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la Biblioteca di via Senato Milano mensile anno I n.5 – settembre 2009 La vera storia della nostra fantascienza matteo noja Von Humboldt, un naturalista dimenticato? marco respinti Quel prezioso Conconi è più di una chicca franco sciardelli LA PIASTRA DA BORSETTA LISCIO PERFETTO QUANDO E DOVE VUOI Tutto quello che le donne hanno sempre desiderato da una piastra da oggi diventa portatile. Performance, sicurezza, tecnologia, semplicità e velocità entrano nella loro borsetta e le seguono per tutta la giornata, o anche in viaggio. Bellissima MINI diventerà la loro piastra da borsetta, sempre a portata di mano. The only sensible thing to do with is to them. LISCIO PERFETTO Sir Richard Branson’s proceeds from the photo shoot were donated to the Virgin Unite foundation. www.virginunite.com LISCIO O M O OSS Sir Richard Branson, entrepreneur extraordinaire and adventurer. His never ending quest for the next big idea brings him to the inspirational solace of Necker, his island. He always travels with Samsonite ProDLX, the only bag that can keep up with him. samsonite.com la Biblioteca di via Senato - Milano MENSILE DI BIBLIOFILIA – ANNO I – N.5 – MILANO, SETTEMBRE 2009 Sommario 4 Avvistamenti e riviste LA VERA STORIA DELLA NOSTRA FANTASCIENZA di Matteo Noja 14 Anniversari in mostra VON HUMBOLDT, NATURALISTA DIMENTICATO di Marco Respinti 17 inSEDICESIMO – Le rubriche APPUNTI DALL’IFLA, FORUM UNESCO, CATALOGHI, LIBRI D’ARTE, MOSTRE, RECENSIONI, APPUNTAMENTI 34 La Scapigliatura in mostra QUEL PREZIOSO CONCONI PER CELEBRARE CREMONA di Franco Sciardelli 38 I Libri illustrati FRANCO SCIARDELLI, SIA DETTO PER INCISO di Chiara Nicolini 42 Il libro ritrovato INTERVISTA SURREALE A PITIGRILLI di Chiara Bonfatti 44 La fiera letteraria IN MACCHERONEA di R. Obredi 47 Novità in collezione UNA RACCOLTA SEMPRE PIÙ RICCA, OGNI MESE di Chiara Bonfatti, Giacomo Corvaglia e Annette Popel Pozzo 36 Dalla nostra fanta-mostra* INVENZIONI STRABILIANTI E SCIENZE IMMAGINARIE di Fabio Pagan * tratto dal catalogo BvS della mostra “Dalla terra alle stelle” Consiglio di amministrazione della Fondazione Biblioteca di via Senato Marcello Dell’Utri (presidente) Giuliano Adreani, Carlo Carena, Fedele Confalonieri, Maurizio Costa, Ennio Doris, Paolo Andrea Mettel, Fabio Perotti Cei, Fulvio Pravadelli, Carlo Tognoli Direttore responsabile Angelo Crespi Segretario Generale Angelo De Tomasi Fotolito e stampa Galli Thierry, Milano Collegio dei Revisori dei conti Achille Frattini (presidente) Gianfranco Polerani, Francesco Antonio Giampaolo Referenze fotografiche A. Saini, Milano Fondazione Biblioteca di via Senato Elena Bellini segreteria mostre Chiara Bonfatti sala Campanella Sonia Corain segreteria teatro Giacomo Corvaglia sala consultazione Claudio Ferri direttore Luciano Ghirelli servizi generali Matteo Noja conservatore della Biblioteca Donatella Oggioni responsabile teatro e ufficio stampa Annette Popel Pozzo responsabile del Fondo Antico Gaudio Saracino servizi generali Stampato in Italia © 2009 – Biblioteca di via Senato Edizioni Tutti i diritti riservati Ufficio di redazione Matteo Tosi e Gianluca Montinaro Progetto grafico e impaginazione Elena Buffa Direzione e redazione Via Senato, 14 – 20121 Milano Tel. 02 76215318 Fax 02 782387 [email protected] www.bibliotecadiviasenato.it Bollettino mensile della Biblioteca di via Senato Milano distribuito gratuitamente L’editore si dichiara disponibile a regolare eventuali diritti per immagini o testi di cui non sia stato possibile reperire la fonte Immagine in copertina: Ugo Mioni, Il giro del mondo in 24 ore, Roma, Mondadori, [1920], ill. di Yambo Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana Reg. Trib. di Milano n. 104 del 11/03/2009 la Biblioteca di via Senato - Milano MENSILE DI BIBLIOFILIA – ANNO I – N.5 – MILANO, SETTEMBRE 2009 Editoriale i è da poco concluso a Milano il congresso dell’IFLA. Argomento delle sue numerose conferenze e dei molteplici incontri il concetto di “beni culturali”, intesi in senso lato, «come accesso alla conoscenza del passato per costruire il futuro della società». Nei giorni della manifestazione milanese tutti i giornali hanno dedicato molta attenzione al mondo delle biblioteche. Tra i tanti articoli, uno di Armando Torno, comparso sul Corriere della Sera del 28 agosto scorso, ha destato interesse per alcune considerazioni sulla Cina e sull’ampiezza delle sue risorse culturali e bibliotecarie. Mentre nel mondo occidentale si dibatte sulla fine del diritto d’autore di fronte alle nuove risorse tecnologiche e alla massiccia utilizzazione della rete – non riuscendo però a trovare una soluzione convincente, basti come esempio il caso della “book research” in Google –, in Cina ci si appresta a digitalizzare tutte le fonti culturali, orientali e occidentali, per preservare e consegnare ai posteri in maniera più sicura e facile tutto il sapere ereditato dal passato. Una sorta di infinita Biblioteca di Babele si sta così realizzando all’ombra della grande muraglia (la cui costruzione S fu fortemente voluta – come tramanda Borges in Altre inquisizioni – dal primo imperatore cinese, Shih Huang Ti, il quale, contemporaneamente e altrettanto perentoriamente, dispose che venissero dati alle fiamme tutti i libri scritti prima di lui). Il problema della conservazione, della promozione e della trasmissione del nostro patrimonio culturale sarà il fulcro della scena politica e sociale dei prossimi anni. Per ora va segnalato che si stanno sviluppando, autonomamente e spesso al di fuori dei circuiti istituzionali, moltissimi progetti che riguardano il tema delle biblioteche digitali, già da tempo al centro degli interessi della comunità scientifica internazionale. Quasi si stesse compiendo la profezia lanciata da Roberto Vacca poco meno di quarant’anni fa nel suo Medioevo prossimo venturo, numerosi copisti informatici, per lo più volontari, si prodigano per salvare sulla rete i testi chiave della nostra cultura, ripercorrendo le orme dei monaci medievali e preparando con futuribili tecnologie un nuovo Rinascimento: non sembra proprio un caso che alcuni di questi progetti portino il nome dei primi grandi maestri stampatori come Gutenberg e Manuzio. settembre 2009 – la Biblioteca di via Senato Milano 5 Avvistamenti e riviste LA VERA STORIA DELLA NOSTRA FANTASCIENZA Gli “altri mondi” in cinquant’anni di editoria italiana MATTEO NOJA estate, complici le vacanze e la frequentazione di luoghi ancora incontaminati o meno inquinati delle nostre città, di notte si volgono più facilmente gli occhi al cielo per vedere le stelle. Al di là di intenzioni romantiche, le stelle, anche quelle non cadenti, sono uno spettacolo affascinante; di fronte al loro brillare sterminato, molte coscienze si sono turbate: dall’antichità ai nostri giorni, sempre l’uomo è rimasto ammaliato da questo spettacolo. Insistendo lo sguardo verso di loro, può sorgere, legittima, una domanda: ma siamo veramente soli nell’universo? In questi ultimi tempi anche gli scienziati, nonostante il loro innato ma motivato scetticismo, ci dicono che per la legge dei grandi numeri è realmente possibile che esistano nell’universo altre forme di vita intelligenti, altri pianeti abitati. Difficile è per gli scienziati – fisici, astronomi, biologi – accettare che queste vite intelligenti possano intraprendere viaggi di migliaia di anni-luce per venirci a trovare. Eppure, ogni estate – negli ultimi tempi sempre più frequentemente – si possono effettuare, guardando tra le stelle, nel cielo, avvistamenti di Ufo ed extraterrestri. L’estate del 2009 non fa eccezione con molteplici fenomeni osservati in tutta Italia, dal Piemonte alla Sicilia. D’ Oltre il cielo : Missili e razzi. Anno II [1960], n. 23, ill. di Curt Caesar Urania. Avventure nell’universo e nel tempo. N. 1, ill. di C. Caesar Per di più, questa estate bisogna meditare sulle parole di José Gabriel Funes, direttore della Specola vaticana, che a maggio, in un’intervista all’Osservatore romano ha affermato: «È possibile credere in Dio e negli extraterrestri» e «si può ammettere l’esistenza di altri mondi e altre vite, anche più evolute della nostra, senza per questo mettere in discussione la fede nella creazione, nell’incarnazione e nella redenzione». E inoltre, da giugno, continua a far discutere la decisione del governo di Sua Maestà britannica di rendere pubblici gli archivi segreti sugli Ufo – gli archivi chiamati X-Files – zeppi di resoconti di avvistamenti, testimonianze oculari e racconti di “prelievi” da parte di alieni. Ma non sempre è necessario dotarsi di potenti cannocchiali o telescopi per poter avvistare esseri d’altri mondi o astronavi a forma di sigaro o di scodella rovesciata. Nella nostra Biblioteca basta alzare di poco gli occhi e guardare gli scaffali: si possono avvistare moltissimi Ufo e fare “incontri ravvicinati del terzo tipo” con alieni un po’ ammaccati dal tempo, ma pur sempre bellicosi. La Biblioteca di via Senato, infatti, ha tra i suoi fondi forse una delle più importanti collezioni librarie italiane dedicate alla nascita e allo sviluppo della fantascienza in Italia, potremmo dire, azzardando, da Dante ai nostri giorni. 6 la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2009 Urania. Rivista mensile di avventure nell’universo e nel tempo. N. 9 e 11 [1953], ill. di C. Caesar. Fantascienza. Periodico mensile. N. 3 [1955], ill. di Chesley Bonestell Riservandoci di parlare in un altro articolo di come si sia affermata la narrativa fantastica e, nello specifico, fantascientifica nel nostro Paese – soprattutto prima di chiamarsi “fantascienza” – vorremmo qui soffermarci sulla nascita del termine stesso e sul boom delle riviste dedicate al genere in Italia negli anni Cinquanta. Il termine “fanta-scienza” si può trovare scritto per la prima volta a pagina 2 del primo fascicolo della rivista Urania. In realtà, la parola può sembrare un calco dell’anglo-americana “science-fiction”, nella quale però l’accento è posto sul termine fiction, “narrativa”, mentre da noi accade il contrario, l’accento è sulla “scienza”, fatto che, forse, ha contribuito a far sorgere dubbi e preconcetti che nel tempo hanno penalizzato tutto il genere. A coniare la parola fu un geniale collaboratore della casa editrice Mondadori, Giorgio Monicelli (19101968), fratello del più celebre regista cinematografico Mario e nipote del grande editore Arnoldo Mondadori, di poco più vecchio del cugino Alberto. Dopo aver creato per Mondadori la famosa e fortunata collana di romanzi “Medusa”, molto vicino idealmente al mondo editoriale americano (seppure non avendolo mai frequentato), volle pubblicare una rivista che potesse replicare in Italia il successo di famosi periodici come Astounding e, soprattutto, Galaxy che a quel tempo furoreggiavano negli Usa. La chiamò “Urania”, dal nome della musa dell’Astronomia, e il primo fascicolo uscì nell’ottobre del 1952. Il termine science-fiction, però, già in aprile aveva ispirato quella che può essere considerata la prima rivista italiana del settore: Scienza fantastica, diretta da Lionello Torossi e stampata dall’Editrice Krator di Roma (Vittorio Kramer e Lionello Torossi), che presentava racconti e romanzi a puntate, americani e italiani (Arthur C. Clarke, Cyril M. Kornbluth, L. Sprague de Camp, Murray Leinster, Massimo Zeno). Ne furono pubblicati solo 7 numeri (dall’aprile 1952 al marzo 1953) che oggi sono molto ambiti dai collezionisti anche perché introvabili. Ma è Urania la rivista che riscosse subito grande successo e che, dopo più di 50 anni, è ancora in edicola. All’inizio uscì in duplice veste: come collana di romanzi (con la testata I romanzi di Urania) il 10 ottobre del 1952, e come rivista di racconti (con il sottotitolo “Rivista mensile di avventure nell’Universo e nel tempo”) il 1º novembre dello stesso anno. Il primo dei romanzi fu Le sabbie di Marte di Arthur C. Clarke, nella traduzione di Maria Gallone; il primo numero della rivista invece proponeva il racconto lungo di Philip Latham (pseudonimo di Robert S. Richardson ) Tra i vampiri di Venere e altri racconti di Fritz Leiber, Roger Dee, Richard Matheson, Murray Leinster, F. L. Wallace. Le copertine delle due riviste erano a cura di Curt Caesar, le illustrazioni all’interno di Carlo Jacono. La ri- settembre 2009 – la Biblioteca di via Senato Milano 7 I romanzi di Urania. N. 11 [1953] ill. di C. Caesar. Galassia, n. 1 [1957] ill. di Joha [L. Rapuzzi]. Galassia. Collana di romanzi mensili. Anno I [1953], n. 2, ill. di Luigi Garonzi vista dedicata ai racconti uscì per 14 numeri sino al dicembre 1953 e pubblicò diverse opere dei più grandi autori, da Wells ad Asimov, da Bradbury a Poul Anderson, da Fredryk Brown a Robert A. Heinlein. Le pubblicazioni continuarono solo con la testata I Romanzi di Urania, semplificata in Urania nel 1957. La direzione rimase a Monicelli fino al 1961, quando si ritirò ufficialmente per gravi motivi di salute, ma, spirito indipendente, soprattutto per dissidi con la dirigenza Mondadori che forse non gli aveva ancora perdonato alcune intemperanze e scelte azzardate, come il fascicolo n. 35 che doveva uscire il 20 febbraio 1954, e che su ordine personale di Arnoldo Mondadori venne distrutto già in bozze, con la copertina stampata. Quel numero doveva contenere un romanzo fortemente anticlericale di Fritz Leiber, L’alba delle tenebre (Gather, Darkness! 1943), annunciato con il titolo L’era di Satana: all’ultimo venne sostituito da un altro romanzo di John Wyndham (pseudonimo di Parkes Lucas B. Harris), Il risveglio dell’abisso (The Kraken Wakes [1953], nella traduzione di Tom Arno, alias Giorgio Monicelli). Dopo Monicelli vi fu un interregno in cui la direzione della rivista fu assunta da Andreina Negretti; poi, nel 1962, arrivò Carlo Fruttero seguito, dopo breve tempo, dall’inseparabile Franco Lucentini (1964). La rivista è stata poi diretta da Gianni Montanari e, negli ultimi anni, da Giuseppe Lippi, che per la BvS ha curato la mostra Dalla Terra alle stelle (2005). Un’ultimo accenno va alle coper- tine e alla grafica di Urania, ottimamente curate da grandi artisti come Curt Caesar, Carlo Jacono, e poi per molti anni, dal 1959 al 1998, Karel Thole. Tra il gennaio e il giugno del 1953, comparvero tre fascicoli di Galassia, editi a Milano da Giovanni Landini, editorialmente e graficamente poveri, ma da ricordare oggi perché diventati rarissimi nel mercato dei collezionisti. Vi si proponevano alcuni racconti e romanzi americani (Murray Leinster, Barry Brian, Will Jenkins). Altro tentativo di poca durata, ma di ben altro spessore, fu Fantascienza, rivista uscita nel novembre 1954 per iniziativa di Livio Garzanti che tentò così di rilanciare in Italia la formula della rivista di fantascienza, pochi mesi dopo la chiusura di Urania. Il mensile era l’edizione italiana dell’americana The Magazine of Fantasy and Science Fiction di cui Garzanti aveva acquistato i diritti per l’Italia. Molti autori e opere importanti (oltre a classici come Robert L. Stevenson e Henry James, spiccano i nomi di Marion Zimmer Bradley e Clifford D. Simak) sono arrivati per la prima volta nel nostro paese attraverso le sue pagine. Pur annoverando traduzioni di ottimo livello (rimaste anonime) e conservando le illustrazioni originali americane (Ed Emsh e Chesley Bonestell), le pubblicazioni terminarono nel maggio 1955 dopo solo 7 numeri, come nel caso di “Scienza Fantastica”. 