Come salvare il giornalismo di settore (anche dai giornalisti!)
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Come salvare il giornalismo di settore (anche dai giornalisti!)
n. xxx Editoriale di Paolo Corciulo Come salvare il giornalismo di settore (anche dai giornalisti!) Non ho mai nascosto il fatto che attraversiamo una sorta di medioevo, non solo dell’informazione ma dell’intelletto tutto, dal che i liberi pensatori sono merce più rara delle macchine per maneggiare il berillio... Non mi sorprende, allora, o non lo fa più di tanto il fatto che ci venga contestato che i nostri test sono tutti a firma “a cura della redazione”, con la motivazione che tale dizione rappresenterebbe un escamotage per una mancata assunzione di responsabilità (tutti e nessuno). Non è tanto la critica a colpirmi (le critiche sono sempre benvenute perché nel migliore dei casi evidenziano un nostro errore, nel peggiore un modo errato di interpretare le cose giuste che si fanno) quanto da un lato la totale ignoranza delle logiche editoriali, per le quali il direttore responsabile è tale proprio in quanto si assume tutte le responsabilità di ciò che viene scritto nella rivista che dirige, dall’altro una altrettanto enorme ignoranza (solo apparente?) di certe dinamiche deteriori che hanno pervaso il settore da tempo. Con una logica di figli e figliastri, quasi da committente e mandatario, il produttore/distributore Hi-Fi si è abituato a scegliersi il recensore sulla base della sua supposta benevolenza, spesso mascherata da un’altrettanto ipotetica conoscenza del marchio in questione; più volte, infatti, mi è capitato in passato che mi venisse segnalato come desiderata che tal o talaltro fossero si, loro, dei veri esperti del determinato marchio e dunque i più adatti a testarne il prodotto. Se c’è un fondo di verità (chi magari ha visitato la fabbrica e incontrato, anche più volte, ingegneri e patron di una azienda ne ha certamente compreso lo spirito), ben maggiore mi sembra il pericolo nell’indulgere in tale logica, soprattutto se esiste un’alternativa: a pensare male si fa peccato ma spesso ci si azzecca (affermazione del Cardinal Mazzarino, resa celebre da Giulio Andreotti)! Il rapporto che lega ogni tipo di potere all’informazione è stato oggetto nel tempo di ogni genere di riflessione, ultima quella di Marco Travaglio che, recentemente, nel suo “Slurp”, uno spettacolo teatrale diventato anche libro, ne traccia uno spaccato devastante. Logico supporre che, consapevolmente o meno, anche la compagine di “informatori” più o meno professionali che si occupano di diffondere il verbo Hi-Fi sia soggetta agli stessi vizi. Quel che è peggio, almeno a mia opinione, è che molti di costoro siano inconsapevoli marionette mosse da altrettanto ignari pupari, in un sistema autofagocitante che si alimenta e si distrugge, in parte e al contempo, senza quasi consapevolezza di quel che accade, vista la totale insipienza dei soggetti in gioco. Basta una semplice riprova, oggi nell’era di internet, per provare la pochezza delle cose: digitate il nome di un prodotto e verificate l’attacco del pezzo che lo descrive; troverete, come un sol uomo che recita la poesia a memoria, tanti diligenti scolaretti! Come che sia, noi con ogni sforzo e con ogni mezzo (anche quelli più impopolari) continuiamo a combattere tale stato delle cose e a cambiare gli stilemi cristallizzati di questo tipo di informazione; cito a memoria, in ordine sparso: unificazione delle prove con il superamento della divisione settaria tra prove per ascoltoni e misuroni; soppressione della prima persona, di un ego sfrenato e del culto della personalità nelle recensioni; codificazione degli ascolti e condivisione di una metodologia di analisi del prodotto... La scelta di non “tentare” l’operatore con un rapporto preferenziale con questo o quel recensore, peraltro, è secondaria alla possibilità corale, ancorché onerosa, di intervenire ognuno con la sua fetta di sapere per contribuire allo “spessore” di una prova critica che già si basa su elementi assai effimeri visto che le misure, per quanto oggettive, poco ci dicono relativamente al comportamento di un prodotto e le prove d’ascolto sono soggette a ogni tipo di influenza soggettiva. Ecco, così, che le prove “a cura della redazione” sono tutto fuorché anonime perché, anzi, sono l’essenza di quello che è SUONO, nel bene e nel male, del suo massimo tasso di conoscenza, espresso ogni volta al meglio di cui siamo in grado. C’è chi non lo capisce e chi non vuole capirlo... 