILI IN CUI PUÒ RICADERE IL RISULTATO DI ANALISI Il giudizio di analisi riportato sul certificato di analisi dovrebbe essere sempre corredato dalla “regola di decisione” adottata, descritta nei suoi criteri di formulazione, soprattutto quando il valore del dato analitico ricade in un ambito critico, nel quale non è possibile escludere con certezza la non conformità del prodotto analizzato: questo per rendere trasparente il risultato del certificato di analisi. Sicuramente si può affermare che quanto più completa è la descrizione e la caratterizzazione di un limite di legge, tanto più appropriata risulterà la scelta del metodo d’analisi idoneo a verificare detto limite e tanto più il risultato e le conclusioni di analisi non saranno oggetto di possibili discussioni e critiche. Le considerazioni fin qui esposte sono solo semplici osservazioni, che, a prescindere dalla complessità di situazioni descritte dalla statistica, pongono in evidenza altri aspetti del lavoro del chimico che esulano da quelli più tipicamente conosciuti quali l’abilità tecnica di laboratorio, la perizia nell’uso delle apparecchiature chimiche e lo sviluppo tecnologico della chimica analitica strumentale. ICA CASELL A DI POSTA ELETTRON GR ATUITA SUL DOMINIO “CHIMICI.IT” Tutti gli iscritti agli Ordini dei Chimici, in regola con i pagamenti dei contributi e delle tasse di iscrizione, possono richiedere al Consiglio Nazionale dei Chimici l'attivazione di una casella di posta personalizzata (es: "[email protected]") utilizzando il modulo di adesione reperibile sul sito www.chimici.it alla sezione “Servizi agli iscritti - Posta elettronica” n. 2 mar/apr 2009 Il Chimico Italiano 27 DAGLI ISCRITTI L. Olori(1), A. Olori(2), F. Basili(2) (1) Già I° Ricercatore nell’ISS e Direttore del Servizio Biologico, Roma (2) Laboratorio Polveri e Fibre, DIL, ISPESL, Monte Porzio Catone, Roma Possibili linee di ricerca sull’esposizione a sostanze chimiche pericolose secondo le norme introdotte dal sistema REACH (prima parte) PAROLE CHIAVE: (KEY WORDS) REACH – Registration, Evaluation, Authorization and Restriction of Chemicals (Agenzia Europea per la Registrazione, Valutazione, Autorizzazione e Restrizione dei composti Chimici); OHS – Occupational Health Safety (Sicurezza e salute professionale); EINECS – European Inventory of Existing commercial Chemical Substances (Inventario Europeo delle Sostanze chimiche commerciali Esistenti); ELINCS – European List of Notified Chemical Substances (Lista Europea delle sostanze Chimiche Notificate); OSD Occupational Skin Disease (Malattie professionali della pelle); COPD – Chronic Obstructive Polmonary Disease (Malattie Croniche Ostruttive Polmonari); ORSD (Occupational Respiratory Skin Disease Malattie professionali respiratorie e della pelle) DNL - Not effect level Derivate (Livelli derivati senza effetto) – PNEC - Probable Concentration Not effect (Probabile Concentrazione Priva di Effetti) TUTB – Trade Union Technical Bureau (Unione Europea Tecnica del Commercio ufficio per la salute e la sicurezza); APAT – Agenzia per la Protezione dell’Ambiente e per i Servizi Tecnici; CSC – Centro Nazionale delle Sostanze Chimiche. Premessa La tutela della salute e della sicurezza degli operatori nei luoghi di lavoro è un obiettivo prioritario per lo sviluppo della società, per assicurare continuità e produttività nell’attività lavorativa e per l’ottenimento di un maggior dialogo con le parti sociali. Il rischio di esposizione degli operatori del mondo del lavoro della piccola, media e grande industria ad agenti cancerogeni, mutageni e chimici pericolosi è documentato da numerose evidenze scientifiche (2-4-5-6-7-10-11-14-15). Secondo alcune indagini epidemiologiche condotte negli Stati Uniti d’America una percentuale significativa di tumori (2-8%) è da attribuire all’esposizione professionale a sostanze cancerogene, mutagene e/o chimiche pericolose. Il primo regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006 (CE n. 1907/2006) concernente la registrazione, la valutazione, l’autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche sinteticamente indicato con l’acronimo REACH pone l’accento su dette tematiche allo scopo di migliorare la salute e la sicurezza dei lavoratori dal rischio di esposizione ad agenti mutageni, cancerogeni e chimici pericolosi. L’articolo 5 bis del Testo coordinato del decreto legge 15 febbraio 2007, n. 10 (G.U. n. 84 del 11.04.2007) prevede che il Ministero della Salute d’intesa con il Ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del Mare, con il Ministero dello sviluppo economico e con la Presidenza del Consiglio dei Ministri – dipartimento delle politiche comunitarie, provveda agli adempimenti previsti da predetto regolamento. Il Ministero della Salute, designato quale autorità competente ai sensi dell’art. 121 del predetto regolamento, ha approvato il piano di attività ed i compiti di ciascun ente e l’utilizzo delle risorse umane ed economiche. Per l’esecuzione di dette attività l’autorità competente si avvale del supporto tecnico-scientifico dell’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente (APAT) e dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) che, a tale scopo, ha istituito il Centro Nazionale delle Sostanze Chimiche (CSC). REACH e legislazione di riferimento Per una migliore comprensione dell’impatto del REACH sui lavoratori esposti a sostanze chimiche pericolose è opportuno esaminare i legami, le differenze e le interazioni che sussistono tra il REACH e la legislazione esistente ai fini della protezione dei lavoratori. Suddividiamo, per semplicità espositiva, la legislazione europea sulle sostanze chimiche in due categorie: • quella relativa alle modalità di funzionamento del mercato interno; • quella riguardante la protezione dei lavoratori esposti a dette sostanze. In relazione alle norme di pubblicazione di contributi di interesse scientifico-professionale, su “Il Chimico Italiano” il presente articolo è stato ricevuto il 14 maggio 2009 ed è stato accettato per la pubblicazione il 15 maggio 2009. 28 Il Chimico Italiano n. 2 mar/apr 2009 DAGLI ISCRITTI Questi due aspetti della legislazione, diversi su base legale, sono finalizzati al raggiungimento di un medesimo scopo: la tutela della sicurezza e della salute degli operatori. Legami tra il REACH e la legislazione per la protezione dei dipendenti L’impatto del REACH sui dipendenti esposti a sostanze chimiche pericolose presenta legami ed integrazioni con la legislazione già esistente. La legislazione Europea sulle sostanze chimiche è collegata con la funzione del mercato interno e con la protezione dei lavoratori esposti a sostanze chimiche pericolose. Entrambe le categorie legislative sono finalizzate al raggiungimento di uno stesso scopo: la tutela e la sicurezza degli attori coinvolti. Le Direttive Europee fissano le regole del mercato delle sostanze chimiche e stabiliscono l’armonizzazione totale della legislazione nazionale (art. 94 e 95 del trattato) mentre le regole che riguardano la sicurezza e la salute dei dipendenti prescrivono un minimo di armonizzazione alle diverse norme legali degli stati membri (art. 137 del trattato). Il REACH riguarda il primo aspetto nel senso che può revocare, sostituire o cambiare la Direttiva Comunitaria ed il Regolamento sul mercato e l’uso delle sostanze chimiche, già esistente (v. Tabella 1); può sostituire il Regolamento 793/93, la Direttiva 76/769/CEE e tutte le altre direttive associate relative alle restrizioni sul commercio ed uso di alcune sostanze e preparati pericolosi. Le restrizioni esistenti rimarranno attive e saranno elencate in un allegato al REACH. Le Direttive 67/548/CEE e 1999/45/CE sulla classificazione ed etichettatura delle sostanze e preparati pericolosi saranno modificate in modo da essere in sintonia con il REACH. Per quanto attiene le sostanze chimiche pericolose, secondo aspetto del problema, questo riguarda più che altro le due direttive: Agenti Chimici (98/24/CEE) e la Direttiva Cancerogeni (2004/37/CEE). Queste due direttive impongono ai datori di lavoro di eseguire una valutazione del rischio