0-002 muschi e altri biotipi

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0-002 muschi e altri biotipi
0-002 muschi e altri biotipi
ALTERAZIONE CROMATICA PER COLONIZZAZIONE BIOLOGICA DA VEGETALI INFERIORI
(ALGHE, FUNGHI, LICHENI O MUSCHI)
La formazione di muschi e altri biotipi affini
Sui prospetti degli edifici possono crescere, come su altre superfici “naturali”, le cortecce degli alberi e le rocce all’aria aperta, alghe, muschi, funghi e licheni, oltre ad altre forme vegetali “superiori”. La crescita di tali forme di vita autotrofa o saprofita
ha l’effetto principale di modificare la colorazione dei prospetti su cui si sviluppa, oltre ad aumentarne le caratteristiche di assorbimento idrico e, in certi casi, a disgregare per piccoli spessori i materiali se prendono corpo.
Alghe, muschi funghi e licheni, come tutti i vegetali, si sviluppano dove trovano abbastanza acqua per un tempo sufficiente,
ovvero se c’è un apporto idrico e se la quantità assorbita dal supporto è sufficiente a mantenerne umida la superficie per un
periodo sufficientemente umido, nonostante il tasso di evaporazione determinato dalle condizioni meteorologiche e di insolazione. La superficie nord, per esempio, non è la più bagnata ma quella “meno asciugata”, in quanto non solo il soleggiamento diretto, ma anche l’irraggiamento diffuso proveniente dalla porzione nord della volta celeste (almeno in questo emisfero) è
il più basso, durante il giorno.
Sia la quantità di acqua che la durata dei periodi di bagnamento dipendono dalla specie in oggetto: alcune alghe possono
vivere – a dispetto di quanto si può pensare – e crescere anche senza essere immerse in acqua liquida, alcune specie di
muschio si accontentano di periodi di bagnato molto breve.
Su questa facciata esposta a nord, cresce il muschio, nelle posizioni dove l’acqua meteorica e condensa si accumulano maggiormente.
Sia nel caso in cui questi vegetali si accumulano sulla superficie producendo considerevoli spessori, sia quando la loro crescita non modifica la tessitura superficiale del supporto, alghe, muschi, funghi e licheni, sviluppano una pigmentazione tale
da modificare il suo colore originario.
L’alterazione prodotta è spesso parzialmente reversibile, nella misura in cui una pulizia con acqua debolmente addittivata
(detergenti e tensioattivi) è sovente sufficiente ad asportarli dalla superficie, almeno fino a quando la loro crescita non comporta la disgregazione del materiale costituente per spessori visibili ad occhio nudo.
Al di sotto di questa piccola cornice (circa 3 cm), si nota uno spesso cordone
di muschio, sviluppatosi in una zona in cui, evidentemente, la geometria non
è in grado di “staccare la goccia” formata dall’acqua raccolta sulla superficie
orizzontale.
Le colonne in figura sono realizzate con una camicia di speciali laterizi “fatti a mano” riempita con un getto in calcestruzzo magro.
L’assenza di un risalto, anche minimo, in grado di minimizzare l’apporto dell’acqua raccolta dalla sua superficie orizzontale in sommità fa sì
che alcune parti della loro superficie si mantengano umide per tanto tempo, sufficiente a farvi crescere “rigogliosamente” il muschio, che
attecchisce soprattutto in corrispondenza dei giunti di malta., anche su superfici esposte all’irraggiamento solare diretto.
La stessa acqua, poi, causa la formazione di efflorescenze (particolarmente evidenti nella foto di destra). Tali anomalie sono state riscontrate già in fase di consegna degli alloggi agli acquirenti, ancora a cantiere aperto.
Tale alterazione, infine, non può essere considerata un vero e proprio guasto, quanto meno nella misura in cui non si fa rientrare nella categoria dei “gravi difetti” per il quale il codice civile italiano estende la responsabilità del costruttore a dieci anni
di garanzia. Ci sono, tuttavia, modi e modi: nelle figure che seguono sono rappresentati casi che per la velocità di manifestazione (nel primo caso durante la stessa realizzazione dell’opera) e per la loro estensione non possono che essere considerati “inaccettabili”.
Difetti e suggerimenti di prevenzione
Condizioni utili alla crescita di alghe, funghi, licheni e muschi su una superficie edilizia sono le seguenti:
la presenza di acqua
uno strato di finitura non aggressivo nei confronti dei principali biotipi (pH, assenza di composti velenosi)
una rugosità che permette una facile adesione delle spore alla superficie
L’ultima di queste condizioni è praticamente sempre verificata sulle superfici “edilizie”. Solo alcuni polimeri a base di fluorocarburi sono in grado di rendere “autopulenti” le superfici.
La seconda non si verifica solo se si aggiungono alla finitura speciali additivi antibiotici: molti funghi e alghe riescono a vivere
in condizioni estreme di temperatura o di pH. Questo costituisce un rimedio molto spesso unico, in determinate condizioni
ambientali.