3 Sommario n. xxx editoriale di Paolo Corciulo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 3 posta. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 6 antenna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 10 inside dentro la musica IFA 2015 Il grande telefonino di Paolo Corciulo. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 14 REPORTAGE MONACO HI-END 2015 La chiusura di un cerchio di Paolo Corciulo e Fabio Masia. . . . 18 LUCA AQUINO Luca Vs. Jim di Antonio Gaudino. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 32 N. 498 GIUGNO 2015 GERARDO FELISATTI Finché c’è vita... c’è musica! di Enrico Ronconi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 36 LE RIVOLUZIONI NELL’ASCOLTO di Pietro Acquafredda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 40 GRETA PANETTIERI Questo gioco mi piace di Vittorio Pio . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 44 JACK SAVORETTI All’inizio fu il ritmo di Paolo Perilli. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 48 CARLO PAGNOTTA A proposito di Umbria Jazz... di Daniele Camerlengo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 50 GOV’T MULE 20 years ago di Guido Bellachioma ed Ernesto De Pascale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 52 il negozio per la liquida di Agostino Bistarelli. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 56 I COLORI DEL SUONO FROM PSYCO TO ROCK-BLUES a cura di Guido Bellachioma. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 59 TUTTO PINK FLOYD Il fiume infinito...a cura di The Lunatics. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 60 Kenny Wayne Shepherd Geneticamente modificato blues di Guido Bellachioma. . . . . . . . . . . . . . 70 selector tutto il meglio in arrivo sul mercato GIRADISCHI Thorens TD 203 a cura della redazione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 74 LETTORE DIGITALE Yamaha CD-S2100 a cura della redazione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 78 AMPLIFICATORE INTEGRATO Denon PMA 50 a cura della redazione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 82 AMPLIFICATORE INTEGRATO NuPrime IDA 16 a cura della redazione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 86 AMPLIFICATORE INTEGRATO Technics SU- C700 a cura della redazione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 90 DIFFUSORI Jean-Marie Reynaud Abscisse a cura della redazione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 94 oltre il rock a cura di Guido Bellachioma. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 98 ESPERIENZE IN JAZZ a cura di Daniele Camerlengo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 102 SECONDO NOI LA CLASSICA di Tito Gray de Critoforis . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 106 speciale amato mio lp a cura di Carlo D’Ottavi. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 110 cut ‘n’ mix Concerti | Cinema | Libri | Società | Arte . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . 116 inside di Paolo Corciulo e Fabio Masia La chiusura di un cerchio 33 anni fa partiva l’avventura di un gruppo di carbonari tedeschi. Oggi è diventata la mostra più importante del mondo per il segmento dell’audio di qualità, insidiando con una formula nuova quel primato che per lunghi anni è stato del Consumer Show. S e si ha la dabbenaggine di aver vissuto l’ambiente dell’HiFi nell’ultima ventina d’anni (e chi scrive, modestamente... lo nacque) e si esamina il percorso compiuto dalla mostra Hi-end tedesca, non si troverà nulla di non condivisibile nel tragitto che l’ha traghettata dalla dimensione totalmente Hi-end del Kempinski Hotel di Francoforte all’ambiente fieristico del M.O.C. di Monaco. Non si può dire altrettanto del ramo Hi-end del 18 SUONO giugno 2015 CES, parzialmente caduto in disgrazia dopo il tentativo di diventare costola, rigettata, della più sfarzosa manifestazione dell’elettronica mondiale; o del più modesto, e informe, Top Audio, la cui sorte e sul cui giudizio i lettori di SUONO sono già edotti. Quel che non dicono le aride cifre (come si sa, mezzo pollo per ogni italiano non vuol dire che ogni italiano mangia mezzo pol- Munich High End 2015 lo!), che pure parlano di un successo senza precedenti se si tiene conto del periodo certo non prospero vista la congiuntura internazionale (27.610 mq di esposizione, + 4%; 506 espositori, + 12%; 20.637 visitatori, + 16%), è la direzione di questo sviluppo. Ad esempio, si predilige il business (i visitatori professionali sono stati 6.588, con un + 22% che si è largamente percepito nella giornata dedicata ai professionisti) e il 4% di incremento nella superficie fa riferimento, in realtà, più ai padiglioni del piano terra, quelli delle esposizioni statiche o comunque più consumer, che alla parte Hi-end delle salette ai piani superiori che, al contrario, di anno in anno, va leggermente restringendosi... Nulla che non venga spiegato dalle statistiche GFK (vedi nelle pagine precedenti), anche se certamente si tratta di dati che, a voler essere generosi, confermano che l’alta fedeltà sta cambiando pelle e che il salone di Monaco, essendosene accorto, cambia di conseguenza! Quel che sembra a me, umile servitore del settore, è che i costruttori di quel particolare segmento definito Hi-end, a fronte dei robusti cambiamenti nelle modalità di fruizione della musica, abbiano finito di perdere la bussola. Complice la decisione di Philips di mettere in pensione la meccanica CDM Pro2 - sarà difficile non solo progettare nuovi lettori CD (e infatti ce n’erano pochissimi) ma anche effettuare l’assistenza a quelli attuali - la gerarchia della sorgente può essere oggi declinata attraverso il giradischi (e non molti hanno le competenze meccaniche per farlo) o attraverso lettori streaming e convertitori USB. Per i primi le competenze e la concorrenza con il settore informatico rendono ardua la possibilità di essere competitivi mentre per i secondi l’omologazione uccide l’individualità o la rende possibile a caro prezzo. Più in generale sembra che, nonostante diversi marchi Hi-end siano ora svincolati nella proprietà dai padri padroni di un tempo, il prodotto Hi-Fi non sappia omologarsi alle regole del prodotto di lusso, al ruolo di status symbol e ai servizi che ne conseguono. “Rinnovarsi” è stato quasi univocamente interpretato con un florilegio di colori immemore della lezione - persino i Vanzina lo avevano capito - che se sotto al vestito non c’è niente… tale resta! È un po’ poco per rendere meno criptico il segmento dell’Hi-end e, se proprio si deve muovere una critica alla manifestazione, è quella che, in barba al pur florido mercato delle cuffie e dei lettori portatili (di cui c’era vasta rappresentanza), della generazione M si son perse le tracce mentre i visitatori sono tutti uomini coi capelli grigi (quando hanno i capelli…), quest’anno un po’ più grigi rispetto a quello passato. Insomma: i vizi di sempre del settore! Cionondimeno, Monaco è ciò che il Top Audio non è mai riuscito ad essere, ovvero un crocevia del mondo in cui si incontrano domanda e offerta, dove la vetrina e il panorama sono rappresentativi di un panorama internazionale e dove, e questo non guasta mai, c’è comunque abbastanza cultura di settore da far suonare bene una sufficiente percentuale di sistemi, in barba alle difficoltà ambientali. Con buona pace dei molti esuli italiani