università degli studi di macerata

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MACERATA
FACOLTÀ DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE
CORSO DI DOTTORATO DI RICERCA IN
THEORY AND HISTORY OF EDUCATION
CICLO XXIV
SCUOLA E SOCIETÀ NEL MERIDIONE. IL COLLEGIO SANNITICO E LA
FORMAZIONE DELLE ÉLITES DIRIGENTI IN MOLISE (1806-1848)
TUTOR
Chiar.mo Prof. Alberto Barausse
DOTTORANDO
Dott. Florindo Palladino
COORDINATORE
Chiar.mo Prof. Roberto Sani
ANNO 2011
Scuola e società nel Meridione. Il collegio Sannitico e la formazione delle élites dirigenti in
Molise (1806-1848)
Introduzione
4
Cap. 1 L’applicazione nel Regno di Napoli del modello dell’ Université impériale
1.1 La nascita del Liceo (1802)
1.2 L’Université impériale: moderno sistema di pubblica istruzione
1.3 L’ordinamento scolastico nel Regno di Napoli (1806-1808)
1.4 Il “sistema di pubblica istruzione” nel Decreto Organico (1811)
1.5 La regolamentazione (1816)
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Cap. 2 Biase Zurlo e il sistema d’istruzione secondaria in Molise (1810-1820)
2.1 La fondazione del collegio Sannitico
2.2 Scuole secondarie a indirizzo umanistico
2.3 I concorsi e le nomine nelle scuole secondarie: lo sbarramento del greco
2.4 Scuole di agricoltura pratica
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Cap. 3 Il declino dell’istruzione secondaria in Molise (1821-1828)
3.1 La Giunta di Scrutinio per la Pubblica Istruzione
3.2 Scrutinio del collegio Sannitico
3.3 Scrutinio e declino delle scuole secondarie
3.4 Scrutinio e declino delle scuole di agricoltura pratica
3.5 La riorganizzazione del collegio: l’opera dell’ispettore-rettore D. Orofino (1822)
3.5.1 Personale
3.5.2 Disciplina
3.5.3 Amministrazione
3.6 Il collegio negli anni Venti (1822-1828)
3.6.1 La reggenza di A. Scotti (1822-1823)
3.6.2 La reggenza di A. Amato (1823-1828)
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Cap. 4 Le scuole secondarie ed il collegio negli anni Trenta e Quaranta
4.1 Scuole secondarie e di agricoltura pratica (1830-1848)
4.1.1 Scuole secondarie
4.1.2 Scuole di agricoltura pratica
4.2 Il collegio Sannitico negli anni Trenta
4.2.1 La reggenza di C. Nardone (1828-1839)
4.2.2 Il consiglio provinciale e le proposte organiche sull’istruzione
4.2.3 La cattedra di giurisprudenza
4.2.4 La biblioteca
4.2.5 Il laboratorio di fisica
4.2.6 Gli alunni esterni
4.2.7 La sospensione del rettore C. Nardone
4.3 Il collegio Sannitico negli anni Quaranta (1840-1848)
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1
Cap. 5 Docenti, rettori e vicerettori del collegio Sannitico (1817-1848)
5.1 La figura docente nella normativa (1806-1848)
5.2 Il corpo docente del collegio Sannitico
5.2.1 Status: laici ed ecclesiastici
5.2.2 Provenienza territoriale
5.2.3 Qualifica: titolare o interino
5.2.4 Permanenza
Profili biografici: maestri esterni, professori, vicerettori e rettori
Cap. 6 Studenti del collegio Sannitico
6.1 Alunni interni del collegio Sannitico (1817-1834)
6.1.1 Provenienza territoriale
6.1.2 Estrazione sociale
6.1.3 Età d’ingresso nel collegio
6.1.4 Permanenza nel collegio
6.1.5 Esito formativo: qualifica/professione e incarichi politico-amministrativi
6.1.6 Conclusioni
Allegati
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Planimetria collegio Sannitico – 1822
Prospetto e planimetria collegio Sannitico – 1839
Rapporto dell’Ispettore D. Orofino - 1822
Alunni interni (1817-1834)
“Inventario della biblioteca” – 1854
2
Elenco delle abbreviazioni:
ASN = Archivio di Stato di Napoli
ASCb = Archivio di Stato di Campobasso
ASCMP = Archivio Storico del Convitto Nazionale “Mario Pagano” di Campobasso
DGPI = Direzione generale della Pubblica Istruzione
CPI = Commissione di Pubblica Istruzione
GSPI = Giunta di Scrutinio per la Pubblica Istruzione
PG = Presidenza della Regia Università e Giunta della Pubblica Istruzione
CGPI = Consiglio Generale della Pubblica Istruzione
b. = busta
fs. = fascio
f. = fascicolo
Repertori di fonti giuridici-amministrativi
Per la normativa sono stati consultati quattro repertori di fonti giuridico-mministrative, gerarchicamente utilizzati e
abbreviati nel seguente modo:
CLDAPI = Collezione delle leggi, de’ decreti e di atti riguardanti la pubblica istruzione promulgati nel già Reame
di Napoli dall’anno 1806 in poi, Stamperie del Fibreno, Napoli, 3 voll., 1861-1863
DIAS = F. Dias, Collezione di reali rescritti: leggi decreti e regolamenti istruzioni, ministeriali e sovrane
risoluzioni in materia civile, penale, ecclesiastica, commerciale ed amministrativa, Napoli, 10 voll., 1844-1859;
PETITTI = P. Petitti, Repertorio amministrativo ossia Collezioni di leggi, decreti, reali rescritti, ministeriali di
massima, regolamenti, ed istruzioni sull'amministrazione civile del Regno delle due Sicilie, Napoli, 6 voll., 18401859
GI = Giornale dell’Intendenza della provincia di Molise, 1808-1865.
Gli atti normativi non contenuti nei repertori suddetti sono stati indicati con la relativa segnatura archivistica.
Documenti d’archivio consultati per la ricostruzione:
I Archivio di Stato di Napoli
Ministero del’Interno, Inventario I: sono stati utilizzati i ff. 857-859; 861-862; 1488-1489; 1548
Consiglio Generale della Pubblica Istruzione: ff- 403-430
Ministero Pubblica Istruzione: ff. 170-171; 294/I
Archivio di Polizia, Inventario I, fs. 156
Dicastero dell’Interno-Polizia della Luogotenenza, Giunta di Scrutinio del ramo amministrativo, fs. 50
II Archivio di Stato di Campobasso
Intendenza di Molise: bb. 37; 69-73; 989-1001
Stati civili: atti di battesimo, matrimonio e morte (1809-1865) degli stati civili dei comuni di provenienza degli
studenti
III Archivio di Stato di Isernia
Stati civili: atti di battesimo, matrimonio e morte (1809-1865) degli stati civili dei comuni di provenienza degli
studenti
IV Archivio Storico del Convitto Nazionale “Mario Pagano” di Campobasso:
Atti costitutivi: b. 6
Amministratori e Personale: b. 11
Sedi e suppellettili: b. 33
Attività scolastica: 334-338; 353-355; 358; 367-369; 371; 382; 385
3
Introduzione
Nel panorama storiografico sul Meridione preunitario, la storia dell’educazione e delle istituzioni
scolastiche costituisce un ambito di studi tra i meno frequentati: inaugurata negli anni della
Destra Storica da Girolamo Nisio (Della istruzione pubblica e privata in Napoli dal 1806 sino al
1871, 1871), ripresa dal liberale Alfredo Zazo negli anni Venti (tra gli altri, L’istruzione
pubblica e privata nel napoletano (1767-1860)), si devono attendere, per un rinnovamento
dell’impostazione, gli studi sulla cultura scolastica in ordine alla realtà socio-economica di
Angelo Broccoli, pubblicati alla fine degli anni Sessanta (Educazione e politica nel Mezzogiorno
d’Italia, 1968; Sulla storia della scuola privata nel Mezzogiorno, 1869). Tali autori, come ha
sottolineato M. Lupo, rappresentano il corpus classico di una ricerca movimentata, almeno sino
agli anni Settanta, da contributi che ne hanno accolto o, quantomeno, confermato, l’impianto
critico, pur nella differenza delle fonti utilizzate e dei settori indagati1.
Negli ultimi tre decenni si è registrata una tenue ripresa degli studi storico-scolastici e storicoeducativi, con ricerche talvolta rinnovate metodologicamente e criticamente, volte: a delucidare
aspetti riguardanti l’educazione popolare2, a ricostruire le tappe o gli aspetti dell’ istruzione
pubblica e privata3 e ad aprire nuovi settori d’indagine4.
1
M. Lupo, Istruzione, economia e società nel Mezzogiorno preunitario: note per una ricerca, in I. Zilli (a cura di),
Risorse umane e Mezzogiorno. Istruzione, recupero e utilizzo tra ’700 e ’800, Napoli, ESI, 1999.
2
F. Fusco – R. Nicodemo, La scuola pubblica primaria ed il suo personale in Basilicata ed a Napoli nella prima
metà dell'Ottocento attraverso l'archivio del Consiglio Superiore di Pubblica Istruzione, in Massafra A. (a cura di),
Il Mezzogiorno preunitario, Dedalo, Bari, 1988; L. Guidi, Le prime educatrici del genere umano: scuola e
alfabetizzazione femminile a Napoli nell’Ottocento pre-unitario, in Pelizzari M.R. (a cura di), Sulle vie della
scrittura. Alfabetizzazione, cultura scritta e istituzioni in età moderna, Centro Studi Antonio Genovesi per la Storia
Economica e Sociale, Atti del Convegno di Studi, Salerno, 10-12 marzo 1987, ESI, Napoli, 1989; E. Bosna, Scuola
e società nel Mezzogiorno. Lo sviluppo dell'istruzione primaria dalla proposta di Genovesi alla legge Coppino,
Laterza, Bari, 1994; R. Gragnaniello, Didattica e istruzione nel Mezzogiorno preunitario, Napoli, Arte Tipografica,
2006.
3
G. Bonetta, Istruzione e società nella Sicilia dell'Ottocento, Palermo, Sellerio, 1981; S. Agresta, L'istruzione nel
Mezzogiorno d'Italia (1806-1860), Samperi, Messina, 1992; A. De Scisciolo A., L'istruzione pubblica in Basilicata
e a Napoli nelle realizzazioni del riformismo borbonico e del governo francese: novità o continuità?, in “Rassegna
storica lucana”, XIII, nn. 17-18, 1993, pp. 109-135; T. Russo, Culure e scuole in Basilicata nell’Ottocento, Milano,
Angeli, 1995; S. Agresta, L'istruzione in Sicilia: 1815-1860, Messina, Samperi, 1995; A. Scirocco, Collegi e Licei
nel Mezzogiorno (1806-1860), in L. Romaniello (ed), Storia delle Istituzioni educative italiane fra Ottocento e
Novecento, Milano, Edizioni Comune, 1996, pp. 7-21; F. E. D’Ippolito, Il dibattito sull’istruzione pubblica a
Napoli nel Decennio francese, in “Frontiere d’Europa”, 4(1998), n. 2, pp. 151-191; Corbi E.-Strollo
M.R.,L’istruzione a Napoli dal 1806 al 1860, Pensa Multimedia, Lecce, 1999; M. Lupo, La riorganizzazione del
sistema scolastico pubblico nel Regno di Napoli durante il Decennio francese: primi risultati di ricerca, in “Rivista
storica del Sannio”, VIII (2000), I sem., pp.127-149; R. Sani, Istruzione e scuola nel Meridione dalla Restaurazione
all’Unità, in H.A. Cavallera (a cura di), Marco Gatti e la riforma della scuola. Atti del Convegno internazionale di
Manduria, 9-10 novembre 2000, Manduria-Bari-Roma, Piero Lacaita Editore, 2003, pp. 175-200; G. Della Valle
Pauciullo, L' istruzione a Napoli e nel Mezzogiorno d'Italia negli ultimi duecento anni, Edizioni scientifiche
italiane, Napoli, 2005; M. Lupo, Tra le provvide cure di Sua Maestà: Stato e scuola nel Mezzogiorno tra Settecento
e Ottocento, Bologna, Il Mulino, 2005.
4
Nonostante la letteratura abbia affrontato numerosi nuclei tematici con apporti di sicuro
interesse,
nel corpus variegato degli studi storico-educativi non si rilevano tentativi di
evidenziare la costruzione del “sistema di pubblica istruzione”, a partire dal suo fondamento: la
riforma dell’istruzione attuata in Francia, costituente il modello di riferimento da adattare alla
realtà socio-economica nel Regno di Napoli.
Nel quadro e nelle finalità proprie della nostra ricerca, tese a ricostruire le origini e gli sviluppi
dell’istruzione secondaria in un’area meridionale
(la Provincia di Molise),
nel periodo
compreso tra il governo dei Napoleonidi e il 1848, col proposito di verificare le funzioni e il
ruolo assunti da tale istruzione nelle formazione delle élites locali, è risultato prioritario
ripercorrere nei suoi tratti salienti: il “sistema di pubblica istruzione” impostato da Napoleone
per la Francia imperiale, traslato nello stato satellite del Regno di Napoli durante il Decennio e
consolidato negli anni della seconda Restaurazione.
La riforma attuata con l’Université impériale (1806-1808) assicurò alla Francia un “sistema di
pubblica istruzione”, amministrativamente centralizzato e verticalizzato, con un ordinamento
prospetticamente diviso in tre ordini (primario-secondario-superiore), inglobante in sé tutti gli
istituti, sia pubblici che privati, sia laici che ecclesiastici, miranti alla formazione
professionalizzante ancorata al titolo di studio mediante il meccanismo dei gradi accademici
(baccellierato, licenza e laurea).
A partire da questa impostazione sistematica, idonea a creare il passaggo dal regime feudale a
quello dello Stato moderno, è stato possibile comprendere e ricostruire le origini del’istruzione
“secondaria” in Molise, sotto l’egida dell’intendente Biase Zurlo, che riuscì a concretizzare la
fondazione del R. Collegio Sannitico (1812-1816), l’istituzione di scuole secondarie ad indirizzo
umanistico in tutta la Provincia (1816-1820) e l’apertura delle prime scuole di agricoltura pratica
del Regno (1817-1819).
Nella ricostruzione cronologica degli sviluppi successivi, si è ritenuto opportuno ricomporre
dettagliatamente le epurazioni effettuate dalla Giunta di Scrutinio per la Pubblica istruzione
all’indomani dei moti (1820-1821), relativamente al personale del collegio e delle scuole istituite
da Zurlo, per gettar luce su un capitolo della storia dell’istruzione ancora nebbioso nei suoi
meccanismi, nei suoi corsi e ricorsi tra rivendicazioni, destituzioni e reintegrazioni, esordio di
4
Meritano una particolare attenzione le ricerche sull’istruzione agraria effettuate da R. De Lorenzo, Le scuole
secondarie e gli insegnamenti di agricoltura nel Mezzogiorno borbonico, in L. Romaniello (a cura di), Storia delle
Istituzioni educative in Italia tra Ottocento e Novecento, Milano, Edizioni Comune, 1996; Ead., Società Economiche
ed istruzione agraria nell’Ottocento meridionale, Angeli, Milano, 1998.
5
quelle politiche scolastiche impostate dai vertici ecclesiastici susseguitisi alla direzione della
P.I. e mediate dal ceto politico-amministrativo locale, che tanta parte hanno avuto nel rendere
travagliata la vita delle medesime scuole molisane sino alla fine degli anni Quaranta.
In questo quadro, il posto di rilievo è stato assunto dalla storia del collegio Sannitico ripercorsa e
ricostruita
nei
passaggi
delle
sue
vicende:
puntualizzate
nei
problemi,
articolate
metodologicamente nel contesto storico e nel quadro istituzionale e regolamentare; rafforzate
dalla stesura dei profili biografici dei rettori, vicerettori e docenti in servizio presso il collegio
dalla sua fondazione sino al 1848. Tutte le questioni hanno tenuto costantemente presente la
funzione del docente mediante il ricorso a quattro parametri: lo status (laico o ecclesiastico); la
qualifica (titolare o interino); la provenienze e la permanenza nel collegio.
Questo composito percorso ha fornito il quadro del processo di modernizzazione avviato nella
Provincia di Molise, dove il collegio ha avuto il delicato ruolo di garantire quel titolo di studio
che,
sostituendo definitivamente il titolo nobiliare, avrebbe costituito
lo strumento
indispensabile per accedere ai vertici socio-politici. Alla ‘nobiltà’, intesa come classe di governo
che per secoli aveva fornito i quadri dirigenti, subentrò, nel corso dell’ottocento molisano, il
‘notabilato’, affrancato dalla classe dei proprietari terrieri e dalla consistenza dei latifondi, per
essere proiettato verso la professione, come attesta la parabola conclusiva del nostro studio
costruita sulla estrazione socio-economico e territoriale degli studenti iscritti in collegio e le
rispettive professioni, con i relativi incarichi politici assunti.
Per procedere in questo lavoro di ricerca si è ricorsi a una tipologia differenziata di fonti,
conservate presso l’Archivio di Stato di Napoli, l’ Archivio di Stato di Campobasso e l’Archivio
storico del Convito Nazionale Mario Pagano. La ricognizione effettuata nei tre archivi ha
permesso di ricostruire le vicende percorse partendo dagli atti ufficiali prodotti e dalle
comunicazioni amministrative intercorse tra i soggetti istituzionali: Ministeri, Intendenza,
Consigli provinciali e distrettuali, Diocesi, Comuni, e Collegio.
Per i necessari richiami normativi,
si è ricorsi a
tre noti repertori di fonti giuridico-
amministrative5 integrati con le circolari pubblicate sul Giornale dell’Intendenza della Provincia
di Molise, conservato presso l’Archivio di Stato di Campobasso.
5
Collezione delle leggi, de’ decreti e di atti riguardanti la pubblica istruzione promulgati nel già Reame di Napoli
dall’anno 1806 in poi, Stamperie del Fibreno, Napoli, 3 voll., 1861-1863; F. Dias, Collezione di reali rescritti:
leggi decreti e regolamenti istruzioni, ministeriali e sovrane risoluzioni in materia civile, penale, ecclesiastica,
commerciale ed amministrativa, Napoli, 10 voll., 1844-1859; P. Petitti, Repertorio amministrativo ossia Collezioni
di leggi, decreti, reali rescritti, ministeriali di massima, regolamenti, ed istruzioni sull'amministrazione civile del
Regno delle due Sicilie, Napoli, 6 voll., 1840-1859.
6
Presso l’Archivio storico del convitto nazioale “Mario Pagano” sono stati recuperati i fascicoli
personali dei docenti, vicerettori e rettori del Collegio, costituenti la documentazione di base per
stilare i rispettivi profili biografici.
Lo spogli sistematico degli atti di Stati civili (nascita, matrimonio, morte) conservati presso
l’Archivio di Stato di Campobasso ed Isernia ha permesso la ricostruzione delle estrazioni sociali
e dell’esito formativo degli studenti iscritti nel collegio. Infine,
presso l’Archivio di Stato di
Napoli sono state rintracciate le Statistiche della popolazione della Provincia di Molise (18111859), fonti sinora inesplorate, utilizzate per completare la conoscenza della reale dinamica
sociale dovuta all’incidenza della formazione.
7
Cap. 1 L’applicazione nel Regno di Napoli del modello dell’Univerité impériale
1.1 La nascita del Liceo (1802)
La legge 11 floréal anno X (1° maggio 1802), generalmente definita dagli storici francesi la loi
sur les licées, si pone, come ha ribadito di recente J.O. Bouton, “a l’origine d’un premier essai
d’organisation complète du système éducatif dans la France napoléonienne”6. Resasi necessaria
per regolare la confusionale sovrapposizione di interventi nel settore della pubblica istruzione,
conseguenza della politica scolastica del periodo rivoluzionario, la legge affidò ai comuni
l’onere dell’istruzione primaria e ripartì l’istruzione secondaria tra i licei a carico dello Stato e le
scuole secondarie finanziate dai comuni o da privati, intervenendo anche nel comparto superiore
con il potenziamento delle cosiddette scuole speciali7.
6
J.O. Bouton (dir.), Napoléon et les licée. Enseignement et société en Europe au début du XIXe siècle: actes du
colloque des 15 et 16 novembe 2002 organisé par l'Institut Napoléon et la Bibliothèque Marmottan à l'occasion du
bicentenaire des licées, Paris, Nouevau Monde Editions/Fondation Napoléon, 2004, p. 7. Il convegno curato da
Bouton si iscrive nelle celebrazioni per il bicentenario della legge dell’anno X; un resoconto degli studi e degli
interventi promossi in occasione dell’evento celebrativo è offerto da P. Marchand, Histoire et commémration: le
bicentenaire des Lycées (1802-2003), in “Histoire de L’education”, janvier 2006, n. 109, pp. 75-117.
7
Relativamente al periodo rivoluzionario (1789-1799), ricordiamo brevemente che: con le misure prese durante la
Costituente e la Legislativa fu definitivamente soppresso il sistema d’istruzione d’Ancien Regime, per cui bisognava
partire dalle idee espresse e dai progetti formulati, tra il 1789 e il 1793, per porre in essere una nuova
organizzazione scolastica, resasi necessaria per gli interventi frammentari assunti nello stesso arco di tempo. La
riforma fu attuata, durante la Convenzione, essenzialmente attraverso i seguenti testi legislativi: 1) il decreto 30
ottobre 1793, che poneva un principio di organizzazione generale: gratuità dell’insegnamento primario e
ammissione degli alunni a partire dai sei anni; obbligo di istituzione di una scuola primaria nelle località dai 400 ai
1500 abitanti; qualifica dei maestri come funzionari pubblici stipendiati; 2) il decreto 19 dicembre 1793, o decreto
Bouquier, che promuoveva un ‘piano di educazione nazionale’, basato sulla gratuità, obbligatorietà e laicità
dell’insegnamento primario, conformato ai principi rivoluzionari mediante l’adozione di testi approvati dalla
Convenzione, e stabiliva il principio della libertà d’insegnamento; 3) il decreto 17 novembre 1794, cosiddetto
decreto Lakanal che, abbandonata l’obbligatorietà, prevedeva la fondazione di scuole primarie nei comuni superiori
ai 1000 abitanti, introducendo, per la prima volta, un programma d’insegnamento: lettura, scrittura, dichiarazione
dei diritti, costituzione, elementi di grammatica francese, aritmetica, nozioni di agricoltura, nozioni di storia naturale
e recitazioni di canti eroici; 4) il decreto 25 febbraio 1795, che provvedeva a regolare le scuole secondarie con la
creazione delle ‘scuole centrali’ (1 per ogni 300.000 abitanti), distribuendo l’insegnamento sotto forma di corsi
centrati sulle lettere, le arti e le scienze. A a livello di insegnamento superiore, la Convenzione istituì le scuole
speciali, istituti di ricerca e formazione autonomi e non collegati tra loro, quali: il Museo, il Conservatorio di arti e
mestieri, le Scuole di medicina, la Scuola di lingue orientali e la Scuola dei lavori pubblici; 5) infine, la legge 25
ottobre 1795, o legge Daunau, considerata la carta scolastica della rivoluzione, rimasta in vigore durante gli anni del
Direttorio, prevedeva: l’istituzione di una o più scuole primarie per cantone e l’insegnamento primario non
obbligatorio né gratuito, con insegnanti pagati dagli studenti e scelti e controllati dal giury d’istruzione, designato
dalle municipalità e dai dipartimenti; l’organizzazione delle scuole centrali: almeno una per ogni dipartimento, con
un ben definito programma e ciclo di studi. La legge Daunau, riorganizzò, infine anche gli studi superiori,
enumerando le Ecoles che costituivano il grado superiore e fondando l’ Istitut National des sciences e des arts, con
tre indirizzi: scienze fisiche e matematiche; scienze morali e politiche; letteratura e belle arti. Per una ricostruzione
storica delle vicende concernenti l’educazione, l’insegnamento e le istituzioni scolastiche francesi, si segnalano i
classici e fondamentali lavori di: P. Chevallier, B. Grosperrin, J. Maillet, L'enseignement français de la Révolution à
nos jours, 2 voll, Mouton, Paris-La Haye, 1968-1971; J. Godechot, Les Institutions de la France sous la Révolution
et l'Empire, Presses Universitaires de France, Paris, 1968 (2° ed.); M. Gontard, L'enseignement secondaire en
France de l’Ancien Régime à la loi Falloux (1750-1850), Édisud, Aix-en-Provence, 1984; F. Mayeur, Histoire
générale de l’enseignement et de l’éducation en France, III: De la Révolution à l’école républicaine (1789-1930),
8
Il liceo, che sostituì le scuole centrali del periodo rivoluzionario, sebbene evocasse nel nome il
piano formulato dal Condorcet nel 1791, non rappresentò affatto una rottura con l’Ancien
regime, ma un recupero della sua eredità: tale tesi storiografica, pur nell’apparente paradosso
della sua formulazione, nello strabismo tra ‘antico’ e ‘nuovo’ regime, costituisce, ormai, un
punto fermo della storiografia francese conseguente agli studi compiuti da M.M. Compère e da
P. Savoie8: “Le Lyccée, c’est le retour, pour la formation générale des futures élites, à
l’établissement scolaire au plein sens du terme”, e al suo prototipo radicato nell’antico collegio
gesuitico del XVI secolo. Secondo P. Savoie, il cambiamento non va rintracciato nel piano di
studi proposto, ma nello stabilimento stesso “qui implique una orientation pédagogique et un
modèle de vie scolaire”, secondo la tradizione dei collegi gesuitici, idoneo a formare “un
ensemble structuré en classes dont la succesion forme un cursus défini et offre une variété de
services associés a l’enseignement (surveillance, répetition des leçons et encadrement du travail
écrit, cours et activités accessories)” 9.
L’internato, quindi, costituì la formula pedagogica del liceo in cui il convittore rappresentò il
principale obiettivo formativo, sebbene l’istituto fosse aperto anche ad alunni esterni che
potevano usufruire di una parte dei corsi.
Tra i motivi che condussero alla riproposizione del modello collegiale gesuitico, rimodellato da
Napoleone secondo la disciplina delle moderne scuole militari, la storiografia francese ha
individuato il fallimento delle scuole centrali istituite nel 1795 e organizzate, nello stesso anno,
dalla legge Daunau,
che prevedeva la presenza di almeno una scuola centrale in ogni
dipartimento, con un piano di studi, esteso su tre cicli, a specifica vocazione scientifica10.
Nouvelle librairie de France, Paris, 1981 ; F. Mayeur, L'Education des filles en France au XIX siècles, Hachette,
Paris, 1979; P. Gerbod, La vie quotidienne dans les lycées et collèges au XIX siècle, Hachette, Paris, 1968; Fouret
F., Ozouf J., Lire et écrire. L'alphabetisation des Francais de Calvin à Jules Ferry, Les Edition de Minuit, Paris, 2
voll., 1977; A. Aulard, Napoléon Ier et le monopole universitarie. Origine et fonctionament de l’Université, Paris,
Arman Colin, 1911. Relativamente al solo periodo rivoluzionario, la letteratura è ormai molto ampia, favorita da una
ripresa degli studi in occasione del bicentenario della Rivoluzione e un accurato bilancio storiografico è stato
presentato da: D. Julia, Enfance et itoyenneté. Bilan Historiographique et perspectives de recherches sur l’education
et l’enseignement pendant la période révlutionnaire, in “Histoire de l’education”, n. 45, janvier 1990, pp. 3-42, e n.
49, janvier 1991, pp. 3-48; B. Belhoste, La révolution et l’éducation. Dernier bilan, in “Histoire de l’education”, n.
53, janvier 1992, pp. 3-11. Si ricorda, infine, per una ricostruzione critica e documentata del progetto rivoluzionario
sull’educazione: D. Julia, Les Trois coulurs du tableau noir. La Revolution, Paris, Belin, 1981.
8
In particolare, il lavoro di M.M. Comprère, Du College au Lycée (1500-1850), Paris, Èditions Gallimard/Julliard,
1985; di P. Savoie, segnaliamo il contributo Construire un système d'instruction publique. De la création des lycées
au monopole renforcé (1802-1814) ”, in Jean-François Boudon (dir.), Napoléon et les lycées. Enseignement et
société en Europe au début du XIXe siècle, cit. Inoltre, M.M. Compère-P. Savoie (dir.) : L'établissement scolaire.
Des collèges d'humanités à l'enseignement secondaire. XVI e -XXe siècles. Numéro spécial de la revue Histoire de
l'éducation, n° 90, mai 2001.
9
P. Savoie, Construire un système d'instruction publique, cit. p. 41.
10
I tre cicli erano così costituiti: dai 12 ai 14 anni: lingue, disegno, storia naturale; dai 14 ai 16 anni: scienze; dai 16
ai 18 anni: belle lettere, grammatica generale, storia, legislazione; scompaiono le borse di studio e viene escluso
9
Nel progetto generale, le scuole centrali costituivano il passaggio intermedio tra la scuola
primaria e l’istruzione superiore; ma: l’eccessiva divaricazione culturale tra la primaria e le
scuole centrali, la difficoltà a reclutare un corpo insegnate qualificato, l’impostazione del piano
di studi a indirizzo scientifico (sentito dal nuovo ceto borghese dequalificante rispetto alla
cultura umanistica), le diffidenze delle famiglie verso una istituzione completamente laica,
contribuirono al mancato decollo delle stesse, nonostante la loro presenza attestata intorno alle
cento unità11, determinando il successo delle rassicuranti scuole private, laiche o ecclesiastiche,
ovvero pensionati, che fornivano una formazione e un insegnamento più tradizionale, basato
sull’educazione cristiana e sulla cultura classica.
Non inquadrato in una diretta gestione da parte dello Stato, il primo tentativo di organizzare un
‘settore secondario’ condusse a un generalizzato disordine determinato dalla concorrenza di
istituti formativi pubblici e privati ad indirizzi disparati, cui mise fine la legge 1° maggio 1802:
“Alors que la regolamentation de 1795 laissait totalement de côté la question de la concurrence,
celle de 1802 entend mettre cette concurrence en système avec les établissement d’Ètat pour la
contrôler, la trasformer et, au total, l’enrôler au service de l’istruction publique”12.
Potendo contare sulla centralizzazione amministrativa, con il Ministero degli Interni da cui
dipendeva l’istruzione pubblica e su una gerarchica organizzazione dipartimentale, stabilita
nell’anno VII (1800), posta sotto il controllo di prefetti e sottoprefetti, la legge, istituendo le
scuole secondarie a carico dei comuni o dei privati pose le direttive fondanti del secondo grado
dell’istruzione pubblica,
deficitaria nell’ordinamento scolastico rivoluzionario, ed i licei
rappresentarono il terzo grado, “qui est à peu près celui des anciennes écoles centrales, et les
écoles speciale le niveau supérieur. En fait, les licée recrutent des élèves aussi jeunes et de
niveau scolaire comparable a ceux des écoles secondaires. Ce qui détermine leur supériorité,
c’est le niveau de leurs classes supérieures”13.
Questo rapporto tra scuola secondaria e liceo richiede qualche dettaglio esplicativo14: una parte
dei posti del liceo fu riservato ad allievi finanziati con borse di studio e reclutati, per un terzo, tra
i figli dei militari e dei funzionari e per due terzi tra i migliori allievi delle scuole secondarie, che
accedevano per concorso alle classi superiori, per “susciter l’emulation parmi le directeurs
l’insegnamento religioso; cfr. M. Gondard, L'enseignement secondaire en France de l’Ancien Régime à la loi
Falloux (1750-1850), cit., pp. 45-54.
11
Cfr. D. Julia (dir.), Atlas de la Révolution français, T. 2, l’enseignement, 1760-1815, Paris, EHESS, 1987, p. 40.
12
P. Savoie, Construire un système d'instruction publique, cit., p. 42.
13
Ibidem.
14
La ricostruzione puntuale della legge è contenuta in: M. Gontard, L’enseignement en France de la fin de l’Ancien
Régime à la loi Falloux (1750-1850), cit., p. 66.
10
d’ecoles secondaries et de les encourager à consentir les effotts de mise à niveau et de mise en
conformité nécessaires”, con l’obiettivo degli estensori della legge di “faire des écoles
secondaires les satellites des Lycées”15.
Tale sistema “a rete” presupponeva una limitata presenza di licei (previsti non più, come le
scuole centrali, su una ripartizione dipartimentale, ma solo dove erano presenti i tribunali
d’appello) affiancati da una cospicua presenza di istituti secondari: i primi finalizzati alla
formazione di una selezionata élite, gli altri chiamati a dispensare una istruzione circoscritta alla
formazione di quadri intermedi16.
Tra il 1802 e il 1806, furono varate le norme applicative per l’organizzazione pedagogica e
amministrativa dei licei e delle scuole secondarie, in modo da fornire un aspetto definitivo alle
due tipologie di stabilimento17.
15
P. Savoie, Construire un système d'instruction publique, cit. p. 43.
Già nei primi anni della loro esistenza, però, i licei parigini si differenziarono qualitativamente rispetto ai piccoli
licei di provincia, riuscendo a specializzare il proprio personale docente, amministrativo e di sorveglianza; di contro,
molti licei di provincia soffrirono per carenza di mezzi e di allievi, restando persino ai margini del processo di
regolamentazione (cfr. P. Savoie, Construire un système d'instruction publique, cit. p. 43).
17
Cfr. M. Gontard, L’enseignement en France de la fin de l’Ancien Régime à la loi Falloux (1750-1850), cit., p. 6976. Relativamente ai licei, con decreto 27 ottobre 1802, si fissò la divisa del personale e il trattamento economico;
con decreto 10 dicembre 1802, si regolò l’organizzazione pedagogica: gli insegnamenti cardini furono individuati
nel Latino e nella Matematica, intorno ad essi si organizzarono tutti gli altri, dispensati dalla sesta classe iniziale,
sino alla prima. Il corso di latinità fu affidato a 3 docenti che assicuravano 2 classi al giorno, al mattino e al
pomeriggio. Nella sesta classe si insegnava il latino e i primi elementi del calcolo; nella quinta, il latino e le quattro
operazioni aritmetiche; nella quarta, si impartiva un insegnamento accessorio di geografia e, nelle restanti classi, di
storia. Gli allievi frequentavano due classi per anno, terminando il corso di latinità. In egual modo, il corso
matematico era affidato a tre docenti: nella sesta, si impartiva l’insegnamento di matematica e le prime nozioni di
storia naturale; nella quinta, gli elementi della sfera; nella quarta, fisica e nelle ultime tre classi, rispettivamente,
astronomia, chimica e mineralogia. Si prescriveva inoltre, l’obbligo per l’allievo di aver frequentato almeno la
quinta classe del corso di latinità per accedere alla sesta di matematica.
Terminate le sei classi, si poteva accedere ai due corsi superiori, distribuiti su due anni e affidati rispettivamente a
un docente in lettere: per l’apprendimento delle “belle lettere” latine e francesi; e in scienze: per l’apprendimento
delle matematiche trascendenti (calcolo differenziale e principi generali di fisica).
Oltre a tali insegnamenti, si prevedevano anche lezioni di calligrafia, disegno, ginnastica, danza e musica impartiti
da maestri e la presenza di un cappellano. L’organizzazione era di tipo militare: gli allievi erano divisi in compagnie
di 25, con in testa un sergente e 4 caporali scelti tra i migliori alunni.
Con decreto, 10 giungo 1803, si provvide a organizzare l’amministrazione e la vita interna del liceo.
L’amministrazione fu affidata a due consigli e tre amministratori: il primo, con a capo il prefetto, controllava la
gestione finanziaria; il secondo, ovvero il consiglio di amministrazione, era presieduto dal rettore che era anche il
responsabile del liceo e tra i suoi compiti, rientrava la nomina diretta dei maestri e la scelta dei domestici. Si
introdusse, inoltre, l’antica figura del censore, chiamato a sorvegliare gli alunni per condotta e progresso, e le figure
dei maestri di studio a lui sottoposti. La gestione finanziaria era assegnata al procuratore che rendeva conto al
consiglio di amministrazione. Venne inoltre regolamentato il corpo insegnante e si provvide, infine, a regolare la
vita interna dello stabilimento: il programma giornaliero delle attività dei convittori, il calendario scolastico, le
sanzioni e le ricompense.
Il programma di studio delle scuole secondarie, già fissato con la legge 1 maggio 1802, era limitato a “la langue
latine e française, les premiers principiers de la géographie, de l’histoire et des Mathematiques” (Tit. IV); e si
dividevano in scuole secondarie private o comunali, entrambi sottoposte alla sorveglianza del prefetto. Con decreto
19 vendémiaie an XII, si diedero precise norme per il loro controllo, per la nomina dei docenti e del direttore,
assegnate direttamente dal ministero degli interni, e se ne regolava la vita interna del convitto secondo le norme già
fissate per il liceo, ma con carattere meno militaresco.
16
11
Quasi contemporaneamente (tra il 1802 e il 1805) furono istituiti 29 licei, e si contarono 370
scuole secondarie comunali e 377 private, molte delle quali ecclesiastiche, soprattutto seminari
minori, autorizzati dopo la firma del Concordato18: in apparenza il settore secondario era
definitivamente decollato. Nella realtà, numerose furono le difficoltà di ordine amministrativo,
pedagogico e disciplinare riguardanti i licei, ma soprattutto, come ha evidenziato M. Gontard,
“les obstacles essentials que connurent les Lycéee à leur naissance étaient d’ordre psycologique
et politique”: la disciplina marziale condusse non pochi capifamiglia a credere che si allevassero
futuri militari e vi furono numerose denuncie di irreligiosità e lassismo morale del personale
impiegato da parte di chi mal tollerava il nuovo istituto di formazione. Nel contempo, il successo
delle scuole secondarie evidenziò due rilevanti problematiche: l’incapacità di fornire
omogeneità ai diversi istituti, molti dei quali apparvero poco più che scuole primarie;
l’emersione dei numerosi seminari che da subalterni, assunsero il ruolo di protagonisti della
formazione, con il rischio di snaturare l’istruzione pubblica19.
Si tentò di porre un primo rimedio ritoccando, a partire dal 1805, il regime disciplinare dei licei
e risolvere i problemi legati al reclutamento, ma non sfuggì a Napoleone e ai suoi più stretti
collaboratori, tra cui il direttore della pubblica istruzione, Fourcroy, padre della legge 1°
maggio1802, il punto debole del regime d’istruzione: il suo essere assolutamente acefalo. Nella
riforma attuata, l’istruzione superiore, con le sue molteplici scuole speciali e autonome, era
pressoché indipendente dal settore secondario, costituendo un semplice quarto grado d’istruzione
cui si poteva accedere per molteplici vie. A sua volta, il settore secondario, pur progettato in due
gradi distinti e collegati – scuole secondarie e licei – senza un vertice verso cui tendere, restava
inattuabile, ricadendo, tra l’altro, nel vecchio regime concorrenziale tra pubblico e privato e, al
suo interno, nella mai superata dicotomica opposizione tra laico ed ecclesiastico. Dall’ impasse si
poteva uscire, indicava Fourcroy nel suo rapporto all’imperatore del marzo 1806, rendendo
“l’étude dans les Lycéès nécessaire pour plusieurs états de la société, comme elle l’était autrefois
dans les universités, pour parvenir à la prêtrise, aux licences de droit et médicine, à l’instruction
publique, et peut-être aux premières places de l’administration”. Per far ciò, avvertiva Fourcroy,
era indispensabile ristabilire un diploma come quello dell’antico maîtrise ès-arts: “On rétablira
18
Cfr. P. Chevallier, B. Grosperrin, J. Maillet, L'enseignement français de la Révolution à nos jours, cit., vol. I, p.
45; M. Gondard, L'enseignement secondaire en France de l’Ancien Régime à la loi Falloux (1750-1850), cit., p. 79.
19
In proposito rimandiamo a M. Gondard, L'enseignement secondaire en France de l’Ancien Régime à la loi
Falloux (1750-1850), cit., pp. 76-80.
12
ainsi ce qui existais autrefois dans l’Université”20. Si poneva così la base per la successiva e
completa organizzazione del sistema di pubblica istruzione.
20
Rapporto, esposto a Sua Maestà dal Consigliere di Stato, direttore generale dell’istruzione pubblica, annesso all’
Exposé de la situation de l’Empire (1806), in Archives parlementaires, deuxièm série, pp. 77-86, e pubblicato anche
sul Moniteur del 23 marzo 1806; cfr. P. Savoie, Construire un système d'instruction publique, cit., p. 44; M.
Gondard, L'enseignement secondaire en France de l’Ancien Régime à la loi Falloux (1750-1850), cit., p. 81.
13
1.2 L’Université impériale: moderno sistema di pubblica istruzione
Il modello delle antiche università dell’Ancien regime, costituì il riferimento storico e legittimo
per attuare una riforma dell’istruzione mirante a creare un moderno quanto funzionale sistema di
pubblica istruzione, in grado di chiudere il cerchio riformistico del periodo napoleonico.
Il sistema di pubblica istruzione fu ridefinito con la legge 10 maggio 1806 che, nel primo dei
suoi tre articoli, istituì l’Université impériale, concepita come una comunità corporativa di
associati: “Il sera formé, sous le nom d'Université impériale, un corps chargé exclusivement de
l'enseignement et de l'éducation publiques dans tout l'Empire” (art. 1)21.
Il nuovo sistema universitario napoleonico nasceva quindi su due pilastri: lo spirito corporativo
dell’antica università di Parigi e il modello della strutturazione gerarchica della congregazione
dei Gesuiti. Lo stesso Napoleone appuntava:
Il y aurait un corps enseignant si tout les proviseurs, censeurs, professeurs de l’Empire avaient un ou plusieurs chefs
comme les Jésuites avaient un général, des provinciaux, etc., s’il y avait dans la carrière de l’insegnement un ordre
progressif qui entretînt l’émulation et qui montrât dans les différentes époques de la vie un aliment et un but de
l’espérance… Tout le monde sentait l’importance des Jésuites, on ne tarderai pas à sentir l’importance de la carrière
de l’enseignement22.
Su questo insieme organico dì interdipendenza reciproca tra le due strutture portanti doveva porsi
l’egemonia dello Stato quale unico omologatore dell’insegnamento, e dei rispettivi
titoli
accademici recuperati dalle antiche università e divisi nei tre gradi progressivi: baccellierato,
licenza e laurea.
In pratica, l’Université imperiale (istituita dalla legge del 1806 e organizzata dai decreti del
1808), fu costituita da un sistema di pubblica istruzione fondato su due essenziali presupposti: la
prerogativa statale dell’insegnamento e l’esclusività dei gradi: la prima, assicurata aggregando
all’Università imperiale ogni istituto di educazione: “Aucune école, aucune établissement
quelconque d’istruztion ne peut être formé hors de l’Université imperiale et sans l’autorisation de
son chef” (d. 17 marzo 1808, Tit. I, art.2); la seconda, garantita dalle ricostituite facoltà
universitarie.
21
P. Savoie sottolinea: “L’Univeritè impériale reprend pour l’essential le cadre istituzionale des anciennes
università, et en particuler del l’anciennes Université de Paris, et elle l’applique au territoire impériale tout entiere.
Le meilleur moyaen de saisir l’idée de cette trasposizion est de rappeler l’origine corporative dell’istitution
universitarie. L’origine de l’Université de Paris, c’est l’association des maîtres parisiens, qui, au tournant des XII et
XIII siècles, s’est organisée, a gagné le soutien du roi, celui du pape et un certain nombre de privilèges, parmi les
quels, notamment, le droit de se donner des règlements, des officiers et une juridiction propre, tout ceci dans le but
de protéger ses membres et de contrôler le marché du travail enseignant dans les limites de son ressort” (P. Savoie,
Construire un système d'instruction publique, cit., pp. 45-46).
22
M. Gontard, L’enseignement en France de la fin de l’Ancien Régime à la loi Falloux (1750-1850), cit., pp. 80-81.
14
I due presupposti svilupparono la possibilità di ricreare il corpo docente: “Nul ne puet ouvrir
d’école né enseigner publiquement sans être membre de l’Université impériale et gradué par
l’une de ses facultés” (d. 17 marzo 1808, Tit. II, art. 3)23.
Il decreto 17 marzo 1808, riformò gli ordini di scuola, stabilendo nell’art.5:
-
le facoltà, dedite all’insegnamento delle scienze e uniche deliberanti i corrispondenti
gradi accademici;
-
i licei, che impartivano gli insegnamenti di lingue antiche, storia, retorica, logica, e gli
elementi di matematica e fisica;
-
i collegi, intesi come la ridefinizione delle scuole secondarie municipali del decreto 1802,
in cui si impartivano “les éléments des langues anciennes et les premiers principes de
l’histoire et des sciences”;
-
gli istituti, ovvero scuole private in cui “l’enseignement se rapproce de celui des
collèges”;
-
i pensionati, anch’essi scuole private, ma “consacrées à des études moins fortes que celles
des institutions”;
-
la scuola primaria, in cui “l’on apprend à lire, à écrire et les primières notions du calcul”.
Restavano esclusi dall’Univerità impériale e dal suo diretto controllo: il College de France, il
Museum, le scuole speciali (Polytechnique, Navale, Art et Métiers, l’accademia militare di
Saint-Cur) e i seminari24.
L’Université impériale quale istituzione dello stato inglobande al suo interno le scuole pubbliche
e private di ogni ordine e grado, e capace di costituire una corps einsegnante mediante una
formazione di
“grado accademico”, aveva necessariamente bisogno di una possente
organizzazione amministrativa, che fu prevista distinta in tre ordini: amministrazione centrale,
accademica e prefettizia25.
23
Il baccellierato in lettere e scienze fu posto come la condizione d’accesso alla professione docente, assicurando, da
una parte, alla Stato il dominio sull’insegnamento e, dall’altra, la nascita della figura docente quale professionista e
funzionario di Stato.
24
Cfr. M. Gontard, L’enseignement en France de la fin de l’Ancien Régime à la loi Falloux (1750-1850), cit., pp.
82-83.
25
Nell’amministrazione centrale: furono posti ai vertici dell’Università imperiale tre alti funzionari: il grand maître,
con funzioni amministrative e disciplinari, nominava il personale, accordava le borse, deliberava le autorizzazioni
di apertura dei nuovi istituti, deliberava i gradi e infliggeva le sanzioni; il cancelliere, con compiti amministrativi, e
il tesoriere responsabile delle questioni finanziarie. Il grand maître presiedeva il Consiglio dell’Università,
composto da trenta membri, con funzioni amministrative, disciplinari e pedagogiche e responsabile, tra le altre cose,
della stesura dei regolamenti, degli affari disciplinari, e delle questioni didattiche, come la scelta dei testi da
adottare. Completava l’amministrazione centrale il corpo degli ispettori generali, nominati direttamente dal grand
maître, responsabili delle ispezioni delle facoltà, licei e collegi. Nell’amministrazione accademica (composta da 27
accademie corrispondenti ai corsi di studio), fu posto a capo il rettore, presidente del consiglio accademico,
composto da dieci membri, chiamati a esaminare i compiti dei licei e dei collegi e a sbrigare i contenziosi
15
Nella riattivazione delle antiche facoltà dello Studio generale: medicina, diritto, teologia, lettere
e scienze, accanto alle conservate scuole speciali, si costituì
il segmento superiore,
espressamente finalizzato alla formazione dei quadri dello stato e della società: militari
nell’accademia e nelle scuole politecniche; tecnici nelle scuole di ingegneria; personale
amministrativo, finanziario e legale nella facoltà di diritto; personale insegnante e quadri medi
nelle facoltà di lettere e di scienze; professionisti nelle facoltà di medicina e diritto e quadri
ecclesiastici nella facoltà di teologia26.
Napoleone fu fermamente convinto che la ragion d’essere dell’insegnamento superiore dovesse
essere l’utilità professionale27. Il titolo di studio si presentava, quindi, come lo strumento più
idoneo ad assicurare la nascita di una ‘aristocrazia dell’intelletto’ garante della stabilità politica
e sociale e in grado di assicurare l’esistenza stessa dello Stato amministrativo, in quanto lo stesso
era l’unico in grado di assicurare l’ingresso a carriere e professioni mediante un controllo sulle
competenze “qui deviendrà avec le temps un des point forts de l’Universitè”28.
Inevitabilmente, il nuovo regime universitario impose una “modification radicale du rapport de
force” tra il liceo e gli istituti secondari che non si tradusse in una rottura con il progetto del
1802: “Ce que change […] est la nature des rapports de l’État avec les établissements privés”,
finalmente posti in regime di complementarietà con gli istituti pubblici, in un sistema di
istruzione gestita, controllata e vigilata dallo Stato medesimo. Dal punto di vista formativo, si
ritornò ad un piano di studio completamente rimodellato sulla tradizione umanistica impostata
dai Gesuiti, e fu abbandonata l’impostazione data nel 1802, che prevedeva per i licei un percorso
incentrato sul latino e sulla matematica:
il ‘nuovo’ corso liceale, prevedeva due anni di
grammatica, due anni di umanità, uno di retorica e uno di matematica e fisica29; da questa stessa
concernenti le scuole e le accademie. Furono istituiti anche gli ispettori accademici che, oltre al controllo delle
facoltà, assicuravano le ispezioni nei collegi, negli istituti, nelle pensioni e nelle scuole primarie.
All’amministrazione prefettizia era affidato un controllo supplementare e, all’occorrenza, i sottoprefetti, potevano
essere delegati dal prefetto a sorvegliare collegi, licei, pensionati e istituti. (cfr. P. Chevallier, B. Grosperrin, J.
Maillet, L'enseignement français de la Révolution à nos jours, cit., vol. I, p. 48-49).
26
Cfr. P. Chevallier, B. Grosperrin, J. Maillet, L'enseignement français de la Révolution à nos jours, cit., vol. I, p.
52. Le nuove facoltà accademiche “se présent comme un petit groupe de chaiers, dont les titulaires sont pour partie
les professeur du lycée les plus éleves dans la hiérarchie et dont les cours ne s’addressnt pas à un public de véritable
étudiants. Le plus sovent, elles ne sont guère plus que ce à quoi la Restauration les réduirà: des commissions
d’examnens, qui servent essentialment à délivrer quelques baccalauréats” (P. Savoie, Construire un système
d'instruction publique, cit., p. 48.
27
L. Liard, L’Enseignement superior en Frence (1789-1889), Paris, 1888, p. 101, anche se l’autore valutò
negativamente l’indirizzo napoleonico, orientato a concepire le facoltà come servizi specializzanti piuttosto che
come istituti di ricerca: giudizio generalmente recepito dalla storiografia successiva.
28
P. Savoie, Construire un système d'instruction publique, cit., p. 47.
29
Il liceo, riorganizzato con tre regolamenti, emanati il 19 settembre 1809, riguardanti rispettivamente
l’insegnamento, la disciplina e la gestione finanziaria, si rimodellò strutturando il piano di studi con insegnamenti a
predominio umanistico, estesi lungo l’arco di sei anni, impartito in ‘classi’ annuali che ripresero la denominazione
16
estensione degli studi, fu semplice impostare, con decreto 15 ottobre 1811, una gerarchia tra gli
stabilimenti, prevedendo, per i collegi e gli istituti, insegnamenti che giungevano sino alle classi
di Umanità, e, per i pensionati, sino alle classi di grammatica30.
Stabilito il baccellierato in lettere come titolo necessario per poter conseguire qualunque grado
accademico nelle facoltà (d. 17 marzo 1808, Tit. III), con decreto 17 ottobre 1808 si trasferì dalle
facoltà al liceo la preparazione dell’esame di baccellierato in lettere: “pour être reçu bachelier
dans la faculté des lettres, il faudra avoir seize ans complis, réspondre sour tout ce qu’on
esseigne dans les hautes classes des licée. Il faudra, de plus, produire un certificat des
professeurs d’un lycée visé par le proviseur et constatant une assiduité de deux ans”31. Il liceo,
nel nuovo sistema, assunse una posizione egemonica, rafforzato come era nel suo ruolo chiave,
dalle misure del 1811. La terza e conclusiva fase della legislazione scolastica napoleonica è
costituita dalle disposizioni attuate con i 193 articoli del decreto 15 novembre 1811, descritte
dalla storiografia francese come misure draconiane miranti a rafforzare il definitivo diritto
riservato allo Stato sull’istruzione a seguito del proliferare degli istituti confessionali di
educazione, soprattutto seminari minori, che sfuggivano al controllo statale. Nei suoi contenuti,
il decreto annunciava la creazione, tra il 1812 e il 1813, di 100 licei sul territorio imperiale.
Inoltre, “pour le écoles laïque, on opère una distinction entre les institution ou pensions installées
dans des villes dotées de tels établissements. Les institutions de la première catégorie
enseigneront jusqu’aux classes d’humanités inclusivement, tandis que les pensions s’arrêteront
au niveau des classes de grammaire (plus quelques éléments d’arithmétique et de géometrie)
(Art. 16). Les institutions rivales d’un lycée ou collèges ne pourront enseigner que les premiers
éléments (lecture, écriture) (Art. 15). Les pensions se touvant dans les mêmes conditions de lieu
ne pourront avoir d’internes âgés de plus de neuf ans que dans la mesure où les licée et collèges
tradizionale: “les études commençaient par deux ans de grammaire où l’on enseignait le français, le latin et, en
seconde anné le grec […], l’histoire sainte, la mythologie. Dans les deux années d’Hummanites, l’initiation à la
géometrie et à l’algèbre s’ajotaient aux enseignements littéraires; en rhétorique on apprendi en mème temps
trigonométrie et arpentage. L’ensaignement était couronné par les deux classes de mathématiques speciale et de
philosophie. […]. Sur tout ces points on se rapporchait des collèges d’Ansien Regime. Il était prévu enfin l’ouvertur
de classes élémentaires pour les élèves qui n’étaient pas en état de suivre les classes de grammaire et savient tout
just lire, écrire, compter” (M. Gondard, L'enseignement secondaire en France de l’Ancien Régime à la loi Falloux
(1750-1850), cit., p. 88). La disciplina restava ancorata alle disposizioni precedenti: la formazione militare degli
allievi e, parallelamente, l’insegnamento religioso. Infine, il regolamento sulla gestione economica fissava le nuove
tabele stipendiali del personale e le rette degli student (ibidem).
30
Le misure adottate con decreto 15 ottobre 1811 rientrano nella terza e conclusiva fase della legislazione scolastica
napoleonica, che prenderemo sinteticamente in esame tra breve.
31
J.B. Piobetta, Le Baccalauréat de l’enseignement secondaire, Paris, J.B. Baillière, 1937, p. 24; lo studio di
Piobetta è tutt’ora fondamentale per ricostruire la storia del baccellierato.
17
ne pourront les accueillir”32. Oltre a ciò, vennero regolati anche i seminari minori, portandoli
sotto il diretto controllo dell’Università (art. 15), limitando la loro presenza a uno per
dipartimento interdicendoli nelle campagne (artt. 27-29)33.
Tali disposizioni, pur nel pragmatismo che le hanno motivate (in particolare, la proliferazione
degli istituti ecclesiastici) rientrarono a pieno titolo nel progetto di fondo impostato a partire dal
1806: creare un sistema di pubblica istruzione inquadrato in una concezione laica, in grado di
rendere il settore pubblico conglobante quello privato ed ecclesiastico, in cui il liceo doveva
assumere il ruolo di vertice del segmento secondario e base del segmento superiore.
32
Cfr. P. Chevallier, B. Grosperrin, J. Maillet, L'enseignement français de la Révolution à nos jours, cit., vol. I, p.
53.
33
Oltre a queste misure, si obbligava i pensionati e gli istituti cittadini a inviare i loro allievi di età superiore ai dieci
anni nei licei o collegi per seguirne i corsi (art. 22): disposizione, come ha evidenziato P. Savoie, già presente nei
progetti del 1806, e “conforme à l’ancienne pratique universitarie”. Non è del tutto plausibile, però, la motivazione
che fornisce il Savoie, individuata nelle difficoltà incontrate, dai licei, a riempire le classi (cfr. P. Savoie, Construire
un système d'instruction publique, cit., p. 49).
18
1.3 L’ordinamento scolastico nel Regno di Napoli (1806-1808)
La storia dell’amministrazione scolastica è un campo d’indagine completamente da esplorare:
sono carenti le ricerche espressamente dedicate ai diversi oggetti che potrebbero costituire il suo
campo di studi, ed è evidente la marginale attenzione rivolta alla interconnessione esistente tra la
storia dell’amministrazione e la storia dell’insegnamento, tra l’altro
trascurata anche dalla
storiografia Francese: “l’hisotire de l’administration de l’ensegnemet reste a écrire”, esordiva G.
Caplat, nel 1984, allorché dedicò all’oggetto due voluminosi articoli ripercorrendo le questioni
teoriche e ricostruendo sinteticamente alcune tappe della storia dell’amministrazione scolastica34,
poiché aveva costatato che, rispetto al riformismo napoleonico, “l’Ancien Régime n’a pas une
administration d’État en matière d’enseignement”35.
Con la creazione dell’Université impériale, nel 1806 e con i decreti del 1808, si strutturò una
organizzazione scolastica, centralizzandone l’amministrazione al cui vertice veniva posto il
Grand-Maitre: solo da questo momento si può parlare appropriatamente, secondo G. Caplat, di
amministrazione centrale della pubblica istruzione, necessaria premessa per veder sorgere gli
“ordres d’ensegnament”, amministrativamente delimitati in primario, secondario e superiore con
l’istituzione, nel corso della prima metà dell’ottocento, di specifici beaureaux de gestion (1837)
e, a partire dal 1847, di tre autonomi dipartimenti in seno al Ministero della Pubblica
istruzione36.
A Napoli, la prima tappa verso la modernizzazione della istituzione scolastica si realizzò,
durante il biennio giuseppino (1806-1808), con
l’affidamento dell’istruzione al neonato
Ministero degli Interni37. La riforma amministrativa dello Stato rappresentò la condizione per la
34
G. Caplat, Pour une Histoire de l’amministratione de l’ensegnament en France, I, in “Hisotire de l’Education”,
1984, n. 22, pp. 27-58; Ibidem, II, 1985, 1985, n. 25, pp. 11-51.
35
La nozione di ‘amministrazione centrale della Istruzione Pubblica’ si affermò, in Francia, con il decreto 27 aprile
e 15 maggio 1791 che attribuiva la responsabilità dell’istruzione al Ministero dell’Interno. La Convenzione,
nell’aprile del 1794, soppresse i ministeri e istituì una specifica Commissione per l’istruzione pubblica. Con legge 2
ottobre 1795, vennero di nuovo ripristinati i ministeri, e l’istruzione ritornò tra le competenze degli Interni, e tale
restò per tutta la durata del Direttorio. Il salto di qualità si fece durante il Consolato, quando, con decreto 8 marzo
1802, si creò la Direzione dell’istruzione pubblica in seno Ministero dell’Interno, per accentuarne l’autonomia. Già
sotto il Direttorio venne nominato un Direttore generale, nel 1798, ma, per l’organizzazione amministrativa di tutto
il comparto scolastico, che faceva dipendere le scuole primarie e centrali dal dipartimento, la carica era svuotata di
effettivo potere; G. Caplat, I, cit., pp. 40-42.
36
G. Caplat, I, cit., pp. 41-42.
37
Nel panorama storiografico sul meridione, si contano pochissimi lavori espressamente dedicati all’istruzione nel
Decennio: G. Durante, La istruzione primaria in Napoli nel Decennio francese, Artigianelli, Napoli, 1920; A. Zazo,
Le riforme scolastiche di G. Murat, in "Rivista pedagogica", III, 1924, p. 227-235; G. Marafioti, L'istruzione nel
reame di Napoli durante il decennio dei Napoleonidi (1806-1815), con particolare riferimento alla Calabria
Citeriore e Ulteriore, Peregrini, Cosenza, 1967; I. Maietta, Aspetti della pubblica istruzione nel regno di Napoli
durante il periodo francese, in "Annali della facoltà di lettere e Flosofia", Università di Napoli, 1978, pp. 289-311;
M. Lupo, La riorganizzazione del sistema scolastico pubblico nel Regno di Napoli durante il Decennio francese:
primi risultati di ricerca, in "Rivista storica del Sannio", VIII (2000), I sem., pp.127-149; F. E. D’Ippolito, Il
19
nascita di un ordinamento scolastico pubblico. Come è noto, la storiografia concorda nel porre
l’espulsione dei Gesuiti (1767) come data periodizzante della nascita della pubblica istruzione
nel Regno di Napoli e nel considerare il Decennio come il periodo del riformismo scolastico; ma
la stessa storiografia ignora la primogenitura, in tal senso, operata dal Principe di Cardito,
presidente della CPI negli anni della seconda restaurazione, in un inedito Rapporto sullo Stato
della Pubblica Istruzione nell’anno 1818:
A tutti è noto che vi fu un tempo, che quasi tutta l’Europa Cattolica affidava l’educazione della Gioventù a’
Regolari: l’Ordine però, che se ne impadronì quasi del tutto fu quello de’ Gesuiti; questi ebbero nella lor Società
uomini distinti nelle Lettere, e seppero soprattutto impadronirsi delle opinioni. Quando la detta Compagnia fu
soppressa l’anno 1767, il Governo vide, che dovea occuparsi seriamente di una tal cosa. Allora fu, che si
stabilirono dei Collegi nella Capitale, e nelle Provincie, e delle Scuole Secondarie. Nel 1784 il Re estese
l’educazione anche nel Popolo col Metodo Normale. Esisteva di già da molti secoli in questo Regno una illustre
Università: l’ ombra de’ Genovesi, de’ Mazzocchi, de’ Martini, de’ Serao, de’ Caravelli, de’ Martorelli ancora
s’aggira fra quelle mura. Nel 1778 il Re creò un’Accademia di Scienze, e Belle Lettere.
La Società per interpretar i Papiri fu dall’immortale Carlo III stabilita. Il Re in seguito spinse l’Istruzione ancora in
altre scienze: mandò de’ giovani in Germania, per apprendersi la mineralogia: mandò degli uffiziali ad apprender
l’Arte della Guerra, così in Germania che sulle flotte di Francia, Spagna, e d’Inghilterra. Si mandarono de’ giovani
ad apprendere l’Arte Cerusica in Francia. Finalmente vi eran Collegi di Musica, da quali sono usciti gl’Iommelli, i
Sacchini, i Piccinni, i Paesielli in questo Paese sino al 1799. Allora un turbine devastò questo andamento di cose.
Fortunatamente durò momenti, ed il Re nell’anno 1800 cominciò a riordinare gli affari. Savi Ministri presedevano in
quel tempo: il Cavalier de’ Medici rimontò le Finanze, il Cavaliere Saratti illustrò, ed incoraggiò le Belle Arti, il
Signor Migliorini aveva il Ripartimento dell’Ecclesiastico, sotto cui andava la Pubblica Istruzione. Per mezzo della
di lui Segreteria nel 1804 il Re prescrisse, che si facesse un piano per riordinare l’Università, e correggere de’ vecchi
abusi; mentre che una Commissione di ciò si occupava, sopravvenne la seconda invasione del 1806 ed un nuovo
ordine di cose per la Pubblica istruzione comparve38.
Sia Cardito che gli storici son partiti da un identico assioma inespresso: “pubblico” inteso come
elemento rientrante nell’interesse e nell’organizzazione dello Stato, per cui l’istruzione pubblica
diventa conseguenzialmente funzione regolata dallo Stato.
In realtà, il termine ‘Pubblica Istruzione’ assumerà un tale significato solo a partire dall’epoca
napoleonica e si imporrà nel corso dell’Ottocento come una nozione talmente evidente da essere
utilizzato anche per rileggere gli eventi storici che precedettero la nascita del ‘nuovo ordine’,
dibattito sull’istruzione pubblica a Napoli nel Decennio francese, in “Frontiere d’Europa”, 4(1998), n. 2, pp. 151191; ricordiamo, inoltre, il repertorio di fonti giuridico-amministrativo curato da S. Agresta, Istruzione e scolarità
nel Regno di Napoli durante il decennio francese (1806-1815), vol. 1, Messina, Bertone, 2009. Per la bibliografia
relativa all’istruzione nel Decennio inserita in una più ampia periodizzazione, rimandiamo al suddetto contributo di
Lupo, p. 128. Nessun lavoro ha preso in considerazione il rapporto tra il modello francese ed il modello napoletano;
tanto che la lamentela espressa da S. Bucci, nel 1976, tracciando il quadro degli studi storico-educativi dedicati alle
istituzioni scolastiche del periodo napoleonico, sulla mancanza di opere organiche in grado di rendere conto del
“rinnovamento della scuola”, avvenuto nel primo decennio dell’Ottocento a opera del riformismo bonaparteo, pur
nelle “diversità nell’applicazione in Italia del sistema scolastico francese” è ancora attuale (S. Bucci, La scuola
italiana nell’età napoleonica: il sistema educativo e scolastico francese nel Regno d’Italia, Roma, Bulzoni, 1976, p.
17). Infine, Per una rassegna critica della bibliografia sul Decennio, rimandiamo al contributo di A. Rao, Temi e
tendenze della recente storiografia sul Mezzogiorno nell’età rivoluzionaria e napoleonica, in A. Cestaro-A. Lerra (a
cura di), Il Mezzogiorno e la Basilicata nell’età rivoluzionaria e Napoleonica, Osanna Venosa, Potenza, 1992, pp.
41-85.
38
Rapporto sullo Stato della Pubblica Istruzione, Napoli 20 novembre 1819, in ASN, CGPI, fs. 1548.
20
ignorando l’impostazione Settecentesca che utilizzava il termine “pubblico” per designare le
scuole collettive aperte alla popolazione che si contrapponevano all’insegnamento individuale
impartito dai precettori privati39.
Fu il processo riformistico napoleonico a mutare alla radice il paradigma settecentesco: affidata
l’istruzione al Ministro degli Interni, si creò di sana pianta nel Regno di Napoli, durante il
biennio giupeppino, l’ ordinamento scolastico distinto, amministrativamente e culturalmente, su
tre livelli: l’istruzione primaria, gravante sulle casse dei comuni; l’istruzione secondaria40,
impartita nei collegi finanziariamente autonomi e l’istruzione superiore, posta a carico dello
Stato41.
L’ordinamento scolastico, attuato durante il governo di Giuseppe Bonaparte con decreto 15
agosto 1806, riordinò l’istruzione primaria, ricalcando le disposizioni emesse in Francia nel
1793: apertura obbligatoria di una scuola primaria, maschile e femminile, “in tutte le città, terre,
ville ed ogni altro luogo abitato”, per insegnamento della lettura, scrittura, calcolo, dottrina
cristiana e, per le sole fanciulle, anche “le arti donnesche” (art. 1); stipendio dei maestri e delle
maestre posto a carico dei comuni (art. 2); possibilità di utilizzare ancora il metodo individuale
nei comuni al di sotto dei 3000 abitanti e obbligatorietà del metodo normale per tutti gli altri
(art. 3)42. L’anno successivo, si riordinò l’ istruzione secondaria con l’approvazione, il 30
maggio 1807, da parte del Consiglio di Stato, del progetto di legge presentato dal Ministro
dell’interno Miot, che prevedeva la fondazione di due collegi a Napoli, e di uno in ogni provincia
(art. 1): il collegio, con un ciclo di studi quinquennale era propedeutico all’accesso, per agli
allievi più meritevoli, ad istituti di formazione superiore: seminari, scuola militare, scuola
politecnica, scuola di belle arti, un convitto destinato alla formazione forense e uno per la
formazione medica (art. 35). Queste istituzioni, analoghe alle scuole speciali, erano tutte in via
d’allestimento43. In materia di pubblica istruzione il governo di Giuseppe Bonaparte non poteva
39
Cfr. P. Lucchi, La prima istruzione. Idee metodi, libri, in G.P. Brizzi (a cura di), Il Catechismo e la Grammatica,
Bologna, Il Mulino, 1985, vol. I, Istruzione e controllo sociale nell’area emiliana e romagnola nel ‘700, p. 27. La
documentazione archivistica conforta questa osservazione al punto che attesta l’utilizzo nel significato Settecentesco
ancora nell’Ottocento preunitario: ad esempio, il Consiglio Generale della Provincia di Molise continuò a definire
“pubblica” l’istruzione impartita nei seminari.
40
Sul concetto di istruzione secondaria, che utilizziamo qui con consapevole forzatura, ritorneremo
successivamente.
41
Il Cardito, nella sua ricostruzione, segue l’ordinamento francese per ricostruire gli eventi successivi all’espulsione
della Compagnia di Gesù: istituzione di scuole per il popolo, fondazione di collegi e ‘scuole secondarie’, riforma
dell’università.
42
CLDAPI, vol. 1, p. 3.
43
Sulle difficoltà incontrate nella fase applicativa delle disposizioni riguardanti l’istruzione primaria e l’istituzione
dei collegi, ricordiamo il lavoro di M. Lupo, Tra le provvide cure di Sua Maestà, cit., pp. 61-67; sui metodi
d’insegnamento nella scuola primaria citiamo il lavoro più recente: R. Gragnaniello, Didattica e istruzione nel
Mezzogiorno preunitario, Napoli, Arte Tipografica, 2006.
21
spingersi oltre: il nuovo sistema di pubblica istruzione francese fu varato con i decreti applicativi
del 1808, anno stesso della sua partenza per Madrid, lasciando, al suo successore Giocchino
Murat,
una riforma dello stato e una impostazione dell’ordinamento scolastico che fu il
necessario presupposto per poter applicare anche nel Napoletano il modello dell’Univerité
impériale.
22
1.4 Il “sistema di pubblica istruzione” nel Decreto Organico (1811)
A seguito dei decreti del 1808, negli Stati satelliti dell’Impero francese vennero istituite, a partire
dal 1809, le Commissioni di pubblica istruzione incaricate di formulare i decreti applicativi della
riforma per una adeguamento del modello francese alle diverse realtà territoriali: Giuseppe
Bonaparte la istituì in Spagna, Luigi Bonaparte nel Regno d’Olanda, Gioacchino Murat in quello
di Napoli e provvedimenti analoghi comparvero anche nel Ducato di Varsavia44.
La Commissione napoletana, istituita il 27 gennaio 1809, fu composta da: Vincenzo Cuoco,
Giuseppe Capecelatro, Melchiorre Delfico, Bernardo della Torre e Tito Manzi45.
La Commissione presentò il Progetto di Decreto per la Pubblica Istruzione affidandone il
Rapporto al Cuoco46, ma il Consiglio di Stato, nella seduta del 3 novembre 1809, bocciò il
Progetto con la motivazione che “il
meccanismo dell’istruzione proposta per il Regno di
Napoli” non era “lo stesso che quello adottato nell’Impero di Francia” e stabilì che bisognava
“quello modellare su questo e sì avere la medesima unità di principî e di azione, facendo che
tutto quello che è destinato alla pubblica istruzione del Regno, non formi che un Corpo unico e
solo le cui parti disseminate nei diversi luoghi secondo il bisogno… non riconoscano che una
fonte da cui emanino tutte, fonte che abbia ad intendersi stabilita nella Capitale del Regno”47.
È chiaro ed evidente, allora, quale fosse il modello cui bisognava guardare per una riforma nel
Regno di Napoli: l’ Univerité impériale, ovvero il sistema di pubblica istruzione che seppe creare
quel “Corpo unico” che la legge istitutrice del 1806 pose alla base della riforma della pubblica
istruzione della “Francia Imperiale”.
Il Progetto, presentato in consiglio dal Cuoco, apparve dissimile dal “meccanismo” imperiale su
due questioni di vitale importanza, riconducibili, in estrema sintesi:
ad una diversa
organizzazione amministrativa, che non garantiva “l’unità di principî e di azione”, e alla
44
Nel convegno francese dedicato all’anniversario della legge istitutrice dei licei, curato da .O. Bouton nel 2002, fu
organizzata una intera sessione dedicata al’ “esportation du modèle napoléonien en Europe”, con interventi: per la
Spagna di: J.L. Guereña, Politique éducative en Espagne sous la Monarchie de Joseph Ier; per l’Olanda, di: W.
Frijhoff, La Réforme de l’ensegneiment secondaire dans les Dèpartments Hollandais; per il ducato di Varsavia,
di:A. Nieuwazny, L’education dans le Duché de Varsovie: un compromis napoléonien?; per l’area italiana, D.
Marchesini ha presentato due lavori su: Scolarizzazione e alfabetizzazione nell’Italia napoleonica; e Le lycée de
Parme sous le Premier Empire: une manifestation d’impérialisme culturel? Cfr. O. Bouton (dir.), Napoléon et les
licée. Enseignement et société en Europe au début du XIXe siècl : actes du colloque des 15 et 16 novembe 2002
organisé par l'Institut Napoléon et la Bibliothèque Marmottan à l'occasion du bicentenaire des licées, cit, pp. 129238.
45
Sul punto resta fondamentale lo studio, ormai datato, di: A. Zazo, Le riforme scolastiche di G. Murat, cit., pp.
229-235.
46
Progetto e Rapporto in CLDAPI, vol. 1, pp. 86-228.
47
A. Zazo, Le riforme scolastiche di G. Murat, cit., 231. L’atto istitutivo della commissione è in ASN, Intendenza
Borbonica, fs. 1056, f. 72.
23
presenza nel Regno di ben quattro Università, invece della sola Università partenopea, che si
voleva quale “unica fonte”.
Naufragato il Progetto, il ministro dell’Interno Zurlo si fece promotore di un nuovo disegno,
ormai perduto, che, sottoposto a numerosi rimaneggiamenti dalla Commissione chiamata a
revisionarlo, sotto la forte influenza del Cuoco, si ridusse dai 102 articoli iniziali, ai soli 37 del
Decreto organico per la pubblica istruzione, varato il 29 novembre 1811.
La riforma scolastica attuata con la legge, del 1806, e successivi decreti, del 1808, assicurò alla
Francia un sistema di pubblica istruzione amministrativamente centralizzato e verticalizzato,
con un ordinamento prospetticamente diviso in tre gradi, finalizzato alla regolamentazione di
tutti gli istituti, sia pubblici che privati, sia laici che ecclesiastici, miranti alla formazione
professionalizzante ancorata al titolo di studio mediante il meccanismo dei gradi accademici 48.
Nel Meridione il percorso fu sostanzialmente analogo. Riformata separatamente
la scuola
primaria con decreto 15 settembre 181049, il Decreto Organico (DO)50 definì in modo esplicito
48
L’insegnamento secondario, come ha rilevato M.M. Compere in uno studio comparato sulla storia dell’educazione
francese, inglese e tedesca, appare come il fantasma della storiografia europea, in quanto: non costituendo un ambito
autonomo di ricerca come, ad esempio, l’infanzia, l’alfabetizzazione o l’università, risulta problematica anche solo
una sua definizione (M.M. Compére, L’Histoire de l’éducation en Europe. Essai comparative sur la façon dont elle
s’écrit, Paris/Bernem INRO, Peter Lang, 1995). Ritornando di recente sull’argomento, W. Frijhoff non ha mancato
di rilevare come sia del tutto anacronistico una sua applicazione in epoca moderna: se da una parte “l’ensagnament
des colléges, écoles latines, grammar schools et gymansia ne costituait pas la suite logique de l’enseignement
élémentaire, dont, bien souvent, il incorporait des éléments plus ou moins importants”, dall’altra “dans la perception
de maints contemporains eux-mêmes, le collège, ou l’école latine, n’était pas considéré comme une institution
secondaire mais comme faisant partie de l’insegignement supérieur, dont il raprésentait la phase préparatoire, la
première étape” (W. Frijhoff, L’ensegnament secondaire: un concept opératoire pour l’Europe moderne?, in:
“Histoire dell’Education”, 124(2009), pp. 73-93). L’anacronismo del concetto di “insegnamento secondario” per
l’epoca moderna e la sua autoevidenza per noi contemporanei, ha creato una evidente confusione concettuale nella
letteratura sulla storia dell’istruzione. E’ noto come M.M. Compére, affrontando e impostando storicamente la
problematica, identifichi nel collegio d’umanità del XVI secolo l’origine del’insegnamento secondario, traendo, con
P. Savoie, sul numero speciale della rivista “Histoire de l’Education” (n.90, 2001), le seguenti conclusioni:
“L’établissement scolaire ne se résume pas, nous pensons l’avoir montré, à une commodité logique. Son
organisation, la logique de son développement, son gouvernment, son existence même eut un effet de premier ordre
sur l’institution scolaire tout entière. Il a ainsi joué un rôle historique fondamental dans la structuration de
l’enseignement secondaire, dont l’avènement en tant que forme scolaire n’est que la conséguence lontaine – il faut
attendre les années 1830 pour que l’expresion elle-même d’enseignement secondaire entre dans la pratique
administrative – de la réussite des licée crées en 1802 et devenus, non sans difficulté et adaptations, les
établissements modéle du collège d’humanités, mais encore celui de l’établissement scolaire lui-même. L’histoire de
l’enseignement secondaite et celle des établissement sont donc étroitement liées. Cela nous semble constituir le
meilleur argument en faveur d’études historiques centurée sur les établissements secondaires” (M.M Compère-P
Savoie, L’etablissement secondaire et l’histoire de l’éducation, in “Histoire de l’education”, n. 90, mai 2001, p. 20).
Non v’è dubbio che la storia dell’ Etablissement scolaire - cui la Compèr ha dedicato l’intero suo programma di
ricerca sfociato nel monumentale repertorio su Les Collèges francais (XVIe-XVIIIe siècle), in collaborazione con D.
Julia – abbia apportato elementi e impostazioni di fondamentale importanza per la storia dell’educazione; tuttavia,
istaurando un rapporto simbiotico tra la storia dell’insegnamento secondario e la storia dei collegi, si corre il rischio
di porre sullo sfondo il riformismo napoleonico, che a noi sembra fondamentale per una delucidazione della
problematica dell’insegnamento secondario e, più in generale, della “forme scolaire”.
49
CLDAPI, vol. 1, pp. 81-83. Il decreto introduceva diverse novità rispetto al decreto del 1806: obbligatorietà
dell’istruzione primaria, estensione del metodo normale in ogni comune, obbligo per il comune di fornire locali e
24
ed inequivocabile, al primo articolo: l’istruzione pubblica è quella posta “sotto il controllo e la
vigilanza del governo”. Ne scaturiva che l’istruzione pubblica veniva impartita nell’Università di
Napoli, nei licei e negli “altri stabilimenti d’istruzione” (art. 2). Finalmente, il DO, nell’elencare
la serie di provvedimenti, anteponeva un concetto chiaro e categorico non assoggettabile
ideologicamente, né eludibile nella sostanza: l’istruzione pubblica è quella posta sotto il
controllo e la vigilanza del governo. Questo principio si pose come uno spartiacque tra la scuola
pubblica dello Stato e la scuola aperta al pubblico, ma gestita da ordini e congregazioni
religiose, diocesi o privati cittadini.
Nell’ambito di questa fondazione dell’istruzione pubblica, il DO introduceva espressamente due
gradi di scuole secondarie ed identificava il “primo grado delle scuole secondarie: 1. in quei
collegi reali quali non saranno convertiti in licei; 2. nei simili stabilimenti che si faranno dai
comuni o dai particolari. In essi vi dovranno essere almeno quattro professori, cioè due di
grammatica, uno di retorica, ed uno di filosofia e matematiche” (Titolo III, Collegi, art. 13)
includendo in questo grado anche i seminari, sia pur dipendenti dall’autorità diocesana (ibidem,
art. 14).
Il secondo grado era costituito dal Liceo con annesso convitto, articolato in quattro
diversi indirizzi universitari: letterario, matematico, medico, giuridico (Titolo IV, Licei, art. 18)
e restavano comuni ai quattro indirizzi le materie impartite nei collegi (ibidem, art. 16). La
sostanziale differenza tra il liceo francese e il liceo napoletano, divenuto semiuniversità, scaturì
dal compromesso tra il progetto Cuoco, che prevedeva quattro università, e il progetto dello
Zurlo, che ne prevedeva una soltanto, tanto è vero che fu prevista la presenza di quattro licei
(uno per ciascun indirizzo) in ognuna delle macroaree in cui furono raggruppate le provincie: 1)
Provincie di Bari, Otranto e Basilicata; 2) le tre provincie abruzzesi; 3) le due Provincie calabre;
4) Provincia di Molise, Provincia di Capitanata, Terra di Lavoro,
Principato Ultra e Principato
Citra (ibidem, artt. 15 e 19); mentre alla città di Napoli, cui era riconosciuto un particolare
materiale didattico, affidamento ai parroci dei comuni più piccoli, la determinazione del minimo salariale per
maestri e, per alleggerire le casse comunali, la proposizione di una tassa scolastica mensile. L’istruzione primaria è
stata oggetto della maggiore attenzione da parte degli studiosi e tra questi ricordiamo: A. Morgana, Spigolature di
storia della scuola: la scuola primaria nel Reame di Napoli durante il primo ventennio dell'800, Società
Commerciale libraria, Napoli, 1912; G. Durante, La istruzione primaria in Napoli nel Decennio francese,
Artigianelli, Napoli, 1920; L. Guidi, Le prime educatrici del genere umano: scuola e alfabetizzazione femminile a
Napoli nell’Ottocento pre-unitario, in Pelizzari M.R. (a cura di), Sulle vie della scrittura. Alfabetizzazione, cultura
scritta e istituzioni in età moderna, Centro Studi Antonio Genovesi per la Storia Economica e Sociale, Atti del
Convegno di Studi, Salerno, 10-12 marzo 1987; F. Fuscolo-R. Nicodemo, La scuola pubblica primaria ed il suo
personale in Basilicata ed a Napoli nella prima metà dell'Ottocento attraverso l'archivio del Consiglio Superiore di
Pubblica Istruzione, in: Massafra A. (a cura di), Il Mezzogiorno preunitario, Dedalo, Bari, 1988; ESI, Napoli, 1989;
E. Bosna, Scuola e società nel Mezzogiorno. Lo sviluppo dell'istruzione primaria dalla proposta di Genovesi alla
legge Coppino, Laterza, Bari, 1994.