La prima è quella su cui maggiormente si può influire attraverso le scelte progettuali. La presenza di acqua allo stato liquido,
infatti, è determinata:
dal fenomeno (non solo meteorico) sorgente, ovverosia dalle modalità con cui l’acqua raggiunge la superficie:
per risalita capillare;
da perdite di canalizzazioni (i pluviali, ad esempio);
per condensazione interstiziale;
da acqua meteorica battente di stravento;
da acqua meteorica proveniente, per rimbalzo, dal terreno o da altre superfici orizzontali;
per adsorbimento dall’aria
per condensazione superficiale durante notti serene.
dalla capacità di assorbimento del supporto e dalla velocità di assorbimento dalla superficie esterna
la prima dipende dalla stratigrafia completa della parete, la seconda, sia dal tipo di materiale utilizzato per la finitura, sia dalla presenza di cavillature, fessure o giunti
dalle condizioni meteorologiche (temperatura e umidità dell’aria) e di insolazione della superficie, che determinano il
potenziale di evaporazione del corpo inumidito come sopra
La facciata in figura è esposta a nord-est. Originariamente bianca, è un campionario di difetti di concezione della superficie: in primo
luogo, la pittura utilizzata è troppo sensibile all’acqua, poi gran parte dei dettagli, compresi i doccioni delle logge dell’ultimo piano che
producono le colature nell’immagine di destra, non allontanano efficacemente l’acqua raccolta dalle coperture e dalle superfici orizzontali in genere.
Prevenzione in fase di progetto
In fase di progetto è possibile agire in tre direzioni principali:
minimizzare l’esposizione della superficie alla pioggia (con coperture o altri elementi, dei quali occorre, però controllare gli eventuali possibili apporti idrici alla superficie verticale)
minimizzare la sensibilità della superficie utilizzando finiture fortemente traspiranti (permeabilità al vapore) ma possibilmente “idrofobizzate” (velocità di assorbimento) e magari anche addittivate con preparati “antialga” o simili e controllando l’eventuale instabilità del supporto (fessurazione e cavillatura)
minimizzare gli apporti locali, concentrati, da superfici orizzontali (modanature, coperture, logge e balconi, davanzali)
o canalizzazioni (doccioni e altri)
Prevenzione in fase di cantiere (Controlli in corso d’opera)
Durante la realizzazione di un edificio, è fondamentale garantire che i materiali utilizzati siano conformi a quanto previsto (se
opportunamente e completamente specificato) e che le modalità di realizzazione delle opere siano conformi a quella che genericamente viene chiamata regola dell’arte. L’affermazione è banale ed ovvia, ci rendiamo conto, ma si tratterebbe di elencare qui una lunga serie di regole al variare delle possibili tecnologie di finitura adottata.
Dal momento, tuttavia, che i rivestimenti più sensibili sono gli intonaci ed i rivestimenti plastici, ci si può limitare a ricordare
che, scelti opportunamente i materiali, si devono adottare tutte le ragionevoli cautele atte ad evitare che:
il supporto murario sia instabile e si fessuri
gli intonaci producano cavillature
le discontinuità e le irregolarità della superficie (angoli) siano il luogo della formazione di soluzioni di continuità
la pellicola di protezione (pitturazione)
Prevenzione in fase di gestione
Ricordiamo che depositi e loro incrostazioni sono, generalmente, il luogo ideale per la formazione di tali forme vegetali e che
l’eventuale effetto biocida di una pittura non dura in eterno. Un po’ di pulizia e il rinnovo della pitturazione della facciata (1015 anni se non ci sono problemi) risolve i problemi di cui sopra.
In entrambi i casi, l’acqua raccolta sulla modesta superficie di colmo di un parapetto, non viene opportunamente raccolta e percola sulla
facciata sottostante, creando, qui e in maniera assai irregolare, le condizioni per una crescita di alghe anche in condizioni di esposizione ai
raggi solari. A sinistra questo avviene per tutto il parapetto, a destra in corrispondenza di un giunto tra le scossaline di protezione.
È significativo osservare, in entrambe le immagini, come una piccola scossalina sia sufficiente ad eliminare il problema e come una piccola
interruzione in essa possa produrre effetti particolarmente evidenti.
La parete in oggetto è in blocchi prefabbricati in calcestruzzo, regolarmente posati realizzando sistematici giunti di dilatazione verticali tra
campiture di piccole dimensioni. Le finestre circolari sono poste in opera in un’imbotte in lamiera metallica, presumibilmente calandrata,
che realizza, ad elementi, una superficie continua di tenuta, che raccoglie sia l’acqua meteorica che vi penetra, di stravento, sia il particolato che vi si deposita. Il sistema dovrebbe essere dotato di un vero e proprio gocciolatoio, in grado di tenere lontano l’acqua raccolta in
prossimità del punto inferiore che bagna, in tale punto, la superficie in oggetto. In tale posizione, oltre ad un presumibile apporto del particolato raccolto sulle superfici verticali ed orizzontali del serramento, si accumula acqua a sufficienza per attivare la crescita di alghe o muschi.