New York New York

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New York New York
Paderno D’Adda – New York, un sogno lungo 26,2 miglia.
……..prima di questa avventura, lessi un commento che recitava così : la maratona di New York sta
ad un amante della corsa come Disneyland ad un bambino di 8 anni. Ora so perché!
29/10/2008 finalmente si parte per la grande mela.
Con un po’ di rammarico per aver lasciato i nostri 2 angioletti a casa, mercoledì io e mia moglie
Barbara ci svegliamo prestissimo, carichiamo le valige in macchina e via, alla volta di Malpensa.
Ora 09:30 l’aereo parte per il grande sogno che ora si sta realizzando.
Dopo circa 9 ore di volo ci siamo; siamo atterrati al JFK di New York.
Dopo una lunga ed interminabile coda per il controllo passaporti, siamo sul pullman diretti in hotel.
Paesaggio, nel tragitto, neanche tanto “americano”, se non per le innumerevoli bandiere a stelle e
strisce; ma quando ci avviciniamo al tunnel che ci porterà a Manhattan, si iniziano a scorgere i
primi grattacieli visti 1000 volte in cartolina, la febbre cresce.
Arriviamo in hotel, e dopo aver sbrigato le formalità del caso e sistemato i bagagli, siamo già in
strada. WOW anche se il vento è sferzante e gelido non riesce a distogliere la nostra meraviglia.
Così ci tuffiamo sulla 42° e poi sulla 5° avenue con il naso perennemente puntato all’insù. Posti
visti in innumerevoli film, dal Rockfeller center con la sua pista di pattinaggio (piccola rispetto a
quanto appaia nei film) a Tiffany, alla Saint Patrick’s cathedral, alla Trump Tower, al Chrysler
building e agli innumerevoli negozi alla moda.
Trump Tower
Tiffany
Rockfeller center
Saint Patrick’s cathedral
Chrysler building
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Dopo aver camminato per un po’, ci rifugiamo in uno Starbucks (che diventerà “il nostro posto” per
le future colazioni) per bere qualcosa di caldo e per sgranocchiare qualche dolce. Barbara prende un
hot chocolate, ed io, che mi sono già calato nella parte, prendo un small coffee con tanto di dolcetti;
dopo che mi consegnano questa piscina a 8000 gradi, posso tranquillamente affermare, che è un
luogo comune dire che il caffè americano non è buono, infatti fa letteralmente schifo.
Ora la stanchezza ci assale, torniamo in hotel a riposarci un momento per poi uscire per la
cena……..
30/10/2008 escursione per Manhattan.
….infatti il riposino si tramuta in uno svenimento, ma alle 4 e 30 del mattino (con grande
rammarico di Barbara), vuoi per il fuso, vuoi per l’eccitazione sono già sveglio, pronto per un
nuovo giorno.
Oggi è previsto un tour in pullman per Manhattan lungo tutta la giornata, con sosta nel pomeriggio
all’Expo per il ritiro del pettorale.
Dopo aver raccolto altre persone del gruppo in alberghi vicini, inizia il nostro giro, attraverso NY.
Anche se ha una storia relativamente breve, la città non manca di affascinarci; il nostro tour parte da
Manhattan Uptown, dove si trova l’immenso Central Park, in questa stagione sfoggia dei favolosi
colori autunnali; sembra incredibile che ci possa essere un oasi di verde così proprio al centro
dell’universo, entriamo nel parco dal viale Strawberry fields, intitolato a John Lennon , dove si
trova il mosaico dedicato alla pace nel mondo. Ma per esigenza di tempo facciamo solo una toccata
e fuga, ci sarà tempo in futuro.
Central Park
Mosaico in Central Park
Risaliamo in pullman e tra il traffico impressionante ricominciamo il giro per Manhattan.
Attraversiamo i quartieri Greenwich Village, Soho, Chinatown, Little Italy, Wall Street, Brooklyn.
Ad ogni quartiere corrisponde un paesaggio ed un etnia differente, che va dai sudamericani,
passando dagli europei, cinesi ed ebrei, con tanto di cappello nero e boccoli il tutto contornato da
palazzoni a non finire.
