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Scarica l`edizione di Settembre
la Biblioteca di via Senato
Milano
mensile
anno I
n.5 – settembre 2009
La vera storia
della nostra
fantascienza
matteo noja
Von Humboldt,
un naturalista
dimenticato?
marco respinti
Quel prezioso
Conconi è più
di una chicca
franco sciardelli
LA PIASTRA DA BORSETTA
LISCIO PERFETTO QUANDO E DOVE VUOI
Tutto quello che le donne hanno sempre desiderato da una piastra da oggi diventa portatile.
Performance, sicurezza, tecnologia, semplicità e velocità entrano nella loro borsetta
e le seguono per tutta la giornata, o anche in viaggio.
Bellissima MINI diventerà la loro piastra da borsetta, sempre a portata di mano.
The only sensible thing to do with
is to
them.
LISCIO PERFETTO
Sir Richard Branson’s proceeds from the photo shoot were donated to the Virgin Unite foundation. www.virginunite.com
LISCIO O M
O
OSS
Sir Richard Branson, entrepreneur extraordinaire and adventurer.
His never ending quest for the next big idea brings
him to the inspirational solace of Necker, his island.
He always travels with Samsonite ProDLX,
the only bag that can keep up with him.
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la Biblioteca di via Senato - Milano
MENSILE
DI
BIBLIOFILIA
–
ANNO
I
–
N.5
–
MILANO,
SETTEMBRE
2009
Sommario
4 Avvistamenti e riviste
LA VERA STORIA DELLA
NOSTRA FANTASCIENZA
di Matteo Noja
14 Anniversari in mostra
VON HUMBOLDT,
NATURALISTA
DIMENTICATO
di Marco Respinti
17 inSEDICESIMO – Le rubriche
APPUNTI DALL’IFLA,
FORUM UNESCO,
CATALOGHI, LIBRI D’ARTE,
MOSTRE, RECENSIONI,
APPUNTAMENTI
34 La Scapigliatura in mostra
QUEL PREZIOSO CONCONI
PER CELEBRARE CREMONA
di Franco Sciardelli
38 I Libri illustrati
FRANCO SCIARDELLI,
SIA DETTO PER INCISO
di Chiara Nicolini
42 Il libro ritrovato
INTERVISTA SURREALE
A PITIGRILLI
di Chiara Bonfatti
44 La fiera letteraria
IN MACCHERONEA
di R. Obredi
47 Novità in collezione
UNA RACCOLTA
SEMPRE PIÙ RICCA,
OGNI MESE
di Chiara Bonfatti, Giacomo
Corvaglia e Annette Popel Pozzo
36 Dalla nostra fanta-mostra*
INVENZIONI STRABILIANTI
E SCIENZE IMMAGINARIE
di Fabio Pagan
* tratto dal catalogo BvS della mostra
“Dalla terra alle stelle”
Consiglio di amministrazione della
Fondazione Biblioteca di via Senato
Marcello Dell’Utri (presidente)
Giuliano Adreani, Carlo Carena,
Fedele Confalonieri, Maurizio Costa,
Ennio Doris, Paolo Andrea Mettel,
Fabio Perotti Cei, Fulvio Pravadelli,
Carlo Tognoli
Direttore responsabile
Angelo Crespi
Segretario Generale
Angelo De Tomasi
Fotolito e stampa
Galli Thierry, Milano
Collegio dei Revisori dei conti
Achille Frattini (presidente)
Gianfranco Polerani,
Francesco Antonio Giampaolo
Referenze fotografiche
A. Saini,
Milano
Fondazione Biblioteca di via Senato
Elena Bellini segreteria mostre
Chiara Bonfatti sala Campanella
Sonia Corain segreteria teatro
Giacomo Corvaglia sala consultazione
Claudio Ferri direttore
Luciano Ghirelli servizi generali
Matteo Noja conservatore della
Biblioteca
Donatella Oggioni responsabile teatro
e ufficio stampa
Annette Popel Pozzo responsabile
del Fondo Antico
Gaudio Saracino servizi generali
Stampato in Italia
© 2009 – Biblioteca di via Senato
Edizioni
Tutti i diritti riservati
Ufficio di redazione
Matteo Tosi e Gianluca Montinaro
Progetto grafico e impaginazione
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Direzione e redazione
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Bollettino mensile della
Biblioteca di via Senato Milano
distribuito gratuitamente
L’editore si dichiara disponibile
a regolare eventuali diritti
per immagini o testi di cui
non sia stato possibile reperire
la fonte
Immagine in copertina:
Ugo Mioni, Il giro del mondo in
24 ore, Roma, Mondadori,
[1920], ill. di Yambo
Questo periodico è associato alla
Unione Stampa Periodica Italiana
Reg. Trib. di Milano n. 104 del
11/03/2009
la Biblioteca di via Senato - Milano
MENSILE
DI
BIBLIOFILIA
–
ANNO
I
–
N.5
–
MILANO,
SETTEMBRE
2009
Editoriale
i è da poco concluso a Milano il congresso
dell’IFLA. Argomento delle sue numerose
conferenze e dei molteplici incontri
il concetto di “beni culturali”, intesi in senso lato,
«come accesso alla conoscenza del passato per
costruire il futuro della società». Nei giorni della
manifestazione milanese tutti i giornali hanno
dedicato molta attenzione al mondo delle
biblioteche. Tra i tanti articoli, uno di Armando
Torno, comparso sul Corriere della Sera del 28
agosto scorso, ha destato interesse per alcune
considerazioni sulla Cina e sull’ampiezza
delle sue risorse culturali e bibliotecarie.
Mentre nel mondo occidentale si dibatte sulla
fine del diritto d’autore di fronte alle nuove risorse
tecnologiche e alla massiccia utilizzazione della
rete – non riuscendo però a trovare una soluzione
convincente, basti come esempio il caso della
“book research” in Google –, in Cina ci si appresta
a digitalizzare tutte le fonti culturali, orientali
e occidentali, per preservare e consegnare
ai posteri in maniera più sicura e facile tutto
il sapere ereditato dal passato. Una sorta di infinita
Biblioteca di Babele si sta così realizzando
all’ombra della grande muraglia (la cui costruzione
S
fu fortemente voluta – come tramanda Borges in
Altre inquisizioni – dal primo imperatore cinese,
Shih Huang Ti, il quale, contemporaneamente e
altrettanto perentoriamente, dispose che venissero
dati alle fiamme tutti i libri scritti prima di lui).
Il problema della conservazione, della
promozione e della trasmissione del nostro
patrimonio culturale sarà il fulcro della scena
politica e sociale dei prossimi anni.
Per ora va segnalato che si stanno sviluppando,
autonomamente e spesso al di fuori dei circuiti
istituzionali, moltissimi progetti che riguardano
il tema delle biblioteche digitali, già da tempo
al centro degli interessi della comunità scientifica
internazionale. Quasi si stesse compiendo
la profezia lanciata da Roberto Vacca poco meno
di quarant’anni fa nel suo Medioevo prossimo
venturo, numerosi copisti informatici, per lo più
volontari, si prodigano per salvare sulla rete i testi
chiave della nostra cultura, ripercorrendo le orme
dei monaci medievali e preparando con futuribili
tecnologie un nuovo Rinascimento: non sembra
proprio un caso che alcuni di questi progetti
portino il nome dei primi grandi maestri
stampatori come Gutenberg e Manuzio.
settembre 2009 – la Biblioteca di via Senato Milano
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Avvistamenti e riviste
LA VERA STORIA DELLA
NOSTRA FANTASCIENZA
Gli “altri mondi” in cinquant’anni di editoria italiana
MATTEO NOJA
estate, complici le vacanze e la frequentazione
di luoghi ancora incontaminati o meno inquinati delle nostre città, di notte si volgono più
facilmente gli occhi al cielo per vedere le stelle. Al di là di
intenzioni romantiche, le stelle, anche quelle non cadenti, sono uno spettacolo affascinante; di fronte al loro brillare sterminato, molte coscienze si sono turbate: dall’antichità ai nostri giorni, sempre l’uomo è rimasto ammaliato da questo spettacolo.
Insistendo lo sguardo verso di loro, può sorgere, legittima, una domanda: ma siamo veramente soli nell’universo? In questi ultimi tempi anche gli scienziati, nonostante il loro innato ma motivato scetticismo, ci dicono che per la legge dei grandi numeri è realmente possibile che esistano nell’universo altre forme di vita intelligenti, altri pianeti abitati. Difficile è
per gli scienziati – fisici, astronomi,
biologi – accettare che queste vite
intelligenti possano intraprendere
viaggi di migliaia di anni-luce per
venirci a trovare.
Eppure, ogni estate – negli ultimi tempi sempre più frequentemente – si possono effettuare, guardando
tra le stelle, nel cielo, avvistamenti di
Ufo ed extraterrestri. L’estate del
2009 non fa eccezione con molteplici
fenomeni osservati in tutta Italia, dal
Piemonte alla Sicilia.
D’
Oltre il cielo : Missili e razzi. Anno II
[1960], n. 23, ill. di Curt Caesar
Urania. Avventure nell’universo e nel
tempo. N. 1, ill. di C. Caesar
Per di più, questa estate bisogna meditare sulle parole di José Gabriel Funes, direttore della Specola vaticana, che a maggio, in un’intervista all’Osservatore romano ha
affermato: «È possibile credere in Dio e negli extraterrestri» e «si può ammettere l’esistenza di altri mondi e altre
vite, anche più evolute della nostra, senza per questo mettere in discussione la fede nella creazione, nell’incarnazione e nella redenzione».
E inoltre, da giugno, continua a far discutere la decisione del governo di Sua Maestà britannica di rendere
pubblici gli archivi segreti sugli Ufo – gli archivi chiamati
X-Files – zeppi di resoconti di avvistamenti, testimonianze oculari e racconti di “prelievi” da parte di alieni.
Ma non sempre è necessario
dotarsi di potenti cannocchiali o telescopi per poter avvistare esseri d’altri
mondi o astronavi a forma di sigaro o
di scodella rovesciata. Nella nostra
Biblioteca basta alzare di poco gli occhi e guardare gli scaffali: si possono
avvistare moltissimi Ufo e fare “incontri ravvicinati del terzo tipo” con
alieni un po’ ammaccati dal tempo,
ma pur sempre bellicosi.
La Biblioteca di via Senato, infatti, ha tra i suoi fondi forse una delle
più importanti collezioni librarie italiane dedicate alla nascita e allo sviluppo della fantascienza in Italia, potremmo dire, azzardando, da Dante
ai nostri giorni.
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la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2009
Urania. Rivista mensile di avventure nell’universo e nel tempo. N. 9 e 11 [1953], ill. di C. Caesar. Fantascienza. Periodico
mensile. N. 3 [1955], ill. di Chesley Bonestell
Riservandoci di parlare in un altro articolo di come
si sia affermata la narrativa fantastica e, nello specifico,
fantascientifica nel nostro Paese – soprattutto prima di
chiamarsi “fantascienza” – vorremmo qui soffermarci
sulla nascita del termine stesso e sul boom delle riviste dedicate al genere in Italia negli anni Cinquanta.
Il termine “fanta-scienza” si può trovare scritto per
la prima volta a pagina 2 del primo fascicolo della rivista
Urania. In realtà, la parola può sembrare un calco dell’anglo-americana “science-fiction”, nella quale però l’accento è posto sul termine fiction, “narrativa”, mentre da
noi accade il contrario, l’accento è sulla “scienza”, fatto
che, forse, ha contribuito a far sorgere dubbi e preconcetti che nel tempo hanno penalizzato tutto il genere.
A coniare la parola fu un geniale collaboratore della
casa editrice Mondadori, Giorgio Monicelli (19101968), fratello del più celebre regista cinematografico
Mario e nipote del grande editore Arnoldo Mondadori, di
poco più vecchio del cugino Alberto. Dopo aver creato
per Mondadori la famosa e fortunata collana di romanzi
“Medusa”, molto vicino idealmente al mondo editoriale
americano (seppure non avendolo mai frequentato), volle
pubblicare una rivista che potesse replicare in Italia il successo di famosi periodici come Astounding e, soprattutto,
Galaxy che a quel tempo furoreggiavano negli Usa.
La chiamò “Urania”, dal nome della musa dell’Astronomia, e il primo fascicolo uscì nell’ottobre del 1952.
Il termine science-fiction, però, già in aprile aveva
ispirato quella che può essere considerata la prima rivista
italiana del settore: Scienza fantastica, diretta da Lionello
Torossi e stampata dall’Editrice Krator di Roma (Vittorio
Kramer e Lionello Torossi), che presentava racconti e romanzi a puntate, americani e italiani (Arthur C. Clarke,
Cyril M. Kornbluth, L. Sprague de Camp, Murray Leinster, Massimo Zeno). Ne furono pubblicati solo 7 numeri
(dall’aprile 1952 al marzo 1953) che oggi sono molto ambiti dai collezionisti anche perché introvabili.
Ma è Urania la rivista che riscosse subito grande successo e che, dopo più di 50 anni, è ancora in edicola. All’inizio uscì in duplice veste: come collana di romanzi (con la
testata I romanzi di Urania) il 10 ottobre del 1952, e come
rivista di racconti (con il sottotitolo “Rivista mensile di avventure nell’Universo e nel tempo”) il 1º novembre dello
stesso anno. Il primo dei romanzi fu Le sabbie di Marte di
Arthur C. Clarke, nella traduzione di Maria Gallone; il
primo numero della rivista invece proponeva il racconto
lungo di Philip Latham (pseudonimo di Robert S. Richardson ) Tra i vampiri di Venere e altri racconti di Fritz
Leiber, Roger Dee, Richard Matheson, Murray Leinster,
F. L. Wallace.
Le copertine delle due riviste erano a cura di Curt
Caesar, le illustrazioni all’interno di Carlo Jacono. La ri-
settembre 2009 – la Biblioteca di via Senato Milano
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I romanzi di Urania. N. 11 [1953] ill. di C. Caesar. Galassia, n. 1 [1957] ill. di Joha [L. Rapuzzi]. Galassia. Collana di
romanzi mensili. Anno I [1953], n. 2, ill. di Luigi Garonzi
vista dedicata ai racconti uscì per 14 numeri sino al dicembre 1953 e pubblicò diverse opere dei più grandi autori, da
Wells ad Asimov, da Bradbury a Poul Anderson, da
Fredryk Brown a Robert A. Heinlein. Le pubblicazioni
continuarono solo con la testata I Romanzi di Urania, semplificata in Urania nel 1957. La direzione rimase a Monicelli fino al 1961, quando si ritirò ufficialmente per gravi
motivi di salute, ma, spirito indipendente, soprattutto per
dissidi con la dirigenza Mondadori che forse non gli aveva
ancora perdonato alcune intemperanze e scelte azzardate, come il fascicolo n. 35 che doveva uscire il 20 febbraio
1954, e che su ordine personale di Arnoldo Mondadori
venne distrutto già in bozze, con la copertina stampata.
Quel numero doveva contenere un romanzo fortemente anticlericale di Fritz Leiber, L’alba delle tenebre (Gather, Darkness! 1943), annunciato con il titolo L’era di Satana: all’ultimo venne sostituito da un altro romanzo di
John Wyndham (pseudonimo di Parkes Lucas B. Harris),
Il risveglio dell’abisso (The Kraken Wakes [1953], nella traduzione di Tom Arno, alias Giorgio Monicelli).
Dopo Monicelli vi fu un interregno in cui la direzione della rivista fu assunta da Andreina Negretti; poi, nel
1962, arrivò Carlo Fruttero seguito, dopo breve tempo,
dall’inseparabile Franco Lucentini (1964). La rivista è
stata poi diretta da Gianni Montanari e, negli ultimi anni,
da Giuseppe Lippi, che per la BvS ha curato la mostra Dalla Terra alle stelle (2005). Un’ultimo accenno va alle coper-
tine e alla grafica di Urania, ottimamente curate da grandi
artisti come Curt Caesar, Carlo Jacono, e poi per molti
anni, dal 1959 al 1998, Karel Thole.
Tra il gennaio e il giugno del 1953, comparvero tre
fascicoli di Galassia, editi a Milano da Giovanni Landini,
editorialmente e graficamente poveri, ma da ricordare
oggi perché diventati rarissimi nel mercato dei collezionisti. Vi si proponevano alcuni racconti e romanzi americani (Murray Leinster, Barry Brian, Will Jenkins).
Altro tentativo di poca durata, ma di ben altro spessore, fu Fantascienza, rivista uscita nel novembre 1954 per
iniziativa di Livio Garzanti che tentò così di rilanciare in
Italia la formula della rivista di fantascienza, pochi mesi
dopo la chiusura di Urania. Il mensile era l’edizione italiana dell’americana The Magazine of Fantasy and Science Fiction di cui Garzanti aveva acquistato i diritti per l’Italia.
Molti autori e opere importanti (oltre a classici come Robert L. Stevenson e Henry James, spiccano i nomi di Marion Zimmer Bradley e Clifford D. Simak) sono arrivati
per la prima volta nel nostro paese attraverso le sue pagine. Pur annoverando traduzioni di ottimo livello (rimaste
anonime) e conservando le illustrazioni originali americane (Ed Emsh e Chesley Bonestell), le pubblicazioni terminarono nel maggio 1955 dopo solo 7 numeri, come nel
caso di “Scienza Fantastica”.
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la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2009
tascienza). Mensile stampato a Udine dalle Edizioni Galassia, con le copertine e le illustrazioni di Joha (Rapuzzi),
A. Merlo e G. Renna, ne uscirono 5 fascicoli dal 1º gennaio al 30 aprile 1957. Nell’Editoriale si poteva leggere: «Il
modernissimo termine “fantascienza” definisce in realtà
un genere di narrativa vecchio di millenni. […] Il racconto
di gesta meravigliose e sovrumane ha costantemente eccitato l’immaginazione degli uomini e spinto scrittori e artisti d’ogni tempo a realizzare opere spesso di grande valore. Sembra sia istintivo nell’uomo il voler assolutamente evadere dal mondo in cui vive. […] perché dovremmo
noi oggi lasciarci accusare di infantilismo per il solo fatto
di usare delle più luminose conquiste scientifiche per la
creazione di mondi illusori più perfetti su altri pianeti oppure addirittura proiettati nel futuro?». Firmato “Gli
Editori”, il pezzo era ispirato dalle idee di Monicelli, che
in quegli anni stava collaborando con Sergio Solmi, Carlo
Fruttero e Franco Lucentini alla redazione dell’antologia
Le meraviglie del possibile (Eianudi,Torino, 1959). Rivista
ambiziosa (pubblicò racconti di Olaf Stapledon, A.E. Van
Vogt, Jonathan Burkem Jules Verne, Sandro Sandrelli,
oltre a numerosi pseudonimi di Rapuzzi) non riuscì, se
non in parte, a realizzare le intenzioni dei curatori.
