la lettera di maria a dio

Transcript

la lettera di maria a dio
LA LETTERA DI MARIA A DIO
Adesso che la storia è stata scritta, vorrei poter prendere carta e penna ed apportare le mie
correzioni a questa storia: quelle necessarie a questo cuore di madre che ha sanguinato e pianto il
suo unico figlio.
E allora ritorno a quella giovane donna con il suo tesoro più prezioso nel ventre quella donna sono
io! Ma a distanza di tempo, riguardando il passato e tutte le vicende accadute, non mi sembra più
che quello sia il mio corpo, quella sia la mia storia, ma sia la storia di un'altra donna dalle
sembianze cortesi, riservate e di giovane aspetto. E’ proprio per questo motivo che ne parlerò come
se parlassi di una sconosciuta, dandole del lei e collocandola in uno spazio a me non concernente
se non per quella data esperienza.
Quella donna è felice, ignara ed innocente, così come la sua creatura. Lei è fiera del suo stato e la
sua vita è più ricca da quando il bambino si è annunciato e cresce in lei.
Tenere la casa in ordine, camminare per le strade polverose del villaggio, andare a prendere
l'acqua, accendere il fuoco per riscaldare il talamo e il cuore del suo Giuseppe: tutto è infinitamente
più pesante ma più piacevole. Lei vede crescere ogni mese quel ventre e sente un amore profondo
impadronirsi della sua vita che, ha un senso e uno scopo: dare alla luce un figlio, il fine più alto per
una donna che ama il suo uomo, il suo Dio, il suo destino.
Si’! Lei è innamorata senza riserve, né timori. Lei è completamente e sinceramente votata a dare
questo figlio a quel Dio che glielo ha chiesto.
Ma non del tutto, non a tutta l' Umanità… Non per sempre….
Ritorno dentro al mio corpo, dentro la storia. Sono di nuovo io e il mio dolore. Queste sono le
parole che rivolgerei a Dio:
" Signore, eccomi. Tu mi hai chiamata ed io ci sono. Mi hai indicato la via e io l'ho seguita. Ma ora
lui, questo mio figlio, che è stato qui, in me, con me, lui viene per Te.
Viene al mondo per redimere e lavare i peccati di un'umanità che non lo ama quanto lo amo io.
Nemmeno tutti gli uomini del mondo possono paragonare il loro amore, pur sommandolo, al mio.
Sono sua madre e ti dico: lasciamelo! Forse non c'è in lui quella luce che cerchi ostinatamente; a
me sembra anche di scorgere la rudezza nei gesti e nel cuore di chi altro non conosce che la propria
coscienza. È figlio di un falegname!...cosa pretendi?
Non c'è altezza, non richiede particolare bellezza. In alcuni momenti è distratto e disubbidiente,
egli si stanca e non sa portare a termine alcun lavoretto, seppure semplice.
Come pensi possa sorreggere il peso di tutti gli uomini? Dei loro peccati! Della tua grandezza!
Guardalo! Lui è un bambino che corre, gioca, piange, che cerca le braccia della sua mamma come
se solo lì e con lei, possa trovare rifugio e soluzione.
Solo con la propria mamma ogni cucciolo è certo che nessuno al mondo verrà a portarlo via. Non
esistono più il buio e la tristezza quando una mamma ti bacia e ti conforta.
Nessun uomo cattivo può più sciogliere quell'abbraccio che tiene insieme il Creato.
Non portarmelo via, non potrei più respirare, non tagliarmi le mani. Le mani di una madre che
dondolano una culla, sono quelle mani che sorreggono il mondo intero.
Eccole qui le mie correzioni: ora le ho dichiarate, ho trovato il coraggio di guardarti negli occhi, mio
Signore. E le ribadisco. No! non farò sconti.
Gesù è mio figlio. Si’, lo so, anche Tuo. Ma è soprattutto mio figlio. E se le mie suppliche non
troveranno ascolto, se le mie lacrime saranno state inutili, se la tua grandezza sovrasterà la mia
preghiera, io ti dico che smetterò di pregare, di credere, di amarti, di essere la donna prescelta.
Non sarò più la Madre di tutte le Madri. Se piango io, piangeranno anche tutte loro. Se non ami
me, ma non in quanto Maria, bensì come tua figlia supplichevole, non dimostrerai amore per
nessuna donna sulla terra e non avrai mostrato all'umanità che l'Amore è più grande di tutto, più
forte di ogni disegno, più immortale di ogni fede. Quella che ho in Te, mio Signore, ma che mi ha
svuotata, annientata come se Tu fossi il peggiore dei tiranni.
Scritto da Maura Arpaia
Allieva del Corso di Scrittura Creativa
UpterLadispoli docente Laura Masielli