Materiali del 14 marzo

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Materiali del 14 marzo
Glottologia e linguistica
prof. Nicola Grandi
Manuali di riferimento:
- Graffi, G. / Scalise, S., Le lingue e il linguaggio,
Bologna, Il Mulino
- Lombardi Vallauri, E., La linguistica. In pratica,
Bologna, Il Mulino
Berruto, G. / Cerruti, M. (2011), La linguistica. Un
corso introduttivo, Torino, UTET
Per approfondimenti:
- De Saussure, F., Corso di linguistica generale
- Sapir, E., Il linguaggio
www.grandionline.net/nicola/didattica
Linguistica vs. grammatica
Grammatica: normativa
Linguistica: descrittiva
Devo telefonare a quel mio amico che gli ho
prestato un CD.
Anche alice e tin hanno i suoi problemi!
(da internet)
Errore:
- il deviare da una regola o norma di comportamento;
- azione, decisione inopportuna
- violazione della legge divina, peccato
- il risultato della mancata applicazione di una regola
(GRADIT)
Come gli errori cambiano la lingua
Appendix Probi
columna
calida
cavea
speculum
turma
vinea
aqua
musium vel musivum
auctor
masculus
vetulus
lancea
auris
oculus
exter
teter
auctoritas
rivus
viridis
Februarius
non
non
non
non
non
non
non
non
nun
non
non
non
non
non
non
non
non
non
non
non
colomna
calda
cavia
speclum
torma
vinia
acqua
museum
autor
masclus
veclus
lancia
oricla
oclus
extraneus
tetrus
autoritas
rius
virdis
Febrarius
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'LINGUISTA' E 'LINGUISTICA': DEFINIZIONI
Linguista: [lin-guì-sta] s.m. e f. (pl. M. –sti)
1. Studioso della lingua, esperto di linguaggio o di linguistica:
congresso di linguisti.
2. non com. Cultore di una particolare lingua.
E deriv. di lingua con –ista, su base fr. Linguiste. Sec. XVIII;
sec. XVII nel senso di poliglotta
Linguistica: [lin-guì-sti-ca] s.f. (non com. pl. –che)
Disciplina che studia il linguaggio e le lingue storico-naturali in
tutti i loro aspetti: studi di l.; l. generale, descrittiva, storica,
strutturale.
E deriv. di lingua con –istica, su base fr. Linguistique a. 1839
da DISC (Dizionario italiano Sabatini Coletti, Rizzoli
Larousse)
Linguistica vs. grammatica
Grammatica: normativa
Linguistica: descrittiva
Devo telefonare a quel mio amico che gli ho
prestato un CD.
Anche alice e tin hanno i suoi problemi!
(da internet)
Linguistica generale
La linguistica generale è orientata allo
studio, principalmente sul piano
sincronico, dei principi sottesi al
funzionamento delle lingue storiconaturali, in riferimento a diversi livelli di
analisi: fonetico-fonologico, morfologico,
sintattico, semantico-lessicale.
DI COSA SI OCCUPA LA LINGUISTICA
La Linguistica generale
- è lo studio scientifico del linguaggio umano;
- è lo studio, principalmente sul piano sincronico, dei principi che determinano il
funzionamento delle lingue storico-naturali, in riferimento a diversi livelli di
analisi:
a. fonetico-fonologico,
b. morfologico,
c. sintattico,
d. semantico-lessicale,
e. pragmatico.
Parole chiave:
- linguaggio umano
- lingua storico-naturale
- sincronico (vs. diacronico)
- fonetica e fonologia
- morfologia
- sintassi
- semantica
- pragmatica
Alcuni esempi di relazioni formali:
Stessa parola base: pizza > pizzeria / pizzaiolo
Stesso suffisso: -aio > gelataio / giornalaio
Alcuni esempi di relazioni semantiche:
Sinonimia: spesso – frequentemente
Antonimia: bianco – nero (significati contrari)
vivo – morto (significati contraddittori)
Iponimia: leone – animale
Iperonimia: animale – leone
Il linguaggio
Capacità mentale, cognitiva, che consente di associare dei
contenuti a delle espressioni, allo scopo di manifestarli.
