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FISIOGNOMICA
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INDICE
INTRODUZIONE
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CAP 1: NON SOLO PROTO-PARA-PSEUDO- SCIENZA PAG
CAP 2: L’INDAGINE PER LA VERIFICA
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CAP 3: FISIOGNOMICA E RISATA
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CAP 4: SPECIFICITA’
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INTRODUZIONE
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E’ vero che il volto è lo specchio del carattere?
Esiste una fisiognomica, cioè un’arte di interpretare l’interno dell’uomo in base al suo
aspetto esterno?
Questa dispensa tenta di dare una risposta non banale a queste domande affascinanti:
questo risulta risulta tanto più attuale in una società di massa che sembra cancellare
volti e caratteri per lasciare il posto a maschere, finzioni e stereotipi.
Ovviamente, mi avvalgo di articoli e libri che hanno già trattato l’argomento: io ne
allargo i concetti e li approfondisco nell’intento di risultare comprensibile al lettore per
contribuire nella riflessione e focalizzazione del sé.
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In linea di massima il volto è una specie di grande mappa sulla quale sono tracciati i
segni “visibili” dell'anima (sì, proprio dell’anima: cioè della “parte animale dell’essere
umano>!).
La fisiognomica è quell'arte che ci insegna a individuarli e interpretarli.
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A cavallo tra scienza (forse ancora “proto-scienza”) e antropologia, la fisiognomica è
comunque una disciplina antichissima (la sua prima trattazione viene infatti attribuita ad
Aristotele) che nel suo lungo percorso trova molteplici applicazioni nella medicina, nella
psicologia, nella criminologia e altro ancora.
Il suo scopo, inseguito soprattutto per “via analogica”, è di individuare dietro le fattezze
di un volto, le tracce, i segni che svelano l'essenza dell'uomo; per coglierne caratteri,
passioni, psicologie, tipologie, patologie, vizi e virtù.
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Una “scienza dei segni del volto” la cui storia complessa e tortuosa, oscillante tra il mito
(si pensi solo ai “bestiari” medievali
Un bestiario, o bestiarium, è un testo che descrive gli animali, o bestie. Nel
medioevo si trattava di una particolare categoria di libri, che raccoglievano brevi
descrizioni di animali (reali e immaginari), accompagnate da spiegazioni
moralizzanti e riferimenti tratti dalla Bibbia. Altre raccolte, simili per l'impostazione
ma di diverso argomento, sono i lapidari (che mostravano le proprietà delle rocce
e dei minerali.
e gli “erbari” (spesso di carattere medico), che descrivevano le virtù delle piante, così
densi di significati simbolici) e il pensiero positivista del secolo scorso (l'antropologia
criminale di Cesare Lombroso).
Marco Ezechia Lombroso, che successivamente cambiò nome in Cesare (Verona, 6
novembre 1835 – Torino, 19 ottobre 1909), è stato un medico, antropologo,
criminologo e giurista italiano, di origine ebraica, considerato pioniere e "padre"
della moderna criminologia.
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La FISIOGNOMICA (o FISOGNOMIA) come termine deriva dal greco physis = natura e
gnòmon = conoscitore, ed indica quella disciplina para-proto-scientifica la cui prima
definizione risalirebbe ad Aristotele, una scienza destinata ad investigare i tratti umani
caratteristici, specificatamente del volto, al fine di dedurne alcuni basilari caratteri
psichici dell'individuo soggetto ad osservazione.
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La fisiognomica moderna nasce nel '500, in stretta connessione coi postulati della
“ N AT U R A A F FA S C I N A N T E , I R R E S I ST I B I L E , P R O D I G I O S A , ST R AO R D I N A R I A
E SUGGESTIVA.”
In particolare, nasce coi contributi di GIOVANNI BATTISTA DELLA PORTA che, in una
sua fondamentale opera (Della fisionomia dell'huomo, libri sei..., Napoli, per G. Carlino
e C. Vitale, 1610), propose una serie di interessanti INCISIONI, adeguatamente
commentate, miranti a riprodurre la più svariata tipologia dei volti umani, tali da farli,
seppur artificiosamente, somigliare ai profili di animali, in maniera di potersi riferire a
questi per le note qualificanti del soggetto esaminato sotto la specie del profilo
psichico.
Nel seicento Cartesio in merito a "Le passioni dell'anima" (1645) annotò che "i più
importanti tra i segni delle passioni sono i moti degli occhi e del volto, i mutamenti di
colore, i tremiti, il languore, gli svenimenti, il riso, le lacrime, i gemiti e i sospiri".
In questi due secoli si riteneva che i segni esterni costituissero oggettivamente e
razionalmente il riflesso dei sentimenti "coscienti".
Nel tardo settecento prese, invece, avvio l'idea che i segni del corpo non fossero solo
"inseriti nell'individuo" ma nel "tempo" e nel proprio contesto sociale.
In particolare lo svizzero J.K. Lavater fece diversi tentativi di correlazione fra determinate
caratteristiche di illustri personaggi della sua epoca ed i rispettivi comportamenti: lo
scienziato elvetico, mentre invitava a valutare con attenzione anche certe specificità
individuali quali il timbro della voce ed il modo di camminare, analizzava in particolare
l'importanza della gestualità e della qualità soggettiva nel muoversi.
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Invece, nella cultura di metà ottocento la fisiognomica entrò nei territori di analisi della
antropologia e sviluppò con Darwin l'idea che esistesse una separazione tradizionale tra
corpo e mente. Secondo Darwin sarebbe insensato ritenere che le scimmie siano state
dotate di muscoli speciali unicamente allo scopo di ostentare le loro smorfie; non
esisterebbe un meccanismo statico dell'espressione, ma un gigantesco processo
evolutivo che determinerebbe espressioni evolute secondo specifiche finalità naturali.
Darwin sostenne apertamente che alcuni atti complessi dell'espressione
rispondevano all'unità diretta o indiretta in determinati stati d'animo in quanto
preposti a determinare particolari sensazioni destinate ad evolversi in
comportamenti naturali e istintivi per i discendenti.
Affermava peraltro, in antitesi, che i movimenti espressivi avevano la potenzialità
di manifestare stati d'animo opposti a quelli realmente sentiti per effetto di
peculiari meccanismi difensivi.
Sempre dal XIX secolo, la FISIOGNOMICA acquisì un tasso di scientifica specificità ad
opera del francese Eugène Lods (che pubblicò un suo trattato di Fisiognomia da cui
emerge una basilare classificazione delle forme del volto richiamanti quelle di figure
geometriche a segmenti rettilinee o curvilinee): fu soprattutto in forza dell'opera di
CESARE LOMBROSO, nella sua postulazione della moderna scienza criminologica o
CRIMINOLOGIA, che si considerarono varie tendenze aggressive dell'uomo sulla base
di alcune anomalie craniche e, soprattutto, encefaliche.
Il periodo più moderno della FISIOGNOMICA si ha con le opere di M. Martiny e di R.
Ermiane: ed in tale circostanza piuttosto che di FISIOGNOMICA è usuale l'uso del
sintagma PROSOPOLOGIA, egualmente un grecismo derivato dall'incontro di pròsopon
= "faccia" con lògos ="studio".
Il Martiny è giudicato fondatore della scuola della PROSOPOLOGIA STATICA la quale,
una volta investigato sull'origine embrionale differenziata delle distinte parti del capo,
reputa fondamentale ogni riferimento all'armonia cefalica perfetta o neutrale
riconosciuta, ad esempio,
nell'Antico greco sì da analizzare poi le deviazioni rispetto a questa come sono
testimoniate negli individui della realtà.
Il principio essenziale è quello del prevalenza volumetrica dell'uno o dell'altro di
4 quadranti in cui è divisibile il capo: la prevalenza dei due quadranti inferiori
segnerebbe il superiore peso della dimensione materiale od istintiva, quello dei
2 quadranti superiori di quella spirituale od intellettiva, quello dei 2 quadranti
anteriori della propensione all'attività e quello dei due quadranti posteriori della
propensione alla passività con il relativo rispetto all'ambiente di vita.
Al contrario viene detta PRSOPOLOGIA DINAMICA o MIOLOGIA quella teorizzata da
Ermiane: egli, infatti, considera la contrazione differenziale dei muscoli donde derivano
le distinte espressioni del viso. In questa circostanza il concetto informatore di base è
questo: con riferimento ad un viso in riposo e, quindi, senza contrazioni significative, si è
in grado di mettere in risalto alcune espressioni elementari, differenziali del carattere
che corrispondono a contrazioni di singoli muscoli o di gruppi di muscoli. Siffatte
espressioni, analizzate nel loro complesso, sarebbero in grado di guidare a diagnosi
orientative sulle tendenze basilari del soggetto investigato.
Tali tendenze, tenendo conto del riferimento alle interazioni con il mondo esterno,
secondo lo studioso sarebbero da assimilare a due categorie fondamentali: una
risulterebbe costituita da retrazione (con la conseguenza di chiusura alla socializzazione,
egocentrismo, inibizione, introversione) mentre la seconda sarebbe da definire di
espansione e verrebbe caratterizzata da proiezione verso l'ambiente esterno con
allocentrismo, iperattività, estroversione.
Anche se in maniera lata viene pure reputato studioso di FISIOGNOMICA Manfred
Curry che ha maturato una descrizione di 2 tipologie opposte di volti umani collegabili a
due antitetiche caratterologie.
In linea generale la sua ideazione potrebbe riassumersi nell'individuazione di un
tipo W (dall'iniziale di warm = "caldo), caratterizzato da soggetti dal viso tondo,
con capelli ed occhi sostanzialmente scuri, e dall'incarnato roseo: si tratterebbe
di individui estroversi, loquaci, altruisti e superficiali.
Col tipo K (dall'iniziale di kalt, inglesismo germanico significante "freddo")
sarebbero invece da identificare soggetti dal volto acuto, coi lineamenti duri ed
il colorito pallido: si tratterebbe caratterialmente di individui generalmente
introversi, silenziosi ed egoisti (vedi anche: L Brina, voce "Fisiognomica", in DEI,
UTET, Torino, VIII).
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Buona lettura e buone riflessioni con “applicazioni personali”, magari un po’
ludiche ma sempre interessanti.
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CAP 1
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NON SOLO PROTO-PARA-PSEUDO-SCIENZA
Molti elementi inducono ad essere più cauti nel giudicarla tale!
Ovviamente, essendo ancora nel campo ipotetico e semi-sperimentale l’ipotesi
scientifica non va presa come oro colato, ma si può essere fiduciosi: consideriamo che
la stessa psicologia fece fatica ad essere accettata in ambito scientifico!
Del resto, la scienza o lo scientismo… NON è Dio!
Intanto, riporto un trafiletto che evidenzia ciò che per la comunità scientifica classica va
inteso come peudo-scienza…: tutto va preso con le pinze, anche quello che dicono i
così detti scienziati classici!
Chet Raymo (scrittore USA) enuncia quelli che sono una serie di azioni che vengono
tipicamente utilizzate per accreditare una teoria pseudo-scientifica, occorre:
1. conferire alla teoria un'aura di scientificità
2. falsificare le credenziali di chi la propugna (ad es. qualificandolo come Ph.D.)
3. esporre la teoria in modo molto semplice astenendosi dalla matematica
4. non esitare a spiegare tutti i fenomeni che oggi la scienza non riesce a spiegare
5. mostrare almeno una dozzina di ricorrenze per ogni fenomeno che si vuole
esistente
6. tenersi alla larga dalle superstizioni più ingenue (ad esempio gli oroscopi)
7. porre l'individuo al centro di una fitta rete di influenze cosmiche
8. aggiungere un po' di sesso (non guasta mai)
9. non avere paura di lanciarsi contro la scienza istituzionale
10. tenere pronto il famoso passo dell'Amleto "ci sono più cose in cielo e in terra,
Orazio, di quante ne sogni la tua filosofia."
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La scienza non può spiegare tutto: basti pensare che anche il <creazionismo>
viene considerato <peuso-scienza>!
Esistono campi molto importanti della vita umana su cui la scienza non può dire
nulla semplicemente perché il suo metodo non è adatto a fare le domande e
trovare le risposte <in quel campo>![8].
La scienza non può, ad esempio, stabilire se una musica è bella o no. Questo
perché i concetti di "bello" o "brutto" non appartengono alla scienza, ma
all'estetica: quest’ultima non è una scienza formale in quanto non adotta il metodo
scientifico, ma tuttavia pone e cerca di risolvere questioni di indubbio interesse.
Nello stesso modo, la scienza non ha nulla da dire né pro né contro l'esistenza di
Dio[10].
Il concetto di Dio appartiene a campi diversi della conoscenza, come la religione,
la spiritualità e la metafisica, da cui la scienza formale - o in linea generale tutte le
discipline che adottano il metodo scientifico - si è metodologicamente dissociata
in tempi relativamente moderni.
Ciò non toglie che, comunque, esistano molti e insigni pareri contrari.
Diversa è la posizione di Hilary Putnam (matematico USA), che ritiene in linea di
principio le verità religiose non in conflitto con la scienza.
Come ho detto, altri sono di diversa opinione e indicano il creazionismo e il
disegno intelligente quali esempi di pseudo-scienze.
Esistono molti casi in cui una teoria o un’ipotesi/realtà in passato ritenuta pseudoscientifica sia poi divenuta "scienza".
Insomma, che la scienza riconosca la realtà delle cose… conta poco se quella
realtà esiste davvero: ad esempio, ci fu un lunghissimo tempo in cui <la scienza>
credeva che la Bibbia si sbagliasse nel dire che la terra fosse un globo: solo in
epoca <moderna> la scienza si è ricreduta, ma la terra è sempre stata un globo!
Lo stesso si potrebbe dire del firmamento e di tutto il resto!
… Ma ancora oggi tanti sostengono che la terra sia piatta!!!
La transizione tra i due campi è caratterizzata dall'incremento degli esami scientifici e
delle prove a supporto della teoria:
la deriva dei continenti, un tempo ritenuta una teoria pseudo-scientifica[39] è
oggi parte integrante del patrimonio scientifico soprattutto dopo la scoperta
delle prove paleomagnetiche che sostengono il concetto di tettonica a zolle.
Al fine di mettere alla prova la presunta esistenza delle teorie pseudo-scientifiche, è
stato istituito il "premio Randi": da diversi anni è in palio la cifra di un milione di dollari
che verrà consegnata a chiunque sia in grado di dimostrare sperimentalmente
l'esistenza di poteri paranormali o la validità delle affermazioni di molte pseudo-scienze
(come, ad esempio, prevedere il futuro con l'oroscopo o distinguere una soluzione
omeopatica con diluizione superiore a 12 CH dall'acqua distillata). in tal senso nessuno
ha ancora vinto il premio.
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Harry Houdini fu tra i primi a interessarsi di debunking (ridimensionamento,
palesamento).
In Italia opera il CICAP (Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle
Pseudoscienze) che, sulle orme dell'omologo CSICOP (Committee for the Scientific
Investigation of Claims Of the Paranormal) cerca di diffondere la pratica della
sperimentazione e dell'osservazione oggettiva di fronte a presunti fenomeni
paranormali.
In alcuni casi viene sollevato nei confronti delle pseudo-scienze, soprattutto alla luce dei
flussi di denaro che provocano, il sospetto di malafede, spesso suffragato da coerenti
esiti giudiziari.
Come non accennare, ad esempio di alcune discipline che si occupano degli influssi
negativi che influenzerebbero il destino delle persone. Si parla di alcune correnti
dell'occultismo, dello spiritismo, della magia bianca e della magia nera, che
avrebbero come funzione primaria quella di rimuovere fastidiosi inconvenienti della
quotidianità come il malocchio oppure il superamento degli ostacoli per la
comunicazione con i propri defunti. Su tali materie opera, infatti, un numero ingente
di sedicenti maghi e medium; pochi tra questi rifiutano una congrua remunerazione,
il che legittima il dubbio sulle loro reali finalità.
Ma ciò nulla toglie che esiste davvero l’occultismo e l’azione di satana.
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La psicoanalisi
Un caso a sé è quello della psicoanalisi, che pur essendo normalmente esercitata da
persone con una formazione di tipo scientifico (in molte nazioni l'abilitazione
all'esercizio di tale ruolo professionale è aperto esclusivamente ai medici e agli
psicologi) storicamente non è stata solitamente considerata essere in grado di fornire
dati ottenuti secondo le regole del metodo scientifico, pur proponendosi come
"scienza".
Secondo l'interpretazione classica di Karl Popper, la psicoanalisi così come il
materialismo dialettico e lo storicismo, che si sono presentati come teorie scientifiche,
sono pseudo-scienze in quanto non soddisfano il requisito fondamentale di
controllabilità sperimentale (verificazionismo), che sta alla base del metodo scientifico.
Si tratta di cosiddette "teorie altamente esplicative", nel senso che sembrano avere una
spiegazione valida per ogni fenomeno da esse preso in considerazione. Questo è però
anche il loro punto debole, in quanto il loro potere esplicativo si sottrae a qualsiasi
controllo empirico riproducibile sperimentalmente; cioè, per usare la terminologia di
Popper, non sono "falsificabili".
Secondo l'epistemologo austriaco, infatti, ogni teoria scientifica deve essa stessa
offrire i criteri in base ai quali possa essere controllata, messa in discussione ed
eventualmente confutata su base sperimentale (criterio di falsificazione).
Lo statuto epistemologico della psicoanalisi è, quindi, stato variamente criticato e
lungamente dibattuto, anche in parallelo alle sue diverse evoluzioni teoriche e
metodologiche. Mentre in un primo tempo le osservazioni popperiane sulla sua scarsa
falsificabilità avevano portato ad una visione piuttosto critica del suo status epistemico, a
partire dagli anni ottanta e novanta del XX secolo la maggiore attenzione che ha iniziato
ad essere rivolta alla verifica empirica dei suoi risultati clinici, all'integrazione della
modellistica teorica psicoanalitica con altre linee di ricerca psicologica e psichiatrica, ed
agli spunti integrativi con le neuro-scienze hanno portato ad una visione più articolata
ed in forte evoluzione del suo statuto scientifico, nel contesto dei più ampi studi psicodinamici.
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Grafologia
Uno status ambiguo ha la grafologia che, se in ambito giudiziario (intesa nell'accezione
esclusiva di perizia grafica, ad esempio nelle valutazioni di corrispondenza di campioni
di grafia) è ritenuta sostanzialmente valida (molto valida!) e gode di una certa grande
attenzione, in ambito psicologico e personologico, è tuttavia (ad esempio per la parte
che dovrebbe svelare la personalità dello scrivente) priva di qualsiasi supporto
scientifico e sperimentale ed è considerata tout court una pseudo-scienza.
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La Fisiognomica
Come detto, dal greco “conoscenza della natura”, è una disciplina che analizza il nesso
tra la dimensione fisica e quella interiore dell'uomo.
Essa vanta di un'origine antichissima: basti pensare che già i filosofi Platone ed
Aristotele mostrarono il loro interesse nei confronti di questa tematica.
Colui che, ereditando le riflessioni dei suoi predecessori, diede alla Fisiognomica un
assetto compiuto, fu Giambattista Della Porta, pensatore napoletano attivo nel
Rinascimento.
Nel De Humana physiognomia, opera del 1586, Della Porta sostiene che,
dalla disamina del corpo umano, si possono ricavare i tratti essenziali del
carattere proprio di una persona, riconoscendo alla parte alta, il capo, il viso, ma,
soprattutto, gli occhi, maggiore pregio rispetto alle altre. I tratti “fissi”, che
indicano la specificità di una determinata struttura umana, sono influenzati dai
fattori esterni, attraversando, quindi, delle fasi di trasformazione.
Il trattato che ho poc'anzi menzionato è diviso in quattro libri nei quali Della Porta parte
da osservazioni di carattere generale, utili, secondo lui, per un corretto “esame
fisiognomico”, per individuare, nell'ultimo libro, un parallelo tra la morfologia umana e
quella animale.
Al filosofo napoletano va, sicuramente, riconosciuto il merito di essere giunto a delle
intuizioni significative, dal punto di vista antropologico, e, per certi versi, di aver
anticipato i risultati ottenuti dagli studiosi moderni, ma la volontà di attribuire alla
scienza e alla magia pari dignità, rappresenta il suo più grosso limite, evidenziato dai
critici.
Oggi, gli studiosi sono concordi nell'affermare che la Fisiognomica non sia una
“scienza esatta”, ma una modalità di interpretazione dell'umano, che necessita
di una “verifica” costante.
Si tratta di un argomento molto delicato e spinoso che può essere approfondito solo se
si è in possesso delle competenze specifiche.
In questa sede mi vorrei soffermare su quegli aspetti della disciplina in questione che
sono generalmente condivisi.
L'innestarsi delle relazioni interpersonali si fonda sulle reazioni che ogni individuo può
avere di fronte all'espressività di un altro e tale espressività è, a sua volta, determinata in
special modo dalle proporzioni sussistenti tra le diverse componenti del viso.
Come accade che una persona ci risulta simpatica piuttosto che antipatica?
