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COMUNE DI FERRERA ERBOGNONE (PV) – PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO – RELAZIONE TECNICA ©
PROGETTISTI:
ARCH. PAOLO LUCCHIARI
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INDICE
1.
IL PGT NEL NUOVO QUADRO NORMATIVO DELLA REGIONE LOMBARDIA ........... 4
2.
IL QUADRO RICOGNITIVO E PROGRAMMATORIO DI RIFERIMENTO ..................... 6
2.1.
L’INDAGINE SUL SISTEMA SOCIO-ECONOMICO LOCALE...................................... 7
TABELLA 1.
COMUNI BASSA LOMELLINA - DATI TERRITORIALI 2001 ........................................ 13
TABELLA 2.
COMUNI BASSA LOMELLINA – POPOLAZIONE RESIDENTE 1901-1951 ................ 14
TABELLA 3.
COMUNI BASSA LOMELLINA – POPOLAZIONE RESIDENTE 1951-2001 ................ 15
TABELLA 4.
COMUNI BASSA LOMELLINA – VARIAZIONE % POPOLAZIONE 1901-2001 ............ 16
TABELLA 5.
COMUNI BASSA LOMELLINA – POPOLAZIONE RESIDENTE 2002-2007 ................ 17
TABELLA 6.
COMUNI BASSA LOMELLINA – VARIAZIONE % POPOLAZIONE 2002-2007 ............ 18
TABELLA 7.
COMUNI BASSA LOMELLINA – POPOLAZIONE STRANIERA 2002-2007................. 19
TABELLA 8.
COMUNI BASSA LOMELLINA – BILANCIO DEMOGRAFICO 2002-2007 .................. 20
TABELLA 9.
COMUNI BASSA LOMELLINA – DISTRIBUZIONE POPOLAZIONE RESIDENTE 1951 21
TABELLA 10. COMUNI BASSA LOMELLINA – DISTRIBUZIONE POPOLAZIONE RESIDENTE 2001 22
TABELLA 11. COMUNI BASSA LOMELLINA – POPOLAZIONE PER CLASSI ETA’ 1951 .................. 23
TABELLA 12. COMUNI BASSA LOMELLINA – POPOLAZIONE % PER CLASSI ETA’ 1951 .............. 24
TABELLA 13. COMUNI BASSA LOMELLINA – POPOLAZIONE PER CLASSI ETA’ 2001 .................. 25
TABELLA 14. COMUNI BASSA LOMELLINA – POPOLAZIONE % PER CLASSI ETA’ 2001 .............. 26
TABELLA 15. COMUNI BASSA LOMELLINA – DATI GENERALI SULLE ABITAZIONI 2001.............. 27
TABELLA 16. COMUNI BASSA LOMELLINA – SPOSTAMENTI LAVORO STUDIO 2001 .................. 28
TABELLA 17. COMUNI BASSA LOMELLINA – DATI SUL PARCO VEICOLARE CIRCOLANTE 2006 . 29
TABELLA 18. COMUNI BASSA LOMELLINA – DATI GENERALI SERVIZI PUBBLICI 2007 .............. 30
TABELLA 19. COMUNI BASSA LOMELLINA – OCCUPATI PER ATTIVITA’ ECONOMICA 1951......... 36
TABELLA 20. COMUNI BASSA LOMELLINA – OCCUPATI PER ATTIVITA’ ECONOMICA 2001......... 37
TABELLA 21. COMUNI BASSA LOMELLINA – VARIAZIONE % OCCUPATI E ADULTI 1951-2001 ... 38
TABELLA 22. COMUNI BASSA LOMELLINA – UNITA’ IMPRESE LOCALI 2001 .............................. 39
TABELLA 23. COMUNI BASSA LOMELLINA – ADDETTI IMPRESE LOCALI 2001 ........................... 40
TABELLA 24. COMUNI BASSA LOMELLINA – UNITA’ E ADDETTI IMPRESE IN % 2001 ................ 41
TABELLA 25. COMUNI BASSA LOMELLINA – CONSISTENZA ESERCIZI RICETTIVI 2006.............. 42
TABELLA 26. COMUNI BASSA LOMELLINA – IMPRESE ATTIVE E ISCRITTE 2007........................ 43
TABELLA 27. COMUNI BASSA LOMELLINA – AZIENDE AGRICOLE PERIODO 1990-2000............ 44
TABELLA 28. COMUNI BASSA LOMELLINA – CAPI BESTIAME PERIODO 1990-2000 .................. 45
TABELLA 29. COMUNI BASSA LOMELLINA – SUPERFICIE AGRARIA IN ETTARI 1990.................. 46
TABELLA 30. COMUNI BASSA LOMELLINA – SUPERFICIE AGRARIA % 1990 ............................... 47
TABELLA 31. COMUNI BASSA LOMELLINA – SUPERFICIE AGRARIA IN ETTARI 2000.................. 48
TABELLA 32. COMUNI BASSA LOMELLINA – SUPERFICIE AGRARIA % 2000 ............................... 49
TABELLA 33. COMUNI BASSA LOMELLINA – VARIAZIONE SUP. AGRARIA 1990-2000................ 50
2.2.
GLI ATTI DI PROGRAMMAZIONE SOVRACOMUNALE...........................................51
2.3.
I VINCOLI AMMINISTRATIVI SOVRAORDINATI .....................................................86
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2.4.
LA RACCOLTA DI ISTANZE E PROPOSTE ...........................................................126
TABELLA 34. COMUNE DI FERRERA – ISTANZE PRESENTATE 2008-2009 ...............................130
3.
IL QUADRO CONOSCITIVO E ORIENTATIVO DEL TERRITORIO COMUNALE.......132
3.1.
IL SISTEMA DELLE INFRASTRUTTURE E DELLA MOBILITA’..............................134
TABELLA 35. MATRICE PROVINCIA/PROVINCIA DEGLI SPOSTAMENTI LOMBARDI....................135
TABELLA 36. ELENCO DELLE LINEE FERROVIARIE IN LOMELLINA ............................................137
TABELLA 37. ELENCO DELLE STRADE STATALI TRASFERITE ALLA PROVINCIA IN LOMELLINA .139
TABELLA 38. NUMERO DI CORSE DA FERRERA VERSO PAVIA E ALESSANDRIA ........................143
TABELLA 39. RETE PRIMARIA E SECONDARIA IN COMUNE DI FERRERA ERBOGNONE.............145
TABELLA 40. COMUNE FERRERA - ELENCO E CARATTERISTICHE DELLE STRADE VICINALI .....148
3.2.
IL SISTEMA DEL TERRITORIO URBANO STORICO E ATTUALE ..........................151
TABELLA 41. COMUNE FERRERA –AREE DI TRSFORMAZIONE DI PGT 2008 VIGENTE .............164
3.3.
IL SISTEMA DEL TERRITORIO AGRICOLO E NATURALISTICO ...........................167
TABELLA 42. PROVINCIA DI PAVIA – AZIENDE E SUPERFICIE AGRARIA IN HA ...........................170
TABELLA 43. PROVINCIA DI PAVIA – SUPERFICIE AGRARIA UTILIZZATA E NON IN HA...............171
TABELLA 44. PROVINCIA DI PAVIA – SUPERFICIE AGRARIA IN HA PER TIPO DI UTILIZZO .........171
TABELLA 45. REGIONE LOMBARDIA – SUPERFICIE AGRARIA IN HA PER TIPO DI UTILIZZO ......171
TABELLA 46. PROVINCIA DI PAVIA – SUPERFICIE AGRARIA IN HA DIVISA PER COLTIVAZIONI ..173
TABELLA 47. REGIONE LOMBARDIA – SUPERFICIE AGR. IN HA DIVISA PER COLTIVAZIONI......173
TABELLA 48. PROVINCIA DI PAVIA - SUPERFICI AGRARIE COLTIVATE IN HA PER TIPO ..............174
TABELLA 49. COMUNE DI FERRERA – SUPERFICIE AGRARIA TOTALE E UTILIZZATA IN HA .......178
TABELLA 50. COMUNE FERRERA ERBOGNONE – CAVE ESISTENTI 2007 .................................185
ELENCO FIGURE FUORI TESTO
FIGURA 1
AMBITO TERRITORIALE BASSA LOMELLINA - INQUADRAMENTO COMUNE IN OGGETTO
FIGURA 2
AMBITO TERRITORIALE BASSA LOMELLINA - POPOLAZIONE ASSOLUTA 1901
FIGURA 3
AMBITO TERRITORIALE BASSA LOMELLINA - POPOLAZIONE ASSOLUTA 1951
FIGURA 4
AMBITO TERRITORIALE BASSA LOMELLINA - POPOLAZIONE ASSOLUTA 2001
FIGURA 5
AMBITO TERRITORIALE BASSA LOMELLINA - VARIAZIONE POPOLAZIONE 1901-1951
FIGURA 6
AMBITO TERRITORIALE BASSA LOMELLINA - VARIAZIONE POPOLAZIONE 1951-2001
FIGURA 7
AMBITO TERRITORIALE BASSA LOMELLINA - VARIAZIONE POPOLAZIONE 2002-2007
FIGURA 8
AMBITO TERRITORIALE BASSA LOMELLINA - COMUNI ATTRATTORI GENERATORI 2001
FIGURA 9
AMBITO TERRITORIALE BASSA LOMELLINA - SINTESI SERVIZI PUBBLICI 2007
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2.4.
LA RACCOLTA DI ISTANZE E PROPOSTE
Proprio sulla base di quanto indicato dall’articolo 8, comma 1 della Legge Regionale n.
12 del 2005, il Documento di Piano completa il quadro ricognitivo e programmatorio di
riferimento per lo sviluppo economico e sociale del Comune sulla base delle proposte
dei cittadini singoli o associati.
In particolare anche le citate “Modalità per la pianificazione comunale”, emanate dalla
Regione Lombardia alla fine del 2005, che, peraltro come già detto forniscono alcune
tracce generali, con valore espressamente indicativo, suggeriscono di considerare per
l’elaborazione del quadro ricognitivo e programmatorio di riferimento anche la raccolta
di istanze e proposte provenienti dai cittadini, singoli od in forma associata.
Tali istanze e proposte sono recepite dal Comune di Ferrera Erbognone con la
procedura individuata dall’Articolo 13 (Approvazione degli atti costituenti il piano di
governo del territorio), comma 2, della medesima Legge Regionale n. 12 del 2005. Qui
si specifica che, prima del conferimento dell’incarico di redazione degli atti di Piano di
Governo del Territorio, il Comune pubblica avviso di avvio del procedimento su almeno
un quotidiano o periodico a diffusione locale e sui normali canali di comunicazione con
la cittadinanza, stabilendo il termine entro il quale chiunque abbia interesse, anche per
la tutela degli interessi diffusi, può presentare suggerimenti e proposte.222
Peraltro queste sono funzionali alla predisposizione del quadro ricognitivo, previsto
dalla stessa Legge, la quale però non obbliga a dare per ogni suggerimento o proposta
delle risposte circostanziate, come invece è generalmente previsto per le osservazioni
conseguenti l’adozione dello strumento urbanistico comunale.
Quindi l’analisi delle stesse viene qui svolta per categorie ed è finalizzata
esclusivamente al completamento del quadro ricognitivo di riferimento, ovvero alla
valutazione della domanda in atto e delle possibili alternative offerte da parte di Enti,
Associazioni e Privati.
Quale richiamo iniziale a quest’analisi, si evidenzia che in Comune di Ferrera
Erbognone, precedentemente all’avvio del procedimento di elaborazione del nuovo
Piano di Governo del Territorio ai sensi della Legge Regionale n. 12 del 2005 e s.m.i.,
risulta in vigore il primo Piano di Governo del Territorio, adottato con Delibera del
Consiglio Comunale n.21 del 2007, approvato definitivamente con Delibera del
222
Cfr. Legge Regionale n. 12 del 11 marzo 2005 (Legge per il governo del territorio), citata. Articolo
13 (Approvazione degli atti costituenti il piano di governo del territorio) 1. Gli atti di PGT sono
adottati ed approvati dal consiglio comunale. In fase di prima approvazione del PGT i comuni con
popolazione superiore a 2.000 abitanti approvano il documento di piano, il piano dei servizi ed il
piano delle regole mediante un unico procedimento. 2. Prima del conferimento dell’incarico di
redazione degli atti del PGT, il comune pubblica avviso di avvio del procedimento su almeno un
quotidiano o periodico a diffusione locale e sui normali canali di comunicazione con la
cittadinanza, stabilendo il termine entro il quale chiunque abbia interesse, anche per la tutela degli
interessi diffusi, può presentare suggerimenti e proposte. Il comune può, altresì, determinare altre
forme di pubblicità e partecipazione. 3. Prima dell’adozione degli atti di PGT il comune, tramite
consultazioni, acquisisce entro trenta giorni il parere delle parti sociali ed economiche.
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Consiglio Comunale n.6 del 2008, ed entrato in vigore a seguito della pubblicazione sul
Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia BURL n.18 del 30 aprile 2008, Serie
Inserzioni e Concorsi.
In secondo luogo si elencano i passaggi procedurali effettuati nella fase iniziale dell’iter
elaborativo del Piano di Governo del Territorio di Ferrera Erbognone, che sono costituiti
dai seguenti atti di Avvio del procedimento:
-
con Delibera della Giunta Comunale n.158 del 2008 si dà l’Avvio del
procedimento ai sensi dell’articolo 13, comma 2 della Legge Regionale n.12 del
2005 e s.m.i.;
-
con Delibera della Giunta Comunale n.160 del 2008 si dà l’Avvio del
procedimento di VAS ai sensi dell’articolo 13, comma 2 della Legge Regionale
n.12 del 2005 e s.m.i.
A partire dalla data di avvio del procedimento finalizzata alla revisione del Piano di
Governo del Territorio di Ferrera Erbognone, ai sensi della Legge Regionale n.12 del
2005 e s.m.i., sono pervenute al Comune un numero pari a dodici (12) istanze, e più
precisamente le seguenti:
1.
istanza pervenuta in data 15 dicembre 2008, da parte di società privata (Nova
Mais srl), interessante un’area individuata catastalmente al Foglio 20, Mappale
49, con una superficie complessiva di circa 11.000 metri quadrati, per la quale si
chiede la modifica da “area agricola” ad “area del tessuto urbano consolidato a
prevalente destinazione produttiva”;
2.
istanza pervenuta in data 18 dicembre 2008 (protocollo comunale numero
5152), da parte di società privata (Cerminati srl), interessante un’area
individuata catastalmente al Foglio 5, Mappali 42 e 52, con una superficie di
circa 4.500 metri quadrati, per la quale si chiede la modifica da “area del tessuto
urbano a prevalente destinazione residenziale” ad area del tessuto urbano
consolidato a prevalente destinazione produttiva”, ivi esistendo già oggi un’area
con tale destinazione e con una attività esistente (area indicata con la lettera
“A”), e un’ulteriore area individuata catastalmente al Foglio 5, Mappale 43, con
una superficie di circa 5.500 metri quadrati, per la quale si chiede la modifica da
“area agricola” ad “area del tessuto urbano consolidato a prevalente
destinazione produttiva” in funzione dell’ampliamento della citata attività
esistente (area indicata con la lettera “B”);
3.
istanza pervenuta in data 19 dicembre 2008 (protocollo comunale numero
5165), da parte di società privata (Allevi srl), interessante un’area individuata
catastalmente al Foglio 19, Mappale 91, con una superficie complessiva di circa
50.000 metri quadrati, per la quale si chiede la modifica da “area agricola” ad
“area del tessuto urbano consolidato a prevalente destinazione produttiva” in
funzione dell’ampliamento dell’attività esistente che si occupa di trattamento e
riutilizzo di biomasse per l’agricoltura;
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4.
istanza pervenuta in data 19 dicembre 2008 (protocollo comunale numero
5166), da parte soggetto privato, interessante un’area individuata catastalmente
al Foglio 8, Mappai 108 e 161, con una superficie complessiva di circa 1.000
metri quadrati, per la quale si chiede la modifica da “area di salvaguardia
ambientale” ad “area del tessuto urbano consolidato a prevalente destinazione
residenziale” in funzione della necessità di realizzare accessori per le abitazioni
già esistenti nell’area limitrofa;
5.
istanza pervenuta in data 19 dicembre 2008 (protocollo comunale numero
5167), da parte di soggetto privato, interessante un’area individuata
catastalmente al Foglio 8, Mappale 14, con una superficie complessiva di circa
1.500 metri quadrati, per la quale si chiede la modifica da “area di salvaguardia
ambientale” ad “area del tessuto urbano consolidato a prevalente destinazione
residenziale” in funzione della necessità di realizzare accessori per le abitazioni
già esistenti nell’area limitrofa;
6.
istanza pervenuta in data 19 dicembre 2008 (protocollo comunale numero
5168), da parte di soggetti privati, interessante un’area individuata
catastalmente al Foglio 20, Mappali 4 e 5, con una superficie complessiva di
circa 36.000 metri quadrati, per la quale si chiede la modifica da “area agricola”
ad “area del tessuto urbano consolidato a prevalente destinazione produttiva” in
funzione della necessità di realizzare un insediamento di tipo commerciale
ricettivo e produttivo lungo la strada provinciale che congiunge i nuclei di
Sannazzaro e di Pieve del Cairo; per tale istanza è necessario notare che essa
ricade entro un sito di interesse archeologico individuato dal vigente Piano
Territoriale di Coordinamento Provinciale di Pavia del 2003 ed è pertanto area
vincolata, ai sensi dell’articolo 32, commi 53, 54 e 55, ai soli usi agricoli, previa
autorizzazione della competente Soprintendenza archeologica per scavi con
profondità superiore a mezzo metro, oppure ad attività di studio, ricerca e scavo
inerenti i beni archeologici;223
7.
istanza pervenuta in data 12 marzo 2009 (protocollo comunale numero 1082),
da parte di soggetti privati (Tenuta Agricole Ponente), interessante un’area
individuata catastalmente al Foglio 7, Mappali 74, 117 e 119, con una superficie
complessiva di circa 10.000 metri quadrati, per la quale si chiede la modifica del
perimetro (in riduzione rispetto a quello del PGT vigente), confermando la
223
Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Pavia (Deliberazione di Consiglio Provinciale
n. 53/33382 del 7 novembre 2003), Norme Tecniche di Attuazione (NTA): Articolo 32 (Indirizzi
specifici per la tutela degli elementi costitutivi del paesaggio) Siti di interesse archeologico:
Comma 53. Rientrano in questa categoria le aree interessate da notevole presenza di materiali, già
rinvenuti ovvero non ancora toccati da regolari campagne di scavo, ma motivatamente ritenuti
presenti, le quali si possono configurare come luoghi di importante documentazione storica. Il fine
che ci si propone è la valorizzazione dei singoli beni archeologici e del relativo sistema di relazione,
nonché di altri valori eventualmente presenti. Comma 54. Nelle aree così individuate in sede di
pianificazione locale, fino all'entrata in vigore di specifici piani di settore le attività vanno limitate a
quelle di studio, ricerca, scavo, restauro, inerenti i beni archeologici, nonché agli interventi di
trasformazione connessi a tali attività, ad opera degli enti e degli istituti scientifici autorizzati.
Comma 55. In assenza di questi piani si deve consentire solo l'ordinaria utilizzazione agricola del
suolo, secondo gli ordinamenti colturali in atto all'entrata in vigore della presente proposta e fermo
restando che ogni scavo o aratura dei terreni a profondità superiore a 50 cm. deve essere
autorizzato dalla competente soprintendenza archeologica.
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destinazione di tipo residenziale, al fine della fattibilità degli interventi nella
stessa area sopra identificata;
8.
istanza pervenuta in data 12 marzo 2009 (protocollo comunale numero 1082
bis), da parte di soggetti privati (Tenuta Agricole Ponente), interessante un’area
individuata catastalmente al Foglio 7, Mappali 104, 104, 105 e 106, con una
superficie complessiva di circa 54.000 metri quadrati, per la quale si chiede la
modifica del perimetro (mantenendo la stessa superficie individuata dal PGT
vigente), confermando la destinazione di tipo produttivo, al fine della fattibilità
economica delle destinazioni d’uso e degli interventi nella stessa area sopra
identificata;
9.
istanza pervenuta in data 12 marzo 2009 (protocollo comunale numero 1083),
da parte di società privata (Euricom), interessante un’area individuata
catastalmente al Foglio 17, Mappali 14, 40, 41, 42, 43, 44, 45, 46, 47 e 48, con
una superficie complessiva di circa 130.000 metri quadrati, per la quale si
chiede la modifica da “area di salvaguardia ambientale” ad area con
destinazione produttiva soggetta a piano urbanistico attuativo;
10.
istanza pervenuta in data 2 aprile 2009 (protocollo comunale numero 1426), da
parte della società ENI spa (Divisione Refining and Marketing), interessante
un’area individuata catastalmente al Foglio 17, Mappali 17, 18, 19 e 51, e al
Foglio 18, Mappale 25 (parte), con una superficie complessiva di circa 170.000
metri quadrati, per la quale si chiede la modifica da “area di salvaguardia
ambientale” ad area con destinazione produttiva, finalizzata alla realizzazione di
un impianto denominato “EST Eni Slurry Technology”, occupando l’area oggetto di
richiesta parzialmente con strutture permanenti e parzialmente con strutture
temporanee;
11.
istanza pervenuta in data 16 aprile 2009 (protocollo comunale numero 1623), da
parte della società ENI spa (Divisione Refining and Marketing), interessante
un’area individuata catastalmente al Foglio 7, Mappali 127 (parte), 128 (parte) e
129, con una superficie complessiva di circa 17.000 metri quadrati, per la quale
si chiede la modifica da “area di salvaguardia ambientale” ad area con
destinazione produttiva, al fine della realizzazione di un’ampia superficie a
parcheggio di servizio connessa ad un nuovo accesso a Nord-Ovest dell’area ENI
dedicato al personale delle imprese addette alla manutenzione in corrispondenza
dell’esistente uscita di sicurezza dell’area stessa (area identificata con la lettera
“A”); e inoltre un’ulteriore area individuata catastalmente al Foglio 17, Mappali
23, 25 (parte), 32 (parte) 34 (parte), 61 e 63, con una superficie complessiva di
circa 80.000 metri quadrati, per la quale si chiede la modifica da “area di
salvaguardia ambientale” ad area di espansione con destinazione produttiva, al
fine della realizzazione di un nuovo Centro Elaborazione Dati connesso alla
Raffineria di Sannazzaro de’ Burgondi (area identificata con la lettera “B”);
12.
istanza pervenuta in data 21 aprile 2009 (protocollo comunale numero 1679), da
parte della società ENI spa (Divisione Refining and Marketing), interessante
un’area individuata catastalmente al Foglio 16, Mappali 2 (parte) e 3 (parte), con
una superficie complessiva di circa 19.000 metri quadrati, per la quale si chiede
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la modifica da “area di salvaguardia ambientale” ad “area di trasformazione
produttiva”, al fine dell’ampliamento dell’ambito di trasformazione già individuato
con il numero 9 dal Piano di Governo del Territorio PGT in corso di vigenza,
riducendo quindi la fascia destinata a mitigazione ambientale a una profondità di
circa 50 metri.
Tali istanze, presentate tra la fine del 2008 e l’inizio del 2009, a seguito dell’avvio del
procedimento del nuovo Piano di Governo del Territorio, sopra descritte una per una,
sono per comodità sintetizzate nella seguente tabella riassuntiva.
TABELLA 34. COMUNE DI FERRERA – ISTANZE PRESENTATE 2008-2009
ANNO
DATA
PROT.
CATASTALE
AREA
1 2008
15 DIC.
-
FOGLIO 20
M.49
11.000
AGRICOLO PRODUTTIVO CONS.
2A 2008
18 DIC.
5152A
FOGLIO 5
M.42, M.52
4.500
RESIDENZ. CONS. PRODUTTIVO CONS.
2B 2008
18 DIC.
5152B
FOGLIO 5
M.43
5.500
AGRICOLO PRODUTTIVO CONS.
3 2008
19 DIC.
5165
FOGLIO 19
M.91
50.000
AGRICOLO PRODUTTIVO CONS.
4 2008
19 DIC.
5166
FOGLIO 8
M.108, M.161
1.000
SALVAGUARDIA AMB.
RESIDENZ. CONS.
5 2008
19 DIC.
5167
FOGLIO 8
M.14
1.500
SALVAGUARDIA AMB.
RESIDENZ. CONS.
6 2008
19 DIC.
5168
FOGLIO 20
M.4-5
36.000
7 2009 12 MAR.
1082
FOGLIO 2
M.74, M.117-9
10.000
8 2009 12 MAR. 1082 B
FOGLIO 2
M.103-4-5-6
54.000
PRODUTTIVO CONS. PRODUTTIVO CONS.
9 2009 12 MAR.
FOGLIO 17
M.40/48,14 130.000
SALVAGUARDIA AMB. PRODUTTIVO CONS.
FOGLIO 17-8
1426 M.17-8-9,51,25 170.000
SALVAGUARDIA AMB. PRODUTTIVO CONS.
1083
CLASS. PGT VIGENTE
CLASS. PROP. PGT
AGRICOLO PRODUTTIVO CONS.
RESIDENZ. CONS.
RESIDENZ. CONS.
10 2009
2 APR.
11A 2009
16 APR.
1623A
FOGLIO 7
M.127-8-9
17.000
SALVAGUARDIA AMB. PRODUTTIVO CONS.
11B 2009
16 APR.
1623B
FOGLIO 17 M.
23-5,32-4,61-3
80.000
SALVAGUARDIA AMB. PRODUTTIVO CONS.
12 2009
21 APR.
1679
FOGLIO 16
M.2-3
19.000
SALVAGUARDIA AMB. PRODUTTIVO CONS.
68.500 DA RES. PROD. CONS. A RES. PROD. CONS.
518.500
2.500
DA AGRICOLA PRODUTTIVO CONS.
DA AGRICOLA
RESIDENZ. CONS.
(FONTE: COMUNE DI FERRERA ERBOGNONE, PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO VIGENTE E ISTANZE
PRESENTATE A SEGUITO DELL’AVVIO DEL PROCEDIMENTO AI SENSI DELLA LR12/05 PER IL NUOVO PGT)
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E’ possibile raggruppare le istanze presentate e sopra analizzate in dettaglio,
essenzialmente in tre categorie, come segue:
A.
il primo gruppo comprende alcune richieste di rettifica e sistemazione dei
perimetri che identificano aree del tessuto urbano consolidato a prevalente
destinazione produttiva oppure residenziale, per complessivi circa sette ettari
(7ha) di territorio, rispetto ai quali si chiede la conferma della classificazione
come tessuto urbano consolidato (richieste numero 2A, 7 e 8 della precedente
tabella riassuntiva); la localizzazione delle stesse è lungo la Strada Provinciale
SP193 da Sannazzaro a Mede, in particolare ad Ovest del centro abitato di
Ferrera Erbognone;
B.
il secondo gruppo comprende la maggiore parte delle istanze, sia in termini
numerici sia in termini quantitativi, e raggruppa sei richieste di modifica di
cospicue superfici, per complessivi circa cinquantadue ettari (52ha) di territorio,
da area agricola oppure da area di salvaguardia ambientale, ovvero
genericamente da aree rurali libere e non ancora interessate dal processo
urbanizzativi, ad “area del tessuto urbano consolidato a prevalente destinazione
produttiva” (richieste numero 1, 2B, 3, 6, 9, 10, 11A, 11B e 12 della precedente
tabella riassuntiva); la quasi totalità di queste istanze si trova subito a Sud e ad
Ovest dell’area del petrolchimico, le altre più sotto, comunque sono tutte
concentrate nella parte orientale e meridionale del territorio comunale verso la
fascia di salvaguardia del fiume Po;
C.
il terzo gruppo comprende una piccola e non significativa parte delle istanze
presentate e corrisponde in particolare a due limitate porzioni di aree localizzate
dentro il centro abitato di Ferrera, ad Ovest dell’Erbognone, con una superficie
complessiva di circa un quarto di ettaro, per le quali viene chiesta la possibilità di
realizzazione di locali accessori al servizio delle vicine abitazioni (richieste
numero 4 e 5 della precedente tabella riassuntiva).
L’insieme delle istanze costituisce parte del quadro conoscitivo del territorio comunale
di Ferrera Erbognone e viene evidenziato in particolare nell’elaborato del presente
Piano di Governo del Territorio (PGT) intitolato “DP03 – Documento di Piano – Quadro
conoscitivo del territorio comunale. Piano di Governo del Territorio 2008 e istanze
presentate - scala 1:10000”. Nello stesso elaborato le istanze sono sovrapposte al
Piano di Governo del Territorio vigente e approvato nel 2008.
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3.
IL QUADRO CONOSCITIVO E ORIENTATIVO DEL TERRITORIO COMUNALE
Oltre alla ricostruzione del quadro ricognitivo e programmatorio, di cui ai precedenti
paragrafi, il Documento di Piano definisce il quadro conoscitivo del territorio comunale,
come risultante dalle trasformazioni avvenute, individuando i grandi sistemi territoriali,
il sistema della mobilità, le aree a rischio o vulnerabili, le aree di interesse archeologico
e i beni di interesse paesaggistico o storico-monumentale, e le relative aree di rispetto,
i siti interessati da habitat naturali di interesse comunitario, gli aspetti socio-economici,
culturali, rurali e di ecosistema, la struttura del paesaggio agrario e l’assetto tipologico
del tessuto urbano e ogni altra emergenza del territorio che vincoli la trasformabilità
del suolo e del sottosuolo.
In particolare poi le già citate “Modalità per la pianificazione comunale”, emanate dalla
Regione Lombardia alla fine del 2005 in modo da esplicitare meglio i contenuti della
Legge Regionale n.12 del 2005, forniscono alcune tracce generali, con valore
espressamente indicativo, per l’elaborazione del quadro conoscitivo del territorio
comunale come risultante delle trasformazioni avvenute.
Esso si propone come quadro unitario e organizzato delle informazioni territoriali,
finalizzato a comprendere: l’assetto e le dinamiche di funzionamento dei sistemi
insediativi; l’organizzazione e le tendenze evolutive delle attività economiche; i caratteri
e le problematiche ambientali emergenti; le caratterizzazioni e vulnerabilità
paesaggistiche del territorio; l’assetto idrogeologico e le relative classi di rischio; il
valore agroforestale del territorio.
In quest’ottica, l’elenco delle tematiche indicate dalla legge diviene, entro un processo
di elaborazione coordinato con il coinvolgimento di Provincia e Comuni contermini, il
riferimento per: inquadrare la realtà comunale nel contesto territoriale di appartenenza
nonché rispetto ai sistemi territoriali finitimi in riferimento all’assetto insediativo e
infrastrutturale, alle dinamiche socio-economiche, ai sistemi ambientali, rurali e
paesaggistici, alla configurazione ed all’assetto idro-geologico del territorio, tenendo
conto delle indicazioni provenienti dalla pianificazione sovraordinata; e inoltre indagare
le peculiarità e i processi propri del livello locale in riferimento ai diversi aspetti indicati
e nelle loro interazioni con lo scenario di scala più ampia.
E’ bene sottolineare che nel nuovo approccio richiesto dalla legge la tematica
ambientale, rurale e quella paesaggistica si pongono in termini non settoriali ma
trasversali, incrociando i diversi livelli e temi di indagine. Si segnala in tal senso che
risulta necessario: tenere conto delle indicazioni contenute nell’Allegato A e privilegiare
un approccio organico nella lettura del territorio finalizzata alla costruzione della carta
condivisa del paesaggio e quindi della carta della sensibilità paesaggistica dei luoghi,
descritte nel suddetto Allegato A; tener conto dei criteri emanati, ai sensi dell’articolo 4
della Legge Regionale n.12 del 2005, in riferimento alla Valutazione Ambientale
Strategica; applicare i “Criteri ed indirizzi per la definizione della componente
geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio”, in attuazione
dell’articolo 57 della stessa Legge Regionale n. 12 del 2005.
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COMUNE DI FERRERA ERBOGNONE (PV) – PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO – RELAZIONE TECNICA ©
Il quadro conoscitivo deve quindi indagare i diversi sistemi funzionali in base alle
considerazioni sopraesposte:
-
per il Sistema delle infrastrutture e della mobilità: è importante che le indagini sul
sistema della mobilità, analizzando le problematiche relative al sistema
territoriale e a quello urbano, affrontino e analizzino il sistema infrastrutturale nel
suo complesso e nelle sue diverse componenti e valenze:nei suoi rapporti con il
sistema economico e dei servizi ma anche con attenzione alla rete minore, al
significato storico - culturale e/o paesaggistico di alcuni tracciati, alle potenzialità
di sviluppo di forme di mobilità ambientalmente sostenibile. Si deve valutare
inoltre il sistema della mobilità del territorio analizzato rispetto al sistema dei
“poli attrattori” e della intermodalità individuati dal PTCP;
-
per il Sistema urbano: le indagini sull’assetto urbano e insediativo devono
approfondire sia gli aspetti funzionali che morfologici e tipologici che
caratterizzano il territorio ed il paesaggio urbano, nonché i processi socioeconomici e culturali, i piani e i progetti che ne hanno generato gli attuali usi, la
configurazione e le relazioni con il territorio. Si devono in tal senso mettere in
rilievo: le diverse fasi di sviluppo del sistema urbano, la stratificazione delle
regole insediative, le trasformazioni dei sistemi funzionali, l’evoluzione
dell’assetto morfologico e tipologico del tessuto urbano ed edilizio (il paesaggio
dentro la città), il sistema dei servizi e l’evoluzione del rapporto tra “forma”
urbana e “forma” del territorio (paesaggio urbano e paesaggio extraurbano);
-
per il Sistema agricolo: l’indagine sul territorio agricolo, in termini integrati e
sintetici, dovrà individuare la dinamica evolutiva di usi e funzionamento
produttivo, assetto attuale e processi di costruzione del paesaggio rurale,
consistenza e caratteri storico tradizionali del patrimonio edilizio, struttura
idrografica e sistemi ambientali, situazioni di criticità ambientale o di marginalità
rurale, elementi intrusivi o di frammentazione ambientale e paesaggistica. E’
particolarmente importante mettere a fuoco i processi socio-economici e culturali
nonché tutte le politiche sovraordinate che potrebbero influire sulla gestione
multifunzionale del territorio rurale e la valorizzazione paesaggistica e ambientale
dello stesso. Tali indagini devono essere condotte coerentemente ai contenuti dei
criteri di cui all’articolo 15 comma 4 della legge;
-
per le Aree e beni di particolare rilevanza: la legge pone l’accento sulla necessità
che il quadro conoscitivo compia una ricognizione puntuale di tutti i beni immobili
e le aree che rivestono particolare interesse e rilevanza sotto il profilo
archeologico, storico - monumentale, naturalistico e paesaggistico e delle
situazioni di specifica vulnerabilità o rischio.