Mondi astrali. N. 2 [1955], ill. di Guido Buzzelli
Un’altra esperienza di brevissima durata e decisamente “minore” fu quella di Mondi Astrali, rivista stampata a Roma da Gabriele Gioghi, curata e diretta da Eggardo
Beltrametti: ne uscirono solo quattro numeri dal gennaio
all’aprile 1955. Autori e collaboratori erano più o meno
gli stessi della precedente Mondi Nuovi (stesso editore e
direttore) che però aveva un taglio soprattutto scientifico;
tra i collaboratori Giovanni (o Vanni) Angeli, Ugo Morea; le illustrazioni e le copertine di Guido Buzzelli.
Dal maggio 1955 rimase nelle edicole solamente
Urania a regnare incontrastata visto che avevano via via
chiuso i battenti tutte le altre riviste; in quel periodo divenne addirittura settimanale per soddisfare la crescente
richiesta di racconti e romanzi di fantascienza. Fino al
1957 quando uscì per la seconda volta una collana dal titolo Galassia. A confezionarla ci pensarono Giorgio Monicelli e Luigi Rapuzzi (meglio conosciuto come Luigi R.
Johannis, il primo, indimenticato, grande esperto di fan-
Nell’anno in cui fu messo in orbita il primo satellite
artificiale, il sovietico Sputnik (1957), nel panorama della
fantascienza italiana fiorirono molte iniziative editoriali.
Oltre alla nuova Galassia, uscì, per la romana Irsa Muraro
Editrice, anche la collana I Narratori dell’Alpha Tau (poi
Alfa-Tau) che portava come sottotitolo “Archivi del futuro – Relazione n.…”. Venne pubblicata dal 12 gennaio al
30 giugno del 1957 e diretta per 4 numeri da Bernardino
(Dino) De Rugeriis e poi, dal n. 5 al n. 9, da Mario Todarello, che già contribuiva con le illustrazioni e le copertine. Di modesta qualità, presentava romanzi e racconti
scritti da autori italiani sotto curiosi pseudonimi: Sigma
John, Gamma Howard, Omega Jim, Eta Williams, Iota
Peter, Beta Charles, Delta Billy; dietro a questi improbabili nomi si celava per lo più Dino De Rugeriis, ma scrissero anche Santi Palladino, Italo Fasan e colui il quale diventerà famoso alcuni anni dopo con la scoperta della
“fanta-archeologia”, Peter Kolosimo.
Bisogna segnalare che questa collana si presentò come la prima, o per lo meno la prima dichiarata, di quelle
che si facevano notare per le “astronaute in bikini”. Sin
dall’inizio delle pubbicazioni delle riviste di fantascienza,
settembre 2009 – la Biblioteca di via Senato Milano
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I narratori dell’Alpha Tau. N. 2 [1957], ill. di Toda [Mario Todarello]
già dai primi numeri della paludata Urania, la componente erotica nelle illustrazioni fu ben presente nelle intenzioni di Monicelli e Carlo Jacono e all’interno dei racconti e dei romanzi si pubblicavano disegni di procaci fanciulle in costumi succinti, indipendentemente dalla narrazione, anzi a volte proprio senza riferimenti: con questa collana, il corpo femminile – quasi sempre ispirato alle fattezze di attrici famose o presunte tali – veniva esibito senza veli anche in copertina.
Del giugno dello stesso anno è la nascita di una collana che, rispetto a queste altre, ebbe vita molto lunga: dal
giugno 1957 al maggio 1967. Si intitolava I Romanzi del
Cosmo (poi, dal dicembre 1966, solo Cosmo) e fu ideata e all’inizio diretta sempre da Giorgio Monicelli (con lo pseudonimo di Tom Arno), creatore e anche direttore di Urania. Dopo di lui si avvicendarono alla direzione vari perso-
naggi della fantascienza italiana: Louis R. Johannis (Luigi
Rapuzzi), F.R. Aldorin (pseudonimo redazionale collettivo), Marco Paini, Gianni Tosi (pseudonimo di Annico
Pau), Franco Urbini (ancora Pau), Annico Pau (finalmente col suo nome che sembrava uno pseudonimo), Giancarlo Cella e infine, gli ultimi due numeri, Luigi Garonzi.
Le copertine furono tutte disegnate da Garonzi, mentre
le illustrazioni interne furono anche di Gianni Renna, E.
Ton, S.A. e altri. Fu stampata a Milano da Pino Ponzoni
che ne era anche direttore responsabile: uscirono in totale
202 fascicoli; alcuni furono in seguito rilegati a due a due e
rimessi in circolazione con una copertina nuova (sempre
di Garonzi) e il titolo Cosmo. I capolavori della fantascienza.
Nata per dare fastidio a Urania, di cui inizialmente imitava la formula, la collana ebbe un primo periodo d’oro che
coincise con la direzione di Monicelli, andando progressivamente perdendo di smalto e di successo. Pubblicò
preferibilmente autori inglesi, ma anche autori italiani
settembre 2009 – la Biblioteca di via Senato Milano
sotto pseudonimo come Gianfraco Briatore (John Bree),
Marco Paini (William Westmore), Roberta Rambelli
(John Rainbell), Luigi Naviglio (Louis Navire). Perse
tanto di cura e di attenzione che negli ultimi tempi un romanzo fu pubblicato sbadatamente per una seconda volta:
infatti Odissea cosmica di Charles Chilton (n. 183 del 1966,
traduzione di Giovanna Galli) altro non era che il Viaggio
nello spazio del n. 27 (1959, traduzione di Gianni Samaja).
Sempre sotto l’egida dello Sputnik, uscì la collana
Cosmic (solo tre numeri tra il giugno ’57 e il maggio ’58,
con la direzione di Dino De Rugeriis e le copertine di Mario Todarello, stampata a Roma dall’editore Irsa Muraro).
Nell’agosto 1957, fece la sua comparsa anche Cronache del
futuro (da non confondere con il successivo Le Cronache del
futuro); uscirono, sino all’agosto 1958, 25 fascicoli (dal n.
1 al 24, con il 15 bis), stampati a Roma dalle Edizioni Kappa di Vincenzina Boselli. Le copertine furono disegnate
da Curt Caesar, Enzo Nistri, Di Stefano, Sbraga. Si trattava ancora di una pubblicazione di “astronaute in bikini”
che propose prevalentemente autori italiani con o senza
pseudonimo: Maurizio Checcoli (Morris Williams Mc
Liuliam), Franco Enna (il cui vero nome era Francesco
Cannarozzo), Nora De Siebert, Dino De Rugeriis, Giovanni Simonelli (Vincent Kervoist).
Un discorso a parte merita la pubblicazione Oltre il
cielo. Missili e razzi il cui sottotitolo recitava “Periodico di
missilistica, astronautica, attualità, documentazione, fan-
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tasie scientifiche”. La formula nuova e indovinata era
quella di abbinare astronautica e fantascienza (che qui viene chiamata pervicacemente “fantasia scientifica”). Le
pubblicazioni continuarono dal settembre 1957 sino al
febbraio 1970 per 154 numeri, mentre il numero 155 uscì
postumo nel settembre 1975. Fondatore e editore fu l’ingegnere Armando Silvestri, vero pioniere dell’astronautica in Italia, primo a parlare nel nostro Paese di satelliti
artificiali, collaboratore di Monicelli e traduttore per
Urania; direttore, Cesare Falessi (fino al n. 148) che scrisse moltissimi articoli sotto i più svariati pseudonimi; curatore della sezione “narrativa”, Gianfranco De Turris (dal
n. 149). Copertine e illustrazioni di Curt Caesar, A. Gigli,
Nevio Zeccara, Ralli, Massimo Jacoponi, Ravazzoni, Triba e altri. Può vantare di aver contribuito a lanciare molti
autori italiani come Lino Aldani, Vittorio Curtoni, Ugo
Malaguti e pubblicò i primi articoli di “archeologia misteriosa” di Peter Kolosimo che divenne poi famoso con il libro Non è terrestre (Milano, Sugar editore, 1968).
A cavallo tra ’57 e ’58, per l’esattezza dal dicembre al
gennaio-febbraio, escono due fascicoli, in formato microscopico, di una nuova collana che non avrà poi seguito,
Astroman, sottotitolo “Astro racconti”. Editi a Milano
dalle Edizioni RAID di Pini Segna, a cura di quest’ultimo,
pubblicarono due romanzi di Ennio Missaglia, uno fir-
Urania. Rivista mensile. N. 4 [1953], ill. di C. Caesar
Cronache del futuro. N. 1 [1957], ill. di Rudy Gasparri. Oltre il cielo : Missili e razzi. Anno III [1959], n. 31, ill. di Ralli e n.
30, ill. di A. Gigli
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la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2009
Le Cronache del futuro. Anno I [1958], n. 2, ill. di Sbraga. Astroman. N. 2 [1958], ill. di W. Cremonini. Galaxy, novembre
1959, ill. di Wally Wood
mato col suo nome e uno con lo pseudonimo di K. IrishEstley; le copertine di Walter Cremonini.
Nel 1958, a giugno, uscì Galaxy, edizione italiana
dell’omonima rivista americana che, qualche anno prima,
aveva fatto un accordo con Mondadori per la pubblicazione dei suoi materiali su Urania rivista e quando questa
chiuse non concesse più la traduzione ad altre riviste italiane. La Galaxy nostrana era stata voluta da Riccardo Valente che la curò e diresse dal n. 1 al 26; dopo di lui arrivò
per dieci numeri MaVi (Mario Vitali) e infine L.P.R., Lella (Roberta) Pollini Rambelli (fino al n. 72); chiuse le pubblicazioni con il maggio 1964. Dapprima edita dall’Editrice Due Mondi di Milano, dal quarto fascicolo della seconda annata (cioè dall’aprile ’59) fu stampata dalla Casa
editrice La Tribuna di Piacenza. Le copertine, molto belle, furono di diversi autori, per lo più americani: Pederson, Virgin Finlay, Ed Emsch, Wally Wood, Jack Gaughan, ma anche Guido Crepax e L. Galluppi; le illustrazioni interne venivano riprese dall’edizione americana.
Pubblicò molti autori famosi, da Asimov a Scheckley, da
Clarke a Fredryk Pohl, e solo in appendice, in una rubrica
riservata al “Racconto del lettore”, alcuni autori italiani.
Eccoci infine, nel novembre 1958, all’uscita di Le
Cronache del futuro. Ne furono pubblicati 11 fascicoli dal
novembre al maggio dell’anno successivo, stampati a Roma dall’Editrice Maya di Vincenzina Boselli. Il direttore
responsabile era Salvatore Cappadonia; le copertine dise-
gnate da Toda, Di Stefano, Sbraga. Pubblicò esclusivamente romanzi di autori italiani coperti da pseudonimo,
tranne quelli che avevano gìa nomi esotici come Nora De
Siebert e Eugenio Rottenbacher; gli altri: Leonia Celli
(Lyonel Cayle), Lina Gerelli, alias Maria Teresa Angela
Maglione (Elizabeth Stern), Gaetano Alibrandi (Omat
Eagidn Arbilà oppure Al I. Brandyg).
Con questa collana finisce il decennio e la storia relativa alla fantascienza italiana degli albori. Come in molti
altri casi, quei primi furono anni eroici, pieni di fermenti e
di voglia di fare; anche se il genere si prestava facilmente al
dilettantismo, furono anni pieni di grande professionalità
e genialità, ricchi di personalità interessanti che con i loro
scritti e la loro immaginazione hanno inciso sul costume e
sul mondo culturale italiano di quel tempo.
Negli anni sessanta il settore si consoliderà e farà
fiorire altre collane e vedrà nascere altri autori molto importanti, ma sul finire riceverà anche un colpo mortale
quando il primo uomo camminò sulla Luna; quella passeggiata contribuì senza dubbio a porre la parola fine in
calce alle fantasie e alle utopie che pure in qualche modo
l’avevano promossa e proposta.
Per tutte quelle citate in questo articolo, invitiamo
gli studiosi e gli appassionati a consultare in Biblioteca il
nostro Fondo di Fantascienza.
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la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2009
A 150 anni dalla scomparsa, un anniversario semidimenticato
Alexander von Humboldt,
o dell’illuminismo esploratore
MARCO RESPINTI
tretta fra il quarto centenario
galileiano – l’utilizzo del primo
cannocchiale, nel 1609 – e il bicentenario della nascita del naturalista inglese Charles Robert Darwin
(1809-1882), la ricorrenza dei 150
dalla morte dell’esploratore tedesco
Alexander von Humboldt (17691859) – scomparso l’anno stesso in
cui Darwin, in novembre, pubblicava
il suo On the Origin of Species by Means
of Natural Selection, or the Preservation
of Favoured Races in the Struggle for Life – è sostanzialmente, purtroppo,
passata inosservata.
S
Eppure argomenti, materia e ragioni per ricordare il
Nostro ve ne sarebbero stati a iosa. Fortunatamente, e
opportunamente, ha riparato al guaio la mostra Immagini di scienza, viaggi e arte a 150 anni dalla morte del naturalista tedesco Alexander von Humboldt (1769-1859), svoltasi
nel Salone Teresiano della Biblioteca universitaria dell'ateneo di Pavia tra il 21 e il 29 settembre. Curata egregiamente da Alexander di Bartolo e d’Agnese Visconti, l’esposizione ha mostrato al pubblico prime edizioni, atlanti e tavole vonhumboldtiane tratte dalle collezioni ospitate dalla biblioteca universitaria pavese. Un lavoro di
grande importanza, dunque, sia filologica sia documentale, grazie al quale è stato possibile ammirare anche reperti di una certa rarità, ora però immortalati ed “esportati” fuori le austere mura universitarie, entro le quali per
forza di cose sono e sarebbero rimasti appannaggio di pochi, attraverso il pregevole catalogo che Di Bartolo e Vi-
sconti hanno curato per i tipi editoriali della medesima Biblioteca Universitaria di Pavia in collaborazione
con l’editore comasco-pavese Ibis
(www.ibisedizioni.it).
Fratello minore dello statista
e uomo di lettere prussiano Wilhelm von Humboldt (1767-1835),
il barone Friedrich Heinrich Alexander von Humboldt si è reso celebre alla posterità per i viaggi esplorativi compiuti in diverse parti del
mondo e per le importanti osservazioni descrittive svolte soprattutto
nel campo della botanica. Figlio diretto dell’Aufklärung tedesco, amante in gioventù di
uno studente di teologia conosciuto all’Università di
Francoforte sull’Oder, entusiastico ammiratore della
Rivoluzione Francese, Von Humboldt studiò un po’ di
tutto e nel 1788 scrisse il suo primo trattato naturalistico (dedicato alla mineralogia), ma nel frattempo maturava la grande passione della sua vita, quella per i viaggi,
le avventure e – tentativamente – le scoperte.
Il mondo però tardava ad accorgersi di lui, e così
Von Humboldt prese a guadagnarsi da vivere come dipendente della Società mineraria prussiana, non disdegnando anche qualche incarico di natura diplomatica e
privatamente continuando a coltivare studi di tipo
scientifico. Tutto mutò, però, nel 1796 , alla morte della madre, donna ben facoltosa, con la cui eredità potè
permettersi il lusso, concesso a pochi, di quell’assenza
di officia che i classici latini chiamavano otium e che con-
settembre 2009 – la Biblioteca di via Senato Milano
siste nell’avere tempo e sostanze e libertà sufficienti per
perseguire ciò che si vuole in luogo di ciò che si deve. I
viaggi, per l’appunto.
Fu la spedizione in America Meridionale, a bordo
della “Pizarro”, fra 1799 e 1804, che trasformò Von
Humboldt. A Tenerife egli s’inerpicò sul vulcano Pico
del Tiede; nel novembre 1799 scrutò un cielo nero come la pece ma solcato da una miriade di meteoriti, le
Leonidi, associate alla cometa Tempel-Tuttle; all'inizio del 1800 si confrontò con il maestoso Rio delle
Amazzoni e con l’intrigante Orinoco; ai primi del 1802
salì le Ande , primo europeo, conquistò le vette del vulcano Pichincha, in Ecuador, ma venne sconfitto, qualche mese dopo, dalla cima aguzze del Chimborazo. In
Perù ammirò il pianeta Mercurio, in Messico studiò i
misteri del calendario azteco e quindi entrò nel territorio degli Stati Uniti, stringendo la mano al presidente
Thomas Jefferson (1743-1829). Quando, a metà 1804,
le coste di Bordeaux lo riaccolsero nel Vecchio Continente, Von Humboldt era un altro uomo, 9.650 chilometri sulle spalle condivisi assieme al suo inseparabile
compagno di avventure, il medico e botanico francese
Aimé Jacques Alexandre Bonpland (1773-1858), che lo
aveva seguito per mari, terre e fiumi.
Insomma, mentre l’Europa veniva sconvolta dalla
tempesta postneogiacobina di Napoleone, il tedesco e
il francese si distrassero con le terræ incognitæ del Nuovo Mondo, riportando successi incredibili. Fissarono
con certezza le coordinate di meridiani e di paralleli, disegnarono mappe imprescindibili, infransero i segreti
di circa 60mila specie viventi di quello che il buon vecchio Linneo aveva chiamato regno vegetale, documentando per la prima volta l’esistenza di più di 6mila di es-
15
se e descrissero quella corrente marina che solca da austro a borea le vastità dell’Oceano Pacifico fuori la costa
occidentale di Cile e Perù , che per meriti oggettivi ed
evidenti è stata battezzata Corrente di Humboldt.