Due piani: CONTENUTO
ESPRESSIONE
Il linguaggio è la capacità innata di sviluppare un sistema di
comunicazione
Alcuni sistemi di comunicazione:
- le lingue verbali
- le lingue non verbali (le lingue dei segni)
- i linguaggi artificiali (es. computer)
- i versi ed i comportamenti degli animali
Proprietà del linguaggio:
- Congenito: è una facoltà mentale che nasce con
l’organismo, è registrato nel suo patrimonio
genetico e rimane a livello potenziale finché uno
stimolo la fa emergere;
- Inapprendibile: essendo una facoltà mentale
innata, non viene insegnato né imparato;
- Incancellabile: non si perde il linguaggio come
facoltà mentale;
- Universale: caratterizza allo stesso modo tutti i
membri della specie, indipendentemente dalle
condizioni sociali, storiche e geografiche in cui essi
vivono;
- Immutabile
Lingue (storico-naturali):
sono una delle possibili realizzazioni del linguaggio.
Sono un prodotto sociale del linguaggio: le lingue
non esistono come oggetti indipendenti dalle
comunità che le usano. Una lingua è un codice,
cioè un sistema di segni; in altre parole, è un
insieme di convenzioni adottate da una comunità
di parlanti.
Le lingue sono sistemi simbolici
Proprietà delle lingue storico-naturali:
- Non sono congenite:non nascono con l’uomo;
- Sono apprendibili: ogni essere umano impara una o
più lingue;
- Sono cancellabili: si dimenticano;
- Non sono universali: sulla terra oggi sono parlate
oltre 6.000 lingue;
- Sono mutevoli: cambiano continuamente (nel tempo,
nello spazio, nelle situazioni in cui
vengono usate…)
Variazione diacronica: nel tempo
a. “Sao ko kelle terre, per kelle fini que ki kontene, trenta anni le
possette parte sancti Benedicti” Placiti cassinesi,
convenzionalmente considerati la prima attestazione di italiano
volgare (Capua, marzo 960)
b. “Convenevole cosa è, carissime donne, che ciascuna cosa la
quale l’uomo fa, dallo ammirabile e santo nome di Colui, il quale di
tutte fu facitore, le dea principio.” Inizio della prima novella del
Decameron, di Giovanni Boccaccio (1349-1353, circa)
“Dunqua da quale novitate comenzaraio? Io comenzaraio dallo
tiempo de Iacovo de Saviello. Essenno senatore solo per lo re
Ruberto, fu cacciato da Campituoglio dalli scendichi. Li scendichi
fuoro Stefano della Colonna, signore de Pelestrina, e Poncello de
missore Orso, signore dello Castiello de Santo Agnilo. Questi se
redussero nello Arucielo e, sonata la campana, fecero adunare lo
puopolo, la moita cavallaria armata e li moiti pedoni.”
Cronica, Anonimo romano (XIV secolo)
c. “Quel ramo del lago di Como, che volge a mezzogiorno, tutto a
seni e a golfi, a seconda dello sporgere e del rientrare di quelli, vien,
quasi a un tratto, a restringersi, e a prender corso e figura di fiume,
tra un promotorio a destra, e un’ampia costiera dall’altra parte.”
Promessi sposi di Alessandro Manzoni (edizione del 1840)
“A Niccolò Puccini io dedicava la _Veronica Cybo_ in pegno di
antica amicizia, ed ebbi sempre in pensiero intitolare al suo nome
opera di maggiore momento, ch'Egli lo meritava pur troppo; ma mi
mancò il tempo, e forse me ne sarebbe mancato anche lo ingegno.
Di questo mio difetto mi consola ampiamente conoscere come Egli
abbia saputo, troppo meglio che non saprebbero fare opere
d'inchiostro, raccomandare la propria fama ai posteri, dando, se non
unico, radissimo esempio del modo col quale hassi ad amare il
Popolo di vero amore”
La battaglia di Benevento di Francesco D. Guerrazzi (1804-1873)
Variazione diatopica: nello spazio (italiano
vs. dialetti)
a. differenze di pronuncia in città diverse:
es. Emilia Romagna: [li'bret:o]
Lombardia: [li'br t:o]
b. differenze lessicali
es. Spigola
Liguria: Branzino
Veneto: Varolo
Toscana: Spinola
Lazio: Lupasso
Campania: Bocca bianca
Puglia: Ragnetta o Spinotta
Sardegna: Arranassa
ecc.