In conclusione le elaborazioni necessarie per definire il quadro conoscitivo e orientativo
costituiscono il presupposto per arrivare a delineare un’interpretazione della realtà
territoriale locale (lo scenario di riferimento) che deve mettere in luce: le dinamiche in
atto; le criticità (socio - economiche, ambientali, paesaggistiche e territoriali); e le
potenzialità del territorio; le opportunità che si intendono sviluppare.
PAGINA 133
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3.1.
IL SISTEMA DELLE INFRASTRUTTURE E DELLA MOBILITA’
Il primo sistema che la nuova Legge per il Governo del Territorio propone di indagare è
quello della mobilità e dei trasporti, che costituiscono una componente essenziale
dell’armatura insediativa territoriale in esame.
L’importanza, evidenziata dalla Legge Regionale n.12 del 2005, di studiare il sistema
della mobilità, anche in ambito locale, è indicata da questi due semplici dati: in
Regione Lombardia ogni giorno si spostano i 3/4 della popolazione residente e di
questi i 3/4 tramite mezzo privato motorizzato; inoltre metà degli spostamenti sono
sistematici (ovvero per motivi di studio o lavoro), l’altra metà non sistematici (ovvero
per motivi di svago o acquisti). I movimenti totali sono oltre 15 milioni al giorno (la gran
parte dei quali, il 95%, avviene all’interno dei confini regionali); gli spostamenti dei non
residenti in Lombardia che entrano giornalmente in Regione sono circa 150.000
(corrispondenti a solo il 2% rispetto a quelli dei residenti) e di questi circa il 10% sono
spostamenti di attraversamento.224
In sostanza nel territorio lombardo si verifica quotidianamente una grande quantità di
spostamenti di tipo differenziato, che di fatto occupano la rete in tutto l’arco della
giornata. Gli spostamenti derivati dall’esterno della Regione compreso quelli di
attraversamento costituiscono una minima parte di quelli complessivi e sono diretti
soprattutto verso il capoluogo regionale.
All’interno della Provincia di Pavia il principale polo d’attrazione è proprio dal Comune
Capoluogo che assorbe da solo oltre 12.000 spostamenti in ingresso quotidianamente,
ovvero oltre il 25% dei flussi complessivi che giornalmente avvengono per motivi di
lavoro con provenienza da altri Comuni della Provincia. Altri poli attrattori provinciali
sono costituiti da Vigevano (4.000 spostamenti) e Mortara (1.400 spostamenti), che
assommano un ulteriore quota del 10% (a cui si deve aggiungere Voghera con circa
3.500 spostamenti); ed in misura minore i centri lomellini di San Martino Siccomario,
Gambolò, Sannazzaro de’ Burgondi, Garlasco, Mede, Robbio, Cassolnovo, Gropello
Cairoli, Dorno, che insieme assorbono un altro 10% dei flussi totali. 225
224
225
Cfr. Regione Lombardia. Settore Infrastrutture e Mobilità, Indagine Origine/Destinazione regionale
2002, pag. 14. 5. In Lombardia in un giorno tipo: - Sono più di 15 milioni gli spostamenti effettuati
dai lombardi, dei quali la maggior parte, il 95%, avviene all’interno dei confini regionali. - Le
persone mobili, cioè che compiono almeno uno spostamento, sono circa il 70%, pari a 5.7 milioni
di individui. - Chi si sposta, mediamente, compie 2,65 spostamenti, per i quali spende circa 1 ora e
12 minuti. - 7 milioni sono le ore consumate in spostamenti. - Il 22% di tutti gli spostamenti viene
effettuato tra le 7 e le 9 del mattino. - Il 72% degli spostamenti viene effettuato con un mezzo
privato motorizzato, il 14% con il trasporto collettivo, il 12% con i modi lenti (bicicletta e a piedi), la
restante parte (2%) rientra nella voce “altro”. - Sono circa 155.000 i non residenti in Lombardia
che entrano nel territorio regionale tra le 7.00 e le 19.00. - Gli ingressi dei non residenti sono così
distribuiti: 69% in auto, il 18% in treno, il 9% in aereo, il 3% con un mezzo di navigazione e l’1% in
autobus. Pagg. 20-21 Sul totale degli spostamenti censiti con l’indagine alle famiglie, gli
spostamenti sistematici (lavoro, studio) rappresentano circa il 29%. Escludendo i ritorni a casa
(46% del totale), la mobilità sistematica è pari al 53,8% del totale. Ciò dimostra la sempre
maggiore rilevanza degli spostamenti non sistematici, che raggiungono il 46,2%. Negli spostamenti
non sistematici prevalgono i motivi legati al tempo libero come svago e acquisti.
Cfr. Provincia di Pavia, PTCP, Allegato alla Relazione, Aree gravitazionali, sistemi locali del lavoro e
relazioni funzionali tra i comuni alla luce degli spostamenti per motivi di lavoro e di studio, pag. 10.
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In sostanza i numeri che riguardano gli spostamenti in Regione Lombardia ed in
Provincia di Pavia sono considerevoli e richiedono un’attenta analisi della dotazione
infrastrutturale sia su ferro che su gomma, da indagarsi sotto il profilo della rete ed
delle caratteristiche di ogni singola asta o strada.226
PROVINCIA
VERSO MILANO
%
VERSO ALTRE
PROVINCE
LOMBARDE
%
DENTRO ALLA
PROVINCIA
%
TOTALE
TABELLA 35. MATRICE PROVINCIA/PROVINCIA DEGLI SPOSTAMENTI LOMBARDI
BERGAMO
52.525
6,57%
44.791
5,60%
701.864
87,82%
799.180
BRESCIA
15.793
1,59%
40.756
4,10%
937.767
94,31%
994.316
COMO
48.169
10,08%
35.746
7,48%
393.849
82,44%
477.764
CREMONA
18.656
6,40%
24.775
8,50%
247.902
85,09%
291.333
LECCO
37.061
13,47%
19.357
7,03%
218.769
79,50%
275.187
LODI
30.722
21,03%
8.918
6,10%
106.441
72,86%
146.081
2.169
0,70%
19.572
6,36%
286.123
92,94%
307.864
0
0,00%
199.489
5,96%
3.147.578
94,04%
3.347.067
46.530
11,49%
10.351
2,56%
347.909
85,95%
404.790
3.750
2,62%
7.319
5,12%
131.983
92,26%
143.052
VARESE
80.620
10,21%
20.030
2,54%
688.615
87,25%
789.265
TOTALE
335.995
4,21%
431.104
5,41%
7.208.800
90,38%
7.975.899
MANTOVA
MILANO
PAVIA
SONDRIO
(FONTE: REGIONE LOMBARDIA – DIREZIONE GENERALE INFRASTRUTTURE E MOBILITA’ - INDAGINE O/D
REGIONALE, ANNO 2002; NEI DATI SONO INCLUSI GLI SPOSTAMENTI PER MOTIVI DI STUDIO O LAVORO DEI
RESIDENTI ALL’INTERNO DELLA REGIONE LOMBARDIA, E SONO ESCLUSI I RITORNI A CASA)
Il sistema della mobilità che struttura l’ambito territoriale della Lomellina è basato
principalmente su tracciati veicolari, e solo marginalmente dalla maglia su ferro, la
quale risulta composta essenzialmente da aste minori della rete ferroviaria regionale.
Proprio partendo con l’analisi del sistema della mobilità su ferro nell’ambito geografico
considerato, si nota che il territorio lomellino è interessato principalmente
dall’attraversamento di quattro linee ferroviarie FS, che hanno tutte come gestore
Trenitalia, e che corrispondono ai seguenti tracciati:
226
Al fine di una valutazione dello stato attuale relativo al sistema della mobilità all’interno del
territorio regionale lombardo, le principali fonti di riferimento sono contenute nel Sistema
Informativo delle Infrastrutture di Trasporto in Lombardia (TRAIL), che viene costantemente
aggiornato da Unioncamere Lombardia (si veda http://www.trail.unioncamerelombardia.it/.) In
aggiunta a queste è altrettanto utile la consultazione dei dati forniti dalla Divisione Infrastrutture e
Mobilità della Regione Lombardia (si veda in particolare il seguente sito internet:
http://www.trasporti.regione.lombardia.it/main/home/home.asp. Per quanto attiene poi al
trasporto pubblico nella regione lombarda, costituisce riferimento di base la pubblicazione “Guida
ragionata al trasporto pubblico in Lombardia”, elaborata nel 2006, che comprende e sistematizza
la grande quantità di materiale sparso sull’argomento in ambito regionale (si veda. AA.VV. a cura di
Assoutenti Lombardia, Lombardia senza automobile. Guida ragionata al trasporto pubblico in
Lombardia, 2006). Per quanto riguarda in particolare la rete ferroviaria i dati ufficiali sono forniti
direttamente dal gruppo Ferrovie dello Stato, e nello specifico dalle due principali società del
gruppo, rappresentate da “Trenitalia” e da “Rete Ferroviaria Italiana” (RFI). Cfr.
http://www.ferroviedellostato.it/.
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COMUNE DI FERRERA ERBOGNONE (PV) – PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO – RELAZIONE TECNICA ©
1.
la linea Novara-Mortara-TorreBeretti-Alessandria (codice linea: FS136), che
transita per i centri lomellini di Olevano, Valle, Sartirana, con un servizio
prettamente regionale e con poche corse che coprono l’intera relazione tra le
città piemontesi di Novara e di Alessandria;227
2.
la linea Milano-Mortara-TorreBeretti-Alessandria (codice linea: FS140), che
transita per Vigevano e Parona, e poi per i centri lomellini di Olevano, Valle,
Sartirana, con un livello di servizio non adeguato, soprattutto nella tratta tra
Milano e Mortara, dove risente di ritardi nell’aggiornamento infrastrutturale (linea
ancora a binario unico elettrificata per tale tratta), nonostante i numerosi progetti
per la riqualifica ed il raddoppio esecutivo; 228
3.
la linea Pavia-TorreBeretti-Alessandria (codice linea: FS141), che transita per i
centri lomellini di Cava Manara, Sairano, Zinasco, Pieve Albignola, Sannazzaro
de’ Burgondi, Ferrera Erbognone, Lomello, Mede, Castellaro, che è caratterizzata
da basse prestazioni infrastrutturali (linea a binario unico non elettrificata per
l’intera tratta);229
4.
la linea Pavia-Mortara-Vercelli (codice linea: FS150), che transita per i centri
lomellini di Cava Manara, Villanova, Gropello Cairoli, Garlasco, Tromello,
Gambolò, anch’essa caratterizzata da basse prestazioni infrastrutturali (linea a
binario unico non elettrificata per l’intera tratta).230
Tutte le linee citate costituiscono tracciati minori della rete ferroviaria lombarda (e
piemontese) e sono classificabili come complementari rispetto alle linee principali del
quadrilatero, costituito dalla Genova-Milano (per Pavia), dalla Genova–Torino (per
Savona), dalla Torino-Piacenza (per Alessandria) e dalla Torino-Milano (per Novara).231
Tali linee lomelline sono genericamente caratterizzate dalla vetustà della dotazione
infrastrutturale: sono infatti per la maggiore parte a binario unico e non elettrificate
(ovvero a trazione diesel), spesso non consentendo addirittura usi diversi e più
consistenti di quelli oggi presenti, ad esempio quelli relativi alla circolazione del traffico
merci pesante.232
227
228
229
230
231
232
Cfr. AA.VV. a cura di Assoutenti Lombardia, Lombardia senza automobile. Guida ragionata al
trasporto pubblico in Lombardia, 2006, pagina 28.
Cfr. ibidem, pagina 28.
Cfr. ibidem, pagina 28: “La linea che collega Pavia ad Alessandria costituisce un valido
collegamento alternativo all’utilizzo dell’auto. Peccato che ancora insieme alle altre linee minori sia
gestita con mezzi a trazione diesel e piuttosto vetusti che sembrano quasi invitare i pochi utenti a
decidere di passare ad altre modalità. Tuttavia se ci fosse una maggiore attenzione sia da parte
dell’azienda gestrice che dall’organo di controllo regionale, si potrebbero concentrare risorse
opportune scegliendo magari del materiale un po’ più moderno ed appetibile.”
Cfr. ibidem, pagina 29: “Questa linea attraversa il territorio della Lomellina da est ad ovest,
risultando di fatto un utile itinerario alternativo per chi ha esigenza di raggiungere punti diversi
senza dover transitare da Milano. Il servizio è giornaliero, con limitazioni nei giorni festivi, ma
diverse sono le corse che coprono l’intero percorso.”
Cfr. http://www.trail.unioncamerelombardia.it/.
Cfr. http://www.trail.unioncamerelombardia.it/: ad esempio per la linea Pavia-Mortara:
caratteristiche tecniche linea ferroviaria: "D4 - con particolari limitazioni per carichi superiori al
limite relativo alla categoria C3 (velocità non superiore a 50 km/h) tra Pavia e Cava Carbonara;
trazione: Diesel.” In effetti la linea ferroviaria Vercelli-Mortara-Pavia, date queste caratteristiche,
non è destinata a sopportare il traffico merci pesante.
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Inoltre, a dispetto dell’esistenza di un servizio strategico per gli spostamenti quale
quello offerto dalla presenza nel territorio lomellino di un sistema ferroviario ramificato,
si devono sottolineare altre questioni di deficit infrastrutturale relativi a queste linee.
In primo luogo la circolazione, avviene essenzialmente tramite treni regionali e con una
bassa frequenza di corse durante tutta la settimana nei giorni lavorativi, riducendosi
ulteriormente nei giorni festivi. In seconda istanza la velocità commerciale della linea
risulta in genere piuttosto bassa, anche se nella media dei treni locali, cioè dell’ordine
dei 50-60 km orari. Infine lungo il tragitto delle linee ferroviarie si trovano serie
numerose di passaggi a livello, con evidente bassa funzionalità delle linee stesse.
Le tre caratteristiche sopradescritte, vale a dire la limitata frequenza giornaliera delle
corse, la bassa velocità commerciale e la presenza cospicua di passaggi a livello lungo
la linea, determinano un livello di servizio mediocre per la quasi totalità delle linee su
ferro della regione Lomellina.
BINARIO
TIPOLOGIA
FS136
NOVARA-MORTARA-TORREBERETTI-ALESSANDRIA
DOPPIO
ELETTRIFICATA
FS140
MILANO-MORTARA-TORREBERETTI-ALESSANDRIA
UNICO
ELETTRIFICATA
FS141
PAVIA-TORREBERETTI-ALESSANDRIA
UNICO
NON ELETTRIFICATA
FS150
PAVIA-MORTARA-VERCELLI
UNICO
NON ELETTRIFICATA
CODICE FS
ITINERARIO
TABELLA 36. ELENCO DELLE LINEE FERROVIARIE IN LOMELLINA
(FONTE: FERROVIE DELLO STATO)
Dal punto di vista della rete di mobilità su gomma l’area lomellina è oggi attraversata
nella parte orientale del proprio territorio dall’Autostrada A7 Milano - Genova, con un
unico casello autostradale localizzato in Comune di Gropello Cairoli.233 Il tratto
lombardo di tale tracciato da Milano a Casei Gerola è di circa 50 km, a tre corsie in
entrambi i sensi di marcia da Milano al ponte sul fiume Po; mentre a sole due corsie
per ogni senso di marcia nell’altra parte del percorso, anche se è in fase di
realizzazione l’allargamento della carreggiata da due a tre corsie nella porzione di
tracciato a Sud del fiume Po fino al collegamento fino al collegamento con l’Autostrada
A21 Torino - Piacenza (20 km).234 Questo asse costituisce oggi, nella rete veicolare e
trasportistica dell’area lomellina, l’elemento primario per le connessioni a largo raggio.
233
234
Cfr. http://www.serravalle.it/pages/common/page_rete_tratteautostradali/.
Cfr. http://www.trail.unioncamerelombardia.it/. L'intervento è finalizzato al miglioramento della
viabilità sulla direttrice Milano - Genova, attraverso la risoluzione del problema del passaggio da 3
a 2 corsie a sud del fiume Po, fino al collegamento con la A21 Torino - Piacenza. L'intevento
prevede la realizzazione della terza corsia per entrambe le carreggiate tra il fiume Po e l'autostrada
A21 Torino - Piacenza. I comuni interessati dall'intervento sono: Corana (PV), Silvano Pietra (PV),
Casei Gerola (PV), Castelnuovo Scrivia (AL), Tortona (AL). Nel dettaglio il progetto prevede
l'allargamento di 9 metri (da 25 a 34) della sezione stradale, per una lunghezza di 20 km,
equamente distribuiti tra i territori piemontese e lombardo, e la contestuale posa di asfalto
drenante fonoassorbente. Sono previste, oltre alle corsie di emergenza, piazzole tecniche ogni 700
- 800 metri per entrambe le carreggiate. La realizzazione dell'intervento prevederà la modifica
delle principali interconnessioni con la viabilità ordinaria, con l'abbattimento e la ricostruzione di
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Il restante del sistema della mobilità stradale in Lomellina è composto poi da una
maglia di strade primarie, recentemente trasferiti dall’ambito statale direttamente a
quello provinciale, che collegano tra loro i centri maggiori di questa parte della
provincia pavese,235 ed in particolare da:
-
la Strada Provinciale Vigevanese (ex-SS494), che va da Milano al confine
piemontese (e da qui verso Alessandria fino all’intersezione tra le Autostrade A21
e A26) passando per Vigevano, ed attraversando il territorio lomellino da Nord-Est
a Sud-Ovest, configurandosi nei Comuni di Vigevano e di Mortara come strada di
superamento, e deviando dopo Mortara in direzione Sud verso Zeme, Valle
Lomellina, Sartirana e Frascarolo;236 il tratto della ex-SS494 che attraversa la
Lomellina è di 46 km di lunghezza;
-
la Strada Provinciale Dei Cairoli (ex-SS596), da Pavia (Strada Provinciale dei Giovi
ex-SS35 e Tangenziale Ovest di Pavia) al confine piemontese tramite Garlasco e
Mortara, che attraversa il territorio lomellino da Sud-Est a Nord-Ovest, superando
i Comuni di Gropello Cairoli, Garlasco, Tromello e Mortara con strade di
circonvallazione (e da qui prosegue verso Vercelli – Autostrada A26 – e con la
sua diramazione ex-SS596dir verso Casale Monferrato – Autostrada A26);237 il
tratto della 596 che attraversa il territorio della pavese è di 56 km di lunghezza, a
cui si sommano i 12 km della sua diramazione (ex-SS596dir);
-
la Strada Provinciale della Lomellina (ex-SS211), che collega Tortona
(intersezione tra le Autostrade A7 ed A21) con Novara (Autostrada A4), passando
235
236
237
16 cavalcavia. Tra le opere d'arte principali sono previsti gli allargamenti del viadotto sul fiume
Scrivia e dei ponti sui torrenti Grue e Curone. Il progetto prevede inoltre lo spostamento del casello
di Casei Gerola (e relativo svincolo), la costruzione di un centro di manutenzione a Tortona, e la
realizzazione di un sistema di raccolta, depurazione e smaltimento delle acque di prima pioggia
lungo il tratto autostradale interessato. Il 18 aprile 2003 la Conferenza dei servizi ha approvato il
progetto definitivo. Il progetto esecutivo è stato approvato il 6 novembre 2003 da parte del Cda
dell'Anas. Nel maggio 2004 l'Anas ha dato il via libera all'avvio dei cantieri. Il 13 aprile 2005 sono
iniziati i lavori nel tratto compreso tra il ponte sul fiume Po e l’interconnessione con l’autostrada
A21, all’altezza del casello di Tortona (AL). Il costo dell'opera è stimato in circa 93.000.000 Euro,
in autofinanziamento. I tempi previsti per il completamento sono pari a 826 giorni.
Cfr. Regione Lombardia, Elenco delle strade trasferite.
Cfr. http://www.trail.unioncamerelombardia.it/. Il tracciato attraversa dapprima l’hinterland
occidentale di Milano parallelamente al Naviglio Grande, e gli abitati di Corsico (MI), Trezzano sul
Naviglio (MI) ed Abbiategrasso (MI), dove interseca la S.S. n. 526. Superato il Ticino ed il confine
provinciale con Pavia, la Statale percorre da Est ad Ovest la Lomellina, toccando prima Vigevano
(PV), e quindi Mortara (PV), crocevia con le S.S. n. 596 e n. 211. Subito dopo quest’ultima cittadina
il tracciato si dirige verso Sud attraversando prima Sartirana Lomellina (PV), poi il Po al km 70,220,
ed infine Valenza (AL), per terminare ad Alessandria nei pressi del casello autostradale sulla A21.
Strada molto trafficata lungo tutto il tracciato, con circolazione particolarmente caotica nel primo
tratto , soprattutto negli orari coincidenti con l’ingresso e l’uscita dei lavoratori da Milano. Una
volta superato Abbiategrasso (MI), il traffico si fa via via meno intenso, salvo i veicoli gravitanti su
Vigevano (PV) e Mortara (PV), e sul capoluogo alessandrino.
Cfr. http://www.trail.unioncamerelombardia.it/. Il tracciato mette in comunicazione Pavia con
Vercelli, attraverso il territorio pianeggiante della Lomellina. Il tracciato si diparte dalla S.S. n. 35 a
S. Martino Siccomario (PV), nella periferia meridionale del capoluogo pavese, attraversa gli abitati
di Gropello Cairoli (PV), dove sottopassa l’autostrada A7 nei pressi dell’omonimo casello, Garlasco
(PV), ed infine Mortara (PV), all’intersezione con la S.S. n. 494. Nell’ultimo tratto a ridosso del
confine regionale con il Piemonte attraversa anche la zona ed il centro di Palestro (PV), prima di
terminare a Vercelli, innestandosi nella S.S. n. 11. Strada caratterizzata da condizioni di traffico
non eccessivamente sostenute (ma con una quota abbastanza elevata di veicoli pesanti), se si
escludono gli estremi occidentale ed orientale nelle ore di punta mattutine e serali, e gli
attraversamenti di Garlasco (PV) e Mortara (PV) nel tratto centrale, in cui la circolazione risulta
spesso rallentata.
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COMUNE DI FERRERA ERBOGNONE (PV) – PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO – RELAZIONE TECNICA ©
in Lomellina da Pieve del Cairo ad Albonese, che attraversa il territorio lomellino
da Sud a Nord passando per Lomello e Mortara;238 il tracciato della 211 che
attraversa centralmente il territorio della Lomellina è di 33 km di lunghezza.
STRADA
PROVINCIALE
EX-S.S. N.
NOME
PROGRESSIVA
CAPOSALDO
INIZIALE
LOCALITA’
CAPOSALDO
INIZIALE
PROGRESSIVA
CAPOSALDO
FINALE
LOCALITA’
CAPOSALDO
FINALE
ESTESA
TABELLA 37. ELENCO DELLE STRADE STATALI TRASFERITE ALLA PROVINCIA IN LOMELLINA
211
DELLA LOMELLINA
29+700
PIEVE DEL CAIRO
62+750
ALBONESE
33,05
494
VIGEVANESE
23+930
CONFINE MI-PV
70+255
CONFINE PIEMONTE 46,325
596
DEI CAIROLI
0+000
PAVIA
56+606
CONFINE PIEMONTE 56,606
596DIR
DIR. DEI CAIROLI
0+000
CASTEL D'AGOGNA
12+560
CONFINE PIEMONTE
12,56
(FONTE: REGIONE LOMABRDIA, ELENCO STRADE TRASFERITE)
Ai tracciati sopradescritti si aggiungono i seguenti percorsi di strade provinciali:
-
la Strada Provinciale SP193bis, con andamento Est-Ovest, che collega i centri di
San Martino Siccomario (in corrispondenza della Strada Provinciale ex-SS596),
Zinasco, Pieve Albignola, Sannazzaro de’ Burgondi, Ferrera Erbognone, Lomello,
Mede, Torre Beretti (in corrispondenza della Strada Provinciale ex-SS494) e
prosegue poi verso Valenza;
-
e la Strada Provinciale SP206, che ricalca l’antico percorso da Voghera a Novara,
con andamento Nord-Sud che si svolge parallelamente alla Strada Provinciale
della Lomellina (ex-SS211) sopradescritta, e che collega i centri di Cassolnovo,
Vigevano e Garlasco, e poi di Dorno, Scaldasole e Ferrera Erbognone (fino alla
Strada Provinciale SP193bis);
-
ed anche il percorso della Strada Provinciale SP183, con andamento Nord-Sud,
che collega i centri di Vigevano, Gambolò, Tromello, Ottobiano, Lomello.
Tutti i suddetti tracciati hanno perso gran parte della loro funzionalità di strade maestre
per il collegamento tra centri maggiori, in ragione dei numerosi interventi che
nell’ultimo periodo si sono realizzati: soprattutto la costruzione di lunghe varianti di
superamento dei centri abitati e la riprogettazione di molte intersezioni tramite svincoli
a raso del tipo “a rotatoria” hanno infatti contribuito alla sistemazione della
circolazione (peraltro non sempre ottimale) in un ottica localistica piuttosto che con un
progetto di rete complessivo. In sostanza la costruzione del sistema della mobilità su
gomma in Lomellina si è realizzato fino ad oggi per interventi parziali, invece che
238
Cfr. http://www.trail.unioncamerelombardia.it/. Il tracciato attraversa da Sud a Nord la parte
occidentale della Pianura Padana, partendo da Pozzolo Formigaro (AL), diramandosi dalla S.S. n.
35 bis, e terminando a Novara. Subito dopo aver attraversato il fiume Po al km 30,332 la Strada
Statale entra in Lombardia, tocca Pieve del Cairo (PV), Lomello (PV) e Mortara (PV), in una zona
completamente pianeggiante, e quindi termina in Piemonte, innestandosi nella S.S. n. 11 "Padana
Superiore" nei pressi di Novara. Il traffico non è particolarmente intenso nella prima parte del
tracciato, salvo quello gravitante sul casello autostradale di Tortona (AL), crocevia tra la A7/26 e la
A21. Nel tratto lombardo, inoltre, la Statale attraversa aree non densamente popolate, se si
escludono i pressi di Mortara (PV), e ciò si ripete in Piemonte, fino a Novara.
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COMUNE DI FERRERA ERBOGNONE (PV) – PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO – RELAZIONE TECNICA ©
tramite un progetto di insieme per le relazioni tra il territorio lomellino e le regioni
circostanti.
Pertanto, proprio in ragione di quanto sopradetto, per quanto riguarda la grande
viabilità nel territorio lomellino, è di fondamentale importanza il progetto di nuova
autostrada Broni–Pavia– Mortara- Vercelli.239
Il progetto preliminare dell’infrastruttura autostradale regionale, redatto a cura del
soggetto promotore (SABROM S.p.a. Società Autostrada Broni-Mortara S.p.a.)240 Tale
progetto relativo all’Autostrada regionale Broni/Strabella–Pavia-Mortara,241 interessa
239
240
241
Cfr. Infrastrutture Lombardia, Autostrada regionale Integrazione del Sistema Transpadano
Direttrice Broni–Pavia-Mortara, redatto ai sensi della Legge Regionale n. 9 del 2001 e del
Regolamento Regionale del 8 luglio 2002, Progetto Preliminare, Parte generale, Relazione sintetica
divulgativa, Settembre 2006, pag. 3. L’Autostrada Regionale Broni-Pavia-Mortara è stata oggetto di
uno Studio di Prefattibilità redatto dalla Direzione Generale Infrastrutture e Mobilità della Regione
Lombardia ed emesso nell’ottobre del 2003. In questo studio sono state ipotizzate tre alternative
progettuali per il completamento del nuovo corridoio alternativo alla A4. La prima ipotesi
consisteva nel collegamento della A21 a Cremona con la A4 a Boffalora, incrociando la A1 a Lodi e
la A7 a Binasco. L’interferenza che questo tracciato avrebbe avuto con progetti viabilistici futuri,
come la Tangenziale Ovest esterna di Milano, e la considerazione del fatto che la prosecuzione
verso ovest avrebbe insistito sul già saturo corridoio della A4, hanno portato a scartare questa
ipotesi. Il secondo possibile tracciato differiva rispetto al primo per il recapito sud, posizionato non
più a Cremona, ma sulla A21 tra Broni e Stradella. Il vantaggio che offriva rispetto al primo
tracciato risiede nel fatto che si connetteva alla tangenziale di Pavia, ma per le stesse osservazioni
citate per la prima soluzione non è stato considerato migliore della terza ipotesi. Questa consisteva
nel collegamento della A21 da Broni con la A26 a sud di Vercelli, con l’aggiunta della connessione
alla tangenziale di Pavia e con il passaggio a sud di Mortara. Successivamente, il Comitato
promotore della tratta autostradale regionale Broni-Pavia-Mortara, costituito su iniziativa della
Provincia di Pavia, ha fatto predisporre uno Studio di Fattibilità che ha definito con maggior
dettaglio le caratteristiche del tracciato autostradale e delle opere ad esso funzionalmente
connesse, individuando nella terza soluzione quella che meglio risolveva le problematiche
trasportistiche ed ambientali dell’area attraversata. Tale studio, trasmesso alla Regione Lombardia
il 10 giugno 2005, è stato quindi oggetto di attente analisi da parte della Società Infrastrutture
Lombarde, cui è stato conferito dalla Regione Lombardia il ruolo di Concedente dell’autostrada
regionale “Integrazione del sistema Transpadano direttrice Broni/Stradella – Pavia – Mortara”, per
verificarne la completezza e confermarne la rispondenza ai criteri indicati nell’art. 3 del
Regolamento Regionale 8 luglio 2002 n. 4 (RR 4/2002) relativo alle “Procedure di concessione
delle autostrade regionali”. La Regione Lombardia, lo ha quindi approvato con delibera
n°VIII/001789 del 25 gennaio 2006, conferendo ad Infrastrutture Lombarde mandato di
procedere all’individuazione del soggetto Promotore. A seguito dello svolgimento di apposita gara,
è stato individuato nella Società SA.Bro.M. S.p.A. il soggetto Promotore incaricato di redigere la
progettazione preliminare della autostrada regionale per il tratto Broni – Mortara interno alla
Regione Lombardia. Inoltre, affinché la Regione possa avere a disposizione un valido ed esaustivo
supporto tecnico per le successive valutazioni da effettuare con soggetti terzi (Ministeri
competenti, ANAS, Regione Piemonte, Provincia di Vercelli, ecc.) in merito al tratto di raccordo in
territorio piemontese, il Promotore ha sviluppato il progetto preliminare anche per il tratto di
completamento con il raccordo A26/4 (da Mortara a Stroppiana).
Cfr. Infrastruttre Lombardia, Autostrada regionale - Integrazione del Sistema Transpadano
Direttrice Broni-Pavia-Mortara, Relazione generale, settembre 2006 (ai sensi della Legge Regionale
n. 9 del 2001 e del Regolamento Regionale n. 4 del 8 luglio 2002, è datato settembre 2006).
Cfr. http://www.regione.lombardia.it/. L’idea di realizzare il collegamento autostradale
Broni/Stradella–Pavia–Mortara nasce nell’ambito dell’attività di partenariato territoriale promossa
dalla Regione, ed in particolare del Tavolo Territoriale di Confronto. L’esigenza di dotare la nostra
provincia di questa autostrada è stata individuata alla sessione tematica del Tavolo Territoriale di
Confronto su “Mobilità ed Infrastrutture in provincia di Pavia” dell’11 luglio 2002. La tratta
dovrebbe avere inizio dall’autostrada A21 Torino-Alessandria-Piacenza, in un punto compreso tra i
caselli di Broni/Stradella e Casteggio/Casatisma, collegandosi in direzione nord al sistema
tangenziale di Pavia, dopo aver superato il fiume Po con un ponte di nuova realizzazione, per poi
piegare verso nord-ovest, collegando Pavia con Mortara e quindi Vercelli, realizzando così il
collegamento est-ovest tra le autostrade A21 (Torino-Piacenza-Brescia) e A26 (Genova-AlessandriaGravellona Toce), intercettando sul territorio provinciale la A7 (Milano-Genova). Il Comitato
Promotore della tratta autostradale regionale Broni/Stradella–Pavia–Mortara ha approvato
all’unanimità, il 9 giugno 2005, lo studio di fattibilità e il 15 dicembre 2005 è stata sottoscritta
una convenzione tra Regione Lombardia e Infrastrutture Lombarde, con la quale quest’ultima si
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direttamente il territorio della Lomellina. Esso ha il principale obiettivo di separare, a
livello regionale, il traffico di scorrimento da quello locale e di offrire un servizio ed
un’opportunità di sviluppo produttivo alle aree attraversate. In sostanza l’idea
dell’autostrada Broni–Pavia–Mortara-Vercelli ha il duplice scopo di spostare gran parte
del traffico di media e lunga distanza che oggi attraversa la Lomellina (e l’Oltrepo
pavese) dalla rete locale alla nuova infrastruttura, e nel contempo di garantire
maggiore accessibilità al territorio che essa serve direttamente.242 Il percorso,
nell’ambito della Provincia di Pavia, si divisibile in due tratte:243
-
la prima da Broni a Gropello Cairoli (ovvero dall’Autostrada A21 alla A7), per una
lunghezza pari a 23,5 km, attraversa tre corsi d’acqua e quattro linee ferroviarie
e presenta quattro svincoli o interconnessioni: interconnessione di Broni con
l’Autostrada A21; svincolo di Verrua Po per il collegamento con la Strada
Provinciale dei Giovi (ex-SS35); svincolo di Pavia Sud per il collegamento con la
Tangenziale Ovest di Pavia, con la Strada Provinciale dei Cairoli (ex-S596);
interconnessione di Gropello Cairoli con l’Autostrada A7; lungo questa tratta è
prevista la realizzazione dell’area di servizio di Carbonara al Ticino;
-
la seconda da Gropello Cairoli a Mortara (ovvero dall’Autostrada A7 alla Strada
Provinciale Vigevanese ex-SS494), per una lunghezza pari a 26,5 km fino al
Comune di Castello d’Agogna, attraversa i Comuni di Gropello Cairoli, Dorno,
Garlasco, Alagna, Tromello, Cergnago, Mortara, Olevano Lomellina, Castello
d’Agogna, ed inoltre attraversa tre corsi d’acqua (Tedoppio, Arbogna ed Agogna) e
due linee ferroviarie, prevede quattro svincoli autostradali, ovvero: lo svincolo di
Garlasco, lo svincolo di Tromello, lo svincolo di Mortara e lo svincolo di Castello
242
243
configura quale Soggetto Concedente e quindi titolare per l’espletamento di tutte le procedure
previste fino al completamento dell’opera. A seguito del bando di gara per l’individuazione del
Soggetto Promotore, è risultata aggiudicataria della procedura un’Associazione Temporanea di
Imprese composta da Autostrade Torino-Milano, Torino- Piacenza, SATAP SpA, Milano–Serravalle,
Milano-Tangenziali SpA, Grassetto Lavori SpA. Nei mesi di giugno e luglio 2006 si sono svolti una
serie di incontri tecnici con i soggetti interessati al percorso, per la raccolta di indicazioni ai fini
della predisposizione del progetto preliminare, che è stato concluso il 21 settembre 2006. Il
confronto è proseguito attraverso l’utilizzo di apposito portale web, così da preparare e facilitare lo
svolgimento della Conferenza dei Servizi sul progetto preliminare, in fase di svolgimento.
