catalogo della mostra

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catalogo della mostra
Esposizione presso
ex locale cisterna
nell’ambito di Posti di Vista 12*
L’esposizione Sénégal-Idée fa parte della manifestazione NIO FAR 2015, il festival dell’amicizia italo-senegalese nato da
un’idea di Paolo Lodigiani e giunto quest’anno alla quarta edizione, che si svolge alla Fabbrica del Vapore in concomitanza
con il periodo del Salone Internazionale del Mobile di Milano. La manifestazione, all’insegna dell’incontro e della
conoscenza reciproca fra italiani e senegalesi, prevede spettacoli musicali tutte le sere alla sede di MaschereNere, cene
e intrattenimenti intorno al Piroga Bar di Sunugal nonché i tradizionali laboratori per bambini la domenica.
NIO FAR 2015 si tiene nell’ambito di Posti di Vista 12*, l’appuntamento curato da FDVLAB – Associazione Laboratori
Fabbrica del Vapore, che dal 2004 propone con varie mostre e installazioni una visione non convenzionale del design
nello spazio della Fabbrica del Vapore del Comune di Milano.
Sénégal-Idée
La creatività di un design “povero”
NIO FAR 2015
www.niofarfestival.com
è organizzato da:
Ideazione e cura
Demco Design
Marchio di BCA-Demco
Via Ricciarelli 21
20148 MILANO
www.demcodesign.it
Allestimento
Benedetta Brentan
www.benedettabrentan.com
Matteo Costa
Cooperativa LaFucina
www.lafucina.org
Redazione e testi
Paolo Lodigiani
Progetto grafico e impaginazione
Enrico Macera
Sunugal
www.sunugalitalia.com
Si ringraziano:
Adolfo Bartolomucci di ART GALLERY
(per le opere di arte africana esposte)
Stefania Gesualdo
del Centre Socio Culturel de Formation en Coupe et
Couture di Gwediawaye
(per i tessuti esposti)
Mandiaye Diouf di Gianipa SARL - Dakar
In collaborazione con:
Sommario
SENEGAL IDÉE
pg.02
Il percorso
pg.05
Gli artisti
BXS
Moussa Sakho
Mamadou Tall Diedhiou
Djibril Sagna
Youssou Sarr
Serigne Mor Gueye
Joëlle le Bussy
Djibril Sy
Moussa Traoré
Mor Talla Seck
pg.08
pg.08
pg.08
pg.09
pg.09
pg.10
pg.10
pg.11
pg.11
pg.12
pg.12
Demco Design
pg.13
SÉNÉGAL IDÉE
La creatività di un design “povero”
Scegliere il titolo di un’esposizione è il tentativo, il più delle volte velleitario e disperato, di racchiudere in due o tre parole
una molteplicità di contenuti diversi, complessi e talvolta contradditori. Nella drastica sintesi qualcosa si perde e non ci
sembra dunque illegittimo aggiungere qualche parola di spiegazione su come siamo arrivati a chiamare “SÉNÉGAL IDÉE”
questa nostra iniziativa. Inizialmente si era pensato Sénégal Design, titolo che ci sembrava appropriato per un’esposizione
di arredi che si svolge in concomitanza con il Salone del Mobile, appuntamento fra i più popolari e prestigiosi per il design
internazionale. Sénégal-Idée costituisce, rispetto alla titolazione originale, un corretto e doveroso riconoscimento dei
limiti che ci siamo posti. Intendiamo sottolineare che l’esposizione non ha alcuna pretesa né ambizione di presentarsi
come una rassegna completa sul design senegalese, intende tutt’al più darne un’idea, fornire alcuni spunti da cui partire
per approfondire il discorso, suscitare curiosità su un argomento in Italia quasi sconosciuto su cui ci è sembrato utile
proiettare un fascio di luce.
“SÉNÉGAL IDÉE” anche perché sull’argomento, così come sul paese, ci siamo fatti un’idea, la nostra idea, ed è questa
che cerchiamo di esprimere con l’ esposizione. C’è quindi, nel titolo, una dichiarazione esplicita di una certa soggettività,
e riconosciamo che su questa soggettività può influire non poco una particolare simpatia che abbiamo maturato nei
confronti del paese nel corso dei molti anni in cui l’abbiamo frequentato.