per tutti i prodotti chimici presenti sul luogo di lavoro e di prendere le necessarie prevenzioni e precauzioni visto che le stesse direttive non saranno cambiate dopo l’applicazione del REACH, coesistendo quest’ultimo con la legislazione per la protezione e la sicurezza dei lavoratori (Direttiva 91/155/CEE). Con l’applicazione del REACH (2007), nell’arco di 11 anni, tutte le sostanze prodotte o importate in quantità superiore ad una tonnellata per anno (tpa) saranno progressivamente registrate. Le sostanze coperte da altre legislazioni, come i pesticidi o altri manufatti, importate in quantità inferiore ad una tonnellata per anno, non dovranno essere registrate. In particolare (vedi tab. 2), non ci sono esenzioni all’autorizzazione ed alle norme di restrizione del REACH né nel fornire una relazione di sicurezza per le sostanze classificate n. 2 mar/apr 2009 pericolose né per le regole di classificazione ed etichettatura. Questi requisiti saranno applicati nonostante i quantitativi prodotti 1. La Direttiva sugli Agenti chimici si applica a tutti i prodotti chimici e la Direttiva sui Cancerogeni sarà applicata a tutti i prodotti che provocano il cancro o mutazioni genetiche (categorie 1 e 2), nonostante quest’ultima trovi scarsa o quasi nulla applicazione sul luogo di lavoro. Attori coinvolti Ogni corpo legislativo implementa obblighi legali che dovranno essere eseguiti dai diversi attori nella catena logistica, anche se lo stesso attore può eseguire diversi ruoli (vedi tab. 3). Il REACH implementa gli obblighi ai produttori, agli importatori, agli utenti a valle (formulatori, utenti industriali e professionali, ecc.) ed ai distributori cioè a coloro che immagazzinano sostanze o preparati o che le immettono sul mercato. Questi obblighi variano sostanzialmente in base alla posizione degli attori nella catena logistica. Gli obblighi principali dei vari attori sono descritti di seguito e risultano meno onerosi a mano a mano che ci si allontana dal punto critico (produttore e /o importatore). • Produttori ed importatori dovranno registrare le loro sostanze al di sopra di una tpa e da 10 a 100 tpa dovranno fornire una relazione di sicurezza per le sostanze chimiche che dichiari che i rischi che le sostanze potrebbero manifestare sugli umani (lavoratori e consumatori) e sull’ambiente sono controllate adeguatamente. Tutte le misure di controllo derivanti dalla relazione di sicurezza delle sostanze chimiche dovranno essere allegate al foglio dei dati di sicurezza forniti ad ogni utente a valle. Produttori ed importatori dovranno inoltre chiedere la registrazione per ottenere l’autorizzazione all’uso e/o al commercio delle sostanze “di estremo pericolo”. • Utenti a valle dovranno accertarsi che il foglio dei dati sulla sicurezza che accompagna le sostanze fornite copra, effettivamente, gli usi che intendono farne. Se li copre dovranno applicare le misure di sicurezza descritte; se invece non li copre potranno chiedere ai fornitori di indicarne le modalità di utilizzo nella relazione di sicurezza delle sostanze chimiche. I fornitori potranno, poi, revisionare il foglio dei dati di sicurezza. Gli utenti a valle potranno anche scegliere di mantenere gli “utilizzi” confidenziali: in questo caso dovranno compilare una loro relazione di sicurezza ed applicare misure di controllo a qualsiasi rischio cui potrebbero andare incontro. Gli stessi dovranno inoltre registrare le loro raccomandazioni sulle misure di controllo del rischio nel documento relativo ai dati sulla sicurezza fornito con il prodotto destinato al cliente a valle. Il Chimico Italiano 1 Un Sistema di armonizzazione Globale (GHS) per la classificazione ed etichettatura delle sostanze chimiche pericolose è stato recentemente adottato ad un livello internazionale. La Commissione sta progettando la legislazione per implementarlo. 