Il primo punto sul quale si focalizza il nostro sguardo sono sicuramente gli occhi
dell'altro, per antonomasia definiti “lo specchio dell'anima”; ma poi esso si sofferma
sulla bocca, a seguire sul naso e sul mento.
Il volto di una persona può davvero raccontarci molto sul suo conto: sulla base della
specifica forma del volto e delle particolari corrispondenze tra le parti di esso, sono stati
individuati dei “tipi”, che incarnerebbero aspetti caratteriali differenti.
• Il “tipo mercurio” è caratterizzato dalla forma triangolare del volto, poco carnoso e
stretto. Ha un naso lungo e quasi sempre dritto, labbra sottili e molto mobili, mento
affilato e a punta, occhi scuri, piccoli, vivaci e molto espressivi. In questo tipo
prevalgono l'intelletto, la logica e la ragione. Sarà riflessivo, meticoloso, e poco
spontaneo, ma anche piuttosto instabile dal punto di vista emotivo.
• Il cosiddetto “tipo venere” possiede un viso rotondo-ovale, piccolo e grazioso, che,
col trascorrere degli anni, tende ad arrotondarsi. Possiede un naso di piccole-medie
dimensioni, una bocca piccola con labbra carnose. I lineamenti del tipo venere sono
morbidi e il suo sguardo trasmette affetto. Dal punto di vista caratteriale, tali soggetti
sono pacifici, amanti della conciliazione e molto inclini ai sentimenti.
• Il “tipo terra”, invece, si distingue per la forma trapezoidale del volto, un naso
schiacciato e solitamente grande, una bocca grande ed occhi piccoli e sonnolenti.
Questo tipo è dotato di un'intelligenza pratica, di una notevole abilità manuale ed è
piuttosto sedentario e conservatore. Troviamo, inoltre,
• il “tipo marte”: esso è caratterizzato da un volto angoloso di forma allungata, un naso
aquilino ed occhi brillanti e sinceri. Esso dispone di un carattere appassionato ed
istintivo, e gode di uno spirito combattivo.
• Il “tipo giove” ha un volto bombato, maggiormente largo sotto, un naso aquilino, ma
piccolo e occhi ridenti e, al contempo, autoritari. La sua intelligenza è di carattere,
sostanzialmente, pratico ed è animato da uno spirito attivo ed ottimista. Esistono,
inoltre, altri tre tipi:
• il tipo “saturno”, ha un volto a forma di mandorla, molto lungo, stretto e dritto ed
occhi infossati, scuri e tristi. È dotato di un carattere austero e intransigente ed è, di
solito, incline alla riflessione.
• il tipo “solare”, possiede un volto a forma di oliva, un naso sottile, leggermente aquilino
ed occhi grandi e aperti. Questo soggetto vive passioni intense ed è idealista e
alquanto creativo.
• il tipo “luna”, ha un volto rotondo, un naso all'insù e corto, ed uno sguardo che
trasmette un'espressione sognante; esso possiede un carattere riservato e indeciso.
-Giovanna CorsaleTra le opere minori giunte sotto il nome di Aristotele (e oggi di discussa autenticità), la
"Fisiognomica" tratta della corrispondenza tra i caratteri degli uomini e gli attributi
somatici esterni del viso e del corpo; per esempio, gli occhi grandi e sporgenti indicano
un carattere intemperante, lo sguardo denota sempre una disposizione d'animo, o più
in generale i temperamenti interni corrispondono al rossore, al pallore, alla scurezza o
all'ittero del viso.
Nella prima parte, lo scritto si concentra sulla fisiognomica umana, mentre nella
seconda l'analisi è estesa anche agli animali.
A partire da questo scritto e nel corso della sua lunga storia, la fisiognomica come
disciplina è stata sempre connotata da un'ambivalenza teorica essenziale: quella di
essere una "quasi scienza", a metà tra divinazione e razionalità, tra mantica e medicina,
una disciplina che da un lato affonda le sue radici nel sapere di tutti e persino nella
superstizione, e dall'altro si propone un rigore scientifico-metodologico e si fonda su
postulati precisi, quali il rapporto di interdipendenza tra caratteristiche fisiche e
psichiche e la corrispondenza biunivoca tra segno sensibile e relativa affezione interna.
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Quanto i nostri tratti somatici possono corrispondere alla nostra mente?
C’è chi sostiene che il nostro volto è una mappa su cui sono tracciati i segni della nostra
anima.
• Capelli forti o deboli,
• una fronte sfuggente o bombata,
• sopracciglia arcuate o dritte,
occhi grandi o piccoli
diventano una sorta di specchio delle nostre caratteristiche psicologiche e morali.
Non a caso, intorno a questa idea è nata la Fisiognomica che ha trovato in Cesare
Lombroso, medico criminologo e giurista dell’Ottocento, uno dei massimi
rappresentanti.
Ma è proprio così? Siamo davvero sicuri che l’aspetto esteriore possa corrispondere a
quello interiore?
Una cosa è certa: considerando che il nostro primo incontro con le persone è
“sensibile”, “a pelle”, spesso – nella prima valutazione che facciamo dell’altro - siamo
condizionati dalla sua immagine, dalle sue fattezze, dalle sue movenze e addirittura dal
suo modo di vestire.
Ma c’è da fidarsi delle nostre sensazioni? Corrispondono effettivamente alla realtà o
sono proiezioni di nostri schemi mentali, di nostre rappresentazioni culturali, di nostri
valori e di nostre paure? In parte sì e in parte no!
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A tutti capita di imbattersi in qualcuno che suscita simpatia o fa scattare la scintilla
dell'attrazione: come fare per capire se può essere la persona "giusta", se sarà possibile
allacciare un rapporto sentimentale/affettivo importante?
Anche dalla forma e dall'accostamento dei rispettivi volti è possibile ricevere qualche
suggerimento per capire il carattere e stabilire l'eventuale compatibilità tra due
persone.
IL VOLTO RETTANGOLARE
Denota un carattere posato e obiettivo, che riflette a lungo prima di prendere una
decisione; forte volontà; senso di giustizia, lealtà; benevolenza; attaccamento alle
tradizioni; un pizzico di vanità e di intemperanza. Il volto rettangolare caratterizza le
persone dotate di immaginazione, fantasia e curiosità, ma che non sempre sono
propense ad aprirsi agli altri, amano la solitudine e possono talvolta chiudersi in un
mondo tutto loro.
In sede affettiva
Può "spiazzare" il partner nei suoi momenti di introspezione, durante i quali si chiude in
se stesso. In queste occasioni è meglio non disturbarlo; aspettare è la tattica migliore,
altrimenti il rettangolare si ritrae ancora di più nel suo universo privato. Oppure,
impulsivo com'è, si accende e reagisce in maniera esagerata) al minimo pretesto. A
questo punto, un bel litigio è assicurato.
Temperamento passionale, dotato di una forte carica di sessualità, sa vivere e far vivere
un rapporto a due completo, ricco di gesti affettuosi e parole tenere. Costantemente attratto dalle novità, ha bisogno che il partner lo aiuti a reinventare
l'intesa giorno dopo giorno, altrimenti può perdere interesse per il rapporto e volgere
altrove le sue attenzioni. Sentimentalmente può trovare punti d'incontro con un altro rettangolare, ma non sempre il rapporto decolla a causa dell'eccessivo senso critico di
entrambi.
Buona l'intesa sessuale col trapezoidale e il rotondo.
Baruffa in arrivo con l'esagonale: sia l'uno sia l'altro, infatti, sono impulsivi e pronti a
scattare alla minima provocazione. IL VOLTO TRIANGOLARE
Carattere estroverso e curioso, che nasconde una grande risolutezza d'animo. Portato
per l'impegno intellettuale, prende decisioni rapide.
Possiede uno spirito acuto e intuitivo, che gli permette di assimilare velocemente ogni
nozione. E' attratto da molti interessi, che è sempre pronto ad ampliare e cambiare,
tanto da essere spesso tacciato di faciloneria.
In sede affettiva
Gli piace "volare di fiore in fiore" ed è difficile che accetti un rapporto a due stabile e
duraturo: un temperamento che non va d'accordo col proposito di un ménage
tranquillo o con un partner geloso. Sempre in movimento, è capace di cambiare idea in
un batter di ciglia, di buttare all'aria all'ultimo momento un progetto preparato da
giorni, di fare rapidissimi cambiamenti di rotta, di mantenere ritmi di vita frenetici, sé
non addirittura inammissibili, per chiunque altro. Sa essere tenero, gentile, affascinante
e con lui è difficile annoiarsi perché è imprevedibile e molto attivo; purtroppo è anche
volubile, instabile, incapace di sentimenti profondi.
Discreta l'intesa col rotondo;
col triangolare affiatamento perfetto, a condizione che rimanga sul piano dell'amicizia:
sotto le lenzuola, infatti, l'incompatibilità è totale e il disastro prevedibile. Irrealizzabile l'unione col quadrato, che ha bisogno di un partner rilassante e di
abitudini tranquillizzanti.
IL VOLTO TRAPEZOIDALE
Spontaneo, cordiale, allegro, sempre sereno e fondamentalmente ottimista, ama a tal
punto la vita da scappare a gambe levate davanti a potenziali quanto inutili
complicazioni. Cerca la compagnia di persone gioiose, allegre, dirette, solari,
spensierate e amanti della buona tavola, mentre rifugge la vicinanza di chi cerca
comprensione e sostegno confidandogli i suoi guai, i suoi problemi e le sue disgrazie.
In sede affettiva
Si lascia conquistare da chi, proprio come lui, è pronto ad approfittare di tutto ciò che di
bello e buono la vita offre e a condividerlo senza esitazioni. I piaceri dei sensi per lui non
hanno misteri e non ha bisogno di innamorarsi profondamente per concederli o assecondarli con generosità. E' più attratto dalle avventure che dal legame "per sempre" e
anche quando è sentimentalmente impegnato vuole sentirsi libero di coltivare relazioni
sociali e interpersonali in piena autonomia. All'apparenza molto sicuro di sé, in realtà ha
bisogno di un partner che lo comprenda, che lo rassicuri, che sia in grado di capire e
accettare anche certi lati un po' fanciulleschi del suo carattere.
Può stabilire un rapporto sentimentale duraturo solo con un altro trapezoidale, pronto a
prendere la vita con allegria come lui;
con l'esagonale, troppo caparbio, non esistono molti punti d'incontro.
Passioni brucianti ed entusiasmanti, ma brevi, con l'ovale;
accordo sessuale ideale col rettangolare.
IL VOLTO OVALE
Carattere attento, estroso, indagatore, di ampie vedute, è sempre alla ricerca del perché
delle cose, tanto da diventare irrequieto.
Questa personalità complessa e ricca lo rende intrigante e capace di conquistare al
primo sguardo. E' dotato di una carica di entusiasmo che riesce a comunicare a tutti e
gli facilita la vita.
La sua propensione a sognare a occhi aperti ne fa una persona poco concreta, difficile
da... riportare sulla terra. Può sembrare condiscendente e accomodante, ma quando
serve sa essere molto testardo e se si impunta è impossibile fargli cambiare idea.
In sede affettiva
Tenero, sensibile e fantasioso, ma anche un po' suscettibile e permaloso, si infiamma
per un non nulla e alla minima provocazione scatta, mostrando un'insospettabile
aggressività.
E' portato alle relazioni brevi ma intense, perché per lui il rapporto stabile equivale alla
monotonia e alla routine. Generoso sia nel rapporto sentimentale sia in quello intimo,
cerca un partner con la stessa, totale disponibilità a dare e ricevere.
E' armonioso il rapporto col rettangolare, che possiede la sua stessa emotività e
sensibilità;
si integra col triangolare, che è sulla sua stessa lunghezza d'onda, mentre
rifugge dal quadrato, col quale non va d'accordo perché non comprende la sua voglia
di fantasticare.
IL VOLTO ROTONDO
Si adatta perfettamente a qualsiasi situazione, ma diventa cauto e insicuro di fronte agli
ostacoli. Versatile, volubile, influenzabile, poco dotato di energia e costanza, possiede
un temperamento lungimirante e acuto. Se viene attaccato in modo diretto e
inquisitorio tende a sgusciare di mano e ad adottare un comportamento evasivo,
sfuggente e un po' misterioso. Nelle discussioni con lui, insomma, è più produttivo
usare la tattica della diplomazia. Possiede un ingegno pratico, è capace di coraggio e di
iniziative felici e sa approfittare in ogni momento delle occasioni propizie. Sa rendersi
simpatico con la sua esuberanza e l'affabilità, ama la compagnia e allaccia relazioni con
facilità.
In sede affettiva
E' molto sensuale e gaudente; un partner spiritoso e simpatico, mai monotono, sempre
pronto a scherzare. Gli piace vivere alla giornata e detesta pianificare il rapporto; non è
sempre disposto a comprendere lo stato d'animo e le necessità altrui perché è egoista,
narcisista e più attento ai desideri personali che a quelli di chi gli sta accanto. I suoi
appetiti sono più materiali che spirituali.
Col rettangolare riesce a stabilire un rapporto caldo e passionale;
con l'ovale vive passioni brucianti ma spesso passeggere.
Col trapezoidale, allegro e gioviale come lui, non si stanca mai. C
on lo spigoloso esagonale, un po' capriccioso, incomprensioni e temporali in vista.
IL VOLTO QUADRATO
Le sue caratteristiche principali sono la grande forza fìsica, la resistenza alla fatica e allo
sforzo. E' energico, inflessibile, risoluto, pragmatico, determinato, concreto,
intellettualmente e moralmente dotato. Esamina a fondo e con acuto senso pratico i
problemi, non si lascia influenzare, è capace di decisioni veloci e sicure ed è
perseverante nella realizzazione dei suoi progetti. Non ama fantasticare a occhi aperti,
detesta i romantici e i sognatori, ha un rapporto realistico con la vita e tiene i piedi ben
piantati per terra. Introverso per natura, non si confida con facilità, è ferocemente
attaccato alle sue abitudini, non accetta di buon grado le novità ed è restio ai
cambiamenti improvvisi.
In sede affettiva
E’ un individualista, e come tale sa bastare a se stesso. Detesta le moine e non ha
bisogno di rassicurazioni; per conquistarlo è indispensabile entrare bella sua vita con
discrezione. Il ménage con lui è tranquillo, privo di imprevisti, pianificato nei minimi
particolari. Nei litigi sa essere inflessibile e duro ma quando ama è per tutta la vita
perché i suoi sentimenti sono profondi e duraturi.
Col trapezoidale entra in sintonia perfetta.
Con un quadrato può realizzare un rapporto equilibrato ma non entusiasmante, mentre
col triangolare un qualsiasi legame è impossibile: la sensibilità, la suscettibilità e la
superficialità del secondo, infatti, non legano col temperamento pratico del primo.
IL VOLTO ESAGONALE
II suo modo di fare può sembrare un po' capriccioso e incostante, come quello di un
bambino che pretende di avere tutto e subito, perché è spontaneo e affronta la vita
dando retta all'istinto. La diplomazia non è il suo forte: un difetto che spesso complica
non poco la sua vita di relazione. Diffidente e sospettoso, non sopporta che cerchino di
imporgli idee non sue e se qualcuno ci prova si intestardisce, non fa marcia indietro per
nessuna ragione al mondo. Va d'accordo con chi sa essere conciliante e non si
comporta con aggressività.
In sede affettiva
E' diretto, imprudente, impulsivo e un po' avventato. Poiché non ama le mezze misure e
gli piace andare subito al sodo, se una lei (o un lui) gli (le) piace non perde tempo in
corteggiamenti sfibranti o in sottili giri di parole. Nonostante questo, nei rapporti sentimentali non si abbandona mai del tutto: la sua diffidenza di fondo è sempre presente e
inoltre ha paura di rimanere scottato. Quando si dichiara, comunque, è sempre sincero:
non riuscirebbe a mentire nemmeno se si impegnasse.
Col quadrato si completa alla perfezione, ma soltanto se il partner è capace di
dominarlo con dolcezza e farlo sentire protetto.
Con un esagonale il rapporto è caratterizzato da continui alti e bassi.
Col trapezoidale non può esistere alcuna intesa, perché sia l'uno sia l'altro sono
incapaci di aprirsi reciprocamente.
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Conoscere il carattere dall'analisi del volto
Questa disciplina svela l'indole delle persone attraverso la forma del volto, inteso come
punto di incontro tra il nostro patrimonio genetico a l'ambiente che ci ha formati. A
differenza della fisiognomica lo studio è dinamico: ogni elemento del viso dà significati
diversi a seconda del contesto in cui si inserisce.
Ovviamente, lo si deve intendere <in linea di massima> e mai in modo fisso e
generalizzato.
Le osservazioni si basano sul quadro cranio-facciale, il telaio osseo e muscolare del viso
e del profilo.
• Una struttura larga è segno di estroversione;
• una stretta di abilità difensiva e sensibilità.
Si basano anche sui recettori (occhi, naso e bocca), che esprimono gli scambi inconsci.
Recettori grandi in un quadro stretto indicano che si assorbono più informazioni di
quanto si possa elaborarne.
La tipologia che ne deriva è quella del reagente, chi disperde le energie con una certa
facilità. Recettori piccoli in un quadro largo sono segno di concentrazione. Questa
struttura si ritrova in persone che procedono per obiettivi, ferme e determinate. Il
modello esprime il comportamento e l'atteggiamento verso il mondo.
• Scavato, evoca allarmismo, agitazione;
• tondo, diplomazia;
• piatto, difesa;
• tonico, dinamismo, attività;
• rilassato, rinuncia e tranquillità.
Quest'ultime sono caratteristiche prevalentemente femminili.
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Il viso è diviso in tre piani:
Quello superiore o cerebrale, che comprende la fronte e gli occhi, corrisponde alla
funzione del pensiero e dell'immaginario e traduce il grado della nostra comprensione
razionale del mondo.
Il piano medio o affettivo-sociale, con gli zigomi e il naso, è legato ai sentimenti e ai
valori ed esprime la nostra percezione intuitiva del mondo.
Il piano inferiore o istintivo, mascella e bocca, corrisponde alle funzioni di nutrizione e
indica il nostro interesse per il concreto, la materialità.
In un'analisi completa, vengono presi in considerazione l'equilibrio fra i tre piani, il
piano dominante, che rivela le principali tendenze del comportamento, e quello meno
sviluppato. Le due emifacce del viso rivelano la nostra dualità interna, la ricerca di
equilibrio e il cammino di evoluzione.
• In genere il lato sinistro dà informazioni legate al passato,
• il destro su come la persona affronta la realtà e su come si proietta nel
futuro.
Si può procedere a un'analisi del volto a partire dall'adolescenza. Nel bambino non si
potrebbe avere un quadro competo perché la zona relativa all'affettività non è ancora
ben sviluppata.
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Salendo con l'età, non ci sono limiti: siamo in continua evoluzione, anche se certi
elementi, come la struttura ossea, non cambiano. Tra zero e due anni, il bebè si
trasforma fisicamente e mentalmente. Fino a otto mesi, assimila passivamente tutti i
contributi dell'ambiente circostante. Il viso è dilatato, sviluppato in rotondità, poco
tonico, gli occhi sembrano quasi galleggiare, il naso è all'insù, la bocca socchiusa.
Verso il nono mese, con lo sviluppo del sé soggettivo, l'eruzione dei denti, i primi passi
e le prime parole, il viso diventa più tonico, il naso si affina, la mascella e la bocca sono
più definiti.
Verso i tre anni, gli occhi, il naso, la bocca arretrano, la figura diventa più ritratta.
A questo punto è già possibile vedere le tendenze, gli eventuali squilibri e le
caratteristiche importanti del piccolo, come il grado di introversione, se è portato o no al
dialogo, se è diretto o impacciato.
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L'analisi del volto permette di orientarsi professionalmente perché identifica il
potenziale di ognuno, aiutando a trovare la propria vocazione. Può anche dare una
mano nell'educazione dei bambini: una volta definito il loro atteggiamento verso il
mondo -e quello dei genitori- è più facile stabilire una buona comunicazione.
Utile anche per le coppie in difficoltà: riconoscendo le motivazioni del partner, si può
adottare più facilmente un linguaggio comune. È una disciplina che si lega molto al
concetto di amore, inteso in senso lato, come capacità di sintonizzarsi al meglio con chi
si ha di fronte.
!
Nel suo delicato lavoro, il morfo-psicologo deve rispettare un severo codice
deontologico, mantenendo il segreto professionale e presentando il proprio contributo
come aiuto, non come critica.
La frase che lo rappresenta è: “non giudicare ma comprendere, non convincere ma
proporre”.
Ma ci si può fidare di una disciplina che non è oggetto di alcuna statistica? È una scienza
clinica che si basa su innumerevoli osservazioni, a partire dalle quali non si stabiliscono
leggi, ma ipotesi, che permettono di interpretare e comprendere in parte alcuni
comportamenti, non di spiegarli in maniera esaustiva e definitiva, pur avendo conferma
e verificabilità.
Quando si analizza l'uomo, occorrono delicatezza e uno studio accurato, oltre al
beneficio dell'inventario.
Ad esempio,
Il vostro viso: il quadro è piuttosto stretto. Colpiscono la grandezza e l'apertura della
bocca. Gli occhi sono abbastanza larghi, mentre il naso è più fine e piccolo.