Abbiamo conosciuto un paese giovane, accogliente, aperto e al tempo stesso con una forte identità radicata in valori
tradizionali. Negli anni più recenti l’abbiamo visto sempre più affacciarsi alla modernità, raccogliendone gli stimoli,
adottandone a modo suo comportamenti e usi e vivendone spesso anche le contraddizioni, ma sempre con un approccio
originale, creativo, fantasioso, privo di quei complessi e di quella complessità che talvolta affliggono e condizionano
il mondo sviluppato di cui siamo parte. E’ questa la “visione” del paese che intendiamo rappresentare nella mostra,
illustrandone in particolare (ma non esclusivamente) la creatività nel campo del design del mobile. Siamo consapevoli
del fatto che è solo una fra le tante che se ne possono avere, tutte di pari legittimità. Non ci poniamo quindi fini didattici,
non indichiamo visioni generali, interpretazioni. Semplicemente mostriamo delle realtà con cui siamo venuti a contatto
e che hanno sollecitato il nostro interesse. Ci piacerebbe essere di stimolo, suscitare curiosità, incoraggiare il visitatore
ad andare oltre ai pregiudizi e agli stereotipi. L’unico messaggio di cui siamo portatori è un invito a conoscere, ad
approfondire, a farsi una propria idea.
Un terzo motivo, meno personale, per cui abbiamo preferito “SÉNÉGAL IDÉE” a “Sénégal Design” è legato alle ben
note ambiguità del termine design, su cui molto si è scritto e detto. Non abbiamo la competenza per aggiungere la
nostra opinione a quelle, assai più autorevoli, che hanno animato questo dibattito. Ci limitiamo a qualche osservazione
specifica sul design senegalese, in parte estendibile anche a quello di altri paesi dell’Africa sub sahariana. Fra gli artisti
senegalesi di cui esponiamo i lavori pochissimi, qualora richiesti di specificare la loro professione, indicherebbero
quella di designer. Nessuno di loro “progetta” l’opera nel senso letterale del termine, nessuno lavora per la produzione
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industriale, nessuno ha una formazione scolastica specifica nel design. Tutti, per contro, sono consapevoli di creare
oggetti destinati all’uso o alla fruizione da parte di un pubblico, e quindi rispondenti a requisiti di funzionalità e praticità,
ma nel contempo sanno di esprimere in essi la propria creatività, un gusto estetico, artistico, una certa idea o visione del
mondo. Si tratta quindi di design vero e proprio, per quanto non istituzionalizzato e talvolta addirittura inconsapevole.
Naturalmente ci sono anche delle eccezioni e alcuni designer senegalesi affermati in campo internazionale operano in
un contesto più formale e professionale, ma si tratta di una minoranza, per lo più riconducibile al cosiddetto mondo della
diaspora, che, pur mantenendo legami con la madre patria, svolge la sua attività prevalentemente all’estero. Per parte
nostra abbiamo preferito concentrarci sulle creazioni di artisti più radicati nel contesto senegalese, anche perché, pur
così limitando il campo, l’abbiamo trovato tanto ricco di stimoli e di idee da giustificare l’esposizione.
