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Sito internet: http://nibble.it – Responsabile e titolare del blog:
dott. Marco Valerio Principato
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Fax: 02/39198534
Blog di riflessione su notizie, tecnologia, cultura, società
IDEE E PENSIERI
pagine.
AdBlock: volete la
guerra? E guerra sia
Marco Valerio Principato
È iniziata una guerra sorda tra media che vogliono bloccare AdBlock
e internauti che non vogliono cedere sull'impiego dei propri mezzi
di comunicazione. Preparatevi: non
ci saranno vincitori.
Giusto? Ingiusto? Una violenza? Una legittima difesa? Un sopruso? Nessuna risposta è corretta, nessuna è sbagliata:
fatto sta che, così come i siti hanno iniziato a “difendersi”, così gli internauti –
per mano di altri sviluppatori – hanno a
propria volta iniziato a difendersi e a
“impedire” di rilevare se stiano o meno
impiegando sistemi di blocco della pubblicità.
È il technium1 che è in mutamento, generato dai cambiamenti voluti da noi
stessi, baby.
Fa sorridere vedere i cartelli, come li
chiamava la buonanima di mia madre,
che siti come Forbes2 affiggono sul video di chi tenta di navigare sul loro sito
con AdBlock attivo (vedi immagine 1 in
testa).
Immagine 1: Il banner di Forbes, che si interpone tra chi usa AdBlock e
la fruizione del sito.
Vi sarete accorti tutti che impiegare AdBlock, l'ormai celebre estensione per
browser grazie alla quale non si vede
pubblicità sulle pagine Web che visitiamo, è diventato arduo: più di qualche
sito attua strategie per rilevare l'eventuale adozione di quel plugin e, in caso
affermativo, viene negato l'accesso alle
1
Immagine 2: Il sito di Zeus News
(www.zeusnews.it), che rileva la
presenza di AdBlock attraverso
l'adesione all'iniziativa «BlockAdBlock».
2
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Fa sorridere che
anche realtà locali
abbiano aderito
(vedi immagine 2)
ad iniziative come
BlockAdBlock, il
Il termine Technium è stato diffuso da Kevin Kelly, che nel suo
libro Quello che vuole la tecnologia, ed. Codice, Torino 2011, lo
impiega per spiegare le linee evolutive del rapporto tra
conoscenza e modificazioni della tecnologia.
Forbes (www.forbes.com), per chi non lo conoscesse, è il sito di
una «rivista statunitense di economia e finanza fondata nel 1917
da Bertie Charles Forbes, noto come B. C. Forbes (1880-1954)»
(fonte: Wikipedia, Forbes, in https://it.wikipedia.org/wiki/Forbes).
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cui sito dimostra subito di essere esso
stesso capace di bloccare AdBlock (vedi
immagine 3 e 4)3.
Fa sorridere perché basta già passare da AdBlock o Immagine 3: L'apertura del sito di
al suo esordio, noAdBlock Plus a BlockAdBlock
nostante la presenza di AdBlock
Ublock Origin (un nel browser.
po' di Google e lo
trovate), e i due siti prima esemplificati
si lasciano leggere tranquillamente,
senza pubblicità e con due piedi in una
scarpa, come si dice a Roma.
Cosa c'è che non
va? Diverse cose.
4: Dopo qualche istante
Per esempio, For- Immagine
il sito di BlockAdBlock, in un browmunito dell'estensione, dimobes dice (trad. e ser
stra di essere capace di intercettarcorsivo miei, vedi la.
sempre immagine 1 in testa):
“Abbiamo notato che hai ancora
un Ad Blocker abilitato. Disabilitandolo o inserendo forbes.com in
WhiteList, puoi continuare sul nostro sito e usufruire dell'esperienza Forbes ad-light”.
Quindi, se Forbes ora promette una
3
L'iniziativa, il cui sito è http://blockadblock.com/, vuole
raccogliere il dissenso dei media interessati fornendo gli
strumenti tecnici necessari per mettere in atto la difesa,
consistente nell'impedire l'accesso al proprio sito in presenza
dell'estensione AdBlock. Il valore aggiunto portato consiste nel
rendere l'operazione facile anche per chi non ha esperienza di
programmazione Web e mira, molto probabilmente, a creare per
la retrostante organizzazione un “portafoglio” di utenti in grado di
costituire, in futuro, una base di clienti potenzialmente
convertibili in clienti paganti.
“esperienza Forbes ad-light” (ad-light significa letteralmente “pubblicità lieve,
soffice”, non invasiva, insomma: lo spiega in un'apposita pagina, vedi immagine
5) vuol dire che prima non la permetteva; vuol dire che prima l'esperienza era
pesante, tracciante, invadente.
La medesima solfa viene raccontata da Zeus News:
«[...]
prestiamo
particolare attenzione affinché la
pubblicità che in- Immagine 5: La spiegazione di Forbes circa la propria «offerta» di una
seriamo non sia «ad-light experience».
particolarmente
invasiva». Allora prima lo era, o almeno
non era così discreta come adesso.
