La Signora del Mistero

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La Signora del Mistero
Mensile di letteratura
e illustrazione
per il mondo dell’infanzia
numero 315 - settembre 2014 - € 8.00
in questo numero:
Editoriale di Barbara Schiaffino.........................................................................................
pag. 05
Illustratore di copertina: Fuad Aziz di Walter Fochesato ....................................
Libri d’artista di Walter Fochesato ..................................................................................
pag. 06
pag. 09
Libri da museo, libri da gustare di Martina Russo
Dalla scuola/ Libri in scena di Gabriella Zammataro .............................................
pag. 12
In musica di Ata Pappalardo
Carolina Invernizio: la signora del mistero di Carla Ida Salviati .....................
D i rezione sogni. Incontro con Andrea Satta di Anselmo Roveda ..................
pag. 16
pag. 19
Verso Mori - Il festival “Ci sarà una volta”
Flashbook - Letture a ciel sereno di Martina Russo
InCantaStorie
p e riodico mensile, anno XXXIII, n. 315 - settembre 2014 R e g .Tri b . di Genova n° 40 del 2.12.82 - ISSN 1828/5015
- Dire t t o re Responsabile B a r b a ra Schiaffino Dire z i o n e, re d a z i o n e, amministrazione e pubblicità Feguagiskia’studios, via Crosa di Vergagni 3r,
16124 Genova, tel. 010/275.75.44,fax 010/25.10.838 [email protected] - Stampa Tipolitografia
ME.CA., Recco (Ge)
In ricordo/ Emilio Vigo di Walter Fochesato ..............................................................
pag. 23
Bibliotecario fatto libro di Francesco Langella
GRANDE GUERRA
La Patria chiama. Emigrazione e libri per l’infanzia di Lorenzo Luatti .....
pag. 26
Notiziario ...........................................................................................................................
Libri .......................................................................................................................................
Collane .................................................................................................................................
Vetrina / le recensioni ..................................................................................................
pag. 30
pag. 34
pag. 36
pag. 38
Direttore:
Barbara Schiaffino
Coordinamento redazionale
Walter Fochesato, Anselmo Roveda
Hanno collaborato a questo numero:
Alessandra Carli
Vania Imbrogiano
Francesco Langella
Lorenzo Luatti
Vanessa Niri
Francesco Oliva
Mara Pace
Francesca Pagano
Ata Pappalardo
Zelia Pastore
Anna Pedemonte
Giovanna Riccobaldi
Martina Russo
Vera Salton
Carla Ida Salviati
Gabriella Zammataro
GLI INDIRIZZI DEL LIBRO
E DELLA LETTURA
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ILLUSTRATORI
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LIBRERIE E BIBLIOTECHE
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DEI FINALISTI 2014
DEL PREMIO ANDERSEN
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30 edizione
dedicato a Roberto Denti
C o p e rtina di Fuad Aziz
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Estero (Paesi extra Europa) Air Mail Euro 120,00
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UNIONE STAMPA PERIODICA
ITALIANA
ANDERSEN
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LETTERATURA
La signora
del mistero
A Carolina Invernizio,
regina inconstrata del romanzo popolare,
è dedicato un recente studio di Anna Levi.
di Carla Ida Salviati
“Or eccovi come preparo e
scrivo il mio romanzo. Prima di
tutto cerco il “titolo”, perché, per
quanto si dica, il “titolo” esercita
una specie di suggestione sui lettori, dai più semplici ai più eletti, ed
un bel “titolo” è la metà del successo di un ro m a n zo popolare .
Trovato il titolo, mi si presenta
subito dinanzi alla fantasia la visione del quadro che sto per mettere
in scena. La località, ove dispongo
i miei personaggi, l’ho da lungo
tempo studiata, sia un mercato,
una cantina, una soffitta od un
salotto […]; per soggetto, un
“fatto vero” di cronaca o che per
caso ho conosciuto […] per la cornice ed accessori, tutte persone e
cose che realmente esistono…” .
