Prime pagine - Codice Edizioni
Transcript
Prime pagine - Codice Edizioni
Burdick_i-x 23-06-2006 12:05 Pagina iii Alan Burdick Lontano dall’Eden Un’odissea ecologica Traduzione di Valeria Roncarolo EDIZIONI Burdick_i-x 23-06-2006 12:05 Pagina iv Alan Burdick Lontano dall’Eden Un’odissea ecologica Progetto grafico: Gaetano Cassini/Passages Coordinamento produttivo: Progedit & Consulting, Torino Copyright © 2005 by Alan Burdick All rights reserved Printed in the United States of America First edition, 2005 Alan Burdick Out of Eden An Odyssey of Ecological Invasion © 2006 Codice edizioni,Torino ISBN 88-7578-047-1 Tutti i diritti sono riservati. Per le riproduzioni grafiche e fotografiche appartenenti alla proprietà di terzi inserite in quest’opera, l’Editore è a disposizione degli aventi diritto, nonché per eventuali non volute omissioni e/o errori di attribuzione nei riferimenti bibliografici. Burdick_i-x 23-06-2006 12:05 Pagina v A Mary e Robert, per le radici Burdick_i-x 23-06-2006 12:05 Pagina vi Burdick_i-x 23-06-2006 12:05 Pagina vii Perché, figlio di Agenore, guardi quel serpente ucciso? Tu stesso come serpente sarai guardato. OVIDIO, Metamorfosi Burdick_i-x 23-06-2006 12:05 Pagina viii Burdick_i-x 23-06-2006 12:05 Pagina ix Indice 3 Volo 17 Nella stretta del serpente 77 Paradiso in vista 233 Facendo vela 405 Nuovo mondo Burdick_i-x 23-06-2006 12:05 Pagina x 01/Burdick_001-016 23-06-2006 12:06 Pagina 1 Lontano dall’Eden 01/Burdick_001-016 23-06-2006 12:06 Pagina 2 01/Burdick_001-016 23-06-2006 12:06 Pagina 3 Volo All’improvviso nel blu, un cortocircuito rosso: le Hawaii. La prima isola nata da una bocca vulcanica sottomarina, trasportata a nord-ovest insieme alla crosta oceanica e poi affondata. Chiamata Meiji Seamount, ha più di 80 milioni di anni e oggi si trova sul fondo dell’Oceano Pacifico, non molto lontano dalla penisola russa di Kamchatka e dalle isole A l e u t i n e, sepolta sotto mezzo miglio di argilla marina, calcare fine e uno strato sottile in costante movimento di sedimenti biogenici, noto agli scienziati come o o ze1. I secoli sono passati; altre isole sono sorte, tramontate o rimaste. Si è formato un arcipelago dall’area semisommersa: una linea di pietre di guado che risalivano indietro fino al punto di origine. Sopra di loro, si sono stabiliti una serie di viaggiatori casuali: un ragno arrivato viaggiando nell’aria appeso a un filo di seta, una lumaca, una zecca o una lappola trasportata tra le piume di un uccello marino di passaggio, ogni nuovo colono è arrivato a intervalli di circa 20 000 anni. La selezione naturale ha fatto la sua opera di sfoltimento. Un paio di fri nguelli hanno dato vita, nel corso di milioni di anni, a oltre 50 specie di multicolori fringillidi. Da un’unica coppia di moscerini della frutta, si è avuta l’evoluzione di più di 600 specie di mosche. Lamponi senza spine, ortiche non urticanti, insetti albini che vivono in cunicoli di lava. Nessun rettile, nessuna zanzara, nessun mammifero, a parte, di tanto in tanto, una foca monaca o un pipistrello insettivoro. Beati i mansueti, perché erediteranno la terra. In mezzo al bl u , ore e ore di bl u , anche in quest’era di viaggi aerei, ci sono le Hawa i i . G u a rdo l’arcipelago che si distende al di sotto del mio finestrino, da est a ovest. Prima c’è la “Grande Isola”, 1 Sedimenti biogenici carbonatici a nanofossili e foraminiferi. [N.d.T.] 01/Burdick_001-016 4 23-06-2006 12:06 Pagina 4 Lontano dall’Eden l’omonima Hawaii. Delle nuvole circondano come una ghirlanda le sue ve t t e,Mauna Loa e Mauna Kea, a 3000 metri; con il suo milione di anni di età, è il membro più giovane della catena insulare. Venti minuti dopo, ci sono Maui e il cratere irre g o l a re dell’Haleakala, che gli abitanti dell’isola sono abituati a considerare un vulcano estinto, ma che in realtà è solamente non attivo. Poi vengono Molokai e Lanai, basse e ondulate come dei platelminti ve rd i . Nella cabina passeggeri, sullo schermo del telev i s o re appare improvvisamente una cartina dell’arc i p e l a g o. Noi siamo rappresentati dalla piccola silhouette bianca di un jet che sta virando verso Honolulu, indicato da una stellina rossa sull’isola di Oahu. Una hostess scende