C’è dell’altro nella biografia di Von Humboldt,
molto altro, ma nulla che equipari quella formidabile
epopea, eccettuato il viaggio che il naturalista tedesco
intraprese all’età di 60 anni e al soldo dello zar di Russia
Nicola I. Scopo ufficiale della spedizione in cui Von
Humboldt si gettò senza esitazioni era esplorare il
grande nord in cerca di giacimenti minerari, ma per
quel tedesco eccezionale fu la scusa giusta per una gran
traversata di 15mila chilometri in carrozza oltre gli
Urali e fino ai confini della mastodontica Cina. Vi studiò la chimica del Caspio, e uccelli, e pesci, e magnetismi, e rocce, e diamanti.
Di questa vita unica Von Humboldt ha lasciato
traccia in schizzi, abbozzi, carte, appunti e libri. Un serbatoio di conoscenze non solo pionieristiche che andrebbe oggi adeguatamente rivalutato e al cui confronto
le flebili e fantasiose osservazioni compiute dal più famoso Darwin impallidiscono. Von Humboldt con la
realtà naturale ci s’impattò davvero, e a lungo, e in varie e
numerose forme. Una sola delle sue descrizioni vale, per
onestà intellettuale, più di cento altri voli pindarici, non
attestati e spesso alquanto farlocchi. L’illuminismo di cui
Von Humboldt fu rappresentante autentico il più delle
volte scambia le elucubrazioni mentali dei “filosofi da salotto” per la realtà delle cose, e ritiene che la cultura sia
solo l’accumulo dei libri. Una volta tanto, un illuminista
autentico smentisce tutto.
16
la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2009
LE COSE SUCCEDONO.
QUEL CHE CONTA
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LE IDEE CHIARE
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settembre 2009 – la Biblioteca di via Senato Milano
17
inSEDICESIMO
APPUNTI DALL’IFLA, IL FORUM UNESCO, CATALOGHI DI BIBLIOFILIA,
LIBRI D’ARTE, MOSTRE, RECENSIONI, APPUNTAMENTI E CORSI
L’IFLA E LA SUA PREZIOSA EREDITÀ
Qualche appunto e qualche spunto
di riflessione in materia di “Art Libraries”
di chiara bonfatti
l settantacinquesimo Congresso
mondiale dell’International
Federation of Library Associations
and Institutions (IFLA) tenutosi presso
i padiglioni della “FieraMilanoCity”
dal 23 al 27 di agosto è stato
per la città di Milano un entusiasmante
evento che ha visto la partecipazione
di bibliotecari da tutto il mondo
che hanno partecipato al dibattito
con contributi di altissimo livello
scientifico.
L’evento è stato testimone
di un momento storico per la comunità
professionale internazionale, con la
presentazione delle linee guida
dei nuovi principi di catalogazione
internazionale che sostituiscono
i “Principi di Parigi” del 1961
e li estendono dalle sole opere testuali
a tutti i tipi di documento e materiale,
e dalla sola scelta e forma dell’accesso
a tutti gli aspetti delle registrazioni
bibliografiche e di autorità utilizzate
nei cataloghi delle biblioteche.
Tra le tante qualificate relazioni
susseguitesi nelle cinque giornate di
lavori dell’IFLA, si intende in questa sede
soffermarsi su alcuni interessanti
progetti presentati all’interno
della sessione sulle
Art Libraries tenutasi il 27 Agosto.
I
THE VIRTUAL RECONSTRUCTION
OF LOST HERITAGE: THE HAMILTON
INVENTORIES PROJECT
Bruce Royan, direttore del Virtual
Hamilton Palace Trust di Edinburgo, ha
discusso del progetto di ricostruzione
virtuale di una delle più belle collezioni
private di profondo interesse storico,
attraverso le risorse e le fonti di
biblioteche, musei e archivi di tutto il
mondo, così come la ricostruzione in 3D
del Palazzo stesso con l’impiego
delle cosiddette nuove tecnologie.
La preziosa collezione di arte decorativa
della dinastia dei duchi di Hamilton fu
dispersa e venduta a partire dalla fine
del XIX secolo e il Palazzo degli
Hamilton fu demolito negli anni ’20
del Novecento, ma nei documenti
privati della famiglia conservati presso
la Biblioteca pubblica locale, esistono
inventari e cataloghi di vendita a partire
dall’inizio del XVII secolo, che il progetto
ha intenzione di rendere visibili e
“cliccabili” digitalizzandoli e creando
piattaforme multiculturali connesse a
corrispondenti risorse iconografiche.
Per info: www.vhpt.org
HERITAGE RECEIVED AND
MULTIPLIED: RUSSIAN ART LIBRARIES
AS COLLECTORS AND TRANSLATORS
Ada Kolganova della Russian State
Art Library di Mosca e Anastasia Guy
della St. Petersburg Theatre Library
hanno presentato le collezioni di queste
preziose biblioteche specializzate
nell’ambito teatrale e nelle arti visive,
sintesi tra biblioteca e museo.
La Theatre Library di San Pietroburgo
ebbe origine nel 1756 dalla collezione
delle opere teatrali manoscritte
interpretate dalla compagnia di Fëdor
Volkov, a cui si aggiunsero gradualmente
opere teatrali dal repertorio di
compagnie tedesche, francesi e italiane
che recitarono nei Teatri Imperiali così
come libretti d’opera e di balletto,
programmi e manifesti, bozzetti di abiti
di scena e archivi personali di attori
e registi. Attualmente è impegnata
in due progetti: il primo consiste nella
digitalizzazione di un archivio
fotografico che include materiale delle
produzioni dei Teatri Imperiali;
il secondo, denominato “The World of
Fashion”, ha l’obiettivo di digitalizzare
tutte le prime riviste francesi di moda
(dal principio del XIX secolo) di estrema
rarità bibliografica e di profondo
interesse artistico.
18
La Russian State Art Library fu
fondata nel 1921 dai direttori dello
State Maly Theatre con la funzione
di supporto agli studi di ambito teatrale
e raccoglie libri a stampa impressi
a partire dal XVI secolo, esemplari
di scritti teatrali arricchiti da marginalia
e firme autografe e più di 2500 testi
manoscritti di drammaturgia russa
ai quali si aggiungono di continuo
pubblicazioni che trattano svariati
argomenti quali il teatro, il cinema,
la pittura, le arti decorative, la storia,
la critica letteraria, la sociologia
dell’arte, la storia russa e mondiale,
l’etnografia, la religione ecc.
Di grande interesse sono inoltre i
fondi iconografici di oggetti d’arte quali
album, incisioni russe e di altre origini,
cartoline, riproduzioni, disegni,
caricature, fotografie e altri documenti
a partire dal XVIII secolo. Entrambe
le biblioteche sono ricettacoli
di ricchissime collezioni specializzate,
in continua crescita grazie a mirate
politiche di acquisizione e anche
alle numerose donazioni
che si susseguono costantemente.
WEAVING A KNOWLEDGE TAPESTRY
OF TRADITIONAL SKILLS
FOR MODERN FASHION DESIGNERS:
AN INDIAN EXPERIENCE
Sanjeev Kumar e Nandini Dutta del
National Institute of Fashion Technology
di Nuova Delhi hanno discusso del ruolo
centrale che l’artigianato riveste in India
come fonte di ispirazione per il design
e la moda indiani e dei progetti mirati
alla raccolta e alla conservazione
delle risorse del patrimonio attraverso
l’applicazione delle Information and
Communication Technologies.
Vi è dunque un grande impegno
nel creare piattaforme e repositories
digitali che mirano ad una simbiosi
di tradizione e artigianato con il design
contemporaneo.
la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2009
Per info: www.nift.ac.in/
http://ignca.nic.in/
www.nationalmuseumindia.gov.in/
http://handicrafts.nic.in/
http://handlooms.nic.in/
THE “LIBRARY CAFÉ”: DISTRIBUTING
AND ARCHIVING LOCAL CULTURE
THROUGH A PODCASTED LIBRARY
INTERVIEW PROGRAM
Thomas Hill della Vassar College
Library dello Stato di New York ha
presentato il programma radiofonico
trasmesso settimanalmente e ospitato
dalla radio studentesca WVKR durante
il quale hanno luogo discussioni
letterarie intorno a pubblicazioni
accademiche sui più svariati argomenti
e intorno a eventi culturali locali.
Attraverso incontri e chiacchierate
letterarie con studiosi, accademici,
ricercatori, artisti, editori e librai
si rende possibile la circolazione
di pubblicazioni accademiche
tra gli studiosi e i membri della locale
comunità, ma allo stesso tempo
il podcasting rende tali documenti audio
fruibili ad un pubblico sempre più vasto
e permette la creazione di un archivio
di file audio resi disponibili online
e scaricabili. Pubblicazioni destinate
all’oblio vengono così proposte
in una modalità che le priva del loro
abito formale palesando un’inattesa
piacevolezza e stimolo alla curiosità.
Per info: http://librarycafe.blogspot.com/
RARE BOOK PROJECT
OF THE KUNSTHISTORISCHES
INSTITUT IN FLORENZ:
Jan Simane del Kunsthistorisches
Institut di Firenze ha presentato i fondi
librari e documentari di uno dei
principali istituti di ricerca tedeschi
di storia dell’arte, specializzato in arte
italiana. Ha discusso del progetto legato
al fondo di libri antichi e rari che ha
come obiettivo, compatibilmente con i
modelli standardizzati di catalogazione,
quello di introdurre un’indicizzazione
dei contenuti nella descrizione dei
documenti della propria collezione.
Un altro obiettivo è quello di
rendere disponibili gli apparati
iconografici e permetterne la ricerca
online, attraverso la digitalizzazione e la
creazione di database. Dal maggio 1997
il Kunsthistorisches Institut di Firenze
con la biblioteca del Zentralinstitut für
Kunstgeschichte di Monaco e con la
Bibliotheca Hertziana, il Max-PlanckInstitut für Kunstgeschichte a Roma,
ha creato una banca dati, denominata
Kubikat, condivisa dalle tre biblioteche
per la catalogazione e soggettazione,
e in continuo aggiornamento.
Un esempio di portale al quale
si accede dal sito web
del Kunsthistorisches Institut è poi
quello della Biblioteca virtuale di Storia
dell’arte arthistoricum.net che permette
anche l’accesso a banche dati
di immagini di diverse raccolte
e collezioni d’arte e di diversi musei
e gallerie.
Per info: www.arthistoricum.net
www.khi.fi.it/it/bibliothek/index.html
http://www.kubikat.org/index.it.htm
http://artlibraries.net/index_it.php
settembre 2009 – la Biblioteca di via Senato Milano
LA CULTURA COME INDUSTRIA?
L’UNESCO NE DISCUTE A MONZA
Tre giorni di workshop e tavole rotonde
di matteo tosi
MANAGERIALITÀ E RISORSE
DA INVESTIRE SUL “PENSIERO”
Altro che patria di cumenda
bauscia tutti fabbrichette e vacanze
in Sardegna, le terre di Lombardia
si stanno segnalando sempre più come
uno dei punti nevralgici e decisivi della
cultura e del pensiero internazionale:
esattamente un mese dopo
lo svolgimento del settantacinquesimo
Congresso mondiale dell’Ifla
(International Federation of Library
Associations and Institutions) a Milano,
infatti, ecco che Monza tiene
a battesimo la prima edizione
del “Forum mondiale dell’Unesco sulla
cultura e sulle industrie culturali”,
una tre giorni di incontri, workshop
e dibattiti riuniti sotto il titolo
“Creatività, innovazione ed eccellenza:
dall’artigianato, alle industrie del design
e della moda”.
Dal 24 al 26 settembre, quindi,
i delegati di oltre 170 Paesi si sono dati
appuntamento presso le nobili stanze
della Villa Reale di Monza per discutere
della promozione delle industrie
culturali al fine di incentivare
uno sviluppo e una crescita economica
che sappiano estendersi ben oltre
i “laureati” confini delle loro specifiche
attività e generare indotti, in particolar
modo turistici ma non solo, validi per
l’intero “sistema Paese”.
La cultura (e l’industria culturale
con essa), dunque, vista come chiave
di volta decisiva per il progresso sociale,
economico e intellettuale di ogni angolo
del pianeta e come un’ottima
opportunità anche per l’impresa, a patto
che l’impresa stessa abbia il coraggio
e la lungimiranza di sostenerla
con i mezzi e le risorse che le sono
propri, a partire sì dai “fondi” e dalle
sponsorizzazioni, ma soprattutto
da quel know-how di gestione
e managerialità che per troppo tempo
non hanno fatto parte della formazione
dei cosiddetti intellettuali.
Il primo punto di contatto
tra questi due universi paralleli, e quindi
anche uno dei temi più caldi dell’intero
programma di lavoro, potrebbe essere
il mondo dell’artigianato e della piccola
azienda familiare, in cui i segreti
del mestiere passano di generazione
in generazione quasi sempre grazie
a un’esperienza diretta ed empirica,
sia per quel che riguarda le tecniche
di lavorazione, sia quanto al “portato
culturale” di ogni prodotto.
19
I canoni estetici di riferimento
e il loro rapporto con la funzionalità
di ogni singolo oggetto, infatti, possono
cambiare di nazione in nazione, e qui
si vuole trovare una sorta di accordo
planetario per proteggere i “cluster”
dei singoli poli d’eccellenza, un po’
come avviene già in ambito culinario.
Il secondo tema di riflessione
prende spunto direttamente dal primo
e ne è compimento e contrappasso
al tempo stesso: difendere i “prodotti
del pensiero” dalla globalizzazione,
cercando quella sintesi di perizia
territoriale e di apertura al mercato
planetario che va sotto il nome
di glocalizzazione. A questo tema si lega
un apposito focus sul nuovo ruolo che
le donne possono assumere, a ogni
latitudine, nella gestione di tutti i
passaggi chiave dell’industria culturale,
dalla creatività alla programmazione.
Numerose le personalità invitate
a ragionare sulla reale entità di queste
opportunità, da May Al-Khalifa, ministro
della Cultura e dell’Informazione
del Regno del Bahrain, all’uzbeka
Gulnara Karimova, presidente del Forum
della Cultura e delle Arti, da Antonio
Paolucci, direttore dei Musei Vaticani,
alla stilista Agatha Ruíz de la Prada
e a Severino Salvemini, direttore del CdL
in Economia per le Arti, la Cultura
e la Comunicazione della Bocconi.
Due mostre completano l’evento:
L’arte del saper fare bene italiano, che
narra la storia delle nostre “eccellenze”,
dalle botteghe rinascimentali alla
cultura manifatturiera contemporanea,
e UnescoItalia. I siti patrimonio
mondiale nell'opera di 14 fotografi, (fino
al 4 ottobre; Serrone della Villa Reale),
ovvero i 44 siti italiani sotto l’egida
dell’Unesco, raccontati in 130 scatti
a opera di Olivo Barbieri, Gabriele
Basilico, da Gianni Berengo Gardin,
Mimmo Jodice, William Guerrieri,
Ferdinando Scianna e altri ancora.
20
IL CATALOGO
DEGLI ANTICHI
Libri da leggere
per comprare libri
di annette popel pozzo
L’UTOPIA IN TUTTE LE SUE
FORME, AMORE IN TESTA
Antiquariat Wolfgang Braecklein
Katalog 72 Bibliothek F. Georg Miller,
Teil II
Si apre con vero e proprio piacere
il catalogo appena uscito della raccolta
Miller che si dedica alle utopie letterarie
e politiche che fanno da chiave di volta
del pensiero politico occidentale
moderno. Tra i numerosi nomi
della Geistesgeschichte europea
troviamo la rara princeps del Momus
di Leon Battista Alberti (Roma,
Mazzocchi, 1520, legatura in pergamena
antica, nella variante senza lo stemma
del dedicatario sul frontespizio,
- 3.500), l’importante prima edizione
delle Rime e prose di Giovanni della
Casa (Venezia, Bevilacqua, 1558,
- 2.800), la princeps del Dialogo di
Lodovico Dolce (Venezia, Sessa, 1562,
- 2.200) sulla mnemotecnica e infine
la leggendaria princeps de I mondi
di Anton Francesco Doni (Venezia,
Marcolini, 1552-1553, - 2.500),
che nel frontespizio ha la celebre
xilografia con la rappresentazione
dei sette mondi. Da segnalare anche la
prima edizione dell’opera Libro de
natura de amore di Mario Equicola
(Venezia, Lorenzo Lorio, 1525, - 2.500)
che suddivisa in sei libri descrive la
fenomenologia dell’amore in una sorta
di enciclopedia sul tema. Il testo,
difficile da trovare sul mercato, ebbe
all’epoca una grande diffusione con
la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2009
circa quattordici edizioni fino al 1607.
Non mancano nemmeno l’originale
trattato teorico Der geschloßne
Handelsstaat di Johann Gottlieb Fichte
in prima edizione (Tubinga, Cotta, 1800,
- 1.750), la princeps di L’hospidale de’
pazzi incurabili di Tommaso Garzoni
(Venezia, Somascho, 1586, - 1.000;
l’opera ha trenta discorsi, ciascuno
dei quali dedicati a un tipo diverso
di follia), i Più consiglio et avvertimenti
in materia di re publica et di privata
di Francesco Guicciardini in prima
edizione (Parigi, Morello, 1576, - 2.700),
la princeps in prima tiratura del
Leviathan di Thomas Hobbes (Londra,
Crooke, 1651, - 12.000) e An Enquiry
concerning the Principles of Morals di
David Hume in prima edizione (Londra,
Millar, 1751, - 1.500).
Di grande rarità, inoltre, sono
il Philosophus autodidactus di Ibn Tufail
al-Quaisi nella prima edizione latina
(Oxford, Hall, 1671), che con ogni
verosimiglianza fece da modello
al Robinson Crusoe di Daniel Defoe,
e la princeps di La philosophie du
Ruvarebohni di Pierre-Ignace
Jaunez-Sponville e Nicolas Bugnet
(Parigi, Le Normant, 1808-1809,
- 5.500), soprattutto l’ultima, quasi
introvabile perché fu sequestrata
alla sua prima apparizione.