che, pur essendo orfani di una mostra nazionale, ne hanno trovata un’altra a poche ora da casa e/o con pochi travagli in più. Nelle pagine che seguono, un primo assaggio... I numeri ci danno torto (a tutti!) Secondo le fonti ufficiali dell’organizzazione, gli end user (i consumatori) che hanno visitato il Monaco Hi-end sono stati quest’anno 14.079, qualcosa di meno considerando che il biglietto, cumulativo per più giornate, avrà certamente visto qualcuno reiterare la sua visita. Un numero molto esiguo rispetto ai dati forniti dal Top Audio (dati, però, viziati dalla necessità di testimoniare ogni anno un incremento del dato base e, dunque, totalmente privi di fondamento), soprattutto se si considerano le dimensioni del mercato tedesco, circa 8/10 volte più grande di quello italiano. Vale allora anche per il Monaco Hi-end la riflessione che a suo tempo facevamo per il mercato italiano: o tutto questo dispiegarsi di forze è in gran parte un bluff e si vende meno che un esemplare di ogni prodotto a catalogo, oppure anche una manifestazione pur di acclarato successo come quella tedesca rappresenta solo in parte l’anima del mercato e di chi lo anima. Se entrambe le affermazioni sono vere almeno in parte (la seconda più che la prima), sarà il caso che ognuno di noi metta in atto tutte le strategie necessarie per intercettare quella parte nuova del mercato che non passa più per i nostri radar. Non è ancora troppo tardi... Paolo Corciulo SUONO giugno 2015 19 inside i colori del suono di Nino Gatti, Stefano Girolami, Danilo Steffanina, Stefano “Mr. Pinky” Tarquini, Riccardo Verani Il Fiume Infinito Partendo dalle primissime outtake, la storia sonora dei Pink Floyd attraverso il loro lunghissimo viaggio, in cui la band ha sfruttato al meglio le possibilità tecniche di ogni epoca e studio in cui hanno inciso… particolare non indifferente ai cultori musicali di SUONO. I Pink Floyd compiono ufficialmente cinquant’anni di vita nel 2015 e lo fanno nel migliore dei modi. Il 7 novembre 2014 hanno pubblicato “a sorpresa” The Endless River, quindicesimo disco in studio, vent’anni dopo The Division Bell, che ottenne il primato in classifica in diverse nazioni, grazie anche al tour mondiale “dei record”, a cui assistettero quasi sei milioni di spettatori. The Endless River è il tributo ufficiale che Gilmour e Mason hanno voluto riservare a Richard Wright, amico e membro storico dei Pink Floyd, scomparso il 15 settembre 2008, la cui morte improvvisa lasciò sgomenti tutti i loro fan. Questa volta il successo è stato ancora più clamoroso in quanto il nuovo album non ha usufruito del tour promozionale, arrivando ugualmente al primo posto della classifica in più di venti nazioni, primato mai raggiunto in precedenza. Due anni fa il tour mondiale di Waters con The Wall ha stracciato tutti i record al botteghino, mentre il 6 marzo 2015, all’annuncio dei dieci concerti europei di Gilmour, a nove anni dal tour mondiale che promosse On 60 SUONO giugno 2015 An Island, suo terzo lavoro solista, i fan europei hanno risposto con il tutto esaurito… raggiunto dopo una manciata di secondi dall’inizio della prevendita ufficiale, anche tra qualche polemica sui metodi utilizzati! È lecito attendersi d’ora in poi soltanto operazioni commerciali di ristampa, al massimo qualche pubblicazione dai loro fornitissimi archivi audio come, ad esempio, le loro prime registrazioni in studio della primavera 1965 e altre tracce, in studio e dal vivo, fino al 1994. Nino Gatti, Stefano Girolami, Danilo Steffanina, Stefano “Mr. Pinky” Tarquini, Riccardo Verani – cinque appassionati italiani che, conosciuti come The Lunatics, insieme possiedono una delle più vaste collezioni di dischi rari e memorabilia dei Pink Floyd al mondo, autori del libro Il Fiume Infinito - Tutte le canzoni dei Pink Floyd (Giunti, 2014) – ci raccontano la discografia floydiana di Syd Barrett, David Gilmour, Nick Mason, Roger Waters e Richard Wright, rigorosamente in ordine