lungo la cabina porgendo dei fogli stampati con lettere arancioni: i moduli di dichiarazione. Dichiaro che non sto trasportando frutta o verdure fresche. Non ho da dichiarare la pre s e nza di aragoste o bivalvi vivi, nessun fiore, foglia, piante in vaso, o talee; niente semi, bulbi, terriccio o sabbia; nessun batterio, né alghe, funghi o protozoi. No, non sto viaggiando con un cane, un uccello, una tartaruga o una lucertola. Oahu appare attrave rso l’oblò: il cratere Diamond Head a ovest, i grattacieli di Waikiki che si mescolano con quelli di Honolulu, perle di conglomerati urbani si susseguono lungo la spiaggia di sabbia bianca. L’aereo vira sorvolando campi di canna da zucchero, al di sopra di Pearl Harbour. Lontane più di 3000 chilometri dal continente asiatico e dal Nord-America, le Hawaii rappre s e ntano la più isolata e vasta massa terrestre al mondo, come annuncia il pilota. La sua voce risuona forte dagli altoparlanti: «Qui siamo più lontani da qualsiasi altro luogo di qualsiasi altro luogo sulla Terra». Sono ve nu t o, apparentemente, per occuparmi di un serpente. E questo è un passatempo inusuale qui alle Hawaii, per il semplice motivo che, per quanto se ne sappia, ci sono ben pochi serpenti da scoprire. Un paio di volte all’anno, un boa costrittore domestico o un pitone moluro birmano fuggono dai loro padroni, per riappari re in qualche garage di Waikiki o di Wimea, fatto che si risolve con una chiamata alla squadra animali dell’Hawaii Department of Agric u l t u re. L’unico serpente riconosciuto come stanziatosi nel paese è il serpente cieco bramino (Rhamphotyphlops bra m i n u s), una viscida creatura, molto diffusa e priva della vista, più vicina per dimensione e carattere a un verme. 01/Burdick_001-016 Volo 23-06-2006 12:06 Pagina 5 5 Il rettile che stavo cercando era, proprio come me, uno straniero alle Hawaii: il Boiga irregulari s,il serpente arboreo bruno. Originario dell’Australia, questo serpente giunse in un primo momento sull’isola di Guam, nel Pacifico, a più di 6000 chilometri a ovest di Honolulu, poco dopo la Seconda guerra mondiale. La sua sfera d’influenza e la sua fama da quel momento si estesero rapidamente. Prima di quell’arrivo fatidico, l’unico serpente a Guam era lo sventurato Rhamphotyphlops bra m i n u s. Oggi invece l’isola ospita più serpenti arborei bruni (per essere precisi, accoglie il maggior numero di serpenti in assoluto) per chilometro quadrato di qualsiasi altro luogo al mondo. Questo record va decisamente a scapito della popolazione di uccelli nativi di Guam, che è stata quasi interamente eliminata dall’insaziabile appetito di questo rettile. L’uccello che costituisce l’emblema nazionale, un rallo incapace di volare, noto come koko, regna sull’isola da dietro una rete elettrificata di sicurezza, all’interno di un recinto in cui viene specificamente allevato, nelle vicinanze dell’aeroporto internazionale. Nel suo paese natale, il serpente arboreo bruno raramente raggiunge più di 90 centimetri di lunghezza, m e n t re a Guam gli esemplari che arrivano a quasi quattro metri non sono una rarità. Il suo morso, che colpisce circa 200 persone ogni anno, è leggermente velenoso, in maniera analoga a una puntura d’ape. Il serpente è caratterizzato da un’incontenibile tendenza ad arrampicarsi, in part i c o l are su linee elettriche e trasformatori, provocando dozzine di bl a c k out ogni anno, per un costo che si avvicina annualmente al milione di dollari. Il prezzo psicologico per la popolazione locale è molto più difficile da quantificare. Girano leggende metropolitane su un serpente che sarebbe strisciato all’interno degli scarichi di un bagno, di un altro saltato fuori dalla bocca dell’impianto per l’aria condizionata di un’automobile facendo fa re al guidatore una sterzata quasi mortale, e di serpenti che attaccano bambini nelle loro culle, guidati, come affermano le casalinghe locali, dal profumo del latte materno. E ora, pare, il serpente arboreo bruno ha addirittura acquisito la capacità di volare. Dal 1981, otto esemplari sono stati ritrovati vicino alle piste dell’aeroporto di Honolulu. Da quello che gli esperti sono riusciti a spiegare, pare che i rettili siano arrivati come