Il vostro carattere: curiosi, siete portati a partecipare attivamente alle cose della
vita.
Avete tanti interessi e la tendenza a iniziare più attività insieme, facendo poi fatica
a portarle a termine.
Vi contraddistingue l'"argento vivo" dell'adolescente, caratterizzato da
immediatezza e improvvisazione: gli imprevisti non vi fanno paura e ammortizzate
bene i cambi di scena.
Tutto questo può portare a volte a un'inquietudine interiore.
A livello affettivo, siete piuttosto selettivi.
Il vostro viso: il quadro è largo, dilatato, con un modellato tondo dalle carni atoniche. I
recettori, in rapporto al quadro, sono abbastanza piccoli, con il naso che ricorda
quello di un bambino.
Il vostro carattere: aperti e in fusione con l'ambiente circostanze, siete socievoli e
avete un buon grado di ricettività nei confronti degli altri.
La vostra voglia di partecipazione è grande e vi trovate molto bene in compagnia.
A volte non riuscite a esprimervi pienamente. Altre rischiate di allacciare rapporti
di dipendenza affettiva e/o sociale. Un po' lunatici, vivete spesso momenti alterni
di "alti e bassi" umorali.
Il vostro viso: il quadro è ben compatto, il modellato decisamente tonico. I recettori non
sono molto grandi e gli occhi, tendenzialmente incavati, rendono lo sguardo fisso
e deciso. Le tempie sono un po' appiattite.
Il vostro carattere: intensi, dinamici e vitali, avete un buon acceleratore unito a un
buon freno. Fuor di metafora, amate il rischio e la velocità. Allo stesso tempo
volete anche indagare, capire il perché delle cose.
E il vostro autocontrollo vi dà una mano a interiorizzare ciò che vi succede.
Una volta presa una decisione, non vi guardate mai indietro.
Il vostro viso: il quadro è largo, il modellato tonico, con carni sode. I recettori sono
abbastanza aperti con occhi pronti a captare quello che succede intorno. Il piano
istintivo, largo, è quello dominante.
Il vostro carattere: siete così attivi e dinamici che le vostre riserve vitali sembrano
infinite. In voi è la componente maschile a essere più sviluppata. Decisi e
determinati, raggiungete obiettivi che vi ponete, grazie al buon mix di ambizione
e caparbietà. Sopportate bene la fatica e gli sforzi fisici. Ottimo senso del ritmo.
Il vostro viso: giusto equilibrio fra quadro e recettori, che sono ben disegnati. Il naso ha
le narici fini. Il piano cerebrale, con una fronte ben suddivisa e bombata in alto, è
quello dominante.
Il vostro carattere: sensibili e intuitivi, riuscite a captare e selezionare le
informazioni e gli stimoli ambientali. Più che all'apparire, siete portati per lo stare
dietro le quinte a descrivere e raccontare gli eventi. Doti di strategia vi portano ad
avere lungimiranza su fatti e persone, grazie al vostro formidabile "fiuto"
psicologico. Non esagerate con l'idealismo.
Il vostro viso: il quadro, abbastanza largo, ha linee morbide e piene. I recettori sono ben
disegnati: occhi lievemente indagatori, labbra carnose, naso dritto con punta
tondeggiante (a patatina). Zigomi sono abbastanza larghi, guance tornite.
Il vostro carattere: disponibili e comprensivi, vi contraddistinguete per la positività
verso gli altri e l'amore nei confronti della vita. Sapete di essere seducenti, ma per
voi la sessualità non è mai slegata dai sentimenti. Siete l'archetipo di Venere, con
uno sviluppato senso estetico e ponete particolare attenzione alla vostra
immagine.
Tutto nel nostro corpo, dalla testa fino alla punta dei piedi, secondo gli esperti di
fisionomia concorre a rivelare la nostra personalità, a patto di conoscere le nozioni base.
Con questo prontuario, semplice ma esauriente, vogliamo offrirvi un modo divertente,
non lontano dalla realtà se vi appropriate con un po’ di attenzione delle cognizioni
esposte, per individuare con chi avete a che fare quando incontrate persone nuove, o
per capire meglio chi credete di conoscere bene, magari voi stessi. FORMA DEL VOLTO
Rotondo: la forma del volto, anche quando è leggermente allungata dal mento a sua
volta tondo, che descrive un cerchio quasi perfetto, denota una
personalità serena, tranquilla, che prende la vita con filosofia, ma
senza pigrizia o indolenza. La qualità fondamentale di questi
soggetti è il buonsenso. Sanno giudicare fatti e persone con
chiarezza, acume, non criticano per principio e si dovrebbe far
tesoro dei loro consigli. Sono dotati di senso della giustizia, amano
se stessi e sono magnifici intermediari nelle diatribe altrui. Fiducia in
sé e pacato ottimismo sono le armi del loro successo. Quadrato: si ha un volto quadrato quando la linea delle mascelle e quella delle tempie
sono dell’identica, o quasi, larghezza. Più la mascella è quadrata, in linea con il mento,
più il soggetto è brusco, duro, rude nei giudizi e nel comportamento. In linea di
massima si hanno soggetti che tendono a fare affidamento sulle proprie capacità,
pratici, decisi, attivi, fermi nelle opinioni, desiderosi di affermarsi, costantemente
all’attacco e destinati a raggiungere un buon successo grazie alla propria incessante
attività. Per quanto essenzialmente pratici, non mancano soggetti dall’intensa attività
intellettuale, o intellettuali veri e propri.
Triangolare: si distingue per le tempie larghe e il mento aguzzo. Questi soggetti
lavorano principalmente con la mente, sono pronti, rapidi nell’afferrare le situazioni, non
di rado scaltri più che profondi o colti. Il temperamento è malinconico, tendono al
rimpianto. Una caratteristica di molti soggetti dal volto triangolare è quella di imparare
ciò che serve per attirare l’attenzione altrui, per fare salotto diventando degli orecchianti
saccenti.
FRONTE
Alta: indica soggetti portati alla teoria più che alla pratica. Le speculazioni filosofiche,
anche vere e proprie arrampicate sui vetri, impiegano la maggior parte del tempo
del soggetto.
Bassa: indica una personalità fondamentalmente pratica, che ragiona in termini di dare
e avere.
Ampia: se la fronte è alta e larga indica soggetti dotati di qualità induttive e deduttive,
analisi e sintesi, praticità e ideali. Stretta: indica soggetti che perseguono uno scopo, che non mancano di idee ma che
difficilmente si trovano d’accordo con gli altri. E’ un po’ il simbolo del bastian
contrario. Allungata: si ha questo tipo di fronte quando la larghezza diminuisce verso l’apice, tipo
uovo. Indica soggetti inquieti, ribelli, attratti da tutto ciò che corrisponde a una
novità, generalmente superficiali, tendenti a sopravvalutare le proprie possibilità. Prominente: se è alta e bombata indica soggetti concentrati, tendenti alla malinconia,
osservatori acuti che cercano di trarre vantaggio dalle situazioni e dalle debolezze
altrui che percepiscono con facilità. Se la fronte è bombata alla radice dei capelli si
hanno soggetti ricchi di idee ma confusi, bizantineggianti, dal gusto decadente.
!
SOPRACCIGLIA
Folte: soggetto dal carattere difficile, irascibile, vendicativo, con punte di fanatismo. Rade: soggetto pigro, indolente, mancante di volontà. Quasi assenti: debolezza dell’organismo e della volontà. Unite: se si congiungono alla radice del naso, indicano un soggetto appassionato,
sensuale, geloso, possessivo negli affetti. Ad accento circonflesso: carattere forte, tempra del lottatore. Arcuate: gentilezza d’animo, atteggiamenti ben impressionanti,
ipocrisia. Rettilinee: personalità dispotica, tenace, tendenza all’intrigo e alla
dissimulazione. Lontane dagli occhi: debolezza, indecisione. ATTENZIONE: è difficile
giudicare le donne dalla forma delle sopracciglia. Spesso vengono
allontanate dai continui interventi di chirurgia plastica che le fa
rassomigliare a conigli presi per le orecchie e indicano piuttosto scaltrezza,
dissimulazione che non ingenuità, debolezza e indecisione.
Ravvicinate: autorevolezza, energia, ambizione, diffidenza.
OCCHI Grandi: intelligenza, dinamismo fisico e mentale. Se sono velati, con le palpebre
abbassate indicano un soggetto che punta sul fascino, sulla carica erotica per
sfruttare le situazioni. Piccoli: se sono infossati indicano vivacità intellettuale, dono d’osservazione, curiosità, in
alcuni casi superficialità, incapacità a concentrare l’attenzione durevolmente. Se sono piccoli per effetto della palpebra semichiusa indicano un soggetto
diffidente, introverso, spesso egoista, avaro e avido, qualche volta crudele. Rotondi: il soggetto è autoritario, collerico. A mandorla arrotondata: soggetto inquieto, capriccioso, capace di slanci generosi,
sbalzi tra malinconia e entusiasmi. Se la mandorla è allungata verso le tempie il
soggetto è intrigante, abulico, infido, punta sul proprio potere di seduzione
sessuale.
Piccoli e vivaci: soggetto ironico, mordace, tendente ad agire con astuzia, a prendersi
gioco degli altri con un pizzico di crudeltà.
!
COLORE DELL'IRIDE Nera: soggetto nervoso, ansioso di affermarsi, spirito dominatore, sensualità. Azzurro chiaro: indicano soggetti che vivono intensamente, impegnandosi a fondo in
ogni iniziativa ma dalla relativa resistenza fisica, che può essere compensata da un
eccellente spirito organizzativo. Blu porcellana: vedi precedente. Inoltre, si tratta di soggetti che difficilmente si lasciano
fuorviare dalle apparenze, dalle argomentazioni o dalle chiacchiere altrui. Verdi: indicano soggetti nervosi, inquieti, irascibili, sensuali. Se il colore è cangiante
indica soggetti delicati, sentimentali. Gli occhi verdi esprimono spesso capacità
ipnotiche che il soggetto può o meno sfruttare.
Acquosi: siano azzurri o verdi, gli occhi acquosi indicano un soggetto dalla scarsa
volontà, incline al vizio, irresponsabile, a volte con qualche deviazione sessuale. Grigi: se il colore è piuttosto cupo indica soggetti intelligenti, organizzati, con i piedi
ben piantati a terra, ottimi osservatori, costanti nello sforzo. Castani: indicano soggetti realistici, pratici, che sanno imporsi un notevole
autocontrollo, operano le loro scelte, di qualsiasi natura, seguendo i consigli della ragione a dispetto di quello che può suggerire il cuore.
!
NASO Prominente: carattere energico, dinamico, autorevole, il soggetto è
intraprendente e difficilmente rinuncia alle proprie idee.
Prominente a punta stretta: curiosità, intuizione e spirito di iniziativa
caratterizzano questi soggetti che ricorrono anche a piani
complicati, intrighi pur di ottenere i risultati prefissati.
Prominente, stretto e all’ingiù: indica soggetti freddi, malinconici e
pessimisti, diffidenti, avari anche nei sentimenti. Largo: indica una forte personalità, dinamismo, desiderio di affermarsi, spirito di
iniziativa e coraggio. Poco prominente: intelligenza media, pigrizia fisica e mentale. Narici larghe: soggetto estroverso, dinamico, curioso, sensuale. Se le narici sono molto
larghe e vibranti indicano scarsa consistenza morale, poca sensibilità e diplomazia. Narici strette: indicano soggetti inclini allo studio, alla malinconia, alla depressione.
!
BOCCA Spinta avanti: indica soggetti diffidenti, sempre pronti a mettere in discussione ciò che
fanno gli altri, perennemente di cattivo umore.
Rientrata: quando non si tratta di mancanza di denti o difetti congeniti, indica persone
invidiose, malevole, astute e intriganti. Se le labbra sono molto sottili le
caratteristiche sono ancora più accentuate, si hanno soggetti avari, avidi, facili a
prendere posizioni intolleranti e fanatiche. Piccola, grossa e tonda: superficialità, sensualità, vigliaccheria. Labbra serrate: è indice di soggetti meticolosi, ordinati, precisi che seguono la ragione
e agiscono anche con dissimulazione per senso dell’opportunità. Labbra socchiuse: indicano soggetti dalla scarsa volontà. Attenzione: il soggetto può
essere sordo o sordastro o soffrire di adenoidi, in questi casi l’indicazione non
vale. Labbro superiore sporgente: indica soggetti buoni, deboli. Quando il labbro superiore
sporge al centro delle due metà esterne indica freddezza nei sentimenti, tendenza
alle deviazioni sessuali, in particolare omosessualità. E’ il tipo di bocca che si trova
frequentemente nelle statue antiche di efebi.
Labbro inferiore sporgente: indica un soggetto incline alla gelosia, dall’umore
altalenante, avido, diffidente, portato al rancore e all’avarizia.
!
ORECCHIE Lobo spesso, ben formato: intelligenza e buone disponibilità. Spesso e arrossato: soggetto goloso, sensuale, aggressivo. Floscio e grande: indica tendenza alla malinconia, ai rimpianti. Scarsa la vitalità e la
resistenza fisica in genere.
!
MASCELLA
Larga: indica soggetti dotati di volontà, combattivi, dallo spirito conquistatore. Se la
larghezza è eccessiva indica che il soggetto ha un’esagerata confidenza nei propri
mezzi, l’ambizione e l’orgoglio possono far perdere aderenza con la realtà.
All’ascesa può seguire una rovinosa caduta.
Stretta: indica soggetti poco vitali, egoisti, caparbi. Se il mento è arrotondato, e non
appuntito, indica debolezza, sentimenti delicati.
MENTO Largo: indica forza, ma anche mancanza di sensibilità e tatto. Quadrato: esprime forza di volontà, elasticità, buone doti persuasive. Grosso: indica soggetti golosi, essenzialmente pratici. Rotondo: indica soggetti dotati di spirito di iniziativa, costanza, desiderio di
affermazione, spirito organizzativo. Stretto: scarsa vitalità: Se si accompagna a una fronte ampia indica soggetti intelligenti,
esteti alla perenne ricerca del bello, del puro.
Fossetta: la fossetta sul mento indica intelligenza, spirito pratico e generosità.
!
RUGHE Una: una ruga sulla fronte, tra gli occhi, indica un soggetto portato alla riflessione. Due: due rughe sempre alla radice del naso, tra gli occhi, indicano soggetti curiosi,
attivi, estroversi. Verticali: sulla fronte indicano una persona scontenta, preoccupata, eternamente
contrariata, incline a disprezzare gli altri, tormentata da tensioni interne. Orizzontali: indica un soggetto incline a mutamenti d’umore, stati d’animo contrastanti.
A volte sono indici di intelligenza vivace, di concentrazione e dinamismo. Accento circonflesso: le rughe orizzontali così formate indicano ambizione, orgoglio,
presunzione, arroganza, scarsa considerazione in generale per gli altri.
Miste: una fronte coperta di rughe orizzontali e verticali, mezze linee ecc., indica
soggetti dal precario equilibrio mentale.
!
CAPELLI Sottili: animo buono, sensibile, generoso. Lisci e sottili: personalità fine, sensibile, sincera nei sentimenti. Grossi: bruschezza, dinamismo. Grossi e ricci: la personalità è dominata dall’ostinazione. Neri: soggetto appassionato, resistente, possessivo. Biondi: sensibilità d’animo. Castani: personalità calma, sensibile, ordinata, comprensiva. Stopposi: scarsa vitalità, a volte scarsa moralità.
Rossi: la tradizione vuole che indichino una personalità nevrotica, irascibile, collerica,
soggetti tutt’altro che sensibili e generosi. Un antico proverbio ammonisce: "Il più
buono dei rossi, ha gettato suo padre nel pozzo", rosso è Malpelo per G. Verga, i
para-psicologi dicono che quando una donna sposata si tinge di rosso i capelli
vuole tradire, se è singola è in cerca di marito.
!
COLLO Lungo e delicato: sensibilità d’animo, intelligenza, generosità. Con pomo d’Adamo evidente: soggetto portato allo studio, alla ricerca, meticoloso e
prudente. Taurino: soggetto nel quale prevalgono predisposizioni pratiche, tendenza a godere
della vita, anche grossolanamente. Generalmente si abbina a scarsa sincerità. Corto e grasso: soggetto disordinato, inclinazione ai piaceri, al vizio. Corto e sottile: soggetti intriganti, spirito di contraddizione, litigiosità. Inesistente: vigliaccheria. Inclinato lateralmente: indecisione, insicurezza. Rigido: vanità. Proporzionato: ottimo carattere, forte volontà. In perenne movimento: a meno che il soggetto non stia facendo ginnastica, indica una
persona falsa.
!
MANO Goffa: se l’insieme della mano è sgradevole da vedere indica scarsa intelligenza,
tendenza a seguire gli istinti primari, brutalità. Quadrata: la si riconosce dal palmo che descrive un quadrato perfetto, è la mano della
persona dotata di intelligenza, spirito pratico, ottime attitudini al lavoro. Il soggetto
tende a realizzarsi attraverso le proprie qualità. Conica: si restringe verso la punta delle dita. Indica soggetti estroversi, ottimisti,
piacevoli, amanti delle cose belle e raffinate. Spatola: si ha quando la mano, benché le dita siano chiuse, si allarga verso la punta
delle medesime, o verso il polso, come un ventaglio. Indica persone attive, decise
a costruire la propria vita seguendo l’istinto e l’intuito personali che si
accompagnano a un solido buonsenso.
!
POLLICE Prima falange lunga: la prima falange è quella che porta l’unghia. Se è lunga e forte,
flessibile indica un soggetto dalla volontà spiccata, razionale, chiaro, determinato. Quadrata: attitudini pratiche, tendenza all’aggressività. Snella: indica pazienza, moderazione. Retroflessa: se è fortemente staccata dalle altre dita quando il pollice è unito al palmo,
indica eccessiva prodigalità, vanità, scarso equilibrio in genere.
!
ANDATURA Diritta: se il soggetto cammina appoggiando i piedi saldamente a terra, con le spalle
diritte, il busto eretto e lo sguardo diritto avanti a sé è un soggetto attivo, dinamico,
responsabile, brusco ma equilibrato. Rattrappita: soggetto ansioso, incerto, timoroso, non sempre sincero. Ingobbita: soggetto astuto, intrigante. Se lo sguardo è rivolto a terra, il soggetto è arido,
vendicativo, tendente alla falsità, alla malafede. Naturalmente queste indicazioni sono valide se corrispondono
all'andatura di una persona che gode di buona salute, non certo con
problemi artrosici.
!
PIEDI Ben formati: se il piede è di forma armoniosa, con la pianta normalmente arcuata così
che a terra appoggiano stabilmente dita, pianta e tallone si ha un soggetto
intelligente, sensibile, dotato di autocontrollo, sincero e all’occorrenza
appassionato. Piatti: soggetto tendente all’eccessiva fiducia negli altri, sognatore, dotato di scarso
senso della realtà. Paralleli: indica soggetti forti, dotati di spirito di iniziativa, intuito, a volte aggressivi, leali.
Non sopportano la malafede altrui. Divergenti: indicano soggetti emotivi, influenzabili, bisognosi di aiuto, protezione.
Convergenti: indicano soggetti dotati di senso dell’opportunità, scarsa lealtà ma
………...
abili nel dissimulare le lacune e le manchevole
!
CAP 2
L’INDAGINE PER LA VERIFICA
Carattere e tratti somatici (di Antonella Marchisella)
Era il 1586 quando Giovanni Battista Dalla Porta scrisse "Della fisionomia dell'uomo",
opera nata dall’idea ipotetica di stabilire un nesso tra corpo e anima.
Il filosofo sosteneva che dall'aspetto esteriore dell' uomo si potessero trarre delle
conclusioni circa le sue qualità intellettuali e caratteriali.
!
Potrebbe servirci per fare una verifica con una persona a noi amica e stabilire dai suoi
tratti somatici che tipo è?! Se siete sufficientemente curiosi, iniziamo!
!
La fronte
Parte superiore della fronte molto sviluppata: denota una persona predisposta alla
spiritualità a discapito delle questioni essenzialmente pratiche.
Parte superiore della fronte poco sviluppata o piatta: è indice di una persona
tendenzialmente più portata verso questioni pratiche.
Parte inferiore della fronte ben pronunciata: denota un individuo con grandi capacità
logiche e matematiche.
Parte inferiore della fronte alta e larga: rivela una personalità coraggiosa e
indipendente, che proprio non accetta ordini altrui.
Parte inferiore della fronte alta e stretta abbiamo a che fare con un individualista e
determinato
Parte inferiore della fronte bassa e larga: rivela una persona volubile che facilmente
cambia le proprie opinioni.
Parte mediana della fronte ben sviluppata: indica un forte spirito critico.
Parte mediana della fronte poco sviluppata: fantastico nei pensieri, nell'atto pratico il
nostro coniuge è incapace di autorealizzarsi.
Le sopracciglia
Normali, dritte: il nostro uomo è deciso e dinamico, determinato verso i suoi obiettivi!
Sopracciglia folte: lui è un po’ troppo rigido e inflessibile.