50
CLDAPI, vol. 1, pp. 230-238.
25
privilegio in quanto capitale del Regno, quindi non accorpata ad alcuna macroarea, furono
assegnati due licei51.
Seguendo il modello francese, il “sistema istruzione” comprendeva tutte le forme educative: gli
istituti
pubblici e privati, laici ed ecclesiastici, secondo una gerarchia che poneva al vertice il
liceo, seguito sullo stesso piano da quei collegi già istituiti con legge del 1807, e gli istituti
privati (laici o ecclesiastici), affiancati dai seminari52.
A questo punto si esaurirono gli interventi strutturali tesi all’organizzazione della scuola
secondaria ed insorse la necessità di rivedere l’ultimo grado del “sistema istruzione”, ponendo
mano all’Università per assimilarla a quella francese: furono previste (DO, Tit. V, artt. 22-28)
cinque facoltà (Lettere e filosofia; Scienze matematiche e fisiche; Medicina; Giurisprudenza e
Teologia); si decise di affidare
ai docenti di Mineralogia, Botanica e Astronomia,
rispettivamente: il Museo di Mineralogia (fondato nel 1801), l’Orto botanico (fondato nel 1807)
e il nascente Osservatorio Astronomico (1812); furono previsti moderni laboratori scientifici
(DO, Tit. V, art 29); furono annunciate tre scuole speciali e l’istituzione di una scuola normale a
Napoli per la formazione dei ‘professori’ (DO, Tit. V, art. 33).
Ultimo e fondamentale provvedimento, chiave di volta del sistema napoleonico, fu l’istituzione
dei tre gradi accademici affidati esclusivamente all’Università (DO, Tit, VI) revocando tutti i
privilegi di conferire i gradi, concessi agli antichi Collegi dei Dottori53.
Avocati: la gestione, il controllo e la vigilanza dell’istruzione allo Stato; creato il settore
secondario; riorganizzato quello universitario, cui si affidava il controllo dei gradi accademici
per il conseguimento del titolo di studio, il sistema venne coronato, sulle tracce del regolamento
francese, dal Regolamento per la collocazione de’ gradi delle facoltà54, fondamentale atto che
51
Ivi, pp. 19-20.
Sulla costatazione che era “mancata una parte essenziale dell’istruzione pubblica da che furono chiusi, o rimasero
abbandonati i Seminari delle diverse Diocesi”, nel 1812, Matteo Galdi, appena nominato Direttore della P.I ,
propose un potenziamento, nel numero e nelle risorse finanziarie, dei seminari in quanto “l’art. 14, Titolo III della
legge de’ 29 suggerisce che i Seminari delle Diocesi saranno considerati nel numero delle scuole secondarie”,
vedendo in questa disposizione “una sorgente inesausta e proficua di generale istruzione. […] I Seminarî dovendo
far le veci di scuole secondarie nei Comuni ove rattrovansi stabiliti, è urgente che queste scuole esistano e siano
modellate secondo un sistema di metodico insegnamento e secondo i principiî professati altamente dal Governo.
Poiché gli esterni debbono e possono profittare della istruzione che si dà nei Seminari è giusto di affrettare il riapri
mento di quelli già chiusi, e la più retta organizzazione degli esistenti. In tal guisa non pochi Comuni del Regno
godrebbero de’ vantaggi di una scuola secondaria senza esser caricati ne’ loro bugetti [bilanci] di una spesa
corrispondente. Altronde quanto si risparmierebbe con questo mezzo dai Comuni ove esiston Seminarî, potrebbe
servir di soccorso allo stabilimento de’ licei e delle scuole speciali della Provincia” (Matteo Galdi al Ministero
dell’Interno, Interesse da prendersi per i seminari del Regno, Napoli 1° luglio 1812, in CLDAPI, pp. 278-281).
53
Sulla riforma universitaria attuata con DO: A. Zazo, L’ultimo periodo borbonico , in AA.VV., Storia
dell’Università di Napoli, Bologna, Il Mulino, 1924, pp. 479-483 (ristampa anastatica, Istituto Italiano per gli Studi
Storici, 1993); A. Broccoli, Educazione e politica nel Mezzogiorno d’Italia (1767-1861), cit., pp. 85-90.
54
CLDAPI, vol. 1, pp. 239-258.
52
26
permetteva di correlare il titolo di studio alle carriere e alle professioni, ponendo fine all’epoca
delle corporazioni d’arte e dei collegi delle professioni.
Il Regolamento, decretato il 1 gennaio 1812, prescrisse i percorsi per conseguire i tre gradi
dottorali (approvazione, licenza e laure) e sancì i titoli di studio (cedola di approvazione,
diploma di licenza e diploma di laurea) necessari per esercitare funzioni e professioni, gradi e
titoli secondo la stintesi schematica che segue:
Facoltà
Letteratura e filosofia (LF)
Scienze
fisiche
matematiche
Medicina
Giurisprudenza
Teologia
e
conseguimento gradi dottorali
Licenza
Approvazione e 1 anno di corso
universitario
Cedola in LF; 2 anni di corso Approvazione e 1 anno di corso
liceale o un anno di corso universitario
universitario
Cedola in LF; 3 anni di corso Approvazione e 1 anno di corso
liceale o un anno di corso universitario
universitario
Cedola in LF; 2 anni di corso Approvazione e 1 anno di corso
liceale o un anno di corso universitario
universitario
Cedola in LF; 3 anni di corso Approvazione e due anni di
seminariale e avere almeno 21 corso universitario
anni
Approvazione
Età minima 16 anni55
laurea
Esame dopo esibizione della Licenza
conseguita almeno da 1 anno
Esame dopo esibizione della Licenza
conseguita almeno da 1 anno
Esame dopo esibizione della Licenza
conseguita almeno da 1 anno
Licenza e
universitario
1
anno
di
corso
Licenza e
universitario
1
anno
di
corso
Titoli necessari per esercitare funzioni e professioni
Facoltà
Letteratura e
Filosofia
Cedola di approvazione
Istitutori primari56
Diploma di Licenza
Professori nei collegi
Professori di scuole private
Scienze fisiche e
matematiche
Agrimensori
Professori dei collegi
Professori privai
Medicina
Farmacisti
Salassatori
Levatrici
dentisti
Chirurghi
professori privati
Giurisprudenza
notai
Giudice di pace
Cancellieri dei tribunali
collegiali
Patrocinatori
Professori privati
Parroci dei comuni con
popolazione inf. ai 10.000
dignità e canonici delle chiese
cattedrali
Teologia
Diploma di Laurea
Professori universitari
Professori liceali
Professori di scuole speciali
Architetti57
Professori universitari
Professori liceali
Medici
Chirurghi58
Oculisti
Norcini
Professori universitari
Professori liceali
Giudici dei tribunali
Procuratori regi
Pubblico ministero
Professori universitari
Professori liceali
Arcivescovi
Vescovi
Vicari
vicari
prime dignità dei capitoli
cattedrali
canonici teologi e penitenzieri
Parroci dei comuni con
popolazione sup. 10.000
Professori universitari
55
Il limite di 16 anni,corrispondeva all’età minima in cui si poteva uscire dal liceo: l’intero corso, in situazioni
ottimali, aveva la durava di 8 anni e non vi si poteva accedere prima di aver compiuto gli otto anni di età.
56
Se parroco, era sufficiente l’approvazione in Teologia.
57
Solo se se periti di tribunali o direttori di opere pubbliche.
58
Più esattamente: “I chirurgi in capo e di prima classe dell’armata, ed i chirurgi de’ pubblici stabilimenti”.
27
La cedola in Lettere e Filosofia costituì il punto di partenza per ogni percorso ulteriore e
corrispose agli insegnamenti di base comuni ai quattro indirizzi universitari: una volta
conseguita, si potevano seguire corsi universitari nei liceali o nelle facoltà dell’ateneo
napoletano, al termine dei quali si ottenevano le rispettive cedola nei quattro indirizzi, che
consentivano l’accesso agli altri
due gradi - licenza e laurea -
conseguibili soltanto
frequentando i corsi impartiti nell’università.
Per la formazione in ingegneria fu previsto un percorso diverso, con l’istituzione della Scuola di
Ponti e Strade e, per la carriera militare, furono organizzate le Accademie; mentre, per offrire un
percorso finalizzato alla formazione tecnico-professionale, che non rientrava ovviamente nel
novero dei gradi accademici, si ricorse alla istituzione della prima Scuola di Arti e Mestieri.
Nella fase attuativa successiva alla promulgazione del Regolamento del 1812, si regolarizzarono
i titoli conseguiti precedentemente all’istituzione del nuovo sistema: gli “antichi privilegi”,
recitava il Regolamento, andavano convertiti in titoli autorizzati dalla Regia Università degli
Studi di Napoli (art. 66-67) durante gli anni 1812 e 1813, “senza giustificare di aver fatto il corso
degli studj nella Università medesima, nei licei, o nei seminarj” (art. 66), ma semplicemente
certificando il superamento dei rispettivi esami per il grado richiesto. Coloro che esercitavano
già una professione o carica senza possedere alcun titolo, avrebbero potuto sanare la situazione
impegnandosi a conseguirlo entro i successivi 6 anni (art. 67)59.
Nel sistema francese furono distinte tre amministrazioni: centrale, accademica e prefettizia per il
controllo e funzionamento dell’intero ordinamento scolastico; quello napoletano risultò diverso e
fu il punto di maggior contrasto tra Zurlo e Cuoco: il primo, aspirava a creare un corpo di
funzionari amministrativi, sul modello ispettivo francese; il secondo mirava a creare una
intellighenzia illuminata. Prevalse l’impostazione del Cuoco, tratteggiata in questi termini dal
Ministro Zurlo, in Consiglio di Stato:
Si è creduto in primo luogo utile che l’istruzione pubblica, l’esame e la censura dei di lei progressi, risiedesse
meglio presso la classe generale dei dotti che presso un copro particolare d’impiegati, che erano stati altra volta
proposti sotto il nome di ispettori, censori e procensori. Questa idea ha dato luogo al progetto di un collegio di giury
composto dai dotti di ciascuna provincia, che giudicherà periodicamente dello stato degli Statuti, dei progressi degli
alunni, dei premi da distribuirsi […]60.
59
Costatato il basso numero di richieste pervenute nel 1812, il governo fece ripubblicare gli articoli 66 e 67 sui
Giornali dell’Intendenza per darne maggiore pubblicità, e per notificare la richiesta di altri certificati da allegare
(GI, 1 gennaio 1813; Ministeriale, Docmuenti con cui si debbono accompagnare gli antichi privilegi da presentarsi
al visto del Rettore dell’Universitò degli Studj e del Direttore Genrale della Pubblica Istruzione, in GI, 25 del
1813).
60
ASN, Consiglio di Stato (1806-1815), vol. 11; cfr. A. Zazo, Le riforme scolastiche di G. Murat (1808-1815), cit.,
p. 232.
28
L’amministrazione centrale fu affidata
alla Direzione Generale di P.I. (DGPI), organismo
dipendente dal Ministero dell’Interno cui venne affiancato il Giury di contabilità, destinato a
vigilare sull’amministrazione e l’economia degli istituti d’istruzione; e il Giury di revisione
chiamato a valutare il rendimento scolastico sulla base delle “composizioni rimesse
periodicamente dai collegi e dai licei”. In ogni provincia era prevista l’istituzione di un Giury
d’esame (GE) chiamato a vigilare sull’istruzione. I due presidenti del Giurì di contabilità e di
revisione, e il presidente del Giury di Napoli costituivano il consiglio della DGPI.
Fissate le funzioni con DO, Il Regolamento Provvisorio per Giury della pubblica Istruzione61 ne
regolava l’attività e i membri, che assolvevano le loro funzioni in modo temporaneo, non
potevano essere impiegati presso istituzioni della P.I. per evidenti conflitti d’interesse (Titolo I,
art. 9). I Giury erano composti da: presidente di nomina regia e, vicepresidente, propresidente e
membri, nominati dal Ministero degli interni.
La struttura del Giury era articolata su tre livelli: il presidente, uomo di fiducia del governo; i
vicepresidenti e propopresidenti scelti per le qualità culturali (“nominati tra i soggetti più
qualificati per merito e per dignità”, (Tit. I, art. 3), e i membri, “scelti dal ministero su una terna
de soggetti più riputati della provincia, tanto per morale, quanto per cognizione” (art. 4).
Il Giury d’esame era composto da un presidente, da un vicepresidente e da sei membri che
costituivano un comitato diviso in tre sezioni: scienze, lettere e lingue. Venivano inoltre previsti
“Propresidenti” nei distretti della provincia (Titolo II, art. 12).
I poteri del presidente del Giury d’esame andavano da quello di “ispettore abituale di tutti gli
stabilimenti di pubblica istruzione della sua provincia”, al compito di vigilare “perché sieno
esattamente eseguiti tutti i regolamenti tanto di disciplina e d’insegnamento, quanto di economia,
riferendo continuamente al Direttore generale”. In effetti, si individuò in tale figura “l’organo
intermedio tra il Direttore medesimo ed i capi de’ diversi stabilimenti della provincia, per
comunicar loro tutte le disposizioni del governo, e procurarne l’adempimento” (art. 33).
Al Vicepresidente e ai Propresidenti veniva assegnato il compito di “vigilare sulle scuole
primarie, e gli altri stabilimenti d’istruzione che, oltre ai licei e collegii regali, si troveranno nella
provincia” (Titolo II, art. 13).
Il regolamento prevedeva sei adunanze l’anno, tre delle quali cadenzate all’inizio, a metà e alla
fine dell’anno scolastico.
61
Regolamento provvisorio per Giury della Pubblica Istruzione, Napoli, Tip. Angelo Trani, 1812 (in ASC,
Intendenza, B. 992).
29
Nelle sessioni d’esame nei licei e collegi (previsti a Novembre, aprile e settembre) dovevano
essere nominati tre membri del Giury, secondo la rispettiva sezione di appartenenza: lingua,
lettere e scienze, e ad essi spettava la valutazione gli alunni, sottoponendo l’esaminando a prove
scritte e orali su materie proposte a discrezione del presidente, che comunque doveva presenziare
gli esami anche nelle scuole secondarie o delegare un pro-presidente.
La struttura piramidale e ‘diffusa’ dal centro alla peirferia, aggiunse, in tal modo, anche i
caratteri amministrativi
e di controllo al nuovo ‘sistema istruzione’ rigidamente costruito
secondo la impostazione napoleonica: funzionari e organi di controllo non erano semplici
diramazioni in provincia della presenza dello Stato, m anche, e soprattutto, i responsabili della
funzionalità e i garanti del rispetto delle disposizioni.
30
1.5 La regolamentazione (1816)
“Ritornato S.M. il Re nel 1815 in questo Suo Regno - continuava il Cardito nella Relazione del
1819 - si occupò subito di dare consistenza e realtà” al sistema di pubblica istruzione impostato
dai napoleonidi, a conferma della politica della Restaurazione condotta dal ministro Luigi de
Medici, anima del governo del Regno delle Due Sicilie, intento a recuperare l’opera riformistica
del Decennio in un “sistema statale che non era altro che lo Stato napoleonico o
amministrativo”62:
D’altro canto – osserva W. Maturi - bisognava imporre l’assolutismo dello Stato alle nuove classi dirigenti laiche.
Prenderle di fronte con misure poliziesche il Medici non voleva perché era alieno dai mezzi violenti, né poteva per
le contingenze internazionali. E allora egli pensò di togliere loro le teste forti dirigenti (Zurlo, Poerio, Winspear, che
furono esiliati), di addomesticarne la maggior parte colla moderazione, col mantenerla negli uffici, con un’azione
statale illuminata, e, intanto, coll’alleanza colla Chiesa, preparare nuove generazioni più docili, più malleabili, più
obbedienti alle direttive del Governo. Mezzo per questa rieducazione del paese doveva essere la pubblica istruzione,
pervasa da spirito confessionalista; ma, poiché era strumento per la salute dello Stato e non fine a se stessa, doveva
essere diretta da organi statali laici63.
In questo quadro politico, “L’istruzione pubblica - suggeriva il presidente della P.I., Cardito al
sovrano - se ben diretta, sarà più utile al re che la sua armata”64. Il sistema scolastico continuò a
dipendere dal Ministero degli Interni, nel cui seno si conservò l’organismo amministrativo per la
direzione della P.I., ribattezzato Commissione di Pubblica istruzione, cui furono attribuite tutte
le funzioni della precedente DGPI65, ma si attuò il programma già stilato da Giuseppe Zurlo,
mirante a creare un’unica struttura centralizzata per la gestione e il controllo: aboliti i Giury, si
creò un corpo ispettivo di dodici funzionari, gli Ispettori generali della P.I., “destinati per
vegliare alla esecuzione degli statuti e regolamenti de’ reali Licei e Collegi, delle Scuole
Secondarie del Regno, come pure per attendere alla disciplina ed all’insegnamenti de’ pensionati
e delle scuole private” (Istruzione per gli Ispettori generali della P.I , art. 1)66.
A livello periferico, vennero istituite, nel 1816, le figure degli ispettori di distretto e quelli di
circondario per il controllo e la vigilanza delle scuole primarie, incarichi retribuiti a partire dal
181967, e si attribuirono agli intendenti, coadiuvati dai sottintendenti,
quelle funzioni di
promozione, gestione e controllo della P.I. sul territorio, precedentemente assolte dai Giury
62
W. Muratori, Il concordato del 1818 tra la Sana Sede e le Due Sicilie, Firenze, Le Monnier, 1929, p. 6.
Ibidem, p. 10.
64
Cit. da Zazo L’istruzione pubblica e privata nel Napoletano (1767-1860), cit., p. 189.
65
La CPI, istituita con Real Determinazione del 2 agosto 1815, ebbe con ministeriale 16 agosto 1815 le medesime
attribuzioni della soppressa DGPI (CLDAPI, vol 1. pp. 325-326).
66
Circolare Ministeriale 14 febbraio 1816, in CLADPI, vol. 1, pp. 361-364.
67
Tali figure ispettive, sebbene tutte appartenenti al ramo ecclesiastico, come attesta la documentazione d’archivio,
permisero di mitigare l’influenza degli ordinari diocesani e dei parroci, cui si affidò, nel 1816, l’istruzione primaria
(cfr. Sani, Istruzione e scuola nel Meridione dalla Restaurazione all’Unità, cit.).
63
31
d’esame68, costituendo un canale amministrativo diretto tra centro e periferia, mediante l’utilizzo
di funzionari pubblici, ruotanti intorno all’intendente quale rappresentante lo Stato.
L’impianto generale per l’acquisizione dei tre gradi accademici, venne pienamente
riconfermato, con il Regolamento per la collocazione de' gradi dottorali varato nel 181569,
introducendo qualche modifica atta a snellire il percorso per il conseguimento del titolo di studio
necessario per esercitare talune professioni: decadde, ad esempio, il requisito della cedola in
lettere e filosofia per gli agrimensori, farmacisti, notai, gli esercenti la bassa chirurgia, i
raccoglitori di parto e le levatrici.
Anche la fisionomia dell’istruzione universitaria rimase ancorata al DO70, come sintetizzò il
principe Cardito: “[il re] ordinò che la Specola [Osservatorio astronomico] si completasse, come
è di già completata; che si desse fine all’Orto Botanico, come lo è a quest’ora; che si
arricchissero i Gabinetti dell’Università, come di già cominciano ad esserlo; ed ha di più ordinata
che una Biblioteca completi nell’Università tutte le facilità per l’insegnamento”71, ponendo,
però, tali strutture, sotto il diretto controllo della CPI, azzerando, in tal modo, l’autonomia di
ricerca dell’Ateneo72.
In ambito ‘secondario’ furono promulgati gli Statuti dei licei, collegi e scuole secondarie
(febbraio 1816) e il Regolamento per le scuole private e i pensionati (luglio 1816) 73.
Il complesso sistema delle macroaree previsto dal DO, che doveva fornire ad ognuna di esse i 4
indirizzi universitari (medicina, giurisprudenza, scienze matematiche e fisiche, lettere) istallati in
altrettanti licei, rimase solo sulla carta a causa di insormontabili difficoltà di tipo finanziario e
del mancato coordinamento tra centro e periferia: sui 17 licei previsti ne furono effettivamente
aperti soltanto tre, nei quattro anni di governo murattiano successivi al varo del DO: il Salvatore
di Napoli, senza cattedre universitarie per la presenza dell’Ateneo; il liceo a indirizzo medico di
68
Circolare 25 ottobre 1815, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 989, f. 77.
CLDAPI, vol. 1, pp. 341-359.
70
Statuti per la R. Università degli Studi del Regno di Napoli, 12 marzo 1816, in CLDAPI, vol. I, pp. 422-442. Si
confermavano le cinque facoltà del periodo precedente, innalzando il numero delle cattedre. Rimase a capo delle
facoltà rimase il decano e al governo dell’Università il collegio dei Decani, presieduto dal Rettore, eletto dal corpo
docente.
71
Nel Marzo del 1816 vennero emanati gli Satuti per la Regia Università degli Studi del Regno di Napoli (CLDAPI,
vol 1. Pp. 341, che; cfr. A. Zazo, L’ultimo periodo borbonico, in AAVV, Storia dell’Università di Napoli, cit. pp.
485-490.
72
Con Rapporto 2 settembre 1815, il presidente Cardito chiedeva di estendere le attribuzioni della Commissione di
Pubblica istruzione appena istituita, riuscendo ad ottenere soltanto il controllo delle strutture scientifiche
dell’università (cfr. CLDAPI, vol. 1, pp. 330-336)
73
La regolamentazione degli istituti pubblci fu già operata dai Napoleonidi nel 1812, con i Regolamenti pei icei,
Collegi, e scuole secondarie (dati alle stampe per i tipi di Angelo Trani in Napoli).
69
32
Salerno e quello a indirizzo giuridico di Catanzaro; tutti gli altri rimasero collegi così come
istituiti con la legge 140/180774.
Gli Statuti pei Reali Licei75, quindi, riconfermarono l’impostazione del DO, ma lasciarono
cadere lo schema delle macroaree e strutturarono un piano di studi, definito del Titolo I degli
Statuti, articolato in 16 cattedre, affidate ad altrettanti docenti, che riusciva a contenere un intero
corso secondario e tutti gli indirizzi universitari: questa impostazione risulterebbe ostica da
comprendere, senza prima illustrare la chiave di volta del sistema, contenuta nel Titolo II,
sottotitolato “gradi dottorali” e nel titolo III, “esami per il conferimento de’ gradi dottorali”.
Nel primo articolo del titolo II, si pose la pietra angolare del piano di studi liceali:
“Ne reali
licei si possono ricevere i soli gradi di approvazione e licenza in giurisprudenza, nelle scienze
fisiche e matematiche, nella medicina, e nella filosofia e letteratura” (Tit. II, art. 7). Nel primo
articolo del Titolo III si elencarono i contenuti degli “esami per ottenere i gradi di approvazione
e di licenza [che] si faranno ne’ licei innanzi le Commissioni formate da’ professori”
schematizzati come segue:
Commissione di Giurisprudenza
Professore di:
Professore di:
Professore di:
Materie
Filosofia, etica e diritto delle genti
Diritto del regno e di procedura civile
Diritto e procedura criminale
Commissione di Scienze Fisiche e
Matematiche
Professore di:
Professore di:
Professore di:
Professore di:
Professore di:
Professore di:
Materie
Matematica sintetica
Matematica analitica
Fisica matematica
Fisica sperimentale
Chimica e Farmacia
Storia Naturale
Commissione di Medicina
Professore di:
Professore di:
Professore di:
Professore di:
Professore di:
Materie
Notomia e Fisiologia
Chirurgia teoretica e pratica
Antepratica di medicina
medicina pratica
chimica e farmacia
74
San Carlo alle Montelle e Caravaggio (Napoli); Maddaloni (Terra di Lavoro); Avigliano (Basilicata), Cosenza e
Corigliano (Calabria citra), Monteleone e Reggio (Calabria Ultra), Lecce (Terra d’Otranto), Bari (Terra diBari);
Lucera (capitanata); Teramo (Abruzzo ultra I) e Sulmona (Abruzzo ultra II); Cfr. Lupo, Tra le provvide cure di Sua
Maestà, cit. p. 85.
75
Statuti pei Reali Licei, decreto 14 febbraio 1816, CLDAPI, vol. I, pp. 365-342.
33
Commissione di Letteratura e
Filosofia
Professore di:
Professore di:
Professore di:
(Tit. III, art. 1)76
Materie
Filosofia, etica e diritto delle genti
Retorica e Lingua greca
Lingua latina sublime
Dovendo concedere cedola e licenza cui corrispondevano precisi contenuti disciplinari, il liceo fu
fornito delle relative cattedre e di un conseguente piano di studi, stabilito nel Titolo primo degli
Statuti, che possiamo sintetizzare nel modo seguente:
Cattedre
1°
2°
-
3°
-
4°
5°
6°
7°
Materie
Catechismo di religione e di morale
Grammatica italiana
Aritmetica pratica
Applicazione delle regole grammaticali
della lingua italiana a’ i classici, con analisi
grammaticale
Storia sacra
Geografia
Grammatica Latina
Esercizio di correttamente scrivere in lingua
italiana
Storia profana
Mitologia
-
Contenuti e/o libri di testo77
Catechismo stampato ad uso delle scuole primarie
Soave, Grammatica
Aritmetica pratica ad uso delle scuole primarie
Boccaccio, Casa, Firenzuola
-
Storia sacra ad uso della pubblica istruzione
Luigi Galanti, Geografia
Portoreale, Compendio
[nessuna indicazione, in quanto è una esercitazione]
- Storia profana [senza atra indicazione]
- Tomeo, Mitologia
- Applicazione delle regole grammaticali - Portoreale, Grammatica latina; Classici: Fedro; Nipote;
della lingua latina a’ classici con analisi Cicerone, Epistole; Cesare, Commentari; Virgilio,
grammaticale
Egloghe e Georgiche
- Umanità colla spiegazione de’ classici - Portoreale, Grammatica latina; Classici: Cicerone, Uffizii
prosatori e poeti che hanno maggiormente e Orazioni; Virgilio, Eneide
elevazione nello stile e ne’ sentimenti,
rilevandosi le grazie e la precisione per le
quali si distinguono
- Grammatica della lingua greca
- Portoreale, Grammatica di lingua greca; Nuovo
Testamento; Silloge
- Antichità romane
- Salvatore Aula, [Antiquatum romanarum epitome]
- Antichità greche
- Oliver Goldsmith, [Compendio della storia greca]
- Retorica
- Majelli, Istituzioni oratorie; classici: Sallustio, Livio,
Tacito,
- Poesia italiana e latina
- Orazio
- Applicazione delle regole grammaticali a’ - Classici: Isocrate, Omero, Demostene
classici greci, con analisi grammaticali
- Filosofia
- Soave, Istituzioni
- Diritto di natura
- Eineccio, Elementi del diritto di natura e delle genti
- Verità della religione cattolica
- “[il professore] darà un trattato sulla verità della religione
cattolica”
- Matematica sintetica
- Flauti e Giannattasio
76
A quali professioni abilitassero tali commissioni, su quali contenuti dovesse vertere l’esame dei candidati, nonché
la relative modalità di esami erano già state illustrate nei Regolamenti dei gradi dottorali congiuntamente ai
Regolamenti della Regia Università.
77
Gli Statuti avvertivano che i testi indicati erano provvisori, in attesa di testi “compilati per ordine del Governo,
onde l’istruzione sia uniforme e progressiva” (Tit. I, art. 5).
34
8°
- Matematica analitica
- Fisica matematica
9°
- Chimica
- Farmacia
(“eseguendosene le dimostrazioni
laboratorio di chimica”)
- Storia naturale
10°
11°
nel
15°
- Diritto del regno
- procedura civile
- Diritto
- Procedura criminale
- Notomia
- Fisiologia
“eseguendosi le sezioni anatomiche nel teatro
a ciò destinato”
- Chirurgia teorica
- Chirurgia pratica
- Ostetricia
“eseguendone la parte clinica nell’ospedale”
- Antepratica di medicina
16°
- Medicina pratica
12°
13°
14°
Bossut, [Corso di matematica]; Fergola, Sezioni coniche
analitiche; “[il professore] correderà le sue lezioni con
Lagrange, Eulero, Monge ed Hachette, e con Biot; per la
Meccanica, Fergola”
Sementini, Instituzioni; “[il professore] correderà le sue
lezioni con Mojon; Adet, Brugnatelli; Thompson;
Berthollet e Movillon-Lagrange
“Millini; [il professore] correderà le sue lezioni per la
zoologia con Buffon e supplemento di Lacepede, con
Dumeril e Cuvier, e quelle di mineralogia con Brougnart,
Hauy, Vernier, Breislak, Melograni
“Leggi civili del Regno in vigore”
“Leggi criminali del Regno in vigore”
Francesco Cerio Grimaldi, Elementi di anatomia; “[il
professore] correderà le sue lezioni con Goemmering,
Bichat, Boyer, avendo presente le scoverte di Gall sopra
le strutture del cervello”
Richter, Istituzioni; “[il professore] correderà le sue
lezioni con Monteggia, Richerand”
“Instituzioni che formerà nell’antepatrica di Andria e su
quella di Miglietti”
Andria, Instituzioni di medicina pratica; “[il professore]
correderà le sue lezioni con “Odier, Burserio, Cirillo,
Daruwin e Pinel”
Le prime sei cattedre del piano di studi fornivano gli elementi culturali della formazione,
imperniata sulla tradizione umanistica (reimpostata dai Gesuiti con la Ratio studiorum maturata
alla fine del XVI secolo e recuperata per il liceo napoleonico con il decreto del 1809) strutturata
nei tre corsi progressivi di Grammatica, Umanità e Retorica. Solo dopo questo apprendistato
letterario, seguivano i più ‘astratti’ contenuti della settima e ottava cattedra: Filosofia,
Matematica e Fisica.
Le successive 8 cattedre raggruppavano più propriamente gli insegnamenti universitari e
professionalizzanti, forniti dal corso di studi giuridico, medico o scientifico; mentre il quarto
indirizzo, quello letterario, già abbondantemente assorbito nella formazione generale, non
necessitava di una ulteriore cattedra tra quelle universitarie.
Tale struttura liceale poteva concedere due gradi accademici: cedola e licenza abilitando i
candidati a proseguire nelle carriere amministrative o nell’esercizio delle professioni secondo i
regolamenti dei gradi accademici78. L’ultimo grado, la laurea, titolo necessario per accedere alle
78
Le Commissioni d’esame erano incaricate di proporre i quesiti, ma non dovevano esprimersi sulla valutazione: “il
giudizio di ammissione a’ gradi dottorali, o di rifiuto è riservato alle facoltà della regia universà degli studj” (Tit. II,
art. 19).
35
più alte cariche ed esercitare le professioni liberali, poteva essere assegnata esclusivamente
dall’Università di Napoli su tutta l’area continentale.
Gli Statuti non tralasciarono di regolamentare:
le funzioni e ruoli del personale (rettore,
vicerettore, prefetto d’ordine, prefetti di camerata e docenti);
l’organizzazione didattica e
pedagogica (durata del corso di studi, calendario scolastico, orari delle lezioni; disciplina e vita
interna del convitto); la determinazione delle tabelle stipendiali del personale e la
regolamentazione della gestione economica e amministrativa dell’istituto.
Con decreto della stessa data, 14 febbraio 1816, si emanarono anche gli Statuti pe’ collegi e per
le scuole secondarie e, relativamente ai primi, si distinse tra collegi con convitto e senza
convitto, applicando al convitto la medesima organizzazione di quella del liceo; ed il piano di
studi collegiale corrispose esattamente, per progressione e contenuti, alle prime otto cattedre del
liceo79.
Infine, si stabilì il ruolo e la funzione delle scuole secondarie, poste a carico del comune: “Sono
considerate scuole secondarie tutte quelle dove l’insegnamento non potrà ricevere quella
estensione determinata de’ collegi, e dove il corso degli studi non potrà essere ugualmente
metodico e progressivo”80, rendendo molto più agevole l’apertura dal momento che consentì di
proporre al ministero la tipologia di corso e il numero di cattedre a seconda delle necessità e le
finanze locali.
Riconfermata l’impostazione data con DO al sistema di pubblica istruzione, ridisegnata la
fisionomia degli istituti pubblici, si varò, a pochi mesi dall’emanazione degli Statuti, anche il
Regolamento per le scuole private e i pensionati (10 luglio 1816)81, sottoponendo anch’essi al
controllo dello Stato: prescritto l’obbligo di presentazione alla CPI del “piano d’istruzione
letteraria, scientifica e morale” e il possesso dei gradi accademici degli insegnanti82 e solo in un
secondo momento e relativo controllo, la CPI poteva richiedere al Ministero dell’Interno
l’autorizzazione e il rilascio della patente, sottoposta a rinnovo annuale. Per garantire la
“uniformità del metodo e delle dottrine ogni maestro autorizzato… [doveva] adoperare in
79
80
Statuti pe’ Collegi e per le scuole secondarie, Parte seconda, Titolo VI, art. 26, in CLDAPI, vol. I, p. 420.
CLDAPI, pp. 481-500.
82
Si escludevano da tale obbligo i maestri di: “calligrafia, rudimenti del leggere e dello scrivere, l’aritmetica pratica,
la geografia locale, la scrittura mercantile, e le lingue straniere”, tenuti a sottoporsi all’esame dinanzi all’ispettore
generale, per le scuole e pensionati con sede a Napoli, e nelle provincie “diretti agli intendenti e sottintende per
essere esaminati da coloro che saranno destinati all’uomo” (art. 4).
81
36
preferenza i libri… stati stampati per uso della Pubblica istruzione” (art. 12), ed ogni scuola o
pensionato era sottoposto alla “vigilanza e protezione” della CPI83.
In questo quadro, i canali di formazione: pubblico (Liceo, collegio e scuole secondarie) e privato
(laico ed ecclesiastico), risultavano complementari, e ad essi bisognerà aggiungere, a partire
dagli anni Venti, il terzo canale: i seminari riaperti e reimpostati, a partire dal concordato del
1818.
Lo Stato generale dell’Istruzione Pubblica del Regno delle due Sicilie di qua del faro dell’anno
1818 (ma aggiornato, con successive modifiche, al 1819), fatto predisporre dal principe di
Cardito, ci fornisce la sintesi al nostro discorso:
83
Restavano esclusi dalla “vigilanza e protezione della Commissione della Pubblica istruzione” le scuole destinate
a impartire “le arti del disegno, purché non si dia ammaestramento di scienze, per conoscere i principi teorici e le
Accademie di scherma, di ballo, e di altro esercizio ginnastico” (art. 19).
37
“Stato generale dell’Istruzione Pubblica del Regno delle due Sicilie di qua del faro dell’anno 1818”84
Provincie
Licei e Collegi
pubblici
Napoli
Provincia
Napoli
Terra
Lavoro
Numero di
alunni
Interni Esterni
Liceo del
Salvatore;
211
54
Collegio
MedicoCerusico
33
44
di
di
Collegio in
Maddaloni
59
3
Terra di Bari
Collegio in
Arpino
Liceo in
Salerno;
Collegio in
Avignano
Collegio in
Avellino
“decretato”
Collegio in
Lucera
Liceo in Bari
Terra
d’Otranto
Collegio in
Lecce
Calabria Citra
Collegio in
Cosenza
Liceo in
Catanzaro
Collegio in
Reggio
Collegio in
Campobasso
Principato
Citra
Basilicata
Principato
Ultra
Capitanata
Seconda
Calabria Ultra
Prima
Calabria Ultra
Provincia di
Molise
11
Scuole secondarie
(umanistiche,
scientifiche e di
agricoltura pratica)
2 collegi “diretti
dagli Scolopi, ed
a loro conto”
Pensionati
2 pensionati degli
Scolopi; 37 pensionati
“e da approvarsi 10,
oltre tre degli Scolopi
riguardati dal Governo
ugualmente come
pensionati in quali
esso da un
incoraggiamento”
Massalubrense;
Castellammare
Acerra; Airola; Cervaro
97
Nocera dei pagani
49
Montepeloso
35
8
Foggia; 2 in Lucera
16
33
Molfetta; Mola;
Monopoli; 2 a
Putignano
Galatona; Galatina
28
22
70
77
Pensionato degli
Scolopi in Gaeta
417
Pensionato degli
Scolopi
Pensionato degli
Scolopi in Melfi
237
Liceo in Aquila
41
Collegio in
Teramo
44
387
256
Pensionato degli
Scolopi in Foggia
Pensionato degli
Scolopi in Turi
203
Pensionati degli
Scolopi in:
Francavilla; Manduria;
Brindisi; Campi e
Trifase
104
Rossano; Scigliano; 3 in
Cosenza
Mesuraca; Cirò;
Catanzaro;
203
233
203
15
19
Scuole
private
(autorizzate
o ancora da
autorizzare)
417
253
Avellino
93
129
Abruzzo Citra
Secondo
Abruzzo Ultra
Primo
Abruzzo Ultra
Collegi retti da
ordini e
congregazioni
religiose
98
Agnone; Larino;
Campobasso; Isernia;
Casacalenda; Baselice;
Montenero di Bisaccia;
Bonefro; Bagnoli;
Guglionesi; Frosolone;
Civitacampomarano; 2
in: Morcone; Trivento;
Riccia
Torino; Atessa; Vasto;
Archi; Chieti
Castel di Sangro; Città
Ducale; Lionessa
Civita Sant’Angelo
273
Guardiagrele;
pensionato degli
Scolopi in Chieti e
Lanciano
243
183
97
84
ASN, CGPI, fs. 1548; parzialmente utilizzato da R. Gragnaniello, Didattica e istruzione, cit., pp. 125 e 143. Non
annoveriamo nella mappa le scuole primarie femminili e maschili e le cattedre dell’Ateneo napoletano, contemplate
dal Cardito.
38
Cap. 2 Biase Zurlo e il sistema d’istruzione secondaria in Molise (1810-1820)
2.1 La fondazione del Collegio Sannitico
All’indomani dell’approvazione del Decreto organico per l’istruzione pubblica (29 novembre
1811) il Ministero degli Interni promosse un censimento di “tutti quegli stabilimenti tenuti da
Preti Secolari, da Corporaz[io]ni soppresse, o non soppresse, o da tutt’altri” nelle provincie del
Regno, per reperire informazioni “sul loro stato attuale tanto per l’insegnam[ent]o, che per la
disciplina, e sulle loro risorse finanziarie”, al fine di “rianimare” la pubblica istruzione85. Nella
Provincia di Molise risultò aperto il solo Collegio dei Padri Missionari nel comune di Lucito86,
mentre delle sette Diocesi con sede vescovile nei comuni molisani solo quella di Larino poteva
avvalersi del Seminario87.
In assenza del tradizionale canale ecclesiastico di formazione, venuto meno per la soppressione,
tra il 1807 e il 1809, delle congregazioni e degli ordini religiosi che sul territorio molisano
gestivano diversi istituti di istruzione88, e nel quadro della nuova politica scolastica inaugurata
dai Napoleonidi, la fondazione di un collegio, considerata una priorità assoluta dall’intera classe
85
Circolare ministeriale, Napoli 4 gennaio 1812, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 990, f. 81.
“L’istituto [di Lucito] chiama i suoi sacerdoti al dovere della pubblica Istruz[ion]e ed a quella dell’educa[zion]e
dei fanciulli. A quest’oggetto essi ànno una Chiesa pubblica, dove i P.P. predicano, amministrano i Sagram[en]ti e
colla massima soddisfaz[ion]e imparano ai ragazzi la Dottrina Cristiana. Tengono una scuola, dove ogni fanciullo
può entrarvi gratis due volte al giorno per imparare a leggere, scrivere, ed il Catechismo di Religione e dei doveri
sociali, e dove s’insegnano la lingua Latina e Filosofia. Mantengono infine un collegio aperto, dove un alunno,
pagando un annualità di £. 264, gode il vantaggio di profittare di tutto il sistema di buona educaz[ion]e che i PP
fanno stare sempre in vigore. In c[otest]o Collegio, oltre alle lezioni comuni alla scuola pubblica, vi s’insegnano le
matematiche, la Filosofia e la Teologia” (Rapporto, Arciprete G. de Rubertis al Giury d’esame della Provincia di
Molise, Lucito 10 frebbaio 1814, in ASN, CGPI, fs. 1488. Nel 1814, per le precarie condizioni dei locali e la
mancanza di fondi, erano impiegati nelle scuole solo due sacerdoti e presenti 11 allievi per cui Matteo Galdi, capo
della Direzione Generale della Pubblica Istruzione, consigliò al comune di versare gli avanzi di cassa in favore del
Collegio, ma, per sopraggiunte calamità naturali, la municipalità aveva esaurito i fondi (ASN, CGPI, f. 1488).
L’altra istituzione, retta dai Padri Missionari in Provincia, era il settecentesco collegio di Frosolone, andato distrutto
col terremoto del 1805, in cui morirono docenti e allievi (Consiglio distrettuale di Isernia, seduta 17 aprile 1822, in
ASCb, Intendenza di Molise, b. 73, f. 65). I Padri Missionari appartenevano alla congregazione dei Padri
Sacramentini fondata nel 1746 a Lucera da padre Vincenzo Mannarini, che, richiamandosi all’esperienza di
Alfonso dei Liguori, volle unire alle missioni le scuole; cfr. N. D’Antonio, Giuseppe Maria de Carlo: la voce del
popolo, Bojano, Parrocchia di S. Maria Assunta, Tipolito Matese, 2007, p. 10.
87
“Il comune di Larino ha da tempo antichissimo il diritto di mandar a sentir a’ ragazzi le lezioni nel Seminario,
senza esser impediti da’ Superiori Ecclesiastici” (Consiglio distrettuale di Larino, seduta 25 settembre 1818, in
ASCb, Intendenza di Molise, b. 73, f. 62). I comuni molisani a partire dal 1811, anno dell’annessione territoriale del
distretto di Larino, rientravano nelle Diocesi di Boiano, Isernia, Larino, Termoli, Trivento, Venafro, Guardialfiera,
le ultime due soppresse a seguito del concordato del 1818.
88
Sugli ordini e congregazioni soppressi in provincia si veda D. Forte, Il problema dei monasteri soppressi nel
Molise nel secolo 19, s.n., s.l., in “Atti della mostra documentaria: il Molise verso l'Unità” a cura dell’Archivio di
Stato di Campobasso; sulle conseguenze della soppressione dei conventi si rimanda a V. De Vitiis, Il concordato del
1818 e la proprietà ecclesiastica: restituzione e ristrutturazione in Molise, in G. Galasso - C. Russo (a cura di), Per
la storia sociale e religiosa nel Mezzogiorno d’Italia, 2 voll., Napoli, Guida, 1980, vol. I, pp. 531-577.
86
39
dirigente molisana, era sostenuta con forza nei consigli distrettuali89 e richiesta di continuo a
‘Sua Maestà’ nelle sessioni annuali del Consiglio Generale della Provincia90.
I riordinamenti del settore secondario e universitario sotto le reggenze di Giuseppe Bonaparte e
Giocchino Murat, con la Legge n. 140 per lo stabilimento dei collegi (1807)91, il Decreto
organico per l’istruzione pubblica (1811)92 e il Regolamenti per la collocazione dei gradi
dottorali (1812)93, avevano reso indispensabile la presenza di un collegio e di un liceo, ritenuti
ormai istituzioni centrali per la formazione della nuova classe dirigente, chiamata a gestire e
garantire il nuovo assetto politico-istituzionale94.
Il maggior ostacolo per la fondazione di un collegio era rappresentato dalla costituzione di una
rendita annua netta, fissata dalla Legge n. 140 del 30 maggio 1807 in 6.000 ducati annui (Titolo
89
“Si fa presente, che non solo il Distretto, ma la Provincia istessa è totalmente priva di Collegio, e di altre case di
pubblica educazione. Che i giovani si perdono nell’ignoranza. Quindi il consiglio supplica S. M. ad accelerare
l’istallazione di un Collegio nel Capoluogo della Provincia” (Consiglio distrettuale di Campobasso, seduta 5 ottobre
1810, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 73, f. 59).
90
Nella seduta dedicata all’istruzione il Consiglio, nel 1809, stigmatizzava: “Istruzione, è una voce incognita alla
Provincia. Il Governo è stato frodato generalmente nelle sue speranze, ma molto più presso di noi” ed avanzava la
prima ipotesi di sede e di dotazione: “Si disse nell’anno scorso, che in Provincia vi era bisogno di un Collegio. Due
locali più adattali vi sono il Monistero de’ Domenicani a Morcone piccilo, e quello a Cercemaggiore vasto.
Qualunque di questi S.M. voglia prescegliere è giovevole pregarla di eseguirlo al più presto: i ragazzi della
Provincia non hanno dove racchiudersi: questi son la speranza della sua miglior fonte, ma bisogna renderli saggi e
costumati, perché riescano un giorno utili amatori della Patria – Sarebbe opportuno aggregare al mantenimento del
Collegio i fondi de’ soppressi Monisteri, siccome si è compiaciuta S.M. disporne le altre Provincie del Regno”
(Consiglio Generale della Provincia di Molise, seduta 23 ottobre 1809, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 69, f. 48).
Nel 1810 il Consiglio, presieduto da Vincenzo Cuoco e alla presenza dell’intendente Matteo Galdi, futuro direttore
della Pubblica Istruzione, esprimeva il medesimo indirizzo: “Per l’istruzione […] il Consiglio crede di urgentissima
necessità lo stabilimento di un Collegio per gli uomini. I fondi de’ Seminari e de’ Monasteri soppressi potrebbero
servire a tale oggetto” (Consiglio Generale della Provincia di Molise, seduta 29 settembre 1810, in ASCb,
Intendenza di Molise, b. 69, f. 48). Nella sessione del 1811, presieduto dal molisano Amodio Ricciardi, procuratore
generale presso la Corte di Appello di Napoli, si articolava la proposta dell’anno precedente: “Lungi dall’avere novi
Collegi, o licei, la gioventù provinciale è ancora priva del soccorso de’ Seminari Diocesani, i quali sono tutti chiusi,
o perché le sedi sono vacanti, o perché i Vescovi non gli curavano. Il consiglio propone ingiungersi ai Vescovi, ed ai
Vicarj di riaprirli: ma non basta riaprirli senza corrigerne i difetti. […]. Il consiglio vede la necessità di un Collegio
Provinciale, e per istabilirlo propone di assegnargli i fondi de’ Seminarj Diocesani della Provincia: propone di
situarlo nel Monistero de’ Cappuccini di Campobasso sito in un ameno luogo, provveduto di fabbriche, ed un
spazioso giardino, ove potrebbe ancora designarsi l’orto botanico” (Consiglio Generale della Provincia di Molise,
seduta 1 ottobre 1811, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 69, f. 49). Per una visione generale sulle tematiche
affrontate e sulle proposte avanzate dai Consigli provinciali si rimanda a R. Lalli, I Consigli della Provincia di
Molise, 3 voll., Formia, Edizione Vitmar, 1997.
91
CLDAPI, vol. I, pp. 34-42.
92
CLDAPI, vol. I, pp. 230-239.
93
CLDAPI, vol. I, pp. 239-258.
94
Per un inquadramento storico delle politiche scolastiche nel Meridione durante l’Ottocento preunitario, in grado di
fornire un approccio metodologicamente e criticamente rinnovato, si rimanda a M. Lupo, Tra le provvide cure di
Sua Maestà, Bologna, Il Mulino, 2005, pp. 61 e ss.; R. Sani, Istruzione e scuola nel Meridione dalla Restaurazione
all’Unità, in H.A. Cavallera (a cura di), Marco Gatti e la riforma della scuola. Atti del Convegno internazionale di
Manduria, 9-10 novembre 2000, Manduria-Bari-Roma, Piero Lacaita Editore, 2003, pp. 175-200. Una rassegna
bibliografica è fornita da M. Lupo, Istruzione, economia e società nel Mezzogiorno preunitario: note per una
ricerca, in I. Zilli (a cura di), Risorse umane e Mezzogiorno. Istruzione, recupero e utilizzo tra ‘700 e ‘800, Napoli,
ESI, 1999, pp. 1-6, note 1-6.
40
II, art. 3), la c.d. ‘dotazione’, necessaria, per i ¾ a coprire il pagamento degli stipendi di docenti
e impiegati e a garantire il vitto ad alunni e personale95.
Lo Stato assicurò la costituzione della ‘prima dotazione’ dei collegi utilizzando parte del
patrimonio delle congregazioni e degli ordini religiosi soppressi cui aggiunse uno stanziamento
di fondi per l’istruzione pubblica derivanti dalla rendita del demanio, anch’esso in gran parte
costituito da beni delle case religiose soppresse96.
Benché la suddetta legge prevedesse l’istituzione di un collegio in ogni Provincia del regno
(Titolo I, art. 1), al Molise non vennero assegnati né fondi, né beni ecclesiastici a tale scopo,
perché prevalse una diversa valutazione da parte del governo centrale, tesa ad inserire la
Provincia di recente creazione (R. D. 11 dicembre 1806) all’interno del sistema infrastrutturale
del Regno, progettando la realizzazione di due importanti strade di collegamento da finanziare,
appunto, attraverso la gestione delle proprietà delle corporazioni religiose soppresse sul suo
territorio97.
Soltanto la nomina di Biase Zurlo a Intendente della Provincia di Molise, nel 1810, consentì di
porre le premesse per il rilancio della pubblica istruzione sul territorio e sostanziò la volontà
politica della classe dirigente molisana in un progetto organico inquadrato nei nuovi indirizzi di
politica scolastica posti in essere dai Napoleonidi98. L’istallazione, poi, nel giungo del 1812,
95
Lo Stato, nella suddetta legge, si riservava di decidere, con ulteriori decreti attuativi, le modalità con cui costituire
la prima dotazione (Titolo II, art. 5). Il governo borbonico, con la Legge organica sull’amministrazione civile n. 570
del 12 dicembre 1816, fece gravare sulla Provincia le spese dei collegi e dei licei, “escluse le spese di prima
dotazione già stabilita” (Parte II, Titolo VI, art. 160, in Collezione delle leggi e decreti del Regno delle due Sicilie,
Anno 1816, II semestre, Napoli, Stamperia Reale, p. 470); cfr. G. Landi, Istituzioni di diritto pubblico nel Regno
delle Due Sicilie (1815-1816), Milano, Giuffrè, 1977, p. 642.
96
Cfr. G. Nisio, Della Istruzione pubblica e privata in Napoli dal 1806 sino al 1871, Tipografia dei Fratelli Testa,
Napoli, 1871, p. 9. Secondo L. Bianchini lo Stato stanziò per l’istruzione, sino al 1 maggio 1808, 192.000 ducati;
cfr. L. Bianchini, Della storia delle finanze del Regno di Napoli, Stamperia Francesco Lao, Palermo, 1839, vol. II,
p. 574-586 (ristampa anastatica Arnaldo Forni editore, Bologna, 1983).
97
Con R.D. 23 settembre 1807 iniziò la vendita dei beni delle soppresse corporazioni religiose per la costruzione
della Pontelandolfo-Campobasso che avrebbe collegato il capoluogo molisano con Napoli, e della Sepino-Isernia.
Con R.D. 22 febbraio 1811 le proprietà ecclesiastiche furono incamerate dalla Provincia di Molise che si impegnò a
corrispondere 10.000 ducati in tre anni per la realizzazione delle suddette strade. Il valore complessivo dei beni fu
calcolato in 20.000 ducati; cfr. L. Di Dedda, Patrimonio e contenzioso del Real Collegio Sannitico Convitto
Nazionale “M. Pagano” di Campobasso, Campobasso, Editrice Lampo, pp. 19-20.
98
Nato a Baranello (Cb) il 12 dicembre 1855 (fratello di Giuseppe futuro ministro degli Interni durante il Decennio
francese) si trasferì a Napoli per conseguire la laurea in Legge, e qui poté formarsi accanto agli uomini più
rappresentativi dell’illuminismo napoletano: Pagano, Filangieri, Longano e Galanti, i cui progetti di riforma tentò
di trasferire sul piano concreto delle iniziative di governo, sulla scia di quel riformismo meridionale inaugurato da
G. Genovesi. La transizione post-rivoluzionaria segnò l’inizio della sua carriera politico-amministrativa: fu
nominato Visitatore economico (1799-1801) del Contado del Molise e in tale ruolo descrisse e denunciò, nella
Relazione al Direttore delle Reali finanze, le condizioni sociali ed economiche del territorio, proponendo, per far
fronte ai numerosi problemi: la ristrutturazione del sistema fiscale, il decentramento amministrativo e l’autonomia
del Contado. Cooptato nella classe dirigente, durante gli anni di governo francese, assunse numerose e importanti
cariche pubbliche nella neonata Provincia di Molise: Consigliere d’Intendenza e Sottintendente del distretto di
Campobasso, Direttore delle contribuzioni dirette, Commissario ripartitore delle terre demaniali per il Molise e la
41
della Direzione Generale di Pubblica Istruzione, fornì a Zurlo il diretto canale amministrativo da
utilizzare per la realizzazione della politica di governo locale, nel conseguimento di quel
“sistema uniforme di insegnamento” indicato dal direttore Matteo Galdi99.
Per superare lo stallo in cui si venne a trovare la fondazione del collegio in Provincia, Zurlo,
esponendo il suo programma dinanzi al Consiglio Generale della Provincia, nella seduta del
1812, asseriva:
Fissato questo miglioramento [le strade], almeno fino a questa Centrale [Campobasso], potrà pensarsi agli altri, di
cui la Provincia manca. Il Collegio, ed il Liceo ne saranno i primi oggetti. Sono queste istituzioni degne delle
premure le più grandi; ed esse da qualche tempo richiamano già tutte le mie vedute. Qual vantaggio la Provincia non
ha a sperare nel ramo d’Istruzione, quando alle mie unite sono le cure di colui, che prima di me Amministratore del
Sanno dirige oggi sì degnamente la pubblica Istruzione del Regno [Matteo Galdi]? Il Budget [bilancio] che io vi
presento contiene questo articolo100.
In questi termini, per la prima volta, veniva inserito nel bilancio provinciale un capitolo per
l’istruzione pubblica, fissando la relativa copertura finanziaria in £ 4.400 (circa 1.100 ducati) che
il consiglio non solo approvò per l’anno 1812, ma ripeté anche nel bilancio di previsione del
1813 la stessa somma “perché questo Art[icol]o abbia sollecitamente il bramato effetto”101.
Nel 1813, però, l’intendente vide sottrarsi dal Ministero degli Affari Interni, retto dal fratello
Giuseppe,
i fondi previsti nel bilancio provinciale per quell’anno, perché destinati agli
stabilimenti di istruzione di Napoli102. Contrariato per la decisione, Biase Zurlo scrisse, allora, al
ministro rivendicando lo storno di fondi come un prestito da restituire l’anno successivo
affinché, senza altre dilazioni, si potesse istituire il Collegio.
La risposta del ministro non si fece attendere e fu largamente motivata:
Capitanata, Presidente della Deputazione per le opere pubbliche, sino a raggiungere, nel 1810, succedendo a Matteo
Galdi, l’apice dell’amministrazione provinciale quale Intendente del Molise, carica che mantenne ininterrottamente
fino al 1820. Allo scoppio dei moti, il suo assolutismo illuminato lo rese inviso ai costituzionalisti tanto da non
trovare una collocazione nel nuovo scenario istituzionale. Dopo la parentesi rivoluzionaria, Zurlo venne reintegrato
nell’amministrazione borbonica come intendente della Provincia di Capitanata (1821), dove tentò di attuare nuovi
progetti tra i quali spiccano la fondazione della cassa di sconto e lo stabilimento di colonie nei latifondi. Nel 1824
approdò al Consiglio di Stato e partecipò, dal 1825, ai lavori della Commissione incaricata di affrontare l’annosa
questione delle terre demaniali del Tavoliere delle Puglie. Morì a Napoli il 18 maggio 1835. Cfr. P. Albino,
Biografie e ritratti degli uomini illustri della Provincia di Molise, 3 voll., Campobasso, 1864-1866, s.n., vol. I, sez.
III, pp. 23-26; R. Lalli, Politici, economisti, amministratori nel Molise. Biase Zurlo: un amministratore attento ai
problemi dell’economia, in “Molise economico. Periodico della Camera di Com. Ind. Art. e Agr. di Campobasso”,
4(1977), n. 1, pp. 43-50; Id., Biase Zurlo, in “Archivio storico molisano”, 2(dicembre 1978), pp. 81-100; Id., Profili
e personaggi molisani, Campobasso, Grafedit, 2001, pp. 41-54; N. Mignogna, Per una biografia di Biase Zurlo,
Annali cuochiani,4(2006), pp. 63-94;G. Zarrilli, Il Molise agli inizi del Risorgimento, in “Samnium”, 36 (1963), n.
3-4, pp. 57-82 (contiene la trascrizione della Relazione al direttore delle finanze).
99
Lettera di insediamento del direttore M. Galdi all’intendente B. Zurlo, Napoli 24 giungo 1812, in ASCb,
Intendenza di Molise, b. 992, f. 88.
100
Consigli Generale della Provincia di Molise, seduta del 1 settembre 1812, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 69,
f. 49.
101
Ibidem.
102
I fondi furono distratti nell’ottobre del 1813 e nell’aprile del 1814 (ASN, CGPI, fs. 403).
42
Niente di più giusto: le vostre vedute vanno perfettamente d’accordo con le mie circa il pronto stabilimento del
Collegio, ed io procurerò di secondarle con tutt’i miei mezzi i progetti del Consiglio Generale: io prenderò tutte le
occasioni per promuovere l’Istruzione pubblica nella provincia, e per ottenerle da S.M. i mezzi necessarj. Giova
però prevenirvi, che le circostanze della provincia di Napoli non permettono che oltre le imposizioni, che soffrirà nel
prossimo anno per accorrere essa sola a tutte le spese dell’Istruzione pubblica, possa ancora gravarsi di altra somma
per rimborsare diverse provincie delle somme improntate. Altronde, Sig.r Intendente, conviene naturalmente
riflettere, che la misura adottata, mentr’è stata dettata dal bisogno, parte dalla regolarità e dalla giustizia della stessa
cosa. Nella Capitale si riuniscono tutti stabilimenti generali d’istruzione, che apportano de’ vantaggi, e regolano
amministrazione non solo della provincia ma di tutto il Regno. La gioventù non meno di Napoli, che della provincia
è educata ed istruita nella capitale. Ogni ragione vuole che tutte le provincie sentano il peso per lo mantenimento di
tali stabilimenti, ciascuna in proporzione delle circostanze, e de’ mezzi attuali. Il collegio non è ancora istallato nella
provincia di Molise: i fondi portati nel budget provinciale del 1813 per la istruzione pubblica sarebbero rimasti
inutili. […] L’istruzione pubblica deve riguardarsi come il primo bisogno di ogni provincia. Se le circostanze di
quest’anno esigono che la provincia di Napoli impronti de’ fondi dalle altre provincie; in altra occasione potrà quella
103
di Napoli fare altrettanto in di loro vantaggio .
Replicando, B. Zurlo sottolineò come nella Provincia di Molise l’istallazione di un collegio
costituisse il ‘primo bisogno’ in quanto, per favorire l’istruzione
bisognava innanzitutto
promuovere i nuovi istituti tra un ceto non ostile alle cure educative, ma ancora estraneo alle
possibilità offerte dal recente ordinamento scolastico:
La dissipazione quasi universale della gioventù dallo studio, cui contribuiscono nelle epoche presenti tante cagioni,
che sarebbe inutile di annoverare innanzi alle sublimi vedute di E.V., ed una certa alienazione del maggior numero
de’ padri di famiglia (conseguenza in parte delle loro poco felici circostanze) a volere spendere delle grandi somme
in proporzione delle loro facoltà, per mantenere i loro figli negli studi della Capitale, sono due potenti ragioni pe’
progressi dell’ignoranza, alle quali sarebbe d’uopo di presto ovviare. Alla prima io penso che il più efficace rimedio
sarebbe l’emulazione, da cui i giovani si sentono tanto più intimamente penetrati quanto più da vicino ne sono
tocchi: alla seconda il presentare ai padri di famiglia un mezzo di buona educazione de’ loro figliuoli, che non li
obbligasse a delle spese superiori alle loro presenti forze104.
Fiducioso nel rientro del capitale e certo del completo sostegno del ministro, Biase Zurlo avviò
l’operazione economico-finanziaria in grado di garantire la dotazione del Collegio, affidandone
l’esecuzione ad una deputazione provinciale creata ad hoc, composta dai cassieri del comune di
Campobasso, Crescenzio Marsico ed Eugenio D’Alena105.
L’8 aprile del 1814 l’intendente spediva per l’approvazione al direttore Galdi e al Ministro Zurlo
il progetto definitivo per una prima costituzione della dotazione, articolato nelle seguenti voci:
£ 17.600 (fondi della provincia fissati nel Budjet per gli anni 1812, 1813, 1814); £ 23.200 (fondi del comune di
Campobasso fissato nel Budjet per il 1814); il totale investito in cedole per acquistare i fondi demaniali dello stato,
a favore del Collegio106.
103
Ministro G. Zurlo all’intendente B. Zurlo, Napoli 20 ottobre 1813, in ASN, CGPI, fs. 403.
Intendente B. Zurlo al ministro G. Zurlo, Campobasso, 30 ottobre 1813, ASN, CGPI, fs. 403.
105
Le dettagliate informazioni tecniche sul ruolo svolto dalla deputazione nelle operazioni sono documentate in
ASN, CGPI, fs. 403.
106
Intendente B. Zurlo al direttore M. Galdi, Campobasso 8 aprile 1814, in ASN, CGPI, fs. 403. I fondi del comune
di Campobasso erano già stati messi a disposizione dal sindaco Francesco Marsico a partire dal 1812.
104
43
Le cedole,
emesse dal governo francese per liquidare il debito pubblico ed ammesse per
l’acquisto di beni demaniali, avevano un prezzo di molto inferiore al valore nominale107; per cui
l’acquisto dei beni dello Stato in favore del collegio molisano mediante le cedole, secondo i
calcoli di Biase Zurlo, consentiva “un vantaggio di 2 a 1 pei beni che v’entrano” rispetto
all’acquisto in contanti108. La necessaria autorizzazione fu decretata il 24 maggio e
contemporaneamente furono accreditati dal Tesoro anche i fondi provinciali in precedenza
distratti dal ministero e, tre giorni dopo, B. Zurlo poté comunicare il buon esito dell’ operazione
a Galdi, il quale espresse un profondo e lodevole apprezzamento:
Il suo graditissimo foglio de’ 27 dello spirato mese ha eccitato nel mio cuore una viva commozione […]. La
premura, lo zelo e l’entusiasmo, che Ella ha spiegato per la fondazione di d[ett]o Stabilimento è una lampante
pruova oltre a tante altre, della sua sapienza nel governare, e della felicità, che godono i suoi amministrati, e che
debbon sempre più sperare dal suo governo109.
Il primo nucleo dei beni del Collegio Sannitico fu costituito dal fondo della Badia di S. Pietro a
Pianisi nel Comune di Sant’Elia, a pochi chilometri dal capoluogo molisano, che assicurava una
rendita annua di 1.125 ducati110.
Esauriti i fondi disponibili, l’intendente, il 28 giugno 1814, chiese al ministero degli Interni un
contributo per il compimento della dotazione, sostenuto “dalla stessa sacra Parola del Re, che
nella sua benevolenza si degnò promettere una convenzione ancor più ampia, sull’oggetto alla
Deputazione, che recò a piè del trono l’omagio delle felicitazioni”111. Ottenuto il dono sovrano,
concreta conferma della condivisione del progetto, e con la dotazione ancora da completare,
Precedentemente destinati “per le spese di caserma e cimitero” (sindaco F. Marsico al direttore M. Galdi,
Campobasso 2 agosto 1812, in ASN, CGPI, fs. 403), poterono essere ridestinati in quanto la Provincia, nel 1811,
incamerò le proprietà delle corporazioni religiose soppresse per far fronte anche a tali spese. Sulle fasi di fondazione
del collegio fin qui descritte relazionò l’intendente nel discorso pronunciato nella seduta del Consiglio Generale
della Provincia del 1 ottobre 1814, trascritto in L. Di Dedda, Patrimonio e contenzioso del Real Collegio Sannitico
Convitto Nazionale “M. Pagano” di Campobasso, cit., pp. 24-26.
107
Cfr. L. Bianchini, Della storia delle finanze del Regno di Napoli, cit., vol. II, p. 574-586; N. Ostuni, Appunti per
una storia delle finanze del Mezzogiorno napoleonico, in C. D’Elia – R. Salvemini (a cura di), Riforma e struttura.
L’impatto della dominazione napoleonica nel Mezzogiorno fra breve e lungo periodo, Napoli, Consiglio Nazionale
delle ricerche, c2008, pp. 393-407.
108
Intendente B. Zurlo al direttore M. Galdi, Campobasso 10 maggio 1814, in ASN, CGPI, fs. 403.
109
Direttore M. Galdi all’intendente B. Zurlo, Napoli 1 giungo 1814, in ASN, CGPI, fs. 403.
110
“Consistono essi in una vasta tenuta di tomoli 5066 di terreni colonici, su i quali si tira il decimo del rendimento
annuale, ed in una casetta di sei membri, ed un orto dentro l’abitato. Il reddito di questi fondi immobili secondo
l’attuale affitto è di d[ucat]i 1.125, 50. L’importo n’è stato di d[ucat]i 56.275 in cedole, oltre ducati in contante
844,12 per diritto di registratura, e di circa altri ducati (per spese minute) 200. Di tutte queste spese su fondi
provinciali tirati dagli Stati discussi della Provincia del 1812, 1813, 1814 si sono impiegati d[ucat]i 4.000. Il resto è
stato tutto fornito dal Comune di Campobasso, autorizzato ad invertirvi (oltre all’articolo proprio di sopra accennato
di d[ucat]i 5272) dagli altri articoli dello stato discusso del 1814. Si perseguiteranno le compre di altri beni sia
demaniali, sia di particolari, come meglio si giudicherà agli interessi dello Stabilimento” (Relazione, Intendente B.
Zurlo al direttore M. Galdi, Campobasso 14 ottobre 1815, in ASN, CGPI, fs. 403).
111
Intendente B. Zurlo al direttore M. Galdi, Campobasso 28 giungo 1814, in ASN, CGPI, fs. 403.
44
Zurlo approntò, nel 1814, l’ultima e definitiva parte dell’operazione, approvata dal Consiglio
provinciale nella seduta del 1815: rivendicò l’eredità di Agostino Santellis, i cui beni erano siti
per lo più in Campobasso, per un controvalore di 12.905 ducati ed una rendita annua calcolata in
500 ducati112; fece cedere dalla Provincia a favore del collegio i beni appartenenti ai Monasteri
soppressi dei Domenicani e di Santa Chiara d’Isernia, dei Conventuali e del Seminario
abbandonato di Bojano, dei Conventuali e degli Agostiniani di Campobasso, non utilizzati per la
costruzione delle strade ed assicuranti una rendita di 1.300 ducati annui113; ricorse, infine, ad
una tassa da applicare ai comuni della provincia, proporzionata alle capacità finanziarie, come
rateizzo per la dotazione del Collegio, a fronte della quale i comuni avrebbero ricevuto ‘piazze
franche’ e ‘mezze piazze’114.
Il ritorno dei Borboni, alla fine del 1815, non interruppe le iniziative intraprese dall’intendente,
in quanto la politica scolastica del nuovo governo nel ramo secondario, espressa legislativamente
con il Regolamento per la collocazione de’ gradi accademici (1815)115, sostanzialmente identico
al precedente, e gli Statuti pei reali licei, collegj e scuole secondarie (1816)116, rappresentò un
momento di continuità col periodo precedente. Del resto, la stessa classe dirigente murattiana fu
cooptata nella gestione del potere: Zurlo fu riconfermato quale intendente e Galdi fu nominato
112
Nel 1730, con lascito testamentario, A. Santellis dichiarò erede universale di tutti i sui averi, calcolati in 70.000
ducati, il monastero di Santa Maria del Carmine da lui fondato in Campobasso. Il monastero non ottenne il reale
riconoscimento, e, soppresso nel 1773, con il suo patrimonio ed utilizzandone i locali si fondò il Pio Monte dei
Maritaggi. Quest’ultimo fu soppresso con R.D. 24 settembre 1810 e i locali utilizzati come asilo per i poveri del
capoluogo; inoltre, mancando un carcere centrale, sin dal 1804 l’amministrazione provinciale utilizzò gran parte del
fabbricato a carcere giudiziario. Il patrimonio del lascito, dai 70.000 del 1730 era sceso, nel 1816, a 12905 ducati e
la rendita sui beni, per la maggior parte fondi urbani situati nel capoluogo, era costituita da canoni enfiteutici o censi
bollari; cfr. L. Di Dedda, Patrimonio e contenzioso del Real Collegio Sannitico Convitto Nazionale “M. Pagano” di
Campobasso, cit., pp. 38-39.
113
L. Di Dedda, Patrimonio e contenzioso del Real Collegio Sannitico Convitto Nazionale “M. Pagano” di
Campobasso, cit., p. 38: “I beni delle corporazioni religiose erano costituiti da capitali dati a interessi chiamati Censi
Bollari, da Canoni riscossi su beni rustici e urbani dati in enfiteusi, le cui corrispondenze annue o erano in denaro o
in natura (grano, orzo, mosto, ecc.) o in beni rustici dati a Colonie o in beni rustici urbani dati in fitto con corrisposta
in contanti o in natura”. I beni erano distribuiti in 34 comuni della provincia e in Napoli. L’ampia e spezzettata
proprietà non apportò un reale beneficio al collegio perché, da una parte, numerose furono le cause che il collegio
dovette sostenere per vedersi riconosciuti innanzitutto i titoli di proprietà, a volte perduti dalla soppressione del 1807
all’incameramento nel 1816; dall’altra, in quanto difficoltoso risultò riscuotere la rendita da una miriade di piccoli
proprietari che coltivavano i terreni: nel 1859 erano iscritti nel registro delle cause ben 211 vertenze giudiziarie; cfr,
L. Di Dedda, Patrimonio e contenzioso del Real Collegio Sannitico Convitto Nazionale “M. Pagano” di
Campobasso, cit., pp. 209-211.
114
I comuni erano stati sgravati dal ‘Donativo’ e dal ‘supplemento di Budjet provinciale’, per cui, secondo
l’intendente, potevano disporre di fondi da destinare al collegio, in cambio dei quali avrebbero disposto di posti
gratuiti (piazze franche), o semi gratuiti (mezze piazze) da destinare ai propri studenti. Per una verifica sulle quote
versate da ciascun comune si rimanda a R. Gragnaniello, L’istruzione superiore nell’Ottocento preunitario: i collegi
di Campobasso, Avellino e Benevento, in “Rivista Storica del Sannio”, 1997, n. 7, p. 97.
115
CLDAPI, vol. I, pp. 341-359.
116
CLDAPI, vol. I, pp. 365-420.
45
membro della Commissione di Pubblica Istruzione presieduta da Ludovico Loffredo Principe di
Cardito: organismo che sostituì la Direzione generale di Pubblica Istruzione.
Ormai tutto era pronto per veder decretata la fondazione del Collegio e, per l’occasione,
l’intendente faceva presente al presidente della CPI:
Io ambirei di dare a questo nascente stabilimento di Pubblica Istruzione, dal quale il Sannio spera il suo risorgimento
in fatto di coltura di talenti, sin dalla prima inaugurazione una buona fama tanto per la scelta di dotti e morali
Maestri, pel loro insegnamento, pel regime e governo interno, pel trattamento e comodi, e pel tutt’altro, che possa
contribuire allo stesso interessante scopo, che ottenuto dapprima può aprire la strada ad una celebrità preziosa sotto
diversi aspetti
e dopo aver ricordato il grave peso sopportato dai comuni per garantirne la dotazione,
aggiungeva:
Io sono nell’intenzione di portare la Dotazione al di là della somma fissata nella prevista Legge, […] pel far così,
che la pensione degli alunni, che non potranno goder della piazza franca, sia costituita più bassa di quella che i
117
regolamenti esigono .
Le proposte del consiglio provinciale ebbero la ‘sovrana approvazione’: il 12 marzo 1816 fu
firmato il decreto n. 299 “portante lo stabilimento del Collegio Sannitico per l’istruzione
pubblica della Provincia di Molise” con cui “volendo secondare il voto del Consiglio Generale
della Provincia di Molise e gli sforzi fatti dai Comuni e dagli abitanti della Stessa Provincia di
Molise per la dotazione del Collegio Sannitico da stabilirsi in Campobasso” si fissava la sua
apertura per il novembre del successivo anno (art. 1), con una dotazione composta: dai residui
beni dei monasteri soppressi (art. 2, comma I); dal lascito Santellis (art. 2, com. II); dai beni
acquistati con i fondi comunali e dai futuri acquisti che il medesimo decreto già autorizzava
(com. III); dal rateizzo dei comuni, fino al completamento della dotazione (comma IV)118.
Ben presto, con i nuovi introiti si poté acquistare, nel giungo 1817, la vasta tenuta detta di
‘Cantalupo’, all’incirca 450 ettari, nel territorio del comune di Rotello, per la maggior parte a
intensità boschiva, che assicurava una rendita annua di 600 ducati.
Ad un mese dall’inaugurazione, avvenuta il 16 novembre del 1817, le entrate del Collegio,
derivanti dai cespiti della sua dotazione e dagli introiti provenienti dalla tasse scolastiche,
risultavano così costituite:
117
Intendente B. Zurlo al presidente L. Loffredo, Campobasso 16 luglio 1816, in ASN, CGPI, fs. 403. Secondo un
calcolo dettagliato di B. Zurlo, per l’intero corso collegiale la formazione sarebbe costata, tra libri, mobilio,
iscrizione, all’incirca 1384 ducati, calcolando una permanenza di 8 anni ed una tassa di iscrizione di 96 ducati annui:
“troppo notabile somma per le famiglie non troppo agiate” (minuta, B. Zurlo al Principe di Cardito, Campobasso 1
novembre 1817, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 989, f. 77).
118
CLDAPI, vol. I, pp. 443-445.
46
Stato discusso approvato dalla Commissione di Pubblica Istruzione per l’anno 1818
Titolo 1°
Introito – Capitolo 1°
Rendita ordinaria – art. 1° - Beni fondi
Affitto sessennale della tenuta di S. Pietro nel comune di Santelia a Pianise
Tenuta di Cantalupo nel comune di Rotello
duc. 1.400
600
Beni esistenti in Campobasso, Isernia, Bojano [beni dei Monasteri soppressi]
Rendita eredità Santellis
1200
800,63
Tot. 4000,63
Cap. 2° - Rendita ordinaria
Art. 2° - Pensioni degli alunni
5 alunni a pagamento
18 alunni a mezza pizza franca
480
864
6 alunni a 1/3 di piazza franca
384
Tot.
Art. 3° - Fondi provinciali
Fondi provinciali per supplemento di dotazione
1728
1500
Art. 4°
Dal ratizzo dei comuni della Provincia per supplemento provvisorio di rendita
1000
Tot. 8.228, 63
Commissione della Pubblica istruzione, Napoli 13 dicembre 1817119
B. Zurlo, finalmente, vide realizzato il suo progetto e la correttezza finanziaria ed economica
delle operazioni effettuate per la costituzione della rendita si fece subito apprezzare già negli
anni successivi all’apertura del Collegio, tanto che: nel 1820 fu possibile sospendere il
finanziamento provinciale120 e, nel 1822, quello a carico dei comuni121. Non solo, ma gli introiti
119
ASCb, Intendenza di Molise, b. 70, f. 51. Il secondo titolo dello ‘stato discusso’, ovvero del bilancio preventivo,
riportava le uscite, suddivise in: “Stipendiati” (rettore, vicerettore, 6 docenti interni, 5 docenti esterni, un prefetto
d’ordine, due prefetti di camerata, 1 contabile, 2 camerieri, due facchini per le camerate, 1 cuoco, 1 facchino di
cucina, 1 dispensiere, 1 portinaio), per un totale di 3.684 ducati; “Spese di infermeria” (medico, chirurgo,
salassatore, infermiere, e medicamenti), per un totale di 163 ducati; “Spese di vitto” per 44 “bocche” (29 alunni e
15 tra impiegati e servienti), per un totale di 3533 ducati. Il totale complessivo ammontava a d. 7420, 20. Ad essi
andavano aggiunti 42 ducati per la cera e le ostie e 12 per la gratificazione ai confessori; 500 ducati per “Spese
varie” (olio per lumi, carbone, lavanderia, acquisto di libri e macchine, attrezzi da cucina e rimpiazzo di cristalli,
manutenzione dei fondi produttivi e spese legali); venivano poi conteggiati 266 ducati per le “Spese impreviste” con
l’annotazione: “da non spendersi senza l’approvazione del Presidente della Comm[issio]ne della Pubblica
Istruz[io]ne”. Il totale corrispondeva alle entrate: d. 8.228, 63. I bilanci del collegio erano inizialmente esaminati ed
approvati dalla CPI. Nella seduta del 19 ottobre 1819, il Consiglio Generale della Provincia richiese di esaminare
esso stesso i conti morali del collegio e sottoporre i conti materiali all’esame del Consiglio d’Intendenza, sulla base
della costatazione che il Collegio era uno stabilimento dipendente dalla Provincia, per cui bisognava uniformarsi al
sistema già in uso per le altre opere provinciali (Consiglio Generale della Provincia, seduta 19 settembre 1818, in
ASCb, Intendenza di Molise, b. 70, f. 50.). La proposta fu accolta dal Consiglio di Stato ed estesa a tutti i collegi del
regno.
120
“La provincia non è nello stato di continuare a pagare la tassa per la dotazione del Collegio Sannitico, fondo
principale convertito a quell’opera. Il collegio può sussistere decentemente coi fondi acquisiti, come la Deputazione
farà conoscere al Parlamento” (Progetto di opere pubbliche, 18 novembre 1820, in ASCb, Intendenza di Molise, b.
70, f. 52).
47
in esubero furono investiti in altre operazioni: tra il 1818 e il 1820 si acquistò una parte dei beni
dell’ex commenda di Malta122; nel 1819 il Collegio prestò 15.350 ducati, al tasso del 6%, alla
Provincia e diverse somme ad alcuni comuni e persino a privati123; l’ultimo acquisto di beni
avvenne nel 1828, con l’incameramento dei terreni siti nel comune di Campochiaro. Addirittura,
a partire dal 1829, l’amministrazione del collegio era in grado di investire in acquisti di rendita
sul Debito pubblico124, consolidando una autonomia di risorse, ammontanti mediamente a
15.000 ducati annui, che garantì al Sannitico di non patire, nel corso dell’intero periodo di
governo borbonico, la penuria di mezzi finanziari.
Oltre alle rendite, il collegio aveva accumulato un enorme credito in cedole, pari a 24.072
ducati, risalente alla prima operazione finanziaria voluta da B. Zurlo, nel 1814, e mai liquidato
poiché le cedole furono congelate dal ministero a seguito delle disposizioni del 16 maggio 1818,
che vietavano l’acquisto di fondi demaniali mediante l’utilizzo di tali titoli. Iniziò, da allora, un
lungo contenzioso tra collegio e ministero che si concluse solo nel 1839, anno in cui il Consiglio
di Stato, annullando le cedole in possesso del collegio, compensò l’istituto molisano con una
rendita annua di 700 ducati, riservandosi, contemporaneamente, il diritto di assegnare
direttamente
12 posti semigratuiti del collegio, sottraendoli, in tal modo, al controllo
125
dell’intendenza
.
Nel 1817, terminati i lavori di ristrutturazione della sede del collegio, istallato nel convento di
San Francesco della Scarpa126, fu chiamato il sacerdote Alessandro Gennaro dell’Erba127 a
121
Come si evince dalla ricostruzione dal rapporto dell’ispettore D. Orofino (1822), in allegato.