Non ce ne siamo stupiti in quanto anche al visitatore più distratto e occasionale il Senegal appare immediatamente come
un paese ad alto tasso di creatività, un’autentica fucina di idee. E’ una creatività informale, spontanea, talvolta anche
stravagante e scombinata, che si respira per strada, si vive nei mercati, negli uffici, nel mondo del lavoro, negli incontri
della vita quotidiana, nelle feste: tutto si trasforma facilmente in teatro, in rappresentazione, senza che in questo ci
sia nulla di artificioso o di forzato. Da questo substrato di creatività diffusa scaturiscono anche molti oggetti della vita
quotidiana. Abbiamo voluto che due di questi, tanto rappresentativi da essere diventati quasi un elemento costitutivo del
paesaggio senegalese, fossero presenti nella nostra mostra, come esempi di un design spontaneo consolidatosi nella
tradizione, testimonianza di una creatività che è tecnica e artistica al tempo stesso. Si tratta della piroga tradizionale
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e del car rapide. Sono strumenti d’uso corrente, utensili di lavoro su cui si basa in buona parte l’attività di due settori
portanti dell’economia del paese, la pesca e il trasporto pubblico. La loro straordinaria funzionalità trova la sua miglior
testimonianza nel fatto che sono ancora diffusissimi e a poco sono valsi gli sforzi di sostituirli con mezzi più moderni e
tecnicamente evoluti. Nel contempo ne risulta evidente la valenza decorativa, legata a un piacere estetico ma anche a
significati simbolici e spirituali. Quando l’inevitabile progresso tecnico e sociale ne determinerà la scomparsa questo
non segnerà solo la fine per obsolescenza di strumenti che hanno esaurito il loro ciclo economico, ma sarà un’autentica
forma d’arte ad estinguersi. O forse, come ci auguriamo, non si tratterà di un’estinzione ma di un’evoluzione: c’è da
sperare che i valori e i saperi tradizionali racchiusi in questi come in altri oggetti appartenenti alla cultura originaria
dell’Africa, non vengano rinnegati ma diventino linfa vitale per un design più consapevole, capace di innovare nel rispetto
della tradizione, di affacciarsi al mondo internazionale mantenendo una forte identità, di non chiudersi ai valori altrui
mantenendo ben saldi i propri. E’ soprattutto sulle possibilità e sulla speranza di questo percorso virtuoso che invita a
riflettere la nostra esposizione e per renderlo più esplicito abbiamo, pur nelle dimensioni ridotte che essa ha, immaginato
un percorso, un itinerario circolare che, pur nella sua brevità, costituisse una sorta di viaggio.
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SÉNÉGAL IDÉE
Il percorso
L’Africa degli antenati
Al centro abbiamo messo l’Africa delle origini,
degli antenati, delle maschere e dei riti magici,
quell’Africa misteriosa e spesso inaccessibile a noi
occidentali ma che, più o meno occultata, è una tela
di fondo da cui emerge ogni manifestazione culturale
del continente. E’ un mondo di simboli, di oggetti che
nelle loro forme e nei loro segni esprimono precisi
messaggi, comprensibili solo in un contesto religioso
e animista, ma che anche sul profano esercitano il
potere della suggestione. E’ noto l’influsso che, a
partire dagli inizi del novecento, l’arte africana ha
esercitato sulla pittura e scultura moderne. Ancor
più intimo è il riflesso che se ne ritrova nelle creazioni
degli artisti e designer contemporanei senegalesi,
nelle loro sculture e perfino nelle loro fotografie.
Il villaggio
Un richiamo altrettanto forte alla tradizione, ma
meno mistico e cupo, è quello della seconda tappa
del viaggio, il Villaggio. E’ stato questo, per secoli, il
nucleo della vita sociale africana, oggi largamente
soppiantato dal fenomeno dell’urbanizzazione, ma
ancora vivo. Nel Villaggio troviamo gli oggetti, rimasti
gli stessi per secoli, che soddisfano le esigenze di
base della vita pratica, mangiare, dormire, riposarsi,
sedersi e, non ultima, parlare. Fra gli oggetti
tradizionali che più hanno ispirato il design odierno,
non solo africano, è la sedia à palabres, letteralmente
la sedie per le parole, dove queste parole non sono
banali chiacchiere ma sono un vero e proprio rito, da
compiersi sotto il baobab, l’arbre à palabres al centro
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della vita sociale, dove si prendono le decisioni comuni, si amministra la giustizia, si tramandano i saperi di generazione
in generazione. Come molti oggetti tradizionali la sedia à palabres non ha solo una valenza simbolica e culturale ma è
anche un concentrato di semplicità, economia e funzionalità.