29 DAGLI ISCRITTI • I distributori dovranno fornire le sostanze o i preparati al destinatario, con allegato il foglio dei dati della sicurezza se questi sono disponibili. Le direttive sulla sicurezza nei luoghi di lavoro stabiliscono gli obblighi a cui i datori di lavoro e i dipendenti devono ottemperare, obblighi che vengono di seguito indicati. • I datori di Lavoro dovranno identificare se le sostanze chimiche o gli agenti pericolosi2 sono presenti sul posto di lavoro, dovranno valutare il rischio sulla salute e sulla sicurezza dei dipendenti esposti e se necessario prendere le opportune misure di protezione e prevenzione. C’è una chiara e definita gerarchia degli obblighi: l’eliminazione delle sostanze pericolose, la sostituzione con sostanze meno pericolose, la riduzione del livello di esposizione, l’adesione ai limiti di esposizione già esistenti, ecc. Le valutazioni dei rischi sono specifiche per ogni posto di lavoro e sono relative alle sostanze peri- colose ed a tutte le attività alle quali i dipendenti possono essere esposti. I datori di lavoro hanno inoltre l’obbligo di fornire informazioni ed addestramento ai propri dipendenti. • I dipendenti dovranno applicare l’uso corretto delle sostanze pericolose e dei materiali protettivi che gli vengono forniti, nel modo in cui sono stati addestrati. Altri obblighi, oltre a quelli precedentemente enunciati, ai quali i datori di lavoro devono ottemperare riguardano le legislazioni per la sicurezza dei dipendenti (vedi tab. 3). Se un cancerogeno dovrà essere usato sul posto di lavoro il datore di lavoro dovrà prima applicare la gerarchia degli obblighi descritti nella Direttiva Cancerogeni (eliminazione, sostituzione e controllo) poi, se si trova nella condizione di necessità d’uso del prodotto, non essendoci alternative a prodotti sostitutivi non pericolosi, potrà utilizzare il prodotto pericoloso previa adesione alle regole autorizzative del REACH. ALLEGATI TABELLA 1 – L’EFFETTO DEL REACH SUI DUE SISTEMI DELLA LEGISLAZIONE DELLE SOSTANZE CHIMICHE Base Legale Dopo che REACH entra in vigore Legislazione del mercato interno (art. 94 e 95 Trattato EC) Direttive della Classificazione e Etichettatura * Sostanze Pericolose 67/548/EEC * Preparati Pericolos 1999/45/EC Direttiva del Foglio di dati di Sicurezza 91/155/EEC Disposizione delle Sostanze Esistenti 793/93 Direttive Restrittive sul marketing e uso 76/769/EEC delle sostanze e preparati pericolosi Disposizioni REACH COM (2003) 644 Legislazione per la sicurezza del dipendente (art. 137 Trattato EC) Direttiva degli Agenti Chimici 98/24/EC Direttiva Cancerogeni 2007/37/EC Emendata Emendata Inclusione in REACH Revocata Revocata + restrizioni esistenti rilevata da REACH Programmate per il 2007 Invariata Invariata TABELLA 2 – SCOPO DELLA LEGISLAZIONE (POST-REACH) 2 La definizione di un agente chimico pericoloso va oltre le sostanze ed i preparati pericolosi classificati sotto le direttive delle classificazioni e delle etichettature ed include tutte le sostanze che possono presentare rischi per i dipendenti per il modo in cui vengono utilizzate o presentate sul posto di lavoro. 30 Classificazione ed Etichettatura (C & E) Tutte le sostanze e preparati REACH • Registrazione - Rapporto di Sicurezza Chimica • Autorizzazione • Registrazioni • Foglio di dati di sicurezza Tutte le sostanze ≥ 1 tonnellata per anno Tutte le sostanze ≥ 10 tonnellate per anno Tutte le sostanze di preoccupazione molto alta* Tutte le sostanze Tutte le sostanze e preparati pericolosi che contengono sostanze pericolose Direttiva Chimica Tutte le sostanze presenti nel posto di lavoro Direttiva cancerogena Tutti i cancerogeni e mutageni (categorie 1 e 2) presenti nel posto di lavoro * CMR: cancerogeni, mutageni, tossici per la riproduzione; PBT: persistente, bioaccumulative, tossico; vPvB: altamente persistente, altamente bioaccumulative, i.e.: sostanze tossiche che potrebbero accumularsi irreversibilmente nel corpo e nell’ambiente. Il Chimico Italiano n. 2 mar/apr 2009 DAGLI ISCRITTI TABELLA 3 – GLI ATTORI NELLA CATENA LOGISTICA, IL/I LORO RUOLO/I E LEGISLAZIONI GOVERNANTI Fornitori Utenti Produttori X X Importatori X Utenti a valle X* Distributori X Dipendenti Datori di Lavoro X Obblighi sotto: X C & E, REACH, LPD X C & E, REACH, LPD X C & E, REACH, LPD X C & E, REACH, LPD X * non in tutti i casi, i.e. non applicabile agli utenti a valle. C LPD C.