Marocco, settore auto a tutto gas.Paese a caccia investitori

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Venerdì, 30 Ottobre 2015 | 9:15
Marocco, settore auto a tutto gas.Paese a caccia investitori
Dopo Renault e arrivo Peugeot in 2019 si spera negli italiani
12 ottobre, 13:11
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(di Cristiana Missori) (ANSAmed) - TANGERI - Con 227 mila auto prodotte nel 2014, un fatturato di circa 5 miliardi di euro, un
export di settore pari a 3,6 e 85 mila occupati, il Marocco è oggi il più grande produttore di veicoli della regione Mena (Middle East
and North Africa) e il secondo del continente, dopo il Sudafrica. Il Regno alawita, però, spinge sull'acceleratore e punta ancora più in
alto: ''raggiungere entro il 2025 un fatturato di 10 miliardi di euro; produrre 1 milione di veicoli l'anno e attirare nuovi investitori,
soprattutto italiani''. Il Marocco ''vuole uscire dalla sua zona di conforto'', spiega il responsabile del settore auto di Invest in Morocco agenzia per lo sviluppo degli investimenti del Regno - Khalid Qalam. Tradizionalmente legato alla Francia e alla Spagna, il Paese
magrebino apre all'Italia proponendo nuove partnership nel comparto dell'automotive, ormai tra quelli chiave per l'economia del Paese.
La produzione prevista per il 2015 ''è di 470 mila veicoli, di cui solo 120 mila sono destinati al mercato interno''. ''Quest'anno - ricorda le nostre esportazioni di auto hanno superato quelle di fosfati''. Circa l'80% dei veicoli prodotti nei due stabilimenti della Renault Casablanca (Somaca) e Tangeri - è infatti destinata all'export (soprattutto verso la Spagna, il Portogallo e la Francia). A immaginare in
Marocco una produzione di auto low cost, di fascia media, da vendere sui mercati esteri furono ''Hassan II e l'avvocato Agnelli''. Negli
anni '80, però, la Fiat decise di vendere le sue quote dello stabilimento di Somaca alla Renault che mise così in atto il progetto. ''La Fiat
perse una grande opportunità'', rimarca Qalam. Ad attirare le case automobilistiche e i produttori di componenti auto, sono soprattutto la
zona franca di Tangeri e l'Atlantic Free zone di Kenitra (dove a partire dal 2019 Peugeot-Citroen inizierà a produrre circa 200 mila
veicoli).
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Grazie alla batteria di incentivi di cui godono gli investitori (dall'esenzione totale delle imposizioni fiscali nei primi 5 anni di attività,
all'abbattimento totale di dazi doganali e Iva per i beni e i prodotti importati, fino all'accesso ai programmi di finanziamento messi in
atto dai fondi Hassan II e per lo Sviluppo industriale e degli Investimenti), il Marocco è ''da 3 a 6 volte più conveniente rispetto ad
alcuni Paesi dell'Est europeo''. Nel Regno, sottolinea, ''un operaio costa 1,55 euro l'ora. In Romania, finora considerata l'eldorado, ne
vale 4,6 euro l'ora''. Dopo Renault, che è riuscita a portarsi dietro circa 150 componentisti e l'arrivo di Peugeot (con un investimento di
circa 557 milioni di euro) e di un terzo grande costruttore con cui si sta trattando, Rabat spera che molti altri produttori della filiera
siano motivati ad attraversare il Mediterraneo e impiantarsi nel Paese. In questo scenario, l'Italia è ancora ''troppo poco presente''. In
campo in questo momento c'è la Sigit, azienda piemontese che proprio di recente avrebbe deciso di raddoppiare il suo investimento in
Marocco.
''Quel che vogliamo fare è mettere in contatto i grandi produttori con i fornitori e costruttori di componenti. L'Italia come anche
Germania e Regno Unito sono per noi partner strategici''. L'appuntamento per ora è a Torino, il 28 ottobre con l'Anfia (l'Associazione
nazionale Filiera Industrie automobilistiche) e Amica, l'Associazione degli industriali e fornitori dell'automobile marocchina. Per
dicembre, invece, è attesa la visita in Italia del ministro dell'Industria Al Alami.
(ANSAmed).
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