I colori dell’Africa
Dopo questa introduzione, che si richiama ai valori più profondi e tradizionali, abbiamo voluto ricordare che il continente
nero è in realtà un’esplosione di colori e di allegria. Anche in questo caso convivono opposti: a una natura spesso
monocroma, che in un ideale viaggio da nord al sud del continente vive sul lentissimo passaggio dal giallo polveroso
della savana alle mille sfumature di verde della foresta, con una monotonia per noi inimmaginabile, fa riscontro un gusto
per i colori vivaci e contrastati da parte della popolazione. Il Wax, il tessuto che gli olandesi hanno importato dalle colonie
dell’estremo oriente e che grazie alla sua incredibile diffusione in Africa ne è divenuto uno degli elementi identificativi
più caratteristici, è, con i suoi ricchissimi disegni e i suoi audaci accostamenti cromatici, la massima espressione di
questo gusto, così come il pagne, l’abito che le donne avvolgono con sensuali drappeggi intorno al proprio corpo, è il
simbolo dell’innata eleganza popolare, di una moda che non conosce mode.
La mixité
Il wax, con le sue origini multiculturali, è anche una significativa introduzione al tema dell’ultima parte dell’esposizione,
la più attuale e la più attinente al tema del design senegalese, quello della contaminazione felice che nasce dall’incontro
fra l’ Africa e l’occidente sviluppato. Il fatto che ci sia stata e ancora ci sia anche una contaminazione infelice, di cui
molto si è parlato e scritto, non deve far dimenticare quanto di buono nasce da questo incontro, così come da ogni forma
di meticciato. Buona parte degli oggetti esposti utilizzano materiali propri del mondo occidentale, spesso arrivati con
un’industrializzazione invasiva e poco rispettosa del contesto locale: lamiere di barili di petrolio, pezzi di ricambio di
motori, parti di carrozzerie di automobili, perfino vecchie calcolatrici o telefonini che hanno perso il loro status originale
per diventare rottami. Nelle mani dei designer senegalesi acquistano nuova vita. Come afferma uno degli artisti ogni
oggetto, terminata la sua prima vita, ha diritto a una seconda chance. Non muore, non si butta, viene riciclato. La creatività
del riciclo è forse la cifra più significativa, seppure non l’unica, del design senegalese. Nasce da un’esigenza pratica, la
scarsità di mezzi che ispira quella capacità di arrangiarsi ormai in via d’estinzione presso di noi ma ancora vivacissima
nei paesi emergenti e in quelli destinati a emergere, ma ha anche una radice spirituale, l’idea che nulla muore, tutto si
trasforma, che c’è un’anima ovunque, anche negli oggetti, e che quest’anima merita rispetto e considerazione. Il principio
del riciclo, giustamente ormai “di moda” anche in occidente, è da anni praticato spontaneamente in Africa e nasce come
effetto collaterale e contrappunto di un consumismo che anche da noi svela sempre più i suoi limiti e la sua vacuità. Molti
designer senegalesi sono riusciti a farne un’arte.
La contaminazione felice fra Africa ed Europa può funzionare nei due sensi e per questo ci è sembrato opportuno
inserire nell’esposizione gli eleganti mobili di una designer di origine europea, da trent’anni residente in Senegal, di
gusto assolutamente contemporaneo, ma che si richiamano a motivi tradizionali dell’arte africana. La stessa designer
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afferma che si tratta di mobili al 100% senegalesi. Ci
piace il giustificato orgoglio di questa dichiarazione,
ma ci permettiamo di dissentire garbatamente. In un
mondo ampiamente e, tutto sommato, positivamente
globalizzato, è difficile che una creazione artistica
possa interamente richiamarsi a un’unica origine.
Anche le sue opere, come tutte quelle che proponiamo
ai visitatori dell’esposizione, sono il frutto di incontri,
di scambi reciproci fra gusti, culture, storie diverse, in
una parola di quella mixité che ci sembra l’elemento
più vitale di tutto il design odierno e a cui noi, con
molta modestia, abbiamo voluto dare un contributo
con la nostra iniziativa.