Opinione comune:
Il dialetto è una varietà della lingua nazionale poco
diffusa (cioè diffusa a livello locale), con una
modesta tradizione scritta, con una ‘grammatica’
poco sviluppata, utilizzata da pochi parlanti
(soprattutto anziani) e in poche circostanze. Il
dialetto si configura dunque come una lingua quasi
parassitaria rispetto alla lingua nazionale.
ALCUNI CRITERI PER DISTINGUERE TRA LINGUA E DIALETTO
a) X è un dialetto di Y se X deriva dalla stessa lingua da cui deriva Y
Obiezione: ma questo è vero anche per italiano e francese, derivate
entrambe dal latino
b) X è un dialetto di Y se i parlanti di X e Y si comprendono reciprocamente
Obiezione: ma questo è vero anche per italiano e francese: è più facile
comprendere una persona che parla francese di una che parla ‘dialetto
napoletano’
c) X è un dialetto di Y se X e Y condividono almeno l’80% del loro lessico
Obiezione: ma questo è vero anche per tutte le lingue ‘sorelle’, cioè
derivate dalla medesima lingua madre (es. italiano, francese,
spagnolo…)
Es. it. albero
sp. arbol
fr. arbre
d) X è un dialetto di Y se X e Y condividono una buona percentuale della
struttura
Obiezione: come al punto c)
ràpe
gnotul
barbastêl
sottpence
gularàt
(la) rata tauleri
travagghjàule
nóttora
zurrundeddu
spurtiglione
gattarveggh
alepeddhe
taddharita
taddarida
Flagermus
lepakko
Fledermaus
bat
nietoperz
chauve-souris
netopýr
liliac
morcego
murciélago
pipistrello
DIFFERENZA TRA LINGUA E DIALETTO
Se la differenza tra lingua e dialetto non è giustificabile in termini puramente
linguistici (cioè non ha nulla a che vedere con la struttura), allora essa va cercata
altrove (cioè all’esterno del sistema-lingua):
- sul piano sociale: le lingue hanno un riconoscimento sociale che il dialetto non ha
- sul piano funzionale: le lingue hanno un ambito di uso più ampio di quello dei
dialetti
- sul piano politico: le lingue hanno uno statuto ufficiale (e una conseguente
legislazione di riferimento) che i dialetti non hanno. Le lingue sono state 'create'
per consentire scambi economici e culturali tra gruppi sociali geograficamente
distanziati e come strumento imprescindibile per l'assetto amministrativo degli
Stati nazionali costituitisi nell'età moderna.
Lingua e dialetto hanno funzioni ugualmente importanti, ma complementari: vengono
usati in situazioni diverse e con interlocutori diversi. Le lingue nascono innanzitutto
per la comunicazione scritta e formale (es. per la stesura delle leggi) e per l'uso in
contesti 'formali' (es. scuola).
Una lingua è un dialetto con un esercito ed una marina
Variazione diastratica: in base alla
caratterizzazione sociale dei parlanti
Variabili:
- livello di istruzione
- occupazione
- estrazione sociale
- età
- sesso
- appartenenza a gruppi sociali specifici
- modelli culturali e comportamentali di riferimento
ecc.
Es. siccome vs. siccome che
a me piace / mi piace vs. a me mi piace
niente: [
] vs. [
]
Italia [
] vs. [
]
ecc.
Italiano popolare: varietà sociale (bassa) per eccellenza
dell'italiano. "Insieme di usi frequentemente ricorrenti nel
parlare e (quando sia il caso) nello scrivere di persone non
istruite e che per lo più nella vita quotidiana usano il dialetto,
caratterizzati da numerose devianze rispetto a quanto
previsto dall'italiano standard normativo" (G. Berruto (1993),
Varietà diamesiche, diastratiche, diafasiche, in A. A.