clandestini all’interno del vano di alloggiamento delle ruote di jet provenienti da 01/Burdick_001-016 6 23-06-2006 12:06 Pagina 6 Lontano dall’Eden Guam. Un nono esemplare, visto per l’ultima volta all’interno del perimetro della locale base aeronautica, p o t rebbe essere stato a sua volta un serpente arboreo bruno, ma è sgusciato via prima di essere chiaramente identificato. Nel corso dei secoli, la popolazione avicola delle Hawaii ha superato uno dopo l’altro gli attacchi di organismi introdotti nel paese: esseri umani armati di randelli, malaria (arrivata insieme alle casse di uccelli importati e poi trasmessa da un tipo di zanzara anch’esso introdotto nel paese), ratti grigi (arrivati fortuitamente a bordo di navi europee) e manguste (introdotte intenzionalmente alla fine del XIX secolo allo scopo, errato, come risultò in seguito, di tenere sotto controllo la popolazione di ratti). Oggi, quasi il 40% degli uccelli che rientrano nella lista americana delle specie a rischio di estinzione sono hawaiani, una prova dell’unicità dell’avifauna delle Hawaii e, al tempo stesso, della sua situazione pre c a ria. Nessuno di questi uccelli, dato il loro sviluppo evo l uzionistico, è infatti preparato ad affrontare la minaccia dei serpenti. E lo stesso si può dire dei 18 000 visitatori umani che arrivano quotidianamente alle Hawaii. Una buona parte dei passeggeri del mio volo aveva cominciato a radunarsi nell’area di re c u p e ro bagaglio: coppie in luna di miele, uomini d’affa ri giapponesi, nonnine inghirlandate, turisti con magliette a fiori stanchi del viaggio. Avevamo ricevuto raccomandazioni varie durante il volo d’andata. Per alcuni momenti, la cartina delle Hawaii sullo schermo nella cabina passeggeri era scomparsa per far posto a un video dal titolo Venuto da fuori, realizzato dall’Hawaii Department of Agriculture. Apparve una celebrità locale: «Aloha! Le Hawaii sono un luogo speciale; grazie per la vostra visita! Ma le Hawaii hanno anche altri visitatori meno benvenuti: insetti, animali, piante e malattie che possono minacciare l’agricoltura e la fauna locale se dovessero stabilirsi nel paese. Per cui, per favore, prestate attenzione a ciò che portate con voi. Meglio dichiarare cosa trasportate che pagare una mu l t a . Meglio confessare». N e l l ’ a rea recupero bagagli stavo a osservare mentre un avido segugio che portava una pettorina verde con la sigla “Hawaii Department of Agriculture” si tirava dietro il guinzaglio un amabile funzionario per tutto il locale, in un mare di valigie, borse, zaini, p a cchi e di loro sfiancati proprietari. Il cane avanzava a zig zag, i m p egnato a fiutare l’aria, finché non è rimasto paralizzato di fronte a un piccolo paradiso olfattivo: una borsetta nera abbandonata sul pav i- 01/Burdick_001-016 Volo 23-06-2006 12:06 Pagina 7 7 mento di marmo. L’ispettore con il cane parlò brevemente con la proprietaria della borsa, una donna coreana che fissava il segugio con occhi terrorizzati. Riluttante,estrasse due arance dalla borsetta e le consegnò all’ispettore. Otto serpenti arborei bruni in vent’anni sembrerebbero non poter costituire una grande minaccia; tuttavia, le caratteristiche biologiche del Boiga irregularis sono tali da pre o c c u p a re qualsiasi scienziato, ecologista o amministratore nel campo turistico. Il serpente è un animale notturno e, come ogni buon predatore, terribilmente difficile da indiv i d u a re. I n o l t re, questo serpente è incredibilmente robusto: nel 1993 un ufficiale militare di Corpus Christi, in Texas, aprì lo sportello di una lavatrice che aveva imballato e spedito a casa svariati mesi prima dalla sua precedente residenza a Guam.All’interno vi trovò un serpente arboreo bruno, vivo, senz’altra compagnia o fonte di nutrimento oltre a una piccola quantità di acqua stagnante.Thomas Fritts, direttore del Brow Tree Snake Research Program per gli Stati Uniti e Guam, tenne un serpente arboreo nel suo ufficio per un intero anno senza mai nutrirlo. Come molti rettili, una femmina di serpente arboreo bruno è in grado di deporre uova fertili per svariati anni successivi al momento in cui si è accoppiata. Due dozzine di uova all’anno per sette anni equivalgono a 150 uova, cioè