Antiquariat Wolfgang Braecklein
Dickhardtstr. 48
DE – 12159 Berlin-Friedenau
www.braecklein.eu –
[email protected]
DIZIONARI, RIVISTE
ED EDIZIONI IN SERIE
Bonnefoi Livres Anciens
Catalogue N° 117: Editions collectives,
Dictionnaires, Séries
Il più recente catalogo dello
studio bibliografico parigino si dedica
esclusivamente a “edizioni collettive,
dizionari e periodici”. Segnaliamo
la prima edizione dell’ambizioso
progetto pedagogico Cours d’étude pour
l’instruction du prince de Parme
di Etienne Bonnot de Condillac (Parma,
Bodoni, 1782, 13 volumi in legatura
firmata Rosa, - 10.000), la prima
edizione del Dictionnaire de l’Académie
française, pubblicata circa sessant’anni
dopo la fondazione dell’Accademia
su incarico del cardinale Richelieu
(Parigi, Coignard, 1694, 4 volumi alle
armi di Jérôme Bignon, bibliotecario del
re e membro dell’Académie, - 15.000), la
prima raccolta delle opere di PierreLouis Moreau de Maupertuis (Oeuvres,
Berlino, Walther, 1752, - 3.000)
e l’importante rivista bibliografica
Polybiblion (prima serie, 1868-1874,
volumi 1-12, e seconda serie, 18751896, volumi 13-78, per un totale di 78
volumi, - 2.000).
Bonnefoi Livres Anciens
1-3, rue de Médicis
FR – 75006 Paris
www.bonnefoi-livres-anciens.com –
[email protected]
settembre 2009 – la Biblioteca di via Senato Milano
IL CATALOGO
DEI MODERNI
Libri da leggere
per comprare libri
di matteo noja
“AGGIORNARE” L’ITALICA
LETTERATURA DI SALIMBENI
Durante il mese di agosto sono
pochi i cataloghi che si ricevono in
biblioteca, ancora meno quelli che
riguardano libri moderni. Questo ci ha
permesso di compulsare gli scaffali dove
raccogliamo i vecchi cataloghi e di
scovarne uno molto interessante che
risale al 1975: Sessant’anni di letteratura
italiana – 1900/1960. Catalogo n. 36, della
Libreria Salimbeni di Firenze, forse il
primo tentativo commerciale di proporre
le edizioni letterarie del Novecento
come oggetto di collezione.
L’interesse che nasce
nel consultarlo è duplice: da una parte,
vedere quali nomi venivano proposti
e, dall’altra, vedere come sono cambiati
i prezzi in quasi 35 anni.
Per prima cosa, bisogna riportare la
premessa: «Questo catalogo di letteratura
italiana comprende unicamente opere
di narrativa, poesia e teatro pubblicate
per la prima volta (e/o successivamente
ristampate) nel periodo 1900-1960.
A queste si sono uniti alcuni volumi
di saggistica, pubblicati anch’essi in tale
sessantennio, riguardanti gli scrittori
citati e problemi di letteratura
contemporanea».
I nomi che compongono il tomo,
da Giuseppe Cesare Abba a Luciano
Zuccoli, risentono un po’ della bibliografia
di Domenico Fusco, Edizioni originali degli
scrittori italiani 1900-1947, edita a Torino
da Berruto nel 1948, che è rimasta,
pur con le sue molte lacune ed errori,
l’unica valida sull’argomento sino al 1997
(Genova, Graphos edizioni), anno in cui è
comparsa quella di Lucio Gambetti e
Franco Vezzosi, rinnovata e ampliata nel
2008 (Milano, Silvestre Bonnard).
Molti autori sono stati cancellati
dagli anni, obliati anche se nel loro tempo
sono stati letti, amati e venerati come
“grandi”. Per esempio, Antonio Aniante
(Antonio Rapisarda, 1900-1983) scrittore
siciliano vissuto molti anni nella Parigi
delle avanguardie, dove fu letto e
apprezzato come e più che fosse
francese: di lui pochi oggi purtroppo
ricordano il nome, non fosse per alcune
nuove edizioni fatte da editori colti
e raffinati, come Sellerio, e di lui certo
pochi collezionano i libri. Altri, come Zena
Checchi Fettucciari (moglie di Arturo
Checchi, pittore e scultore di Fucecchio),
potevano già essere quasi sconosciuti
nel 1975 (anche se il suo libro, C’è un’ora
fra la notte e l’alba, 1958, ha la prefazione
di Bruno Cicognani). E che dire di Aurelio
Ceriello, Oliviero Honoré Bianchi, Anna
Pacchioni (che però fu ospitata nella
collana della Medusa), Lina Pietravalle
(il cui libro uscì a cura di E. Falqui)…
Gli altri nomi sono quelli
che ancora oggi si trovano nei cataloghi,
con più o meno libri, ma sostanzialmente
gli stessi. Forse anche perché, essendo
stato il primo repertorio del genere, fece
e continua a fare scuola.
I prezzi meritano una
considerazione particolare. Secondo
l’Istat, mille lire del 1975 valgono circa 5
euro del 2008 (per l’esattezza 4,83).
21
I Canti orfici di Dino Campana,
stampato a Marradi dalla Tipografia
Ravagli nel 1914, viene qui offerto, in un
esemplare intonso, a 55.000 lire (circa
275 euro del 2008): vero è che la
riscoperta di Campana a opera di Falqui
risaliva proprio a quegli anni e che
andando a Marradi se ne potevano
trovare ancora alcune copie presso chi
aveva conosciuto il poeta. Attualmente,
su internet non se ne incontra nessuna
copia in vendita, ma il prezzo potrebbe
aggirarsi sui 6.000 euro, tanto più che la
seconda edizione del 1928 viene offerta a
mille euro circa. Le Occasioni di Montale
sono in catalogo a 15.000 lire (72 euro
che però oggi sono circa 1500 per alcuni
librai); sempre del Premio Nobel ligure,
Finisterre, nella seconda edizione di
Firenze (Barbera, 1945, dopo quella di
Lugano, 1943 che oggi vale 4.000 euro) è
qui a 12.000 lire, poco meno di 60 euro,
mentre oggi se ne chiedono 1.700 circa.
Di D’Annunzio, Le dit du sourd et muet…,
nella prima edizione dell’Oleandro del
1936, Salimbeni chiedeva 11.000 lire,
circa 55 euro, mentre oggi i suoi colleghi
ne chiedono più di 350.
Per i futuristi che oggi spopolano,
bisogna ricordare che quelli erano anni in
cui per loro non si facevano pazzie, non
essendo ancora di moda collezionarli.
I Manifesti del futurismo lanciati da
Marinetti, Boccioni… editi da Lacerba nel
1914, costavano, in prima edizione,
15.000 lire (75 euro circa; oggi ne
servono almeno 750). Per L’Aeroplano del
Papa di Marinetti, nella prima ed. del
1914 (Edizioni futuriste di “Poesia”) le
15.000 lire sono diventate 700-800 euro.
Per Soffici e il suo Bif & zf+18 in seconda
edizione, Salimbeni chiedeva 12.000 lire,
ma oggi un suo collega vuole 400 euro.
La lettura di questo catalogo,
oltre che stimolare una sana curiosità,
alimenta in noi la speranza che i prezzi
possano comportarsi nello stesso modo
anche nei prossimi 10, 20 e 30 anni…
COMUNICAZIONE
SOCIALE
Ogni anno Mediaset offre sulle sue reti passaggi
televisivi gratuiti ad associazioni no-profit che
operano nel nostro Paese per fini sociali e umanitari.
LA PRIMA
CONCESSIONARIA IN EUROPA
www.publitalia.it
24
la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2009
VOLUMI D’ARTE E LIBRI D’ARTISTA,
IL BELLO DELL’EDITORIA IN MOSTRA
Quattro giornate di festival a Bologna
di matteo tosi
CONOSCERE E CONSERVARE,
MA ANCHE DIFFONDERE
ppuntamento ormai
irrinunciabile del primo autunno
bolognese, ArteLibro - Festival
del libro d’arte apre i lavori di questa sua
sesta edizione dal 24 al 27 settembre,
ospitato ancora una volta dai suggestivi
spazi di Palazzo di Re Enzo e del Podestà.
Editori d’arte e i librai antiquari di tutta
Italia e non solo (ma anche stamperie
d’arte specializzate, editori di ricerca
europei e riviste nazionali
e internazionali) vi si danno
appuntamento per una mostra-mercato
che alterna sapientemente volumi
moderni ed antichi con un allestimento
particolarmente accurato ed elegante.
Una vera e propria kermesse
culturale per un pubblico di esperti,
collezionisti e bibliofili alla ricerca
di rarità ed edizioni speciali, ma anche e
A
soprattutto un momento di riflessione
a trecentosessanta gradi sull’editoria
di pregio, che parte dal tema portante
di ogni edizione, “L’arte di fare il libro
d’arte” e che, da quest’anno, indaga
anche le tecniche per diffonderlo
e valorizzarlo al meglio, con i consueti
incontri, workshop e dibattiti affiancati
da un “percorso biblioteche” studiato
per far conoscere biblioteche e musei,
librerie e gallerie, associazioni
e fondazioni, impegnate
nella valorizzazione del loro patrimonio
e nella conoscenza e divulgazione
del libro d’arte e d’artista.
Quando si parla di editoria
di pregio, però, è chiaro che quello
dell’arte non può essere un tema
vincolante, e soprattutto che non si può
trascurare il fascino prezioso del libro
antico, omaggiato e “promosso”
in diversi appuntamenti organizzati
in collaborazione con l’Associazione
Librai Antiquari d’Italia, oltre che
in uno speciale focus dedicato al mondo
delle anastatiche e dei fac-similari.
ARTELIBRO ANCHE DI SERA
E ANCHE IN TUTTA LA CITTÀ
Al di là degli incontri dedicati
ai cosiddetti addetti ai lavori e
alle presentazioni di singoli volumi
o progetti editoriali specifici, il portato
culturale della manifestazione in città
si manifesta anche attraverso una serie
di appuntamenti rivolti “a tutti”, mostre
e reading d’autore, ovviamente sempre
sensibili al tema del libro come oggetto
di culto e di passione.
La sera di venerdì 25, ad esempio,
presso l’Oratorio di San Filippo Neri
va in scena il reading di Lella Costa
intitolato “Christine de Pizan. Una cittò
per le donne”, un omaggio a questa
italienne de Paris, poetessa, scrittrice
e filosofa che, tra XIV e XV secolo,
incarnò il primo autorevole esempio
di scrittrice “professionista” che vive
e lavora in ambiente urbano. Sabato
sera, invece, è la volta di “Bastasse
grondare”, lo spettacolo con cui
Alessandro Bergonzoni presenta la sua
ultima fatica letteraria (Libri Scheiwiller),
giugno 2009 – la Biblioteca di via Senato Milano
un volume di segni, disegni e scritti che
parlano di lui anche al di là della sua ben
nota vena comica.
Ancora, per le sere di sabato
e domenica, è prevista una teoria
di mostre ad hoc organizzate all’interno
di 13 gallerie private d’arte moderna
e contemporanea (Otto Gallery, Galleria
de'Foscherari, Galleria Spazio Gianni
Testoni La 2000+45, Galleria StudioG7,
Galleria d'Arte Maggiore G.A.M, Galleria
d’Arte Cinquantasei, Angela Memola
Grafique Art Gallery, Galleria Stefano
Forni, Studio Forni, Galleria l’Ariete arte
contemporanea, Galleria Arte e Arte,
Galleria Trimarchi, Galleria Di Paolo Arte)
che hanno pensato speciali esposizioni
tematiche o l’allestimento di uno spazio
dedicato ai libri d’artista o ai libri d’arte.
UNA BELLA “PERSONALE”
E SPAZIO ALLA FOTOGRAFIA
Tra le varie mostre in programma,
da segnalare quella organizzata presso
la Biblioteca Universitaria di Bologna,
“Mediare l’esperienza: i libri di Olafur
Eliasson”, curata da Luca Cerizza
e incentrata sui libri d’artista
e sulle pubblicazioni dedicate al noto
artista danese. Più di 40 volumi che
rappresentano un intero percorso
artistico letto, filtrato e mediato
dall’editoria d’arte, oltre a un suo lavoro
artistico, “The endless study”, un’inedita
versione di un armonografo del XIX sec.
E ancora, un innovativo spazio
dedicato alla fotografia, a partire
da “Reperti, segni, tracce. La memoria
dei libri”, la mostra dedicata all’opera
di Cesare Di Liborio che immortala
gli oggetti "lasciati" dai libri, ossia libri
come contenitori di memorie personali
e private, oltre che come “oggetto”
di lettura (Biblioteca Jorge Luis Borges,
fino al 17 ottobre).
All’interno degli spazi del festival,
poi, anche la mostra “Around the world”,
un viaggio nella fotografia Italiana
ARTELIBRO FESTIVAL DEL LIBRO
D’ARTE - MOSTRA-MERCATO
DEL LIBRO D’ARTE E DEL LIBRO
ANTICO E DI PREGIO
BOLOGNA,
PALAZZO DI RE ENZO E DEL PODESTÀ,
DAL 24 AL 27 SETTEMBRE,
INFO: TEL. 051/230385
WWW.ARTELIBRO.IT
d’autore, mentre la Délégation Culturelle
Alliance Française ospita (fino al 30
ottobre) la mostra “Règards croisés”,
con foto di Ferrante Ferranti e Luciana
25
Magoni, francese lui e italiana lei, che
si scambiano i passaporti per analizzare
l’una l’immaginario dell’altro.
MOSTRE E LABORATORI
ANCHE PER RAGAZZI
Non mancano, ovviamente anche
i laboratori didattici e gli spazi dedicati
ai più giovani, come “La grande pagina
dei piccoli”, una mostra sui libri d’artista
per l’infanzia (Fondazione del Monte di
Bologna e Ravenna, fino al 23 ottobre)
o “Cieli”, con le tavole originali
di Svjetlan Junakoviç per il racconto
Il genio di Franklin (Biblioteca Salaborsa,
fino al 30 settembre).
26
la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2009
ANDANDO PER MOSTRE
Il Codice Atlantico in anteprima planetaria,
pale, miniature e illustrazioni per ragazzi
di matteo tosi
MILANO SI COCCOLA IL “SUO”
LEONARDO IN AMBROSIANA
anteprima estiva di quei due
fogli esposti, sempre a Milano,
aveva già portato alle stelle
quella “fame” di Codice Atlantico
suscitata dall’ormai antico annuncio
(parso forse irrealizzabile ai più)
di volerlo esporrre nella sua interezza.
Ma il momento è giunto, perché dal 10
di questo mese la mirabile impresa
è partita, e alla grande, con la prima
delle 24 mostre (di cui le prime 12 già
pianificate da qui al settembre 2012)
in cui è stato articolato l’intero progetto.
Un’impresa, si diceva, perché
per rendere possibile ciò che non pareva,
è servito un lungo periodo di studi
e pianificazioni, oltre all’intensa
collaborazione tra la Veneranda
Biblioteca Ambrosiana con la Fondazione
Cardinale Federico Borromeo, il Comune
di Milano ed Expo 2015 S.p.A.. L’intera
Milano, insomma, ha voluto questo
L’
A lato: Foglio 157: studi per spingarde a organi,
ca.1480-82, matita nera, penna e inchiostro
Sotto: Foglio 33: due mortai che lanciano palle
esplosive, ca.1485, tracce di matita nera, punta
di stile, penna e inchiostro, inchiostro diluito
e acquerello con ripassature sulla parte destra
evento, e adesso, infatti, è tutta la città
che se lo gode. A partire proprio
da questa prima grande esposizione
dedicata al tema delle fortificazioni
e dell’architettura militare, per un totale
di 45 “fogli” divisi tra la Sala Federiciana
della Biblioteca Ambrosiana (23)
e la sacrestia del Bramante. Uno schema
che verrà ripetuto quasi alla perfezione
anche per le esposizioni future
(la prossima, fino a marzo 2010 e curata
da Edoardo Villata, si intitolerà
“La biblioteca, il tempo e gli amici
di Leonardo”) e che ha già consentito
a Pietro Marani di regalare scientificità
e suggestione insieme a questo suo
“bellicoso” esordio. Gli studi e i progetti
leonardeschi esposti, infatti, rendono
conto anche della continua attenzione
del genio di Vinci per la balistica
e le armi da fuoco e della sua capacità di
far evolvere i sistemi difensivi in rapporto
alla crescente capacità offensiva
delle armi “da assedio”.
in bilico fra arte e scienza, le sue
fortezze assumono forme circolari dagli
alzati smussati o curvilinei, oppure piante
stellare che anticipano il bastione
cinquecentesco. Vengono così esposti
e commentati i progetti “esecutivi”
del Castello di Porta Giovia a Milano,
delle fortificazioni di Piombino
e del Castello Reale di Romorantin, oltre
ad alcuni famosi disegni di bombarde e
mortai e alla celeberrima lettera inviata
a Ludovico il Moro per “presentarsi”.
FORTEZZE, BASTIONI E CANNONI.
DISEGNI DI LEONARDO
DAL CODICE ATLANTICO
MILANO, BIBLIOTECA AMBROSIANA
E SACRESTIA DEL BRAMANTE,
FINO AL AL 31 DICEMBRE,
INFO: TEL. 02/806921
WWW.AMBROSIANA.IT
CATALOGO DE AGOSTINI
settembre 2009 – la Biblioteca di via Senato Milano
27
GATTI E TAVOLE ILLUSTRATE
IN ATTESA DEL NATALE
I MESSALI E I CODICI MINIATI DI GEORGES
DE CHALLANT A 500 ANNI DALLA MORTE
spettando l’inaugurazione della
“XXVII Mostra Internazionale
d’Illustrazione per l’Infanzia” Le immagini della fantasia (a Sarmede,
dal 18 ottobre al 20 dicembre), il Veneto
si conferma patria della grafica
per ragazzi con I racconti illustrati,
una doppia mostra appena inaugurata
a Rovigo, nelle stanze della Pinacoteca
di Palazzo Roverella (fino al 30 dicembre;
info: tel. 049/8234800).
L’esposizione principale è dedicata
al mondo felino e, in particolare,
alle numerose versioni della stroria del
“gatto con gli stivali” e al collodiano
compagno della volpe che imbroglia il
povero Pinocchio. Una liaison
orto a Pinerolo
il 30 dicembre
di 500 anni fa,
Georges de Challant fu un
illuminato priore di Sant’Orso e un personaggio di
grande risalto nella storia
di Aosta e della sua Vallée.