Sobrero (a cura di), Introduzione all'italiano contemporaneo.
Vol. 2: La variazione e gli usi, p. 58)
vs.
Italiano colto: impiegato da parlanti di livello socio-culturale
medio-alto e alto.
Variazione diafasica: in rapporto alla situazione
comunicativa e allo stile
Registri: "varietà diafasiche dipendenti primariamente dal
carattere dell'interazione e dal ruolo reciproco assunto
da parlante (o scrivente) e destinatario“ (G. Berruto
(1993), Varietà diamesiche, diastratiche, diafasiche, in A.
A. Sobrero (a cura di), Introduzione all'italiano
contemporaneo. Vol. 2: La variazione e gli usi, p. 70)
Variabili:
- grado di formalità / informalità della situazione
comunicativa
- rapporto tra gli interlocutori
- grado di controllo esercitato dal parlante
Italiano formale
Standard
Italiano informale
rendere l’anima a Dio
esalare l’ultimo respiro
salire in cielo
trapassare
mancare
cessare di vivere
decedere
perire
spirare
andarsene
lasciarci (‘ci ha lasciato…’)
spegnersi
morire
andare al Creatore
andare all’altro mondo
restarci (secco)
crepare
schiattare
lasciarci le penne / la pelle
tirare le cuoia
Registri bassi
Registri alti
articolazione minimamente
sintattica
esplicitata
massimamente
esplicitata
variazione
lessicale
minima
massima
lessico
parole dal
significato
‘generico’
parole dal
significato
‘specializzato’
parole
poche, semplici e molte, varie e
ricorrenti
complesse
velocità di
elocuzione
alta
bassa
Sottocodici / lingue speciali: "varietà diafasiche
dipendenti primariamente dall'argomento del
discorso e dall'ambito esprienziale di riferimento"
(G. Berruto (1993), Varietà diamesiche,
diastratiche, diafasiche, in A. A. Sobrero (a cura
di), Introduzione all'italiano contemporaneo. Vol. 2:
La variazione e gli usi, p. 70)
Es. usi linguistici legati a particolari professioni o
ambiti del sapere:
- matematica, biologia, musica, sport...
Variazione diamesica: in rapporto al mezzo fisicoambientale, al canale attraverso cui la lingua viene
usata:
Estremi: scritto vs. parlato
Nel parlato, ma non nello scritto:
- prosodia e fenomeni intonativi
- paralinguistica
- uso massiccio di segnali discorsivi
- frammentarietà sintattica
dislocazioni: le lezioni, le incomincio mercoledì
tema sospeso: la linguistica, per capirci qualcosa
bisogna studiare
c'è presentativo
- pause, esitazioni ed autocorrezioni
- prevalenza della coordinazione sulla subordinazione
- semplificazione dei paradigmi
- che polivalente:
Il ragazzo che gli ho prestato il libro non si è più
fatto
vedere
Questo è il cavallino che si gioca a casa, non puoi
portarlo all'asilo
(da internet)
- riduzione di tempi e modi verbali
- rafforzamento della negazione
es. non ____ mica, non ____ per niente, non ____ proprio
- forme attenuative (attimino)
- limitata variazione lessicale, frequenti ripetizioni della stessa
parola
Nello scritto, ma non nel parlato:
- fatti grafici (interpunzione, maiuscole vs. minuscole,
organizzazione del testo, ortografia...)