altrettanti nuovi serpenti capaci di nasconders i , accoppiarsi e produrre altre uova, tutto questo da un singolo serpente. A Guam, sono passati quattro decenni prima che gli scienziati si rendessero conto che l’isola era interamente infestata dai serpenti, che la sua avifanuna era condannata e l’ecosistema alterato per sempre. Oggi alle Hawaii siamo di fronte a un’emergenza simile e ugualmente urgente: forse quei sette serpenti sono solamente degli araldi, un piccolo gruppo venuto alla luce del sole appartenente a un insieme di innumerevoli serpenti arborei bruni che sono strisciati e continuano a strisciare oltre i confini e nel fogliame delle Hawaii, un segnale d’allarme evidente di ciò che in realtà è una moltitudine clandestina di serpenti che si sta moltiplicando. Forse dietro la facciata edenica, fatta di strade bordate di bougainv i lle e foreste pluviali drappeggiate di muschio, esiste un brulicante mondo alla Hieronymus Bosch fatto di serpenti arborei bruni che si stanno radunando a form a re una folla irreversibile. «Quale strage l’introduzione di qualche nuovo animale di rapina deve cagionare in una regione – profetizzava Charles Darwin nel 01/Burdick_001-016 8 23-06-2006 12:06 Pagina 8 Lontano dall’Eden 1835 – prima che gli istinti dei suoi abitanti indigeni si siano adattati alla forza e al potere dello straniero»2. Darwin all’epoca aveva 26 anni, era passeggero a bordo della nave di Sua Maestà, il Beagle, sulla quale avrebbe svolto quello che si rivelò un viaggio fondamentale attrave rso l’Oceano Pacifico orientale.Alcuni anni dopo espresse il suo entusiasmo per le possibilità presenti alle Hawaii – «Pagherei 50 sterline a qualsiasi collezionista per andare laggiù a lavorare» –, ma invece il suo destino professionale si legò a doppio filo con le isole Galápagos, a circa 1000 chilometri dalle coste dell’Ecuador. Darwin vi trascorse dive rse settimane raccogliendo esemplari di fringuello e facendo analisi comparative sui carapaci delle tartarughe, annotando le differenze morfologiche tra le specie di un’isola e quelle delle altre. Questo bagaglio di prove avrebbe in seguito alimentato la sua teoria dell’evoluzione basata sulla selezione naturale. Una creatura rimane isolata: un fringuello proveniente dalla terraferma o un ragno trasportato dal vento in un luogo più distante, una tart a ruga rimasta isolata su una spiaggia per un lungo periodo di tempo a causa della frana di un istmo di terra o per l’innalzamento di una catena montuosa insormontabile. Così ha inizio la lotta per la sopravvivenza; ne segue la competizione per le limitate disponibilità di cibo e partner. I vincitori sopravvivono e si riproducono, e i loro successori continuano la battaglia. I perdenti soccombono, lasciando pochi discendenti, un ramo secco sull’albero dell’evoluzione che viene potato generazione dopo generazione, fino a che un nu ovo ramo, una nuova specie, d iversa quanto basta dalla quella originaria, prende forma. Questa conclusione sarebbe stata raggiunta solo in un secondo momento, mentre la domanda che si affa c c i ava all’epoca alla mente di Darwin era ben più semplice: perché certi animali e piante si trovano dove si trovano e non sono presenti in altri luoghi? Perché gli abitanti di quest’isola sono simili, sebbene con delle differenze, a quelli di quell’altra isola? Pe rché la flora e la fauna mondiali non sono ovunque le stesse? Cosa rende unico un luogo e i suoi residenti? «Uno dei temi sul quale ho compiuto degli esperimenti e che mi è costato molte fatiche è quello dei modi di distribuzione di tutti gli esseri 2 Charles Darwin, Viaggio di un naturalista intorno al mondo, Casa Editrice Sociale, Milano 1925, p. 384. 