Una due giorni di studi e
convegni, allora, lo ricor-
A
M
da tra Issogne e la “capitale” il 18 e il 19 settembre, data in cui si inaugura anche “I tesori miniati
di Giorgio di Challant”
(fino al 27), una piccola
ma preziosa mostra che
raccoglie per la prima
volta tutti i raffinati codici commissionati dal re-
sottolineata anche dal fatto che il testo
di Perrault che accompagna questa
sezione della mostra è proposto nella
traduzione che ne fece proprio Carlo
Collodi, mentre le principali tavole
esposte sono quelle di Maria Sole
Macchia ed Eric Battut, due “matite”
molto diverse tra loro, ma entrambe
originalissime e di grande intensità.
Ancora in omaggio al mondo
felino (anche senza stivali), numerosi
disegni di Francesca Chessa, Tony Ross,
Paolo Domeniconi e Giovanni Manna e
altre tavole originali di diversi maestri
internazionali.
ROGIER VAN DER WEYDEN ERA “IL MAESTRO DELLE PASSIONI”,
MA LA SUA PIÙ GRANDE ERANO QUASI SICURAMENTE I LIBRI
lanetaria capitale del
luppolo e sede del più
antico ateneo cattolico
esistente, Leuven (Lovanio) ha
appena inaugurato “M”, il suo
nuovo grande museo. Per celebrarlo e lanciarlo insieme,
oltre al nuovo allestimento
della preziosa collezione cittadina, ecco la più grande
retrospettiva mai dedicata
(fino al 6 dicembre) al grande
fiammingo Rogier van der
P
Weyden, ritrattista di corte e
pittore di storie sacre, ma anche celebratissimo miniatore
di codici e capolavori della
letteratura . Non solo, infatti, fu lui il primo a inserire
tra le illustrazioni una scena
della “consegna del volume” al
mecenate che lo aveva commissionato, ma i libri sono
protagonisti anche in quasi
tutti i suoi dipinti. (rogiervanderweyden.be)
ligioso tra fine '400 e gli
inizi del XVI secolo, tra cui
un celebre messale miniato oggi custodito nel
tesoro della Collegiata.
Parallelamente a questa mostra,
poi, Palazzo Roverella prende la rincorsa
con largo anticipo per tuffarsi incontro
alla magia del Natale, con le colorate
creazioni dei giovani artisti usciti
dalla Scuola Internazionale d’Illustrazione
di Sarmede, fondata da Stephan Zavrel,
uno dei disegnatori più importanti
e rappresentativi del panorama europeo
di questi ultimi trent’anni.
Trenta tavole originali, tutte molto
diverse tra loro per approccio al tema
e per stile, raccontano l’incanto
della Festa per eccellenza, anche se,
forse in nome dell’orribilmente imperante
“politically correct”, l’aspetto religioso
(o anche solo quello del racconto delle
Scritture) è quasi completamente
scalzato dall’ingombrante figura
di Babbo Natale, declinato in tutte
le salse e per tutte le culture,
e dalla tanto contemporanea passione
per gli addobbi, i regali, le luci colorate
e chi più ne ha più ne metta.
Agli amanti della cosiddetta
morale, allora, tocca tornare
al miagolante mondo di cui sopra
e a Collodi che chiosa Perrault: «godersi
in pace una ricca eredità, passata
di padre in figlio, è sempre una bella
cosa: ma per i giovani, l'industria, l'abilità
e la svegliatezza d'ingegno valgono più
d'ogni altra fortuna ereditata».
30
la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2009
LIBRI CHE PARLANO DI LIBRI
Omaggi d’autore alle pagine scritte
e storie dove i volumi prendono vita
di matteo noja e matteo tosi
FATTA L’ITALIA, TOCCAVA FARE
GLI ITALIANI. A SUON DI LIBRI
Viene ristampato, in una nuova
edizione rivista e ampliata, uno dei primi
libri che abbiano cercato di analizzare
quella vasta letteratura, per lo più
ottocentesca, destinata all’educazione
delle classi popolari italiane.
All’indomani dell’Unità d’Italia,
passato un periodo d’assestamento e di
emergenza, tra i primi obiettivi diviene
determinante quello di unificare anche
gli italiani fornendo loro un’identità
culturale che non si era realizzata
automaticamente con quella politica.
Tale obiettivo rendeva necessaria
un’alfabetizzazione delle masse popolari.
Tutto ciò si ripercuoteva
sul mercato editoriale, che si trovava
ad affrontare un terreno non più
regionale ma nazionale. Ciò aumentava
la concorrenza e sviluppava negli editori
la volontà di coltivare un nuovo pubblico
di lettori, favorendone l’elevazione
culturale e morale. Ostacolo alla
diffusione del libro e della cultura era,
infatti, l’alta percentuale di analfabeti.
In più in Italia non si era avuto uno
sviluppo industriale ben definito, se non
in poche città del Nord, e ciò non aveva
fatto nascere una classe borghese
in grado di poter leggere libri e giornali
come in Francia e in Inghilterra.
Nei primi decenni dell’Unità,
agli editori che diventavano industriali,
si affiancarono una serie di iniziative,
molto spesso a carattere locale, affidate
a tipografi artigiani od oscuri stampatori
che, attraverso la promozione di parroci
e maestri, diffondevano libretti, opuscoli
e “fogli” che diventavano un ottimo aiuto
per chi imparava a leggere e a scrivere.
Conobbe un progressivo sviluppo anche
la stampa periodica, con forte incidenza
dei periodici popolari, quelli la cui quota
associativa si manteneva entro un prezzo
ben definito, cinque lire. In sostanza,
fu l’inedita attenzione verso il lettore
da parte degli editori a favorire
l’incremento della lettura in Italia.
Furono fondate le Biblioteche
popolari e quelle circolanti (la prima
a Prato nel 1861 da Antonio Bruni),
che in poco tempo si moltiplicarono
e ricevettero i primi sussidi governativi.
Nel 1867, a Milano, venne fondata
la Società promotrice delle biblioteche
popolari, e nello stesso anno, Eugenio
Bianchi pubblicò a Genova il Giornale
delle biblioteche con supplemento
Il monitore delle biblioteche popolari
circolanti nei comuni del Regno d’Italia.
Nel ricostruire i cataloghi di tali
biblioteche, specchio di quelli editoriali,
risulta evidente quali categorie di libri
venissero ospitate sugli scaffali: accanto
ai “libri utili” vi era una predominanza di
“libri piacevoli”. D’altronde, lo stesso
Bruni aveva sottolineato quanto
la biblioteca avesse come missione quella
di incrementare la lettura, attuando la
formula oraziana del miscere utile dulci.
Il loro modello era ancora quello della
“libreria del curato di campagna”, dove
l’avanzamento degli studi veniva di pari
passo con l’affermazione dei necessari
contenuti morali cattolici.
Nelle biblioteche però, vicino ai
“libri d’oro” del curato, gradatamente si
accostavano volumi già allora chiamati
“self-helpisti” – dal diffusissimo manuale
di Samuel Smiles, Self Help [1859] – che
ebbero un fortunato e decisivo impatto
sulla società italiana.
«All’imperativo morale di “fare gli
Italiani” se ne affianca un altro: fare di
ogni italiano un homo faber, un novello
Robinson chiamato a forgiarsi da sé gli
strumenti per la propria emancipazione
economica, contribuendo fattivamente
al progresso civile ed economico della
nazione» [Introduzione, p. 18].
Il volume della Chemello,
spiegando l’evoluzione di queste collane,
che indirizzandosi al ceto dei lavoratori
tentavano di catechizzarlo e disciplinarlo,
ne racconta il successo, non tralasciando
di citare una serie di brani dove vengono
insegnate le virtù del “buon operaio”.
Questo studio, arricchito da una nuova
Appendice bibliografica e da una
Cronologia, è utile per capire in che
modo si sia sviluppata una mentalità
operaista nel nostro paese, a dispetto
dell’arretratezza industriale del secondo
Ottocento, e come questa abbia poi
influito nello sviluppo di una cultura
borghese nel Novecento.
Adriana Chemello, “La biblioteca
del buon operaio. Romanzi e precetti
nell’Italia unita”, Edizioni Unicopli,
Milano, 2009, pp. 350, - 15,00
settembre 2009 – la Biblioteca di via Senato Milano
UNO SGUARDO INEDITO
SUL NOSTRO NOVECENTO
Se il volume di Adriana Chamello
“riscopre” oggi quella letteratura
tardo-ottocentesca di stampo quasi
pedagogico, Pierfranco Bruni e Gerardo
Picardo pongono la loro attenzione
su alcune raffinate penne del nostro
Novecento e sulla vulgata diffusa dalla
critica letteraria italiana in merito alla
loro opera. Trentaquattro, per l’esattezza,
le “voci” di questa inedita antologia
non allineata, che sceglie il Mare
Nostrum come radice imprescindibile
e destino comune della nostra letteratura
anche più recente.
Difficile scegliere qualche esempio
da citare, perché il prestigio degli autori
“trattati” e l’acume dell’analisi posta
in campo non perde un colpo dalla prima
(Viaggio nella favola di Sibilla Aleramo)
all’ultima “scheda” (Giuseppe Prezzolini,
il conservatore che ha innovato),
ma certo vale la pena ricordare almeno
Vitaliano Brancati e la letteratura
dell'essere; Mario Pomilio, una cristianità
di carne; Il diario di Geno Pampaloni e
Carlo Bo, la vita come letteratura.
Pierfranco Bruni e Gerardo Picardo,
“Voci del Mediterraneo. Aleramo,
Buttitta, Campana, Silone e altri
contemporanei”, Mauro Pagliai,
Firenze, 2009, pp. 208, - 18,00
UN LETTERATO ISLAMICO
E LO SCONTRO DI CIVILTÀ
Si intitola Le Contro-prediche
di Meddeb tra Europa e Islam questa
antologia ragionata delle lezioni e degli
interventi con cui Abdelwahab Meddeb,
docente di letteratura comparata
all'Università di Parigi, rilegge il rapporto
complesso tra civiltà islamica e cultura
europea, nel tentaativo di minare,
31
LA FIABA SULLE UTOPIE CHE SI
POSSONO REALIZZARE, TUTTE!
che possono piacere anche ai grandi.
E questo è sicuramente il caso, perché
Francesco e i dieci luoghi del destino,
l’onirico racconto di Renata Bascelli
(professoressa di filosofia con il pallino
della scrittura) per le collana “5-15 anni”
delle edizioni Sarnus è un viaggio
fantastico tra luoghi e personaggi della
storia, della scienza e dell’immaginario
collettivo, un’avventura (arricchita
dai suggestivi disegni di Lorenzo
Bonamassa) che parte dal mito della
caverna di Platone e si conclude
approdando a una “città ideale”
e parlando di un bambino finalmente
diventato adulto: la realizzazione
dell’utopia per eccellenza.
Lungo il percorso, poi, anche
un capitolo ambientato in un monastero
per sottolineare l'importanza della
conservazione dei testi (niente meno!)
e una costante rivalutazione della magia
in chiave “protoscientifica”.
Quando i libri e le avventure
per ragazzi sono scritti bene
e con saggezza, di solito si dice
Renata Bascelli, “Francesco e i dieci
luoghi del destino”, Edizioni Sarnus,
Firenze, 2009, pp.96, - 7,00
arricchendola, la visione troppo
“semplice” e omologata che il Vecchio
Continente ha degli “arabi d’Occidente”.
La complessità del fenomeno è
spiegata, comunque, con tono facile
e snello, dopo essere stata analizzata
attraverso numerosissimi riferimenti
culturali che trattano aspetti letterari,
storici, politici, religiosi e di vita
quotidiana, per mettere in luce le umane
ansie e paure di un popolo di migranti
che prova a entrare in contatto (dopo
secoli di guerre) con una cultura “aperta”
ma fagocitatrice come quella europea.
Francesco Corsi ((a cura di ),
“Le Contro-prediche di Meddeb
tra Europa e Islam”, Cantagalli,
Siena, 2009, pp. , - 1
IL VOLUME ILLUSTRATO: I TRANSATLANTICI E IL TRASPORTO VIA
MARE VISTI ATRRAVERSO AFFICHES E MANIFESTI PUBBLICITARI
all’Elisabethville
all’Imperator, dal
Titanic al Conte
di Savoia e dal Majestic
al Mary Queen, tutte le
mitiche navi che hanno
segnato gli ultimi 150
anni di storia della
navigazione in un solo
affascinante volume
ricco di 200 illustrazioni
tutte a colori. Questo è
“Manifesti Navali.
L’avventura del trasporto
navale attraverso
D
i capolavori dell’arte
grafica” (Jaca Book,
pp.200, - 75,00), frutto
della passione di Anne
Wealleans e Gabrielle
Cadringher per le storie
di mare e per il loro lato
economico-sociale. Tutto
raccontato grazie a oltre
cento manifesti d’artista
che per linguaggi e stili
spaziano dal naturalismo
di fine Ottocento all’Art
Nouveau e al Déco, e dal
futurismo alla modernità.
Una storia del costume,
del gusto, dell’industria,
del commercio e della
nostra Europa insieme.
32
la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2009
APPUNTAMENTI CON GLI SCRITTORI
E CON LE LORO PREMIATE PAGINE
Un nuovo premio dedicato a De Sanctis
e un paio di corsi per “conoscere” i libri
di matteo tosi
IL PIACERE DI LEGGERE
SPIEGATO AI PIÙ GIOVANI
“Venticinque lezioni per far leggere
gli adolescenti” è l’esplicito sottotitolo
scelto dal professor Antonio Faeti
per il proprio Le doppie notti dei tigli,
un vero e proprio ciclo didattico
(organizzato dalla Fondazione Cassa
di Risparmio in Bologna presso la locale
Cappella Ghisilardi, dal 20 ottobre 2009
al 18 maggio 2010) per approfondire
le tematiche relative alla narrazione
e all’Immaginario, in occasione dei lavori
di recupero della Rocchetta Mattei che
potrebbe ospitare in futuro un Centro
Studi specializzato in questo settore.
«Con l’offerta di alcuni libri
“inattuali” su cui riflettere, il corso
intende spezzare l’assedio che soffoca
l’amore per la Differenza», afferma Faeti,
e infatti ogni lezione corrisponde
a un singolo testo ppositamente scelto
«per contrastare le mode e gli stereotipi
che schiacciano l’adolescenza all’interno
dell’imperativo che impone di essere
attuali», tornando così a concentrarsi
sull’opportunità della “scelta”.
Si parte martedì 20 ottobre
con Il giovane Holden di Jerome David
Salinger, seguito da un altro giovane
protagonista (L’isola di Arturo di Elsa
Morante - 27 ottobre), e si chiude
martedì 18 maggio 2010 con It
di Stephen King, passando per grandi
classici come Kim di Kipling, La certosa
di Parma di Stendhal, E le stelle stanno
a guardare di Archibald Joseph Cronin,
La valle della Luna di Jack London, Furore
di John Steinbeck e Di qua dal Paradiso
di Francis Scott Fitzgerald.
L’intero cartellone di appuntamenti
è assolutamente gratuito, ma a numero
chiuso, e tutte le lezioni si svolgono dalle
17.30 alle 19.30, previa iscrizione (fino
al 30 settembre). Info: 051/2754256
SAGGI SU ARIOSTO E BECKETT
NEL SEGNO DI DE SANCTIS
Giorgio Ficara (presidente), Alfonso
Berardinelli, Antonio Debenedetti, Alain
Elkann, Nadia Fusini, Louis Godart,
Raffaele La Capria, Giacomo Marramao,
Jacqueline Risset, Vera Slepoj e Claudio
Strinati sono i nobili membri della giuria
che ha scelto il vincitore (e i vincitori)
della prima edizione di un nuovo premio
per la saggistica intitolato a Francesco
de Sanctis. La premiazione ufficiale
avverrà martedì 6 ottobre alle 18,30
presso le stanze di Villa Doria Pamphili,
a Roma, all’interno di una serata
presentata da Neri Marcorè, che leggerà
anche alcuni brani di Ariosto e di Beckett,
gli autori protagonisti dei due libri
che si sono aggiudicati il Premio.
L’annuncio del verdetto definitivo, infatti,
è già stato dato, e saranno Massimo
Cacciari (Hamletica, Adelphi, 2009)
e Giulio Ferroni (Ariosto, Salerno editrice,
2008) a spartirsi la palma del migliore.
Oltre a loro, sono stati selezionati
anche Mario Perniola (Miracoli e traumi
della comunicazione, Einaudi, 2009;
scelto per il premio “Eni - immaginare
il futuro”, da attribuire ad un’opera
che propone una riflessione sui nuovi
linguaggi e sulle nuove tecnologie)
e, nella categoria riservata ai saggi brevi,
Patrizia Cavalli (“Dietro non c’è niente”,
postfazione a Doppio ritratto: Frida Kahlo,
Diego Rivera, Nottetempo, 2008).
Alla giuria, infine, è stato chiesto
di segnalare “un libro introvabile” (una
sorta di suggerimento per gli editori più
attenti), e la scelta di questa prima
edizione è caduta su Schiavitù
di Beniamino Placido, un testo che indaga
il nesso tra letteratura e società, edito nel
1975 da Einaudi e mai più ristampato.
UN MASTER MILANESE
PER GIOVANI ILLUSTRATORI
La Scuola del fumetto di Milano
e lo studio BandaLarga (un progetto
multimediale nato dall’idea di sei
illustratori, per esplorare e diffondere i
linguaggi della comunicazione disegnata)
lanciano il “MI – Master”, un corso
altamente specializzato di illustrazione
editoriale (700 ore tra lezioni teoriche,
laboratori didattici e workshop), riservato
a un numero massimo di 25 studenti, con
lezioni dal 12 ottobre al 21 dicembre
e dal 7 gennaio al 18 giugno 2010.
Sono previste due borse di studio
dal valore di 3.500 euro l’una e una terza
da 2.000 euro. Iscrizioni e selezioni
si svolgono lungo tutto il mese
di settembre contattando lo 02/8356371,
mentre ogni informazione si trova
su www.mimasterillustrazione.com.
34
la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2009
BVS E SCAPIGLIATURA: UNA CHICCA IN MOSTRA
Quel “misterioso” Conconi
per celebrare Cremona
Un frontespizio quasi inedito, 130 anni dopo
di Franco Sciardelli
everino Pagani nel suo saggio Pittura lombarda della Scapigliatura, (Milano 1955), riproduce un’incisione di Luigi Conconi fino ad allora sconosciuta.