& E: Classificazione ed Etichettatura, LPD: Legislazione per la protezione del dipendente. Bibliografia ACKERMAN F., MASSEY R. The true costs of Reach [on line] 2004. Available from: www.norden.org/pub/miljo/ sk/TN2004557.pdf. BAKKE B., ULVESTAD B., STEWART. P., EDUARD W. Cumulative exposure to dust and gases as determinants of lung function decline in tunnel construction workers. Occup Environ Med 2004; 61:262-269. BLANC P.D., ELLBJAR S., JANSON C., NORBACK D., NORRMAN E., PLASCHKE P., TOREN K. Asthma-related work disability in Sweden. 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Occupation airborne exposure and the incidence of respiratory symptoms and asthma. Am J Respir Crit Care Med 2002; Vol. 166:933-938. EUROGIP 2002a. Occupational diseases in 15 European countries. Paris: EUROGIP. GOOSSENS A., DETIENNE T., BRUZE M. Occupational allergic contact dermatitis caused by isocyanates. Contact Dermatitis 2002; 47:304-8. GREEN C., COLQUITT J.L., KIRBY J., DAVIDSON P. Topical corticosteroids for atopic eczema: clinical and cost effectiveness of once-daily vs. more frequent use, Br J Dermatol 2005 Jan; 152(1):130-41. Review. JUNGBAUER F.H., VAN DER VLEUTEN P., GROOTHOFF J.W., COENRAADS P.J. Irritant hand dermatitis: severity of disease, occupational exposure to skin irritants and preventive measure 5 years after initial diagnosis. Contact Dermatitis 1996 Oct; 35(4):245-51. LITTLEJOHNS P., EBRAHIM S., ANDERSON R. Prevalence and diagnosis of chronic respiratory symptoms in adults. BMJ 1989; 298(6687):182. RPA INC. Assessment of the impact of the new chemicals policy on occupational health [online]. March 2003 [cited May 2005]. Available from: www.chemicals policy.org/downloads/ImpactsOccupationalHealth.pdf. Il Chimico Italiano 31 NOTIZIE DALL’EUROPA Euro Analysis 2009 6-10 Sep 2009, Innsbruck, Austria The Impact of Analytical Chemistry on Quality of Life SCOPE OF THE CONFERENCE The program will consist of invited plenary lectures, oral contributions in parallel sessions, poster sessions, and short courses. Contributions to the following topics are welcome: Advances in Fast Analysis, Industrial Aspects, Analysis for Sustainable Chemistry, Mass Spectrometry, Bioanalytics, Material Properties and Analytics, Clinical Analysis, Nanoanalytics, Education and E-Learning in Analytical Chemistry, Process Analysis Technologies (PAT), Electroanalysis, REACH, Environment and Health, Sample Preparation, Food Quality and Analysis, Sensor Technologies, Hyphenation and Multidimensional Techniques, Separation Science, Spectroscopic Techniques. Submission of abstracts has to be done via the web-site of the conference: www.euroanalysis2009.at. IMPORTANT DEADLINES SHORT COURSES Hotel reservation A number of Short Courses will be offered by recognized experts on various topics including Sample Prepration, Quality of Measurements, Experimental Design, Pattern Recognition, and Near Infrared Spectroscopy. Participants of these courses will receive an official certificate. WEBSITE EXHIBITION The exhibition on instrumentation, analytical services, and scientific literature will form an integral part of the con- 32 ference. It will provide a unique opportunity for contacts between conference participants and exhibitors. Companies interested in presenting their products are invited to contact the exhibition organisers: med.ex GmbH, Mr Ralph Kerschbaumer Tel. ++43 512 5936-185, [email protected] Il Chimico Italiano Registration and payment: 1 August 2009 (for reduced registration fee) abstracts of participants without payment before 15 August will not be included in the Book of Abstracts 1 August 2009 (see website of the conference) Please note that all further information will only be available via the website, which will constantly be updated. Please refer to www.euroanalysis2009.at for programme details, to register, make hotel reservations and to submit an abstract. n. 2 mar/apr 2009