01/Burdick_001-016 Volo 23-06-2006 12:06 Pagina 9 9 organici individuati sulle isole oceaniche», scrisse Darwin a un collega nel 1857. Le conclusioni che presentò, nell’edizione del 1859 di L’origine delle specie (e nelle cinque seguenti edizioni), svelavano il segreto della struttura della natura attraverso le ere geologiche e gli spazi geografici. La natura è dinamica, non statica. Specie che esistevano un tempo non esistono più og gi; nu ove specie sono dunque sorte dove prima non ne esistevano di simili.Tutto è in movimento. La vita, se lasciata a se stessa per un tempo sufficiente, si trasforma da sola.Alla fine – così lentamente che l’occhio umano può rendersene conto solo a posteriori – un certo luogo, dal punto di vista della sua fauna e della sua flora, diventa diverso da un altro. Nasce l’eterog eneità e poi si rinnova continuamente. Questa struttura variegata, temono gli scienziati contemporanei, si sta disfacendo dall’interno. Come non era mai accaduto prima d’ora, le piante e gli organismi esotici stanno viaggiando attraverso tutto il globo, trascinati dall’alta marea del traffico umano in luoghi dove la natura non aveva affatto previsto che si trovassero.Api africanizzate hanno raggiunto la California, pungenti colonie di formiche rosse sudamericane si sono stanziate in Texas, la pianta rampicante kudzu sta soffocando il sudest degli Stati Uniti, la dreissena (un mollusco europeo della dimensione di un pistacchio) tappezza il fondale dei Grandi Laghi e, sempre più, anche quello del Mississippi, dove fa piazza pulita del plankton necessario alla sopravvivenza delle altre creature acquatiche.Tra gli invasori che si sono conquistati ultimamente le prime pagine dei giornali, c’è un pesce asiatico noto come “testa di serpente”. Una prelibatezza per alcuni, per altri un pesce ornamentale; ad ogni modo, buttato in stagni o ruscelli da proprietari di acquari che vo l evano disfarsi del loro animale domestico, ha progressivamente colonizzato le acque statunitensi. Quest’animale ha proliferato e la sua popolazione si è diffusa fino a raggiungere recentemente il Maryland e la Florida e mettendo in allarme i biologi marini per il suo vorace appetito nei confronti della fauna locale. Gli sforzi compiuti per arginarlo, avvelenando interi stagni e ruscelli, sono falliti: l’animale si rintana semplicemente nel fango, oppure, con una versatilità da anfibio, striscia sulla terraferma, dove può rimanere anche per parecchi giorni. Se ne sono ritrovati degli esemplari vivi a chilometri di distanza dal più vicino specchio d’acqua; apparentemente, quando uno 01/Burdick_001-016 10 23-06-2006 12:06 Pagina 10 Lontano dall’Eden stagno o un fiume non soddisfa più le loro necessità, questi pesci semplicemente si spostano in uno nuovo. Il volo del serpente arboreo bruno è solamente uno dei più drammatici passi ve rso quella che alcuni esperti in invasioni biologiche hanno iniziato a definire come una preoccupante “omogeneizzazione del mondo”. I maiali selvatici attualmente hanno messo radici nei territori di San José, in California. Le carpe asiatiche giganti, introdotte negli anni Settanta per controllare il pro l i f e r a re delle alghe, saltano furtivamente sui pescherecci lungo il corso del Mississippi. Nella città di NewYork, in cui si è portati a credere che esistano già esemplari di ogni genere, gli ufficiali incaricati della pro t e z i one dell’ambiente stanno monitorando attentamente l’avanzata dello scarabeo lungo-cornuto asiatico, che ha già determinato la veloce rimozione di una quantità di aceri pari alla dimensione di diversi quartieri nell’area di Brooklyn. Secondo gli ultimi studi effettuati, anche due alberi di Central Park ne sono risultati infestati; allo scopo di prevenire ogni ulteriore diffusione, i ricercatori stanno sperimentando l’uso di uno macchinario simile a uno stetoscopio che permette di percepire il suono della masticazione delle larve di scarabeo all’interno degli alberi. Detto questo, è noto che oggi esistono 5000 specie di piante introdotte nell’ecosistema degli Stati Uniti, contro le 17 000 autoctone conosciute. La metà delle piante velenose del Nord America sono state introdotte, così come la metà dei vermi che si trovano nel suo terreno. Nella Florida del sud, centro assoluto del commercio nazionale di animali, l’avere un serraglio sul retro di casa e la fuga di animali sono veri e propri luoghi comuni, tanto che pitoni e boa costrittori esotici sono ormai diventati dei residenti fissi in libera circolazione. L’addetto locale alla cattura di animali scorrazza nella periferia di Miami a bordo di un’automobile sport iva a caccia di leoni, tigri, puma, nandù, macachi e, una volta, anche di un bisonte sulla superstrada. La