Un’immagine rettangolare in cui da una fitta trama di
segni emergere, nella parte inferiore, il ritratto di due
terzi a sinistra e sopra, armonicamente impaginata, la
scritta “Vita artistica di Tranquillo Cremona”; in basso a
sinistra, incisa, la firma dell’autore e l’anno ’79. La didascalia indica unicamente il nome dell’autore, il soggetto
e la tecnica.
Nonostante l’assoluta novità non sembra aver attratto la curiosità degli amatori e studiosi dell’artista
lombardo. È comunque da credere che più di uno avrà ricordato una notizia riferita da Raffaello Giolli in Luigi
Conconi (Milano, 1920). Trattando dell’amicizia di Conconi con Tranquillo Cremona, che lo considerava maestro, il Giolli narra che un giorno il Cremona ricevette da
un «cliente ignorante» la richiesta di acquistare «quattro segni suoi… ma che
siano suoi. Me li scelga
Lei». Il maestro non si
lasciò sfuggire l’occasione e, trovato in studio un
vecchio abbozzo del
Conconi, lo firmò e lo
vendette, assicurando a
sé e al vero autore una
lauta e allegra cena.
S
Tranquillo Cremona
Potenza della firma, quella tela figurò nella sala dedicata a Tranquillo Cremona alla Biennale veneziana del
1912. Precedentemente, riferisce sempre il Giolli, era
stata riprodotta in un album che Vittore Grubiciy
«pubblicò alla morte dell’artista nel 1878, per il quale
Conconi preparava il ritratto del Cremona all’acquaforte». Più che ritratto si potrebbe dire frontespizio.
Giolli scrive della cosa vent’anni dopo il fatto e
ben si giustifica uno sbaglio di memoria, specie se, come sembra evidente, dice di un lavoro in preparazione
che non vide finito. Non gli sarebbe sfuggito che il ritratto da lui elencato in appendice era lo stesso inciso
per il frontespizio, impresso dalla stessa lastra ridimensionata; e neppure che quella che dice pubblicata nel
’78 è datata ’79. A memoria, riferisce di un’incisione
che sapeva solo ipotizzata e che, al più, avrebbe visto in
lavorazione.
Dell’ album di riproduzioni progettato
da Grubiciy , per cui
Conconi incise il frontespizio, non è stato rintracciato presso le principali raccolte alcun
esemplare. Di contro, è
noto che proprio nel ’78
Luigi Conconi
settembre 2009 – la Biblioteca di via Senato Milano
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Grubiciy allestì una mostra su Tranquillo Cremona nel
Ridotto della Scala. Si spiega così l’imprecisione del
Giolli: caduto il progetto della pubblicazione, la lastra
fu ridimensionata, stampata e catalogata con titolo Ritratto di Tranquillo Cremona, a partire dall’elenco fornito dallo stesso Giolli in appendice dove la “misura”
cm.14x14,5.
La prima riproduzione si ha nel saggio di Amalia
Mezzetti in L’acquaforte lombarda nella seconda metà dell’800 (Milano,1935), ed e cosi catalogata: «T. Cremona -1879, - La testa di ? a sinistra, 144x135, carta Japon. Angolo a sinistra, inferiore, L.Conconi ’79». L’esemplare riprodotto apparteneva alla Galleria d’Arte
Moderna di Milano e fu successivamente inserito nei
fondi della Civica Raccolta Achille Bertarelli, dove sono confluite altre prove di lavorazione della stessa incisione.
Nel 1994 la “Bertarelli” allestì una mostra delle
incisioni di Luigi Conconi da essa possedute, tra queste
il Ritratto di Cremona classificato «acquaforte, monotipo -133x125; lastra 144 x138». La mancata indicazione
del tipo di carta e la differenza di tre millimetri nella
misura della lastra non permettono di accertare se
quello catalogato è lo stesso esemplare riprodotto dalla
Mezzetti.
Il catalogo non manca di segnalare quanto scritto
da Giolli e riprodotto dal Pagani, lamentando che di esso
«non si è potuto trovare altro esemplare» e aggiungendo
con ovvietà che potrebbe anche trattarsi di un esemplare
«antecedente»
Oltre mezzo secolo dopo la “curiosa” segnalazione
datane da Severin Pagani, ecco riemergere un’esemplare
dell’incisione in primo stato, che possiamo titolare Vita
artistica di Tranquillo Cremona.
Ora è esposta presso la Fondazione Biblioteca di
via Senato a illustrare la mostra La Scapigliatura e Angelo Sommaruga - Dalla Bohème milanese alla Roma bizantina.
Esemplare forse unico (lo stesso riprodotto dal Pagani?), un foglio di carta “Giappone” di cm.22,7x15,7 su
cui l’assenza di impronta non permette di stabilire le
esatte misure della lastra
La stampa risulta di assoluta freschezza e mostra
Luigi Conconi, Tranquillo Cremona, aquaforte 1879
con tutta evidenza che la lastra è stata incisa non ad acquaforte, ma a puntasecca, e stampata senza l’uso di effetti monotipici.
Purtroppo, la mancata notorietà di questo foglio
ci priva dei giudizi e delle deduzioni che ne avrebbero
tratti i più qualificati studiosi dell’incisione lombarda
dell’Ottocento, da Giolli alla Mezzetti sino a Lamberto
Vitali, che su quel periodo e sul Conconi espresse giudizi molto severi.
Ma si può dire che questa prova, con pochissime
altre, riscatta il Conconi dalla condiscendenza a quell’ibridismo, non solo tecnico, che il Grubiciy teorizzava assegnando alla calcografia una funzione accessoria
al monotipo con cui si realizzavano stampe «mobili o
variabili». Un equivoco in cui si perde, più tardi, anche
Anselmo Bucci, che ritenne questo artificio proprio dei
“Peintres Graveur”.
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la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2009
Dal catalogo della mostra “Dalla terra alle stelle”
INVENZIONI STRABILIANTI
E SCIENZE IMMAGINARIE
FABIO PAGAN
on è vero che Jules Verne,
per scrivere i suoi romanzi
di geografia e di scienza, si
attenesse sempre fedelmente alla documentazione disponibile. Lavorava
anche di fantasia. Un esempio? Se salite in motoslitta fino alla cima dello
Sneffelsjökull, il vulcano spento dell’Islanda in cui s’infilano gli audaci
protagonisti del Viaggio al centro della
Terra, proverete una sottile (ma attesa) delusione. La vetta di quel vulcano ha sì le tre punte di cui parla Verne
(formatesi per una catastrofica eruzione avvenuta in tempi immemorabili), ma non c’è traccia alcuna del
cratere: un cappuccio di ghiacci e nevi eterne ricopre la
sommità del monte. In cambio godrete da lassù, a 1450
metri di quota, la vista incomparabile del mare che circonda la penisola su cui s’innalza il vulcano.
Nonostante questo “falso” (che doveva essere palese anche quando il romanzo venne scritto, nel 1864),
nessuno si sognerebbe comunque di togliere a Jules Verne la patente di grande narratore di avventure scientifiche (e non). Specie in questo 2005 in cui ricorrono i cent’anni dalla sua scomparsa.
N
E che dire di Herbert George Wells, considerato il
primo vero scrittore di fantascienza, nutrito di quella
cultura evoluzionista appresa in gioventù direttamente
da Thomas Huxley, il “mastino di Darwin”? Anche in
questo caso nessuno mostra di scandalizzarsi per l’ovvia
impossibilità di certe situazioni. I protagonisti de I primi
uomini sulla Luna (1901) raggiungono il satellite grazie alla cavorite, una
sostanza antigravità. E la macchina
del tempo dell’omonimo romanzo
(1895) appartiene purtroppo al novero delle invenzioni impossibili.
Altrettanto dicasi del composto chimico sperimentato su di sé dall’Uomo invisibile (1897). Eppure – ripetiamo – H.G.Wells viene a ragione
considerato il “padre” della fantascienza contemporanea.
Jules Verne (1828-1905) e
H.G.Wells (1866-1946) – l’uno in
Francia, l’altro in Inghilterra – vissero e interpretarono in piena libertà
inventiva la rivoluzione scientifica che pose le basi della
tecnologia moderna e quindi della società industriale.
L’Italia era (già allora) una nazione di secondo piano nel
sapere scientifico, e forse anche per questo nessuno
scrittore italiano dell’epoca può competere con loro.
Eppure non mancò anche nel nostro paese chi si
provava in quegli anni a scrivere racconti e romanzi basati su invenzioni strabilianti e scienze immaginarie. In
fondo, anche l’Italia a cavallo tra Ottocento e Novecento
vedrà la diffusione dell’elettricità, i primi telefoni, i tramway, le automobili, i flebili segnali radio di Marconi...
Così, il massimo scrittore popolare di quel periodo, Emilio Salgari, lasciò da parte per un momento le
storie di una giungla e di una filibusta più fantastiche che
reali per avventurarsi a scrivere romanzi come Le meraviglie del Duemila e Il Re dell’Aria (entrambi pubblicati nel
settembre 2009 – la Biblioteca di via Senato Milano
1907): l’uno un ritratto desolante della vita nel futuro,
l’altro che ha per protagonista lo “Sparviero”, una macchina volante mossa da un motore ad aria liquida. E un
altro importante scrittore popolare, Enrico Novelli,
alias Yambo, immaginò una ferrovia transafricana del
XX secolo (Gli eroi del Gladiator, 1900), una spedizione
in sommergibile alla ricerca del mitico continente sommerso (Atlantide, 1901), l’avventura di due giornalisti nel
sistema solare (Gli esploratori dell’infinito, 1906), la conquista del nostro satellite (La colonia lunare, 1908), il risveglio di animali estinti (Il mammouth, 1909), un viaggio
fantastico nell’infinitamente piccolo (L’atomo, 1912).
Ma molti altri autori oggi sconosciuti – come documenta un volume curato da Gianfranco de Turris (Le aeronavi dei Savoia. Protofantascienza italiana 1891-1952,
Editrice Nord 2001) – si avventurarono a scrivere brevi
storie di invenzioni e scoperte fantastiche su riviste dedicate ora al pubblico giovanile ora a quello adulto: dal
Giornale Illustrato dei Viaggi a Per terra e per mare (diretto
– come si legge nella testata – dal “Capitano Emilio Salgari”) e da La Tribuna illustrata a La Domenica del Corriere.
Qualche nome e qualche spunto, strizzando l’occhio all’ironia. Attilio Donatuti col suo accumulatore da
cinque milioni di cavalli che invia un’onda luminosa verso Marte; Ettore Santi con l’antenato del teletrasporto;
Un anonimo autore (che si firma misteriosamente P.)
con il “chiesofono”, che consente un collegamento diretto tra sacerdoti e parrocchiani; G. Massa col suo folle
inventore di aerei più pesanti dell’aria, di radio-telefoto
per vedere attraverso gli ostacoli, di piante create con
l’albumina...; Mario Saviolo che nel racconto Un viaggio
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nel 2000 offre al lettore una summa delle nuove mirabilie
tecnologiche e dei loro riflessi sociali. Senza dimenticare
il tambureggiante ritmo futurista di La vita di domani di
Luigi Colombo (che qui si firma Fillia).
E oggi? Non molto, vista la scarsa dimestichezza (e
in sostanza lo scarso interesse) degli scrittori italiani per
le estrapolazioni scientifiche e tecnologiche. Per questo,
per non rischiare dimenticanze, ci limitiamo a due soli
nomi: Sandro Sandrelli, giornalista e divulgatore scientifico veneziano scomparso qualche anno fa, uno dei “pionieri” della fantascienza nazionale, autore di storie sovente al limite del grottesco in cui la scienza è sempre
presente; e Roberto Vacca, ingegnere informatico romano, prolifico inventore di romanzi e racconti in cui computer e robot sono spesso protagonisti o comprimari.
Infine un consiglio. Se v’incuriosiscono le vicende
a sfondo tecnologico, non mancate un bel saggio di Nicola Nosengo: L’estinzione dei tecnosauri, Sironi 2003.
Ovvero, come recita il sottotitolo, «storie di tecnologie
che non ce l’hanno fatta», rimaste cioè confinate nei laboratori o emarginate dal mercato dopo un periodo di
effimera gloria.
Una per tutti, di paternità italiana: il pantelegrafo,
o telegrafo universale, realizzato nel 1856 da Giovanni
Caselli, insegnante di fisica all’Università di Firenze.
L’antenato del fax. Nonostante l’interesse entusiastico
manifestato da Napoleone III in Francia e da Vittorio
Emanuele I in Italia, l’invenzione fu osteggiata e bocciata dalle compagnie telegrafiche. Troppo in anticipo sui
tempi. Come – alle volte – succede anche alle invenzioni
degli scrittori di fantascienza.
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la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2009
I libri illustrati
FRANCO SCIARDELLI,
SIA DETTO PER INCISO
La grande storia di un piccolo e raffinato editore
di Chiara Nicolini
F
ranco Sciardelli è uno dei più
importanti stampatori-editori
milanesi di libri illustrati, incisioni e litografie. Originario di Palermo, si trasferì nel nord Italia dopo
la Seconda guerra mondiale. La vita
dell’immigrante non offriva prospettive allettanti, ma Sciardelli era
determinato a fare buon uso del suo
talento: voleva trovare un mestiere
da svolgere con passione.
Decise così di diventare mercante d’arte e aprì una galleria a Brera, la Galleria del Mulino. Quando
acquistò un torchio a mano per divertirsi a stampare le incisioni realizzate dai suoi amici, comprese di avere finalmente trovato ciò che cercava: nel 1961 trasformò la galleria in una stamperia e iniziò a stampare incisioni di noti artisti dell’epoca, tra cui
Renato Guttuso.
Philobiblon di Riccardo De
Bury è il libro che Sciardelli considera più significativo dal punto di vista della sua carriera editoriale. De
Bury fu tutore e poi cancelliere, tesoriere e ambasciatore di Edoardo
III d’Inghilterra e, dal 1333, vescovo
di Durham. Scrisse questo trattato
1
per giustificare la propria smodata
passione per i libri, oggetto di severe critiche. Il testo
venne stampato per la prima volta nel 1473 e tradotto in
varie lingue durante i secoli successivi.
Le prime due incursioni di Sciardelli nel campo
dell’editoria risalgono al 1965 e al 1966, anni in cui
pubblicò due albi rispettivamente contenenti una poesia di Cesare Pavese illustrata da una serie di incisioni e
un racconto con incisioni di Domenico Cantatore. Entrambe le edizioni ebbero una tiratura limitata a 125
copie. Carmina ad Lesbiam di Catullo, il primo vero e
proprio libro di Sciardelli, uscì nel 1967, con identica
tiratura. Questo volume di 56 pagine con legatura nocciola in mezza pelle è anche il libro che l’editore ama di
Letta una delle poche traduzioni italiane, Sciardelli decise immediatamente di pubblicarne una nuova
versione illustrata. Passò tuttavia qualche anno prima
che l’editore riconoscesse in Mimmo Paladino l’artista
più adatto ad affrontare l’impegno, che per Sciardelli
non doveva limitarsi alla mera raffigurazione di pile di
libri e vescovi medievali. L’attesa venne in qualche modo ricompensata dal fatto che Paladino si innamorò del
testo e incise molti più legni di quanti inizialmente concordati con l’editore. L’opera vide finalmente la luce
più: Sciardelli ricorda infatti di averne curato ogni dettaglio, dalla scelta
della carta (fatta a mano dalle Cartiere Magnani), alla raffinata legatura, e
fu sua moglie, Antonietta Viganone,
a illustrarlo con cinque espressionistici nudi femminili (fig 1).
settembre 2009 – la Biblioteca di via Senato Milano
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nel 1996 con una puntasecca stampata su
carta Giappone all’antiporta, e con 60 xilografie, la maggior parte delle quali in
bianco e nero, come quelle impresse ai
piatti (fig 2-3). Una testatina e 14 iniziali
includono uno o due colori (fig 4), mentre l’unica illustrazione a piena pagina è
la sola figura stampata in nero, giallo,
rosso, blu e verde (fig 5).
Sciardelli attribuisce molta importanza anche alle sue due pubblicazioni
6
Ritorniamo ai giorni del rischio di David
Maria Turoldo (1985) e La Strega e il Capitano di Leonardo Sciascia (1989). Il libro di Turoldo contiene tredici incisioni create da noti artisti, tra cui Aligi Sassu,
che ha illustrato anche La Strega e il Capitano. Poiché
Sassu amava ritrarre cavalli, e lo faceva in modo talora
ossessivo, Sciardelli confessa di essersi sentito sollevato
quando ha accertato che le 16 acqueforti del pittore
non avevano nulla a che fare con i cavalli. Come Paladino, anche Sassu aveva “sentito” il testo. «L’illustrazione – sostiene l’editore – non dovrebbe essere la mera visualizzazione di uno scritto, ma una sua traduzione in
immagini, e questo è ciò che le acquetinte di Sassu fecero con la storia di Sciascia». (fig 6)
Lamento per il Sud di Quasimodo (1977) è, tra le
sue pubblicazioni, quella che Sciardelli ritiene la meno
riuscita. Il libro avrebbe dovuto essere illustrato da
3
5
Francesco Messina, Giuseppe Migneco
e Renato Guttuso. Invece, quando Messina fece inaspettatamente avere a
Sciardelli una medaglia di bronzo con il
profilo di Quasimodo, l’editore si sentì
costretto a ritirare la commissione agli
altri due artisti per dare spazio alla medaglia. L’opera uscì in apposito cofanetto con la medaglia montata su cartoncino rigido e con tre litografie a colori
dello stesso Messina (fig 7).
Questo cambiamento di programma non piacque a Sciardelli. Per quanto
non ci sia una regola generale, è lui che
decide cosa pubblicare, e come: sono gli artisti a seguire
le sue direttive – anche se il clima di amicizia nel quale
nasce ogni suo libro favorisce in realtà un vivace e proficuo scambio di idee. Ciò è soprattutto vero nel caso dei
tipografi che hanno eseguito l’impaginazione delle sue
pubblicazioni: poiché Sciardelli è un autodidatta e si
considera principalmente uno stampatore di incisioni e
litografie, egli ha sempre cercato la collaborazione di
abili tipografi, come ad esempio Ruggero Olivieri.