Sopracciglia corte: fa troppi musi lunghi, sempre insoddisfatto di sè stesso.
Sopracciglia rade: timido e insicuro.
Sopracciglia arruffate: goffe nell'aspetto sono proprie di un individuo bonaccione.
Sopracciglia arcuate: il nostro partner si distingue in versatilità e ricchezza di interessi.
Sopracciglia unite: lui è scontroso e irascibile!
Sopracciglia molto distanziate: è allegro e vitale, aperto al dialogo.
Sopracciglia basse, vicine agli occhi: lui si rivela intollerante e diffidente.
Sopracciglia alte, lontane dagli occhi: è romantico e sognatore.
!
Il naso
Greco: tipico di personalità dotate di grande senso artistico.
Naso romano (aquilino): il nostro lui si rivela molto sicuro di sè e difficilmente
influenzabile.
Naso adunco: indica un alto grado di pessimismo.
Naso piccolo: polemico ma allo stesso tempo molto socievole.
Naso sottile e sporgente: preciso e paziente.
Naso all'in su: spontaneo e ottimista.
Naso a punta: sempre pronto a buttar giù battutine sarcastiche.
!
Le labbra
Carnose: aperto e disponibile.
Labbra Sottili: molto desideroso di raggiungere i propri scopi.
Labbra a forma di cuore: equilibrato nelle proprie questioni, vive tuttavia situazioni
sentimentali molto movimentate.
Labbra con angoli all'in su: simpatico e ottimista con una certa dose di follia.
Labbra con angoli all'in giù: insicuro e pessimista, ha bisogno di continui
incoraggiamenti.
!
Gli occhi
Leggiamoli da noi con lo sguardo dell' amore!
!
Le mani
La forma delle sue dita può dirci qualcos'altro di più!
Se ha le dita affusolate è sensibile ed elegante, se le dita sono grasse è sensuale ed
anche un po' superficiale.
Dita lunghe sono indicative di pazienza e suscettibilità, al contrario dita corte sono
proprie di un tipo impaziente. Sottili rivelano una grande creatività.
La scienza dei segni fissi è inconfondibile ed esatta come la natura multipla dell’uomo.
È dall’antichità che l’uomo ha imparato a verificare l’attinenza tra conformazione
esteriore e qualità dell’anima, da sempre il così detto “istinto” si è basato su ciò che
l’occhio, prima della ragione decodificava e catalogava come buono o cattivo.
La fisionomica di per sè studia le identità che accomunano e quelle che differenziano un
uomo nei suoi tratti, conseguentemente nei suoi atteggiamenti: ovviamente bisogna
fare attenzione a non lasciarsi ingannare dalle apparenze.
Ad esempio, oggi molti ritoccano il corpo con interventi chirurgici…
Può sembrare settario e limitativo, ma lo studio del carattere e dell’animo umano di
conseguenza, attraverso la fisicità è da sempre qualcosa che attrae l’uomo, che lo porta
ad interrogarsi e a porsi ciclicamente una serie di domande contingenti, da qui la
testimonianza che è possibile la presenza di un fondo veritiero in tali studi.
Gli artisti nel corso dei secoli si sono sempre interessati a tale aspetto, chi
coscientemente come Leonardo e chi in modo inconsapevole e solo superficialmente…
"Vorrei fare il ritratto di un amico artista...........
Quest’uomo sarà biondo. Vorrei mettere nel quadro la mia stima, l’amore che ho
per lui. Anzitutto lo dipingerò tale e quale con la maggiore fedeltà possibile. Ma il
quadro non sarà finito cosí. Per finirlo divento adesso un colorista arbitrario.
Esagero il biondo della capigliatura, arrivo ai toni aranciati, ai cromo, al giallo
limone pallido. Dietro la sua testa, invece di dipingere il muro banale di un
appartamento meschino, faccio un semplice fondo del blu piú intenso che posso
trovare e con questo semplice accorgimento la testa bionda rischiarata sul fondo
blu raggiunge un effetto misterioso come una stella nel profondo
azzurro........." (da una lettera di Van Gogh al fratello Theo).
Il ritratto non è solo un genere pittorico, ma una rappresentazione della percezione che
gli artisti di ogni epoca ebbero di sé e dell’uomo più in generale, ciascuno secondo il
proprio tempo, la propria cultura e la propria storia.
Il ritratto ha inizialmente un compito documentaristico, vuole rappresentare l'aspetto
reale dell’individuo, è vincolato al valore riconoscitivo basato sulle fattezze precise di
ogni uomo, cercando di trasmettere con esse determinati significati ed attributi
codificativi.
Quante volte, di fronte ad un volto ci è capitato di dire o pensare “ mi piace, non mi
piace…, ecc..” da cosa deriva questo tipo di sentimento e da dove parte tale slancio
classificatore?
I filosofi greci erano incuriositi dalle varietà dei volti umani e dei relativi caratteri. Il viso
come specchio dell’anima. Spesso si facevano combaciare i caratteri umani alle specie
animali: c’erano l’uomo leonino, quello volpino, quello rapace. Chi ha il naso di coniglio
vorrà dire che è codardo; chi ce l’ha d’aquila sarà d’animo grande; chi camuso è
lussurioso come i cervi; chi ha il labbro superiore che sporge su quello inferiore è
stupido come gli asini; chi ha le gengive sporgenti è litigioso come i cani…e via
dicendo...
Ovviamente oggi sappiamo che non tutto può essere preso in modo così sommario e
dissociato, ma l’incipit dettato da tali basi ha fatto si che studi sempre più approfonditi e
documentati sfociassero in una disciplina definita da molti una pseudo-scienza.
La fisionomica viene decodificata come branchia delle scienze umanistiche, conosciuta
sin dai tempi di Aristotele e affrontata poi in termini scientifici, che si prefigge di
distinguere l’indole di un uomo partendo dal suo aspetto esteriore, i moti dell’animo a
partire dai tratti del volto.
Ecco perché oggi, la criminologia studia tratti distintivi del volto e del corpo in
relazione a particolari tipologie umane, al punto tale da definirne una classificazione
precisa.
Come non ricordare il contributo di Lombroso il questo frangente?
Lombroso lega la fisiognomica a studi scientifici comparati, dando una serie
indescrivibile di dati e connessioni ai quali fare riferimento nella classificazione
del sottotipo criminale.
Seguendo le orme di Aristotele, della fisionomia, i Greci fecero un sapere:
il fisiognomo è colui che
• dallo sguardo e dai tratti somatici comprende il pensiero,
• dalla conformazione fisica, dagli occhi, dalla fronte, dal naso trae gli elementi per
capire la sostanza morale di chi gli sta di fronte.
Questi primi antropologi della nostra civiltà avevano un criterio: “a un determinato
corpo è connesso un determinato comportamento“.
Alcuni millenni prima dei “comportamentisti” americani, quei geniali pionieri avevano
quindi ben chiara la connessione tra caratteristiche fisiche, ambiente e caratteri innati,
ciò che è la questione essenziale del distinzione nell’antico.
La Fisiognomica di Aristotele studiava anche la gestualità, sia umana che animale,
e ne traeva conclusioni generali sui tipi e sulle razze, anticipando di parecchio gli
studi di David Efron su “Razza, gesto e cultura”, risalenti agli anni settanta del
Novecento.
Anche leggendo Desmon Morris nel suo libro ”L’uomo e i suoi gesti” in cui lo studio
della cinesica si lega a doppio filo con il comportamento umano e le sue valenze ci
mostra come la correlazione tra individui sia il risultato esatto di scelte calibrate in base
a precisi parametri sensoriali, non manifesti a volte, che deviano e incanalano azioni e
gesti sulla base di un sentire ancestrale.
Ad esempio la coda per la cassa di un supermercato rispetta precisi confini di
spazio, i quali se sconfinati mettono in allarme l’individuo, portandolo
inevitabilmente sulla difensiva, questo aspetto però non si limita ad una
standardizzazione generale, ma si modula in base al rapporto che intercorre tra
gli individui stessi, i quali scelgono a loro volta quale limite effettivo dare ad un
confine convenzionalmente esistente, basandosi su un sentire individuale.
Questo sentire è inevitabilmente relazionato alla fisionomica che attiva in ogni persona
relazioni e dissociazioni automatiche a seconda della relazione tra tipi e tipologie di
persone.
Nel mondo occidentale e contemporaneo la fisiognomica si lega a questioni radicate e
complesse come il condizionamento razzista tra etnie differenti. Tuttavia, anche in
questo caso, la scelta della razza e del ceppo di provenienza non sono altro che il
sottogruppo di una tipologia fisiognomica già definita, da qui la difficoltà ad evadere
tale rete e ridefinirla sotto un contesto puramente socio-culturale.
L’arte ha sempre rappresentato lo status di super partes in questa scienza e non si è
posta il problema della questione razzista se non in un contesto puramente
contemporaneo.
Verso la fine del 1600 Browne affermava:
“Poiché il sopracciglio spesso dice il vero, poiché occhi e nasi hanno la lingua, e
l'aspetto proclama il cuore e le inclinazioni basta l'osservazione ad istruirti sui
fondamenti della fisiognomica .... spesso osserviamo che persone con tratti simili
compiono azioni simili. Su questo si basa la fisiognomica... “.
Ovviamente oggi tali affermazioni possono destare sorrisi e storte di nasi, ma la pseudoscienza di cui si parla fa riferimenti precisi e comparati, che hanno dalla loro parte non
solo studi teorici ma anche esperimenti e studi effettivamente documentati.
Un esempio ulteriore dello studio della fisiognomica nel tempo sono le ricerche di
Lavater, per questo studioso il fisionomo è infatti un poeta, un uomo che Dio ha dotato
di una particolare sensibilità per le forme che lo rende capace di leggere il carattere di
un individuo da pochi tratti di un profilo: fronte, naso, bocca. Ecco, ad esempio, la
descrizione di un «moro», come lo definisce Lavater, che accompagna l'immagine: «la
prevalenza di linee arcuate presente nel contorno di tutto il viso; la larghezza degli
occhi; il naso schiacciato; ma soprattutto le labbra così fortemente sporgenti, pendule,
tenaci; scevro da ogni delicatezza o grazia, sono i caratteri tipici moreschi”.
Proprio in questo caso si avverte bene il pregiudizio fisiognomico: Lavater osserva la
morfologia di un individuo, ma la interpreta sulla base del «carattere tipico» dell'uomo
di colore, giudicato negativamente senza che venga specificato il nesso logico tra linee
arcuate e mancanza di grazia (tanto più nel secolo in cui il pittore inglese William
Hogarth – 1697-1764 – teorizzava la bellezza della linea serpentina). Il fatto è che la
fisiognomica non spiega, ma afferma; non procede con un ragionamento per cause ed
effetti, dal corpo al comportamento (o viceversa), ma illustra in base a un'evidenza
immediata perché semplice e schematica.
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Proprio sulla base di questa evidenza immediata alcune recenti ricerche dimostrano
che quando vediamo una nuova faccia il nostro cervello decide se una persona è
affidabile in un decimo di secondo.
Lo ha scoperto lo psicologo Alex Torodov della Princeton University in una ricerca
pubblicata su Psychological Science nel 2006.
Il nostro cervello risponderebbe ai volti sconosciuti tanto rapidamente da non dare alla
nostra mente razionale il tempo di suggestionare la reazione.
Decidiamo, praticamente in un battito di ciglia, se una persona possiede tratti di
gradevolezza o competenza, senza aver scambiato con lei neppure una parola: la
famosa <prima impressione>… che spesso ci fa sbagliare! La ricerca è il frutto di uno studio più ampio condotto per indagare gli esiti delle
campagne elettorali.
I ricercatori avevano verificato che esisteva una correlazione diretta fra una faccia
giudicata competente di un politico e il margine della sua vittoria alle elezioni, e il
giudizio di competenza risultava emesso rapidissimamente.
Da questi risultati era nata la curiosità scientifica di verificare precisamente con quanta
velocità ciò accadesse.
E' stato così dimostrato che in un decimo di secondo il giudizio era già formulato
e fornendo più tempo non mutava: gli osservatori diventavano semplicemente più
sicuri della scrupolosità con cui l’avevano emesso: ovviamente si trattava di esperti o di
persone <mature>!
Perché il cervello faccia così alla svelta non è chiaro, ma ricerche condotte con la
risonanza magnetica hanno evidenziato che il cervello attiva le aree deputate alla
gestione della paura nel giudizio di affidabilità ed è così possibile ipotizzare che
questo tipo di giudizio sia dato con l'ausilio delle strutture cerebrali più arcaiche
bypassando la corteccia.
Nonostante le antiche e le più moderne ricerche, una cosa accomuna questo
argomento nel tempo e nelle immagini: l’istinto “percettivo” (intuito).
L’istinto dei nostri antenati faceva loro rappresentare la realtà per come era: e chiamava
brutto il brutto e deforme il deforme. L’istinto conosce la forza e la rispetta, ne capisce il
segreto di energia naturale, comprende che quella è la vita.
E l’istinto tende a rappresentare l’anima per come essa è, non le sue degradazioni
imposte dal pregiudizio.
Quella presente è invece l’epoca del trionfo dell‘uomo informale: informe egli stesso
nell’animo come nel corpo, questo tipo d’uomo tardo e ottuso è afflitto da pregiudizi
inumani legati all’indifferenza per ciò che è sano e ciò che è malato, per ciò che è chiaro
e ciò che è scuro.
!
Esistono due principali tipi di fisiognomica:
• la fisiognomica predittiva assoluta, che sostiene una correlazione assoluta tra
alcune caratteristiche fisiche (in particolare del viso) ed i tratti caratteriali: queste
ipotesi non godono più di credito scientifico.
• la fisiognomica scientifica, che sostiene una certa correlazione statistica tra le
caratteristiche fisiche (in particolare del viso) ed i tratti caratteriali a causa delle
preferenze fisiche di una persona dovute al comportamento corrispondente. La
correlazione è dovuta al rimescolamento genetico. Questo tipo di fisiognomica
trova fondamento nel determinismo genetico del carattere.
!
La fisiognomica nell'antichità Riferimenti a relazioni tra l'aspetto di una persona ed il suo carattere risalgono
all'antichità e si possono rinvenire in alcune antiche poesie greche.
Le prime indicazioni allo sviluppo di una ipotesi in questo senso risultano
nell'Atene del V secolo a.C. dove un certo Zopyrus si proclamava esperto di quest'arte.
Il filosofo Aristotele, nel IV secolo a.C., si riferiva spesso a questo tipo di ipotesi anche
con citazioni letterarie. Aristotele stesso era d'accordo con queste ipotesi come
testimonia un passaggio di Analitici primi (2.27):
«È possibile inferire il carattere dalle sembianze, se si da per assodato che il corpo e l'anima
vengono cambiati assieme da influenze naturali: dico 'naturali' perché se forse, apprendendo la
musica, un uomo fa qualche cambiamento alla sua anima, questa non è una di quelle influenze che
sono per noi naturali; piuttosto faccio riferimento a passioni e desideri quando parlo di emozioni
naturali. Se quindi questo è accettato e anche il fatto che per ogni cambiamento c'è un segno
corrispondente, e possiamo affermare l'influenza e il segno adeguati ad ogni specie di animale,
saremmo in grado di inferire il carattere dalle sembianze. » (Traduzione A. J. Jenkinson)
Il testo greco è un po' oscuro, ma sembra che Aristotele si riferisca alle caratteristiche
nella natura di ogni animale che si ritenevano presenti nei loro musi, per esempio
l'evidente predisposizione del koala per le foglie di eucalipto che egli suggerisce
potrebbe essere analizzata in cerca di corrispondenze.
Il primo trattato sistematico sulla fisiognomica giunto fino ad oggi è
Physiognomica attribuito ad Aristotele, più probabilmente frutto della sua scuola.
È diviso in due parti e quindi probabilmente in origine erano due lavori separati.
La prima sezione tratta soprattutto del comportamento umano sorvolando su
quello degli animali.
La seconda sezione è incentrata sul comportamento animale dividendo il regno
animale in maschile e femminile.
Da questo vengono dedotte corrispondenze tra l'aspetto umano ed il comportamento.
Dopo Aristotele, i trattati più importanti sono:
• Polemo di Laodicea, de Physiognomonia (II secolo a.C.), in greco
• Adamanzio il Sofista, Physiognomica (IV secolo d.C.), in greco
• Anonimo latino, de Physiognomonia (IV secolo d.C.)
!
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La fisiognomica moderna !
Tipica illustrazione di un libro ottocentesco sulla fisiognomica (a
sinistra: "profonda disperazione"; a destra: "collera mischiata
con paura").
Il principale esponente della fisiognomica moderna è stato il pastore svizzero Johann
Kaspar Lavater (1741 - 1801) che fu amico, per un breve periodo, di Goethe.
Il saggio di Lavater sulla fisiognomica fu pubblicato per la prima volta
in tedesco nel 1772 e divenne subito popolare. Venne poi tradotto
in francese ed inglese influenzando molti lavori successivi. Le fonti principali dalle quali
Lavater trasse conferma per le sue idee furono gli scritti di Giambattista della
Porta (1535 - 1615) e del fisico e filosofo inglese Thomas Browne (1605 -1682) del quale
lesse ed apprezzò Religio medici.
In questo lavoro Browne discute della possibilità di dedurre le qualità interne di un
individuo dall'aspetto esteriore del viso:
« (...)nei tratti del nostro volto è scolpito il ritratto della nostra anima (...). » (R.M.,
parte 2:2)
In seguito Browne affermò le sue convinzioni sulla fisiognomica nella sua
opera Christian Morals (1675 circa):
«Poiché il sopracciglio spesso dice il vero, poiché occhi e nasi hanno la lingua, e
l'aspetto proclama il cuore e le inclinazioni basta l'osservazione ad istruirti sui
fondamenti della fisiognomica....spesso osserviamo che persone con tratti simili
compiono azioni simili. Su questo si basa la fisiognomica... » (C.M., Parte 2, sezione
9)
A Thomas Browne è accreditato l'uso della parola caricatura in inglese, sulla quale si
cercò di basare con fini illustrativi l'insegnamento della fisiognomica.
Browne possedeva alcuni scritti di Giambattista della Porta tra cui <Della celeste
fisionomia> nel quale egli sosteneva che non sono gli astri ma il temperamento ad
influenzare sia l'aspetto che il carattere.
In De humana physiognomia (1586) Porta usò delle xilografie di animali per illustrare i
tratti caratteristici dell'uomo. I lavori di Porta sono ben rappresentati nella libreria di
Thomas Browne ed entrambi erano sostenitori della dottrina delle firme — cioè, le
strutture fisiche in natura come le radici, i gambi ed i fiori di una pianta, sono chiavi
indicative o firme delle loro proprietà medicamentose.
La popolarità della fisiognomica crebbe durante il XVIII e XIX secolo. Trovò in particolare
nuovo vigore negli studi del celebre antropologo e criminologo italiano Cesare
Lombroso, il quale ne trasse ipotesi di applicazioni pratiche nella criminologia
forense e nella prevenzione dei reati, giungendo a predicare la pena capitale come
unica soluzione contro la tendenza criminale innata e pertanto non educabile con la
sola pena detentiva.
La fisiognomica influenzò anche altri campi al di fuori della scienza, come molti
romanzieri europei tra i quali Honoré de Balzac; nel frattempo la 'Norwich connection'
alla fisiognomica si sviluppò attraverso gli scritti di Amelia Opie e del viaggiatore e
linguista George Borrow, inoltre fra molti romanzieri inglesi del XIX secolo si diffuse
l'uso di passaggi molto descrittivi dei personaggi e del loro aspetto fisiognomico in
particolare Charles Dickens, Thomas Hardy e Charlotte Brontë.
Nel XX secolo questa dottrina è stata da più parti tirata in campo a supporto di
ideologie xenofobe e pseudo-studi sulla razza.
La frenologia (le zone morfologiche cerebrali determinano determinate funzioni) era
pure considerata fisiognomica.
Fu creata intorno al 1800 dai fisici tedeschi Franz Joseph Gall e Johann Spurzheim e si
diffuse nel corso del XIX secolo in Europa e negliStati Uniti.
In sostanza la fisiognomica moderna subisce nel tempo una serie di modificazioni
strutturali che la specializzano in varie discipline (dai primi rudimenti di psicanalisi alla
antropologia criminale di Cesare Lombroso).
Essa, infatti, è proporzionale alle conoscenze del periodo, ma ancor più alle
metodologie impiegate.
Parlando di fisiognomica moderna, si invade un campo vastissimo fatto di congetture
neo-aristoteliche, ma anche di mirabolanti imprese antropologiche, come la macchina
che misura le capacità intellettive umane partendo dall'analisi della forma del cranio,
inventata dai fratelli Fowler.
Tuttavia, che si tratti di tentativi pseudo-scientifici, o di volontari indottrinamenti razzisti,
questo spesso strato di ricerche resta un monumento alle buone e alle cattive intenzioni
umane, in quanto mai ha concesso prove scientificamente insindacabili.