- maggiore programmazione
"Come tutte le 'grandi' lingue di cultura, l'italiano ha sviluppato
una gamma assai ampia di diversificazione, nella quale si
possono riconoscere specifiche varietà di lingua, determinate
dalle fondamentali dimensioni di variazione, vale a dire dai
parametri extralinguistici con cui la variazione interna alla
lingua è correlata"
(G. Berruto (1993), Varietà del repertorio, in A. A. Sobrero (a
cura di), Introduzione all'italiano contemporaneo. Vol II: La
variazione e gli usi, Roma-Bari, Laterza, pag. 8)
"Nelle reali varietà d'uso della lingua spesso le varie
dimensioni si intersecano, e le relative varietà possono
determinarsi [...] contemporaneamente secondo più assi di
variazione [...]. Un italiano fortemente marcato in diatopia sarà
per lo più anche una varietà socialmente bassa; l'italiano
popolare, varietà diastratica tipica di fasce sociali non
istruite, sarà per i suoi parlanti anche una varietà diafasica, il
registro delle occasioni più formali"
(G. Berruto (1993), Varietà del repertorio, in A. A. Sobrero (a
cura di), Introduzione all'italiano contemporaneo. Vol II: La
variazione e gli usi, Roma-Bari, Laterza, pag. 10)
Italiano colto, letterario,
scritto…
Italiano popolare
Dialetto o italiano dialettizzato,
colloquiale, parlato…
Italiano colto, letterario,
scritto…
Italiano popolare
Dialetto o italiano dialettizzato,
colloquiale, parlato…
Situazioni formali
Situazioni informali
Italiano colto, letterario,
scritto…
Italiano popolare
Situazioni formali
Dialetto o italiano dialettizzato,
colloquiale, parlato…
Situazioni informali
Italiano colto, letterario,
scritto…
Varietà ‘bassa’
Italiano popolare
Varietà ‘alta’
Dialetto o italiano dialettizzato,
colloquiale, parlato…
Italiano colto, letterario,
scritto…
Italiano popolare
Dialetto o italiano dialettizzato,
colloquiale, parlato…
Lingua dell’uso ‘pubblico’: burocrazia
Don Lorenzo Milani
“Io son sicuro […] che la differenza fra il mio figliolo e il vostro non è
nella quantità né nella qualità del tesoro chiuso dentro la mente e il
cuore, ma in qualcosa che è sulla soglia fra il dentro e il fuori, anzi è
la soglia stessa: la Parola.
I tesori dei vostri figli si espandono liberamente da quella finestra
spalancata. I tesori dei miei sono murati dentro per sempre e
isteriliti. Ciò che manca ai miei è dunque solo questo: il dominio
sulla parola. Sulla parola altrui per afferrarne l’intima essenza […],
sulla propria perché esprima senza sforzo e senza tradimenti le
infinite ricchezze che la mente racchiude […].
Quando il povero saprà dominare le parole come personaggi, la
tirannia del farmacista, del comiziante e del fattore sarà spezzata
[…]. Chiamo uomo chi è padrone della sua lingua.”
lingua
Lettera al Giornale del mattino (1956)
“Del resto bisognerebbe intendersi su cosa sia lingua corretta. Le
lingue le creano i poveri e poi seguitano a rinnovarle all'infinito. I ricchi
le cristallizzano per poter sfottere chi non parla come loro. O per
bocciarlo.
Voi dite che Pierino del dottore scrive bene. Per forza, parla come voi.
Appartiene alla ditta.
Invece la lingua che parla e scrive Gianni è quella del suo babbo.
Quando Gianni era piccino chiamava la radio lalla. E il babbo serio:Non si dice lalla, si dice aradio.
Ora, se è possibile, è bene che Gianni impari a dire anche radio. La
vostra lingua potrebbe fargli comodo. Ma intanto non potete cacciarlo
dalla scuola.
"Tutti i cittadini sono uguali senza distinzione di lingua"; . L'ha detto la
Costituzione pensando a lui.