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Ferro da stiro
Edificio zona Central Park
Le famose scale antincendio
Scorcio del Manhattan Bridge
Il toro in Wall street
Skyline di Brooklin
A mezzogiorno si va a pranzare al Pier 17, ottimo pranzo a base di pesce; terminato c’è ancora un
po’ di tempo per ammirare il favoloso ponte di Brooklin.
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Pier 17
Pier 17
Brooklin bridge
Brooklin bridge
Dopo le foto di rito si riprende il pullman in direzione Expo. Bella costruzione, ma soprattutto si
inizia a respirare veramente odore di maratona; dopo il controllo dei passaporti e il ritiro della sacca
gara con il pettorale, ci aggiriamo per i numerosi stand alla ricerca di qualche t-shirt che ricordi
l’evento. Fa bella mostra di sé la gigantografia del percorso, PELLE D’OCA!!!, la maratona si
snoda per i 5 distretti di New York : Staten Istand, Brooklin, Queens, Manhattan e Bronks. Memore
dei consigli di Pizzolato e di chi ha già fatto questa esperienza, cerco di impostare una bozza di
strategia per la gara.
Si risale sul pullman e si torna in hotel, non prima di aver preso tra le mani il mio pettorale per la
corsa, numero 28.915; non ho mai visto un numero simile in una maratona, speriamo mi porti bene.
Foto pettorale
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Alle 19:00 circa siamo in hotel, il tempo di una doccia e usciamo per la cena. Ci avviamo verso
Time Square. E’ buio ma sembra di essere in pieno giorno, centinaia di schermi giganteschi ci
tempestano di spot, siamo immersi in un enorme albero di natale.
Times square
Cena a base di hamburger, tappa alla Lewis per qualche paio di jeans e negozio di giocattoli per i
bimbi.
Stravolti torniamo in hotel. Buona notte!
31/10/2008 Allenamento in Central park e gita a Manhattan
Sveglia presto (come sempre). Oggi c’è l’allenamento alle 07:00 in Central Park, capitanato da lui,
il mio guru podistico, Orlando Pizzolato.
Mi alzo dal letto cercando di non svegliare Barbara (invano, come sempre), infilo le scarpette,
pantaloncini e “felpa arancione” del mio gruppo. Dopo aver mangiato qualcosa incontro Antonio di
Ercolano e con lui iniziamo a correre alla volta di Central Park.
Sulla 42° incontriamo uno strano tipo vestito da faraone egizio; Antonio mi guarda ed esclama: “e
chist ?!”, ovviamente sentendomi quasi newyorkese (lui è arrivato solo il giorno prima), gli
rispondo: Antò, lascia fare, siamo a New York……
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Arriviamo in Central Park alle 06:40 e già ci sono parecchi “arancioni”. Dopo aver corricchiato
ancora un po’ per il parco torniamo al luogo di ritrovo, dove oltre ad innumerevoli italiani c’è anche
Pizzolato. Ora tutti in posa per le foto di rito.
Gruppo Terramia (trovatemi !!!). Foto non ridotta
Parte il nostro allenamento all’interno del parco; l’emozione di correre al fianco di un campione è
tale da stargli praticamente incollato. Corriamo in uno splendido scenario, l’alba inizia a fare
capolino, e quando il sole si riflette sui grattacieli tra il rosso del cielo, lo spettacolo è mozzafiato.
Percorriamo l’anello del laghetto reso celebre dal film “il maratoneta” di Dustin Hoffman, altra
dose di adrenalina.
Durante la corsa rivolgo qualche timida domanda a Pizzolato, che non si risparmia in simpatia e
consigli. BELLA LI !!! proprio quello che ci vuole.
Foto durante l’allenamento
L’allenamento termina, e con nostra sorpresa ci aspettano alcuni VIP, e allora, foto d’obbligo.
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Linus
Teocoli
Terminato l’allenamento, doccia, e poi si parte ancora alla scoperta dell’America.
Io e Barbara oggi abbiamo deciso di “girare” un po’ per New York, stile fai da te.