Il recentissimo studio del naturalista Dario David (La vera storia del cranio di Pulcinella:
le ragioni di Lombroso e le verità della fisiognomica), ha messo in evidenza quanto
effimero sia il piedistallo antropocentrico, e nel contempo come possa essere studiato il
volto umano in relazione al comportamento, utilizzando il solo grandangolo
dell'etologia comparata e dell'ecologia.
I tratti somatici sono indicativi di una regione ben identificabile per cultura, religione,
storia, tradizioni o magari isolamento geografico.
Se quei tratti somatici (ammesso che siano effettivamente diversi) si associano ad un
comportamento, che magari sarà tipico o frequente nel luogo: allora ecco la
fisiognomica, o per lo meno una sua versione scientificamente accessibile, in grado di
relazionare comportamento e sembianza.
!
Benedict Lust Per Benedict Lust questa scienza non aveva nulla di pseudo-scientifico, anzi.
Egli aveva osservato, per il rigoroso metodo naturopatico che sviluppava in quegli anni,
che quando la gente guariva cambiava anche in volto.
Eliminando le scorie e le tossine, il viso diventava più "snello": il doppio mento
scompariva, tornava a vedersi il collo in quei volti che prima lo avevano
"sepolto" sotto strati di tessuto adiposo, anche i capelli in alcuni casi erano più
folti.
Per tutto questo cominciò a sviluppare un sistema di diagnosi "all'inverso", ossia: se le
modificazioni, una volta che la gente guariva da un determinato male erano costanti,
allora significava anche che, quando e quanto più quelle caratteristiche facciali
"sintomatiche" erano presenti in una persona, tanto più la persona era anche affetta da
quel determinato "male" specifico di cui le alterazioni nel viso erano soltanto un
sintomo.
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BIO-PSICOLOGIA
Gli occhi specchio dell'anima!
Le ultime ricerche indicano chiaramente una relazione tra colore degli occhi e
carattere, attitudini e persino preferenze artistiche (Marco Pacori)
• Gli occhi, l'avremmo detto o sentito un migliaio di volte, possono essere furbi, tristi,
vacui, intelligenti e quant'altro ancora.
Non si tratta unicamente di modi di dire; la psicologia ha fornito prove più che
convincenti che le intuizioni popolari sono una volta tanto valide.
• La moderna scienza della comunicazione non verbale ha permesso di identificare
con precisione l'espressione che lo sguardo assume quando siamo in collera o
abbiamo paura; quando ci sentiamo tristi o felici.
• Si sa anche che un certo modo di guardare sfuggente, guizzante, incerto é spesso
un indizio che l'interlocutore sta mentendo.
• La sessuologia ha poi constatato come la dilatazione della pupilla e la luminosità
dell'occhio siano indiscussi segni di interesse e di attrazione.
Ma l'avremmo previsto mai che basandoci sul solo colore degli occhi, saremmo stati in
grado di fare ipotesi molto verosimili sul temperamento, sulle attitudini e addirittura
sulle preferenze artistiche di chi ci sta di fronte? Una vasta serie di ricerche testimonia
che esiste una relazione tra colore dell'iride (la regione colorata dell'occhio) e una
particolare disposizione del carattere e del comportamento.
In un recente numero della rivista "Development Psychology" è stato riportato l'esito
sorprendente di una ricerca condotta su bambini in età prescolare.
Nella prima infanzia uno dei contrassegni più accurati della timidezza é il colore degli
occhi: tranne eccezioni, chi é inibito con buona probabilità ha gli occhi azzurri!
Lo studio eseguito dagli psicologi Coplan, Coleman e Rubin dell'Università di Carleton
di Ottawa in Canada é la conferma definitiva di una serie di indagini che l'hanno
preceduta.
La corrispondenza scoperta viene meno dopo i 4-5 anni, quando il bambino comincia a
frequentare la scuola e ha di conseguenza maggiori contatti con coetanei ed adulti. A
quel punto, commentano i ricercatori Rubin e Both, lo svantaggio iniziale di chi ha gli
occhi chiari viene bilanciato dall'interazione con l'ambiente, rimettendo tutti sullo stesso
piano. Rosenberg e Kagan, altri due studiosi che hanno investigato il riguardo, ritengono che
alla base del rapporto fra occhi celesti e inibizione ci sia un comune substrato biologico.
Numerose altre ricerche analoghe dimostrano la fondatezza di questa ipotesi.
Studi paralleli hanno dato prova dell'esistenza negli individui con gli occhi scuri
di un maggiore stato di reattività neurofisiologica e mentale; questa condizione
li rende più scattanti, dinamici e vivaci rispetto alle persone con l'iride chiara,
che appaiono tendenzialmente più pacate, moderate e riflessive, ma anche, per
lo meno nei primi anni di vita, meno socievoli e più schive. La causa di queste due diverse predisposizioni sembrerebbe dipendere da una
sostanza naturalmente presente nel nostro cervello che, in funzione del suo ammontare,
renderebbe il sistema nervoso più o meno eccitabile. Il nome di questo elemento é
neuromelanina e si trova anche nell'iride e nella pelle (dove é chiamato melanina o
eumelanina) determinando il colorito di questi tessuti.
La neuromelanina appare in grado di facilitare gli scambi nervosi, accelerandone la
trasmissione. Il pigmento degli occhi e il suo omologo cerebrale sembrano andare di
pari passo: in altre parole, alte concentrazioni di melanina nell'iride (e quindi occhi
molto scuri) corrisponderebbero ad un altrettanto elevato livello di neuromelanina (e
ad una grande reattività nervosa).
L'inverso accadrebbe se gli occhi sono chiari. Un'indagine di Miller e altri
dell'Università di Louisville sembra dare peso a questa spiegazione. Questi psicologi
hanno constato come gli individui con gli occhi scuri forniscano in media prestazioni
migliori in attività fisiche che richiedano una bassa soglia di reazione come la boxe o il
giocare in difesa nel football; mentre chi ha gli occhi chiari pare dia il meglio di sè in
sport più misurati e di precisione come il bowling o il golf. Lo stato di più alta
eccitazione delle persone dagli occhi bruni é una condizione generalizzata che
coinvolge non solo la mente, ma l'intero organismo.
Uno staff di medici coordinato da Friedl ha riferito su "Autonomic Nervous System" il
risultato di un esperimento in cui era stata iniettata dell'atropina (un sedativo) a un
gruppo di uomini di età tra i 20 e i 30 anni.
E' emerso che gli individui reagivano diversamente a seconda del colore degli
occhi: chi aveva gli occhi castani esibiva un rallentamento del battito del cuore
per un intervallo inferiore rispetto a chi possedeva l'iride chiara.
Inoltre, la ripresa del normale ritmo cardiaco avveniva per questi ultimi con una
progressione molto più lenta. In uno studio affine, un equipe medica del "Kaiser Permanente Medical Care Program" di
Oakland, ha esaminato 1.031 persone che soffrivano di ipertensione e altrettante con
livelli medi di pressione. Si é così appurato che gli individui maggiormente a rischio di
ipertensione (un correlato in genere dell'eccitabilità) avevano in misura statisticamente
significativa l'iride di colore bruno.
Gli occhi scuri suggeriscono che l'individuo é anche più impressionabile di chi li ha
chiari. E' quanto ha dimostrato lo psicologo Markle. Lo studioso ha esposto a delle
scene in TV un rilevante numero di individui di entrambi i sessi. Le immagini
riguardavano situazioni neutre, violente oppure di accoppiamento fra animali. Le
reazioni erano testate con una sorta di macchina della verità. Facendo quindi un
confronto fra colore degli occhi e intensità delle risposte emotive é apparso evidente
che chi aveva gli occhi scuri aveva reagito in modo più forte; e, per contro, le "iridi
celesti" erano rimaste più impassibili.
Persino il giudizio estetico é connesso al colore degli occhi.
Da indagini sulle preferenze per forme e colori si é rilevato come chi ha gli occhi
castani o neri tende a prediligere figure simmetriche, oggetti complessi e
strutture che presentino un grande numero di angoli.
Al contrario, le persone con gli occhi chiari dichiarano un maggiore gradimento
per forme più ordinarie, regolari e non sono particolarmente sensibili al colore.
Quest'ultimo dato é stato provato sempre da una ricerca di Markle. Lo psicologo
aveva sottoposto un gruppo di soggetti al test di Rorshach (il test in cui vengono
mostrate delle macchie di china e viene chiesto cosa ci si vede). 7 tavole del test
su dieci sono in bianco e nero e 3 a colori. Dall'esame dei risultati, il ricercatore ha
constato come in generale chi aveva gli occhi chiari avesse visto nell'insieme un
maggior numero di profili; tuttavia, in relazione alle tavole a colori (elaborate
proprio per verificare l'effetto dell'emotività), il rapporto si invertiva: erano gli
individui con gli occhi scuri a rintracciare il numero più grande di forme.
Partendo da queste osservazioni, altri studiosi hanno voluto verificare se queste diversità
avessero un rilievo anche in relazione al tipo di trattamento psicologico.
Gli studi che hanno coinvolto bambini e giovani adulti, hanno rivelato che chi ha gli
occhi scuri da risultati migliori con interventi di tipo comportamentale che prevedono
un maggiore coinvolgimento dell'individuo e una partecipazione più attiva.
Per converso, gli individui con gli occhi celesti trovano più giovamento con terapie
basate sul dialogo o comunque più "cerebrali".
!
Il volto è lo specchio dell' anima, ma meno negli uomini
Secondo la ricerca inglese, il tratto di personalità più facile da decifrare è la
religiosità: ma soltanto nelle donne
Se Barack Obama non avesse la faccia che ha, sarebbe ugualmente diventato
presidente?
Gli antichi greci ne erano convinti. Ma quando, nei secoli scorsi gli studiosi hanno
pensato di poter fare della fisiognomica una scienza, le prove non hanno retto.
Ora, dopo un secolo di abbandono, gli psicologi stanno riprendendo a studiare questa
che era ormai definita una pseudo-scienza, confortati da alcune significative
osservazioni statistiche. Per esempio, si è visto che se un politico ha un' aria
competente negli incontri televisivi, ha molte più probabilità di venire eletto (vedi
Berlusconi!).
Ancora: le persone col volto dai lineamenti dolci e un po' infantili, spesso entrano
nelle professioni legate alla cura degli altri, medici, paramedici.
Ricercatori dell' università dell' Ontario, in Canada, hanno notato che gli sportivi con un
viso caratterizzato da zigomi distanti, tendono a essere più aggressivi e dominanti.
Per verificare se è vero che i volti possono essere letti in modo oggettivo, la rivista New
Scientist ha collaborato ad un esperimento di psicologi delle università inglesi di
Glasgow e dell' Hertfordshire, che ha coinvolto quasi 8.000 lettori.
Questi sono stati chiamati a indovinare, fra volti maschili e femminili presentati on-line,
(ottenuti mixando foto di un migliaio di persone che hanno fornito anche un proprio
profilo psicologico) quali corrispondessero alle persone che si erano dichiarate
spiritose, o religiose, o affidabili, o felici. Risultato:
• ben 73 osservatori su 100 hanno effettivamente individuato il modello femminile
corrispondente alle donne dichiaratesi religiose;
• il 70 % ha riconosciuto il modello di donna contenta e
• il 54 % quello di donna affidabile. Meno identificabili, le donne spiritose.
Molto più problematico l'abbinamento tra facce maschili e caratteri, il più difficile da
identificare: l'uomo contento. Solo un 22% di successo.
Come si spiega? «La donna non è più espressiva dell' uomo, piuttosto è più facile
"interpretare" un volto femminile, grazie all' esperienza maturata fin da neonati nei
confronti della mamma - commenta Giovanni Pietro Lombardo, docente di psicologia
della personalità all'Università La Sapienza di Roma -.
Ma molti pregiudizi influiscono sulla reale capacità di lettura del volto altrui.
Uno studio dell'americana università di Princeton ha rilevato che vengono giudicate
particolarmente affidabili e remissive le persone che si presentano con un'espressione
sorpresa e bocca sorridente, anche se magari sono vipere.
Inaffidabili, quelle con bocca all' in giù e sopracciglia inarcate, considerate dominanti,
anche se mansuete.
!
Anche l'aspetto estetico può traviare. Per esempio, un volto "brutto" può essere
considerato, a torto, minaccioso.
Però è vero che la faccia può preannunciare un destino. Colpa (o merito) delle
aspettative altrui. Un bambino con tratti precocemente maschili verrà probabilmente
trattato da amici e parenti come un maschio dominante e probabilmente lo diventerà
davvero. Mentre bimbi e adulti con facce infantili possono stimolare negli altri, l'attività
di un preciso centro emotivo del cervello, l'amigdala, che induce alla protezione.
<Le espressioni, dominanti o remissive, acquisite da giovani tendono a perpetuarsi
da adulti perché favoriscono lo sviluppo di certi muscoli facciali a sfavore di altri>.
!
Roberta Salvadori
FISIOGNOMICA E PSICOLOGIA DELLO SGUARDO
In questo paragrafo voglio invitare il lettore ad esercitarsi sulla lettura dello sguardo
approfondendo quello di personaggi speciali dai quali si possono apprendere e capire
la parte interiore, emozionale ed evolutiva del personaggio in questione.
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LO SGUARDO DELLE ATTRICI
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In queste straordinarie attrici (Anna Magnani, Sofia Loren e Marilin Monroe) lo sguardo
assume un’importanza determinante perché quando l’attrice si identifica col
personaggio del film, tramite il proprio sguardo riesce a comunicare qualcosa allo
spettatore, a trasmettergli un’emozione intensa; sia durante una scena drammatica che
in un film comico, la sua interpretazione è la forza del film.
In questo modo una brava attrice permette allo spettatore di immedesimarsi e
identificarsi con le figure salienti del film ricordandogli in questo modo quelle scene
simili vissute nella propria vita attraverso il fenomeno psicologico della “proiezione” e
“dell’identificazione”. LO SGUARDO NELL’ARTE
!
In queste stupende opere (“la Gioconda” di Leonardo da Vinci, “l’urlo” di Edvard Munch,
e “face of mae west” di Salvator D’Alì), gli autori cercano da una parte di esprimere uno
stato d’animo particolare che si riflette nel dipinto e che a livello inconscio viene
catturato dalla persona che osserva l’opera, inoltre gli autori esprimono in modo
magistrale uno “stato particolare”, un’atmosfera, una dimensione prettamente mentale
che viene recepita, sentita da colui che osserva il dipinto.
Questa dimensione mentale si esprime attraverso i colori, le forme ma soprattutto
nell’emozione dalla quale si viene rapiti osservando la “magia” di queste opere d’arte in
cui spesso alcune persone si identificano e che possono guardare per ore. (
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LO SGUARDO DEI DITTATORI
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In questi dittatori del passato (Saddam Hussein, Adolf Hitler e Benito Mussolini),
traspare uno sguardo particolarmente duro, il loro sguardo è diverso l’uno dall’altro, ma
nello stesso tempo possiamo notare una base unica: vediamo in particolare le
caratteristiche del loro sguardo.
• In Saddam Hussein possiamo notare sia in questa foto ma anche in tante altre,
uno sguardo freddo, distaccato, come se volesse mettere una barriera tra lui e
gli altri, uno sguardo diffidente verso tutto e tutti, nello stesso tempo duro e
senza scrupoli.
• Lo sguardo di Hitler appare spietato, dispotico: sembra volere il pieno potere in
ogni cosa e in ogni persona, ma il suo sguardo va oltre, ci rivela anche la sua
follia, nel modo di guardare in modo feroce e spesso esaltato, il tutto contornato
dagli angoli della bocca verso il basso che esprimono durezza, mancanza di
serenità interiore, mancanza di equilibrio, ed uno stato d’animo preda della
follia, ira e volontà di potenza e distruzione.
• Dallo sguardo di Benito Mussolini si può notare una forza, una tenacia e una
durezza molto intensa, sembra voler penetrare o sopraffare il suo interlocutore,
la mascella all’insù può indicare voglia di affermarsi, di prendere il potere, o
anche di sopraffare.
Come possiamo notare gli sguardi di questi tre dittatori, da una parte sono diversi e
rivelano aspetti individuali della propria personalità, ma alcuni fattori sono simili e si
possono ritrovare in tutti e tre, ad esempio: la voglia di dominare, di sopraffare e di
affermarsi sugli altri !
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LO SGUARDO DEI <PRESUNTI> SANTI
Ho voluto terminare il discorso dello sguardo su quello dei Santi, cioè di quelle figure
spirituali la cui presenza e la cui vita è stata costellata di esperienze mistiche, di
religiosità, di preghiere, di meditazione, di vita ascetica, e quindi di ricerca dell’infinito.
Il primo sulla sinistra è Paramahansa Yogananda, un indiano che ha portato in occidente
il messaggio dello yoga e della meditazione per raggiungere la divinità (vedi Kriya Yoga
nel suo libro “Autobiografia di uno Yogy”).
Come potete notare lo sguardo è permeato di Pace, di Gioia, di Maestosità, di religiosità
di cui chiunque può accorgersi: oltre a questo il suo viso irradia Serenità, Bontà e
Bellezza dell’anima, come volesse elargire felicità e gioia a tutti.
E’ difficile osservare la luce che traspare dal suo viso in altre figure mistiche.
Al centro è Teresa di Lisieux, una mistica del secolo scorso: nel suo sguardo possiamo
vedere la bontà, la dolcezza, la voglia di aiutare il prossimo, l’amore verso le persone,
nel suo viso traspare il desiderio di fare del bene e di aiutare gli altri; il suo viso sembra
dire che lei è felice se gli altri sono felici.
Sulla destra è Teresa di Calcutta la cui vita è Costellata di Amore con la A maiuscola per
gli altri, di aiuto continuo a tutti i sofferenti, ai diseredati, agli ultimi.
Nel suo sguardo vediamo innanzi tutto una Grande Umiltà, un Amore verso gli altri,
un’accettazione del sacrificio per gli altri, una forza d’animo notevole, e soprattutto una
devozione: quindi il quadro che ne esce fuori è di una donna molto forte interiormente,
una donna molto devota e una persona umile, speciale, che dedica tutta sé stessa e
tutta la propria vita agli altri. (dott. Rolando Tavolieri)
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Gli occhi nei sogni
Vedere gli occhi o un unico occhio nei sogni, fissare la propria attenzione su di
essi, è legato al bisogno di vedere, chiarire, conoscere, percepire.
Gli occhi nei sogni sono associati all’interiorità, a ciò che è dietro, che sta dentro, che va
oltre. Sono “specchio dell’anima” per la capacità di riflettere, come nella realtà,
sentimenti e stati d’animo, luce della coscienza per la proprietà di esprimere
l’intelligenza e la lucidità mentale.
Sono legati all’intelletto, alla sapienza, al logos, alla visione della realtà ed alla sua
percezione. Nell’antichità l’occhio (unico e senza palpebra) era simbolo di potenza
superiore, di divinità e forza, di sovranità e spiritualità: il sole era chiamato “occhio del
mondo”, il dio Ra rappresentato con un unico occhio bruciante ed il Dio dell’antico
testamento con un grande occhio fisso chiuso in un triangolo.
L’ immagine dell‘occhio unico si ritrova in quasi tutte le culture, perchè riflette, nella sua
unicità, la forza delle idee e dello spirito, ma può anche trasformarsi in simbolo di
coscienza primitiva e selvaggia (Ciclopi) o in mancanza di illuminazione e restrizione
della coscienza.
Il terzo occhio porta un ampliamento dei significati descritti, porta all’intuizione e alla
chiaroveggenza, ad una “visione superiore”, mentre l’occhio che fissa, esprime
inquietudine o insicurezza perchè associato al malocchio, alla capacità di trasmettere
malanimo, odio attraverso lo sguardo, alla volontà di direzionare una minaccia che si
può imprimere nella coscienza della vittima.
Gli occhi sono la parte più espressiva del volto, ma anche la più vulnerabile.
Si pensi alla famosa frase “a me gli occhi” che pretende di privare della volontà e della
capacità di scelta, si pensi a come si guardano negli occhi gli innamorati per creare un
legame che vada al di là della pura e semplice attrazione del momento.
Vedere gli occhi o un unico occhio nei sogni, fissare la propria attenzione su di essi, è
legato al bisogno di vedere, chiarire, conoscere, percepire.
All’avere chiara una situazione, svelare un aspetto della realtà, sapere come le cose
stanno realmente o quali sono le reali intenzioni altrui, prendere coscienza di ciò che sta
accadendo.
Occhi acuti e ed intensi sono collegati a questa chiarezza nei confronti della realtà, ed
anche delle proprie intenzioni o aspirazioni, occhi profondi e limpidi spesso si associano
alla ingenuità ed al candore, alla parte “bambina” che sopravvive in noi.
Il Puer aeternus, archetipo dell’eterno fanciullo può apparire nei sogni con grandi occhi
azzurri.
Azzurro è anche il colore dell‘occhio psichico, che sa guardare dentro e sa andare verso
il divino, mentre l’occhio scuro e vivace è più facilmente collegabile alla materia ed agli
aspetti di realtà fisica.
Vedersi nei sogni senza occhi, essere ciechi o orbi, è sempre legato all’ l’incapacità di
scorgere qualcosa che ci riguarda, non capire ciò che sta accadendo o rifiutarne la
consapevolezza.