Un fondo rustico di 262 ettari, acquistato al prezzo di 6672 ducati, “sito in luogo piano” nel comune di Boiano,
con rendita “in parte in grano, e in parte in denaro” per un totale di ducati 531,45 (Consiglio Generale della
Provincia, seduta 19 ottobre 1819 in ASCb, Intendenza di Molise, b. 70, f. 50).
123
Il Capitale prestato alla Provincia servì per la costruzione del Carcere e del Tribunale nel Capoluogo; tale
prestito apparentemente atipico, è delucidato nel meccanismo dallo stesso Ministro degli Interni: “Non ho taciuto
però a S. M. che la quistione sulla misura di detti interessi è tutta oziosa, perché si fonda su una finzione di diritto,
colla quale si suppone che il Collegio Sannitico dia, e la provincia prenda a prestanza, mentre in verità sotto il nome
di questi due Corpi morali vengono indicati unicamente i Comuni della provincia, che colle tasse annuali hanno in
parte dotato il Collegio; colle tasse medesime debbono compiere la sua dotazione, e colle istessissime tasse costruire
i locali de’ tribunali, e prigioni in Campobasso” (Ministero di Stato degli Affari Interni, Napoli, febbraio 1820 in
ASCb, Intendenza di Molise, b. 70, f. 51.
124
Cfr. L. Di Dedda, Patrimonio e contenzioso del Real Collegio Sannitico Convitto Nazionale “M. Pagano” di
Campobasso, cit., pp. 33-34.
125
ASN, CGPI, fs. 415; ASN, Ministero della P.I., fs. 171.
126
O. Boffa, Storia architettura e arte nel Convitto Mario Pagano, in S. Bucci, il Convitto Nazionale “Mario
Pagano” di Campobasso: ieri, oggi e domani, Campobasso, Palladino editore, 2009, pp. 223-272.
127
A. G. dell’Erba, appartenente all’ordine dei Chierici Regolari delle Scuole Pie, fu rettore del collegio degli
scolopi di Manfredonia; nominato, nel 1812 a capo del collegio di Avignano, fu trasferito, dopo due anni, nel liceo
di Bari, dove restò sino al 1817. Infine, rettore del collegio di Cosenza con decreto 2 aprile 1817, manifestò subito
una forte avversione per quella sede e, adducendo motivi di salute, indusse la CPI ad emanare una nuova nomina per
il collegio di Campobasso (cfr. ASN, CGPI, fss. 403, 406; ASN, Ministero dell’Interno, I, fs. 859).
122
48
svolgere le funzioni di rettore, vennero indetti i concorsi a cattedra e si distribuirono i 60 posti
disponibili, assicurandone 30 con il sistema delle piazze franche, a studenti provenienti da quei
comuni molisani che avevano contribuito alla dotazione del collegio.
Fondato il collegio, Zurlo continuò il suo impegno nel promuovere l’istruzione secondaria con la
creazione delle scuole ad indirizzo letterario e nel gettare le basi per una formazione agraria che
sentiva più pragmaticamente legata al territorio.
49
2.2 Scuole secondarie a indirizzo umanistico
La normativa sulle scuole secondarie definita dai Napoleonidi si iscriveva in un vasto progetto di
riforma del sistema d’istruzione che presentò notevoli problemi in fase applicativa per mancanza
di risorse finanziarie. Con Decreto organico del 1811, si identificò il “primo grado delle scuole
secondarie: 1. in quei collegi reali i quali non saranno convertiti in licei; 2. nei simili stabilimenti
che si faranno dai comuni o dai particolari”, prevedendo un organico di “almeno quattro
professori, cioè due di grammatica, uno di retorica, ed uno di filosofia e matematiche”128.
A breve distanza, il decreto 14 febbraio 1816, a firma borbonica, differenziò esplicitamente le
scuole secondarie dai collegi e dai licei, defininendo, però, le prime solo per via negativa:
“Sono considerate scuole secondarie tutte quelle dove l’insegnamento non potrà ricevere quella
estensione determinata de’ collegi, e dove il corso degli studi non potrà essere ugualmente
metodico e progressivo”129. Tale norma, se per un verso rimetteva in discussione il criterio di
uniformità del decreto organico, in realtà rendeva molto più agevole l’apertura di scuole nei
comuni dal momento che consentiva di proporre al ministero la tipologia di corso e il numero di
cattedre, realizzabili a seconda delle necessità e le finanze locali.
In questa ottica, B. Zurlo, che ormai aveva portato a termine la costituzione della dotazione del
collegio Sannitico, poté avviare il progetto di istituzione delle scuole secondarie, per soddisfare
la domanda d’istruzione in Molise che non poteva trovare concreto appagamento nel solo
collegio: troppo esiguo il numero di allievi che esso poteva accogliere e troppo alto l’onere per le
famiglie meno facoltose. L’apertura di tali scuole nei maggiori comuni della provincia diveva
garantire una presenza formativa capace di costituire un canale pubblico in grado di assolvere le
funzioni delle tradizionali scuole private ed ecclesiastiche.
La spesa pubblica non preoccupò la classe dirigente locale che appoggiò all’unanimità
l’iniziativa dell’intendente, ribadendo in seno ai consigli che:
La creazione di un Collegio Prov[incia]le ha dato, e promette de’ felici risultamenti nel miglioramento
dell’educazione della gioventù. Il medesimo però non è da tanto da poter soddisfare al bisogno dell’intera
Prov[inci]a. Le scuole secondarie proposte negli anni scorsi ne’ comuni di seconda classe faciliterebbero
l’educazione della gioventù, dando principalmente in tal guisa un agevolazione di educar la prole a’ quei Padri di
famiglia, che un numero di figli superiori allo stato delle loro vendite, o lo stato stesso di rendite di piccol numento,
non li presentassero il comodo di poter dare i loro figli all’educazione ne’ Collegj130.
Sull’indirizzo da assegnare alle scuole B. Zurlo non ebbe dubbi nel programmarle in senso
umanistico, poiché il corso collegiale era basato sull’indirizzo umanistico e, pertanto, ne sarebbe
128
Decreto organico per l’istruzione pubblica, Titolo III, art. 13 , in CLDAPI, vol. I, p. 233.
Statuti pe’ Collegi e per le scuole secondarie, Parte seconda, Titolo VI, art. 26, in CLDAPI, vol. I, p. 420.
130
Consiglio distrettuale di Campobasso, seduta 16 settembre 1819, in ASCB, Intendenza di Molise, b. 73, f. 64.
129
50
derivato un danno dallo spezzare la necessaria continuità didattica per chi avesse voluto e potuto
proseguire gli studi da studente esterno nel Collegio Sannitico, in vista dell’acquisizione dei titoli
necessari per intraprendere carriere ed esercitare professioni, secondo quanto prescritto dal
regolamento dei gradi accademici131. Ricordiamo che il sistema dei gradi era fondato sulla
‘cedola di approvazione in lettere e filosofia’ per cui sarebbe bastato iniziare il percorso
formativo nel comune di residenza e proseguire i corsi necessari da studente ‘esterno’ nel
collegio Sannitico, col solo onere del vitto e alloggio in città, per i non residenti132. Al termine di
tale percorso era previsto, dal regolamento del 1815, un esame in un liceo - istituto accreditato a
rilasciare i gradi di approvazione e licenza - ma questo comportava doversi spostare fuori
provincia; sennonché una tempestiva circolare ministeriale del 1816 dette la possibilità di
sostenere gli esami nella sede dell’intendenza, e quindi in provincia, ad esclusione dell’ultimo
grado: la laurea133.
A questo punto si delineava il quadro realistico del ruolo assegnato dall’intendente alle scuole
secondarie, intese come nodi periferici di un sistema locale di istruzione pubblica convergente al
centro rappresentato dal Collegio Sannitico, in grado di assicurare un’istruzione saldamente
finalizzata al titolo di studio134.
La prima scuola secondaria ad indirizzo umanistico in Provincia fu istituita nel comune di
Trivento, autorizzata direttamente dall’intendente,
senza seguire l’iter regolamentare che
131
Revocato agli antichi Collegi dei dottori il potere di conferire i gradi e affidato all’Università Napoli, con R.D. 1
gennaio 1812 si regolamentava la materia distinguendo i gradi in approvazione, licenza e laurea (Decreto e
Regolamento per la collocazione de’ gradi delle facoltà in CLDAPI, vol. I, pp. 239-240 e pp. 240-258).
L’impostazione fu recepita dal governo borbonico che promulgò, con decreto 27 dicembre 1815, un regolamento
sostanzialmente identico al precedente (Decreto e Regolamento per la collocazione de’ gradi dottorali in CLDAPI,
vol. I, p. 342 e pp. 343-359). Cfr. A. Scirocco, Collegi e licei nel Mezzogiorno, in Storia delle istituzioni educative
in Italia tra Ottocento e Novecento, Milano, Comune di Milano, 1996, pp. 7-21.
132
Erano definiti ‘esterni’ del collegio e dei licei gli studenti non convittori che potevano accedere gratuitamente ai
corsi dietro richiesta presentata al rettore; la prima disposizione normativa in proposito risale alla Legge 140/1807,
titolo V, artt. 25, 30-32, in CLDAPI pp. 39-40.
133
“S.M. uniformandosi al parere di codesta commissione [CPI] si è degnata approvare, che sino a che non saranno
stabiliti i Reali Licei in tutte le Provincie del Regno, gli esami per gli Aspiranti a’ Gradi Accademici possono anche
eseguirsi nelle Provincie medesime, serbandosi il seguente sistema. Si aprirà nelle intendenze, o Sotto-intendenze
l’esame coll’intervento dell’Intendente, o Sotto-Intendente, del Sindaco, e di due Uomini di Lettere. Gli Aspiranti
dovranno rispondere in iscritto, ed a voce su’ quesiti, che la rispettiva facoltà della Regia Università degli Studj
invierà per mezzo di cotesta Commissione in un plico suggellato, da aprirsi innanzi agli Esaminatori, ed Aspiranti,
formandosi di tutto il processo verbale, su di cui la stessa Facoltà dovrà fare il giudizio” (Ministeriale, Napoli 9
marzo 1816, trascritta in Circolare dell’Intendenza, Campobasso 18 marzo 1816, in Giornale dell’Intendenza della
Provincia di Molise, marzo 1822).
134
La stretta correlazione tra cursus studiorum e carriere amministrative e professionali sancita in ambito giuridico,
non venne teorizzata nella riflessione pedagogica: l’istruzione trovava la propria finalità nell’educazione e
quest’ultima si alimentava, per lo più, con la semantica della formazione morale e civile. L’ambito in cui, nel
periodo considerato, si esplicitò il rapporto tra istruzione e sbocco lavorativo fu quello assistenziale: al povero e al
‘projetto’ andava assicurata una istruzione utile all’apprendimento di un mestiere, per salvaguardare la sua esistenza
e tutelare l’ordine sociale.
51
prevedeva l’autorizzazione ministeriale e l’apertura di un concorso a cattedra. Disponibili nel
bilancio del comune i fondi per lo stipendio dell’insegnante e individuato un docente, la scuola
era già in funzione tra il 1815 e il 1816, nonostante le difficoltà incontrate nel reclutamento
dell’insegnante: problema che risulterà persistente nell’ambito dell’insegnamento secondario.
Tanto è vero che il sindaco del comune di Trivento, già nell’ottobre del 1816, si vedeva costretto
ad informare l’intendente Zurlo delle dimissioni del docente provvisorio, “Sig.r Bartoletti”,
presentate un mese prima, e richiedere disposizioni perché “questa cattedra vacante venghi
occupata all’apertura del pros[sim]o anno scolastico da qualche abile soggetto per l’istruzione di
questi giovanetti, mentre qui si manca assolutamente di Maestri, e vi sono de’ giovani che
promettono buona riuscita”135. Dopo due mesi il sindaco poteva comunicare all’intendente di
aver trovato un nuovo docente, nella persona del sacerdote Giovanni Giannandrea di Salcito,
richiedendo l’autorizzazione per affidargli l’incarico temporaneo136; ma, a distanza di appena tre
mesi, il primo cittadino pregava Zurlo di sospendere l’approvazione del prelato perché “è
vecchio, e difficilm[en]te può riuscirgli di venire qui a situarsi per tale oggetto” proponendo alla
carica di docente provvisorio il sacerdote Luigi Paolantonio di Agnone, canonico della
Cattedrale di Trivento: “soggetto di buona morale, abile per la scuola sud[dett]a essendo stato
maestro di umanità, e di belle lettere in questo Seminario” 137.
Finalmente, a più di un anno di distanza dalla prima autorizzazione, B. Zurlo informava la CPI
dell’avvenuta nomina provvisoria del canonico chiedendo “che il detto Istruttore sia esaminato”
perché “la regolarità [lo] esige”138. La risposta della CPI fu l’unica possibile: nessun concorso
poteva essere indetto prima di ricevere la sovrana approvazione per l’apertura di una scuola
secondaria e quanto alla sede concorsuale, lo informava che si sarebbe tenuto prima il concorso
in Napoli e solo successivamente, nel caso di assenza di partecipanti, sarebbe stato possibile
indirlo presso l’Intendenza. L’autorizzazione, concessa poco dopo (31 luglio 1817), permise alla
CPI di comunicare all’intendente l’istituzione ufficiale della scuola con un professore di Lingua
latina e Belle lettere, con lo stipendio di 120 ducati annui e le relative istruzioni inerenti alla
pubblicazione dei manifesti per l’apertura del concorso139.
135
Sindaco E. Scarano all’intendente B. Zurlo, Trivento 15 ottobre 1816, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 989, f.
77.
136
Sindaco E. Scarano all’intendente B. Zurlo, Trivento 7 dicembre 1816, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 989, f.
77.
137
Sindaco E. Scarano all’intendente B. Zurlo, Trivento 3 marzo 1817, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 989, f. 77.
138
Intendente B. Zurlo alla CPI, Campobasso 8 luglio 1817, in ASCb, Intendenza di molise, b. 989, f. 77.
139
CPI all’intendente B. Zurlo, Napoli 6 agosto 1817, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 989, f. 77.
52
Lo stesso iter caratterizzò l’apertura della seconda scuola secondaria nel comune di Riccia:
trovata la disponibilità economica del comune, l’intendente approvava provvisoriamente, nel
1817, il docente prescelto dal sindaco e dai decurioni, nella persona di Antonucci di
Montefalcone in Capitanata. Quest’ultimo, però, venne meno all’assunzione dell’incarico per
“non essere in stato per suoi fisici acciacchi poter cavalcare questa piazza” per cui il consiglio
comunale propose un giovane della provincia, Gabriele Antonelli di Morrone, che iniziava così il
suo insegnamento140 fornendo l’opportunità a Zurlo di richiedere l’autorizzazione della scuola,
che venne concessa nel marzo 1818141. A differenza di quella di Trivento, la scuola di Riccia, già
in sede di programmazione,
considerata la maggior disponibilità riscontrata nel bilancio
comunale, poté contare su due cattedre.
Nel 1816, il comune di Montenero di Bisaccia predispose fondi per la scuola secondaria pari a
192 ducati per due cattedre ad indirizzo umanistico, ma l’impossibilità di reperire docenti idonei
cui affidare l’incarico indusse il sottintendente del distretto di Larino, nel 1818, a chiedere a B.
Zurlo il bando di concorsi pubblici, mentre il consiglio distrettuale proponeva di chiamar docenti
da “fuori provincia”142. Nel frattempo, in via eccezionale, l’intendente si fece mediatore della
proposta del comune di devolvere i fondi per la scuola in favore di 4 giovani di famiglie non
abbienti per permettere loro di seguire i corsi presso il seminario locale, ma la richiesta non ebbe
seguito perché di lì a poco si istituirono i concorsi.
Nel 1818, dopo queste tre esperienze limitate e parallele, B. Zurlo, fatti stabilire i fondi necessari
nei bilanci, avviò la istituzione di scuole secondarie, senza nomine provvisorie, ma rispettando
l’iter legislativo, nei maggiori comuni dei tre distretti della provincia: Morcone, Casacalenda,
Montenero di Bisaccia, Bonefro, Bagnoli, Baselice143. Le scuole furono autorizzate con rescritto
10 novembre 1819
generando così, insieme a quelle di Riccia e Trivento, una prima
soddisfacente presenza di scuole secondarie nei tre distretti della provincia144.
140
Verbale, seduta decurionale del comune di Riccia, Riccia 30 novembre 1817, in ASCb, Intendenza di Molise, b.
989, f. 77; “[…] è di un sublime ingegno, e che per le sue composizioni, ed in iscritto, ed in istampa, in occasione
dell’apertura del Collegio Sannitico, si ha meritati gli applausi generali” (ibidem): B. Zurlo conobbe il docente in
quella occasione e dovette rimanerne anch’egli colpito perché, come si vedrà, lo caldeggiò vivamente in seguito.
141
CPI all’intendente, Napoli 18 marzo 1818, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 989, f. 77.
142
Consiglio distrettuale di Larino, seduta 25 settembre 1818, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 73, f. 63.
143
“Nella crescente idea di diffondere, il più che sia possibile la pubblica educazione morale e scientifica fra le
Popolazioni, che S.M. si è degnata affidare alla mia tutela; ho procurato di formar de’ fondi per lo stabilimento di
scuole secondarie in alcuni altri comuni, dopo quelle stabilite […] non ho potuto estendere analoga determinazione,
che solo ad altri sei comuni” (Intendente B. Zurlo alla CPI, 4 settembre 1819, in ASN, CGPI, fs. 1488).
144
Rescritto 10 novembre 1819, in ASN, CGPI, fs. 1488.
53
2.3 I concorsi e le nomine nelle scuole secondarie: lo sbarramento del greco
I concorsi per le scuole secondarie seguivano lo stesso iter dei concorsi indetti per collegi e licei:
la commissione spediva all’intendente i manifesti da pubblicare sul Giornale dell’intendenza,
recanti: il luogo e giorno del concorso, la cattedra con le relative materie da insegnare, il
compenso e l’indicazione del termine ultimo per far pervenire la necessaria documentazione (le
c.d. ‘fedi di battesimo’ e di ‘perquisizione’)145. Ai concorrenti non veniva richiesto il diploma di
licenza in lettere e filosofia, previsto dai gradi dottorali, in quanto il superamento stesso
dell’esame era ritenuto abilitante e forniva, quindi, il necessario titolo146.
In prossimità del concorso, si spedivano alla commissione locale i quesiti dell’esame scritto,
che, una volta svolti, venivano inviati a Napoli per la correzione ed approvazione finale da parte
dei membri della CPI.
Il concorso per la cattedra di Trivento e le due cattedre di Riccia fu indetto il 26 novembre 1818
e fu fatto svolgere contemporaneamente in Napoli e nel Collegio Sannitico. La commissione
locale, con funzione di controllo, era formata dall’intendente, dal rettore e dai docenti del
Collegio.
A Napoli non si presentò nessun aspirante, mentre nel capoluogo molisano svolsero
regolarmente le prove due concorrenti poiché un terzo fu escluso per eccessivo ritardo: Gabriele
Antonelli, già reggente provvisorio della cattedra di Riccia, fu costretto, a dire dell’intendente, a
fare un percorso alternativo molto più lungo perché la strada principale era a rischio di ladri147.
Per permettere all’Antonelli, raccomandato da Zurlo, di affrontare un esame per le stesse
cattedre, il concorso fu sospeso dalla CPI, ma non annullato148. Rinnovato per il 10 febbraio del
1819, il bando andò deserto a Napoli e fu rinviato nel capoluogo perché, a seguito di una copiosa
pioggia che interessava da giorni la provincia, le vie di comunicazioni erano pressoché
impraticabili: si registrò l’arrivo di un solo concorrente a notte fonda149; rinviato ulteriormente,
al 16 febbraio 1819, si presentarono 2 concorrenti.
145
In un unico manifesto comparivano i concorsi indetti, nello stesso periodo, nelle varie Provincie del Regno
continentale: spedito alle intendenze, veniva pubblicato con circolare sul Giornale dell’Intendenza e diramato ai
comuni che provvedevano ad affiggerlo sulle porte delle sale consiliari.
146
Come all’indomani della promulgazione del Regolamento per la collezione de’ gradi nelle Facoltà (1812), anche
il governo borbonico dovette prevedere norme transitorie per l’acquisizione dei gradi da parte dei docenti e
predispose lo specifico art. 56 degli Statuti, che consentiva la possibilità di presentarsi agli esami a cattedra senza
aver acquisito i rispettivi gradi e, se approvato, “prendere i gradi […] prima che la Commessione [di pubblica
istruzione fosse] abilitata a fare la proposta a S.M.”, in altre parole, il superamento dell’esame abilitava il docente,
il quale era obbligato soltanto a pagare i diritti dei gradi all’Università per venirne in possesso ed essere nominato
(CLDAPI, vol. I, p. 381).
147
Intendente B. Zurlo alla CPI, Campobasso 28 novembre 1818, in ASN, CGPI, fs. 1488.
148
Nota interna della CPI, Napoli 13 marzo 1819, in ASN, CGPI, fs. 1488.
149
ASCb, Intendenza di Molise, b. 989, f. 77.
54
In sintesi, dei 4 concorrenti ai concorsi indetti nel 1818 e nel 1819, solo due furono approvati dal
canonico Francesco Rossi, decano della facoltà di teologia dell’ateneo napoletano e membro
della CPI: Alessandro de Simone, per la cattedra di Grammatica latina e italiana di Riccia, e
Gabriele Antonelli, per la cattedra di Belle lettere di Riccia; degli altri: l’aspirante per la cattedra
di Belle lettere di Trivento rivelò carenze notevoli e Stefano Trudi, concorrente per Belle lettere
in ambedue le sedi, ottenne la seguente valutazione:
Ha risposto bene a’ quesiti propostigli da questa Commissione, ed ha scritto con sufficiente eleganza nella Lingua
Latina, ma ignora dell’intutto la Lingua Greca, che si deve insegnare in ambedue le vacanti cattedre. Non potendosi
150
dispensare a tal difetto, che debbasi intimare nuovo concorso .
La commissione si attenne a quanto previsto dalla normativa sui gradi accademici, che
prevedeva la conoscenza del greco per gli insegnanti di scuole secondarie e la valutazione
espressa dal Rossi confermò le preoccupazioni di Biase Zurlo, il quale, sin dalla lettura del
manifesto stampato dalla Commissione per indire il concorso per le sedi di Trivento e Riccia,
aveva lamentato che:
Ne’ manifesti che di tempo in tempo dalla Comm[ission]e med[esim]a si fu fatti pubblicare per l’apertura degli
esami per tali cattedre, la indicaz[ion]e dell’insegnam[en]to porta apprimati anche la lezione di lingua greca, la quale
non s’intese mai da me includere nella mia proposta.
Quantunque io conoscessi che assimilate tali scuole second[ari]e a quelle delle stesse classi, le quali sono istituite in
Collegi e Licei, dovessero includere ancora la istru[zion]e del d[ett]o idioma, pure sin dapprima fui persuaso a non
doversi comprendere nelle scuole secondarie perché […] nella gen[eral]e ignoranza del med[esim]o (rari essendo
anche quelli che lo conoscono nella popolosa Cap[ita]le che accoglie i pochi Letterati che oggi esistono nel Regno)
avrebbe tale obbligo opposto con ostacolo insuperabile a trovar degli aspiranti alle scuole second[ari]e, oltre le
difficoltà ordinarie, percui restano vacanti da tanto tempo tante cattedre ne’ Collegi, ne’ Licei, e nelle scuole
second[ari]e del Regno, come lo dimostrano i frequenti avvisi che la Commis[sion]e dell’Istr[uzion]e Pubb[lic]a di
continuo emette, infelicem[ent]e senza successo per la riprovvista delle med[esim]e.
E poi la lingua greca, essendo la più dotta degli idiomi antichi, è facile a concepire che un soggetto che la conosca, e
sappia insegnarla, sia un letterato di non bassa nota: e quindi tale da non contentarsi di tenui soldi, che sono
assegnati a’ professori delle scuole second[ari]e fondi di tanto inferiori al proprio merito, ed agli molumenti che lo
stato delle sue forze intellettuali, nella rarità dei dotti, può facil[men]te assicurargli.
Io stimo che in conseguenza di queste riflessioni, le q[ua]li parmi che abbiano un vero e real fondamento, V.E.
colla rispettabile Comm[ission]e trovi utile, e saggio a determinarsi per la revoca dell’obbligo dell’insegn[ament]o
del greco linguaggio nella scuola second[ari]a di Trivento, e che non comprenda il med[esim]o nelle altre scuole che
ho recentemente progettato […].
In altro caso io avrò il dispiacere di veder sterili le mie mire per l’apertura delle scuole second[ari]e di Lingua latina
e Belle lett[er]e […]151.
L’intendente, intanto, costatata la mancata copertura della cattedra di Trivento e l’assenza del
docente provvisorio per motivi di salute152, si vide costretto a conferire l’insegnamento proprio a
150
Parere, F. Rossi alla CPI, Napoli 3 aprile 1819, in ASN, CGPI, fs. 1488.
Minuta dell’intendente, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 989, f. 77; non è stata rinvenuta la lettera ufficiale
spedita alla CPI.
152
Il sacerdote Luigi Paolantonio si era assentato già dal luglio del 1819 e il consiglio comunale, per non
interrompere le attività didattiche, investì dell’incarico il medico del comune, in attesa dell’esito del concorso
(ASCb, Intendenza di Molise, b. 989, f. 77).
151
55
quel
Trudi scartato dalla CPI,
ma qualche mese dopo, indetto un nuovo concorso il 27
novembre 1819 per la cattedra di Trivento, lo stesso Trudi, unico aspirante, fu approvato quale
docente di Lingua latina e Belle lettere153.
Queste difficoltà oggettive nel reclutamento dei docenti indussero B. Zurlo a stabilire
espressamente: “Per tutte le sud[dett]e Scuole non si dee far l’obbligo ai Maestri di insegnar la
lingua greca, perché sarebbe il più forte ostacolo ad allontanar quasi tutt’i provinciali da’
concorsi, perché ignorano quest’idioma”, e di conseguenza proponeva, nella richiesta di
autorizzazione delle restanti scuole, cattedre di Belle lettere senza il greco154.
La difficoltà nel reclutamento dei docenti era una realtà per l’intera classe dirigente molisana
tanto è vero che il consiglio distrettuale di Isernia, nella seduta del 1819, dopo aver riscontrato
che “le scuole secondarie sono di difficile stabilimento, sia per la mancanza di soggetti abili, sia
per la tenuità degli stipendj, e quindi vi veggono de’ giovani della classe civile, ne’ popolosi
comuni, sortiti dalla abici andar vagando, vivendo nell’ozio, per non aver chi l’istruischi nelle
Lettere umane”,
proponeva: di far nominare dall’ordinario diocesano, di concerto con
l’intendente, i docenti, siano stati essi “preti” o “secolari”; di stabilire gli Scolopi nel locale già
dei Conventuali di Isernia e di ristabilire in Agnone i padri conventuali, coll’obbligo, già previsto
prima della soppressione, di impegnar uno o più maestri per l’insegnamento pubblico, al fine di
fornire docenti di scuola secondaria155. Zurlo si oppose a questo cambio di rotta e la sua
posizione fu fatta propria dal Consiglio Generale della Provincia, che non sostenne l’iniziativa
distrettuale.
Per le scuole di Morcone, Casacalenda, Montenero di Bisaccia, Bonefro, Bagnoli e Baselice,
approvate con rescritto 10 novembre del 1819156, il concorso fu indetto il 5 febbraio 1820 e la
CPI, ignorando l’appello dell’intendente, inserì di nuovo la conoscenza della lingua greca tra i
requisiti richiesti:
Bagnoli:
Baselice:
Bonefro:
Casacalenda:
Montenero:
Morcone:
Belle-Lettere, Grammatica Greca, Lingua Italiana, Lingua Latina, Storia e Geografia (duc. 144)
Belle-Lettere, Grammatica Greca, Lingua Italiana, Lingua Latina Storia e Geografia (duc. 120)
Belle-Lettere, Grammatica Greca, Lingua Italiana, Lingua Latina Storia e Geografia (duc. 120)
Umanità, Belle-Lettere, Grammatica greca, Lingua Italiana, Storia e Geografia (duc. 144)
Grammatica Italiana, e Latina, Storia e Geografia (duc. 76)
Belle-Lettere, Grammatica Greca, Lingua Italiana, Lingua Latina, Storia e Geografia (duc. 144)
Umanità, Belle-Lettere, Grammatica greca, Lingua Italiana, Storia e Geografia (duc. 144)
Grammatica Italiana, e Latina, Storia e Geografia (duc. 76)157.
153
Decreto di nomina 20 gennaio 1820, in ASN, CGPI, fs. 1488. S. Trudi, che sei mesi prima “ignorava del tutto la
lingua greca”, rispose correttamente ai quesiti di greco, vertenti sui comparativi.
154
Intendente B. Zurlo alla CPI, Campobasso 4 settembre 1819, in ASN, CGPI, fs. 1488.
155
Consiglio distrettuale di Isernia, seduta 17 settembre 1819, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 73, f. 64.
156
ASN, CGPI, f. 1488.
157
Manifesto 8 aprile 1820, in ASN, CGPI, fs. 1488.
56
L’occasione del bando fu colta al volo dal sacerdote Gervasio de Mattia, docente di Italiano ed
Elementi di latino nel Collegio Sannitico, originario di Baselice, per ottenere il trasferimento
alla scuola secondaria del comune nativo. Zurlo si oppose appellandosi alla CPI, ma
quest’ultima, pur non concedendo il trasferimento, non poté impedire comunque al sacerdote di
presentarsi al concorso per quella sede.
Alle prove si presentarono undici candidati, nessuno, però, per la cattedra di Montenero. Gli
approvati risultarono cinque: Giovannangelo Baldini per la cattedra di Grammatica italiana e
latina di Morcone; Giuseppe Mancini per la cattedra di Grammatica italiana e latina di
Casacalenda; il sacerdote Francesco Saverio Cerulli per la cattedra di
Belle lettere di
Casacalenda; il sacerdote Bernardo Santojanni per la cattedra di Belle lettere di Bonefro; il
sacerdote Gervasio de Mattia per la cattedra di Belle lettere di Baselice158.
Coloro che non furono approvati erano tutti accomunati dalla mancanza di conoscenza del greco
per cui, come temeva l’intendente, Bagnoli e Montenero rimasero vacanti e a Morcone si poté
assegnare solo una delle due cattedre previste, mentre l’altra venne affidata, poco dopo, al
docente di Retorica e Greco del Collegio Sannitico, Giambattista Torti, che chiese ed ottenne
dalla CPI il trasferimento, inutilmente ostacolato da Zurlo.
L’istituzione delle scuole secondarie nei comuni molisani, offrendo a due docenti del collegio
Sannitico, Giambattista Torti e sacerdote Gervasio De Mattia, la possibilità di ricongiungersi ai
propri familiari, stava provocando, paradossalmente, il collasso del collegio campobassano
rimasto privo di due titolari. Per fronteggiare nell’immediato l’emergenza, l’intendente, senza
richiedere alcuna autorizzazione, impose al De Mattia e al Torti di terminare l’anno scolastico in
corso prima di accedere ai nuovi incarichi.
Per Zurlo alla delusione determinata dalla ostinata e velleitaria prescrizione della conoscenza
della lingua greca si aggiunse l’amarezza della infondata accusa mossagli dalla CPI, che vedeva
nella posizione dell’intendente molisano una malcelata intenzione di voler favorire persone del
luogo. In realtà, Zurlo voleva solo riproporre il suo atteggiamento di riserva alla richiesta della
conoscenza della lingua greca tanto assurda quanto limitativa ai suoi occhi, per quei partecipanti
sia pure meritevoli, che privi del requisito richiesto dal bando di ammissione non venivano
approvati:
158
CPI al rettore A. dell’Erba, Napoli 15 marzo 1820, in ASN, CGPI, f. 1488.
57
Quando io ebbi l’onore di proporle lo stabilimento delle novelle scuole di Morcone, Casacalenda Montenero di
Bisaccia, Bonefro, Bagnoli, Baselice, io ero persuasissimo della impossibilità di trovarsi per detti comuni col tenue
proposto soldo dei soggetti versati anche in Lingua Greca per veruna delle dette sei scuole […]
Ai limiti della mia proposta corrispose in effetti il R. Decreto [ma rescritto] de’ 10 9bre [novembre], che le secondò,
e che fissando lo stabilimento di tale scuola, ne determinò gli insegnamenti, fra quali non trovasi certamente quello
di Lingua Greca.
Se gli aspiranti, che si esposero al concorso avessero saputo di dover rispondere a quesiti in lingua greca, non si
sarebbero esposti, e non avrebbero così sofferta una dispiacevole disapprovazione che li disamina ad altri cimenti.
Calcoli la Commissione nella sua Saviezza, nella sua Giustizia, e nella sua Religione, come crede, queste mie
riflessioni.
Per la mia parte credo di essermi bastantemente discaricato159.
Il 17 ottobre 1820 fu bandito il nuovo concorso: per le cattedre ancora vacanti nelle scuole
secondarie di Bagnoli e Montenero, con l’aggiunta della cattedra di Grammatica latina e italiana
di Morcone, in un primo tempo assegnata a Baldini, esonerato subito dopo per l’accusa di insana
moralità160; per la cattedra di Retorica e Greco nel collegio Sannitico, rimasta scoperta dopo il
trasferimento di Torti161. Per le sedi di Bagnoli, Montenero e Campobasso non vi furono
aspiranti, mentre se ne presentarono due per la sede di Morcone, ma a seguito del ricorso
presentato dal candidato non approvato, il Ministero, fatti i necessari accertamenti, si vide
costretto, nel marzo del 1821, ad annullare il concorso162.
159
Intendente B. Zurlo alla CPI, Campobasso 9 maggio 1820, in ASN, CGPI, fs. 1488. A seguito del rescritto, B.
Zurlo fece pubblicare sul Giornale dell’Intendenza una circolare in cui annunciava il concorso per le suddette
cattedre senza indicare la lingua greca tra le materie prescritte (Circolare dell’Intendenza 13 gennaio 1820, in ASN,
CGPI, fs. 1488).
160
Su G. Baldini, eletto sindaco del comune di Morcone nel 1819, gravava una denuncia anonima che indusse la
CPI a indagare più a fondo. Il riscontro ebbe esito negativo: Baldini non godeva “di prestigio pubblico” secondo
l’ispettore scolastico distrettuale (ispettore canonico Alfonso Filipponi alla CPI, Campobasso 26 aprile 1820, in
ASN, CGPI, f. 1488) mentre l’intendente Zurlo riferiva che “trattava la carica [di sindaco] come una mercanzia, e
qualche tarlo ancora in morale, che non si manifesta mai senza scandalo, che mal si addice in un privato, ed è
sempre odioso in un Funzionario pubblico, fa dir di lui, o che non avrebbe dovuto mai sedere nello stallo, che
occupava, o che avrebbe dovuto esser scacciato dopo tre giorni. Io lo aveva già sospeso dalle sue funzioni, ed
andava a destituirlo: ma come la destituzione andava a gettarlo in uno svergognamento troppo marcato; così implorò
ed io con paterna prudenza gli fece correre la rinuncia all’impiego, da cui rimane allontanato, d’ordinanza Reale”
(Intendente B. Zurlo alla CPI, 25 aprile 1820). Il ministero ricusò il docente e ordinò alla CPI di indire un nuovo
concorso, richiamando “la Sovrana decisione di non ammettersi al concorso, che soggetti di conosciuta morale”
(Ministero degli Interni alla CPI, Napoli 13 settembre 1820, in ASN, CGPI, fs. 1488).
161
La seconda cattedra rimasta scoperta nel collegio Sannitico dopo la partenza del sacerdote Gervasio De Mattia
per la scuola secondaria di Baselice, era stata nel frattempo assegnata a Giuseppe Sorbo, già docente di ‘lingua latina
e italiana’ nella scuola secondaria di Torino di Sangro (in Provincia di Abruzzo Citeriore), vincitore del concorso
per la cattedra di Campobasso indetto il 26 maggio 1820 (ASN, CGPI, fs. 405).
162
Il concorso fu vinto dal medico Filippo Tasonna, di Morcone, ma l’altro aspirante, Pasquale Capozzi, ne
denunciò le irregolarità. Questi accusava la commissione di aver riproposto al Tasonna la prova scritta in una sala
appartata del collegio Sannitico, sede del concorso, per riparare agli errori commessi e, inoltre, faceva rilevare che il
concorso ebbe luogo non il 17, in quanto era assente il delegato dell’intendente, ma il 18, dinanzi a una
commissione priva dei docenti del Collegio. Il ministero, con circolare 14 marzo 1821, annullò il concorso per
evidente irregolarità nella procedura (ASN, CGPI, fs. 1488).
58
A conclusione di questo martoriato iter: delle 8 scuole previste ne furono aperte 6 e delle 11
cattedre ne furono assegnate 8, di cui due ricoperte da docenti sottratti al collegio Sannitico (una
a seguito di concorso e l’altra mediante trasferimento)163.
163
Il sacerdote Francesco Saverio Cerulli, vincitore del concorso per la cattedra di Belle lettere del comune di
Casacalenda, non prese mai servizio e non è stata, finora, rintracciata documentazione relativa ai motivi. Per tale
ragione, le cattedre effettivamente assegnate si riducono a 7.
59
2.4 Scuole di agricoltura pratica
La recente storiografia dedicata all’istruzione agraria nel Meridione ha fatto emergere il carattere
della cultura agraria nell’Ottocento preunitario favorito dalla diffusa circolazione di conoscenze
ed ha individuato il suo sviluppò nel solco della “tradizione dualistica genovesiana fra
agricoltura teorica e pratica, fra la concezione del’economia politica e quella dell’agronomia
come servizio di governo”164. A questa tradizione apparteneva Biase Zurlo che, presidente della
‘Società di agricoltura’ inaugurata nel 1810, aveva più volte rilevato la necessità di nuove e
adeguate colture ed auspicato il miglioramento dei mezzi e dei metodi di coltivazione165.
L’eversione della feudalità e la spartizione delle terre demaniali stava comportando in Molise la
nascita di una nuova classe di piccoli proprietari che rese ancor più urgente, in un contesto
territoriale prettamente rurale, affrontare il problema della diffusione delle conoscenze e delle
innovazioni agrarie, di cui tanto si discuteva nella ‘Società Economica di Molise’166.
La soluzione fu individuata dall’intendente nella necessità di istituire, sotto l’egida della locale
Società economica, scuole di agricoltura, che rappresentarono una assolta novità per l’epoca:
prime scuole ‘governative’ del Regno, furono considerate forzatamente “secondarie” dai decreti
istitutivi del 1818, non trovando una collocazione specifica nell’ordinamento scolastico167.
È lo stesso Biase Zurlo ad illustrare, in una circolare pubblicata sul Giornale dell’Intendenza,
tutti i passi e le finalità della fondazione:
Il Signor Gaudiosi [sottintendente di Larino] […] fu il primo, che sin dal 1816 mi propose lo stabilimento in quel
Capoluogo d’una scuola di Agricoltura pratica coll’onorario di annui duc. 50, onde coll’istruzione, che ne sarebbe
ivi diffusa e ne’ Comuni limitrofi, si fosse potuto migliorare la coltivazione d’ogni genere in que’ terreni
naturalmente felici.
Abbracciai avidamente quel plausibile progetto, fissai nello Stato-discusso di Larino un soldo più sufficiente di
annui ducati 60 e vi destinai per Professore provvisoriamente verso la metà dell’anno scorso il Signor Dottor Fisico
D. Giuseppe Levante, Socio della Sannitica Società Economica, stimato fra i più meritevole di quella carica fra i tre
proposti dal Consiglio Municipale.
164
Cfr. R. De Lorenzo, Società economiche e istruzione agraria nell’Ottocento meridionale, Milano, F. Angeli,
1998, p. 141; G. de Gennaro, La diffusione delle conoscenze agrarie nel Mezzogiorno: Puglia, Basilicata, Provincia
di Salerno (1800-1915), Salerno, Centro studi per il Cilento e il Vallo di Diano, 1987. Per un inquadramento
generale dell’istruzione agraria italiana nel periodo preunitario inserita nella più ampia dimensione europea, si
rimanda a R. Pazzaglia, Il sapere dell’agricoltura. Istruzione, cultura, economia nell’Italia dell’Ottocento, Franco
Angeli, 2008.
165
Cfr. R. Lalli, Politici, economisti, amministratori nel Molise. Biase Zurlo: un amministratore attento ai problemi
dell’economia, cit., pp. 43-50.
166
Le Società di agricoltura furono trasformate nel 1812, in Società economiche. In Molise ebbe un ruolo di primo
piano il segretario Raffaele Pepe, in stretti rapporti con l’ambiente toscano, tra i più avanzati nel campo della
sperimentazione agraria dell’epoca. Nel 1820, Pepe avviò, primo nel Regno, la stampa dell’organo della società, il
“Giornale economico-rustico del Sannio”, modificato nel 1822 in “Giornale economico-rustico ad uso dei coltivatori
del Molise”. Sull’attività, l’organizzazione e i membri della Società molisana si veda I. Zilli, La “Società
Economica di Molise” fra accademia e realtà, Quaderni di Studi storici del Dipartimento Seges, Campobasso,
Università degli Studi del Molise, 1995.
167
R. Decreto 18 Novembre 1818, in CLDAPI, Vol. I, p. 524.
60
Mi avvisai pure allora di adottare la stessa misura per Comuni di Agnone e Morcone, i cui Stati-discussi nel 1817 mi
presentavano nelle rendite ordinarie, come quello di Larino, la sufficienza dei fondi per fissarvi nelle sezioni degli
stipendj il nuovo soldo per gl’Istitutori di Agronomia.
Quindi con rapporto degli 11 del mese di novembre dello stesso anno proposi per l’organo della Commissione della
Pubblica Istruzione a SUA MAESTA’ la fondazione delle tre Cattedre ne’ tre detti Comuni.
A’ 6 seguente la Commissione mi chiese la designazione de’ soldi da assegnarsi a Professori per le cattedre
medesime.
Or nel darle riscontro, stimai opportuno di estendere il progetto dell’istituzione, di cui si tratta, a tre Comuni più
popolosi della Provincia, cioè a questa Centrale, ad Isernia Capoluogo di Distretto, e a Riccia; colla proposta
generale del soldo per ciascun Maestro di annui duc. 60.
Io aveva fatta la considerazione, che con tal mezzo portandosi a sollecito miglioramento quell’arte primigenia ne’
cennati sei Comuni, principali pel numero degli abitanti, per la loro civilizzazione, per l’estensione del loro
territorio, e pel frequente concorso delle altre popolazioni specialmente vicine; era ben facile che il bene, a cui io
mirava, si comunicasse a poco a poco a tutta la Provincia.
S.M. con Real Decreto de’ 28 aprile ultimo si degnò di approvare lo stabilimento di queste Scuole di Agricoltura
pratica nei Comuni medesimi coll’additato assegnamento, e colla disposizione di doversi far lezione ne’ giorni di
giovedì e domenica, e nelle altre feste di precetto.
Nell’art. 3. di tal Decreto è ordinato, che i Maestri saranno prescelti in seguito di concorso, il quale sarà tenuto nel
Collegio Sannitico, giusta i regolamenti, che darà la Commissione della Pubblica Istruzione.
Io considerando, che gli esami per provvedere questa sorte di Scuola sarebbero opportunamente affidati alla Società
Economica, indirizzai alla lodata Commissione della Pubblica Istruzione [...un] rapporto, che contemporaneamente
comunicai al Real Ministero degli Affari Interni.
[…]
Ho stabilito pei concorsi di tutte le Sei Cattedre di Agricoltura pratica la domenica del 18 del prossimo venturo mese
di ottobre.
Intanto raccomanda premurosamente gli Amministratori de’ sei Comuni, dove quelle Scuole vanno ad aprirsi, di
preparare i locali da servirsi a tal uso, con un pajo di decenti tavolini, con sedili di legno, e con qualche altro mobile
che vi potrà occorrere, da compiersene la provvista dopo istallati i Professori, e secondo le loro indicazioni, che mi
si faran conoscere.
Se possono servire, com’è facile, le cose addette alle Scuole primarie esistenti in tutti i detti luoghi, ed alle scuole
Secondarie parte aperte e parte da aprirsi in essi; se ne profitterà, evitando nuove spese.
Dopoché saranno nominati i Professori. I sindaci locali pregheranno i Signori Parrochi ad annunziare al Popolo nelle
messe solenni di due domeniche consecutive l’apertura delle rispettive Scuole di Agricoltura168.
La proposta di Zurlo, che prevedeva anche il calendario scolastico, fissato nei giorni di chiusura
della scuola primaria, il giovedì e la domenica, entrò nella programmazione del Ministero che
iniziò a promuovere e istituire, seguendo il modello organizzativo molisano, scuole agrarie in
altre Provincie del Regno, forte della costatazione che per “mancanza d’istruzione l’agricoltura è
in pessimo stato”169.
Alle prime sei scuole di agricoltura pratica, istituite con decreto 28 aprile 1818170, Zurlo ne
affiancò, sei mesi dopo, altre 4, istituite con decreto 18 novembre 1818171. In tal modo ogni
distretto della Provincia vide sorgere, nei suoi maggiori comuni, le scuole di formazione agraria:
nel 1° distretto furono istituite a Campobasso (capoluogo provinciale e di distretto), Morcone,
Riccia e Trivento; nel 2° distretto, ad Isernia (capoluogo di distretto) , Agnone e Frosolone; nel
3° distretto a Larino (capoluogo di distretto), Civitacampomarano e Guglionesi.
168
Circolare dell’intendenza di Molise, Campobasso 1 settembre 1818, in ASN, CGPI, f. 1488.
Nota, CPI al Ministero degli Interni, Napoli 22 aprile 1818, ASN, CGPI, f. 1488.
170
CLDAPI, vol. I, p. 523.
171
CLDAPI, vol. I, p. 524.
169
61
Al concorso a cattedre, fissato per il 18 ottobre 1818, si presentarono meno concorrenti rispetto
alle sei cattedre disponibili: nessuno per Riccia, Isernia e Larino; un aspirante per Campobasso e
Agnone e 4 per Morcone. A seguito dell’esame, furono approvati dalla CPI: per Campobasso:
Agostino Sipio, medico, socio ordinario della Società economica e suo presidente dal 1819; per
Agnone: Carlo Barbieri, medico e socio corrispondente della Società economica; due gli
approvati per Morcone: Giuseppe Capozzi, sacerdote, socio corrispondente della Società
economica e ispettore per le scuole primarie del circondario di Morcone; a seguire, Domenico
Piombi, farmacista172.
Per le cattedre rimaste vacanti e per le nuove istituite fu indetto un secondo concorso, nel
maggio del 1819, ma questa volta la partecipazione fu ancora più ridotta dal momento che si
presentarono soltanto due candidati che la CPI, esaminate le prove scritte, non approvò 173.
Si ricorse allora ad un terzo concorso le cui prove si svolsero il 17 ottobre 1819 per la cattedra di
Larino e il 4 novembre per le restanti. Risultarono vincitori: Raffaele Pepe per
Civitacampomarano174; Giuseppe Levante per quella di Larino e Francesco Fortini per quella di
Isernia175.
In conclusione: dopo tre concorsi fu possibile aprire solo 6 scuole sulle 10 previste.
Ricapitolando, su un totale di 18 scuole tra secondarie e di agricoltura, programmate da Zurlo, ne
furono effettivamente aperte soltanto 12, ma nonostante la difficoltà nel reclutamento dei docenti
che comportò una riduzione rispetto alla programmazione di Zurlo, la consistenza numerica delle
172
Poiché a Morcone era disponibile una sola cattedra, si riservò a Piombi, approvato come secondo, la scelta di
una cattedra rimasta vacante, ma il docente espresse il desiderio di insegnare esclusivamente a Morcone, suo
comune di residenza, per ragioni prettamente economiche. Zurlo scrisse alla CPI sottoponendo la richiesta di
Piombi, lodandolo a discapito del parroco Capozzi, troppo impegnato nell’espletamento delle sue funzioni
ecclesiastiche. Il Ministero degli Affari Interni affidò comunque l’incarico al primo approvato (ASN, CGPI, fs.
1488).
173
ASN, CGPI, fs. 1488.
174
ASN, CGPI, fs. 1488. L’intendente chiese espressamente di esonerare dal concorso Raffaele Pepe, per i
comprovati meriti accademici, ma la CPI non lo ritenne opportuno. Il giudizio dalla stessa commissione sulla prova
concorsuale di Pepe ne conferma il valore: “Una semplice occhiata che vi da alla sua scrittura basta ad assicurare un
giudizio altrettanto giusto quanto favorevole da parte di V.E. e di questa Commissione. Perciocché le sue idee si
veggono esposte con tale aggiustatezza e discernimento, che anche redatte avrebbero potuto andar soggetto per lo
meno a qualche piccolo sbaglio: eppure tali quali sono uscite da sotto la penna, non offrono il minimo neo di
correzione” (CPI al Ministero degli Interni, Napoli 20 novembre 1819, in ASN, CGPI, fs. 1488.)
175
Il sottintendente di Isernia raccolse le rimostranze del farmacista Nicandro Piccoli, che dichiarava di non aver
potuto partecipare al concorso perché il comune non aveva diffuso il manifesto e accusò F. Fortini di aver tramato
per non trovare concorrenti. L’intendente, a conclusione di un’approfondita indagine, effettivamente riscontrò
“intrighi, e mal consigliate manovre” del Fortini, per cui il ministero annullò il concorso bandendone un altro
espletato a Napoli, presso la sede della Commissione, il 5 febbraio 1820, vinto anch’esso dall’indiziato Fortini, a
carico del quale giunse la nota del 3 luglio 1820 della CPI, la quale avvertiva l’intendente che il docente aveva
subito l’arresto nel 1818 e rimpatriato in quanto carbonaro. Il Fortini diede le dimissioni prima di essere destituito,
e la cattedra fu assegnata, con approvazione della CPI il 7 marzo 1821, provvisoriamente a Vincenzo Iadopi (ASN,
CGPI, fs. 1488).
62
scuole secondarie ad indirizzo umanistico e di agricoltura pratica presenti in Molise si rivelava di
molto superiore a quella delle altre Provincie.
Stando ai dati ufficiali divulgati dal Principe di Cardito nel Breve cenno sullo stato attuale della
Pubblica Istruzione, il totale delle scuole secondarie nel Regno continentale ammontava, nel
1820, a 55,
di cui 40 istituite durante il quinquennio della seconda restaurazione: “Oltre
l’accrescimento de’ Reali Collegi e Licei dal 1815 al 1820, si sono anche aumentate le Scuole
Secondarie, le quali nel 1815 non essendo più di quindici, sono giunte al numero di
cinquantacinque, cioè 17 di Agricoltura, e le altre in parte di Scienze, ed in parte di Belle
lettere”176.
I noti dati forniti dal principe Ludovico Loffredo si riferivano a tutte le scuole autorizzate dal
ministero e non distinguevano quelle che risultarono effettivamente in attività a seguito dei
concorsi. Sebbene quindi, come dimostra la storia dell’istruzione secondaria in Molise, tali dati
non indichino il reale quadro della diffusione di scuole nel Regno,
è, tuttavia, possibile
desumere da essi che le scuole molisane programmate da Zurlo e autorizzate dal Ministero
corrispondono quasi alla metà (18 su 40) del numero totale delle scuole secondarie istituite con
decreti e rescritti tra il 1815 e il 1820 in tutto il Regno: un dato enorme dovuto all’impegno di
Biase Zurlo ed alla sua politica scolastica, tesa a realizzare nella provincia un sistema pubblico
d’istruzione, mediante l’istallazione di un collegio nel capoluogo e la costruzione di una rete di
scuole secondarie ad esso propedeutico e l’apertura di scuole agrarie nei maggiori centri.
L’impulso impresso da Zurlo risulta ancor più evidente considerando lo Stato generale
dell’Istruzione Pubblica del Regno delle due Sicilie di qua del faro dell’anno 1818 (ma
aggiornato, con successive modifiche, al 1819) da cui ricaviamo, relativamente all’istruzione
secondaria, la seguente mappa177:
176
Ludovico Loffredo, Principe di Cardito, Breve cenno sullo stato attuale della Pubblica Istruzione del Regno delle
Due Sicilie nella parte al di qua del faro paragonato a quello che era nel 1815, in CLDAPI, Vol. I, p. 556.
177
Riproponiamo la Mappa già presentata nel primo capitolo, par. 5.
63
“Stato generale dell’Istruzione Pubblica del Regno delle due Sicilie di qua del faro dell’anno 1818”
Provincie
Licei e Collegi
pubblici
Napoli
Provincia
Napoli
Terra
Lavoro
Numero di
alunni
Interni Esterni
Liceo del
Salvatore;
211
54
Collegio
MedicoCerusico
33
44
di
di
Collegio in
Maddaloni
59
3
Terra di Bari
Collegio in
Arpino
Liceo in
Salerno;
Collegio in
Avignano
Collegio in
Avellino
“decretato”
Collegio in
Lucera
Liceo in Bari
Terra
d’Otranto
Collegio in
Lecce
Calabria Citra
Collegio in
Cosenza
Liceo in
Catanzaro
Collegio in
Reggio
Collegio in
Campobasso
Principato
Citra
Basilicata
Principato
Ultra
Capitanata
Seconda
Calabria Ultra
Prima
Calabria Ultra
Provincia di
Molise
11
Scuole secondarie
(umanistiche,
scientifiche e di
agricoltura pratica)
2 collegi “diretti
dagli Scolopi, ed
a loro conto”
Pensionati
2 pensionati degli
Scolopi; 37 pensionati
“e da approvarsi 10,
oltre tre degli Scolopi
riguardati dal Governo
ugualmente come
pensionati in quali
esso da un
incoraggiamento”
Massalubrense;
Castellammare
Acerra; Airola; Cervaro
97
Nocera dei pagani
49
Montepeloso
35
8
Foggia; 2 in Lucera
16
33
Molfetta; Mola;
Monopoli; 2 a
Putignano
Galatona; Galatina
28
22
70
77
Pensionato degli
Scolopi in Gaeta
417
Pensionato degli
Scolopi
Pensionato degli
Scolopi in Melfi
237
Liceo in Aquila
41
Collegio in
Teramo
44
387
256
Pensionato degli
Scolopi in Foggia
Pensionato degli
Scolopi in Turi
203
Pensionati degli
Scolopi in:
Francavilla; Manduria;
Brindisi; Campi e
Trifase
104
Rossano; Scigliano; 3 in
Cosenza
Mesuraca; Cirò;
Catanzaro;
203
233
203
15
19
Scuole
private
(autorizzate
o ancora da
autorizzare)
417
253
Avellino
93
129
Abruzzo Citra
Secondo
Abruzzo Ultra
Primo
Abruzzo Ultra
Collegi retti da
ordini e
congregazioni
religiose
98
Agnone; Larino;
Campobasso; Isernia;
Casacalenda; Baselice;
Montenero di Bisaccia;
Bonefro; Bagnoli;
Guglionesi; Frosolone;
Civitacampomarano; 2
in: Morcone; Trivento;
Riccia
Torino; Atessa; Vasto;
Archi; Chieti
Castel di Sangro; Città
Ducale; Lionessa
Civita Sant’Angelo
273
Guardiagrele;
pensionato degli
Scolopi in Chieti e
Lanciano
243
183
97
64
Cap. 3 Il declino dell’istruzione secondaria in Molise (1821-1828)
3.1 La Giunta di Scrutinio per la Pubblica Istruzione
La reazione ai moti del 1820
alimentati dalla Carboneria, diffusa soprattutto tra le fila
dell’esercito e tra i rappresentanti dell’istruzione178, costituì l’inizio di una politica scolastica
involutiva che ebbe drastiche ripercussioni sulle neonate scuole molisane. A conclusione del
nonimestre costituzionale (luglio 1820 – marzo 1821), la restaurata autorità borbonica istituì sei
‘Giunte di Scrutinio’, di cui una destinata alla Pubblica Istruzione col precipuo scopo di
esaminare e giudicare la ortodossia della ‘condotta morale e politica’ dei docenti pubblici e
privati; ed alla stessa Giunta furono conferiti i poteri di concedere la licenza di stampa e la
facoltà di revisionare i testi179.
La presidenza fu affidata al
Principe di Cardito180 con un preciso mandato esplicitato in
dettagliate modalità di intervento contenute nelle Istruzioni del maggio del 1821, diramate dal
Ministero degli Interni: andava indagata la carriera a partire dal Decennio francese fino al
nonimestre costituzionale, per individuare i “Rei Notorij” e i “Rei presunti”, ovvero:
Notorio Reo si reputa:
1) Ogni autore o complice di proclami, giornali, e di qualsivoglia stampa irreligiosa o rivoluzionaria
2) Chiunque della detta epoca de’ 22 maggio 1815 in poi si formò o scrisse lettere criminose, o pure altre ree
carte relative da associazioni segrete
3) Chi pubblicamente cercò di sovvertire l’ordine pubblico, armando, stimolando, o persuadendo genti, così nella
capitale come nelle provincie
4) Chi disertò dalla sua residenza per seguire lo stendardo dei sediziosi
Presunti Rei si reputano:
1) Quei che fecero parte delle cosiddette vendite carbonare, ancorché non fossero intervenuti nell’unione
2) I complottatori, o contra del governo Monarchico, o contra la Real Famiglia, o contra l’autorità del Re N.S.
3)I lettori e i maestri che smaltiscono erronee massime
4) Superiori e direttori di collegi o di qualunque altro luogo di educazione, i quali conoscendo le massime false
181
dei maestri o dei prefetti, abbiano continuato a tollerarli .
Per svolgere nel modo più capillare il proprio compito, la Giunta si diede anche un regolamento
interno, recanti istruzioni sulle modalità organizzative, sulla prassi dello scrutinio e sulle regole
per l’esame dei libri. Tale regolamento fu approvato dal Ministero degli Interni il 9 maggio 1821,
178
Sui moti napoletani rimandiamo, tra gli altri, a A. Lepre, La rivoluzione napoletana del 1820-21, Napoli, Guida,
1967.
179
R. D. 12 aprile 1821, in CLDAPI, vol. II, p. 3. Sulla Giunta di Scrutinio per la Pubblica Istruzione si veda il
saggio di A. Gargano, I “Maestri Cattivi”. Il controllo sull’istruzione a Napoli tra il 1821 e il 1822, in “Sapienza”,
57(2004), n. 4, pp. 459-484.
180
Alla vicepresidenza fu nominato il duca di Lusciano; la commissione scrutinatrice era costituita da Gaetano
Giannattasio, Domenico Sarno, Domenico Cotugno e Nicola Fergola; segretari Loreto Apruzzese e Desiderio
Pallocchi, quest’ultimo dimissionario e sostituito da Paolo d’Arezzo.
181
Istruzioni alla Giunta di Scrutinio dipendente dagli Interni, Napoli 17 aprile 1821, in ASN, Archivio Borbonico,
fs. 662, ff. 115-116; il documento è trascritto in A. Gargano, I “Cattivi maestri”, cit., p. 479-480.
65
il medesimo giorno in cui veniva sciolta la Commissione di Pubblica Istruzione, le cui funzioni
passarono alla Giunta182.
La GSPI, per reperire informazioni sui soggetti, operava attraverso un canale centrale che aveva
a disposizione: i volumi degli atti del parlamento, l’ ‘archiviario di polizia per imputazione
politica’, il giornale costituzionale e le carte di interesse possedute da qualunque Ministero; e
due canali periferici: alti funzionari provinciali e ordinari diocesani, cui venivano richiesti
dettagliati rapporti riservati sui docenti183. Il sistema, quindi, era costituito da una rete diffusa
che, dalla struttura statale a quella provinciale, poteva contare su collaboratori fidati appartenenti
a livelli sociali diversificati e diretti, sia politici che religiosi; e all’interno del territorio
provinciale poteva contare su una efficiente ragnatela composta dai rappresenti pubblici del
potere locale e dai prelati delle singole parrocchie184.
All’indomani dell’istituzione, la Giunta precisava il lavoro da svolgere in questi termini:
Sig.r Intendente
Questa Giunta di Scrutinio della Pubblica Istruzione è stata specialmente incaricata da S.M., che in preferenza di
qualunque altro esame si applicasse a vedere seriamente quale sia stato, e sia lo stato morale, e politico de’ Licei e
Collegi tutti esistenti nel Regno. In virtù di tale sovrano comando dovendosi la Giunta effettivamente applicare a
tale Scrutinio, energicamente prega lei, Sig.r Intendente, a prendere in seria considerazione quanto sia geloso
l’incarico alla Giunta addossato, ed a quali funeste conseguenze potrebbe portare qualunque spicciola negligenza,
che si andasse a commettere in un affare tanto geloso. La salute dello Stato dipende dalla educazione del popolo, e
questa nasce dalla Pubblica Istruzione; quindi dovendo ciascuno prender parte in un affare di tanta importanza, ed
essendo persuasa dell’attività, e gelosia colla quale vanno gli affari di cot[est]a Prov[inci]a è pregata sollecitamente
prender conto dell’insegnamento, che ha avuto, ed ha luogo ne’ Licei, o Collegi siti nella sua Provincia.
Specialm[ent]e è premurato il suo zelo nel riferire la morale de’ rettori, e Maestri, che dirigono tali stabilimenti: se
nelle passate emergenze si è conservata a disciplina, e se il veleno della Carboneria abbia penetrato ne’ Luoghi
addetti alla educazione de’ giovani.
Prendere dev’ella anche conto de’ Maestri privati, quali sieno le loro massime, quale la loro morale, quale
l’attaccamento all’ordine pubblico. Lo stesso potrà praticare per i Maestri delle scuole sì primarie, che secondarie.
Fida dunque la Giunta poter prestare un esatto servizio allo Stato: veder adempiuto il giusto desiderio di S.M., il
quale, sebbene abbia fatto uso della sua innata clemenza nel porre un velo al passato; pure vuole prevedere
qualunque altro disastro, che potesse minacciare a’ suoi Stati: il che accadrebbe se si continuasse a tollerare Istruttori
mal intenzionati, ed in tutta la estensione velenosi185.
182
Proposta di regolamento da accettare o sostituire, Napoli 6 maggio 1821, in ASN, Ministero dell’Interno, I, fs.
727; il documento è trascritto in A. Gargano, I “Cattivi maestri”, cit., p. 480-481.
183
ASN, Ministero di polizia II, Commissione di pubblica istruzione, fs. 156.
184
Impiegati ed ecclesiastici si ritrovarono nella condizione di essere contemporaneamente informatori della Giunta
di scrutinio per la Pubblica Istruzione e soggetti a loro volta scrutinati dalle rispettive giunte di competenza: la
Giunta di Scrutinio per gli impiegati dell’amministrazione pubblica e la Giunta Ecclesiastica di Scrutinio.
185
Circolare ministeriale, GSPI all’Intendente di Molise, Napoli 18 maggio 1821, in ASCb, Intendenza di Molise,
b. 990, f. 83. La generalità della circolare, con il richiamo a “Licei, o Collegi siti nella sua Provincia”, fa pensare che
sia stata spedita ad ogni intendenza, ma, in assenza di altri riscontri, preferiamo circoscriverla al Molise, tenuto
conto di una segnalazione di Alfredo Zazo che indicava, ad esempio, come interlocutori privilegiati della GSPI per il
liceo di Salerno, soltanto due ispettori e l’arcivescovo che, a sua volta, si affidava al procuratore generale della Gran
Corte di Salerno (Cfr. A. Zazo, Un episodio della reazione del 1821, “Samnium”, 1931, n. 1, pp. 80-87).
66
Un diverso tono, sia pur con le stesse finalità, assumeva la circolare che la Giunta stessa faceva
pervenire, mediante il Ministero degli Affari Ecclesiastici, a tutti gli ordinari diocesani del
Regno per garantirsene la collaborazione, nel quadro dei nuovi rapporti tra Stato e Chiesa
istauratisi a seguito del concordato firmato nel 1818:
Illustrissimo e reverendissimo signore,
Il direttore della Real Segreteria di Stato degli Affari Interni mi ha rimessa la seguente lettera circolare, che la
Giunta di Scrutinio per la Pubblica Istruzione stima doversi in suo nome dirigere a tutti gli ordinarij del Regno:
[…]. Vidde [il re], che sebbene avesse diretto tutta la sua cura per l'educazione del popolo ne' principi della sana
dottrina e santa Religione Cattolica Apostolica Romana, pure la cosa era riuscita tutta all'opposto. Di fatti nel corso
del suo governo si stabilirono tanti licei, tanti collegi, molte cattedre; cose tutte che dovevano dare una certa fiducia
di vedere stabilita una uniforme istruzione diretta a rendere stabili le fondamenta del suo Regno, inconcussa la
concordia in quel popolo che da Dio era stato affidato nelle sue mani. Difatti non si può negare che l'educazione
dall'anno 1799 in seguito andiede sempre in un evidente deterioramento […]. Le passate emergenze che quanto
appieno dimostrano il danno che risentì la Chiesa ed il Regno per lo smaltimento di merci erronee e pestifere che
sono totalmente aliene dalla religione! Mosso quindi il paterno cuore di Sua Maestà da un giusto dolore e
desiderando di dare non solo un pronto riparo al danno già avvenuto, ma prevenire in seguito qualunque disastro dai
suoi stati, fin dal 12 di aprile di quest'anno formò una Giunta Scrutinatrice delle massime anzidette della dottrina e
morale di coloro che dalla stessa Maestà Sua vennero prescelti all'insegnamento sia pubblico che privato. La Giunta
che vuole secondare in tutta la sua estensione le paterne cure di Sua Maestà da se isolatamente non è nello stato di
veder verificato tanto bene, senza il concorso delle autorità costituite. Ma verso quali persone rivolgersi? La natura
delle cose stesse lo richiede, che i vescovi per ragione della loro istituzione debbano dare i lumi necessari per
conoscere quali sieno quegli individui i quali abbiano smaltite merci così velenose, quali sieno i libri i quali vanno
circolando in tutta l'estensione del Regno, dai quali la gioventù succhiò un sì pestifero veleno. I vescovi per diritto
divino sono tenuti ad allontanare il gregge dai velenosi pascoli dell'errore; allontanarlo per quanto da loro dipende
dalla insubordinazione. Eglino devono personalmente conoscere gli individui delle rispettive diocesi, o che stanno
insegnando tali massime, o che cogli scritti abbiano manifestato le loro depravate inclinazioni. […]. La Giunta
formata da Sua Maestà non è destinata a punire: questo ramo è totalmente alieno dalla sua istituzione. Si pretende
dal Re, che col mezzo di essa si possa separarsi la paglia dal grano: riunisce per questo ramo le sue cure a quelle del
vescovato. Sia però Ella persuasa essersi simili offici passati anche all'intendenti delle province, poiché se una è la
causa comune deve esser la premura, e l'impegno, cioè di barbicare l'errore; piantare nel suo posto la verità. […] si
fa quindi la Giunta un dovere pregare V.S. illustrissima ad aver pazienza di rimetterle un distinto ragguaglio dei
professori, direttori e maestri i quali avessero spacciate delle non sane dottrine; come di coloro che avessero resistito
al torrente dell'empietà insegnando a norma della ragione religiosa e politica186.
In Molise, come si vedrà, si attivò inizialmente un unico canale di informazione, quello dei
vescovi, in quanto il neo intendente, nominato nel luglio del 1821, nella persona del Marchese di
Cammarota, si avvalse, per il suo primo rapporto, soltanto delle informazioni provenienti dalle
diocesi.
186
Circolare, Ministero degli Affari Ecclesiastici ai Vescovi, Napoli 12 maggio 1821, in ASN, Ministero degli Affari
Ecclesiastici, fs. 1992; documento trascritto integralmente in A. Gargano, I “Cattivi maestri”, cit., p. 482-483.
67
3.2 Scrutinio del Collegio sannitico
Gennaro Pasca187, vescovo della diocesi di Bojano e responsabile del rapporto sul Collegio
Sannitico di Campobasso, per competenza territoriale,
a seguito di accurate indagini,
comunicava alla Giunta la seguente tabella riassuntiva sul personale:
Nomi e
Cognomi
Alessandro
dell'Erba
Francesco
Laccone
Nicola de
Mattheis
[Ruolo]
Morale
Condotta Politica
Osservazioni [del Vescovo]
Buona
Carb[onar]o dopo
il 7 luglio [1820]
N.B. questa Carb[one]ria fu denominata
così, ma fu in effetti un’ unione pub[blic]a
di molti Sig[nor]i della città, con
intelligenza delle Autorità locali per unire
una forza, che potea opporsi all'unione
de'
pochi
veri
Carb[onar]i
in
Campobasso, i q[ua]li come dicesi
minacciavano una totale, e generale
destruz[io]ne. [Verso il rettore] vi furono
anche delle minaccie credutosi opposto a
sentimenti liberali
idem
idem
Rettore
Vice rettore
Maestro di
Matematica
Sublime
Idem come sopra
idem
Lodevole
Can[onic]o
Alfonso
Filipponi
Raffaele
Afflisio
Libero Bozzi
Biase della
vecchia
Giuseppe Fusco
Giuseppe
Carlozzi
M[aest]ro di
Filosofia
Maestro di
Carattere
[calligrafia]
Maestro di
scuola primaria,
e lingua italiana
Maestro
d’Umanità
Maestro di
Grammatica
Prefetto
d'ordine
idem
A’ stampati varie opere drammatiche che
potranno leggersi – Vedi l’osservaz[ion]e
di sopra anche per lo contro scritto
Filipponi
idem
Buona
idem
idem
idem
idem
idem
idem
idem
Idem come sopra
Idem come sopra
Idem come sopra
188
Bojano, 19 giugno 1821
187
G. Pasca, nominato a capo della Diocesi nel 1819, ebbe parte attiva nelle vicende educative del periodo,
promuovendo presso il Ministero degli affari ecclesiastici uno progetto di riforma della morale pubblica che
prevedeva, tra l’altro, l’istituzione delle Congregazioni di Spirito per gli studenti, in seguito decretate dal governo;
cfr. A. Gargano, I “Cattivi maestri”, cit., p. 465-466. Sull’attività diocesana svolta da G. Pasca si veda: M. Miele,
La diocesi di Boiano-Sepino tra Sette e Ottocento. Rilievi sulle condizioni del clero, in E. Narciso (a cura di), Dal
comunitarismo pastorale all’individualismo agrario nell’Appennino dei tratturi, Atti del convegno Giuseppe Maria
Galanti, 25-28 aprile 1991, Santa Croce del Sannio, Istituto Storico “G. M. Galanti”, 1993, pp. 291-317.
188
Il documento originale annota tra le Osservazioni il “Ruolo”, da noi indicato in colonna; Rapporto, G. Pasca alla
GSPI, Boiano, 19 giugno 1821, in ASN, Dicastero dell’Interno Polizia della Luogotenenza, Giunta di Scrutinio del
ramo amministrativo, fs. 50. In realtà, questo rapporto risulterà rimaneggiato poiché la GSPI consentì al Vescovo di
modificare la prima stesura nei suoi stessi uffici. L’originario rapporto, spedito un mese prima, non presentava le
osservazioni contenute nel Nota Bene riportato da noi in corsivo.
68
Venivano indicati come Carbonari: il rettore e il vicerettore, rispettivamente abate e canonico; 6
docenti, tra cui 5 ecclesiastici,
ed il prefetto d’ordine, a sua volta sacerdote189.
Tra gli
insegnanti, solo il docente di Lingua francese, Michele Petitti, non risultava membro della setta,
mentre nessuna annotazione riguardava il contabile, l’economo e i tre prefetti di camerata in
servizio nel Collegio Sannitico190. Inoltre, dei 9 settari segnalati dal vescovo, 6 di essi venivano
annoverati come membri di un presunto partito della resistenza, non meglio definito nei contorni
politici.
Il rapporto del vescovo ebbe conseguenze gravissime: sentito il parere della Giunta di scrutinio,
la Segreteria di Stato degli Affari Interni, in nome di Sua Maestà, ordinò l’immediata
destituzione di tutti gli annotati dall’ordinario diocesano191.
Come registrò l’intendente, le destituzioni sconvolsero la Provincia, che in un sol colpo vide
minata l’esistenza stessa del Collegio, “che rimarrà deserto” per mancanza di degni sostituti192 e,
prendendo spunto dalla richiesta della GSPI di eventuali integrazioni rispetto ai rapporti inviati,
lo stesso intendente tentò di ridimensionare le accuse affermando che tutti i destituiti
sostenevano “di non aver mai fatto parte di Società Segrete” e continuava evidenziando una
buona dose di malcelato disagio e chiara ammissione di evidente superficialità nella
compilazione del proprio rapporto:
Ho l’onore di manifestarle con quella ingenuità che si conviene al mio carattere, ed al suo alto rango, che
l’enunciato mio rapporto [11 dicembre 1821] fu basato interamente su quello speditomi dal Vescovo della Diocesi di
Bojano, al quale io mi diressi per avere gli opportuni schiarimenti sull’assunto, ed in confidenza se questi equivocò
equivocai anche io; non dovend’omettere altresì di farle riflettere per discarico del proprio dovere, che siffatto mio
rapporto era ancora per istrada, quando la giunta di scrutinio già segnato avea la destituì[io]ne di professori suddetti.
Questa osservaz[io]ne ad altro non tende, che a persuaderla di non essersi la destituzione poggiata sul mio semplice
rapporto, ma bensì esister dovevano presso la lodata Giunta altri documenti che poterono far sorgere la
convinz[io]ne nell’animo de’ rispettabili membri di essa. […] Premesso tutto ciò, debbo infine sommettere alla
saviezza dell’E.V., che tranne le pruove nascenti dal rapporto del prelodato Vescovo a carico de’ divisati professori,
non mi è riuscito di raccoglierne altre, onde convincerli di aver fatto parte di Società segrete. Una sorda voce …
circola nel pubblico, ed è, che i medesimi, eccettuat’i soli D. Biase della Vecchia, e D. Giuseppe Carlozzi, che non
si nominano affatto, si ascrissero non per volontà, ma per mera necessità alla così detta carboneria dopo l’epoca del
7 luglio 1820, sulla sola idea di esser conservati ne’ loro impieghi. Ma quanto possa fidarsi ad una voce vaga, e
priva di ogni fondamento, lo rimetto alla somma sua penetrazione. Per me son convinto, che questa istessa voce
189
Il vicerettore in quel momento reggeva provvisoriamente anche la cattedra di Retorica dopo il trasferimento di
Trudi nella scuola secondaria.
190
Il corpo docente del collegio annoverava anche Giuseppe Sorbo, docente di Italiano ed Elementi di Latino, ma
non ancora in servizio (ASN, CGPI, fs. 405).
191
Ministero dell’Interno alla GSPI, Napoli, 4 dicembre 1821, in ASN, CGPI, fs. 405. La stessa sorte toccò, due
anni dopo, all’unico docente non accusato di appartenere alla Carboneria, Michele Petitti, reo di aver fatto acquistare
per la biblioteca del collegio tre opere messe all’indice (ASN, Ministero dell’Interno, I, fs. 859).
192
Intendente Marchese di Cammarota alla GSPI, Campobasso 14 dicembre 1821, in ASN, CGPI, fs. 405:
“Tralascio di rappresentare a Lei la sorpresa ed il lutto che questo avvenimento ha prodotto nel pubblico. La città ne
è vivamente costernata, giacché le qualità morali ed intellettuali specialmente degli individui del Collegio destituiti
avevano profondamente stabilita nell’opinione, e nel cuore di tutti una stima profondissima”.
69
debba essere effimera, imperocché non viene affatto indicato né il luogo né il giorno positivam[en]te in cui si
ascrissero, né presso la Polizia vi esistono documenti atti a provarlo. L’istesso Prelato, che da me si è di bel nuovo
interpellato su tal particolare conviene, che per effetto delle osservazioni contenute nel precedente suo rapporto la
lodata Giunta avrebbe potuto benissimo ricavare degli argomenti, onde convincersi di non essere stati i medesimi
realmente carbonari193.
Anche il vescovo Pasca, pentito e amareggiato per quanto rapportato, nel disperato tenativo di
porvi rimedio, si profuse in una smodata difesa dei docenti in oggetto, tutti ecclesiastici suoi
subalterni:
A dirle il vero questo tratto della Giunta degnissima, cui Ella presiede, mi è sensibilmente funestato: dapoiché
essendo la maggior parte de’ detti Maestri, Ecclesiastici, e conseguentemente più vicino al mio Sacro, e paterno
Ministero, il di loro male à toccato necessariam[ent].e il mio cuore, maggiormente perché avendo io caratterizzato
nel mio rapporto de’ 18 maggio 1821 tutti gli Ecclesiastici della mia Diocesi, e specialmente quelli della centrale di
Campobasso per persone di buona morale, e condotta politica lodevole, non mi aspettavo questo trattamento pe’
miei Ecclesiastici, essenzialmente per que’ di Campobasso, e molto meno per l’Impiegati nel Collegio Sannitico. In
questo stabilimento non ci fu mai tanta quiete, tanto ordine, tanto rispetto alla Religione, ed al nome del Re, quanto
in quell’epoca di turbolenza. Gli educatori, e gli istitutori a gara si distinsero per impedire ogni accesso di persone, o
di massime equivoche in quel luogo sacro destinato a formare la morale, il cuore, e lo spirito della gioventù. Posso
Eccellenza francam[ent]e assicurare che quello Stabilimento non fu, che il modello d’edificazione sotto tutti gli
aspetti, e che la destituzione avvenuta abbia potato una vera costernazione nel cuore di tutti i buoni, e di tutt’i Padri,
i quali non facevano, che contestare in tutt’i momenti a’ destituiti la loro viva riconoscenza per aver preservati i loro
figli dalla peste del tempo.
Che se alcuni degli Ecclesiastici in generale potevano esser attaccati d’aver dato il nome a qualche società: io nel
citato rapporto assicurai con un’osservazione ben precisata cotesta degnis[sim]a Giunta, che non lo Spirto di
vertigine, o di novità gli aveva a ciò indotti, ma la premura, e l’interesse insieme di custodir l’ordine pubblico, e di
far argine ad una imminente anarchia, e frenesia popolare, avea forzati varj galantuomini, ed Ecclesiatici ad unirsi
con l’intelligenza, e favore de’ Magistrati, e così custodire con forze unite la pubblica tranquillità patentemente
minacciata, e con ciò le loro sostanze, e vite particolari194.
Evidentemente, al Vescovo Pasca, questa lunga difesa non sembrò sufficiente e, a breve distanza,
fece giungere ulteriori missive alla GSPI dichiarando che, a seguito di più approfondite indagini,
si poteva addirittura attribuire a quell’ “unione” di cittadini il merito del mantenimento di
“quell’ordine che ad onta dell’assenza dell’Intendente si mantenne in Campobasso”195:
Una società imaginata [sic] da Lucifero, e promossa da’ di lui seguaci avea già presa un’aria imponente, e
minaccevole nel comune di Campobasso in Agosto del 1820. Essa si avea dato il fiero nome della Vendetta, ed
aveva in mira l’anarchia, dietro la destituzione di ogni legittima autorità. Le autorità civili di allora non videro nel
momento espediente migliore, che riunire un partito d’opposizione, composto delle persone più accreditate per
probità, e per possidenza, onde elider l’urto colla resistenza, e salvare così da tanto flagello la patria196.
193
Intendente Marchese di Cammarota alla GSPI, Campobasso, 9 febbraio 1822, in ASN, Dicastero dell’Interno
Polizia della Luogotenenza, Giunta di scrutinio del ramo amministrativo, fs. 50.
194
Rapporto, Vescovo G. Pasca, s.d. [ma dicembre 1821], in ASN, Dicastero dell’Interno Polizia della
Luogotenenza, Giunta di Scrutinio per il ramo amministrativo, fs. 50.
195
Vescovo G. Pasca alla GSPI, Napoli, (s.g.) febbraio 1822, ASN, Dicastero dell’Interno Polizia della
Luogotenenza, Giunta di Scrutinio per il ramo amministrativo, fs. 50.
196
Rapporto, vescovo G. Pasca alla GSPI, Campobasso, 8 giugno 1822, in ASN, Dicastero dell’Interno Polizia
della Luogotenenza, Giunta di Scrutinio per il ramo amministrativo, fs. 50. Le indicazioni del vescovo sulla ‘setta
luciferina’ trovano riscontro negli studi locali dedicati all’argomento: tra le maggiori vendite carbonare presenti nel
capoluogo molisano sono state annoverate: ‘I vindicatori dell’ordine tradito’, cui fa esplicito riferimento il vescovo,
70
L’alto prelato, ormai apertamente impegnato nella strenua difesa in favore del personale del
Sannitico per provocare un reintegro già chiesto in precedenza, discolpò completamente il
prefetto sacerdote Carlozzi in quanto “jeri l’altro mi fu denunziato essersi preso un equivoco con
un altro”; giustificò il docente canonico Filipponi, fuggito da Campobasso nel periodo dei moti,
motivando la fuga “perché creduto del seguito del’Intend[ent]e Zurlo […] la carboneria diceasi,
aver decretata la morte”, e lo scagionò completamente dall’aver partecipato alla setta degli
oppositori197; fece rientrare il docente sacerdote De Matteis, inizialmente annotato solo come
carbonaro, tra quelli che lo furono “per tranquillità pubblica” e costretto alla fuga dal capoluogo
per alcuni mesi perché in opposizione alla ‘setta luciferina’198.