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SÉNÉGAL IDÉE
Gli artisti
BXS
Baay Xaaly Sene, noto con l’acronimo BXS, morto nel 2004, è stato
uno dei designers senegalesi più conosciuti in campo internazionale
e uno straordinario artista nella lavorazione dei metalli: tagliando,
saldando e componendo materiali spesso ricavati da vecchie
lamiere, da barili di petrolio, da rotaie in disuso o da altre fonti
anticonvenzionali creava con grande originalità sedie, sgabelli,
librerie e poltrone di forme eleganti e colori spesso vivaci ma che
al tempo stesso rivelavano la loro origine “povera” e il lunghi anni
di duro esercizio. BXS era figlio d’arte, avendo iniziato a lavorare
giovanissimo con il padre e la sua opera è stata proseguita dal
fratello, tuttora attivo nello storico e vasto laboratorio di famiglia a
Rufisque, non lontano da Dakar, dove già il padre aveva dato avvio a
un centro di formazione al design e alla lavorazione dei metalli. Le
opere di BXS sono state esposte in varie mostre in Europa (inclusa
l’Italia) e l’artista aveva collaborato con istituzioni internazionali in
Finlandia e Olanda.
Moussa Sakho
Moussa Sakho è un artista polivalente, scultore, designer e pittore,
che ha il suo atélier nel Village des Arts a Dakar. Lavora il legno, i
metalli e ogni genere di materiale in cui gli capiti di imbattersi e a
cui ridà nuova vita infondendovi poesia e humour, partendo dall’idea
che tutti i rifiuti della nostra società meritano una seconda vita.
Nelle sue mani vecchi pezzi di ricambio, tele consunte, lamiere di
bidoni o cartelli stradali diventano sgabelli, sedie, quadri, sculture.
Moussa è un convinto sostenitore del valore terapeutico della
creazione artistica e collabora attivamente con un’associazione di
Dakar che cerca, attraverso l’insegnamento delle arti, di integrare
nella società ragazzi di strada e persone affette da disturbi psichici.
Le opere di Moussa sono state esposte in numerose mostre sia in
Senegal sia in Europa.
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Mamadou Tall Diedhiou
Mamadou Tall Diedhiou è nato nel 1947 nel piccolo villaggio di
Nioumoune, in Casamance, ed è qui che, fin dalla giovane età, è
nata la sua passione per gli uccelli, destinata a trasformarsi in una
sorta di ossessione artistica e poetica. In effetti le prime opere in
cui essi compaiono sono delle poesie, scritte quando ancora viveva
nel villaggio natale. Per un lungo periodo la sua attività principale è
stata quella poetica. Nel 1993, avendo scritto un poema dedicato a
una “Fanciulla della luna” si era rivolto a vari pittori chiedendo che
la rappresentassero, fino a quando, insoddisfatto dei risultati che
ne otteneva, non si è deciso a provvedere personalmente. Scoprì
così di avere talento pittorico e plastico che l’avrebbe portato a
iniziare una nuova carriera, quella che tuttora continua e che gli
avrebbe dato i maggiori successi. Trasferitosi a Dakar ormai da vari
anni si dedica quasi esclusivamente a realizzare con materiale di
riciclo delle piccole, deliziose, coloratissime statuette di uccelli,
divertenti, poetiche e vagamente surreali. Raccoglie per le strade di
Dakar, mentre passeggia con aria svagata, gli oggetti abbandonati
più strani e inconsueti. “E’ tutta questione – sostiene - di avere il
secondo occhio, quello dell’artista. Dove gli altri vedono una lattina
schiacciata, una forcella per capelli rotta, un tappo di plastica, un
mozzicone di sigaretta io vedo dei volti, delle figure e, soprattutto,
degli uccelli”. Ha esposto in varie occasioni alla Biennale d’arte di
Dakar.
Djibril Sagna
Nato il 23 novembre 1962 a Dakar è artista, pittore e scultore.