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Gli occhi sono lo specchio dell'anima, il sorriso del cuore
E’ proprio il sorriso a metterci in comunicazione con gli altri e, essere consapevoli di
sorridere in modo piacevole ed attraente, ci fa sentire a nostro agio, più sicuri e
disponibili.
Ne parliamo col Dott. Alessandro Palumbo, dentista a Pescara dal 1987 (Cristiano
Evangelico):
“Il sogno di un sorriso sano ed attraente è oggi facilmente realizzabile: anche in
una sola seduta nel nostro Centro, dopo un’attenta analisi, sarà possibile ritrovare
il sorriso svanito col tempo o conquistare un sorriso mai avuto e neanche sperato
di avere. Come è possibile tutto ciò? Con la moderna odontoiatria estetica,
minimamente invasiva. Questa metodica si avvale di tecnologie e materiali di
ultima generazione che riescono, senza intaccare la struttura del dente e dello
smalto già esistente, a “rivestire” il vecchio dente e “plasmarne” uno nuovo del
colore e della forma programmata. E questo senza sottoporsi ad anestesie e
fastidiose preparazioni. Il nuovo dente avrà l’aspetto e la funzione del dente
naturale, anzi, risulterà invidiabile per il colore bianco, per la sua lucentezza e
brillantezza. Grazie all’impiego delle faccette i denti consunti, disallineati, o
decolorati potranno essere trasformati e inseriti in un contesto estetico dentofacciale ideale, con un risultato superiore a qualsiasi aspettativa. Insieme ad i miei
collaboratori abbiamo ideato un breve percorso, che si conclude in un’unica visita
di valutazione, che darà al paziente la possibilità di apprezzare preventivamente e
senza toccare i denti, il sorriso che avrà dopo l’applicazione delle faccette. E’
importante sapere che il numero delle faccette da applicare varia a seconda delle
necessità del paziente e che, ove occorra, è possibile applicarne anche una sola.” Le faccette in porcellana sono sottili lamine in ceramica che vengono cementate
sulla superficie esterna dei denti anteriori. Lo spessore medio di tali faccette si
aggira intorno ai 0.5 mm. Una volta cementate al dente, rinforzano la struttura
dentaria residua; il legame faccette-smalto dentale è il più forte legame che si
possa ottenere in odontoiatria con gli adesivi smalto-dentinali. -Dott. A. Palumbo
Pescara (PE)-
!
Guardo questi occhi. Non riesco a sostenere lo sguardo. Lo abbasso, come se mi
vergognassi. Se dovessi descrivere con una parola questa fotografia la definirei
“Barbarie”. Si, non saprei definirla in altro modo. C’è una violenza peggiore delle
bombe, il terrore. Questi occhi che futuro possono vedere? Questo orrore resterà per sempre nei ricordi
di questa bimba. L’accompagnerà per tutta la vita. Gli si impregnerà nell’anima, si
avvinghierà come un cancro ai suoi sentimenti. Forse. Forse un giorno potrà essere più
serena, ma l’ombra di questo orrore sarà per sempre presente.
Quante vittime farà questa carneficina? 1.000, 2000? State pensando solo ai morti.
Concedetevi il lusso di pensare a quanti avranno, per tutta la vita, turbe emotive. Provate
a pensare al terrore che proveremmo noi adulti. Moltiplicatelo per milioni di volte. Nel
mondo dei bambini popolato di fate turchine, noi serviamo gli orchi. Quelli veri. Non
finti come le fate. Non umiliamoci a ridurre il tutto a ragione e torto. Guardiamo gli occhi dei bimbi. Quale
torto o ragione ci da il diritto di rubargli il futuro? Andate a dirgli che l’uomo nero aveva
ragione. Ditegli, se avete il fegato, che è lei dalla parte del torto. Ditegli, se avete
coscienza, io c’ero ma non ho fatto nulla. Un giorno il terrore finirà, per gli altri, non per
lei.
Il viso è lo specchio dell'anima, abbiatene cura!
Il viso racconta la nostra età, il nostro umore ed anche la nostra storia. È la parte più
visibile di ciascuno di noi. È quindi assolutamente normale dedicargli un'attenzione del
tutto speciale e cercare di proteggerlo dall'invecchiamento, anche –perché no?lottando contro rughe e rughette.
!
"La Luce è la Vita! In alcuni passi dei Testi Sacri leggiamo come la
lampada del corpo sia l’occhio per cui se il tuo occhio è pulito, il tuo
corpo sarà luminoso, mentre se il tuo corpo sarà malato, il tuo
occhio sarà oscuro.
!
CAP 3
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FISIOGNOMICA E RISATA
Quanti muscoli si contraggono in un sorriso?
Nella risata sono coinvolte sei principali coppie di muscoli:
1. il levator anguli oris (solleva i lati della bocca),
2. il levator labii superioris (solleva il labbro superiore),
3. l’orbicularis oculi (agisce sull’orbita oculare),
4. il risorius (un muscolo mandibolare che porta indietro le labbra),
5. lo zygomaticus major e
6. lo zygomaticus minor che sollevano gli zigomi.
Dunque, sarebbero 12 i muscoli <principali> utilizzati quando si ride: per alcuni sono
anche più! In realtà il numero dei muscoli utilizzati può variare a causa di diversi fattori.
Persone che provengono da aree diverse del mondo per esempio, ridono in modo
molto diverso utilizzando diversi muscoli….
C’è dunque una differenza culturale: ogni popolo può avere un codice basato su
diverse espressioni per sorridere e comunicare al proprio gruppo le emozioni positive.
C’è inoltre una elevata variazione individuale, dovuta a differenze della struttura ossea
che forma la base del viso, e che permettono di usare muscoli diversi.
Nella faccia sono presenti 36 muscoli che vengono usati selettivamente per esprimersi.
E alcuni di essi, anche se non sono direttamente coinvolti nella risata, possono essere
usati contemporaneamente.
Alcuni ricercatori, osservando le espressioni facciali utilizzate durante la risata, hanno
notato variazioni tali da consentire il riconoscimento di un individuo anche nel caso
abbia cercato di modificare i propri tratti somatici.
!
Muscoli tesi a sorridere e per aggrottare le sopracciglia
Molto tempo fa ho sentito il detto che ci vogliono 43 muscoli per aggrottare le
sopracciglia, ma solo 17 muscoli per sorridere, ergo, dovremmo solo sorridere perché
è più facile. Per quanto posso dire, ci sono solo circa 36 muscoli denominati di espressione del viso,
e non sono tutti coinvolti nel sorriso e/o accigliato. Eccoli in ordine alfabetico (un "2" tra parentesi significa che il muscolo è bilaterale, "1"
significa che è spaiato): 1. anteriore auricularis (2) 2. auricularis posteriore (2) 3. auricularis superiori (2) buccinatore (2) 4. Ondulatore sopercilii (2 ) 5. depressore anguli oris (2) 6. depressore del labbro inferiore (2) 7. depressore del setto nasi (1) Frontalis (1) 8. elevatore anguli oris (2) 9. elevatore del labbro superiore (2) 10.elevatore del labbro superiore nasi alaeque (2) 11.Mentalis (1) nasalis (2 ) 12.Orbicolare dell'occhio (2) 13.Orbicolare (1) platisma (1) 14.Procerus (1) Risorius (2)
15.zigomatico maggiore (2) 16.zigomatico minore (2)
Quindi ci vuole un minor numero di muscoli per sorridere di quello che fa per il cipiglio. Uno studio americano ha verificato che una risata ha gli stessi effetti positivi di un
esercizio aerobico come una corsa o una biciclettata, ridere per 1 minuto equivale a 10
minuti di esercizio fisico.
La gelotologia è la disciplina che utilizza la risata, il pensiero positivo e il buonumore,
come terapia curativa.
Per stare bene il malato dovrebbe sforzarsi di ridere invece che piangere e di ricercare
occasioni autentiche di benessere, in questo modo si inganna l'organismo che comincia
a produrre ormoni della felicità.
Rimanere con il broncio impegna molti più muscoli di quelli utilizzati per
sorridere segno che l'uomo sarebbe più predisposto al buonumore, purtroppo
però si è dimenticato come si fa.
Molti studi mettono in evidenza che tra le persone è in aumento il pessimismo,
ma soprattutto l'incapacità di sorridere e di vivere con autoironia: in media si ride
non più di 15 minuti al giorno.
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L'ottimismo nella vita di tutti i giorni, anche sul lavoro e in famiglia, aiuta il corpo e la
mente a stare bene e questo benessere è stato dimostrato da molti studi scientifici che
hanno trovato una stretta relazione tra le cose che accadono, la facilità ad ammalarsi e
uno stato fisico depresso e triste.
Dopo una risata il nostro fisico reagisce subito positivamente:
• aumenta l'ossigenazione del sangue,
• il ricambio dell'aria nei polmoni viene velocizzato,
• vengono prodotti più anticorpi,
• migliora il tono muscolare addominale e il sistema immunitario.
• Anche la mente ha dei benefici immediati: lo stress viene neutralizzato
mentre migliora la propria autostima.
• Ridere è un vero toccasana per coloro che soffrono di asma e bronchiti in
quanto aumenta il livello di globine A ed è il collante più efficace delle
coppie, quelle che riescono a coltivare ogni giorno il buonumore hanno
più possibilità di relazionarsi meglio e più a lungo.
• La risata aumenta la resistenza cardio-polmonare, rilassa i muscoli,
favorisce il sonno che diventa più calmo e rilassato.
I medici clown, ispirati da Hunter 'Patch' Adams, ne sono la dimostrazione più
lampante;
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il ricovero ospedaliero di bambini affetti da patologie anche serie risulta più
efficace con questo aiuto: a volte vengono ridotti i tempi di permanenza presso
la struttura, il bambino recupera più velocemente perché chi è malato non ha
bisogno solamente di pillole per guarire.
Molti malati entrano in un circolo fatto di sofferenza, noia e paura che peggiora il loro
stato complessivo, per stare bene il malato dovrebbe sforzarsi di ridere invece che
piangere e di ricercare occasioni autentiche di benessere, in questo modo si
inganna l'organismo che comincia a produrre ormoni della felicità. La risata, infatti, scuote tutto il corpo come una scossa elettrica, avvicina le persone,
aiuta la comunicazione e il dialogo.
SINTESI COMPLESSIVA DEI
BENEFICI DELLA RISATA
E’ sorprendente che la gioia e il benessere possano dipendere anche dalle risate: non
risate immotivate, ma risate!
DEPRESSIONE ED ESAURIMENTO
Gli scienziati sono convinti che ridere ha un valore sia preventivo che terapeutico, il riso
ha aiutato molta gente che prendeva forti calmanti e sonniferi: ora essi possono dormire
meglio e la depressione si è ridotta; persone con tendenze suicide hanno iniziato a
vivere con più ottimismo.
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Pressione alta e malattie cardiache
L’ipertensione e le malattie cardiache hanno varie cause: soprappeso, fumo, eccessiva
assunzione di grassi saturi (carne e derivati), stress, ecc.
Il riso aiuta decisamente a tenere sotto controllo la pressione riducendo il rilascio di
ormoni legati allo stress (epineprine e cortisolo), facendo così rilassare chi ride.
Anche chi soffre di problemi cardiaci (attacchi di cuore o portatori di by-pass) e prende
regolarmente farmaci avrà un miglioramento per quanto riguarda la circolazione ed i
livelli di ossigeno nel muscolo cardiaco.
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RAFFORZAMENTO DEL SISTEMA IMMUNITARIO
E’ stato provato che tutte le emozioni negative come ansia depressione o rabbia
indeboliscono il sistema immunitario dell’organismo riducendone la capacità di
combattere le infezioni.
Il riso alza il livello degli anticorpi: possono diminuire le frequenze dei comuni
raffreddori, mal di gola e infezioni dei bronchi.
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ANTIDOLORIFICO NATURALE
La risata aumenta i livelli di endorfine (ormoni del benessere) che sono antidolorifici
naturali dell’organismo, delle catecolamine (ormoni che producono un miglioramento di
tono nell’umore), di globuli bianchi (i cosiddetti “natural killer” che ci proteggono dalle
infezioni e dai tumori) e di immunoglobuline (che migliorano il sistema immunitario).
Ridere aiuta a ridurre l’intensità del dolore in coloro che soffrono di artrite
(infiammazione di una o più articolazioni), spondilite (infiammazione acuta o cronica
delle vertebre) spasmi muscolari, emicranie (dolore acuto alla testa) e cefalee (mal di
testa).
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BRONCHITE ED ASMA
Dopo l’espirazione pensiamo che l’aria sia esaurita, ma ne rimane una certa quantità
nella parte bassa dei polmoni nota anche come aria residua, essa contiene molto carbodiossido che può causare infezioni batteriche: il riso è uno dei migliori esercizi per chi
soffre di asma, bronchite e per i fumatori, ne migliora la capacità polmonare ed i livelli
di ossigeno nel sangue, i medici raccomandano la fisioterapia toracica per espellere il
muco dalle vie respiratorie.
Sforzarsi di soffiare in uno strumento o gonfiare palloncini sono esercizi comuni
consigliati agli asmatici, il riso ha lo stesso effetto, in modo più semplice ed economico.
Ridere aumenta la resistenza alle infezioni della gola, diminuendo malattie come
tonsilliti e raffreddori.
Inoltre lo stress è uno dei fattori che può provocare attacchi d’asma, riducendo lo stress
migliora di conseguenza la malattia.
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MIGLIORAMENTO DELLA RESISTENZA DEGLI ATLETI
Dal momento che la capacità respiratoria è uno dei fattori che determinano la resistenza
nello sport, ridere prima di qualsiasi attività sportiva agonistica può aumentare il livello
di rilassamento e quindi la performance.
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JOGGING INTERNO
Il riso procura un ottimo massaggio di tutti gli organi interni, ne migliora l’afflusso di
sangue e ne aumenta l’efficienza: è ottimo anche come rilassamento muscolare (avrete
notato che quando si ride ed abbiamo un oggetto pesante in mano dobbiamo
poggiarlo altrimenti rischiamo di farlo cadere).
E’ stato paragonato a “dita taumaturgiche” che raggiungono l’interno dell’addome e
massaggiano gli organi aiutando anche a migliorare il tono muscolare di chi ha
l’addome prominente e, aiutando il movimento delle viscere, previene la stitichezza.
BENEFICI PER ATTORI E CANTANTI
L’esercizio del diaframma e dei muscoli addominali farà acquistare un miglior controllo
sulla voce, può conferire maggior autostima e ridurre il panico da scena.
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SEMBRARE PIU’ GIOVANI
La risata è un eccellente esercizio per i muscoli facciali e migliora l’espressività del volto,
quando si ride la faccia diventa rossa per un aumento del flusso di sangue che nutre la
pelle del viso e la fa splendere.
La gente che ride appare più felice e attraente, inoltre ridendo vengono spremute le
ghiandole lacrimali e questo inumidisce gli occhi conferendo loro un leggero scintillio.
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RUSSARE
Il russare è un problema causato da una mancanza di tono dei muscoli del palato molle,
la risata è ottima per tonificare il palato molle e la gola.
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UMORISMO
Attraverso le risate indotte si possono aiutare le persone a sviluppare il proprio senso
dell’umorismo, il quale si sviluppa con la consapevolezza e l’abilità nel vedere gli aspetti
divertenti della vita o di esprimere qualcosa in modo divertente.
Il ridere e l’umorismo hanno una relazione di causa effetto, l’umorismo è la causa e la
risata è l’effetto che porta nel nostro corpo dei cambiamenti biochimici e psicologici.
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CAP 4
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SPECIFICITA’ DELLA FISIOGNOMICA
Interazione e completamento
Riferimenti a relazioni tra l'aspetto di una persona ed il suo carattere risalgono
all'antichità e si possono rinvenire in alcune antiche poesie greche.
Le prime indicazioni allo sviluppo di una ipotesi in questo senso risultano
nell'Atene del V secolo a.C. dove un certo Zopyrus si proclamava esperto di quest'arte.
Il filosofo Aristotele, nel IV secolo a.C., si riferiva spesso a questo tipo di ipotesi anche
con citazioni letterarie. Aristotele stesso era d'accordo con queste ipotesi come
testimonia un passaggio di Analitici primi (2.27):
«È possibile inferire il carattere dalle sembianze, se si da per assodato che il corpo e l'anima
vengono cambiati assieme da influenze naturali: dico 'naturali' perché se forse, apprendendo la
musica, un uomo fa qualche cambiamento alla sua anima, questa non è una di quelle influenze che
sono per noi naturali; piuttosto faccio riferimento a passioni e desideri quando parlo di emozioni
naturali. Se quindi questo è accettato e anche il fatto che per ogni cambiamento c'è un segno
corrispondente, e possiamo affermare l'influenza e il segno adeguati ad ogni specie di animale,
saremmo in grado di inferire il carattere dalle sembianze. » (Traduzione A. J. Jenkinson)
Il testo greco è un po' oscuro, ma sembra che Aristotele si riferisca alle caratteristiche
nella natura di ogni animale che si ritenevano presenti nei loro musi, per esempio
l'evidente predisposizione del koala per le foglie di eucalipto che egli suggerisce
potrebbe essere analizzata in cerca di corrispondenze.
Il primo trattato sistematico sulla fisiognomica giunto fino ad oggi è
Physiognomica attribuito ad Aristotele, più probabilmente frutto della sua scuola.
È diviso in due parti e quindi probabilmente in origine erano due lavori separati.
La prima sezione tratta soprattutto del comportamento umano sorvolando su
quello degli animali.
La seconda sezione è incentrata sul comportamento animale dividendo il regno
animale in maschile e femminile.
Da questo vengono dedotte corrispondenze tra l'aspetto umano ed il comportamento.
Dopo Aristotele, i trattati più importanti sono:
• Polemo di Laodicea, de Physiognomonia (II secolo a.C.), in greco
• Adamanzio il Sofista, Physiognomica (IV secolo d.C.), in greco
• Anonimo latino, de Physiognomonia (IV secolo d.C.)
Tipica illustrazione di un libro ottocentesco sulla fisiognomica (a sinistra: "profonda
disperazione"; a destra: "collera mischiata con paura")
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LA FISIOGNOMICA OGGI
Il principale esponente della fisiognomica moderna è stato il pastore svizzero Johann
Kaspar Lavater (1741 - 1801) che fu amico, per un breve periodo, di Goethe.
Il saggio di Lavater sulla fisiognomica fu pubblicato per la prima volta
in tedesco nel 1772 e divenne subito popolare. Venne poi tradotto
in francese ed inglese influenzando molti lavori successivi. Le fonti principali dalle quali
Lavater trasse conferma per le sue idee furono gli scritti di Giambattista della
Porta (1535 - 1615) e del fisico e filosofo inglese Thomas Browne (1605 -1682) del quale
lesse ed apprezzò Religio medici.
In questo lavoro Browne discute della possibilità di dedurre le qualità interne di un
individuo dall'aspetto esteriore del viso:
« (...)nei tratti del nostro volto è scolpito il ritratto della nostra anima (...). » (R.M., parte
2:2)
In seguito Browne affermò le sue convinzioni sulla fisiognomica nella sua
opera Christian Morals (1675 circa):
«Poiché il sopracciglio spesso dice il vero, poiché occhi e nasi hanno la lingua, e
l'aspetto proclama il cuore e le inclinazioni basta l'osservazione ad istruirti sui
fondamenti della fisiognomica....spesso osserviamo che persone con tratti simili
compiono azioni simili. Su questo si basa la fisiognomica... » (C.M., Parte 2, sezione
9)
A Thomas Browne è accreditato l'uso della parola caricatura in inglese, sulla quale si
cercò di basare con fini illustrativi l'insegnamento della fisiognomica.
Browne possedeva alcuni scritti di Giambattista della Porta tra cui <Della celeste
fisionomia> nel quale egli sosteneva che non sono gli astri ma il temperamento ad
influenzare sia l'aspetto che il carattere.
In De humana physiognomia (1586) Porta usò delle xilografie di animali per illustrare i
tratti caratteristici dell'uomo. I lavori di Porta sono ben rappresentati nella libreria di
Thomas Browne ed entrambi erano sostenitori della dottrina delle firme — cioè, le
strutture fisiche in natura come le radici, i gambi ed i fiori di una pianta, sono chiavi
indicative o firme delle loro proprietà medicamentose.
La popolarità della fisiognomica crebbe durante il XVIII e XIX secolo. Trovò in particolare
nuovo vigore negli studi del celebre antropologo e criminologo italiano Cesare
Lombroso, il quale ne trasse ipotesi di applicazioni pratiche nella criminologia
forense e nella prevenzione dei reati, giungendo a predicare la pena capitale come
unica soluzione contro la tendenza criminale innata e pertanto non educabile con la
sola pena detentiva.
La fisiognomica influenzò anche altri campi al di fuori della scienza, come molti
romanzieri europei tra i quali Honoré de Balzac; nel frattempo la 'Norwich connection'
alla fisiognomica si sviluppò attraverso gli scritti di Amelia Opie e del viaggiatore e
linguista George Borrow, inoltre fra molti romanzieri inglesi del XIX secolo si diffuse
l'uso di passaggi molto descrittivi dei personaggi e del loro aspetto fisiognomico in
particolare Charles Dickens, Thomas Hardy e Charlotte Brontë.