In realtà, all’insaputa del vescovo, la GSPI autonomamente classificava già da tempo i suoi
rapporti come non attendibili per le “stranezze accluse” e, per mettersi al riparo da possibili
censure o riprovazioni, informava, nel febbraio del 1822, il ministro degli Interni delle proprie
riserve sulle valutazioni ed informative ricevute, svelandone anche i retroscena:
La Giunta di Scrutinio della Pub[bli]ca Istruzione nell’esaminare la condotta morale, e politica de’ Professori, e
Maestri tanto del Collegio di Campobasso, che di tutta la Provincia ha avuto innanzi agli occhi i rapporti rimessi
tanto dallo Intendente, che dai Vescovi rispettivi. Questo sistema si è specialmente tenuto nello scrutinio de’ maestri
della Diocesi di Bojano; che anzi siccome questo Vescovo fin dal dì 18 Maggio fece pervenire nella Segretaria della
Giunta di Scrutinio il suo rapporto; così in prosieguo si portò personalmente nella Giunta, e disse, che avea nel
primo rapporto per talune persone non esattamente riferito, ed avea bisogno averlo nelle sue mani per emendarlo. La
giunta autorizzò il Segretario a permettere al rid.o Vescovo di fare quelle osservazioni, che più credesse necessarie,
acciocché la verità de’ fatti non venisse adombrata, di fatti così venne praticato dal rid.o Vescovo, e a suo piacere
ebbe nelle mani il rapporto, che avea rimesso nella Giunta medesima. Fu quello riformato dal Vescovo e di nuovo
consegnato alla Segreteria.
Accaduta la destituzione de’ Professori del Collegio di Campobasso, e de’ maestri primarj, e privati della Diocesi di
Bojano per opera di questa Giunta, che ricavò gli elementi del suo parere dal rapporto del Vescovo, il quale è
uniforme a quello dell’Intendente; costui ha presentato un secondo, o per meglio dire un terzo rapporto nelle mani
del Cardinale Presidente della Giunta permanente della Pub[bli]ca Istr[uzion]e, nel quale ha formata, e scritta una
apologia a tutti i professori del Collegio, ed ai maestri primari della sua Diocesi. Un tale rapporto che porta la data
del dì … Dicembre p.p. l’Eminentis.mo Cardinale lo ha fatto pervenire in questa Giunta per mezzo del Seg[reta]rio
Generale della Pubblica Istruzione Angelantonio Scotti. Questo nel consegnare tale rapporto, a voce disse al
Segretario della Giunta di Scrutinio della Pubblica Istruzione, a nome di Sua Eminenza, che il Vescovo di Bojano
avea formato un tale rapporto ad pompam, ma che niuna cosa avea da giungere, o togliere dal rapporto, che avea
rimesso fin dal 19 del mese di Giugno nella Giunta di Scrutinio della Pubblica Istruzione.
In questo Stato di Cose crede questa Giunta che l’operato del Vescovo sia non lodevole, e che in questo modo rende
nella Provincia sospetta la lealtà della quale si gloria questa Giunta. L’azione del Vescovo compromette le persone
della Giunta in faccia a coloro per le quali diede il suo parere per la destituzione.
‘Gli illustri Sanniti’ con a capo Giovanni De Maio, fervido oppositore di Biase Zurlo, e gli ‘Illustri spartani’
formata da militari; Cfr. Antonio Santoriello, Giovanni De Maio: Giacobino, massone e carbonaro, in “Il Bene
Comune”, VIII, giungo 2008, n. 6, pp. 73-77.
197
Rapporto, vescovo G. Pasca alla GSPI, Boiano, 4 febbraio 1822, in ASN, Dicastero dell’Interno Polizia della
Luogotenenza, Giunta di Scrutinio per il ramo amministrativo, fs. 50. Secondo il Vescovo, il nome del docente
comparve nell’elenco della vendita a propria insaputa.
198
Rapporto, vescovo G. Pasca alla GSPI, Boiano, febbraio 1822, in ASN, Dicastero dell’Interno Polizia della
Luogotenenza, Giunta di Scrutinio per il ramo amministrativo, fs. 50.
71
Si è creduto tutto far presente a V.E. acciocché prenda quegli espedienti, che crederà essere più analoghi a rendere la
Giunta immune da qualunque imputazione, che mai gli si potrebbe fare199.
Appelli, ritrattazioni e richieste delle due massime autorità nel campo civile e religioso, caddero
inesorabilmente nel vuoto e la GSPI, rassicurata da “S.M. [di] non darsi più ascolto ai posteriori
rapporti fatti dal Vescovo, ma che si stesse al primo”200, impartì all’intendente, già nel dicembre,
l’ordine perentorio di attenersi al decreto 24 giugno 1821: “Gli Intendenti, coll’approvazione de’
rispettivi Ordinarj diocesani, destineranno soggetti d’intelligenza, di sana moralità, ed illibata
condotta per interini sostituti a tutte la cattedre de’ Reali Licei e Collegi, che trovansi vacanti, o
pure diverrano tali per soppressione o destituzioni de’ professori e maestri”201; nello stesso
tempo, il Ministero fece riferire al vescovo di essere in futuro “più fermo e meno leggiero”202 e,
contestualmente, inviò a Campobasso l’ispettore generale, Dionisio Orofino, in qualità di rettore
provvisorio, affidandogli il delicato compito di rimettere ordine “nell’amministrazione,
nell’insegnamento e nella disciplina” 203.
199
GSPI al Ministero degli Interni, Napoli, 16 febbraio 1822, in ASN, Ministero degli Interni, I, fs. 862.
Ibidem.
201
CLDAPI, vol. II, p. 15.
202
Minuta, Ministero degli Interni alla GSPI, s.d., in ASN, Ministero degli Interni, I, fs. 862.
203
ASN, CGPI, fs. 405.
200
72
3.3 Scrutinio e declino delle scuole secondarie
I Vescovi e l’intendente furono incaricati di stendere rapporti dettagliati anche su maestri di
scuole primarie e professori delle scuole secondarie, oltreché sui docenti privati, per cui si
innescò una serie di riferimenti a catena: l’alto funzionario della Provincia di Molise, con
circolare del 10 e quella del 17 ottobre 1821, ricorse ai giudici di circondario e ai sottintendenti;
questi a loro volta, fecero rifermento ai sindaci dei comuni, i quali raccolsero informazioni su
docenti pubblici e privati seguendo un questionario predisposto comprendente: condotta morale e
politica,
attitudine ad insegnare, generale opinione di cui godevano ed eventuali utili
osservazioni.
A partire dal 1823, si attivò in Molise anche il canale informativo del commissariato di polizia, i
cui rapporti sui docenti furono tenuti in gran conto dalla neonata ‘Presidenza della Regia
Università degli Studi e Giunta di Pubblica Istruzione’, che, istituita nel settembre del 1822,
assorbì le funzioni riservate alla Giunta di scrutinio e alla Giunta permanente di Pubblica
Istruzione204.
È interessante, a questo punto, seguire lo scrutinio dei docenti nominati nei comuni in cui furono
istituite le scuole secondarie: Riccia, Morcone, Bonefro, Baselice, Casacalenda e Trivento.
Riccia
Deceduto, nel 1820, Gabriele Antonelli, titolare della cattedra di Grammatica latina, l’intendente,
nel suo rapporto del 1821 alla Giunta, caldeggiò Alessandro De Simone, titolare di Belle lettere,
per “la sua condotta politica irreprensibile” nonostante che “dopo l’epoca di luglio scorso si
fosse fatto indurre a cadere nella così detta setta de’ carbonari a motivo che come forestiero non
fosse inviso da paesani”; e aggiungeva: “In quanto alla morale è degno di elogio: dacché
nell’istruzione dei suoi giovanetti personalmente la mattina li accompagna in Chiesa a assistere
alla Santa Messa, e nella sera all’esposizione del sacramento”205. Pertanto, De Simone continuò
la sua attività didattica nonostante la cauta denuncia di carboneria, ma, tre anni dopo, fu
destituito per l’accusa di pedofilia mossagli dal padre di uno dei suoi allievi: il giudice regio
204
La Giunta Permanente di Pubblica Istruzione, istituita il 31 ottobre del 1821, doveva assolvere le funzioni di
carattere generale della pubblica istruzione, tra cui revisionare e licenziare i testi, in modo da consentire alla Giunta
di scrutinio per la P.I. di concentrarsi esclusivamente sulla inquisizione del personale. Le due Giunte furono sciolte a
seguito del R.D. 12 settembre 1822 istituente la ‘Presidenza della Regia Università degli Studi e Giunta di Pubblica
Istruzione’ (cfr. CLDAPI, vol. II, pp. 109-111)
205
Intendente Marchese di Cammarota alla GSPI, ASN, CGPI, fs. 1488, Campobasso 18 agosto 1821. Il rapporto
del sindaco all’intendente, del 25 ottobre 1821, confermava le qualità del docente: “adempie al proprio dovere, di
buona morale, religioso, attaccato al sovrano” (in ASCb, Intendenza di Molise, b. 991, f. 85).
73
avvertì l’intendente che a sua volta comunicò l’apertura del procedimento giudiziario al
ministero, il quale diede ordine al Presidente della Giunta di sospenderlo immediatamente dalle
sue funzioni e il Consiglio di Stato, nella seduta
del 6 ottobre 1824,
ne decretò la
destituzione206.
Morcone
Giambattista Torti, già docente del collegio Sannitico, non risultando tra i carbonari nel 1821
poté insegnare indisturbato fino al 1827, anno in cui l’intendente, raccolta una denuncia di
carboneria, doverosamente chiese informazioni più accorte al parroco, che si espresse in questi
termini:
Fu il primo che in luglio dello stesso anno [1820], portò qui la notizia di essersi pubblicata la Costituzione […]. È
troppo noto che il Torti fu il promotore della rivolta di Busso contro i Baranellesi ed armato di tutto punto, dirigeva i
rivoltosi che commisero violenze specialmente verso i pastori e animali di Baranello che trovansi sul monte
Vairano. Prima di stabilirsi in Morcone era maestro di Belle lettere nel Collegio Sannitico e tutti i dati mi portarono
a credere che sia stato carbonaro, ma non si diede a conoscere per riscaldato. Sono ignoti i mezzi da lui trovati onde
207
essere traslocato da quella cattedra all’altra di Morcone .
A nulla valsero le sue discolpe e le accuse che Torti ritorse contro il parroco, ritenuto il vero
settario, dal momento che le successive indagini di polizia confermarono la denuncia cosicché il
docente fu destituito nell’aprile del 1828208.
La scuola, nonostante la destituzione, continuò la sua attività con la nomina provvisoria del
medico Pasquale Capozzi, di Morcone, voluto dal decurionato e approvato dall’intendente dopo
l’imprimatur del cardinale di Benevento, ma il docente dovette accontentarsi di soli 6 ducati
mensili, metà dello stipendio percepito dal suo predecessore, decurtati ancora della metà l’anno
seguente209.
Bonefro
Il sacerdote Bernardo Santojanni fu indicato come Gran Maestro di vendita carbonaria
dall’ordinario diocesano di Larino, il vescovo Raffaele Lupoli:
Egli è uno degli antichi carbonari, e gran maestro delle vendite di Bonefro, e molti de’ suoi scolari furono indotti da
lui a servire al fornello. Ben vero, però, che chiamato da me, e corretto si mostrò pronto a rinunziare alle dignità, e
206
ASN, CGPI, fs. 1488.
Sulle sorti di G. Torti dà notizia A. Zazo, Sette nel Molise e disavventura di un insegnate molisano, in
“Samnium”, 1974, n.3-4, pp. 257-258.
208
Ibidem, p. 257.
209
ASN, CGPI, fs. 1489.
207
74
mi assicurò d’averlo fatto inseguito, anche con pericolo della sua vita. Pel costume poi ho dovuto rimuovere da esso
210
la facoltà di confessare .
A questo rapporto di natura politica, veniva allegata una informativa di ordine morale contenente
sferzanti accuse di sfrenato libertinaggio sottoscritte dal parroco di Bonefro:
Continua questo indegno sacerdote le sue debosciatezze. È uno scandalo generale vederlo amoreggiare con quattro,
o cinque donne sue predilette, ed antiche penitenti, facendo colle medesime come un frenetico, ed i miei occhi col
massimo rincrescimento, e dolore, quasi giornalmente ne sono offesi, anche dentro il Santuario.
Un sacerdote immorale cotanto, e che nelle passate diaboliche rivoluzioni figurava da Gran Maestro nella
Carboneria, vedesi con generale ammirazione de buoni continuare nell’esercizio della scuola secondaria che è qui
istallata: che bella educazione morale, che belle massime politiche suole questo ottimo Istruttore comunicare ai suoi
giovanetti scolari!211
La Giunta, a sua volta, annotava in calce al rapporto del parroco: “mandata dal vescovo di Larino
che l’appoggia”.
Il giudice del circondario di Bonefro, al contrario, nei riguardi del Santojanni sentenziava: “Egli
per la sua dottrina è l’ornamento del Clero di questo Capoluogo. Egli per i suoi rari talenti
potrebbe fare la figura la più luminosa in qualunque rispettabile Liceo, Seminario, od altro luogo
di educazione”212.
Probabilmente, proprio grazie a queste opposte posizioni che lasciavano intendere un più
complesso retroscena di natura non individuabile, B. Santojanni non fu allontanato
immediatamente: sciolta la Giunta di Scrutinio e la Giunta permanente, gli atti passarono alla
‘Presidenza della Regia Università degli Studi e Giunta di Pubblica Istruzione’, che si pronunciò
solo dopo aver ricevuto un conclusivo rapporto dell’intendente, acquisito nel novembre del
1823213; ma passò comunque altro tempo prima che il Consiglio di Sato, in una seduta del 1824,
decretasse la destituzione del Santojanni 214.
210
Rapporto, Vescovo Raffaele Lupoli alla GSPI, Larino 11 luglio 1821, in ASN, CGPI, fs. 1488.
Ibidem
212
Rapporto, Giudice circondariale F. S. Buppelli all’Intendente, Bonefro, 26 ottobre 1821, in ASCb, Intendenza di
Molise, b. 991, f. 85.
213
Non è stato possibile reperire il rapporto dell’intendente; nella documentazione di cui disponiamo, è presente
soltanto la lettera di trasmissione del rapporto dal Ministero degli Interni alla Giunta (ASN, CGPI, fs. 1488). È stato
rintracciato, però, il rapporto all’intendente del successivo giudice di circondario di Bonefro, il quale,
contrariamente al suo predecessore, confermava le informazioni date dal vescovo: “oltre di essere stato uno dei
primi dignitari della infame setta, per aver occupata la carica di G[ran] M[aestro], ed oratore in questa vendita più
anni prima delle ultime emergenze politiche; è immorale e di costumi rilasciati a pegno, che Monsignor Vescovo di
q.a Diocesi è risolto nella necessità privarlo dell’esercizio di confessare” (Rapporto, Giudice circondariale P. Iantelli
all’intendente, Bonefro 20 agosto 1822, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 362, f. 1).
214
ASN, CGPI, fs. 1488.
211
75
Baselice
Il sacerdote Gervasio De Mattia, incolume dall’accusa di esser settario, si vide costretto a
difendersi dalle invettiva, mossagli dall’arciprete di Baselice, di immoralità aggravata dalla
costatazione “che da due anni si è confessato una sola volta” e il quadro d’accusa si concludeva
con il rilievo di “far languire
la scuola”, ridotta ormai a pochi alunni215. Nella vicenda
intervenne il fratello del De Mattia, di nome Giovanni, ispettore scolastico del circondario, che
non riconosceva nella persona del parroco la funzione di ispettore scolastico del comune e lo
accusò di aver ordito il piano solo per agevolare la nomina del proprio fratello a docente di
scuola secondaria e per ambire egli stesso alla carica di ispettore di circondario216. La vicenda,
nel clima politico degli anni Venti, non poteva restare relegata a livello comunale, per cui, messa
in piedi la macchina investigativa, il ministero acquisiva il parere del’arcivescovo di Benevento,
che nei confronti di Gervasio De Mattia espresse un vero e proprio elogio, contrastando
completamente il contenuto del rapporto di polizia che affermava:
1° Essendo stato nel decennio colla stessa qualità nel Liceo di Benevento lasciò ivi di sé una pessima fama, anche
quella polizia non cessa di vigilarlo allorché vi si reca; 2° passato quindi al seminario di Ariano dove stiede su
qualche anno, vi si fe conoscere per un esaltato francesista; 3° ritornato in seguito in patria recò seco una donna in
qualità di serva, con la quale si diceva aver egli commercio; e morta costei circa tre anni addietro, si fece venire da
uno degli Ospizj di Napoli una fanciulla di circa anni dodici, che ora tiene in casa, e che il pubblico dice da lui
procreata colla suddetta donna; 4° […] vi è attualmente mormorazione sul comune, che tenga pratica con la moglie
del suo garzone; 5° nella rivolta del 1820 essendo egli nel Collegio di Campobasso, di dove partì sulla fine di
settembre per occupare la carica di Maestro nel sud[dett]o comune, fu veduto in stretta amicizia col capo della
carboneria ex Giudice criminale Ferrante, che andava a trovarlo anche nel Collegio, ed una notte fu osservato tra la
turba de’ carbonari intervenuti intorno ad un casino di campagna, dove si faceva ricezione, dalle quali circostanze si
desume, che esso D. Gervasio […] facesse parte della Carboneria […]217.
Il Consiglio di Stato, il 24 febbraio 1824, prestando maggiormente fede al rapporto di polizia,
ratificò la destituzione del docente. Un anno dopo, però, lo stesso Consiglio ritornò sui suoi
passi, riscontrando l’infondatezza delle accuse mosse dal parroco e sollecitò il Ministero degli
Affari Interni di ordinare alla Giunta di Pubblica Istruzione il reintegro del sacerdote, con
l’accortezza di destinarlo “ove se ne presenti la vacanza, […] in un comune diverso da quello di
Baselice”218. A distanza di un anno, non essendosi verificata alcuna condizione che permettesse
di seguire il suggerimento, il Consiglio lo reintegrava nel comune d’origine. La situazione a
215
CPI al Cardinale arcivescovo di Benevento, Napoli, 11 gennaio 1823, in ASN, CGPI, fs. 1489. Il memoriale del
dell’arciprete della parrocchia di Baselice, Domenico Caruso, inoltrato alla CPI, risaliva al 20 novembre 1822
(ASN, CGPI, fs. 1489).
216
Ispettore Giovanni De Mattha alla CPI, Baselice, 23 febbraio 1823, in ASN, CGPI, fs. 1489.
217
Rapporto dell’ufficiale del reparto di polizia del Molise, Autorini, trasmesso dal Ministero degli Interni in data 4
febbraio 1824 alla PGPI, in ASN, CGPI, fs. 1489.
218
Ministero degli Interni alla PG, Napoli 20 agosto 1825, in ASN, CGPI, fs. 1489.
76
Baselice, nel frattempo, risultava profondamente cambiata rispetto ai tempi della destituzione,
tanto che l’intendente dovette comunicare alla Giunta le osservazioni oggettive del sindaco: con
un scuola secondaria chiusa da 3 anni e con la scuola primaria riaperta da poco, mancavano
ormai gli studenti in grado di seguire i corsi della secondaria, per cui si richiedeva di posticipare
l’apertura dopo il 1828, allorché si sarebbe avuta la conclusione degli studi degli alunni della
scuola primaria e il ministero fece propria la proposta. Nel 1829, Gervasio De Mattia avanzò la
giusta pretesa al comune di riattivare la cattedra, ma a seguito della relazione del sindaco che
riconfermava l’assenza di giovani da istruire, il ministero, nell’aprile del 1829, ne prese atto
soprassedendo219.
Casacalenda
Giuseppe Mancini, colpito dall’accusa di essere “carbonaro”, fu immediatamente sospeso. Il
vescovo di Larino, Raffaele Lupoli, segnalava: “ […] so che sia carbonaro antico. Egli però
spaccia d’esserlo dopo la bandiera. Circa il costume nel pubblico niente posso dire, perché
all’esteriore non c’è male. Tutto ciò sia detto a V. Ecc.a con riserbatezza grande, perché siamo
ancora nel timore”. Sulla pratica la Giunta annotava: “Si spetti il rapporto dell’intendente”220, il
quale acquisì, nell’ottobre 1821, il parere favorevole del sindaco: “Giovine di circa anni 23. Non
ha che dirsi intorno alla sua morale, la quale sembra buona; per riguardo poi al’attuale sua
condotta politica, si mostra attaccato al’attuale Felicissimo Governo”221, ma il parere non fu
sufficiente a reintegrarlo.
Trivento
Il docente Stefano Trudi dimostrava possedere, secondo il vicario capitolare Antonio Lalli, un’
“ottima morale, di sana religione, e ben premuroso d’istruire i suoi allievi nelle belle lettere, che
egli meritamente professa; nommai tacciato d’aver dato nome fra que’, che abbracciarono la
Società Carbonaria”222, e, per il sindaco, godeva di “tutta la buona opinione, essendo
versatissimo nel suo mestiere”223.
Nel 1823, però, il consiglio comunale deliberò di non
ristabilire più i fondi della scuola in quanto, come sintetizzava il ministero all’intendente a
219
ASN, CGPI, fs. 1489.
Rapporto, Vescovo Raffaele Lupoli alla GSPI, Larino 21 luglio 1821, in ASN, CGPI, fs. 1488.
221
Rapporto, sindaco D. de Sanctis al sott’intendente, Casacalenda 13 novembre 1821 in ASCb, Intendenza di
Molise, b. 991, f. 85.
222
Rapporto, Vicario capitolare Antonio Lalli alla GSPI, Trivento 12 marzo 1822, ASN, Dicastero dell’Interno
Polizia della Luogotenenza, Giunta di scrutinio per il ramo amministrativo, fs. 50.
223
Sindaco G. Scarano all’intendente Marchese di Cammarota, Trivento 4 novembre 1821, in ASCb, Intendenza di
Molise, b. 991, f. 85.
220
77
chiusura della pratica, “è vicina la riapertura di quel Seminario diocesano, ove i cittadini hanno
il privilegio di ricevere gratuitamente l’insegnamento; e che il Consiglio d’Intendenza ha annuito
ad una tale preposizione”224.
In queste poche righe veniva sintetizzato il sostanziale cambiamento della politica scolastica
avvenuta all’indomani dei moti: il processo di clericalizzazione, iniziato con la nomina a
Presidente della Giunta permanente di Pubblica istruzione del vescovo di Castellamare,
Francesco Colangelo, nel settembre del 1822, ormai diffuso nell’opinione degli amministratori
comunali e dei vertici provinciali, si rafforzerà progressivamente sotto il regno di Francesco I
(1825-1830).
Nel 1822, il distretto di Isernia proponeva ed otteneva la riapertura dell’antico collegio di
Frosolone con annesso convitto, affidandone le cure ai Preti della Dottrina Cristiana225.
Il Consiglio del distretto di Larino, nello stesso anno, procedeva nell’analogo indirizzo, come
risulta chiaro dal verbale:
[Il Consiglio] si è seriamente occupato ad esaminare come [l’istruzione pubblica] progredisce nel Distretto, ed ha
conosciuto che anziché progredire l’istruzione pubblica nel Distretto, va’ sempre più deteriorando, anzi si è ridotta al
niente.
Conosce bene il Consiglio quanto interessi al bene delle popolazioni una saggia pubblica istruzione.
Infelicemente, nel nostro distretto questa è stata finora trascurata, giacché non vi esiste che il solo Seminario di
Larino, scampato fortunatamente dalle rovine in cui gli altri Seminari vi caddero nelle infelici passate vicende.
Il Consiglio distrettuale ha però con estremo contento osservato che S. M. il Re D. G. sempre intento a beneficare i
suoi amatissimi sudditi nel Consiglio de’ 8 gennaio 1822 sulle deliberazioni del Consiglio Provinciale di Molise
nelle sue adunanze di Ottobre 1821 si è benignato ordinare ai Direttori delle Regali Segreterie di Stato degli Affari
Ecclesiastici, e delle Finanze, che a’ termini dell’articolo 17 del Concordato con i fondi ivi indicati sottoposti alle
Commissioni Diocesane siano riaperti i Seminarj di Triventi, e di Termoli, e si completi la dotazione di quelli di
Isernia e di Bojano.
Questo Consiglio Distrettuale nel mentre, che fa conoscere al Consiglio Provinciale di porgere i suoi più vivi
ringraziamenti ai piedi del proprio Clementissimo Sovrano per essersi benignato di tanto interessarsi pel bene e
vantaggio di questo nostro Distretto, lo premura di insistere perché tali Sovrane determinazioni non vengano
ulteriorm[ent]e differite a discapito della pubblica istruzione226.
Da analoghi verbali è possibile ricavare il declino definitivo delle scuole secondarie. Nel 1823, il
Consiglio distrettuale di Isernia, per mancanza di fondi, propose addirittura l’ “abolizione [dello
stipendio] dei maestri secondarj e agrarj”; proposta rigettata dal Consiglio Generale della
Provincia che reclamò “la moltiplicaz[ion]e di tali scuole, almeno in ogni Capo di circondario, se
fusse possibile”227. La possibilità non ci fu, anzi la situazione rovinò nella direzione opposta a
224
Ministero dell’Interno all’Intendente Marchese di Cammarota, Napoli 31 dicembre 1823, ASN, CGPI, fs. 1488.
Consiglio distrettuale di Isernia, seduta 17 aprile 1822, in ASCb, Intendenza di Molise, , b. 73, f. 65; Giornale
dell’Intendenza della Provincia di Molise, ottobre 1822.
226
Consiglio distrettuale di Larino, seduta 19 aprile 1822, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 73, f. 65.
227
Consiglio Generale della Provincia, seduta 18 ottobre 1823, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 71, f. 53.
225
78
quella perseguita da Biase Zurlo e mediante la riattivazione dei seminari e la moltiplicazione di
scuole private volute dal ministero, col decreto 28 gennaio 1822, che ne autorizzava
l’apertura228, ne conseguì che alcuni tra i docenti molisani destituiti chiesero ed ottennero, nel
corso degli anni Venti, l’autorizzazione ad insegnare privatamente.
228
Sugli effetti del decreto e sulla diffusione di scuole private in Molise e nel Regno si veda R. Gragnaniello,
Didattica e istruzione, cit., p. 142 e passim.
79
3.4 Scrutinio e declino delle scuole di agricoltura pratica
Dei 6 docenti di agricoltura pratica, soltanto 2 furono colpiti dall’accusa di carboneria, Francesco
Fortini e Carlo Barbieri, ma solo il primo fu destituito a seguito di un dettagliato rapporto di
polizia, nel febbraio del 1823, benché non occupasse già più la cattedra, affidata
provvisoriamente a Vincenzo Iadopi sin dal marzo del 1821229.
Anche nel caso di Barbieri i contenuti dei rapporti non furono univoci: il giudice di circondario
scriveva:
Non lo assiste buona opinione nell’esercizio del di lui magistero, e non è ascoltato che da pochissimi individui che a
preghiera seco conduce onde non recitare le lezioni all’aere che riempi il vuoto del locale della cattedra. I sistemi
contraddittorj, i paradossi che gli sfuggono, e le incongruenze del ragionare han prodotta la non curanza delle di lui
lezioni. Le massime liberali che sovente ha disseminate, rimontando dall’epoca del 1799, allorché con fatti
estrinsecò l’animo deciso di fiero repubblicano, e fece fucilare assistito da altri complottati in pubblica piazza
Alessio di Pasquo [..]. È stato per molti anni nella Valdellina dopoché fuggì dal Regno per non essere arrestato.
Tornato qui l’ho ravvisato persistere ne’ primieri liberali sentimenti; per la qual cosa pare che gli stia mal affidata
l’istruzione della gioventù nel ramo di agricoltura; tanto più che nell’ottimestre delivio faceva cadere spesso in
acconcio nelle lezioni delle novellette incitanti al sostegno della costituzione230.
Diversamente, la valutazione del sindaco riferiva:
Maestro di agraria, è anche professore di medicina, di buoni costumi, pieno di cognizioni, attaccato al buon ordine,
ed al Re, ed il pubblico ne ha tutta la stima231.
e il Vicario Capitolare confermava:
Dopo aver prese le più premurose indagini, passo ad assicurare, che il Sig.r D. Carlo Barbieri, medico di Agnone
non appartiene affatto alla proscritta Società Carbonaria, e che istruito dalla di lui passate vicende, mostrò
attaccamento al legittimo Governo. È lodevole parimente la di lui morale condotta; poiché col fatto, e cole parole dà
pruova di sua probità, e religiosa condotta232.
Nonostante tutto, le scuole continuarono sia pure stentatamente la loro attività anche dopo il
trasferimento di Biase Zurlo, ma, private ormai del sostegno dell’eminente figura, le stesse
andarono incontro ad ostacolanti prese di posizione all’interno dei consigli distrettuali e del
Consiglio provinciale, tanto che, agli inizi degli anni Trenta, risultavano ancora aperte solo le
scuole di Morcone e Casacalenda.
È emblematico il contenuto del verbale della seduta, del 17 aprile 1822, del distretto di Isernia:
229
Si veda, su Francesco Fortini, la nota n. 92. Poiché V. Iadopi non compare nella lista dei docenti di agricoltura
scrutinati, è ipotizzabile che ricoprì l’incarico soltanto per un brevissimo lasso di tempo, oppure non prese mai
servizio.
230
Rapporto, giudice di circondario G. Paolantonio all’intendente Marchese di Cammarota, Agnone 19 ottobre
1821, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 991, f. 85.
231
Rapporto, Sindaco P. Cremonese all’intendente Marchese di Cammarota, Agnone 19 ottobre 1821, in ASCb,
Intendenza di Molise, b. 991, f. 85.
232
Rapporto, vicario capitolare A. Lalli all’intendente Marchese di Cammarota, Trivento 16 dicembre 1822, in
ASCb, Intendenza di Molise, b. 990, f. 84.
80
Il Consigliere Sig.r Cremonese ha proposto di richiamarsi l’attenzione del Consiglio su un oggetto interessantissimo
della agricoltura. “La cattedra di q[uest]a scienza (egli ha detto) limitandosi ad insegnare la sola teoria, senza
accompagnarsi le lezioni di prattica, rende inutile la sua bella istruzione. A questo male accorrer bisogna con pronto
rimedio”.
Su questa proposizione il Consiglio ha riflettuto naturalmente, che l’istituzione della cattedra di agricoltura prattica,
stabilita da varj anni in diverse comuni di q[uest]o Distretto, è stata presso che inutile, per non essersi adempito da
Cattedratici al fine della legge, cioè di erudire praticamente gli agricoltori delle rispettive comuni, mentre si limitano
solamente a dettar precetti nella scuola, ove spesso non vi è chi li ascolta.
Il Consiglio, trovando vero, e giusto og[ge]tto, che si è proposto, all’unanimità delibera di proporsi al Consiglio
Provinciale i seguenti mezzi, onde ottenere, che i Cattedratici di agricoltura uniscano alla teoria anche la pratica.
1° - Che essi sian obbligati di dare dieci giorni di lezione prattica per ciascuna coltura nelle stagioni proprie in
campagna, ove saranno invitati i cittadini agricoli del rispettivi comune.
2° - Che ogni cattedratico di agricoltura sia tenuto a far intervenire da varie contrade della Prov[inci]a, e delle
Provincie limitrofe, a sue spese, nel proprio comune, un agricoltore ben istruito, il quale sotto la sua direzione
eseguisse quelle operazioni, che son necessarie a quella coltura, di cui si tratta nella stagione, che è propria ed
opportuna per la medesima.
3° - Che tal sistema si replichi per tanti anni, fino a che gli stessi cattedratici sian nel caso di poterlo essi
medesimi farlo osservare, ed eseguire ai cittadini, agricoltori de’ proprj comuni.
4° - che per aversi un regolamento stabile, rimangono fissati 10 giorni di lezione prattica in campagna per la
preparazioni di terreni seminatorj, e semina di essi – 10 giorni per le diverse piantagioni, puta e coltura delle viti –
10 giorni per la piantagione, e puta degli olivi – 10 giorni per i varj innesti, compresi quelli delle viti – e 10 giorni
finalm[en]te per i varj altri oggetti a scelta del Cattedratico.
Essendo la cattedra di agricoltura una cattedra vitalizia, non si reca gran danno ai Sig.ri Maestri, se per pochi anni
soffrono qualche diminuzione della pensione, stabilita col miglioramento dell’agricoltura, e coll’ammaestramento di
essi medesimi nella parte prattica. Si eviterà così la perdita di tempo, che si farebbe da loro med[esi]mi nel dettare
sterili precetti, senza profitto di chi li ascolta, e con interesse dalle casse comunali, senza oggetto 233.
L’attenzione alla pratica contadina, che pur costituì il nucleo della programmazione di B. Zurlo,
si trasformò in un esplicito ricatto nei confronti dei docenti. In realtà, al di là dei limiti didattici
riscontrati, il mancato decollo delle scuole di agricoltura ha nessi causali strettamente correlati
con il più diffuso contesto economico caratterizzato da stagnazione e con la politica finanziaria e
fiscale del ministro Luigi de Medici che, scaricando i costi dello Stato – come ha rilevato N.
Ostuni - “sugli anelli più deboli della catena ed anche sulla proprietà terriera”, non favorì
investimenti privati nel settore agricolo, contribuendo al tracollo di quei piccoli proprietari che
avevano beneficiato della spartizione delle terre demaniali234. Tali situazioni comprometteranno
notevolmente l’auspicata possibilità di stabilire un rapporto tra istruzione, formazione
professionale e sviluppo agricolo.
233
Consiglio distrettuale di Isernia, seduta 17 aprile 1822, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 73, f. 65.
Sulla politica finanziaria ed la struttura economica del meridione durante il quarantennio borbonico si veda N.
Ostuni, Finanza ed economia nel Regno delle due Sicilie, Napoli, Liguori, 1992.
234
81
3.5 La riorganizzazione del collegio: l’opera dell’ispettore-rettore Donofrio Orofino (1822)
3.5.1 Personale
Contestualmente alle destituzioni del corpo docente del collegio, la GSPI, nel dicembre del 1821,
autorizzava l’intendente a proporre docenti idonei in accordo col vescovo della diocesi di
Boiano, Monsignor Gennaro Pasca, a norma del r. d. 24 giungo 1821, secondo cui “gli
Intendenti, coll’approvazione de’ rispettivi Ordinarj diocesani, destineranno soggetti
d’intelligenza, di sana moralità, ed illibata condotta per interini sostituti a tutte la cattedre de’
Reali Licei e Collegi, che trovansi vacanti, o pure diverrano tali per soppressione o destituzioni
de’ professori e maestri”235. Nel breve termine di pochi giorni, l’intendente spedì l’elenco dei
sostituiti, tutti approvati dalla segreteria di stato degli affari interni:
1)
2)
3)
4)
5)
6)
7)
8)
Rettore: canonico D. Francesco Saverio Muzzi, vicario generale della diocesi di Bojano
Vicerettore: arciprete di Campobasso Innocenzo Presutti
Professore di matematica sublime: D. Nicolangelo Petrilli di Campobasso
Professore di filosofia e matematica elementare: Carlo Rossi, sacerdote di Campodipietra
Professore di rettorica: Giuseppe Castrilli, sacerdote di Roccamandolfi
Professore di umanità sublime: Canonico D. Salvatore Coticone
Professore di lingua italiana, geografia e storia: D. Michelangelo Grimaldi di Campobasso
Prefetto d’ordine e maestro di primi rudimenti di lingua latina: D. PasqualeVarriano, sacerdote di San giuliano236
A garanzia del collegio, spiccò la nomina del braccio destro del vescovo Pasca, il vicario
generale Saverio Muzzi; dei sei professori proposti, 4 appartenevano al clero molisano e, dei due
laici, Grimaldi, che esercitava la professione medica a Campobasso e, contemporaneamente,
prese servizio anche nel collegio Sannitico.
La giunta dispose, inoltre, “la consegna della biblioteca e di tutti gli oggetti appartenenti al
collegio”, ordine che di fatto significava il congelamento dei beni mobili del collegio per
prevenire, in una eventuale situazione di emergenza, possibili atti della commissione
amministrativa o della deputazione provinciale.
Dinanzi alla precaria situazione del collegio di Campobasso, la Giunta permanente di pubblica
istruzione, presieduta dal Cardinale Luigi Ruffo, non si limitò ad assicurare la nuova gestione al
personale individuato dalle massime autorità locali e destinò al
Collegio di Campobasso
l’ispettore generale Donofrio Orofino una delle figure di spicco dell’amministrazione della
pubblica istruzione,
235
236
accompagnato dal sacerdote Antonio Scotti e dal maestro di disegno
CLDAPI, vol. II, p. 15.
ASN, CGPI, fs. 405.
82
Gaetano D’Angelo,
individuando direttamente nel sacerdote Giuseppe Mazzarella, di San
Mauro in Principato Citra (Salerno), l’altro perno della futura dirigenza.
Pertanto, con rapporto della Giunta di scrutinio, del 5 genaio1822, e R. decreto 17 gennaio 1822
l’elenco definitivo delle nomine provvisorie risultò composto nel modo seguente:
1)
2)
3)
4)
5)
6)
7)
8)
Rettore: canonico Orofino “in qualità di Ispettore o di visitatore”
Vicerettore: D. Antonio Scotti, sacerdote
Professore di matematica sublime: [non individuato]
Professore di filosofia e matematica elementare: Giuseppe Mazzarella [sacerdote]
Professore di rettorica: Giuseppe Castrilli,sacerdote di Roccamandolfi
Professore di umanità sublime: Canonico D. Salvatore Coticone
Professore di lingua italiana, geografia e storia: D. Michelangelo Grimaldi di campobasso [medico]
Prefetto d’ordine e maestro di primi rudimenti di lingua latina: D. PasqualeVarriano, sacerdote di San
Giuliano
9) Maestro di disegno: D. Gaetano d Angelo, di Napoli [pittore]
Designato il canonico Orofino alla testa del collegio, in qualità di rettore interino e nominato il
sacerdote Scotti quale vicerettore, la Giunta Permanente di P.I. confermò soltanto quattro delle
precedenti otto nomine, nelle figure degli ecclesiastici: G. Castrilli, S. Coticone, P. Varriano e
del medico M. Grimaldi. All’arrivo a Campobasso, nel gennaio del 1822, di D. Orofino e A.
Scotti, il rettore e il vicerettore e i due docenti non confermati cessarono le loro funzioni “senza
ombra di scontento”237. L’ispettore Orofino, nella funzione di ispettore e rettore provvisorio,
iniziò senza tentennamenti ad intervenire in tre direzioni: sul personale, sulla disciplina e
sull’amministrazione del collegio. Ad un mese dal suo arrivo già spedì alla PG le prime
osservazioni e le relative proposte di nomine in sostituzione del personale costituente l’assetto,
deciso nel gennaio ed ormai decaduto:
Per sistemare i predetti tre oggetti [N.d.T: istruzione, disciplina e personale] sono meco concorsi al travaglio i Sig.i
D. Antonio Scotti Vicerettore, e D. Giuseppe Maria Mazzarella Professore di Filosofia, che assiste con impegno alle
lezioni della sua Cattedra. I due dinotati Soggetti, prescelti da V.ra Emin.a. ed approvati provvisoriam[ent]e da S. M.
non si stancano mai di zelo, per secondarmi colle opere, e coll’esempio nel riordinamento del Collegio Sannitico, e
la si loro condotta riscuote le lodi della pubblica soddisfazione.
E se V.ra Eminenza è stata assistita da Dio nel presceglierli, io ardisco di pronosticare la buona riuscita del
Vicerett.e attuale Sig.r Scotti nella Carica di Rettore ora vacante, pel Sig.r Mazzarella nell’impiego di Vicerettore,
per le quali cariche li conosco assai ben disposti, se V.ra Eminenza vorrà degnarsi di fissarci lo sguardo.
Il Sig.r D. Giuseppe Maria Castrilli Professore provvisorio di Rettorica proposta a S.M. da V.ra Eminenza a nomina
dell’Ordinario di Bojano, e del S.r Intendente è fornito di un’età stagionata, di una vita esemplare, di molto credito
nella Diocesi, e di molti talenti per la Sua Scuola, ed in materie Ecclesiastiche. Tali qualità fanno Coticone
approvato da S.M. a proposta di V.ra Em.a in vista della nomina dell’Ordinario, e dell’Intendente, è un esemplare,
ed abile ecclesiastico, ma per la sua soverchia bontà non imponendo con contegno su l’animo degli alunni della sua
Scuola, stenta per riscuotere la pubblica soddisfazione.
In quanto a’ maestri di lingua latina inferiore, di Grammatica italiana, di lingua Francese, di Disegno, e di musica
debbo lodarli della loro morale, ma non ho avuto ancora il tempo di visitare le loro Scuole. Mi resta di far parola a
237
Rapporto, D. Orofino alla Giunta Permanente di P.I., Campobasso 9 febbraio 1822, in ASN, CGPI, fs. 405.
83
V.ra Eminenza su la persona del Sacerd. D. Pasquale Varriano Prefetto d’Ordine approvato da S.M. a proposta di
V.ra Em.a in seguito della nomina fatta dall’Ordinario, e dall’Intendente in rimpiazzo del predecessore destituito. Il
S.r Varriano è un ecclesiastico d’intemerati costumi, di bastanti talenti, predicatore quaresimale, ed assai attento al
disimpegno della sua carica, per la quale ha rinunziato in quest’anno al Pulpito di Cajazzo. Si vocifera la reintegra
del predecessore, ed in tal caso vengo a prevenire, e pregare Vostra eminenza di non far amuovere da questo
Stabilimento il Sig.r Varriano, potendosi impiegare il predecessore in altro Collegio, tanto più che non è originario
di Campobasso.
Intorno alla buona morale de’ Prefetti non ho che dire in contrario, e continuo intanto a sperimentare gli
andamenti238.
La Giunta Permanente di P.I., senza riserva, fece proprie le indicazioni dell’ispettore designando:
A. Scotti quale rettore e Mazarella, provvisoriamente, vicerettore con l’incarico di tenere anche
le lezioni di filosofia e lasciò ad Orofino: la discrezionalità della scelta di soggetti idonei per le
cattedre di filosofia e retorica, e la possibilità di reperire un nuovo incarico per Coticone “per
non lasciare immezzo la strada un vecchio di Settanta anni”239. Orofino, confortato
dall’approvazione delle autorità superiori, comunicò i passi successivi:
“L’istruzione
dell’educatorio Sannitico dovrà soffrire qualche cambiamento nel personale. Escogiterò le
misure possibili, abboccandomi anche con il Sig.r Intendente, e recandomi nell’entrante
settimana da Mons.r Vescovo in Bojano, onde prender qualche lume su l’affare in questione”240.
Al termine delle consultazioni con le due autorità e a conclusione delle dovute ispezioni, nel
corso delle quali ebbe modo di conoscere la preparazione e le capacità didattiche dei docenti,
spedì il memoriale riservato sulle sue proposte definitive del corpo docente:
1) Il vescovo Pasca di Bojano “con fermezza sostiene di aver preso un equivoco” sul conto del destituito Filippone nel
riferirlo accolito di società segrete. Si devono rimettere i nuovi rapporti dell’intendente e del vescovo su Filippone
alla giunta di scrutinio perché possa riconsiderare la pratica e rinominarlo docente di filosofia.
2) Per matematica: Michele Petitti, fino a nuova nomina [N.d.T: già docente di lingua Francese nel Collego e unico
insegnate non destituito]
3) Latinità sublime: Coticone non è utile per questa cattedra, è da prescegliersi un soggetto idoneo che manca in
Campobasso. Provvisoriamente sarebbe meglio affidarla al rettore Scotti.
4) Latinità inferiore: Sorbo desidera il trasferimento (potrebbe essere traslocato a Maddaloni). In luogo di Sorbo
potrebbe andare Salvatore Coticone.
5) Grammatica italiana: Grimaldi non è di soddisfazione pubblica per l’insegnamento. per qualche compenso
meriterebbe di essere nominato uno de’ Maestri di Scuola primaria di Campobasso. La scuola di grammatica
italiana, potrebbe essere affidata a D. Nicola Delia, il quale ha dato alle stampe la grammatica italiana, la Caligrafia,
l’aritmetica pratica. Per carica principale insegnerebbe la calligrafia, e provvisoriamente anche grammatica, fino a
nuova nomina. Si nomini Delia senza ritardo per mancanza del docente di calligrafia241.
Le direttive dell’ispettore-rettore furono recepite dalla giunta che, nel consiglio di stato del 2
luglio, le approvò per intero, con una sola particolarità: Coticone venne nominato, sempre su
238
Rapporto, ispettore D. Orofino alla Giunta Permanente di P.I., Campobasso 9 febbraio 1822, in ASN, CGPI, fs.
405.
239
Giunta Permanente di P.I. all’Ispettore D. Orofino , Napoli, 23 marzo 1822, in ASN, CGPI, fs. 405.
240
Rapporto, Ipsettore D. Orofino alla Giunta Permanente di P.I., Campobasso 6 aprile 1822, in ASN, CGPI, fs.
405.
241
Rapporto, Ipsettore D. Orofino alla Giunta Permanente di P.I., Campobasso s.d., in ASN, CGPI, fs. 405.
84
indicazione successiva di Orofino, con Grimaldi maestro primario di Campobasso. Le nomine
restarono, come da regolamento, provvisorie perché assegnate senza concorso,
il che
comportava la percezione del 50% dello stipendio di un titolare.
A missione compiuta, Orofino lasciava la seguente pinat organica:
Rettore: sac. Antonio Scotti [d. 1 maggio 1822]
Vicerettore: sac. Giuseppe Mazzarella [r. 8 aprile 1822]
Italiano e Aritmetica: Nicola Delia [c.m. 26 dicembre 1822; trasferimento]
Italiano ed Elementi di Latino: Giuseppe Sorbo [d. 26 agosto 1820; concorso]
Latino ed Elementi di Greco: sac. Antonio Scotti
Retorica e Greco: [non designato]
Filosofia ed Elementi di Matematica: sac. Giuseppe Mazzarella [d. 17 gennaio 1822]
Matematica e Fisica: Michele Petitti
Disegno: Giuseppe d’Angelo [c.m. 18 dicembre 1821 e d. 17 gennaio 1822]
Calligrafia: Nicola Delia [c.m. 26 dicembre 1822; trasferimento]
Lingua Francese: Michele Petitti [d.r. 20 novembre 1820]
Musica: Giuseppe Pecoraro [d.r. 15 maggio 1822]
Ballo: Pietro Santangelo [d.r. 11 settembre 1818]
Questo organico, se da una parte portava a compimento la ricomposizione dell’intero corpo
docente del collegio, dall’altra ne caratterizzava la sostanziale precarietà dovuta alla gestione
risolutiva di carattere commissariale svolta dall’ispettore: il rettore supplente che conservava
anche la cattedra di Latino ed Elementi di greco; il docente di Filosofia ed Elementi di
matematica facente funzione da Vicerettore; due maestri esterni indicati come supplenti e la
cattedra di Retorica e Greco ancora scoperta, certamente non consentivano di ritenere risolto il
problema.
3.5.2 Disciplina
All’indomani dei moti, l’alto clero curialista, posto ai margini durante il quinquennio precedente,
riuscì a conquistare il vertice della pubblica istruzione, con la nomina di un suo importante
85
rappresentante, il cardinale arcivescovo di Napoli Luigi Ruffo di Scilla, a presidente della Giunta
permanente della Pubblica Istruzione242.
L’ala curialista che lo sosteneva, uscita sconfitta dal concordato del 1818, “si proponeva di
rialzare la potenza economica e morale della Chiesa del Regno, profittando delle buone
disposizioni del Re e delle esigenze della Restaurazione”243 ed era intenzionata a “riplasmare la
società […], specialmente colla persuasione, con una vasta propaganda culturale, colla pubblica
istruzione”244.
Relativamente a quest’ultimo aspetto, i tre cardini del progetto icasticamente descritto dal
Muratori si realizzarono storicamente, nell’ambito scolastico di nostra competenza, mediante:
l’istituzione delle Congregazioni di Spirito per gli studenti; l’avvio di una vasta produzione
editoriale
indirizzata alla formazione ‘cristiana’ della gioventù e l’affidamento diretto o
indiretto ai vescovi dell’istruzione pubblica.
Il Cardinale Ruffo, senza ricorrere all’ufficialità dei decreti o dei rescritti, diramò precise
indicazioni a chi, come l’ispettore-rettore Dionisio Orofino spedito a Campobasso, si apprestava
a ristabilire l’ordine nei collegi o licei affinché la formula educativa dell’internato fosse
finalizzata non più a rendere élite la classe dei proprietari, ma docili cristiani i sudditi.
Il
modello educativo per il collegio divenne il seminario, come dichiarava lo stesso Dionisio
Orofino nel suo rapporto, facendo riferimento ai ‘miglioramenti della disciplina’ effettuati nel
collegio Sannitico:
Intorno alla morale ho procurato di stabilire nel mio arrivo i mezzi di migliorarla: ho fatto subito adottare il sistema
delle Confessioni Sacramentali in ogni Sabato a norma di Suoi rispettabili Ordini [N.d.T.: Luigi Ruffo], eseguendosi
dal Sig.r Vicerettore Scotti il Catechismo nei Giovedi, e l’Omelia nelle Domeniche, assistito dal Prof.re di Filosofia
D. Giuseppe Maria Mazzarella, finché non saranno istallati i Confessori ordinari, pe’ quali attendo l’oracolo del
Vescovo della Diocesi.
Relativamente alla esatta disciplina ho trovato degli scogli a superare per le abitudini contratte nella colluvie de’
mali per la convulsione de’ tempi, ma l’esortazioni ferme e costanti han cominciato a richiamare l’ordine nell’animo
degli alunni , che corrispondono con docilità. Esercizi religiosi, orazione giornaliera, messa, rosario, silenzio,
decenza nel dormire, e nel portamento del giorno, subordinazione, impedimento di contatto con gente esterna sono
stati i primi elementi a consolidare la disciplina.
Nell’aprile del 1822 vennero nominati i responsabili della “parte spirituale del collegio”, come
la definì l’intendente:
il Confessore Catechista, nella persona dell’arciprete D. Innocenzio
242
La nomina, seppur breve, del Cardinale Ruffo è rimossa dagli storici, i quali, nelle ricostruzioni, dopo aver
evidenziato il ruolo svolto dalla Giunta di scrutinio per la P.I., saltano – senza neppur citare Ruffo e l’ala curialista al lungo periodo di governo del vescovo Francesco Colangelo (1822-1837), perdendo in tal modo la possibilità di
inquadrare la politica scolastica dello stesso Colangelo in un più complessivo disegno, già peraltro tratteggiato da
W. Maturi, Il concordato del 1818 tra la Santa Sede e lo Stato, Firenze, Felice Le Monier, 1929.
243
W. Maturi, Il concordato del 1818 tra la Santa Sede e lo Statto, cit., p. 21.
244
Ibidem, p. 23.
86
Presutti; Confessore ordinario e istruttore catechetico, coll’obbligo dell’omelia festiva,
il
canonico D. Fabrizio D’Onofrio; il confessore aggiunto, nella persona del sacerdote D. Basilio
Di Pietro245: figure che affiancavano l’operato dei prefetti di camerata e del prefetto d’ordine,
che si volle, da lì in poi, sempre sacerdoti e istruiti nelle nuove pratiche246.
Parallelamente, almeno fino al 1833, si rifornì annualmente la biblioteca del Collegio di opere di
carattere religioso, che in totale ammontarono a circa 300 volumi, pari a circa un decimo del
posseduto secondo l’inventario del 1854, comprendenti:
panegirici, prediche quaresimali,
orazioni sacre edite dal Nuovo Gabinetto Letterario, con sede in Napoli; esercizi di pietà,
apologie storiche, opere morali pubblicate nella seconda metà degli anni Venti dalla Biblioteca
Cattolica con sede a Napoli; catechismi cristiani, compendi biblici, storie ecclesiastiche, passi
scelti dei Padri della chiesa, e così via , edite, per lo più, da diverse tipografie napoletane nel
corso dello stesso arco di Tempo247.
Agli inizi degli anni Trenta, non poteva tardare a riemergere la serpeggiante insofferenza per il
clima marcatamente ecclesiastico istaurato all’indomani dei moti. In una seduta del consiglio
distrettuale del 1835, presente come membro anche Giacomo De Sanctis, docente del Sannitico,
venne espresso il dissenso verso quell’educazione chiesastica imposta a coloro che “dovranno
poi aver massima influenza nella società” mediante prefetti sacerdoti, letteratura sacra e liturgia
quotidiana, proponendo, viceversa, un modello educativo finalizzato ad una “morale maschia
senza caricatura; ad urbanità decorosa senza bassezza ed inceppamento; a tratti galanti ma non
affettati; e finalmente al linguaggio nazionale non ricercato, sol retto e semplice”. Sarebbe
bastato, a dire del consiglio, impiegare gli ‘ufficiali militari’ dimoranti in provincia nella
funzione di prefetti e utilizzare come guida, “qualche libretto di aforismi morali come sarebbe il
manuale filosofico di Epitettelo (sic); ed in ogni circostanza riportassero a questo prezioso codice
tutte le azioni”248.
Il Consiglio Generale della Provincia accolse la proposta del distretto di Campobasso e la
sottopose al vaglio del Consiglio di Stato, sintetizzandola e formulandola in modo più accorto e
diplomatico, chiedendo di “veder nominati anche secolari perché uno istituto pedagogico non
deve solo produrre puri, e semplici letterati scienziati, ma ancora uomini civili, sociali, i quali col
tempo dovranno essere padri di famiglia, magistrati, militari, e scorrere tutt’i studii della vita
245
Intendente Marchese di Cammarota, Campobasso 11 aprile 1822, in ASCMP, 368, f. 2254.
Anche le funzioni di rettore e vicerettore furono sempre assegnate ad ecclesiastici, come attesta la storia del
collegio Sannitico, benché nessuna legge, decreto, rescritto o circolare ne facesse espressamente menzione.
247
Si rimanda per l’elenco delle opere all’’ ‘inventario della biblioteca – 1854”, in allegato al nostro lavoro
248
Consiglio distrettuale di Campobasso, seduta 2 aprile 1835, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 74, f. 66.
246
87
civile”. Il Consiglio di Stato, nella sedutra del 25 marzo 1836, all’unanimitò respinse la
proposta249, cosichhé il collegio continuò a praticare l’identico sistema anche negli anni
successivi, con una sola, ma indicativa differenza: a partire dagli inizi degli anni Trenta, non
risultano più attestati acquisti di opere religiose.
Il successo ottenuto nel riordino disciplinare del collegio, non si ebbe nell’ambito delle
Congregazioni di Spirito per gli studenti, previste in ogni comune affinché gli studenti vi si
radunassero nei giorni festivi per essere “istruiti ne’ doveri Cristiani, per frequentare i Sacranenti
e santificare le Feste”; esse furono sottoposte al diretto controllo dei Vescovi, cui, con circolare
16 giugno 1821, si precisavano le modalità operative:
essendo l’educazione della gioventù il fondamento della morale pubblica, che debba essere principalmente a cuore
ai Vescovi; uopo è, ch’essi secondino a tutto potere le provvide cure del nostro Religiosissimo Sovrano, che tendono
allo stesso oggetto. Per far dunque che negli animi de’ giovani studenti fin dalla prima età s’istillino quei sentimenti
di Religione, che soli possono formare il buon costume, i Vescovi istituiranno in tutte le Comuni più popolate della
diocesi per i studenti di ogni classe le Congregazioni di spirito a norma di quelle già stabilite da più tempo nella
Capitale per essere istruiti ne’ doveri Religiosi; frequentare i SS Sacramenti, e santficare le Feste, senza
obbligazione di contribuire cosa veruna.
Sarà loro cura di provvedere siffatte Congregazioni di Sacerdoti capaci, zelanti per dirigerle, e prescrivere i
regolamenti da osservarsi, e vigileranno che sieno adempite puntualmente. Tanto i Maestri di scuole pubbliche,
quanto i Maestri privati, i quali tutti non potranno esercitare tale impiego senza l’approvazione del Vescovo, saranno
obbligati di condurre i loro scolari alle dette Congregazioni, o almeno obbligarli ad andarvi, e prende conto delle
loro mancanze, le quali mancanze, quando non sieno giustificate, dovranno essere punite coi castighi soliti darsi
nelle scuole, e finalmente colla espulsione dalla scuola stessa quatevolte siano continue, ed i rispettivi parenti non
sappiano obbligarli i loro figliuoli a frequentare le suddette Congregazioni, ma tale espulsione non potrà farsi senza
intelligenza del Vescovo.
Né piccoli luoghi della Diocesi, ove non possa stabilirsi una Congregazione formale, gli scolari si condurranno
nelle Domeniche nel luogo, che destinerà il Parroco, il quale o per se stesso, o per mezzo di altro sacerdote
gl’istruirà, ed insegnerà loro gli atti di Religione fondati sull’Evangelo, e Catechismo di Religione.
Niun giovane recandosi nella Capitale per compiere il corso degli studj potrà essere ammesso dal Maestro, che in
essa avrà scelto, se non gli presenti l’attestato di aver frequentato la Congregazione del suo paese. […]250
Il meccanismo di carattere costrittivo risultò poco idoneo a far frequentare le congregazioni,
come lamentavano gli ordinari diocesani, ragion per cui, con successiva circolare 6 febbraio
1822, il ministero diede ordine agli intendenti di coadiuvare gli alti prelati per lo “stabilimento di
tali Congregazioni, ed in vigilare, che gli ordini di sua Maestà per tal riguardo siino esattamente
adempiti tanto da’ scolari, che da’ Maestri pubblici, e privati”. Ma ciò non bastò in quanto “i
padri di famiglia in vece di obbligare i loro figliuoli a recarsi in dette Congreghe né dì di festa,
sono piuttosto disposti a distoglierli da tali pratiche religiose”, ragion per cui si ricorse alle
vessazioni prescrivendo, con rescritto 15 marzo 1822, l’obbligo ai Maestri privati e pubblici di
produrre un attestato, in ogni semestre, firmato dall’ordinario diocesano, comprovante la
249
Ministero degli Interni, 25 marzo 1836, Intorno ai voti del consiglio provinciale di Molise riunito in maggio
1835, relativo al Real Collegio Sannitico, in ASN, Ministero dell’Interno, I, fs. 861.
250
G.I., giugno 1821.
88
vigilanza sui propri scolari riguardo la frequenza delle congregazioni: “mancando tale attestato,
sarà impedito il pagamento del loro soldo”, e, relativamente ai soli maestri privati, si autorizzava
i vescovi a sospenderli dall’insegnamento per negligenza (art. 1); per i genitori inadempienti si
prescriveva, in caso di contumacia, l’inibizione a “qualunque carica pubblica” (art. 2); inoltre, i
“fanciulli o adolescenti” non in possesso di documenti comprovanti la frequenza della
congregazioni, non potevano aspirare “a veruna piazza franca, né a carica qualunque, né a
qualunque altra grazia” (art. 3)251, La serie delle disposizioni fu definitivamente completata con
la circolare emanata dalla PG, nel settembre del 1830, che obbligava gli studenti aspiranti ai
gradi accademici l’esibizione della “fede di assistenza per quattro mesi continui alla
congregazione di Spirito”, a partire dall’anno scolastico 1830-1831252.
Nella Provincia di Molise, il Vescovo della diocesi di Boiano nel 1827 lamentava all’intendente
De Nigris, come non fossero “esattamente eseguite le disposizioni relative alle congregazioni di
spirito”: alcuni studenti a suo dire ottennero certificati di buona condotta dalle “autorità de’
propri comuni, benché avessero altrove dimorato”.
L’alto funzionario provvide immediatamente ad emanare la circolare 16 maggio 1827, che, oltre
a richiamare alla piena osservanza delle disposizioni del 1822, , disponeva:
2. […] I maestri di pubbliche scuole, compresi quelli del Real Collegio per gli Studenti esterni, ed i maestri
particolari non potranno ammettere, né ritenere presso di loro veruno scolaro, che non sia ascritto alla
Congregazione di Spirito del luogo in cui dimora, o che ascritto non intervenga, e non frequenti i Sagramenti.
3. Saranno in conseguenza congedati quegli scolari che trovansi nel caso di esclusione, se dentro il termine di sei
giorni non avranno documentato al Maestro di essere ascritti alla Congregazione di Spirito con certificato del
Prefetto. Con tale adempimento potranno in seguito riammettersi alla scuola.
4. Sarà provocata la sospensione, o destituzione dall’officio di quei Maestri, che non si uniformassero ai doveri di
sopra enunciati, per lo adempimento de’ quali alla fine di ciascun mese esigeranno da ogni scolaro il certificato del
Prefetto della Congregazione. Questi certificati dovranno conservarsi dai Maestri per essere esibiti ad ogni richiesta
della Polizia, indipendentemente dagli stati soliti a rimettersi dai Prefetti.
5. Resta espressamente vietato a’ Sindaci, ed alle altre Autorità municipali, di rilasciare attestati di buona condotta a’
giovani Sudenti, se pria non abbiano presentato quelli dell’assitenza nelle congregzioni di Spirito di tutt’i luoghi, in
cui han fatto dimora a causa di studio253.
A completare l’opera dell’intendente , almeno nella città di Campobasso, ci pensò il regolamento
di polizia urbana della città di Campobasso emanato nello stesso anno, che prevedeva 24 ore di
251
Rescritto 15 marzo 1822, in DIAZ, vol. III, p. 278.
Nel 1849, nella seduta del 6 novembre il Consiglio di Stato approvò un nuovo e più articolato regolamento per
Congregazioni di Spirito, addirittura più vincolante e perentorio.
253
G.I., 16 maggio 1827. Le circolari 1822 e 1827, come attestano le fonti archivistiche, diedero non pochi problemi
ad alcuni docenti secondari, relativamente al pagamento, in quanto li costringeva a rintracciare il vescovo per
vedersi apposto il visto ed essere successivamente pagati dal comune.
252
89
arresti domiciliari per “i genitori che trascurassero l’educazione de’ figli col non mandarli alle
pubbliche scuole, o nelle chiese, ove da’ Parroci gli viene insegnata la dottrina cristiana”254.
3.5.3 Amministrazione
In campo amministrativo: la complessità della gestione, la delicatezza della contabilità e la
varietà articolata dei flussi di denaro non erano de tutto trasparenti e proficui, per cui l’ispettore
Orofino si vide costretto ad intervenire con una profonda opera di revisione, creando un “sistema
amministrativo” che per la sua validità si manterrà inalterato per tutto il corso del periodo
preunitario.
Vale la pena, quindi, trascrivere il progetto e le riflessioni che l’accompagnarono:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
Un regolare andamento finanziere è quello che deve in questa parte spingere il Collegio ad uno stato di prosperità, e
questo articolo ha interessato il mio animo alle più severe riflessioni. Mi sono avveduto, che questo importante
oggetto mancava di quel valido, ed ordinato sistema, da cui deve risultare la ferma base della esistenza dello
Stabilimento colla certezza di mezzi, e con la conoscenza di essi. In vista di tal bisogno mi sono affrettato di esporre
col mio Rapporto de’ 22 adante mese al Sig.r Intendente le mie idee su questo assunto per sollecitarsene dalla
Commissione Amministrativa colla mia assistenza le misure di miglioria. Questo travaglio novello sarà utile agli
interessi del Collegio e basterà a soddisfare le vedute di V.ra Eminenza, e della Giunta Permanente d’Istruzione
Pubblica su la periferia economica del Real Collegio Sannitico, di cui finora la Giunta avrà potuto avere una sterile
conoscenza per l’imperfetto sistema.
Per ora rassegno a V.ra Eminenza il prospetto delle mie idee in rapporto all’Amministrazione da migliorarsi,
riserbandomi dopo questo lavoro di farle rimarcare l’occorrente su gli articoli d’Istruzione, e di disciplina, che hanno
sofferto alterazione per tristi circostanze de’ tempi. Per potersi stabilire un valido sistema amministrativo, che qui
esige diverse vedute per l’amministrazione cumulata da una Deputazione Provinciale incaricata da S.M. per la
fabbrica, e per gli acquisti della dotazione, non che dalla Commissione Amministrativa del Collegio, ho chiesto di
redigersi in scrittura gli oggetti seguenti.
La platea di tutte le provenienze di rendita ordinaria, ed straordinaria, cui sarà annessa copia del Decreto de’ 12
Marzo 1816 su l’assegno approvato da S.M.
Un registro particolare delle pensioni degli alunni a pagamento, distinguendo le pensioni complete, e quelle
porzioni che rimangono sopra coloro che godono mezze piazze, terzi di piazze, ecc. ecc.
Uno Stato indicante gli arretrati di rendita ordinaria, e straordinaria a tutto il p.p. ano 1821 con un’appendice degli
attrassi de’ trimestri de’ Convittori, per darsi moto alle misure necessaire dalla Commiss.e Ammin.a.
La sollecita redazione del Conto Morale, e materiale dell’esercizio dello scorso anno, per conoscersi l’avanzo
effettivo di fondi di Cassa, e l’esistenza de’ medesimi, che qui dalla prima istallazione del Collegio sono stati
depositati presso il Cassiere della Deputazione Provinciale approvata dal Re. Comecché i Conti del Collegio
Sannitico sono discussi in prima istanza nel Consiglio d’Intendenza, ed indi in revisone presso la G.C. de’ Conti,
così dovrà sollecitarsi l’esibizione del Conto del 1821 non ancora redatto, ed altro Conto antecedente, se mai fosse
in attrasso.
Dovrà senza indugio adattarsi il vantaggioso sistema delle cauzioni per l’anticipazione de’ trimestri de’ Convittori, e
conservarsene registro nello Stabilimento.
Al Collegio Sannitico manca un ben regolato registro di vitto giornaliero da ritrarsi ogni sera dal Rettore, o dal
Vicerettore, manca un registro particolare per l’annotazione delle provenienze per le raccolte scientifiche, ed un
altro per l’annotazione de’ mandati di pagamento, e mi sto occupando per questi oggetti.
Poiché il Real Collegio Sannitico sopra i fondi di dotazione attuale, e de’ nuovi acquisti della Deputazione
Provinciale soffre quistioni giudiziarie, così ho chiesto uno stato delle liti pendenti, per conoscersi compiutamente
questo articolo amministrativo, ed escogitarsi gli analoghi espedienti.
254
Statuti di polizia urbana e rurale pel comune di Campobasso, Titolo II, art. 13, in G.I., 30 maggio 1827.
90
8.
9.
Ho chiesto parimenti un registro dimostrativo di tutti i comuni della Provincia, che sin oggi hanno acquistato diritto
alle piazze intere, mezze piazze, e terze piazze franche, colla indicazione di contingenti di assegno di rendita fatto
dai comuni con Sovrana approvazione, annotandosi poi a tal registro gli ulteriori assegni, e le corrispondenti
sanzioni Reali. A tale registro seguirà un’appendice di quei Comuni, che han versato una certa somma, per
acquistare il dritto alla franchigia delle piazze degli alunni, e che non ancora siesi ottenuta l’approvazione di S.M.
Per la chiarezza e la regolarità del nuovo travaglio finanziere ho chiesto una copia del Decreto riguardante la
Deputazione Provinciale per la dotazione. Ho premurato uno de’ Deputati di scrivermi una memoria, o uno Stato de’
fondi di Cassa pel prosieguo della dotazione non ancora giunta al suo termine, includendo nella memoria le molte
cedole, e gli impieghi fatti in capitali, motivando le cagioni di esser rimaste finora oziose le dette cedole, per
meditarsi gli espedienti per l’uso delle medesime, con implorarsene il Reale assenso255.
A conclusione del suo operato, Orofino poteva affermare che la “riorganizzazione della
disciplina [ha] ottenuto in breve tempo una riforma essenziale che ora corre regolarmente” e in
quanto all’amministrazione, si dichiarava fiducioso poiché era consapevole che il nuovo sistema
avrebbe avuto bisogno di tempo per entrare a regime; ma la registrazione dei risultati positivi
ottenuti nel settore disciplinare ed amministrativo non furono sufficienti ad appagarlo poiché
doveva ammettere con rammarico che:
La languente istruzione esigeva un rimedio profondo, per rianimarla. Quest’oggetto ha avuto qualche grado di
miglioria di metodo, ma per consolidarsi perfettamente, dovrà l’opera della saviezza di V.ra Eminenza e della
Giunta permanente. Quali espedienti convengano, mi sarà lecito solamente di rassegnarli a voce, sdebitando la mia
coscienza256.
Lo stesso intendente, a conclusione del lavoro dell’ispettore asseriva: “nel breve corso di circa
quattro mesi, [il collegio] ha cambiato aspetto per ciò che riguarda disciplina, amministrazione,
ed economia interna: lo stesso sarebbe avvenuto per l’istruzione se [Orofino] fosse stato assistito
da valenti professori quali li servirebbero”257.
Contemporaneamente alla partenza dell’ispettore-rettore Orofino, avvenuta 16 maggio 1822,
giungeva la nomina del sacerdote Scotti a rettore e del sacerdote Mazzarella a vicerettore.
255
Rapporto D. Orofino, in ASN, CGPI, fs. 405.
Ibidem.
257
Rapporto intendete Marchese di Cammarota, in ASN, CGPI, fs. 405.
256
91
3.6 Il collegio negli anni Venti (1822-1828)
3.6.1 La reggenza di A. Scotti (1822-1823) 258
Il sacerdote Antonio Scotti, arrivato a Campobasso il 6 febbraio 1822, direttamente da Napoli al
seguito dell’ispettore Dionisio Orofino su disposizioni della PG per affrontare l’emergenza
creata dalle destituzioni del dicembre 1821, si distinse notevolmente nel coadiuvare Orofino
nell’opera di riorganizzazione dell’istituto. Alla partenza dell’ispettore, e su proposta di
quest’ultimo, fu nominato rettore incaricato del collegio (d. 1 maggio 1822) ed ottenne la
titolarità con d. 16 febbraio 1823.
Il problema delle cattedre, lasciato irrisolto da Orofino, fu il primo banco di prova per il neo
rettore Scotti poiché delle sei cattedre in organico soltanto due era assegnate a titolari: quella di
Filosofia ed Elementi di matematica attribuita al sacerdote G. Mazzarella, facente funzioni anche
da Vicerettore; e quella di Italiano ed Elementi di latino affidata a Giuseppe Sorbo, in procinto
di prendere servizio dopo un contenzioso iniziato due anni prima259. La cattedra di Retorica e
Greco era assegnata provvisoriamente al sacerdote Castrilli, individuato all’indomani delle
destituzioni; quella di ‘Italiano e Aritmetica’ era concessa al maestro di Calligrafia Nicola Delia
e quella ‘Matematica e Fisica’, al maestro di Lingua Francese Michele Petitti; mentre quella di
‘Latino ed Elementi di Greco’ era tenuta provvisoriamente da lui stesso. In pratica, soltanto gli
insegnamenti suppletivi,
riservati ai convittori, risultavano coperti senza provocare disagi:
Lingua Francese (M. Petitti) , Ballo (P. Santangelo), Musica (G. Pecorari), Disegno (G.
D’Angelo) e Calligrafia (N. Delia)260.
La condizione di precarietà inevitabilmente produceva una notevole carenza qualitativa
dell’insegnamento reso discontinuo e disomogeneo, ma causava anche disagi economico-sociali
258
Per i singoli profili dei rettori, vicerettori e docenti e relative fonti si rimanda alle schede biografiche allegate al
cap. VII. Si rimanda, invece, al cap. 6, par. 6.1, per la presentazione della figura del docente nel periodo preunitario.
Nel corso dell’esposizione si utilizzeranno soltanto le informazioni biografiche essenziali per la ricostruzione delle
vicende prese in esame.
259
Docente, dal 27 novembre del 1819, di “Lingua latina e italiana” nella scuola secondaria di Torino di Sangro
(Abruzzo Ultra), vinse il concorso indetto il 16 maggio 1820 per la cattedra di Italiano ed Elementi di Latino del
collegio Sannitico, resasi libera per il trasferimento del sacerdote G. de Mattia. Sorbo non fu accolto benevolmente
a Campobasso: esplosero forti proteste presso il ministero da parte della “cittadinanza” e fu praticato un boicottaggio
da parte della Deputazione provinciale del collegio, che gli preferiva il docente della scuola secondaria di Trivento,
Stefano Trudi. Si arrivò persino a bloccargli fisicamente le lezioni, costringendo Sorbo alla partenza, e nominando,
con approvazione della CPI, come supplenti i prefetti di camerata del collegio. Il ministro si rivolse al Principe
Cardito, presidente della CPI, per disporne la nomina in un altro istituto, ma essendoci altre cattedre disponibili, la
GSPI lo confermò con circolare 2 aprile 1822 e gli conferì la titolarità definitiva con d. 10 giugno 1823.
260
Non prenderemo in considerazione, in questa ricostruzione, le vicende della ‘cattedra intermedia di primi
rudimenti’, presente solo nel collegio Sannitico, e alla quale dedicheremo ampio spazio nella parte dedicata
all’organizzazione del piano di studi. Segnaleremo, invece, soltanto in nota gli avvicendamenti dei maestri esterni, le
cui dimissioni, sospensioni o trasferimenti non provocarono particolari problemi per la vita didattica del collegio.
92
che sfociavano in rivendicazioni di ordine pratico durante tutto il periodo in cui operò la Giunta
di scrutinio261: la percezione della metà dello stipendio previsto per un titolare, decurtato
ulteriormente della metà per coloro che alloggiavano nel collegio, rendevano realmente stentata
l’esistenza dei docenti non titolari. Anche l’intendente si fece sostenitore della rivendicazione
presso il ministero, paventando una possibile rassegnazione di dimissioni a catena da parte degli
interessati, ma non ottenne alcun esito.
Le conseguenze non si fecero attendere: Mazzarella, reggente provvisorio di filosofia e
vicerettore, chiese di essere esonerato dal’insegnamento di filosofia per motivi di salute. Accolta
la richiesta, la cattedra rimase vuota già dal 20 luglio 1822. Di lì a poco, preferendo andare ad
insegnare nei seminari, si dimise anche dalla carica di vicerettore, subito affidata a Domenico
Paventi sacerdote di Campodipietra (Molise), ben noto alla Giunta ecclesiastica di Scrutinio per
le sue salde “qualità morali”, e per l’esperienza accumulata per buona parte della sua vita
“sempre occupato nell’educazione della gioventù” nella città di Napoli262.
Agli inizi del 1823, rassegnate le dimissioni anche da parte del sacerdote Castrilli, il rettore non
poteva far altro che denunciare alla PG la drammatica condizione del collegio:
Il professore di Eloquenza Giuseppe Castrilli ha presentato la rinuncia per avere il congedo. Per quanto impegnato
mi fossi a farlo seguitare altro tempo, non è stato possibile. Il motivo addotto è la indisposizione di sua salute.
La mancanza del professore di Filosofia ha portato a questo Collegio un vuoto grande: aggiunta ora quella di
Eloquenza, di sicuro porta la caduta del medesimo; tanto più che la latinità sublime e la lingua italiana hanno
sostituti, come anche le matematiche.
[…] Intanto mi vedo inabilitato, mentre mi trovo in un fuoco vivo, stante che tutti gridano meco, acciò si occupino
le Cattedre vacanti.
Perciò prego l’E.V. e cotesta rispettabile Giunta a riempire tutte cattedre al più pesto possibile263.
Intanto, l’intendente Giuseppe Spinelli Fuscaldo, spediva al Ministero degli Interni le sue
osservazioni sul collegio integrate dalle annotazioni della Commissione provinciale di Pubblica
Istruzione:
Il primo motivo dell’abbandono, in cui è caduto il detto collegio, deve appunto riconoscersi nella poca abilità
dell’attuale Rettore D. Antonio Scotti, e ne’ modi dispiacevoli che costui serba con quelli che lo avvicinano.
Ha proposto nel tempo stesso la Commissione di esser cosa necessaria, che per fino a quando non saranno nominati i
maestri di rettorica, ed umanità sublime, queste due scuole siano provvisoriamente rimpiazzate da due soggetti probi
ed abili.
261
Furono posti in stato “provvisorio” e definiti tali tutti i docenti, titolari o meno, in servizio durante la Giunta di
Scrutinio per la pubblica istruzione sino al termine della sua attività (1821-1822), in quanto le operazioni di
scrutinio si basavano su una presunzione di colpevolezza che non solo comportava necessariamente l’incertezza
dell’incarico che dipendeva dall’esito finale, ma determinava, di conseguenza, la remunerazione ridotta del 50%
come in tutti i casi di non titolarità (si veda, per le distinzioni tra titolare, interino, provvisorio e sostituto il cap. VI,
par. 6.1).
262
ASN, Ministero degli Affari Interni, I, fs. 859. Nominato vicerettore con decreto 10 novembre 1822 e in carica
sino alla sua morte, avvenuta nel 1835.
263
Rettore A. Scotti alla PG, Campobasso 1 aprile 1823, in ASN, CGPI, fs. 405.
93
Io ho creduto conveniente, prima di ogni altra cosa, di sentire il parere di Monsignor Vescovo di questa Diocesi su
di ciò che la Commissione mi aveva posto in veduta. Il monsignor vescovo non ha potuto non convenire colla
Commissione sul punto, che la parte istruttiva del Collegio sia attualmente in decadenza, e che i maestri potrebbero
esser migliori di quelli che sono.
In quanto al Rettore Sig. Scotti, nel mentre Monsignore lo caratterizza per un uomo di buona morale, ha
riconosciuto per vero, che una certa asprezza nel condursi con i convittori, e con i parenti de’ medesimi non lo
rende a tutti egualmente soddisfacente.
Sebbene Monsignor Vescovo abbia poi taciuto con me in quanto alla poca abilità del detto Rettore, tuttavia io mi
credo nel dovere di non tacere a V.E. essere mio sentimento su chi pruove non dubbie, che nel Sig. Scotti non vi sia
quella sufficienza di supplire lodevolmente in mancanza di qualche maestro, e molto meno di fare qualche ricerche,
che potrebbero essere utile per conoscere lo stato dell’insegnamento tanto a’ studenti, che a’ professori, in
conformità di Statuti de’ Reali Collegi e Licei.
Se dopo di avere osservato queste qualità poco soddisfacenti nel Rettore, si vada un poco più esaminando lo stato
attuale del Collegio Sannitico in riguardo alla parte istruttiva, potrà dirsi che questa effettivamente manca. Le scuole
maggiori sono quasi tutte vacanti di maestri, qualcheduna di esse, è attualmente rimpiazzata da maestro provvisorio
di poca conosciuta idoneità, e quindi niente frequentata da studenti; le scuole di ordine inferiore, ad eccezione di una
sola, sono egualmente affidate a maestri provvisori.
[…]
In questo stato deplorevole in cui trovasi il Collegio Sannitico, io non posso fare altro che pregare V.E. di volersi
compiacere di disporre che sia apposto un pronto riparo agli inconvenienti.
Il mio avviso sarebbe uniforme a quello della Commissione, cioè che traslocandosi il Rettore Sig. Scotti in altro
luogo, sia qui destinato altro Rettore, in cui concorrano tutte quelle qualità che indispensabilmente si richiedono nel
Capo di uno Stabilimento di pubblica Istruzione, che può dirsi nascente in questa Provincia, perché istituito da pochi
anni.
Sarebbe necessario nel tempo stesso che si affrettasse l’apertura de concorsi per le cattedre vacanti e per le quali la
Giunta di Pubblica Istruzione ha già inviati i corrispondenti manifesti al pubblico.
[…]
Intanto l’urgenza reclama che per non rendersi realmente chiuso il Collegio, siano almeno rimpiazzate di maestri le
due scuole di rettorica, ed umanità sublime264.
Il Vescovo di Bojano, Gennaro Pasca, in attesa di individuare un docente definitivo, indicava nel
parroco di Morcone, Giuseppe Capozzi, la persona cui affidare temporaneamente la cattedra di
Retorica e Greco e quella di Latino ed Elementi di Greco. Capozzi, Socio corrispondente della
Società economica e ispettore per le scuole primarie del circondario di Morcone, nonché maestro
della cattedra di agricoltura dello stesso comune, prese servizio con riserva nel maggio del 1823,
poiché, in quanto parroco di Morcone della diocesi di Benevento, era soggetto alla necessaria
dispensa ecclesiastica dal Cardinale di Benevento, il quale assicuratosi che nel periodo di
assenza la parrocchia non rimanesse scoperta, ma assegnata alle cure dell’economo, concesse
l’autorizzazione nonostante il parere contrario alla nomina di un parroco, espresso dal presidente
della PG Monsignor Rossetti, vescovo di Pozzuoli265.