Dopo la colazione, ci precipitiamo in metropolitana e dopo qualche figura (mia) da italiano in gita,
riusciamo ad arrivare in Central Park (la metrò non è il massimo).
La cosa sconcertante di questo posto è che ti senti veramente immerso nella natura e quasi ti scordi
di essere all’interno della città in cui ruota quasi tutto il mondo, ma quando alzi lo sguardo, al posto
delle montagne ti trovi questi colossi di acciaio e specchi. Spettacolo incredibile.
Central Park
Dopo una bella scarpinata, si riprende la metropolitana alla volta dei quartieri più alla moda del
momento, e via verso downtown, si scende a Soho e si prosegue a Noho,
Palazzi e negozi architettonicamente bellissimi, qualcuno mooolto strano , tipo quello che vende
solo scheletri ed ossa, ma soprattutto c’è fermento per la febbrile preparazione per la sfilata di
halloween. Tra parecchia polizia, e gente mascherata in ogni modo, ci fermiamo in un bel locale a
bere qualcosa.
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Polizia nei pressi della sfilata
solo una parola, fantastico!!!!
Qui brillante idea di Barbara: “visto che parecchia gente è alla sfilata, perché non approfittiamo per
una visita all’Empire?” Si prende la metrò e si torna alla base.
Scendiamo alla Grand Central Station e ci avviamo sulla 5° avenue in direzione dell’Empire State
Building.
Empiare State Building
Entrata Empire
L’idea di Barbara è azzeccatissima, infatti la fila chilometrica non c’è, e in un batter d’occhio siamo
all’86° piano del mitico Empire State Building . Appena usciamo dalla terrazza che circonda il
piano, ci accorgiamo di avere New York ai nostri piedi. Complice una limpidissima nottata ci
appare un panorama pazzesco, indescrivibile, tanto da affermare tranquillamente che foto o filmati
non possono descrivere minimamente lo spettacolo. E’ così ipnotico da indugiare nonostante il forte
vento.
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Panorama dall’Empire (foto non ridotte)
Dopo aver fatto il pieno di luci ed emozioni è l’ora di pensare alla cena.
Ci fermiamo al ristorante sotto l’Empire per una bisteccona ai ferri e una birra fresca.
E’ ora di andare a nanna, domani c’è un altro allenamento e altre cose da vedere; ma lo spettacolo
non è finito, sulla strada del ritorno, gente mascherata in ogni modo.
01/11/2008 International Friendship Run, e visita alla statua della libertà
Sveglia di buon mattino (come sempre). Oggi c’è l’ International Friendship Run, corsa riservata
agli stranieri che corrono la maratona di New York.
Il ritrovo è nelle vicinanze del palazzo dell’Onu. Qui i vari gruppi gareggiano per originalità. A mio
avviso i più originali sono i giapponesi, quasi tutti vestiti da geishe o da samurai, qualche vichingo,
qualche parrucca strana, ma soprattutto tanta voglia di stare insieme.
Prima della partenza, discorsi e premiazione dell’atleta americana di spicco. Capito niente!!! ma
quando iniziano ad elencare tutti i paesi partecipanti e si elevano cori corrispondenti agli stati, mi
accorgo che quasi tutto il mondo è rappresentato. E’ incredibile! Una fiumana di atleti di tutti i
colori e lingue inizia a correre. La corsa è di soli 5 Km, il traguardo è lo stesso della maratona e già
sono emozionato.
Foto prima della partenza
Terminata la corsa, non c’è tempo per il ristoro e subito mi precipito in hotel; doccia e siamo di
nuovo sulle strade della grande mela.
Metrò fino a Battery Park (punta a sud di Manhattan) dove partono le imbarcazioni per la statua
della libertà ed Ellis Island.
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Cosa emozionante del parco è la scultura “the Sphere”, di per se niente di rilevante (a mio avviso),
ma molto simbolico perché in precedenza era collocata tra le torri gemelle; qui trasportata dopo il
loro crollo, da allora arde sempre una fiamma ai suoi piedi.