Nel XX secolo questa dottrina è stata da più parti tirata in campo a supporto di
ideologie xenofobe e pseudo-studi sulla razza.
La frenologia (le zone morfologiche cerebrali determinano determinate funzioni) era
pure considerata fisiognomica.
Fu creata intorno al 1800 dai fisici tedeschi Franz Joseph Gall e Johann Spurzheim e si
diffuse nel corso del XIX secolo in Europa e negli Stati Uniti.
In sostanza la fisiognomica moderna subisce nel tempo una serie di modificazioni
strutturali che la specializzano in varie discipline (dai primi rudimenti di psicanalisi alla
antropologia criminale di Cesare Lombroso).
Essa, infatti, è proporzionale alle conoscenze del periodo, ma ancor più alle metodologie
impiegate.
Parlando di fisiognomica moderna, si invade un campo vastissimo fatto di congetture neoaristoteliche, ma anche di mirabolanti imprese antropologiche, come la macchina che
misura le capacità intellettive umane partendo dall'analisi della forma del cranio, inventata
dai fratelli Fowler.
Tuttavia, che si tratti di tentativi pseudo-scientifici, o di volontari indottrinamenti razzisti,
questo spesso strato di ricerche resta un monumento alle buone e alle cattive intenzioni
umane, in quanto mai ha concesso prove scientificamente insindacabili.
Il recentissimo studio del naturalista Dario David (La vera storia del cranio di Pulcinella:
le ragioni di Lombroso e le verità della fisiognomica), ha messo in evidenza quanto
effimero sia il piedistallo antropocentrico, e nel contempo come possa essere studiato il
volto umano in relazione al comportamento, utilizzando il solo grandangolo
dell'etologia comparata e dell'ecologia.
I tratti somatici sono indicativi di una regione ben identificabile per cultura, religione,
storia, tradizioni o magari isolamento geografico.
Se quei tratti somatici (ammesso che siano effettivamente diversi) si associano ad un
comportamento, che magari sarà tipico o frequente nel luogo: allora ecco la
fisiognomica, o per lo meno una sua versione scientificamente accessibile, in grado di
relazionare comportamento e sembianza.
Benedict Lust Per Benedict Lust questa scienza non aveva nulla di pseudo-scientifico, anzi.
Egli aveva osservato, per il rigoroso metodo naturopatico che sviluppava in quegli anni,
che quando la gente guariva cambiava anche in volto.
Eliminando le scorie e le tossine, il viso diventava più "snello": il doppio mento
scompariva, tornava a vedersi il collo in quei volti che prima lo avevano
"sepolto" sotto strati di tessuto adiposo, anche i capelli in alcuni casi erano più
folti.
Per tutto questo cominciò a sviluppare un sistema di diagnosi "all'inverso", ossia: se le
modificazioni, una volta che la gente guariva da un determinato male erano costanti,
allora significava anche che, quando e quanto più quelle caratteristiche facciali
"sintomatiche" erano presenti in una persona, tanto più la persona era anche affetta da
quel determinato "male" specifico di cui le alterazioni nel viso erano soltanto un
sintomo.
!
FISIOGNOMICA E BIOPSICOLOGIA
Gli occhi specchio dell'anima!
Le ultime ricerche indicano chiaramente una relazione tra colore degli occhi e
carattere, attitudini e persino preferenze artistiche (Marco Pacori)
• Gli occhi, l'avremmo detto o sentito un migliaio di volte, possono essere furbi, tristi,
vacui, intelligenti e quant'altro ancora.
Non si tratta unicamente di modi di dire; la psicologia ha fornito prove più che
convincenti che le intuizioni popolari sono una volta tanto valide.
• La moderna scienza della comunicazione non verbale ha permesso di identificare
con precisione l'espressione che lo sguardo assume quando siamo in collera o
abbiamo paura; quando ci sentiamo tristi o felici.
• Si sa anche che un certo modo di guardare sfuggente, guizzante, incerto é spesso
un indizio che l'interlocutore sta mentendo.
• La sessuologia ha poi constatato come la dilatazione della pupilla e la luminosità
dell'occhio siano indiscussi segni di interesse e di attrazione.
Ma l'avremmo previsto mai che basandoci sul solo colore degli occhi, saremmo stati in
grado di fare ipotesi molto verosimili sul temperamento, sulle attitudini e addirittura
sulle preferenze artistiche di chi ci sta di fronte? Una vasta serie di ricerche testimonia
che esiste una relazione tra colore dell'iride (la regione colorata dell'occhio) e una
particolare disposizione del carattere e del comportamento.
In un recente numero della rivista "Development Psychology" è stato riportato l'esito
sorprendente di una ricerca condotta su bambini in età prescolare.
Nella prima infanzia uno dei contrassegni più accurati della timidezza é il colore degli
occhi: tranne eccezioni, chi é inibito con buona probabilità ha gli occhi azzurri!
Lo studio eseguito dagli psicologi Coplan, Coleman e Rubin dell'Università di Carleton
di Ottawa in Canada é la conferma definitiva di una serie di indagini che l'hanno
preceduta.
La corrispondenza scoperta viene meno dopo i 4-5 anni, quando il bambino comincia a
frequentare la scuola e ha di conseguenza maggiori contatti con coetanei ed adulti. A
quel punto, commentano i ricercatori Rubin e Both, lo svantaggio iniziale di chi ha gli
occhi chiari viene bilanciato dall'interazione con l'ambiente, rimettendo tutti sullo stesso
piano. Rosenberg e Kagan, altri due studiosi che hanno investigato il riguardo, ritengono che
alla base del rapporto fra occhi celesti e inibizione ci sia un comune substrato biologico.
Numerose altre ricerche analoghe dimostrano la fondatezza di questa ipotesi.
Studi paralleli hanno dato prova dell'esistenza negli individui con gli occhi scuri
di un maggiore stato di reattività neurofisiologica e mentale; questa condizione
li rende più scattanti, dinamici e vivaci rispetto alle persone con l'iride chiara,
che appaiono tendenzialmente più pacate, moderate e riflessive, ma anche, per
lo meno nei primi anni di vita, meno socievoli e più schive. La causa di queste due diverse predisposizioni sembrerebbe dipendere da una
sostanza naturalmente presente nel nostro cervello che, in funzione del suo ammontare,
renderebbe il sistema nervoso più o meno eccitabile. Il nome di questo elemento é
neuromelanina e si trova anche nell'iride e nella pelle (dove é chiamato melanina o
eumelanina) determinando il colorito di questi tessuti.
La neuromelanina appare in grado di facilitare gli scambi nervosi, accelerandone la
trasmissione. Il pigmento degli occhi e il suo omologo cerebrale sembrano andare di
pari passo: in altre parole, alte concentrazioni di melanina nell'iride (e quindi occhi
molto scuri) corrisponderebbero ad un altrettanto elevato livello di neuromelanina (e
ad una grande reattività nervosa).
L'inverso accadrebbe se gli occhi sono chiari. Un'indagine di Miller e altri
dell'Università di Louisville sembra dare peso a questa spiegazione. Questi psicologi
hanno constato come gli individui con gli occhi scuri forniscano in media prestazioni
migliori in attività fisiche che richiedano una bassa soglia di reazione come la boxe o il
giocare in difesa nel football; mentre chi ha gli occhi chiari pare dia il meglio di sè in
sport più misurati e di precisione come il bowling o il golf. Lo stato di più alta
eccitazione delle persone dagli occhi bruni é una condizione generalizzata che
coinvolge non solo la mente, ma l'intero organismo.
Uno staff di medici coordinato da Friedl ha riferito su "Autonomic Nervous System" il
risultato di un esperimento in cui era stata iniettata dell'atropina (un sedativo) a un
gruppo di uomini di età tra i 20 e i 30 anni.
E' emerso che gli individui reagivano diversamente a seconda del colore degli
occhi: chi aveva gli occhi castani esibiva un rallentamento del battito del cuore
per un intervallo inferiore rispetto a chi possedeva l'iride chiara.
Inoltre, la ripresa del normale ritmo cardiaco avveniva per questi ultimi con una
progressione molto più lenta. In uno studio affine, un equipe medica del "Kaiser Permanente Medical Care Program" di
Oakland, ha esaminato 1.031 persone che soffrivano di ipertensione e altrettante con
livelli medi di pressione. Si é così appurato che gli individui maggiormente a rischio di
ipertensione (un correlato in genere dell'eccitabilità) avevano in misura statisticamente
significativa l'iride di colore bruno.
Gli occhi scuri suggeriscono che l'individuo é anche più impressionabile di chi li ha
chiari. E' quanto ha dimostrato lo psicologo Markle. Lo studioso ha esposto a delle
scene in TV un rilevante numero di individui di entrambi i sessi. Le immagini
riguardavano situazioni neutre, violente oppure di accoppiamento fra animali. Le
reazioni erano testate con una sorta di macchina della verità. Facendo quindi un
confronto fra colore degli occhi e intensità delle risposte emotive é apparso evidente
che chi aveva gli occhi scuri aveva reagito in modo più forte; e, per contro, le "iridi
celesti" erano rimaste più impassibili.
Persino il giudizio estetico é connesso al colore degli occhi.
Da indagini sulle preferenze per forme e colori si é rilevato come chi ha gli occhi
castani o neri tende a prediligere figure simmetriche, oggetti complessi e
strutture che presentino un grande numero di angoli.
Al contrario, le persone con gli occhi chiari dichiarano un maggiore gradimento
per forme più ordinarie, regolari e non sono particolarmente sensibili al colore.
Quest'ultimo dato é stato provato sempre da una ricerca di Markle. Lo psicologo
aveva sottoposto un gruppo di soggetti al test di Rorshach (il test in cui vengono
mostrate delle macchie di china e viene chiesto cosa ci si vede).
Sette tavole del test su dieci sono in bianco e nero e 3 a colori. Dall'esame dei
risultati, il ricercatore ha constato come in generale chi aveva gli occhi chiari
avesse visto nell'insieme un maggior numero di profili; tuttavia, in relazione alle
tavole a colori (elaborate proprio per verificare l'effetto dell'emotività), il rapporto
si invertiva: erano gli individui con gli occhi scuri a rintracciare il numero più
grande di forme.
Partendo da queste osservazioni, altri studiosi hanno voluto verificare se queste diversità
avessero un rilievo anche in relazione al tipo di trattamento psicologico.
Gli studi che hanno coinvolto bambini e giovani adulti, hanno rivelato che chi ha gli
occhi scuri da risultati migliori con interventi di tipo comportamentale che prevedono
un maggiore coinvolgimento dell'individuo e una partecipazione più attiva.
Per converso, gli individui con gli occhi celesti trovano più giovamento con terapie
basate sul dialogo o comunque più "cerebrali".
Il volto è lo specchio dell' anima, ma meno negli uomini
Secondo la ricerca inglese, il tratto di personalità più facile da decifrare è la
religiosità: ma soltanto nelle donne
Ad esempio, se Barack Obama non avesse la faccia che ha, sarebbe ugualmente
diventato presidente?
Gli antichi greci ne erano convinti. Ma quando, nei secoli scorsi gli studiosi hanno
pensato di poter fare della fisiognomica una scienza, le prove non hanno retto.
Ora, dopo un secolo di abbandono, gli psicologi stanno riprendendo a studiare questa
che era ormai definita una pseudo-scienza, confortati da alcune significative
osservazioni statistiche. Per esempio, si è visto che se un politico ha un' aria
competente negli incontri televisivi, ha molte più probabilità di venire eletto (vedi
Berlusconi!).
Ancora: le persone col volto dai lineamenti dolci e un po' infantili, spesso entrano
nelle professioni legate alla cura degli altri, medici, paramedici.
Ricercatori dell' università dell' Ontario, in Canada, hanno notato che gli sportivi con un
viso caratterizzato da zigomi distanti, tendono a essere più aggressivi e dominanti.
Per verificare se è vero che i volti possono essere letti in modo oggettivo, la rivista New
Scientist ha collaborato ad un esperimento di psicologi delle università inglesi di
Glasgow e dell' Hertfordshire, che ha coinvolto quasi 8.000 lettori.
Questi sono stati chiamati a indovinare, fra volti maschili e femminili presentati on-line,
(ottenuti mixando foto di un migliaio di persone che hanno fornito anche un proprio
profilo psicologico) quali corrispondessero alle persone che si erano dichiarate
spiritose, o religiose, o affidabili, o felici.
Risultato:
• ben 73 osservatori su 100 hanno effettivamente individuato il modello femminile
corrispondente alle donne dichiaratesi religiose;
• il 70 % ha riconosciuto il modello di donna contenta e
• il 54 % quello di donna affidabile. Meno identificabili, le donne spiritose.
Molto più problematico l'abbinamento tra facce maschili e caratteri, il più difficile da
identificare: l'uomo contento. Solo un 22% di successo.
Come si spiega? «La donna non è più espressiva dell' uomo, piuttosto è più facile
"interpretare" un volto femminile, grazie all' esperienza maturata fin da neonati nei
confronti della mamma - commenta Giovanni Pietro Lombardo, docente di psicologia
della personalità all'Università La Sapienza di Roma.
Ma molti pregiudizi influiscono sulla reale capacità di lettura del volto altrui.
!
Uno studio dell'americana università di Princeton ha rilevato che vengono giudicate
particolarmente affidabili e remissive le persone che si presentano con un'espressione
sorpresa e bocca sorridente, anche se magari sono vipere.
Inaffidabili, quelle con bocca all' in giù e sopracciglia inarcate, considerate dominanti,
anche se mansuete.
Anche l'aspetto estetico può traviare. Per esempio, un volto "brutto" può essere
considerato, a torto, minaccioso.
Però è vero che la faccia può preannunciare un destino. Colpa (o merito) delle
aspettative altrui. Un bambino con tratti precocemente maschili verrà probabilmente
trattato da amici e parenti come un maschio dominante e probabilmente lo diventerà
davvero.
Mentre bimbi e adulti con facce infantili possono stimolare negli altri, l'attività di un
preciso centro emotivo del cervello, l'amigdala, che induce alla protezione.
!
<Le espressioni, dominanti o remissive, acquisite da giovani tendono a perpetuarsi
da adulti perché favoriscono lo sviluppo di certi muscoli facciali a sfavore di altri>.
!
Roberta Salvadori
I MUSCOLI FACCIALI PER L’IRA
Stress
Lo stress, il nemico numero uno della salute, dell'efficienza lavorativa e dell'armonia
familiare, va gestito con competenza e capacitá.
Poiché non esistono terapie farmacologiche efficaci per curarlo, imparare le strategie
antistress mentali e comportamentali é di vitale importanza per chi sente di essere in
questa situazione.
Sapevate, per esempio, che lo stress é contagioso? Che i vostri familiari e i vostri collaboratori piú stressati possono stressarvi e voi potete
stressare loro? Che lo stress familiare puó essere portato al lavoro e che lo stress lavorativo puó esser
portato a casa?
Imparare a conoscere il "nemico"
E' difficile parlare di stress senza cadere nell'ovvio e non solo perché essendo tutti
"stressati" sembra talora di parlare del fatto stesso di essere uomini, ma perché questa
definizione sembra oggi includere innumerevoli connotazioni.
La difficoltá risiede nel fatto che il concetto stesso di stress ha assunto significati e
contorni sempre piú indeterminati, finendo per indicare una serie di situazioni
fisiopatologiche talmente ampia da perdere, talora, la possibilitá di indicarne realmente
alcuna.
Oltre a ció, bisogna sottolineare come questo termine abbia finito per indicare, per lo
piú, situazioni cliniche legate a problematiche psico-affettive, dimenticandone sovente
le strette connotazioni somatiche che sono, invece, all'origine stessa delle enunciazioni
sullo stress di Canon (1 910-1 920) e di Selye (1936).
Qualche chiarimento, anche operativo, ci puó venire dal recupero dell'uso originario
della parola stress.
"Stress" deriva dalla terminologia ingegneristica anglosassone e si definisce come "la
forza che, applicata ad una struttura data, induce, in funzione della sua intensitá,
tensione reversibile oppure deformazione irreversibile (plastica) oppure rottura di
quella struttura".
Analogicamente, se riferiamo questa situazione alla struttura psico-fisica dell'uomo,
possiamo individuare una fase di resistenza reversibile (o di all'erta), una fase plastica e
una fase di rottura.
Ció premesso, é indubbio che parlare di stress vuol dire evocare situazioni di conflitto e
di tensioni emozionali determinate dalle problematiche relazionali che la vita moderna
con sempre maggior frequenza ci impone. E' abbastanza normale sentir parlare dello
stress indotto dal capufficio, dai figli, dalla moglie o dall'amante e via dicendo.
In realtá le cose non sono cosí semplici. Infatti, come abbiamo visto, la nozione di stress
ha in sé una certa ambiguitá.
Piú correttamente bisognerebbe parlare di
• stress positivo (eu-stress) e di
• stress negativo (di-stress).
Queste nozioni derivano dalla constatazione, illustrata dal diagramma seguente, per cui
una stimolazione modesta di una struttura biologica costituisce un fattore in qualche
modo utile ala fisiologia dell'organismo, mentre un eccesso di stimolazione e stress
introduce le basi per situazioni scompenso e di malattia.
Questi concetti sono molto importanti perché consentono di capire che da un certo
punto di vista lo stress non é evitabile perché legato a stili di vita che la societá ci
impone, da un altro punto di vista un po' di stress é persino auspicabile perché ci
mantiene piú vivi, attivi, efficienti. Chi non ha sperimentato la difficoltá e la fatica di certe
riprese di lavoro dopo le ferie a torto attribuite a vacanze non riposanti. Il problema é
esattamente l'opposto: un calo eccessivo di tono si avverte, nel momento della ripresa
del lavoro con un aumento del a nostra razione quotidiana di stress semplicemente
perché non siamo allenati.
Il problema vero, dunque, non é evitare lo stress ma mantenersi -per cosí dire- sulla
cresta dell'onda senza lasciarsi sopraffare da eccessi di tensione che ci sfinirebbero. Per questo lo stress non va eliminato ma gestito.
A questo proposito non sará fuor di luogo ricordare come la consapevolezza di poter
contare su strumenti utili al suo controllo sia di per sé un ottimo metodo per ridurre
l'incidenza stessa dello stress.
Un secondo aspetto di non secondaria importanza relativamente allo stress é costituito
dalla molteplicitá dei suoi aspetti.
Spesso infatti si dimentica che gli stress emozionali non sono l'unica forma di stress cui il
nostro organismo va incontro.
Un tipo di stress é lo stress metabolico costituito dall'affaticamento dell'organismo nel
lavoro di metabolizzazione e produzione di energia con produzione di pericolose
sostanze costituite dai radicali liberi.
Oltre a questo ricordiamo appena lo stress meteoropatico costituito dalla brusca
solecitazione dell'organismo da parte delle situazioni climatiche estreme come ormai
sempre piú di frequente succede in questa bella Italia non piú regione dal clima
temperato.
L'impatto sull'organismo di tutti questi fattori di stress é in grado di determinare degli
squilibri generali o locali che a loro volta sono in grado di indurre disturbi funzionali o
malattie a carico dei piú svariati organi e apparati.
!
Ma qual é il collegamento che consente allo stress di indurre tutta una serie di patologie
nell'organismo?
Per capirlo bisogna ricordare come l'organismo sia collegato nelle varie sue parti da una
complessa rete di interconnessione costituita dal Sistema Psico-Neuro-ImmunoEndocrino (PNEI).
Una piú attenta valutazione di questa grande rete di correlazione dell'organismo é alla
radice anche di una spiegazione maggiormente convincente di numerosi effetti di
terapie, ascritti a diverse medicine naturali, che si basano essenzialmente sulla capacitá
di riequilibrare situazioni di squilibrio globali quali quelle introdotte dallo stress
nell'organismo.
Attualmente si ritiene che l'azione dello stress sul sistema PNEI sia alla base di
numerosi disturbi acuti e cronici, alcuni dei quali, associati a livelli elevati di cortisolo
nel sangue.
Nei primi anni '30 uno sconosciuto medico canadese che iniziava a lavorare in una
industria farmaceutica del suo paese "scoprí" e "definí" per la prima volta il fenomeno
dello stress.
Hans Selye operava da pochi mesi in una modesta industria farmaceutica quando gli
venne assegnato il compito di testare la tossicitá e gli effetti collaterali di un farmaco
sugli animali da laboratorio, cosa del tutto normale in qualsiasi industria farmaceutica
piccola o grande che sia.
Doveva somministrare sotto forma di iniezioni sotto pelle un prodotto chimico a delle
cavie di laboratorio per verificare gli effetti del prodotto stesso.
Selye, forse per inesperienza, fece un qualcosa in piú che di solito non si fa mai in questi
casi, e cioé somministrare un placebo, ovvero una soluzione fisiologica quindi un
qualcosa privo di qualsiasi effetto, ad un altro gruppo di cavie.