Dì lì a poco, il Vescovo di Boiano individuò il nuovo docente, nella persone del sacerdote
Giuseppe Gnaccarini, giovane e valente professore di Retorica del collegio di Caravaggio di
Napoli, retto dai padri Scolopi. L’arrivo del giovane Gnaccarini nel Collegio Sannitico, nel
264
Intendente G. Spinelli Fuscaldo al Ministero dell’Interno, Campobasso, 13 maggio 1823, ASN, CGPI, fs. 405.
La PG, informata della assunzione del servizio del parroco privo della necessaria dispensa, ordinò la revoca
dell’incarico; ma successivamente l’urgenza e la necessità del caso, portarono a più miti consigli con la concessione
della ratifica della nomina, nel settembre del 1823.
265
94
settembre del 1823, ad occupare la cattedra di Latino ed Elementi di Greco e quella di Retorica e
Greco, permise a Giuseppe Capozzi di far ritorno nella sua parrocchia di Morcone.
A questa travagliata nomina si aggiunse quella per la cattedra di Filosofia e Matematica per la
quale si verificò una situazione non proprio ottimale. La PG, infatti, trasferì a Campobasso
Antonio
Uhr,
cogliendo
l’occasione
offerta
dalla
richiesta
di
allontanamento
per
insubordinazione, avanzata dal rettore del collegio di Lecce nei confronti del docente, affetto da
notevoli problemi di abuso di alcool tali da suscitare le proteste anche dell’intendente e della
commissione provinciale di pubblica istruzione della provincia pugliese.
Infine, dal momento che lo stesso rettore Scotti era ormai rimasto solo, la PG, nell’ottobre del
1823, colse l’occasione per trasferirlo al collegio di Maddaloni e chiamò a Campobasso il
canonico Andrea Amato, rettore del collegio di Teramo.
3.6.2 La reggenza di A. Amato (1823-1828)
Andrea Amato, licenziato in teologia, aveva esercitato per 12 anni le funzioni di confessore,
predicatore quaresimale e missionario nella diocesi di Capaccio, era stato nominato docente di
Filosofia e Matematica nel seminario di Diano e successivamente, nel 1816, Ispettore delle
scuole del circondario di Capaccio. Chiamato a reggere, nello stesso anno, il collegio di Teramo,
vi rimase sino al trasferimento al collegio di Campobasso, avvenuto nel 1823.
La situazione del collegio molisano,
già precaria al suo arrivo, dopo qualche tempo, nel
novembre del 1823, si aggravò per le dimissioni per motivi economici (stipendio dimezzato)
rassegnate dal maestro di Calligrafia Nicola Delia, reggente provvisorio anche della cattedra di
Italiano e Aritmetica, per la quale fu sostituito da Stefano Trudi, docente dal 1820 al 1823 nella
scuola secondaria di Trivento, rimasto nel frattempo senza incarico perché il comune, a seguito
dell’apertura del seminario diocesano, si esentò dallo stanziare i fondi necessari per la scuola266.
Nel febbraio del 1824 venne destituito il docente di Lingua francese Michele Petitti,
contemporaneamente reggente provvisorio della cattedra di Matematica e Fisica, e responsabile
della biblioteca del Sannitico, perché colpevole di aver acquistato un cospicuo fondo librario che
annoverava opere messe all’indice267. La sostituzione del Petitti non ebbe facile sostituzione.
266
Per l’insegnamento di Calligrafia fu nominato, nel 1824, un prodigioso studente del collegio dal 1819 al 1829: il
sedicenne Pasquale D’Ovidio che, nominato docente quando ancora studente, mantenne l’incarico interrottamente
dal 1824 sino al 1861.
267
Si ritornerà più estesamente su questa vicenda nel paragrafo dedicato alla biblioteca del collegio. L’ultima
destituzione accorsa nel collegio Sannitico per vicende legate ancora alla reazione ai moti si verificò, nel 1827, ai
danni del maestro esterno di ballo Pietro Santangelo, medico di Matrice: uno dei pochi impiegati del collegio,
sfuggito alla prima destituzione operata, nel dicembre del 1821 contro i presunti carbonari. A sei anni di distanza,
95
La instabilità dei docenti aggravata dalle tardive destituzioni, alimentò la latente incertezza degli
studenti che, timorosi di non poter portare a terminare il percorso di studi, cominciarono ad
abbandonare il collegio appena terminato il corso di Retorica e Greco, per proseguire gli studi
nella scuola privata aperta nel capoluogo dal sacerdote De Matteis, ex docente del collegio già
destituito nel 1821, ma autorizzato all’insegnamento privato con decreto 4 settembre 1823. Il
rettore Amato, dinanzi alla vacanza della cattedra di Matematica e Fisica, ne chiese inutilmente il
reintegro, che avrebbe apportato per il collegio il vantaggio “di chiamarvi i suoi alunni; molti de’
quali in tal caso lo seguirebbero alla Cattedra. Inoltre il richiamo del Sig. de Matteis …
estinguer[ebbe] negli alunni interni la voglia di ritirarsi appena compiuti gli studj di eloquenza
per apprender la filosofia da lui, come va ad accader d’alquanti giovanetti prossimi ad uscir”268.
Intanto, terminata l’esperienza della Giunta di Scrutinio ed istituita la Presidenza della R.
Università e Giunta di Pubblica Istruzione (1823), si ritornò alle tabelle stipendiali previste dagli
Statuti dei licei, collegi e scuole secondarie (1816), ma nulla cambiò, rispetto al periodo
precedente per i docenti non titolari, per i quali restava una retribuzione pari alla metà dello
stipendio percepito da un titolare.
Il sacerdote Gnaccarini nominato docente interino su ben due cattedre sin dal 1823, chiese la
titolarità di una cattedra senza concorso,
ma nonostante il sostegno della Commissione
amministrativa del collegio ed una petizione firmata da decine di cittadini, non la ottenne. Il
rifiuto della PG a concedergli la titolarità, determinato dalla istituzione di un concorso per le due
cattedre, già aperto dal 5 aprile 1823 e non ancora espletato nel 1825, condussero Gnaccarini a
rassegnare le dimissioni alla fine dell’anno scolastico 1824-1825, rinunciando persino a
concorrere al bando.
All’apertura dell’anno scolastico 1825-1826, in mancanza di un
docente sulla cattedre di
‘Matematica e Fisica’ si accorparono i pochi alunni non trasferitisi nella scuola privata del De
Matteis, nella stessa classe di Filosofia e Matematica retta da Uhr, il quale impartendo le lezioni
nelle stesse ore dividendole sulle due cattedre, non riuscì a svolgere il programma di Fisica per
cui, nell’anno successivo si pensò di ricorrere al valente medico molisano Francesco De Sanctis.
Per la cattedra vacante di Retorica e Greco, si pensò per la seconda volta al sacerdote Giuseppe
riaperta l’inchiesta a seguito di una segnalazione anonima, l’intendente accertò che fu un fedelissimo di Giovanni de
Majo, tra i più noti e influenti carbonari molisani durante i moti: “Nel corso del nonimestre – relazionava
l’intendente - però visse piuttosto tranquillo. La di lui attuale condotta non fa temere che possa contaminare gli
alunni del collegio sannitico, nel quale recasi una o due volte la settimana”, aggiungendo che le sue lezioni
avvenivano sempre alla presenza del prefetto d’ordine. Nonostante le rassicurazioni del funzionario, il ministro
dell’interno trovò non “conveniente” la sua permanenza nel collegio e lo rimosse nel dicembre del 1827,
sostituendolo con Gaetano Gori, ventiduenne napoletano danzatore di professione.
268
Rettore A. Amato alla PG, Campobasso 1 ottobre 1825, in ASN, CGPI, fs. 406.
96
Capozzi di Morcone, ma, benché immediatamente approvato dalla PG, il sacerdote si astenne dal
prendere servizio in attesa dell’autorizzazione del suo diretto superiore in quanto: “[il cardinale
di Benevento] coll’ultimo Sinodo Diocesano ha fulminato sospensione da incorrersi ipso facto da
quei Curati, che abbandonassero la loro residenza per più di otto giorni senza autorizzazione di
lui. Conviene quindi attendere per non essermi da una censura”269. Il cardinale concesse al
sacerdote soltanto due mesi di permesso, per cui la PG ne ritenne inopportuno l’utilizzo e
consigliò all’intendente di accordarsi col vescovo di Boiano, per trovare un altro soggetto
idoneo270.
A metà dell’anno scolastico 1825-1826, espletato finalmente il concorso per la cattedra di
Latino ed Elementi di Greco, raggiunse il collegio il giovane neo laureato in giurisprudenza
Vincenzo Palmieri, cui venne immediatamente affidata anche la cattedra di Retorica e Greco.
Nel frattempo A. Uhr, titolare della cattedra di Filosofia e Matematica, sopraffatto dagli stessi
problemi di alcolismo manifestati già a Lecce, non riuscì a garantire una continuità didattica: dal
1827 il suo stato psicofisico peggiorò e i frequenti attacchi di narcolessia lo tenevano sempre più
spesso lontano dall’insegnamento, fino a quando, nel 1828, comparvero veri e propri stati
“apoplettici” accompagnati da riprovevoli comportamenti che lo costrinsero a rassegnare le
dimissioni prontamente accolte e ratificate dalla PG il 2 maggio 1828. Nello stesso anno
rassegnò le dimissioni anche il collega, e spesso suo supplente, F. De Sanctis, risentito per non
aver ottenuto la titolarità della cattedra di Matematica e Fisica, nonostante il parere favorevole
del rettore e della commissione amministrativa, che gli riconosceva il merito di aver usato, per la
prima volta nel collegio “il linguaggio vero magistrale dell’analisi e del calcolo”271. Dimessosi,
aprì nel comune di Ferrazzano, alle porte di Campobasso, la sua scuola privata di Filosofia e
Matematica, che ebbe vasta eco tanto da essere promossa dallo stesso intendente sul Giornale
dell’Intendenza272. Il docente Stefano Trudi, interino sulla cattedra di Italiano e Aritmetica sin
dal 1824, ottenne la titolarità senza concorso soltanto nel 1828, anno della sua morte. Il titolare
della cattedra di Italiano ed Elementi di Latino, Giuseppe Sorbo, ottenne il trasferimento, nel
1827, e fu sostituito da Michele de Cia, promosso titolare dopo un servizio in qualità di prefetto
di camerata e, successivamente, come interino sulla ‘cattedra intermedia di primi rudimenti’.
269
Sacerdote G. Capozzi al rettore Amato, Morcone 31 dicembre 1825, in ASN, CGPI, fs. 407.
PG all’intendente G. Spinelli di Fuscaldo, Napoli, 29 marzo del 1826, in ASN, CGPI, fs. 407.
271
Rettore A. Amato all PG, Campobasso, 17 luglio 1827, ASN, CGPI, fs. 409.
272
G.I., anno 1829, p. 132; anno 1830, pp. 205-206. Fu l’unica scuola privata a trovare spazio nel Giornale
dell’intendenza nel corso dell’intera storia della pubblicazione (1808-1865).
270
97
Il quadro di sintesi del collegio in questo periodo è tracciato dallo stesso intendente, nella
relazione alla PG del 1827:
ho versata la mia attenzione sull’importante oggetto dell’istruzione in questo Real Collegio, e con pena ho osservato,
che essa né anco si ottiene al grado mediocre. Ho progredito a conoscere i motivi, che ho rinvenuto nelle diverse
Cattedre che si occupano nel maggior numero da Professori Interini. Costoro o perché non riscuotono che una metà
del soldo, o perché non son forniti di sufficiente elevatezza, o perché si vedono privi della speranza di ottenerne la
proprietà, non insegnano con quella espertezza, e co quella perfezione, che richiederebbe il vantaggio della
gioventù.
Vi è dippiù: la Cattedra di Filosofia non esiste, e l’istruzione ne sta soffrendo positivamente. Il Professore Sig.r Uhr
l’abbandonò sin dalla metà di maggio, né sin d’oggi vi è ritornato, tutto che l’intendenza ne avesse fatto le sue
premure a cot.a Giunta273.
In effetti, nel corso degli anni Venti, il collegio attraversò il periodo più critico della sua storia
come documenta il crollo delle iscrizioni degli alunni interni sceso, nel 1825 alla metà (solo 30
iscrizioni su una media di 50 registrata negli anni precedenti). L’esodo si manifestò
gradualmente sin dal 1822, quando ormai appariva chiaro alle famiglie che il livello d’istruzione
del collegio era inesorabilmente compromesso274.
A una situazione instabile da un punto di vista pedagogico, si aggiunse una gestione economica
sciatta e a dir poco disinvolta da parte del rettore Amato; il quale, insofferente per il clima troppo
rigido di Campobasso, inviava invano al ministero ripetute richieste di trasferimento che ottenne,
il 30 aprile 1828, per il collegio di Lecce.
Nei cinque anni in cui Amato fu a capo del collegio Sannitico, alla PG furono recapitate diverse
lettere anonime recanti accuse che trovarono poi conferma nel verbale di consegna al nuovo
rettore, redatto dalla commissione composta dai consiglieri dell’intendenza incaricata di
ispezionare lo stato dell’istituto ed operare le verifiche di cassa:
“abbiamo in ultimo luogo
verificato, che in generale non è stato serbata specialmente per le camerate, quella decenza
tenuta propria di uno stabilimento”; il giardino che, su disposizione della PG doveva essere a
coltura, in parte fu utilizzato per erbaggio per il cavallo del rettore; sotto uno dei due dormitori
degli alunni fu costruito per l’animale una stalla, che produceva aria malsana; come rimessa per
la sua carrozza personale, fu predisposto un baraccone in legno con tavole e embrici tolte dalla
strada del giardino; completamente divelta la mattonata nel locale adibito a teatro le cui corde,
che reggevano le scenografie, furono utilizzate da Amato per legare i suoi bagagli al momento
della partenza. Inoltre,
risultò avesse utilizzato prefetti di camerata e l’infermiere come
“camerieri” addetti alla sua persona. A conclusione della verifica di cassa, si registrò un
273
Intendente De Nigris alla PG, Campobasso 12 giungo 1827, in ASN, CGPI, fs 408.
Il barone di Policorvo, ad esempio, ritirò i sui due figli dal collegio per iscriverli in quello di Maddaloni “perché
poco soddisfacenti i professori provvisori” (Barone di Policorvo al rettore A. Amato, Policorvo settembre 1822, in
ASN, CGPI, fs. 405).
274
98
ammanco di circa 1000 ducati, prodotto con la corresponsabilità diretta dei tre membri della
commissione amministrativa del collegio.
Nel clima politico degli anni venti, i consigli provinciali rinunciarono a denunciare inutilmente
lo stato di abbandono e furono attenti a non compromettersi politicamente, limitandosi, tuttavia,
a progettare la rinascita dell’istituto: investimenti di rendita, progetti di ampliamento del
collegio, più equa ripartizione delle piazze franche, e, soprattutto, riqualificazione dell’istituto
verso una istruzione secondaria-superiore.
99
Cap. 4 Le scuole secondarie ed il collegio negli anni Trenta e Quaranta
4.1 Scuole secondarie e di agricoltura pratica (1830-1848) 275
4.1.1 Scuole secondarie
Morcone
Dopo la destituzione di Giambattista Torti per presunta partecipazione alle vendite carbonare, il
sindaco e l’intendente richiesero l’istituzione di un concorso e la nomina, nell’attesa, di un
docente provvisorio. La scuola fu retta, quindi, dal giungo del 1828, dal medico di Morcone
Pasquale Capozzi276, in attesa del concorso, indetto per il 10 marzo 1829, e fu previsto uno
stipendio annuo di 144 ducati. Benché vi fossero ben 4 aspiranti, tutti di Morcone, il concorso
non si tenne277. In quanto provvisorio, Capozzi si vide designato la metà dello stipendio previsto
nello stato discusso, richiese, quindi, nel 1830, una “gratificazione”, motivandola con l’assiduità
delle lezioni, impartite di mattina e di sera, per poter coprire le due cattedre della scuola di
“Umanità” e “Grammatica”, e giustificandola con gli ottimi risultati ottenuti dagli alunni non
solo negli esami di settembre del 1828 e del 1829, ma anche dal saggio pubblico tenuto
nell’aprile del 1830278. La richiesta, sostenuta anche dall’arcivescovo di Benevento, Gian
Battista Bussi, e dall’intendente della provincia di Molise, fu accolta dal ministero che diede
disposizione di prelevare sui fondi destinati alla scuola previsti nello stato discusso del comune,
30 ducati. Tale provvedimento costituì una soluzione temporanea, nella logica stessa delle
gratificazioni, che lasciava ovviamente insoluto il problema di fondo: il profilo economico del
docente cosiddetto “interino”, maggiormente a rischio proprio nelle scuole secondarie, che
gravavano sui bilanci già limitati dei comuni.
Tanto è vero che, nel 1831, il docente, nonostante l’impegno profuso con una scolaresca che
ammontava ad “un numero copioso”279, nonostante l’accoglimento della sua richiesta, non solo
non si vide assegnata la gratificazione, ma percepì uno stipendio ulteriormente decurtato del 50%
275
La ricostruzione è stata effettuata, dove non diversamente indicato, utilizzando la documentazione contenuta in
ASN, CGPI, fs. 1489.
276
Nato a Morcone il 3 dicembre 1805, cedolato in Lettere e Filosofia il 12 marzo 1822, e laureato in medicina.
277
Nella documentazione rintracciata non si evincono i motivi dell’annullamento.
278
A norma degli artt. 167 e 177, titolo IX, Parte II, degli Statuti pe’ reali licei, collegj e scuole secondarie, le
verifiche sull’andamento scolastico nelle scuole secondarie, nei collegi e licei si tenevano ad aprile e agosto, mentre
a settembre erano previsti gli esami generali che concludevano l’anno scolastico. Spesso le verifiche nelle scuole
secondarie aperte nei comuni della provincia erano sostenute pubblicamente e definite “saggio”.
279
Sacerdote P. Capozzi alla PG, Morcone, 30 giungo 1831, in ASN, CGPI, fs. 1489.
100
(solo 3 ducati mensili), benché sullo stato di variazione del comune fossero stati fissati 80 ducati
annui. Fu necessario l’intervento del ministero che, nel dicembre del 1831, intimò al comune il
pagamento previsto.
Finalmente, nel gennaio 1835, fu bandito il concorso per le due cattedre di “grammatica italiana
e latina, storia e geografia” e “Umanità, belle lettere, lingua italiana, e continuazione della storia
e geografia”, con lo stipendio a ciascun docente di 50 ducati280. I due aspiranti, Pasquale
Capozzi e Bonaventura Prozzillo, furono approvati rispettivamente per la cattedra di Umanità
con decreto 18 maggio 1835, e per quella di Grammatica, con decreto 20 luglio 1835.
La scuola di Morcone risultava ancora aperta nel 1848.
Casacalenda
A seguito della destituzione di Giuseppe Mancini, nel 1821, coinvolto nei moti rivoluzionari, la
scuola secondaria rimase chiusa per un decennio. Nel 1831, Mancini, cogliendo l’occasione della
grazia accordata da Ferdinando II al personale amministrativo implicato in reati politici, inviò
una supplica alla PG dichiarando di aver avuto
“menoma parte [nelle] passate vicende
politiche”. […] Ora – continuava il docente - la M.S. per effetto di innata Clemenza, avendo
rimosso ogni ostacolo da dette vicende politiche, perciò il supplicante domanda la grazia di esser
reintegrato… li domanda una tal grazia perché la piazza non è provveduta finora”281. Il
ministero, nel giungo 1832, chiese le dovute informazioni al vescovo di Larino, il quale fu
rassicurato dal canonico di Morcone sulle buone qualità del docente e invitato a sostenerlo
perché il comune, di 6.300 abitanti, aveva con urgente bisogno di una scuola secondaria. La
richiesta andò a buon fine e, nel consiglio di stato del 2 settembre del 1834, con la riapertura
della scuola si decise anche la reintegrazione di Mancini.
Montenero di Bisaccia
La istituzione di una scuola secondaria, con la cattedra in “belle-lettere, lingua italiana, lingua
latina, storia e geografia”, fu avanzata dal comune nel 1833, proponendo all’intendente, come era
in uso per le scuole primarie, una terna di candidati alla docenza tra cui scegliere. Il funzionario
perorò la proposta presso la PG, rimarcando come, per ristrettezze economiche delle famiglie,
era preclusa ai giovani del comune la via del seminario per ricevere una istruzione. Inoltre,
l’intendente evidenziava che la popolazione non aveva diritto ad accedere alla piazza franca nel
280
281
G.I., anno 1834, p. 646-647.
Memoriale di Giuseppe Mancini, 26 novembre 1831, in ASN, CGPI, fs. 1489.
101
Collegio Sannitico perché il comune non aver completato il versamento richiesto, e aggiungeva
che “anche quando potesse completarlo fino a d.ti 1000, non sarebbe questo vantaggio che per un
solo individuo”282. Infine, l’intendente, concludendo la richiesta, proponeva per la docenza uno
stipendio di 120 ducati annui.
Il ministero, rimettendosi al parere della PG, nel maggio del 1834, accolse la richiesta, ma rigettò
la terna poiché tale modus operandi per la nomina di docenti di scuola secondaria sarebbe stato
improprio e indisse un concorso.
Il primo concorso, fissato per l’agosto del 1835283, vide l’iscrizione di un solo candidato, il
suddiacono Ferdinando Gaspari di Gissi. Il concorso, però, non si tenne in quanto Gaspari non
ottenne l’autorizzazione dal proprio vescovo che lo ritenne essenziale alle attività della chiesa di
appartenenza. Nel 1836, venne indetto il secondo concorso cui parteciparono Framcesco Soreca
di Santamaria di Capua e Salvatore Cicaniglia di Atessa: il primo si ritirò subito per motivi di
salute e di famiglia; mentre il secondo, pur essendo rimasto solo a concorrere, non si presentò
alle prove.
Finalmente al terzo concorso284, il ventenne Ambrogio Carabba, nato nel 1817 nel comune di
Atessa e residente a Napoli,
unico concorrente, sostenne le prove, fissate per l’8 aprile 1837
nella capitale, le superò brillantemente ed ottenne l’approvazione con circolare ministeriale 27
maggio 1837.
Montenero di Bisaccia ebbe allora la sua prima scuola secondaria, ma restava ancora priva della
scuola primaria, per cui il comune decise di annettere quest’ultima alla scuola secondaria e di
affidarla, senza ulteriori aggravi finanziari, alle cure del Carabba, che la condusse sino al 1841,
anno di nomina del maestro di scuola primaria, nella figura del sacerdote Florindo Alessandrini.
A questo punto il comune decurtò dallo stipendio di Carabba venti ducati, giustificando l’atto
con ragioni di ristrettezza economica, ma in realtà per coprire il costo delle due scuole con l’
importo fissato, nel bilancio, per la scuola secondaria. Carabba continuò comunque a condurre la
scuola, risultando ancora in carica nel 1848, malgrado il disinteresse ministeriale per la sua
vicenda285.
282
Intendente D.A. Patroni alla PG, Campobasso, 13 luglio 1833, in ASN, CGPI, fs. 1489.
G.I., anno 1835, pp. 540-541.
284
G.I., anno 1836, pp. 287-288.
285
A questo proposito ricordiamo un episodio indicativo della poca attenzione rivolta dal ministero verso le scuole
secondarie. Nel 1837 l’ispettore scolastico distrettuale, l’arcidiacono Giuseppe Caradonio, su richiesta dei docenti
di Casacalenda e Montenero, Mancini e Carabba, inoltrò al ministero il seguente quesito: “[…] i rispettivi Maestri
per mancanza di un Regolamento per le scuole secondarie ignorano, cosa debbono insegnare ai loro alunni. Questo
Sig.r Sottintendente con suo ufficio si è diretto a me per conoscere un tal Regolamento, essendo stato premurato dai
due Maestri, ma a tal lettera ho dato delle risposte vaghe, e generali: mi si fa quindi il piacere di farmi conoscere un
283
102
Riccia
Morto il docente Antonelli nel 1820, e destituito per pedofilia De Santis, la scuola restò chiusa
fino al 1844, allorché il sacerdote Gennaro di Paola, già precettore privato in provincia e per due
anni a Napoli, si propose di riattivarla. Mentre la curia arcivescovile di Benevento dava un
parere favorevole sul “vecchio esercente nel’ammaestramento de’ giovanetti”286, il comune di
Riccia, considerate le ristrettezze economiche della cassa, si ritrovò diviso tra coloro che
proponevano di aprire la scuola primaria, mai istallata a Riccia, e coloro che insistevano per
l’istallazione della scuola secondaria. La curia di Benevento e l’intendenza si espressero in
favore della seconda soluzione ed il ministero ne dispose l’apertura approvando come docente di
“Latinità inferiore” Di Paola, con circolare ministeriale 7 dicembre 1844.
L’iniziativa in campo scolastico dei comuni considerati sin qui (Morcone, Casacalenda,
Montenero di Bisaccia e Riccia), fu seguita da altri comuni della Provincia di Molise, ma con
esiti ben diversi.
Ad esempio, il comune di Trivento (che nel 1823 aveva chiuso la scuola secondaria per
l’imminente apertura del seminario) inoltrata, nel 1841, ufficiale richiesta per riottenerla, pur
restando convinto dell’importanza strategica dell’istituto ecclesiastico, “ove la gioventù viene
lodevolmente educata”, si vide rigettata la richiesta da parte della PG.
Nel 1840, il comune di Civitacampomarano avanzò, per la prima volta, ufficiale richiesta per
l’apertura di una scuola secondaria, da far gravare sulle proprie casse per 120 ducati annui.
L’intendente e il Consiglio d’Intendenza prontamente sostennero il progetto motivando il parere
con la costatazione dell’impossibilità delle famiglie di poter garantire un’istruzione ai figli
ricorrendo alle scuole private e, tantomeno, di “mandar[li] altrove”287.
L’approvazione ministeriale, nel dicembre del 1840, richiedeva la comunicazione di quali
insegnamenti si intendessero impartire, e alla risposta del comune, che pretendeva di istituire una
scuola retta da un unico docente impegnato sul corso di Belle lettere e sul corso di Filosofia e
Matematica, provocò le forti riserve della PG che riteneva impraticabile la possibilità, per un
solo docente, di gestire contemporaneamente più classi, e quindi si vide costretta a respingere la
tal Regolamento, acciò tutto sia ordinato, e senza confusione”285. La risposta fu quanto mai perentoria e
lapidariamente indicativa: ci si limita soltanto a enunciate le materie, come da concorso, da insegnare nelle suddette
scuole: “nella scuola second.a di Montenero vi deve essere un solo professore, e questi insegnare Lingua italiana e
Latina, Belle lettre, Storia e Geografia […]”.
286
Provicario generale B. Capasso alla PG, Benevento 1 settembre 1844, in ASN, CGPI, fs. 1489.
103
richiesta con una formula che diventerà diffusa nella pubblica amministrazione: “Si attendono
superiori provvedimenti”.
Alle richiesta, invece, del comune di Lupara, che nel 1841 stanziò 100 ducati per la scuola
secondaria, la PG si mostrò propositiva, avanzando l’idea di istituire scuole come “geometria
applicata, disegno applicato alle arte meccaniche, di principi di fisica e chimica, di veterinaria,
pastorizia” ritenute le più idonee alle “circostanze del Comune tanto per rapporto di località che
per abituale tendenza della massa del popolo per arti manifatture ed industria”288.
Il consiglio municipale, quasi risentito, mediante l’intendente manifestò la volontà di veder
sorgere una scuola vertente “sugli elementi della grammatica latina ed italiana, istoria, geografia,
elementi di matematica, e rettorica” da distribuire su due anni di corso289. La PG allora
sarcasticamente relazionò al ministro degli interni nel modo seguente:
Fa certamente meraviglia che quell’Intendente creda di potersi trovare in Lupara un maestro fornito di tante
cognizioni filologiche e filosofiche; ma è assolutamente strano il pensare, che possa in due anni un Maestro solo
esaurire il corso, e corredare di tante cognizioni quei giovani, che frequenterebbero tale scuola.
A che tante diverse Cattedre e tante varie classi ne’ Collegi! A che tante spese del Governo per la Pubb.a Istrz.e! A
che tanti esiti de’ padri di famiglia! A che tanti anni di stenti pei giovani! Il decurionato di Lupara ha trovato il modo
di dare un’istruzione completa di letteratura, e filosofia in due soli anni colla meschina spesa di ducati cento l’anno.
Io prego V.E. di ordinare a quel Sig.r Intendente che facesse fare dal Decurionato di Lupara tutto altro uso dei D.ti
cento che ha fissato per la Scuola secondaria, quando restasse nella sua falsa credenza di voler fare esperimento
d’uno simile stravagante ed insensata idea, fomentata da qualche influente proprietario che va solo in cerca di
290
disporre di un Maestro pei suoi figli a spese del Comune .
Al di là delle eccessive pretese di alcuni comuni che determinarono, in parte, l’esito negativo
delle richieste di istituzioni di nuove scuole, la politica scolastica sulle scuole secondarie del
presidente Giuseppe Maria Mazzetti era ben definita già a partire dal 1838, anno di
pubblicazione del suo Progetto di riforme pel regolamento della pubblica istruzione e discusso
tra il 1840 e il 1842 in seno alla Giunta. Mazzetti, preoccupato, da una parte, per l’eccessivo
numero di professionisti che ormai superavano di gran lunga la domanda e, dall’altra, costatato il
fallimento della politica scolastica sull’istruzione popolare, tentò di regolamentare l’accesso
all’istruzione secondaria-superiore potenziando e diffondendo contemporaneamente l’istruzione
agraria e artigianale.
Relativamente alle scuole secondarie, Mazzetti si adoperò per la motivata ed oculata riduzione e
riconversione, intimando con il rescritto 25 gennaio 1843: “1. Che il numero delle scuole
288
PG all’intendente G. Cenni, Napoli, 21 aprile 1841, ASN, CGPI, fs. 1489. Le scuole proposte corrispondono
esattamente alle lezioni che G.M Mazzetti, presidente dal 1838 della PG, proponeva di impartire nelle scuole di
primi rudimenti; cfr. Progetto di riforme pel regolamento della pubblica istruzione (1838).
289
Intendente G. Cenni alla PG, Campobasso, 4 maggio 1841, in ASN, CGPI, fs. 1489.
290
PG al Ministero Interno, 16 maggio 1841, in ASN, CGPI, fs. 1489.
104
secondarie che trovansi attualmente stabilite nel Regno non sia aumentato. 2. Che ciascuna di
esse si prefigga una istruzione speciale”291.
In Molise la riconversione delle scuole secondarie in scuole speciali non avvenne, ma di certo il
loro numero non si accrebbe, se si eccettua il caso della scuola secondaria di Riccia, nel 1844;
ma in realtà non si trattò di una nuova istituzione quanto piuttosto dell’autorizzazione alla
riapertura di una scuola già istituita nel 1818.
Dopo il citato rescritto, solo il comune di Castelluccio Acquaborrana, attuale Castelmauro,
avanzò, nel 1844, per mezzo del consiglio distrettuale, la richiesta di istituzione di una scuola
secondaria, motivata dal “gran numero dei giovinetti di buona speranza e di onesti natali” privi
di risorse finanziarie; ma l’istanza non venne accolta nemmeno dallo stesso consiglio generale
della provincia, che non ritenne neppure opportuno trasmetterla all’attenzione del consiglio di
stato. Nonostante, però, la diffusa condivisione del rescritto da parte della classe dirigente locale,
non mancò qualche voce dissidente come quella espressa nel discorso di apertura del consiglio
distrettuale di Isernia, riunitosi nel 1847, tenuto dal presidente Bonifacio Chiovitti, il quale,
citando in modo paradigmatico l’opera di Francois Guizot, ministro della pubblica istruzione
francese dal 1832 al 1836, sostenne la necessità ed auspicò l’apertura di scuole secondarie,
almeno nei maggiori comuni dei distretti, per la “propagazione de’ lumi” 292.
4.1.2 Scuole di agricoltura pratica
Il nuovo clima politico istauratosi con la salita al trono di Ferdinando II diede nuova linfa ai
consigli distrettuali e provinciali che più volte, nel corso degli anni Trenta avanzarono proposte
sull’istruzione che appaiono prospetticamente interne a un progetto organico di rinascita
economico-socale del Molise (cap. 4, par. 4.2.2): potenziamento della rete d’istruzione, tutela
delle fasce più deboli, formazione economica delle future classi dirigenti, ammodernamento
della cultura scolastica e diffusione dell’istruzione agraria, artigianale e manifatturiera. In
questo quadro, si inserirono le rinnovate richieste di apertura delle scuole di agricoltura, tenuto
conto che: dei cinque docenti di agricoltura pratica che avevano superato indenni le vicissitudini
degli scrutini del 1821, solo due di essi erano ancora in attività agli inizi degli anni Trenta:
Raffaele Pepe a Civitacampomarano e Giuseppe Capozzi a Morcone293.
291
G.I., anno 1843, p. 44.
Consiglio distrettuali di Isernia, seduta del 1847, in ASCB, Intendenza di Molise, b. 74, f. 68.
293
Fondamentali fonti a stampa sono gli Annali del regno delle due Sicilie, che contengono una sezione dedicata
all’istruzione. I dati desunti da R. De Lorenzo, dallo spoglio degli Annali del Regno delle Due Sicilie, indicano 15
292
105
Tra il 1830 e il 1832 i consigli distrettuali proposero il ristabilimento delle scuole di agricoltura
già istituite nel 1818, ma chiuse negli anni Venti, al fine di estendere le conoscenze e abbattere
“gli inveterati pregiudizj del volgo”, cercando di diffondere “la coltura dei prati aritificiali, lo
stabilimento de’ vivai, il rispetto dovuto alla conservazione de’ boschi, e l’inselvamento delle
terre in pendio o franose”294. Nel Consiglio Provinciale del 1832, Raffaele Pepe, in qualità di
segretario, così verbalizzava a favore delle richieste distrettuali:
tali scuole dovrebbero essere di sola pratica agraria ad uso dei Coltivatori, ma ragionata per quanto comporta la loro
condizione: dovrebbero essere accompagnate or da esperienze, or da osservazioni, le quali si farebbero in diverse
campagne, ed in diversi terreni. Per i Professori, oltre il soldo, si potrebbe osservare una norma di premii in
proporzione del numero degli alunni agrarii; e per non far gravitare sopra un solo comune il soldo, potrebbe
ripartirsi sopra quelli comuni componenti il Circondario. E fissandosi una delle lezioni in giorno festivo, sarebbe
facile l’accesso ad essa dei coltivatori del Circondario senza perdita di tempo, ed abbandono de’ lavori.
Il Consiglio crede tal ristabilimento di scuole agrarie conveniente assai a diffondere le conoscenze rurali in Molise; e
crede pure, che ove si riattivasse il Giornale Agrario di Molise anche si otterrebbe la diffusione di nuovi lumi, e
progressi rurali. Conviene il Consiglio della utilità dei Campi sperimentali, delle Tenute Modello, che o il maggior
incivilimento, o maggior dovizie hanno fatto adottare da altre Nazioni; ma il Consiglio osserva che oltre di essere
quelli quasi tutte intraprese private, noi in Molise non abbiamo tanta ricchezza, né crediamo che stabilimenti simili
sarebbero eseguibili in Molise, ove come per tutto il Regno, gli oggetti di coltura sono tanto moltiplici, che la nostra
Agricoltura teorica, e pratica è tutt’altro di quella de’ paesi, ove quei stabilimenti sono fondati295.
La lucida analisi del consiglio, dietro cui è ravvisabile l’apporto di Raffaele Pepe, tra i maggior
esperti di agronomia e politica agraria del regno, evidenziava un punto nodale della debolezza
dell’agricoltura molisana: la mancanza di una classe imprenditoriale trainante l’economia
provinciale. A tale scopo, i Consigli provinciali degli anni Trenta tentarono di proporre cattedre
di agricoltura, botanica, scienze naturali e finanche di politica economica da istituire nel collegio
Sannitico al fine di fornire un’adeguata formazione ai futuri proprietari, ma tali proposte non
vennero considerate dal ministero, per il timore di veder stravolta la finalità formativa del
collegio.
Nel 1834 giunse il parere favorevole del consiglio di stato sull’apertura di concorsi a cattedra per
la scuole di agricoltura di Isernia, Agnone e Frosolone296 ma, nel 1839, i concorsi ancora non
venivano espletati e nel 1840, laconicamente il distretto di Larino denunciava: “Nonostante le
provvide disposizioni relative alla istruzione pubblica cresce tutto dì il numero degli analfabeti,
scuole di agricoltura nel regno per il periodo 1840-1845, di cui 5 in Molise (Morcone, Agnone, Isernia, Frosolone e
Civitacampomarano) e sono quelle istituite con decreto 1818. Riteniamo, dalla documentazione archivistica finora
rilevata, che solo due di esse erano effettivamente funzionanti tra il 1840 e il 1845: Morcone e Civitacampomarano,
confortati dal fatto che sono le uniche due per le quali vengono indicati, negli Annali, i nomi dei docenti (appunto
G. Capozzi e R. Pepe) e dalla costatazione, per le altre tre, che nel 1834, nel consiglio provinciale si parla ancora di
“nuova autorizzazione” per l’apertura dei concorsi.
294
Consiglio distrettuale di Campobasso, seduta del 1832, in ASCB, Intendenza di Molise, b. 74, f. 66.
295
Consiglio generale della Provincia di Molise, seduta 6 maggio 1832, in ASCB, Intendenza di Molise, ASCb, b.
71, f. 54.
296
Risoluzioni sovrane in ASCB, Intendenza di Molise, B. b. 74, f. 66.
106
causa di mancanza di individui per le cariche comunali, e di nessun miglioramento
dell’agricoltura, e dell’industria”297.
In quello stesso anno, il governo tentò di dare una svolta decisiva alla politica scolastica in
ambito agrario, disponendo, con rescritto 11 novembre 1840, l’apertura di scuole di agricoltura
pratica in ogni comune del Regno. L’intendente della Provincia di Molise, Giovanni Cenni, ne
dava in questi termini la comunicazione sul Giornale dell’Intendenza298:
1.
2.
Oggetto – Scuole di agricoltura
Campobasso li 14 Novembre 1840
Ai Signori Sotto-Intendenti, e Sindaci della Provincia
Signori,
Con autorevole foglio degli 11 stante S.E. il Ministro Segretario di Stato degli Affari Interni mi fa conoscere che
avendo il Consiglio provinciale di Bari proposto a S.M. di stabilirsi in ogni Comune lo insegnamento di Catechismo
di agricoltura, la M.S. si compiacque annuire al suo voto, ordinando che la Giunta di pubblica istruzione proponesse
i metodi che credesse convenienti all’oggetto: Che per effetto di tali disposizioni il Presidente della Giunta
medesima, riportandosi ad altro suo rapporto col quale propose di far acquistare a ciascun Comune una copia del
Catechismo di agricoltura messo a stampa da D. Luigi Granata, ha manifestato esser necessario ordinarsi:
Che ciascun Decurionato proponga alla stessa Giunta, per farlo nominare superiormente ne’ legittimi modi, un abile
Maestro, che valga ad accoppiare ala teoria anco la pratica, e
Che i Decurionati stessi raccolgano tutte le possibili osservazioni tanto sulle qualità de’ terreni dei rispettivi
Comuni, quanto sui diversi generi di coltura che vi si esercitano, e le spediscano alla Giunta suddetta, la quale darà
le convenienti istruzione per miglioramento.
Un tale avviso è stato dalla prelodata E.S. approvato.
Io vengo quindi a disporre che i Sindaci di questo I distretto mi rimettono direttamente e subito gli adempimenti di
cui è parola sì per la nomina del Maestro, sì per le notizie sulla natura de’ terreni dei rispettivi Comuni, e de’ diversi
generi di coltura che vi praticano. Quelli poi de’ Comuni de’ distretti d’Isernia e di Larino lo faranno con egual
prestezza ai Signori Sotto-Intendenti da cui dipendono, i quali sono da me pregati a riunirli ed inviarmeli per
rassegnarli tutti in una volta all’E.S.
Il Segretario Generale
L’intendente
F. Caccianini
G. Cenni
La decisione della PG
si iscriveva in una nuova e necessaria impostazione della politica
scolastica voluta dal neo presidente, Giuseppe Maria Mazzetti, che, nel suo Progetto di riforme
pel regolamento della pubblica istruzione, pubblicato nel 1838, proponeva scuole comunali di
“primi rudimenti” indirizzate “a coloro che debbono applicarsi alle arti meccaniche e mestieri, o
ai lavori della campagna e al governo del bestiame”299. L’articolata proposta di un’unica scuola
di primi rudimenti che assorbisse in sé la scuola primaria e il sapere di base dei diversi mestieri
rimase inattuata, ma l’idea ispiratrice influenzò le decisioni della PG nel corso degli anni
297
Consiglio distrettuale di Larino, seduta 3 aprile 1840, in ASCB, Intendenza di Molise, b. 74, f. 67.
G.I., anno 1840, pp. 662-663.
299
Progetto di riforme pel regolamento della pubblica istruzione, Napoli, Tipografia di Salvatore De Marco, 1838,
pp. 12-13.
298
107
Quaranta300: il rescritto del 1840, sulle scuole di agricoltura ed il rescritto 25 gennaio 1843,
istituente, in ogni provincia, scuole di “arti e mestieri” e scuole “nautiche”.
Non disponiamo ancora di dati sulla reale applicazione del rescritto 11 novembre 1840, ma
abbiamo notizia che il consiglio distrettuale di Isernia, nel 1842, confermava con certezza che
nel distretto ogni comune “vedesi provveduto” di scuole agrarie e per tal motivo richiedeva
l’istallazione di un orto agrario, che poteva risultare utile come “fertile campo d’istruzione per
coloro che sono sati preposti di scuola agraria, […], potendo ivi nei riscontri acquistarsi quelle
nozioni pratiche, che non sempre possono ottenersi dalla lettura dei più spianati libri
agronomi”301.
Nel 1844, però, a 4 anni dal rescritto istituente, il ministero disponeva la chiusura in tutte le
provincie del regno di quelle scuole di agricoltura in cui “la nomina e la istallazione di …
maestri non sono avvenute legittimamente”302.
Per tal motivo, le uniche sopravvissute nel Molise furono quelle di Morcone e
Civitacampomarano, che risultanti ancora attive nel 1857303.
300
In tale contesto va iscritta anche la nascita, nel capoluogo molisano, della “scuola di disegno applicato alle arti”,
proposta nel 1841 per mezzo del Consiglio Provinciale da Michele Fiore, docente del collegio sannitico, che si offrì
di fondare la scuola “fornendola di quanto occorresse […] e facendo subire ai suoi allievi un’esame (sic) in ciascun
anno durante la riunione del Consiglio stesso” (rescritto 31 agosto 1841, in ASCNMP, b. 367, f. 2223). La scuola fu
approvata, con rescritto 31 agosto 1841, fatta gravare per 120 ducati sui fondi della Provincia , che fornì anche il
locale. Come libro di testo si utilizzò il manuale Catechismo di disegno lineare di Francoeur, tradotta dal sacerdote
Lelio Visci, invece del manuale di disegno proposto dal consiglio provinciale, che fu ritenuto dal rettore del collegio
sannitico troppo difficile per gli “artigiani”. La scuola funzionò sino alla morte del suo fondatore, avvenuta nel
1865. Cfr. G..I., anno 1843, p. 361.
301
Consiglio distrettuale di Isernia, seduta 1842, in ASCB, Intendenza di Molise, b. 74, f. 68.
302
Circolare dell’intendenza della Provincia di Molise, 29 agosto 1844 in G.I., Anno 1844, p. 384.
303
Cfr. L. Di Lorenzo, Le scuole secondarie e gli insegnamenti di agricoltura nel Mezzogiorno borbonico, cit., p.
41.
108
4.2 Il collegio Sannitico negli anni Trenta
4.2.1 La reggenza di C. Nardone (1828-1839)
Partito il rettore Amato per il collegio di Lecce, la PG non si premunì di nominare
immediatamente un nuovo reggente, attendendo di vagliare le proposte del vescovo di Boiano,
Gennaro Pasca, il quale segnalò: il canonico Nicola Vitone di Cercemaggiore e l’arcidiacono
Costantino Nardone di Boiano. La scelta cadde sulla figura di spicco della diocesi di Boiano:
nato nel 1779 e laureatosi in Teologia nel 1803, da suddiacono fu prescelto dal vescovo Rossetti
come docente di Belle lettere e di Teologia dogmatica e morale nel seminario di Boiano sin dal
1812. Canonico penitenziale, dal 1803 sino al 1825, ed esaminatore pro sinodale ed istruttore
catechetico della congregazione della “Madonna de’ Sette Dolori”, dal 1802 al 1819; fu
nominato provicario generale del vescovo Rossetti e del suo successore,
Gennaro Pasca.
Nardone aveva già ricoperto per due volte la carica di vicario capitolare reggendo la diocesi: alla
morte di Rossetti, avvenuta nel 1819 e per il trasferimento di G. Pasca alla diocesi di Nola, nel
1826. Nel 1825 fu nominato Arcidiacono della cattedrale di Boiano, ma, nel frattempo ricoprì
ruoli di primo piano anche nelle istituzioni statali: socio corrispondente della Società economica
di Molise, sin dal 1824; presidente della Commissione provinciale di pubblica istruzione, con
decreto 26 ottobre 1827 ; ispettore degli scavi di antichità di Boiano e Isernia, due anni dopo.
Affidata la reggenza dell’istituto, con decreto 12 giugno 1828, all’arcidiacono Costantino
Nardone, la PG rimaneggiò la commissione amministrativa del collegio, responsabile “per
negligenza”, come si esprimeva l’intendente, di una gestione fallimentare, visto l’ammanco di
cassa appurato durante la reggenza di Amato: “irregolarità” ufficializzata dal Consiglio Generale
della Provincia nella seduta annuale del 1828304. Posti sotto accusa gli amministratori:
Michelangelo Grimaldi, medico del collegio nonché docente sulla cattedra di primi rudimenti, e
Michelangelo Cancellario, avvocato del foro campobassano, il Ministero degli Interni incaricava
la PG “a promuovere riservatamente che i medesimi dassero (sic) una rinuncia, e qualora si
ricusassero, me lo avesse riferito per le ult.erior]i disposizioni”305. Gli amministratori, come
previsto,
non si dimisero e l’intendente opportunamente propose i relativi espedienti di
incompatibilità puntualmente accolti dal ministero: per Michlenagelo Grimaldi, perché anche
docente del collegio e per Cancellario perché esercitava anche la carica di notabile certificatore
304
305
Consiglio Generale della Provincia, seduta del 17 maggio 1828, in ASCb, Intendeza di Molise, b. 71, f. 53.
Minuta, Ministero dell’Interno ala PG, 16 novembre 1828, in ASN, Ministero dell’Interno, I, fs. 862.
109
e di consigliere degli Ospizi: “motivi che lo rendono poco diligente nelle cose del Collegio”306.
Con decreto 20 maggio 1829 si disposero le nuove nomine affidando gli incarichi a due
eccellenti notabili del capoluogo: i legali Michelangelo Salottolo e Carlo Bellini, entrambi
membri del Consiglio Provinciale, che, qualche giorno prima, aveva chiesto la estensione delle
disposizioni, varate con decreto 27 settembre 1828, anche al collego di Campobasso inizialmente
escluso. Gli effetti di tale estensione consentirono un duplice vantaggio: l’aumento dei posti
gratuiti disponibili, mediante la riduzione di ciascuna ‘piazza intere’ a ‘due mezze piazze’ e un
minor aggravio sulle famiglie per la diminuzione della retta da 8 a 6 ducati mensili307.
Nello stesso tempo, il Consiglio Generale della Provincia disponese una generale ristrutturazione
del collegio per aumentarne la capacità ricettiva e renderlo più funzionale con un terzo
dormitorio, riducendo a nuova camerata il locale adibito ad esami generali, capace di ospitare 24
posti letto, e di ampliare il collegio con la costruzione di nuovi locali, con fondi da far gravare
sugli avanzi di cassa dell’esercizio 1830308, in attesa di programmare la costruzione di un più
efficiente e moderno edificio per il quale richiese la restituzione dell’enorme credito posseduto in
cedole sin dal 1814 e ancora non liquidato309. Infine, fu avanzava la proposta di istituzione della
cattedra di giurisprudenza.
Restava da affrontare il problema della stabilizzazione in ruolo dei docenti, per completare il
restyling del collegio, per cui si conclusero i concorsi già indetti e si procedette al reintegro, nel
1831, dei docenti destituiti dieci anni prima.
Tra il 1823 e il 1825 erano stati pubblicati i bandi per la cattedre vacanti di: Italiano e Aritmetica,
Retorica e Greco, Matematica e Fisica, Latino ed Elementi di Greco, ma solo per quest’ultima si
riuscì a fissare il concorso, previsto per il 13 gennaio 1825, vinto da Vincenzo Palmieri che
prese servizio nel maggio dello stesso anno. Per le altre tre cattedre la PG, esaminano le
domande pervenute, non riscontrò nei curricula degli aspiranti i requisiti richiesti310 e, nel 1827,
306
ASN, Ministero dell’Interno, I, fs. 862.
R. Decreto 27 settembre 1828, in CLDAPI, vol. II, pp. 197-198. Il governo si riservò di estendere anche ai
collegi di Campobasso, Chieti e Monteleone le decretate disposizioni dopo aver ricevuto dai medesimi “i convenuti
schiarimenti” (art. 6), ovvero solo dopo aver chiarito con i rispettivi consigli provinciali le procedure che regolavano
le assegnazioni dei posti gratuiti nei rispettivi collegi. Il Consiglio Provinciale aveva richiesto l’estensione del
decreto al collegio nella seduta del 18 maggio 1829 (ASCb, Intendenza di Molise, b. 71, f. 53).
308
ASCb, Intendenza di Molise, b. 71, f. 54.
309
Si veda cap. 2, par. 2.1. La mancata restituzione del credito, determinò, nei fatti, l’impossibilità di veder
realizzato il progetto durante il periodo preunitario.
310
Tra le numerose domande giunte al ministero da diverse provincie, molte furono scartate o per mancanza del
requisito minimo di età, fissato per legge a venticinque anni, o per implicazioni politiche legate ai moti del ‘20-21, o
per mancanza del relativo grado accademico.
307
110
dopo un’ennesima riapertura dei termini, fissò il concorso per la cattedra di Matematica e Fisica,
al 31 gennaio 1829 e ne risultò vincitore il ventenne Alberto Cortes, ex alunno del Salvatore311.
L’arrivo del docente non risolse il problema: la cattedra di Matematica e Fisica del collegio,
rimasta vacante per l’intero anno scolastico 1828-1829, dopo le dimissini di G de Sanctis, aveva
determinato l’allontanamento di alunni sia interni che esterni, che ricorsero alla scuola privata
dell’ex docente del sannitico, Nicola de Matteis. Cortes, registrata l’assenza di alunni, chiese di
poter soggiornare in Napoli, mantenendo l’intero stipendio, ma la PG stabilì come criterio
generale che, anche in assenza di alunni, il docente non poteva allontanarsi dalla residenza di un
collegio o di un liceo. In occasione delle vacanze autunnali del 1831, il docente non si presentò a
Campobasso per l’avvio del nuovo anno scolastico, ma fu richiamato al dovere, pena la
sospensione dallo stipendio, perché, tra l’altro, doveva impartire le lezioni all’unico studente
interno classificato come idoneo per la sua cattedra. Il rientro in sede del Cortes non avvenne
nelle migliori condizioni ambientali e di lavoro, per cui i continui diverbi con il rettore indussero
nel 1831, a richiedere alla PG di intervenire con energici provvedimenti.
Anche la soluzione per la cattedra di Italiano e Aritmetica ebbe un percorso travagliato poiché,
retta provvisoriamente da Stefano Trudi, sin dal 1824, gli fu assegnata con titolarità nel 1828 ma
morì lo stesso anno. La cattedra, quindi, ritornò ad essere affidata provvisoriamente dal medico
Micheangelo Grimaldi, insegnante sulla cattedra di primi rudimenti; sorte analoga ebbe la
cattedra di Retorica e Greco affidata al docente Vincenzo Palmieri, titolare della cattedra di
Latino ed Elementi di Greco.
Nel 1831, la grazia accordata da Ferdinando II, all’indomani della sua incoronazione al personale
amministrativo implicato in reati politici, contribuì alla soluzione dell’annoso problema della
provvisorietà degli incarichi. Per i docenti di collegi, licei e scuole secondarie destituiti a seguito
dei moti, il decreto offrì la possibilità di produrre la domanda di reintegro nella titolarità sulla
medesima cattedra occupata prima della destituzione con relativa sospensione dell’eventuale
concorso indetta per la stessa.
311
Il Cortes, scartato in un primo momento per aver solo 18 anni, fu successivamente ammesso poiché riuscì a
dimostrare ala PG che il limite di età a 25 anni riguardava solo le discipline umanistiche e non era applicabile,
quindi, a quelle scientifiche. Ammesso all’esame, si dovette dispensarlo da due condizioni: dalla mancanza del
diploma di licenza e dall’aver svolto la traccia matematica in Italiano e non in Latino. Pertanto la PG, per verificare
quest’ultima condizione, lo richiamò e gli fece svolgere in latino un ulteriore problema matematico (ASN, CGPI, fs.
410). Superato il concorso e nominato con decreto del marzo 1829, solo a fine settembre raggiunse Campobasso,
poiché l’assoluta indigenza lo costrinse a richiedere alla commissione amministrativa del collegio un prestito di 100
ducati per poter raggiungere la sede e mantenersi nei primi tempi, non potendo neanche contare sullo stipendio dei
primi sei mesi, in quanto, sin dal 1825, i neo assunti del ramo amministrativo erano tenuti a versarlo nelle casse
dello stato per risanare il debito pubblico.
111
Nel collegio di Campobasso rientrarono, nel febbraio del 1832: il canonico Alfonso Filipponi,
sulla cattedra di Filosofia ed Elementi di Matematica e il Sacerdote Biase Della Vecchia su
quella di Latino ed Elementi di Italiano; nell’aprile del 1832, il sacerdote Nicola De Mattia, sulla
cattedra di Matematica e Fisica allora occupata da Alberto Cortes, che fu trasferito nella scuola
secondaria di Montepeloso; nel 1834, sulla cattedra di Retorica e Greco, Giambattista Torti,
docente del sannitico sino al 1820, poi trasferito nella scuola secondaria di Morcone e da lì
rimosso a seguito della destituzione nel 1828.
Finalmente, agli inizi degli anni Trenta, sulle sei cattedre del corso di studi, cinque erano
occupate interamente da titolari312, in grado di assicurare nel collegio un livello di istruzione tale
da renderlo degno di dotarsi, dal 1832, della titolarità della cattedra di giurisprudenza e, di lì a
poco, di un moderno laboratorio scientifico.
Il buon andamento dell’istituto produsse un progressivo aumento delle iscrizioni: dai 30 alunni
interni presenti nel 1825, si arrivò alle 85 unità registrate 1834, e a queste vanno aggiunti gli
esterni che toccarono l’apice di 120 iscritti, nel 1837, potendo seguire, sin dalla metà degli anni
Trenta, i corsi delle prime cattedre, sino ad allora riservati esclusivamente agli interni.
4.2.2 Il Consiglio provinciale e le proposte sull’istruzione
La concomitanza del nuovo clima politico inaugurato dalla reggenza di Ferdinando II,
la
rinascita dell’istituto, l’apporto della Società economica di Molise, sotto l’egida del segretario
perpetuo Raffaele Pepe, intenta a promuovere attività agrarie e manifatturiere e ad incrementare
le attività di studio della realtà economica, crearono un clima di particolare favore allo sviluppo
del territorio da coinvolgere anche le istituzioni della provincia. Il Consiglio Provinciale poté
avanzare, nel campo dell’istruzione, proposte prospetticamente interne a un progetto organico di
rinascita economico-sociale del Molise avente il fulcro fondamentale nel Collegio Sannitico, che
annoverava nel suo consiglio di amministrazione e nel corpo docente influenti membri del
consiglio provinciale e della Società economica.
Il progetto di rinascita, basato sul
presupposto che “fondamento di qualsiasi bene inteso
economico sistema è la pubblica istruzione”313, si sviluppò lungo tre direttrici convergenti:
312
Soltanto la cattedra di Italiano e Aritmetica restava assegnata provvisoriamente al medico Michelangelo
Grimaldi.
313
Consiglio distrettuale di Campobasso, seduta 1 aprile 1838, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 74, f. 67.
112
alfabetizzazione del popolo; diffusione della cultura agraria, artigianale e manifatturiera;
formazione economica e scientifica delle future classi dirigenti314.
Sul versante della formazione primaria, si ritenne del tutto inadeguata la misura, adottata con
decreto 11 gennaio 1831, che attribuiva ai parroci la delega dell’istruzione nelle scuole primarie
maschili: il governo, a parere del Consiglio provinciale, aveva adottato un indirizzo
anacronistico che non avrebbe apportato alcun beneficio neanche sul lato della semplice
alfabetizzazione di base: “non tutti i parroci per il loro difficile ministero possono adempiere
all’esercizio delle Scuole primarie ad essi affidate. Non in tutti i comuni si potranno trovare
Sacerdoti idonei”315. Tutt’altra era la strada che si sarebbe dovuto percorrere: “Bisogna trovare
un mezzo, il quale concilii l’utilità delle Scuole primarie con la economia, e che faciliti
l’istruzione nei villaggi per quanto più si possa”. Sembrava più idoneo per ottenere i primi
risultati un diverso e più articolato intervento: creazione e diffusione di una rete di “asili”
pubblici, sull’esempio austriaco, per la presa in carico dei giovani appartenenti alle fasce più
deboli della popolazione; istituzione delle scuole festive; utilizzo del mutuo insegnamento;
incentivazione economica ai maestri scelti, senza distinzione, tra laici ed ecclesiastici; creazione
di una rete ispettiva pubblica dipendente dai sottintendenti con ispettori istruiti sui metodi
didattici; ammodernamento della cultura scolastica, mediante l’utilizzo di più aggiornati manuali
da distribuire ai maestri senza aggravio di spesa e, infine, potenziamento delle librerie comunali,
aperte alla cittadinanza, con settori specializzati nell’istruzione di ogni ordine e grado 316.
Garantita l’istruzione di base, occorreva provvedere alla formazione professionale, mediante
l’istituzione e la diffusione di scuole di agricoltura indirizzate ai “coltivatori” per diffondere le
conoscenze agrarie e delle scuole di arti e mestieri destinate agli artigiani, affinché
apprendessero “i principii pratici di disegno, geometria, chimica, e meccanica applicata alle
arti”317.
314
L’organicità del progetto ideato da Pepe e sostenuto dal gruppo dirigente locale fu illustrato, nelle sue varie
articolazioni, nelle sedute dei consigli distrettuali e provinciali nell’arco di quasi quindici anni.
315
Consiglio generale della Provincia, seduta 6 maggio 1832, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 71, f. 54.
All’indomani del decreto 10 gennaio 1843, che attribuiva ai soli vescovi la facoltà di dirigere e regolamentare
l’insegnamento primario e di nominare e destituire ispettori e maestri, il Consiglio Generale, totalmente in
disaccordo con il nuovo indirizzo che sottraeva allo stato l’intero comparto della scuola primaria, affermava:
“Essendo i Vescovi a capo di estese Diocesi, e dovendosi da moltissimi comuni dipendere da un Vescovo che
risiede presso l’estero, non sottoposto immediatamente al real nostro governo, non sono in circostanze di poter
sempre ed esattamente valutare l’indole e la morale e l’entità del soggetto. Supplica perciò la Sovrana munificenza a
benignarsi di sanzionare che la proposta dei Maestri primari venisse fatta dai rispettivi Decurionati e la nomina
dell’Intendente, il quale ha in sé mille modi come venire in cognizione di ciò che i vescovi, quasi necessariamente
debbono ignorare intorno alla qualità degli individui” (Consiglio Generale della Provincia, seduta 6 maggio 1843, in
ASCb, Intendenza di Molise, b. 72, f. 55.
316
Ibidem; Consiglio distrettuale di Larino, seduta 3 aprile 1835, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 74, f. 66.
317
Consiglio Generale della Provincia, seduta 6 maggio 1832, Intendenza di Molise, b. 71, f. 54
113
Pepe, attento studioso della realtà economica europea, non riteneva che il decollo tanto del
settore agricolo, quanto di quello manifatturiero, potesse dipendere semplicemente dal miglior
grado di istruzione e preparazione del contadino e dell’artigiano: soltanto in un sistema
economico strutturalmente ammodernato, istruzione e formazione professionale avrebbero potuto
trovare la condizione per diffondersi ed incidere, a loro volta, sullo sviluppo economico. Il
segretario della Società economica, convinto assertore che la distanza che separava il Regno
dalle altre nazioni si dovesse, innanzitutto, addebitare alla mancanza di una classe
imprenditoriale aggiornata culturalmente, in grado di investire nel settore agro-alimentare e di
sviluppare quello manifatturiero, individuava nella futura classe dei ‘proprietari’, da formare
secondo nuovi e moderni canoni ben diversi da quelli offerti sino allora dal collegio, il soggetto
storico deputato a risollevare le sorti economiche della provincia.
Tali presupposti fecero scaturire proposte fattive dei Consigli distrettuali e provinciali, che
puntavano fondamentalmente su tre obiettivi: il rilancio di quelle scuole di agricoltura, già
istituite sotto Biase Zurlo e chiuse durate gli anni Venti, che affiancassero e sostenessero le
attività promosse dalla Società economica;
la istituzione sperimentale di una prima scuola di
arte e mestieri nel capoluogo e, parallelamente, la riconversione della funzione del collegio
inteso come centro di alta formazione della futura classe imprenditoriale. A questo proposito fu
avanzato un programma di radicale aggiornamento culturale e metodologico:
Il metodo d’insegnamento è ancora gretto, lento e ritardante: ed i libri elementari […] sebbene approvati dalla
Giunta di Pubblica istruzione, sono inferiori in merito ad elementi pubblicati dopo quell’epoca […] sarebbe
opportuno adottare i più recenti corsi elementari di lettere, e di scienze, e particolarmente gli elementi di Fisica,
poiché in quelli ora in uso alcune teorie della Fisica generale sono o mal sviluppate, e forse erronee; e per la Fisica
particolare sono mancanti per la parte della Fisica Chimica, e magnetica, che oggi fanno il più grande oggetto di
quella disciplina318
In aggiunta a ciò si proponeva una rivisitazione dell’intero programma delle due cattedre
scientifiche: “Flosofia ed Elementi di Matematica” e “Matematica e Fisica”, dettagliato e
motivato dal docente del collegio Sannitico, Francesco De Sanctis.
A completamento della preparazione scientifica di base, si richiese l’autorizzazione a istallare,
nell’istituto, un laboratorio di Fisica e, contemporaneamente, a provvedere ad un ulteriore
potenziamento delle collezioni librarie della biblioteca, da aprirsi alla cittadinanza con funzione
di biblioteca provinciale.
318
Consiglio Generale della Provincia, seduta 6 maggio 1832, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 71, f. 54.
114
Il potenziamento della parte scientifica del piano di studi previsto dal corso collegiale, fu un
primo passo per procedere alla richiesta, tra il 1836 e il 1843, di ulteriori cattedre, in grado di
fornire ai futuri proprietari il bagaglio di saperi ritenuti necessari per lo sviluppo dell’agricoltura,
ancora unico e ritardato settore dell’economia molisana, ovvero: la cattedra di agricoltura, con un
programma che comprendesse anche la Storia naturale affinché “vengan diffusi i lumi di tale
scienza quanto indispensabile, tanto, in generale, ignorati”319; la cattedra di Botanica, e quella di
Chimica.
Di tutte le proposte avanzate dal consiglio in merito al collegio, solo il laboratorio e l’istituzione
della biblioteca provinciale ottennero le relative autorizzazioni; ma il tentativo di aggiornare su
nuove basi culturali la formazione curricolare finalizzata alla formazione del proprietarioimprenditore non si arrestò: nel 1842, il neo segretario della Società Economica di Molise,
Nicola de Luca, raccolta l’eredità di Pepe, propose in seno al Consiglio provinciale, di avviare
nel collego Sannitico una “scuola di Economia agraria”, in grado di fornire alla nuova figura del
proprietario-imprenditore una visione generale necessaria a programmare la propria attività:
è indispensabile alla macchina sociale la conoscenza delle leggi che presiedono alla formazione, alla distribuzione,
ed alla consumazione delle ricchezze, altrimenti d’essere cieca la direzione dell’agricoltura, de’ capitali, e delle
industrie, e sconosciuti perciò i vantaggi reali per le apparenze falsificate dai singoli interessi;
considerando pure che la maggior parte de’ capitali restano improduttivi nello scrigno del proprietario; che il
commercio resta inatteso, e le industrie intentate per la mancanza delle conoscenze precise delle regole
dell’impiego, dell’intrapresa, e del commercio, perciò il capitalista teme d’affidare i suoi fondi, l’intraprenditore
(sic) non sa quale industria afferrare e come dirigerla, ed il negoziante come ricambiare i vari prodotti delle diverse
parti della terra; e così l’inerzia vince i popoli dall’ignavia avviliti;
che il semensaio di coloro che debbono essere la parte più attiva dell’Economia sociale è ne’ giovanetti che si
educano nel real Collegio, per esser quelli che in appresso si troveranno a capo delle famiglie più doviziose della
provincia, e quindi nella felice circostanza di poter riunire in loro stessi i vantaggi del proprietario, del capitalista, e
dell’industrioso.
Il consiglio fa voto […] che una scuola di Economia politica sia stabilita nel Real Collegio Sannitico, come quella
che procura l’istruzione più conforme all’indole del secolo, e serve meglio ai bisogni e non ai diletti delle nazioni320.
La proposta avanzata dal de Luca, apparentemente velleitaria considerate le condizioni di
arretratezza del Molise e del Regno, fu colta, invece, come un’occasione dal Consiglio, ben
consapevole del reale stato dell’economia e delle sue
carenze, ma oltretutto certo delle
potenzialità del progresso:
La tecnologia sembra molto lontana dal regno. Il consiglio considerando che la mancanza delle tecniche conoscenze
fa sì che manchino di costruttori di qualunque genere, di persone che la macchina sappiano maneggiare, e di direttori
delle nostre intraprese industriali per le quali dobbiamo ricorrere agli esteri per arrivarle a dirigerle; considerando
319
320
Consiglio Generale della Provincia, seduta 3 maggio 1836, ASCb, Intendenza di Molise, b. 71, f. 54.
Consiglio Generale della Provincia, seduta 10 maggio 1842, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 72, f. 55.
115
che non vi è provincia del regno la quale non tocchi il mare in qualche punto, se se ne eccettui Abruzzo 1° Ulteriore,
e che perciò presto o tardi la marina dee ricevere notabilissimo incremento, e sì pure le strade ferrate, e tutti i mezzi
che abbreviano le distanze;
Che tutte le industrie attualmente sono sostenute dalla potente azione delle macchine e del vapore, e che tali generi
di servigi produttivi sono quasi sconosciuti a noi, per la mancanza di tecnologia;
che la felicità delle nazioni in gran parte dipende da tali conoscenze, e che parebbe (sic) dare la più grande spinta al
benessere sociale, e farsi la sola capace ad ottenere l’intento, l’avere un personale atto a sciogliere tutti i problemi di
macchina pratica e tecnica;
Il Consiglio prega la bontà del Re […] di prendere in considerazione un oggetto così interessante il progresso della
nazione, e fa voto che giovani artisti, o meccanici o ingegneri, previo esame della loro capacità ed ingegno, siano
inviati in Francia ed in Inghilterra ad apprendere tecnologia e che le provincie siano autorizzate a riunire i loro sforzi
per sostener della spesa un alunno per ogni due provincie321”
La classe dirigente locale si esprimeva in questi termini anche a seguito della fallita esperienza
industriale, nel settore tessile, dovuta non solo e non tanto all’assenza di infrastrutture o
insufficienza di capitali, quanto piuttosto alla mancanza di sapere tecnico322.
Dinanzi ad un ennesimo rifiuto da parte della PG, il Consiglio provinciale, nel 1845, riformulò la
petizione corredandola di ulteriori considerazioni a sostegno dell’obiettivo da raggiungere:
La provincia di Molise non à manofatture (sic) né un commercio attivo che moltiplicasse il valore de’ prodotti; la
sua unica produzione è l’agraria, e per sventura quest’arte sovrana è esercitata con pratiche erronee e forse in
opposizione col movimento economico universale. Necessità quindi di educare i proprietarii non nelle ricercatezze
filologiche, ma unire all’educazione scientifica sode conoscenze di economia agraria, perché i giovani nel mettersi a
capo delle loro famiglie sappiano come dirigere le loro faccende domestiche, e trarre tutto il possibile profitto da’
loro campi e dalle risorse che può presentare l sua economia. Chi non conosce il valore de’ suoi fondi, la maniera
d’impiegarli nel modo più produttivo possibile, quali prodotti sono più richiesti, il modo di ottenerli più facilmente
non sarà giammai buon cittadino, poiché invece di accrescere i valori sociali, li spende, o li distrugge. Quindi
necessità ed imperiosa di educazione economica ne’ giovanie specialmente di queli che sono educati nel Real
Collegio perché appartenendo essi alle prime famiglie della Provincia nell’uscire dal convitto siino nel caso di
maneggiare utilmente i loro affari campestri e domestici, e contribuire al bene delle loro famiglie e della società.
Per queste ragioni Il Consiglio implora la bontà di S.M. perché si degnasse ordinare che fosse stabilita a preferenza
nel Real Collegio Sannitico una cattedra di Economia agraria, unico modo di rivedere i possidenti e proprietari
ritornare ne’ campi e migliorarli, e non sviarsi in isterile letteratura che niuno soccorre, o in una classe di professori
già esorbitante in Provincia323.
La PG, temendo di snaturare il corso di studi del collegio, negò per l’ennesima volta
l’autorizzazione, ponendo fine ai programmi di ridefinizione dell’assetto del collegio.
4.2.3 La Cattedra di giurisprudenza324
Nel 1828 il consiglio di amministrazione del collegio deliberò l’istituzione di
cattedra di
Giurisprudenza, individuando il docente competente nella figura di Vincenzo Palmieri, docente
titolare di Latino ed Elementi di Greco e interino su quella di Retorica e Greco. Sebbene la PG
321
Consiglio generale della Provincia, seduta 10 maggio 1842, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 72, f. 55.
Ad esempio, Isernia e Boiano, nel 1833, avanzarono proposte per istallare “macchine di filatura e tessitura” (cfr.
Consiglio Generale della Provincia, seduta 6 maggio 1832, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 71, f. 54.
323
Consiglio Generale della Provincia, seduta 27 maggio 1845, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 72, f. 56.
324
La ricostruzione, dove non diversamente indicato, è stata eseguita sulla base della documentazione contenuta in
ASCNMP, b. 368, f. 2255.
322
116
ne avesse approvata l’istituzione, non ne permise l’inizio dei corsi sino a che la dirigenza del
collegio non avesse provveduto alla sostituzione del Palmieri sulla cattedra di Retorica e Greco.
Ciò avvenne con la designazione del sacerdote Francesco Maria de Benedictis e la PG, il 6
maggio 1829, conferì puntualmente la nomina al Palmieri quale docente di diritto.
Tutto sembrava pronto per l’inizio dei corsi, ma a pochi giorni dall’invio della circolare,
l’intendente bloccava la nomina del sacerdote De Benedictis perché assunta dal rettore senza la
necessaria condivisione da parte sua. La questione dai contorni apparentemente formali e
burocratici, in realtà implicava motivi di prestigio tra le due figure ed assunse toni tali da mettere
in discussione la stessa istituzione della cattedra, delegittimando l’iter seguito: “occorre fare la
proporzione nelle forme, - spiegava l’intendente al rettore - ed attendere la speciale approvazione
sovrana: che lo stato discusso è destinato a regolare gli esiti del collegio, e non già ad alterare la
pianta fissata con un decreto del re”325. In breve, poiché il collegio era un istituto dipendente
dalla provincia, il ministero richiedeva un atto ufficiale del Consiglio Provinciale, cui sarebbe
seguita l’approvazione sovrana in Consiglio di Stato. Il consiglio provinciale radunato in
sessione annuale prontamente richiese nella seduta dell’ 8 maggio, l’istituzione della cattedra326:
“Tale sentimento va dato per dar campo anche ai molti giovani che sono fuori Collegio,
d’istruire in una scienza tanto interessante”327.
Due mesi dopo, la PG autorizzò il Palmieri ad espletare provvisoriamente le lezioni di
giurisprudenza, ufficializzando l’istallazione della cattedra nel consiglio di stato del 28 gennaio
1830, gravandola sui fondi dell’istituto per 180 ducati annui e nominando titolare Vincendo
Palmieri, con decreto 24 aprile 1832.
Palmieri, ceduta anche la cattedra di Retorica e Greco al reintegrato docente
Biase della
Vecchia, poté strutturare tranquillamente il corso di diritto raddoppiando finanche le ore di
lezioni giornaliere per poter impartire non solo nozioni di “Leggi civili”, ma, per corrispondere
“al desiderio del pubblico”, anche di diritto romano, senza trascurare le procedure civili e penali:
uno sforzo notevole per concentrare in una sola cattedra l’intero corso universitario e garantire
agli iscritti un celere accesso alla professione legale328.
325
Intendente E. Caruso al rettore C. Nardone, Campobasso 11 maggio 1829, in ASCNMP, b. 368, f. 2255.
Atti del consiglio Provinciale, seduta dell’8 maggio 1829, in Intendenza di Molise, b. 71, f. 53.
327
Atti del consiglio Provinciale, seduta dell’21 maggio 1829, in Intendenza di Molise, b. 71, f. 53.
328
La cattedra sarà attiva sino al 1857, anno in cui elevato il collegio a liceo, e istallati i corsi universitari previsti
dagli Statuti (1816), verrà affiancata da altre due cattedre, e Palmieri continuerà ad insegnare, affiancato dagli altri
due docenti, sino all’avvento dell’Unità, quando il liceo Sannitico verrà declassato a liceo classico, secondo i
disposti della legge Casati, perdendo in tal modo gli indirizzi universitari propri del liceo preunitario meridionale.
326
117
4.2.4 La biblioteca
Già nel Progetto di riforma della pubblica istruzione accompagnato dal Cuoco con il suo
Rapporto, era espressamente prevista nel liceo la presenza di una biblioteca, da affidare alle cure
del professore di belle lettere329. La norma, però, non trovò spazio nel Decreto organico per la
pubblica istruzione (1811), concettualmente formulato per tracciare il nuovo ordinamento
scolastico; ma fu inserita negli Statuti per i Licei, Collegi e Scuole secondarie del 1816, nei
quali,
nel definire funzioni e ruoli
del personale interno, si individuò nel vicerettore “il
bibliotecario del liceo”, cui affidare anche “la cura degl’inventari e la responsabilità dei musei,
del laboratorio di chimica, del gabinetto di fisica, e di tutte le raccolte di oggetti scientifici e
letterari che si conserveranno nello stabilimento” (Titolo VI, art. 52, p. 380). Inoltre, tra gli
articoli che componevano il bilancio di un collegio o liceo doveva necessariamente comparire la
voce “raccolte scientifiche”, i cui fondi, stabiliti dalla commissione amministrativa dell’istituto,
dovevano essere riservati all‘acquisto del materiale didattico e dei prodotti editoriali. La
selezione dei testi e delle opere periodiche cui associarsi, pur essendo di competenza dei vertici
della P.I., lasciava un margine di autonomia ai singoli istituti per eventuali proposte integrative,
comunque sottoposte al vaglio della P.I. In quest’ultimo caso, come attesta la documentazione
relativa al collegio Sannitico, le proposte di acquisto provenivano dalle più disparate fonti: dai
librari e/o editori, dai medesimi autori, finanche dai singoli privati possessori di opere, oltre che
dalla grande quantità di informazioni reperibili sui giornali scientifico-letterari di ampia
diffusione nel Regno e sul governativo Annali civili, la cui associazione era obbligatoria per i
collegi e licei.
Il primo fondo librario della biblioteca del collegio fu acquistato nel 1819 con l’avanzo di cassa
della gestione dell’anno precedente, per l’ammontare di 450 ducati. La risoluzione fu presa in
una sessione comune tra la deputazione provinciale per il collegio Sannitico,
il consiglio
d’intendenza e il consiglio d’amministrazione, affidando l’incarico per l’acquisto, presso il
libraio Baldassare Borel di Napoli, al delegato provinciale Giuseppe De Rubertis, il quale “con
tutta la saggezza e diligenza, non meno che con il più accorto discernimento su la scelta de’
libri”, corrispose compiutamente alle aspettative, riuscendo persino a chiudere l’ordine con il
librario, “notoriamente smoderato ne’ prezzi”, con un risparmio di circa il 50% rispetto al prezzo
di copertina330. Oltre ai testi, furono acquistati, in quell’occasione due globi terrestri, e una sfera
tolemaica e una sfera copernicana, per le esercitazioni di geografia e fisica. Spedita la lista
329
330
Titolo IV, sez. II, art. 33, comma 1°, CLDAPI, p. 208.
CPI in Napoli, 18 marzo 1819, ASN, CGPI, fs. 404.
118
d’acquisto alla CPI, la stessa ne lodò la scelta, ma non tralasciò di ricordare, per il futuro, di
richiedere la prescritta approvazione prima di ogni nuova iniziativa.
Nella mole degli acquisti spiccano opere monumentali, intere raccolte e collane editoriali che,
per veste tipografica, completezza, commento e presentazione critica rappresentavano quanto di
meglio potessero offrire gli editori dell’epoca, come la “Collezione dei Classici Italiani” editi
dalla Società tipografica dei classici italiani di Milano, per un totale di 250 volumi; la prestigiosa
opera critica Histoire littéraire d'Italie di P.L. Guinguené, in 9 volumi; il Cours de letterature di
J.F. La Harpe, nei 16 volumi dell’edizione parigina del 1815, e l’opera critico-letteraria di M.
Cesarotti, in 42 volumi editi a Firenze nel 1815. Una particolare attenzione venne riservata alla
lingua italiana con
le Lezioni di Lingua toscana del Giglio, e i vari dizionari, tra cui il
Dizionario enciclopedico Italiano dell’Alberti, in sei volumi. Per la Retorica, si scelsero le opere
di G.M. Platina nell’edizioni bolognesi del 1716 e 1718; per la storia e la poetica, quelle del
Muratori, del Bisso.
Meno voluminosa risultò la sezione latina, con le opere di: Tito Livio, Cicerone, Cornelio
Nepote, Orazio, Fedro, oltre a un Parnasso dei classici autori in una edizione veneziana del
1800 in 41 volumi e agli Annali di Tacito. Per la letteratura greca, la scelta si limitò alla Oissea
di Omero, in una versione greco-latina.
Tra i testi della sezione scientifica ricordiamo la la Geometria piana e solida del Flauti, e
l’Aritmetica del Lacroix, in edizioni napoletane. Per quella filosofica fu rilevante l’acquisto dell’
opera omnia del Condillac e il volume L’Esistenza di Dio di Fenelon. Infine, si acquistò l’opera
omnia del Soave nell’edizione milanese del 1815, in 17 volumi.
Negli anni 1822-1823, la commissione amministrativa del collegio autorizzò l’acquisto di un
secondo ed un terzo fondo librario, per l’ammontare di circa 800 ducati, da procurarsi ancora
presso il libraio Borel di Napoli. Il delegato designato, Michele Petitti, incaricato bibliotecario e
docente di Lingua francese del collegio, per il primo acquisto, autorizzato dalla sola
commissione amministrativa del collegio, si rifornì dal Borel, nel novembre del 1821, scegliendo
i testi tra la “Nota delle diverse opere” che lo stesso Borel aveva divulgato previa “superiore
approvazione” ai collegi e licei del Regno. Anche questa volta, l’elenco dei testi fu inviato al
ministero, per l’approvazione, solo successivamente all’acquisto.
La scelta del Petitti fu indirizzata innanzitutto a colmare le sezioni più lacunose del primo fondo
librario ed acquistò: i testi della collana della “Biblioteca storica di tutti i tempi”, edita a Milano
119
da Nicolò Bettoni , con le opere più rappresentative dei maggiori storici europei331; l’intera
collezione dei classici latini editi a Parigi in 13 volumi a cura di Edente Lemaire; la “Collana
degli antichi storici greci volgarizzati” editi da Sonzogno a Milano; opere della collezione dei
classici italiani del XVIII secolo, editi dalla Società tipografica dei classici italiani, con sede a
Milano332; alcuni “classici” italiani, editi dalla stessa società tipografica333; e completavano il
fondo librario le più aggiornate opere scientifiche di fisica, matematica e storia della matematica,
in lingua francese, edite a Parigi334.