The Sphere, comè
…. com’era
Dopo circa un ora e mezza di coda, saliamo sul traghetto e dopo un quarto d’ora passiamo davanti
alla statua. E’ una sensazione strana, l’ho vista talmente tante volte che quasi mi sembra di essere in
poltrona a guardare la TV.
Sbarchiamo sull’isola, purtroppo non si può salire sulla statua, bisognava prenotare tempo prima.
Io e Barbara “sotto” la statua
Primo piano
Facciamo il giro dell’isolotto ammirando la statua da ogni angolazione e soprattutto scattando
decine di foto al favoloso skyline che si gusta da qui.
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Prima
………e dopo
Dopo un pranzo all’immancabile fast food, ci rimbarchiamo per Ellis Island.
La visita di quest’isola è veramente toccante, infatti questo è il posto dove arrivavano gli emigranti
da ogni parte del mondo. Ci muniamo di guida sonora e ci incamminiamo per il museo.
Pensare che milioni di persone sono passate di qui rincorrendo un sogno o scappando dalla miseria,
mi mette i brividi e un po’ a disagio paragonandolo alle mie motivazioni, pur trattandosi sempre di
sogni.
Interno del museo
Terminato il tour riprendiamo il battello per Battery Park e qui ci incamminiamo per il Financial
District.
World trade center; ora un enorme cantiere , quasi anonimo se non si pensa a quel 11 settembre, ma
è praticamente impossibile che la mente non ripercorra quelle immagini, e allora ti accorgi che non
sono solo le torri a mancare. La guida del tour di Manhattan, ci aveva detto che entro il 2012
costruiranno le restanti 7 torri che riempiranno questo vuoto “materiale”.
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World trade center oggi
Scopriamo con nostro grande rammarico che la Saint Paul's Chapel , che è divenuta il simbolo della
strage, è già chiusa, non ci resta che vederla da fuori.
Visto il fuori programma, c’è tempo per un po’ di shopping.
Si torna in metrò verso l’hotel, non prima di aver fatto il pieno di carboidrati da “SBARRO”, catena
di ristoranti italiani.
Giunto in camera sento già la tensione del pre gara, cerco di sdrammatizzare preparando tutto
l’occorrente per il “giorno dei giorni”.
P.S. Con mio grande piacere, scopro che in America (o meglio, in questa parte d’America) entra in
vigore l’ora legale, bene, si dorme un’ora in più.
02/11/2008 ING New York City Marathon
Sveglia alle 05:00 già elettrizzato, preparo tutto l’occorrente per la corsa, mi vesto: pantaloncini,
maglietta intima, maglia a maniche lunghe leggera (che tempo farà? che temperatura ci sarà?, mi
assalgono i soliti dubbi del pre gara), e soprattutto lei, la mitica canotta con la scritta “ITALIA”,
tuta, scarpe e sono pronto.
Barbara mi guarda da sotto le coperte; in bocca al lupo, sono fiera di te!, ci abbracciamo.
Scendo nella hall dell’hotel mangiando i 2 dolci alla banana, comprati la sera prima dall’ormai
irrinunciabile Starbucks. Incontro Antonio e numerosissimi altri italiani del mio gruppo. Facce tese
e nervosismo agonistico allo stato puro.
Alle 06:00 il nostro pullman parte alla volta di Staten Island, ammiriamo il sole sorgere.
Alle 07:00 circa, arriviamo all’imbocco del ponte di Verrazzano, tra circa 3 ore lo rifarò al
contrario; la tensione inizia a palesarsi.
Ci “scaricano” all’interno dell’area adibita alla raccolta degli atleti, ci incanaliamo nei vari settori a
noi destinati, arancione per quanto mi riguarda (destino?). Purtroppo le persone che ho conosciuto
partono da waves differenti. Ma qui non è difficile fare conoscenza, infatti anche nel mio settore, gli
italiani sono innumerevoli. Faccio subito amicizia con un ragazzo di Torino e altri 2 veneti.
La temperatura è attorno ai 5° gradi, e purtroppo, cosa non preventivata da me, con un vento gelido
che ci taglia le orecchie.