Sciardelli ebbe l’occasione di utilizzare l’esperienza tipografica acquisita quando gli venne commissionata una collana di volumi dedicati agli Illuministi
italiani, ideata come dono per la presidenza de Il Sole 24
Ore. I 10 volumi sono usciti tra il 1987 e il 1995 in edizioni limitate a circa 300 esemplari ciascuna. Alcuni
hanno bellissimi ritratti a piena pagina dei filosofi Set-
7
8
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la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2009
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tecenteschi eseguiti da Costantini, posti contro il tipico
sfondo di linee parallele (fig 8-9).
Sciardelli ritiene che tutti i volumi avrebbero dovuto essere illustrati da Costantini per la sua eccellente
interpretazione dello spirito del Secolo dei Lumi. Ma
quando morì Erminio Gamba, lo xilografo che, con
mestiere antico, aveva trasposto su legno tutti i disegni
di Costantini, gli ideatori della serie ritennero di rivolgersi ad altri artisti, tra cui Antonietta Viganone (fig
10), che dai Carmina di Catullo in poi ha contribuito a
numerosi libri pubblicati dal marito.
Inizialmente, infatti, era convinto che i libri dovessero
essere illustrati soltanto in bianco e nero, come quelli
stampati nei secoli passati. Non gli piacevano le incisioni a colori perché la loro tecnica esecutiva si allontana
troppo dalle tradizionali tecniche di stampa. Ma poi
l’editore iniziò a sperimentare e rimase soddisfatto dei
risultati. Tra le sue pubblicazioni, una delle più innovative è Oh vita infelice, Oh vita felice di Milena Milani
(2005), una selezione di poesie che l’autrice ha illustrato con due tavole a tecnica mista (incisione, litografia a
colori, collage – fig 13).
Franco Rognoni ha illustrato in bianco e nero un
paio di titoli nella collana degli illuministi e altri volumi
stampati da Sciardelli. Napoleone. Intervista immaginaria di Sciascia (1998) e La
Partenza del Crociato di Giovanni Visconti Venosta (2003) sono gli ultimi due
cui ha contribuito prima della morte. Il
suo stile bozzettistico risulta ancora più
vivace quando illuminato dai colori (fig
11-12).
Per quanto interessato alle nuove tecnologie (nel
1992 ha perfino ripubblicato un bizzarro opuscolo del
1869 sulla possibilità di stampare su pagine di amianto), Sciardelli mantiene
un’idea tradizionale del libro. Non ama i
libri-oggetto e non gli piace quando
l’impressione dei caratteri sulla carta è
così forte da poterla percepire al tatto.
«Il fatto che un libro sia stampato da una
tipografia all’antica con il torchio a mano non significa che esso debba diventare un libro per ciechi», sdrammatizza.
Oltre al Philobiblon, libro eccezionale da tutti i punti di vista (soggetto, il17
lustrazione, impaginazione, carta, ecc),
Sfogliando in ordine cronologico i
libri di Sciardelli, si nota una chiara evoluzione nei gusti illustrativi dell’editore.
settembre 2009 – la Biblioteca di via Senato Milano
sono molto belli i volumi
illustrati dall’artista trentino Remo Wolf. La sua
collaborazione con Sciardelli iniziò con un testo
inedito di Sciascia, Il Calzolaio di Messina (1988). Il
libro ebbe notevole risonanza non solo perché si
trattava del racconto di
un autore siciliano illu17
strato da un artista trentino, ma anche perché
quello fu uno degli ultimi scritti di Sciascia.
Le Stagioni e la Terra di Francesco Lanza (1991),
un volumetto limitato a 120 copie, contiene 14 xilografie, 4 delle quali sono tavole monocrome stampate dallo stesso Wolf su carta Giappone (fig 14-15). Il Varmo di
Ippolito Nievo (1992) è un racconto illustrato da 16 xilografie in bianco e nero (fig 16). L’Alfabeto di Remo Wolf
(1992) è un quaderno con pagine di carta rosa fatta a
mano nel quale le xilografie con le lettere sono state impresse vicino al margine superiore (fig. 17). Chi avesse
il coraggio di vergarne i fogli, potrebbe utilizzarlo come rubrica.
Riguardo alla xilografia, Sciardelli spiega che ciascuna tavola può essere fatta da 6 o 8 legni uniti assieme.
Si tratta sempre di legno di testa, ma non necessaria-
13
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mente bosso. Pero e cirmolo vanno ugualmente
bene e sono più facili da
trovare. Paladino di solito
utilizza un tipo di legno
più morbido, anche se ha
recentemente illustrato
per Sciardelli una splendida edizione delle Voyelles di Rimbaud (2005) con
5 linoleum, che sono an17
che venduti separatamente e si possono vedere su
www.larteastampa.it/edizioni/libri/pala_01.htm
La prossima pubblicazione di Sciardelli, un grande libro a fisarmonica illustrato ancora da Mimmo Paladino, con linoleum e litografie, sarà Colapesce di Sciascia, favola che racconta le avventure di un bimbo, Nicola, che nuota come un pesce. Uscirà in autunno. Per il
futuro, l’editore ha molti progetti in cantiere: vorrebbe
ad esempio stampare un’edizione illustrata da Paladino
de La Crociata dei Bambini, già uscito nella collana di
Franco Maria Ricci curata da Borges. Il testo ottocentesco racconta, da quattro diversi punti di vista, una curiosa storia ambientata nel Medioevo. Sciardelli dice:
«ha un’aria antica»; e nella sua voce si percepisce l’ispirazione di chi già vede le pagine bianche trasformarsi,
sotto le proprie mani, in testo e immagini.
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la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2009
IL LIBRO RITROVATO
Intervista surreale a Pitigrilli
Umorista autoironico: frammenti di un pensiero irriverente
di Chiara Bonfatti
S
crittore brillante e disincantato del Novecento, Pitigrilli, al
secolo Dino Segre (18931975), fu giornalista, romanziere e
umorista che ottenne grande successo commerciale grazie al suo stile aneddotico, cinico, spregiudicato
e infarcito di paradossi, battute di
spirito e velenose definizioni. Dotato di una notevole verve surrealista, fu spesso anche criticato e
snobbato e i suoi scritti vennero da
molti ritenuti superficiali, qualunquisti e pornografici.
Nell’assecondare lo spirito
controcorrente e provocatorio di
una penna vivace e insubordinata,
si intende sospendere qui ogni giudizio e lasciare libero sfogo ai brillanti aforismi e sberleffi rinvenuti
sfogliando le pagine di due chicche
bibliografiche della “nostra” Biblioteca, lungo gli scaffali del fondo
Emeroteca e di quello del Novecento.
Dalle Inchieste dell’Almanacco Letterario Mondadori-Bompiani,
ove gli scrittori dell’epoca venivano interrogati sui più svariati argomenti, riemergono dunque impudenze di Pitigrilli ormai quasi condannate all’oblio:
Le parentesi quadre lungo il testo includono una parte aggiunta alla citazione allo
scopo di maggior chiarezza.
LA BIBLIOTECA DI ROBINSON.
DOVESTE PORTAR CON VOI UN
una bella signora» (A. 1928, p. 85).
AGENZIA MATRIMONIALE. AB-
LIBRO IN UN’ISOLA DESERTA, QUALE
BIAMO CHIESTO AD ALCUNI AMICI
SCEGLIERESTE?
DELL’ALMANACCO DI CELEBRARE –
SE
E DUE? E DIECI?:
«Dictionnaire philosophique, Les
fleurs du mal, L’evoluzione della
specie, Fermé la nuit, Ouvert la nuit,
un trattato generale di fisica, uno di
chimica, uno di zoologia, un vocabolario italiano» (A. 1928, p. 10).
LA PROSSIMA VOLTA [ovvero a
cosa aspirerebbe se potesse rinascere]1: «Direi: che scocciatura!
Non si potrebbe riprendere dal
punto dove abbiamo finito?» (A.
1928, p. 69).
LA BESTIA PREFERITA: «La
volpe azzurra intorno al collo di
ACCOSTANDO NOME A NOME
– DEI
MATRIMONI IDEALI TRA PERSONALITÀ CELEBRI O NOTE, DEFUNTE O VIVENTI: «Farei sposare Dante con
Beatrice, così finirebbe di dirne bene, e non ci scoccerebbe più» (A.
1928, p. 166).
LEI? VOI? TU? [ovvero come
preferisce rivolgersi al prossimo]:
«Fra uomini e donne il lei, fra colleghi il voi» (A. 1928, p. 212).
LA PALESTRA DEGLI SCRITTORI [ovvero l’attività sportiva a cui si
dedica nel tempo libero]: «Scherma, perché non ho fiducia nei tribunali» (A. 1928, p. 221).
QUAL È LA LETTERATURA OGGI PREMINENTE, COME SPIRITO,
NEL MONDO?: «Quella che contiene delle idee e non delle parole.
Quella che ci illumina su Chicago e
su Mosca, quella irta di numeri,
quella che parla della donna e non
della signora Ipsilon, quella che
parla delle folle e non del cavaliere
Ix» (A. 1932, p. 53).
CHE COSA PENSANO I PERSONAGGI DEI LORO AUTORI: «Io mor-
1
Copertina del suo fantasioso
e controcorrente dizionario
settembre 2009 – la Biblioteca di via Senato Milano
to cadendo dall’aeroplano? Ma
nemmeno per sogno: è una invenzione di Pitigrilli, che ha sempre
voglia di scherzare. Sto benissimo,
vivo in un grand’hôtel e vendo duecentomila libri all’anno. E chi sparla di me, peste lo colga! Esaù Sanchez, vegetariano» (A. 1932, p. 86).
LA GUERRA CHE COSA VI HA
INSEGNATO?: «Che quegli stessi
uomini che alla dichiarazione di
guerra all’Austria e alla Germania
hanno invaso i negozi di pianoforti
Beckstein e li hanno incendiati, se
avessimo dichiarato la guerra alla
Francia avrebbero invaso i negozi
dei pianoforti Gaveau e Pleyel» (A.
1932, p. 127).
DELL’ISPIRAZIONE. RISPOSTE
ALLA DOMANDA: “COME VI ISPIRATE?”: «Senza liquori, sigarette,
musica o droghe. Non credo all’ispirazione. O si hanno idee o se ne è
sprovvisti. O si ha della fantasia o si
è aridi. Non mi sono mai sentito
bruciare da nessuna fiamma. Quelli
che dicono d’essere bruciati dalla
fiamma sono dei bugiardi o degli
isterici» (A. 1932, p. 170).
IMPRESSIONABILITÀ DEL LETTERATO. I FATTI DEL ’31 CHE PIÙ
HANNO COLPITO LA FANTASIA DEGLI SCRITTORI: «Un tale che ha ritrovato un portafogli pieno e lo ha
consegnato alle guardie» (A. 1932,
p. 293).
Dal Dizionario antiballistico
(Milano, Sonzogno, 1953, prima
ed.), glossario di argute definizioni
uscite dal genio dei più diversi
scrittori, si traggono alcune delle
lucide e coraggiose sentenze del
suo compilatore:
CRITICO: “I critici sono come
quei cani randagi per le campagne,
Un ritratto di Pitigrilli, al secolo
Dino Segre, (1893-1975)
che quando passa un treno gli corrono accanto per alcuni metri, e poi
si fermano al primo albero” (p.51).
DEDICA SU UN LIBRO: “Ciò
che i tangheri chiedono cerimoniosamente all’autore per scroccargli
vigliaccamente un libro gratis”
(p.52).
FRAMMENTI: “Una provvidenziale risorsa per gli scrittori che
scrivono frammenti non sapendo
mettere insieme un intero” (p.77).
GRAMMATICA: “Complicato
BIBLIOGRAFIA
• Enzo Magrì, “Un italiano vero:
Pitigrilli”, Milano, Baldini &
Castoldi, 1999.
• “Almanacco letterario”, Milano,
Mondadori, 1928.
• “Almanacco letterario”, Milano,
Bompiani, 1932.
• Pitigrilli, “Dizionario
antiballistico”, Milano,
Sonzogno, 1953 (prima ed.).
43
strumento che ti insegna le lingue,
ma ti impedisce di parlarle” (p.91).
LEZIONI DI GIORNALISMO:
“Per pubblicare una notizia inedita,
basta inventarla” (p.100).
POETI: “Imbottigliatori di
nuvole” e “Sono come i profumi:
quando non appartengono a una
gran marca, puzzano” (p.142).
POLITICA: “Al fesso del mio
partito preferirò sempre l’intelligente del partito opposto” pp.142-143.
PREFAZIONE: “Quella cosa
che l’autore scrive dopo, l’editore
pubblica prima, e il lettore non legge né prima né dopo” (p.147).
RILEGGERE: “Verbo usato dagli uomini gravi («Rileggevo appunto in questi giorni…») per non
confessare d’aver letto per la prima
volta un libro che avrebbero dovuto leggere trent’anni fa” (p.157).
TROPI: “Ripugnanti malattie
del linguaggio: zeugma, sillessi,
ipallage, iperbole, metonimia, sineddoche, analepsi, sinalefe…
espressioni inventate dai grammatici e dai pedanti per giustificare le
balordaggini dei classici e di tutti i
tromboni illustri, consacrati nelle
antologie e nei programmi di liceo”
(pp.179-180).
UMORISMO: “Il riso è l’aritmetica elementare; l’umorismo è
l’algebra; l’ironia è il calcolo infinitesimale” (p.181).
UMORISTA: “Un bimbo che
canta attraversando le camere buie
per nascondere a se stesso la propria paura” (p.181).
Chiudiamo con questa, perché proprio l’umorista Pitigrilli si
è voluto qui ritrarre, attraverso i
frammenti del suo pensiero irriverente.
44
la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2009
La Fiera del bibliofilo
IN MACCHERONEA
Motti, versi e proverbi tra dialetto e latino
A
nche se non vogliamo, per
buone ragioni, risalire a Tifi
degli Odassi1 e al suo Carmen
macaronicum de quibusdam Patavinis
arte magica delusi, 1488, è certo che
la poesia maccheronica è nata in Italia nel 1517 col Folengo2 il cui Opus
macaronicum rimane insuperato anche nella fioritura che questo genere di componimenti burleschi ebbe
in seguito negli altri paesi e segnatamente in Francia e in Germania. Da
noi, Guarino Capella3, nove anni
dopo la prima ed. del Coccio, pubblicò in Rimini il suo Maccheronea in
cabrinum Gogamago regem composita4, golosità per i bibliofili – e seguirono poi nel tempo, tra altri, il gesuita Bernardino Stefonio5, il Baroni, il Vosinio e, più comunemente
noto, il Magister topinous6 (Caesar
Ursinius) coi Capricia macaronica
che, dopo Folengo, ebbero maggior
numero di edizioni.
Poeta, morì a Padova nel 1492.
Il suo vero nome era Michele di
Bartolomeo degli Odasi; secondo il costume umanistico del
tempo prese il nome di Tifi, pilota degli Argonauti. Alla fine del
’400 scrisse la Macharonea [se
ne conoscono alcune edizioni,
ma tutte senza luogo né indicazioni tipografiche] che è considerato il primo testo della poesia
1
Di Francia si può ricordare: il
cap. XIX del I lib del Gargantua,
Antonio de Arenas7, Remy Belleau8,
J. Edmond Dumonin9 e Cecilio
Frey10 che col suo Recitus veritabilis
UNA RUBRICA AD HOC
a Fiera Letteraria, rivista
di lettere, scienze e arti,
venne fondata nel 1925
da Umberto Fracchia e continuò
le sue pubblicazioni fino al 1977.
Fra i suoi più illustri direttori,
Gian Battista Angioletti,
Curzio Malaparte, Vincenzo
Cardarelli e Manlio Cancogni.
Fra le sue rubriche fisse, questa
“Fiera del bibliofilo” che,
di numero in numero, proponeva
svariate notizie letterarie
ed editoriali sul variegato mondo
delle edizioni antiche,
illustrate, d’autore.
L
maccheronica, cui diede il nome;
gli contendono il titolo di primo
poeta maccheronico l’astigiano
Giovan Giorgio Allione e il Bassano da Mantova, che pubblicarono i loro poemi maccheronici
negli stessi anni.
2
Gerolamo Folengo, mantovano
[1491-1544], meglio conosciuto
come Teofilo Folengo, o Merlino
Coccajo o Limerno Pitocco.
super terribili esmeuta paysannorum
de Ruellio va annoverato tra i migliori. Gli inglesi hanno quasi nulla,
tranne Skelton11 e qualche foglio
volante raccolto da Camden12. Abbondano invece in questo genere la
Germania e i Paesi Bassi.
Tra i poeti maccheronici italiani, ci soffermeremo un pochino
su Bartolomeo Bolla13, bergamasco
del sec. XVI, meno comunemente
noto. Scrisse molto, ma di lui e delle
sue opere ben poco si sa. Pare che
passasse gran parte della sua vita in
Germania perché indirizzò molti
dei suoi versi a Principi tedeschi. Si
dice pure che verso il 1570 fosse
consigliere alla corte di Heidelberg.
Libri mette innanzi l’opinione che fosse uno Zanni, una maschera da teatro: tesi che, con opportune ricerche e confronti, si potrebbe anche sostenere. Pubblicò
un Nova novarum novissima annun-
Guarino Capella [Capello] fu un
poeta maccheronico, continuatore della maniera folenghiana,
nativo di Sarsina (FO).
4
Arimini, per Hieronymum Soncinum, 1526.
5
Bernardino Stefonio [15601620] gesuita, professore autorevolissimo del Collegio Romano, oratore e poeta, fu anche autore di fortunate tragedie latine;
3
dal 1619 fino alla morte fu precettore dei figli del duca di Modena, Cesare d’Este. Scrisse la
commedia Macaronis forza
[pubblicata in Francia nell’800,
in un’edizione ormai introvabile]
e il primo libro del poema incompiuto Macaroidos [pubblicato
da Giovanni Zannoni nel 1889 a
Bologna, presso la tipografia Fava e Garagnani].
settembre 2009 – la Biblioteca di via Senato Milano
ciando che il libro «avrebbe fatto
crepare il lettore e danzare le capre
dalle risa». A leggerlo si vede che
questo pericolo non c’è. Questo libro è molto raro, ma non tanto
quanto il Thesaurus proverbiorum,
Francofurti, 1605, aggiunto all’Arena nel 167014, ma quasi introvabile,
così che moltissimi valenti e diligentissimi bibliografi non riuscirono a vederne una copia. Eccone il
titolo Thesaurus proverbiorum Italico-Bergamascorum rarissimorum et
grabatissimorum nunquam antea
stampatorum in gratiam melancholiam fugentium, italicae linguae
amantium ad aperiendum oculos editorum a Bertolameo Bolla bergamasco
viro incomparabili et alegriam per
mare et terram sectante. Stampatus in
officina bergamascorum15.