Cfr. Infrastruttre Lombardia, Autostrada regionale cit., Relazione sintetica divulgativa, settembre
2006, pag. 4. L’autostrada Broni/Stradella-Pavia-Mortara è stata inserita tra le opere viabilistiche
prioritarie della Regione Lombardia. L’intervento fa parte del pacchetto delle “autostrade
regionali”, unitamente alla Cremona-Mantova ed all’interconnessione Pedemontana-BreBeMi (DGR
n. VII/9865 del 19-07-2002). La nuova infrastruttura si pone l’obiettivo di separare, a livello
regionale, il traffico di scorrimento da quello locale e di offrire un servizio ed un’opportunità di
sviluppo produttivo alle aree dell’Oltrepò e della Lomellina. Infatti tali aree sono connotate da una
scarsa infrastrutturazione viaria che comporta assenza di connessioni gerarchicamente adeguate
tra le maglie della rete primaria (A21 e A7), isolamento della Lomellina e insufficienza di
collegamento tra le città di Broni, Pavia e Mortara. A livello superiore, la nuova arteria va ad
alleggerire il carico di traffico della A4 proponendosi, assieme alle infrastrutture esistenti dell’A1,
A21, A26/4, A4/5 ed A5, come un tracciato alternativo di collegamento tra il centro Italia e il
traforo del Monte Bianco. Considerando che il Veneto ha in programma la prosecuzione della
direttrice verso i porti dell’Adriatico, l’autostrada regionale in studio costituirà un tassello
importante per il completamento, insieme all’Autostrada Regionale Cremona-Mantova e l’attuale
A21, di un corridoio in direzione est-ovest che attraverserà l’intero bacino padano e sarà
completamente alternativo rispetto a quello della A4. In una visione a livello europeo, infine, le
autostrade regionali citate possono essere considerate come gli “anelli mancanti” di una catena
infrastrutturale che va a costituire il “corridoio 5”, che rappresenta una connessione ideale tra
Barcellona e Kiev.
Cfr. Infrastruttre Lombardia, Autostrada regionale cit., Relazione sintetica divulgativa, settembre
2006, pagg. 5-6.
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d’Agogna (quest’ultimo in una prima fase realizzativa si configura come tratto
terminale dell’autostrada e successivamente assumerà la configurazione
definitiva di svincolo); lungo questa tratta è prevista la realizzazione della
stazione di servizio di Alagna (successivamente trasformata in stazione di servizio
di Tromello).
Riassumendo, questa parte del tracciato, lunga 50 chilometri, presenta otto svincoli
(uno ogni 6,25 chilometri circa) e deve superare, tramite cavalcavia e ponti, sei
importanti corsi d’acqua ed altrettante linee ferroviarie.
Per quanto riguarda le caratteristiche dell’infrastruttura, la categoria utilizzata per il
progetto del nuovo asse è la “A” delle autostrade in ambito extraurbano con soluzione
base a due corsie per senso di marcia con velocità di progetto compresa tra 90 ed i
140 km/h.244
Il tracciato si sviluppa per la quasi totalità in rilevato (83%), con un’altezza media sul
piano di campagna pari a circa 2,50m, fatta eccezione per un breve tratto in trincea
(2%) e per i viadotti necessari per oltrepassare corsi d’acqua, linee ferroviarie ed
autostrade (15%).245
Il progetto di autostrada regionale Broni–Pavia-Mortara prevede l’inserimento
ambientale dell’opera tramite fasce di mitigazione, ricuciture del paesaggio,
salvaguardia dei corridoi ecologici, mitigazione degli impatti acustici ed atmosferici.246
Per quanto riguarda gli elementi appartenenti al sistema stradale su ferro e su gomma,
dal punto di vista normativo, è necessario riferirsi ad alcune norme fondamentali
attinenti a caratteristiche specifiche delle infrastrutture, alcune delle quali già citate,
che si riportano in nota.247
244
245
246
247
Cfr. Infrastruttre Lombardia, Autostrada regionale cit., Relazione sintetica divulgativa, settembre
2006, pag. 7.
Cfr. Infrastruttre Lombardia, Autostrada regionale - Integrazione del Sistema Transpadano
Direttrice Broni-Pavia-Mortara, Relazione generale, settembre 2006, pag. 14.
Cfr. Infrastruttre Lombardia, Autostrada regionale cit., Relazione sintetica divulgativa, settembre
2006, pagg. 9-10.
Per le ferrovie è da seguirsi il seguente provvedimento: Decreto del Presidente della Repubblica n.
753 del 1 luglio 1980 (Nuove norme in materia di polizia, sicurezza e regolarità dell'esercizio delle
ferrovie e di altri servizi di trasporto), pubblicato sul Supplemento alla Gazzetta Ufficiale n. 314 del
15 novembre 1980). Per la classificazione ed le caratteristiche delle strade urbane ed
extraurbane, i principali riferimenti legislativi sono i seguenti: Decreto Legislativo n. 285 del 30
aprile 1992 (Nuovo Codice della Strada), pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 114 del 18 maggio
1992, supplemento ordinario, e successive modifiche ed integrazioni; Decreto del Presidente della
Repubblica n. 495 del 16 dicembre 1992 (Regolamento di esecuzione e di attuazione del nuovo
Codice della Strada), pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 303 del 28 dicembre 1992,
supplemento ordinario, e successive modifiche ed integrazioni; Decreto del Ministero delle
Infrastrutture e dei Trasporti D.M. n. 6792 del 5 novembre 2001 (Norme funzionali e geometriche
per la costruzione delle strade, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 3 del 4 gennaio 2002, S.O. n.
5, e s.m.i. Infine riferimenti normativi per le piste ciclabili sono costituiti dalle seguenti norme
statali e regionali: Decreto Ministeriale n. 557 del 30 novembre 1999, pubblicato sulla Gazzetta
Ufficiale n. 225 del 26 settembre 2000, Serie Generale (Regolamento recante norme per la
definizione delle caratteristiche tecniche delle piste ciclabili); Deliberazione di Giunta Regionale n.
VI/47207 del 22 dicembre 1999, pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia –
sussidi tematici – il 12 maggio 2000 (Manuale per la realizzazione della rete ciclabile regionale).
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E’ possibile distinguere l’analisi del sistema della mobilità in Comune di Ferrera
Erbognone secondo la categoria della rete su ferro e di quella su gomma.
Per quanto attiene al sistema del ferro, il territorio comunale di Ferrera Erbognone è
attraversato dalla linea ferroviaria FS141 Pavia-TorreBeretti-Alessandria (la tratta
passante all’interno del territorio comunale di Ferrera è di circa 4,5km), in direzione
Est-Ovest, nella parte Sud del nucleo abitato centrale e qui ha una stazione passeggeri,
localizzata a breve distanza dal centro storico.
Tale linea su ferro consente le connessioni di Ferrera, non solo con le stazioni
intermedie di Cava Manara, Sairano, Zinasco, Pieve Albignola e Sannazzaro de’
Burgondi da un lato, e di Lomello, Mede e Castellaro dall’altro, ma anche con il nodo
ferroviario di Pavia e tramite questo il raggiungimento di altre destinazioni a maggiore
distanza: verso Milano (percorso di circa 29km), verso Casalpusterlengo (circa 43km),
verso Voghera (circa 26km) e verso Mortara (percorso di circa 39km).
Nonostante le possibilità offerte dalla presenza della linea ferroviaria che attraversa il
territorio comunale ferrarino, si deve però sottolineare il basso livello di servizio offerto
da questa tratta, principalmente determinato dai tre seguenti fattori: una limitata
frequenza giornaliera delle corse, una bassa velocità commerciale e un’alta presenza
di passaggi a livello lungo la linea.
Infatti la circolazione sulla linea presenta una bassa frequenza di corse durante tutta la
settimana nei giorni lavorativi, e viene ridotta ulteriormente nei giorni festivi. In effetti
essa è percorsa solo da treni regionali, con una frequenza pari ad una dozzina di treni
giornalieri in direzione Pavia (più precisamente 4 giornalieri e 8 feriali, oltre a 2
circolanti nei giorni festivi) ed altrettanti in direzione Alessandria (più precisamente 3
giornalieri e 9 feriali, oltre a 3 circolanti nei giorni festivi).
TABELLA 38. NUMERO DI CORSE DA FERRERA VERSO PAVIA E ALESSANDRIA
DIREZIONE
CORSE GIORNALIERE
CORSE FERIALI
CORSE FESTIVE
TOTALE
PAVIA
4
8
2
14
ALESSANDRIA
3
9
3
15
(FONTE: REGIONE LOMBARDIA, DIVISIONE INFRASTRUTTURE E MOBILITA’)
In secondo luogo la linea ha una velocità commerciale piuttosto bassa (dell’ordine dei
55km/h), con tempi di percorrenza medi di circa 40-45 minuti per raggiungere la
stazione di Pavia e di circa 40-45 minuti per quella di Alessandria.
Infine vi è da notare che lungo il percorso della linea ferroviaria Pavia-TorreBerettiAlessandria, nella tratta che attraversa il territorio comunale di Ferrera Erbognone, si
trovano ben sei passaggi a livello, ovvero in media uno ogni 650 metri circa. In breve
tutte le strade che attraversano il tracciato ferroviario, siano esse provinciali, comunali
o strade vicinali, sono controllate da un passaggio a livello. L’esistenza di questa
quantità considerevole di passaggi a livello lungo la tratta contribuisce ad
un’inadeguata funzionalità della linea e, nelle ore di punta della mattina e della sera,
provoca code di attesa lungo i percorsi della viabilità ordinaria.
PAGINA 143
COMUNE DI FERRERA ERBOGNONE (PV) – PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO – RELAZIONE TECNICA ©
Oltre a quanto detto sulle potenzialità (teoriche) e le carenze (reali) della linea
ferroviaria Pavia-TorreBeretti-Alessandria, si evidenziano anche i limiti attuali della
stazione FS di Ferrera Erbognone, sia in termini di dotazione interne che esterne.
Si deve rilevare infatti che la stazione ferroviaria di Ferrera, meglio classificata come
fermata non presenziata, non è dotata di alcun servizio interno alla stazione stessa
(non si trovano ad esempio né biglietteria e né self-service per l’acquisto biglietti).248
La stazione ferroviaria di transito del Comune di Ferrera è effettivamente classificata
come piccola stazione, e, come tutte le stazioni appartenenti a questa categoria, è
gestita direttamente dalla società Rete Ferroviaria Italiana (RFI) con il semplice
generico obiettivo di attuare processi atti a garantire il decoro e il mantenimento in
efficienza degli spazi.
Si segnala anche che, oltre alla linea ferroviaria Pavia-TorreBeretti-Alessandria, sono
passanti per il Comune di Ferrera tramite la rete della mobilità su gomma di seguito
descritta, le seguenti linee automobilistiche del Trasporto Pubblico Locale:249
-
Linea Mortara-Voghera (Codice M17 – Gestore: SVA), che collega i seguenti
centri: Mortara, Cergnago, San Giorgio di Lomellina, Ottobiano, Ferrera
Erbognone (bivio), Lomello, Mede, Tortorolo, Pieve del Cairo, Mezzana Bigli,
Cornale, Casei Gerola, Medassino, Voghera; tale linea è a frequenza ferialescolastica con poche corse che coprono l’intero percorso, più frequenti da
Mortara per San Giorgio Lomellina e Mede;
-
Linea Mede-Pavia (Codice M22 – Gestore: Cuzzoni e Gilona), che collega i
seguenti centri: Mede, Lomello, Ferrera Erbognone (corso Repubblica),
Sannazzaro de' Burgondi, Pieve Albignola, Zinasco Nuovo, Mezzana Rabattone,
Zinasco Vecchio, Sairano, Sommo, Cava Manara, Pavia; tale linea è segue lo
stesso itinerario della ferrovia da Pavia verso Torre Berretti e Alessandria.
Per quanto attiene al sistema della mobilità su gomma, il centro abitato di Ferrera
Erbognone sorge lungo il precorso storico principale, costituito dalla strada che collega
Pavia con Alessandria, in direzione Est-Ovest, oggi corrispondenti al tracciato della
Strada Provinciale Alessandria-TorreBeretti–Pavia (Strada Provinciale SP193bis).
Un secondo tracciato, di minore importanza nella maglia viaria lomellina, attraversa il
territorio comunale di Ferrera Erbognone nella parte sud-orientale del territorio
comunale, servendo la grande area produttiva degli impianti petrolchimico e delle
attività vicine, e corrisponde alla Strada Provinciale Lomello-Galliavola-GalliaSannazzaro de’ Burgondi (Strada Provinciale SP28).
Questi percorsi250 consentono le connessioni viabilistiche tra Ferrera Erbognone ed i
centri maggiori di Mortara (distante 20,6 km), Vigevano (distante 26,2 km), Pavia
(distante 27,1 km), ed anche i centri di Mede (distante 11,5 km) e di Gropello Cairoli
(distante 14,0 km), nonché con i percorsi di lunga distanza attraverso l’Autostrada
248
249
250
Cfr. http://www.ferroviedellostato.it/
Cfr. Guida ragionata al trasporto pubblico in Lombardia (a cura di Assoutenti) 2006.
Tali tracciati sono classificabili, ai sensi del Codice della Strada, come strade extraurbane
secondarie (categoria C: strada ad unica carreggiata con almeno una corsia per senso di marcia e
banchine).
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Milano Genova (A7) tramite i caselli autostradali di Gropello Cairoli (verso Milano) e di
Casei Gerola (verso Genova), distanti entrambi meno di quindici chilometri (<15km) dal
centro abitato ferrarino.
Sulla maglia dei due assi primari di attraversamento sopradescritta si innestano i
percorsi della viabilità secondaria,251 che collegano Ferrera Erbognone con i centri
abitati limitrofi:
-
la Strada Provinciale Gropello-Dorno-Valeggio-Ferrera (Strada Provinciale SP19) a
carreggiata unica e senza banchine;
-
la Strada Provinciale Scaldasole-Ferrera (Strada Provinciale SP68) anch’essa a
carreggiata unica e senza banchine;
e anche la Strada Comunale extraurbana della Corradina (identificata in questo
contesto come “SC0A”), che svolge un ruolo importante di connessione comunale tra le
due principali strade che attraversano Ferrera, ovvero tra la SP193bis (Strada
Provinciale Alessandria-TorreBeretti–Pavia) e la SP68 (Strada Provinciale LomelloGalliavola-Gallia-Sannazzaro).
A queste si devono aggiungere i percorsi di due altre strade comunali: la Strada
Comunale extraurbana di Cantaberta (identificata come “SC0B”) e la Strada Comunale
extraurbana di Malandrana (identificata come “SC0C”), che collegano il centro abitato
di Ferrera con la parte Sud del territorio comunale verso la SP28 lambendo ad Ovest la
grande area produttiva del petrolchimico.
TABELLA 39. RETE PRIMARIA E SECONDARIA IN COMUNE DI FERRERA ERBOGNONE
CODICE
PARTENZA
ARRIVO LUNGHEZZA (M) CATEGORIA
SP193b
CONFINE COMUNALE OVEST
CONFINE COMUNALE EST
4.200
“C”
SP28
CONFINE COMUNALE EST
CONFINE COMUNALE SUD-OVEST
2.400
“C”
SP19
CONFINE COMUNALE NORD
CENTRO ABITATO INT. SP193
1.800
“F”
SP68
CONFINE COMUNALE NORD
CENTRO ABITATO INT. SP193
1.300
“F”
SC0A
CENTRO ABITATO INT. SP193
INTERSEZIONE CON SP28
3.500
“F”
SC0B
CENTRO ABITATO
INTERSEZIONE SC0C
1.200
“F”
SC0C
CENTRO ABITATO
INTERSEZIONE SC0A
3.100
“F”
TOTALE
17.500
I TRACCIATI ELENCATI IN TABELLA SONO CLASSIFICATI, AI SENSI DEL CODICE DELLA STRADA, COME
STRADE EXTRAURBANE SECONDARIE (CATEGORIA C: STRADA AD UNICA CARREGGIATA CON ALMENO UNA
CORSIA PER SENSO DI MARCIA E BANCHINE) O COME STRADE LOCALI (CATEGORIA F: STRADA URBANA OD
EXTRAURBANA OPPORTUNAMENTE SISTEMATA NON FACENTE PARTE DEGLI ALTRI TIPI DI STRADE)
Per quanto attiene ai volumi di traffico presenti sulla viabilità all’interno del territorio
comunale di Ferrera, si deve notare anzitutto che il percorso della Strada Provinciale
Alessandria-TorreBeretti–Pavia (SP193bis) presenta i maggiori flussi di traffico (i
recenti dati del 2007 evidenziano che nell’ora di punta della mattina, tra le 7.00 e le
251
I tracciati sono classificabili, ai sensi del Codice della Strada, come strade locali (categoria F:
strada urbana od extraurbana opportunamente sistemata non facente parte degli altri tipi di
strade).
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COMUNE DI FERRERA ERBOGNONE (PV) – PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO – RELAZIONE TECNICA ©
8.00, risultano circa 300 veicoli equivalenti in direzione Sannazzaro e circa 250
provenienti da Lomello, e circa 150 veicoli equivalenti provenienti da Sannazzaro e
circa 50 in direzione Lomello).252
Sulla Strada Provinciale Lomello-Galliavola-Gallia-Sannazzaro de’Burgondi (SP28)
invece i flussi veicolari dell’ora di punta mattutina diminuiscono fortemente (80 veicoli
equivalenti in direzione Sannazzaro e 140 in direzione Pieve del Cairo).253
E ancora meno sono quelli verificati sulla Strada Provinciale Gropello-Dorno-ValeggioFerrera (SP19) e sulla Strada Provinciale Scaldasole-Ferrera (SP68), che sono quasi
irrilevanti. 254
Oltre a ciò è necessario rilevare che le caratteristiche geometriche delle strade
provinciali che interessano il territorio comunale di Ferrera Erbognone, se si eccettuano
i tratti in cui queste attraversano il centro abitato principale, risultano con sezioni quasi
sempre inferiori a quelle specificamente previste dal Decreto Ministeriale del 5
novembre 2001 (Norme funzionali e geometriche per la costruzione delle strade) per
questo tipo di viabilità (strada extraurbana secondaria – C2), ovvero con corsie di 3,50
metri e banchine di 1,25 metri, per un totale di 9,50 metri di piattaforma stradale.
All’interno del Comune di Ferrera Erbognone sono infatti verificate infatti le seguenti
ampiezze di sezione stradale, rilevabili dalla cartografia digitale fotogrammetrica:
-
i due assi principali della Strada Provinciale Alessandria-TorreBeretti–Pavia
(SP193bis) e della Strada Provinciale Lomello-Galliavola-Gallia-Sannazzaro
(SP28) hanno rispettivamente sezione media di sette metri (7,00m) e di sette
metri e mezzo (7,50m) per tutto il tratto comunale;
-
la Strada Comunale extraurbana della Corradina (“SC0A”), che ha un ruolo
importante nella maglia viaria del Comune ferrarino, come già detto, ha sezione
media di cinque metri (5,00m) per tutto il percorso;
-
la Strada Provinciale Gropello-Dorno-Valeggio-Ferrera (SP19) e la Strada
Provinciale Scaldasole-Ferrera (SP68), che servono ai collegamenti minori con i
centri limitrofi posti a Nord, hanno entrambe sezioni medie inferiori ai tre metri e
mezzo (3,50m) per tutto il tratto comunale;
-
e anche la Strada Comunale extraurbana di Cantaberta (“SC0B”) e la Strada
Comunale extraurbana di Malandrana (“SC0C”), strade utili per i collegamenti
verso l’area del petrolchimico, hanno entrambe sezioni medie addirittura inferiori
ai tre metri (3,00m) per tutta la loro estensione.
Da quanto sopra evidenziato, risulta che il ruolo primario rivestito dalle Strade
Provinciali SP193bis e SP28, per le connessioni di Ferrera Erbognone con la rete di
ordine superiore e con i Comuni limitrofi, non corrisponde a caratteristiche delle strade
adeguate.
252
253
254
Cfr. Provincia di Pavia, Piano di Traffico della Viabilità Extraurbana PTVE, marzo 2008, Elaborato 2,
Grafo caricato, Rete stato di fatto 2007, Flussi 2007.
Cfr. ibidem.
Cfr. ibidem.
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E però, soprattutto gli altri percorsi extraurbani con caratteristiche di strade secondarie
e locali, vale a dire Strada Comunale extraurbana della Corradina (“SC0A”), e anche le
Strade Provinciali Gropello-Dorno-Valeggio-Ferrera (SP19) e Scaldasole-Ferrera (SP68),
nonché le Strade Comunali extraurbane di Cantaberta (“SC0B”) e di Malandrana
(“SC0C”), non hanno nemmeno le caratteristiche minime di tracciato previste per le
sezioni delle strade locali, ovvero di almeno 6,50 metri.
Una terza rete del sistema della viabilità, all’interno del territorio comunale di Ferrera
Erbognone, è costituita dal gruppo di Strade Comunali e Vicinali che servono per le
connessioni tra il centro abitato maggiore e i principali complessi cascinali o aree rurali
all’interno del Comune.
Con Deliberazione del Consiglio Comunale del 11 dicembre 1963 è individuata l’elenco
delle Strade Comunali e delle Strade Vicinali di pubblico passaggio del Comune di
Ferrera Erbognone, secondo quanto disposto dalla Legge n.126 del 12 febbraio 1958,
aggiornando un precedente elenco del 1893.255
Tale elenco, oltre a classificare come Strade Comunali esterne i percorsi della Strada
della Corradina (“SC0A”), della Strada di Cantaberta (“SC0B”) e della Strada di
Malandrana (“SC0C”), riporta i seguenti tracciati che risultano evidenziati anche nella
cartografia allegata alla stessa Delibera:
1.
Strada Vicinale Comunale della Cascinetta (identificata con il numero “1”), che
parte dalla Strada della Corradina, raggiunge la Cascina Bosatra, e di qui
prosegue fino alla Provinciale Pavia-Alessandria, oggi SP193bis (con una
lunghezza totale tracciato di 3.300 metri e una larghezza media di 3,00 metri);
2.
Strada Vicinale Comunale della Crimea (identificata con il numero “2”), che parte
dalla Provinciale Pavia-Alessandria, oggi SP193bis, e arriva fino al numero 36 del
foglio 2 (con una lunghezza totale tracciato di 1.900 metri e una larghezza media
di 3,50 metri);
3.
Strada Vicinale Comunale di Galliavola (identificata con il numero “3”), che parte
dalla Strada della Corradina e arriva al fiume Agogna, sul Confine del Comune in
località Molino Caffarella (con una lunghezza totale tracciato di 2.900 metri e
una larghezza media di 3,00 metri);
4.
Strada Vicinale delle Vigne (identificata con il numero “4”), che parte dalla Strada
di Cantaberta e arriva al Confine del Comune di Sannazzaro de’Burgondi (con una
lunghezza totale tracciato di 1.400 metri e una larghezza media di 3,00 metri);
5.
Strada Vicinale dei Casoni (identificata con il numero “5”), che parte dalla Strada
Pavese e arriva al Confine del Comune di Mezzana Bigli (con una lunghezza totale
tracciato di 1.500 metri e una larghezza media di 4,50 metri);
6.
Strada Vicinale del Roggione (identificata con il numero “6”), che parte
dall’estremo dell’abitato di via Roggione al Cavo Quintone, ovvero al numero 33
255
La medesima Delibera di Consiglio Comunale riporta anche le Strade Comunali interne di Ferrera
Erbognone, che corrispondono al seguente elenco (ovviamente riferito all’anno dell’atto, cioè il
1963): via Circonvallazione, via Roggione, vicolo Molino, piazza San Giovanni, via Garibaldi, vicolo
Erbognone, piazza Bertellini, via XX Settembre, via Mazzini, via Roma.
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del foglio 3 (con una lunghezza totale tracciato di 600 metri e una larghezza
media di 3,50 metri).
TABELLA 40. COMUNE FERRERA - ELENCO E CARATTERISTICHE DELLE STRADE VICINALI
ID.
DENOMINAZIONE
LUNGHEZZA (M)
LARGHEZZA (M)
1
STRADA VICINALE COMUNALE DELLA CORRADINA
3.300
3,00
2
STRADA VICINALE COMUNALE DELLA CRIMEA
1.900
3,50
3
STRADA VICINALE COMUNALE DI GALLIAVOLA
2.900
3,00
4
STRADA VICINALE DELLE VIGNE
1.400
3,00
5
STRADA VICINALE DEI CASONI
1.500
4,50
6
STRADA VICINALE DEL ROGGIONE
600
3,50
11.600
I TRACCIATI ELENCATI IN TABELLA SONO CLASSIFICATI, AI SENSI DEL CODICE DELLA STRADA, COME
STRADE LOCALI (CATEGORIA F VICINALE STRADE PRIVATE FUORI DAI CENTRI ABITATI AD USO PUBBLICO)
Si deve sottolineare che, ai sensi degli articoli 1 e 2 del Codice della Strada (Decreto
Legislativo n. 285 del 30 aprile 1992, e successive modifiche e integrazioni), le strade
vicinali sono definite come strade private fuori dai centri abitati ad uso pubblico, e
pertanto sono assimilate alle Strade Comunali. In sostanza è definita strada vicinale
una strada privata gravata da servitù di uso pubblico.
Come si può desumere dai precedenti elenchi, anche in questo caso come
precedentemente evidenziato per le strade provinciali e comunali, primarie e
secondarie, le caratteristiche geometriche delle Strade Comunali extraurbane e vicinali
esistenti in Comune di Ferrera Erbognone, non rispettano minimamente quelle
prescritte dal già citato Decreto Ministeriale del 5 novembre 2001, corrispondenti a
quelle delle strade locali extraurbane a traffico limitano, con sezione pari a 3,25 metri
per corsia e 1,00 metro per banchina, per una larghezza totale della piattaforma
stradale di 8,00 metri.
Tutti i tracciati precedentemente elencati e descritti costituiscono la rete minore del
territorio comunale con valore non solo funzionale ma anche paesaggistico e di
particolare interesse storico.
Per quanto attiene alla viabilità ciclabile,256 si evidenzia la mancanza di piste ciclabili
classificabili come tali all’interno del territorio comunale di Ferrera Erbognone.
Pertanto, allo stato di fatto, la mobilità ciclistica nel territorio comunale di Ferrera si
svolge sui tracciati della viabilità ordinaria, costituita dalle Strade Provinciali, Comunali
e Vicinali, elencate in precedenza, senza però opportuna segnaletica, con una grave
problematica di sicurezza, a causa anche della stessa geometria delle sedi viarie che
hanno carreggiate con sezioni ristrette, come già evidenziato. In sostanza non esiste ad
256
I tracciati ciclabili sono classificabili, ai sensi del Codice della Strada, come strade di categoria F
bis Itinerario Ciclopedonale: strada locale, urbana, extraurbana o vicinale, destinata
prevalentemente alla percorrenza pedonale e ciclabile e caratterizzata da una sicurezza intrinseca
a tutela dell’utenza debole della strada.
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COMUNE DI FERRERA ERBOGNONE (PV) – PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO – RELAZIONE TECNICA ©
oggi un funzionale e sicuro sistema della viabilità ciclabile in Comune di Ferrera
Erbognone, ovvero una rete dei percorsi ciclabili in grado di avere una compatibilità, e
dove possibile un’autonomia, nei confronti della viabilità veicolare.257
L’elaborato del presente Piano di Governo del Territorio (PGT) contrassegnato come
Elaborato DP04 (Quadro conoscitivo del territorio comunale. Il sistema infrastrutturale
e della mobilità– scala 1:10000) costituisce la tavola di riferimento per tutte le
argomentazioni e gli approfondimenti qui svolti.
In sintesi si possono evidenziare le seguenti tematiche relativamente al sistema della
mobilità esistente nel Comune di Ferrera Erbognone:
A.
come si è visto, oltre alla linea ferroviaria Pavia-Alessandria (FS141) passante a
Sud del centro abitato di Ferrera (che è oggi caratterizzata dalla vetustà degli
impianti e da un basso livello di servizio), il sistema della viabilità ferrarino è
composto principalmente da un asse stradale di attraversamento Est-Ovest,
costituito dalla Strada Provinciale Alessandria-Pavia (ovvero la SP193bis) che
passa dentro il centro abitato e storico, a cui si aggiunge la Strada Provinciale
Lomello-Sannazzaro (ovvero la SP28), scorrente a Sud-Est del territorio
comunale; da queste due vie primarie si dipartono una serie di strade locali
(provinciali, comunali e vicinali) che collegano Ferrera ai centri vicini (Scaldasole
e Valeggio) e ai nuclei cascinali ed extraurbani esistenti; la funzionalità di tutte
queste strade presenta però diversi elementi di criticità, che in gran parte sono
ancora da risolvere:
B.
anzitutto permane il problema dell’attraversamento del centro abitato di Ferrera
della SP193bis (Pavia-Alessandria), vale a dire di un asse stradale importante per
la mobilità in questa porzione del territorio pavese; tale problema è risolto solo
per quanto attiene alla velocità dei veicoli all’interno del centro abitato, ridotta
con l’ausilio di impianti semaforici ubicati all’inizio a alla fine del centro abitato
stesso; e però attende ancora risoluzione il problema del passaggio di mezzi
pesanti (e in generale della quantità di traffico) all’interno del centro ferrarino,
essendosi accantonata nel primo Piano di Governo del Territorio (anno 2008) la
soluzione progettuale prevista dal vecchio Piano Regolatore Generale (anno
257
Tale obiettivo è raggiungibile con una duplice pianificazione urbanistica e progettuale: in primis
definendo i percorsi ottimali della rete ciclabile, anche in relazione agli elementi di paesaggio ed ai
servizi esistenti (spazi a verde o attrezzature del parco); in secondo luogo valutando le
caratteristiche dei tracciati per la mobilità ciclistica nei diversi tratti, ovvero se questi si debbano
configurare come percorsi in sede propria, o come corsie preferenziali al margine della carreggiata
stradale, o come itinerari promiscui al traffico automobilistico. In particolare i due requisiti
fondamentali a cui si dovrà attenere la progettazione della rete ciclabile in Comune di Ferrera
Erbognone sono i seguenti, come indicato dal citato Manuale per la realizzazione della rete
ciclabile regionale: anzitutto privilegiare gli ambiti di maggior interesse paesistico o naturalistico; in
secondo luogo privilegiare tutte le infrastrutture esistenti dismesse, quali argini, alzaie e ripe di
fiumi, canali e navigli, tronchi stradali dimessi. I riferimenti normativi per le piste ciclabili sono
costituiti dalle seguenti norme statali e regionali: Decreto Ministeriale n. 557 del 30 novembre
1999, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 225 del 26 settembre 2000, Serie Generale
(Regolamento recante norme per la definizione delle caratteristiche tecniche delle piste ciclabili);
Deliberazione di Giunta Regionale n. VI/47207 del 22 dicembre 1999, pubblicata sul Bollettino
Ufficiale della Regione Lombardia – sussidi tematici – il 12 maggio 2000 (Manuale per la
realizzazione della rete ciclabile regionale).
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COMUNE DI FERRERA ERBOGNONE (PV) – PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO – RELAZIONE TECNICA ©
2000), ovvero la previsione di una strada di circonvallazione o superamento a
Nord dell’abitato ferrarino;
C.
un secondo ordine di problematiche riguarda le sezioni delle strade ferrarine,
sempre inferiori ai minimi individuati dal Decreto Ministeriale del 2001, che
assegna dimensioni alla carreggiata proporzionate al ruolo svolto dalla stessa
nella maglia infrastrutturale; di fatto si verificano sezioni ridotte anche per strade
locali rilevanti per i collegamenti interni a Ferrera, ad esempio la Strada della
Corradina, che costituisce l’unico collegamento diretto, all’interno dell’ambito
comunale, tra le due Strade Provinciali principali, cioè la SP193bis (PaviaAlessandria) e la SP28 (Lomello-Sannazzaro); o anche le Strade Comunali
extraurbane di Cantaberta e di Malandrana utili per i collegamenti verso l’area
del petrolchimico;
D.
sarebbe anche utile la revisione della rete ciclabile di progetto schematizzata dal
Piano di Governo del Territorio vigente, al fine di una sua maggiore definizione e
verifica della fattibilità, anche in relazione al Piano dei Servizi (collegamento tra
le diverse aree per attrezzature pubbliche di uso pubblico e di interesse
generale), agli interventi edificatori futuri (nuove aree residenziali di
trasformazione) e alle aree di pregio ambientale e naturalistico lungo il corso del
Torrente Erbognone che scorre nel territorio comunale con andamento Nord-Sud
e presenta ancora diverse zone boscate.
Si ribadisce che la tavola di riferimento per tutte le argomentazioni e gli
approfondimenti qui svolti è rappresentata dall’elaborato del presente Piano di
Governo del Territorio (PGT) contrassegnato come Elaborato DP04 e intitolato “Quadro
conoscitivo del territorio comunale. Il sistema infrastrutturale e della mobilità– scala
1:10000”.
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COMUNE DI FERRERA ERBOGNONE (PV) – PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO – RELAZIONE TECNICA ©
3.2.
IL SISTEMA DEL TERRITORIO URBANO STORICO E ATTUALE
Oltre all’armatura costituita dal sistema della mobilità e dei trasporti, descritto ed
analizzato nel precedente paragrafo, la nuova Legge per il Governo del Territorio
sottolinea la necessità di indagare anche l’assetto del territorio urbano ed extraurbano,
considerandone anche le principali dinamiche in atto, le criticità e le potenzialità.
Le indagini sull’assetto urbano e insediativo devono approfondire sia gli aspetti
funzionali che morfologici e tipologici che caratterizzano il territorio ed il paesaggio
urbano, nonché i processi socio-economici e culturali, i piani e i progetti che ne hanno
generato gli attuali usi, la configurazione e le relazioni con il territorio. Si devono in tal
senso mettere in rilievo: le diverse fasi di sviluppo del sistema urbano, la stratificazione
delle regole insediative, le trasformazioni dei sistemi funzionali, l’evoluzione
dell’assetto morfologico e tipologico del tessuto urbano ed edilizio (il paesaggio dentro
la città), il sistema dei servizi e l’evoluzione del rapporto tra “forma” urbana e “forma”
del territorio (paesaggio urbano e paesaggio extraurbano).