A riflettere con siffatta lucidità
sulla propria scrittura è la regina
incontrastata del romanzo popolare, Carolina Invernizio, il più
straordinario esempio italiano di
selfhelpismo letterario, in un’epoca in cui non si poteva contare sull’ausilio di esperti di marketing né
su strategici passaggi televisivi.
L’ineffabile Carolina aveva certo il
sostegno promozionale dell’editore Salani (a lei debitore di non
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ANDERSEN
poca fortuna commerciale), il
quale però non si vide mai costretto a mettere in moto armi pubblicitarie eccezionali per convincere
frotte di lettori ad accaparrarsi le
storie trucide della scrittrice. I
suoi romanzi, come si dice, correvano da soli.
L’intervista citata in apertura
uscì tra il dicembre 1903 e il febbraio 1904 sulla rivista culturale
torinese “Fo ru m” per opera di
Speker, pseudonimo di Giovanni
Bertinetti. Essa appare ora riesumata, assieme ad una marea preziosa di altra documentazione, da
Anna Levi per Si pecca ad ogni
pagina. Le due vite di Carolina
Invernizio (Bibliografia e Informazione, 2014). Ancora una volta,
dopo gli affondi nel catalogo
Salani e la biografia di Delly, Anna
Levi ci regala un libro che si legge
come un romanzo, intriso di passione storica e di un’ironia talvolta
lieve e talvolta non priva di sottile
ferocia.
Leggerezza e crudeltà, se sono
parole apparentemente inconciliabili, peraltro si addicono assai
all’Invernizio e al personaggio che
abilmente ella seppe cucirsi addos-
so, tenendo ben separata la rispettabile signora Qu i n t e r n o - Invernizio, borghese dedita alla carità, dall’immagine che se ne andava costruendo il pubblico avvezzo
a frequentarla attraverso storie
intrise di delitti, infamie, violenze,
orrori, fantasmi e perdizioni senza
remissione…
Certamente il bel titolo che
l’ e d i t o re ha attribuito al saggio
della Levi (memore, forse, dei
sapienti consigli della In ve r n izio…) induce a percorrere proprio
la strada della doppiezza, della
netta cesura tra vita ed arte che, se
a noi ora appare ovvia, non sempre
lo è per il lettore ingenuo, quale
era, almeno per gran parte, il
destinatario dei romanzi della
Invernizio. Non si pensi, d’altronde, che il “lettore ingenuo” sia
relegabile solo ai decenni lontani
della prolifica Carolina: i meccanismi di identificazione e di sovrapposizione tra interprete e personaggio funzionano ancora oggi
per il cinema e per la televisione
popolare, dove non di rado il
carattere dei personaggi delle fiction tende a restare incollato agli
attori-interpreti, che infatti soven-
te non riescono più a liberarsene.
A differenza di Delly - l’altro
fenomeno editoriale cui Anna
Levi ha dedicato le sue ricerche attorno alla elegante signora
Quinterno nata Invernizio sono
state scritte molte pagine, anche
da parte di illustri italianisti come,
tra gli altri, Barberi Sq u a ro t t i ,
Franco Contorbia, Antonia Arslan, senza tralasciare gli affondi di
Umberto Eco e allievi nel saggio
Carolina Invernizio, Matilde Serao,
Liala (1979) e senza dimenticare
che le è stato dedicato un convegno nel 1983, con nomi importanti di relatori e con atti curati da
Davico Bonino. Oltre all’onore di
tali penne, la Nostra può anche
vantare una lunga lista di epiteti
coloriti e di espressioni dispregiative che ne fanno, con buona probabilità, la scrittrice più insultata
della letteratura italiana, paragonata ad una gallina nella più famosa metafora che per lei è stata
coniata, oppure evocata da una
mucca (onesta, generosa di latte,
ma pur sempre solo una mucca) in
un celebre Carosello di una grande
industria casearia. E quando non
lei direttamente, si sono dileggiati
“
i suoi lettori, tutti rapportati a
portinaie, fantesche, sartine…
Insomma, a fronte di un successo
senza precedenti e (fino ad oggi)
senza successori, la signora Invernizio è stata in genere identificata come un’innocua fattrice di
turpitudini a buon mercato destinate a palati semplici ed impressionabili.