8 la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2009 tascienza). Mensile stampato a Udine dalle Edizioni Galassia, con le copertine e le illustrazioni di Joha (Rapuzzi), A. Merlo e G. Renna, ne uscirono 5 fascicoli dal 1º gennaio al 30 aprile 1957. Nell’Editoriale si poteva leggere: «Il modernissimo termine “fantascienza” definisce in realtà un genere di narrativa vecchio di millenni. […] Il racconto di gesta meravigliose e sovrumane ha costantemente eccitato l’immaginazione degli uomini e spinto scrittori e artisti d’ogni tempo a realizzare opere spesso di grande valore. Sembra sia istintivo nell’uomo il voler assolutamente evadere dal mondo in cui vive. […] perché dovremmo noi oggi lasciarci accusare di infantilismo per il solo fatto di usare delle più luminose conquiste scientifiche per la creazione di mondi illusori più perfetti su altri pianeti oppure addirittura proiettati nel futuro?». Firmato “Gli Editori”, il pezzo era ispirato dalle idee di Monicelli, che in quegli anni stava collaborando con Sergio Solmi, Carlo Fruttero e Franco Lucentini alla redazione dell’antologia Le meraviglie del possibile (Eianudi,Torino, 1959). Rivista ambiziosa (pubblicò racconti di Olaf Stapledon, A.E. Van Vogt, Jonathan Burkem Jules Verne, Sandro Sandrelli, oltre a numerosi pseudonimi di Rapuzzi) non riuscì, se non in parte, a realizzare le intenzioni dei curatori. Mondi astrali. N. 2 [1955], ill. di Guido Buzzelli Un’altra esperienza di brevissima durata e decisamente “minore” fu quella di Mondi Astrali, rivista stampata a Roma da Gabriele Gioghi, curata e diretta da Eggardo Beltrametti: ne uscirono solo quattro numeri dal gennaio all’aprile 1955. Autori e collaboratori erano più o meno gli stessi della precedente Mondi Nuovi (stesso editore e direttore) che però aveva un taglio soprattutto scientifico; tra i collaboratori Giovanni (o Vanni) Angeli, Ugo Morea; le illustrazioni e le copertine di Guido Buzzelli. Dal maggio 1955 rimase nelle edicole solamente Urania a regnare incontrastata visto che avevano via via chiuso i battenti tutte le altre riviste; in quel periodo divenne addirittura settimanale per soddisfare la crescente richiesta di racconti e romanzi di fantascienza. Fino al 1957 quando uscì per la seconda volta una collana dal titolo Galassia. A confezionarla ci pensarono Giorgio Monicelli e Luigi Rapuzzi (meglio conosciuto come Luigi R. Johannis, il primo, indimenticato, grande esperto di fan- Nell’anno in cui fu messo in orbita il primo satellite artificiale, il sovietico Sputnik (1957), nel panorama della fantascienza italiana fiorirono molte iniziative editoriali. Oltre alla nuova Galassia, uscì, per la romana Irsa Muraro Editrice, anche la collana I Narratori dell’Alpha Tau (poi Alfa-Tau) che portava come sottotitolo “Archivi del futuro – Relazione n.…”. Venne pubblicata dal 12 gennaio al 30 giugno del 1957 e diretta per 4 numeri da Bernardino (Dino) De Rugeriis e poi, dal n. 5 al n. 9, da Mario Todarello, che già contribuiva con le illustrazioni e le copertine. Di modesta qualità, presentava romanzi e racconti scritti da autori italiani sotto curiosi pseudonimi: Sigma John, Gamma Howard, Omega Jim, Eta Williams, Iota Peter, Beta Charles, Delta Billy; dietro a questi improbabili nomi si celava per lo più Dino De Rugeriis, ma scrissero anche Santi Palladino, Italo Fasan e colui il quale diventerà famoso alcuni anni dopo con la scoperta della “fanta-archeologia”, Peter Kolosimo. Bisogna segnalare che questa collana si presentò come la prima, o per lo meno la prima dichiarata, di quelle che si facevano notare per le “astronaute in bikini”. Sin dall’inizio delle pubbicazioni delle riviste di fantascienza, settembre 2009 – la Biblioteca di via Senato Milano 9 I narratori dell’Alpha Tau. N. 2 [1957], ill. di Toda [Mario Todarello] già dai primi numeri della paludata Urania, la componente erotica nelle illustrazioni fu ben presente nelle intenzioni di Monicelli e Carlo Jacono e all’interno dei racconti e dei romanzi si pubblicavano disegni di procaci fanciulle in costumi succinti, indipendentemente dalla narrazione, anzi a volte proprio senza riferimenti: con questa collana, il corpo femminile – quasi sempre ispirato alle fattezze di attrici famose o presunte tali – veniva esibito senza veli anche in copertina. Del giugno dello stesso anno è la nascita di una collana che, rispetto a queste altre, ebbe vita molto lunga: dal giugno 1957 al maggio 1967. Si intitolava I Romanzi del Cosmo (poi, dal dicembre 1966, solo Cosmo) e fu ideata e all’inizio diretta sempre da Giorgio Monicelli (con lo pseudonimo di Tom Arno), creatore e anche direttore di Urania. Dopo di lui si avvicendarono alla direzione vari perso- naggi della fantascienza italiana: Louis R. Johannis (Luigi Rapuzzi), F.R. Aldorin (pseudonimo redazionale collettivo), Marco Paini, Gianni Tosi (pseudonimo di Annico Pau), Franco Urbini (ancora Pau), Annico Pau (finalmente col suo nome che sembrava uno pseudonimo), Giancarlo Cella e infine, gli ultimi due numeri, Luigi Garonzi. Le copertine furono tutte disegnate da Garonzi, mentre le illustrazioni interne furono anche di Gianni Renna, E. Ton, S.A. e altri. Fu stampata a Milano da Pino Ponzoni che ne era anche direttore responsabile: uscirono in totale 202 fascicoli; alcuni furono in seguito rilegati a due a due e rimessi in circolazione con una copertina nuova (sempre di Garonzi) e il titolo Cosmo. I capolavori della fantascienza. Nata per dare fastidio a Urania, di cui inizialmente imitava la formula, la collana ebbe un primo periodo d’oro che coincise con la direzione di Monicelli, andando progressivamente perdendo di smalto e di successo. Pubblicò preferibilmente autori inglesi, ma anche autori italiani settembre 2009 – la Biblioteca di via Senato Milano sotto pseudonimo come Gianfraco Briatore (John Bree), Marco Paini (William Westmore), Roberta Rambelli (John Rainbell), Luigi Naviglio (Louis Navire). Perse tanto di cura e di attenzione che negli ultimi tempi un romanzo fu pubblicato sbadatamente per una seconda volta: infatti Odissea cosmica di Charles Chilton (n. 183 del 1966, traduzione di Giovanna Galli) altro non era che il Viaggio nello spazio del n. 27 (1959, traduzione di Gianni Samaja). Sempre sotto l’egida dello Sputnik, uscì la collana Cosmic (solo tre numeri tra il giugno ’57 e il maggio ’58, con la direzione di Dino De Rugeriis e le copertine di Mario Todarello, stampata a Roma dall’editore Irsa Muraro). Nell’agosto 1957, fece la sua comparsa anche Cronache del futuro (da non confondere con il successivo Le Cronache del futuro); uscirono, sino all’agosto 1958, 25 fascicoli (dal n. 1 al 24, con il 15 bis), stampati a Roma dalle Edizioni Kappa di Vincenzina Boselli. Le copertine furono disegnate da Curt Caesar, Enzo Nistri, Di Stefano, Sbraga. Si trattava ancora di una pubblicazione di “astronaute in bikini” che propose prevalentemente autori italiani con o senza pseudonimo: Maurizio Checcoli (Morris Williams Mc Liuliam), Franco Enna (il cui vero nome era Francesco Cannarozzo), Nora De Siebert, Dino De Rugeriis, Giovanni Simonelli (Vincent Kervoist). Un discorso a parte merita la pubblicazione Oltre il cielo. Missili e razzi il cui sottotitolo recitava “Periodico di missilistica, astronautica, attualità, documentazione, fan- 11 tasie scientifiche”. La formula nuova e indovinata era quella di abbinare astronautica e fantascienza (che qui viene chiamata pervicacemente “fantasia scientifica”). Le pubblicazioni continuarono dal settembre 1957 sino al febbraio 1970 per 154 numeri, mentre il numero 155 uscì postumo nel settembre 1975. Fondatore e editore fu l’ingegnere Armando Silvestri, vero pioniere dell’astronautica in Italia, primo a parlare nel nostro Paese di satelliti artificiali, collaboratore di Monicelli e traduttore per Urania; direttore, Cesare Falessi (fino al n. 148) che scrisse moltissimi articoli sotto i più svariati pseudonimi; curatore della sezione “narrativa”, Gianfranco De Turris (dal n. 149). Copertine e illustrazioni di Curt Caesar, A. Gigli, Nevio Zeccara, Ralli, Massimo Jacoponi, Ravazzoni, Triba e altri. Può vantare di aver contribuito a lanciare molti autori italiani come Lino Aldani, Vittorio Curtoni, Ugo Malaguti e pubblicò i primi articoli di “archeologia misteriosa” di Peter Kolosimo che divenne poi famoso con il libro Non è terrestre (Milano, Sugar editore, 1968). A cavallo tra ’57 e ’58, per l’esattezza dal dicembre al gennaio-febbraio, escono due fascicoli, in formato microscopico, di una nuova collana che non avrà poi seguito, Astroman, sottotitolo “Astro racconti”. Editi a Milano dalle Edizioni RAID di Pini Segna, a cura di quest’ultimo, pubblicarono due romanzi di Ennio Missaglia, uno fir- Urania. Rivista mensile. N. 4 [1953], ill. di C. Caesar Cronache del futuro. N. 1 [1957], ill. di Rudy Gasparri. Oltre il cielo : Missili e razzi. Anno III [1959], n. 31, ill. di Ralli e n. 30, ill. di A. Gigli 12 la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2009 Le Cronache del futuro. Anno I [1958], n. 2, ill. di Sbraga. Astroman. N. 2 [1958], ill. di W. Cremonini. Galaxy, novembre 1959, ill. di Wally Wood mato col suo nome e uno con lo pseudonimo di K. IrishEstley; le copertine di Walter Cremonini. Nel 1958, a giugno, uscì Galaxy, edizione italiana dell’omonima rivista americana che, qualche anno prima, aveva fatto un accordo con Mondadori per la pubblicazione dei suoi materiali su Urania rivista e quando questa chiuse non concesse più la traduzione ad altre riviste italiane. La Galaxy nostrana era stata voluta da Riccardo Valente che la curò e diresse dal n. 1 al 26; dopo di lui arrivò per dieci numeri MaVi (Mario Vitali) e infine L.P.R., Lella (Roberta) Pollini Rambelli (fino al n. 72); chiuse le pubblicazioni con il maggio 1964. Dapprima edita dall’Editrice Due Mondi di Milano, dal quarto fascicolo della seconda annata (cioè dall’aprile ’59) fu stampata dalla Casa editrice La Tribuna di Piacenza. Le copertine, molto belle, furono di diversi autori, per lo più americani: Pederson, Virgin Finlay, Ed Emsch, Wally Wood, Jack Gaughan, ma anche Guido Crepax e L. Galluppi; le illustrazioni interne venivano riprese dall’edizione americana. Pubblicò molti autori famosi, da Asimov a Scheckley, da Clarke a Fredryk Pohl, e solo in appendice, in una rubrica riservata al “Racconto del lettore”, alcuni autori italiani. Eccoci infine, nel novembre 1958, all’uscita di Le Cronache del futuro. Ne furono pubblicati 11 fascicoli dal novembre al maggio dell’anno successivo, stampati a Roma dall’Editrice Maya di Vincenzina Boselli. Il direttore responsabile era Salvatore Cappadonia; le copertine dise- gnate da Toda, Di Stefano, Sbraga. Pubblicò esclusivamente romanzi di autori italiani coperti da pseudonimo, tranne quelli che avevano gìa nomi esotici come Nora De Siebert e Eugenio Rottenbacher; gli altri: Leonia Celli (Lyonel Cayle), Lina Gerelli, alias Maria Teresa Angela Maglione (Elizabeth Stern), Gaetano Alibrandi (Omat Eagidn Arbilà oppure Al I. Brandyg). Con questa collana finisce il decennio e la storia relativa alla fantascienza italiana degli albori. Come in molti altri casi, quei primi furono anni eroici, pieni di fermenti e di voglia di fare; anche se il genere si prestava facilmente al dilettantismo, furono anni pieni di grande professionalità e genialità, ricchi di personalità interessanti che con i loro scritti e la loro immaginazione hanno inciso sul costume e sul mondo culturale italiano di quel tempo. Negli anni sessanta il settore si consoliderà e farà fiorire altre collane e vedrà nascere altri autori molto importanti, ma sul finire riceverà anche un colpo mortale quando il primo uomo camminò sulla Luna; quella passeggiata contribuì senza dubbio a porre la parola fine in calce alle fantasie e alle utopie che pure in qualche modo l’avevano promossa e proposta. Per tutte quelle citate in questo articolo, invitiamo gli studiosi e gli appassionati a consultare in Biblioteca il nostro Fondo di Fantascienza. 14 la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2009 A 150 anni dalla scomparsa, un anniversario semidimenticato Alexander von Humboldt, o dell’illuminismo esploratore MARCO RESPINTI tretta fra il quarto centenario galileiano – l’utilizzo del primo cannocchiale, nel 1609 – e il bicentenario della nascita del naturalista inglese Charles Robert Darwin (1809-1882), la ricorrenza dei 150 dalla morte dell’esploratore tedesco Alexander von Humboldt (17691859) – scomparso l’anno stesso in cui Darwin, in novembre, pubblicava il suo On the Origin of Species by Means of Natural Selection, or the Preservation of Favoured Races in the Struggle for Life – è sostanzialmente, purtroppo, passata inosservata. S Eppure argomenti, materia e ragioni per ricordare il Nostro ve ne sarebbero stati a iosa. Fortunatamente, e opportunamente, ha riparato al guaio la mostra Immagini di scienza, viaggi e arte a 150 anni dalla morte del naturalista tedesco Alexander von Humboldt (1769-1859), svoltasi nel Salone Teresiano della Biblioteca universitaria dell'ateneo di Pavia tra il 21 e il 29 settembre. Curata egregiamente da Alexander di Bartolo e d’Agnese Visconti, l’esposizione ha mostrato al pubblico prime edizioni, atlanti e tavole vonhumboldtiane tratte dalle collezioni ospitate dalla biblioteca universitaria pavese. Un lavoro di grande importanza, dunque, sia filologica sia documentale, grazie al quale è stato possibile ammirare anche reperti di una certa rarità, ora però immortalati ed “esportati” fuori le austere mura universitarie, entro le quali per forza di cose sono e sarebbero rimasti appannaggio di pochi, attraverso il pregevole catalogo che Di Bartolo e Vi- sconti hanno curato per i tipi editoriali della medesima Biblioteca Universitaria di Pavia in collaborazione con l’editore comasco-pavese Ibis (www.ibisedizioni.it). Fratello minore dello statista e uomo di lettere prussiano Wilhelm von Humboldt (1767-1835), il barone Friedrich Heinrich Alexander von Humboldt si è reso celebre alla posterità per i viaggi esplorativi compiuti in diverse parti del mondo e per le importanti osservazioni descrittive svolte soprattutto nel campo della botanica. Figlio diretto dell’Aufklärung tedesco, amante in gioventù di uno studente di teologia conosciuto all’Università di Francoforte sull’Oder, entusiastico ammiratore della Rivoluzione Francese, Von Humboldt studiò un po’ di tutto e nel 1788 scrisse il suo primo trattato naturalistico (dedicato alla mineralogia), ma nel frattempo maturava la grande passione della sua vita, quella per i viaggi, le avventure e – tentativamente – le scoperte. Il mondo però tardava ad accorgersi di lui, e così Von Humboldt prese a guadagnarsi da vivere come dipendente della Società mineraria prussiana, non disdegnando anche qualche incarico di natura diplomatica e privatamente continuando a coltivare studi di tipo scientifico. Tutto mutò, però, nel 1796 , alla morte della madre, donna ben facoltosa, con la cui eredità potè permettersi il lusso, concesso a pochi, di quell’assenza di officia che i classici latini chiamavano otium e che con- settembre 2009 – la Biblioteca di via Senato Milano siste nell’avere tempo e sostanze e libertà sufficienti per perseguire ciò che si vuole in luogo di ciò che si deve. I viaggi, per l’appunto. Fu la spedizione in America Meridionale, a bordo della “Pizarro”, fra 1799 e 1804, che trasformò Von Humboldt. A Tenerife egli s’inerpicò sul vulcano Pico del Tiede; nel novembre 1799 scrutò un cielo nero come la pece ma solcato da una miriade di meteoriti, le Leonidi, associate alla cometa Tempel-Tuttle; all'inizio del 1800 si confrontò con il maestoso Rio delle Amazzoni e con l’intrigante Orinoco; ai primi del 1802 salì le Ande , primo europeo, conquistò le vette del vulcano Pichincha, in Ecuador, ma venne sconfitto, qualche mese dopo, dalla cima aguzze del Chimborazo. In Perù ammirò il pianeta Mercurio, in Messico studiò i misteri del calendario azteco e quindi entrò nel territorio degli Stati Uniti, stringendo la mano al presidente Thomas Jefferson (1743-1829). Quando, a metà 1804, le coste di Bordeaux lo riaccolsero nel Vecchio Continente, Von Humboldt era un altro uomo, 9.650 chilometri sulle spalle condivisi assieme al suo inseparabile compagno di avventure, il medico e botanico francese Aimé Jacques Alexandre Bonpland (1773-1858), che lo aveva seguito per mari, terre e fiumi. Insomma, mentre l’Europa veniva sconvolta dalla tempesta postneogiacobina di Napoleone, il tedesco e il francese si distrassero con le terræ incognitæ del Nuovo Mondo, riportando successi incredibili. Fissarono con certezza le coordinate di meridiani e di paralleli, disegnarono mappe imprescindibili, infransero i segreti di circa 60mila specie viventi di quello che il buon vecchio Linneo aveva chiamato regno vegetale, documentando per la prima volta l’esistenza di più di 6mila di es- 15 se e descrissero quella corrente marina che solca da austro a borea le vastità dell’Oceano Pacifico fuori la costa occidentale di Cile e Perù , che per meriti oggettivi ed evidenti è stata battezzata Corrente di Humboldt. C’è dell’altro nella biografia di Von Humboldt, molto altro, ma nulla che equipari quella formidabile epopea, eccettuato il viaggio che il naturalista tedesco intraprese all’età di 60 anni e al soldo dello zar di Russia Nicola I. Scopo ufficiale della spedizione in cui Von Humboldt si gettò senza esitazioni era esplorare il grande nord in cerca di giacimenti minerari, ma per quel tedesco eccezionale fu la scusa giusta per una gran traversata di 15mila chilometri in carrozza oltre gli Urali e fino ai confini della mastodontica Cina. Vi studiò la chimica del Caspio, e uccelli, e pesci, e magnetismi, e rocce, e diamanti. Di questa vita unica Von Humboldt ha lasciato traccia in schizzi, abbozzi, carte, appunti e libri. Un serbatoio di conoscenze non solo pionieristiche che andrebbe oggi adeguatamente rivalutato e al cui confronto le flebili e fantasiose osservazioni compiute dal più famoso Darwin impallidiscono. Von Humboldt con la realtà naturale ci s’impattò davvero, e a lungo, e in varie e numerose forme. Una sola delle sue descrizioni vale, per onestà intellettuale, più di cento altri voli pindarici, non attestati e spesso alquanto farlocchi. L’illuminismo di cui Von Humboldt fu rappresentante autentico il più delle volte scambia le elucubrazioni mentali dei “filosofi da salotto” per la realtà delle cose, e ritiene che la cultura sia solo l’accumulo dei libri. Una volta tanto, un illuminista autentico smentisce tutto. 