Il secondo ordine non seguì gli stessi passaggi amministrativi: stabiliti i fondi dalla commissione
amministrativa del collegio, la selezione dei testi fu operata, almeno ufficialmente, in una seduta
della Commissione provinciale di PI, organismo istituito pochi mesi prima335. Il nuovo fondo
librario completò organicamente la collezione di opere delle diverse sezioni della biblioteca, con
testi dei “matematici antichi e moderni”336, dei maggiori “autori tragici”337, degli autori di
“poemi epici”338, dei vari classici latini, nonché grammatiche italiane e francesi, le vite dei SS.
Padri e, novità assoluta rispetto alle precedenti acqusizioni, “autori di economia politica”
inglesi339 e due “opere politiche”: l’opera curata da George Canning, Recueil des discours
prononces au Parlement d'Angleterre par Tore et Pitt e quella curata da Alexis Eymery, Choix
des rapportes et discours [prononcés a la Tribunale Nationale] a depuis 1789 jusques au jours.
Il Petitti in quella occasione pensò di dar corpo ad una sezione di opere filosofiche ed acquistò le
opere complete di Bacon, Hume, Montesquieu, Helvetius, il Saggio sull’Intelletto di Locke
331
Pietro Giannone (Storia di Napoli, 3 voll.), Johannes von Muller (Storia universale, 6 voll.), Carlo Botta (Storia
della guerra d’America), Edward Gibbon (Storia della decadenza dell’impero, 7 voll.); Villemain (Storia di
Cromwell).
332
Tra le opere, la poderosa storia d’Italia del Muratori, in 28 volumi, gli Annali d’Italia; il capolavoro storico di
Carlo Denina, Delle Rivoluzioni d’Italia, in 3 volumi e opere scelte di A. Varano, F. M. Zannotti, G.V. Gravina,
P. Metastasio e V. Alfieri.
333
Autori: Dino Compagni, Giannotti, Manunzio, Porzio, Fiorentino, Savonarola, Capacelatro; inoltre, diverse opere
del letterato G.F.G. Napione edite da Niccolò Capurno di Pisa.
334
Autori: Biot, Lacroix, Euer e Mantuda. Oltre alle collezioni sin qui indicate, furono acquistate: ancora per
l’ambito storico, la poderosa Ars de verifier le dates, in 18 volumi; per la geografia, la Geografie ancienne del
D’Anville, e diverse carte geografiche; per l’italiano, il Gran dizionario della lingua italiana in 112 fascioli. Non
fu possibile invece acquistare le opere del D’Alambert (Enciclopedie, Article matematique, hidraulique, et
astronomie), edite a Parigi in 4 volumi, poiché non comprese nella lista autorizzata dalla PG e spedita dal Borel ai
collegi e non disponibili presso il librario.
335
La Commissione provinciale di P.I. fu istituite per effetto del decreto 12 settembre 1822 e installata in Molise il
29 marzo 1823 (cfr. ASCb, intendenza di Molise, b. 992, f. 89). L’elenco delle opere acquistate è in “Allegato”.
336
Autori: Apollonio, Pappo Alessandrino, Archimede, Euclide, Viviani, Newton, Simpson, Euler, Bernouilli,
Delagrange, Lacroix, Delambre, Borda, Suzanne.
337
Autori: Racine, Corneille, Crebillon, Voltaire, Shakespeare.
338
Autori: Milton, Dante, Petrarca.
339
Autori: tra gli altri, Smith.
120
nell’edizione francese di Caste e Le leggi della vita di Erasmus Darwin, Lo spettatore di
Anderson340.
Pervenuta a Napoli la lista dei libri già acquistati dal Petitti, la PG notò subito la presenza, tra le
opere filosofiche, di almeno 3 autori notoriamente messi all’indice: Montesquieu, Helvetius e
Darwin. Nel clima politico istituito all’indomani dei moti, la questione assunse tratti inquisitori
al punto che, nel 1823, furono posti sotto accusa i tre membri della Commissione provinciale di
P.I., dalla quale il ministero pretese precise indicazioni sul responsabile principale della
compilazione della lista341. La Commissione, nella persona del presidente arciprete Innocenzo
Presutti e i membri Fabrizio Petitti e Nicolangelo Mascilli, fornì una versione tratteggiata da una
singolare ingenuità ed improvvisazione da rasentare il grottesco. I tre membri asserirono che nel
mese di agosto si era presentato al loro cospetto, separatamente, un armigero dell’intendenza che
sottopose alle rispettive firme documenti per conto del segretario generale dell’intendenza, che
risultarono essere il verbale della commissione medesima sula scelta dei libri di testo. L’arciprete
sottoscrisse le carte senza guardarle: se le avesse guardate, si discolpò, non le avrebbe
sottoscritte, “si per la scelta poco a proposito de’ libri annotati, si anche per la stranezza del
Verbale, e della lettera missiva, e principalmente perché non si era mai tenuta Commissione”;
gli altri due componenti, invece, si rifiutarono di firmare342.
L’armigero, convocato dall’intendente, confermò la versione, ma aggiunse che a consegnare
l’incartamento, con la raccomandazione di farlo firmare a nome del segretario generale della
intendenza, era stato Michele Petitti.
Il ministero, raccolte le informative, decise di destituire, con decreto 14 febbraio 1824, il solo
Michele Petitti e ordinò di porre sottochiave numerose opere presenti nella Biblioteca.
I nuovi indirizzi di politica scolastica impostati dai vertici ecclesiastici a capo della P.I., negli
anni Venti, condussero a impostare una politica culturale che significò, per i collegi e i licei,
l’obbligo d’acquisto di opere a carattere religioso e, dall’altra, un severo controllo sugli acquisti
per le biblioteche.
Complessivamente, il Collegio, nel corso di un decennio, acquisì circa 250 opere di carattere
religioso, pari a circa un decimo del posseduto secondo l’inventario del 1854, comprendenti:
panegirici, prediche quaresimali, orazioni sacre edite dal Nuovo Gabinetto Letterario, con sede in
340
ASN, CGPI, fs. 405; L’intero elenco è riportato in allegato.
Ministero degli Interni alla Commissione provinciale P.I., Napoli, 9 agosto 1823, ASCB, Intendenza di Molise, b.
1000, f. 108.
342
Commissione di Pubblica Istruzione Provincia di Molise all’Intendente Cavaliere Spinelli, 2 settembre 1823, in
ASN, CGPI, fs. 404.
341
121
Napoli; esercizi di pietà, apologie storiche, opere morali pubblicate nella seconda metà degli anni
Venti dalla Biblioteca Cattolica con sede a Napoli, la collana della Biblioteca Classica Sacra, cui
fu fatto associare il collegio, edita dalla Tipografia Saluni con sede a Roma; catechismi cristiani,
compendi biblici, storie ecclesiastiche, passi scelti dei Padri della chiesa, edite, per lo più, da
diverse tipografie napoletane nel corso dello stesso arco di Tempo.
Il maggior controllo si sostanziò in un irrigidimento della procedura amministrativa nell’acquisto
dei testi, mediante il ricorso obbligatorio alla preventiva autorizzazione ministeriale ed una
tassativa e scrupolosa valutazione delle opere.
Emblema della nuova impostazione è la vicenda, tra le molte documentabili, collegata alla
domanda avanzata dal rettore Amato per richiedere l’autorizzazione all’associazione
dell’imponente opera della:
Biografia universale antica e moderna di tutti gli altri autori, ed uomini illustri, che hanno scritto stampato, e
pubblicato in genere di letteratura, e di belle arti presso tutte le altre nazioni, in tutte le età fino all’epoca presente;
affinché il Rett.e ed i Professori possano conoscere non solo il merito esatto delle opere che s’insegnano nel
Colleg.o, e il carattere, i costumi, la dottrina e gli errori di d.i autori; ma ancora formare un esatto giudizio di tutti i
libri che possono pervenire in mano degli alunni, onde avvertirli che non facciano uso di libri sospetti che pssono
pervertire la loro sana morale, e buona politica.
Una tale biografia compilata in Francia da Società de dotti, e ricata in Italiano per la pena volta con aggiunte e
corrz.i in Venezia 1822 è vendibile presso l’istesso S.r Sevari, la cui associaz.e è giunta per ora sino a tomi 21 343.
La PG negò l’autorizzazione in quanto nell’opera erano inseriti profili di autori messi all’indice
ed impose l’acquisto dei 20 volumi della Biografia degli uomini illustri del Regno di Napoli e
Sicilia curata da Domenico Martuscelli344.
I “giornali politici” furono proibiti in modo assoluto, come risulta dal diniego apposto alla
proposta avanzata nel 1849 dal rettore Vincenzo Bria di associare il collegio al giornale Il tempo,
ritenuto “il meglio a scegliersi nella corrente molteplicità giornalistica”: la PG, in riscontro,
rispose lapidariamente che “un giornale politico non entra ne’ bisogni di un Collegio di P.I.” 345.
I periodici obblighi di associazione imposti dalla PG non erano tollerati dai vertici locali, come
attesta una seduta del Consiglio provinciale del 1836, nella quale si reclamò, la “cessazione
dell’abuso, invalso per opera forse degl’impiegati subalterni presso della Giunta di Pubblica
Istruzione” di imporre l’acquisto di libri che si ritenevano inutili346.
343
Rettore A. Amato alla Pg, 19 agosto 1826, in ASN, CGPI, fs. 407.
Il rettore Amato, senza un apparente motivo, fece associare il collegio per due quote, ragion per cui, nel 1831, la
commissione amministrativa chiese ed ottenne di vendere al collegio di Avellino la seconda collezione decurtata del
25% rispetto al prezzo d’acquisto.
345
ASN, CGPI, fs. 427.
346
La richiesta si inseriva in una più vasta protesta mirante a porre termine alla prassi delle associazioni obbligatorie
imposte dal governo alle pubbliche amministrazione. Il malcontento, serpeggiante in tutte le istituzioni provinciali
344
122
Nel corso di trentacinque anni, ovvero dal primo acquisto avvenuto nel 1819 sino al 1854, anno
in cui si stilò un dettagliato inventario347, il collegio fu fatto associare agli Annali civili; ai
Rendiconto della Real Accademia Borbonica, per la sezione dell’accademia di Belle Arti e per
quella del’Accademia Ercolanense; alle pubblicazioni del Real museo borbonico; alla Fauna del
Regno di Napoli; alla collana della Biblioteca Classica Sacra; al Giornale enciclopedico di
Napoli348; mentre le associazioni spontanee si limitarono alla Collana della Biblioteca poetica e
alle raccolte del Giornale delle due Sicilie. La biblioteca ottenne l’autorizzazione per l’acquisto
dei codici civili, penali, e rispettive procedure, e l’associazione al Bollettino delle leggi e dei
decreti, costituendo una sezione giuridica che nacque, nel 1826, su proposta del Rettore Amato,
per “non star soggetto ogni momento a Patrocinatori” nei numero casi di contenzioso giuridicoamministrativo in cui si trovava come parte in causa il collegio349.
Nel 1854, il collegio era in possesso di un patrimonio librario di circa 2500 volumi350; ma già
dagli anni Trenta la biblioteca del collegio risultava cospicuamente fornita di testi, collane e
raccolte tali da costituire la più vasta collezione libraria di un istituto laico dell’intera provincia.
La classe dirigente locale, intenta a ridefinire il ruolo e le funzioni del collegio Sannitico,
individuò ben resto l’importanza strategica della biblioteca quale centro deputato a fornire un
servizio culturale all’intera comunità locale e a partire dal 1832, il Consigli generale della
Provincia, chiese esplicitamente di trasformare la biblioteca in “Biblioteca Provinciale”, “per
comodo universale dei studiosi” auspicando che:
la Biblioteca per quanto comporta l’economia del Collegio si aumenti in ogni anno di libri; preferendo sempre i più
utili, di più grave argomento, quelli da consulta, il di cui acquisto non è tanto facile per l’universale della gioventù
studente[…]
del regno, spinse il governo a porre termine, almeno per i comuni, a questa prassi. Anche la PG si faceva
promotrice di interessanti proposte editoriali, ma senza obbligo d’acquisto, come nel caso dei 40 volumi, di 10 fogli
ognuno, dell’Atlante universale di geografia, fisica, politica statistica e mineralogia stampato da Vander-Maelen in
Bruxelles, opera resa obbligatoria per la biblioteca della regia Università degli studi, e consigliata ai collegi e licei,
che potevano acquistarla tramite il soprintendente della medesima biblioteca, prof. Vincenzo Flauti, per soli 120
ducati invece dei 160 del prezzo di copertina: occasione che non si lasciò sfuggire, nel 1828, il collegio Sannitico.
347
Trascritto e allegato alla Tesi.
348
In tale contesto, ricordiamo che il direttore dell’orto botanico di Napoli, Michele Tenore, scrisse indispettito alla
CPI perché intervenisse sullo stabilimento campobassano, che ancora non aveva sottoscritto l’associazione al
“Giornale enciclopedico” (ASN, CGPI, fs. 403).
349
Rettore alla PG, Campobasso 17 giungo 1826, ASN, CGPI, fs. 407.
350
La biblioteca annoverava una sola Seicentina, mentre 9 titoli, editi tra il 1766-1791 per complessivi 91 volumi;
161 titoli editi tra il 1800 e il 1820, ammontanti a circa 700 volumi; 200 titoli editi tra il 1821-1830, per oltre 750
volumi; 60 titoli editi tra il 1831-1840, per circa 200 volumi; sino ad arrivare ai soli 40 titoli per circa 60 volumi,
editi tra il 1841-1854. Rivolgendo l’attenzione alle case editrici, si contano oltre 150 tipografi/editori, con sede in
ventuno diverse città italiane, oltre a Parigi e Amsterdam e Bruxells, ma per le pubblicazioni edite a partire dagli
anni Trenta si riscontrano editori quasi esclusivamente napoletani.
123
Il Consiglio approva che la Biblioteca possa addirsi per uso pubblico, perché fondata, e dotata insieme con il
Collegio dalle contribuzioni dei Comuni e della Provincia, sembra giusto che i Cittadini di Molise avvalendosi di
351
essa ritraggano vantaggio dei sacrifici, che la di loro patria ha fatto per l’istruzione generale
Nella stessa seduta, il consiglio approvò anche una bozza di regolamento, in cui venne prevista
l’apertura pomeridiana riservata agli studiosi e l’antimeridiana aperta agli alunni, individuando
anche il bibliotecario. Solo nel 1840, dopo ripetuti tentativi da parte del Consiglio provinciale352,
il Consiglio di Stato deliberò favorevolmente, notando:
molti essendo i Comuni Capo-luoghi di Provincia, ne’ quali ora si fondano pubbliche biblioteche sulle istanze de’
Consigli Provinciali. Considerando poi che in altri simili casi, le spese di prima messa e la principal parte
dell’assegnamento per mantenimento della istituzione tolgonsi dai fondi del Collegio o Liceo, in cui la biblioteca
viene stabilita, ma per farla ingrandire il comune che gode di tale nuovo stabilimento è chiamato, secondo che
permettono le sue finanze, a contribuire una rata di assegnamento per acquisto di libri, bene inteso che si formino
cataloghi separati de’ libri comprati col danaro del Comune, e che sia superiormente sanzionato il regolamento,
acciò la biblioteca sia aperta al pubblico in tutt’i giorni non festivi, eleggendosi il bibliotecario con superiore
353
autorizzazione .
L’orientamento del Consiglio fu recepito favorevolmente dal decurionato del comune di
Campobasso, che stabilì la somma annua di 200 ducati, per cinque anni, impegnandosi ad
erogarla non appena si fosse individuato e ristrutturato il locale del collegio adibito a biblioteca,
secondo i voleri dello stesso ministero.
La commissione amministrativa del collegio, con
delibera del 31 ottobre 1842, propose come locale il “casamento” attiguo al collegio e delegò
l’architetto Bellini a presentare il progetto di spesa per la ristrutturazione del caseggiato ma,
“dopo questi preparativi – ricordava il consiglio provinciale nel 1844 - l’affare è caduto nel più
profondo riposo”, per cui “i molti libri esistenti dormono negli scafali con danno della gioventù;
il comune di Campobasso non ha somministrato le sue rate; e la biblioteca non è punto cresciuta
nella copia de’ libri, che in tanti anni si sarebbero acquistati”354.
351
L’idea di convertire la biblioteca del collegio in biblioteca provinciale fu avanzata per la prima volta nel 1819,
dall’intendente Zurlo, che non ebbe il tempo di concretizzarla (ASN, CGPI, fs. 403). Nel corso degli anni Venti, in
una sola occasione si ritornò a parlare genericamente, in seno al Consigli Provinciale, della necessità di istituire una
biblioteca nel comune di Campobasso (Consiglio generale della Provincia, seduta 21 ottobre 1823, in ASCb,
Intendenza di Molise, b. 71, f. 53). Nel 1832, su proposta avanzata dal Consiglio distrettuale di Campobasso, il
Consiglio provinciale ne sostenne con forza l’iniziativa (Consiglio distrettuale di Campobasso, seduta 1832, in
ASCb, Intendenza di Molise, b. 74, f. 66; Consiglio generale della Provincia, seduta 6 maggio 1832, in ASCb,
Intendenza di Molise, b. 71, f. 54)
352
Consiglio generale della Provincia, sedute del 12 maggio 1833, del 3 maggio 1836 e 17 maggio 1840, in ASCb,
Intendenza di Molise, b. 71, f. 54.
353
Consiglio di Stato, seduta 10 maggio 1840, in ASN, CGPI, fs. 421.
354
Consiglio Generale della Provincia, seduta 10 maggio 1844, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 72, f. 55.
124
4.2.5 Il Laboratorio di Fisica
La proposta di corredare un laboratorio per la fisica sperimentale, partita ufficialmente dal
consiglio del distretto di Campobasso nelle sedute del 1832 e 1833 e fatta propria dal Consiglio
della provincia nelle relative sessioni annuali, fu ritenuta ragionevole dal Ministero, ed approvata
dalla PG, che autorizzò la commissione amministrativa del collegio a stabilire i fondi
corrispondenti355.
Ottenute le autorizzazioni, stabiliti i fondi, e superati i passaggi amministravi che si estero in un
arco di tempo di ben 4 anni, si poté organizzare il non facile acquisto: mancando nel Regno
aziende produttrici di apparati tecnologici, il Collegio dovette inserire la sua commessa tra quelle
che l’Università di Napoli, per i propri laboratori, era in procinto di emettere sulle piazze di
Parigi e Londra all’avanguardia nel settore tecnologico. Mediatore per il collegio fu il docente, e
membro della società economica, canonico Antonio Filipponi, che contattò l’amico e molisano
Antonio Nobile, docente di astronomia nell’università partenopea, il quale lo aveva avvisato nel
1840, dell’imminente partenza per i due centri euroei di Melloni, direttore del gabinetto
meteorologico di Napoli. La lista degli acquisti, comprendente anche i macchinari richiesti dalla
Società economica del Molise, per una spesa complessiva di 400 ducati, includeva:
Una macchina pneumatica
Una macchina elettrica
Un prisma conico
Un barometro
Un ignometro
Un termometro
Un pluviometro
Una pila di Volta
Cannocchiale della spesa di ducati 25 a 30
Due modelli di aratro
Due modelli di erpice356
La consistenza degli strumenti costituenti la dotazione del gabinetto di Fisica è ricavabile
dettagliatamente dall’inventario predisposto nel 1854:
Macchine fisiche
Scaffale grande di noce con lastra nel quale son riposte le seguenti macchine fisiche.
Macchina pneumatica con una sola campana
Macchina elettrica
Apparecchio per l’atmosfera elettrico con tre sostegni di vetro, con cilindro, ed una sfera di cristallo
355
356
ASCb, Intendenza di Molise, b. 999, f. 106.
125
Boccia di Leiden
Elettroscopio di Volta
Due Termometri comperati graduati sull’asta
Specchi conjugati
Prisma con sostegno a doppia unione
Lente idem
Microscopio solare
Banco accestico per le leggi, e per le vibrazioni delle lamine
Gran lancina quadrata per le figure de’ nodi
Lancina circolare per tubo di rinforzo
Due tubi conjugati uno a gomito, e l’altro impernato
Tre membrane tese
Altro tubo a doppia uscita con membrana di carta
Campana elettrica di bronzo con manico di legno
Arco di contrabasso
Quattro righe di abete
Quattro bacchett anche di abete
Una verghetta di abete con vite
Due scatolette
Galvanometro multiplicatore
Eccitatore con manubri di cristallo
Una calamita
Una piccola bussola nautica
Batteria elettrica a quattro battiglie
Pila di Volta
Un tavolino di mogano per la macchina pneumatica357
L’inventario, quindi, documenta l’esistenza di un moderno laboratorio di fisica sperimentale che,
da regolamento, era riservato soltanto nei Licei. Fu necessario, quindi, una riprogrammazione del
corso fisico-matematico previsto per il collegio, articolandolo sulle due cattedre di ‘Filosofia e
Matematica’ e ‘Matematica e Fisica’. A questo lavoro di rivisitazione dell’intera organizzazione
del piano di studi delle due cattedre, si dedicò Francesco de Sanctis, docente del collegio che
provvide a sottoporlo alla necessaria approvazione del Ministero, seguendo la via gerarchia
attraverso il consiglio distrettuale e provinciale, nel 1835:
Il fine di questi stabilimenti essendo quello di portare i giovani sino allo studio delle scienze meccaniche, e non
potendosi ciò ottenere senza l’aiuto delle matematiche sublimi è necessario che i giovani vi siano completamente
istruiti. Stante l’organizzazione attuale delle cattedre delle scienze non si può ottenere questo scopo. Difatti il
Professore di Filosofia non potendo insegnare nel corso dell’anno scolastico che semplicemente la Geometria Piana
e solida e l’Aritmetica, i giovani nell’anno susseguente dovendo passare nella scuola della matematica sublime, e
fisica matematica, si trovano sforniti della conoscenza di Algebra dei finiti inferiore e superiore, delle due
trigonometrie trattate analiticamente, per cui il professore è obbligato a discendere queste lezioni restando così quasi
paralizzata l’esistenza della sua cattedra, principalmente nella linea analitica.
Per evitare tanto disordine converrebbe creare una cattedra intermedia, nella quale si dettasse l’algebra dei finiti
infe[riore] e superiore, le Sezioni coniche sintetiche, le due trigonometrie trattate analiticamente, e la fisica, quella
propriamente, che contiene la parte sperimentale, e richiede la sola conoscenza di matematica elementare,
rimanendo annesso comodamente alla cattedra di Filosofia l’insegnamento delle due Geometrie, e dell’Aritmetica.
357
Tratto dall’ Inventario stilato dal rettore Francescantonio Cundari il 20 novembre 1854 in occasione della
consegna del collegio ai Padri Barnabiti avvenuto con decreto 25 gennaio 1854, in ASCb, Intendenza di Molise, b.
999, f. 107.
126
In tal modo si vedrebbe utilmente attivo il gabinetto di macchine fisiche, per la fondazione del quale si fecero dei
voti dal Consiglio distrettuale nell’anno 1832.
E per quanto per vedute finanziere non si riconoscesse il progetto adottabile in tutto il Regno, noi crediamo però che
ci convenghi per lo stato florido delle rendite del nostro Stabilimento, largamente dotato dalla nostra Provincia.
Così e non altrimenti l’alunno passando dalla scuola in progetto all’altra, che segue, sarebbe in grado di studiarvi
l’analisi infinitesimale, la Geometria analitica trattata coi due metodi, ed addirsi alla Meccanica in tutta la sua
sublime estensione, poiché il professore trovando i giovani ben preparati potrebbe giovarsi di tutte le forze
dell’Analisi moderna358.
A conclusione di questo lungo percorso, però, la PG non autorizzò le modifiche da apportare al
piano di studi, anzi, si oppose finanche all’introduzione di libri di testo scientificamente più
aggiornati, provocando un utilizzo marginale e limitato del laboratorio.
4.2.6 Gli alunni Esterni
Un posto di rilievo, tra le disposizioni prese in materia di collegi e licei negli anni Trenta, spetta
alla circolare 1 giugno 1833, che permise anche agli alunni esterni la frequenza dei primi quattro
corsi del piano di studi stabilito negli Statuti pei Reali Licei(1816), e riservato sino ad allora
solo agli interni359. Il provvedimento ministeriale, in previsione del considerevole aumento degli
alunni negli istituti pubblici, introdusse, contestualmente, una nuova figura docente: l’ “ajutante
della prima cattedra”,
il cui stipendio era fatto gravare su quegli esterni che avrebbero
frequentato le prime quattro cattedre, restando gratuiti i corsi delle successive360.
La diposizione non tardò ad avere effetti sul collegio molisano, che vide crescere
esponenzialmente le iscrizioni degli esterni, favorite dalle autorizzazioni concesse dal rettore
Nardone, in qualità di responsabile delle ammissioni di questa categoria di studenti. Il rettore non
ricorse, tuttavia, alla nomina dell’ ‘ajutante’: in accordo con la PG, affidò a Michelangelo
Grimaldi, docente interino sulle cattedre di ‘Italiano e Aritmetica’ e di ‘Primi Rudimenti’, la sola
responsabilità di quest’ultima cattedra, dividendo la scolaresca in due classi di cui una affidata al
prefetto di camerata e nominò, sulla cattedra di Italiano e Aritmetica rimasta scoperta, un altro
prefetto di Camerata, in attesa di veder concluso il concorso in atto361.
358
Consiglio distrettuale di Campobasso, seduta 2 aprile 1835, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 74, f. 66.
La circolare non è stata rilevata dagli studiosi in quanto non se ne trova traccia nei repertori di fonti giuridicoamministrativi; il provvedimento è richiamato più volte nelle comunicazioni tra il Rettore Costantino Nardone e la
PG, in ASN, CGPI, fs. 421.
360
Nel collegio Sannitico, i primi quattro corsi liceali erano stati accorpati in tre cattedre: ‘Italiano ed Aritmetica’,
‘Primi rudimenti’ ed ‘Italiano ed Elementi di Latino’.
361
La cattedra di Italiano e Aritmetica venne ricoperta, a seguito del concorso, dal sacerdote Giovanni Ferrara nel
1836.
359
127
Dinanzi al provvedimento ministeriale e alla soluzione escogitata, le reazioni dei capifamiglia
degli alunni interni, che pagavano a caro prezzo la formazione dei propri figli, non si fecero
attendere:
[gli alunni interni] sogliono essere sempre molti nelle scuole basse [..] Si vanta una ministeriale, con cui dicesi di
essersi autorizzata la frequenza degli esterni nelle scuole basse, alla vile condizione di dover pagare carlini quattro
per ciascuno, e formarne col ritratto un soldo ad un Coadiuvante che si crede necessario alla 1° Cattedra. Esista
pure una tale autorizzazione. V.E. R.ma intanto è pregata di riflettere = il Coadiuvatore sud[dett]o o è necessario, o
no. Se necessario, lo paghi il Collegio che ne ha i mezzi; se no’, ed ha voluto stabilirsi per comodo degli esterni,
sembra troppo ingiusto il gravare tra scuole per giovarne una sola, se pur giovamento ne tragga. E quando si volesse
stabilire un coadjuvatore, ammettendosi gli esterni, ognuna delle scuole basse dovrebbe per necessità averne uno. Si
tratta di insegnare principii, o Signore; Ella con gli elevati suoi lumi si degni considerare, se la Istruzione debba, o
pur no’ risentirne per l’abuso in parola. Alla di Lei saggezza la risoluzione362.
Le preoccupazioni dei facoltosi capifamiglia trovano conferma nel numero di iscrizioni risalenti
agli inizi del 1837 e attestate intorno alle 120 unità, più del doppio rispetto agli interni 363.
Di lì a poco, Il rettore Nardone convenne di nominare, autorizzato dalla commissione
amministrativa, un aitante alla prima cattedra, nella persona di Francesco Rossi, non prima di
averlo sottoposto ad un serrato esame:
soltanto per maggiore regolarità volle convincersi sulla idoneità del cennato, e con deliberazione di 4 aprile ult.o
[1838] opinò che i Professori di questo Stabilimento Signori de Matteis, Filipponi, e Torti avessero proceduto ad un
esame, poiché fu eseguito, e con apposito verbale de’ 18 d. mese fu riconosciuto il S.r Rossi esser abile a poter
sostenere con decoro la d.a Cattedra, della quale ne assunse interinalmente le funzioni nell’epoca mentovata364.
Negli anni ’40, l’incarico restò affidato al medesimo docente che fu pagato con fondi del
collegio, ma la politica dei rettori successivi a Costantino Nardone, fu improntata a ridurre il
numero delle iscrizioni esterne, giustificata: dalla limitata capacità ricettiva del collegio e dalla
volontà di non compromettere la formazione degli alunni interni, come affermava il rettore
Manca nel 1842:
Le ragioni per le quali non si sono totalmente eseguite le Ministeriali disposizioni in parola, vedo bene che sia stato:
1° la circostanza del luogo, poiché tanto nella 1° cattedra, quanto nella cattedra intermedia, considerando che queste
due scuole si fanno nell’interno della 1° e 2° camerata, così non si è creduto di ammettervi degli Alunni Esterni per
evitare tutti gl’inconvenienti che avrebbero potuto succedere introducendosi nelle d.e camerata persone estranee al
Collegio. 2° Che ammettendovi degli Esterni sarebbe ciò ridontato [sic] a danno della istruz.e degli alunni Interni.
362
Capifamiglia alla PG, 15 nov. 1837, in ASN, CGPI, fs. 418.
Rettore C. Nardone alla PG, Campobasso, 10 luglio 1837, in ASN, CGPI, fs. 417.
364
Rettore C. Nardone alla PG, Campobasso 11 giungo 1838, in ASN, CGPI, fs. 418. La PG approvò il nuovo
docente, pur rimproverando al rettore di non aver seguito l’iter regolamentare di ogni nomina effettuate senza
concorso, che prevedeva per l’ordinario diocesano e l’intendente l’incarico di individuare il soggetto idoneo da
autorizzare ministerialmente.
363
128
La contrazione delle iscrizioni coinvolse anche le cattedre sino allora frequentate liberamente
dagli esterni: “Nella cattedra di Umanità Sub[lime] e di Rettorica – continuava il rettore Manca si può ammettendovi gli esterni fissare il numero di dieci per ciascuna”.
La nuova impostazione ridusse notevolmente il numero di iscrizioni degli alunni esterni, come
attesta la frequenza dell’anno scolastico 1848-1849365:
Cattedre
Italiano e Aritmetica
Primi rudimenti
Italiano ed Elementi di Latino
Latino ed Elementi di Greco
Retorica e Greco
Filosofia ed Elem. di Matematica
Matematica e Fisica
Giurisprudenza
Interni
18
10
4
13
6
4
0
0
Esterni
2
1
3
0
4
27
9
6
La categoria degli esterni del collegio Sannitico, dai pochi ma significativi documenti archivistici
sinora rintracciati, si incrementa sempre più, almeno sino al 1842, diversificandosi per estrazione
sociale: dai figli del ‘nobile’, del ‘proprietario’ e dell’ alto funzionario, sino a giungere al figlio
del barbiere del collegio366. Infatti, Se per le classi più abbienti il corso da esterno si presentava
come una buona soluzione per garantire una adeguata istruzione ed evitare l’asfittica disciplina
interna, abbondantemente denunciata finanche nei Consigli provinciali367, per i meno agiati
rappresentava l’unica occasione per proseguire gli studi, come testimonia Agostino Tagliaferri
ne I miei ricordi:
La mia adolescenza, dal settimo al decimoquarto anno di età, fu passata… nel seno della famiglia, avendo io compiti
gli studi elementari e gran parte de' classici nelle scuole private paesane, di cui, attesa la libertà degli studi, ce n'era
allora parecchie nel nostro paese. […].
La mia adolescenza era al suo termine, quando il Maestro annunciava a' miei genitori che il suo compito, rispetto a'
miei studi, era finito, e che bisognava, per non perder tempo, ch'io venissi mandato fuori a proseguirli. I miei buoni
genitori già s'aspettavano da un pezzo tale antifona; ma dove mandarmi e con quali mezzi? Al Seminario già vi
tenevano il figlio primogenito, e mandarvene un altro, con doppio corredo e doppia pensione, era cosa superiore alle
condizioni economiche della famiglia. Pensa e ripensa, poiché necessitas dat intellectum, sorge loro il pensiero di
richiamare il primogenito dal Seminario, e mandarci insieme, come alunni esterni, nel Collegio governativo di
Campobasso. Qui, facendoci abitare in una stessa stanzuccia, ci avrebbero mantenuti con provvisioni di famiglia
(oltre ad un tenue mensile); le quali, somministrate settimana per settimana, non avrebbero squilibrate le domestiche
finanze. Questo pensiero piace e viene attuato; ed eccoci, a' 4 Novembre del 1836, in Campobasso alunni esterni di
quel Collegio368.
365
Stato degli alunni aprile-giugno 1849, in ASN, Ministero Pubblica Istruzione, fs. 172.
Il barbiere, non avendo mezzi per pagare “altro maestro particolare”, chiedeva ed otteneva, nel 1838,
l’autorizzazione per il figlio tredicenne all’iscrizione alla classe di Latino ed Elementi di greco (Barbiere de Falcis
alla PG, 29 nov. 1838, in ASN, CGPI, fs. 418).
367
Cfr. cap. 3, par. 3.5.2.
368
A. Tagliaferri, I miei ricordi, a cura di R. Lalli, Isernia, Marinelli, s.d., pp. 47; 55.
366
129
4.2.7 La sospensione del rettore C. Nardone
Nel 1835, il Consiglio provinciale, nel tentativo di rendere il collegio luogo di formazione di
una selezionata élite proprietaria, professionista e dirigente, culturalmente preparata non più con
un apprendistato letterario, ma scientifico (cap. 5, par. 4.2.2), educata secondo una “morale
maschia senza caricatura” (cap. 3, par. 3.5.2), accompagnava le relative richieste muovendo
aspre critiche sulla disciplina interna del collegio e sull’educazione che vi si forniva, sui metodi
d’insegnamento utilizzati e sul personale in servizio, giungendo addirittura, nella stessa seduta, a
prospettare la chiusura dell’istituto per tre anni (“onde 1° completare l’edificio per assicurare la
vita degli alunni, 2° riformarsi il metodo d’istruzione del personale 3° e migliorarsi la posizione
economica”), e a rivendicare persino il potere di nomina diretta dei docenti 369. In poche parole,
l’intero operato del Nardone venne messo sotto accusa.
Il consiglio di stato, nella seduta del 25 marzo 1836, “all’unanimità di voti non [giudicò]
espediente un tale progetto”, ma, sulla costatazione che non mancavano “in quella provincia de’
soggetti idonei per rimpiazzare in caso di vacanza gl’impiegati ed i professori del Collegio”,
richiedeva il parere della PG
sulla possibilità di nominare i docenti “sulle terne che ne
presenterebbe il Consiglio provinciale, surrogando al concorso prescritto dai regolamenti un
esame isolato degl’individui proposti”370.
Dinanzi alle accuse mosse dal Consiglio provinciale e alle risoluzioni prese dal Consiglio di
Stato, il rettore Nardone inoltrò, nel maggio del 1836, un rapporto al ministro degli Interni,
Niccolò Santangelo, in cui garantiva che tutto il personale si sforzava di “adempiere il proprio
dovere” e riteneva, quindi, che non vi fosse “cosa meritevole di riforma circa il personale,
eseguendosi per la disciplina scrupolosamente quanto dagli statuti è prescritto”, aggiungendo:
onde tutto sia noto a V.E affinché possa conoscere quanto siano calunniose le imputazioni fatte allo Stabilimento, e
che sono state dettate dal livore, non dalla verità, Le rassegno, che i Consiglieri Provinciali dell’anno scorso [1835],
nessuno de’ quali è mai venuto in Collegio per convincersi di fatti, furono istigati da persona, che poteva in ogni
modo imporre, obbligandoli a proporre le innovazioni domandate; e ciò per uno spirito di vendetta, cagionate dalle
opposizioni fatte alle romantiche idee, ed al dispotismo che si voleva acquistare sul luogo.
A sostegno dell’autodifesa, portava convincenti osservazioni:
Se fosse il contrario le primarie famiglie di questa Centrale, come sono i sig.i Salotto, de Capoa, e Petitti, non che i
Sig.i Giud.i Criminali Coche, Zampati, ed il Giud.e Civile Bracale, che spesso vengono a visitare i loro figli, e le
primarie famiglie di questa Provincia gli si ritirerebbero nelle loro case, quante volte stimassero che l’educazione, e
l’istruzione qui non progredisse. Né quest’ottimo Segretario G.le Sig.r Ciardulli avrebbe mandato il di lui figlio in
369
Ministero degli Interni, 25 marzo 1836, Intorno ai voti del consiglio provinciale di Molise riunito in maggio
1835, relativo al Real Collegio Sannitico, in ASN, Ministero dell’Interno, I, fs. 861.
370
Ibidem.
130
questo cennato stabilimento da Alunno esterno l’anno scorso, allorché la di lui famiglia dimorava qui, se non ne
avesse avuta buona opinione, né ciò farebbero gli altri impiegati che attualmente dimorano in Campobasso.
Infine, non tralasciava di evidenziare che: i prefetti erano sacerdoti “di ottima morale, e bene
istruiti”; i professori erano “modelli di esattezza e di morale” e i “maestri di belle arti” tutti
approvati dalla “istruzione Pubblica”, con esperienze di servizio quasi decennale; che gli
inservienti erano quasi tutti in servizio sin dalla istallazione del collegio e che da lui dipese
soltanto la nomina di un cameriere e di un aiutante, allorquando si aprì la quarta camerata, e con
enfatica retorica chiedeva: “qual è il soggetto che merita riforma?”.
Sicuro di sé, il rettore arrivò a lanciare una provocazione formulando una conclusiva richiesta:
“V.E… si degni spedire a mie spese un Incaricato, anche con riserva, per verificare l’andamento
generale del Collegio, e mi attendo dalla di lei giustizia questa grazia, dopo di che andrò a
rassegnare la mia carica, per comprovare, che io imprendo solo per la verità smentire le mal
fondate calunnie dettate da particolare livore”371.
A un anno di distanza, il decano Francesco Rossi, membro della PG, sulla base che “da più
tempo raccolgono notizie contraddittorie, il che dimostra che [il collegio] di un qualche
riordinamento abbia bisogno” consigliava inviare “da Napoli un Commissione di due professori
della Regia Università degli Studj; preseduta (sic) dal Segretario della Giunta di Pubblica
Istruzione, onde minutamente esaminasse lo stato di quel Collegio”372.
L’intento non ebbe seguito e la già precaria condizione del Nardone si aggravò allorquando,
nell’aprile del 1837, anche il vescovo della diocesi di Boiano, Giuseppe Riccardi, si scagliò, per
antichi rancori, contro il rettore, richiedendo alla PG il rientro in sede dell’arcidiacono Nardone
per adempiere le funzioni nella chiesa cattedratica di Boiano,
segnalando che ”oltre non
adempie a’ doveri dovuti alla propria chiesa […] il di costui governo però in q.o collegio lungi di
rendersi profittevole, è anzi il più precipitoso, che può idearsi, conosciuto tale da tutte le autorità
costituite, ed alla Provincia intera in tutta la sua direzione”373
Il rettore Nardone trovò una momentanea via di fuga, dimostrando alla PG che, a norma degli
atti concordatari e conciliari, citati minuziosamente, non era obbligato alla residenza nella chiesa
cattedratica374 e continuò imperterrito il suo lavoro, impegnato a mettere, in quel periodo, in
sicurezza l’istituto dall’avanza del colera (cap. 6, par. 6.1.4 ) e a difendersi dal fronte interno dei
371
C. Nardone al ministro dell’Interno Niccolò Santangelo, Campobasso 2 maggio 1836, in ASN, Ministero
dell’Interno, I, fs. 861.
372
PG al Ministero dell’Interno, Napoli 29 aprile 1837, in ASN, Ministero dell’Interno, I, fs. 861.
373
Vescovo G. Riccardi alla PG, in ASN, 6 aprile 1837, in ASN, Ministero dell’Interno, I, fs. 861.
374
ASN, Ministero dell’Interno, I, fs. 861.
131
“capifamiglia” più abbienti, che reclamavano una maggiore attenzione verso i figli iscritti come
interni, a detrimento della folta schiera degli esterni chee gli autorizzava, senza limiti né
distinzione di classe, alla frequenza (cap. 4, par. 4.2.6).
Nel continuo scambio di informazioni tra Napoli e la provincia, anche il neo intendente Giovanni
Cenni giunto nel 1838, si schierava, l’anno seguente, dalla parte dei detrattori, denunciando lo
“stato di abbandono” del collegio con ridicoli rilievi, relativi agli studenti: “Gli alunni interni,
contro l’espresso divieto degli statuti, sonosi continuamente a veder girar soli in uniforme per le
strade, come io stesso e questo sig. Segretario Generale abbiamo osservato”; relativi all’ordine:
“nel collegio si veggono spesso persone estranee, e si è tollerato che finanche le donne vi fossero
penetrate per attingere acqua dal pozzo situato nel suo atrio”; relativi al personale: “Camerieri
sudici e scelti fra la classe di gente più grossolana accompagnano gli alunni al passeggio, e
stanno in collegio in un arnese privo di decenza, e poca nettezza si osserva anche ne’ convittori”;
e, infine, relativi alla disciplina: “niun temperamento disciplinare si adotta per mancamenti de’
convittori; che anzi se qualcheduno de’ superiori ne infligge, viene torto dal Rettore invocati”.
Da tali rilievi, l’intendente concludeva: “Il rettore …. non è certamente un soggetto sfornito di
pregevoli doti, ma è incapace di reggere uno stabilimento di educazione, mancando di fermezza,
di accorgimento e della determinazione, di cui farebbe d’uopo”, per cui “a me sembra che il sig.r
Nardone, che, il suo Vescovo da più tempo richiama alla propria sede, potrebbe far colà
ritorno”375.
La PG, preso atto del rapporto, comunicò al Ministero quanto segue:
gli inconvenienti del R.l Collegio Sannitico erano a piena mia conoscenza, ed io già stava per rassegnarli a V.E. con
gli espedienti convenevoli all’uopo […]. In obbedienza quindi de’ rispettabili comandi di V.E. ho attentamente letto
il d[ett]o rapporto, e mi sono maggiormente convinto, che l’assoluta mancanza di disciplina in quel collegio, la quale
deriva dal non osservanza degli statuti de’ R[eal]i Licei e Collegii, è da imputarsi all’in tutto (sic) al Rettore, che non
ha la capacità di ben reggere un R[ea]l educandato […]. Onde io sarei d’avviso di togliere la radice del male, che si
nominasse un nuovo rettore nella persona del Sig. Angelantonio Sgambelluti attuale Vice-Rettore del R[eal]l Liceo
di Salerno, dove non poco ha contribuito ad allontanarne gli antichi disordini; e che il Sig.r Nardone esonerandosi
facesse ritorno in Bojano ad esercitare nella Cattedrale le funzioni di Arcidiacono, senonché il proprio Vescovo
desidera da più tempo, ma, poiché egli esercita da molti anni da Rettore, ed è in difetto, non per mancanza di
Morale, ma per poca capacità, siccome assicura lo stesso Intendente, crederei, che se gli potessero lasciare per equità
sei ducati al mese sopra il soldo del novello Rettore376.
Alla decisione presa, si aggiunse la sospensione a divinis del Nardone da parte del vescovo di
Boiano, il quale, preso a pretesto un componimento goliardico del rettore, risalente al 1838, gli
375
376
Intendente G. Cenni al Ministero dell’Interno, Campobasso 12 nov. 1839, in ASN, Ministero interno, I, fs. 861.
PG al Ministero dell’Interno, Napoli 11 dicembre 1839, in ASN, Ministero interno, I, fs. 861.
132
impose gli esercizi spirituali in un monastero per espiare le colpe dell’immorale
pubblicazione377.
La PG, profittando della sospensione, nel gennaio del 1840,
ordinò all’intendente di far
sottoscrivere al Nardone una “formale rinuncia”378 dall’incarico, ma il rettore, certo delle sue
ragioni, declinò l’invito, costringendo la PG a porre una definitiva questione di principio:
sebbene il Nardone fosse, in qualità di rettore, funzionario del Ministro, risultava, in qualità di
ecclesiastico, subordinato al suo superiore, i cui ordini era quindi obbligato ad eseguire. Il
Nardone fu costretto, nel gennaio del 1840, a rassegnare le dimissioni che il Ministero ratificò,
insieme a quelle del vicerettore che autonomamente le aveva rassegnate già nell’ottobre del
1839.
377
C. Nardone, Al signor D. Giovanni Cenni, intendente di Molise, nella ricorrenza del suo giorno onomastico, s.l.,
s.n, [1838], Testo a Stampa conservato presso la Biblioteca “P. Albino” in Campobasso.
378
PG all’intendente G. Cenni, Napoli 11 gennaio 1840, in ASN, Ministero interno, I, fs. 861.
133
4.3 Il collegio Sannitico negli anni Quaranta (1840-1848)
Sospeso il rettore Nardone e dimessosi il vicerettore Ferrigni, il Consiglio Provinciale ottenne
l’autorizzazione ad affidare l’incarico di rettore al settantenne canonico Carlo Rossi, di
Campodipietra, nominato nel gennaio del 1840, ma le ricerche di un vicerettore si fecero
estenuanti sebbene non tardassero ad arrivare alla segreteria della PG numerosi curricula. La
scelta cadde su un prefetto di camerata del collegio Medico-cerusico di Napoli, il sacerdote
Liborio Manca, che iniziava così la sua carriera dirigenziale nel giungo del 1840.
Assicurato alla testa del collegio un uomo di sua fiducia, il Consiglio provinciale, nella seduta
annuale del maggio 1840,
riscontrava nel collegio “un progresso di religione morale, e
scientifica istruzione che fa distinguere e prosperare lo Stabilimento istesso, a preferenza degli
altri del Regno” e proponeva al Consiglio di Stato di annullare la deroga, concessa al collegio sin
dal 1819, che permetteva l’iscrizione degli interni sino ai 14 anni e di ristabilire l’età d’ingresso
degli allievi compresa tra gli 8 e i 10 anni, come previsto dagli Statuti motivando la richiesta in
tal modo:
[il Consiglio] ha riflettuto essere sempre pericoloso ammettersi in uno Stabilimento di educazione giovani già adulti,
i quali mentre da un lato mal si piegano alla severità della disciplina del Convitto, possono essere di nocumento agli
altri loro compagni, che nella restrizione del Collegio non hanno quello sviluppo a quelle idee degli altri giovani
vissuti nella società e sottoposti a meno severa ed accurata disciplina”379.
Il rettore, a sua volta, ribadiva l’istanza inviando un personale rapporto alla PG, nel quale
chiedeva anche la possibilità di espellere
coloro che “non sanno più piegarsi alla esatta
osservanza de’ regolamenti”, al fine di ristabilire “ordine e disciplina” sin nell’immediato380. Il
Consiglio di Stato ristabilì l’età d’ingress , con risoluzione del 22 novembre 1840, e la PG
autorizzava le espulsioni, che il rettore non ebbe il tempo di effettuare per l’improvvisa morte
avvenuta nel novembre dello stesso anno.
In attesa di individuare un nuovo rettore, la PG affidò l’incarico provvisorio al vicerettore
Liborio Manca, che resse il collegio sino all’arrivo, nel febbraio del 1842, dell’abate Tommaso
de Rosa, trasferito dal collegio di Avellino, il quale rinunciò a pochi mesi dalla nomina. Il
consiglio Provinciale, profittando delle dimissioni del de Rosa, richiese la titolarità della
reggenza per Liborio Manca, lodandolo per “ordine, nettezza e disciplina”. Manca ottenuta la
nomina nel dicembre del 1842, la mantenne sino al trasferimento, l’anno successivo, con la
funzione di “Rettore coadjuvatore” presso il collegio di Teramo.
379
380
Consiglio Generale della Provincia, seduta 17 maggio 1840, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 71, f. 54.
Rettore C. Rossi alla PG, Campobasso 29 agosto 1840, in ASN, CGPI, fs. 419.
134
Durante il periodo della sua altalenante reggenza, Liborio Manca pose termine allo sbarramento
dell’istituto, chiesto dal Consiglio provinciale e iniziato dal rettore Carlo Rossi, impedendo la
frequenza sino ai corsi di Retorica agli alunni esterni381. Si realizzava in tal modo, il disegno
implicito del consiglio provinciale: rendere l’istituto esclusivo, in modo da operare una selezione
sociale, come indirettamente conferma il medesimo rettore, allorquando, dovendosi difendere
dalle accuse mosse con lettere anonime alla PG, si soffermava, per evidenziare la qualità
didattica, sul particolare rapporto insegnate-allievo: “Essendo tutti di questa stessa Provincia i
rapporti di parentela, o di amicizia fra le rispettive famiglie fanno si che [gli insegnati] prendano
cura speciale de’ loro discepoli”, e concludeva, per rafforzare la difesa: “Se non m’inganno, pare
che dica qualche cosa a vantaggio dell’andamento attuale delle cose la pregnante circostanza,
cioè che… varie persone che teneano (sic) i loro figli in educazione in Napoli, o in altri luoghi,
adesso li han richiamati, e passati in questo collegio”382.
Le modifiche richieste per operare una maggiore selezione sociale, furono prontamente accolte
dal Presidente dell’Università e della Giunta di Pubblica Istruzione, arcivescovo Giuseppe Maria
Mazzetti, che esprimeva le medesime intenzioni nel presentare al re, nel 1842, il suo Progetto
di riforma pel Regolamento della Pubblica Istruzione:
“Il progetto da me rassegnato parmi il più convenevole alla Monarchia della M.V. giacché vi si propone un sistema
d’istruzione che impedisse il movimento delle masse, che restringe il numero de’ letterati, e li fa buoni e tranquilli,
che esclude il popolo da quella istruzione che gli tornerebbe inutile e nociva, ed invece gli appresta quella che lo
abilita ad essere industrioso, e perciò opulento e pago del suo stato, che preclude la via agli abusi ed intrighi in fatto
di esami e concorsi, che fa camminare di pari passo l’educazione religiosa colla educazione civile e letteraria, che
tende a migliorare la patria industria, e con ciò a cambiar la faccia del nostro commercio coll’estero, e che per
l’esecuzione non aggraverebbe di un obolo il regio tesoro383.
Il Progetto però naufragò per l’opposizione del ministro degli Interni,ma il Mazzetti portò avanti
i propri indirizzi utilizzando tutti i poteri e le funzioni che il ruolo di presiedete della PI gli
conferiva: per acquisire un maggior controllo sui collegi e licei del Regno, utilizzò lo strumento
dei trasferimenti di rettori e vicerettori mirante a ristabilire un netto spartiacque tra consigli di
amministrazione e la conduzione degli istituti riservata ai rettori con relative competenze sul
personale, sulla disciplina e sull’insegnamento: un confine che, nel tempo, era divenuto sempre
più labile, con i consigli di amministrazione, appendici delle classi dirigenti locali sempre più
invadenti negli affari riservati al rettore.
381
Cfr. Cap. V, par. 4.2.6.
Rettore L. Manca alla PG, Campobasso 28 marzo 1841, in ASN, CGPI, fs. 410.
383
Presidente G.M. Mazzetti a S.M., Napoli, 14 maggio 1842, in ASN, Minitero Pubblica Istruzione, fs. 294/I
382
135
Nel quadro appena tracciato si inscrisse il trasferimento del Rettore Liborio Manca al collegio di
Teramo, e l’arrivo a Campobasso, nel novembre del 1843, del rettore abate Vincenzo Bria
proveniente dal collegio di Cosenza.
A sei mesi dalla nuova nomina il rettore Bria denunciava, nel suo primo rapporto alla PG 384, il
meccanismo istauratosi nel collegio e teso a facilitare i percorsi scolastici:
“[…] un vuoto nella istruzione si manca in questo Collegio: non per parte de’ signori Professori, ne (sic) per quella
di questi docilissimi alunni; ma per la mala vigilanza fu trascurata per l’addietro, e per la pessima o veruna
classificazione fatta nel principio di ogni anno scolastico; talmente che apertamente si osserva in queste cattedre
alunni in cinque o sei anni d’istruzione ricevuta, che non leggono bene l’italiano e latino; Alunni che assistono alla
quarta scuola senza sapere costruire quattro versi di Virgilio; ed alunni di tre anni, che alla prima scuola non
arrivano ad accordare il nome col verbo, il relativo coll’antecedente. Tal disguido ha dovuto permettere che gli
alunni hanno imparato lezioni nuove da 9bre a tutto aprile, e per sei altri mesi cioè d’Aprile in 7mbre si sono ripetute
le stesse lezioni onde da real pubblico una apparente soddisfazione negli Esami Generali. Tal peccato ed inganno a’
poveri giovanetti ha apportato attrasso al corso delle lezioni.
Sottolineava, nel seguito del rapporto, le vistose carenze della struttura, poco funzionale e
inadeguata, e relazionava sulle migliorie apportate durante i suoi primi sei mesi di reggenza:
[…] malgrado che questo locale sia infelice ho cercato […] di stabilire li seguenti materiali, per indi ricavarne bene
maggiore !
Ed in primo luogo ho richiamato il maestro di scuola leggiconta (sic) in Collegio, il quale per mancanza di locale se
ne stava a casa propria cogli studenti esterni e gli si è assegnato il luogo per la sua scuola. 2° Si sono rimediate
cinque sale per le lezioni di belle arti, e sono per la Calligrafia, per Disegno, per la Musica, pel Ballo, e per la
Lingua Francese; nonché due altre stanze pe’ maestri di prima e seconda scuola. Questo registro, mi da libera la
camerata, contenenti gli alunni, e dignitose le scuole. 3° Si sono regolarizzate le Orazioni per la mattina e sera nelle
Camerate, nella Cappella, e nel Refettorio; e finalmente, si è accresciuta l’illuminazione notturna per tutto lo
stabilimento. Mi mancano però le sale, di Udienza, di Correzione, d’Infermeria, pel Prefetto della scuola e per
l’esami (sic); ma pazienza. Tali preparativi non potranno darmi buon effetto che nel seguente anno scolastico.
Infine, non tralasciava la gestione amministrativa, ritenuta la più delicata:
Rapporto poi al ramo amministrativo debbo umiliare che questo affare è un ramo profondissimo, difficile, e
pericoloso pel povero Rettore Calabro e Sannitico.
[…] Il R. Collegio Sannitico rappresenta una fonte torbida senza che se ne può vedere il fondo: in questa fonte
torbida gli esperti di essa immettono le loro mani e cacciano fuori storioni, pesci spada, un capitone senza che mai
può scovrirsene la quantità che vi si trova… […] ma quello che riguarda la parte amministrativa non è cosa tanto
facile.
Per poco tempo che sorreggo in questo luogo, ho potuto registrare parte delle carte, platee antiche delle rendite, e
qualche altra cosa di amministrazione, questo modo di agire ha dato a concepire male speranze, e mi veggo odiato
da chi dovrebbe coadiuvare le mie nette intenzioni. Intanto mi vedo legate le mani, attristati i pagamenti, ed
abbandonato a me solo […].
Qui si attende un novello intendente e spero che costui voglia amarmi e fare di me quella stima che mi si compete, e
che ne fa il presente; se tale incontrò sarà, io proporrò che una commissione sia spedita ne’ tenimenti del Collegio in
Bojano ed in Isernia onde togliere dalle mani usurpatrici le rendite di quello stabilimento abbandonate al comune
ricatto. Rendite vistose tali, che da ventisettemila ducati circa, se n’èsiggano appena appena ottomila”
384
Relazione sull’andamento del collegio, Rettore V. Bria alla PG, Campobasso 22 giungo 1844, in ASN, CGPI, fs.
422.
136
Temendo ritorsioni sia esterne che interne al collegio, il Rettore Bria, chiese alla PG l’invio di un
ispettore “ il quale vegga, esami, osservi, marchi ogni sconcio, e disordine, per riferirlo poscia a
Lei, affinché Ella si benigni di apprestar dall’alto salutari rimedio, provvedendo così al pubblico
bene della gioventù tradita, ed al bene privato di chi vuole disimpegnare, ma non vuole
compromettere inutilmente la propria carica”385.
Di tutta risposta, la giunta, con una lettera “riservatissima” lo informava: “La incarico di
propormi ciò che le sembrerà più idoneo per riformare la disciplina, e l’insegnam[en]to, giacché
per l’amministrazione ella deve dirigersi a cot[est]o Sig. Int[enden]e”386.
Pur non sentendosi tutelato, Bria affrontò i nodi problematici dell’insegnamento, tentando di
riorganizzare le modalità didattiche e di ristabilire il sistema della classificazione prevista dagli
Statuti:
Non appena furono terminati gli esami di Settembre, chiamai tutti i Professori nella mia stanza, li proposi di
riordinare meglio lo stato dell’insegnamento di questo Real Collegio per nuovo anno scolastico, ed infatti tenendo
presenti gli Statuti e le altre disposizioni, si divenne ad una modifica generale a seconda l’insegnamento stabilito.
Quindi avvicinandosi l’apertura delle scuole con tutta premura mi richiamai questi Sig.ri Professori con invito
solenne, pregai l’autorità sua [intendente ] e la Commissione di pubblica istruzione Provinciale, e furono chiamati
gli Alunni e Studenti esterni per esser esaminati, e classificati nelle rispettive scuole387.
Spronò, inoltre, di continuo il consiglio di amministrazione a programmare la costruzione di un
nuovo edificio e, nell’attesa che qualcosa si muovesse, continuò l’opera di riorganizzazione
dell’istituto, relazionata in questi termini all’intendente:
Tralasciando di ripetere alla sua autorità quanto con altro mio ufficio de’ 6 settembre 1844 n. 160 le manifestai
intorno alla posizione di questo infelice fabbricato, e alla necessità di averne un altro (sic) nuovo con i mezzi facile
del Collegio medesimo, vengo a farle conoscere quanto ho potuto operare con ingegno e garbo per far camminare
mediocremente l’andamento di questa disciplina. In primo luogo, sig.r Intendente, fissai lo sguardo per togliere la
maggiore indecenza ed irregolarità di fare scuola dentro le stanze particolari, e nelle camerate. Impedire la
promiscuità de’ figlioli delle diverse camerate, e l’ammissione degli Esterni nell’interno dello Stabilimento. Togliere
agli Alunni l’inconvenienza di ballare dentro le camerate, come a tutte le altre lezioni di belle arti. Riordinare i
Refettorio nel modo conveniente e voluto dalla legge; fissare i giorni di udienza, per evitare così le continue
distrazioni degli alunni. Dippiù, mi venne il destro di raccogliere in ordine i libri di questa Biblioteca, che
ammonticchiati e confusi giacevano sulla nuda terra. Mettere ancor metodo per riunire gli alunni tutti d’intorno la
panca dello studio delle rispettive camerate, onde essere sotto gl’occhi de’ di loro Prefetti vigilanti. A fare ciò si
dovrà ben bene studiare per far sorgere in questo cenobietto tre buone stanze per le scuole, una sola per le lezioni di
Ballo, ed altre per la Musica, Calligrafia, come ancora quella di Disegno e di Lingua Francese. Tutto ciò sembra
impossibile a colui che conosce questo fabbricato del Collegio, ma Ella potrà sempre verificarlo. Dippiù ancora. Si è
potuto aprire una sala per la pubblica udienza dei convittori, e togliere abuso d’immettere studenti esterni e persone
indecenti dentro lo stabilimento388.
385
Rettore V. Bria alla PG, Campobasso 30 giungo 1844, in ASN, CGPI, fs. 422.
Minuta, PG al rettore V. Bria, Napoli, 13 luglio 1844, in ASN, CGPI, fs. 422.
387
Rettore V. Bria all’intendente F. Majolino, Campobasso 17 novembre 1844, in ASN, CGPI, fs. 422.
388
Rettore V. Bria all’intendente F. Majolino, Campobasso 13 dicembre 1844 (copia alla PG), in ASN, CGPI, fs.
422.
386
137
Consapevole, però, che l’opera di riordino, soltanto iniziata, era destinata a fallire senza la
volontà di intervenire sul consiglio di amministrazione, relazionava ad un anno dal suo arrivo,
alla PG ribadendo che il collegio “ricco di rendita si trova destinato come ad un giardinetto per
taluni Cittadini. Alcuni impiegati maggiori, chi ne fa il Cassiere, ed altri aderenti che risparmiano
i trimestri de’ loro figliuoli, amministrano questo giardinetto, e ne custodiscono l’entrata”; e
dopo aver ricordato di aver richiesto invano una visita ispettiva e di non essersi visto affiancato
da un valido intendente, si vedeva “ributatte le dimande, annullate le mie proposte in sessione
[del consiglio di amministrazione]. Ne vale avere udienza dal nuovo intendente perché è
accerchiato dagli stessi che amministrano il collegio. […] Per questo – concludeva - vengo a
V.E. R.ma un Ispettore potente, mezzo unico e solo per poter appianare e sbandire questa potente
combriccola, la quale vuole assolutamente usufruttuarsi a rendita di questo Stabilimento, ed
attirare alle loro voglie lo stesso Rettore”389.
Ancora una volta inascoltato dalla PG, ormai sconfortato, lasciò l’incarico richiedendo un
periodo di aspettativa per motivi di salute.
Nel gioco a scacchiera dei trasferimenti avviato dal Mazzetti, fu richiamato un ex-vicerettore del
collegio molisano, il sacerdote Pietro Rossetti: prefetto d’ordine nel collegio di Chieti, nominato
vicerettore del Sannitico, nel dicembre del 1842,
al posto di L. Manca. Alla partenza di
quest’ultimo per il collegio di Teramo, Rossetti fu promosso rettore e trasferito al collegio di
Cosenza, da cui proveniva Vincenzo Bria nuovo rettore a Campobasso. Solo dopo la partenza di
quest’ultimo, Rossetti venne richiamato quale rettore a Campobasso, giungendovi nell’aprile del
1845.
Nei due anni in cui resse l’istituto, si consolidò il potere della commissione amministrativa, che
andò a ledere anche i diritti dei docenti e degli impiegati, come testimoniano le numerose lettere
di proteste inviate a Napoli, e denuncianti i lunghi ritardi nei pagamenti degli stipendi, da parte
della “capricciosa e impudente” commissione amministrativa, la quale, però pretendeva
pretendeva dai capifamiglia la massima puntualità dei pagamenti trimestrali delle rette degli
allievi: “non appena esige le somme le inforna nella cassa triclave per riserbarle per la fabbrica
del nuovo collegio (da eseguirsi da qui a cento anni) lasciando gli impiegati a sopravvivere
chiedendo soldi in prestito, e per paura di licenziamenti, a continuare a lavorare
macchinalmente”390.
389
390
Rettore V. Bria alla PG, Campobasso 29 novembre 1844, ASN, CGPI, fs. 423
Capifamiglia alla PG, Campobasso s.d. [ma 1846], in ASN, CGPI, fs. 424.
138
La PG decise di intervenire energicamente, nel 1847,
rinnovando la commissione
amministrativa, nominando un nuovo cassiere e richiamando, in servizio Vincenzo Bria il quale,
memore delle passate disavventure, instaurò da subito uno stretto rapporto di collaborazione con
la commissione amministrativa, che spiazzò la PG: “Dopo le molte vertenze avute con la
Commissione amm[inistrati]va del R. Coll. di Cosenza, e con quella di cotesto R. Stabilimento,
non può addurre ignoranza, che il personale, la disciplina, e l’insegnamento de’ reali licei e
collegi non dipendono da tali Commissioni, e perciò con molta meraviglia ho letto la
deliberazione di cotesta commissione”391.
Non ci fu il tempo di correre ai ripari per la PG, in quanto gli eventi che seguirono i moti
condussero alla creazione del Ministero della Pubblica Istruzione (6 maggio 1848) e, di lì a poco,
alla soppressione della PG (22 marzo), sostituita con la Commissione provvisoria di P.I.
incaricata di elaborare un ennesimo piano di riforma del sistema della pubblica istruzione.
Bria restò alla testa del collegio sino all’agosto del 1848, quando chiese ed ottenne il
trasferimento, ma ebbe comunque il tempo di presentare alla Vicepresidenza della Commissione
provvisoria di P.I. una ultima e risolutiva proposta per rendere omogeneo il percorso di studi
collegiale: vietare la concessione di piazze franche nel collegio per coloro che non sapessero
ancora leggere e scrivere, richiesta approvata con circolare ministeriale 20 dicembre 1848 392.
Alla sua partenza lasciva un collegio che, per personale impiegato e per l’insegnamento
impartito nelle singole classi, si presentava, secondo i suoi stessi rapporti (11 aprile e 18 luglio
1848), nel seguente “stato”393:
391
minuta, PG al rettore V.B, sl, 7 luglio 1847, in ASN, CGPI, fs. 425.
ASNA, CGPI, fs. 426
393
ASN, CGPI, fs. 426.
392
139
Insegnamento
rispettive classi394
nelle
Epoca delle rispettive
nomina
dec. di trasferimento 22
nov. 1843
Qualità dell’impiego
Nome e cognome
Rettore (titolare)
Vicerettore (titolare)
[abate] Vincenzo Bria
[sacerdote] Lorenzo di
Iorio
Prefetto d'ordine (interino)
Amministratore
Amministratore
Michelangelo de Renzis
Tommaso de Francesco
Giacomo d'Onofrio
Prof. di Legge (titolare)
Prof.
di
matematica
(titolare)
Vincenzo Palmieri
Einneccio; codice civile e
criminale del nostro Regno
dec. 2 mag. 1832
Giacomo de Sanctis
Lacroix; Scarpati
dec. 1 luglio 1846
Prof. di Filosofia (titolare)
Alfondo Filipponi
Prof. di Filosofia (sostituto)
Michelnagelo de renzis
Prof. di Eloquenza (titolare)
Giambattista Torti
Prof. di Latinità sublime
(titolare)
Biase della Vecchia
Prof. di Latinità inferiore
(titolare)
Prof. di
(titolare)
latinità
Michele de Cia
media
Prof. lingua italiana (titolare)
Michelangelo Grimaldi
[sacerdote]
Giovanni
Ferrara
Sostituto del sig. Ferrara
Libero Trentalange
Maestro di Lingua italiana
aggiunto
prefetto
di
camerata
(titolare)
prefetto
di
camerata
(interino)
prefetto
di
camerata
(provvisorio)
Francesco Rossi
[sacerdote]
Adolfo
Baccardi
[sacerdote]
Achille
Giovannitti
[sacerdote] Alessandro
Bria
maestro di lingua francese
Auguste Billieux
maestro di disegno
Michele Fiore
maestro di calligrafia
Pasquale d'Ovidio
maestro di musica
Donato di Zinno
maestro di ballo
Giuseppantonio Presutti
cassiere
Cesare Palombo
segretario contabile titolare
Nicola de Nigris
sostituto della contabilità
Nicola Albino
394
Osservazioni
dec. 20 dic. 1847
apporvazione
della
presidenza 10 aprile
1847
dec. 4 ago. 1845
dec. 24 giu. 1847
Melillo; Melchionna; Flauti
Majelli; Cicerone; Tito Livio;
Orazio;
Aula;
Morero;
Demostene
Mastroti; Portoreale tom. 1° e
2°; Cicerone; Tibullo; Aula;
Tomeo
Mastroti;
Portoreale;
Cicerone; Cesare; Ferrara;
Rucca
Mastroti; Portoreale; Selette;
Lettere scelte di Cicerone;
Ferrara
Mastroti;
Portoreale;
Catechismo di Religione;
Ferrara; storia sacra
Esercizio di leggere
scrivere; L' Homond
e
dec. 18 feb. 1832
approvazione
della
Giunta di P.I: 6 feb.
1841
posto fuori servizio in
forza di ufficio della
giunta 1 dic. 1838
dec. 2 set. 1834
dec. 18 feb 1832
dec. 22 lug. 1827
il medesimo serviva il
collegio con ufficio della
giunta 10 aprile 1822
dec. 4 luglio 1847
dec. 27 giug. 1836
con
ufficio
dell'intendenza 19 set.
1844, e riferito alla P.I.
29 set. 1844
appovazione
della
presidenza della P.I. 21
lug. 1838
con
approv.
della
giunta 19 giu. 1844
con lettera della giunta
di p.i. 23 feb. 1848
con ufficio della giunta
14 marzo 1848
approvato dalla giunta
31 ott. 1837
approvato dalla giunta
18 luglio 1835
approvato dalla giunta
4 feb. 1824
autorizzato il 13 nov.
1826
approvato dalla gunta
13 ot. 1831
approvato
con
ministeriale 12 mag.
1847
con approvazione della
giunta 17 aprile 1841
con ministeriale 14
agosto 1847
sospeso per ordine della
giunta 16 luglio 1844
temporaneamente
approvato
Cfr. cap. 1, par. 1.5, per agli autori e i relativi testi in adozione.
140
Cap 5 Docenti, rettori e vicerettori del collegio Sannitico (1817-1848)
5.1 La figura docente nella normativa (1806-1848)395
La prima fase della modernizzazione della istituzione scolastica si realizzò durante il biennio
giuseppino (1806-1808), con la riforma amministrativa dello Stato e
dell’istruzione al neonato Ministero degli Interni,
l’affidamento
che consentì la costituzione di un
ordinamento scolastico distinto, amministrativamente e culturalmente, su tre livelli: l’istruzione
primaria, gravante sulle casse dei comuni;
l’istruzione secondaria, impartita nei collegi
finanziariamente autonomi e l’istruzione superiore, posta a carico dello stato (cap. 1, paR. 1.3).
Con l’obbligo imposto ad ogni comune di fondare una scuola primaria (1806) si “superava la
vecchia e perdente logica secondo cui l’istruzione primaria andava posta a carico dei
monasteri”396 e si istituiva, di conseguenza, la figura del maestro e della maestra di scuola
pubblica, elementi capitali del processo di alfabetizzazione. La istituzione dei collegi con la
definizione delle relative materie curricolari (1807), consentiva l’identificazione della classe dei
“professori” e dei “maestri di lingua e arti”, destinati ad impartire gli elementi culturali di base
ai “quadri” della futura classe dirigente. Nel campo dell’istruzione accademica, l’assetto
dell’università, in quanto da sempre pubblica e basata su procedure concorsuali per la docenza,
non subì grosse variazioni, e si affidò
ai “cattedratici” in modo precipuo
la cura della
formazione professionale degli allievi, prima ancora dell’attività di ricerca (1806).
Con la distinzione del ruolo professionale delle tre categorie di docenti, la normativa dedicata
all’istruzione nel biennio giuseppino tratteggiò la nuova figura ma lasciò irrisolte sullo sfondo
due questioni centrali per la creazione di un vero e proprio “corpo docente”: le modalità di
reclutamento e la definizione dei programmi culturali atti a formare gli aspiranti al ruolo di
docente inquadrato nel sistema funzionale dello stato.
Il Decreto organico (1811) creò quel “sistema di pubblica istruzione” in grado anche nel
Regno di Napoli di istituire un “corpo insegnante” che si voleva garante, come in Francia,
dell’unità dello Stato, “indispensabile per la coesione della nazione”397, tanto che lo stesso
Napoleone, nel 1805 scriveva al riguardo: “De toutes les questions politiques celle-ci est peut395
Per uniformità storica la ricostruzione normativa riguardante l’istruzione scolastica ed, in particolare, il
reclutamento dei docenti non si estende oltre il 1848, anno in cui la Presidenza della Regia Università e Giunta di
Pubblica istruzione fu abolita con decreto 22 marzo, sostituita, nello stesso giorno, dalla Commissione provvisoria di
pubblica istruzione e, a meno di un mese (16 aprile), dal Ministero di Pubblica Istruzione. Per ovvia necessità, il
secondo paragrafo dedicato all’analisi del corpo docenti del Sannitico dovrà estendersi oltre il 1848 in quanto
l’analisi è ricostruita anche su carriere di docenti, in servizio, a volte, fin dopo l’unità.
396
M. Lupo, Tra le provvide cure di Sua Maestà, cit. pp. 63.
397
M. Gontard, L’enseignement en France de la fin de l’Ancien Régime à la loi Falloux (1750-1850), cit., p. 80.
141
etre de premier ordre. Il n’y aura pas d’etat politique fixe s’il n’y a pas un corps enseignant avec
de principes fixes”398.
È noto che l’ideale cui si ispirò l’imperatore sia stata la Compagnia di Gesù “dans la quelle
l’Empereur et l’État se substitueraient au pape et à l’Église”399, tanto da fargli appuntare:
Il y aurait un corps enseignant si tout les proviseurs, censeurs, professeurs de l’Empire avaient un ou plusieurs chefs
comme les Jésuites avaient un général, des provinciaux, etc., s’il y avait dans la carrière de l’insegnement un ordre
progressif qui entretînt l’émulation et qui montrât dans les différentes époques de la vie un aliment et un but de
l’espérance… Tout le monde sentait l’importance des Jésuites, on ne tarderai pas à sentir l’importance de la carrière
de l’enseignement400.
Napoleone riuscì nel suo intento varando la legge 10 maggio 1806, che nel primo dei suoi 3
articoli stabiliva: ”Il sera formé, sous le nom d'Université impériale, un corps chargé
exclusivement de l'enseignement et de l'éducation publiques dans tout l'Empire”.
La nuova entità prese forma a pochi anni dalla riforma amministrativa, introdotta dalla legge 17
febbraio 1800, istitutrice delle prefetture e rafforzativa dell’organizzazione dipartimentale, che
darà alla Francia quella struttura a rete perno dell’azione di governo, e venne istituita
all’indomani della creazione della direzione dell’istruzione pubblica in seno al ministero
dell’interno.
L’Université impériale riuscì a garantire un corps einsegnate mediante una formazione di
“grado accademico”: “Nul ne puet ouvrir d’école ni enseigner publiquement sans être membre de
l’Université impériale et gradué par l’une de ses facultés” (d. 17 marzo 1808, Tit. II, art. 3).
Tale sistema fu ripreso in modo perentorio nel Decreto organico per l’istruzione pubblica401,
firmato il 29 novembre 1811, il quale seguendo il modello francese, escludeva assolutamente
dalla funzione di docente chi non fosse in possesso del relativo titolo di studio rilasciato
elusivamente dalla facoltà universitaria competente per la formazione.
Col successivo Regolamento per la collezione de’ gradi nelle Facoltà (1812)402 si provvide,
appunto, ad indicare i rispettivi titoli di studio per accedere all’insegnamento in ogni ordine e
grado:
398
Riportato da M. Gontard, L’enseignement en France…, cit., p. 80.
Ibidem.
400
Ibidem, pp. 80-81.
401
Decreto 29 novembre 1811, in CLDAPI, pp. 230-238.
402
Decreto 1 gennaio 1812, in CLDAPI, pp. 239-257.
399
142
Facoltà
Cedola di approvazione
Diploma di Licenza
Filosofia e
letteratura
maestri primari (se parroco, Professori nei collegi
sufficiente l’approvazione - Professori di scuole private
in teologia)
Giurisprudenza
- Professori privati
Medicina
- professori privati
Scienze fisiche e
matematiche
teologia
- Professori nei collegi
- Professori privati
Diploma di Laurea
- Professori universitari
- Professori liceali
- Professori di scuole
speciali
- Professori universitari
- Professori liceali
- Professori universitari
- Professori liceali
- Professori universitari
- Professori liceali
- Professori universitari
Disposta la cedola per il maestro e la maestra di scuola primaria, il diploma di licenza per il
docente di collegio e l’insegnante privato, la laurea per i professori del liceo e di ateneo, il
Regolamento programmava il percorso di studi che garantiva la necessaria omogeneità della
formazione:
Facoltà
Letteratura e filosofia (LF)
Approvazione
Età minima 16 anni
Scienze fisiche e
matematiche
Cedola in LF; 2 anni di corso
liceale o un anno di corso
universitario
Cedola in LF; 3 anni di corso
liceale o un anno di corso
universitario
Cedola in LF; 2 anni di corso
liceale o un anno di corso
universitario
Cedola in LF; 3 anni di corso
seminariale e avere almeno 21
anni
Medicina
Giurisprudenza
Teologia
Licenza
Approvazione e 1 anno di corso
universitario
Approvazione e 1 anno di corso
universitario
laurea
Esame dopo esibizione della Licenza
conseguita almeno da 1 anno
Esame dopo esibizione della Licenza
conseguita almeno da 1 anno
Approvazione e 1 anno di corso
universitario
Esame dopo esibizione della Licenza
conseguita almeno da 1 anno
Approvazione e 1 anno di corso
universitario
Licenza e 1 anno di corso
universitario
Approvazione e due anni di
corso universitario
Licenza e 1 anno di corso
universitario
In questo nuovo quadro, la figura docente del settore secondario pubblico assunse quei tratti
distintivi che ne marcheranno il profilo per tutto il secolo XIX ed oltre: il suo essere
contemporaneamente professionista e funzionario di stato, giuridicamente inglobato come
impiegato del ramo amministrativo afferente al Mistero degli Interni prima, della Pubblica
Istruzione dopo. In quanto professionista, doveva possedere formazione e titoli stabiliti per
legge; in quanto funzionario, sottoporsi a concorso se docente di scuola pubblica, o essere
autorizzato se docente di scuola privata.
Il ritorno dei Borboni, alla fine del 1815, rappresentò un momento di continuità rispetto alle
questioni fin qui trattate. Riconfermata l’impostazione dei gradi accademici con il Regolamento
143
per la collocazione de’ gradi dottorali403 e l’ architettura del sistema della pubblica istruzione
istituito, nel 1811, con gli Statuti pei reali licei, collegj e scuole secondarie404 (1816), si
provvide, al definitivo e dettagliato assetto delle prerogative del corpo docente del settore
secondario405.
In quanto appartenente al corpo dello Stato, il docente di collegio e di liceo doveva essere in
possesso del grado accademico corrispondente alla cattedra d’insegnamento (art. 55); doveva
sostenere il concorso a cattedra (art. 56); e, una volta risultato vincitore e nominato da “Sua
Maestà” su proposta della CPI (art. 54), al momento dell’assunzione in servizio era tenuto a
prestare giuramento di fedeltà al sovrano (art. 57). In qualità di pubblico funzionario era tenuto a
presenziare alle “funzioni pubbliche di rappresentanza” (art. 58) e, inserito in un corpo
gerarchico, era sottoposto all’autorità del rettore, al quale doveva rispondere e relazionare
sull’andamento e conduzione del corso (art. 68).
Il docente, inoltre, svolgendo la sua attività all’intero di un sistema finalizzato al conseguimento
di un titolo di studio, era tenuto “ a formare un corso d’istituzioni relativo al suo insegnamento,
in cui avrà principal cura di conservare l’elevatezza della istruzione proporzionata agli esami che
dovranno sostenere gli aspiranti ai gradi dottorali, ed a quel sistema di conoscenze che sono
necessario per ottenergli” (art. 59). Nello spirito di questo intento rientrava anche la stesura ad
opera del docente di un libro di testo che, a seguito dell’approvazione del presidente della CPI,
una volta pubblicato, sarebbe divenuto il testo ufficiale ad uso dei licei e collegi (art. 59) ma
questa disposizione non troverà applicazione poiché, in pratica, si imporrà l’obbligo di utilizzare
i soli testi prescritti, nell’intento di garantire, in tal modo, l’uso di strumenti idonei ad una
maggiore “uniformità di insegnamento” e “’uniformità di metodo406.
Il docente in classe, puntuale nello svolgimento delle sue mansioni ed esemplare nel “contegno”
(art. 61), durante il proprio orario di lezione era l’unico responsabile del “buon ordine nelle
scuole”, assoggettando gli studenti alla sua “autorità” (art. 60). Non mancavano incombenze di
ordine burocratico, dal momento che era chiamato:
a rimette al vicerettore un rapporto
settimanale “sulla condotta e su i progressi degli studenti e de’ convittori” (art. 62), a tenere
aggiornato il registro delle presenze degli allievi e certificare, a richiesta degli studenti, la
partecipazione ai corsi (art. 63-64).
403
Decreto 27 dicembre 1815, in CLDAPI, pp. 341-359.
Decreto 14 febbraio 1816, in CLDAPI, pp. 365-420.
405
Gli Statuti furono organizzati sulla falsariga dei Regolamenti pei Licei, collegi e scuole secondarie varati dai
Napoleonidi nel 1812.
406
Si veda il decreto 22 agosto 1821, in CLDAPI, p. 23; inoltre, la circolare ministeriale 19 maggio 1827, in
DIAS, vol. V., p. 43.
404
144
Gli Statuti non tralasciavano neanche gli aspetti didattici e, per garantire “uniformità di metodo”,
prevedevano l’obbligo di proporre agli studenti delle “composizioni” “almeno” due volte a
settimana (art. 66), come verifica del lavoro svolto.
Il monte ore settimanali sia per i professori, sia per i maestri di lingua francese e arti, era stabilito
da regolamento, mentre il relativo calendario veniva definito dal rettore, salvaguardando i
periodi di vacanza previsti dalla normativa in vigore (art. 75)407. Altre disposizioni particolari
riguardavano vitto e alloggio nei licei e collegi con convitto408 e, infine, il ruolo chiamato a
svolgere durante l’espletamento degli esami.