cronologico... cut ’n’ mix concerti | cinema | libri | società | arte Kurt Cobain chi era costui? L’andatura è barcollante, Kurt Cobain non riesce a tenere in braccio la sua bambina e, davanti alla videocamera, tenta un’improbabile difesa affermando: “Non sono fatto, lo giuro. Sono solo stanco”. È del tutto evidente che la sua non è stanchezza: trema, ciondola, lotta contro il torpore... Soprattutto, si vede il suo imbarazzo, la sua impotenza di fronte a quel mostro senza occhi che è la droga. Kurt Cobain è stato questo e molto più; ora è anche un libro e, soprattutto, Montage of Heck, il primo documentario completamente autorizzato su una leggenda della musica, fortemente voluto dalla figlia e presentato in anteprima mondiale alla 65° edizione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino. Kurt Cobain, cantante, chitarrista e autore dei testi dei Nirvana, a vent’anni dalla sua morte (21 per essere precisi: 5 aprile 1994) rimane ancora un’icona, una figura capace di ispirare una generazione. Appartiene anche lui al cosiddetto Club 27 (il club che raduna gli artisti scomparsi prematuramente all’età di 27 anni: Brian Jones, Jimi Hendrix, Janis Joplin, Jim Morrison). Il 116 SUONO giugno 2015 documentario può essere definito un’opera monumentale in quanto ha impiegato la bellezza di otto anni per vedere la luce. Ciò che probabilmente ha spinto Frances Bean, la figlia di Kurt, a mettere a disposizione del regista quattromila pagine di note, racconti, schizzi e fotografie appartenute a Cobain è stato il desiderio di “recuperare il tempo che non ho avuto con mio padre”. Avuto accesso agli archivi personali e di famiglia del cantante, il regista Morgen ha tolto il velo a materiale in grado di documentare in modo implacabile gli alti e bassi emotivi vissuti dal musicista e ha celebrato il suo spirito creativo mai disponibile ai compromessi, includendo il motivo ispiratore del titolo del film, un “collage sonoro” risalente al 1988, che ha intitolato Montage of Heck. Inciso da Cobain su un registratore a quattro tracce, il brano è una libera composizione di canzoni, registrazioni manipolate di trasmissioni radiofoniche, provini e suoni disparati creati dallo stesso artista. Utilizzando produzioni, fotografie, giornali e album di famiglia come ispirazione, gli autori hanno realizzato animazioni originali per illustrare alcuni dei passaggi più importanti della vita del cantante di Aberdeen, in un tragico crescendo cha va dai primi psichedelici schizzi di Cobain bambino, affetto da iperattività, a quelli del Cobain adulto. Il film è arricchito da una dozzina di canzoni ed esibizioni dei Nirvana, oltre che da alcuni brani originali di Cobain mai diffusi prima (come la cover dei Beatles And I Love Her). Un materiale tanto ricco che in un primo momento Morgen avrebbe voluto affidare alla sola voce di Cobain, lasciando fuori le testimonianze di amici e familiari. Ciò che lo ha costretto a cambiare idea è stata l’entrata della figlia nel progetto. Ecco dunque sfilare per la prima volta davanti alla lente dell’obiettivo gli affetti più intimi del cantante: la sorella Kim, la madre Wendy e il padre Donald, “colpevoli di essersi sposati troppo in fretta”, come spiega la stessa Wendy, “perché sembrava la cosa più giusta da fare”.Ai genitori tocca il compito di raccontare gli anni dell’infanzia di Kurt passata nell’ambiente depresso di Aberdeen, nello stato di Washington, accompagnando gli spettatori in un tuffo nel passato quando Kurt era solo un bambino di due anni, felice come tutti i bambini, con il suo caschetto biondo e “in cerca di amore e attenzione”. Cobain appariva chiaramente talentuoso, oltre che ipersensibile, iperattivo e perfezionista all’eccesso. Guidato da una creatività sconfinata, cominciò a scrivere, disegnare e comporre musica già da giovanissimo. Idealizzato dalla madre e sminuito dal padre, Cobain è entrato in contatto con il punk rock come un qualunque adolescente irrequieto. “Un amico… mi