Si capisce subito, quelli che non sono alla loro prima esperienza qui a New York, infatti parecchia
gente è munita di sacchi a pelo e ogni genere di indumento di alta quota.
Per ingannare la febbrile attesa, ci aggiriamo tra i vari stand, sgranocchiando e bevendo qualcosa.
La folla è impressionante, mi sembra incredibile che una passione possa richiamare così tanta gente.
Più i minuti passano, più la tensione cresce, cerchiamo di sdrammatizzare raccontandoci le nostre
prodezze sportive, non certo strabilianti, ma comunque sufficienti per essere qui.
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Ore 09:30, è l’ora di consegnare la sacca ai vari furgoni preposti.
Quest’anno per la prima volta, la partenza è divisa in 3 onde. La prima parte alle 09:40, la seconda
alle 10:00 (la mia) e la terza alle 10:20.
Ore 09:40, sparo di cannone, ha inizio la 39° edizione della ING New York City Marathon. Mi
tremano le gambe.
Ore 09:45, l’altoparlante in diverse lingue, ci invita a prendere posizione nelle nostre “griglie”.
……..bene, bene, scambio qualche battuta con alcuni italiani a mio fianco, si scherza con gente
arrivata da chissà dove, un occhio ai pace delle 4 ore, OK!! tutto sotto controllo!!! Al secondo colpo
di cannone mi accorgo che proprio nulla è sotto controllo, l’adrenalina è già altissima, e sale ancora
di più, quando vedo i primi della mia onda varcare il mitico ponte di Verrazzano.
Inizia la consueta svestizione degli atleti; un colossale streep tease, a volte con indumenti
improbabili.
Eccolo finalmente il colosso! passo sotto lo start, aziono il cronometro, mentre Frank Sinatra ci urla
a squarciagola New York New York, l’eccitazione è già ai massimi livelli.
Sono sul ponte di Verrazzano, assieme a 40.000 altri atleti, un puntino insignificante visto dall’alto,
ma sono qui!!, sono io!! Fiero nella mia canotta tricolore.
Mi guardo attorno, mamma mia quanti siamo!!, ma si corre subito e si corre bene, senza caos (forse
grazie alle “partenze intelligenti”) . Non mancano alcune figure folcloristiche, ne vedo uno vestito
da faro, con tanto di impalcatura in legno (lo vedrò anche al traguardo), chi vestito da donna, da
statua della libertà, parrucche a go go, ma tutti con il sorriso sulle labbra……….almeno per ora.
Partenza (foto da cellulare)
Verrazzano visto dall’alto
Terminato il ponte, faccio “volare” anche la mia felpa, pochissimo vento, sole e temperatura
ottimale per correre.
Siamo a Brooklin; premettendo che non sono un tipo che si emoziona facilmente, ma gli spettatori
sono talmente tanti e calorosi che mi viene un “groppo alla gola”.
E’ spettacolare, un’emozione mai provata. Sui vari blog, avevo letto di scrivere il proprio nome
sulla canottiera, e allora oltre agli incitamenti, sento “Go Roby”, “Go Italy”, gridato da centinaia di
persone.
Ottimo!! ho percorso solo un miglio e qualsiasi tattica avessi adottato è già andata a farsi benedire!!.
Tutto questo ti mette le ali ai piedi e un sorriso a 32 denti.
I chilometri, o meglio, le miglia scorrono sotto i miei piedi, e gli spettatori sono sempre più
numerosi, non riesco a non sorridere a tutti, salutare chi mi chiama per nome o dare il “5” a migliaia
di bambini; so che pagherò questo spreco di energia, ma non fa nulla, è praticamente impossibile
restare concentrati in questa bolgia.
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La corsa vista dall’alto
E’ un susseguirsi di gente favolosa, di complessi che suonano a tutto volume, di bambini festanti, di
cartelli che ci inneggiano come “loro eroi”, qualche spettatore offre huggs free (abbracci gratis), e
qualche atleta si ferma pure!