16 la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2009 LE COSE SUCCEDONO. QUEL CHE CONTA È AVERE LE IDEE CHIARE Sostieni le tue idee, abbonati a www.ildomenicale.it infoline: 02 36560007 settembre 2009 – la Biblioteca di via Senato Milano 17 inSEDICESIMO APPUNTI DALL’IFLA, IL FORUM UNESCO, CATALOGHI DI BIBLIOFILIA, LIBRI D’ARTE, MOSTRE, RECENSIONI, APPUNTAMENTI E CORSI L’IFLA E LA SUA PREZIOSA EREDITÀ Qualche appunto e qualche spunto di riflessione in materia di “Art Libraries” di chiara bonfatti l settantacinquesimo Congresso mondiale dell’International Federation of Library Associations and Institutions (IFLA) tenutosi presso i padiglioni della “FieraMilanoCity” dal 23 al 27 di agosto è stato per la città di Milano un entusiasmante evento che ha visto la partecipazione di bibliotecari da tutto il mondo che hanno partecipato al dibattito con contributi di altissimo livello scientifico. L’evento è stato testimone di un momento storico per la comunità professionale internazionale, con la presentazione delle linee guida dei nuovi principi di catalogazione internazionale che sostituiscono i “Principi di Parigi” del 1961 e li estendono dalle sole opere testuali a tutti i tipi di documento e materiale, e dalla sola scelta e forma dell’accesso a tutti gli aspetti delle registrazioni bibliografiche e di autorità utilizzate nei cataloghi delle biblioteche. Tra le tante qualificate relazioni susseguitesi nelle cinque giornate di lavori dell’IFLA, si intende in questa sede soffermarsi su alcuni interessanti progetti presentati all’interno della sessione sulle Art Libraries tenutasi il 27 Agosto. I THE VIRTUAL RECONSTRUCTION OF LOST HERITAGE: THE HAMILTON INVENTORIES PROJECT Bruce Royan, direttore del Virtual Hamilton Palace Trust di Edinburgo, ha discusso del progetto di ricostruzione virtuale di una delle più belle collezioni private di profondo interesse storico, attraverso le risorse e le fonti di biblioteche, musei e archivi di tutto il mondo, così come la ricostruzione in 3D del Palazzo stesso con l’impiego delle cosiddette nuove tecnologie. La preziosa collezione di arte decorativa della dinastia dei duchi di Hamilton fu dispersa e venduta a partire dalla fine del XIX secolo e il Palazzo degli Hamilton fu demolito negli anni ’20 del Novecento, ma nei documenti privati della famiglia conservati presso la Biblioteca pubblica locale, esistono inventari e cataloghi di vendita a partire dall’inizio del XVII secolo, che il progetto ha intenzione di rendere visibili e “cliccabili” digitalizzandoli e creando piattaforme multiculturali connesse a corrispondenti risorse iconografiche. Per info: www.vhpt.org HERITAGE RECEIVED AND MULTIPLIED: RUSSIAN ART LIBRARIES AS COLLECTORS AND TRANSLATORS Ada Kolganova della Russian State Art Library di Mosca e Anastasia Guy della St. Petersburg Theatre Library hanno presentato le collezioni di queste preziose biblioteche specializzate nell’ambito teatrale e nelle arti visive, sintesi tra biblioteca e museo. La Theatre Library di San Pietroburgo ebbe origine nel 1756 dalla collezione delle opere teatrali manoscritte interpretate dalla compagnia di Fëdor Volkov, a cui si aggiunsero gradualmente opere teatrali dal repertorio di compagnie tedesche, francesi e italiane che recitarono nei Teatri Imperiali così come libretti d’opera e di balletto, programmi e manifesti, bozzetti di abiti di scena e archivi personali di attori e registi. Attualmente è impegnata in due progetti: il primo consiste nella digitalizzazione di un archivio fotografico che include materiale delle produzioni dei Teatri Imperiali; il secondo, denominato “The World of Fashion”, ha l’obiettivo di digitalizzare tutte le prime riviste francesi di moda (dal principio del XIX secolo) di estrema rarità bibliografica e di profondo interesse artistico. 18 La Russian State Art Library fu fondata nel 1921 dai direttori dello State Maly Theatre con la funzione di supporto agli studi di ambito teatrale e raccoglie libri a stampa impressi a partire dal XVI secolo, esemplari di scritti teatrali arricchiti da marginalia e firme autografe e più di 2500 testi manoscritti di drammaturgia russa ai quali si aggiungono di continuo pubblicazioni che trattano svariati argomenti quali il teatro, il cinema, la pittura, le arti decorative, la storia, la critica letteraria, la sociologia dell’arte, la storia russa e mondiale, l’etnografia, la religione ecc. Di grande interesse sono inoltre i fondi iconografici di oggetti d’arte quali album, incisioni russe e di altre origini, cartoline, riproduzioni, disegni, caricature, fotografie e altri documenti a partire dal XVIII secolo. Entrambe le biblioteche sono ricettacoli di ricchissime collezioni specializzate, in continua crescita grazie a mirate politiche di acquisizione e anche alle numerose donazioni che si susseguono costantemente. WEAVING A KNOWLEDGE TAPESTRY OF TRADITIONAL SKILLS FOR MODERN FASHION DESIGNERS: AN INDIAN EXPERIENCE Sanjeev Kumar e Nandini Dutta del National Institute of Fashion Technology di Nuova Delhi hanno discusso del ruolo centrale che l’artigianato riveste in India come fonte di ispirazione per il design e la moda indiani e dei progetti mirati alla raccolta e alla conservazione delle risorse del patrimonio attraverso l’applicazione delle Information and Communication Technologies. Vi è dunque un grande impegno nel creare piattaforme e repositories digitali che mirano ad una simbiosi di tradizione e artigianato con il design contemporaneo. la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2009 Per info: www.nift.ac.in/ http://ignca.nic.in/ www.nationalmuseumindia.gov.in/ http://handicrafts.nic.in/ http://handlooms.nic.in/ THE “LIBRARY CAFÉ”: DISTRIBUTING AND ARCHIVING LOCAL CULTURE THROUGH A PODCASTED LIBRARY INTERVIEW PROGRAM Thomas Hill della Vassar College Library dello Stato di New York ha presentato il programma radiofonico trasmesso settimanalmente e ospitato dalla radio studentesca WVKR durante il quale hanno luogo discussioni letterarie intorno a pubblicazioni accademiche sui più svariati argomenti e intorno a eventi culturali locali. Attraverso incontri e chiacchierate letterarie con studiosi, accademici, ricercatori, artisti, editori e librai si rende possibile la circolazione di pubblicazioni accademiche tra gli studiosi e i membri della locale comunità, ma allo stesso tempo il podcasting rende tali documenti audio fruibili ad un pubblico sempre più vasto e permette la creazione di un archivio di file audio resi disponibili online e scaricabili. Pubblicazioni destinate all’oblio vengono così proposte in una modalità che le priva del loro abito formale palesando un’inattesa piacevolezza e stimolo alla curiosità. Per info: http://librarycafe.blogspot.com/ RARE BOOK PROJECT OF THE KUNSTHISTORISCHES INSTITUT IN FLORENZ: Jan Simane del Kunsthistorisches Institut di Firenze ha presentato i fondi librari e documentari di uno dei principali istituti di ricerca tedeschi di storia dell’arte, specializzato in arte italiana. Ha discusso del progetto legato al fondo di libri antichi e rari che ha come obiettivo, compatibilmente con i modelli standardizzati di catalogazione, quello di introdurre un’indicizzazione dei contenuti nella descrizione dei documenti della propria collezione. Un altro obiettivo è quello di rendere disponibili gli apparati iconografici e permetterne la ricerca online, attraverso la digitalizzazione e la creazione di database. Dal maggio 1997 il Kunsthistorisches Institut di Firenze con la biblioteca del Zentralinstitut für Kunstgeschichte di Monaco e con la Bibliotheca Hertziana, il Max-PlanckInstitut für Kunstgeschichte a Roma, ha creato una banca dati, denominata Kubikat, condivisa dalle tre biblioteche per la catalogazione e soggettazione, e in continuo aggiornamento. Un esempio di portale al quale si accede dal sito web del Kunsthistorisches Institut è poi quello della Biblioteca virtuale di Storia dell’arte arthistoricum.net che permette anche l’accesso a banche dati di immagini di diverse raccolte e collezioni d’arte e di diversi musei e gallerie. Per info: www.arthistoricum.net www.khi.fi.it/it/bibliothek/index.html http://www.kubikat.org/index.it.htm http://artlibraries.net/index_it.php settembre 2009 – la Biblioteca di via Senato Milano LA CULTURA COME INDUSTRIA? L’UNESCO NE DISCUTE A MONZA Tre giorni di workshop e tavole rotonde di matteo tosi MANAGERIALITÀ E RISORSE DA INVESTIRE SUL “PENSIERO” Altro che patria di cumenda bauscia tutti fabbrichette e vacanze in Sardegna, le terre di Lombardia si stanno segnalando sempre più come uno dei punti nevralgici e decisivi della cultura e del pensiero internazionale: esattamente un mese dopo lo svolgimento del settantacinquesimo Congresso mondiale dell’Ifla (International Federation of Library Associations and Institutions) a Milano, infatti, ecco che Monza tiene a battesimo la prima edizione del “Forum mondiale dell’Unesco sulla cultura e sulle industrie culturali”, una tre giorni di incontri, workshop e dibattiti riuniti sotto il titolo “Creatività, innovazione ed eccellenza: dall’artigianato, alle industrie del design e della moda”. Dal 24 al 26 settembre, quindi, i delegati di oltre 170 Paesi si sono dati appuntamento presso le nobili stanze della Villa Reale di Monza per discutere della promozione delle industrie culturali al fine di incentivare uno sviluppo e una crescita economica che sappiano estendersi ben oltre i “laureati” confini delle loro specifiche attività e generare indotti, in particolar modo turistici ma non solo, validi per l’intero “sistema Paese”. La cultura (e l’industria culturale con essa), dunque, vista come chiave di volta decisiva per il progresso sociale, economico e intellettuale di ogni angolo del pianeta e come un’ottima opportunità anche per l’impresa, a patto che l’impresa stessa abbia il coraggio e la lungimiranza di sostenerla con i mezzi e le risorse che le sono propri, a partire sì dai “fondi” e dalle sponsorizzazioni, ma soprattutto da quel know-how di gestione e managerialità che per troppo tempo non hanno fatto parte della formazione dei cosiddetti intellettuali. Il primo punto di contatto tra questi due universi paralleli, e quindi anche uno dei temi più caldi dell’intero programma di lavoro, potrebbe essere il mondo dell’artigianato e della piccola azienda familiare, in cui i segreti del mestiere passano di generazione in generazione quasi sempre grazie a un’esperienza diretta ed empirica, sia per quel che riguarda le tecniche di lavorazione, sia quanto al “portato culturale” di ogni prodotto. 19 I canoni estetici di riferimento e il loro rapporto con la funzionalità di ogni singolo oggetto, infatti, possono cambiare di nazione in nazione, e qui si vuole trovare una sorta di accordo planetario per proteggere i “cluster” dei singoli poli d’eccellenza, un po’ come avviene già in ambito culinario. Il secondo tema di riflessione prende spunto direttamente dal primo e ne è compimento e contrappasso al tempo stesso: difendere i “prodotti del pensiero” dalla globalizzazione, cercando quella sintesi di perizia territoriale e di apertura al mercato planetario che va sotto il nome di glocalizzazione. A questo tema si lega un apposito focus sul nuovo ruolo che le donne possono assumere, a ogni latitudine, nella gestione di tutti i passaggi chiave dell’industria culturale, dalla creatività alla programmazione. Numerose le personalità invitate a ragionare sulla reale entità di queste opportunità, da May Al-Khalifa, ministro della Cultura e dell’Informazione del Regno del Bahrain, all’uzbeka Gulnara Karimova, presidente del Forum della Cultura e delle Arti, da Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, alla stilista Agatha Ruíz de la Prada e a Severino Salvemini, direttore del CdL in Economia per le Arti, la Cultura e la Comunicazione della Bocconi. Due mostre completano l’evento: L’arte del saper fare bene italiano, che narra la storia delle nostre “eccellenze”, dalle botteghe rinascimentali alla cultura manifatturiera contemporanea, e UnescoItalia. I siti patrimonio mondiale nell'opera di 14 fotografi, (fino al 4 ottobre; Serrone della Villa Reale), ovvero i 44 siti italiani sotto l’egida dell’Unesco, raccontati in 130 scatti a opera di Olivo Barbieri, Gabriele Basilico, da Gianni Berengo Gardin, Mimmo Jodice, William Guerrieri, Ferdinando Scianna e altri ancora. 20 IL CATALOGO DEGLI ANTICHI Libri da leggere per comprare libri di annette popel pozzo L’UTOPIA IN TUTTE LE SUE FORME, AMORE IN TESTA Antiquariat Wolfgang Braecklein Katalog 72 Bibliothek F. Georg Miller, Teil II Si apre con vero e proprio piacere il catalogo appena uscito della raccolta Miller che si dedica alle utopie letterarie e politiche che fanno da chiave di volta del pensiero politico occidentale moderno. Tra i numerosi nomi della Geistesgeschichte europea troviamo la rara princeps del Momus di Leon Battista Alberti (Roma, Mazzocchi, 1520, legatura in pergamena antica, nella variante senza lo stemma del dedicatario sul frontespizio, - 3.500), l’importante prima edizione delle Rime e prose di Giovanni della Casa (Venezia, Bevilacqua, 1558, - 2.800), la princeps del Dialogo di Lodovico Dolce (Venezia, Sessa, 1562, - 2.200) sulla mnemotecnica e infine la leggendaria princeps de I mondi di Anton Francesco Doni (Venezia, Marcolini, 1552-1553, - 2.500), che nel frontespizio ha la celebre xilografia con la rappresentazione dei sette mondi. Da segnalare anche la prima edizione dell’opera Libro de natura de amore di Mario Equicola (Venezia, Lorenzo Lorio, 1525, - 2.500) che suddivisa in sei libri descrive la fenomenologia dell’amore in una sorta di enciclopedia sul tema. Il testo, difficile da trovare sul mercato, ebbe all’epoca una grande diffusione con la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2009 circa quattordici edizioni fino al 1607. Non mancano nemmeno l’originale trattato teorico Der geschloßne Handelsstaat di Johann Gottlieb Fichte in prima edizione (Tubinga, Cotta, 1800, - 1.750), la princeps di L’hospidale de’ pazzi incurabili di Tommaso Garzoni (Venezia, Somascho, 1586, - 1.000; l’opera ha trenta discorsi, ciascuno dei quali dedicati a un tipo diverso di follia), i Più consiglio et avvertimenti in materia di re publica et di privata di Francesco Guicciardini in prima edizione (Parigi, Morello, 1576, - 2.700), la princeps in prima tiratura del Leviathan di Thomas Hobbes (Londra, Crooke, 1651, - 12.000) e An Enquiry concerning the Principles of Morals di David Hume in prima edizione (Londra, Millar, 1751, - 1.500). Di grande rarità, inoltre, sono il Philosophus autodidactus di Ibn Tufail al-Quaisi nella prima edizione latina (Oxford, Hall, 1671), che con ogni verosimiglianza fece da modello al Robinson Crusoe di Daniel Defoe, e la princeps di La philosophie du Ruvarebohni di Pierre-Ignace Jaunez-Sponville e Nicolas Bugnet (Parigi, Le Normant, 1808-1809, - 5.500), soprattutto l’ultima, quasi introvabile perché fu sequestrata alla sua prima apparizione. Antiquariat Wolfgang Braecklein Dickhardtstr. 