In prima battuta, questo paragrafo analizza quindi le trasformazioni urbanistiche ed
edilizie del territorio e del nucleo abitato di Ferrera, considerato principalmente sotto il
profilo della costruzione storica territoriale e paesaggistica, tralasciando perciò
informazioni meramente nozionistiche, come le date o i personaggi che si trovano nelle
storie locali, e non sono attinenti all’argomento in oggetto. 258
258
Quale inquadramento storico amministrativo è peraltro utile la sintesi riportata nel sito sulle
istituzioni storiche del territorio lombardo (http://civita.lombardiastorica.it/) a proposito di Ferrera
Erbognone: “In un documento del 999 si trovano citati i nobili Sannazzaro come signori feudatari
della chiesa di Ferrera (Bergamo 1995). Nell’Elenco dei pagamenti di tasse di fodro e di giogatico,
si legge “Secundum breue de Lomellina, Jn Ferraria (…)” (Bollea 1909). La località è inclusa
nell’elenco delle terre del contado di Pavia del 1250 come Ferraria, in Contea Lumellina (Soriga
1913). Nella relazione del 1 novembre 1707 dell’intendente generale Fontana, incaricato di
censire i comuni della Lomellina dal duca di Savoia, Ferrera, comune dipendente da Sannazzaro (e
con il quale concorre per il pagamento dei carichi, in ragione dei due settimi dell’Estimo Rurale),
conta 500 anime. In seguito alla lite col suddetto comune, per separarsi dal suo territorio e
registro, la comunità fa le sue imposte a parte (ASTo, Paesi di nuovo acquisto). Fra le terre
considerate vocali per metà risulta anche Ferrera insieme a San Nazzaro de’ Burgondi (Malagugini
1911). Il comune, nella compartimentazione territoriale sabauda del 1723, insieme a S. Nazaro, fa
parte della provincia Lomellina e dipende dalla prefettura di Mortara (regolamento delle provincie
1723). Nello stabilimento delle province del 3 settembre 1749 viene confermata l’appartenenza di
Ferrera alla provincia Lomellina (stabilimento delle provincie 1749). Dal manifesto senatorio del
17 agosto 1750 si evince che il comune è incluso nel terzo cantone della Lomellina (manifesto
senatorio 1750). In seguito al nuovo censimento delle province del 15 settembre 1775 Ferrera è
confermata alla Lumellina (editto 1775). Il primo decreto napoleonico del 1800 emanato per la
Lomellina sancisce che il dipartimento dell’Agogna è diviso in 17 distretti, o circondari comunali,
Mortara è capoluogo del quinto distretto e Ferrera ne fa parte (legge brumale anno IX). Nella
compartimentazione territoriale del 28 aprile 1806 Ferrera ricade sotto il dominio napoleonico e,
precisamente, nel dipartimento dell’Agogna, distretto di Vigevano, cantone terzo di San Nazzaro di
Borgondi, come comune di terza classe unito a Cassina Ardizzi e Confaloniera, Gattinara, con
popolazione di 1247 abitanti (compartimentazione 1806). Con la compartimentazione del 7
ottobre 1814 Ferrera insieme a Gattinera, fa parte del mandamento di San Nazaro de’ Burgondi,
nella provincia di Mortara (regio editto 1814, ASCVo). Per mezzo del regio editto del 10 novembre
1818 “portante una nuova circoscrizione generale delle provincie de’ regi stati di terra-ferma”,
Ferrera viene inserita nel mandamento di Sannazzaro de’ Burgondi, nella provincia di Lomellina
(regio editto 1818, ASC Casei Gerola). Nella compartimentazione territoriale del 23 ottobre 1859,
Ferrera appartiene al circondario primo di Pavia, mandamento settimo di San Nazzaro e ha una
popolazione di 1994 abitanti (decreto 1859). In seguito all’unione temporanea delle province
lombarde al regno di Sardegna, in base al compartimento territoriale stabilito con la legge 23
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COMUNE DI FERRERA ERBOGNONE (PV) – PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO – RELAZIONE TECNICA ©
Pertanto, senza cominciare la storia urbana di Ferrera Erbognone da tempi
eccessivamente lontani, per i quali sono state fatte talvolta diverse congetture,259 non
sempre verificate e quindi poco attendibili, si può comunque sostenere quanto
segue.260
259
260
ottobre 1859, il comune di Ferrera Erbognone con 1.994 abitanti, retto da un consiglio di quindici
membri e da una giunta di due membri, fu incluso nel mandamento VII di Sannazzaro, circondario I
di Pavia, provincia di Pavia. Alla costituzione nel 1861 del Regno d’Italia, il comune aveva una
popolazione residente di 1.986 abitanti (Censimento 1861). Sino al 1863 il comune mantenne la
denominazione di Ferrera e successivamente a tale data assunse la denominazione di Ferrera
Erbognone (R.D. 8 Febbraio 1863, n.1192). In base alla legge sull’ordinamento comunale del
1865 il comune veniva amministrato da un sindaco, da una giunta e da un consiglio. Nel 1867 il
comune risultava incluso nel mandamento di Sannazzaro de’ Burgondi, circondario di Pavia e
provincia di Pavia (Circoscrizione amministrativa 1867). Popolazione residente nel comune:
abitanti 2.150 (Censimento 1871); abitanti 2.409 (Censimento 1881); abitanti 2.283 (Censimento
1901); abitanti 2.121 (Censimento 1911); abitanti 1.997 (Censimento 1921). Nel 1924 il comune
risultava incluso nel circondario di Pavia della provincia di Pavia. In seguito alla riforma
dell’ordinamento comunale disposta nel 1926 il comune veniva amministrato da un podestà.
Popolazione residente nel comune: abitanti 1.771 (Censimento 1931); abitanti 1.839 (Censimento
1936). In seguito alla riforma dell’ordinamento comunale disposta nel 1946 il comune di Ferrera
Erbognone veniva amministrato da un sindaco, da una giunta e da un consiglio. Popolazione
residente nel comune: abitanti 1.841 (Censimento 1951); abitanti 1.594 (Censimento 1961);
abitanti 1.484 (Censimento 1971). Nel 1971 il comune di Ferrera Erbognone aveva una superficie
di ettari 1.954.
Cfr. ad esempio per gli inizi, le brevi note del classico: Mario Merlo, Castelli Rocche Case - forti Torri
della Provincia di Pavia (a cura della Camera di Commercio Industria Artigianato e Agricoltura di
Pavia), 1971, Volume Primo (Pavese e Lomellina), pagg. 273: “La storia ci ha tramandato poche
notizie sul passato di questo antico borgo. II Pezza ricorda, su un dato del Sòriga, che la locale
chiesa di S. Giacomo fu fondata nell'anno 999 e che il relativo rogito si trova tra le carte di S.
Maiolo che si conservano nella Biblioteca Ambrosiana di Milano. A parte la notorietà goduta
probabilmente dal paese nel medioevo - per il nome di Giovanni, costruttore, unitamente a Jacopo
da Cozzo, del ponte vecchio di Pavia e di quello di Verona, sul fiume Adige (che avrebbe progettato
da solo), sta di fatto che Ferrera fu luogo quasi certamente fortificato, anche se non se ne vedono
segni apprezzabili. All'inizio dell'abitato, entrando da Pavia, si nota a mano destra una torrettacolombaia quadrangolare, con un fregio dentellato in cotti, che potrebbe benissimo essere stata di
compendio di una casa-forte. II nome stesso del paese, anche se di origine incerta, induce a
pensare ad un centro di attività fuori del comune e, come tale, di una certa rilevanza politicoeconomico-sociale. Secondo il Capsoni Ferrera avrebbe derivato il nome dal fatto che vi esisteva
anticamente una vena di ferro, ma il Calvi ritiene più verosimile che l'origine del toponimo risalga al
culto di Giove Faretrio, divinità che aveva forse onori durante il paganesimo.” O anche il sito
http://www.comune.ferreraerbognone.pv.it/storia.php: “La presenza di una comunità organizzata
nel territorio di Ferrera Erbognone è antichissima. Negli anni scorsi lungo il corso del torrente
Erbognone furono ritrovati alcuni reperti della tarda età del bronzo risalenti al 1300-1200 avanti
Cristo. La nascita del borgo si fa risalire all’epoca romana. Dal latino deriverebbe il toponimo
Ferraria, per via di alcune vene di ferro presenti nel sottosuolo: così pensava lo storico pavese Siro
Capsoni. Secondo altri, qui erano presenti alcune attività (ferraria officina) che lavoravano il
metallo. Le versioni sull’origine del nome sono discordanti. Anche l’acqua avrebbe avuto qualità
straordinarie, in grado di temprare il ferro (ferraria aqua). Nel 1874, invece, don Carlo Calvi
sosteneva che Ferrera derivasse da Giove Feretrio, divinità del mondo romano che qui sarebbe
stata adorata con particolare intensità. Anche nel Settecento padre Antonio Portalupi ipotizzava
un’etimologia latina: Ferrera avrebbe sopportato (a ferendo) per lungo tempo le frequenti
esondazioni del torrente Erbognone.”
Si veda il sito http://www.comune.ferreraerbognone.pv.it/storia.php: “Notizie particolari dei suoi
primi secoli di vita non se ne hanno: è fuori di dubbio, comunque, che il borgo fosse già sviluppato
nella tarda età imperiale. A nord dell’abitato correva la via di comunicazione che collegava Ticinum
(Pavia) ad Augusta Taurinorum (Torino) nei secoli dell’Impero romano. In Lomellina l’antica strada
collegava Duriæ (Dorno) a Laumellum (Lomello). In epoca longobarda Ferrera Erbognone seguì le
sorti di Lomello, vicinissima e influente. Lungo i secoli si arriva alla fine del primo millennio dell’era
cristiana. Le prime testimonianze di una comunità organizzata sono rappresentate dalla chiesa di
Santa Maria della Fede o di San Giacomo, di cui si è persa ogni traccia. Secondo le carte sorgeva
nei pressi della ghiacciaia di via Giovanni da Ferrera. Nel Medioevo il borgo fu quasi sicuramente
fortificato: l’unica testimonianza sembra essere la casaforte che sorge nella parte orientale del
paese, verso Sannazzaro. Per un certo periodo, Ferrera fu feudo dei Sannazzarii: il borgo era già
citato in documenti firmati da Federico I Barbarossa nel 1164 e da Enrico IV nel 1311. In un atto
del 4 marzo 1316 si legge di un Francesco Sannazzaro de Ferraria. Nel 1395 a Praga l’imperatore
Venceslao confermava il privilegio del territorio al ramo della famiglia noto come “Sannazzarii da
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Nel territorio rurale lungo il percorso fluviale del torrente Erbognone, a poca distanza
dalla confluenza dello stesso con il maggiore torrente Agogna, il centro abitato di
Ferrera nasce e cresce in corrispondenza di un incrocio singolare tra itinerari che
collegano diversi nuclei abitati, come del resto accade per parecchi centri della
Lomellina. In questo ambito territoriale, interamente pianeggiante, sono infatti le trame
viarie, rappresentate dapprima dai tragitti fluviali e poi da quelli stradali, che articolano
nel tempo l’armatura insediativa.
Ferrera si sviluppa, di fatto, attorno al crocevia di alcune antiche strade, che svolgono
ruoli diversi: una strada principale che collega, in direzione Est Ovest, i centri maggiori
di Sannazzaro e di Lomello, sullo storico percorso via terra tra le città di Pavia e di
Alessandria, ed una serie di itinerari viari minori che uniscono tra loro, attraverso
triangolazioni (e non centuriazioni), Ferrera con i centri circostanti posizionati a Nord,
Scaldasole, Valeggio ed altri, e a Sud il fiume Po.
La posizione strategica di Ferrera è in sintesi dettata, come accade per quasi tutti i
centri lomellini, dalla presenza di punti nevralgici della rete delle acque e della rete di
comunicazione via terra.
Tale particolare posizione geografica di Ferrera e di altri centri lomellini emerge con
evidenza, non tanto dalle vecchie carte cinque e seicentesche,261 ma piuttosto dalla
cartografia storica del Settecento e dell’Ottocento, dove si inizia a vedere il nucleo
abitato ferrarino che si incastra lungo l’itinerario Lomello-Sannazzaro (ovvero PaviaAlessandria) proprio nel tratto in cui si diramano le vie per Ottobiano, per Valeggio, per
Scaldasole verso Nord, e le vie dirette al territorio agricolo, al torrente Agogna e poi al
fiume Po verso Sud. L’intersezione di questi percorsi, destinati ai traffici e agli scambi
di media e lunga distanza tra le città di Pavia e di Alessandria, nonché tra i centri vicini
e i percorsi fluviali, è quindi con ogni probabilità l’occasione che dà origine all’originario
insediamento di Ferrera Erbognone.
A maggiore comprensione di quanto sopra affermato si veda, ad esempio, la cartografia
storica del periodo settecentesco e soprattutto la famosa e più volte pubblicata262
“Carta della Lomellina in otto parti”, senza data ma segnalata come probabilmente del
1765 circa, conservata all’Archivio di Stato di Torino (AST).
Nel Settecento Ferrera Erbognone ha un forte sviluppo, anche demografico, dovuto non
solo alla sua posizione strategica, ma anche all’incremento della attività connesse
all’agricoltura: la sua popolazione raddoppia nell’arco di questi cento anni, passando
dai 500 abitanti di inizio secolo (anno 1707) ai 1.247 abitanti dei primi Ottocento
(anno 1806). Tale impulso produttivo, legato alle attività agricole e ai commerci,
continua in modo sostenuto anche per tutta la prima metà dell’Ottocento,
261
262
Ferraria”. Nel Catasto pavese del 1250 sono citate anche alcune località del paese come
Mellendraria e Domus Marianorum: si può ipotizzare che il primo toponimo sia la cascina
Malandrana, abbattuta circa trent’anni fa. Altri sostengono che il secondo nome sia da attribuire
alla Confaloniera. Per il resto, Ferrera seguì le sorti della famiglia aristocratica dei Malaspina, di cui
rappresentò una parte del feudo dal 1431 fino all’arrivo dei francesi, alla fine del Settecento.”
Si veda ad esempio l’iconografia riportata in: Franco Poma, Imago Chorographica. Cartografia della
Lomellina e del Contado di Vigevano, Società Storica Vigevanese. Arkè Edizioni, 1999.
Cfr. ad esempio Annali di Storia Pavese, n. 4-5, dicembre 1980 (numero dedicato al lavoro
“Uomini, Terre e colture nel ‘700 pavese”).
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considerando che Ferrera arriva a contare all’Unità d’Italia quasi 2.000 abitanti (più
precisamente 1.995 abitanti nel 1859 e 1.986 abitanti nel 1861), quadruplicando
quindi i propri residenti in centocinquanta anni.263
Proprio al primo periodo ottocentesco risale poi, effettivamente, la prima
documentazione di un certo interesse, utile per analizzare e descrivere, nello specifico,
anche le diverse fasi di sviluppo del sistema urbano, e anche extraurbano, di Ferrera.
La “Mappa del territorio di Ferrera”, conservata nell’odierna sede municipale e
risalente all’anno 1831, evidenzia il centro abitato ferrarino, cresciuto attorno all’asse
formato dalla “Strada pubblica di Lomello” e dalla “Strada pubblica che tende a
Sannazzaro”, da cui si dipartono i percorsi verso Nord della “Strada pubblica di
Ottobiano” (antico tracciato oggi scomparso), della “Strada pubblica di Valeggio”, della
“Strada pubblica di Scaldasole”, e verso Sud i numerosi tracciati diretti alla vasta,
varia e fertile campagna e ai corsi d’acqua dell’Agogna e del fiume Po.
Da questa cartografia si evince che il nucleo storico di Ferrera Erbognone non ha
elementi di particolare rilievo, a parte i due principali monumenti costituiti dalla chiesa
parrocchiale dedicata a San Giovanni Battista,264 localizzata lungo la strada principale
e oggi ancora esistente, e dalla chiesa di Santa Maria della Fede o di San Giacomo,
successivamente demolita, localizzata a Sud della prima (proprio in corrispondenza
della superstite ghiacciaia che oggi si trova di fronte alla biblioteca). Il restante dei
fabbricati si dispone “a cortina” seguendo l’andamento dei tracciati viari di
collegamento e in particolare concentrandosi lungo il percorso maggiore di direzione
Est-Ovest, costituito dalla strada che collega Lomello a Sannazzaro. Tra gli edifici civili,
localizzato sul principale percorso che volge a Sud verso la campagna e il fiume Po,
emerge il Palazzo Strada tipico palazzo gentilizio dei piccoli centri della pianura
lombarda e probabile avamposto di proprietà terriere ubicate nel rurale intorno.265
263
264
265
Si vedano i dati riportati in: http://civita.lombardiastorica.it/ a proposito di Ferrera Erbognone.
Si veda il sito http://www.comune.ferreraerbognone.pv.it: “La chiesa parrocchiale, dedicata a san
Giovanni Battista, fu costruita in stile romanico. Prima del XIII secolo la parrocchia dipendeva dal
convento cluniacense di San Maiolo di Pavia: in seguito passò alle dipendenze della chiesa di
Santa Maria di Lomello. L’edificio è citato nelle Rationes decimarum del 1322-23. Nel 1460 la
parrocchiale fu visitata dal vescovo di Pavia: è identificata come “rettoria entro le mura”. Nel 1592
vi arrivò il vescovo sant’Alessandro Sauli in visita pastorale. La chiesa fu restaurata nel XVI secolo
e, in seguito, assunse caratteristiche barocche. Nel XVIII secolo fu ampliata con l’aggiunta delle
due navate laterali. L’ultima costruzione fu l’ampliamento del coro, avvenuto nel 1913. All’interno
si notano cinque altari: l’altare maggiore, in marmo, è di stile barocco. Di fronte si trova un
caratteristico presbiterio a forma di mosaico, realizzato nel 1840. Gli altari laterali, anch’essi in
marmo, risalgono al Settecento. La chiesa conserva anche affreschi dei pittori Villa di Vigevano e di
Annibale Ticinese di Semiana. Notevole anche una statua lignea della Madonna, datata 1766. Nel
1920 don Antonio Cuzzoni fece costruire la grotta di Lourdes, con relativo altare, in memoria dei
soldati di Ferrera morti nella Grande guerra. L’altare della navata destra della chiesa parrocchiale
conserva un pregevole dipinto di Guglielmo Caccia, detto il Moncalvo. Alla fine del Cinquecento il
celebre artista dipinse la Madonna del Rosario. Il cimitero conserva una statua della Madonna del
Carmine, cui è dedicata la cappella centrale. Fu benedetta il 14 luglio 1935 dal parroco, don
Antonio Crotti, e da padre Francesco Pianzola, il celebre predicatore lomellino.”
Si veda il sito http://www.comune.ferreraerbognone.pv.it: “Fra i palazzi civili degni di nota sono
palazzo Strada e l’antica casaforte di corso della Repubblica. Palazzo Strada, alla fine
dell’Ottocento noto come palazzo Spinelli, è situato in via Roma: oggi sede della biblioteca
comunale, conserva alcune pregevoli volte affrescate. La costruzione di corso della Repubblica è
dotata di una torretta con fregio dentellato in cotto: nel XVIII e XIX secolo vi abitarono gli Strada,
famiglia di “nobiluomini”. (…) L’antica ghiacciaia della casata nobiliare degli Strada è una preziosa
testimonianza della civiltà contadina lomellina. La struttura in mattoni a forma sferica, un
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Altra traccia evidente in questa mappa di inizio Ottocento è il sistema canalizio, ovvero
la rete di acque, che circonda il nucleo storico ferrarino e parimenti lo attraversa
trasversalmente da Nord a Sud: in particolare si deve segnalare il percorso della Roggia
Regina che corre parallelamente al corso del torrente Erbognone e che ancora oggi
passa in mezzo il centro antico di Ferrera .
Sempre dalla “Mappa del territorio di Ferrera” del 1831 si vede che il restante del
territorio ferrarino è caratterizzato dalla presenza di numerosi nuclei cascinali che
costellano l’intorno del centro abitato di Ferrera. Tra queste la maggiore è certamente
costituita dalla Cascina Confaloniera, situata ad Ovest del nucleo principale. Tale
configurazione prettamente agricola del territorio ferrarino persisterà per tutto
l’Ottocento e per la prima metà del successivo secolo, come del resto si verifica anche
per gli altri comuni circostanti come ad esempio per Sannazzaro.
Con l’Unità s’inizia peraltro a configurare in parecchi comuni lomellini un primo ed
embrionale sistema di attrezzature pubbliche al sevizio della popolazione locale,
composto in primis da un sistema dell’istruzione localizzato nei centri più importanti,
come nel confinante Sannazzaro, dove nascono nel 1860 l’asilo infantile e,
successivamente, nel 1890 le scuole elementari.266 Risalgono alla fine dell’Ottocento
anche l’istituzione della sede di asilo infantile e scuole elementari, fino alla classe
terza, di Ferrera Erbognone localizzata nell’edificio che oggi è sede municipale.267
In questo periodo viene realizzata altresì la linea ferroviaria tra Alessandria e Pavia,
inaugurata nell’anno 1862, con una stazione anche in corrispondenza del centro
abitato di Ferrera Erbognone, che rafforzerà le connessioni tra i diversi Comuni disposti
lungo l’asse di mobilità su ferro.
Alla fine dell’Ottocento il nucleo storico di Ferrera ha le dimensioni di quello d’inizio
secolo come si constata da quanto riportato nella Carta compilata dall’Istituto
Geografico Militare (IGM) su rilievi del 1882 e del 1884 (costituente la cosiddetta
tavola di prima levatura del centro ferrarino): l’abitato di Ferrera si concentra lungo la
strada che collega Lomello e Sannazzaro e appare circondata da numerosi nuclei
cascinali. I principali percorsi viari individuati in questa cartografia sono ancora quelli
storici composti dal crocevia tra la strada Lomello–Sannazzaro e la strada ValeggioCorradina, nonché dall’itinerario verso Scaldasole. Il nucleo di antica formazione di
Ferrera appare disposto secondo una doppia modalità tipo-morfologica: gli edifici
realizzati a cortina lungo gli assi stradali principali e le grandi corti che si estendono dai
primi verso il circostante territorio agricolo.268
266
267
268
frigorifero ante litteram, era utilizzata per la conservazione del cibo. È visibile fra le vie Roma e
Giovanni da Ferrera.”
Si veda il sito http://www.comune.sannazzarodeburgondi.pv.it/territorio/cenni-storici: “Poco prima,
nel 1860, era stato edificato per volere di Giovanni Antona Traversi, come dono alla moglie, Donna
Claudia , il tuttora esistente asilo infantile, esemplato su modelli di istituzioni educative d'oltralpe.
Nel 1890 sorsero invece le scuole elementari e nel 1932 il nuovo Palazzo Comunale, in stile
piacentiniano e ingombro di bassorilievi inneggianti alla retorica fascista.”
Si veda Umberto De Agostino, L’alba del secolo Ferrera Erbognone dal 1900 al 1909, Edizioni
Clematis, Vigevano, 2008, pagg. 64, 80, 92 e 104.
Sulle vicende di Ferrera a cavallo dei secoli XIX e XX si vedano anche i seguenti due volumidi
recente pubblicazione: Umberto De Agostino, Giorno per giorno. Ferrera Erbognone dal 1890 al
1899, e Umberto De Agostino, L’alba del secolo. Ferrera Erbognone dal 1900 al 1909, Edizioni
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In effetti, fino alla metà del secolo novecentesco l’agricoltura riveste di fatto ancora un
ruolo fondamentale nelle attività dei residenti considerando che una grande parte di
questi abita le numerose e diverse cascine ferrarine e la quasi totalità del territorio
comunale è destinata alle attività agricole.
Nel 1951, come risulta dal censimento statistico di questo anno,269 su 1.841 abitanti
del Comune Ferrera Erbognone 1.252 abitanti risiedono nel centro abitato principale e i
restanti 589 abitanti (ovvero circa un terzo della popolazione totale) risiedono nella
decina di nuclei cascinali sparsi nel territorio agricolo: Cascina Bosatra (38 abitanti),
Cascina Confallonera (133 abitanti), Cascina Corradina (56 abitanti), Cascina Crimea
(25 abitanti), Cascina Furiosa (37 abitanti), Cascina Gallona (35 abitanti), Cascina
Gattinera (60 abitanti), Cascina Gesù (23 abitanti), Cascina Malandrana (60 abitanti),
Cascina Rivolta (51 abitanti), o anche in case sparse (71 abitanti).
Per tutta la prima metà del XX secolo il nucleo abitato di Ferrera rimane circoscritto
entro l’area storica, sviluppatasi lungo la strada di collegamento tra Sannazzaro e
Lomello e a Nord della linea ferroviaria Pavia-Alessandria.
Gli eventi più rilevanti per la storia urbana del Comune di Ferrera Erbognone avvengono
però successivamente al secondo conflitto mondiale.
All’inizio degli anni Sessanta infatti s’insedia, occupando le aree agricole a Sud tra i
centri abitati di Sannazzaro de’ Burgondi e di Ferrera Erbognone, a circa un chilometro
di distanza dall’uno e dall’altro sulla strada verso Pieve del Cairo, la raffineria che
inizierà la propria attività nell’anno 1963, dando origine ad uno dei poli petrolchimici
più importanti d’Italia e d’Europa.270
269
270
Clematis, Vigevano, 2008. Per la Carta complilata dall’Istituto Geografico Militare nel 1923 su
rilievi del 1882-1884 si veda Umberto De Agostino, L’alba del secolo, citato, pag. 141.
Si veda Istituto Centrale di Statistica (ISTAT), IX Censimento generale della popolazione 4
novembre 1951, volume I – Dati sommari per comune, Fascicolo 14 Provincia di Pavia, Soc. Abete,
Roma, 1956 (di seguito abbreviato con “ISTAT 1956”). Sono riportati, oltre al centro abitato di
Ferrera Erbognone, anche i nuclei cascinali di: Confaloniera, Cascinetta, C.na Furiosa, C.na
Malandrana, C.na Corradina tutti a Sud della linea ferroviaria e a Nord quelli di C.na Campalestra,
C.na Cardinala e C.na Erbogna
Cfr. il sito internet dell’ENI (ovvero: http://www.eni.it/it_IT/azienda/storia/la-nostra-storia.page)
dal quale si possono dedurre i seguenti elementi cronologici sulla storia istituzionale dell’ente
petrolchimico: 1926 - Fondazione dell'AGIP (Azienda Generale Italiana Petroli), con obiettivo la
ricerca del petrolio in Italia (nel 1934 AGIP acquisisce la raffineria di Porto Marghera a Venezia,
fondata nel ’26 per iniziativa privata); 1936 - AGIP estende la propria attività nel settore della
raffinazione e della petrolchimica (nello stesso anno viene realizzata la raffineria di Livorno
dall’ANIC, ovvero Azienda Nazionale Idrogenazione Combustibili); 1941 - L'Ente Nazionale Metano,
l'AGIP e altre società danno vita alla SNAM (Società Nazionale Metanodotti), finalizzata alla
costruzione e all'esercizio dei metanodotti, ovvero alla distribuzione e alla vendita del gas; 1953 Nasce ENI (Ente Nazionale Idrocarburi), con Enrico Mattei come primo Presidente, con l’obiettivo di
fornire energia all'Italia “contribuendo in questo modo allo sviluppo industriale del paese”; 1963 Inizio delle attività per le raffinerie di Sannazzaro de' Burgondi e Gela (alla fine degli anni ’60 entra
in esercizio anche la raffineria di Taranto); 1992 - Approvata la legge che trasforma ENI in Società
per Azioni; 1998 - ENI incorpora AGIP, confermando gli obiettivi orientati all’esplorazione e alla
produzione di olio e gas (nel 1999 viene costituita la società ENIPOWER direttamente controllata
da ENI); 2002 - SNAM confluisce in ENI, che con nuova divisione Gas & Power gestisce tutte le
attività relative al gas e all'energia elettrica in Italia e all'estero (in data 1 gennaio 2008 ENI
incorpora anche PRAOIL Oleodotti Italiani s.p.a). Sempre dal sito http://www.eni.it/ si ricavano le
seguenti notizie aggiuntive. Oggi ENI spa è un’impresa integrata nell’energia, impegnata a crescere
nell’attività di ricerca, produzione, trasporto, trasformazione e commercializzazione di petrolio e
gas naturale. Opera nelle attività del petrolio e del gas naturale, della generazione e
commercializzazione di energia elettrica, della petrolchimica e dell’ingegneria e costruzioni, in cui
vanta competenze di eccellenza e forti posizioni di mercato a livello internazionale.
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Nel giro di alcuni anni, ovvero in poco più di un decennio, la capacità produttiva della
raffineria di Sannazzaro e Ferrera raddoppia, ampliando così anche la propria
estensione territoriale, allargando poi in seguito più volte l’area dei depositi di petrolio
greggio nel Comune di Ferrera Erbognone.271
Le attività di approvvigionamento, lavorazione, stoccaggio e spedizione272 arrivano a
coinvolgere non solo l’estesa area su cui insiste la raffineria, ma anche il territorio
circostante con una fitta rete tecnologica di oleodotti che si ramificano proprio a partire
dal sito del polo petrolchimico attraversando tutto il comune ferrarino. Le attività legate
alla raffineria utilizzano progressivamente anche la rete esistente su gomma, e in
minore quantità quella su ferro, per il caricamento via autobotti o tramite cisterne su
rotaia dei prodotti della raffineria.273
271
272
273
Cfr. Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia, n. 52 del 24 dicembre 1980.
Cfr. in sito http://www.eni.it/it_IT/azienda/attivita-strategie/refining-marketing/raffinazione-rf/raffsannazzaro.shtml. (anno 2008) Raffineria di Sannazzaro. Con una capacità di raffinazione primaria
bilanciata di 170 mila barili/giorno e un indice di conversione del 50,9% è una delle raffinerie più
efficienti d’Europa. Situata nella Pianura Padana, rifornisce principalmente i mercati dell’Italia
Nord Occidentale e della Svizzera e la sua elevata flessibilità consente di lavorare un’ampia varietà
di greggi. (…) Nata nel 1963 con una capacità di 5 milioni di tonnellate /anno, raddoppiata nel
1975, ristrutturata tra il 1988 ed il 1992 e potenziata con interventi di miglioramento tecnologico
negli ultimi anni, la Raffineria vanta oggi un livello di complessità e capacità di conversione tra i più
elevati in Europa. Tecnologia ed efficienza, una felice posizione logistica e la flessibilità verso
esigenze di mercato ed ambientali, fanno della Raffineria di Sannazzaro un punto di forza della
Divisione Refining & Marketing dell’Eni. L’impegno della Raffineria non è però rivolto soltanto alle
esigenze di produzione, ma, in linea con le politiche societarie dell’Eni, anche a garantire la
sicurezza e la salute nelle proprie attività, a salvaguardare l’ambiente, ad assicurare un buon
rapporto con il territorio. Per questo la Raffineria si è dotata di efficaci strumenti gestionali, quali
un complesso Sistema di Gestione della Sicurezza ed un Sistema di Gestione Ambientale che ha
ottenuto la Certificazione Internazionale ISO 14001. (…) Ciclo operativo. La Raffineria, posizionata
al centro del triangolo industriale Torino-Milano-Genova, soddisfa le richieste di energia dell’area
più industrializzata d’Italia. Questa collocazione ha inoltre suggerito di sviluppare una fitta rete di
rifornimento e distribuzione via oleodotti, minimizzando così l’impatto ambientale ed i costi
connessi al trasporto e alla movimentazione dei prodotti petroliferi su strada e garantendo un
rifornimento puntuale e più veloce. (…) Sistema di approvvigionamento. La raffineria è collocata
lungo il percorso dell’oleodotto che collega il terminale di Genova con la Svizzera Francese. La
quantità di greggio ricevuta da Genova, proveniente via nave principalmente da Russia, Africa,
Nord Europa, e Medio Oriente, ammonta a circa il 90%. La restante quantità proviene dal
giacimento di Villafortuna presso Trecate (NO), anche essa mediante apposito oleodotto. (…)
Flusso di lavorazione. La trasformazione del petrolio grezzo in prodotti finiti avviene attraverso fasi
successive che comportano l’utilizzo di diversi tipi di impianti. (…) Stoccaggio. La Raffineria dispone
di un parco di 170 serbatoi per una capacità complessiva di stoccaggio di oltre 2,3 milioni di metri
cubi. Il greggio viene suddiviso in base alle caratteristiche e stoccato in 11 serbatoi aventi capacità
unitaria di 35 mila e 120 mila metri cubi. Il greggio ed i vari prodotti vengono stoccati in serbatoi di
diversa tipologia. Per evitare la formazione di miscele esplosive da idrocarburi ed aria, i prodotti
volatili, quali il petrolio greggio, la benzina ed il kerosene, vengono stoccati in serbatoi a tetto
galleggiante, tutti dotati di doppia tenuta ad anello liquido per evitare evaporazione di idrocarburi
leggeri nell’ambiente. In particolare i serbatoi di kerosene a tetto galleggiante sono dotati di una
ulteriore copertura per evitare contaminazione da acqua piovana. Per i prodotti più pesanti, quali
gasolio ed olio combustibile, si ricorre invece a serbatoi a tetto fisso. I serbatoi per lo stoccaggio
dei prodotti pesanti ad alta viscosità, quali bitume ed olio combustibile, sono coibentati e dotati di
impianto di riscaldamento con vapore e/o olio diatermico. Tutti i serbatoi sono protetti da
dispositivi antincendio e sono circondati da appositi argini di protezione che costituiscono i
cosiddetti bacini di contenimento necessari a contenere, in caso di grosse perdite, il prodotto
stoccato nel serbatoio stesso. Lo stoccaggio del Gpl avviene in particolari strutture a pressione
separate e protette. Dal 2000 la Raffineria ha predisposto uno stoccaggio di Gpl che fa uso di
sigari tumulati.
Cfr ibidem. (anno 2008) La Raffineria di Sannazzaro copre il fabbisogno di prodotti petroliferi di
gran parte della Lombardia, del Piemonte, della Liguria e dell’Emilia, utilizzando un sistema misto
di trasporti: oleodotti, autobotti, e ferrocisterne. Inoltre vengono riforniti alcuni depositi in Svizzera
ed Austria. Il 75% dei prodotti viene spedito attraverso oleodotti che collegano la Raffineria ai
grandi depositi di Rho (MI), Volpiano (TO), Fiorenzuola (PC), Arquata (GE) e Genova. Per il
caricamento via autobotti, la Raffineria dispone di 30 pensiline dalle quali possono essere caricati
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Nel frattempo finalmente, nella seconda metà degli anni Settanta, come accade per
molti comuni lomellini, anche il comune di Ferrera Erbognone si dota di un Programma
di Fabbricazione con annesso Regolamento Edilizio. Esso è approvato dalla Regione
Lombardia nel 1975, e successivamente variato nel 1978 e poi nel 1982.274
Nello stesso periodo, alla fine degli anni degli anni Settanta, si provvede alla
costruzione del centro sportivo comunale, localizzato a Sud della linea ferroviaria lungo
la strada della Corradina.275
Alla sequenza di ampliamenti della raffineria, che si succedono senza soluzione di
continuità per tutto l’ultimo quarto del Novecento, si aggiungono nel contempo ulteriori
elementi di trasformazione urbanistica, vale a dire nuove attività disposte
perifericamente allo stesso polo produttivo dell’Eni, che vanno ad intaccare ancor più lo
storico paesaggio del territorio agricolo di Ferrera.