Per più di vent’anni ha lavorato con il celebre pittore Amadou
Sow. Attualmente vive e lavora sull’isola di Gorea, dove espone
permanentemente alla galleria CSAO. Ha esposto le sue opere
per la prima volta alla Biennale d’Arte Contemporanea di Dakar,
DAK’ART 96, e da allora le sue opere sono comparse in molte
mostre in Senegal e in Europa (Olanda e Spagna). Il lavoro di Djibril
consiste nel cercare, raccogliere e selezionare oggetti usati, il
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più delle volte molto degradati e ormai inadatti a un uso pratico,
a partire dai quali compone sculture di forte impatto emotivo che
richiamano la potenza degli antichi feticci e degli oggetti rituali
dell’Africa animista. La combinazione di questi elementi si presta
a una lettura a diversi livelli, lasciando a ciascuno la libertà di
meditare sull’usura del tempo, della storia, dell’uomo e del suo
ambiente.
Mbour Design - Youssou Sarr
Il nome di questo interessante designer senegalese è praticamente
ignoto in campo internazionale e anche nella stessa Dakar sono
in pochi a conoscere i suoi lavori, finora mai esposti al di fuori
dei confini nazionali. In compenso egli gode di ampia popolarità
e apprezzamento a Mbour, la “metropoli” della Petite Cote, la
regione più frequentata da turisti e stranieri, dove i suoi mobili in
ferro arredano numerose ville e giardini di senegalesi ed espatriati.
Nel dar forma alle sue opere, quali la sedia che presentiamo, Saar
trova spesso ispirazione nei classici del design internazionale, per
ricrearli in modo del tutto originale, utilizzando come materiale
esclusivamente il tondino di ferro per calcestruzzo. Come molti
suoi colleghi senegalesi Saar è un designer che non disegna,
non progetta, ignora l’uso del computer e si serve poco anche
di carta e matita. Di fatto disegna costruendo, usando a mo’ di
matita troncatrice e saldatrice, con una straordinaria capacità di
trasformare ciò che ha in mente in oggetti ariosi, leggeri e al tempo
stesso solidi e funzionali.
Serigne Mor Gueye
Serigne Mor Gueye ha un laboratorio nel Village des Arts di Dakar,
un centro di ricerca e creazione fondato nel 1976 da un gruppo
di pittori con l’obiettivo di sostenere la produzione artistica
senegalese e divenuto con il tempo un vivace e dinamico punto di
incontro per scultori e pittori locali, con vari laboratori e centri
di esposizione. A differenza della maggior parte dei suoi colleghi
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Serigne Mor Gueye si è specializzato nella lavorazione del legno,
una passione ereditata dal padre, il celebre scultore Tamsir Momar
Guèye, con cui l’artista, insieme al fratello, ha lavorato a bottega fin
da ragazzo. A 26 anni, nel 2001, ha fatto la sua prima esposizione
alla Galérie Nationale, a cui ne sono seguite varie altre nel paese.
Le sue opere più note sono delle piccole sculture in bois de veine,
un tipico legno africano, cesellate interamente a mano con grande
maestria tecnica, che nelle loro forme allungate, eleganti, sottili,
vogliono rendere omaggio alla donna africana.
Joëlle le Bussy
Nata nel 1958 à Mont-de-Marsan, Joëlle le Bussy Fal è un’artista
plastica e una designer franco-senegalese che da trent’anni vive
e lavora fra Dakar, dove dal 1996 dirige la nota galleria ARTE,
nel centro della città, e Saint Louis, dove nel 2009 ha aperto una
nuova galleria e dove organizza annualmente un festival d’arte
contemporanea. Oltre a svolgere direttamente l’attività di designer
presenta lavori di altri artisti senegalesi promuovendo nuovi talenti
sulla scena nazionale e internazionale. I suoi mobili, assolutamente
contemporanei nel gusto e nella forma, e impeccabilmente
realizzati con legni pregiati africani, evocano la loro ispirazione
africana con l’inserimento di parti in cuoio, bronzo o corno lavorate
artigianalmente in stile tradizionale.