Sono al 15° Km senza neanche accorgermi; mi sento però già un po’ stanco, per la prima volta
guardo il cronometro, caspita, sono andato troppo veloce (ne mancano ancora 27!!); fino ad ora ho
corso con il cuore, ora bisogna usare un po’ la testa.
Sono alla mezza, il cronometro si fissa a 01:49:21, la fatica inizia a farsi sentire, però c’è la forza di
ubbidire ai cartelli dello staff, “sorridi ti stiamo fotografando”.
Foto durante la gara
Con mio rammarico scopro che i ristori offrono solo acqua ed integratori, inizio a sentire il bisogno
di zuccheri. Come fare?? domanda stupida alla più grande maratona del mondo! Basta guardarsi
intorno, la gente ti offre di tutto: cioccolato, biscotti, banane, arance e ancora acqua e sali, perfino
nell’austero quartiere ebraico i bambini offrono caramelle.
Attorno al 25° Km si imbocca il Queensboro bridge, che unisce il Queens a Manhattan, la salita è
abbastanza dura, le gambe si fanno pesanti, ma c’è anche chi (atleta) corre per tutto il ponte
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cantando a squarciagola. Da qui si può ammirare lo skyline di Manhattan, è uno spettacolo che ti
toglie il fiato (metaforicamente per fortuna).
Si arriva sulla First Avenue , trattenuta dalle transenne, la folla oceanica si moltiplica e il boato è
assordante, cerco di trarre tutta l’adrenalina possibile da tutto ciò, cercando di non perdere la
concentrazione.
Ho bisogno di mangiare!, opto per una banana; questa no, quella no, questa si, visto che si può
scegliere, perché non approfittarne?
La First Avenue taglia tutta Manhattan per la sua lunghezza; seguendo sempre questa strada ci
dirigiamo verso Harlem, ora siamo attorno al 32° Km, il panorama cambia, la gente cambia, ma il
calore è lo stesso, si prosegue a ritmo di rap.
Will Avenue bridge; siamo nel Bronx, la maggior parte della gente è nera, come ad Harlem, ma
niente “guerrieri, giochiamo a fare la guerra”, anche qui è festa cittadina.
Un po’ di cioccolato e una bibita energetica mi danno un po’ di forza.
Percorriamo il breve tratto nel Bronx, imbocchiamo il Madison Avenue bridge e siamo di nuovo ad
Harlem in Manhattan.
Il pubblico inizia ad aumentare, così come i chilometri, siamo attorno al 35°, e spero che mi capiti
ciò che mi è successo nelle ultime 2 maratone, e cioè un energia improvvisa dal 37° alla fine. Vado
avanti, le gambe sono sempre più pesanti, intorno a me parecchia gente cammina; ora la corsa
diventa solo un fatto di testa., la concentrazione deve aver la meglio sull’emozione.
36°- 37° si vede Central Park, migliaia di persone ci incitano a più non posso, gli spettatori italiani
si fanno sentire.
Faccio il pieno di adrenalina e allungo il passo, le mie speranze si avverano, mi sento come i primi
10 Km, sto da dio!
……….ho parlato troppo presto. Al 38° , crampo al quadricipite destro, mai provato un dolore
simile, non riesco a respirare, mi sdraio per terra e arrivano subito i soccorsi. Infermieri?? Ma no!!
Alla maratona di New York non ce né bisogno, in mio soccorso arrivano 3 spettatori che mi stirano
il muscolo e mi massaggiano la coscia. Tutto passato, si riparte, ma appena appoggio il piede ho
ancora crampi; questa volta faccio da solo, stiro ancora il muscolo della coscia, ma quando
appoggio il piede la contrazione è immediata. La sosta si protrae per 4-5 minuti. Un occhio al
cronometro, cavolo! Fino ad ora è il mio tempo migliore!
Niente da fare, non passa. NOOO!!! Sfogo la mia rabbia su un parchimetro (mi sa che c’è ancora
l’impronta del mio pugno) e penso: non posso essere arrivato fin qui e non finirla!!!