48 DE – 12159 Berlin-Friedenau www.braecklein.eu – [email protected] DIZIONARI, RIVISTE ED EDIZIONI IN SERIE Bonnefoi Livres Anciens Catalogue N° 117: Editions collectives, Dictionnaires, Séries Il più recente catalogo dello studio bibliografico parigino si dedica esclusivamente a “edizioni collettive, dizionari e periodici”. Segnaliamo la prima edizione dell’ambizioso progetto pedagogico Cours d’étude pour l’instruction du prince de Parme di Etienne Bonnot de Condillac (Parma, Bodoni, 1782, 13 volumi in legatura firmata Rosa, - 10.000), la prima edizione del Dictionnaire de l’Académie française, pubblicata circa sessant’anni dopo la fondazione dell’Accademia su incarico del cardinale Richelieu (Parigi, Coignard, 1694, 4 volumi alle armi di Jérôme Bignon, bibliotecario del re e membro dell’Académie, - 15.000), la prima raccolta delle opere di PierreLouis Moreau de Maupertuis (Oeuvres, Berlino, Walther, 1752, - 3.000) e l’importante rivista bibliografica Polybiblion (prima serie, 1868-1874, volumi 1-12, e seconda serie, 18751896, volumi 13-78, per un totale di 78 volumi, - 2.000). Bonnefoi Livres Anciens 1-3, rue de Médicis FR – 75006 Paris www.bonnefoi-livres-anciens.com – [email protected] settembre 2009 – la Biblioteca di via Senato Milano IL CATALOGO DEI MODERNI Libri da leggere per comprare libri di matteo noja “AGGIORNARE” L’ITALICA LETTERATURA DI SALIMBENI Durante il mese di agosto sono pochi i cataloghi che si ricevono in biblioteca, ancora meno quelli che riguardano libri moderni. Questo ci ha permesso di compulsare gli scaffali dove raccogliamo i vecchi cataloghi e di scovarne uno molto interessante che risale al 1975: Sessant’anni di letteratura italiana – 1900/1960. Catalogo n. 36, della Libreria Salimbeni di Firenze, forse il primo tentativo commerciale di proporre le edizioni letterarie del Novecento come oggetto di collezione. L’interesse che nasce nel consultarlo è duplice: da una parte, vedere quali nomi venivano proposti e, dall’altra, vedere come sono cambiati i prezzi in quasi 35 anni. Per prima cosa, bisogna riportare la premessa: «Questo catalogo di letteratura italiana comprende unicamente opere di narrativa, poesia e teatro pubblicate per la prima volta (e/o successivamente ristampate) nel periodo 1900-1960. A queste si sono uniti alcuni volumi di saggistica, pubblicati anch’essi in tale sessantennio, riguardanti gli scrittori citati e problemi di letteratura contemporanea». I nomi che compongono il tomo, da Giuseppe Cesare Abba a Luciano Zuccoli, risentono un po’ della bibliografia di Domenico Fusco, Edizioni originali degli scrittori italiani 1900-1947, edita a Torino da Berruto nel 1948, che è rimasta, pur con le sue molte lacune ed errori, l’unica valida sull’argomento sino al 1997 (Genova, Graphos edizioni), anno in cui è comparsa quella di Lucio Gambetti e Franco Vezzosi, rinnovata e ampliata nel 2008 (Milano, Silvestre Bonnard). Molti autori sono stati cancellati dagli anni, obliati anche se nel loro tempo sono stati letti, amati e venerati come “grandi”. Per esempio, Antonio Aniante (Antonio Rapisarda, 1900-1983) scrittore siciliano vissuto molti anni nella Parigi delle avanguardie, dove fu letto e apprezzato come e più che fosse francese: di lui pochi oggi purtroppo ricordano il nome, non fosse per alcune nuove edizioni fatte da editori colti e raffinati, come Sellerio, e di lui certo pochi collezionano i libri. Altri, come Zena Checchi Fettucciari (moglie di Arturo Checchi, pittore e scultore di Fucecchio), potevano già essere quasi sconosciuti nel 1975 (anche se il suo libro, C’è un’ora fra la notte e l’alba, 1958, ha la prefazione di Bruno Cicognani). E che dire di Aurelio Ceriello, Oliviero Honoré Bianchi, Anna Pacchioni (che però fu ospitata nella collana della Medusa), Lina Pietravalle (il cui libro uscì a cura di E. Falqui)… Gli altri nomi sono quelli che ancora oggi si trovano nei cataloghi, con più o meno libri, ma sostanzialmente gli stessi. Forse anche perché, essendo stato il primo repertorio del genere, fece e continua a fare scuola. I prezzi meritano una considerazione particolare. Secondo l’Istat, mille lire del 1975 valgono circa 5 euro del 2008 (per l’esattezza 4,83). 21 I Canti orfici di Dino Campana, stampato a Marradi dalla Tipografia Ravagli nel 1914, viene qui offerto, in un esemplare intonso, a 55.000 lire (circa 275 euro del 2008): vero è che la riscoperta di Campana a opera di Falqui risaliva proprio a quegli anni e che andando a Marradi se ne potevano trovare ancora alcune copie presso chi aveva conosciuto il poeta. Attualmente, su internet non se ne incontra nessuna copia in vendita, ma il prezzo potrebbe aggirarsi sui 6.000 euro, tanto più che la seconda edizione del 1928 viene offerta a mille euro circa. Le Occasioni di Montale sono in catalogo a 15.000 lire (72 euro che però oggi sono circa 1500 per alcuni librai); sempre del Premio Nobel ligure, Finisterre, nella seconda edizione di Firenze (Barbera, 1945, dopo quella di Lugano, 1943 che oggi vale 4.000 euro) è qui a 12.000 lire, poco meno di 60 euro, mentre oggi se ne chiedono 1.700 circa. Di D’Annunzio, Le dit du sourd et muet…, nella prima edizione dell’Oleandro del 1936, Salimbeni chiedeva 11.000 lire, circa 55 euro, mentre oggi i suoi colleghi ne chiedono più di 350. Per i futuristi che oggi spopolano, bisogna ricordare che quelli erano anni in cui per loro non si facevano pazzie, non essendo ancora di moda collezionarli. I Manifesti del futurismo lanciati da Marinetti, Boccioni… editi da Lacerba nel 1914, costavano, in prima edizione, 15.000 lire (75 euro circa; oggi ne servono almeno 750). Per L’Aeroplano del Papa di Marinetti, nella prima ed. del 1914 (Edizioni futuriste di “Poesia”) le 15.000 lire sono diventate 700-800 euro. Per Soffici e il suo Bif & zf+18 in seconda edizione, Salimbeni chiedeva 12.000 lire, ma oggi un suo collega vuole 400 euro. La lettura di questo catalogo, oltre che stimolare una sana curiosità, alimenta in noi la speranza che i prezzi possano comportarsi nello stesso modo anche nei prossimi 10, 20 e 30 anni… COMUNICAZIONE SOCIALE Ogni anno Mediaset offre sulle sue reti passaggi televisivi gratuiti ad associazioni no-profit che operano nel nostro Paese per fini sociali e umanitari. LA PRIMA CONCESSIONARIA IN EUROPA www.publitalia.it 24 la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2009 VOLUMI D’ARTE E LIBRI D’ARTISTA, IL BELLO DELL’EDITORIA IN MOSTRA Quattro giornate di festival a Bologna di matteo tosi CONOSCERE E CONSERVARE, MA ANCHE DIFFONDERE ppuntamento ormai irrinunciabile del primo autunno bolognese, ArteLibro - Festival del libro d’arte apre i lavori di questa sua sesta edizione dal 24 al 27 settembre, ospitato ancora una volta dai suggestivi spazi di Palazzo di Re Enzo e del Podestà. Editori d’arte e i librai antiquari di tutta Italia e non solo (ma anche stamperie d’arte specializzate, editori di ricerca europei e riviste nazionali e internazionali) vi si danno appuntamento per una mostra-mercato che alterna sapientemente volumi moderni ed antichi con un allestimento particolarmente accurato ed elegante. Una vera e propria kermesse culturale per un pubblico di esperti, collezionisti e bibliofili alla ricerca di rarità ed edizioni speciali, ma anche e A soprattutto un momento di riflessione a trecentosessanta gradi sull’editoria di pregio, che parte dal tema portante di ogni edizione, “L’arte di fare il libro d’arte” e che, da quest’anno, indaga anche le tecniche per diffonderlo e valorizzarlo al meglio, con i consueti incontri, workshop e dibattiti affiancati da un “percorso biblioteche” studiato per far conoscere biblioteche e musei, librerie e gallerie, associazioni e fondazioni, impegnate nella valorizzazione del loro patrimonio e nella conoscenza e divulgazione del libro d’arte e d’artista. Quando si parla di editoria di pregio, però, è chiaro che quello dell’arte non può essere un tema vincolante, e soprattutto che non si può trascurare il fascino prezioso del libro antico, omaggiato e “promosso” in diversi appuntamenti organizzati in collaborazione con l’Associazione Librai Antiquari d’Italia, oltre che in uno speciale focus dedicato al mondo delle anastatiche e dei fac-similari. ARTELIBRO ANCHE DI SERA E ANCHE IN TUTTA LA CITTÀ Al di là degli incontri dedicati ai cosiddetti addetti ai lavori e alle presentazioni di singoli volumi o progetti editoriali specifici, il portato culturale della manifestazione in città si manifesta anche attraverso una serie di appuntamenti rivolti “a tutti”, mostre e reading d’autore, ovviamente sempre sensibili al tema del libro come oggetto di culto e di passione. La sera di venerdì 25, ad esempio, presso l’Oratorio di San Filippo Neri va in scena il reading di Lella Costa intitolato “Christine de Pizan. Una cittò per le donne”, un omaggio a questa italienne de Paris, poetessa, scrittrice e filosofa che, tra XIV e XV secolo, incarnò il primo autorevole esempio di scrittrice “professionista” che vive e lavora in ambiente urbano. Sabato sera, invece, è la volta di “Bastasse grondare”, lo spettacolo con cui Alessandro Bergonzoni presenta la sua ultima fatica letteraria (Libri Scheiwiller), giugno 2009 – la Biblioteca di via Senato Milano un volume di segni, disegni e scritti che parlano di lui anche al di là della sua ben nota vena comica. Ancora, per le sere di sabato e domenica, è prevista una teoria di mostre ad hoc organizzate all’interno di 13 gallerie private d’arte moderna e contemporanea (Otto Gallery, Galleria de'Foscherari, Galleria Spazio Gianni Testoni La 2000+45, Galleria StudioG7, Galleria d'Arte Maggiore G.A.M, Galleria d’Arte Cinquantasei, Angela Memola Grafique Art Gallery, Galleria Stefano Forni, Studio Forni, Galleria l’Ariete arte contemporanea, Galleria Arte e Arte, Galleria Trimarchi, Galleria Di Paolo Arte) che hanno pensato speciali esposizioni tematiche o l’allestimento di uno spazio dedicato ai libri d’artista o ai libri d’arte. UNA BELLA “PERSONALE” E SPAZIO ALLA FOTOGRAFIA Tra le varie mostre in programma, da segnalare quella organizzata presso la Biblioteca Universitaria di Bologna, “Mediare l’esperienza: i libri di Olafur Eliasson”, curata da Luca Cerizza e incentrata sui libri d’artista e sulle pubblicazioni dedicate al noto artista danese. Più di 40 volumi che rappresentano un intero percorso artistico letto, filtrato e mediato dall’editoria d’arte, oltre a un suo lavoro artistico, “The endless study”, un’inedita versione di un armonografo del XIX sec. E ancora, un innovativo spazio dedicato alla fotografia, a partire da “Reperti, segni, tracce. La memoria dei libri”, la mostra dedicata all’opera di Cesare Di Liborio che immortala gli oggetti "lasciati" dai libri, ossia libri come contenitori di memorie personali e private, oltre che come “oggetto” di lettura (Biblioteca Jorge Luis Borges, fino al 17 ottobre). All’interno degli spazi del festival, poi, anche la mostra “Around the world”, un viaggio nella fotografia Italiana ARTELIBRO FESTIVAL DEL LIBRO D’ARTE - MOSTRA-MERCATO DEL LIBRO D’ARTE E DEL LIBRO ANTICO E DI PREGIO BOLOGNA, PALAZZO DI RE ENZO E DEL PODESTÀ, DAL 24 AL 27 SETTEMBRE, INFO: TEL. 051/230385 WWW.ARTELIBRO.IT d’autore, mentre la Délégation Culturelle Alliance Française ospita (fino al 30 ottobre) la mostra “Règards croisés”, con foto di Ferrante Ferranti e Luciana 25 Magoni, francese lui e italiana lei, che si scambiano i passaporti per analizzare l’una l’immaginario dell’altro. MOSTRE E LABORATORI ANCHE PER RAGAZZI Non mancano, ovviamente anche i laboratori didattici e gli spazi dedicati ai più giovani, come “La grande pagina dei piccoli”, una mostra sui libri d’artista per l’infanzia (Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, fino al 23 ottobre) o “Cieli”, con le tavole originali di Svjetlan Junakoviç per il racconto Il genio di Franklin (Biblioteca Salaborsa, fino al 30 settembre). 26 la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2009 ANDANDO PER MOSTRE Il Codice Atlantico in anteprima planetaria, pale, miniature e illustrazioni per ragazzi di matteo tosi MILANO SI COCCOLA IL “SUO” LEONARDO IN AMBROSIANA anteprima estiva di quei due fogli esposti, sempre a Milano, aveva già portato alle stelle quella “fame” di Codice Atlantico suscitata dall’ormai antico annuncio (parso forse irrealizzabile ai più) di volerlo esporrre nella sua interezza. Ma il momento è giunto, perché dal 10 di questo mese la mirabile impresa è partita, e alla grande, con la prima delle 24 mostre (di cui le prime 12 già pianificate da qui al settembre 2012) in cui è stato articolato l’intero progetto. Un’impresa, si diceva, perché per rendere possibile ciò che non pareva, è servito un lungo periodo di studi e pianificazioni, oltre all’intensa collaborazione tra la Veneranda Biblioteca Ambrosiana con la Fondazione Cardinale Federico Borromeo, il Comune di Milano ed Expo 2015 S.p.A.. L’intera Milano, insomma, ha voluto questo L’ A lato: Foglio 157: studi per spingarde a organi, ca.1480-82, matita nera, penna e inchiostro Sotto: Foglio 33: due mortai che lanciano palle esplosive, ca.1485, tracce di matita nera, punta di stile, penna e inchiostro, inchiostro diluito e acquerello con ripassature sulla parte destra evento, e adesso, infatti, è tutta la città che se lo gode. A partire proprio da questa prima grande esposizione dedicata al tema delle fortificazioni e dell’architettura militare, per un totale di 45 “fogli” divisi tra la Sala Federiciana della Biblioteca Ambrosiana (23) e la sacrestia del Bramante. Uno schema che verrà ripetuto quasi alla perfezione anche per le esposizioni future (la prossima, fino a marzo 2010 e curata da Edoardo Villata, si intitolerà “La biblioteca, il tempo e gli amici di Leonardo”) e che ha già consentito a Pietro Marani di regalare scientificità e suggestione insieme a questo suo “bellicoso” esordio. Gli studi e i progetti leonardeschi esposti, infatti, rendono conto anche della continua attenzione del genio di Vinci per la balistica e le armi da fuoco e della sua capacità di far evolvere i sistemi difensivi in rapporto alla crescente capacità offensiva delle armi “da assedio”. in bilico fra arte e scienza, le sue fortezze assumono forme circolari dagli alzati smussati o curvilinei, oppure piante stellare che anticipano il bastione cinquecentesco. Vengono così esposti e commentati i progetti “esecutivi” del Castello di Porta Giovia a Milano, delle fortificazioni di Piombino e del Castello Reale di Romorantin, oltre ad alcuni famosi disegni di bombarde e mortai e alla celeberrima lettera inviata a Ludovico il Moro per “presentarsi”. FORTEZZE, BASTIONI E CANNONI. DISEGNI DI LEONARDO DAL CODICE ATLANTICO MILANO, BIBLIOTECA AMBROSIANA E SACRESTIA DEL BRAMANTE, FINO AL AL 31 DICEMBRE, INFO: TEL. 02/806921 WWW.AMBROSIANA.IT CATALOGO DE AGOSTINI settembre 2009 – la Biblioteca di via Senato Milano 27 GATTI E TAVOLE ILLUSTRATE IN ATTESA DEL NATALE I MESSALI E I CODICI MINIATI DI GEORGES DE CHALLANT A 500 ANNI DALLA MORTE spettando l’inaugurazione della “XXVII Mostra Internazionale d’Illustrazione per l’Infanzia” Le immagini della fantasia (a Sarmede, dal 18 ottobre al 20 dicembre), il Veneto si conferma patria della grafica per ragazzi con I racconti illustrati, una doppia mostra appena inaugurata a Rovigo, nelle stanze della Pinacoteca di Palazzo Roverella (fino al 30 dicembre; info: tel. 049/8234800). L’esposizione principale è dedicata al mondo felino e, in particolare, alle numerose versioni della stroria del “gatto con gli stivali” e al collodiano compagno della volpe che imbroglia il povero Pinocchio. Una liaison orto a Pinerolo il 30 dicembre di 500 anni fa, Georges de Challant fu un illuminato priore di Sant’Orso e un personaggio di grande risalto nella storia di Aosta e della sua Vallée. Una due giorni di studi e