Basta una tale valutazione di
merito a giustificare la fama planetaria di Carolina Invernizio, la fortuna editoriale (milioni di copie,
decine di traduzioni…), la durata
nei decenni delle riedizioni e delle
ristampe di titoli celeberrimi
(come Il bacio di una morta, ancora riproposto da Einaudi nel
2008)? Ovviamente non basta,
anche se la critica più schizzinosa
si è divertita piuttosto a sbeffeggiare che a capire.
Forse, come Anna Levi ci suggerisce con questo suo bel saggio,
il segreto di una così immediata,
profonda e consolidata fedeltà di
una miriade di lettori sta proprio
nella doppiezza e nell’ambiguità di
una scrittura che tanto dice quanto cela. Quello che dice, e spesso lo
proclama fin dai titoli, è materia
Or eccovi come preparo e scrivo il mio romanzo.
Prima di tutto cerco il “titolo”, perché , per quanto si dica,
il “titolo” esercita una specie di suggestione sui lettori,
dai più semplici ai più eletti...
che riguarda la morte, i misteri, il
delitto, l’odio, la resurrezione…
tutti argomenti da manuale del
noir se non addirittura dell’horror.
C’è poi quello che promette in
titoli più torbidi come Amori maledetti, Passione mortale, L’amante del
ladro, La via del peccato, Peccatrice
moderna: lo svolgimento delle
trame - almeno per i nostri gusti
ormai avvezzi all’esplicito - rimane
sempre entro i confini della decenza, affidato tanto alla rapidità della
scrittura quanto all’emersione di
una sensualità, e talvolta persino di
un erotismo, oculatamente distribuiti tra i personaggi destinati alle
peggiori, sacrosante, inevitabili e
ben attese punizioni. Càpita però
che l’emersione non sia poi sempre
del tutto controllata, come nel
passo che Anna Levi sceglie per
darci un esempio “dell’abbandono” e persino “del piacere” con cui
l’ottima signora Quinterno nata
Invernizio “racconta mondi depravati” che, ad onor del vero, non
avrebbe neppure dovuto lontanamente immaginare: “Si era gettata
indietro i lunghi capelli e mostrava
il viso maliardo, animato dagli
occhi accesi, febbrili, che le spicca-
vano stranamente nel bruno pallore delle guance. La sua veste slacciata mostrava il seno, fremente,
palpitante, che pareva scoppiarle
nel busto” (La vendetta di una
pazza, Salani, 1894).
L’ a u t o re cui immediatamente
rimanda una tale descrizione è
Emilio Salgari, che con la proba
C a rolina condivide la sterminata
fama, l’affetto incondizionato dei
lettori nonché una certa “aria del
tempo”, alla quale non era estraneo
un erotismo tenuto sotto traccia e
pronto a disvelarsi alla prima caduta di controllo. Anche il Capitano,
come ben si sa, si trovò a subire il
d i s p rez zo e a ad inseguire una
rispettabilità, morale e materiale,
che purtroppo non riuscì mai a
vedersi riconosciuta. Da un tale
confronto, peraltro, l’ In ve r n i z i o
uscirebbe vittoriosa, capace come è
stata di dominare perfettamente le
sue “due vite”, pilotandole con
gestione sapiente fino a guadagnarsi funerali solenni quando, nel
1916, passò a miglior vita. “Figlia
del suo tempo e della sua classe,
politicamente incorretta, codina,
reazionaria, spensierata razzista
inconsapevole - scrive Anna Levi -
”
l’Invernizio fu un’abilissima scrittrice, pietra miliare [...] della letteratura italiana […] D’accordo, non
fu un Ma n zoni in gonnella” e tuttavia “si può affermare, senza timore
di essere smentiti, che questa donna
fu e rimane lo scrittore italiano più
letto al mondo”.
Certo questo non basta per
additarla fra i grandi. Basta senz’ a lt ro però ad annoverarla, come
vogliono Galeotti e Scaraffia, tra le
101 donne che “hanno fatto grande l’Italia”. 
In queste pagine:
ritratto fotografico
e riproduzione della firma
di Carolina Invernizio.
ANDERSEN
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