Come ho già avuto modo di dire
(persino nella mia
tesi di laurea, vedi Immagine 6: Il punto della mia tesi
laurea in cui inizio a parlare della
immagine 6), la dipubblicità
nei termini di cui a quepubblicità non è il sto post.
diavolo: anch'essa
è, almeno potenzialmente, portatrice di
informazione e, dunque, di possibile conoscenza. Il problema non è la pubblicità. Il problema sono gli umani.
Gli umani, già. Che finora se ne sono approfittati e hanno spremuto fino all'osso
tutti gli strumenti possibili, leciti e illeciti, per stillare dalla pubblicità ogni
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centesimo, legale e illegale.
Hanno letteralmente imbottito – chi
più, chi meno – i propri siti di banner
autoespandenti, con audio che si attiva
e si riattiva da solo, pop-up, pop-under,
slide-in, doppi sfondi, player multimediali appositamente progettati per mostrare filmati solo se è stata precedentemente visualizzata la pubblicità4, pop-in
privi di possibilità di essere chiusi, badge sovrapposti con “obbligo di mi piace”
su Facebook e altre smancerie simili.
Cosa pensavate che accadesse? Che nessuno reagisse? Poveri illusi. Non avete
capito cos'è Internet e come funziona.
Non avete compreso che “impuntarsi” –
parlo per esempio di Forbes – oggi significa semplicemente che il tuo potenziale lettore meno evoluto ti dice ciaóne5
e se ne va a leggere la stessa notizia altrove (lo aiuta molto facilmente Google
News, solo per dirne una), mentre quel4
Lo feci notare persino a proposito del sito TzeTze, gestito da
Casaleggio Associati, quando AdBlock non era ancora diffuso
così tanto come oggi. Vedi mio post intitolato Beppe Grillo e gli
annunci su TzeTze, del 29 novembre 2014, su questo stesso
blog, in http://nibble.it/?p=11787.
5
Espressione impiegata sostanzialmente dai parlanti dell'area
giovanile (ma rapidamente adottata anche da larghe fasce d'età
più matura per l'efficacia della sottile metafora) che consiste in
un “grande ciao”, un ciaONE, appunto, metaforizzabile in molti
modi, il più comune dei quali è l'associarla a una fotografia
ritoccata ove compare il ciclomotore “Ciao” della Piaggio,
prodotto negli anni '60 del '900, ritratto in proporzioni enormi,
guidato da un omino minuscolo e con la scritta laterale
modificata in “ciaone”, nel tipico font utilizzato all'epoca dalla
Piaggio.
lo meno troglodita, per il semplice gusto
di superare l'ostacolo, gira la Rete e trova il sistema di fregarti.
“Fregarti” non significa leggere a sbafo,
non tenendo conto delle tue esigenze di
editore. Significa semplicemente che il
lettore non ti crede più, quando dici che
proporrai un'esperienza ad-light.
Perché lo hai a tua volta fregato più volte, piazzandogli alle calcagna dei segugi
digitali, che lo hanno inseguito a destra
e a manca, propinandogli annunci “a
tema”, profilandolo, schedandolo e misurandone tutto, dagli interessi alle tendenze, braccandolo ad ogni suo passo in
Rete. Lo hai spolpato fino all'osso e
oggi, giustamente, non ti crede più.
E allora è inutile che ti scaldi e cerchi di
fargli credere che adesso sei diventato
“bravo” e lo tratti con discrezione e diplomazia: non ti crede più. È la favola di
al lupo, al lupo, sempre valida.
Adesso non ti puoi risentire se quel lettore trova il modo di intercettare i tuoi
annunci e bloccarli, se utilizza (anche)
Ghostery e intercetta tutti gli script
traccianti, se blocca – o almeno cerca di
farlo – tutti i tuoi tentativi, vecchi e
nuovi, di spremerlo come un limone,
schedarlo, profilarlo e inquadrarlo.
Adesso è tardi. Voi, media di pochi scrupoli, finora non avete avuto alcuna re-
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mora. Non è dunque giustificato né giustificabile adirarsi se le remore, adesso,
sono i lettori a farsele. Siete voi che avete “rovinato” lo “strumento pubblicità”
così com'era, inquinandolo con un carico di significati che non aveva mai pensato di avere e dandogli degli incarichi
molto, molto oltre le righe.
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Questo post è online dal 19/04/2016 all'indirizzo:
http://nibble.it/?p=13616
Dovrete cercare altrove il mangime di cui
sfamarvi per restare in vita. Inutile insistere: la tecnologia non è a senso unico,
si concede a tutti, a voi come ai lettori.
È solo un problema di piccole differenze
temporali, ma la globalizzazione vi impedisce e vi impedirà sempre più di “riservarvi” l'esclusiva su una certa tecnologia. Anche questo l'avete voluto voi,
l'abbiamo voluto noi, siamo tutti corresponsabili.
Perciò vi toccherà pensare un modello
di business diverso, sia che esso si palesi
sotto forma di Paywall, sia sotto forma
di singolo pezzo a pagamento, fate voi.
Ma non si può pretendere di presentarsi
con una veste pubblica e poi reclamare
diritti di proprietà privata, entro cui far
valere le “proprie leggi”: non è così che
funziona.
Marco Valerio Principato
Argomenti trattati:
adblock, advertising, internet, tecnologie
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