convegni, allora, lo ricor- A M da tra Issogne e la “capitale” il 18 e il 19 settembre, data in cui si inaugura anche “I tesori miniati di Giorgio di Challant” (fino al 27), una piccola ma preziosa mostra che raccoglie per la prima volta tutti i raffinati codici commissionati dal re- sottolineata anche dal fatto che il testo di Perrault che accompagna questa sezione della mostra è proposto nella traduzione che ne fece proprio Carlo Collodi, mentre le principali tavole esposte sono quelle di Maria Sole Macchia ed Eric Battut, due “matite” molto diverse tra loro, ma entrambe originalissime e di grande intensità. Ancora in omaggio al mondo felino (anche senza stivali), numerosi disegni di Francesca Chessa, Tony Ross, Paolo Domeniconi e Giovanni Manna e altre tavole originali di diversi maestri internazionali. ROGIER VAN DER WEYDEN ERA “IL MAESTRO DELLE PASSIONI”, MA LA SUA PIÙ GRANDE ERANO QUASI SICURAMENTE I LIBRI lanetaria capitale del luppolo e sede del più antico ateneo cattolico esistente, Leuven (Lovanio) ha appena inaugurato “M”, il suo nuovo grande museo. Per celebrarlo e lanciarlo insieme, oltre al nuovo allestimento della preziosa collezione cittadina, ecco la più grande retrospettiva mai dedicata (fino al 6 dicembre) al grande fiammingo Rogier van der P Weyden, ritrattista di corte e pittore di storie sacre, ma anche celebratissimo miniatore di codici e capolavori della letteratura . Non solo, infatti, fu lui il primo a inserire tra le illustrazioni una scena della “consegna del volume” al mecenate che lo aveva commissionato, ma i libri sono protagonisti anche in quasi tutti i suoi dipinti. (rogiervanderweyden.be) ligioso tra fine '400 e gli inizi del XVI secolo, tra cui un celebre messale miniato oggi custodito nel tesoro della Collegiata. Parallelamente a questa mostra, poi, Palazzo Roverella prende la rincorsa con largo anticipo per tuffarsi incontro alla magia del Natale, con le colorate creazioni dei giovani artisti usciti dalla Scuola Internazionale d’Illustrazione di Sarmede, fondata da Stephan Zavrel, uno dei disegnatori più importanti e rappresentativi del panorama europeo di questi ultimi trent’anni. Trenta tavole originali, tutte molto diverse tra loro per approccio al tema e per stile, raccontano l’incanto della Festa per eccellenza, anche se, forse in nome dell’orribilmente imperante “politically correct”, l’aspetto religioso (o anche solo quello del racconto delle Scritture) è quasi completamente scalzato dall’ingombrante figura di Babbo Natale, declinato in tutte le salse e per tutte le culture, e dalla tanto contemporanea passione per gli addobbi, i regali, le luci colorate e chi più ne ha più ne metta. Agli amanti della cosiddetta morale, allora, tocca tornare al miagolante mondo di cui sopra e a Collodi che chiosa Perrault: «godersi in pace una ricca eredità, passata di padre in figlio, è sempre una bella cosa: ma per i giovani, l'industria, l'abilità e la svegliatezza d'ingegno valgono più d'ogni altra fortuna ereditata». 30 la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2009 LIBRI CHE PARLANO DI LIBRI Omaggi d’autore alle pagine scritte e storie dove i volumi prendono vita di matteo noja e matteo tosi FATTA L’ITALIA, TOCCAVA FARE GLI ITALIANI. A SUON DI LIBRI Viene ristampato, in una nuova edizione rivista e ampliata, uno dei primi libri che abbiano cercato di analizzare quella vasta letteratura, per lo più ottocentesca, destinata all’educazione delle classi popolari italiane. All’indomani dell’Unità d’Italia, passato un periodo d’assestamento e di emergenza, tra i primi obiettivi diviene determinante quello di unificare anche gli italiani fornendo loro un’identità culturale che non si era realizzata automaticamente con quella politica. Tale obiettivo rendeva necessaria un’alfabetizzazione delle masse popolari. Tutto ciò si ripercuoteva sul mercato editoriale, che si trovava ad affrontare un terreno non più regionale ma nazionale. Ciò aumentava la concorrenza e sviluppava negli editori la volontà di coltivare un nuovo pubblico di lettori, favorendone l’elevazione culturale e morale. Ostacolo alla diffusione del libro e della cultura era, infatti, l’alta percentuale di analfabeti. In più in Italia non si era avuto uno sviluppo industriale ben definito, se non in poche città del Nord, e ciò non aveva fatto nascere una classe borghese in grado di poter leggere libri e giornali come in Francia e in Inghilterra. Nei primi decenni dell’Unità, agli editori che diventavano industriali, si affiancarono una serie di iniziative, molto spesso a carattere locale, affidate a tipografi artigiani od oscuri stampatori che, attraverso la promozione di parroci e maestri, diffondevano libretti, opuscoli e “fogli” che diventavano un ottimo aiuto per chi imparava a leggere e a scrivere. Conobbe un progressivo sviluppo anche la stampa periodica, con forte incidenza dei periodici popolari, quelli la cui quota associativa si manteneva entro un prezzo ben definito, cinque lire. In sostanza, fu l’inedita attenzione verso il lettore da parte degli editori a favorire l’incremento della lettura in Italia. Furono fondate le Biblioteche popolari e quelle circolanti (la prima a Prato nel 1861 da Antonio Bruni), che in poco tempo si moltiplicarono e ricevettero i primi sussidi governativi. Nel 1867, a Milano, venne fondata la Società promotrice delle biblioteche popolari, e nello stesso anno, Eugenio Bianchi pubblicò a Genova il Giornale delle biblioteche con supplemento Il monitore delle biblioteche popolari circolanti nei comuni del Regno d’Italia. Nel ricostruire i cataloghi di tali biblioteche, specchio di quelli editoriali, risulta evidente quali categorie di libri venissero ospitate sugli scaffali: accanto ai “libri utili” vi era una predominanza di “libri piacevoli”. D’altronde, lo stesso Bruni aveva sottolineato quanto la biblioteca avesse come missione quella di incrementare la lettura, attuando la formula oraziana del miscere utile dulci. Il loro modello era ancora quello della “libreria del curato di campagna”, dove l’avanzamento degli studi veniva di pari passo con l’affermazione dei necessari contenuti morali cattolici. Nelle biblioteche però, vicino ai “libri d’oro” del curato, gradatamente si accostavano volumi già allora chiamati “self-helpisti” – dal diffusissimo manuale di Samuel Smiles, Self Help [1859] – che ebbero un fortunato e decisivo impatto sulla società italiana. «All’imperativo morale di “fare gli Italiani” se ne affianca un altro: fare di ogni italiano un homo faber, un novello Robinson chiamato a forgiarsi da sé gli strumenti per la propria emancipazione economica, contribuendo fattivamente al progresso civile ed economico della nazione» [Introduzione, p. 18]. Il volume della Chemello, spiegando l’evoluzione di queste collane, che indirizzandosi al ceto dei lavoratori tentavano di catechizzarlo e disciplinarlo, ne racconta il successo, non tralasciando di citare una serie di brani dove vengono insegnate le virtù del “buon operaio”. Questo studio, arricchito da una nuova Appendice bibliografica e da una Cronologia, è utile per capire in che modo si sia sviluppata una mentalità operaista nel nostro paese, a dispetto dell’arretratezza industriale del secondo Ottocento, e come questa abbia poi influito nello sviluppo di una cultura borghese nel Novecento. Adriana Chemello, “La biblioteca del buon operaio. Romanzi e precetti nell’Italia unita”, Edizioni Unicopli, Milano, 2009, pp. 350, - 15,00 settembre 2009 – la Biblioteca di via Senato Milano UNO SGUARDO INEDITO SUL NOSTRO NOVECENTO Se il volume di Adriana Chamello “riscopre” oggi quella letteratura tardo-ottocentesca di stampo quasi pedagogico, Pierfranco Bruni e Gerardo Picardo pongono la loro attenzione su alcune raffinate penne del nostro Novecento e sulla vulgata diffusa dalla critica letteraria italiana in merito alla loro opera. Trentaquattro, per l’esattezza, le “voci” di questa inedita antologia non allineata, che sceglie il Mare Nostrum come radice imprescindibile e destino comune della nostra letteratura anche più recente. Difficile scegliere qualche esempio da citare, perché il prestigio degli autori “trattati” e l’acume dell’analisi posta in campo non perde un colpo dalla prima (Viaggio nella favola di Sibilla Aleramo) all’ultima “scheda” (Giuseppe Prezzolini, il conservatore che ha innovato), ma certo vale la pena ricordare almeno Vitaliano Brancati e la letteratura dell'essere; Mario Pomilio, una cristianità di carne; Il diario di Geno Pampaloni e Carlo Bo, la vita come letteratura. Pierfranco Bruni e Gerardo Picardo, “Voci del Mediterraneo. Aleramo, Buttitta, Campana, Silone e altri contemporanei”, Mauro Pagliai, Firenze, 2009, pp. 208, - 18,00 UN LETTERATO ISLAMICO E LO SCONTRO DI CIVILTÀ Si intitola Le Contro-prediche di Meddeb tra Europa e Islam questa antologia ragionata delle lezioni e degli interventi con cui Abdelwahab Meddeb, docente di letteratura comparata all'Università di Parigi, rilegge il rapporto complesso tra civiltà islamica e cultura europea, nel tentaativo di minare, 31 LA FIABA SULLE UTOPIE CHE SI POSSONO REALIZZARE, TUTTE! che possono piacere anche ai grandi. E questo è sicuramente il caso, perché Francesco e i dieci luoghi del destino, l’onirico racconto di Renata Bascelli (professoressa di filosofia con il pallino della scrittura) per le collana “5-15 anni” delle edizioni Sarnus è un viaggio fantastico tra luoghi e personaggi della storia, della scienza e dell’immaginario collettivo, un’avventura (arricchita dai suggestivi disegni di Lorenzo Bonamassa) che parte dal mito della caverna di Platone e si conclude approdando a una “città ideale” e parlando di un bambino finalmente diventato adulto: la realizzazione dell’utopia per eccellenza. Lungo il percorso, poi, anche un capitolo ambientato in un monastero per sottolineare l'importanza della conservazione dei testi (niente meno!) e una costante rivalutazione della magia in chiave “protoscientifica”. Quando i libri e le avventure per ragazzi sono scritti bene e con saggezza, di solito si dice Renata Bascelli, “Francesco e i dieci luoghi del destino”, Edizioni Sarnus, Firenze, 2009, pp.96, - 7,00 arricchendola, la visione troppo “semplice” e omologata che il Vecchio Continente ha degli “arabi d’Occidente”. La complessità del fenomeno è spiegata, comunque, con tono facile e snello, dopo essere stata analizzata attraverso numerosissimi riferimenti culturali che trattano aspetti letterari, storici, politici, religiosi e di vita quotidiana, per mettere in luce le umane ansie e paure di un popolo di migranti che prova a entrare in contatto (dopo secoli di guerre) con una cultura “aperta” ma fagocitatrice come quella europea. Francesco Corsi ((a cura di ), “Le Contro-prediche di Meddeb tra Europa e Islam”, Cantagalli, Siena, 2009, pp. , - 1 IL VOLUME ILLUSTRATO: I TRANSATLANTICI E IL TRASPORTO VIA MARE VISTI ATRRAVERSO AFFICHES E MANIFESTI PUBBLICITARI all’Elisabethville all’Imperator, dal Titanic al Conte di Savoia e dal Majestic al Mary Queen, tutte le mitiche navi che hanno segnato gli ultimi 150 anni di storia della navigazione in un solo affascinante volume ricco di 200 illustrazioni tutte a colori. Questo è “Manifesti Navali. L’avventura del trasporto navale attraverso D i capolavori dell’arte grafica” (Jaca Book, pp.200, - 75,00), frutto della passione di Anne Wealleans e Gabrielle Cadringher per le storie di mare e per il loro lato economico-sociale. Tutto raccontato grazie a oltre cento manifesti d’artista che per linguaggi e stili spaziano dal naturalismo di fine Ottocento all’Art Nouveau e al Déco, e dal futurismo alla modernità. Una storia del costume, del gusto, dell’industria, del commercio e della nostra Europa insieme. 32 la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2009 APPUNTAMENTI CON GLI SCRITTORI E CON LE LORO PREMIATE PAGINE Un nuovo premio dedicato a De Sanctis e un paio di corsi per “conoscere” i libri di matteo tosi IL PIACERE DI LEGGERE SPIEGATO AI PIÙ GIOVANI “Venticinque lezioni per far leggere gli adolescenti” è l’esplicito sottotitolo scelto dal professor Antonio Faeti per il proprio Le doppie notti dei tigli, un vero e proprio ciclo didattico (organizzato dalla Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna presso la locale Cappella Ghisilardi, dal 20 ottobre 2009 al 18 maggio 2010) per approfondire le tematiche relative alla narrazione e all’Immaginario, in occasione dei lavori di recupero della Rocchetta Mattei che potrebbe ospitare in futuro un Centro Studi specializzato in questo settore. «Con l’offerta di alcuni libri “inattuali” su cui riflettere, il corso intende spezzare l’assedio che soffoca l’amore per la Differenza», afferma Faeti, e infatti ogni lezione corrisponde a un singolo testo ppositamente scelto «per contrastare le mode e gli stereotipi che schiacciano l’adolescenza all’interno dell’imperativo che impone di essere attuali», tornando così a concentrarsi sull’opportunità della “scelta”. Si parte martedì 20 ottobre con Il giovane Holden di Jerome David Salinger, seguito da un altro giovane protagonista (L’isola di Arturo di Elsa Morante - 27 ottobre), e si chiude martedì 18 maggio 2010 con It di Stephen King, passando per grandi classici come Kim di Kipling, La certosa di Parma di Stendhal, E le stelle stanno a guardare di Archibald Joseph Cronin, La valle della Luna di Jack London, Furore di John Steinbeck e Di qua dal Paradiso di Francis Scott Fitzgerald. L’intero cartellone di appuntamenti è assolutamente gratuito, ma a numero chiuso, e tutte le lezioni si svolgono dalle 17.30 alle 19.30, previa iscrizione (fino al 30 settembre). Info: 051/2754256 SAGGI SU ARIOSTO E BECKETT NEL SEGNO DI DE SANCTIS Giorgio Ficara (presidente), Alfonso Berardinelli, Antonio Debenedetti, Alain Elkann, Nadia Fusini, Louis Godart, Raffaele La Capria, Giacomo Marramao, Jacqueline Risset, Vera Slepoj e Claudio Strinati sono i nobili membri della giuria che ha scelto il vincitore (e i vincitori) della prima edizione di un nuovo premio per la saggistica intitolato a Francesco de Sanctis. La premiazione ufficiale avverrà martedì 6 ottobre alle 18,30 presso le stanze di Villa Doria Pamphili, a Roma, all’interno di una serata presentata da Neri Marcorè, che leggerà anche alcuni brani di Ariosto e di Beckett, gli autori protagonisti dei due libri che si sono aggiudicati il Premio. L’annuncio del verdetto definitivo, infatti, è già stato dato, e saranno Massimo Cacciari (Hamletica, Adelphi, 2009) e Giulio Ferroni (Ariosto, Salerno editrice, 2008) a spartirsi la palma del migliore. Oltre a loro, sono stati selezionati anche Mario Perniola (Miracoli e traumi della comunicazione, Einaudi, 2009; scelto per il premio “Eni - immaginare il futuro”, da attribuire ad un’opera che propone una riflessione sui nuovi linguaggi e sulle nuove tecnologie) e, nella categoria riservata ai saggi brevi, Patrizia Cavalli (“Dietro non c’è niente”, postfazione a Doppio ritratto: Frida Kahlo, Diego Rivera, Nottetempo, 2008). Alla giuria, infine, è stato chiesto di segnalare “un libro introvabile” (una sorta di suggerimento per gli editori più attenti), e la scelta di questa prima edizione è caduta su Schiavitù di Beniamino Placido, un testo che indaga il nesso tra letteratura e società, edito nel 1975 da Einaudi e mai più ristampato. UN MASTER MILANESE PER GIOVANI ILLUSTRATORI La Scuola del fumetto di Milano e lo studio BandaLarga (un progetto multimediale nato dall’idea di sei illustratori, per esplorare e diffondere i linguaggi della comunicazione disegnata) lanciano il “MI – Master”, un corso altamente specializzato di illustrazione editoriale (700 ore tra lezioni teoriche, laboratori didattici e workshop), riservato a un numero massimo di 25 studenti, con lezioni dal 12 ottobre al 21 dicembre e dal 7 gennaio al 18 giugno 2010. Sono previste due borse di studio dal valore di 3.500 euro l’una e una terza da 2.000 euro. Iscrizioni e selezioni si svolgono lungo tutto il mese di settembre contattando lo 02/8356371, mentre ogni informazione si trova su www.mimasterillustrazione.com. 34 la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2009 BVS E SCAPIGLIATURA: UNA CHICCA IN MOSTRA Quel “misterioso” Conconi per