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Il terzo tempo di Roberto Contento - Fair Play d'altri tempi, EUGENIO MONTI: LA... Pagina 1 di 3 Fair Play d'altri tempi, EUGENIO MONTI: LA LEGGENDA DEL BOB Articolo Corpo Fair Play d'altri tempi, EUGENIO MONTI: LA LEGGENDA DEL BOB Quando si sente parlare di Bob o di Cortina d' Ampezzo subito la memoria va al "Rosso Volante", come lo definì Gianni Brera per il colore dei suoi capelli ed il coraggio, al secolo Eugenio Monti. Nato il 28 gennaio 1928 a Dobbiaco (BZ) e tragicamente scomparso suicida, alla soglia dei 76 anni, nella sua bella casa di Chiave a Cortina. Un palmares infinito di titoli, di trionfi; una persona inquieta, proiettata sempre in avanti, alla ricerca del limite. Una vita intensa di avventura, degna di biografie che si dedicano ai grandi. Una storia incastonata di successi, di vittorie ma anche di tragedie e sconfitte. Chi l'ha conosciuto sa che Eugenio aveva il piacere della sintesi, poche e sommesse parole. Lui così irruento si defilava, era quasi timido. Forse negli ultimi anni si è sentito solo. L'ho conosciuto nel 1986 quando da turista fui cooptato dalla "Perla della Dolomiti" per lavoro. Mi invitò a casa sua con la mia famiglia e ebbi modo di conoscere la sua: la moglie Linda ed i figli Alec ed Amanda. Di quell'incontro di famiglie resta un dolce ricordo; tre degli otto protagonisti ci hanno lasciato ed il loro profili che, di anno in anno, si sfocano nella memoria: Eugenio che ancora una volta ha preceduto tutti, anticipando con la morte la malattia che lo consumava; Alec che in una stanza d'albergo di Auronzo se ne é andato per sempre nel paradiso artificiale della droga e mia moglie Vera strappata alla vita dalla lebbra del secolo, il tumore. Linda ed Amanda sono tornate ad essere americane. Miei figli ed io rientrati nella normalità della vita. Si quella vita che aveva amato tanto, con la quale aveva giocato alla ricerca dell' estremo, Eugenio l'ha interrotta il 1 dicembre del 2003. Per me quella tragedia resta un punto interrogativo: lui che aveva sfidato la morte in una continua ricerca del limite, ha interrotto volontariamente quella sfida. Pochi giorni prima in un capannone industriale di Pian da Lago eravamo stati gomito a gomito a consumare, con altre 80 persone, un maiale allo spiedo infarcito di pollame. La sua malattia, il Parkinson, l'aveva reso più mite, rinunciatario; ma quella sera avevamo bevuto qualche bicchiere di più e chiacchierato fittamente. Certo, aveva a fianco una bella e giovane signora, e lui era sempre stato sensibile alle belle donne. Era ringalluzzito e mi raccontava "a nastro", come direbbero i giovani, le sue imprese, per me era un ripasso, per la gentile signora era un messaggio di un uomo ferito nel fisico ma non domo nello spirito. Questa immagine rimane indelebile nella mia memoria. Poi la pioggia, scendiamo le scale di legno, ombrelli che si aprono, portiere di auto che inghiottono i commensali portandoli ai loro destini, e lui sotto il mio ombrello. Non parla, cerco di capire cosa intendesse fare, nulla. Poi mi viene uno spontaneo "Eugenio vuoi che ti accompagni a casa?". Un gutturale "magari". Raggiungiamo la mia auto, lo accompagno a Chiave nella sua bella villa in posizione strategica e dominante della valle d'Ampezzo. Scende, ci salutiamo, un ultimo grazie un po' strascicato, una luce dietro la finestra del salotto e la figura di una http://89.96.55.13:15155/Lists/IL%20TERZO%20TEMPO%20di%20Roberto%20Contento/DispForm.... 