Successivamente alla promulgazione degli Statuti, ricco di conseguenze per il corpo docente
risultò essere il Concordato tra Stato e Santa Sede , ratificato nel 1818. Posta nel primo articolo
“La religione Cattolica, Apostolica, Romana” quale “sola Religione del Regno delle Due
Sicilie”, ne conseguiva necessarianete nel secondo che: “In conformità dell’articolo precedente
l’insegnamento nelle Regie Università, Collegi, e Scuole, sì pubbliche che private dovrà in tutto
essere conforme alla dottrina della medesima Religione Cattolica”409. In tal modo venivano
fissati definitivamente i limiti ideologici e pedagogici di ogni insegnamento, e, al contempo,
affidata una missione rieducativa alla pubblica istruzione410.
Rispetto al trattamento economico, il governo borbonico provvide con gli Statuti a stilare tabelle
stipendiali per tutti gli impiegati della pubblica istruzione, stabilendo per i docenti diverse fasce,
secondo l’istituto di appartenenza, collegio o liceo, e la tipologia della cattedra.
Rispetto al trattamento pensionistico, con decreto 8 marzo 1824411 venne esteso, con effetto
retroattivo, anche ai docenti dei collegi e licei le norme per il pensionamento fissate con decreto
3 maggio 1816 per i dipendenti della pubblica amministrazione, che prevedeva una ritenuta del
2,5% sullo stipendio a beneficio della tesoreria generale, permettendo, ad essi di andare in
pensione dopo 30 anni di servizio.
La tardiva equiparazione fu dovuta al fatto che i docenti non dipendevano direttamente dal
Tesoro per la loro retribuzione, ma dai collegi e dai licei.
407
I professori erano tenuti a dare lezione 2 ore e un quarto la mattina e un’ora e mezzo il pomeriggio. Nei licei e
collegi dotati di convitto, i convittori usufruivano anche di lezioni di lingua francese, calligrafia e disegno, e i
rispettivi docenti erano tenuti a dare le lezioni della durata di un’ora, tre volte la settimana, dopo le lezioni del
mattino, da impartire per camerata; nel caso di un numero eccessivo di allievi era prevista una frequenza giornaliera
delle lezioni per assicurale a tutti. (artt. 119, 121). Su richiesta, era possibile attivare anche lezioni di ballo e scherma
(art. 120), con la frequenza stabilita dal rettore e la supervisione di un prefetto (art. 122).
408
Ai docenti con alloggio, riservato innanzitutto a quelli non residenti, era attribuito anche il vitto, rilasciando 6
ducati mensili, con trattamento identico ai convittori (art. 193).
409
W. Maturi, Il Concordato del 1818 tra la Santa Sede e le Due Sicilie, pp. 185-186.
410
Ibidem, p. 10.
411
Cfr. PETITTI, I, p. 35.
145
Il calcolo dell’anzianità necessaria ai fini pensionistici contemplava la computabilità di tutti gli
anni
di servizio prestati con nomina regia conglobando, in tal modo, anche quelli prestati nelle suole
secondarie. Il decreto, a nostro avviso, assume una importanza giuridica fondamentale perché
sanciva definitivamente, seppur indirettamente, il principio secondo cui i docenti di nomina regia
erano “impiegati” del “ramo degli affari interni” con tutte le conseguenze funzionali ed
economiche che derivavano da questo nuovo stato giuridico. Non restarono esclusi dal beneficio
pensionistico gli insegnanti di scuola primaria, sia pure con profilo giuridico profondamente
differente: considerati “impiegati comunali”, la trattenuta del 2,5% era versata a favore del
comune che si faceva carico della relativa pensione.
La classe docente dei collegi e dei licei non costituiva un gruppo omogeneo. Già gli Statuti
individuano due distinte categorie: l’ordinario, definito nei documenti ministeriali e nell’uso
documentato “titolare”, e il “sostituto”. Il titolare, stando alla normativa appena descritta,
acquisiti i gradi accademici, e superato il concorso a cattedra veniva nominato con regio
decreto412. Il “sostituto” era la nuova figura introdotta per far fronte alle possibili assenze per
malattia del titolare: approvato dal ministero, doveva essere in possesso del titolo di studio o aver
superato un esame a cattedra che gli consentiva ope legis il diritto di acquisire i relativi gradi
senza esame. Solo se privo di entrambi i requisiti, l’aspirante sostituto era tenuto a sottoporsi a
un esame per verificarne le competenze, ma non veniva individuato il soggetto esaminatore (art.
71). L’onorario, pari al 50% dello stipendio del titolare, risultava a carico di quest’ultimo.
In effetti, come all’indomani della promulgazione del Regolamento per la collezione de’ gradi
nelle Facoltà (1812), anche il governo borbonico dovette prevedere norme transitorie per
l’acquisizione, da parte dei docenti, del relativo titolo di studio, disponendo lo specifico art. 56
degli Statuti, che consentiva la possibilità di presentarsi agli esami a cattedra senza aver
acquisito i rispettivi gradi e, se approvato, “prendere i gradi […] prima che la Commessione [di
pubblica istruzione fosse] abilitata a fare la proposta a S.M.”, in altre parole, il superamento
dell’esame abilitava il docente obbligato soltanto a pagare i diritti del titolo all’Università per
venirne in possesso ed essere nominato.
A queste due categorie se ne affiancarono, nel corso degli anni, altre due non previste
inizialmente dagli Statuti: gli “interini” e gli “aiutanti”. Alla prima categoria appartenevano gli
occupanti una cattedra libera per mancanza di assegnazione in quanto ancora non si provvedeva
412
Vendendo in deroga al regolamento, numerosi furono i casi di titolarità concessa dopo lunghi anni di servizio
prestati da “interino”, come si registra dalla documentazione pervenutaci.
146
ad indire il concorso, o perché si era in attesa del suo espletamento, che a volte poteva protrarsi
per anni.
Dallo studio incentrato sul collegio Sannitico risulta con evidenza, che la classe docente degli
“interini” fosse la più nutrita e siamo indotti a pensare che lo fosse anche nel resto del Regno,
anche se mancano studi condotti in tal senso, che possano suffragare la nostra tesi. C’è da
aggiungere che l’interinalità fu sempre subita, dai docenti e dagli amministratori locali, nonché
dalle famiglie degli studenti, come una condizione declassante per due ordini di motivi: la
modalità della nomina,
che avveniva su indicazione dell’Intendente e del Vescovo con
successiva approvazione ministeriale, quindi senza attestazione del suo sapere; e la condizione
economica dell’interinalità,
che comportava una retribuzione pari al 50% dello stipendio
previsto per un titolare e gravava sulle casse dell’amministrazione dello stabilimento, dando
luogo a profondi disagi per il docente e a continui reclami degli amministratori e delle famiglie
che evidenziavano gli aspetti professionalmente demotivanti di una tale condizione. Dal punto di
vista economico, c’è da aggiungere
che quasi l’intero stipendio era trattenuto
dall’amministrazione del collegio se il docente usufruiva del vitto e dell’alloggio.
L’ultima categoria docente ad essere cronologicamente introdotta fu quella dell’ “ajutante”,
istituita nel 1833 allorquando il governo decise di estendere anche agli esterni i corsi delle prime
quattro cattedre, fino ad allora riservati ai soli interni413. Prevedendo un aumento rimarchevole
degli allievi la PG introdusse questa nuova figura che, ufficialmente, affiancava il docente di
Italiano e Aritmetica, ovvero della prima cattedra. Il trattamento economico di questo “nuovo
ruolo” ebbe un percorso quanto meno atipico in quanto, per non farlo gravare sulle casse
dell’istituto, fu posto direttamente a carico degli studenti esterni che usufruivano dei 4 corsi
previsti, versando la retta di 4 carlini al mese che venivano successivamente stornati all’aiutante.
Dobbiamo aggiungere, infine, che le fonti archivistiche spesso utilizzano la definizione di
“interino” anche per i “sostituti” e che, sia gli uni che gli altri, vengono compresi nella più vasta
definizione di “provvisori”. Anzi, storicamente e amministrativamente, furono posti in stato
“provvisorio” e definiti tali tutti i docenti, titolari o meno, in servizio durante la Giunta di
Scrutinio per la pubblica istruzione sino al termine della sua attività (1821-1822), in quanto le
operazioni di scrutinio si basavano su una presunzione di colpevolezza che non solo comportava
necessariamente l’incertezza dell’incarico che dipendeva dall’esito finale, ma determinava, di
conseguenza, la remunerazione ridotta del 50% come in tutti i casi di non titolarità.
413
C.m 1 giugno 1833, in ASN, CGPI, fs. 421.
147
È necessario a questo punto, trattare un ultimo apsetto: la possibilità del doppio impiego. Il
sistema di pubblica istruzione riconducendo le professioni e le carriere al possesso del relativo
titolo di studio, poneva le condizioni per costruire percorsi professionali individuali non
definibili a priori. Per tale motivo ai docenti non solo era permesso la doppia professione, ma
addirittura era l’unica classe di impiegati che poteva cumulare due incarichi nell’ambito della
pubblica amministrazione statale, “trattandosi di classi [cattedratici, maestri di scienze e belle
arti] da considerarsi in ogni tempo per la natura delle loro funzioni come privilegiate”, come
recitava il rescritto 16 marzo 1831 che sancì un principio sino ad allora in uso per
consuetudine414. Se a ciò si aggiunge il fatto che il ministero non escluse mai la possibilità per un
docente di scuola pubblica di svolgere contemporaneamente l’incarico di precettore privato o di
reggente di una scuola privata, se ne deduce matematicamente e si può attestare storicamente
che le 5 variabili considerate: incarico pubblico; incarico privato; incarico in altra
amministrazione (statale e/o ecclesiastica); precettore; professionista,
diedero vita a dieci
tipologie di carriera.
414
Il doppio incarico nella pubblica amministrazione veniva confermato con circolare del ministero delle finanze, 17
gennaio 1846. Cfr. PETITTI, vol. 4, p. 511.
148
5.2 Il corpo docente del collegio Sannitico
La documentazione relativa al Collegio Sannitico conservata nell’ASN, nell’ASCB e presso
l’archivio del Convitto Nazionale “Mario Pagano, ha permesso di stilare i profili biografici di
quei docenti, vicerettori e rettori che svolsero servizio nell’istituto campobassano dalla sua
inaugurazione, avvenuta nel 1817, all’anno 1848. Utilizzando le prosopografie allegate, è stato
possibile evidenziare aspetti del corpo docente del collegio molisano non desumibili altrimenti.
Il metodo di analisi ci ha fatto preferire il ricorso a quattro parametri: lo status (laico o
ecclesiastico), la qualifica (titolare o interino), la provenienza e la permanenza nel collegio. I
dati ricavati sono stati elaborati statisticamente, anche mediante grafici, che consentono a colpo
d’occhio una visione d’insieme, come utile riferimento costante ed immediato all’analisi ed al
commento415.
415
Dalla ricognizioni sulle fonti archivistiche da noi utilizzate non sempre è stato possibile estrarre i dati relativi ai
parametri “laico/ecclesiastico” e “provenienza”, carenza comunque limitata ad un numero esiguo di profili, tale da
non inficiare il quadro generale dell’analisi. Il dato non identificato è stato graficamente segnalato con la dicitura n.i.
(non identificato). Non si è ritenuto opportuno annoverato tra i 47 maestri e professori, in servizio nel collegio dal
1817 al 1848, Francesco Rossi, in quanto ebbe l’incarico di “aiutante”, figura – come si è visto - atipica sotto il
profilo giuridico ed economico rispetto alla classe dei maestri e dei professori, ma si è comunque provveduto a
stilare il profilo biografico del docente. Sono stati, invece, annoverati tra i docenti, i vicerettori del collegio che
svolsero anche le funzioni provvisorie di docenti, con approvazione ufficialmente del ministero, limitatamente alle
situazioni di emergenza verificatesi nel collegio.
149
5.2.1 Status: laici ed ecclesiastici
G. 1 Laici ed ecclesiastici: docenti (maestri di lingua e arti e professori)
La normativa riguardante la classe docente dei collegi, licei e scuole secondarie, promulgata dal
Decennio francese all’Unità, non introdusse
mai una esplicita distinzione tra laici ed
ecclesiastici. Stabilite le norme di assunzioni per i professori, ogni suddito poteva partecipare ai
concorsi indetti lasciando al merito l’unico metro di giudizio; la nomina, invece, dei maestri di
lingua francese e arti avveniva, senza concorso, direttamente con decreto rettorale
e/o
approvazione ministeriale.
Per tali motivi, il personale docente del collegio sannitico poté annoverare una classe docente
composta da laici ed ecclesiastici in cui, addirittura, la componente laica si è mantenuta
quantitativamente superiore, come si evince dal primo grafico (26 laici = 55% vs 19 ecclesiastici
= 41%).
La situazione, però, si rivela diversa se il parametro si applica in modo distinto all’area dei
maestri e all’area dei professori (grafici 2 e 3).
G. 2 Laici ed ecclesiastici: maestri di lingua ed arte
G. 3 Laici ed ecclesiastici: professori
150
Il primo dato lampante riguarda l’assoluta laicità dei 15 maestri di lingua francese e di arti
(ovvero di Ballo, Musica, Calligrafia, Disegno), dovuta al fatto che tali saperi, introdotti dai
napoleonidi nei collegi per completare la formazione dello studente convittore, storicamente non
facevano parte della formazione ricevuta dalla maggior parte degli ecclesiastici, per cui
restavano ad esclusivo appannaggio dei laici.
Nell’altro campo, invece, dei saperi da sempre di competenza del mondo ecclesiastico, gli studia
umanitatis, gli ecclesiastici risultarono numericamente quasi il doppio rispetto ai laici. Tale
situazione, però, ha bisogno di più approfondite analisi.
Considerando il parametro della permanenza nell’ambito della stessa istituzione scolastica e
limitando l’attenzione a quei professori che maturarono un servizio superiore ad un anno (grafico
4) o a due anni (grafico 5) notiamo che:
G. 4 Laici ed eccl.: professori in servizio più di 1 anno
G.5 Laici ed eccl.: professori in servizio più di 2 anni
tra i docenti che superarono almeno l’anno di servizio, il numero tende ad allinearsi: 13
ecclesiastici e 10 laici, risultando pressoché identico per le docenze che superano i due anni di
servizio, attestandosi a 8 ecclesiastici e 9 laici.
Rimandando l’analisi dettagliata della permanenza nel collegio Sannitico alla sezione ad essa
dedicata, si può sin d’ora asserire che le brevi permanenze nel collegio riguardarono quasi
esclusivamente gli ecclesiastici. Si ricorse, infatti, ad essi nei momenti di emergenza: ad iniziare
dalla copertura delle cattedre all’indomani della destituzione, nel 1821, di quasi l’intero corpo
docente del Sannitico, e tutte le volte che improvvise dimissioni, decessi o sospensioni,
richiesero l’immediato inserimento di docenti senza poter attendere il bando e l’espletamento del
concorso per non interrompere l’attività didattica. In realtà, il ricorso agli ecclesiastici fu
scontato durante le operazioni della giunta di scrutinio, in quanto il governo si premunì nel
frattempo di emanare il decreto 24 giugno 1821: “Gli Intendenti, coll’approvazione de’ rispettivi
Ordinarj diocesani, destineranno soggetti d’intelligenza, di sana moralità, ed illibata condotta per
151
interini sostituti a tutte la cattedre de’ Reali Licei e Collegi, che trovansi vacanti, o pure
diverrano tali per soppressione o destituzioni de’ professori e maestri”416. Il decreto, però, finì
con l’istituire un meccanismo di reclutamento, divenuto negli anni successivi prassi, che favorì il
clero. Come dimostrano le nomine provvisorie avvenute nel collegio, i vescovi assunsero il
ruolo centrale: non solo approvavano, ma individuavano personalmente il futuro supplente,
scelto tra gli ecclesiastici a essi sottoposti.
L’alta percentuale di professori laici in servizio nel collegio Sannitico potrebbe stridere con le
più accreditate letture storiografiche, le quali hanno sempre sottolineato la carenza di personale
laico culturalmente e didatticamente preparato. In realtà, analizzando il percorso formativo degli
11 docenti laici, per la maggior parte di essi si riscontra la caratteristica del possesso della laurea
in medicina o in giurisprudenza, e per alcuni di essi anche l’esercizio della relativa professione.
Difficilmente, invece, si rinvengono laureati nella classe ecclesiastica, pur prendendo in
considerazione la laurea in teologia. Non v’è dubbio, quindi, che la classe dei professori laici
possedesse una solida base culturale, attestata, in alcuni casi, persino dalla produzione scientifica
e dalla lunga permanenza nel collegio: 6 di essi superarono i vent’anni di servizio; un segno
chiaro, tra l’altro, di come la funzione docente, inserita in un sistema pubblico, si stesse quindi
affermando come professione, riscattandosi dalla superata valutazione preferenziale nei confronti
della condizione di ecclesiastico.
416
CLDAPI, vol. II, p. 15.
152
5.2.2 Provenienza territoriale
G. 6 Provenienza territoriale: professori e maestri
Dalle biografie risulta che 20 dei 43 docenti di cui conosciamo la provenienza erano nati nella
Provincia di Molise; tra i restanti: 9 erano nativi in provincie confinanti col Molise (Capitanata
(FG), Terra di lavoro (CE), Principato ultra (AV) Abruzzo ulteriore I (AQ)); 8 distribuiti tra la
città di Napoli, la sua Provincia e il Principato citeriore (SA); 2 nati al di fuori dei confini del
Regno, mentre degli ultimi quattro, di cui non conosciamo il comune di nascita, possiamo
dedurre dalle fonti che fossero di certo nati nel Regno ma che non fossero molisani. Per i
maestri e i professori il raggio di provenienza territoriale non si estese notevolmente:
appartennero tutti alla stessa area geografica (grafico 6).
G. 7 Provenienza territoriale: maestri
G. 8 Provenienza territoriale: professori
A proposito dei maestri (grafico 7), balza evidente la consistenza di quelli non provenienti da
comuni molisani, con una netta prevalenza dalla città di Napoli. Ciò dimostra come in Molise,
nella prima metà dell’Ottocento,
risultava quanto mai difficoltoso trovare personale
didatticamente preparato in Ballo, Musica, Calligrafia, Disegno e Lingua Francese: solo 4,
153
infatti, furono i docenti di origine molisana sui 14 insegnanti di cui conosciamo la provenienza.
Un caso emblematico, ma anche particolarmente singolare, risulta quello del molisano Pasquale
D’Ovidio, chiamato a reggere l’insegnamento di calligrafia a soli 16 anni, mentre era ancora
studente del collegio, per le improvvise dimissioni rassegnate dal docente napoletano Nicola
Delia.
Tra i professori la metà era nativa e risiedeva in Molise (16 su 30), e ben 10 di essi pervennero
alla titolarità per concorso, trasferimento o per nomina, dopo lunghi anni di servizio da interino
nel collegio. Dei restanti sei: 5 furono chiamati all’indomani delle destituzioni del 1821, e il
sesto fu nominato per supplire, nel 1844, un docente sospeso dall’incarico, il sacerdote Giovanni
Ferrara.
Tra i professori non molisani, 8 su 13 erano con titolo inseriti nel corpo docente degli istituti
pubblici: 5 di essi vinsero i concorsi indetti per le cattedre del collegio Sannitico, e 3 giunsero a
Campobasso a seguito di trasferimenti da altri collegi o licei. Dei restanti 5 insegnanti: 2, già in
carica come vicerettori del collegio molisano, furono tenuti a supplire provvisoriamente su
cattedre vacanti per mancanza di docenti idonei cui affidare l’incarico; altri 2 furono incaricati
provvisoriamente dal ministero per far fronte alle destituzioni in massa all’indomani dei moti
(1821), e per sostituire un docente dimissionario (1828), e, in quest’ultimo caso, la nomina
cadde su un sacerdote esercitante in una diocesi molisana. L’ultimo docente, proveniente dal
collegio Caravaggio di Napoli, istituzione barnabita, fu nominato interino su cattedra vacante.
Per alcuni docenti non molisani, Campobasso rappresentò una sede di transito verso Napoli, che
costituiva il punto di arrivo per le aspirazioni di avanzamento di carriera. La capitale del Regno
si rivelò tale per 3 dei 13 docenti transitati per il collegio Sannitico: lo divenne per Luigi
Palmieri, poi successore del Galluppi sulla cattedra di Logica e Metafisica; per Giuseppe Maria
Mazzarella, nominato censore per le opere pubblicate all’estero; per il giovane Alberto Cortes,
allievo del prestigioso liceo San Salvatore di Napoli, venuto a Campobasso di prima nomina,
ma impaziente di poter tornare nella capitale per approfondire i propri studi matematici.
Nello stesso tempo, però, per molti maestri e professori, l’istituto collegiale fu semplicemente
l’approdo finale di una professione iniziata in scuole private o seminari che non potevano
garantire la sicurezza e la consistenza dello stipendio statale. Fu questa una condizione che
accomunò molti docenti non molisani, che, pur vantando più articolate esperienze didattiche
rispetto ai colleghi molisani, pervennero nel collegio per garantirsi una maggiore gratificazione
economica e professionale. Anche se, una volta immessi nel circuito pubblico, la maggior parte
154
di loro tentavano la strada del trasferimento in collegi e licei più vicini al paese d’origine, per
riavvicinarsi ai propri nuclei familiari, agevolati da una politica ministeriale orientata a
concedere facilmente i trasferimenti su cattedre rimaste vacanti, improvvisamente, per i più
svariati motivi.
Per alcuni, invece, l’arrivo in Molise, in giovane età, rappresentò l’inizio di una vita
professionale e familiare, a volte con successo, come per il professore Vincenzo Palmieri,
divenuto apprezzato avvocato del foro molisano; o per il maestro di disegno Michele Fiore, che
ebbe l’opportunità di creare una scuola di disegno per artigiani.
155
5.2.3 Qualifica: titolare o interino
4; 13%
12; 40%
Interino
Titolare
Interino-Titolare
14; 47%
G. 9 Titolarità e interinalità: professori
417
Il corpo docente del collegio sannitico si presenta diviso equamente rispetto alla qualifica: la
metà di essi (14 su 30 docenti) raggiunse la titolarità mediante il superamento di un concorso,
indetto per il
collegio Sannitico stesso o per altro collegio o liceo; l’altra metà assunse
l’incarico da interino e solo per 4 di essi maturò la condizione di accedere alla titolarità senza
concorso dopo un lungo periodo di servizio nello stesso collegio418. Escludendo questi ultimi, la
permanenza nel collegio degli interini non si protrasse a lungo, risultando per lo più compresa tra
un minimo di un mese ad un massimo di due anni. L’interinalità principalmente fu conseguenza
di situazioni imprevedibili come a seguito di: eventi politici, per supplire alle destituzioni dopo i
moti (6 docenti, tra cui un vicerettore)
419
; disposizioni disciplinari che condussero alla
sospensione del titolare (1)420; protrarsi delle procedure concorsuali (1)421, trasferimenti (1)422 o
dimissioni del titolare (1)423.
Tale quadro, però, non fornisce la dimensione esatta della discontinuità didattica in quanto i dati
fin qui analizzati, riferendosi esclusivamente alla figura del docente, eludono un fenomeno
ricorrente nel collegio: i doppi e, a volte, triplici incarichi affidati ai docenti titolari. Accadeva
417
L’analisi è compiuta sui soli professori, in quanto i maestri accedevano all’incarico, come si è già visto, senza
concorso, con sola nomina del rettore e l’approvazione del ministero; ma tale procedura non ha nulla a che vedere
con la titolarità o la precarietà, come la intendiamo oggi.
418
S. Trudi, M. Grimaldi; M. De Cia; M. De Rensis; G. de Sanctis; gli ultimi due con incarico ufficiale di “sostituti”
di docenti titolari.
419
Supplenti: R. Coticone, G. Capozzi, S. Gnaccarini; G. Pallotta, C. Rossi; F. Laccone, quest’ultimo vicerettore.
420
supplente: L. Trentalange.
421
Supplente: F. De Benedictis
422
Supplente: F. Laccone, vicerettore
423
Supplente: F. Cerulli
156
spesso che questi ultimi, titolari di una cattedra, venissero nominati provvisoriamente su cattedre
scoperte, determinando una stato provvisorio dell’insegnamento ben diverso e rilevabile
statisticamente se si applica il parametro Titolarità/interinalità alla singola cattedra, ovvero
considerando se la cattedra fu occupata da un titolare o da un interino, facendo rientrare in questa
categoria anche il docente titolare che occupava la cattedra in oggetto da provvisorio (grafico
10).
G. 10 Titolarità e interinalità: cattedre
424
Nel grafico n. 10 è possibile constatare come solo un terzo delle cattedre fu occupato da titolari,
mentre le restanti furono occupate per limitati periodi: o dagli stessi titolari di altre cattedre, o da
docenti chiamati all’occorrenza per supplire. I periodi di emergenza nella storia del collegio in
cui si ricorse a nomine provvisorie furono due: gli anni Venti e gli anni Quaranta. Nei primi,
destituiti i docenti compromessi con i moti carbonari, non si riuscì a bandire i concorsi a cattedra
per reclutare docenti idonei e, quelle poche volte che furono indetti, non vennero espletati.
Pertanto, con le reintegrazioni operate tra il 1831 e il 1832, a seguito del proscioglimento delle
accuse di “carboneria”, tre antichi titolari fecero ritorno sulle cattedre loro assegnate e ancora
disponibili. Negli anni Quaranta, questi stessi docenti, ormai in età avanzata, cominciarono a
manifestare evidenti segni di salute cagionevole, per cui si rese necessario, da parte della PG,
provvedimenti di nomine ad “interini” e “sostituti” con una certa frequenza. Se a ciò si aggiunge
che tra il 1840 e il 1848 si alternarono alla guida del collegio ben 6 rettori e 5 vicerettori (a
424
La dicitura Interino-titolare si riferisce a quei docenti che occuparono la cattedra inizialmente da interini e solo in
seguito giunsero alla sua titolarità. La dicitura Titolare-interino si riferisce al caso del docente che, persa la titolarità
della cattedra, continua a ricoprirla da interino. Un unico caso del genere fu quello di V. Palmieri, che assunse la
titolarità sulla cattedra di Latino ed Elementi di greco, che però mantenne provvisoriamente quando gli fu in seguito
assegnata la titolarità della cattedra di Retorica e Greco.
157
fronte dei 7 rettori e 6 vicerettori in carica dal 1817 al 1840) , si può immaginare lo stato di
precarietà didattico-amministrativa subito dal collegio in quegli anni.
5.2.4 Permanenza
G. 11 Permanenza nel collegio: professori e maestri
425
Sui 47 docenti, tra professori e maestri che assunsero servizio nel collegio tra il 1817 e il 1848,
16 di essi non superarono i due anni; 7 restarono in carica tra i 2 e i 4 anni; 5 raggiunsero i 5 o 6
anni si insegnamento; 7 superarono i 9 anni e 11 vi rimasero per oltre 20 anni.
Le cause che motivarono l’interruzione della permanenza in servizio nell’istituto si possono
ricondurre a cinque: destituzioni e sospensioni; trasferimenti; esonero per nomina del titolare o
per nomina di altro personale interino; dimissioni; l’avvento dell’Unità d’Italia.
Destituzioni e sospensioni
Le epurazioni del corpo docente per motivi politico-disciplinari costituirono il principale motivo
di interruzione di servizio: ben 13 docenti su 47 furono destituiti o sospesi nel corso dei
trent’anni di storia del collegio presi in considerazione (1817-1848).
La prima destituzione si ebbe nel 1818, ad appena un anno dall’inaugurazione “per misura di alta
polizia” ai danni del docente di Lingua Francese, G. Evans, che fu addirittura espulso dal Regno.
Otto docenti furono destituiti con l’accusa di appartenere a vendite carbonare, ben sette di solo
nel dicembre del 1821, a seguito delle indagini eseguite dalla Giunta di scrutinio per la P.I. 426 e
l’ultimo, P. Santangelo, per i medesimi motivi, nel 1827. Nel nuovo clima politico instauratosi
425
Le permanenze sono calcolate sui periodi di servizio effettivo nel collegio Sannitico. Per tale motivo, non si sono
computati gli anni trascorsi da titolare fuori servizio di A. Filipponi e N. De Matteis, né gli anni in cui il docente A.
Cortes, sebbene titolare, non soggiornò in collegio per mancanza di allievi.
426
R. Afflisio; G. Fusco; B. Della Vecchia; A. Filipponi; N. De Matteis; F. Laccone (vicerettore e docente).
158
agli inizi degli anni Trenta, tre di essi furono reintegrati e, nel decennio successivo, maturarono
l’età pensionabile427.
Ancora agli inizi degli anni Venti, fu destituito il docente-blibliotecario M. Petitti, reo di aver
acquistato per il collegio opere messe all’indice.
Nel corso degli anni trenta non si ebbero sospensioni o destituzioni, se si eccettua la sospensione
per motivi penali, del docente di disegno: arrestato per furto ed omicidio nel 1835 e condannato
definitivamente nel 1836428.
Un episodio che lascia pensare è la sospensione, nel 1844, del docente G. Ferrara per motivi che
restarono volutamente segreti, e reintegrato undici anni dopo429.
All’indomani dei moti del 1848 ormai ai limiti cronologici della nostra ricerca, l’incarico di
sorvegliare il corpo docente del collegio, conferito al commissariato di polizia, portò alla
classificazione come soggetti “pericolosi”, di due docenti, che furono immediatamente sospesi
dall’incarico, senza ulteriori motivazioni430.
Trasferimenti
Incidono sensibilmente a tener bassa la permanenza del corpo docente nell’istituto i trasferimenti
concessi a 3 maestri431 e 7 docenti (tra cui 6 titolari e un vicerettore)432. Su dieci docenti, infatti,
4 restarono in servizio da un minimo di pochi mesi ad un massimo di due433; quattro di essi dai 2
ai 4 anni434, e solo due docenti superarono la permanenza decennale435. Tra i motivi che
determinarono le richieste di trasferimento, fu quasi esclusivamente l’avvicinamento al nucleo
familiare, tenuto conto del fatto che solo uno di essi proveniva da un comune molisano436.
Escluso un vicerettore che occupava provvisoriamente la cattedra per mancanza di docenti
idonei, i 9 docenti che ottennero il trasferimenti ebbero come destinazione: 3 in
scuole
secondarie (Baselice, Morcone e Monteleone); 4 nei collegi (3 ad Avellino e 1 a Lucera) e 2 nei
Licei (Bari e Salerno). Il dato è significativo in quanto dimostra che, sebbene vi fosse una
differenza di grado e prestigio tra scuola secondaria, collegio e liceo, essa non influì sulle
decisioni del corpo docente che evidentemente faceva cadere ogni motivazione di carriera
427
B. Della Vecchia; A. Filipponi; N. De Matteis.
G. D’Angelo.
429
G. Ferarra
430
M. De Cia; G. Presutti.
431
C. Revellis; C. Perifano; G. Gori.
432
G. De Mattia; G. Sorbo; G. Torti; L. Palmieri; N. Tecce; A. Cortes
433
A. Scotti (vicerettore); L. Palmieri; N. Tecce; A. Cortes.
434
C. Revellis; G. Gori; G. De Mattia; g. Sorbo.
435
C. Perifano; G. Torti.
436
G. De Mattia, il quale richiese ed ottenne il trasferimento nella scuola secondaria del paese nativo.
428
159
rispetto al motivo socio-familiare. Del resto, il sistema di pubblica istruzione, rispecchiando il
principio di integrazione tra le tre tipologie di istituti e non di esclusione, permetteva la mobilità
dei docenti che stiamo storicamente riportando.
Interruzione di incarico provvisorio e dimissioni
Le destituzioni, le sospensioni e, a volte, i trasferimenti, occorsi nel collegio, per un totale di 23
unità, crearono situazioni di emergenza cui non si rimediò con tempestivi concorsi, in quanto
soggetti a tempio troppo lunghi, ma affidando gli incarichi a docenti già in servizio su altra
cattedra o ricorrendo alla nomina provvisoria che oggi si direbbe: a tempo determinato.
I docenti utilizzati provvisoriamente andarono incontro a tre diversi destini: alcuni riuscirono ad
ottenere la titolarità dopo un lungo servizio (4)437; ad altri fu interrotto il percorso per il
sopraggiungere del titolare, per non aver ottenuto la dispensa dal vescovo, o perché ritenuti non
idonei all’incarico (6)438; i rimanenti rassegnarono le dimissioni (7, tra cui un titolare)439.
Questo gruppo di docenti, in qualità di interini, come già evidenziato in precedenza, esclusi i 4
che cumularono parecchi anni di servizio, conseguendo la titolarità, non superò quasi mai i due
anni.
Tra i 7 dimissionari, tutti degli anni Venti, sono da annoverarsi: 2 maestri e 5 professori, di cui
solo uno titolare e tra questi solo due superarono i due anni di servizio.
Le ragioni delle dimissioni, per due di loro sono da motivare con l’amarezza e la deluzione di
essere stati esclusi dalla titolarità senza concorso, nonostante ritenessero di aver svolto un
servizio esemplare; per altri si trattò di motivi riconducibili alla situazione di malessere in cui
versarono i docenti interini, soprattutto se provenienti, come quasi tutti i dimissionari (5 su 7), da
comuni non molisani: chiamati a reggere le cattedre con basse remunerazioni e senza alcuna
reale prospettive di carriera. Resta poi da evidenziare la motivazione dell’unico titolare di
cattedre, costretto alle dimissioni in seguito ad una complessa storia di alcolismo.
Queste dimissioni accorse negli anni Venti comunque sono un segno evidente della
L’avvento dell’Unità d’Italia
Degli undici docenti che raggiunsero gli oltre venti anni di servizio, 7 di essi (4 maestri e tre
professori) insegnavano ancora nel 1860, anno del plebiscito di annessione al regno d’Italia. Nel
1861, però, furono riconfermati nell’incarico solo 3 maestri, mentre un solo professore continuò
437
S. Trudi, M. Grimaldi; M. De Cia; M. De Rensis; G. de Sanctis.
L. Tretalange; R. Coticone; G. Capozzi; F.M. de Benedictis; G. Pallotta; C. Rossi.
439
N. Delia; G. Pecorari; S. Gnaccarini; G. Castrilli; G.M. Mazzarella; G. De Sanctis; A. Uhr (titolare).
438
160
ad essere impiegato nel collegio, ma con altra funzione e non sappiamo perché gli altri docenti
furono posti fuori servizio.
Segnaliamo, in questo clima di repentini e radicali cambiamenti verificatisi all’avvento del
nuovo governo unitario,la singolarità della carriera di Michele De Rensis, il quale, già prefetto
di camerata, poi prefetto d’ordine e infine docente titolare di Filosofia e Matematica durante il
periodo borbonico, fu incaricato quale direttore spirituale del liceo “Mario Pagano”, la nuova
denominazione assunta dal collegio Sannitico, e presidente di diverse commissioni, tra cui
quella di esaminatrice per l’assegnazione dei posti semigratuiti del collegio: ruoli chiave nel
collegio post-unitario. Ma non basta, c’è da aggiungere che le prime due reggenze del liceo
(1860-1867) furono affidate, in assoluta continuità con l’impostazione borbonica, a ecclesiastici.
Tale situazione di fatto lascia intravedere una complessità, nel periodo di transizione dal preunitario a quello unitario, maggiore rispetta quanto rilevato storiografica, che vede
nell’applicazione della legge Casati un momento di assoluta cesura tra i due periodi.
161
Profili biografici: maestri esterni, professori, vicerettori e rettori
Nota esplicativa
Gli insegnamenti previsti nei collegi dal Regolamento del 1816 avevano una dicitura estesa,
tanto che nei documenti dell’epoca venivano sintetizzati in diversi modi [i più comuni riportati,
di seguito, tra parentesi quadre]. Per convenzione, nel corso della esposizione, utilizzeremo le
seguenti abbreviazioni:
- Catechismo di religione e di morale, grammatica italiana ed applicazioni delle regole
grammaticali, aritmetica pratica, storia sacra e geografia [lingua italiana; prima cattedra] =
Italiano e Aritmetica
- Esercizio di correttamente scrivere in italiano, grammatica latina, ed applicazioni delle sue
regole aì classici con analisi grammaticale, storia profana e mitologia [latino elementare;
umanità inferiore; latinità inferiore; grammatica; seconda cattedra]= Italiano ed Elementi di
latino
- Lingua latina sublime colla spiegazione de' classici prosatori e poeti, grammatica di lingua
greca ed antichità romane [lingua latina sublime; umanità maggiore; latinità superiore, latinità
sublime; belle lettere] = Latino ed Elementi di greco
- Rettorica, poesia italiana e latina, applicazioni delle regole grammaticali a' Classici greci con
analisi grammaticale [rettorica; rettorica e poesia; eloquenza]= Retorica e Greco
- Filosofia, etica, diritto di natura, verità della religione cattolica, sintesi ed analisi elementare
[filosofia e sintesi; filosofia e matematiche] = Filosofia ed elementi di matematica
- Matematica sublime e fisica matematica [Matematica sublime] = Matematica e Fisica
A queste cattedre si affiancò, per volere dell’intendente Biase Zurlo sin dalla inaugurazione del
collegio, la Cattedra intermedia di primi rudimenti, non presente negli altri collegi del Regno.
Sino al 1822, fu retta da prefetti di camerata. La cattedra, riconosciuta ufficialmente dal
ministero nel 1823, trovava la sua collocazione tra la Cattedra di Italiano e Aritmetica e quella
di Italiano ed Elementi di Latino. È da noi denominata “Primi rudimenti”.
Dal 1829, fu istituita anche la cattedra di Giurisprudenza.
Si possono individuare nella corpo docente dei collegi e licei, 4 categorie: Titolare, Interino,
Sostituto e Aiutante, da noi utilizzate nella stesura dei profili. Per maggiore chiarezza:
Titolare = docente vincitore di concorso. La titolarità venne, a volte, accordata anche per merito.
Percepiva uno stipendio stabilito da tabelle salariali (Statuti, 1816)
Sostituto = supplente di un titolare, nominato dal ministero. Percepiva metà dello stipendio del
titolare, e posto a suo carico.
162
Interino = docente che occupa una cattedra vacante, ovvero senza titolare, per l’assenza di un
concorso o nell’attesa del suo espletamento. Percepiva metà dello stipendio previsto per i titolari,
gravante sulla cassa del collegio.
Aiutante = figura docente istituita nel 1833, allorquando il governo decise di estendere anche agli
esterni i corsi delle prime quattro cattedre, fino ad allora riservati ai soli interni. L’aumento
rimarchevole degli allievi condusse la PG a introdurre questa nuova figura che affiancava il
docente di Italiano e Aritmetica. Era a carico degli alunni esterni che frequentavano le lezioni
delle prime quattro cattedre.
Per completezza, ricordiamo che è attestata dalla documentazione pervenutaci la definizione di
“interino” anche per il “sostituto”, l’uno e l’altro, chiamato, a volte, docente “provvisoro”.
Storicamente e amministrativamente, furono posti in stato “provvisorio” e definiti tali tutti i
docenti, titolari o meno, in servizio durante la Giunta di Scrutinio per la pubblica istruzione e
sino al termine della sua attività (1821-1822), in quanto le operazioni di scrutinio si basavano
su una presunzione di colpevolezza che comportò per i docenti l’incertezza dell’incarico.
Durante tale periodo anche i docenti titolari furono remunerati, per la provvisorietà dell’incarico,
al 50%.
I profili sono ordinati in modo cronologico e compresi in 4 categorie:
1) Maestri esterni (nel seguente ordine: Disegno; Calligrafia; Lingua francese; Musica; Ballo)
2) Professori (nel seguente ordine: Italiano e Aritmetica; Primi rudimenti; Italiano ed Elementi di
Latino; Latino ed Elementi di greco; Retorica e Greco; Filosofia e Matematica; Matematica e
Fisica)
3) Rettori
4) Vicerettori
163
Maestri esterni
1817
1818
1819
1820
1821
1822
1823
1824
1825
1826
1827
1828
1829
1830
1831
1832
1833
1834
1835
1836
1837
1838
1839
1840
1841
1842
1843
1844
1845
1846
1847
1848
Disegno
Calligrafia
Lingua francese
R. Afflisio
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G. D'Angelo
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M. Fiore
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R. Afflisio
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N. Delia
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P. D'Ovidio
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G. Evans
R. Aloisi
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M. Petitti
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C. Revellis
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C. Perifano
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A. Bellieux
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Musica
Ballo
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D. Iammarino P. Santangelo
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G. Pecorari
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D. Zinno
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G. Gori
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G. Presutti
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Scherma440
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440
Il corso di scherma non venne mai attivato in quanto si ritenne l’arte marziale diseducativa e pericolosa per
l’incolumità degli allievi.
164
Disegno
Afflisio Raffaele
Napoli ? - ?
Status: laico
Cattedra: Calligrafia e Disegno
Periodo di servizio nel collegio Sannitico: d.r. 30 ottobre 1817 (trasferimento) – c.m. 21
dicembre 1821 (destituzione)
Maestro di Calligrafa e Disegno nel collegio di Avignano (1811-1812) e, successivamente, in
quello di Lucera (1812-1817), informato dell’apertura del collegio di Campobasso, inoltrò,
nell’ottobre del 1817,
ufficiale richiesta di trasferimento
presso il collegio molisano,
giustificata con motivi di salute, e chiedendo di godere dei medesimi diritti goduti a Lucera:
stipendio, vitto e alloggio. Già conosciuto dal rettore dell’Erba, che lo aveva avuto come docente
ad Avigliano, ottenne dalla CPI l’autorizzazione e la nomina, con decreto rettorale 30 ottobre
1817.
Terminati i moti costituzionali (1820-1821), fu accusato, a seguito delle ispezioni condotte dalla
Giunta di scrutinio per la pubblica istruzione, di comparire tra i membri della Carboneria e
immediatamente destituito dal Ministero degli Interni con c.m. 21 dicembre 1821.
Trasferitosi a Napoli, continuò ad insegnare nell’istituto scolastico privato di Domenico Franco,
tra i più rinomati della capitale, ininterrottamente dal 1823 al 1846, anno in cui richiese alla PG
di essere reintegrato nel sistema della pubblica istruzione. La PG non potendo reintegrarlo per
mancanza di cattedre vacanti, ne annotava la disponibilità alla nomina in un collegio o liceo
statale appena se ne fosse presentata l’occasione.
Fonti: ASN, DIPL, Giunta di scrutinio del ramo amministrativo, fs. 50; ASN, CGPI, fs. 403, 424; ASCNMP, b.
367, f. 2209.
D’Angelo Gaetano
Napoli, ? - ?
Status: laico (pittore)
Cattedra: Calligrafia e Disegno
Periodo di docenza nel Collegio Sannitico: r. 17 gennaio 1822 (provvisorio; approvato con c.m.
18 dicembre 1822) – 1835 (sospensione)
All’indomani dei moti costituzionali del 1820-21 che ebbero come conseguenza la destituzione
di molti docenti nei collegi e licei del Regno, si aprì per il pittore d’Angelo la possibilità di
165
accedere all’insegnamento di disegno rese disponibili e manifestò la volontà di insegnare nel
collegio di Campobasso. Il presidente della Società Reale Borbonica sottopose
al vaglio
dell’affermato artista Andrea Celestino due tele di D’Angelo ed ottenendo parere favorevole,
conferì l’incarico provvisorio, con r.17 gennaio 1822, e approvato definitivamente con c.m. 18
dicembre 1822.
All’indomani della incoronazione di Ferdinando II a Re delle due Sicilie, D’Angelo ottenne dal
Ministero degli Interni la privativa sulle copie dei ritratti originali della famiglia reale da
apporre negli uffici pubblici molisani.
Non brillò per disciplina: nel 1826, fu autore di una ingiuriosa lettera anonima, contro due
impiegati e due docenti del Sannitico, ma fu scoperto dal rettore che lo fece ritirare nel convento
dei Cappuccini di Campobasso per sei giorni con l’obbligo della confessione e degli esercizi
spirituali.
Nel 1835, fu arrestato a Campobasso con l’accusa di “marcato furto qualificato per lo mezzo e
per la violenza, e accompagnato da omicidio confermato in persona del Vicerettore D. Domenico
Pavente” e condannato nel 1836.
Fonti: ASN, CGPI, ffs. 405,407, 409, 415-416; ASCNMP, b. 367, f. 2214.
Fiore Michele
Lauro in Principato ultra (AV), 1809 – Campobasso, 7 ottobre1865
Status: laico (artista)
Cattedra: Disegno
Periodo di servizio nel collegio Sannitico: c.m. 18 luglio 1835 (trasferimento) – 1865 (defunto)
Maestro di Disegno nel collegio di Lucera, fu trasferito alla stessa cattedra nel Collegio di
Campobasso con c.m. 18 luglio 1835.
Nativo di Lauro, sposò una donna di Monaciglioni e si trasferì definitivamente in Molise.
Nel 1841 propose per mezzo del Consiglio generale della Provincia una scuola di disegno
applicato alle arti, offrendosi di fondare la scuola “fornendola di quanto occorresse […] e
facendo subire ai suoi allievi un’esame (sic) in ciascun anno durante la riunione del Consiglio
stesso” (rescritto 31 agosto 1841, in GI, anno 1842, p. 361).
La scuola, approvata, con rescritto 31 agosto 1841, fu fatta gravare per 120 ducati sui fondi della
Provincia , che fornì anche il locale. Come libro di testo si utilizzò il manuale Catechismo di
disegno lineare di Franceour, tradotto dal sacerdote Luigi Visci, invece del manuale di disegno
166
proposto dal consiglio provinciale, che fu ritenuto dal rettore del collegio sannitico troppo
difficile per gli “artigiani”.
La scuola per artigiani si inseriva a pieno titolo nella nuova politica scolastica, promossa dal
presidente della P.I, Giuseppe Maria Mazzetti, tesa a rilanciare l’istruzione di “arti e mestieri”,
già teorizzata nel suo Progetto di riforme pel regolamento della pubblica istruzione (1838) e
veniva incontro alle esigenze di una modernizzazione del mondo del lavoro espressa già a partire
dagli inizi degli anni Trenta dalla classe dirigente locale.
Il suo impegno nella scuola di disegno e nel collegio Sannitico continuarono ininterrottamente
sino alla morte, avvenuta nel 1865.
Fonti: ASCb, Intendenza di Molise, b. 72, ff. 55-57; ASCNMP, b. 367, f. 2223 ASCb, Intendenza di Molise, b. 72, f.
57
Bibliografia: Giornale dell’Intendenza, anno 1842, p. 361; Dante Gentile Lorusso, Attraversamenti. Sulla cultura
artistica nell’Ottocento molisano, Campobasso, Regia, 2010.
167
Calligrafia
Afflisio Raffaele [v. Disegno]
Delia Nicola
Napoli, ? - ?
-
Status: laico (docente)
Cattedre: Calligrafia; Italiano e Aritmetica
Periodo di servizio nel Collegio Sannitico:
Calligrafia: c.m. 26 dicembre 1822 (trasferimento) – novembre 1823 (dimissioni)
Italiano e Aritmetica: c.m. 26 dicembre 1822 – novembre 1823
Maestro di Calligrafia sin dal 1809 nei collegi di Catanzaro e poi Cosenza, e maestro di scuola
primaria nei comuni di Cetraro e di Bonifati, giunse nel Collegio di Campobasso agli inizi del
1822 su proposta dell’ispettore-rettore D. Orofino, quale incaricato di Calligrafia
e,
provvisoriamente, come docente di Italiano e Aritmetica.
Autore di opere di “grammatica italiana, calligrafia, aritmetica pratica” (D. Orofino alla GSPI,
Campobasso, 6 aprile 1822, in ASN, CGPI, fs. 405), ormai perdute, fu
confermato
definitivamente dalla PG quale docente di Calligrafia con circolare 26 dicembre 1822, ma si
dimise già nel novembre 1823, a seguito della perdita della moglie, per accudire i suoi sei figli
residenti a Napoli.
Fonti: ASN, CGPI, fs. 405-406; ASN, Ministero Interno, Inventario I, f. 859, ASCNMP, b. 368, f. 2249.
D’Ovidio Pasquale
Trivento, 3 marzo 1808 - ?
Status: laico (musicista-calligrafo)
Cattedra: Calligrafia
Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: c.m. 4 febbraio 1824 - 1860
Figlio di Amato, proprietario di Trivento, e padre di Francesco ed Enrico D’Ovidio, entrò in
collegio nel novembre del 1819, e ne uscì ancora studente al compimento del suo diciottesimo
compleanno, nel 1826. Nel 1824, a seguito della rinuncia di Nicola Delia, maestro di calligrafia
e lingua italiana, il rettore Amato lo propose come maestro di calligrafia e la nomina fu
approvata con c.m. 4 febbraio 1824. Fu l’unico caso, riscontrato nel periodo 1817-1848, di
alunno-docente del collegio, ed è rimasto il docente con il maggior numero di anni di servizio
168
continuativo nel collegio, fino al 1860, anno in cui si trasferì a Napoli dove ottenne la nomina di
docente di Calligrafia nella neonata scuola normale maschile della capitale, con d. 28 novembre
1860, all’indomani dell’annessione plebiscitaria al Piemonte.
Esercitò anche la professione di calligrafo presso i tribunali (Delle principali norme da tenersi
nelle perizie calligrafiche giudiziarie) e fu un valente musicista: primo violino e direttore
dell’orchestra che si esibiva nel teatro del capoluogo molisano, estimatore di Rossini, che
definiva il “grande Maestro Compositore” (Dilucidazioni sulla musica dello Stabar Mater di
Rossini, Campobasso, s.n., 1843), fu autore di numerose composizioni musicali che eseguite in
occasione di celebrazioni ufficiali.
Fonte: ASNA, CGPI, fs. 425; ASCNMP, b. 367, f. 2216.
Bibliografia: Atti del governo estratti dal giornale officiale di Napoli, Napoli, s.n., 1860.
169
Lingua francese
Evans Giuseppe
Status: laico
Cattedra: Lingua francese
Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: 16 novembre 1817 – febbraio 1818 (destituzione)
Fu il primo docente di Lingua francese del neonato collegio Sannitico, in esercizio dalla
inaugurazione del Collegio, avvenuta il 16 novembre del 1817, ma già l’anno successivo fu
destituito “per misura di alta Polizia”, e si dispose la sua espulsione dal regno.
Fonti: ASCNMP, b. 367, f. 2210.
Aloisi Raffaele
Avezzano in Abruzzo ulteriore (AQ), ? - ?
Status: laico (medico)
Cattedra: Lingua francese
Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: d.r. 11 novembre 1818 – novembre 1820
Laureato in medicina, lavorò durante il Decennio francese negli uffici della provincia di Molise
come traduttore. Nel 1818 chiese e ed ottenne la cattedra di Francese nel collegio Sannitico con
nomina rettorale dell’11 novembre 1818, e vi rimase fino al 1820.
Fonti: ASCb, Intendenza di Molise, b. 999; ASCNMP, b. 367, 2211.
Petitti Michele
? [ma Provincia di Molise] - ?
Status: Laico
Cattedra: Lingua Francese; Matematica e Fisica
Periodo di docenza nel Collegio Sannitico:
- Lingua Francese: d.r. 20 novembre 1820– d. 14 febbraio 1824 (destituzione)
- Matematica e Fisica (provvisorio): d. 4 luglio 1822 – d. 14 febbraio 1824 (destituzione)
Membro della Società economica di Molise, fu nominato, nel novembre del 1820, docente di
Lingua Francese e due anni dopo, a seguito della destituzione di quasi l’intero corpo docente del
170
Sannitico, gli fu affidata provvisoriamente anche la cattedra di Matematica e Fisica rimasta
scoperta.
Responsabile della biblioteca del collegio, fece acquistare, senza autorizzazione ministeriale, un
cospicuo fondo librario, che annoverava opere di Voltaire, Helvetius e Darwin nonno, messe
all’indice; per questo motivo, inquisito dalla CPI, fu destituito nel febbraio del 1824.
Fonti: ASN, CGPI, fs. 406; ASN, DIPL, Giunta di scrutinio del ramo amministrativo, fs. 50; ASCNMP, b. 368, f.
2247.
Revellis Carlo
Nativo francese
Status: laico
Cattedra: Lingua Francese
Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: c.m. 29 maggio 1824 – c.m. 4 luglio 1827
(trasferimento)
A seguito della destituzione di M. Petitti, la PG lo nominò maestro di Lingua francese con c.m.
29 maggio 1824.
Dopo solo tre anni, Revellis chiese ed ottenne, con c.m. 4 luglio 1827, il trasferimento nel liceo
di Bari.
Fonti: ASCNMP, b. 367, f. 2217.
Perifano Costantino
Foggia in Capitanata - ?
Status: laico (avvocato)
Cattedra: Lingua francese; Primi Rudimenti
Periodo di servizio nel Collegio Sannitico:
Lingua Francese: c.m. 18 agosto 1827 (trasferimento) – dicembre 1837 (trasferimento)
Primi rudimenti: 1828 - 1835
Docente di Lingua francese nel collegio di Chieti, chiese ed ottenne il trasferimento nel collegio
di Campobasso nell’agosto 1827 scambiando la sede con il docente di Campobasso, Biellux, che
a sua volta aveva chiesti l’assegnazione a Chieti.
Avvocato, e in possesso anche della licenza in Filosofia e Matematica, non solo si ritrovò a
sostituire i docenti delle cattedre di Latino e di Filosofia e Matematica, ma resse con continuità,
dal 1828 al 1835, la cattedra di Primi rudimenti, e gli fu anche assegnato l’incarico di impartire
171
durante le ferie autunnali lezioni di geografia e di latino agli alunni interni che non facevano
rientro a casa, ricevendo per questo la c.d. “gratificazione”, che si assommava allo stipendio.
Durante gli anni di permanenza nel collegio molisano tentò più volte e in tutti i modi avvicinarsi
al suo paese natio, chiedendo trasferimenti su posti vacanti, partecipando ai concorsi per i
collegi di Lucera e di Avellino e proponendosi persino al posto di contabile del collegio di
Lucera. Finalmente, partecipò e vinse il concorso indetto per la cattedra di Filosofia e
Matematica del collegio di Avellino, che raggiunse nel dicembre del 1837 e vi rimase sino al
termine della sua lunga carriera, affrontando e superando nel 1853 anche l’esame per giudice di
2° classe.
La sua predilezione per le opere di Voltaire e Racine restò viva nella mente dei suoi allievi
molisani anche dopo il trasferimento, tanto che ne citavano i versi ad ogni occasione. (M.
Grimaldi alla PG, Campobasso, s.d. [ma 1837], in ASNa, CGPI, fs. 418).
Fonti: ASN, CGPI, bb. 408, 412; ASCNMP, b. 367, f. 2218.
Bibliografia: M. D’Addio, Politica e magistratura (1848-1876), Milano, Giuffrè, 1966, p. 310.
Billieux Teodoro Augusto
?, 1798 - ?
Status: laico (docente)
Cattedra: Lingua francese
Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: c.m. 31 ottobre 1837 (trasferimento) - 1862
Di madre molisana e padre francese, fu nominato docente di lingua francese nel collegio di
Chieti (1827). Chiesto, nel 1830, il trasferimento al collegio di Campobasso, trovandosi la
cattedra del collegio Sannitico già occupata da Costantino Perifano, già suo predecessore a
Chieti, dovette attendere il passaggio del docente campobassano nel neo collegio di Avellino per
essere nominato nel collegio del capoluogo molisano con c.m. 31 ottobre 1837, occupando la
cattedra ininterrottamente sino al 1862. Dedicò la vita esclusivamente all’insegnamento.
Fu autore di un Manuale dello studente di lingua francese contenente gli elementi della
pronuncia, la declinazione dei nomi, e la coniugazione de’ verbi francesi (1842)
Fonti: ASN, CGPI, ffs. 408, 418; ASCNMP, b. 367, f. 2220.
172
Musica
Iammarino Donato
?-?
Status: laico
Cattedra: Musica
Periodo di docenza nel Collegio Sannitico: d.r. 11 novembre 1818 - 1820
La scuola di Musica, prevista dai regolamenti esclusivamente a favore degli alunni interni le cui
famiglie ne facessero richiesta, partì solo nel secondo anno di vita del collegio e fu affidata dal
rettore, nel novembre del 1818, all’apertura del nuovo anno scolastico, a Donato Iammarino:
docente rimasto in carica sino al 1820.
Fonti: ASNA, CGPI, fs. 403.
Pecorari Giuseppe
Napoli, ? - ?
Status: laico (musicista)
Cattedra: Musica
Periodo di docenza nel Collegio Sannitico: 15 maggio 1821 – 15 agosto 1826 (dimissioni)
Maestro di musica nel liceo di Bari durante la reggenza di Alessandro dell’Erba, fu chiamato da
quest’ultimo a insegnare musica nel collegio campobassano, acquisendo la cattedra con nomina
rettorale del 15 maggio del 1821.
Le sue lezioni si tenevano giornalmente, invece dei 3 giorni previsti dallo statuto. Oltre
all’insegnamento nel collegio, il maestro continuò la sua attività privata in città, fino il 15 agosto
del 1826, anno in cui si dimise per “affari di famiglia”.
Musicista e compositore, fu autore di un Compendio di musica elementare (Campobasso, 1820)
pensato e scritto espressamente “per uso della sua scuola”, in cui esponeva i primi elementi di
musica e di canto, accompagnati da un trattato sull’origine ed evoluzione dell’arte musicale, con
particolare attenzione alla tradizione napoletana.
Fonti: ASN, DIPL, Giunta di scrutinio del ramo amministrativo, fs. 50; ASCNMP, b. 367, f. 2213.
173
Di Zinno Donato
Campobasso ? - ?
Status: laico
Cattedra: Musica
Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: d.r. 13 novembre 1826 - 1861
Nominato docente di musica dal rettore per Amato nel 1826 per far fronte alle improvvise
dimissioni del titolare Giuseppe Pecorari, fu da subito apprezzato come abile insegnante della
“moderna scuola di digitare il pianoforte, e nel solfeggio, e nel canto, che ne deriva” (Rettore
Amato all’intendente, Campobasso, 4 maggio 1826, in ASCNMP, b. 367, f. 2212). Insegnò con
continuità sino all’indomani dell’Unità, quando la cattedra di musica fu soppressa nel “R. liceo e
convitto nazionale” di Campobasso.
Fonti: ASNA, CGPI, fs. 408; ASCNMP, b. 367, f. 2212
174
Ballo
Santengelo Pietro
Matrice, 1778 - ?
Status: laico (medico)
Cattedra: Ballo
Periodo di servizio nel collegio Sannitico: d.r. 11 novembre 1818 – c.m. 8 dicembre 1827
(destituzione)
Medico di Matrice, Pietro Santangelo ebbe affidata, dal rettore Alessandro dell’Erba nel 1818, la
scuola di Ballo. Fu uno dei pochi impiegati del collegio a non essere destituito nel dicembre del
1821 a seguito delle indagini sull’appartenenza alla carboneria. Non si salvò però, sei anni dopo,
quando, dietro una segnalazione anonima, l’intendente accertò che fu un fedelissimo di Giovanni
de Majo, tra i più noti e influenti carbonari molisani durante i moti. “Nel corso del nonimestre –
relazionava l’intendente - però visse piuttosto tranquillo. La di lui attuale condotta non fa temere
che possa contaminare gli alunni del collegio sannitico, nel quale recasi una o due volte la
settimana”, aggiungendo che le sue lezioni avvenivano sempre alla presenza del prefetto
d’ordine. (Intendente alla PG, Campobasso, 1 dicembre 1827, ASN, Ministero degli Affari
Interni, Inventario I, fs. 858). Nonostante le rassicurazioni del funzionario, il ministro
dell’interno trovò non “conveniente” la sua presenza in collegio e fu di conseguenza rimosso nel
dicembre del 1827.
Nel 1831, a seguito del reintegro dei pubblici impiegati destituiti per reati politici, presentò
istanza ma la cattedra ormai assegnata ad altri non gli permise di beneficiare del disposto di
legge.
Fonti: ASN, CGPI, fs. 408; ASN, Ministero degli Affari Interni, Inventario I, fs. 858; ASCNMP, b. 367, f. 2215
Gori Gaetano
Napoli, 1806 - ?
Status: laico (ballerino)
Cattedra: Ballo
Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: c.m. 31 ottobre 1828 – 12 ottobre 1831
(trasferimento)
175
All’età di ventidue anni chiese alla PG, come “esperto di ballo”, di occupare le cattedra allora
vacante nel Collegio Sannitico. Benché approvato dal ministero nell’ottobre 1828, l’intendente
molisano, in accordo con il rettore del collegio campobassano, lo fece esibire nel teatro dello
stabilimento per dare “un saggio delle sue abilità sul ballo”, dinanzi alle “principali autorità
gentiluomini di questa città, i quali tutti applaudirono il maestro, e specialmente i genitori degli
alunni (Intendente alla PG, Campobasso, 12 novembre 1828).
Nel 1830 richiese un trasferimento in un collegio o liceo più vicino alla capitale per avvicinarsi
alla sua famiglia, residente a Napoli. Ottenne il trasferimento nel collegio di Avellino con c.m.
24 aprile 1830, ma dovette attenderne l’inaugurazione avvenuta nel novembre del 1831 e vi
rimase sino al termine della sua carriera.
Il suo approccio al ballo fu di tipo pantomimico, genere drammaturgico sviluppatosi a partire
dalla seconda metà del Settecento che coniugava letteratura, arti visive e rappresentazioni
drammatiche. Nel collego campobassano ebbe la collaborazione degli stessi docenti per la
stesura del “racconto” pantomimico, rappresentato in forma di ballo in occasioni celebrative
dagli allievi, giungendo in anni più maturi a ideare egli stesso l’intera opera (I due genii,
Avellino, Tiografia Sanduli e Guerriero, 1840;
Il perdono, Avellino, Tiografia Sanduli e
Guerriero, 1843).
Fonti: ASN, CGPI, ffs. 409, 412; ASCNMP, b. 367, f. 2219.
Presutti Giuseppantonio
?-?
Status: laico
Cattedra: Ballo
Periodo di docenza nel Collegio Sannitico: c.m. 12 ottobre 1831 – 19 dicembre 1849
(destituzione)
Trasferito G. Gori al collegio di Avellino, il ministero nominò, come docente di Ballo nel
collegio Sannitico, G. Presutti nell’ottobre del 1831. La sua attività didattica fu espletata con
continuità mediante l’accompagnamento di un maestro di violino, inizialmente pagato dal
docente stesso, poi dai fondi del collegio. Oltre a lezioni di ballo, faceva esercitare gli allievi
anche in musica, insegnando pianoforte.
176
La sua attività fu favorita dall’attenzione che le famiglie degli allievi riservavano
all’insegnamento della musica e del ballo, attività preferite a quella di scherma, e considerate
pedagogicamente fondamentali per lo sviluppo delle qualità non solo artistiche ma anche fisiche.
Nel novembre del 1849, all’indomani dei moti costituzionali, il ministero richiese la lista degli
impiegati del collegio con le annotazioni morali e politiche. L’intendente, fatti i dovuti
accertamenti, individuava
consigliando
nei soli docenti M. de Cia e G. Presutti i soggetti pericolosi,
che “converrebbe prendersi sollecitamente sul loro conto un qualche
provvedimento, perché secondo le assicurazioni dello stesso Commissario [di polizia] incaricato
espressamente a sorvegliarli, sono la vera peste del Collegio” (Intendente al Ministero degli
Affari Interni, Campobasso, 13 nov. 1849, in ASN, CGPI, fs. 412). Pertanto, nel dicembre del
1849, seguì il provvedimento di sospensione.
Fonti: ASNa, CGPI, fs. 412; ASCNMP, b. 367, f. 2221.
177
Professori
Italiano e
Aritmetica
Primi rudimenti
1817
1818
1819
1820
G. Fusco
*
*
*
prefetto di camerata
*
*
*
1821
M. Grimaldi
*
1822
N. Delia
M. de Cia
G. De Mattia
*
*
Sorbo
titolare ma non
presente
titolare ma non
presente
1823
1824
1825
1826
1827
1828
1829
1830
1831
1832
1833
1834
1835
1836
1837
1838
1839
1840
1841
1842
1843
*
S. Trudi
*
*
*
M. Grimaldi
*
*
*
*
*
*
*
G. Ferrara
*
*
*
*
*
*
*
L. Trentalange
(sostituto)
*
*
*
*
*
*
*
*
M. Grimaldi
C. Perifano
*
*
*
*
*
*
*
M. Grimaldi
*
*
*
*
*
*
*
Sorbo
*
*
*
M. de Cia
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
R. Coticone/A.
Scotti
G. Capozzi/S.
Gnaccarini
S. Gnaccarini
V. Palmieri
*
*
*
*
F.M. de Benedictis
*
B. della Vecchia
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
1844
1845
1846
1847
1848
Italiano ed El.
latino
Latino ed El. greco
B. della Vecchia
*
*
*
178
1817
1818
1819
1820
1821
1822
1823
1824
1825
1826
1827
1828
1829
1830
1831
1832
1833
1834
1835
1836
Retorica e Greco
Giurisprudenza
Filosofia e Matematica
Matematica e
Fisica
G. Torti
*
*
*
G.Pallotta/F.
Laccone
G. Castrilli
G. Capozzi/S.
Gnaccarini
S. Gnaccarini
V. Palmieri
*
*
*
*
*
*
B. della Vecchia
*
G. Torti
*
*
/
/
/
/
A. Filipponi
*
*
*
N. Tecce
N. de Matteis
*
*
/
/
*
G.M. Mazzarella
*
C. Rossi/M. Petitti
/
/
/
/
/
/
V. Palmieri
*
*
*
*
*
*
*
A. Uhr
*
*
*
*
F. S. Cerulli
*
L. Palmieri
*
A. Filipponi
*
*
*
*
A. Filipponi e G. De
Sanctis
*
*
*
A. Filipponi e de Rensis
*
*
*
*
*
de Rensis
*
*
*
A. Uhr
G. de Sanctis
*
*
/
A. Cortes
*
N. de Matteis
*
*
*
*
1837
*
1838
*
1839
*
1840
*
1841
*
1842
*
1843
*
1844
*
1845 G. Torti e G. Diodati
1846
*
1847
*
1848
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
G. de Sanctis
*
*
*
*
*
*
*
*
179
Italiano e Aritmetica
Fusco Giuseppe
S. Lorenzo Minore in Terra di Lavoro [oggi San Lorenzello (BN)] ? - ?
Status: ecclesiastico (sacerdote)
Cattedra: Italiano e Aritmetica
Periodo servizio nel Collegio Sannitico: d. 17 luglio 1817 (concorso) – c.m. 21 dicembre 1821
(destituzione)
Nato nel comune di S. Lorenzo Minore appartenente alla Diocese di Cerreto in Terra di Lavoro,
distretto di Piedimonte, studiò nel seminario di Cerreto. Ordinato sacerdote,
fu nominato
maestro di Grammatica nello stesso seminario, ricoprendo, tra il 1814 e il 1816, anche la carica
di Vice-rettore.
Nel 1816 partecipò, unico candidato, al concorso per docente presso i collegi di Campobasso e
Maddaloni, e lo superò per la cattedra di Italiano e Aritmetica al Collegio Sannitico, ricevendo
anche la prevista licenza in Lettere e Filosofia. Prese servizio con d. 17 luglio 1817. Non tragga
in inganno il fatto che sia stato l’unico concorrente e vincitore: allora era frequente che si
presentasse un unico candidato ad un concorso, ma non per questo veniva dichiarato
necessariamente vincitore.
Nel 1820 venne accusato dal padre di un alunno di pedofilia, ma le ampie e sincere
testimonianze a suo favore lo discolparono completamente. L’accaduto, però, lo indusse, per
prudenza, a lasciare la resindeza interna del collegio, per trasferirsi presso il nobile
campobassano Japoce, di cui curava già l’educazione dei suoi due figli.
Accusato di essere membro della Carboneria, venne destituito nel dicembre 1821.
Fu autore di un poderoso Saggio fisico-morale sull’uomo sano (Napoli, Mosino, 1820) in cui,
ispirato dalle ricerche dell’anatomista e fisiologo tedesco padre della frenologia, Franz Joseph
Gall, trattò tematiche di fisiologia metafisica, mediante le analisi del “sentimento, la facoltà locomotoria, la nutrizione, la respirazione, l’assorbimento e la traspirazione cutanea”.
Fonti: ASN, CGPI, fs. 406; ASN, DIPL, Giunta di scrutinio del ramo amministrativo, fs. 50; ASN, fss. 403, 405;
ASN, Ministero degli Affari Interni , Inventario I, fs. 859.
180
Grimaldi Michelangelo
Campobasso 1784/85 - ?
-
Status: laico (medico)
Cattedra: Italiano e Aritmetica; Primi rudimenti
Periodo di docenza nel Collegio Sannitico:
Italiano e Aritmetica: d. rettorale 17 novembre 1821 – 6 febbraio 1822; 1828-1836 (provvisorio)
Primi rudimenti: giugno 1827 – 1828; 1836-1861 (titolare con d. 4 luglio 1847)
Proprietario e medico esercitante a Campobasso, fu chiamato a supplire, con nomina rettorale del
17 novembre 1821, il docente di Italiano e Aritmetica, assente per malattia. Appena un mese
dopo, il collegio fu colpito dalla destituzione di quasi tutti i suoi docenti, a seguito degli scrutini
della Giunta per la pubblica istruzione, ma Grimaldi continuò a insegnare sino all’arrivo, nel
febbraio 1822, dell’ispettore-rettore D. Orofino, che gli tolse l’incarico per destinarlo quale
maestro di scuola primaria del capoluogo.
Rientrato nel collegio nel 1827 come amministratore e medico del collegio, fu incaricato lo
stesso anno quale maestro di Primi rudimenti e l’anno successivo, per l’improvvisa morte del
docente Stefano Trudo, chiamato a insegnare di nuovo sulla cattedra di Italiano e Aritmetica che
resse sino al 1836, chiedendone la titolarità ma senza successo. Nel 1836, a seguito della
circolare ministeriale che permise la frequenza delle prime classi del collegio anche agli esterni,
determinando un aumento consistente degli alunni, gli fu di nuovo affidata la cattedra di Primi
rudimenti, affiancato dai prefetti di camerata Ravalli e Stanziani, affinché, con metodo
individuale, si portassero gli studenti ad un livello in grado di poter seguire i corsi di Italiano e
Aritmetica, e quelli di Italiano ed Elementi di Latino.
Resse la cattedra sino al 1861, acquisendone la titolarità senza concorso nel 1847, ottenendo,
negli anni Trenta, anche alla nomina di membro della Commissione provinciale di pubblica
istruzione.
Fonti: ASN, Ministero degli Affari Interni, Inventario I, fs. 859; ASN, CGPI, fss. 410, 423; ASCNMP, b. 368, f.
2252; ASCNMP, b. 367, f. 2234.
Delia Nicola [v. Calligrafia]
181
Trudi Sefano
Forlì del Sannio, 1768 - Campobasso, 4 novembre 1828
Status: Laico
Cattedra: Italiano e Aritmetica
Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: 1824 - 1828 (defunto)
Vinse il concorso per la cattedra di Belle lettere presso il comune di Trivento e, nominato il 20
gennaio 1820, vi rimase sino al 1823, anno della chiusura definitiva della scuola. Nel contempo,
insegnò privatamente dal 1819 al 1823 nel comune di Castropignano.
Noto ed apprezzato in provincia, fu a gran voce richiesto dalle famiglie degli allievi e dai
membri della Deputazione provinciale del collegio come insegnate del Sannitico, i quali
arrivarono persino a boicottare le lezioni del neo titolare della cattedra di Italiano ed Elementi di
Latino, Giuseppe Sorbo, ma senza successo.
Le dimissioni di N. Delia, offrirono l’occasione per chiamarlo a reggere da interino la cattedra di
Italiano e Aritmetica del collegio, riuscendo ad acquisirne la titolarità, con passaggio ufficiale
dalla cattedra secondaria di Trivento nel 1828, anno della sua morte.
Fu padre di Nicola Trudi, allievo del sannitico, l’illustre matematico, docente di Calcolo
all’Università di Napoli.
Fonti: ASN, Ministero degli Affari Interni, Inventario I fs. 858; ASCNMP, b. 368, f. 2244: ASN, CGPI, fss. 406407.
Bibliografia: Giornale di matematiche di Battaglini, 30(1923), voll. 61-62, p. 93.
Ferrara Giovanni
Castelpetroso - ?
Status: ecclesiastico (sacerdote)
Cattedra: Italiano e Aritmetica
Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: d. 27 giungo 1836 – 1861 (sospeso con c.m. 16 luglio
1844 e reintegrato nel 1855)
Ordinato sacerdote nel 1812, fu maestro di scuola primaria nel comune di Castelpetroso e
ispettore, per sette anni, delle scuole primarie del circondario di Carpinone, prima di esser
nominato, nel 1818, docente nel seminario di Bojano. Un anno dopo gli venne conferita la carica
di prefetto di camerata del collegio Sannitico, ma ben presto la lasciò per trasferirsi a Napoli
come precettore privato dei figli di alti funzionari dell’amministrazione partenopea. Con decreto
22 settembre 1831, fu autorizzato ad aprire una scuola privata, che resse sino al 1836, quando,
182
vinto il concorso, con decreto del 27 giungo fu nominato docente titolare della cattedra di
Italiano e Aritmetica del collegio Sannitico, che mantenne sino al 1844, anno della sua
sospensione da parte della PG, senza motivazioni ufficiali alle autorità locali, che ne
sottolineavano l’eccellente preparazione. Continuò comunque a percepire metà dello stipendio,
fino al 1855, anno di reintegrazione sulla stessa cattedra che resse sino al 1861.
Fonti: ASN, CGPI, fss. 413, 423, 425; ASCNMP, b. 368, f. 2245.
Rossi Francesco
Colletorto - ?
Status: laico
funzione: docente aggiunto alla cattedra di Italiano e Aritmetica
Periodo di docenza nel Collegio Sannitico: 4 aprile 1838 (c.m. 21 luglio 1838) – 1848 (?)
La carriera di docente di Francesco Rossi, nato a Colletorto (CB) ma domiciliato con la famiglia
a Campobasso, ebbe inizio allorquando il ministero, su proposta della PG prese l’importante
decisione di aprire i corsi delle prime quattro cattedre dei Collegi e Licei anche agli alunni
esterni (ministeriale 1 giungo 1833), fino ad allora ad esclusivo appannaggio degli alunni interni
secondo il regolamento del 1816, e di affiancare al titolare della cattedra di Italiano e Aritmetica
un “ajutante” per far fronte al numero crescente di alunni. Si creò in tal modo una nuova
categoria di docente, chiamato anche “maestro di lingua italiana aggiunto”, assunto senza
concorso e con sola approvazione della PG, pagato con la tassa di iscrizione richiesta agli esterni
che usufruivano dei primi 4 corsi, per un massimo di 12 ducati mensili.
Nel collegio sannitico l’insegnamento fu inizialmente affidato a Giuseppe Stanziani, di cui non
abbiamo rintracciato finora sufficienti informazioni, e solo il 4 aprile 1838, dopo aver superato
un esame voluto dal rettore del collegio di Campobasso dinanzi a tre docenti del Sannitico,
Francesco Rossi, domiciliato a Campobasso con la sua famiglia, assunse le sue funzioni
provvisoriamente in attesa della definitiva approvazione della PG, arrivata con ministeriale del
21 luglio 1838.
Sotto la seconda reggenza del rettore Bria (1844-1848) gli fu affidato anche l’incarico di seguire,
in orario extrascolastico, gli alunni ancora non in grado di leggere e scrivere correttamente.
Fonti: ASN, CGPI, fs. 420
183
Trentalange Libero
Campobasso, 1799 – Campobasso, 10 ottobre 1860
Status: ecclesiastico (canonico)
Cattedra: Italiano e Aritmetica
Periodo di servizio nel collegio Sannitico: c.i. 19 settembre 1844 – 1850
Figlio di un locandiere di Campobasso, vestì l’abito sacerdotale e restò nella città natale,
membro della chiesa cattedrale. A seguito della sospensione di G. Ferrara si rese disponibile
come docente sostituto, e fu nominato in emergenza direttamente dall’intendente alla cattedra di
Italiano e Aritmetica, che resse per 6 anni.
Fonti: ASN, CGPI, fs. 422.
184
Cattedra di Primi rudimenti
De Cia Michele
Tufara 1798 - ?
Status: secolare
Cattedre: Primi Rudimenti; Italiano ed Elementi di Latino
Periodo di docenza nel Collegio Sannitico:
- Primi rudimenti: c.m. 10 aprile 1822 – giugno 1827
- Italiano ed Elementi di Latino: c.m. 28 marzo 1827 (titolare con d. 22 luglio 1827) - 19
dicembre 1849 (destituzione)
Seminarista, non poté prendere gli ordini perché non in possesso del “sacro patrimonio” a norma
del concordato del 1818. Impiegato nel seminario di Benevento, fu nominato prefetto di
camerata nel collegio Sannitico nel novembre del 1821, carica che dovette lasciare forzatamente
nel maggio del 1822 perché il Regolamento non permetteva ai secolari di ricoprire tale incarico,
riservato ai sacerdoti. L’ispettore-rettore D. Orofino, chiamato nel 1822 a rimetter ordine nel
collegio all’indomani della destituzione dell’intero corpo docente avvenuta nel dicembre1821, lo
designò, nel marzo del 1822, quale docente provvisorio di Primi rudimenti, per impartire le
prime nozioni agli alunni interni del collegio che non avevano ricevuto una istruzione elementare
o comunque carenti.
Tre mesi dopo, nel luglio del 1822, fu nominato docente provvisorio di Italiano e Latino
elementare, per effetto dell’assenza del titolare Sorbo, provvedendo, tra il novembre del 1823 e
l’aprile del 1824, anche ad impartire le lezioni della cattedra di Italiano e Aritmetica, in attesa
della nomina di un nuovo docente a seguito delle dimissioni rassegnate improvvisamente da N.
Delia.
Trasferito G. Sorbo, nel 1827, ottenne la titolarità della cattedra di Italiano ed Elementi di Latino,
senza concorso, e la mantenne per 22 anni, fino al dicembre del 1849, allorché venne sospeso
perdendo anche il diritto alla pensione, per le segnalazioni dell’intendente a seguito delle
indagini svolte sul coinvolgimento del personale del collegio nei moti del 1848.
Fonti: ASN, CSPI, fss. 405, 408, 410, 426; ASCNMP, b. 368, f. 2248.
Grimaldi Michelangelo [v. Italiano e Aritmetica]
Perifano Costantino [v. Lingua francese]
185
Italiano ed Elementi di Latino
De Mattia Gervasio
Baselice in Provincia di Molise (BN), ? - ?
Status: ecclesiastico (sacerdote)
Cattedra: Italiano ed Elementi di latino
Periodo di docenza nel Collegio Sannitico: d. 18 marzo 1817 - settembre 1820 (trasferimento
con d. 6 giugno 1820)
Vestito l’abito sacerdotale insegnò durante il Decennio francese nel seminario di Benevento, poi
Belle lettere nel seminario di Ariano, fino alla nomina, nel 1817, al collegio di Campobasso,
dove resse la cattedra di Italiano ed Elementi di latino per tre anni.
All’apertura del concorso per le scuole secondarie della Provincia di Molise, indetto il 5 febbraio
1820, ne approfittò per concorrere alla cattedra di Belle lettere di Baselice, suo comune natio.
Risultato vincitore, venne nominato con decreto 6 giugno 1820, lasciando però il collegio, su
disposizione dell’intendente Biase Zurlo, solo alla fine dell’anno scolastico.
Accusato nel 1822 di condotta immorale, nel clima politico del periodo, la questione non poté
rimanere relegata nei confini paesani. Tanto che, messa in moto la macchina investigativa, fu
indicato, nel 1823 anche come membro della carboneria, e destituito nel consiglio di stato del
24 febbraio 1824. Un anno dopo, a seguito di più approfondite indagini, caddero tutte le accuse,
ma De Mattia, seppur reintegrato, non poté riprendere servizio per assenza di studenti che, nel
frattempo, avevano trovato altri canali d’istruzione.
Fonti: ASN, CGPI, fss. 405, 1489; ASCNMP, b. 368, f. 2241
Sorbo Giuseppe
Sant’Antimo in Provincia di Napoli (NA), ? - ?
Status: Laico
Cattedra: Italiano ed Elementi di Latino
Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: d. 26 agosto 1820 (concorso) – d. 12 marzo 1827
(trasferimento)
Docente, dal 27 novembre del 1819, di “Lingua latina e italiana” nella scuola secondaria di
Torino di Sangro (Abruzzo Ultra), vinse il concorso indetto il 16 maggio 1820 per la cattedra di
186
Italiano ed Elementi di Latino del collegio Sannitico, resasi libera per il trasferimento di G. de
Mattia. Benché vincitore di concorso fu nominato come “provvisorio”, secondo le disposizioni
del ministero in regime di Giunta di Scrutinio per la P.I, percependo quindi, metà dello stipendio.