Si deve in effetti evidenziare che, proprio a partire dagli anni Settanta e poi negli
Ottanta e Novanta, nel Comune di Ferrera si sviluppano anche alcune attività
localizzate proprio nell’intorno del polo petrolchimico. Tra queste si trovano: anzitutto,
un impianto di stoccaggio provvisorio di rifiuti speciali, localizzato dalla ditta “Snam”
lungo la strada provinciale per Pieve del Cairo;276 poi una discarica per rifiuti speciali
della ditta “Agip”, autorizzata dalla Giunta Regionale nel 1989 e realizzata per lotti in
diverse fasi;277 e inoltre un’attività di stoccaggio di rifiuti, sita dalla ditta “Allevi” in
località Gallona di Cascinazza, per la quale nel 1985 viene ordinata dalla Giunta
Regionale lombarda la chiusura e la bonifica, poi, l’anno dopo, di nuovo autorizzata con
prescrizioni per l’utilizzo di rifiuti speciali in agricoltura, e successivamente ancora
autorizzata nel 1991 e poi nel 1996 per un impianto di compostaggio, consolidandosi
mediante progressivi ampliamenti e autorizzazioni.278
274
275
276
277
278
tutti i tipi di prodotto. Le operazioni di carico e pesatura hanno raggiunto un elevato livello di
automazione che consente di avere una movimentazione media di 300 autocisterne al giorno. Altre
pensiline consentono inoltre di caricare fino ad 60 cisterne su rotaia, movimentate nel raccordo
ferroviario interno allo stabilimento.
Cfr. Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia, n. 29 del 19 luglio 1978; e Bollettino Ufficiale
della Regione Lombardia, n. 7 del 17 febbraio 1982.
Cfr. Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia, n. 14 del 5 aprile 1978.
Cfr. Delibera di Giunta Regionale n. 4/4753 del 20 dicembre 1985, pubblicata nel Bollettino
Ufficiale della Regione Lombardia, n. 39 del 24 settembre 1986; e inoltre Delibera di Giunta
Regionale n. 5/11933 del 30 luglio 1991, pubblicata nel Bollettino Ufficiale della Regione
Lombardia, 1 Supplemento Straordinario al n. 49 del 1 dicembre 1992.
Cfr. Delibera di Giunta Regionale n. 4/41273 del 4 aprile 1989; e Delibera di Giunta Regionale n.
5/28336 del 14 ottobre 1992, pubblicata nel Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia, 2
Supplemento Straordinario al n. 17 del 29 aprile 1993; Delibera di Giunta Regionale n.6/9688 del
1 marzo 1996, pubblicata nel Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia, 2 Supplemento
Straordinario al n. 35 del 29 agosto 1996; Delibera di Giunta Regionale n.6/23362 del 20
dicembre 1996, pubblicata nel Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia, 1 Supplemento
Straordinario al n. 29 del 15 luglio 1997.
Cfr. Delibera di Giunta Regionale n. 4/4725 del 20 dicembre 1985, pubblicata nel Bollettino
Ufficiale della Regione Lombardia, n. 39 del 24 settembre 1986; Delibera di Giunta Regionale n.
4/10328 del 17 giugno 1986, pubblicata nel Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia, 1
Supplemento Straordinario al n. 9 del 4 marzo 1987; Delibera di Giunta Regionale n. 5/13068 del
24 settembre 1991, pubblicata nel Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia, 1 Supplemento
Straordinario al n. 18 del 28 aprile 1992; Delibera di Giunta Regionale n. 6/12363 del 24 aprile
1996, pubblicata nel Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia, 1 Supplemento Straordinario al
n. 36 del 5 settembre 1996.
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All’inizio dell’anno 1987, messo da parte il vecchio Programma di Fabbricazione, entra
in vigore il primo Piano Regolatore Generale (PRG) del Comune di Ferrera Erbognone,
elaborato negli anni precedenti dall’architetto Giuseppe Boatti e approvato poi con
deliberazione della Giunta Regionale, nella quale viene stabilito perentoriamente che
tutti gli ambiti assoggettati a pianificazione attuativa previsti dal PRG sono da
considerarsi di competenza comunale.279
In breve tempo lo stesso PRG viene variato e riapprovato dalla Giunta Regionale nel
1991280 (variante elaborata dall’architetto Gianni Ramella) e ancora nel 1995281
(nuova variante elaborata dallo stesso architetto Gianni Ramella) e nel 2000 (variante
elaborata dall’ingegnere Vittorio Fuggini) tutti conclusi tramite atto approvativo
regionale.282 A questi succedono alcune varianti parziali e non sostanziali, che
sistemano le previsione dell’ultima versione del PRG, utilizzando i meccanismi previsti
dalla allora vigente Legge Regionale n. 23 del 1997, varianti elaborate rispettivamente
nel 2001, nel 2002, nel 2003 e nel 2004 dall’ingegnere Vittorio Fuggini e tutte
approvate in via definitiva dal Consiglio Comunale.283
In sintesi il Piano Regolatore Generale (PRG) del Comune di Ferrera Erbognone, vigente
fino all’approvazione e all’entrata in vigore nel 2008 del primo PGT (si veda infra),
conferma le aree residenziali del nucleo abitato storico con pochi ampliamenti a
carattere abitativo connessi alle aree centrali e però delinea e consolida quale
caratteristica principale del Comune ferrarino la sua natura di centro destinato alle
attività produttive piccole e grandi, esistenti e di progetto, sparse sul territorio
consistenti in: una serie di aree produttive piccole e medie localizzate intorno al centro
abitato e concentrate in particolare ad Ovest dello stesso, per le quali prevede la
possibilità di completamento e di espansione (per un totale di oltre 25 ettari); e la
grande superficie del polo petrolchimico e delle sue necessarie aree di espansione (per
un totale di circa 250 ettari). Di fatto quindi circa 275 ettari, cioè oltre il 14% dell’intero
territorio comunale, è destinato dal PRG di Ferrera agli usi produttivi e per la quasi
totalità a quelli connessi al polo petrolchimico. Si deve notare anche che lo stesso
Piano Regolatore Generale individua il percorso di una strada di circonvallazione da
realizzarsi a Nord del centro abitato al fine di evitare il traffico di transito e di
attraversamento all’interno del centro storico ferrarino.
279
280
281
282
283
Cfr. Delibera di Giunta Regionale n. 4/18044 del 24 febbraio 1987, pubblicata nel Bollettino
Ufficiale della Regione Lombardia, Serie Inserzioni n. 16 del 22 aprile 1987.
Cfr. Delibera di Giunta Regionale n. 5/5040 del 22 gennaio 1991, pubblicata nel Bollettino
Ufficiale della Regione Lombardia, Serie Inserzioni n. 16 del 17 aprile 1991.
Cfr. Delibera di Giunta Regionale n. 5/68549 del 18 maggio 1995, pubblicata nel Bollettino
Ufficiale della Regione Lombardia, Serie Inserzioni n. 25 del 21 giugno 1995.
Cfr. Delibera di Giunta Regionale n. 6/47948 del 28 gennaio 2000, pubblicata nel Bollettino
Ufficiale della Regione Lombardia, Serie Inserzioni n. 6 del 9 febbraio 2000.
Cfr. nel sito http://www.cartografia.regione.lombardia.it/mosaico20/Home_Mosaico.jsp i seguenti
atti deliberativi citati ovvero: Delibera di Consiglio Comunale n.21 del 30 agosto 2001 (Modifica
del perimetro del piano attuativo dell'area artigianale industriale di espansione da assoggettare a
piano attuativo autonomo); Delibera di Consiglio Comunale n.20 del 30 settembre 2002 (Inserisce
piano di recupero); Delibera di Consiglio Comunale n.4 del 21 marzo 2003 (Variazione di
destinazione d'uso dell'area interessata all'ampliamento del centro assistenziale per anziani);
Delibera di Consiglio Comunale n.11 del 23 aprile 2004 (Inserimento comparti edificabili, aree a
standard e viabilità).
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In questo periodo, ovvero nell’ultimo quarto del secolo scorso, il centro abitato di
Ferrera Erbognone si sviluppa intanto allargando la sua estensione al di là
dell’originario nucleo di antica formazione, dando origine ad un nuovo tessuto
circostante con destinazione prevalentemente residenziale di tipo estensivo (quasi
esclusivamente con tipologia monofamiliare, bifamiliare e a schiera), all’interno del
quale si inseriscono anche alcune nuove attività artigianali localizzate in particolare a
Nord dell’abitato, permanendo altresì diverse attività agricole entro il centro edificato
stesso. Questo tessuto, con destinazione in prevalenza abitativa, ma con parziali
incastonature di piccole attività produttive o agricole, è quello che caratterizza ancora
di fatto il centro abitato ferrarino.284 Ma l’aspetto più rilevante del territorio comunale
di Ferrera Erbognone permane quello legato al paesaggio del polo petrolchimico e delle
aree ad esso circostanti.
Con l’inizio del nuovo millennio, in aggiunta alle attività nate attorno al polo
petrolchimico, nel 2002,285 a seguito di parere favorevole della Regione Lombardia e
del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio di concerto con il Ministero per i
284
285
Cfr. Comune di Ferrera Erbognone, Piano di Governo del Territorio PGT, Documento di Piano,
Relazione, 2008, pagine 10-11: “3. Caratteri morfologici e distributivi del costruito. L’abitato di
Ferrera Erbognone si caratterizza urbanisticamente lungo un asse di formazione sulla direttrice
est-ovest: i fronti del costruito prospicienti risultano essere compatti ed altimetricamente
omogenei. La viabilità secondaria comprende – in una forma ellittica leggermente allungata
sull’asse principale – l’intero costruito: il tracciato della linea ferroviaria Pavia-Alessandria
costituisce il limite a sud. La tipologia delle costruzioni evidenzia una comune origine di corti
agricole consecutive ben conservate – per quanto riguarda il tracciato planimetrico – soprattutto
all’ingresso del paese percorrendo Corso della Repubblica da est ad ovest, sul suo lato destro.
Nella parte baricentrica dell’abitato, individuata da piazza San Giovanni e piazza Bartellini – ove ha
sede il Municipio – troviamo costruzioni che, nate sul tracciato della cascina lombarda, hanno
saturato la superficie interna originariamente adibita ad aia: gli edifici sono tipologicamente dei più
vari e seguono esclusivamente la logica dell’ampliamento di corpi già esistenti. Discorso a sé
stante è quello della piccola porzione di edifici interclusa tra via Garibaldi ed il torrente Erbognone:
qui la presenza di vecchie abitazioni fatiscenti si alterna a costruzioni adibite un tempo al ricovero
di animali da cortile ed al foraggio per la loro alimentazione. Le zone periferiche si possono così
riassumere: a nord, est ed a sud vi sono le costruzioni a bassissima densità abitativa di recente
costruzione mentre ad ovest vi è la presenza della zona artigianale ed industriale. Riferimenti
importanti e caratterizzanti il costruito esterno al centro abitato sono le cascine. Si caratterizzano
per la forma a quadrilatero chiuso su tutti i lati: la loro presenza definisce e sottolinea il territorio
dell’agricoltura estensiva. Le caratteristiche tipologiche rimangono intatte anche se le
trasformazioni tecnologiche operate dalla produzione degli ultimi anni hanno portato al proliferare
di oggetti edilizi estranei alla tradizione.”
Nel 14 maggio 2002 viene inaugurato a Ferrera Erbognone, in provincia di Pavia, il cantiere per la
costruzione della nuova centrale termoelettrica a ciclo combinato di EniPower. Si tratta della prima
nuova centrale realizzata in Italia dopo l'apertura del mercato elettrico italiano. Alla cerimonia di
inaugurazione hanno partecipato il Presidente e l'Amministratore Delegato dell'Eni, Gian Maria
Gros-Pietro e Vittorio Mincato, il Presidente e l'Amministratore Delegato di Enipower, Alfredo
Moroni e Giovanni Locanto. Si veda: Grazia Maria Mottola, Nel Pavese 1.200 megawatt accanto
alla raffineria. Ma non ci sono i piani per l'impatto ambientale, in Corriere della Sera, 25 settembre
2003, pagina 54: “A poco più di 20 chilometri dalla centrale elettrica di Voghera, stanno nascendo
le strutture per il mega-impianto Enipower di Ferrera Erbognone, nell'area dove sorge la raffineria
Agip. Lungo la statale che lambisce la più grande sede delle industrie Eni, sottoposta a
sorveglianza militare dall' 11 settembre del 2001 (è uno dei 200 obiettivi sensibili in Italia) è già
possibile vedere i tre camini del complesso, di cui uno da poco funzionante. La centrale, con una
potenza di 1.200 megawatt, è tra le più importanti fra quelle autorizzate dal ministero. Fra le tre
previste in provincia di Pavia, risulta anche la meno problematica. Ma, nonostante non abbia
trovato l'aperta opposizione degli ambientalisti, non è lontana dal dibattito sul territorio. Secondo
gli ecologisti locali, in teoria la costruzione dell'impianto avrebbe dovuto essere un'occasione per
ridurre l' impatto ambientale della raffineria. Ma i progetti che l'Eni era obbligata a presentare,
secondo gli accordi previsti dal ministero che hanno accompagnato la valutazione di impatto
ambientale, non si sono ancora visti. Così dalla vicina amministrazione di Sannazzaro de' Burgondi,
il comune dove è previsto il maggior impatto sul territorio, arriva l'avvertimento: «Faremo di tutto
per sollecitarli».
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Beni e le Attività culturali, s’inizia la realizzazione del progetto di una Centrale di
produzione di energia elettrica a ciclo combinato, alimentata a gas naturale e gas di
sintesi, e di impianto di gassificazione idrocarburi pesanti, localizzata in Comune di
Ferrera Erbognone, presso l’area Agip Petroli.286 L’impianto di tale Centrale
cogenerativa a ciclo combinato, realizzata dalla società Enipower, viene attivato
concretamente tra il 2003 e il 2004.287
Nell’anno 2008 viene approvato definitivamente con deliberazione del Consiglio
Comunale il primo Piano di Governo del Territorio (PGT) del Comune di Ferrera
Erbognone, elaborato ai sensi della Legge Regionale n.12 del 2005 e s.m.i.288 Il PGT
del 2008 evidenzia quali obiettivi primari della pianificazione locale ferrarina non tanto
quelli legati agli aspetti quantitativi ma quelli tesi alla qualità degli interventi e delle
trasformazioni.289
286
287
288
289
Cfr. il seguente fascicolo illustrativo: Snamprogetti, Agip Petroli, Nuova centrale alimentata a gas
naturale e gas di sintesi. Sintesi non tecnica, 2002 (“L'Impianto di Gassificazione sarà in grado di
convertire in gas combustibile 50 t/h idrocarburi pesanti provenienti dalla Raffineria. La nuova
Centrale sarà composta da tre gruppi a ciclo combinato per un totale di 1200 MW elettrici.“) Si
veda anche : proponente: AGIP PETROLI; studio eseguito da: SNAMPROGETTI, Progetto di una
Centrale Elettrica a ciclo combinato alimentata con gas naturale e gas di sintesi e dell'impianto
associato di gassificazione in Comune di Sannazaro de' Burgondi e Ferrera Erbone (PV) /
Procedura di Valutazione di Impatto Ambientale nazionale (avviata in data 28 agosto 2000,
conclusa con Decreto regionale n.3709 del 5 marzo 2001 e con Decreto ministeriale n.7012 del
20 marzo 2002)
Cfr. il seguente fascicolo illustrativo: Enipower, Lo stabilimento di Ferrera Erbognone, 2006 (“Lo
stabilimento, ubicato nel Comune di Ferrera Erbognone (Pavia) nelle adiacenze della Raffineria Eni
Divisione R&M di Sannazzaro de’ Burgondi, è il primo impianto realizzato in Italia dopo la
liberalizzazione del mercato elettrico. La centrale cogenerativa a ciclo combinato, avviata tra il
2003 e il 2004, ha una potenza complessiva di 1030 MW suddivisa su tre gruppi: due di essi da
circa 390 MW sono alimentati a gas naturale mentre il terzo, da circa 250 MW è alimentato con
una miscela di gas naturale e gas di sintesi prodotto dalla Raffineria. La tecnologia adottata del
ciclo combinato cogenerativo rappresenta la Miglior Tecnologia Disponibile nell’ambito della
produzione termoelettrica, in quanto consente di raggiungere la più elevata efficienza nella
produzione congiunta di calore ed elettricità. La Società. Nata nel 1999, EniPower è la Società
dell’Eni responsabile dello sviluppo del business elettrico. EniPower oggi dispone di sette impianti
produttivi con una potenza installata di circa 4.500 MW. (…) La produzione. La centrale produce
annualmente circa 6.500 GWh di energia elettrica e 1.200.000 t di vapore tecnologico ceduto alla
Raffineria. L’energia elettrica è trasmessa per il 98% alla rete di trasmissione nazionale; la quota
residua è ceduta allo stabilimento di produzione di gas tecnici Air Liquide. Il consumo annuo per le
produzioni, è di circa 1,1 miliardo di metri cubi di gas naturale e 900 milioni di metri cubi di gas di
sintesi. La capacità produttiva di energia elettrica dello Stabilimento di Ferrera Erbognone copre
circa il 2 % dei consumi nazionali.”)
Cfr. Delibera di Consiglio Comunale n.6 del 20 marzo 2008, PGT pubblicato nel Bollettino Ufficiale
della Regione Lombardia, Serie Inserzioni n. 18 del 30 aprile 2008.
Cfr. Comune di Ferrera Erbognone, Piano di Governo del Territorio PGT, Documento di Piano,
Relazione, 2008, pagine 19-20: “8. Linee strategiche generali. In una fase storica di stagnazione
economica che lascia prospettare modeste possibilità di crescita per le aziende, accompagnata ad
andamenti demografici naturali che dalla crescita zero tendono a valori negativi, è assai
problematico intravedere possibilità di sviluppo per un piccolo centro a vocazione agricola, per di
più isolato rispetto alla grande viabilità regionale, quale è Ferrera Erbognone, dotato di un territorio
vasto (oltre 19 km quadrati) e di una popolazione quantitativamente assai modesta (1.103
abitanti). In questa situazione, la prospettiva più attendibile nella quale operare resta quella del
ripiegamento interno, volto a ricercare il massimo della valorizzazione delle risorse esistenti,
puntando esclusivamente alla qualità, nelle sue varie espressioni: la qualità della vita, in primo
luogo, basata su condizioni abitative che possono godere di ampi spazi e della quiete propria della
campagna; la qualità dei servizi alla persona, nei limiti determinati dalla consistenza demografica,
che escludono dotazioni ai livelli superiori, comunque rintracciabili in un contesto territoriale
accettabile; la qualità del costruito, convogliando le iniziative immobiliari soprattutto sul recupero e
la valorizzazione dell’esistente e il consolidamento del tessuto urbanizzato; la qualità dell’offerta di
lavoro, incentivando la localizzazione di nuove unità locali che consentano la conservazione delle
condizioni occupazionali; la qualità dell’ambiente fisico, volta alla valorizzazione del contesto
agricolo, alla individuazione di luoghi di eccellenza, alla definizione di percorsi ciclabili, alla
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In questa tendenziale ottica il Piano di Governo del Territorio approvato nel 2008 pone
come prima azione di qualità il recupero del centro storico di Ferrera Erbognone, con
particolare attenzione alla sua fruibilità, al risanamento delle parti degradate
soprattutto delle corti e alla rivitalizzazione e messa a sistema degli spazi pubblici
aperti costituiti dalle quattro piazze (della chiesa, del municipio, della biblioteca e della
stazione).290 In secondo luogo lo stesso PGT del 2008 evidenzia la priorità conferita
alle aree centrali per quanto riguarda le potenziali aree di completamento e
trasformazione a carattere prevalentemente residenziale e d’incremento della
dotazione di servizi, stimolando precipuamente la ristrutturazione urbanistica di aree
dismesse e l’edificazione di aree interne ancora inedificate oppure in stretta
connessione con l’area urbanizzata (aree di trasformazione numero 3, 5, 5 e 8).291
290
291
protezione con barriere visive dell’insediamento petrolchimico. Il presente Documento di Piano,
base per la futura gestione del territorio di Ferrera Erbognone intende pertanto perseguire questi
obiettivi, nella consapevolezza delle difficoltà derivanti dalla piccola dimensione, laddove le
quantità assumono valori marginali elevati, quanto più si parte da dati numerici di modesta entità.
Innescare processi di trasformazione qualitativa in un contesto minuto e fragile implica
l’accettazione dei tempi lunghi, obbliga all’attenzione su ogni dettaglio e impone un uso oculato e
ottimale delle risorse disponibili.”
Cfr. Comune di Ferrera Erbognone, Piano di Governo del Territorio PGT, Documento di Piano,
Relazione, 2008, pagine 20-22: “9. Nucleo storico. Come già indicato al paragrafo 1, nell’esame
dell’edificazione risultante dalla prima levata I.G.M. e dell’evoluzione successiva del costruito,
l’impianto urbano di Ferrera Erbognone nella sua porzione più antica è informato a grande
semplicità ed è caratterizzato da una serie di corti agricole, sostanzialmente uniformi, tutte
attestate sull’asse viario centrale, senza l’emergenza di un punto particolare di eccellenza. Gli
obiettivi che, nell’ottica delle linee strategiche generali, si deve porre il Piano di Governo del
Territorio per il nucleo storico consistono nel consolidamento e nella valorizzazione dei caratteri
morfologici originari e nell’individuazione di un ambito territoriale specifico al quale attribuire un
ruolo riconoscibile di centralità. La conservazione delle corti e della compattezza complessiva
dell’insediamento deve costituire il criterio ispiratore di ogni intervento sul nucleo storico, che a
sua volta deve basarsi soprattutto sul progressivo recupero edilizio dell’esistente e sulla ricucitura
delle situazioni di frangia. In particolare devono essere individuate formulazioni normative che
incentivino la liberazione delle corti dalle superfetazioni accumulatesi nel tempo, che riguardano
edifici accessori o precari, fortemente penalizzanti i caratteri del contesto. Gli interventi di
ristrutturazione e di restauro conservativo devono riguardare l’edificazione di bordo con la
trasformazione d’uso in senso residenziale dei rustici, conservando libere e permeabili le superfici
interne, che di norma devono essere aperte e – garantita ogni forma di sicurezza – devono essere
percorribili al pubblico transito. A questo proposito ogni intervento deve provvedere ad una corretta
soluzione per la sosta degli autoveicoli, che non deve gravare sugli spazi aperti liberi, ma che deve
trovare ricovero preferibilmente nel sottosuolo o anche in superficie nel recupero dei rustici. E’
inoltre favorita la localizzazione nelle corti di piccole attività artigianali, che siano compatibili con la
destinazione prevalentemente residenziale e che contribuiscano alla rivitalizzazione delle corti
stesse. La scelta di conservare l’asse viario di Corso della Repubblica per l’attraversamento del
paese, abbandonando l’ipotesi del P.R.G. vigente di prevedere una circonvallazione nord, appare
da questo punto di vista molto opportuna: se infatti una condizione di sicurezza è comunque
raggiungibile con adeguati accorgimenti sulla circolazione (già l’installazione di un sistema
semaforico di controllo della velocità rappresenta un notevole passo in avanti), appare molto
probabile, se non certo, che tagliar fuori il centro abitato dal traffico rappresenterebbe la premessa
di un suo ulteriore declino e soprattutto negherebbe qualsiasi tentativo per la promozione di uno
sviluppo, ancorché circoscritto e proporzionato alle dimensioni del sito. Questa scelta, oltre
all’esigenza di individuare un luogo di centralità, induce ad ipotizzare il rafforzamento del sistema
“delle quattro piazze” (Piazza San Giovanni, Piazza Bartellini, la futura Piazza della Biblioteca e il
piazzale antistante la vecchia stazione ferroviaria) collegate dall’asse Via XX Settembre – Via
Mazzini: distribuito ortogonalmente a Corso della Repubblica, il sistema comprende in sé i
principali edifici pubblici della comunità, dalla Parrocchia, al Municipio, alla Biblioteca e alla
residenza per anziani, fino alla stazione ferroviaria, destinata a poliambulatorio, e rappresenta il
contesto sul quale sembra opportuno investire non solo per arrivare all’individuazione di un
“centro” forte e distinguibile, ma anche per creare uno spazio per i momenti di vita collettiva.”
Cfr. Comune di Ferrera Erbognone, Piano di Governo del Territorio PGT, Documento di Piano,
Relazione, 2008, pagine 22-23: “10. Gli ambiti interni di completamento e trasformazione. Il
tessuto urbano di Ferrera Erbognone, che – come si è detto – è caratterizzato da una sostanziale
compattezza, presenta in ogni caso alcune porosità al suo interno, la maggior parte costituite da
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Altre due aree di trasformazione del PGT del 2008 sono identificate ai margini
dell’edificato: una a prevalenza artigianale ed una a prevalenza terziaria e commerciale
localizzate ad Ovest dell’abitato, lungo la strada per Lomello, quali completamenti dei
tessuti produttivi già esistenti (aree di trasformazione 1 e 2). Un’altra area di
trasformazione, posta a Sud dell’attuale superficie attrezzata per il tempo libero e lo
sport, viene dedicata all’ampliamento di tali servizi collettivi con destinazioni di tipo
sportivo (area di trasformazione 4). A queste si aggiungono infine altre tre aree di
trasformazione legate alle necessità di ampliamento logistico e gestionale del polo
petrolchimico (aree di trasformazione numero 8, 9 e 10).292
292
aree di modesta entità, fatta salva la vasta area fra il nucleo storico e la Circonvallazione Sud
attraversata in senso nord-sud dal Cavo Regina. L’obiettivo che è ragionevole porre al Piano di
Governo del Territorio è quello di pervenire ad una saturazione controllata di dette porosità, basata
in parte sull’edificazione di completamento e in parte sull’individuazione di spazi destinati all’uso
pubblico secondo le esigenze definite dal Piano dei Servizi. La motivazione che principalmente
avvalora questa scelta sta nell’eliminazione all’interno del tessuto costruito di reliquati di aree
agricole che penalizzano la contrapposizione chiara fra il contesto urbanizzato e la campagna, che
costituisce uno dei caratteri distintivi maggiormente qualificanti gli insediamenti della pianura
pavese, fortemente sottolineato dal Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia. Gli ambiti
di trasformazione consistono in limitati episodi di dismissione produttiva (il più significativo è il
complesso della Riseria Aschei, già compreso in un Programma Integrato di Intervento, ma se ne
contano anche altri, di dimensione minore, tutti da modificare in senso residenziale) e in varie
situazioni di margine dove il tessuto costruito si presenta più rarefatto, ma con condizioni generali
di compromissione ambientale (orti, aree incolte o abbandonate) che necessitano di un generale
riordino. L’edificazione di questi ambiti è da attuarsi con una prevalenza di indici a carattere
estensivo in coerenza con il resto del territorio, ma con l’introduzione di criteri di progettazione che
conducano a standard qualitativi migliori di quelli attualmente riscontrabili nel contesto.”
Cfr. Comune di Ferrera Erbognone, Piano di Governo del Territorio PGT, Documento di Piano,
Relazione, 2008, pagine 22-23: “11. Gli ambiti esterni di trasformazione. Il territorio urbanizzato di
Ferrera Erbognone, se si esclude l’insediamento petrolchimico, supera di poco i 50 ettari, pari a
meno del 3% del territorio comunale (che, come si è visto, è di 1.900 ettari). Questi valori di
partenza portano direttamente a dover prevedere l’introduzione di limitate possibilità di
trasformazione dell’uso del suolo da agricolo ad edificabile, per non incidere negativamente su uno
dei caratteri maggiorente significativi del territorio. In particolare, si ritiene che lo sviluppo
residenziale debba essere il più possibile concentrato nell’ambito dell’insediamento esistente, con
gli interventi di recupero e rinnovo urbano e con il riempimento parziale delle porosità illustrati ai
punti precedenti. Trovano pertanto conferma ambiti già individuati come edificabili dal vigente
P.R.G. (n. 4 e n. 5) nell’area “vuota” interna al perimetro edificato e un completamento di bordo sul
lato est della Circonvallazione (n. 8). Al contrario appare opportuno orientare gli ambiti di
trasformazione esterna in senso prevalentemente produttivo, nel tentativo di incrementare le
potenzialità occupazionali sul territorio, con l’introduzione di previsioni che, da un lato, in
considerazione della fragilità dell’esistente, introducano cambiamenti il più possibile coerenti con
lo stato di fatto e, dall’altro, aumentino le potenzialità di successo con la diversificazione
dell’offerta insediativa. In questa prospettiva, gli ambiti di trasformazione che è possibile
individuare sono tre, così caratterizzati: il primo, ai margini occidentali del paese, a destinazione
prevalentemente artigianale, con l’obiettivo accessorio di saturare e di completare gli insediamenti
produttivi esistenti nell’immediato intorno, che hanno generato parziali discontinuità nell’edificato
(detta previsione è – in larga misura – già presente nel vigente P.R.G.); il secondo, a destinazione
terziaria e commerciale, sul lato nord della Provinciale, al fine di consentire l’insediamento di unità
di vicinato con attività di servizio connesse, quale una stazione di servizio, oggi assente sul
territorio: il terzo, a sud della ferrovia, in aderenza del centro sportivo comunale e con la finalità
accessoria di un suo potenziamento, è volto a cogliere la proposta Eni di realizzare un piccolo
centro ricettivo attrezzato per convegni e attività connesse al marketing aziendale. A questi si
aggiungono due ambiti di trasformazione urbanistica finalizzati al consolidamento dell’attività
dell’insediamento petrolchimico (n. 9 e n. 11) soprattutto finalizzati alla localizzazione di funzioni
logistiche e gestionali attualmente poste all’interno dell’area occupata dagli impianti, oltre alla
conferma dell’ambito produttivo n. 10 già previsto dal vigente P.R.G. L’attuazione di questi ambiti
costituisce inoltre lo strumento per l’avvio di concreti interventi di riqualificazione ambientale volti
a ridurre l’impatto soprattutto paesaggistico del complesso: alla realizzazione dei piani attuativi di
ogni area è attribuita la parallela realizzazione di opere di mitigazione sulle aree individuate “di
tutela ambientale” perimetralmente all’insediamento, in ragione di 5 mq. per ogni metro quadrato
di superficie territoriale. Altri ambiti minori potranno essere individuati nel tempo, soprattutto se
finalizzati alla ricomposizione del margine costruito e se coerenti con le finalità ambientali
attribuite al Piano dei Servizi.”
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Questa decina di aree di trasformazione previste dal Piano di Governo del Territorio
vigente dal 2008 corrispondono a circa il 2,5% dell’estensione territoriale comunale di
Ferrera e, come si evince dalla successiva tabella sinottica, sono suddivise in aree
prevalentemente residenziali e per servizi (circa un quarto del totale), aree
prevalentemente produttive terziarie e secondarie (poco meno di un quarto del totale) e
aree produttive legate al polo petrolchimico (oltre la metà del totale).
TABELLA 41. COMUNE FERRERA –AREE DI TRSFORMAZIONE DI PGT 2008 VIGENTE
ID.
DESTINAZIONE D’USO PREVALENTE
SUP. TERRITORIALE (MQ)
SUP. UTILE (M)
1
PRODUTTIVA TERZIARIO
54.000
12.000
2
PRODUTTIVA SECONDARIA
42.000
21.000
3
RESIDENZIALE
12.000
3.700
4
RICETTIVO SPORTIVO
40.000
12.000
5
RESIDENZIALE
45.000
13.500
6
RESIDENZIALE
5.000
2.400
8
RESIDENZIALE
9.000
3.000
9
PRODUTTIVO PETROLCHIMICO
68.000
34.000
10
PRODUTTIVO PETROLCHIMICO
91.000
46.000
11
PRODUTTIVO PETROLCHIMICO
105.000
52.600
TOTALE
471.000
200.200
DI CUI RESIDENZIALE E PER SERVIZI
111.000
34.600
DI CUI PRODUTTIVO TERZIARIO E COMMERCIALE
96.000
33.000
DI CUI PRODUTTIVO PETROLCHIMICO
264.000
132.600
Il PGT del 2008 evidenzia anche altre tre questioni fondamentali per il governo del
territorio di Ferrera Erbognone, ovvero quattro necessità basilari da affrontare nella sua
futura attuazione: la riqualificazione delle aree agricole; l’ottimizzazione dei servizi in
rapporto alla rete ecologica; la mitigazione dell’impatto paesaggistico e ambientale del
polo petrolchimico; ed il perfezionamento del sistema della mobilità locale.293
293
Cfr. Comune di Ferrera Erbognone, Piano di Governo del Territorio PGT, Documento di Piano,
Relazione, 2008, pagine 25-29: “12. La riqualificazione delle aree agricole. Il Piano Territoriale di
Coordinamento Provinciale attribuisce alla riqualificazione del contesto agricolo un’importanza
centrale e non potrebbe essere altrimenti, valutato il preponderante uso del suolo in tal senso. Gli
indirizzi che il P.T.C.P. introduce sono di triplice natura: diretti, sulle colture, con l’obiettivo di un
loro consolidamento e di una loro diversificazione; diretti, sull’ambiente fisico, con la previsione di
interventi di rinaturalizzazione, di conservazione e incremento degli episodi boschivi e dei filari, di
salvaguardia attiva dei contesti fluviali e del reticolo idrografico; indiretti, sulle porzioni di territorio
urbanizzate e sulla rete infrastrutturale, per la valorizzazione del rapporto città/campagna, per la
formazione di circuiti ciclabili basati sul recupero degli originari percorsi interpoderali, per l’introduzione di attività agrituristiche in occasione del recupero degli insediamenti rurali. Il P.G.T. non
può che far proprie queste indicazioni, non per passivo allineamento alle decisioni di uno
strumento superiore, ma perché del tutto condivise: è primariamente dalla valorizzazione del
paesaggio rurale che passa l’intero processo di riqualificazione che il piano vuole perseguire e che
costituisce la sua linea strategica principale. Un problema a parte è rappresentato dalle cascine
isolate nella campagna che per la maggior parte sono costituite da nuclei aziendali attivi.