registrò un paio di raccolte su cassetta”, raccontava in un’intervista. “Mi ha completamente sconvolto. Quella musica riusciva a esprimere perfettamente il mio pensiero civile e politico. Una rabbia che avevo vissuto come un’alienazione. Ed è in quel momento che ho capito che si trattava di quanto avevo sempre sognato di fare”. In poco tempo Cobain, il bassista Krist Novoselic e il batterista Dave Grohl hanno iniziato a guidare una stagione musicale che ha stravolto il rock, trovandosi a fare i conti con la propria tensione all’autodistruzione. Da tempo incline alla depressione, Cobain cominciò a sperimentare l’eroina fino a divenirne dipendente. Di pari passo con il successo, sono cresciuti così la sua dipendenza dalle droghe e i comportamenti autolesionisti. “È un’etichetta stupida e superficiale quella di decretare il successo di un gruppo, senza che i suoi membri lo vogliano veramente”, le parole dette all’epoca a un giornalista da Cobain. “Siamo pronti a distruggere la nostra carriera in ogni momento”. Il controverso matrimonio di Cobain con la musicista Courtney Love fa seguito al suo passato: nato da un matrimonio disastrato e una famiglia sfasciata, il sogno di una vita era di creare una famiglia di cui ha sempre sentito la mancanza durante l’adolescenza: “Mi vergognavo dei miei genitori. Non riuscivo più a guardare in faccia alcuni dei miei compagni di scuola perché desideravo disperatamente avere una famiglia normale. Mamma, papà. Volevo quel tipo di sicurezza e lo rinfacciai ai miei genitori per parecchi anni”. La coppia fece un tentativo di trovare una dimensione più tranquilla, soprattutto dopo la nascita della loro unica figlia, Frances Bean, ma la tragedia non ha mai smesso di seguirli. Tormentato dalla dipendenza, da inspiegabili quanto atroci disturbi fisici e da una mente perennemente inquieta, Kurt non è stato in grado di sfuggire ai problemi che lo avevano ossessionato fin dall’infanzia e si è tolto la vita. Montage of Heck è un’immersione nelle viscere della vita e della carriera di Cobain, attraverso la lente di filmini casalinghi, registrazioni con i Nirvana, opere d’arte, fotografie e giornali. Il documentario avvicina il pubblico alla vita, all’arte e all’anima di Kurt, creando un contatto indimenticabile con una figura capace di ispirare una generazione. Nel 1991 i Nirvana, band di Seattle, pubblicano il primo singolo di successo Smells Like Teen Spirit, travolgendo l’universo musicale con un suono in grado di entrare nella storia di un decennio. Kurt Cobain, cantante, chitarrista e autore dei testi del “gruppo simbolo della Generazione X”, diventerà una delle voci più ascoltate del suo tempo, con canzoni che sono state un’incredibile combinazione di nichilismo ed estasi. Solo tre anni dopo la sua morte.... Rocco Mancinelli LIBRI Marcel Feige Il romanzo di Kurt Cobain Edizioni Sonda 196 pagg. – 14 euro Chi era davvero Kurt Cobain? E cosa ha lasciato ai milioni di fan in tutto il mondo che continuano ad ascoltare le sue canzoni, andare in pellegrinaggio nei posti in cui ha vissuto e trarre ispirazione dai suoi testi? Marcel Feige ci fa entrare, senza voyeurismo né luoghi comuni, nella vita di un musicista outsider e ribelle e nella sua ricerca interiore durata 27 anni, scandita da quei brani che hanno cambiato per sempre la storia della musica rock. Con il commento dei testi più belli e poetici dei Nirvana, la cronologia e l’elenco di tutti i loro album. Brett Morgen SUONO giugno 2015 117 Il direttore responsabile e quello tecnico di SUONO esplorano le nuove frontiere dell’audio Più si riesce a guardare indietro, più avanti si riuscirà a vedere. Abbonati a SUONO ed entra nel nostro immenso archivio online, dove troverai tutti i numeri digitali della rivista dal 1971 ad oggi. La storia dell’Hi-Fi non avrà più segreti per te! www.suono.it/Campagna-abbonamenti 60,00 euro Un anno con SUONO tutto incluso CAMPAGNA ABBONAMENTI 2015 per info [email protected] Winston Churchill