fotografia sul biglietto da visita di quest’uomo lo immortala insieme a tre amici che sostengono un pitone indonesiano di sette metri estratto da una tana scavata sotto le fondamenta di una casa nella periferia di Miami. Gli invasori sono un esercito: gli animali domestici fuggono, pesci d’acquario e piante di serra dilagano con conseguenze devastanti, gli insetti arrivano nascosti tra le foglie di piante in vaso esotiche, vengono introdotti degli insetti per combatterne altri che sono infe- 01/Burdick_001-016 Volo 23-06-2006 12:06 Pagina 11 11 stanti, con grande, o più spesso, scarso successo. Lo xenopo liscio, un anfibio molto adattabile e onnivoro, venne importato negli anni Quaranta e Cinquanta per essere utilizzato come test di gravidanza (infatti quando vi viene iniettata l’urina di una donna incinta la rana inizia a produrre le sue uova; è questo che costituisce un chiaro segno rivelatore). Tuttavia, le abitudini riproduttive proprie dell’animale non furono attentamente monitorate e quindi entro il 1969 aveva creato una colonia selvatica in California, nutrendosi di giovani trote. Gli invasori arrivano sotto forma di semi, spore, larve: u n g ulati a quattro zampe che si aggirano a piede libero. Essi arrivano dentro o sopra gabbie, nei container trasportati dai cargo e all’interno dell’acqua che le navi trasportano come zavorra per controbilanciare il peso del carico. I pesci si sono diffusi tramite l’apertura dei canali, le piante lungo le massicciate dei binari, le spugne sulla parte sommersa delle navi. Decine di migliaia di specie – la maggior parte delle quali appartenenti alla fauna, escludendo gli insetti – possono essere e sono legalmente importate via posta negli Stati Uniti. Negli ultimi anni, gli ufficiali sanitari statunitensi sono diventati sempre più preoccupati riguardo alla diffusione della zanzara tigre asiatica, che nel suo ambiente natale è portatrice della dengue e che è giunta a Houston a metà degli anni Ottanta. Deponendo le sue uova nell’acqua piovana che si raccoglie in vecchi pneumatici abbandonati, l’insetto si è diffuso parallelamente al commercio delle gomme per auto – un’industria da un miliardo di dollari l’anno, che spedisce pneumatici usati dall’Asia agli Stati Uniti, perché essi vengano sminuzzati, riciclati e trasformati in nuovi esemplari – in ben 12 stati e nei Caraibi. L’insetto rappresenta il viaggi a t o re per antonomasia: colui che migra sulle ruote che hanno reso possibile dei viaggi nel passato, che, a loro volta, hanno intrapreso una vita migratoria. Gli invasori provengono da ogni dove e sono pronti ad andare dappertutto.“Aliens”, una newsletter internazionale alla quale sono stato abbonato per qualche tempo, fornisce dati aggiornati sui corvi indiani a Zanzibar, sulle formiche argentine in Nuova Zelanda, sui gamberi d’acqua dolce del Nord America in Inghilterra e sulla stella marina del Pacifico settentrionale in Tasmania. L’Australia – che ha subito per anni la devastazione terrestre causata da conigli, cani, gatti, cammelli e voraci serpenti velenosi introdotti nel suo territorio – sta ora focalizzando la sua attenzione sugli invasori delle sue acque. 01/Burdick_001-016 12 23-06-2006 12:06 Pagina 12 Lontano dall’Eden Il più significativo esemplare introdotto è costituito dal granchio ve rde europeo, un crostaceo predatore che rappresenta una minaccia per la nascente industria nazionale legata alla vendita di molluschi ed è inoltre ospite di un plancton unicellulare tossico che, una volta ingerito dagli uomini che si sono nutriti di crostacei che a loro volta l’hanno mangiato, può provocare una sgr a d evole, e in alcuni casi fatale, crisi respiratoria. L’Italia sta combattendo una battaglia contro l’aumento dello scoiattolo grigio americano che ha rimpiazzato quello rosso autoctono in quasi tutta Europa (a Mosca la scarsità di scoiattoli rossi è tale che la città ha istituito un programma speciale per nutrire gli esemplari di questa specie in un parco locale). In Antartide, noto per essere il continente più remoto della Terra, gli scienziati ultimamente hanno scoperto che i pinguini imperatori sono stati esposti a un virus responsabile della bu rsite infettiva, un p a t ogeno