celebrare Cremona Un frontespizio quasi inedito, 130 anni dopo di Franco Sciardelli everino Pagani nel suo saggio Pittura lombarda della Scapigliatura, (Milano 1955), riproduce un’incisione di Luigi Conconi fino ad allora sconosciuta. Un’immagine rettangolare in cui da una fitta trama di segni emergere, nella parte inferiore, il ritratto di due terzi a sinistra e sopra, armonicamente impaginata, la scritta “Vita artistica di Tranquillo Cremona”; in basso a sinistra, incisa, la firma dell’autore e l’anno ’79. La didascalia indica unicamente il nome dell’autore, il soggetto e la tecnica. Nonostante l’assoluta novità non sembra aver attratto la curiosità degli amatori e studiosi dell’artista lombardo. È comunque da credere che più di uno avrà ricordato una notizia riferita da Raffaello Giolli in Luigi Conconi (Milano, 1920). Trattando dell’amicizia di Conconi con Tranquillo Cremona, che lo considerava maestro, il Giolli narra che un giorno il Cremona ricevette da un «cliente ignorante» la richiesta di acquistare «quattro segni suoi… ma che siano suoi. Me li scelga Lei». Il maestro non si lasciò sfuggire l’occasione e, trovato in studio un vecchio abbozzo del Conconi, lo firmò e lo vendette, assicurando a sé e al vero autore una lauta e allegra cena. S Tranquillo Cremona Potenza della firma, quella tela figurò nella sala dedicata a Tranquillo Cremona alla Biennale veneziana del 1912. Precedentemente, riferisce sempre il Giolli, era stata riprodotta in un album che Vittore Grubiciy «pubblicò alla morte dell’artista nel 1878, per il quale Conconi preparava il ritratto del Cremona all’acquaforte». Più che ritratto si potrebbe dire frontespizio. Giolli scrive della cosa vent’anni dopo il fatto e ben si giustifica uno sbaglio di memoria, specie se, come sembra evidente, dice di un lavoro in preparazione che non vide finito. Non gli sarebbe sfuggito che il ritratto da lui elencato in appendice era lo stesso inciso per il frontespizio, impresso dalla stessa lastra ridimensionata; e neppure che quella che dice pubblicata nel ’78 è datata ’79. A memoria, riferisce di un’incisione che sapeva solo ipotizzata e che, al più, avrebbe visto in lavorazione. Dell’ album di riproduzioni progettato da Grubiciy , per cui Conconi incise il frontespizio, non è stato rintracciato presso le principali raccolte alcun esemplare. Di contro, è noto che proprio nel ’78 Luigi Conconi settembre 2009 – la Biblioteca di via Senato Milano 35 Grubiciy allestì una mostra su Tranquillo Cremona nel Ridotto della Scala. Si spiega così l’imprecisione del Giolli: caduto il progetto della pubblicazione, la lastra fu ridimensionata, stampata e catalogata con titolo Ritratto di Tranquillo Cremona, a partire dall’elenco fornito dallo stesso Giolli in appendice dove la “misura” cm.14x14,5. La prima riproduzione si ha nel saggio di Amalia Mezzetti in L’acquaforte lombarda nella seconda metà dell’800 (Milano,1935), ed e cosi catalogata: «T. Cremona -1879, - La testa di ? a sinistra, 144x135, carta Japon. Angolo a sinistra, inferiore, L.Conconi ’79». L’esemplare riprodotto apparteneva alla Galleria d’Arte Moderna di Milano e fu successivamente inserito nei fondi della Civica Raccolta Achille Bertarelli, dove sono confluite altre prove di lavorazione della stessa incisione. Nel 1994 la “Bertarelli” allestì una mostra delle incisioni di Luigi Conconi da essa possedute, tra queste il Ritratto di Cremona classificato «acquaforte, monotipo -133x125; lastra 144 x138». La mancata indicazione del tipo di carta e la differenza di tre millimetri nella misura della lastra non permettono di accertare se quello catalogato è lo stesso esemplare riprodotto dalla Mezzetti. Il catalogo non manca di segnalare quanto scritto da Giolli e riprodotto dal Pagani, lamentando che di esso «non si è potuto trovare altro esemplare» e aggiungendo con ovvietà che potrebbe anche trattarsi di un esemplare «antecedente» Oltre mezzo secolo dopo la “curiosa” segnalazione datane da Severin Pagani, ecco riemergere un’esemplare dell’incisione in primo stato, che possiamo titolare Vita artistica di Tranquillo Cremona. Ora è esposta presso la Fondazione Biblioteca di via Senato a illustrare la mostra La Scapigliatura e Angelo Sommaruga - Dalla Bohème milanese alla Roma bizantina. Esemplare forse unico (lo stesso riprodotto dal Pagani?), un foglio di carta “Giappone” di cm.22,7x15,7 su cui l’assenza di impronta non permette di stabilire le esatte misure della lastra La stampa risulta di assoluta freschezza e mostra Luigi Conconi, Tranquillo Cremona, aquaforte 1879 con tutta evidenza che la lastra è stata incisa non ad acquaforte, ma a puntasecca, e stampata senza l’uso di effetti monotipici. Purtroppo, la mancata notorietà di questo foglio ci priva dei giudizi e delle deduzioni che ne avrebbero tratti i più qualificati studiosi dell’incisione lombarda dell’Ottocento, da Giolli alla Mezzetti sino a Lamberto Vitali, che su quel periodo e sul Conconi espresse giudizi molto severi. Ma si può dire che questa prova, con pochissime altre, riscatta il Conconi dalla condiscendenza a quell’ibridismo, non solo tecnico, che il Grubiciy teorizzava assegnando alla calcografia una funzione accessoria al monotipo con cui si realizzavano stampe «mobili o variabili». Un equivoco in cui si perde, più tardi, anche Anselmo Bucci, che ritenne questo artificio proprio dei “Peintres Graveur”. 36 la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2009 Dal catalogo della mostra “Dalla terra alle stelle” INVENZIONI STRABILIANTI E SCIENZE IMMAGINARIE FABIO PAGAN on è vero che Jules Verne, per scrivere i suoi romanzi di geografia e di scienza, si attenesse sempre fedelmente alla documentazione disponibile. Lavorava anche di fantasia. Un esempio? Se salite in motoslitta fino alla cima dello Sneffelsjökull, il vulcano spento dell’Islanda in cui s’infilano gli audaci protagonisti del Viaggio al centro della Terra, proverete una sottile (ma attesa) delusione. La vetta di quel vulcano ha sì le tre punte di cui parla Verne (formatesi per una catastrofica eruzione avvenuta in tempi immemorabili), ma non c’è traccia alcuna del cratere: un cappuccio di ghiacci e nevi eterne ricopre la sommità del monte. In cambio godrete da lassù, a 1450 metri di quota, la vista incomparabile del mare che circonda la penisola su cui s’innalza il vulcano. Nonostante questo “falso” (che doveva essere palese anche quando il romanzo venne scritto, nel 1864), nessuno si sognerebbe comunque di togliere a Jules Verne la patente di grande narratore di avventure scientifiche (e non). Specie in questo 2005 in cui ricorrono i cent’anni dalla sua scomparsa. N E che dire di Herbert George Wells, considerato il primo vero scrittore di fantascienza, nutrito di quella cultura evoluzionista appresa in gioventù direttamente da Thomas Huxley, il “mastino di Darwin”? Anche in questo caso nessuno mostra di scandalizzarsi per l’ovvia impossibilità di certe situazioni. I protagonisti de I primi uomini sulla Luna (1901) raggiungono il satellite grazie alla cavorite, una sostanza antigravità. E la macchina del tempo dell’omonimo romanzo (1895) appartiene purtroppo al novero delle invenzioni impossibili. Altrettanto dicasi del composto chimico sperimentato su di sé dall’Uomo invisibile (1897). Eppure – ripetiamo – H.G.Wells viene a ragione considerato il “padre” della fantascienza contemporanea. Jules Verne (1828-1905) e H.G.Wells (1866-1946) – l’uno in Francia, l’altro in Inghilterra – vissero e interpretarono in piena libertà inventiva la rivoluzione scientifica che pose le basi della tecnologia moderna e quindi della società industriale. L’Italia era (già allora) una nazione di secondo piano nel sapere scientifico, e forse anche per questo nessuno scrittore italiano dell’epoca può competere con loro. Eppure non mancò anche nel nostro paese chi si provava in quegli anni a scrivere racconti e romanzi basati su invenzioni strabilianti e scienze immaginarie. In fondo, anche l’Italia a cavallo tra Ottocento e Novecento vedrà la diffusione dell’elettricità, i primi telefoni, i tramway, le automobili, i flebili segnali radio di Marconi... Così, il massimo scrittore popolare di quel periodo, Emilio Salgari, lasciò da parte per un momento le storie di una giungla e di una filibusta più fantastiche che reali per avventurarsi a scrivere romanzi come Le meraviglie del Duemila e Il Re dell’Aria (entrambi pubblicati nel settembre 2009 – la Biblioteca di via Senato Milano 1907): l’uno un ritratto desolante della vita nel futuro, l’altro che ha per protagonista lo “Sparviero”, una macchina volante mossa da un motore ad aria liquida. E un altro importante scrittore popolare, Enrico Novelli, alias Yambo, immaginò una ferrovia transafricana del XX secolo (Gli eroi del Gladiator, 1900), una spedizione in sommergibile alla ricerca del mitico continente sommerso (Atlantide, 1901), l’avventura di due giornalisti nel sistema solare (Gli esploratori dell’infinito, 1906), la conquista del nostro satellite (La colonia lunare, 1908), il risveglio di animali estinti (Il mammouth, 1909), un viaggio fantastico nell’infinitamente piccolo (L’atomo, 1912). Ma molti altri autori oggi sconosciuti – come documenta un volume curato da Gianfranco de Turris (Le aeronavi dei Savoia. Protofantascienza italiana 1891-1952, Editrice Nord 2001) – si avventurarono a scrivere brevi storie di invenzioni e scoperte fantastiche su riviste dedicate ora al pubblico giovanile ora a quello adulto: dal Giornale Illustrato dei Viaggi a Per terra e per mare (diretto – come si legge nella testata – dal “Capitano Emilio Salgari”) e da La Tribuna illustrata a La Domenica del Corriere. Qualche nome e qualche spunto, strizzando l’occhio all’ironia. Attilio Donatuti col suo accumulatore da cinque milioni di cavalli che invia un’onda luminosa verso Marte; Ettore Santi con l’antenato del teletrasporto; Un anonimo autore (che si firma misteriosamente P.) con il “chiesofono”, che consente un collegamento diretto tra sacerdoti e parrocchiani; G. Massa col suo folle inventore di aerei più pesanti dell’aria, di radio-telefoto per vedere attraverso gli ostacoli, di piante create con l’albumina...; Mario Saviolo che nel racconto Un viaggio 37 nel 2000 offre al lettore una summa delle nuove mirabilie tecnologiche e dei loro riflessi sociali. Senza dimenticare il tambureggiante ritmo futurista di La vita di domani di Luigi Colombo (che qui si firma Fillia). E oggi? Non molto, vista la scarsa dimestichezza (e in sostanza lo scarso interesse) degli scrittori italiani per le estrapolazioni scientifiche e tecnologiche. Per questo, per non rischiare dimenticanze, ci limitiamo a due soli nomi: Sandro Sandrelli, giornalista e divulgatore scientifico veneziano scomparso qualche anno fa, uno dei “pionieri” della fantascienza nazionale, autore di storie sovente al limite del grottesco in cui la scienza è sempre presente; e Roberto Vacca, ingegnere informatico romano, prolifico inventore di romanzi e racconti in cui computer e robot sono spesso protagonisti o comprimari. Infine un consiglio. Se v’incuriosiscono le vicende a sfondo tecnologico, non mancate un bel saggio di Nicola Nosengo: L’estinzione dei tecnosauri, Sironi 2003. Ovvero, come recita il sottotitolo, «storie di tecnologie che non ce l’hanno fatta», rimaste cioè confinate nei laboratori o emarginate dal mercato dopo un periodo di effimera gloria. Una per tutti, di paternità italiana: il pantelegrafo, o telegrafo universale, realizzato nel 1856 da Giovanni Caselli, insegnante di fisica all’Università di Firenze. L’antenato del fax. Nonostante l’interesse entusiastico manifestato da Napoleone III in Francia e da Vittorio Emanuele I in Italia, l’invenzione fu osteggiata e bocciata dalle compagnie telegrafiche. Troppo in anticipo sui tempi. Come – alle volte – succede anche alle invenzioni degli scrittori di fantascienza. 38 la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2009 I libri illustrati FRANCO SCIARDELLI, SIA DETTO PER INCISO La grande storia di un piccolo e raffinato editore di Chiara Nicolini F ranco Sciardelli è uno dei più importanti stampatori-editori milanesi di libri illustrati, incisioni e litografie. Originario di Palermo, si trasferì nel nord Italia dopo la Seconda guerra mondiale. La vita dell’immigrante non offriva prospettive allettanti, ma Sciardelli era determinato a fare buon uso del suo talento: voleva trovare un mestiere da svolgere con passione. Decise così di diventare mercante d’arte e aprì una galleria a Brera, la Galleria del Mulino. Quando acquistò un torchio a mano per divertirsi a stampare le incisioni realizzate dai suoi amici, comprese di avere finalmente trovato ciò che cercava: nel 1961 trasformò la galleria in una stamperia e iniziò a stampare incisioni di noti artisti dell’epoca, tra cui Renato Guttuso. Philobiblon di Riccardo De Bury è il libro che Sciardelli considera più significativo dal punto di vista della sua carriera editoriale. De Bury fu tutore e poi cancelliere, tesoriere e ambasciatore di Edoardo III d’Inghilterra e, dal 1333, vescovo di Durham. Scrisse questo trattato 1 per giustificare la propria smodata passione per i libri, oggetto di severe critiche. Il testo venne stampato per la prima volta nel 1473 e tradotto in varie lingue durante i secoli successivi. Le prime due incursioni di Sciardelli nel campo dell’editoria risalgono al 1965 e al 1966, anni in cui pubblicò due albi rispettivamente contenenti una poesia di Cesare Pavese illustrata da una serie di incisioni e un racconto con incisioni di Domenico Cantatore. Entrambe le edizioni ebbero una tiratura limitata a 125 copie. Carmina ad Lesbiam di Catullo, il primo vero e proprio libro di Sciardelli, uscì nel 1967, con identica tiratura. Questo volume di 56 pagine con legatura nocciola in mezza pelle è anche il libro che l’editore ama di Letta una delle poche traduzioni italiane, Sciardelli decise immediatamente di pubblicarne una nuova versione illustrata. Passò tuttavia qualche anno prima che l’editore riconoscesse in Mimmo Paladino l’artista più adatto ad affrontare l’impegno, che per Sciardelli non doveva limitarsi alla mera raffigurazione di pile di libri e vescovi medievali. L’attesa venne in qualche modo ricompensata dal fatto che Paladino si innamorò del testo e incise molti più legni di quanti inizialmente concordati con l’editore. L’opera vide finalmente la luce più: Sciardelli ricorda infatti di averne curato ogni dettaglio, dalla scelta della carta (fatta a mano dalle Cartiere Magnani), alla raffinata legatura, e fu sua moglie, Antonietta Viganone, a illustrarlo con cinque espressionistici nudi femminili (fig 1). settembre 2009 – la Biblioteca di via Senato Milano 39 nel 1996 con una puntasecca stampata su carta Giappone all’antiporta, e con 60 xilografie, la maggior parte delle quali in bianco e nero, come quelle impresse ai piatti (fig 2-3). Una testatina e 14 iniziali includono uno o due colori (fig 4), mentre l’unica illustrazione a piena pagina è la sola figura stampata in nero, giallo, rosso, blu e verde (fig 5). Sciardelli attribuisce molta importanza anche alle sue due pubblicazioni 6 Ritorniamo ai giorni del rischio di David Maria Turoldo (1985) e La Strega e il Capitano di Leonardo Sciascia (1989). Il libro di Turoldo contiene tredici incisioni create da noti artisti, tra cui Aligi Sassu, che ha illustrato anche La Strega e il Capitano. Poiché Sassu amava ritrarre cavalli, e lo faceva in modo talora ossessivo, Sciardelli confessa di essersi sentito sollevato quando ha accertato che le 16 acqueforti del pittore non avevano nulla a che fare con i cavalli. Come Paladino, anche Sassu aveva “sentito” il testo. «L’illustrazione – sostiene l’editore – non dovrebbe essere la mera visualizzazione di uno scritto, ma una sua traduzione in immagini, e questo è ciò che le acquetinte di Sassu fecero con la storia di Sciascia». (fig 6) Lamento per il Sud di Quasimodo (1977) è, tra le sue pubblicazioni, quella che Sciardelli ritiene la meno riuscita. Il libro avrebbe dovuto essere illustrato da 3 5 Francesco Messina, Giuseppe Migneco e Renato Guttuso. Invece, quando Messina fece inaspettatamente avere a Sciardelli una medaglia di bronzo con il profilo di