L’esercizio dell’attività agricola rappresenta di per sé una forma di tutela circa la conservazione
degli aspetti ambientali e morfologici degli insediamenti, che rende difficilmente motivabile
qualsiasi forma di riuso in caso di dismissione. In questa chiave è senz’altro preferibile incentivare
forme di valorizzazione in costanza dell’attività agricola, che trova nell’agriturismo la sua forma
migliore e sperimentata. Un ultimo aspetto è infine rappresentato dagli interventi di mitigazione
ambientale correlati all’attuazione degli ambiti di trasformazione urbanistica riservati al
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petrolchimico, che dovranno essere progettati a partire dalla natura agricola delle aree, che dovrà
essere conservata alternando ambiti coltivati a quelli orientati alla forestazione. 13. La qualità
ambientale, obiettivo primario del piano dei servizi. In un contesto socio-ambientale come Ferrera
Erbognone, il Piano dei Servizi previsto dalla Legge Urbanistica Regionale, è strumento di scarsa
utilità se rivolto a disciplinare il sistema tradizionale dei servizi pubblici, per la maggior parte dei
quali non si raggiunge la soglia demografica minima che ne giustifichi l’attivazione. Ne consegue
che il Piano, verificato il soddisfacimento e l’eventuale fabbisogno residuo in relazione ai servizi
attivabili e verificate le esigenze di coordinamento per il soddisfacimento dei bisogni ad una scala
territoriale adeguata, sia in termini di offerta presente che di raggiungibilità in base alla rete
infrastrutturale, deve soprattutto orientarsi al ritorno in termini di qualità insediativa delle
potenzialità offerte dall’ambiente. La prima componente di valorizzazione è costituita dal sistema
fluviale Erbognone – Agogna – Po, da raggiungersi con la salvaguardia e il recupero ambientale dei
sistemi spondali e della vocazione boschiva delle anse galeniche e con l’individua-zione di percorsi
ciclopedonali che permettano la fruizione di un contesto che – nella sostanziale uniformità del
paesaggio di pianura – acquista valori di eccellenza ambientale. Va segnalato che tale sistema
potrebbe configurarsi come elemento di continuità con i percorsi esistenti nel Parco Fluviale del Po
della Regione Piemonte (tratto vercellese-alessandrino) e con il percorso della Ciclovia n. 2
appartenente al sistema europeo delle piste ciclabili a lunga percorrenza. La seconda componente
è costituita dall’insieme delle aree coltivate e dalle cascine, a partire dalle triangolazioni visive che
è possibile stabilire fra loro per arrivare alla valorizzazione dei percorsi interpoderali che la
coltivazione del riso, caratterizzata dalle periodiche alluvioni del piano di campagna, pone
spontaneamente in posizione sopraelevata. Investire su queste due componenti costituisce un
legittimo obiettivo per un Piano dei Servizi che individui nel territorio in sé un valore sul quale
puntare per la qualità residenziale, sia in direzione di un miglioramento rispetto allo stato di fatto
per i già residenti, che di richiamo e di giustificazione per nuove scelte insediative. In particolare gli
investimenti pubblici che gli annuali programmi delle opere pubbliche dovranno prevedere in
attuazione del Piano dei Servizi riguarderanno essenzialmente le opere di mitigazione ambientale
da attuarsi nell’area di tutela intorno al petrolchimico, i rimboschimenti, la nuova pavimentazione
delle strade vicinali per una loro piena transitabilità ciclopedonale, che dovrà coesistere con la
movimentazione dei mezzi agricoli, e la realizzazione di collegamenti a scavalco dei corsi d’acqua
per garantire la continuità e la circolarità dei percorsi. Questo programma di opere pubbliche sarà
tanto più efficace, quanto più saprà coordinarsi con le iniziative dei privati, con particolare
riferimento alla conservazione delle coltivazioni tradizionali e alla parallela apertura di attività
agrituristiche in grado di rafforzare l’attrattività del territorio. 14. Il problema della raffineria. Le
problematiche generate dalla presenza del complesso petrolchimico ENI di San Nazzaro, che si
sviluppa sul territorio comunale di Ferrera Erbognone ai suoi confini orientali, sono sviluppate
compiutamente dal Rapporto Ambientale allegato al Documento di Piano e prodotto dal processo
di Valutazione Ambientale Strategica. E’ una presenza massiccia, con un peso insediativo
preponderante rispetto al territorio urbanizzato del Comune, di impatto tanto più grave, in quanto
origina un contesto totalmente alieno rispetto all’intorno. Il risultato è un impatto visivo fra i più
grevi e penalizzanti. Poiché con questa presenza Ferrera Erbognone deve necessariamente
convivere, vuoi per l’importanza dell’impianto a livello nazionale, vuoi per il peso economico che
esso ha sul territorio e al quale sarebbe assai difficile rinunciare, l’unica strada percorribile è
quella che si è tentato di individuare, collegando (e condizionando) i futuri interventi di
ampliamento fortemente richiesti dall’ENI alla realizzazione di mitigazioni ambientali che ne
riducano l’impatto, dubitando che la tipologia dell’impianto consenta l’introduzione di modifiche al
suo interno che ne migliorino l’aspetto esteriore. A partire da quanto già avviato in occasione del
recente ampliamento dell’impianto nell’ambito della procedura di valutazione di impatto
ambientale e delle conseguenti prescrizioni, si ritiene opportuno allargare il fronte di intervento,
con la creazione di una sorta di cordone sanitario, realizzato con una fitta forestazione perimetrale,
possibilmente rafforzata da movimenti di terra che creino un anello rilevato interamente
piantumato intorno all’insediamento. E’ un intervento necessariamente di lungo periodo, sia per i
costi elevati, che per i tempi fisiologici di crescita della vegetazione, ma è l’unico che può dare
risultati e che soprattutto possa risultare coerente con gli interventi complessivi di riqualificazione
dell’ambiente, ovvero con le finalità prioritarie definite dal P.G.T. 15. La mobilità. Il sistema della
mobilità attuale si ritiene possa assolvere anche alle esigenze future della collettività: le
percorrenze maggiori si registrano sulla S.P. 193 (il Corso della Repubblica che attraversa
l’abitato), che collega Ferrera Erbognone con Sannazzaro de’ Burgondi e Pavia verso est e con
Lomello, Valenza Po e Alessandria verso ovest. Il territorio comunale è interessato da altre due
strade provinciali (la n. 18 e la n. 68) verso Valeggio e Scaldasole, entrambe di calibro minimo e
dal traffico limitatissimo, ed è attraversato da una terza provinciale, la n. 28, Pieve del Cairo Sannazzaro, estranea di fatto alla viabilità locale. La rete interna di strade comunali assolve
pienamente alle esigenze locali, fatta salva l’opportunità di chiudere il collegamento fra Via Cavour
e Via Don Minzoni; anche la dotazione di parcheggi appare sufficiente. Al contrario è necessario il
potenziamento dei servizi pubblici, limitati a cinque corse giornaliere per direzione sulla ferrovia
Alessandria – Torre Beretti – Pavia e ad un servizio pullman per Pavia che assolve per lo più alla
domanda studentesca: di fatto, dopo le ore 17, Ferrera è isolata dal resto del mondo. Si segnala
infine che in base alle prescrizioni impartite dalla Provincia di Pavia in sede di esame di
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Il PGT del 2008 prevedeva l’incremento di poco meno di 500 abitanti teorici rispetto
alla popolazione già insediata nel territorio comunale di Ferrera Erbognone, con un
incremento previsto pari a circa il 40%.294
La tavola di riferimento per le argomentazioni e gli approfondimenti qui svolti è
rappresentata dall’elaborato del presente Piano di Governo del Territorio (PGT)
contrassegnato come Elaborato DP05 e intitolato “Quadro conoscitivo del territorio
comunale. Assetto del territorio urbano ed extraurbano e dinamiche in atto– scala
1:10000”.
294
compatibilità con il P.T.C.P., gli ambiti di trasformazione urbanistica n. 1 e 3 dovranno avere
accessi dalla viabilità comunale, l’ambito n. 4 dovrà utilizzare l’accesso dalla S.P. 193 già a
servizio dell’area industriale esistente e gli ambiti n. 9, 10 e 11 adiacenti all’insediamento
petrolchimico dovranno utilizzare gli accessi già esistenti.”
Cfr. Comune di Ferrera Erbognone, Piano di Governo del Territorio PGT, Documento di Piano,
Relazione, 2008, pagine 33-34: “16. Lo sviluppo residenziale. Le indicazioni della V.A.S.,
confortate dagli indirizzi del P.T.C.P., orientano verso una programmazione di sviluppo residenziale
che assolva essenzialmente alla eliminazione delle porosità del costruito, al fine di garantire al
nucleo urbanizzato quella compattezza che – fin dalle origini – rappresenta il suo maggior
carattere distintivo. L’obiettivo è essenzialmente raggiungibile confermando gli ambiti di
espansione già individuati dal vigente P.R.G. (costituiti dall’area centrale fra il nucleo storico e
l’insediamento di edifici prevalentemente unifamiliari attestato sulla circonvallazione sud ed est,
che danno origine ai nuovi P.A. contrassegnati ai numeri 5, 6 e 8). Il nuovo P.A. 3 posto a
completamento del P.I.I. individuato dal Documento di Inquadramento della Programmazione
Urbanistica approvato nel maggio 2006, è invece funzionale a bordare in modo più ordinato
l’ingresso ovest al Comune, completando la nuova edificazione a nord della Provinciale.
Complessivamente le aree individuate sviluppano una superficie territoriale di mq. 71.621, di cui
mq. 21.337 di edificabilità ex-novo non prevista dal vigente P.R.G., per una volumetria edificabile
complessiva di mc. 67.800, pari a n. 452 abitanti teorici, con una cessione prevista di aree per
parcheggi e verde pubblico per un totale di mq. 24.000. Detto sviluppo pare coerente con gli
obiettivi di rilancio che il P.G.T. intende perseguire e la sua sostenibilità è sostanzialmente
verificata qualora si consideri che l’integrale attuazione delle previsioni di sviluppo riporterebbe la
popolazione di Ferrera Erbognone ai livelli registrati alla fine degli anni Cinquanta, recuperando
pertanto le perdite demografiche registrate nell’ultima metà di secolo. 17. Lo sviluppo non
residenziale. Gli ambiti esterni di trasformazione individuati al precedente paragrafo 11 misurano
rispettivamente: il P.A. n. 1 a destinazione produttiva e commerciale, perimetra una superficie
territoriale di mq. 54.362, per una Slp a destinazione prevalentemente commerciale (per esercizi
di vicinato), con uffici, laboratori, depositi e servizi per un totale di mq. 12.000 con mq. 24.000 di
parcheggi; il P.A. n. 2, a destinazione prevalentemente artigianale, posto a completamento delle
attività produttive localizzate ad ovest del centro abitato, ha una superficie territoriale di mq.
42.140, per una Slp produttiva di mq. 21.000 e una cessione di mq. 10.000 per parcheggi
(previsione parzialmente già presente nel P.R.G. vigente); il P.A. n. 4, a destinazione ricettiva –
sportiva, in adiacenza al centro sportivo esistente, misura una superficie territoriale di mq. 39.560,
nella quale edificarsi strutture sportive, alberghiere e congressuali per un totale di mq. 12.000 di
Slp, oltre a mq. 8.000 per parcheggi; il P.A. n. 10, a destinazione produttiva, adiacente al
petrolchimico, a conferma di un’area di espansione interamente già prevista dal vigente P.R.G
misura mq. 91.139 per un totale di mq. 46.000 di Slp. Complessivamente sono interessate aree
per un totale di mq. 227.101. I due ambiti di trasformazione relativi all’impianto petrolchimico
misurano complessivamente mq. 173.318, per una Slp realizzabile di mq. 86.000 e definiscono
aree di tutela oggetto di riqualificazione ambientale correlate per un totale di mq. 879.000, alle
quali contribuisce anche il P.A. n. 10.”
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3.3.
IL SISTEMA DEL TERRITORIO AGRICOLO E NATURALISTICO
Con riguardo al sistema agricolo le Modalità per la pianificazione comunale della Legge
Regionale 12/2005 specificano che l’indagine sul territorio agrario, in termini integrati
e sintetici, deve individuare la dinamica evolutiva di usi e funzionamento produttivo,
assetto attuale e processi di costruzione del paesaggio rurale, consistenza e caratteri
storico tradizionali del patrimonio edilizio, struttura idrografica e sistemi ambientali,
situazioni di criticità ambientale o di marginalità rurale, elementi intrusivi o di
frammentazione ambientale e paesaggistica. Inoltre le stesse Modalità sottolineano
come sia particolarmente importante mettere a fuoco i processi socio-economici e
culturali nonché tutte le politiche sovraordinate che potrebbero influire sulla gestione
multifunzionale del territorio rurale e la valorizzazione paesaggistica e ambientale dello
stesso.
Tali indagini devono essere condotte coerentemente ai contenuti dei criteri di cui
all’articolo 15 (Contenuti del piano territoriale di coordinamento provinciale) comma 4
della Legge 12/2005, il quale stabilisce che è compito del Piano Territoriale di
Coordinamento Provinciale (PTCP) definire gli ambiti destinati all’attività agricola
analizzando le caratteristiche, le risorse naturali e le funzioni e dettando i criteri e le
modalità per individuare a scala comunale le aree agricole, nonché specifiche norme di
valorizzazione, di uso e di tutela, in rapporto con strumenti di pianificazione e
programmazione regionali, ove esistenti.
E’ basilare evidenziare da subito che per definizione il sistema rurale lombardo
comprende l'insieme di boschi e campi coltivati, canali di bonifica e irrigazione, aziende
agricole e cascine, e l'ambiente ed il paesaggio ad essi connessi.295 Tale complesso
sistema definito dalle attività agricole costituisce la prima forma di utilizzo del territorio
lombardo. Pertanto la sua conoscenza rappresenta un elemento fondamentale di
indirizzo nelle scelte di trasformazione del territorio.
In effetti, come già evidenziato anche nella presente relazione di Piano, il settore
dell’agricoltura ha, a tutto oggi, grande importanza nella regione lombarda ed ancora
più nella bassa pianura pavese e lomellina. Basti pensare che, al Censimento generale
del 2000296 la Superficie Agricola Totale (SAT) in Lombardia è pari al 60% dell’intera
295
Cfr. Il sito web http://www.agricoltura.regione.lombardia.it/.
296
Cfr. ISTAT, Glossario. Superficie (aziendale) è divisa in: 1. Superficie Totale: area complessiva dei
terreni dell'azienda formata dalla superficie agricola utilizzata, da quella coperta da arboricoltura
da legno, da boschi, dalla superficie agraria non utilizzata, nonché dall'area occupata da parchi e
giardini ornamentali, fabbricati, stagni, canali, cortili situati entro il perimetro dei terreni che
costituiscono l'azienda; 2. Superficie agricola utilizzata (SAU): insieme dei terreni investiti a
seminativi, coltivazioni legnose agrarie, orti familiari, prati permanenti e pascoli e castagneti da
frutto. Essa costituisce la superficie investita ed effettivamente utilizzata in coltivazioni
propriamente agricole. E' esclusa la superficie investita a funghi in grotte, sotterranei ed appositi
edifici; 3. Superficie agraria non utilizzata: insieme dei terreni dell'azienda non utilizzati a scopi
agricoli per una qualsiasi ragione (di natura economica, sociale od altra), ma suscettibili di essere
utilizzati a scopi agricoli mediante l'intervento di mezzi normalmente disponibili presso un'azienda
agricola. Sono compresi gli eventuali terreni abbandonati facenti parte dell'azienda ed aree
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superficie territoriale regionale, in Provincia di Pavia al 75% del territorio provinciale ed
in Lomellina ad oltre l’80% di tutto l’ambito di riferimento considerato.297
Nell’ultimo periodo (in particolare confrontando i dati degli ultimi due censimenti
dell’Agricoltura risalenti al 1990 ed al 2000) l’agricoltura ha però evidenziato, con
valori assimilabili in tutto il territorio lombardo, profonde trasformazioni che consistono
principalmente in due fenomeni: anzitutto una progressiva diminuzione della superficie
agraria complessiva (oltre il 10% in meno nel decennio) ed in secondo luogo un quasi
dimezzamento del numero di aziende agricole esistenti (circa il 45% in meno nel
decennio),298 di gran lunga superiore a quanto avvenuto mediamente a livello nazionale
(-13%).299 Inoltre in Regione Lombardia si verifica nell’ultimo periodo una diminuzione
della Superficie Agraria Utilizzata (SAU) ed una sempre minore varietà colturale: in
effetti nello stesso arco di tempo prima considerato (decennio tra i due censimenti
dell’Agricoltura del 1990 e del 2000) nel calcolo della Superficie Agraria Utilizzata
(SAU), che subisce un decremento pari al 6%, si riducono le superfici coltivate con
foraggere avvicendate (-25%), piante ornamentali (-22%), piante industriali (-21%) ed
anche i prati permanenti (-10%); subiscono una diminuzione anche le superfici agrarie
con colture boschive (-28%), come ad esempio le aree con pioppeti (-17%).300
Ulteriore conferma della rilevanza del settore agricolo e delle sue caratteristiche
generali entro la regione lombarda si verifica con maggiore dettaglio proprio nella
Provincia di Pavia e nell’ambito della Lomellina.301
destinate ad attività ricreative. Sono esclusi i terreni a riposo. 4. Altra superficie: è costituita dalle
aree occupate da fabbricati, cortili, strade poderali, fossi, canali, cave, terre sterili, rocce, parchi e
giardini ornamentali. Sono comprese anche le superfici delle grotte, dei sotterranei e degli appositi
edifici destinati alla coltivazione dei funghi.
297
Cfr. anche Provincia di Pavia, Settore Politiche Agricole, Faunistiche e Forestali, Piano Agricolo
Triennale PAT provinciale, 2001, pag. 12, Cartina 1 – Incidenza relativa alla superficie agricola
rispetto alla superficie territoriale (La maggiore parte dei Comuni pavesi presenta un’elevata
destinazione agricola della superficie territoriale, ovvero superiore all’80%).
298
Cfr. ISTAT, 5° Censimento generale dell’Agricoltura, Presentazione dei dati definitivi – Lombardia:
“Questi risultati inducono a ritenere che la struttura dimensionale delle aziende agricole della
regione sia stata interessata da una dinamica di espansione delle realtà imprenditoriali più
rilevanti e produttive, collegate alle aziende di maggiori dimensioni, e dalla marginalizzazione delle
aziende minori, comprovata dalla forte diminuzione del loro numero”.
299
Cfr. ISTAT, 5° Censimento generale dell’agricoltura - Risultati provvisori. Statistiche in breve - 20
giugno 2001 “Le aziende agricole. Secondo i risultati provvisori, nel 2000 esistono in Italia
2.611.580 aziende agricole, forestali e zootecniche, con una diminuzione di 411.764 unità
rispetto alla situazione accertata con il precedente censimento agricolo del 1990. Rispetto alla
tendenza nazionale, che ha visto una diminuzione delle aziende agricole pari al 13,6%, i dati per
ripartizione geografica e per regione mostrano variazioni di entità piuttosto differenziata. In
particolare, la diminuzione del numero di aziende è stata assai più cospicua di quella media
nazionale nelle regioni nord-occidentali e ha raggiunto il massimo in Lombardia (-43,1%) e Liguria
(-38,2%).
300
Cfr. ISTAT, 5° Censimento generale dell’Agricoltura, Presentazione dei dati definitivi – Lombardia,
Tavola 10. Cfr. anche le elaborazione dei dati tecnici delle aziende agricole provenienti dal Sistema
Informativo Agricolo della Regione Lombardia (SIARL), che, gestendo il sistema dei contributi
comunitari, fra cui la Domanda Unica, elabora una grande mole di dati tecnici delle aziende
agricole; in particolare la Carta dell'uso agricolo 2006, che mette a confronto con le carte
omologhe relative al 2003, 2004 e 2005.
301
La Provincia di Pavia oggi è divisa in diversi sistemi agricoli territoriali, contraddistinti per proprie
specifiche caratteristiche in relazione ai rapporti tra agricoltura e territorio, sia sul versante
paesistico che su quello ambientale, e alle caratteristiche socioeconomiche e produttive
dell’attività agricola. La Lomellina comprende Pianura della Lomellina occidentale, Pianura della
Lomellina centrale, Pianura del Parco della Valle del Ticino.
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L’importanza dell’agricoltura in Provincia di Pavia è stata del resto più volte evidenziata
in svariate occasioni; come ribadito ad esempio nel Piano Territoriale di Coordinamento
Provinciale (PTCP) essa costituisce storicamente l’attività principale che connota la
quasi totalità del paesaggio provinciale.302 Soprattutto nell’ambito della regione
lomellina303 l’ambiente rurale rappresenta l’elemento connotativo primario del territorio
da diverso tempo,304 attraverso le sue varie componenti antropiche (il sistema irriguo,
colturale, cascinale) e naturali (il sistema dei fiumi, dei boschi, dei fontanili).305
Il vigente PTCP di Pavia sottolinea anche, attraverso il suo quadro conoscitivo
d’insieme, gli elementi di criticità del sistema agricolo provinciale, ed in particolare
della Lomellina, che sostanziano in un impoverimento degli elementi che lo
compongono, ovvero in: una minore varietà di coltivazioni e progressiva eliminazione
della rotazione colturale, una maggiore frammentazione, discontinuità e diradamento
della trama naturalistica, ed un abbandono e degrado dei nuclei cascinali per il
mancato utilizzo di cospicue parti delle cascine storiche.306
302
Cfr. Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Pavia, approvato con Deliberazione di
Consiglio Provinciale n. 53/33382 del 7 novembre 2003, pubblicato sul B.U.R.L., Serie Inserzioni,
n. 53, del 31 dicembre 2003, Relazione, pag. 78 e segg. Come noto, il settore produttivo legato
alle attività agricole assume per la Provincia di Pavia dimensioni e ruoli di grande rilevanza, sia dal
punto di vista economico e sociale che dal punto di vista della definizione di uno spazio agricolo
che si articola in diverse forme di paesaggio che connotano la peculiarità della varietà di contesti
morfologici e territoriali che definiscono il territorio provinciale.
303
Si sottolinea che il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia (PTCP) di Pavia individua il
territorio comunale della Lomellina all’interno dell’Ambito Territoriale (Unità di Paesaggio) della
Pianura Irrigua Lomellina.
304
Cfr. Roberto Pracchi, La Lombardia, UTET, Torino, 1960, pagg. 417-418. “La Lomellina (…)
costituisce la zona di più intensa coltivazione risicola della Lombardia Qui la coltivazione del
prezioso cereale fu introdotta verso il secolo XV, trovando un ambiente favorevole per l’estensione
delle aree acquitrinose e per la prevalenza della grande proprietà nobiliare. Gli acquitrini sono
scomparsi in seguito a bonifica, la risaia stabile è stata trasformata in risaia avvicendata, la
proprietà si è conservata invece di grandi dimensioni, come di grandi dimensioni conservano le
corti. Ovviamente, se il riso costituisce un tipico prodotto della Lomellina, non è neppure l’unico;
per il fatto stesso dell’avvicendamento notevoli sono le produzioni di foraggio, di frumento e di
ortaggi” Si sottolinea che il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia (PTCP) di Pavia
individua il territorio comunale della Lomellina all’interno dell’Ambito Territoriale (Unità di
Paesaggio) della Pianura Irrigua Lomellina.
305
Cfr. PTCP, Relazione, pag. 94. La Pianura irrigua Lomellina “si estende fra la golena del Sesia ed il
Parco del Ticino. L’elemento connotativo primario di questo ambito è determinato dall’assetto
agricolo ad orientamento risicolo, con la sua tipica organizzazione colturale (fitto reticolo irriguo
con presenza di acqua stagnante) ed aziendale (cascine). La pressione agricola ha per contro
semplificato ed a tratti impoverito l’assetto ecosistemico del territorio, che mantiene caratteri
ancora soddisfacenti in presenza dei corsi d’acqua principali, delle risorgive (fontanili) ed in alcune
aree con particolari caratteri morfologici (dossi).”
306
Cfr. PTCP, Relazione, pag. 106. Nelle aree di pianura, specie in quelle lomelline ed oltrepadane, si
registra un progressivo impoverimento del sistema ambientale sotto la spinta crescente ed in
evoluzione dell'attività agricola, che in questi ambiti costituisce l'elemento condizionante per la sua
alta produttività e redditività. L'assetto ecosistemico risulta abbondantemente semplificato e la
trama naturalistica presenta caratteri frammentari e discontinui, assumendo spesso connotati di
residualità di per sé poco inclini a favorire condizioni di stabilità e di autorigenerazione. La ricerca
della grande produttività, ha portato all'abbandono di pratiche agronomiche importanti (es. le
rotazioni colturali) per la qualità ecosistemica. Ciò influenza anche il paesaggio sia dal punto di
vista della continuità, che della tessitura (trama dei confini e dei canali). L'estensione degli
appezzamenti porta alla eliminazione o al diradamento delle barriere vegetali tipiche di
un'agricoltura promiscua, impoverendo progressivamente il territorio sia sotto l'aspetto puramente
percettivo che naturalistico (corridoi ecologici). La stessa risicoltura, elemento fortemente
caratterizzante della Lomellina, sembra tendere alla ricerca di nuove forme colturali "a secco", che
comporterebbe il cambiamento radicale di un'immagine ampiamente radicata nella tradizione e
nella cultura anche iconografica della Regione. A questi fenomeni, di per sé riduttivi dal punto di
vista paesistico, si assomma un progressivo degrado del sistema insediativo che si manifesta in
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In generale si può affermare che in Lombardia la Superficie Agricola Totale è in
diminuzione. La stessa tendenza si verifica in Provincia di Pavia (con una Superficie
Territoriale di quasi 300.000 ettari), dove la Superficie Agricola Totale va
progressivamente diminuendo: questa passa da 250.000 ettari nel 1982, a poco più di
240.000 ettari nel 1990 ed a circa 220.000 ettari nel 2000 (ovvero dall’84% del totale
nel 1982, all’82% nel 1990, e quindi al 74% nel 2000). Lo stesso trend negativo si
verifica in Lomellina (con una Superficie Territoriale di circa 125.000 ettari), dove la
Superficie agraria totale passa da circa 110.000 ettari nel 1990 a 102.000 ettari nel
2000 (ovvero dall’87% nel 1990 all’81% nel 2000).
D’altra parte questi dati confermano la predominanza, in termini di occupazione, delle
superficie agricole in tutto il territorio provinciale ed in particolare in quello lomellino,
dove come già detto l’incidenza relativa alla superficie agricola rispetto alla superficie
territoriale complessiva è superiore ai quattro quinti (oltre l’80%).307
TABELLA 42. PROVINCIA DI PAVIA – AZIENDE E SUPERFICIE AGRARIA IN HA
LOMELLINA
%
AZIENDE ANNO 1982
PROVINCIA PV
%
LOMBARDIA
25.699
162.636
AZIENDE ANNO 1990
4.874
20.491
132.160
AZIENDE ANNO 2000
2.618
11.222
74.867
SUP. AGR. TOTALE (SAT) 1982
%
248.172
84%
1.696.794
71%
SUP. AGR. TOTALE (SAT) 1990
109.748
87%
243.637
82%
1.601.325
67%
SUP. AGR. TOTALE (SAT) 2000
102.586
81%
220.155
74%
1.418.004
59%
SUP. TERRIT. (ST) IN ETTARI
126.207
100%
296.473
100%
2.385.846
100%
(FONTE: ISTAT, CENSIMENTI SULL’AGRICOLTURA – ANNI 1982, 1990, 2000)
In seconda battuta si deve notare che nell’ultimo ventennio anche la Superficie Agraria
Utilizzata (SAU), escludendo quindi dalla superficie agraria totale la superficie boscata,
quella coltivata con arboricoltura da legno, quella non utilizzata e il restante della
superficie residua, in Regione Lombardia è diminuita complessivamente con tassi del
5% ogni decennio, cosa verificatasi anche nella Provincia di Pavia tra il 1990 e il 2000.
Oggi, in base ai dati dell’ultimo Censimento dell’Agricoltura, la Superficie Agricola
Utilizzata, ovvero quella effettivamente utilizzata in coltivazioni propriamente agricole, è
pari al 73% della superficie agraria totale regionale e all’83% di quella provinciale.
D’altro canto, in base ai censimenti sul settore agricolo, nell’ultimo periodo in Regione
Lombardia la Superficie Agraria non utilizzata a scopi agricoli risulta crescere
percentualmente rispetto alla Superficie agraria totale, mentre nell’ambito della
Provincia di Pavia essa presenta valori inferiori, indicando mediamente un maggiore
sfruttamento ai fini produttivi della Superficie agricola sull’intero territorio provinciale.
due direzioni: da un lato l'abbandono dei presidi sparsi nella campagna, le così dette cascine, così
ricche dal punto di vista tipologico e culturale; dall'altro lo svilupparsi di modelli tipicamente
urbani, spesso stridenti sia con la morfologia che con i modelli tipologici dei vecchi insediamenti.
307
Cfr. anche Provincia di Pavia, Settore Politiche Agricole, Faunistiche e Forestali, Piano Agricolo
Triennale PAT provinciale, 2001, pag. 12, Cartina 1 – Incidenza relativa alla superficie agricola
rispetto alla superficie territoriale.
PAGINA 170
COMUNE DI FERRERA ERBOGNONE (PV) – PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO – RELAZIONE TECNICA ©
TABELLA 43. PROVINCIA DI PAVIA – SUPERFICIE AGRARIA UTILIZZATA E NON IN HA
PROVINCIA PV
%
LOMBARDIA
%
SUP. AGRARIA UTILIZZATA SAU (E % SAU/SAT) 1982
188.464 76%
1.162.257 68%
SUP. AGRARIA UTILIZZATA SAU (E % SAU/SAT) 1990
195.037 80%
1.104.278 69%
SUP. AGRARIA UTILIZZATA SAU (E % SAU/SAT) 2000
184.005 84%
1.039.817 73%
SUP. AGR. NON UTILIZZATA SAU (E % SANU/SAT) 1982
8.389
3%
58.186
3%
SUP. AGR. NON UTILIZZATA SAU (E % SANU/SAT) 1990
9.940
4%
60.805
4%
SUP. AGR. NON UTILIZZATA SAU (E % SANU/SAT) 2000
4.691
2%
75.077
5%
(FONTE: ISTAT, CENSIMENTI SULL’AGRICOLTURA – ANNI 1982, 1990, 2000)
Altri dati interessanti da analizzare ai fini di una migliore comprensione della struttura
del paesaggio agricolo lombardo e pavese sono quelli che riguardano le varietà colturali
ed in genere le modalità di utilizzo del territorio agrario, anche in relazione alle
variazioni avvenute in questo ultimo quarto di secolo, come evidenziato dalle
successive due tabelle con i dati della Regione Lombardia e della Provincia di Pavia.
TABELLA 44. PROVINCIA DI PAVIA – SUPERFICIE AGRARIA IN HA PER TIPO DI UTILIZZO
2000
%
1990
%
1982
%
164.864
75%
173.260
71%
165.035
66%
14.741
7%
16.948
7%
16.540
7%
4.400
2%
4.829
2%
6.888
3%
184.005
84%
195.037
80%
188.463
76%
ARBORICOLTURA DA LEGNO
13.157
6%
14.183
6%
24.340
10%
BOSCHI
11.055
5%
13.931
6%
16.977
7%
SUP. AGR. NON UTILIZZATA (SANU)
4.691
2%
9.940
4%
8.389
3%
ALTRA SUPERFICIE
7.247
3%
10.546
4%
10.003
4%
220.155
100%
243.637
100%
248.173
100%
SEMINATIVI
COLTIVAZIONI LEGNOSE AGRARIE
PRATI PERMANENTI E PASCOLI
TOTALE SUP. AGR. UTILIZZATA (SAU)
SUP. AGR. TOTALE (SAT)
TABELLA 45. REGIONE LOMBARDIA – SUPERFICIE AGRARIA IN HA PER TIPO DI UTILIZZO
2000
%
1990
%
1982
%
731.326
52%
759.378
47%
760.280
45%
32.463
2%
36.710
2%
42.662
3%
276.028
19%
308.190
19%
359.315
21%
1.039.817
73%
1.104.278
69%
1.162.257
69%
30.722
2%
31.847
2%
44.888
3%
204.974
14%
295.948
18%
321.813
19%
SUP. AGR. NON UTILIZZATA (SANU)
75.077
5%
60.805
4%
58.186
3%
ALTRA SUPERFICIE
67.414
5%
108.448
7%
109.650
7%
1.418.004
100%
1.601.325
100%
1.696.794
100%
SEMINATIVI
COLTIVAZIONI LEGNOSE AGRARIE
PRATI PERMANENTI E PASCOLI
TOTALE SUP. AGR. UTILIZZATA (SAU)
ARBORICOLTURA DA LEGNO
BOSCHI
SUP. AGR. TOTALE (SAT)
(FONTE: ISTAT, CENSIMENTI SULL’AGRICOLTURA – ANNI 1982, 1990, 2000)
PAGINA 171
COMUNE DI FERRERA ERBOGNONE (PV) – PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO – RELAZIONE TECNICA ©
Dalle analisi dei dati relativi ai vari Censimenti dell’Agricoltura, corrispondenti agli anni
1982, 1990 e 2000, è possibile evidenziare i seguenti elementi riguardanti la varietà
colturale in Lombardia e in Provincia di Pavia, ovvero che:
-
le aree a seminativi costituiscono la maggiore quota delle superficie agrarie
complessive in tutta la regione, rappresentando oggi la metà delle aree agricole
lombarde ed il 75% di quelle pavesi; non solo, le estensioni dei territori dedicati a
queste tipologie di coltivazioni erbacee (comprendenti i cereali come il frumento,
l’orzo, il mais ed il riso, i legumi e le piante da tubero) rispetto alla complessiva
superficie agraria sono in costante aumento nell’ultimo ventennio (essendo
passate dal 45% del 1982 al 52% del 2000 in Lombardia e dal 66% del 1982 al
75% del 2000 in Provincia di Pavia, con un aumento percentuale del 12-15%);
-
le aree con coltivazioni legnose (che comprendono principalmente la vite) e
quelle con prati permanenti (pascoli) di fatto rimangono con valori costanti, vale a
dire poco più del 2% in Regione Lombardia e quasi il 7% in Provincia di Pavia per
le legnose agrarie, e circa il 20% e circa il 2% per i prati permanenti;
-
le aree coltivate con arboricolture da legno (quali ad esempio i pioppeti)
diminuiscono notevolmente la loro estensione in valore assoluto, riducendosi dal
1982 al 2000 di 1/3 (-32%) nella regione lombarda e addirittura quasi
dimezzandosi (-46%) in Provincia di Pavia nello stesso periodo;
-
le aree boscate, che costituiscono nel 2000 una quota consistente delle superfici
agricole regionali (quasi il 15% della superficie agraria totale) ed in misura
minore di quelle provinciali (circa il 5%), hanno peraltro subito un decremento
nell’ultimo ventennio, diminuendo tra il 1982 ed il 2000 da oltre 320.000 a poco
più di 200.000 ettari (ovvero -36%) in Regione Lombardia e da circa 17.000 a
circa 11.000 ettari (anche qui -35%) nella Provincia di Pavia;
-
in ultimo, come già evidenziato, la Superficie agricola non utilizzata nell’ultimo
ventennio è aumentata complessivamente in tutta la Regione, mentre nella
Provincia pavese è diminuita, dimezzandosi nel decennio 1990-2000.