che normalmente colpisce il pollame domestico, ed è stato ipotizzato che esso li abbia raggiunti attraverso i rifiuti gettati oltre b o rdo dalle navi di passaggio. Le capre selvatiche alle Galápagos hanno causato una tale erosione della vetta dell’isola Isabella da modific a re il modello di caduta dell’acqua piovana e il ciclo idrico dell’isola; esse hanno, in definitiva, cambiato il clima locale. Anche i fringuelli di Darwin sono a rischio: gli scienziati hanno ultimamente scoperto che i loro nidi nelle Galápagos sono infestati dalle larve di una mosca parassitica esotica. Di notte le larve emergono e, come dei vampiri, succhiano il sangue della nidiata, arrivando a uccidere un pulcino su sei. Come quantificare l’impatto delle specie esotiche? Come contro l l a re il loro flagello? Facendo una stima in termini finanziari, il governo federale ha calcolato che, tra il 1906 e il 1991, 79 specie non indigene – tra cui, in particolar modo, la falena gitana europea e il moscerino della frutta mediterraneo – hanno causato danni alla nazione per 97 miliardi di dollari, ossia circa un miliardo di dollari l’anno. Recentemente un rapporto effettuato da un gruppo di ricercatori della Cornell University ha alzato la stima dei danni a ben 138 miliardi di dollari l’anno. La formica rossa sudamericana costa al Texas mezzo miliardo di dollari l’anno, includendo danni e costi di controllo. Bonifica e controllo della dreissena: cinque miliardi di dollari annu a l i . Afide russo del grano: 173 milioni di dollari. L a mp reda di mare presente nella regione dei Grandi Laghi: 10 milioni 01/Burdick_001-016 Volo 23-06-2006 12:06 Pagina 13 13 di dollari. Malattie introdotte che colpiscono tappeti erbosi, gi a rd ini e prati da golf: due miliardi di dollari. Bivalvi che danneggiano le navi: 200 milioni di dollari. Controllo e ri c e rche sul serpente arboreo bruno: sei milioni di dollari. Per quanto riguarda le “malattie emergenti” come il virus del Nilo occidentale, il loro costo è di norma calcolato in termini di vite umane perse, e in quest’ottica, almeno nei paesi occidentali, la perdita anche di una sola vita si considera già troppo. Gli ecologi fanno un ragionamento diverso. Con l’aumento progressivo dello spostamento da un luogo all’altro di piante e organismi esotici, un numero sempre maggiore di specie native – originarie delle zone più stagnanti del pianeta e incapaci di coabitare con una crescente classe zoologica sempre più cosmopolita – stanno per essere forzatamente cancellate dalla faccia della Terra. Nel 1991, il Fish and Wildlife Service americano stimava che 160 specie ufficialmente schedate come minacciate o danneggiate devono il loro status, almeno in parte, alla competizione con altre non indigene o agli attacchi da parte di queste ultime. Il biologo di Harvard Edward O. Wilson ha affermato che l’introduzione di specie non autoctone è la seconda causa principale che condurrà all’estinzione delle specie su scala mondiale, subito dopo quella della distruzione dell’habitat. Le specie introdotte prevalgono a tal punto che nell’opinione pubblica entrano a far parte della nostra esperienza quotidiana. Esse appaiono così regolarmente negli articoli dei giornali che a volte diventa difficile cogliere la vastità di questo fenomeno nella sua interezza – come ad esempio ve d e re la foresta così com’era, a causa degli alberi non autoctoni che continuano a spuntarvici: gli opossum in Nuova Zelanda, i pini in Africa, il panace di Mantegazzi in Slovacchia. La natura sta entrando in una nu ova era – l’“Homog e c e n e ” , come l’ha definito uno scienziato – in cui la maggior minaccia alla diversità biologica non è più costituita da bulldozer e pesticidi, ma, in un certo senso, dalla natura stessa. Una strisciante omog e n e i z z azione ci minaccia e si consolida man mano che le specie introdotte si insinuano nella struttura darwiniana e gradualmente, quasi impercettibilmente, la soppiantano. Un biologo che ho incontrato definiva tutto ciò in termini di costo personale: «Siamo di fronte a una perd ita dei modelli che ci permettono di descrivere il luogo in cui viviamo. Quando si vuole specificare il posto da cui si proviene, si guar- 01/Burdick_001-016 