Quasimodo, l’editore si sentì costretto a ritirare la commissione agli altri due artisti per dare spazio alla medaglia. L’opera uscì in apposito cofanetto con la medaglia montata su cartoncino rigido e con tre litografie a colori dello stesso Messina (fig 7). Questo cambiamento di programma non piacque a Sciardelli. Per quanto non ci sia una regola generale, è lui che decide cosa pubblicare, e come: sono gli artisti a seguire le sue direttive – anche se il clima di amicizia nel quale nasce ogni suo libro favorisce in realtà un vivace e proficuo scambio di idee. Ciò è soprattutto vero nel caso dei tipografi che hanno eseguito l’impaginazione delle sue pubblicazioni: poiché Sciardelli è un autodidatta e si considera principalmente uno stampatore di incisioni e litografie, egli ha sempre cercato la collaborazione di abili tipografi, come ad esempio Ruggero Olivieri. Sciardelli ebbe l’occasione di utilizzare l’esperienza tipografica acquisita quando gli venne commissionata una collana di volumi dedicati agli Illuministi italiani, ideata come dono per la presidenza de Il Sole 24 Ore. I 10 volumi sono usciti tra il 1987 e il 1995 in edizioni limitate a circa 300 esemplari ciascuna. Alcuni hanno bellissimi ritratti a piena pagina dei filosofi Set- 7 8 40 la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2009 10 11 12 tecenteschi eseguiti da Costantini, posti contro il tipico sfondo di linee parallele (fig 8-9). Sciardelli ritiene che tutti i volumi avrebbero dovuto essere illustrati da Costantini per la sua eccellente interpretazione dello spirito del Secolo dei Lumi. Ma quando morì Erminio Gamba, lo xilografo che, con mestiere antico, aveva trasposto su legno tutti i disegni di Costantini, gli ideatori della serie ritennero di rivolgersi ad altri artisti, tra cui Antonietta Viganone (fig 10), che dai Carmina di Catullo in poi ha contribuito a numerosi libri pubblicati dal marito. Inizialmente, infatti, era convinto che i libri dovessero essere illustrati soltanto in bianco e nero, come quelli stampati nei secoli passati. Non gli piacevano le incisioni a colori perché la loro tecnica esecutiva si allontana troppo dalle tradizionali tecniche di stampa. Ma poi l’editore iniziò a sperimentare e rimase soddisfatto dei risultati. Tra le sue pubblicazioni, una delle più innovative è Oh vita infelice, Oh vita felice di Milena Milani (2005), una selezione di poesie che l’autrice ha illustrato con due tavole a tecnica mista (incisione, litografia a colori, collage – fig 13). Franco Rognoni ha illustrato in bianco e nero un paio di titoli nella collana degli illuministi e altri volumi stampati da Sciardelli. Napoleone. Intervista immaginaria di Sciascia (1998) e La Partenza del Crociato di Giovanni Visconti Venosta (2003) sono gli ultimi due cui ha contribuito prima della morte. Il suo stile bozzettistico risulta ancora più vivace quando illuminato dai colori (fig 11-12). Per quanto interessato alle nuove tecnologie (nel 1992 ha perfino ripubblicato un bizzarro opuscolo del 1869 sulla possibilità di stampare su pagine di amianto), Sciardelli mantiene un’idea tradizionale del libro. Non ama i libri-oggetto e non gli piace quando l’impressione dei caratteri sulla carta è così forte da poterla percepire al tatto. «Il fatto che un libro sia stampato da una tipografia all’antica con il torchio a mano non significa che esso debba diventare un libro per ciechi», sdrammatizza. Oltre al Philobiblon, libro eccezionale da tutti i punti di vista (soggetto, il17 lustrazione, impaginazione, carta, ecc), Sfogliando in ordine cronologico i libri di Sciardelli, si nota una chiara evoluzione nei gusti illustrativi dell’editore. settembre 2009 – la Biblioteca di via Senato Milano sono molto belli i volumi illustrati dall’artista trentino Remo Wolf. La sua collaborazione con Sciardelli iniziò con un testo inedito di Sciascia, Il Calzolaio di Messina (1988). Il libro ebbe notevole risonanza non solo perché si trattava del racconto di un autore siciliano illu17 strato da un artista trentino, ma anche perché quello fu uno degli ultimi scritti di Sciascia. Le Stagioni e la Terra di Francesco Lanza (1991), un volumetto limitato a 120 copie, contiene 14 xilografie, 4 delle quali sono tavole monocrome stampate dallo stesso Wolf su carta Giappone (fig 14-15). Il Varmo di Ippolito Nievo (1992) è un racconto illustrato da 16 xilografie in bianco e nero (fig 16). L’Alfabeto di Remo Wolf (1992) è un quaderno con pagine di carta rosa fatta a mano nel quale le xilografie con le lettere sono state impresse vicino al margine superiore (fig. 17). Chi avesse il coraggio di vergarne i fogli, potrebbe utilizzarlo come rubrica. Riguardo alla xilografia, Sciardelli spiega che ciascuna tavola può essere fatta da 6 o 8 legni uniti assieme. Si tratta sempre di legno di testa, ma non necessaria- 13 41 mente bosso. Pero e cirmolo vanno ugualmente bene e sono più facili da trovare. Paladino di solito utilizza un tipo di legno più morbido, anche se ha recentemente illustrato per Sciardelli una splendida edizione delle Voyelles di Rimbaud (2005) con 5 linoleum, che sono an17 che venduti separatamente e si possono vedere su www.larteastampa.it/edizioni/libri/pala_01.htm La prossima pubblicazione di Sciardelli, un grande libro a fisarmonica illustrato ancora da Mimmo Paladino, con linoleum e litografie, sarà Colapesce di Sciascia, favola che racconta le avventure di un bimbo, Nicola, che nuota come un pesce. Uscirà in autunno. Per il futuro, l’editore ha molti progetti in cantiere: vorrebbe ad esempio stampare un’edizione illustrata da Paladino de La Crociata dei Bambini, già uscito nella collana di Franco Maria Ricci curata da Borges. Il testo ottocentesco racconta, da quattro diversi punti di vista, una curiosa storia ambientata nel Medioevo. Sciardelli dice: «ha un’aria antica»; e nella sua voce si percepisce l’ispirazione di chi già vede le pagine bianche trasformarsi, sotto le proprie mani, in testo e immagini. 14 16 42 la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2009 IL LIBRO RITROVATO Intervista surreale a Pitigrilli Umorista autoironico: frammenti di un pensiero irriverente di Chiara Bonfatti S crittore brillante e disincantato del Novecento, Pitigrilli, al secolo Dino Segre (18931975), fu giornalista, romanziere e umorista che ottenne grande successo commerciale grazie al suo stile aneddotico, cinico, spregiudicato e infarcito di paradossi, battute di spirito e velenose definizioni. Dotato di una notevole verve surrealista, fu spesso anche criticato e snobbato e i suoi scritti vennero da molti ritenuti superficiali, qualunquisti e pornografici. Nell’assecondare lo spirito controcorrente e provocatorio di una penna vivace e insubordinata, si intende sospendere qui ogni giudizio e lasciare libero sfogo ai brillanti aforismi e sberleffi rinvenuti sfogliando le pagine di due chicche bibliografiche della “nostra” Biblioteca, lungo gli scaffali del fondo Emeroteca e di quello del Novecento. Dalle Inchieste dell’Almanacco Letterario Mondadori-Bompiani, ove gli scrittori dell’epoca venivano interrogati sui più svariati argomenti, riemergono dunque impudenze di Pitigrilli ormai quasi condannate all’oblio: Le parentesi quadre lungo il testo includono una parte aggiunta alla citazione allo scopo di maggior chiarezza. LA BIBLIOTECA DI ROBINSON. DOVESTE PORTAR CON VOI UN una bella signora» (A. 1928, p. 85). AGENZIA MATRIMONIALE. AB- LIBRO IN UN’ISOLA DESERTA, QUALE BIAMO CHIESTO AD ALCUNI AMICI SCEGLIERESTE? DELL’ALMANACCO DI CELEBRARE – SE E DUE? E DIECI?: «Dictionnaire philosophique, Les fleurs du mal, L’evoluzione della specie, Fermé la nuit, Ouvert la nuit, un trattato generale di fisica, uno di chimica, uno di zoologia, un vocabolario italiano» (A. 1928, p. 10). LA PROSSIMA VOLTA [ovvero a cosa aspirerebbe se potesse rinascere]1: «Direi: che scocciatura! Non si potrebbe riprendere dal punto dove abbiamo finito?» (A. 1928, p. 69). LA BESTIA PREFERITA: «La volpe azzurra intorno al collo di ACCOSTANDO NOME A NOME – DEI MATRIMONI IDEALI TRA PERSONALITÀ CELEBRI O NOTE, DEFUNTE O VIVENTI: «Farei sposare Dante con Beatrice, così finirebbe di dirne bene, e non ci scoccerebbe più» (A. 1928, p. 166). LEI? VOI? TU? [ovvero come preferisce rivolgersi al prossimo]: «Fra uomini e donne il lei, fra colleghi il voi» (A. 1928, p. 212). LA PALESTRA DEGLI SCRITTORI [ovvero l’attività sportiva a cui si dedica nel tempo libero]: «Scherma, perché non ho fiducia nei tribunali» (A. 1928, p. 221). QUAL È LA LETTERATURA OGGI PREMINENTE, COME SPIRITO, NEL MONDO?: «Quella che contiene delle idee e non delle parole. Quella che ci illumina su Chicago e su Mosca, quella irta di numeri, quella che parla della donna e non della signora Ipsilon, quella che parla delle folle e non del cavaliere Ix» (A. 1932, p. 53). CHE COSA PENSANO I PERSONAGGI DEI LORO AUTORI: «Io mor- 1 Copertina del suo fantasioso e controcorrente dizionario settembre 2009 – la Biblioteca di via Senato Milano to cadendo dall’aeroplano? Ma nemmeno per sogno: è una invenzione di Pitigrilli, che ha sempre voglia di scherzare. Sto benissimo, vivo in un grand’hôtel e vendo duecentomila libri all’anno. E chi sparla di me, peste lo colga! Esaù Sanchez, vegetariano» (A. 1932, p. 86). LA GUERRA CHE COSA VI HA INSEGNATO?: «Che quegli stessi uomini che alla dichiarazione di guerra all’Austria e alla Germania hanno invaso i negozi di pianoforti Beckstein e li hanno incendiati, se avessimo dichiarato la guerra alla Francia avrebbero invaso i negozi dei pianoforti Gaveau e Pleyel» (A. 1932, p. 127). DELL’ISPIRAZIONE. RISPOSTE ALLA DOMANDA: “COME VI ISPIRATE?”: «Senza liquori, sigarette, musica o droghe. Non credo all’ispirazione. O si hanno idee o se ne è sprovvisti. O si ha della fantasia o si è aridi. Non mi sono mai sentito bruciare da nessuna fiamma. Quelli che dicono d’essere bruciati dalla fiamma sono dei bugiardi o degli isterici» (A. 1932, p. 170). IMPRESSIONABILITÀ DEL LETTERATO. I FATTI DEL ’31 CHE PIÙ HANNO COLPITO LA FANTASIA DEGLI SCRITTORI: «Un tale che ha ritrovato un portafogli pieno e lo ha consegnato alle guardie» (A. 1932, p. 293). Dal Dizionario antiballistico (Milano, Sonzogno, 1953, prima ed.), glossario di argute definizioni uscite dal genio dei più diversi scrittori, si traggono alcune delle lucide e coraggiose sentenze del suo compilatore: CRITICO: “I critici sono come quei cani randagi per le campagne, Un ritratto di Pitigrilli, al secolo Dino Segre, (1893-1975) che quando passa un treno gli corrono accanto per alcuni metri, e poi si fermano al primo albero” (p.51). DEDICA SU UN LIBRO: “Ciò che i tangheri chiedono cerimoniosamente all’autore per scroccargli vigliaccamente un libro gratis” (p.52). FRAMMENTI: “Una provvidenziale risorsa per gli scrittori che scrivono frammenti non sapendo mettere insieme un intero” (p.77). GRAMMATICA: “Complicato BIBLIOGRAFIA • Enzo Magrì, “Un italiano vero: Pitigrilli”, Milano, Baldini & Castoldi, 1999. • “Almanacco letterario”, Milano, Mondadori, 1928. • “Almanacco letterario”, Milano, Bompiani, 1932. • Pitigrilli, “Dizionario antiballistico”, Milano, Sonzogno, 1953 (prima ed.). 43 strumento che ti insegna le lingue, ma ti impedisce di parlarle” (p.91). LEZIONI DI GIORNALISMO: “Per pubblicare una notizia inedita, basta inventarla” (p.100). POETI: “Imbottigliatori di nuvole” e “Sono come i profumi: quando non appartengono a una gran marca, puzzano” (p.142). POLITICA: “Al fesso del mio partito preferirò sempre l’intelligente del partito opposto” pp.142-143. PREFAZIONE: “Quella cosa che l’autore scrive dopo, l’editore pubblica prima, e il lettore non legge né prima né dopo” (p.147). RILEGGERE: “Verbo usato dagli uomini gravi («Rileggevo appunto in questi giorni…») per non confessare d’aver letto per la prima volta un libro che avrebbero dovuto leggere trent’anni fa” (p.157). TROPI: “Ripugnanti malattie del linguaggio: zeugma, sillessi, ipallage, iperbole, metonimia, sineddoche, analepsi, sinalefe… espressioni inventate dai grammatici e dai pedanti per giustificare le balordaggini dei classici e di tutti i tromboni illustri, consacrati nelle antologie e nei programmi di liceo” (pp.179-180). UMORISMO: “Il riso è l’aritmetica elementare; l’umorismo è l’algebra; l’ironia è il calcolo infinitesimale” (p.181). UMORISTA: “Un bimbo che canta attraversando le camere buie per nascondere a se stesso la propria paura” (p.181). Chiudiamo con questa, perché proprio l’umorista Pitigrilli si è voluto qui ritrarre, attraverso i frammenti del suo pensiero irriverente. 44 la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2009 La Fiera del bibliofilo IN MACCHERONEA Motti, versi e proverbi tra dialetto e latino A nche se non vogliamo, per buone ragioni, risalire a Tifi degli Odassi1 e al suo Carmen macaronicum de quibusdam Patavinis arte magica delusi, 1488, è certo che la poesia maccheronica è nata in Italia nel 1517 col Folengo2 il cui Opus macaronicum rimane insuperato anche nella fioritura che questo genere di componimenti burleschi ebbe in seguito negli altri paesi e segnatamente in Francia e in Germania. Da noi, Guarino Capella3, nove anni dopo la prima ed. del Coccio, pubblicò in Rimini il suo Maccheronea in cabrinum Gogamago regem composita4, golosità per i bibliofili – e seguirono poi nel tempo, tra altri, il gesuita Bernardino Stefonio5, il Baroni, il Vosinio e, più comunemente noto, il Magister topinous6 (Caesar Ursinius) coi Capricia macaronica che, dopo Folengo, ebbero maggior numero di edizioni. Poeta, morì a Padova nel 1492. Il suo vero nome era Michele di Bartolomeo degli Odasi; secondo il costume umanistico del tempo prese il nome di Tifi, pilota degli Argonauti. Alla fine del ’400 scrisse la Macharonea [se ne conoscono alcune edizioni, ma tutte senza luogo né indicazioni tipografiche] che è considerato il primo testo della poesia 1 Di Francia si può ricordare: il cap. XIX del I lib del Gargantua, Antonio de Arenas7, Remy Belleau8, J. Edmond Dumonin9 e Cecilio Frey10 che col suo Recitus veritabilis UNA RUBRICA AD HOC a Fiera Letteraria, rivista di lettere, scienze e arti, venne fondata nel 1925 da Umberto Fracchia e continuò le sue pubblicazioni fino al 1977. Fra i suoi più illustri direttori, Gian Battista Angioletti, Curzio Malaparte, Vincenzo Cardarelli e Manlio Cancogni. Fra le sue rubriche fisse, questa “Fiera del bibliofilo” che, di numero in numero, proponeva svariate notizie letterarie ed editoriali sul variegato mondo delle edizioni antiche, illustrate, d’autore. L maccheronica, cui diede il nome; gli contendono il titolo di primo poeta maccheronico l’astigiano Giovan Giorgio Allione e il Bassano da Mantova, che pubblicarono i loro poemi maccheronici negli stessi anni. 2 Gerolamo Folengo, mantovano [1491-1544], meglio conosciuto come Teofilo Folengo, o Merlino Coccajo o Limerno Pitocco. super terribili esmeuta paysannorum de Ruellio va annoverato tra i migliori. Gli inglesi hanno quasi nulla, tranne Skelton11 e qualche foglio volante raccolto da Camden12. Abbondano invece in questo genere la Germania e i Paesi Bassi. Tra i poeti maccheronici italiani, ci soffermeremo un pochino su Bartolomeo Bolla13, bergamasco del sec. XVI, meno comunemente noto. Scrisse molto, ma di lui e delle sue opere ben poco si sa. Pare che passasse gran parte della sua vita in Germania perché indirizzò molti dei suoi versi a Principi tedeschi. Si dice pure che verso il 1570 fosse consigliere alla corte di Heidelberg. Libri mette innanzi l’opinione che fosse uno Zanni, una maschera da teatro: tesi che, con opportune ricerche e confronti, si potrebbe anche sostenere. Pubblicò un Nova novarum novissima annun- Guarino Capella [Capello] fu un poeta maccheronico, continuatore della maniera folenghiana, nativo di Sarsina (FO). 4 Arimini, per Hieronymum Soncinum, 1526. 