Inoltre si evidenzia la permanenza di alcune tendenze genericamente rilevate su tutto
territorio lombardo (ad esempio la progressiva perdita, o meglio il dimezzamento, delle
superficie utilizzate per la coltivazione del frumento e delle foraggere avvicendate), ma
anche alcune peculiarità del territorio pavese all’interno dell’ambito regionale:
-
anzitutto appare con chiarezza che le aree coltivate a mais (o granoturco)
nell’ambito pavese sono diminuite, tra il 1982 ed il 2000, dal 20% al 15% sul
totale delle superfici agrarie, mentre mediamente in Lombardia si è verificato,
nello stesso periodo, un incremento dal 15% al 20% sul totale;
-
poi si deve sottolineare la predominanza delle superficie coltivate a riso, che
nella Provincia di Pavia occupano un terzo del territorio agricolo, mentre in
Lombardia esse occupano solo il 6%; di fatto ben l’83% delle aree risicole
lombarde è concentrato in ambito pavese e quasi tutte si trovano in Lomellina;
-
in ultimo poi si evidenzia che le aree a pioppeto, pur diminuendo la loro
estensione, cioè dimezzandosi dal 1982 al 2000, permangono nella provincia
PAGINA 172
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pavese con una certa consistenza corrispondente ad oltre il 5% del territorio
agricolo e rappresentando comunque quasi la metà (45%) delle superfici a
pioppo dell’intera regione lombarda.
TABELLA 46. PROVINCIA DI PAVIA – SUPERFICIE AGRARIA IN HA DIVISA PER COLTIVAZIONI
2000
%
1990
%
1982
%
13.196
6%
20.404
8%
23.483
9%
3.765
2%
6.067
2%
2.289
1%
GRANOTURCO
34.598
16%
35.461
15%
48.656
19%
RISO
74.048
34%
74.757
31%
52.275
21%
LEGUMI SECCHI
795
0%
48
0%
54
0%
PATATA
184
0%
243
0%
395
0%
BARBABIETOLA DA ZUCCHERO
5.833
3%
6.281
3%
5.518
2%
PIANTE INDUSTRIALI
3.709
2%
8.055
3%
141
0%
ORTIVE
1.671
1%
953
0%
977
0%
FORAGGERE AVVICENDATE
18.794
9%
19.060
8%
30.039
12%
PIOPPETI
11.907
5%
14.183
6%
24.340
10%
220.155
100%
243.637
100%
248.173
100%
FRUMENTO
ORZO
SUP. AGR. TOTALE (SAT)
TABELLA 47. REGIONE LOMBARDIA – SUPERFICIE AGR. IN HA DIVISA PER COLTIVAZIONI
2000
%
1990
%
1982
%
FRUMENTO
43.095
3%
58.042
4%
105.301
6%
ORZO
19.149
1%
75.585
5%
49.821
3%
285.954
20%
219.823
14%
248.988
15%
89.055
6%
85.580
5%
60.129
4%
LEGUMI SECCHI
1.270
0%
1.267
0%
110
0%
PATATA
1.889
0%
1.663
0%
2.732
0%
BARBABIETOLA DA ZUCCHERO
21.900
2%
23.841
1%
15.163
1%
PIANTE INDUSTRIALI
50.219
4%
62.692
4%
284
0%
ORTIVE
12.421
1%
10.584
1%
9.528
1%
155.931
11%
207.613
13%
253.946
15%
26.790
2%
31.847
2%
44.888
3%
1.418.004
100%
1.601.325
100%
1.696.794
100%
GRANOTURCO
RISO
FORAGGERE AVVICENDATE
PIOPPETI
SUP. AGR. TOTALE (SAT)
(FONTE: ISTAT, CENSIMENTI SULL’AGRICOLTURA – ANNI 1982, 1990, 2000)
Gli aspetti relativi alla perdita progressiva della varietà colturale all’interno della
Provincia di Pavia sono rilevabili anche dai dati statistici recenti, come forniti dall’ISTAT
negli ultimi anni, tra il 2000 ed il 2006. Da questi si evince che in questi sei anni a
fronte di una sostanziale stabilità dimensionale delle superfici coltivate a cereali (che
costituiscono ancora oltre il 70% aree rurali produttive; solo il riso costituisce oltre il
45% delle aree rurali produttive delle provincia pavese) sono diminuite notevolmente
quelle coltivate a mais (con una perdita del 30%); inoltre si riducono le aree destinate
alla coltura di altre erbacee quali gli ortaggi (meno 10%), le piante da tubero (meno
PAGINA 173
COMUNE DI FERRERA ERBOGNONE (PV) – PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO – RELAZIONE TECNICA ©
50%) e le coltivazioni industriali come colza, girasole e soia (meno 60%); parimenti
diminuiscono le superficie destinate piante di frutta fresca (meno 20%).
SUPERFICIE
TOTALE (HA)
ANNO 2000
SUPERFICIE
TOTALE (HA)
ANNO 2001
SUPERFICIE
TOTALE (HA)
ANNO 2002
SUPERFICIE
TOTALE (HA)
ANNO 2003
SUPERFICIE
TOTALE (HA)
ANNO 2004
SUPERFICIE
TOTALE (HA)
ANNO 2005
SUPERFICIE
TOTALE (HA)
ANNO 2006
TABELLA 48. PROVINCIA DI PAVIA - SUPERFICI AGRARIE COLTIVATE IN HA PER TIPO
12.990
12.125
18.050
15.870
14.650
15.160
14.760
3.525
3.085
5.150
5.991
4.720
5.860
6.180
CEREALI (RISO)
77.269
75.580
76.604
76.624
80.998
-
80.357
CEREALI (MAIS)
32.000
33.170
29.075
28.335
26.550
25.770
22.250
LEGUMI SECCHI
385
1.372
2.800
1.850
2.070
1.811
2.254
PIANTE DA TUBERO
413
410
470
450
200
150
200
1.116
1.087
1.242
1.185
1.335
1.130
1.015
12.572
7.884
6.711
5.663
6.317
7.194
5.042
814
689
715
745
745
745
638
13.880
14.104
13.572
13.640
13.531
14.424
14.133
FORAGGERE TEMPORANEE
20.840
20.840
21.350
22.350
22.000
21.000
22.800
FORAGGERE PERMANENTI
4.850
4.850
4.850
4.850
4.850
4.850
5.600
180.654
175.196
180.589
177.553
177.966
98.094
175.229
COLTIVAZIONI ERBACEE
CEREALI (FRUMENTO)
CEREALI (ORZO AVENA)
ORTAGGI IN PIENA ARIA
COLTIVAZIONI INDUSTRIALI
COLTIVAZIONI LEGNOSE
FRUTTA FRESCA
VITE
COLTIVAZIONI FORAGGERE
TOTALE
(FONTE: ISTAT, DATI ANNUALI SULL’AGRICOLTURA 2000-2006)
Di fatto la Provincia di Pavia si rivela come un’area dove la coltivazione prevalente è
quella risicola, principalmente concentrata nella regione della Lomellina.
La coltivazione del riso, come noto, è storicamente in effetti collegata al paesaggio
agricolo lomellino.308 Tale coltura inizia in questa zona a partire dal Tredicesimo secolo,
a seguito della progressiva bonifica di vaste aree acquitrinose, eseguita ad opera di
appartenenti ad ordini monastici. Solo dal Sedicesimo secolo però la coltivazione
risicola diviene estensiva, contribuendo al risanamento delle residue aree paludose e
308
Tradizionalmente la coltura del riso introduce elementi percettivi variegati nel paesaggio divisibili in
base ai periodi di coltivazione: la sistemazione del terreno prevede il suo livellamento e la divisione
in vasche molto basse, dette camere, mediante piccoli argini di terra alti 30-40 cm. In primavera le
camere vengono allagate dopo la semina nel caso di semine in asciutta come fossero bagnature,
oppure alle sommersioni delle camere segue nel giro di pochi giorni la semina del riso. In sostanza
la semina si può effettuare con risaia allagata, o risaia sommersa,oppure con risaia asciutta, cioè
priva di acqua; tutte le tecniche colturali prevedono una precedente o una successiva
sommersione della risaia. Talvolta invece della semina si preferisce trapiantare le piantine di riso
cresciute in un vivaio (si usa una macchina apposita). Nelle zone risicole lombarde trova impiego
frequente anche la semina in asciutta, sempre antecedente a quella in acqua, mentre il trapianto è
stato quasi del tutto abbandonato per la mancanza di manodopera (rari i trapianti di soccorso). Le
spighe del riso sono mature a settembre, quando la pianta è alta da 80 a 150 cm: con una
mietitrebbia si svolgono contemporaneamente le due operazioni di mietitura e di trebbiatura. Il riso
è avvicendato col frumento o con leguminose foraggere; oppure viene coltivato per molti anni nella
stessa risaia.
PAGINA 174
COMUNE DI FERRERA ERBOGNONE (PV) – PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO – RELAZIONE TECNICA ©
malsane, e definendo l'aspetto caratteristico del territorio, perfezionandosi poi grazie
alla costruzione di un articolato e diffuso sistema irriguo.309 A seguito di una continua
crescita produttiva realizzatasi dagli anni Settanta ad oggi,310 al 2000 l’Italia è il primo
coltivatore europeo di riso con aree a risaia pari a 220.000 ettari (228.000 nel 2006)
in Italia, di cui 92.000 ettari (96.000 nel 2006) appartenenti alla Regione Lombardia, e
77.000 ettari (80.000 nel 2006) concentrati nella sola Provincia di Pavia. In sostanza
oltre un terzo delle aree risicole nazionali (e la quasi totalità di quelle lombarde) si
trova nel territorio pavese, e di queste i quattro quinti nell’area della Lomellina.
Oggi più specificamente le aree coltivate a riso in Lomellina occupano mediamente
oltre il 50% (la metà) della Superficie Agricola Totale SAT ed il 60% (ovvero i due terzi)
delle Superficie Agraria Utilizzata SAU.311
Sempre con attinenza al settore risicolo in ambito pavese è necessario qui accennare,
per inciso, al Regolamento Speciale per la coltivazione del riso nella Provincia di Pavia,
emanato nel 1999:312 esso disciplina le aree in cui tale coltura può essere effettuata
senza creare zone di insalubrità, determinando quindi le distanze minime e la zona di
rispetto (o di arretramento) di questa dagli aggregati di abitazione (150 metri per i
Comuni oltre i 2.000 abitanti, 100 metri per i Comuni dai 600 ai 2.000 abitanti), dalle
abitazioni sparse (10 metri) e dai cimiteri (50 metri).313
309
Cfr. il sito web: http://www.lombardiacultura.it/. Inoltre cfr http://www.risoitaliano.org/: “Nel 1500
le risaie in Lombardia si estendono su 5.500 ettari diventati 50.000 secondo un censimento
spagnolo nel 1550. Non è facile reperire dei dati sulla produzione e sulla superficie dedicata alla
risaia nel corso dei secoli anche per le alterne vicissitudini di questa amata o vituperata coltura.
Nel 1700 risultano coltivati 20.000 ettari; nel Piemonte di Amedeo II, nel 1710, il 9% del territorio
di pianura è coltivato a riso. Durante l'occupazione napoleonica risulterebbero coltivati 40.000 ha
fra Santhià, Vercelli e Biella e 120.000 ha in tutta Italia mentre nel 1860 solo in provincia di
Vercelli sarebbero coltivati a riso 30.000 ettari. Il vero boom si ha solo dopo lo scavo del canale
Cavour (1866), quando l'ettarato sale a quota 230.000 e il riso italiano diventa un prodotto
d'esportazione, molto richiesto da francesi, svizzeri, tedeschi e austriaci”.
310
Cfr. Davide Bermano, Evoluzione dell'economia agricola lomellina nell'ultimo ventennio e le
tendenze attuali, tesi di laurea, Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, 1996-97.
311
Cfr. Provincia di Pavia, Settore Politiche Agricole, Faunistiche e Forestali, Piano Agricolo Triennale
PAT provinciale, 2001, pag.8.
312
Cfr. Provincia di Pavia, Regolamento Speciale per la Coltivazione del Riso nella Provincia di Pavia,
redatto in collaborazione con l’ASL - Pavia - Vigevano – Voghera, approvato dal Consiglio
Provinciale il 22 gennaio 1999 (del. C.P. n. 3/26175) esecutiva per visto dell’ ORC il 3 febbraio
1999, pubblicato sul FAL (Foglio degli Annunzi Legali della Provincia di Pavia) il 10 marzo 1999.
313
Cfr. Provincia di Pavia, Regolamento Speciale per la Coltivazione del Riso nella Provincia di Pavia,
cit., “Articolo 2 (Determinazione delle distanze minime e della zona di rispetto) Nella provincia di
Pavia la coltivazione del riso è consentita alle distanze minime sottoindicate: comma 1 dalle città:
Pavia – Vigevano m 300; comma 2 dagli aggregati di abitazione superiore a 100 e fino a 300
abitanti: m 30; fino a 600 abitanti: m 50; da 601 a 2.000 abitanti: m 100; oltre 2.000 abitanti: m
150; comma 3 dalle abitazioni sparse: m 10; comma 4 dai cimiteri: m 50. (…) Articolo 3. Ogni
Comune nel cui territorio si pratica la coltivazione del riso deve provvedere, con apposita
deliberazione, alla delimitazione della zona di rispetto, in base all’ articolo 2 del presente
Regolamento, su planimetria catastale non superiore alla scala 1:5.000. La deliberazione
comunale verrà trasmessa alla Provincia, per la presa d'atto da parte della Giunta Provinciale,
accompagnata dal parere che il Comune avrà provveduto a richiedere alla Commissione TecnicoSanitaria di cui al successivo art. 7 che può proporre, se necessario, maggiori distanze. I Comuni,
inoltre, sono tenuti a provvedere al periodico graduale spostamento dei limiti delle rispettive zone
di rispetto, in modo che rimangano inalterate, in rapporto allo sviluppo edilizio, le distanze minime
previste dall'art. 2 del presente Regolamento. Ogni variazione deve essere approvata seguendo la
procedura di cui sopra. (…) Articolo 5 (Coltivazione del riso "in asciutta") (…) nelle fasce di rispetto
dell’abitato è consentita la coltivazione del riso "in asciutta", previa dichiarazione scritta al Sindaco
e all’Azienda Sanitaria Locale per conoscenza (…).”
PAGINA 175
COMUNE DI FERRERA ERBOGNONE (PV) – PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO – RELAZIONE TECNICA ©
Altra coltivazione che caratterizza la Provincia di Pavia ed in particolare la regione della
Lomellina è quella del pioppo.314 Nonostante le superfici a pioppeto si siano
progressivamente ridotte nell’ultimo periodo, con un dimezzamento nel ventennio tra il
1982 ed il 2000, passando da circa 45.000 ettari a circa 27.000 ettari in Regione
Lombardia, e da circa 24.000 ettari a circa 12.000 ettari in Provincia di Pavia, ovvero
dal 10% al 5% della Superficie Agricola Totale, esse rappresentano ancora una coltura
importante soprattutto nel patrimonio agrario pavese. Si pensi che circa la metà dei
pioppeti lombardi si trovano proprio nella Provincia di Pavia ed un terzo in Lomellina;
inoltre nell’area lomellina i pioppeti costituiscono ancora grosso modo il 10% dell’intera
Superficie Agraria Utilizzata SAU.
E’ fondamentale infine ricordare che tra gli elementi che caratterizzano tipicamente il
paesaggio agricolo lombardo e pavese sono da annoverare le superfici boscate.315 I
boschi d’alto fusto o cedui,316 pur diminuendo costantemente la loro estensione dal
1982 al 2000 (da circa 300.000 a circa 200.000 ettari in Lombardia e da circa 15.000
a circa 10.000 ettari in Provincia di Pavia, con perdite di circa un terzo del patrimonio
nei venti anni considerati) costituiscono ancora oggi una quota non trascurabile delle
aree rurali regionali, ovvero più precisamente un 15% della Superficie Agricola Totale
SAT in Lombardia ed un 5% di quella pavese.
Oltre a quanto sopradetto è utile anche evidenziare gli alberi ad alto fusto che si
trovano nell’area della Lomellina, sparsi o radunati in aree boscate, corrispondenti ai
tipi di seguito elencati:317
314
La coltivazione dei pioppi richiede molta luce; inoltre vogliono un terreno fertile, umido a
sufficienza, non amano il ristagno dell'acqua e i terreni troppo duri; con buoni accorgimenti in
coltura e alcuni trattamenti antiparassitari la pianta avrà una rapidissima crescita. Nelle
piantagioni, i pioppi vanno messi a dimora a una distanza gli uni dagli altri di 4 x 4 m. oppure 4 x 5
o ancora 5 x 5 a seconda delle specie usate, del terreno o della vicinanza o meno di fonti d'acqua.
I pioppi prediligono crescere con i loro simili; tuttavia crescono bene anche con altre specie, come
ad esempio i salici. Per scopo industriale vengono usati in prevalenza pioppi ad alto fusto di 10 o
25 anni; dopo l'abbattimento il terreno potrà essere usato per piantare altri pioppi oppure usato
per altre colture. Per scopi ornamentali, vengono usati in filari e in gruppi di piante; si prediligono
le specie a chioma ampia.
315
Si ricorda che, in Regione Lombardia, secondo la L.R. 28 ottobre 2004, n. 27 "Tutela valorizzazione
delle superfici, del paesaggio e dell’economia forestale", si può riassumere così: sono da
considerarsi boschi a tutti gli effetti di legge, i popolamenti arborei e arbustivi a qualunque stadio
di età, con densità di copertura delle chiome a maturità non inferiore al 20%, di origine naturale o
artificiale: con superficie pari o superiore a 2.000 mq e larghezza superiore a 25 m; i soprassuoli
di neoformazione costituiti da specie arboree o/e arbustive che colonizzano terreni destinati ad
altra qualità di coltura da almeno cinque anni; i rimboschimenti e gli imboschimenti; i terreni che
per cause naturali od artificiali sono rimasti temporaneamente privi di copertura forestale; le
radure e tutte le superfici d’estensione inferiore a 2.000 mq che interrompono la continuità del
bosco. Non sono da considerarsi bosco: gli impianti di arboricoltura da legno e gli impianti per la
produzione di biomassa legnosa; i filari arborei, i parchi urbani ed i giardini; gli orto botanici, i vivai,
i piantonai, le coltivazioni per la produzione di alberi di Natale ed i frutteti, escluso i castagneti da
frutto in attualità di coltura; le formazioni vegetali irrilevanti sotto il profilo ecologico, paesaggistico,
e selvicolturale. Cfr. http://www.provincia.pv.it/agricoltura/riserve_foreste/boschi/main.htm.
316
Il bosco, a differenza delle foreste vergini, deve essere curato dall’uomo, e con il taglio l’uomo
governa e tratta il bosco. In relazione al modo di governo si possono avere boschi d’alto fusto o
boschi cedui. Bosco d’alto fusto: è il bosco costituito da piante nate esclusivamente da seme e
quindi rinnovatesi per via gamica. Bosco Ceduo: è il bosco costituito da piante rinnovatesi in modo
agamico cioè mediante polloni (fusti che si originano dalle ceppaie di latifoglie dopo il taglio). Cfr.
http://www.provincia.pv.it/agricoltura/riserve_foreste/boschi/main.htm.
317
Cfr. Parco Ticino, Gli alberi, Biblioteca Parco Ticino, Fabbri Editori, Milano, 1982.
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COMUNE DI FERRERA ERBOGNONE (PV) – PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO – RELAZIONE TECNICA ©
-
il gruppo arboreo dei Pioppi come: il Pioppo Bianco (o Populus Alba), il Pioppo
Nero (o Populus Nigra), il Pioppo Cipressino (o Populus Nigra Italica), il Pioppo
Tremulo (o Populus Tremula), l’Ontano nero (o Alnus Glutinosa), il Pado (o Prunus
Padus), ed anche Pioppo Ibrido (o Populus Canadensis);
-
il gruppo arboreo dei Salici come: il Salice Bianco (o Salix Alba), il Salicone (o
Salix Caprea) ed il Salice Ripaiolo (o Salix Eleagnos);
-
il gruppo degli alberi della foresta padana come: la Farnia (o Quercus Robur),
l’Olmo Minore (o Ulmus Minor), il Carpino bianco (o Carpinus Betulus), l’Acero
Campestre (o Acer campestre), il Ciliegio Selvatico (o Prunus Avium), il Melo
selvatico (o Malus Sylvestris); ed anche il Castagno (o Castanea Sativa), il Cerro
(o Quercus Cerris) e la Betulla (Betula Pendula);
-
il gruppo arboreo dei Frassini come: l’Orniello (o Fraxinus Ornus) ed il Frassino
Maggiore (o Fraxinus Excelsior);
-
il gruppo dei cosiddetti alberi esotici come: la Robinia (o Robinia Pseudoacacia), il
Prugnolo Tardivo (Prunus Serotina), l’Ailanto (o Ailanthus Altissima), il Platano
Comuna (o Platanus Hybrida), la Quercia Rosa (o Quercus Rubra);
-
ed infine il gruppo degli alberi rari nostrani come il Tiglio Selvatico (o Tilia
Cordata) e il Tiglio Nostrano (o Tilia Platyphyllos), ed esotici come il Gelso Biano
(o Morus Alba) e il Gelso Nero (o Morus Nigra).
Quanto descritto in sintesi fino a qui nel presente paragrafo fornisce un’idea generale
della recente evoluzione e della conformazione attuale del paesaggio agrario pavese e
lomellino, di cui il Comune di Ferrera Erbognone318 fa parte, suddiviso per comodità
318
Cfr. Comune di Ferrera Erbognone, Piano di Governo del Territorio PGT, Documento di Piano,
Relazione, 2008, pagine 9-10 2. L’ambiente fisico Il territorio di Ferrera Erbognone è compreso in
un tratto della pianura alluvionale posto a sud di una linea di fontanili e sorgive che assicurano
grande abbondanza di acque irrigue, caratteristica dell' intera zona. Il reticolo idrografico è ricco di
rogge e canalizzazioni ricavate nel tempo per l’esercizio delle attività agricole; i corsi d' acqua
principali sono i torrenti Agogna ed Erbognone ed un ramo del Canale Regina. La zona presenta un
clima continentale umido. Tale umidità, favorita dalla distesa delle risaie e dei prati marcitori, è
causa di frequenti nebbie; la temperatura è relativamente mite, con minime invernali di 0-1° e
medie estive di 23-24° gradi centigradi. La campagna è stata coltivata per secoli soprattutto a
frumento, mais e foraggio; oggi è contrassegnata dalle coltivazioni di riso che fanno di questa
regione una delle maggiori produttrici. L'intero comprensorio può essere considerato uno dei più
importanti del quadrilatero agricolo padano, formato dalle province di Novara, Milano, Vercelli,
Pavia. 6. L’assetto geologico, idrogeologico e sismico. Dal punto di vista geomorfologico, il territorio
di Ferrera Erbognone, come l’intera Lomellina, risale all'era quaternaria. Il territorio, fertile e
pianeggiante, è caratterizzato dai lunghi filari dei pioppi, che delimitano le grandi estensioni dei
campi. In origine, l'area fu modellata da fiumane che depositarono sabbia e ciottoli formando
dossi, conche e avvallamenti che si conservarono fino al Medioevo. Questo territorio di risorgive è
stato per secoli una palude impraticabile: l'ambiente attuale è frutto del lavoro che l'uomo ha
intrapreso per rendere queste terre fertili, trasformando e riorganizzando il paesaggio. Le comunità
dei monaci nel medioevo bonificarono la zona introducendo la marcita, pratica colturale che si
ottiene riversando per scorrimento sul terreno l'acqua delle fontane naturali, la cui temperatura si
aggira attorno ai 10 gradi centigradi. I terreni beneficiati dalla stabilità termica delle acque che
fuoriescono dal suolo a temperatura costante, permettono annualmente fino ad otto tagli di erba,
fornendo anche nei mesi più rigidi dell'inverno foraggio fresco per gli allevamenti zootecnici. La
colonizzazione feudale nel duecento e le grandi riforme agricole introdotte dagli Sforza, che
sperimentarono la coltivazione del riso, hanno reso questa zona ricca di campi di cereali. Al
servizio di questa estensione di coltivazioni, a fianco dei tre corsi d’acqua naturali che delimitano
la Lomellina, è stato organizzato un complesso sistema idrico di rogge e canali, che hanno dato
vita alla costruzione dei mulini, e sono sorte le cascine "a corte chiusa", tipici insediamenti rurali
della pianura padana. Nell’ambito territoriale sono stati compiuti alcuni significativi passi nella
conservazione delle aree di un certo interesse naturalistico e tuttora diverse zone stanno per
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COMUNE DI FERRERA ERBOGNONE (PV) – PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO – RELAZIONE TECNICA ©
nelle sue diverse componenti relative a: il sistema produttivo rurale (zona agricole
aziendali) e le aree vegetali naturali (zone boscate e di tutela ed alberature sparse).
Le aree agricole produttive occupano ancora la gran parte del territorio di Ferrera,
concentrandosi in particolare modo nella parte occidentale del Comune ovvero sulla
sponda destra dell’Erbognone, e sono coltivate soprattutto, meglio, quasi interamente,
con seminativi, a riso e a granoturco. Le aree a pioppeto costituiscono una piccola
realtà rispetto alle risaie, popolando solo limitate porzioni del territorio comunale.
E’ importante anche notare che invece le aree boscate sono principalmente
concentrate lungo il basso corso del torrente Erbognone ed ammontano
complessivamente a circa 57 ettari, vale a dire solo il 3% dell’intero territorio ferrarino.
Sono comprese, tra le suddette aree boscate, tutte le fasce alberate cresciute lungo i
principali corsi d’acqua ed il sistema irriguo di Ferrera, soprattutto sulle sponde
dell’Erbognone e dell’Agogna, configurandosi come vere e proprie foreste lineari e
rappresentando corridoi ecologici di notevole interesse ambientale e paesaggistico.
Non solo: è fondamentale rilevare che rispetto a quanto rilevabile dalla cartografia di
cinquanta anni fa le aree boscate all’interno del territorio comunale di Ferrera
Erbognone sono aumentate passando da poco più circa 40 ettari individuati nel 1952
(dove sono già segnalati boschi cedui di diversa tipologia –misti semplici, puri e misti
matricinati e composti - e fustaie pure e miste di latifoglie – con alberi di rovere, altre
querce, castagno, pioppo e altre latifoglie)319 agli attuali quasi 60 ettari, con un
aumento complessivo dei boschi pari al 50% circa nell’arco del cinquantennio.
SUPERFICIE
AGR. TOTALE
(SAT)
SUPERFICIE
AGR. UTILIZZATA
(SAU)
DI CUI SUP.
AGR. UTILIZZATA
A SEMINATIVO
DI CUI SUP.
AGR. UTILIZZATA
ARBORICOLT.
TABELLA 49. COMUNE DI FERRERA – SUPERFICIE AGRARIA TOTALE E UTILIZZATA IN HA
1990
1.444
1.331
1.331
12
2000
1.072
905
894
71
VARIAZIONE ASSOLUTA 1990-2000
-372
-426
-437
+59
VARIAZIONE PERCENTUALE 1990-2000
-26%
-32%
-33%
+492%
(FONTE: ISTAT E REGIONE LOMBARDIA UFFICIO REGIONALE DEL CENSIMENTO DELL’AGRICOLTURA ANNI
1990 E 2000 – SITO IN RETE: HTTP://WWW.RING.LOMBARDIA.IT/)
essere recuperate dal punto di vista ambientale; il primo e più importante passo compiuto è stata
la costituzione del Parco Fluviale del Ticino, di primaria importanza per la conservazione di molte
specie di piante e di animali. Particolare attenzione è stata rivolta alla protezione delle diverse
garzaie (luoghi in cui nidificano gli aironi e altre speci avicole), e sono stati conservati alcuni boschi
con vegetazione autoctona della pianura padana. Nelle immediate vicinanze del territorio
comunale, oltre il confine regionale, il Piemonte ha istituito il Parco Fluviale del Po, che dà
protezione ad un vasto ambito territoriale esteso nelle province di Alessandria e Vercelli. Il
territorio comunale di Ferrera Erbognone è classificato in zona 4, a rischio sismico minimo.
319
Cfr. Comitato Direttivo Provinciale di Pavia per il Piano Territoriale della regione Lombardia, La
Provincia di Pavia nel Piano Territoriale della Regione lombarda, II, Tavole Grafiche,
Amministrazione Provinciale di Pavia, 1960, Tavola 4 (Zone boschive della provincia di Pavia –
Anno 1952).
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Oltre alla componente vegetale, formata come già detto dalle superficie produttive
agricole e dagli elementi naturali boscati, il paesaggio pavese, ma soprattutto quello
lomellino, presentano una forte componente idrica.
La rete delle acque è in questo ambito territoriale composta principalmente dal sistema
primario dei fiumi e dei torrenti, come il Ticino, il Terdoppio, l’Agogna, il Sesia ed
ovviamente a Sud il Po; in secondo luogo dall’insieme dei canali irrigui, di portata
sovracomunale, che a partire dal Quattrocento cominciano ad innervare il territorio
della Lomellina, come gli storici Naviglio Sforzesco, Roggia Mora, Roggia Biraga (tutti
del XV secolo) e successivamente il Naviglio Langosco (del XVII secolo), o i più recenti il
Canale Cavour (del XIX secolo) e Canale Regina Elena (del XX secolo), oltre ad una
capillare rete di irrigazione locale.
Quindi oltre alla rete fluviale, il sistema irriguo dei canali caratterizza ampiamente
l’area geografica lomellina. La parte preponderante di questa maglia appartiene al
maggiore consorzio di irrigazione italiano, l’Est Sesia, che si configura con carattere
interregionale, essendo il territorio di sua competenza per metà in Regione Piemonte e
per metà in Regione Lombardia (più precisamente 87.000 ettari in territorio
piemontese e 123.000 ettari in quello lombardo, per un totale di 210.000 ettari).320 Al
Consorzio d’Irrigazione dell’Est Sesia appartengono i proprietari e gli affittuari dei
terreni posti tra i fiumi Sesia, Ticino e Po irrigati o irrigabili con le acque in gestione al
Consorzio, ed anche i proprietari dei beni che comunque utilizzano tali acque, per un
numero complessivo dei consorziati che attualmente è di circa 25.000 soggetti.321 Oggi
la rete consorziale dell’Associazione Irrigazione Est Sesia ha uno sviluppo complessivo
di circa 9.000 chilometri, e però solo alcuni canali, cardini della rete principale,
rivestono importanza fondamentale nel comprensorio dell’Est Sesia; questi in
Lomellina sono per ordine di importanza: la Roggia Mora, la Roggia Busca, Roggia
Biraga, il Roggione di Sartirana, il Naviglio Langosco ed il Naviglio Sforzesco; a cui si
aggiungono nella parte Nord del territorio di competenza il Canale Cavour ed il Canale
Regina Elena.
Come già evidenziato in altre parti del quadro conoscitivo, per quanto attiene al
sistema delle acque. il territorio comunale di Ferrera Erbognone è interessato
dall’attraversamento di due corsi d’acqua principali, il torrente Erbognone e il torrente
Agogna,322 il primo affluente del secondo e il secondo a sua volta affluente del fiume
320
Cfr. il sito web . http://www.estsesia.it/ (Deliberazione del Consiglio Regionale Lombardia del 26
marzo 1986 n. IV/213).
321
Cfr. il sito web . http://www.estsesia.it/ (Il Consorzio).
322
Il torrente Agogna, scorrente il tra Piemonte, nella zona compresa tra i laghi Maggiore e d'Orta, e la
Lombardia, con una lunghezza di circa 140 chilometri e con un bacino idrografico di quasi 1.000
chilometri quadrati, attraversa tutta la regione lomellina. Si veda le notizie integrative riportate in
Wikipedia. “ll suo percorso può essere suddiviso in tre parti ben distinte tra loro: la prima, che
corrisponde al tratto montuoso, scorre in un alveo roccioso e non molto largo, delimitato da una
valle stretta ed incassata, che si estende dalle sorgenti sino alla località di Bolzano Novarese; il
tratto intermedio, che si conclude presso la città di Novara, che è invece caratterizzato dal
passaggio del corso d'acqua in una zona collinare; il tratto finale, da Novara sino alla foce,
caratterizzato dallo scorrere lento delle acque, che attraversa una zona prevalentemente agricola
dove storicamente ha una grande rilevanza la coltivazione del riso. Affluenti. Lungo il suo corso
l'Agogna riceve, oltre all'Erbognone (suo principale tributario), anche il contributo di numerosi
canali e fossati che concorrono ad accrescerne la portata d'acqua. Prima di Novara interseca
anche il Canale Cavour. Regime idraulico. Lungo il suo percorso di 140 km, l'Agogna riceve, in caso
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Po. Questi formano una sorta di “T” rovesciata solcando il territorio comunale in
direzione Nord-Sud (Erbognone) e lambendolo sul confine meridionale (Agogna).
All’interno del Comune di Ferrera Erbognone si trova altresì una serie numerosa di corsi
d’acqua minori che si ramificano ed estendono su tutto il territorio comunale: il
Colatore Erbognetta, lo Scaricatore della Roggia, la Roggia Cavo Regina (che attraversa
il centro abitato di Ferrera), il Cavo Malaspina, il Cavo Quintone, il Cavo Malandrana, il
Cavo Quinto, il Cavo Leva, il Cavo Frati, il Canale Diramatore Gattinara, la Roggia
Cavallero Cascinassa, la Roggia Cavo Balossa, il Cavo Cucca, il Colatore Riazzolo, la
Roggia Caffarella, la Roggia Salaro.
A completamento di questo quadro introduttivo riguardante il territorio agricolo
lomellino, ambito di riferimento del Comune ferrarino considerato, si deve accennare
ad un terzo elemento che caratterizza il paesaggio rurale, da aggiungere quelli che
compongono il sistema vegetale e quello idrico; esso è costituito dall’insieme degli
edifici extraurbani, ed in particolare dalle cascine. La presenza architettonica nel
territorio agricolo è a tuttoggi ancora di una certa consistenza.
E però è anche vero che, negli anni Cinquanta, come risulta dal Censimento ISTAT del
1951, nel centro abitato di Ferrara Erbognone risiede la gran parte della popolazione,
circa 1.250 abitanti, ma una quota consistente pari a quasi 600 abitanti,
corrispondente grosso modo ad un terzo dei ferrarini risiede nei nuclei cascinali
(località abitate di Cascina Bosatra, Cascina Confallonera, Cascina Corradina, Cascina
Crimea, Cascina Furiosa, Cascina Gallona, Cascina Gattinera, Cascina Gesù, Cascina
Malandrana, Cascina Rivolta) o in case sparse nel territorio agricolo.