(Lettera a una professoressa)
La nozione di diasistema:
la lingua come sistema di sistemi
Competenza linguistica
e
competenza comunicativa
Il segno linguistico
unione di
un significante >
un significato >
piano dell’espressione
piano del contenuto
SEGNO: leone
Significante [le'one] (sequenza di cinque suoni)
+
Significato
‘leone’
inglese: lion
spagnolo: león
portoghese: leão
francese: lion
tedesco: Löwe
bulgaro: l v
tswana: taw
polacco: lew
berbero: izem
basco: lehoi
albanese: luan
frisone: liuw
creolo di Haiti: lyon
occitano: leon
cheyenne: nanose'hame
hindi: shera
maltese: ljun
turco: aslan
neerlandese: leeuw
swahili: simba
finnico: leijona
russo:
serbo: lav / laf
greco mod.:
gallese: llew
lettone: lauva
mäori: raiona
tsalagi: tv da tsi
yiddish: leib
oluta: lyon
SEGNI
arbitrari: l’espressione non somiglia al contenuto
iconici: l’espressione somiglia al contenuto
Le lingue storico-naturali sono codici
prevalentemente arbitrari
Italiano: gallo
Giapponese: 鶏: niwatori
Tedesco: Gockel
Francese: Coq
Da Le guide Mondadori. I cani, Arnoldo Mondadori Editore, Milano (1982,
pag. 55; trad. it. di Dogs, Usborne Publishing Ltd., London, 1979)
I tipi di ABBAIO:
Rapido, continuo, altezza sonora media: problema in vista, richiamo al branco per
aiuto
Continuo ma lento e basso: intruso o pericolo molto vicino "Sono pronto alla difesa"
Prolungato e incessante, con pause moderate o lunghe tra ogni abbaio: indica
solitudine, noia, tristezza
Uno o due ben distinti, altezza media: tipico suono di saluto
Singolo, breve e distinto, altezza da media a bassa: e' usato spesso dalle mamme
per riprendere un cucciolo indisciplinato. Nel cane adulto viene usato se
disturbato o se prova fastidio/dolore durante la toeletta o simili.
Singolo, netto e corto, altezza da media ad alta: indica sorpresa, trasalimento. Se
viene ripetuto due o tre volte, indica un richiamo al branco per un avvenimento
insolito. Se questo abbaio non e' breve e netto indica una richiesta (per esempio
davanti alla porta, per poter uscire!). Diminuire l’altezza del suono fino ad un
tono medio e rilassato, indica felicita', gioia.
(http://www.ilcanesottolapelle.it/)
Il linguaggio animale è IMITATIVO:
- un’ape può esprimere solo tre significati;
- un’ape può solo imitare e riprodurre messaggi a cui
ha assistito.
Il linguaggio umano è CREATIVO:
- un essere umano può esprimere infiniti significati;
- un essere umano può produrre messaggi mai sentiti
prima.
Uomo vs animale
- Produttività: numero finito di elementi base >
numero infinito di combinazioni; ogni utente può
produrre e interpretare un numero infinito di messaggi
diversi.
- Ricorsività: una regola può applicarsi ripetutamente:
Es. Angelo Branduardi, La fiera dell’Est
“…e venne il bue, che bevve l’acqua, che spense il
fuoco, che bruciò il bastone, che picchiò il cane, che
morse il gatto, che si mangiò il topo, che al mercato
mio padre comprò”
- Sinonimia
- Doppia articolazione
Unità di prima articolazione
Morfemi libr+o
Parole
#libro#
Unità di seconda articolazione
Fonemi
/l/, /i/, /b/, /r/, /o/
Foni
[‘libro]
- Dipendenza dalla struttura
Es. La ragazza di Pietro suona bene il pianoforte
*Il Pietro pianoforte bene di ragazza suona la
*Il pianoforte di Pietro suona bene la ragazza
*il gatto si nascondono dietro l’albero
I bambini che hanno inseguito il gatto si nascondono
dietro l’albero
Relazioni sintagmatiche vs paradigmatiche (o associative)
Relazioni sintagmatiche (in
presenza)
La ragazza di Pietro suona bene il pianoforte
Relazioni paradigmatiche / associative
(in assenza)
male
La ragazza di Pietro suona bene il pianoforte
Marco
Paolo
…
violino
contrabbasso
…
moglie, amante, sorella, cugina…
suonava, suonerà…
Gli atti linguistici
C’è il risotto sul fuoco!!!
Un atto linguistico è la somma di tre atti contemporanei e
inseparabili
a. atto locutivo: costruire un enunciato rispettando la struttura
del sistema linguistico
forma locutiva dell’atto linguistico
b. atto illocutivo: intenzione con cui l’enunciato viene prodotto
forza illocutiva dell’atto linguistico
c. atto perlocutivo: effetto concreto, extralinguistico, che
l’enunciato determina
effetto perlocutivo dell’atto linguistico