Con il passare dei giorni il gruppo di cavie su cui veniva provato il farmaco iniziava a
presentare tutta una serie di alterazioni comportamentali, e fin qui tutto nella norma, ma
la grande sorpresa di Selye fu che anche il gruppo che riceveva la sostanza innocua
iniziava a presentare varie alterazioni. Come era possibile? Dopo innumerevoli verifiche ed esperimenti Selye comprese che le alterazioni del
gruppo che riceveva la soluzione fisiologica era dovuta esclusivamente all'operazione
stessa di prelevare le cavie dalla gabbietta, tenerle strette nella mano, pungerle con
l'ago, reinserirle nella gabbia ecc. ... cioé in pratica erano quelle procedure manuali che
causavano una risposta da parte degli animali che si traduceva in comportamenti
alterati!
Quindi erano tutta quella serie di azioni che causavano nell'animale uno stato di
sovraccarico cioé uno stato di stress.
Questa é la traduzione piú giusta della parola Stress: stress uguale sovraccarico inteso
come un qualcosa di esterno o interno che altera lo stato di equilibrio di un organismo
vivente.
I suoi esperimenti proseguirono su altri gruppi di cavie con altri metodi, esposizione a
temperature molto fredde, temperature molto calde, piccole ferite, piccoli traumi ecc...
Tutto questo lo portó a definire un concetto fondamentale ancora oggi poco divulgato,
e cioé che il nostro organismo reagisce allo stesso identico modo, qualsiasi sia il tipo di
stress.
Questo vuol dire che se per esempio si litiga con il vicino di casa, si vive in un luogo
inquinato, si subisce un trauma fisico (incidente) o un trauma psichico (perdita di una
persona cara), ecc... l'organismo metterá in moto sempre lo stesso meccanismo di
difesa, e quindi per la concomitanza di piú episodi stressanti o per l'intensitá e la durata
di questi episodi, il sistema puó indebolirsi e "perdere colpi", cosí iniziano i sintomi, i
disturbi, le malattie. A livello anatomico questo fondamentale sistema di difesa coinvolge tutta una serie di
strutture molto importanti: l'Ipofisi - l'Ipotalamo – le Ghiandole Surrenaliche - gli Ormoni
Steroidei, Cortisone in primis - gli Organi Immunocompetenti: Timo - Milza - Linfonodi e
per finire i Linfociti, cellule bianche del sangue tutto ció é alla base della moderna
P.N.E.I. cioé la Psico - Neuro - Endocrino - Immunologia, la branca della Medicina che
solo da pochi anni ci fornisce degli studi per esserci di aiuto nel capire i vari meccanismi
patogenetici delle varie malattie da stress, e patologie psicosomatiche.
Che poi qualcuno soffra di cefalea da stress o eccessivo nervosismo o dermatite o colite
da stress é meno importante ed é dovuto al fatto che ognuno di noi puó avere un
organo o una struttura piú "debole", piú "aggredibile" e quindi piú esposta a divenire
organo bersaglio su cui si concentrano i disturbi. Questo puó dipendere da un fattore
genetico o per infezioni batteriche o virali passate o per traumi fisici subiti nel corso
della vita, certo é che se non si risale alla radice dei sintomi e si cerca di capire il
significato e l'evoluzione della malattia stressante, si corre il rischio di curare solo i
sintomi senza risolvere i veri problemi che sono alla base di molte malattie.
Lo stress ci fa arrabbiare e scoppiare, per cui è necessario correre ai rimedi: un
rimedio proviene proprio dalla fisiognomica applicata alla muscolatura…
I risultati delle analisi sulla funzionalitá del sistema immunitario in gruppi di stressati,
trattati l’uno con farmaci e l’altro senza ma col sorriso e azioni simili provenienti dalla
fisiognomica, sono stupefacenti:
il gruppo che ha ricevuto un sostegno psicologico facendo uso di fiosiognomica,
a differenza dell'altro, mostrava, a distanza di sei mesi dalla psicoterapia, un
aumento dell'attivitá del sistema immunitario.
In particolare delle natural killer, che sono, assieme ai cosiddetti linfociti T citotossici, le
cellule capaci di riconoscere, aggredire e distruggere i tumori.
Ecco, quindi, una possibile spiegazione del meccanismo con cui agisce la psicoterapia e
il sostegno psicosociale in generale: un aumento della attivitá di sorveglianza
immunitaria contro i tumori conseguente a una riduzione del grado di stress e ansia che
largamente accompagna la malattia.
L'interesse su come gli stati interiori influenzino la condizione della nostra salute é di
vecchia data.
Giá il medico greco Galeno (130-200 d. C.) aveva evidenziato come certe tipologie
umane avessero la predisposizione a sviluppare determinati disturbi.
Galeno aveva descritto come il tipo "melancolico" avesse la tendenza a sviluppare dei
tumori piú di ogni altra tipologia.
La medicina, dalle sue origini, aveva osservato lo stretto rapporto esistente fra il corpo e
la psiche, da qui il detto romano: mens sana in corpore sano.
Negli ultimi anni, con il concetto di disturbo psicosomatico - cioé della psiche che
influisce sul soma, il corpo - la scienza sta tentando di identificare e meglio
comprendere queste importanti connessioni. In modo particolare si sono concentrati gli
studi sull'effetto dello stress.
Questa parola inglese, tradotta letteralmente, significa "sollecitazione" - "frizione",
indicando perfettamente cosa puó arrivare a provocare.
!
!
!
APPENDICE
FISIOGNOMICA E VOLTO
"Pensate che tra l'interno e l'esterno di una persona ha luogo una precisa concordanza"
!
I filosofi greci erano incuriositi dalle varietà dei volti umani e dei relativi caratteri.
Il viso venne visto come specchio dell’anima. E spesso apparentavano i caratteri umani
alle specie animali: c’erano l’uomo leonino, quello volpino, quello rapace.
Chi ha il naso di coniglio vorrà dire che è codardo; chi ce l’ha d’aquila sarà d’animo
grande; chi camuso è lussurioso come i cervi; chi ha il labbro superiore che sporge su
quello inferiore è stupido come gli asini; chi ha le gengive sporgenti è litigioso come i
cani…e così via.
Troviamo queste similitudini elencate nel testo straordinario intitolato Fisiognomica,
opera dagli antichi attribuita ad Aristotele in persona, dai moderni invece ritenuta di
mano di qualche suo allievo. Fronti alte e basse, complessioni grossolane o esili, occhi
piccoli o sgranati, labbra sottili o tumide, corpi gentili e ben proporzionati oppure tozzi
e sgraziati: tutto partecipa di un vero e proprio sistema in cui, alla maniera greca, ciò che
è bello è anche buono e ciò che è brutto è anche cattivo. E non si tratta di pregiudizi o
di sciocchi paragoni.
Alcuni ricercatori (a partire da Adamanzio per arrivare al grande Giordano Bruno),
hanno notato singolari rassomiglianze fra alcuni volti umani e quelli degli animali.
Mentre altri (come i medici cinesi dell’antichità) hanno cercato di leggere nel volto il
grado di salute dell’individuo, vedendo nel viso uno specchio energetico dei vari organi
del corpo umano e delle sue funzioni. Similmente, in tempi più recenti (ma rifacendosi
comunque a studi medioevali), in Europa sono state individuate alcune tipologie che
individuano caratteristiche psicosomatiche (celebre in tal senso il trattato del medico
francese Léon Vannier).
Questi primi antropologi della nostra civiltà avevano un criterio: “a un determinato
corpo è connesso un determinato comportamento“.
La fisiognomica richiede pazienza e precisione; non la si può penetrare con un
atteggiamento sbrigativo e frettoloso, leggendo un semplice manualetto — richiede anni
di studio, di osservazione, e una capacità di analisi il più possibile globale.
L'interesse per questa disciplina, o ars, che si propone di utilizzare i caratteri propri del
singolo corpo umano come signatura di qualità psichiche e morali corrispondenti, era
presente già in epoca antica e rifiorisce in modo significativo nel mondo latino
medievale a partire dal sec. XIII.
Nelle classificazioni filosofiche precedenti (come quella di Ugo da San Vittore, sec. XII)
non vi è alcun accenno al nuovo sapere, sebbene proprio a questa altezza cronologica
se ne siano gettale le basi, come risulta dalle elaborazioni della teoria dei temperamenti
messe a punto dalla profetessa Ildegarda di Bingen e dallo chartriano Guglielmo di
Conches.
A Costantino Africano si deve il 'presupposto filosofico' su cui si fonda la tradizione
fisiognomica latina, che si presenta allo studioso come un insieme articolato e
complesso di dottrine di varia origine e provenienza: “come il corpo segue l'anima nello
svolgimento delle sue operazioni, così le facoltà dell'anima seguono le differenti
complessioni corporee”.
In questa direzione si sono mossi gli autori del XIII secolo, che, sulla scorta della
Physiognomonia, anonimo compendio dell'antico sapere fisiognomico latino già diffuso
nei codici del XII secolo, e con il fondamentale contributo delle classificazioni delle
scienze offerte dagli arabi Razi e Avicenna e della medicina galenica rielaborata dalla
scuola salernitana, hanno messo a punto i nuovi sviluppi della disciplina.
Nel corso del Duecento, infatti, si comincia a discutere in modo più sistematico sullo
stuto epistemologico, l'oggetto, i principi, i metodi e i fini della fisiognomica. E' proprio
in questo periodo, infatti, che si costituisce un canone di testi che saranno la base
dell'insegnamento e della ricerca; tra questi, si ricordano la sezione fisiognomica del
Liber ad Almansorem di Razi, che è letta sotto il titolo di Physionomia; il De
physiognomonia Libellus sopra citato; il Secretum secretorum pseudoaristotelico. I
primi autori a dedicarsi a questa disciplina sono Michele Scoto, che scrisse un Liber
Phisionomie, Alberto Magno, Ruggero Bacone e, alla fine del secolo, Pietro d'Abano e
Giovanni di Jandun. Il loro principale interesse fu quello di attribuire alla fisiognomica lo
statuto epistemologico di scienza, liberandola dai rapporti sospetti che la legavano alle
altre artes divinatorie, compromesse con il pericoloso ambito della magia, in primis
l'astrologia, che poneva la questione del rapporto tra la causalità naturale terrestre e
quella celeste. Per evitare tali dannose implicazioni, i medievali accostarono sempre più
tale disciplina alla medicina e particolarmente allo studio anatomico delle parti del
corpo umano, condannando esplicitamente in taluni casi anche il ricorso ad un metodo
consolidato in età classica, ovvero l'analogia tra i 'tipi' umani e le specie animali, che
rimaneva confinato ai bestiari moralizzati, pur così diffusi nel medioevo.
Si procedette così alla progressiva assimilazione di materiali di provenienza eterogenea
all'interno di un contesto disciplinare che si andò istituzionalizzando proprio in quegli
anni, il cui insegnamento finì per coincidere, all'interno dell'università, con la lettura di
un testo posto sotto l'autorità di Aristotele, la Physionomia, pseudoepigrafa, ma
composta in ambiente peripatetico. Un interessante esempio dell'approccio scolastico
alla fisiognomica è rappresentato dalle lectiones del testo pseudoaristotelico (che
circolava insieme alla autentiche opere di filosofia naturale dello Stagirita) prodotte da
Guglielmo di Spagna, recentemente identificato con Guglielmo di Aragona.
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Già nel Trecento, infatti, la fisiognomica era riconosciuta legittimamente come una
sezione della filosofia, quindi insegnata alla facoltà di arti, e il testo di Aristotele,
giudicato parte integrante del corpus delle opere dello Stagirita, entrò a far parte di
detto curriculum.
In stretta correlazione con l'ambito teorico ed epistemologico della filosofia naturale e
con la medicina da un lato, e fortemente implicata con la filosofia pratica e con
la politica dall'altro, in virtù della sua funzione di 'guida' alla conoscenza e controllo
delle passioni umane, la fisiognomica si rivelò doppiamente interessante per i
medievali, che ritennero degne di attenzione le raccolte e i compendi anche fuori
dall'ambito universitario, presso le corti e la curia papale, che furono utilizzate dai
governanti per selezionale persone degne di fiducia per i ruoli più importanti.
Da scienza del corpo, che utilizza i sensi, la potenza intuitiva, rivolta all'osservazione
diretta dei corpi vivi, la fisiognomica diventa così scienza del libro, fondata sulla lettura e
sul commento della Physionomia, con il contributo delle auctoritates. Si perde così
progressivamente l'adesione alla concretezza dell'esperienza, in favore di una sempre
più disciplinata scienza che trova la sua raion d'essere nella sua utilitas per i governanti
e la sua collocazione ideale all'interno di uno spazio teorico sempre più ristretto, fra
medicina, psicologia e biologia, all'interno dell'ordine aristotelico delle scienze.
Il Volto
Il nostro volto è la parte del corpo forse più imbarazzante, perché possiamo vederlo
solo riflesso in uno specchio, mai direttamente.
È qualcosa che, in genere, vedono gli altri, non noi. E questo ci causa un certo
comprensibile disagio...
Il nostro volto contiene un centinaio di muscoli che quotidianamente utilizziamo,
contraendoli e rilasciandoli in continuazione.
A ogni stimolo forte che ci colpisce in maniera sensibile, i muscoli si contraggono; se lo
stimolo è tenue e piacevole, i muscoli si distendono.
Ognuno di noi ha un suo modo particolare di reagire davanti alle sollecitazioni della
Vita, alle gioie, ai dolori, alle delusioni, alle sconfitte, alle vittorie e alle nostre stesse
pulsioni interne.
Il nostro viso diventa in tal modo, con il trascorrere degli anni, il risultato di una
accumulazione del nostro vissuto quotidiano.
Si dice che da bambini il nostro volto è opera di Madre Natura, mentre con l’avanzare
degli anni — soprattutto dopo i quaranta — il volto diventa una nostra personale, sia pur
involontaria, creazione.
La bocca, gli occhi, il naso, le orecchie e ogni nostra ruga ci smascherano, mettono a
nudo ciò che realmente siamo.
Ogni parte del volto ci svela qualcosa, ma bisogna saper osservare con attenzione.
Ovviamente, si deve considerare il tutto in linea generale, tranne eccezioni!
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I CAPELLI
Indicano la nostra capacità di resistenza alla fatica e alle emozioni.
Se abbiamo capelli grossi, consistenti, probabilmente siamo persone dotate di forza di
volontà e abbastanza forti emotivamente. Al contrario, avere capelli piuttosto fragili
denota una forte sensibilità, ed anche poca resistenza allo stress.
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LA FRONTE in genere
Indica quanto siamo intelligenti e aperti alla Vita.
Una fronte con attaccatura alta e piuttosto tonda appartiene ad una persona molto
socievole, che ci tiene all’amicizia.
In genere chi tende a sognare ad occhi aperti ha una fronte bombata.
Avere una fronte piatta è tipica di chi è molto pratico e materialista. Una fronte
sfuggente denota grandi ambizioni e una certa impulsività. Avete una fronte larga alla
base ma stretta in alto? Può significare che siete persone geniali e molto capaci.
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Le SOPRACCIGLIA Stanno ad indicare le caratteristiche del temperamento.
Se abbiamo sopracciglia che formano un piccolo ponte in mezzo alla fronte allora
probabilmente siamo persone possessive nei confronti di chi amiamo e manifestiamo
spesso la nostra gelosia. Le sopracciglia arcuate svelano un temperamento passionale, che si entusiasma subito
per quello che fa. Se le sopracciglia sono distanziate tra loro e dritte vuol dire che siamo
persone molto sensibili e attente agli altri.
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Gli OCCHI
Da sempre considerati “lo specchio dell’anima”, poiché esprimono le emozioni che
proviamo. Difficilmente gli occhi possono mentire.
Chi ha gli occhi grandi è di sicuro più estroverso di chi li ha piccoli.
Chi ha uno sguardo sfuggente che non si fissa mai in un punto denota una personalità
poco incline ad assumersi impegni e responsabilità.
Chi ha uno sguardo penetrante e fermo quasi sicuramente è una persona sicura e
determinata.
E chi ha gli occhi rivolti all’insù, come quelli di un gatto? Tipici di una persona molto
decisa ma nello stesso tempo opportunista.
Occhi diversi uno dall’altro sono tipici di chi riesce a trovare soluzioni originali e vedere
la realtà da diversi punti di vista.
Avere occhi vicini significa possedere un carattere insicuro e dipendente dagli altri, dal
giudizio della famiglia, che in genere si appoggia a chi è più forte per lasciarsi
proteggere.
Occhi distanti denotano una persona equilibrata e aperta, piuttosto tollerante con tutti.
Occhi molto lontani? Forse siamo un po’ ribelli, e ci teniamo troppo alla nostra libertà e
indipendenza.
Anche il colore degli occhi può avere un preciso significato.
• Occhi di colore verde: indicano una persona creativa e fantasiosa;
• occhi azzurri: appartengono di solito a persone superficiali che non amano le
relazioni troppo impegnative;
• occhi grigi: forse tipici di una persona troppo razionale;
• occhi neri: è raro trovarli, ma in genere denotano una grande passionalità, per cui
se abbiamo una relazione con una persona con occhi di questo colore
prepariamoci ad una grande passione;
• occhi blu: esprimono una dolcezza molto rara;
• occhi marroni: in base alle sfumature, possono appartenere a persone fredde o
generose nei sentimenti.
La Bocca
Si tratta di una parte del volto particolarmente importante, poiché attraverso di essa noi
comunichiamo con gli altri per mezzo del linguaggio verbale: esprimiamo i nostri
pensieri e talvolta addirittura, raramente, esterniamo le nostre emozioni.
E tuttavia, se attraverso le parole possiamo mentire, la bocca in sé rivela la nostra vera
natura. I muscoli della bocca sono quelli maggiormente in attività nel nostro volto, e
mentre parliamo la bocca prende la forma delle parole che pronunciamo.
Se ci alleniamo a osservare i volti (il nostro e quello degli altri), possiamo ricevere una
quantità impressionante di indizi e fare scoperte molto interessanti.
L'uomo è un fascio di complessità, un insieme di forze che si scontrano e si
armonizzano, in tensione o rilassamento, è una polarità irrisolta e irrisolvibile che va
colta nella sua complessità, pena lo scadimento nel riduzionismo.
Nell'uomo vive, ed è questo il principio cardine cui un’autentica fisiognomica si ispira,
una tensione tra esterno e interno, e l'osservazione dell'uomo può dire molto di più sul
suo carattere e sulla sua individualità di quanto egli stesso intende far trasparire dai
suoi atti, dalle sue parole o dalle sue produzioni in genere.
Quante promesse, quanti giuramenti, quanti inganni, quante preghiere sono state dette
sfiorando appena le labbra, quanta storia dietro ad esse.
E le parole possono essere anche dolci e mielate, ma è la bocca quella che conta: è il
vero specchio di ciò che si dice, e "a buon intenditor... ".
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LA FORMA
Grande
Temperamento generoso, ardente, vitale e sensuale.
Piccola
Indica debolezza, passività e tendenza all'egocentrismo.
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Aperta
Rivela una natura semplice, ingenua ed influenzabile.
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Socchiusa
Indizio di apertura verso gli altri e di vivi interessi.
Ridente
Disponibilità al calore umano e all'amicizia.
LE LABBRA
Carnose
Indicano una natura aperta, leale, versatile e tendente ai piaceri materiali.
Poco carnose
Tendenza al raziocinio, all'autocontrollo e talvolta al cerebralismo.
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Sottili e bocca larga
Grande desiderio di affermazione per il raggiungimento delle proprie mete.
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Sottili e bocca socchiusa
Ambiguità e inaffidabilità non disgiunte dalla capacità di mascherare la propria natura.
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Tirate in dentro
Rivela una personalità dal temperamento introverso, insicuro e piuttosto pauroso.
Labbro superiore sporgente
Indizio di tolleranza e comprensione verso gli altri, di ricchezza interiore e di coerenza.
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Labbro inferiore sporgente
Manifesta un soggetto spesso intollerante, tendente alla furbizia e alla poca lealtà.
Labbro superiore ben marcato, a cuore
Ad un buon equilibrio psicofisico, fa riscontro una Vita sentimentale
vivace, talvolta anche troppo.
Labbro inferiore in dentro
Significa incertezza, insicurezza delle proprie capacità, difficoltà ad inserirsi e a
comunicare.
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Labbro inferiore corto e poco sviluppato
Indica fragilità interiore, debolezza ed indecisione.
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GLI ANGOLI
In su
Denotano simpatia, ottimismo, coraggio e tendenza alle imprudenze.
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In giù
Natura pessimista, incerta, eternamente scontenta e priva di slanci autentici.
Molto in su
È indizio di superficialità, volubilità, tendenza all'esibizione e amore per gli eccessi.
Molto in giù
Rivelano un soggetto amareggiato a tal punto, da non riuscire ad apprezzare più nulla.
Un solo angolo a salire
Indica una natura decisamente eccentrica e mutevole, vitale ma anche altalenante nei
suoi interessi.
Un solo angolo a scendere
È indice della capacità di avere facilmente la meglio sugli altri, e della tendenza a
sottolinearne il ridicolo.
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