Il volume è di 70 fol. senza paginazione, ma coi richiami. I proverbi sono disposti in ordine alfabetico, in un italiano sui generis, con
traduzione latina che non sempre
coincide. E non sono neanche sempre proverbi, ma vi si intrammezzano definizioni strambe, domande e
risposte sul tipo di sentenze, motti
e arguzie, spesso un po’ salaci e tri-
Ovviamente è un simpatico errore di stampa: si tratta del celebre Magister Stopinus [Cesare
Orsini, da Ponzano, nella Valle di
Magra, che fu segretario del cardinale Bevilacqua e che fiorì al
principio del secolo XVII]. Oltre ai
poeti menzionati, si possono ricordare anche Fossa da Cremona e Partenio Zanclaio.
7
Antoine Arene [Antonius de
6
45
vialocce come appunto le usarono
le maschere e di cui abbiamo abbondevoli esempi dai volumetti di
Tabarin ai “motti brighelleschi”
dello Cannoni, che credo gli ultimi
pubblicati del genere.
Più che i proverbi, è maccheronica e curiosa la dedica al Landgravio Maurizio di Hesse. In questa
l’autore premette che «passare
tempus alacriter» fu presso i Greci,
i Giudei, i Romani e tutte le altre
nazioni, ed è e sarà, fin che durerà il
mondo, massima sapienza. Chi è
d’altra opinione «est miserrimus
Arena, i.e. Antoine de La Sable
1500 ca-1544], provenzale, fu il
primo poeta maccheronico d’area francese; tra le sue opere Ad
suos compagnones studiantes
stampato per la prima volta a
Lyon nel 1529.
8
Rémy Belleau [1528-1577]
poeta rinascimentale francese.
9
Jean-Édouard Du Monin [1557
o 1559-1586] poeta francese,
omnium qui mangian panem». E
continua: «Quod videmus philosophos, artistas, legistas et psichicos
qui caput ruinant a mane usque ad
vesperam, toto anno certando et
decidendo quaestiones tam inutiles
ut pudeat doctos tantarum stultitiarum. Hic disputat cum magno
conatu de inani, de motu, de ideis.
O che coionariis! Alter vult montare super coelos coelorum et investigare secretissima secretissimorum,
cum tamen non tam sapiens sit ut
scire vel corriere possit quod mulier sua domi agit».
Un terzo vuol reggere repubbliche e si macera giorno e notte
«cum ipse seipsum regere non possit. Faria troppo longo si vellem ceterorum inepta studia, quae tamen
hodie magni fiuntur narrare, sed tacevo, ne ego etiam cum ipsis inepte
stultescam. Retornabo ad rem».
E qui, dopo aver detto che Sua
Serenità, il Landgravio, queste cose le sa già perché conosce «istum
mundum et alterum» e perciò può
testimoniare quanto la sua opinione sia verissima, continua: «Ad
istum finem (cioè a tenere allegro il
prossimo) ego sempre tiravi et alios
incitavi» come Sua Serenità aveva
già potuto vedere in altre opere de-
autore di un Carmen Arenaicum
de quorundam nugigerulorum
passa insupportabili.
10
Janus Caecilius Frey [1580?1631]. Il suo Recitus veritabilis
super terribili esmeuta païsanorum de Ruellio, auctore Samon
Faillyona è senza indicazioni tipografiche. Altro poeta maccheronico francese fu Étienne Tabourot.
John Skelton poeta inglese
(Diss, Norfolk, ca. 1460-Londra
1529) autore di liriche amorose e
religiose, si fece conoscere alla
corte di Enrico VII con le traduzioni delle Epistole di Cicerone e
delle Storie di Diodoro Siculo e
divenne precettore del futuro
Enrico VIII.
12
William Camden [1551-1623],
poeta inglese del periodo elisa11
46
la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2009
dicategli e come ancora poteva vedere nel thesaurus dei proverbi e
sentenze meravigliosa, che contengono tanto in poco e «aperiunt lectori oculos» non solo nelle piccole
cose, ma anche nelle massime.
Viene poi l’umile dedica al
gran Principe «in tota Europa senza pari», nel quale la dottrina profondissima, l’arte militare vera, la
cortesia e l’umanità incredibile abitano, e suo nido fecero tutte le virtù. E conclude: «Si duo vel tres (il
numero preciso non lo sapeva bene) Principes Mauritius tales haberemus faressimo la f… (reminiscenza dantesca, Vanni Fucci, Inf.
XXV, 2) al gran Turco et aliis qui
sunt peiores Turcis».
Il Principe, intanto che aspetta
di… squadrar le corna al gran Turco,
accolga «fronte aperta et alegra» l’opera e serbi protezione all’autore come egli «gli resterà fedele in eterno
se pur camperà tanto». E con questa
trovata si firma: Il Bergamasco.
Resterebbero i proverbi, ma
lo spazio non concede altro che poche citazioni:
bettiano. Altri poeti maccheronici inglesi furono William
Drummond, Gorge Ruggle e Alexander Geddes.
13
Di Bartolomeo Bolla non si
hanno molte notizie. Si sa che fu
originario della Bergamasca
[«natus et nutritus in valle Bergamascorum, ubi in maiore precio est caseus et polenta quam
philosophia»] e che fu zanni o
giullare giramondo, a lungo in
Germania ma anche in Francia e
in Inghilterra.
14
Antonius de Arena provençalis,
Quare mulieres habent plus
delectationis quam viri?
Quia festum fit domi suae et manent
reliquiae.20
Amor meretrici et vinum fiaschi
in mane est bonus et sero guasti16.
Ad tempus frumenti noli tangere
uxorem17.
Formina numquam ad eo aegrotat
ut non possit facere super dorsum18.
Foeminas sunt sicut oves, quae
permittunt ut tangatur eis lanam19.
de bragardissima villa de Soleriis. Ad suos compagnones studiantes, qui sum de persona
friantes, bassas dansas & branlos practicantes, nouvellos
quam plurimos mandat. His posterioribus diebus grassis augmentus, & à mandatis conardorum Abbatis Yo, de Rothomago,
in lucem ennoyatus, 1670 senza
indicazioni. Il Thesaurus del Bolla costituisce la seconda parte
del volume.
15
Se non si riuscisse a reperire,
vale la pena di scaricarlo dalla
Per ciascuno c’è la relativa
versione Italo-Bergamasca che si
omette. Un esempio: Veni qua che
ti insegnerò qual mese chova li gati.
Non è un proverbio, è una battuta.
Non vi pare che sia la stessa
materia e forma di Tabarin21?
In ogni modo, Zanni o no, il
Bolla ebbe della sua Bergamasca
l’arguzia e il buon umore e a questo
«sempre tiravit et incitavit alios»,
merito non indifferente che gli valse un posto nello strano e curioso
«Amphiteatrum spientiae socraticae» di Dornavius22, dove egli è in
repertorio col suo burlesco «Elogio del formaggio».
Se non fu una maschera, in un
teatro, anzi anfiteatro, c’è.
R. Obredi
La Fiera del Bibliofilo
In “La Fiera Letteraria”,
5 dicembre 1926
rete, cercandolo in GoogleLibri.
16
[Amor di meretrice e vin di fiasco | la matina bono e la sera
guasto].
17
[Al tempo dela spiga la star la
moglie].
18
[La femmina non è tanto malata | che non possa tenere la
schiena a basso].
19
[Le donne sono come le peccore, chi si lassa manezar la lana].
20
[Perche le donne hanno piu
apiacer che li huomini? | Perche
la festa si fa in casa loro, et li resta le reliquie].
Altro personaggio teatrale.
Caspar Dornau [Dornavius]
Amphiteatrum sapientiae Socraticae joco-seriae, hoc est encomia et commentario auctorum veterum et recentiorum
quibus res pro vilibus aut damnosis vulgo habitae stili patrocinio vindicantur, exornantur…,
Hannover 1619, raccolta di facezie latine ed elogi burleschi. Il
Dornau [1577-1632] fu medico
e filosofo, consigliere di principi
e imperatori; viaggiò per tutta
Europa.
21
22
settembre 2009 – la Biblioteca di via Senato Milano
47
Novità in collezione
Una raccolta sempre più
ricca, mese dopo mese
dai reggimenti di cavalcanti a un lombroso illustrato
di Chiara Bonfatti, Giacomo
Corvaglia e Annette Popel Pozzo
Arteaga, Esteban de (17471799); Vannetti, Clementino. Lettera di Stefano Arteaga a Gio. Battista
Bodoni intorno alla censura pubblicata
dal Caval. Clementino Vannetti accademico fiorentino contro l’edizione parmense dell’Orazio del MDCCXCI.
Crisopoli [i.e. Parma], Giambattista
Bodoni, 1793.
Esteban de Arteaga fu gesuita
spagnolo e studioso di teoria musicale. Tra le opere, lavori filosofici, studi
sulla poesia di origine europea e sul
teatro musicale italiano, come Le rivoluzioni del teatro musicale italiano
(1783-1785).
Beccaria, Giuseppe (fl.1887).
La regina Bianca in Sicilia. Prospetto
critico. Palermo, tipografia fratelli
Vena, 1887.
Prima edizione su Bianca di
Navarra, regina di Sicilia dal 1408 al
1415.
Bettini, Mario (1582-1657).
Lyceum e moralibus, politicis, ac poeticis
perillustri. ac R.mo D. Alexandro Carissimo Castri episcopo. Venezia, Evangelista Deuchino, 1626.
Prima edizione. Opera complessa e singolare del dotto gesuita
bolognese Mario Bettini, noto soprattutto per le sue opere di matematica e prospettiva, ma anche
astronomo (Giovanni Riccioli nel
1651 gli dedica un cratere lunare) e,
come dimostra nel Lyceum, erudito
in poesia classica, metrica, politica.
Bourassé, Jean Jacques (18131872). Les cathédrales de France par M.
l’abbé J.-J. Bourassé chanoine honoraire de Nevers professeur d’archéologie au
petit séminaire de Tours. Tours, Mame
& C., 1843.
Cavalcanti, Bartolomeo (15031562). Trattati sopra gli ottimi reggimenti delle repubbliche antiche e moderne di M. Bartolomeo Cavalcanti. Milano, Società Tipografica de’ classici
italiani; Giusti & Ferrario & C.,
1805.
Edizione delle opere classiche
italiane dedicata al cittadino Melzi
d’Eril, vice-presidente della Repubblica italiana.
Cicero, Marcus Tullius. La Topica di Cicerone, col comento. Nel quale
si mostrano gli esempi di tutti i luoghi cavati da Dante, dal Petrarca, & dal Boccaccio. Venezia, Gabriele Giolito de
Ferrari & fratelli, 1556.
Prima edizione italiana a cura
di Simone Della Barba.
Cluver, Philipp (1580-1622);
Bertius, Petrus (1565-1629); Vorstius, Josephus (fl. 1624). Philippi
Cluverii Introductionis in universam
geographiam tam veterem quam novam libri VI. Accessit P. Bertii Breviarium orbis terrarum. Amsterdam, Elzevier, 1659.
Contiene 38 carte geografiche.
[Desormeaux du Boullay?]. Instructions politiques pour un gentilhomme, ou L’art de réüssir a la cour. Parigi,
Jean Baptiste Langlois, 1695.
Opera pubblicata anonima e
composta di 5 capitoli contenenti 28
massime sulla “politique en général,
la conservation de l’état, l’acroisement des états, maximes propres aux
Aristocraties et aux Démocraties” a
cui seguono le “Réflexions”.
Erasmus
Roterodamus
(1469-1536); Thomas More. Morias enkomion: stultitiae laudatio, De
optimo reipublicae statu, deque nova
insula Utopia. Londra e Parigi, Joseph Gerard Barbou, 1777.
48
la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2009
Esemplare su carta azzurrina,
con l’antiporta contenente “la pazzia regina del mondo” incisa su rame da Joseph de Longueil su disegno di Hubert François Gravelot.
Lapini, Eufrosino (15201571). Discorso sopra l’orazione, e
modo di orare a Dio secondo la dottrina
de dottori sagri et catolici. Firenze,
Lorenzo Torrentino, 1562.
Prima ed unica edizione del
trattato sul metodo di pregare.
Leopardi, Monaldo (17761847). Lettera del conte Monaldo Leopardi di Recanati al signor preposto
Antonio Riccardi di Bergamo in replica alla sua critica polemica sopra Le
discussioni lauretane. Lugano, Veladini e comp., 1841.
Lombroso, Cesare (18351909). L’uomo di genio in rapporto alla
psichiatria, alla storia ed all’estetica.
Torino, Firenze, Roma, Napoli, fratelli Bocca e Vincenzo Bona, 1888.
Quinta edizione del Genio e
follia completamente mutata. Con
tavole e figure.
Lull, Ramon (1232/12361315). Ars brevis. Barcelona, Universitat de Barcelona, 2009.
Ristampa anastatica a cura di
Anthony Bonner dell’incunabolo
edito a Barcelona, Posa i Bru, 1481.
Lotichius, Johann Peter
(1598-1669); Hennin, Heinrich
Christian von (1655-1703); Hofmann, Johann Jacob (1635-1706).
Historia Augusta Imperatorum Romanorum a C. Julio Cesare usque ad
Josephum imperatorem augustissimum; ex Joannis Petri Lotichii tetrastichis mnemonicis, et Joannis Jacobi
Hofmanni tetrastichis, et ejusdem in
haec enarrationibus historicis. Amsterdam, Pieter de Coup; Pierre
Humbert;
frères
Chatelain;
Estienne Roger, 1710.
Seconda edizione aumentata
delle biografie degli imperatori da
Giulio Cesare fino a Giuseppe I basandosi sulla raccolta numismatica
di Cristina di Svezia.
Matthieu, Pierre (1563-1621);
Parent, Louis. Remarques d’état de
Mons. de Villeroy, par P. Matthieu traduites en italien. Item, L’essence de la
langue françoise, tirée des meilleurs autheurs de la dite langue. Par Louis Parent, professeur en Langues en l’Université de Franequer. Franeker, Johannes
Arcerius; a spese dell’Autore, 1652.
Maugin, Jean (fl. 1546–
1573). Le miroir, et institution de
prince, contenant comme les grands se
doivent comporter pour leur grandeur
& pour le salut & repos de leur subiets.
Parigi, Jean Ruelle, 1573.
Rara seconda edizione. L’autore fu poeta, traduttore, poligrafo
di qualità, molto apprezzato e celebre nel suo tempo.
Page, Remacles (fl.1660). 300
proverbes françois, expliquez en allemand pour ceux qui sont curieux de
deux Langues: avec un extrait de l’Essence Francoise. Colonia, Hermann
Demen, 1660.
Paleario, Aonio (1503-1570).
Aonii Palearii Verulani Opera. Ad illam editionem quam ipse auctor recensuerat & auxerat excusa, nunc novis
accessionibus locupletata. Amsterdam, Hendrik Wetstein, 1696.
La presente edizione delle
opere di Paleario comprende le
Orationes ma anche De Immortalitate Animorum libri III e Poematia.
Régnier, Mathurin (15731613); Motin, Pierre (1566-1613?).
Les satyres, et autres oeuvres du sieur
Regnier. Augmentés de diverses pieces
cy-devant non imprimées. Leida, Johannes e Daniel Elzevier, 1652.
Scialoia, Antonio (18171887). I principii della economia sociale esposti in ordine ideologico dall’avvocato Antonio Scialoja professore di
economia politica della R. Università
di Torino sulla 3.a edizione torinese riveduta, corretta ed aumentata. Lugano, Tipografia Elvetica, 1848.
Serradifalco, Domenico Lo
Faso Pietrasanta, duca di (17831863). Del Duomo di Monreale e di
altre chiese siculo normanne. Palermo, tipografia Roberti; coi tipi dell’Autore, 1838.
L’opera contiene tre ragionamenti: nel primo viene descritto il
tempio monrealese; nel secondo la
R. Cappella Palatina, la Cattedrale
di Cefalù e le chiese di S. Maria dell’Ammiraglio, di S. Cataldo, di S.
Giacomo la Mazara, di S. Pietro la
Bagnara; nel terzo l’autore presenta la forma delle chiese siculo-normanne, e paragona quindi le chiese
occidentali con quelle orientali.
Sfondrati, Celestino (16441696). Innocentia vindicata, in qua
gravissimis argumentis ex S. Thoma
petitis ostenditur, angelicum doctorem
pro immaculato conceptu Deiparae
sensisse & scripsisse. San Gallo, Jakob
Müller, 1695.
Prima edizione. Si tratta di
una delle rare opere emblematiche
stampate in Svizzera.
LA PIASTRA DA BORSETTA
LISCIO PERFETTO QUANDO E DOVE VUOI
Tutto quello che le donne hanno sempre desiderato da una piastra da oggi diventa portatile.
Performance, sicurezza, tecnologia, semplicità e velocità entrano nella loro borsetta
e le seguono per tutta la giornata, o anche in viaggio.
Bellissima MINI diventerà la loro piastra da borsetta, sempre a portata di mano.
The only sensible thing to do with
is to
them.
LISCIO PERFETTO
Sir Richard Branson’s proceeds from the photo shoot were donated to the Virgin Unite foundation. www.virginunite.com
LISCIO O M
O
OSS
Sir Richard Branson, entrepreneur extraordinaire and adventurer.
His never ending quest for the next big idea brings
him to the inspirational solace of Necker, his island.
He always travels with Samsonite ProDLX,
the only bag that can keep up with him.
samsonite.com
la Biblioteca di via Senato
Milano
mensile
anno I
n.5 – settembre 2009
La vera storia
della nostra
fantascienza
matteo noja
Von Humboldt,
un naturalista
dimenticato?
marco respinti
Quel prezioso
Conconi è più
di una chicca
franco sciardelli