14 23-06-2006 12:06 Pagina 14 Lontano dall’Eden dano le piante e gli animali che si vedono fuori dalla finestra, anche se non si fa subito caso a essi. Io credo che ci sia qualcosa di terribilmente sbagliato nella perdita di un senso preciso del proprio sé. Si arriva a chiedersi: dov’è casa mia?». È stato per andare a fondo di questo enigma, la natura della propria casa, che ho deciso di lasciare la mia per qualche tempo. Queste due parole,“natura” e “casa”, d’abitudine non si trovano all’interno della stessa frase. La natura è concepita come un regno separato, qualcosa di selvatico e non toccato dalla mano e dal piede dell’uomo; quando quest’ultimo si moltiplica, la natura diminuisce, al punto che rischia di scomparire del tutto, se ciò non è già avvenuto. Continuando a informarmi sulle specie introdotte, tuttavia, ho iniziato a chiedermi se non fosse necessario assumere un punto di vista più sfumato sul tema. Dopotutto, la natura è stata oggetto di spostamenti per centinaia di migliaia, e anche miliardi, di anni: questa è l’essenza della biogeografia. Semmai, la natura di oggi sembra essere diventata un campo di battaglia, sebbene avvenga a suo scapito. Ciò rappresenta un nu ovo tipo di natura, oppure si tratta della vecchia versione che è impazzita? Che cosa, in questo mondo che cambia sempre più rapidamente, è la natura? Mi sono inoltre reso conto che, in qualità di abitante di una città, forse non ero nella miglior posizione per porre questo genere di domande. Le città sono fatte dalle persone, per le persone; questo è il motivo per cui mi piaceva vive rc i . Quello che qui s’intende per natura non soddisferebbe un purista. L’aspetto sconnessamente selvatico di Central Park in realtà fu interamente opera di un architetto di paesaggi; l’orso polare nello zoo del parco per un certo periodo fu in terapia presso uno psichiatra per curarsi dal suo modo di passeggiare compulsivo. Una volta, m e n t re stavo sulla terrazza posteri o re del mio appartamento ad affitto bloccato (nel quale era compreso anche un quadrato di terrazzo ad affitto bloccato), vidi una vicina in mezzo al cortile che mi fa c eva dei cenni con la mano per attirare la mia attenzione. Il suo pappagallo cenerino era volato via. L’ avevo visto? Mi ri c o rdo che pensai, in uno spirito molto lontano da un sentimento di buon vicinato, “Assolutamente no!” e che mi sentii leggermente compiaciuto del fatto che la città avesse guadagnato un tocco di grigi o re africano, anche solo per contro b i l a n c i a re il grigiore imperante dei piccioni. Il nostro mondo era troppo per 01/Burdick_001-016 Volo 23-06-2006 12:06 Pagina 15 15 me. Per comprendere veramente la minaccia rappresentata dall’invasione ecologica avrei avuto bisogno di scostare il sipario omogeneizzante costituito dall’umanità e andare alla ri c e rca di una natura autentica, eterogenea e grezza.Av rei trovato il confine in cui le persone si sarebbero esaurite e la natura avrebbe avuto inizio e mi ci sarei coraggiosamente avventurato. Così partii. Quello che era nato come un vago interesse nel seguire le tracce delle specie migranti, rapidamente si trasformò in un’acuta ossessione per tutto ciò che era coperto d’erbacce infestanti e non voluto, e presto mi ritrovai a seguire dei sentieri che attraversavano tutto il globo e che erano pieni di svolte, proprio come quelli seguiti dalle specie di cui ero alla ricerca. Seguii delle conferenze dedicate alle specie introdotte, a quelle non indigene, a quelle acquatiche nocive, ai bioinvasori marini; raccolsi le brutte copie manoscritte di simposi tenutisi in Norvegia; ordinai dei cataloghi illustrati che descrivevano ogni vegetale e ogni animale acquatico esotico in Tasmania. La mia ricerca del serpente arboreo bruno era solo l’inizio; strisciai nell’oscurità del mondo sotterraneo e incontrai un fantasma chiamato Polifemo. L’unica cosa che mi mancò fu una balena bianca.Thoreau una volta suggerì che un viaggiatore non deve mai lasciare casa sua: p o t rebbe fare a meno di spedizioni nei mari del sud ed esplorare invece il mondo interno dell’essere. Dimenticatevi di questo. Io troverò me stesso andando fino alla fine della natura, oppure questa sarà la mia fine.