Djibril Sy
Djibril Sy è una figura di riferimento nella fotografia senegalese. Ha
iniziato la sua carriera come fotogiornalista, specializzandosi nel
reportage, con numerosi servizi realizzati in diversi paesi dell’Africa,
fra cui si ricordano quelli sulla guerra civile in Liberia, sulle miniere
di diamanti in Sierra Leone, sui rifugiati della Guinea, sulla lotta
alla povertà in Niger, Marocco e a Capo Verde. Le fotografie che
presentiamo sono tratte da una serie chiamata TranseFormation di
carattere più meditativo ed estetico. Ha esposto in varie occasioni
in Francia, Spagna, Inghilterra e Svizzera, oltre che a Dakar e alla
biennale della fotografia di Bamako in Mali.
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Moussa Traoré
Moussa Traoré è nato nel 1961 a Dakar da una famiglia di artisti
e intellettuali. Di formazione autodidatta ha iniziato a lavorare nel
campo della scultura in metallo, realizzando con l’utilizzo di vari
materiali di scarto urbano opere d’arte di forte espressività ispirate
alle tradizionali maschere africane, a personaggi immaginari o
mitici, a divinità animiste. A Dakar, nel popolare quartiere di Medina,
ha aperto un atélier, l’Espace Medina, che è diventato un punto di
incontro di giovani artisti provenienti da varie parti del mondo.
Dal 2003 ha iniziato a lavorare anche in Italia, dove ha esposto in
varie occasioni, ha organizzato laboratori e corsi in collaborazione
con varie istituzioni, teatri, enti pubblici e associazioni e ha svolto
attività di scenografo teatrale.
Mor Talla Seck
Mor Talla Seck è nato nel 1976 a Mbenguene in Senegal. Scultore
e pittore, lavora con materiali riciclati o naturali. Dopo aver
frequentato il liceo di Thies, nel 1999 si diploma in arti grafiche
presso l’Accademia di Belle arti di Dakar e inizia la sua carriera nel
campo del design seguendo i lavori di restauro artistico dell’Hotel
Meridien President di Dakar. Trasferitosi in Italia frequenta il
corso presso il centro Tam della Fondazione Arnaldo Pomodoro,
approfondendo in particolare le tecniche scultoree in metallo.
Dal 2002 le sue opere sono in esposizione permanente presso lo
spazio culturale della Fondation Olivier di Dakar e sono presenti
in varie gallerie e musei senegalesi. Ha partecipato inoltre a varie
esposizioni in Italia e Francia. Le opere che esponiamo fanno parte
del ciclo “Il bosco sacro” che propone un viaggio alla scoperta delle
tradizioni dei Diolas, una popolazione del Senegal meridionale in
cui sopravvivono le credenze ancestrali della religione animista.
Si tratta di totem ispirati ai boechin, feticci venerati dai Diolas,
che proteggono da infortuni, malattie, morte e siccità, forgiate
dall’artista in metallo saldato e successivamente arrugginite con
tecniche particolari.
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DEMCO DESIGN
design italiano d’ispirazione africana
Demco Design, sponsor dell’esposizione, è il marchio del settore di attività della società di progettazione nautica BCADemco, che si occupa del design di mobili. In particolare ha disegnato una serie di mobili che traggono la loro ispirazione
dall’Africa e che vengono realizzati in Senegal da una società consorella in un attrezzato laboratorio di falegnameria
non lontano da Dakar. La filosofia progettuale della Demco Design è in piena sintonia con i concetti di mixité esposti
nell’illustrare gli scopi dell’esposizione. La mostra stessa, oltre a costituire un’occasione per far conoscere al pubblico
italiano il lavoro dei colleghi senegalesi, è anche uno strumento per approfondire lo scambio culturale e la conoscenza
reciproca, con la speranza di trarne spunti di ispirazione per proporre nuovi prodotti originali. L’esposizione è arredata
con i mobili della Demco Design, fra cui segnaliamo in particolare le panche e i tavolini della serie Pirogue, realizzati con
tavole decorate delle tradizionali piroghe senegalesi, le poltroncine e la sedia a sdraio della serie Bois-Wax, in legno di
iroko e tessuti africani. I tessuti sono stati confezionati presso la Scuola di sartoria di Guediawaye.
serie BOIS-WAX
serie PIROGUE
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sdia BANJOUL
www.demcodesign.it
via Ricciarelli, 21 - 20148 Milano ITALY
(+39) 02 4870 8331
[email protected]