Di fatto a fronte di una perdita complessiva di circa un quinto dei residenti (20%)
avvenuta nel cinquantennio nel centro abitato, si verifica un secco decremento del
meno 83% nelle cascine e case sparse: praticamente le località cascinali ed
di forti piogge, ingenti quantitativi di colature che concorrono pesantemente nell'accrescere le sue
piene provocando notevoli danni di erosione ai terreni. Secondo alcuni rilevamenti effettuati alcuni
anni or sono, la portata massima si aggira sui 175 metri cubi di acqua al secondo alla chiusa di
Agognate, in provincia di Novara, e sui 315 metri cubi al secondo alla diga per la diramazione del
roggione di Olevano. Al fine di alleggerire la portata massima del torrente è stata studiata nel corso
degli anni un sistema di sistemazione idraulica, tramite numerosi canali e rogge, che, oltre a
sottrarre acqua all'irruenza del fiume, risultano anche determinanti per l'economia agricola delle
zone adiacenti. Natura, flora e fauna. Diversi meandri e lanche abbandonate del torrente sono
state recentemente valorizzate con la creazione di aree protette di particolare pregio come ad
esempio: l'Oasi LIPU di Agognate (NO), situata lungo la sponda del torrente, che comprende
un'area protetta di 12 ettari costituita da bosco di robinie, farnie e aceri, dove diverse specie di
animali e piante hanno trovato un habitat favorevole; l'Agogna Morta, posta tra Basso Novarese e
Lomellina, è un'area umida che comprende la lanca omonima, meandro abbandonato del torrente
Agogna a seguito di opere idrauliche sull'alveo realizzate alla metà degli anni Cinquanta.
Rappresenta l'ultimo ambiente di questo tipo lungo il percorso piemontese del torrente. Il torrente
attraversa zone di vario tipo e pertanto lungo il suo percorso si possono trovare numerose specie
di mammiferi (come la nutria), di anfibi, rettili e sauri oltre ad uccelli quali: lo scricciolo, il
codibugnolo, il luì, la capinera, il pettirosso, l'airone cenerino, la nitticora, il tarabusino, la gallinella
d'acqua ed il germano reale. Nelle sue acque sono presenti varie specie quali: il barbo, la carpa,
l'alborella ed il vairone, non mancano il lucioperca, il boccalone, il cavedano ed il persico sole. Nel
fiume, quando non era inquinato come ora, c'erano anche trote. Gli insetti che popolano le sue rive
sono centinaia e concentrati specialmente nell'area umida dell'Agogna morta, che è situata tra
Basso Novarese e Lomellina, nei comuni di Borgolavezzaro (NO) e Nicorvo (PV). Qui è presente
anche un coleottero, il Carabus clathratus, che è ormai raro nella Pianura Padana.”
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COMUNE DI FERRERA ERBOGNONE (PV) – PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO – RELAZIONE TECNICA ©
extraurbane abitate riducono di ben oltre i 4/5 i loro abitanti, passando da circa 600 a
meno di 100 residenti dal 1951 al 2001.
Nonostante questa notevole perdita in termini di funzionalità delle cascine, evidenziata
dai dati demografici sopraesposti, nel paesaggio rurale della Lomellina, come anche di
Ferrera Erbognone, spicca ancora, tra gli edifici extraurbani, la fondamentale
importanza delle cascine.
Queste, come è noto, in tutta la parte di pianura della Regione Lombarda hanno
caratteristiche definite ed assimilabili, sintetizzabili principalmente nella tipologia a
“corte” e nelle sue varianti.323 I tipi cascinali possono essere comunque distinti,
solitamente, nelle seguenti tipologie: a corte chiusa, a corte aperta, a “L”, a impianto
irregolare e a monoblocco.324
Le numerose cascine ed i nuclei extraurbani appartenenti al territorio comunale di
Ferrera oggi ancora esistenti sono quelli qui elencati (e seguiti da codice identificativo
alfanumerico):
1.
Cascina Erbogna (C01);
2.
Casa Crimea (C02);
3.
Cascina del Travacchino (C03);
4.
Cascina Confaloniera (C04);
5.
Cascina Bosatra (C05);
6.
Cascina Pastorella (C06);
7.
Cascina Gattinara (C07);
8.
Cascina Corradina (C08);
9.
Cascina Rivolta (C09);
10.
Cascina Furiosa (C10);
11.
Molino Nuovo (C11).
Peraltro l’area che maggiormente impera sul territorio comunale di Ferrera Erbognone
è comunque indiscutibilmente quella della Raffineria che occupa le aree al confine con
il Comune di Sannazzaro de’ Burgondi ed ha numerose aree non ancora utilizzate verso
i margini rurali ad Ovest e a Sud degli impianti attuali.
La tavola di riferimento per le argomentazioni e gli approfondimenti qui e nelle pagine
successive svolti è rappresentata dall’elaborato del presente Piano di Governo del
Territorio (PGT) contrassegnato come Elaborato DP06 e intitolato “Quadro conoscitivo
del territorio comunale. Il sistema del paesaggio agrario e l’ecosistema - scala
1:10000”.
323
Cfr. AA.VV. (Società Storica Vigevanese), Le antiche “corti” lombarde. L’origine, le tipologie,
l’evoluzione delle cascine lomelline, Diakronia, Vigevano 1994.
324
Cfr. AA.VV. (Società Storica Vigevanese), Le antiche “corti” lombarde. cit., pag. 83.
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COMUNE DI FERRERA ERBOGNONE (PV) – PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO – RELAZIONE TECNICA ©
Una componente che incide con particolare evidenza sul paesaggio agricolo del
Comune di Ferrera Erbognone è rappresentata dalle cospicue attività di cava, che
insistono oggi nella parte meridionale del territorio comunale, lungo il corso del
Torrente Agogna, e più precisamente nelle zone comprese tra la Cascina Corradina e il
Molino Nuovo.
Le suddette attività estrattive sono confermate presso quei luoghi in base ad una
autorizzazione della Regione Lombardia. Poi, successivamente all’approvazione della
Legge Regionale sulle cave del 1982 (LR n.18/1982),325 nel 1993, con l’entrata in
vigore del Piano Cave della Provincia di Pavia,326 esse vengono precisate dal punto di
vista dimensionale, per complessivi 78 ettari, e, ricadendo entro un’area di rilevanza
ambientale, sono assoggettate, per i progetti di coltivazione e di recupero, a “specifiche
valutazioni di compatibilità ambientale”. La destinazione d’uso finale prevista da
questo Piano per tali ambiti di estrazione è univocamente quella agricola.
Dopo l’approvazione della Legge Regionale del 1998 contenente le “Nuove norme per
la disciplina della coltivazione di sostanza minerali di cava” (LR n.14/1998),327 nel
2001 la Provincia di Pavia provvede alla revisione del proprio Piano Cave328
confermando la perimetrazione e le indicazioni delle aree estrattive precedentemente
indicate nel Comune di Ferrera, e dividendo queste in due grandi porzioni: la prima, di
maggiori dimensioni, a Nord, sotto Cascina Corradina (Ambito 65/a); la seconda, a Sud,
sopra il Molino Nuovo (Ambito 65/b).
E’ però solo nel 2007,329 con l’ultimo Piano Cave della Provincia di Pavia, che gli ambiti
di cava di Cascina Corradina (rinominato come Ambito Territoriale Estrattivo ATEg20,
corrispondente all’ex-Ambito 65/a) e di Molino Nuovo (rinominato come Ambito
Territoriale Estrattivo ATEg21, corrispondente all’ex-Ambito 65/b) vengono
maggiormente definiti. Qui, infatti, sono specificate non solo l’ampiezza delle aree di
estrazione (rispettivamente di 52 e 26 ettari), ma anche l’estensione delle aree di
rispetto e di recupero (per complessivi ulteriori 28 e 24 ettari); parimenti, sono messe
in luce le prescrizioni per il recupero ambientale dei medesimi ambiti, con destinazioni
d’uso finali di tipo agricolo e naturalistico per il primo (ATEg20), e agricolo, naturalistico
e ricreativo per il secondo (ATEg21).
325
326
327
328
329
Cfr. (1982) Legge Regionale n.18 del 30 marzo 1982 (Nuove norme per la disciplina della
coltivazione di sostanze minerali di cava), pubblicata nel BURL n.13 del 4 aprile 1982, 1°
Supplemento Ordinario, e s.m.i. (in seguito abrogata dalla nuova LR n.14/1998).
Cfr. (1993) Approvazione del piano cave della provincia di Pavia ai sensi dell’art.7 della legge
regionale 30 marzo 1982, n. 18 (Deliberazione del Consiglio Regionale del 30 giugno 1993 –
n.V/844, pubblicato nel BURL n.36 dell’11 settembre 1993, IV Supplemento Straordinario,
pagg.20-21 (Ambito n.65).
Cfr (1998) Legge Regionale n.14 dell’8 agosto 1998 (Nuove norme per la disciplina della
coltivazione di sostanze minerali di cava), pubblicata nel BURL n. 32 dell’11 Agosto 1998, 1º
Supplemento Ordinario.
Cfr. (2001) Revisione-variante del piano delle attività estrattive di cava, adottato
dall’Amministrazione provinciale di Pavia, ai sensi della Legge Regionale dell’8 agosto 1998, n.14,
approvato con Deliberazione del Consiglio Regionale 6 febbraio 2001, n. 177, pubblicata nel BURL
n.15 del 10 aprile 2001, 1° Supplemento Straordinario, pagg.12-15 (Ambito 65/a e Ambito65/b).
Cfr. (2007) Piano cave della Provincia di Pavia – Settori merceologici della sabbia, ghiaia, argilla,
calcari e dolomie, pietre ornamentali e torba, approvato con Deliberazione del Consiglio Regionale
20 febbraio 2007 – n.VIII/344, pubblicato nel BURL n.13 del 29 marzo 2007, 2° Supplemento
Straordinario (ATE g20 e ATE g21).
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COMUNE DI FERRERA ERBOGNONE (PV) – PIANO DI GOVERNO DEL TERRITORIO – RELAZIONE TECNICA ©
E’ importante sottolineare che l’insieme dei due Ambiti Territoriali Estrattivi individuati
da questo Piano Cave del 2007 (ATEg20 e ATEg21) è incluso nel perimetro di un vasto
Giacimento sfruttabile (classificato come G/L12), con una superficie di estrazione
complessiva di oltre un milione di metri quadrati (110 ettari). Esso, come è noto,
costituisce elemento vincolante per la pianificazione urbanistica comunale ai sensi
dell’articolo 10 della già citata LR n.14/1998.330 Ciononostante, è bene notare che
tale area non appare evidenziata nella stesura definitiva del primo Piano di Governo del
Territorio di Ferrera, oggi vigente.331
Nello stesso Piano Cave del 2007 risulta anche delimitata, all’interno del territorio
comunale di Ferrera Erbognone, una Cava di recupero derivante da ex-attività estrattive
(classificata come Rg01), posizionata a Sud-Ovest della Cascina Gattinara. Per essa,
attualmente destinata ad uso agricolo e per alcune porzioni rinaturata
spontaneamente, il vigente Piano Cave prevede il recupero ambientale, rurale e
naturalistico, in rapporto al limitrofo contesto fluviale del Torrente Agogna.
Lo stato di fatto delle cave esistenti nel Comune di Ferrera Erbognone, siano esse in
attività (cave attive) oppure dismesse o abbandonate (cave cessate), viene evidenziato
dal Catasto regionale delle cave,332 istituito presso la competente struttura della
Regione Lombardia, ai sensi dell’articolo 27 della già menzionata LR n.14/1998, il
quale risulta aggiornato tra il 2003 e il 2006 (e quindi non contiene i recenti
adeguamenti e le nuove perimetrazioni del Piano Cave della Provincia di Pavia
approvato nell’anno 2007). Tale Catasto regionale delle cave riporta, nel territorio
comunale ferrarino, le seguenti due cave attive:
-
Cava attiva in località denominata “Cascina Corradina” (classificata come “ex
65a” e con la sigla “C16/g20/PV”), inserita nel Piano Cave della Provincia di
Pavia (2001), appartenente al settore merceologico della sabbia e della ghiaia,
con tipologia a cielo aperto e a terrazzo, segnalata con una superficie
complessiva di 80 ettari (inclusa come area “ATEg20” nel vigente Piano Cave del
2007, con un’estensione di circa 80 ettari);
-
Cava attiva in località denominata “Cascina Rivolta” (classificata come “ex 65b” e
con la sigla “C17/g21/PV”), inserita nel Piano Cave della Provincia di Pavia
330
Cfr. Legge Regionale n.14 dell’8 agosto 1998, Articolo 10, comma 2: “Le previsioni del piano (delle
cave provinciale) prevalgono sulle eventuali previsioni difformi contenute negli strumenti
urbanistici approvati dai consigli comunali e sono immediatamente efficaci e vincolanti nei
confronti di chiunque” Inoltre si veda il Piano cave della Provincia di Pavia, approvato con
Deliberazione del Consiglio Regionale 20 febbraio 2007 – n.VIII/344, citato, Articolo 7:
“Nell’Allegato (…) sono individuati i giacimenti sfruttabili (…). Tali individuazioni costituiscono
prescrizioni del piano cave agli effetti dell’art.10 della l.r. 14/98; prescrizioni difformi rispetto alle
previsioni del Piano Cave (anche successive allo scadere dell’efficacia di quest’ultimo) dovranno
essere suffragate da valide motivazioni che evidenzino l’incompatibilità tra esigenza locali e
esigenze generali di sfruttamento della risorsa”.
Cfr. Comune di Ferrera Erbognone – Provincia di Pavia, Piano di Governo del Territorio, ai sensi
della Legge Regionale n.12 del 2005 e s.m.i., avviato con Deliberazione del Consiglio Comunale
n.49 del 16 marzo 2005, adottato con Deliberazione del Consiglio Comunale n.21 del 25 luglio
2007, approvato con Deliberazione del Consiglio Comunale n.6 del 20 marzo 2008, pubblicato nel
BURL n.18 del 30 aprile 2008, Serie Inserzioni, pag.894.
Cfr. Catasto regionale delle cave, inserito nel seguente sito dalla Regione Lombardia, Settore
Qualità dell’Ambiente: http://www.cartografia.regione.lombardia.it/gis_cave2/cartelle/home.
331
332
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(2001), appartenente al settore merceologico della sabbia e della ghiaia, con
tipologia a cielo aperto e a terrazzo, segnalata con una superficie complessiva di
34 ettari (inclusa come area “ATEg21” nel vigente Piano Cave del 2007, con
un’estensione di circa 50 ettari);
e inoltre l’elenco completo di cave cessate, che di seguito è riportato:
-
Cava cessata in località denominata “Cascina Rivolta” (classificata come
“Cascina Rivolta” e con la sigla “R1075/g/PV”), non inserita nel Piano Cave della
Provincia di Pavia (2001), appartenente al settore merceologico della sabbia e
della ghiaia, con tipologia a cielo aperto, segnalata con una superficie
complessiva da 10 a 30 ettari, e attualmente schedata come cava dismessa (non
inclusa nel vigente Piano Cave del 2007, con un’estensione, per la parte
afferente al territorio comunale di Ferrera Erbognone, di circa 17 ettari);
-
Cava cessata in località denominata “Confluenza Roggia Solaro – Torrente
Agogna” (classificata come “Solaro” e con la sigla “R1079/g/PV”), non inserita
nel Piano Cave della Provincia di Pavia (2001), appartenente al settore
merceologico della sabbia e della ghiaia, con tipologia a cielo aperto e a terrazzo,
segnalata con una superficie complessiva da 1 a 10 ettari, e attualmente
schedata come cava dismessa (non inclusa nel vigente Piano Cave del 2007, con
un’estensione, per la parte afferente al territorio comunale di Ferrera Erbognone,
di circa 27 ettari);
-
Cava cessata in località denominata “Cascina Gattinara” (classificata come
“Cascina Gattinera 1” e con la sigla “C1112/g/PV”), non inserita nel Piano Cave
della Provincia di Pavia (2001), appartenente al settore merceologico della
sabbia e della ghiaia, con tipologia a cielo aperto, segnalata con una superficie
complessiva da 1 a 10 ettari, e attualmente schedata come cava dismessa
(peraltro inclusa come parte dell’area di recupero “Rg01” nel vigente Piano Cave
del 2007, con un’estensione, per la parte afferente al territorio di Ferrera, di circa
16 ettari, comprensivi dell’area di cava successiva);
-
Cava cessata in località denominata “Cascina Gattinara” (classificata come
“Cascina Gattinera 2” e con la sigla “C1113/g/PV”), non inserita nel Piano Cave
della Provincia di Pavia (2001), appartenente al settore merceologico della
sabbia e della ghiaia, con tipologia a cielo aperto e a terrazzo, segnalata con una
superficie complessiva da 1 a 10 ettari, e attualmente schedata come cava
dismessa (peraltro inclusa come parte dell’area di recupero “Rg01” nel vigente
Piano Cave del 2007, con un’estensione, per la parte afferente al territorio
comunale di Ferrera Erbognone, di circa 16 ettari, comprensivi dell’area di cava
precedente);
-
Cava cessata in località denominata “SW Ferrera Erbognone” (classificata come
“Ferrera Erbognone 1” e con la sigla “C1118/g/PV”), non inserita nel Piano Cave
della Provincia di Pavia (2001), appartenente al settore merceologico della
sabbia e della ghiaia, con tipologia a cielo aperto e a terrazzo, segnalata con una
superficie complessiva da 1 a 10 ettari, e attualmente schedata come cava
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dismessa (non inclusa nel vigente Piano Cave del 2007, con un’estensione di
circa 2 ettari);
-
Cava cessata in località denominata “Molino Bosafra” (classificata come “Molino
Bosafra” e con la sigla “C1114/g/PV”), non inserita nel Piano Cave della
Provincia di Pavia (2001), appartenente al settore merceologico della sabbia e
della ghiaia, con tipologia a cielo aperto, segnalata con una superficie
complessiva da fino a 1 ettaro, e attualmente schedata come cava dismessa
(non inclusa nel vigente Piano Cave del 2007, con un’estensione inferiore a 1
ettaro).
Quindi, grosso modo, il 10% (un decimo) del territorio comunale di Ferrera Erbognone è
interessato da attività di cava già effettuate o in corso di realizzazione (193 ettari); di
queste i due terzi (130 ettari) sono cave ancore attive (Ambito Territoriale Estrattivo
ATEg20 di Cascina Corradina e Ambito Territoriale Estrattivo ATEg21 di Molino Nuovo);
e a queste vanno aggiunte le superfici dei giacimenti sfruttabili determinate dall’ultimo
Piano Cave provinciale e messe a disposizione per il prossimo periodo ultradecennale
(per una superficie di ulteriori 33 ettari).
TIPOLOGIA
SUPERFICIE (HA)*
C.NA CORRADINA
ATTIVA ATEG20
EX-65A C16/G20 SABBIA GHAIA
CIELO APERTO
80
C.NA RIVOLTA
ATTIVA ATEG21
EX-65B C16/G21 SABBIA GHAIA
CIELO APERTO
50
STATO CAVA
LOCALITA’ CAVA
MERCEOLOGIA
ID. CATASTO 2006
NOME. CATASTO 2006
ID. PIANO CAVE 2007
TABELLA 50. COMUNE FERRERA ERBOGNONE – CAVE ESISTENTI 2007
C.NA RIVOLTA
CESSATA
-
RIVOLTA R1075/G SABBIA GHAIA
CIELO APERTO
17
SOLARO–AGOGNA
CESSATA
-
SOLARO R1079/G SABBIA GHAIA
CIELO APERTO
27
C.NA GATTINERA
CESSATA
(RG01)
GATTINERA 1 R1112/G SABBIA GHAIA
CIELO APERTO
16
C.NA GATTINERA
CESSATA
(RG01)
GATTINERA 2 R1113/G SABBIA GHAIA
CIELO APERTO
(“)
FERRERA ERB.
CESSATA
- FERRERA E. 1 R1118/G SABBIA GHAIA
CIELO APERTO
2
MOL. BOSAFRA
CESSATA
-
CIELO APERTO
1
BOSAFRA R1114/G SABBIA GHAIA
TOTALE (ETTARI) 193
(FONTE: CATASTO CAVE DELLA REGIONE LOMBARDIA - 2006 - E PIANO CAVE DELLA PROVINCIA PAVIA –
2007; NOTE: (*) LA SUPERFICIE IN ETTARI - HA - È RICAVATA DALLA CARTOGRAFIA REGIONALE DEL
CATASTO CAVE, AGGIORNATA CON LE VARIAZIONI INTRODOTTE DAL NUOVO PIANO CAVE PROVINCIALE)
Considerando quanto sopra esposto, le attività estrattive nel territorio ferrarino
risultano consolidate e di notevoli dimensioni. Esse, come per tutte le cave è stato da
più parti evidenziato,333 costituiscono certamente un’attività economica di rilievo nel
333
Cfr (2003) Agenzia Regionale per l’Ambiente (ARPA), Rapporto sullo stato dell’ambiente in
Lombardia, Anno 2003, Capitolo 15, pag. 163 e seguenti; e anche il più recente (2008)
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panorama produttivo locale e provinciale, e però, nel contempo, inducono modifiche
determinanti e definitive nel paesaggio, e in generale sull’ambiente. In effetti, le stesse
agiscono attraverso la sottrazione irreversibile di elementi sedimentati, anche di valore
naturalistico. Tale duplice aspetto, economico e ambientale, è da tenere
costantemente presente nei progetti di estrazione perché, se da un lato non va
aprioristicamente impedito lo sviluppo produttivo connesso alle attività di cava,
dall’altro è fondamentale la salvaguardia delle aree di pregio, e anche il successivo
contestuale recupero dei valori ambientali e paesaggistici che tali usi estrattivi
deformano in modo irrevocabile. Quindi l’attenzione imposta dalle recenti normative
alle problematiche di recupero ambientale delle cave va considerata come sostanziale
per il governo del territorio, soprattutto ai fine della tutela del paesaggio e
dell’ambiente a livello comunale.
Nel caso del territorio comunale di Ferrera Erbognone, solo nel periodo attuale, si
comincia a introdurre tale principio innovativo di gestione del settore estrattivo, basato
sulla sua necessaria compatibilità paesaggistica e ambientale.
Ad esempio: in corrispondenza dell’avvio procedurale di Valutazione di Impatto
Ambientale (VIA), il progetto gestionale produttivo dell’attività di estrazione in località
Cascina Corradina (ATEg21), presentato dalla società Inerti Rivolta s.r.l. di
Casalpusterlengo (LO) nel novembre 2008,334 ha individuato le attività di cava
considerando e definendo diverse componenti, quali: gli impatti e le mitigazioni, le
opere di riqualificazione e di compensazione, il recupero delle aree ai fini agricoli,
naturalistici e ricreativi, nonché il monitoraggio degli interventi.335
334
335
Legambiente, Il punto sulle cave in Italia, I numeri, le leggi e i piani, le buone e cattive pratiche
(Rapporto di Legambiente sulla gestione dell’attività estrattiva nel territorio italiano), Anno 2008.
Cfr. (2008) Inerti Rivolta s.r.l., Casalpusterlengo (LO), Progetto di gestione produttiva ATEg21 in
Comune di Ferrera Erbognone (PV), Studio d’Impatto Ambientale, Sintesi non tecnica, novembre
2008, Paragrafi 3, 4 e 5, pag.25 e seguenti. Si veda anche (2007) Inerti Rivolta s.r.l.,
Casalpusterlengo (LO), Progetto di gestione produttiva ATEg20 in Comune di Ferrera Erbognone
loc. Cascina Corradina, 2007 (chiusura regionale in data 24 ottobre 2007).
Cfr. (2008) Inerti Rivolta s.r.l., Casalpusterlengo (LO), Progetto di gestione produttiva ATEg21 in
Comune di Ferrera Erbognone (PV), citato: 4. Opere di riqualificazione e compensazione. 4.1
Recupero Agricolo. La destinazione agricola verrà mantenuta nell'area di rispetto dell'ambito
estrattivo, dove gli appezzamenti sono tutti irrigui (…) 4.2 Recupero a fine naturalistico. Le azioni
previste sono: a) Formazione di zona palustre (…). b) Piantumazione di vegetazione arborea ed
arbustiva nelle fasce esterne. Sulle scarpate è previsto l’inerbimento e l’imboschimento con
essenze arbustive autoctone. Si prevede l’impiego di specie (…) a rapido sviluppo (…); le più adatte
sono: nocciolo, sambuco, salice cenerino, salicone, spincervino, lantana, sanguinello, ligustro,
biancospino, prugnolo selvatico, rosa selvatica, olivello spinoso, pero cervino. Nella zona
pianeggiante è prevista la realizzazione di un prato stabile, nell'ambito del quale saranno realizzati
sentieri, piazzole attrezzate e nuclei alberati. Nella zona in prossimità del lago è prevista la
realizzazione di una prateria naturale ripariale (…). Per quanto riguarda gli alberi, specie idonee
sono: farnia, pioppo bianco, frassino, acero, carpino bianco, ciliegio selvatico, olmo, ontano nero.
c) Creazione di ambiente a scarpata arida; nella zona a nord del lago è previsto il mantenimento di
un tratto di scarpata senza inerbimenti e impianto di vegetazione, (…). d) Micromodellazione della
scarpata nella zona a nord est del lago al fine di creare microhabitat di interesse naturalistico (…) e
la realizzazione di un'area umida. e) tutela dell’integrità dell’ambiente naturale creatosi; è
opportuna l’istituzione di un "fondo chiuso", vietando l’attività venatoria all’interno dell’area
recuperata. 4.3 Recupero a fine ricreativo. La tipologia di fruizione a fini ricreativi non sarà di
grande impatto; l'area potrà essere frequentata per pesca sportiva, jogging, passeggiate a piedi a
cavallo e in bici, escursioni didattiche. Per permettere questo tipo di fruizione sono previsti sentieri
in terra battuta con piazzole di sosta dotate di set tavolo/panche in legno trattato. Si è previsto
inoltre di installare un pontile per l'attracco di natanti di servizio e soccorso. La struttura
prefabbricata in legno utilizzata per gli uffici verrà mantenuta in sito e diventerà parte integrante
del sistema di fruizione dell'area. Per il supporto logistico delle attività di fruizione dell'area sono
disponibili edifici alla C.na Rivolta, ubicata a circa 200m a nord est dell'ATE. La proprietà della
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In conclusione, assecondando la positiva tendenza in atto, è necessario che il nuovo
Piano di Governo del Territorio (PGT) del Comune di Ferrera Erbognone, tra i propri
obiettivi generali, inserisca testualmente quello di: promuovere una gestione del
settore estrattivo compatibile con il paesaggio e con l’ambiente, soprattutto
individuando le parti di territorio dove escludere le attività di estrazione e specificando
l’obbligo del contestuale recupero ambientale delle aree di cava, con destinazioni d’uso
finali di tipo agricolo, naturalistico, ricreativo o a verde pubblico attrezzato.
E’ da notare che il vigente primo Piano di Governo del Territorio (PGT) di Ferrera,
approvato nel 2008, nella sua Tavola delle previsioni336 recepisce le aree identificate
dal nuovo Piano Cave della Provincia di Pavia del 2007; e però non evidenzia la grande
superficie del Giacimento sfruttabile, classificato come G/L12 dallo stesso Piano Cave,
il quale, come prima evidenziato, è elemento cogente nei confronti della pianificazione
comunale, ai sensi dell’articolo 10 della LR n.14/1998, a meno di evidenti e verificate
incompatibilità. Inoltre il medesimo vigente PGT non specifica particolari indirizzi o
prescrizioni per le aree estrattive, rimandando laconicamente a quanto specificato dal
Piano Cave provinciale del 2007 e prendendo semplicemente atto della situazione in
itinere.337
Invece, nel nuovo Piano di Governo del Territorio (PGT) comunale di Ferrera Erbognone,
sotto la voce “cava”, oltre ad identificare non soltanto gli Ambiti Territoriale Estrattivi
(ATEg20 e ATEg21) e le Cave di recupero (Rg01) corrispondenti a Cave cessate, ma
anche i Giacimenti sfruttabili (G/L12), sarebbe importante ribadire, specificamente
336
337
Cascina è la stessa dei terreni inglobanti l'area estrattiva, che hanno ceduto in disponibilità i
terreni della cava alla "Inerti Rivolta srl", e che potrebbero essere interessati a gestire l'area di
progetto a recupero attuato. Il progetto prevede già la formazione di un sistema di piste e strade di
collegamento tra il lago, le gradonate della scarpata in asciutta e la cascina. Anche il Comune di
Ferrera Erbognone potrebbe essere interessato a prendere in carico l'area una volta completate le
opere di recupero ambientale.
Cfr. Comune di Ferrera Erbognone - Provincia di Pavia, Piano di Governo del Territorio, approvato
con Delibera del Consiglio Comunale n.6 del 20 marzo 2008, PGT - Elaborato 2 - Tavola delle
previsioni (scala 1:10000); e inoltre: PGT - Documento di Piano (art. 8 L.R. 11 marzo 2005, n.12),
Relazione, pag. 16: “La Regione Lombardia ha infine approvato con DCR 20 febbraio 2007, n.
VIII/358 il Piano Cave della Provincia di Pavia, che individua due ambiti di escavazione per sabbia
e ghiaia a sud della Cascina Corradina, oltre a un ambito esaurito (…) in corrispondenza della
Cascina Gattinera, con attività residua di estrazione in occasione del progetto di recupero
ambientale.”
Cfr. Comune di Ferrera Erbognone - Provincia di Pavia, Piano di Governo del Territorio, approvato
con Delibera del Consiglio Comunale n.6 del 20 marzo 2008, PGT - Rapporto Ambientale (art. 8
L.R. 11 marzo 2005, n.12), pag. 19: “Il Piano Cave della Provincia di Pavia, approvato con DCR 20
febbraio 2007, n. VIII/358, individua due vaste zone a sud della Cascina Corradina per
l’escavazione di sabbia e ghiaia; per una porzione attualmente in via di dismissione, con la
restituzione all’attività agricola della maggior parte delle superfici, sono in corso di studio forme di
riuso e di riqualificazione ambientale delle porzioni residue tuttora soggette ad escavazione e in via
di esaurimento.” E inoltre: ibidem, pagg.21-22: “3. Valutazione delle scelte di Piano. 3.1
Qualificazione ambientale del territorio (…) g) aree di cava (…), corrispondente agli ambiti di cava
individuati dal Piano Cave Provinciale nella porzione meridionale del territorio comunale.”
Infine si consideri la parte normativa del vigente PGT, ovvero quanto scritto nel seguente atto:
Comune di Ferrera Erbognone - Provincia di Pavia, Piano di Governo del Territorio, approvato con
Delibera del Consiglio Comunale n.6 del 20 marzo 2008, PGT – Piano delle Regole (art. 10 L.R. 11
marzo 2005, n. 12), articolo 33: “Art. 33 – Cave. Le aree destinate all’escavazione di sabbia e
ghiaia sono individuate e disciplinate dal Piano Provinciale Cave. All’esaurirsi dell’attività di
escavazione sono soggette a interventi di recupero e riqualificazione ambientale.”
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nella normativa connessa al Piano delle Regole, le successive prescrizioni stabilite per
legge:
1.
All’interno del territorio comunale di Ferrera Erbognone le attività di cava sono
attivabili esclusivamente nei Giacimenti sfruttabili, negli Ambiti Territoriali
Estrattivi e nelle Cave di recupero, individuati dal Piano Cave provinciale in corso
di vigenza, secondo le modalità previste dalla legislazione vigente in materia e
come di seguito specificato.338
2.
All’interno dei Giacimenti sfruttabili, per ogni Ambito Territoriale Estrattivo deve
essere redatto un Progetto di gestione produttiva dell’area. Questo deve essere
studiato in relazione all’ambiente presente e circostante. Oltre a quanto previsto
dalla vigente legislazione in materia, lo stesso deve contenere, in particolare, le
previsioni generali e le fasi temporali del contestuale recupero ambientale e
dell’assetto finale dell’ambito estrattivo. Tale Progetto di gestione produttiva è
assoggettato ad Approvazione da parte della Provincia.339
3.
Per l’esercizio dell’attività di cava, successivamente alla Approvazione del
Progetto di gestione produttiva, di cui sopra, deve essere predisposto un Progetto
attuativo. Oltre a quanto previsto dalla vigente legislazione in materia, lo stesso
deve contenere, in particolare, il Progetto di recupero ambientale dell’area,
secondo le disposizioni del Piano Cave provinciale, da attuare contestualmente
all’attività di cava e finalizzato agli usi naturalistico, agricolo, ricreativo o a verde
pubblico attrezzato.340 Tale Progetto attuativo è assoggettato ad Autorizzazione
da parte della Provincia, nella quale sono fissati in via definitiva i criteri per la
mitigazione dell’impatto connesso all’uso estrattivo dell’area.341
4.
Il rilascio dell’Autorizzazione, di cui al precedente punto, è subordinato alla
stipula di una Convenzione con il Comune. Oltre a quanto previsto dalla vigente
legislazione in materia, la stessa deve contenere, in particolare, l’impegno a
realizzare gli interventi del Progetto di recupero ambientale, secondo le modalità
concordate con il Comune e comunque entro il termine dell’attività estrattiva.342
5.
Per le Cave di recupero deve essere redatto un Progetto di recupero ambientale,
come sopra specificato, il quale è soggetto ad Autorizzazione della Provincia, nel
caso sia prevista ulteriore asportazione di materiale dall’area in oggetto.343
338
Cfr. Legge Regionale n.14 dell’8 agosto 1998, citata, Articolo 2; e inoltre Piano cave della Provincia
di Pavia, approvato con DCR n.344 del 20 febbraio 2007, Articolo 1.
Cfr. Legge Regionale n.14 dell’8 agosto 1998, citata, Articolo 11, commi 1 e 2; e inoltre Piano cave
della Provincia di Pavia, approvato con DCR n.344 del 20 febbraio 2007, Articoli 3, lettera a, e 8.
Cfr. Legge Regionale n.14 dell’8 agosto 1998, citata, Articolo 6; e inoltre Piano cave della Provincia
di Pavia, approvato con DCR n.344 del 20 febbraio 2007, Articoli da 44 a 56.
Cfr. Legge Regionale n.14 dell’8 agosto 1998, citata, Articoli 12, 13 e 14; e inoltre Piano cave della
Provincia di Pavia, approvato con DCR n.344 del 20 febbraio 2007, Articolo 9.
Cfr. Legge Regionale n.14 dell’8 agosto 1998, citata, Articoli 15, 16 e 21.
Cfr. Legge Regionale n.14 dell’8 agosto 1998, citata, Articolo 39; e inoltre Piano cave della
Provincia di Pavia, approvato con DCR n.344 del 20 febbraio 2007, Articoli 3, lettera b, e 6.
339
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