5 Bernardino Stefonio [15601620] gesuita, professore autorevolissimo del Collegio Romano, oratore e poeta, fu anche autore di fortunate tragedie latine; 3 dal 1619 fino alla morte fu precettore dei figli del duca di Modena, Cesare d’Este. Scrisse la commedia Macaronis forza [pubblicata in Francia nell’800, in un’edizione ormai introvabile] e il primo libro del poema incompiuto Macaroidos [pubblicato da Giovanni Zannoni nel 1889 a Bologna, presso la tipografia Fava e Garagnani]. settembre 2009 – la Biblioteca di via Senato Milano ciando che il libro «avrebbe fatto crepare il lettore e danzare le capre dalle risa». A leggerlo si vede che questo pericolo non c’è. Questo libro è molto raro, ma non tanto quanto il Thesaurus proverbiorum, Francofurti, 1605, aggiunto all’Arena nel 167014, ma quasi introvabile, così che moltissimi valenti e diligentissimi bibliografi non riuscirono a vederne una copia. Eccone il titolo Thesaurus proverbiorum Italico-Bergamascorum rarissimorum et grabatissimorum nunquam antea stampatorum in gratiam melancholiam fugentium, italicae linguae amantium ad aperiendum oculos editorum a Bertolameo Bolla bergamasco viro incomparabili et alegriam per mare et terram sectante. Stampatus in officina bergamascorum15. Il volume è di 70 fol. senza paginazione, ma coi richiami. I proverbi sono disposti in ordine alfabetico, in un italiano sui generis, con traduzione latina che non sempre coincide. E non sono neanche sempre proverbi, ma vi si intrammezzano definizioni strambe, domande e risposte sul tipo di sentenze, motti e arguzie, spesso un po’ salaci e tri- Ovviamente è un simpatico errore di stampa: si tratta del celebre Magister Stopinus [Cesare Orsini, da Ponzano, nella Valle di Magra, che fu segretario del cardinale Bevilacqua e che fiorì al principio del secolo XVII]. Oltre ai poeti menzionati, si possono ricordare anche Fossa da Cremona e Partenio Zanclaio. 7 Antoine Arene [Antonius de 6 45 vialocce come appunto le usarono le maschere e di cui abbiamo abbondevoli esempi dai volumetti di Tabarin ai “motti brighelleschi” dello Cannoni, che credo gli ultimi pubblicati del genere. Più che i proverbi, è maccheronica e curiosa la dedica al Landgravio Maurizio di Hesse. In questa l’autore premette che «passare tempus alacriter» fu presso i Greci, i Giudei, i Romani e tutte le altre nazioni, ed è e sarà, fin che durerà il mondo, massima sapienza. Chi è d’altra opinione «est miserrimus Arena, i.e. Antoine de La Sable 1500 ca-1544], provenzale, fu il primo poeta maccheronico d’area francese; tra le sue opere Ad suos compagnones studiantes stampato per la prima volta a Lyon nel 1529. 8 Rémy Belleau [1528-1577] poeta rinascimentale francese. 9 Jean-Édouard Du Monin [1557 o 1559-1586] poeta francese, omnium qui mangian panem». E continua: «Quod videmus philosophos, artistas, legistas et psichicos qui caput ruinant a mane usque ad vesperam, toto anno certando et decidendo quaestiones tam inutiles ut pudeat doctos tantarum stultitiarum. Hic disputat cum magno conatu de inani, de motu, de ideis. O che coionariis! Alter vult montare super coelos coelorum et investigare secretissima secretissimorum, cum tamen non tam sapiens sit ut scire vel corriere possit quod mulier sua domi agit». Un terzo vuol reggere repubbliche e si macera giorno e notte «cum ipse seipsum regere non possit. Faria troppo longo si vellem ceterorum inepta studia, quae tamen hodie magni fiuntur narrare, sed tacevo, ne ego etiam cum ipsis inepte stultescam. Retornabo ad rem». E qui, dopo aver detto che Sua Serenità, il Landgravio, queste cose le sa già perché conosce «istum mundum et alterum» e perciò può testimoniare quanto la sua opinione sia verissima, continua: «Ad istum finem (cioè a tenere allegro il prossimo) ego sempre tiravi et alios incitavi» come Sua Serenità aveva già potuto vedere in altre opere de- autore di un Carmen Arenaicum de quorundam nugigerulorum passa insupportabili. 10 Janus Caecilius Frey [1580?1631]. Il suo Recitus veritabilis super terribili esmeuta païsanorum de Ruellio, auctore Samon Faillyona è senza indicazioni tipografiche. Altro poeta maccheronico francese fu Étienne Tabourot. John Skelton poeta inglese (Diss, Norfolk, ca. 1460-Londra 1529) autore di liriche amorose e religiose, si fece conoscere alla corte di Enrico VII con le traduzioni delle Epistole di Cicerone e delle Storie di Diodoro Siculo e divenne precettore del futuro Enrico VIII. 12 William Camden [1551-1623], poeta inglese del periodo elisa11 46 la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2009 dicategli e come ancora poteva vedere nel thesaurus dei proverbi e sentenze meravigliosa, che contengono tanto in poco e «aperiunt lectori oculos» non solo nelle piccole cose, ma anche nelle massime. Viene poi l’umile dedica al gran Principe «in tota Europa senza pari», nel quale la dottrina profondissima, l’arte militare vera, la cortesia e l’umanità incredibile abitano, e suo nido fecero tutte le virtù. E conclude: «Si duo vel tres (il numero preciso non lo sapeva bene) Principes Mauritius tales haberemus faressimo la f… (reminiscenza dantesca, Vanni Fucci, Inf. XXV, 2) al gran Turco et aliis qui sunt peiores Turcis». Il Principe, intanto che aspetta di… squadrar le corna al gran Turco, accolga «fronte aperta et alegra» l’opera e serbi protezione all’autore come egli «gli resterà fedele in eterno se pur camperà tanto». E con questa trovata si firma: Il Bergamasco. Resterebbero i proverbi, ma lo spazio non concede altro che poche citazioni: bettiano. Altri poeti maccheronici inglesi furono William Drummond, Gorge Ruggle e Alexander Geddes. 13 Di Bartolomeo Bolla non si hanno molte notizie. Si sa che fu originario della Bergamasca [«natus et nutritus in valle Bergamascorum, ubi in maiore precio est caseus et polenta quam philosophia»] e che fu zanni o giullare giramondo, a lungo in Germania ma anche in Francia e in Inghilterra. 14 Antonius de Arena provençalis, Quare mulieres habent plus delectationis quam viri? Quia festum fit domi suae et manent reliquiae.20 Amor meretrici et vinum fiaschi in mane est bonus et sero guasti16. Ad tempus frumenti noli tangere uxorem17. Formina numquam ad eo aegrotat ut non possit facere super dorsum18. Foeminas sunt sicut oves, quae permittunt ut tangatur eis lanam19. de bragardissima villa de Soleriis. Ad suos compagnones studiantes, qui sum de persona friantes, bassas dansas & branlos practicantes, nouvellos quam plurimos mandat. His posterioribus diebus grassis augmentus, & à mandatis conardorum Abbatis Yo, de Rothomago, in lucem ennoyatus, 1670 senza indicazioni. Il Thesaurus del Bolla costituisce la seconda parte del volume. 15 Se non si riuscisse a reperire, vale la pena di scaricarlo dalla Per ciascuno c’è la relativa versione Italo-Bergamasca che si omette. Un esempio: Veni qua che ti insegnerò qual mese chova li gati. Non è un proverbio, è una battuta. Non vi pare che sia la stessa materia e forma di Tabarin21? In ogni modo, Zanni o no, il Bolla ebbe della sua Bergamasca l’arguzia e il buon umore e a questo «sempre tiravit et incitavit alios», merito non indifferente che gli valse un posto nello strano e curioso «Amphiteatrum spientiae socraticae» di Dornavius22, dove egli è in repertorio col suo burlesco «Elogio del formaggio». Se non fu una maschera, in un teatro, anzi anfiteatro, c’è. R. Obredi La Fiera del Bibliofilo In “La Fiera Letteraria”, 5 dicembre 1926 rete, cercandolo in GoogleLibri. 16 [Amor di meretrice e vin di fiasco | la matina bono e la sera guasto]. 17 [Al tempo dela spiga la star la moglie]. 18 [La femmina non è tanto malata | che non possa tenere la schiena a basso]. 19 [Le donne sono come le peccore, chi si lassa manezar la lana]. 20 [Perche le donne hanno piu apiacer che li huomini? | Perche la festa si fa in casa loro, et li resta le reliquie]. Altro personaggio teatrale. Caspar Dornau [Dornavius] Amphiteatrum sapientiae Socraticae joco-seriae, hoc est encomia et commentario auctorum veterum et recentiorum quibus res pro vilibus aut damnosis vulgo habitae stili patrocinio vindicantur, exornantur…, Hannover 1619, raccolta di facezie latine ed elogi burleschi. Il Dornau [1577-1632] fu medico e filosofo, consigliere di principi e imperatori; viaggiò per tutta Europa. 21 22 settembre 2009 – la Biblioteca di via Senato Milano 47 Novità in collezione Una raccolta sempre più ricca, mese dopo mese dai reggimenti di cavalcanti a un lombroso illustrato di Chiara Bonfatti, Giacomo Corvaglia e Annette Popel Pozzo Arteaga, Esteban de (17471799); Vannetti, Clementino. Lettera di Stefano Arteaga a Gio. Battista Bodoni intorno alla censura pubblicata dal Caval. Clementino Vannetti accademico fiorentino contro l’edizione parmense dell’Orazio del MDCCXCI. Crisopoli [i.e. Parma], Giambattista Bodoni, 1793. Esteban de Arteaga fu gesuita spagnolo e studioso di teoria musicale. Tra le opere, lavori filosofici, studi sulla poesia di origine europea e sul teatro musicale italiano, come Le rivoluzioni del teatro musicale italiano (1783-1785). Beccaria, Giuseppe (fl.1887). La regina Bianca in Sicilia. Prospetto critico. Palermo, tipografia fratelli Vena, 1887. Prima edizione su Bianca di Navarra, regina di Sicilia dal 1408 al 1415. Bettini, Mario (1582-1657). Lyceum e moralibus, politicis, ac poeticis perillustri. ac R.mo D. Alexandro Carissimo Castri episcopo. Venezia, Evangelista Deuchino, 1626. Prima edizione. Opera complessa e singolare del dotto gesuita bolognese Mario Bettini, noto soprattutto per le sue opere di matematica e prospettiva, ma anche astronomo (Giovanni Riccioli nel 1651 gli dedica un cratere lunare) e, come dimostra nel Lyceum, erudito in poesia classica, metrica, politica. Bourassé, Jean Jacques (18131872). Les cathédrales de France par M. l’abbé J.-J. Bourassé chanoine honoraire de Nevers professeur d’archéologie au petit séminaire de Tours. Tours, Mame & C., 1843. Cavalcanti, Bartolomeo (15031562). Trattati sopra gli ottimi reggimenti delle repubbliche antiche e moderne di M. Bartolomeo Cavalcanti. Milano, Società Tipografica de’ classici italiani; Giusti & Ferrario & C., 1805. Edizione delle opere classiche italiane dedicata al cittadino Melzi d’Eril, vice-presidente della Repubblica italiana. Cicero, Marcus Tullius. La Topica di Cicerone, col comento. Nel quale si mostrano gli esempi di tutti i luoghi cavati da Dante, dal Petrarca, & dal Boccaccio. Venezia, Gabriele Giolito de Ferrari & fratelli, 1556. Prima edizione italiana a cura di Simone Della Barba. Cluver, Philipp (1580-1622); Bertius, Petrus (1565-1629); Vorstius, Josephus (fl. 1624). Philippi Cluverii Introductionis in universam geographiam tam veterem quam novam libri VI. Accessit P. Bertii Breviarium orbis terrarum. Amsterdam, Elzevier, 1659. Contiene 38 carte geografiche. [Desormeaux du Boullay?]. Instructions politiques pour un gentilhomme, ou L’art de réüssir a la cour. Parigi, Jean Baptiste Langlois, 1695. Opera pubblicata anonima e composta di 5 capitoli contenenti 28 massime sulla “politique en général, la conservation de l’état, l’acroisement des états, maximes propres aux Aristocraties et aux Démocraties” a cui seguono le “Réflexions”. Erasmus Roterodamus (1469-1536); Thomas More. Morias enkomion: stultitiae laudatio, De optimo reipublicae statu, deque nova insula Utopia. Londra e Parigi, Joseph Gerard Barbou, 1777. 48 la Biblioteca di via Senato Milano – settembre 2009 Esemplare su carta azzurrina, con l’antiporta contenente “la pazzia regina del mondo” incisa su rame da Joseph de Longueil su disegno di Hubert François Gravelot. Lapini, Eufrosino (15201571). Discorso sopra l’orazione, e modo di orare a Dio secondo la dottrina de dottori sagri et catolici. Firenze, Lorenzo Torrentino, 1562. Prima ed unica edizione del trattato sul metodo di pregare. Leopardi, Monaldo (17761847). Lettera del conte Monaldo Leopardi di Recanati al signor preposto Antonio Riccardi di Bergamo in replica alla sua critica polemica sopra Le discussioni lauretane. Lugano, Veladini e comp., 1841. Lombroso, Cesare (18351909). L’uomo di genio in rapporto alla psichiatria, alla storia ed all’estetica. Torino, Firenze, Roma, Napoli, fratelli Bocca e Vincenzo Bona, 1888. Quinta edizione del Genio e follia completamente mutata. Con tavole e figure. Lull, Ramon (1232/12361315). Ars brevis. Barcelona, Universitat de Barcelona, 2009. Ristampa anastatica a cura di Anthony Bonner dell’incunabolo edito a Barcelona, Posa i Bru, 1481. Lotichius, Johann Peter (1598-1669); Hennin, Heinrich Christian von (1655-1703); Hofmann, Johann Jacob (1635-1706). Historia Augusta Imperatorum Romanorum a C. Julio Cesare usque ad Josephum imperatorem augustissimum; ex Joannis Petri Lotichii tetrastichis mnemonicis, et Joannis Jacobi Hofmanni tetrastichis, et ejusdem in haec enarrationibus historicis. Amsterdam, Pieter de Coup; Pierre Humbert; frères Chatelain; Estienne Roger, 1710. Seconda edizione aumentata delle biografie degli imperatori da Giulio Cesare fino a Giuseppe I basandosi sulla raccolta numismatica di Cristina di Svezia. Matthieu, Pierre (1563-1621); Parent, Louis. Remarques d’état de Mons. de Villeroy, par P. Matthieu traduites en italien. Item, L’essence de la langue françoise, tirée des meilleurs autheurs de la dite langue. Par Louis Parent, professeur en Langues en l’Université de Franequer. Franeker, Johannes Arcerius; a spese dell’Autore, 1652. Maugin, Jean (fl. 1546– 1573). Le miroir, et institution de prince, contenant comme les grands se doivent comporter pour leur grandeur & pour le salut & repos de leur subiets. Parigi, Jean Ruelle, 1573. Rara seconda edizione. L’autore fu poeta, traduttore, poligrafo di qualità, molto apprezzato e celebre nel suo tempo. Page, Remacles (fl.1660). 300 proverbes françois, expliquez en allemand pour ceux qui sont curieux de deux Langues: avec un extrait de l’Essence Francoise. Colonia, Hermann Demen, 1660. Paleario, Aonio (1503-1570). Aonii Palearii Verulani Opera. Ad illam editionem quam ipse auctor recensuerat & auxerat excusa, nunc novis accessionibus locupletata. Amsterdam, Hendrik Wetstein, 1696. La presente edizione delle opere di Paleario comprende le Orationes ma anche De Immortalitate Animorum libri III e Poematia. Régnier, Mathurin (15731613); Motin, Pierre (1566-1613?). Les satyres, et autres oeuvres du sieur Regnier. Augmentés de diverses pieces cy-devant non imprimées. Leida, Johannes e Daniel Elzevier, 1652. Scialoia, Antonio (18171887). I principii della economia sociale esposti in ordine ideologico dall’avvocato Antonio Scialoja professore di economia politica della R. Università di Torino sulla 3.a edizione torinese riveduta, corretta ed aumentata. Lugano, Tipografia Elvetica, 1848. Serradifalco, Domenico Lo Faso Pietrasanta, duca di (17831863). Del Duomo di Monreale e di altre chiese siculo normanne. Palermo, tipografia Roberti; coi tipi dell’Autore, 1838. L’opera contiene tre ragionamenti: nel primo viene descritto il tempio monrealese; nel secondo la R. Cappella Palatina, la Cattedrale di Cefalù e le chiese di S. Maria dell’Ammiraglio, di S. Cataldo, di S. Giacomo la Mazara, di S. Pietro la Bagnara; nel terzo l’autore presenta la forma delle chiese siculo-normanne, e paragona quindi le chiese occidentali con quelle orientali. Sfondrati, Celestino (16441696). Innocentia vindicata, in qua gravissimis argumentis ex S. Thoma petitis ostenditur, angelicum doctorem pro immaculato conceptu Deiparae sensisse & scripsisse. San Gallo, Jakob Müller, 1695. Prima edizione. Si tratta di una delle rare opere emblematiche stampate in Svizzera. LA PIASTRA DA BORSETTA LISCIO PERFETTO QUANDO E DOVE VUOI Tutto quello che le donne hanno sempre desiderato da una piastra da oggi diventa portatile. Performance, sicurezza, tecnologia, semplicità e velocità entrano nella loro borsetta e le seguono per tutta la giornata, o anche in viaggio. Bellissima MINI diventerà la loro piastra da borsetta, sempre a portata di mano. The only sensible thing to do with is to them. LISCIO PERFETTO Sir Richard Branson’s proceeds from the photo shoot were donated to the Virgin Unite foundation. www.virginunite.com LISCIO O M O OSS Sir Richard Branson, entrepreneur extraordinaire and adventurer. His never ending quest for the next big idea brings him to the inspirational solace of Necker, his island. He always travels with Samsonite ProDLX, the only bag that can keep up with him. samsonite.com la Biblioteca di via Senato Milano mensile anno I n.5 – settembre 2009 La vera storia della nostra fantascienza matteo noja Von Humboldt, un naturalista dimenticato? marco respinti Quel prezioso Conconi è più di una chicca franco sciardelli