08/06/2009 Il terzo tempo di Roberto Contento - Fair Play d'altri tempi, EUGENIO MONTI: LA... Pagina 2 di 3 persona che lo attende: la badante. Il mito, la leggenda rimane nella mia memoria come un uomo ferito, indifeso, un po' solo. Venti giorni dopo leggo la tragedia sul giornale degli sportivi italiani. Eugenio lascia una eredità pesante, l'atleta più titolato in assoluto della storia della disciplina del Bob: undici ori mondiali, 6 medaglie olimpiche e ci fermiamo a questo, per non ridurre il suo essere ad una mera elencazione di titoli. Basta dire, è più semplice e più veloce, cosa non abbia vinto che elencare i suoi trionfi. A vent'anni era la migliore promessa dello sci italiano: vinse titoli italiani di Slalom speciale e gigante, riuscendo a battere anche Zeno Colò. Nella discesa del Kandahar, a Muerren, arrivò secondo alle spalle del grande Jean Couttet. Nel 1951 cadde durante un allenamento al Sestriere e si lacerò i legamenti di entrambe le ginocchia. Il grave incidente pose fine alla sua carriera di sciatore, ma la velocità, il rischio erano nel suo DNA: quindi pilota di bob ma anche di auto da corsa. Nella metà degli anni "50, con le scuderie Centro Sud e L'Arena, lo troviamo in Formula Uno con una CooperMaserati sul circuito di Pau in Francia, al Giro di Sicilia con una Ferrari ufficiale, a Monza ed a Vallelunga. Vince titoli di classe ed assoluti. Possiede anche una Osca Maserati 1500 ufficiale, ma nel 1957 chiude con l'automobilismo "costa troppo". Eugenio, mito delle mie e di molte altre fantasie giovanili, mi hai dato la gioia di conoscerti e il dolore di ricordarti, scusami se sono stato troppo veloce nel descriverti ma questa era la tua essenza, non avresti amato i trionfalismi. Correva l'anno 1964, Giochi Olimpici Invernali di Innsbruck, vinse due medaglie di bronzo (nel bob a due con Sergio Siorpaes). In questa occasione compì un gesto di sportività che lo rese importante nel modo ed indelebile nella storia delle sport, tanto da essere il primo atleta al mondo a vincere la medaglia Pier De Coubertin. All'equipaggio britannico di Tony Nash e Robin Dixon si era rotto un bullone del bob e Monti prestò loro il suo. Senza quel gesto i britannici non avrebbero vinto l'oro. Rispondendo alle critiche della stampa italiana più avvezza al tifo che allo sport, Eugenio il Grande disse: "Nash non ha vinto perchè gli ho dato il bullone. Ha vinto perchè è andato più veloce". Nel 1968 vince due ori olimpici a Grenoble, Commendatore della Repubblica per meriti sportivi, si ritira nella sua Cortina ad occuparsi dei suoi impianti di risalita. Lo potevi trovare di notte o all'alba a spalar neve, trasportarla nelle gerle con i suoi uomini, per rendere sempre perfetta la sua pista Olimpia. Un mito una leggenda, Eugenio quando urla al suo frenatore " se te frene te cope!" (se freni t'ammazzo!); o quando nel 1996, ai festeggiamenti dei quaranta anni dai tre ori olimpici di Toni Sailer a Kitzbuhel, entra nella sala del tempio degli sport invernali, il tripudio e l'ovazione per il "rosso volante" copre quello dell'idolo di casa: tu ci sei e senti il cuore scoppiare in tricolore. Eugenio sono appena trascorsi cinque anni da quando ci hai voluto lasciare, ma quando compirai i tuoi ottantuno anni celesti sii protagonista di un' altra impresa: la pista Eugenio Monti di Cortina d' Ampezzo deve essere riaperta in memoria tua, della storia del bob mondiale, quale monumento alla prima Olimpiade invernale mediatica, per l'orgoglio di un Italia e di un Veneto che, http://89.96.55.13:15155/Lists/IL%20TERZO%20TEMPO%20di%20Roberto%20Contento/DispForm.... 08/06/2009 Il terzo tempo di Roberto Contento - Fair Play d'altri tempi, EUGENIO MONTI: LA... Pagina 3 di 3 troppo spesso, dimenticano le tradizioni e la storia che sono patrimonio dell'Umanità come vuole L' UNESCO. Roberto Contento http://89.96.55.13:15155/Lists/IL%20TERZO%20TEMPO%20di%20Roberto%20Contento/DispForm.... 08/06/2009