O la va o la spacca, nonostante il dolore riparto, e…….miracolo, solo dopo pochi metri sparisce del
tutto. Questo mi da una carica pazzesca, allungo nuovamente il passo, ora sono decisamente sotto i
5 minuti al chilometro.
Si entra in Central Park. Manca poco ormai. Supero centinaia di corridori, adesso ho anche
l’energia di incoraggiare gli italiani che trovo in difficoltà e rispondere ai saluti.
39° - 40° l’euforia è al massimo, mi appresto a compiere la penultima curva. Corro lungo la
periferia sud del parco. E’ finita!!! Ci gridano degli italiani tra la folla.
Arriviamo al Columbus Circus, dove solo 2 giorni prima ci siamo trovati per l’allenamento.
Ultima curva, ora c’è solo un rettilineo che ci separa dall’arrivo. Allungo ancora di più, sono al
limite, le ultime energie me le regala il pubblico. 600 iarde, 400 iarde; ma quant’è una iarda?
Allora, se un miglio è…………… ma chi se ne frega sono arrivato!
Mancano circa 200 metri, aumento ancora di più, 100 metri, il traguardo si avvicina, alzo le braccia
al cielo e taglio il traguardo. Il cronometro si ferma su 03:44:37, il mio record personale!
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Foto del mio arrivo (per i più maliziosi, il tempo sul display è preso dal primo sparo)
Sensazione strana, misto tra orgoglio, sfinimento e commozione.
Riceviamo i complimenti e la medaglia tanto agognata. La ammiro a lungo. Foto di rito e mantellina
in alluminio sulle spalle per il freddo.
Foto dopo il traguardo
Medaglia
Mi incammino mooolto lentamente per il ritiro della sacca, sul tragitto ricevo complimenti e
indicazioni da parte degli organizzatori, mi cambio e mi fermo un po’ a guardare la gente che
arriva. Facce stravolte ma contente. Vedo Antonio, è stanchissimo, ci confrontiamo, lui ha
impiegato 03:55:00, niente male per essere la sua prima maratona.
Ci avviamo verso i pullman, e dopo un ora e mezza di traffico infernale siamo in hotel.
Apro la porta, Barbara mi sta aspettando con un dolce, le mostro orgoglioso la medaglia, ci
abbracciamo e le racconto tutto.
L’eccitazione è ancora forte, che non se ne parla proprio di riposare. Faccio una doccia bollente
lunga mezzora, mi cambio e sono pronto.
La tradizione vuole che chi ha terminato la corsa sfoggi la sua medaglia. Così con la mia medaglia
in bella mostra si esce.
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Sguardi di assenso e sorrisi tra i passanti quando mi vedono con il mio trofeo e c’è il posto anche
per qualche complimento.
…….fatemela tirare un po’
Un po’ di shopping sulla 5° Avenue, di corsa in hotel a posare le borse e siamo sul taxi diretti in un
ristorante per la cena organizzata dal nostro gruppo.
Mangiamo un ottima bistecca, ci voleva proprio. Si parla, ci si confronta, si ride, ormai la fatica è
solo un lontano ricordo, restano solo le cose belle da raccontare.
Terminata la cena, essendo l’ultima sera, io e Barbara decidiamo di tornare a piedi. La stanchezza
inizia a farsi sentire.
03/11/2008 Si torna a casa
Per la prima volta la sveglia non suona prestissimo. Visto che il ritrovo per l’aeroporto è alle 12:40,
abbiamo del tempo per gli ultimi acquisti. Un po’ per abitudine, un po’ perché ci mancherà,
colazione al solito posto.
Ci immergiamo nella New York fashion, dove stanno già comparendo i primi segni del Natale.
Con una lacrimuccia torniamo in hotel dove ci aspetta il pullman che ci porterà al JFK.
Alle 17:00 il nostro aereo si alza dal suolo americano per fare ritorno a casa.
………………se voglio ripetere questa esperienza?? Fate voi.
Roby
“Ora sei tu il tuo avversario, corri la tua gara. Se vuoi correre corri un miglio; se vuoi
conoscere una nuova vita, corri la Maratona.
Emil Zatopek (campione olimpico)
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