Sorbo non fu accolto benevolmente a Campobasso: forti furono le proteste presso il ministero da
parte della “cittadinanza”, e fu praticato un ostracismo da parte della Deputazione provinciale del
collegio, che gli preferiva il docente della scuola secondaria di Trivento, Stefano Trudi. Si arrivò
persino a bloccargli fisicamente le lezioni, costringendo Sorbo alla partenza, e nominando, con
approvazione della CPI, come supplenti i prefetti di camerata Giovanni Ferrara e Michele de
Cia.
Il ministro si rivolse al Principe Cardito, presidente della CPI, per disporre la nomina in un altro
istituto, ma essendoci altre cattedre disponbili, la GSPI lo rimise in servizio nel 1822, con
circolare 2 aprile, e gli conferì la titolarità definitiva con d. 10 giugno 1823.
Tre anni dopo, chiese il trasferimento nel liceo di Salerno, accordatogli con decreto 12 marzo
1827.
Fonti: ASN, Ministero Interno, Inventario I, fs. 859; ASN, CGPI, fs. 405; ASNA, CGPI, fs. 406; ASNa, DIPL,
Giunta di scrutinio del ramo amministrativo, fs. 50; ASCNMP; b. 368, f. 2243
De Cia Michele [v. Cattedra di Primi rudimenti]
187
Latino ed Elementi di Greco
Della Vecchia Biase
Spinete in Provincia di Molise, 2 febbraio 1795 - ?
Status: ecclesiastico (sacerdote)
Cattedra: Latino e ed Elementi di greco
Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: d. 18 marzo 1817 (concorso) – c.m. 21 dicembre
1821 (destituzione); d. 18 febbraio 1832 (reintegro) - 1861
Sacerdote di Spinete, partecipò e vinse il concorso per la cattedra di Lingua e Greco del collegio
Sannitico nel 1816 a soli 21 anni, insegnando dall’inaugurazione del collegio, avvenuta nel
novembre del 1817, sino al dicembre del 1821, anno in cui fu destituito per l’accusa di
appartenere alla Carboneria.
Fu reintegrato dopo aver ottenuta la grazia concessa agli impiegati pubblici, nel febbraio del
1832. Gli fu affidata, al suo rientro, anche la cattedra di Retorica e Greco sino a conclusione del
successivo anno scolastico (1832-1833).
Fu posto a riposo solo nel 1861, a sessantasei anni, non avendo ottenuto nel computo degli anni
di servizio per accedere al pensionamento quelli trascorsi tra il 1821 e il 1832, la sanatoria da lui
richiesta al Ministero della Pubblica Istruzione sin dal 1848.
Fonti: ASN, CGPI, fs. 406; ASN, DIPL, Giunta di scrutinio del ramo amministrativo, fs. 50; ASN, CGPI, fs. 413;
ASN, Ministero degli Affari Interni, Inventario I, fs. 859; ASCNPP, b. 368, f. 2241.
Coticone Raffaele
Status: ecclesiastico (sacerdote)
Cattedra: Latino ed Elementi di greco
Periodo servizio nel Collegio Sannitico: c.i. 16 dicembre 1821 - 6 febbraio 1822
Nominato direttamente dall’intendente Marchese di Camerota, in accordo col vescovo di Boiano
Gennaro Pasca, per far fronte all’emergenza creatasi con le destituzioni del dicembre del 1821, al
settantenne Coticone gli fu assegnata la cattedra di Latino ed Elementi di Greco, che resse dal
16 dicembre 1821 al 6 febbraio 1822. Con l’arrivo dell’ispettore–rettore D. Orofino, non gli fu
confermato l’incarico benché fosse “un esemplare, ed abile ecclesiastico, … per la sua soverchia
bontà non imponendo con contegno su l’animo degli alunni della sua Scuola, stenta per
188
riscuotere la pubblica soddisfazione” (Ispettore-rettore D. Orofino alla PG, Campobasso 23
marzo 1822, in ASN, CGPI, fs. 403). Per assicurargli comunque un viatico, Orofino lo assegnò
alla scuola primaria di Campobasso.
Fonti: ASN, CGPI, fs. 403; ASN, Ministero degli Affari Interni, Inventario I, fs. 859, ASCNMP, b. 367, f. 2234
Scotti Antonio [v. Rettori]
Capozzi Giuseppe
Morcone ? - ?
Status: ecclesiastico (parroco)
Cattedra: Latino ed Elementi di greco; Retorica e Greco
Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: c.i. 12 maggio 1823 – 3 agosto 1823
Il parroco Giuseppe Capozzi, era rettore della chiesa S. Govanni de Restauris di Morcone, socio
corrispondente della Società economica di Molise ed ispettore per le scuole primarie del
circondario di Morcone, nonché maestro della cattedra di agricoltura dello stesso comune (a
seguito del concorso indetto il 18 ottobre 1818) ininterrottamente sino agli anni Cinquanta,
allorché fu indicato dal Vescovo di Bojano, Gennaro Pasca, nel 1823, a insegnare
temporaneamente Latino ed Elementi di greco e Retorica e Greco nel Collego Sannitico per far
fronte all’emergenza determinatasi con la destituzione dei docenti titolari all’indomani dei moti
costituzionali e alla rinuncia del docente provvisorio G. Castrilli. Assunto l’incarico, però, in
quanto parroco di Morcone, appartenente alla diocesi di Benevento,
dovette ricevere la
necessaria dispensa ecclesiastica dal Cardinale di Benevento, il quale, assicuratosi che nel
periodo di assenza la parrocchia venisse assegnata alle cure dell’economo, nonostante il parere
contrario alla nomina di un parroco del presidente della PG Monsignor Rossetti, Vescovo di
Pozzuoli, concesse la dispensa, data l’urgenza della situazione verificatasi nel collegio.
Capozzi occupò le due cattedre, dal 12 maggio al 3 agosto 1823, vale a dire sino all’arrivo del
nuovo docente designato dalla PG, il sacerdote Gnaccarini, il quale, improvvisamente due anni
dopo rassegnò le dimissioni. In occasione dell’inizio dell’anno scolastico 1825-1826, Capozzi fu
richiamato dal rettore Amato per far fronte alla situazione e, benché la PG lo avesse già
nominato docente interino il 7 novembre 1825, non poté rendersi disponibile in quanto, si
giustificava in una lettera, il cardinale di Benevento “coll’ultimo Sinodo Diocesano ha fulminato
sospensione da incorrersi ipso facto da quei Curati, che abbandonassero la loro residenza per più
189
di otto giorni senza autorizzazione di lui. Conviene quindi attendere per non essermi da una
censura” (sacerdote G. Capozzi al Rettore A. Amato, Morcone, 31 dicembre 1825, in ASN,
CGPI, fs, 407). Si attese, quindi, la dispensa del Cardinale, che concesse al parroco solo due
mesi. La PG, naturalmente, non ritenne opportuno utilizzare Capozzi per un periodo così breve e
ordinò al rettore e all’intendente di accordarsi con vescovo di Boiano, Gennaro Pasca per
reperire un altro docente.
Capozzi, profondo erudito, fu socio di diverse accademie di Scienze e Lettere, ispettore degli
Scavi di Antichità e, dal 1834, membro della Famiglia Pontificia ecclesiastica con la nomina a
Cappellano d’onore extra urbem. Diede alle stampe numerose allocuzioni ecclesiastiche e scritti
di carattere storico-memoristico - tra cui l’importante testimonianza Memorie sul tremuoto
avvenuto nel contado di Molise nella sera de’ 26 luglio dell’anno 1805 (Benevento, Stamperia
del Sacro Seminario, s.d.) - e letterario (tra i quali Saggio di poesie toscane, Napoli, Stamperia
Mergelliana, 1806). Ripropose, tradotto in strofe, anche Il Libro X di Lucio Giunio Moderato
Colummella messo in sestine (Campobasso, Tip. Nuzzi, 1825) inserito nella politica culturale dei
redattori del Giornale Economico Rustico del Molise, che si proponeva anche traduzioni di
classici della letteratura riguardanti l’arte agraria per ricavarne “istruzioni” e “metodi classici” (Il
libro X…, p. 6).
Fonti: ASN, CGPI, fss. 405, 407; ASCNMP, b. 368, f. 2254
Gnaccarini Salvatore
Roma, 1798 – Roma, luglio 1830
Status: ecclesiastico (sacerdote)
Cattedra: Retorica e Greco; Latino ed Elementi di greco
Periodo di docenza nel Collegio Sannitico: 2 agosto 1823 – settembre 1825
Giovanissimo professore nel Seminario della diocesi di Pozzuoli, fu nominato Docente di
Lingua greca nel collegio medico-cerusico nel 1817, cattedra che mantenne fino al 1820, anno in
cui passò a quella di Retorica del collegio di Caravaggio retto dai padri scolopi. Nel 1823 fu
indicato dal vescovo di Bojano Gennaro Pasca come idoneo ad occupare la cattedre di Retorica e
Greco, temporaneamente sostenute dal parroco Giuseppe Capozzi e metter così fine allo stato
precario in cui si trovò il collegio Sannitico all’indomani della destituzione dei docenti titolari a
seguito dei moti del 20-21. Nominato docente provvisorio nell’agosto del 1823, chiese, ma non
190
ottenne, la titolarità della cattedra senza concorso, percependo, quindi per legge, la metà dello
stipendio di un titolare, ma riuscì ad integrarlo con l’insegnamento della cattedra di Latino ed
Elementi di Greco. Il rifiuto della PG a concedergli la titolarità, determinato dalla istituzione di
un concorso per le due cattedre già aperto dal 5 aprile 1823, ma non ancora espletato nel 1825,
condussero Gnaccarini a rassegnare le dimissioni alla fine dell’anno scolastico 1824-1825,
rinunciando persino a concorrere al bando per le due cattedre e si ritirò a Roma.
Versato nelle lingue classiche e conoscitore dell’ebraico e dell’arabo, fu “autore di diversi
componimenti in italiano, latino e greco ed opuscoli in materia archeologica” (ASNA, CGPI, fs.
407), tra cui le Poesie italiane (1818), opere che gi diedero notorietà negli ambienti colti del
napoletano, come testimoniano gli elogi espressi, tra gli altri, dal marchese di Villarosa e
dall’abate Serafino Gatti negli Ultimi uffizii alla memoria del sacerdote Salvatore Gnaccarini
romano (1830).
Fonti: ASNA, CGPI, fss. 405, 407; Ministero degli Affari Interni, Inventario I, f. 859.
Bibliografia: Giornale araldico di Scienze, lettere e arti, Tomo XLVIII, mesi ottobre-novembre-dicembre 1830, p.
415.
Palmieri Vincenzo [v. Giurisprudenza]
De Benedictis Francesco Maria
Castelluccio Acquaborrana Provincia di Molise (attuale Castelmauro, prov. CB), ? – ?
Status: n.i.
Cattedra: Latino e Greco
Periodo di docenza nel Collegio Sannitico: 1830-1832
Chiamato a occupare da interino la cattedra vacante di Latino ed Elementi di greco nel collegio
Sannitico dall’anno scolastico 1830-1831, la disimpegnò sino al 1832, anno in cui fu reintegrato
l’antico titolare destituito nel 1821, Biase della Vecchia.
Nel 1831 presentò domanda per aprire una scuola privata che fu autorizzata dal ministero, nel
1832.
Fonti: ASN, CGPI, fs. 413; MP, 369, f. 2258
191
Retorica e Greco
Gianbattista Torti
Busso, ? - ?
Status: laico (docente-proprietario)
Cattedra: Retorica e Greco
Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: d. 5 novembre 1817 – dicembre 1821 (destituzione);
d. 20 settembre 1834 (reintegro) – 1851 (pensionamento)
Appartenente ad una famiglia benestante, vinse il concorso, aperto il 1 ottobre 1817 per la
cattedra di Retorica e Greco del collegio di Campobasso, riportando un lodevole giudizio del
decano e membro della CPI Francesco Rossi.
Nel 1820 chiese ed ottenne il trasferimento alla cattedra di Belle lettere del comune di Morcone,
paese nativo della moglie, dove rimase sino al 1828, anno in cui fu destituito in seguito
all’accusa mossagli da alcuni suoi compaesani, di implicazione nelle vendite carbonare durante il
nonimestre, poiché genero di Tito Magri, proprietario, noto giacobino nel 1799 e uomo influente.
La vicenda fu chiarita solo nel 1832 e venne reintegrato sulla cattedra vacante di Retorica e
Greco del collegio Sannitico, con autorizzazione del Consiglio di Stato del 20 settembre 1834.
Insegnò con regolarità sino al 1845, anno in cui, per il manifestarsi di una malattia, gli venne
affiancato un “sostituto” ufficiale nella persona di Girolamo Diodati, avvocato di Campobasso,
che lo sostituì nella seconda lezione pomeridiana.
Nel 1851, venne messo in pensionamento, dispensato dall’età minima per intercessione del
Consiglio generale della Provincia, dopo 27 anni di effettivo servizio, con la somma di 144
ducati annui.
Per la sua posizione sociale legata allo status di benestante proprietario, fu nominato due volte
nel Consiglio generale della Provincia (1832 e 1833) e più volte nel consiglio distrettuale di
Campobasso, che presiedette nel 1844. A tal proposito, è bene ricordare che la presenza di
docenti del Sannitico in seno ai consigli provinciali e distrettuali fu garanzia di una maggior
attenzione ai problemi dell’istruzione da parte della classe dirigente locale, la quale si espresse
più volte a favore di una maggior centralità del collegio nel progetto di rinascita economica del
territorio, richiedendo assiduamente nel corso degli anni trenta l’istituzione di cattedre ad
indirizzo economico e scientifico.
Fonti: ASN, Ministerodegli Affari Interni, Inventario I, fss. 857,
Intendenza di Molise, bb. 71, 73; f. 54; ASCNMP, b. 368, f. 2240.
859; ASN, CGPI, fss. 403, 425; ASCB,
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Pallotta Giovammatteo
S. Giuliano di Sepino in Provincia di Molise [San Giuliano del Sannio, CB], ? - ?
Status: ecclesiastico (arciprete)
Cattedra: Retorica e Greco
Periodo di servizio nel collegio Sannitico: settembre 1820 – 1821
Arciprete di San Giuliano di Sepino, fu chiamato dall’intendente a ricoprire provvisoriamente la
cattedra di Retorica e Greco vacante per il trasferimento di Giambattista Torti alla scuola
secondaria di Morcone. Pallotta rimase in collegio per pochi mesi, poiché fu intimato al ritorno
in parrocchia dal proprio Vescovo, che non concesse la proroga richiesta dall’intendente fino
alla nomina di un nuovo sostituto. L’emergenza fu allora affrontata con la nomina a docente
provvisorio del vicerettore F. Laccone, nel giugno del 1821.
Fonti: ASN, CGPI, fs. 403.
Laccone Francesco [v. Vicerettori]
Castrilli Giuseppe
Roccamandolfi, ? - ?
Status: ecclesiastico (sacerdote)
Cattedra: Retorica e Greco
Periodo di docenza nel Collegio Sannitico: d. 17 gennaio 1822 – 1 aprile 1823
All’indomani della destituzione dei docenti del Sannitico, nel 1821, venne chiamato
dall’intendente in accordo col vescovo, a reggere da provvisorio la cattedra di Retorica e Greco.
La nomina fu ratificata
dall’ispettore-rettore D. Orofino in quanto, sebbene di età ormai
avanzata, “fornito […] di una vita esemplare, di molto credito nella Diocesi, e di molti talenti per
la Sua Scuola, ed in materie Ecclesiastiche” (Ispettore-rettore D. Orofino alla PG, Campobasso
23 marzo 1822, in ASN, CGPI, fs. 403). Ad appena un anno dalla nomina, però, rassegnò le
dimissioni per motivi di salute, nonostante la richiesta del rettore di soprassedere e per non
mettere a rischio la sopravvivenza stessa del Collegio, in un momento di assoluta necessità.
Fonti: ASN, CSPI, fs. 405.
193
Capozzi Giuseppe [v. Latino ed Elemento di greco]
Gnaccarini Salvatore [v. Latino ed Elemento di greco]
Palmieri Vincenzo [v. Giurisprudenza]
Della Vecchia Biase [v. Latino ed Elemento di greco]
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Giurisprudenza
Palmieri Vincenzo
Faicchio in Terra di Lavoro (BN), 1802 - ?
-
Status: laico (legale)
Cattedra: Latino ed Elementi di Greco; Retorica e Greco; Giurisprudenza
Periodo di docenza nel Collegio Sannitico:
Latino ed elementi di Greco: titolare con d. 26 maggio 1825 (concorso) sino al 12 febbraio
1827, e interino da tale data sino al 1830;
Retorica e Greco: 26 maggio 1825 - 24 aprile 1832 (titolare con d. 12 febbraio 1827);
Giurisprudenza: maggio 1829 - 1854 (titolare con d. 24 aprile 1832, senza concorso)
Laureato in Giurisprudenza, partecipò e vinse il concorso indetto il 13 gennaio 1825 per la
cattedra di Latino ed Elementi di Greco del Collegio Sannitico, e, contemporaneamente, fu
nominato interino della cattedra di Retorica e Greco, che fu unita alla prima, per tamponare la
situazione di emergenza in cui venne a trovarsi l’istituto in quegli anni. Nel 1827 gli fu conferita,
su sua richiesta, la titolarità della cattedra di Retorica e Greco, in quanto non si era presentato
nessun aspirante al concorso indetto, continuando a reggere in modo provvisorio la cattedra di
Latino ed Elementi di Greco e la Cattedra Intermedia sino al 1830.
Nel 1829, su proposta del Consiglio generale della Provincia, fu approvata dalla PG la cattedra di
Giurisprudenza, e gli fu affidata nonostante continuasse ad espletare da titolare anche le lezioni
di Retorica e Greco. La situazione si stabilizzò solo a partire dal 1832, allorché, reintegrati sulle
rispettive cattedre i docenti destituiti nel 1821, a Palmieri fu affidato, come titolare, il solo corso
di Giurisprudenza, che mantenne sino al 1857, anno in cui il collegio fu elevato a liceo con
l’istituzione di 3 cattedre di giurisprudenza e 5 di medicina. Vincenzo Palmieri, cui fu assegnata
la cattedra di ?,
affiancato da altri due colleghi espletò il suo incarico sino all’avvento
dell’Unità, allorquando il liceo Sannitico venne declassato a liceo classico, secondo i disposti
della legge Casati.
All’attività didattica Palmieri affiancò l’attività professionale di avvocato, e fu tra i più
apprezzati del foro molisano tanto che, nel 1841, il Consigli provinciale lo propose quale
giudice di Tribunale civile, anche a seguito delle valutazioni espresse dalla PG: “Dalle indagini
prese ho rilevato, che il Professore del R. Coll.o di Campobasso D. Vincenzo Palmieri serva una
condotta lodevolissima in tutti i suoi portamenti, ed è dotato di talenti tali, che lo distinguono
verso il pubblico, che glie ne fa pieni elogi” (minuta, PG al Ministero degli Interni, 10 agosto
1831, in ASN, CGPI, fs. 421).
195
L’istituzione della cattedra di Giurisprudenza rese il collegio un semi-liceo ad indirizzo
giuridico: limitato alle sole Leggi civili, ma le lezioni di Palmieri spaziarono tra diritti e
procedure civili e penali, sui quali verteva l’esame di Licenza, fornendo contemporaneamente
una preparazione fondamentale e propedeutica per accedere all’università e conseguire la laurea
in un solo anno. Approfittarono dei suoi corsi soprattutto gli studenti esterni. Ricevette, per le
sue capacità didattiche, anche un generoso encomio sul Giornale abruzzese di scienze, lettere ed
arti: “Grande merito va riconosciuto al professor Vincenzo Palmieri per la sua straordinaria
capacità di rendere semplici e comprensibili agli allievi anche le più difficili e astratte nozioni di
diritto” (a. 1839, p. 247). Sulla preparazione giuridica e la capacità oratoria restano alcune
arringhe del Palmieri date alle stampe (tra cui, In difesa di Fra Francesco Maria Andresini,
Napoli, G. Gentile, 1836).
Attento anche ai problemi sociali, promosse, negli anni cinquanta, l’apertura di una Casa Pia di
lavoro per le fanciulle e i faniulli bisognose istituendo una deputazione per la raccolta fondi,
presieduta dal parroco e docente del sannitico Alfondo Filoppone, con l’ampio sostegno del
giornale “Il Sannita”.
Fonti: ASN, CGPI, fss.. 407-408, 421; ASCNMP, b. 368, f. 2255; ASCb, Opere pie, b. 4
Bibliografia: R. Lalli, L’Ottocento, in R. Lalli, N. Lombardi, G. Palmieri (a cura di), Campobasso Capoluogo del
Molise, Palladino editore, vol. I, p. 129.
196
Filosofia e Matematica
Filipponi Alfonso
Campobasso, 1785 – Campobasso, 9 gennaio 1856
-
Status: ecclesiastico (canonico)
Cattedra: Filosofia e Matematica
Periodo di servizio nel Collegio Sannitico:
d. 27 nov. 1817 (concorso) – c.m. 21 dicembre 1821 (destituzione);
d. 18 febbraio 1832 (reintegro) – 5 febbraio 1851 (pensionamento) [posto fuori servizio dal
1846]
Nominato con decreto 27 nov. 1817, il canonico Alfondo Filipponi fu docente di Filosofia e
Matematica nel collegio Sannitico sin dalla sua inaugurazione, dopo il superamento del concorso
svoltosi nel 1816.
Colpito dall’accusa di esser membro della Carboneria, fu destituito nel dicembre del 1821, e
reintegrato sulla stessa cattedra solo nel febbraio del 1832.
Nel 1835, chiese ed ottenne dal Ministero un anno sabatico “proponendosi di visitare a titolo
d’istruzione i luoghi più cospicui della Germania, della Francia e dell’Inghilterra”, continuando
a percepire la metà dello stipendio (ASNA, CGP, b. 417). Già, a metà degli anni Venti, aveva
intrapreso un viaggio per l’Italia incontrando i maggiori letterati, tra cui Pietro Giordani.
Venuto a contatto con le più progredite realtà europee, negli anni trenta si fece promotore di una
più moderna cultura scientifica nel collegio, istituendo un laboratorio di fisica attrezzato con
macchine e strumenti provenienti da Parigi ed acquistati grazie all’aiuto dell’amico e accademico
napoletano Antonio Nobile.
Nel 1837, iniziarono a manifestarsi i primi sintomi di una malattia, che lo tenne spesso lontano
dal collegio per lunghi periodi, supplito da Giacomo de Sanctis (1837-1840) e de Renzis (18411844), fino a quando, nel 1844, su sua richiesta tenne lezione solo nelle ore mattutine per il
corso di Filosofia, delegando le lezioni pomeridiane di matematica al sostituto de Renzis. Due
anni dopo lasciò definitivamente l’insegnamento senza perdere la titolarità della cattedra
continuando a percepire, per tal motivo, metà dello stipendio, fino al pensionamento accordato
nel febbraio del 1851. Su proposta della Commissione amministrativa del Collegio, venne
accordato all’ “emerito” docente una integrazione di pensione di 48 ducati gravanti sui fondi del
collegio, che si assommavano ai 96 ducati percepiti.
Socio dell’Accademia pontaniana, Filipponi fu tra i principali esponenti della cultura molisana,
autore di numerose pubblicazioni letterarie, molte delle quali raccolte in Tragedie (2 voll.,
197
1842).
La sua attività si estese anche in campo economico-sociale: fu prima socio e poi
presidente della Società Economica di Molise, impegnato, con il gruppo dirigente raccolto
intorno a Raffaele Pepe, a incentivare l’artigianato e lo sviluppo agrario, promuovendo società
artigiane e tentando di introdurre macchine agricole, sull’assunto programmatico espresso nel
suo Discorso sulla necessità di far risorgere le arti nella Provincia di Molise (1832), che: “1.
Non può esser ricco un popolo obbligato ad acquistar dall’altro le manifatture a lui necessarie. 2.
Sarà sempre opulenta quella società che trovasi ne’ termini […] di esportare in altri lidi le
proprie produzioni”.
Fonti: ASN, CGPI, b. 413, 417, 424, 426; ASN, DIPL, Giunta di scrutinio del ramo amministrativo, fs. 50; ASN,
Ministero degli Affari Interni, Inventario I, f. 859; ASCNMP, b. 368, f. 2241; ASCNMP, b. 369, f. 2260.
Bibliografia: Elogio di Alfonso Filipponi letto dall’avvocato Giuseppe de Rubertis alla Reale Società Economica di
Molise il giorno 26 agosto 1856, Campobasso, Tipografia Nuzzi, 1856; Almanacco reale del Regno delle due
Sicilie, 1841, p. 576. Pietro Calà Ullca, Pensée set souvenirs sul la littérature contemporaine du royame de Naples,J.
Cherbulier, 1858, p. 255. R. Lalli, L’Ottocento, in R. Lalli, N. Lombardi, G. Palmieri (a cura di), Campobasso
Capoluogo del Molise, Campobasso, Palladino editore, 2008, vol. I, pp. 97-146.
Mazzarella Giuseppe Maria
San Mauro 1796 in Principato citeriore (SA) - ?
-
Status: ecclesiastico (sacerdote)
Funzione: 1) docente di Filosofia e Matematica; 2) Vicerettore
Periodo di servizio nel Collegio Sannitico:
Docente di Filosofia: d. 17 gennaio 1822 – 20 luglio 1822 (dimissioni)
Vicerettore: r. 8 aprile 1822 – luglio 1822 (dimissioni)
Allievo di Giuseppe Capocasale, G.M. Mazzarella all’indomani delle destituzioni occorse nel
collegio sannitico (dicembre 1821), fu individuato direttamente dalla GSPI quale docente di
Filosofia e Matematica. Alla partenza dell’ispettore D. Orofino fu da quest’ultimo proposto e
nominato, con rescritto 8 aprile 1822, anche vicerettore del Collegio.
Si dimise per motivi di salute dalle due cariche nel luglio del 1822, continuando a insegnare nei
seminari.
Considerato galluppiano da Giovanni Gentile ed Eugenio Garin, fu autore di un Corso di
ideologia elementare (1826), ispirato a Condillac, seguito dal trattato Delle scienze metafisiche
per li giovanetti dell’abate Genovesi (2 voll. 1833) in cui tentava di coniugare le posizioni
filosofiche dell’economista napoletano con le teorie filosofiche a lui coeve. In ultimo, pubblicò il
Catechisto filosofico istorico dela religione cristiana per istruzione de giovani filosofi (1843).
198
Ebbe un ruolo di primo piano nella politica culturale del periodo borbonico in qualità di
“revisore di libri esteri”, ovvero censore dei testi che si importando nel Regno delle due Sicilie.
In tale ruolo, fu aspramente criticato da Gioberti, la cui opera Mazzarella giudicava caratterizzata
da un eccesso di panteismo.
Fonti: ASN, Ministero degli Affari dell’Interno, Inventario I, fs. 859; ASCNMP, b.11, f. 155; ASCNMP, b. 368, f.
2250
Bibliografia: pochi ma essenziali riferimenti in G. Gentile, Storia della filosofia italiana da Genovesi al Galluppi,
Sandoni, 1937, p. 155; V. Gioberti-G. Calò, Introduzione alo studio della filosofia, vol. 1, 1939, p. XIII; E. Garin,
La Filosofia. Dal Rinascimento al Risorgimento, F. Vallardi, 1947, p. 513; M.F. Sciacca, Il pensiero italiano
nell’età del Risorgimento, Marzorati, 1963, p. 167.
Uhr Antonio
Napoli, ? - ?
Status: Laico
Cattedra: Filosofia e Matematica
Periodo di servizio Collegio Sannitico: d. 6 agosto 1823 (trasferimento) – 2 maggio 1828
(dimissioni)
Unico aspirante alla cattedra di Filosofia e Matematica per il collegio di Lecce, indetto il 2
febbraio 1819, lo superò brillantemente, e gli furono accordate le licenze in Lettere e Filosofia e
in Fisica Matematica. Preso servizio nella città pugliese, manifestò ben presto notevoli problemi
di abuso di alcool tali da suscitare le proteste del rettore, dell’intendente e della commissione
provinciale di pubblica istruzione, sino alla richiesta di allontanamento dal collegio avanzata dal
rettore, nel 1823, per insubordinazione. La PG lo destinò allora al Collegio di Campobasso,
informando preventivamente rettore e intendente, ma a nulla valsero le ammonizioni dei due
funzionari, né le “misure di rigore” minacciate della PG, perché il docente presentò le stesse
problematiche e diede vita agli stessi reclami, benché se ne apprezzassero “i rari talenti in
Filosofia e Belle lettere”, anche da parte del Vescovo di Bojano, Gennaro Pasca, che lo invitò
più volte come conferenziere nel suo seminario.
Oltre alla cattedra di Filosofia e Matematica, supplì per l’intero anno scolastico 1825-1826 il
docente di Matematica e Fisica, accorpando gli alunni nella stessa classe di Filosofia e
Matematica, e dando, quindi, lezione nelle stesse ore. Ciò comportò non solo il rifiuto di
attribuirgli una aggiuntiva gratificazione economica, ma anche il mancato svolgimento del
programma di Fisica.
199
Dal 1827 il suo stato psicofisico peggiorò, allontanandosi per lunghi periodo dall’insegnamento
per il sopraggiungere di una “grave sonnolenza”, fino a quando, l’alcolismo ormai avanzato lo
condussero, nel 1828, a manifestare stati “apoplettici” e a tenere comportamenti riprovevoli che
non ebbero conseguenza per la sua carriera solo perché rassegnò egli stesso le dimissioni
prontamente accolte e ratificate dalla PG il 2 maggio 1828.
Fonti: ASN, Ministero Interno, Inventario I, fs. 859: ASN, CGPI, fs. 405, 412: ASCNMP, b. 368, f. 2251.
Cerulli Francesco Saverio
Celenza in Capitanata (FG), ? - ?
Status: ecclesiastico (sacerdote)
Cattedra: Filosofia e Matematica
Periodo di docenza nel Collegio Sannitico: c.m. 1 ottobre 1828 - 1830
Docente di filosofia nel seminario di Trivento, vinse il concorso per la cattedra di Belle lettere
della scuola secondaria di Casacalenda nel 1820, ma non prese mai servizio.
Nel 1828, conobbe l’intendente di Molise in visita nella diocesi di Trivento, che lo richiese
come docente del Sannitico per far fronte alla vacanza della cattedra dopo le dimissioni del
titolare Uhr. Il vescovo con enfasi “disse generosamente” all’intendente di “volerlo cedere al
Collegio Reale” (minuta della PG al Ministero degli Affari Interni, Inventario I, 12 agosto 1828,
in ASN, CGPI, fs. 410). Approvato come docente interino di Filosofia e Matematica nell’ottobre
1828, resse la cattedra per due anni, durante i quali richiese la titolarità senza ottenerla.
Fonti: ASN, CGPI, fss. 410, 1488.
Palmieri Luigi
Faicchio in Terra di lavoro (BN), 23 aprile 1807- Napoli, 9 settembre 1896
Status: laico (docente universitario)
Cattedra: Filosofia e Matematica
Periodo di servizio nel collegio Sannitico: c.m. 26 ottobre 1830 (trasferimento) – c.m 26 ottobre
1831 (trasferimento, ma ancora in servizio sino al 1832)
Nato a Faicchio, entrò a 13 ani nel seminario di Caiazzo e due anni dopo in quello di Avellino.
Laureatosi nel 1825 in Scienze fisiche e matematiche, iniziò a insegnare nel liceo di Salerno
200
prima di giungere a Campobasso nell’ottobre del 1830. Rimase nel collegio sannitico sino
all’arrivo , nel 1832, del reintegrato De Matteis, allorché ottenne il trasferimento con c.m. 26
ottobre 1831 ad Avellino, da dove ben prestò partì per risiedere a Napoli, dove avviò, a metà
degli anni Trenta, una scuola privata in Filosofia, Matematica e Fisica che ebbe un enorme
successo, attiva sino al 1860.
Nel 1845 fu nominato assistente di Galluppi alla cattedra di Logica e Metafisica, divenendone
titolare alla morte del filosofo napoletano nel 1847. Nel 1860, su volere del ministro della P.I,
Francesco de Sanctis, la cattedra fu affidata a Bertando Spaventa e Palmieri fu nominato alla
cattedra, per lui istituita, di Fisica Terrestre e Meteorologia.
Direttore dell’osservatorio meteorologico vesuviano (1855-1896), senatore del regno d’Italia
(1876), socio delle più prestigiose accademie, L. Palmieri è ricordato soprattutto per i suoi
notevoli studi di vulcanologia.
Fonti: ASCNMP; b. 368, f. 2242; ASCNMP; b. 369, f. 2059.
Bibliografia: si segnalano solo le più recenti monografie sulla figura e l’opera di Luigi Palmieri: M. Giugliano, L.P.
Direttore del Reale Osservatorio Meteorologico Vesuviano negli anni 1855-1896, Piedimonte Matese, Tipografia
del Matese, 2007; G.M. Buglione, Per la storia di L.P.: l’esperienza filosofica (1834-1861), Napoli, LER, 2000.
De Rensis Michelangelo
Pietracatella, 1807 - ?
-
Status: ecclesiastico (sacerdote)
Cattedra: Filosofia e Matematica
Periodo di servizio nel Collegio Sannitico:
prefetto di camerata dal novembre 1839 al 4 settembre 1844;
“sostituto” del titolare della cattedra di Fisica e Matematica con c.m. 6 febbraio 1841 - al 1844;
docente di Matematica (mezza cattedra) dal 4 settembre 1844 al 1847;
reggente, come sostituto, l’intera cattedra di Filosofia e Matematica dal 1847 al 7 maggio 1850,
data in cui con decreto ne assunse la titolarità conservata sino al 1861
prefetto d’ordine con d. 10 aprile 1847 al 7 aprile 1851 (interino sino al 23 febbraio 1850, poi
titolare)
Nominato su proposta del consiglio d’intendenza prefetto di camerata nel novembre del 1839,
ottenne nel 1841 l’incarico ufficiale di “sostituto” di Alfonso Filipponi, titolare della cattedra di
Filosofia e Matematica elementare, che supplì periodicamente fino al 1844.
Dal 1844 al 1847, su richiesta del titolare, espletò tutte le lezioni di Matematica, secondo la
circolare della PG del 4 settembre 1844. Dal 1847 resse l’intera cattedra, giungendo alla titolarità
nel 1851 e conservandola sino al 1861.
201
Esonerato da prefetto di camerata nel 1844, per poter espletare la funzione di supplente con
continuità, dal 1847 al 1849, oltre alle funzioni di docente, svolse da interino anche la funzione
di prefetto d’ordine, in quanto per la vacanza della carica di vicerettore, il titolare Lorenzo di
Iorio ne aveva assunta la funzione.
Nel 1850 gli venne concessa la titolarità della funzione di prefetto d’ordine, incarico che dovette
lasciare, da lì a poco, per la sopraggiunta titolarità della cattedra di Filosofia e Matematica, nel
1850.
Tra i compiti svolti all’interno del collegio, va ricordata l’autorizzazione concessagli, nel 1846
(d. 28 marzo 1846) ad impartire gratuitamente e in orario extrascolastico agli alunni esterni
lezioni di disegno lineare. In tal modo fu assicurato anche agli esterni che ne facevano richiesta,
un insegnamento che per regolamento era riservato solo agli interni.
Con la nomina da titolare di Filosofia e Matematica, fu approvato, senza esame, “dottore di Belle
Lettere e Filosofia” dalla R. Università di Napoli (17 settembre 1851).
Pubblicò, nel 1856, un “opuscolo di osservazioni filosofiche” e compose, nel 1859, una
“Istituzione completa di Aritmetica rimasta inedita col lusinghiero giudizio dato dal celebre
Professore di Fisica e Matematica sublime Giacomo de Sanctis” (Real Liceo ginnasiale e
Convitto Nazionale in Campobasso, Stato di Servizio del prof. M. de Rensis, Campobasso,
Colitti, 1868).
All’indomani dell’Unità, non riconfermato come docente, fu nominato bibliotecario e direttore
spirituale del collegio, e sovente supplì i rettori durante le loro assenze.
Negli anni Sessanta, presiedette tre commissioni esaminatrici: quella per l’assegnazione dei
“mezzi posti gratuiti governativi al Convitto” (1863) e al Collegio di medicina veterinaria e
agricoltura di Napoli (1867);
la commissione esaminatrice degli aspiranti maestri (1863). Fu
anche membro della giunta per la composizione dei temi di Licenza ginnasiale (1867 e 1868).
ASNA: CGPI, fs. 424-426.
202
Matematica e Fisica
Nicola Tecce
?-?
Status: n.i.
Cattedra: Matematica e Fisica
Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: 17 novembre 1817 (concorso) – d. 8 aprile 1818
(trasferimento)
Vincitore del concorso per la cattedra di Matematica e Fisica del collegio Sannitico e al suo
primo incarico in un collegio del Regno, non ebbe mai modo di espletare le sue funzioni perché
nel primo anno scolastico del neonato collegio non vi erano alunni iscritti ai suoi corsi. Per tal
motivo si allontanò spontaneamente dalla sede il giorno stesso della inaugurazione (17 novembre
1817), perdendo la retribuzione. L’anno successivo fu trasferito al collegio di Lucera, su stessa
cattedra, perché l’intendente Biase Zurlo gli preferì il più accreditato Nicola de Matteis,
proveniente appunto da quella sede.
Fonti: ASN, CGPI, fs. 403; ASN, Ministero degli Affari Interni I, Inventario I, fs. 859.
Nicola De Matteis
Alberona in Capitanata (FG) – Campobasso, 13 giugno 1843
Status: ecclesiastico (sacerdote)
Cattedra: Matematica e Fisica
Periodo di docenza nel Collegio Sannitico: d. 8 aprile 1818 (trasferimento) – c.m. 21 dicembre
1821 (destituzione); 9 aprile 1832 (reintegro) – 13 giungo 1843 (morte; ma già assente dal 1840)
Il sacerdote Nicola De Matteis fu rettore nel liceo di Lecce e, dal 1815, rettore prima e poi
professore di Matematica e Fisica nel collego di Lucera. Ben noto in Molise, il Consiglio
generale della provincia lo propose, nella seduta del febbraio del 1816, quale rettore del collegio
Sannitico ma la CPI gli preferì Alessandro dell’Erba. L’intendente di Molise, Biase Zurlo, lo
volle allora come docente preferendolo al titolare Tecce, benché De Matteis non avesse mai
espresso la volontà di giungere a Campobasso per le ostili condizioni climatiche. L’intendente
ottenne dalla CPI il trasferimento parallelo dei due docenti, Tecce e De Matteis, da Lucera a
Campobasso e viceversa, con decreto 8 aprile 1818.
203
“Grandemente versato nelle matematiche”, come ricorda Giuseppe del Re nella sua Descrizione
topografica fisica economica de’ reali domini al di qua dal Faro nel Regno dele Due Sicilie (vol.
III, 1836, p. 136), conservò la cattedra sino al dicembre del 1821, quando, colpito dall’accusa di
esser membro della Carboneria, fu destituito.
Nel 1823 fu autorizzato ad aprire nel capoluogo molisano una scuola privata che ebbe un enorme
successo, dovuto anche al fatto che dopo la destituzione dell’intero corpo docente nel 1821, non
si riuscì a provvedere con docenti accreditati alle cattedre del collegio. Si venne così a creare la
paradossale situazione che costrinse gli alunni del Sannitico, terminato il corso di Retorica e
Greco, uscivano definitivamente dal collegio per continuare gli studi nella sua scuola privata, per
l’apprendimento della filosofia e della matematica.
In quegli stessi anni il vescovo di Boiano, Gennaro Pasca, gli affidò la predicazione agli studenti
della diocesi nelle Congregazioni di Spirito, istituite in tutto il Regno, su proprio suggerimento,
all’indomani dei moti con lo scopo di edificare cristianamente la “gioventù studiosa”.
Fu reintegrato nell’aprile del 1832 come titolare della cattedra di Matematica e Fisica allora
occupata con titolarità da Alberto Cortes, che fu trasferito nella scuola secondaria di
Montepeloso. Questa volta si verificò il fenomeno inverso a quello del 1823, poiché i trentadue
alunni della sua scuola privata profittarono del regime di alunni esterni del collegio per seguire i
suoi corsi risparmiando in tal modo anche i 12 carlini che mensilmente versavano al docente.
Nel 1837, per l’avanzata età e problemi di salute, chiese un “sostituto” ufficiale, già previsto
dagli Statuti, per tutte le volte che si fosse assentato per malattia, pagato con la metà del suo
stipendio pur di non perdere la titolarità della cattedra per il resto dei suoi giorni. La PG
acconsentì alla richiesta, nominando, nel 1838, Giacomo de Sanctis quale “sostituto”. Nel
dicembre del 1840 De Matteis fu costretto dalla malattia ad abbandonare completamente e
definitivamente l’insegnamento pur conservando la remunerazione pattuita fino alla sua morte
avvenuta nel 1843.
Come membro della Società economica di Molise e suo presidente nel 1840, partecipò al
dibattito sullo sviluppo economico della provincia, proponendo nel programma della presidenza,
la proliferazione di nuove piantagioni, tra cui il gelso per la produzione dei bachi da seta.
Fonti: ASN, CGPI, fss. 406, 407, 413, 415, 424; ASCNMP, b. 368, f. 2242.
Bibliografia: R. Lalli, L’Ottocento, in R. Lalli, N. Lombardi, G. Palmieri (a cura di), Campobasso Capoluogo del
Molise, Campobasso, Palladino editore, 2008, vol. I, p. 120.
204
Rossi Carlo [v. Rettori]
Petitti Michele [v. Lingua francese]
Uhr Antonio [V. Filosofia e Matematica]
De Sanctis Giacomo
Ferrazzano, in Provincia di Molise (CB), ? - ?
Status: Laico (medico)
Cattedra: Matematica e Fisica e matematica; Filosofia e Matematica
Periodo di docenza nel Collegio Sannitico:
- Matematica e Fisica:
o c.m. 23 dicembre 1826 – 5 novembre 1828 (dimissioni);
o 1841-1861 (titolare con d. 1 luglio 1846)
- Filosofia e matematica: 1837-1840 (sostituto)
La cronica mancanza di docenti nel collegio Sannitico, determinatasi con la destituzione dopo i
moti costituzionali dell’intero corpo docente, rappresentò Giacomo De Sanctis, laureato in
medicina, l’occasione per proporsi come docente di Matematica e Fisica. Individuato dal
vescovo della diocesi di Boiano e dall’intendente, fu approvato nel dicembre del 1826 come
docente interino, e diede di non comuni conoscenze, tanto da far dire al Rettore Amato che era
la prima volta che questo Collegio di che è stato istallato sente parlare su questa Cattedra il linguaggio vero
magistrale dell’analisi, e del calcolo sublime. L’esame periodico dato in quest’anno dagli alunni di questo
Profess[or]e e specialm.e del P. Iacolucci, e Trudi, che originalm[ent]e le trasmetto, nelle varie soluzioni di quesiti
matematici dati da me sulle sezioni coniche analitiche, sulla meccanica, sull’algebra de’ finiti, sul calcolo
differenziale; a prescindere dal saggio che offre del profitto degli alunni fatto in si celere periodo di tempo
scolastico, offre simultaneam[ent]e una pruova più che matematica, ed apodittica del merito del professore. Costui
io l’ho veduto nel processo del suo insegnamento sulla Cattedra enucleare alla mia presenza le questioni le più
ardite, ed elevate in genere di calcolo colla massima facilità, e robustezza di raziocini, e con un metodo il più
proprio, e dignitoso, che distingue il vero professore di queste materie astratte. Ed è perciò che nella coscienza io
posso assicuratam[ent]e rassegnare a V.E., ed a tutta la Giunta insieme, che costui è il solo nella Provincia, che di
questo ramo di scienze esatte, gode di tutti i vantaggi della pubb[lic]a opinione; e che nel fatto dell’insegnamento,
pei suoi talenti, per la probità della vita, morigeratezza di costumi, e sensatezza de’ sentimenti, non ammette nessun
equivoco nella sua persona. (Rettore Amato alla PG, 12 maggio 1827, in ASCNMP, b. 369, f. 2256).
Tali fondati motivi spinsero il rettore e l’intendente a richiedere per il de Sanctis la titolarità della
cattedra senza concorso. Il secco rifiuto della PG e l’apertura del concorso per la cattedra di
Matematica e Fisica, determinarono le pronte dimissioni di De Sanctis nel settembre del 1827.
Convinto dall’intendente a ritirarle per non mettere a rischio la sopravvivenza stessa della
205
cattedra, vi insegnò ancora un anno, sino alle definitive dimissioni rassegnate il 5 novembre
1828, lasciando la cattedra scoperta per l’intero anno scolastico 1828-1829.
Nel frattempo De Sanctis organizzò e aprì a Ferrazzano una scuola di Filosofia e Matematica che
ebbe vasta eco, tanto da essere pubblicizzata dallo stesso intendente sul Giornale dell’Intendenza
(G.I., anno 1829, p. 132; anno 1830, pp. 205-206).
A metà degli anni Trenta fu di nuovo chiamato a supplire Alfonso Filippone, titolare delle
cattedre di Filosofia e Matematica, quasi ininterrottamente dal 1837 al 1840, e di Nicola De
Matteis, titolare della cattedra di Matematica e Fisica matematica. Nel 1838, fu approvato come
“sostituto” ufficiale di De Matteis e la malattia che colpì quest’ultimo, nel dicembre del 1840, gli
permise di subentrare definitivamente sulla cattedra di Matematica e Fisica che resse da
supplente sino alla morte del titolare, avvenuta nel 1843, e da interino sino al 1846, anno in cui,
dopo ripetuti appelli del rettore, dell’intendente, della commissione amministrativa del collegio e
del Consiglio Generale della Provincia, ottenne la titolarità della cattedra senza concorso, retta
ininterrottamente sino al 1861.
La particolare attenzione posta ai progressi delle scienze, lo posero non di rado in netto contrasto
con la PG, cui contestava la scelta dei libri di testo, a suo dire poco aggiornati e
metodologicamente inadeguati, e l’intera architettura dei programmi delle due cattedre
scientifiche, proponendone una nuova ritenuta interessante anche dallo stesso ministero, ma mai
approvata. Benché fosse stato richiamato ad attenersi ai programmi ministeriali, insegnò non
solo i contenuti prescritti, ma “ben anche altre materie che gli statuti non prescrivono, come
sarebbero le teoriche del’Euristica, per le due analisi, algebrica, e geometrica”, il calcolo
infinitesimale e la meccanica analitica.
La profonda preparazione del docente, unita alla possibilità di utilizzare il laboratorio di Fisica
sperimentale, istallato nel collegio a partire dalla metà degli anni Trenta, consentirono agli
studenti che accedevano al suo corso una formazione propedeutica agli studi universitari
pressoché unica nel suo genere, come attestano: Agostino Tagliaferri,
nelle pagine de I miei
Ricordi, e, indirettamente, le brillanti carriere accademiche dei matematici Nicola Trudi ed
Enrico D’Ovidio, suoi allievi.
All’attività didattica, de Sanctis affiancò anche una intensa attività politica e professionale:
consigliere distrettuale prima, e provinciale poi, fu delegato dell’intendenza in affari rilevanti
tanto in ambito scientifico, quanto riguardanti l’amministrazione della provincia; come medico si
spese per promuovere la vaccinazione, e fu impegnato in prima linea nelle ricorrenze delle
malattie contagiose ed epidemiche, “ed in modo speciale nella funesta epoca del colera, nella
206
quale si distinse con dette memorie date alle stampe, e con cure difficili” (Rapporto del
segretario generale dell’intendenza della provincia, Campobasso 24 gennaio 1844). Nelle citate
Memorie riguardanti il Colera asiatico e le malattia colerose del tremore, e catarro convulso
(Campobasso, Tipografia Nuzzi, 1837)
espose il metodo da lui approntato per affrontare
l’epidemia del colera, riportando anche interessanti dati epidemiologici.
All’indomani dell’Unità, pubblicò un Piano d’insegnamento scientifico-morale (1861), il cui
fine veniva individuato “nell’educare un popolo ed assicurarlo al benessere sociale e civile”,
mediante un sapere che coniugasse “Storia, Scienza, Filosofia e Moralità”.
Fonti: ASN, CGPI, fss. 410, 424; ASCNMP, b. 369, f. 2256.
Bibliografia: A. Tagliaferri, I miei ricordi, a cura di R. Lalli, Isernia, Marinelli, s.d., passim.
Cortes Alberto
?, 1809 - ?
Status: Laico
Cattedra: Matematica e Fisica
Periodo di servizio nel collegio Sannitico: d. 9 marzo 1829 (concorso) – d. 9 maggio 1832
(trasferimento)
Di famiglia non abbiente, ottenne la piazza franca nel collegio del Salvatore in Napoli, in cui
restò, per munificenza reale, anche dopo il compimento del suo diciottesimo anno, supplendo per
una anno alla cattedra di Matematica e Fisica. Non ancora licenziato nella facoltà di matematica,
ma già autore di diverse pubblicazioni scientifiche, partecipò al concorso per la cattedra vacante
di Matematica e Fisica del collegio sannitico, indetto a Napoli il 31 gennaio 1829, ottenendo la
eccezionale dispensa dal possesso di licenza. Superato il concorso, venne nominato con decreto
del marzo 1829, ma solo a fine settembre raggiunse Campobasso, poiché l’assoluta indigenza lo
costrinse a richiedere alla commissione amministrativa del collegio un anticipo di 100 ducati per
poter raggiungere il collegio e mantenersi nei primi tempi, tenuto conto che nel 1825 i pubblici
impiegati al primo impiego furono obbligati a versare allo stato, come ritenuta, l’intero stipendio
dei primi sei mesi di servizio.
Intanto la cattedra del collegio campobassano rimasta vacante, dopo le dimissioni di G. de
Sanctis, per l’intero anno scolastico 1828-1829, aveva determinato la fuoriuscita di alunni interni
ed esterni, che completavano i loro studi nella scuola privata dell’ex docente del sannitico,
Nicola de Matteis, per cui, Cortes, registrata l’assenza di alunni, chiese di poter soggiornare in
207
Napoli, mantenendo l’intero stipendio, ma la PG stabilì come criterio generale che anche in
assenza di alunni il docente non poteva allontanarsi dalla residenza di un collegio o di un liceo.
Partito per le vacanze autunnali nel 1831, non si presentò a Campobasso per l’avvio del nuovo
anno scolastico, ma fu prontamente richiamato al suo dovere, pena la sospensione dallo
stipendio, dovendo, tra l’altro impartire le lezioni all’unico studente interno classificato come
idoneo per la sua cattedra. Al suo rientro furono tanti i diverbi tra il docente e il rettore, che
spinsero quest’ultimo a richiedere alla PG di intervenire con energici provvedimenti.
La richiesta di reintegro presentata da Nicola De Matteis, destituito nel dicembre del 1821 a
seguito delle accuse mossegli per Carboneria, rappresentò per la PG un’ottima occasione per
risolvere la delicata questione e, con decreto 9 aprile 1832, a De Matteis fu assegnata la cattedra
di Matematica e Fisica, mentre Cortes fu trasferito, come titolare della stessa cattedra, nella
scuola secondaria di Montepeloso.
Fonti: ASN, CGPI, fss. 410, 413 ASCNMP, b. 369, f. 2257; ASCNMP, b. 368, f. 2242.
208
Rettori e Vicerettori
Rettore
Vicerettore
1817
1818
1819
1820
1821
A. dell'Erba
*
*
*
*
1822
1823
1824
1825
1826
1827
1828
1829
1830
1831
1832
1833
1834
1835
1836
1837
1838
1839
1840
1841
1842
1843
1844
F.S.Muzzi/D. Orofino/ A. Scotti
A. Scotti
A. Amato
*
*
*
C. Nardone
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
C. Rossi
/ (vicerettore L. Manca)
T. de Rosa
L. Manca
V. Bria
1845
1846
1847
1848
M. Rossetti
*
V. Bria
*
F. Laccone
*
*
*
*
I. Presutti/A. Scotti/G.M.
Mazzarella
D. Paventi
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
*
D. Ferrigni
*
*
*
L. Manca
*
*
M. Rossetti
P. Romanelli/A. Scambelluri
A. Scambelluri/ (Prefetto d'ordine
L. Di Iorio)
(Prefetto d'ordine L. Di Iorio)
L. Di Iorio
*
209
Rettori
Dell’Erba Alessandro Gennaro
Rutigliano in Terra di Bari (Ba) ? - ?
Status: ecclesiastico (abate)
Funzione: Rettore
Periodo di servizio: d. 20 agosto 1817 (trasferimento) – dicembre 1821 (destituzione)
Appartenente all’ordine dei Chierici Regolari delle Scuole Pie, fu rettore del collegio degli
scolopi di Manfredonia. Nominato nel 1812 a capo del collegio di Avignano, fu trasferito, dopo
due anni, nel liceo di Bari, dove restò sino a 1817. Nominato rettore del collegio di Cosenza con
decreto 2 aprile 1817, manifestò subito una forte avversione per quella sede e, adducendo motivi
di salute, indusse la CPI ad emanare una nuova nomina per il collegio di Campobasso.
Primo rettore del collegio Sannitico, il padre scolopo Alessandro dell’Erba fu ufficialmente
preferito dalla CPI, contro le indicazioni che provenivano dal Consiglio generale della provincia
di Molise, per i seguenti motivi:
“Questo Stabilimento essendo tutto nuovo ha bisogno di un Capo, che conosca bene, e sia pratico de’ sistemi da
tenersi per regolarlo né varj rami dell’economia, e dell’istruzione. Così questi sistemi sarebbero prontamente posti in
esecuzione, e lo Stabilimento nella stessa sua apertura sarebbe in tutta la sua attività. Un Capo, da cui si possono
attendere questi vantaggi, è appunto il Sig. dell’Erba, ch’è stato Rettore nel Real Collegio di Avigniano, in quello di
Bari, e che prima era stato anche Rettore tra i PP. Scolopj. In questa carica egli ha acquistato somma pratica in
reggere Stabilimenti di Pubblica Educazione, siccome ha sempre mostrato le virtù che sono necessarie per reggerli
co proprio decoro, e con pubblico giovamento” (CPI al Ministero dell’Interno, Napoli 13 agosto 1817, in ASN,
CGPI, fs. 403).
Al di là delle motivazioni ufficiali, sorsero presto profondi dissidi tra dell’Erba e la CPI durante
gli anni della sua reggenza, sopratutto in occasione del’acquisto di opere per la biblioteca del
collegio sponsorizzate dalla commissione napoletana. Dinanzi al rifiuto del rettore di acquistare
opere da lui ritenute inutili per la formazione degli studenti, la CPI manifestava al ministro degli
interni tutte le proprie riserve esplose nel frattempo:
“Questo Rettore era alla testa del liceo di Bari; la commissione dovette ricorrere al Re di ritirarlo da colà per giusti
motivi, e volendo aver riguardo per medesimo si disse, che quell’aria non gli conveniva, e si appoggiò per fargli
ottenere il Collegio di Cosenza; e non avendo egli voluto condursi in Calabria, fu raccomandato pel Collegio di
Campobasso che ottenne. Nel corso del tempo ch’è stato colà Rettore mille lagnanze la Commissione avrebbe
potuto far di lui, ma ha sempre taciuto, sperando meglio; ora egli però è giunto a quel termine, per cui la
Commissione si vede obbligata di domandarne la destituzione” (CPI all’Intendente di Molise, Napoli 12 dicembre
182o, in ASN, CGPI, fs. 403).
210
La destituzione arrivò un anno dopo, ma per ben altri motivi: accusato di appartenere alla
carboneria, fu rimosso a seguito delle indagini condotte dalla Giunta di Scrutinio per la Pubblica
Istruzione nel dicembre, del 1821.
La gestione di dell’Erba, nei pochi anni in cui resse il collegio, fu caratterizzata da una stretta
collaborazione con l’intendente Biase Zurlo finalizzata a rendere il collegio, di recente creazione,
centro di formazione della Provincia. In tale contesto va ascritta l’istituzione, nel collegio, della
“scuola intermedia di primi rudimenti”, di fatto una scuola primaria non prevista dai regolamenti,
voluta dai due funzionari e
indirizzata agli studenti che non avevano una preparazione
sufficiente per affrontare le lezioni delle prime cattedre.
Come autore, pubblicò un Saggio di Meteorologia (1835) a testimonianza dei suoi interessi
scientifici.
Fonti: ASN, CGPI, fs. 406; ASN, DIPL, Giunta di scrutinio del ramo amministrativo, fs. 50: ASN, Ministero
Interno, Inventario I, fs. 859; ASN, CGPI, f. 403
Muzzi Francesco Saverio
Status: ecclesiastico (vicario generale)
Funzione: Rettore
Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: c.i. 15 dicembre 1821 – 6 febbraio 1822
Presutti Innocenzo
Status: ecclesiastico (arciprete)
Funzione: Vicerettore
Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: c.i. 15 dicembre 1821 – 6 febbraio 1822
All’indomani della destituzione del rettore e vicerettore del collegio Sannitico, nel dicembre del
1821, la GSPI autorizzava, l’intendente Marchese di Camerota, da poco giunto in Provincia, a
proporre soggetti idonei e, dopo solo tre giorni, in accordo vescovo della diocesi di Boiano,
Monsign Gennaro Pasca, l’intendente provvedeva a spedire una lista di sostituti, approvata dalla
segreteria di stato degli affari interni a norma del r. d. 24 giungo 1821, secondo cui “gli
Intendenti, coll’approvazione de’ rispettivi Ordinarj diocesani, destineranno soggetti
d’intelligenza, di sana moralità, ed illibata condotta per interini sostituti a tutte la cattedre de’
Reali Licei e Collegi, che trovansi vacanti, o pure diverranno tali per soppressione o destituzioni
de’ professori e maestri”. A rettore provvisorio del collegio Sannitico fu nominato il canonico
211
Francesco Saverio Muzzi, vicario generale della diocesi di Bojano e braccio destro del vescovo
Pasca; a vicerettore l’arciprete campobassano Innocenzo Presutti.
I due ecclesiastici restarono effettivamente in carica soltanto nel mese di gennaio 1822, poiché, il
5 febbraio, con l’arrivo dell’ispettore Dionisio Orofino che assunse
la carica di rettore
provvisorio, Presutti fu nominato catechista confessore del collegio e Mussi rientrò in curia.
Fonti: ASN, Ministero degli Affari Interni, Inventario I, fs. 859; ASN, CGPI, fs. 403
Orofino Dionisio
?-?
Status: ecclesiastico
Funzione: Rettore
Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: 5 febbraio 1822 – 16 maggio 1822
Noto per il suo efficace insegnamento nel collegio di Salerno (1789), fu rettore del Collegio di
Monteleone e presidente del Giury d’esame di Calabria (1812-1815). Nominato, nel 1816,
Ispettore generale di Pubblica Istruzione, riordinò il Liceo di Lecce, quello di Reggio Calabria e
il collegio di Campobasso, oltre a numerose scuole primarie e secondarie.
Giunto a Campobasso nel febbraio del 1822, a seguito della destituzione del personale del
collegio dopo i moti del 1820-21, e assunta la reggenza provvisoria, provvide a riorganizzare la
disciplina, l’insegnamento e l’amministrazione, con poteri pressoché illimitati. Nei pochi mesi di
reggenza, riuscì a istituire un nuovo sistema amministrativo e a riorganizzare la disciplina
imperniandola su una liturgia monastica. Non ebbe però possibilità di migliorare l’insegnamento
a causa dell’impossibilità di reperire docenti idonei, la qual cosa ebbe immediate ripercussioni
sul collegio, determinando un drastico calo di iscrizioni.
Nel 1823 fu nominato rettore e Vice-Governatore della Real Paggeria di Napoli, istituzione
fondata nel XVIII secolo da Carlo III all’inizio del suo regno per educare i giovanetti che
avrebbero dovuto prestare servizio a Corte.
Fonti: ASN, Ministero degli Affari Interni, Inventario I, fs. 859, ASN, CGPI, fs. 403.
Bibliografia: Almanacco della Real Casa e Corte per l’anno 1824, Napoli, Stamperia Reale, 1824, p. 26; L. Lace,
Monigrafia del Real Liceo e Convitto nazionale Filangieri in Monteleone, Biella, Tipografia Amosso, 1884; A.
Zazo, L’istruzione pubblica e privata nel napoletano (1767-1860), Città di Castello, Il Solco, 1927, p. 179.
212
Scotti Antonio
?-?
-
Status: ecclesiastico (sacerdote)
Funzione: Vicerettore; Rettore
Periodo di servizio nel Collegio Sannitico:
Vicerettore: d. 17 gennaio 1822 (inizio servizio: 6 febbraio 1822) – 30 aprile 1822;
Rettore: d. 1 maggio 1822 (inizialmente “provvisorio”, poi “titolare” con d. 16 febbraio 1823) –
c.m. 16 ottobre 1823 (trasferimento)
Arrivato a Campobasso il 6 febbraio 1822, direttamente da Napoli al seguito dell’ispettore
Dionisio Orofino su disposizioni della PG per affrontare l’emergenza creatasi a seguito della
destituzioni del dicembre 1821, fu da subito nominato vicerettore del collegio, coadiuvando
Orofino nell’opera di riorganizzazione del collegio. Alla partenza dell’ispettore, e su proposta di
questo, fu nominato Rettore provvisorio del Collegio, provvisoriamente prima (d. 1 maggio
1822) e titolare in seguito (16 febbraio 1823), ma rimase in carica nel collegio solo sino
all’ottobre dello stesso anno, per andare a dirigere il Collegio di Maddaloni.
Dal luglio del 1822 sino alla partenza, resse provvisoriamente anche la cattedra di Latino ed
Elementi di greco, in assenza di personale idoneo.
Fonti: ASN, CGPI, fs. 405; ASCNMP, b.11, ff. 155-156.
Amato Andrea
?-?
Status: ecclesiastico (canonico)
Cattedra: Rettore
Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: 1823 (trasferimento) - c.m. 30 aprile 1828
(trasferimento)
Licenziato in teologia, prima di entrare nel sistema della pubblica istruzione, esercitò per 12
anni le funzioni di confessore, predicatore quaresimale e missionario nella diocesi di Capaccio, e
fu nominato poi docente di Filosofia e Matematica nel seminario di Diano. Ispettore, nel 1816,
delle scuole del circondario di Capaccio, fu chiamato a reggere nello stesso anno il collegio di
Teramo, dove rimase sino alla nomina nel collegio di Campobasso, avvenuta nel 1823.
Il clima rigido del capoluogo molisano lo costrinse, ben presto, a cercare in ogni modo di esser
trasferito.
La sua conduzione, avvenuta in un periodo di assoluta emergenza per il collegio, carente di
docenti e strutture adeguate, fu sottoposta a numerose accuse, non ultimo quella di peculato.
213
Ottenuto finalmente il trasferimento nel Liceo di Lecce con c.m. 30 aprile 1828, la Commissione
chiamata a verificare lo stato del collegio, rilevò effettivamente un uso privatistico delle strutture
del collegio e l’utilizzo personalizzato di infermieri e camerieri, ma tali abusi non influirono
sulla sua carriera.
Nel 1822, Amato pubblicò la traduzione Degli elementi del diritto di natura, e delle genti del
filosofo e giurista Johann Gottlieb Heinecke, una delle prime in lingua italiana.
Fonti: ASN, CGPI, fss. 405, 408, 411; ACNMP, b. 11, f. 156
Nardone Costantino
Boiano, 1771 - ?
Status: ecclesiastico (arcidiacono)
Funzione: rettore
Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: d. 12 giungo 1828 – gennaio 1840 (sospensione)
Laureatosi in Teologia nel 1803, da suddiacono fu prescelto dal vescovo Rossetti come docente
di Belle lettere e di Teologia dogmatica e morale nel seminario di Boiano sin dal 1812. Canonico
penitenziale dal 1803 sino al 1825 ed esaminatore pro sinodale ed istruttore catechetico della
congregazione della “Madonna de’ Sette Dolori” dal 1802 al 1819, fu nominato provicario
generale prima del vescovo Rossetti e poi del suo successore, Gennaro Pasca. Ricoprì per tre
volte la carica di vicario capitolare reggendo la diocesi: alla morte di Rossetti, avvenuta nel
1819, per il trasferimento di G. Pasca nella diocesi di Nola nel 1826 e, infine, nel 1834. Nel 1825
fu nominato Arcidiacono della cattedrale di Boiano.
Ebbe un ruolo di primo piano anche nelle istituzioni statali: socio corrispondente della Società
economica di Molise, sin dal 1824, fu nominato presidente della Commissione di pubblica
istruzione provinciale con decreto 26 ottobre 1827 e, due anni dopo, anche ispettore degli scavi
di antichità di Boiano e Isernia.
Raccomandato dal vescovo di Boiano Gennaro Pasca, fu nominato, nel giungo del 1828, rettore
del collegio Sannitico, e fu accolto favorevolmente dall’opinione pubblica locale, tanto che il
collegio vide accrescere considerevolmente il numero di iscritti sin dal primo anno della sua
amministrazione.
Fu sotto la sua reggenza che il collegio riprese vigore, distinguendosi per una politica gestionale
orientata a implementare gli strumenti didattici: favorendo l’istituzione del laboratorio di fisica
sperimentale e l’acquisto di materiali didattici e di testi per la biblioteca;
garantendo
214
l’insegnamento a un maggior numero di allievi accettando senza riserve l’iscrizione di alunni
esterni. Convinto assertore della funzione modernizzante dell’istruzione, sostenne tutti i progetti
del consiglio provinciale volti a istituire nuove cattedre nel collegio.
Intanto i profondi dissapori con il nuovo vescovo di Bojano Giuseppe Riccardi, dovuti alla
gestione della diocesi durante il suo vicariato, ne determinarono la sospensione dall’incarico:
accusato dal vescovo, in modo pretestuoso, di aver pubblicato un “indecente” componimento
satirico, dato alle stampe nel 1838 (Al Sig.D. Giovanni Cenni, Intendente di Molise, nella
ricorrenza del suo giorno onomastico: supplica), fu sospeso, nel 1839, addirittura a divinis dalle
sue funzioni ecclesiastiche, con l’obbligo di esercizi nel convento dei Minori osservanti di
Macchiagodena. Ecclesiastico sottoposto alle direttive del diretto superiore, ma anche
funzionario di Stato, sottoposto alle direttive del Ministero, Nardone si rifiutò di adempiere alle
disposizioni del vescovo, ricorrendo al Metropolitano di Benevento e al Ministero degli Interni.
Il ministero, cautamente, non lo destituì ma, riconoscendo all’autorità ecclesiastica un potere sui
funzionari appartenenti al clero, ne dispose l’allontanamento dal collegio tramite una mera
“sospensione” nel gennaio del 1840.
Discolpato completamente dalle accuse dopo gli accertamenti voluti dal cardinale Metropolitano
di Benevento, non riebbe comunque l’incarico rettorale nel frattempo assegnato ad un altro
ecclesiastico-funzionario.
Membro dell’Accademia letteraria Arcadia di Roma, Nardone diede prova della sua vena
goliardica e sarcastica pubblicando La Baccaide (1825), strofe in rima all’indirizzo di tutti i
personaggi pubblici della provincia di Molise.
Fonti: ASN, CGPI, fss. 409, 411, 416; ASN, Ministero degli Affari Interni, Inventario I, fs. 862; ASCNMP, b. 11, f.
157.
Rossi Carlo
Campodipietra, 1770 – Campobasso, 10 novembre 1840
-
Status: ecclesiastico (sacerdote, canonico)
Funzione: docente di Filosofia e Matematica; Rettore
Periodo di servizio nel Collegio Sannitico:
Docente di Filosofia e Matematica : c.i. 31 dicembre 1821 – 6 febbraio 1822
Rettore: d. 17 gennaio 1840– 10 novembre 1840 (decesso)
215
Nominato direttamente dall’intendente docente di Filosofia e Matematica del collegio Sannitico,
nel dicembre del 1821, per far fronte, con urgenza, alla destituzione del corpo docente a seguito
dello scrutinio, tenne la cattedra per soli due mesi, sino all’arrivo dell’ispettore Dionisio Orofino.
Venti anni dopo, nel gennaio del 1840, dinanzi alla vacanza della carica di Rettore per la
sospensione di C. Nardone, su esplicita richiesta del Consiglio generale della Provincia di
Molise, gli fu affidata la reggenza, che mantenne per pochi mesi per l’improvvisa morte
avvenuta nel novembre dello stesso anno.
Fonti: ASN, CGPI, fs. 419.
Manca Liborio [V. vicerettori]
De Rosa Tommaso
?-?
Status: ecclesiastico (abate)
Funzione: rettore
Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: febbraio 1842 (trasferimento) – settembre 1842
Rettore del collegio di Avellino, venne chiamato a reggere il collegio Sannitico nel gennaio del
1842, rinunciando a pochi mesi dalla nomina.
Fu autore di un poderoso Saggio storico filosofico politico delle vicende del diritto pubblico
universale dal principio del mondo fino ai nostri tempi (3 voll., 1841), teso a fondare il diritto su
princìpi religiosi, contrapponendosi alla scuola storica e a quella filosofica.
Fonti: ASNA, CGPI, fs. 421
Bibliografia: Il progresso delle scienze e delle arti, vol. 33, 1844, p. 162.
Bria Vincenzo
?-?
Status: ecclesiastico (sacerdote, abate)
Funzione: rettore
Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: d. 22 novembre 1843 (trasferimento) – d. 26 aprile
1845; [posto fuori servizio]; 1847 - 1849
Rettore del collegio di Cosenza, fu trasferito nel novembre del 1843 a Campobasso. Energico e
determinato, denunciò e cercò di porre rimedio a diverse situazioni problematiche, tra cui:
l’ammissione di alunni alle diverse classi senza previo esame per verificarne le conoscenze; le
216
continue sostituzioni dei docenti da parte dei prefetti, richiedendo e ottenendo che fosse il
vicerettore nei periodi di assenza del docente a supplire; una diversa organizzazione degli spazi
interni del collegio a vantaggio della didattica, e soprattutto, tentando di risanare la gestione
amministrativa, in cui aveva riscontrato fondati indizi di arricchimenti personali da parte degli
amministratori. Cercò, in un clima a lui resosi ostile, di tutelarsi dai possibili attacchi, interni ed
esterni al collegio, richiedendo la collaborazione dell’intendente e l’invio di un ispettore centrale
“il quale vegga, esami, osservi, marchi ogni sconcio, e disordine, per riferirlo poscia a Lei,
affinché Ella si benigni di apprestar dall’alto salutari rimedio, provvedendo così al pubblico bene
della gioventù tradita, ed al bene privato di chi vuole disimpegnare, ma non vuole
compromettere inutilmente la propria carica” (Rettore Bria alla PG, Napoli, 30 giungo 1844, in
ASN, CGPI, fs. 422). Di tutta risposta, la giunta, con una lettera “riservatissima” scriveva il 13
luglio 1844: “la incarico di propormi ciò che le sembrerà più idoneo per riformare la disciplina, e
l’insegnam.to, giacché per l’amministrazione ella deve dirigersi a cot[est]o Sig. Int[enden]e”.
Non tutelato, lasciò il collegio richiedendo un periodo di aspettativa, durante il quale continuò a
percepire metà dello stipendio. Due anni dopo, a seguito delle negative segnalazioni
dell’intendente di Molise sulla conduzione del collegio, Bria fu reintegrato nel collegio Sannitico
e vi trovò condizioni migliori per il proprio lavoro, a partire da consiglio di amministrazione che
durante la sua assenza fu interamente rinnovato su volere della PG per porre fine ai presunti
illeciti.
Nel 1848, chiese ed ottenne che nel collegio entrassero solo ragazzi tra gli 8 e i 10 anni in grado
di leggere e scrivere, ripristinando una omogeneità che risultò precondizione essenziale per una
migliore attività didattica. Un anno dopo si ammalò gravemente, lasciando definitivamente
l’incarico, sostituito provvisoriamente dal vicerettore Di Iorio.
Fonti: ASN, CGPI, b. 422-423, 425-426, ASCB, Intendenza di Molise, b. 74, f. 68; ASCNMP, b.11, f. 175.
Rossetti Michelangelo
?-?
-
Status: ecclesiastico (sacerdote)
Funzione: vicerettore; rettore
Periodo di servizio nel Collegio Sannitico:
Vicerettore: d. 10 dicembre 1842 – 22 novembre 1843 (trasferimento)
Rettore: d. 26 aprile 1845 (trasferimento) – 1847 (in attesa di nuovo incarico)
217
Prefetto d’ordine nel collegio di Chieti, fu nominato vicerettore del Sannitico al posto di L.
Manca, che con lo stesso decreto acquisiva la nomina di rettore del collegio di Campobasso. Alla
partenza di Manca per il collegio di Teramo, Rossetti fu promosso rettore e trasferito, sempre
con identico decreto 22 novembre 1843, al collegio di Cosenza. Nel frattempo giungevano a
Campobasso rettore e vicerettore provenienti dal collegio di Cosenza, i sacerdoti Vincenzo Bria
e Pietro Romanelli.
Un anno e mezzo dopo, nell’aprile del 1845, Rossetti venne richiamato a Campobasso quale
rettore, per l’aspettativa accordata al rettore Bria. La sua conduzione del collegio fu sottoposta,
parte della classe dirigente locale, a continue critiche che indussero, nel 1847, il ministro a
richiamare di nuovo in servizio Vincenzo Bria. Rossetti, rimasto senza incarico, richiese un
trasferimento in un collegio con carica vacante. Il vescovo di Chieti, preventivamente scrisse alla
PG scongiurandola di non trasferire Rossetti nel collegio cittadino per la pessima opinione di cui
aveva goduto durante gli anni del suo servizio. In quel momento solo Lucera risultava senza
Rettore ma, avvertiva la PG “per quel Collegio ci bisognerebbe un soggetto che sia non solo
capace di regolarlo, ma che godesse già opinione, ed avesse una certa imponenza nella
Provincia; perché altrimenti potrebbe darsi luogo agli istessi disturbi avvenuti sotto il passato
Rettore” ( PG al Ministero degli Affari Interni, Napoli, 8 settembre 1847, in ASN, CGPI, fs.
425). Il ministero a questo punto decise di concedergli metà stipendio, fatto gravare sulle casse
del collegio di Cosenza, in attesa di trovargli una sede più confacente alle sue qualità.
Fonti: ASN, CGPI, fs. 422-423; 425.
218
Vicerettori
Laccone Francesco
Celenza Valfortore in Capitanata (FG) - ?
Status: ecclesiastico (canonico)
Funzione: Vicerettore
Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: d. 4 novembre 1817 – c.m. dicembre 1821
Canonico di Celenza Val Fortore, Francesco Laccone era insegnate di Retorica e vicerettore del
seminario di San Bartolomeo in Galdo quando, all’apertura del collegio Sannitico, nel novembre
del 1817, fu nominato vicerettore per le segnalazioni positive dell’intendente e del vescovo della
diocesi di Bojano, che ne sottolinearono le qualità morali, i talenti intellettuali e le capacità
amministrative.
Nominato nel 1821 docente provvisorio dopo il trasferimento di G. Torti, e il forzato ritiro di G.
Pallotta, assicurò le lezioni di Retorica e Greco, oltre ad assolvere alle funzioni di vicerettore,
dal giungo al dicembre del 1821, epoca della sua destituzione per l’accusa di appartenere alla
Carboneria.
Fonti: ASN, CGPI, fs. 406; ASN, DIPL, Giunta di scrutinio del ramo amministrativo, fs. 50; ASN. Ministero
Interni, Inventario I, fs. 859; ACNMP, b. 11, f. 170
Presutti Innocenzio [v. Rettori]
Scotti Antonio [v. Rettori]
Mazzarella Giuseppe Maria [v. Filosofia e Matematica]
Paventi Domenico
Campodipietra in Provincia di Molise (CB) ? – Campobasso 1835
Status: ecclesiastico (sacerdote)
Funzione: Vicerettore
Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: d. 10 novembre 1822 -1835 (decesso)
219
Domenico Paventi, sacerdote di Campodipietra, visse gran parte della sua vita a Napoli, “sempre
occupato nell’educazione della gioventù” (ASN, Ministero degli Affari Interni, Inventario I, fs.
859). Dimessosi il vicerettore del Sannitico G. M. Mazzarella, e ben conosciuto dalla Giunta
ecclesiastica di Scrutinio per le sue salde “qualità morali”, fu nominato vicerettore con decreto
10 novembre 1822. Rimase in carica sino alla morte, avvenuta nel 1835.
Fonti: ASN, Ministero degli Affari Interni, Inventario I, fs. 859; ASCNMP, b. 11, f. 171
Ferrigni Domenico
?-?
Status: ecclesiastico (sacerdote, canonico)
Funzione: Vicerettore
Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: 28 marzo1836 – gennaio 1840
Prefetto d’ordine del prestigioso collegio del Salvatore di Napoli, fu nominato vicerettore del
collegio Sannitico nel marzo del 1836, coadiuvando il rettore C. Nardone nell’opera di
riorganizzazione interna del collegio. Con la sospensione di quest’ultimo, avvenuta nel gennaio
del 1840, rassegnò anch’egli le dimissioni.
Fonti: ASN, CGPI, fs. 419; ASCNMP, b. 11, f. 172-173
Manca Liborio
?-?
-
Status: ecclesiastico (sacerdote)
Funzione: Vicerettore; Rettore
Periodo di servizio nel Collegio Sannitico:
Vicerettore: c.m. 3 giungo 1840 (titolare con d. 22 gennaio 1841) – 10 dicembre 1842
Rettore: d. 10 dicembre 1842 – d. 22 novembre 1843 (trasferimento)
Sacerdote, agli inizi degli anni Trenta fu nominato prefetto di camerata nel Liceo di Lecce prima,
e di Bari poi. Passò in seguito, con la stessa carica, nel collegio Medico-cerusico di Napoli.
Nominato, dopo estenuanti ricerche della PG, vicerettore del collegio Sannitico nel giungo del
1840 a seguito delle dimissioni del suo predecessore, D. Ferrigni, resse, da vicerettore, lo
stabilimento per l’improvvisa morte del rettore C. Rossi sino all’arrivo, nel febbraio del 1842,
220
del neo-nominato Tommaso de Rosa, già rettore del collegio di Avellino. La rinuncia di De
Rosa, pochi mesi dopo, e le osservazioni del Consiglio generale della Provincia che lo lodò per
“ordine, nettezza e disciplina”, condussero la PG a nominarlo rettore nel dicembre del 1842. Un
anno dopo fu trasferito, con la funzione di “Rettore coadjuvatore” del rettore del collegio di
Teramo.
Fonti: ASN, CGPI, fs. 419-420, 422; ASCNMP; b. 11, f. 173.
Rossetti Michelangelo [v. Rettori]
Romanelli Pietro
?-?
Status: ecclesiastico (sacerdote)
Funzione: vicerettore
Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: d. 22 novembre 1843 (trasferimento) – c.m. 30 marzo
1844 (trasferimento)
Vicerettore del collegio di Cosenza, venne trasferito insieme al rettore V. Bria, nel collegio di
Campobasso con d. 22 novembre 1843. Negli archivi del ministero pervennero da Cosenza
rapporti
negativi
dell’intendente
e
del’arcivescovo:
insubordinazione,
inadempienze
burocratiche, scarsa vigilanza sugli alunni, comportamenti denigratori e mancanza di autorità,
erano le maggiori accuse, sebbene il rettore Bria registrasse dei miglioramenti nell’andamento
del collegio proprio nell’anno del suo trasferimento.
Restò nel collegio sannitico pochi mesi, poiché fu trasferito nuovamente
nel collegio di
provenienza, nel marzo del 1844.
Fonti: ASN, CGPI, fs. 422.
Scambelluri Angelantonio
?-?
Status: ecclesiastico (sacerdote)
221
Funzione: vicerettore
Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: c.m. 30 marzo 1844 (provvisorio, definitivo con r. 22
maggio 1844) – giungo 1845 (sospensione)
Vicerettore nel collegio di Lucera, fu trasferito con decreto 20 febbraio del 1844 nel collegio di
Cosenza ma appena un mese dopo, nel marzo del 1844, venne nominato provvisoriamente
vicerettore del Sannitico, a seguito del trasferimento del vicerettore del collegio campobassano,
P. Romanelli, a Cosenza.
Nel 1845 fu al centro di uno scandalo sessuale tra due alunni del sannitico, che gli costò la
carica, sebbene non avesse, di fatto, alcuna responsabilità. Pressato dal ministero degli interni
affinché rassegnasse le dimissioni, al suo rifiuto seguì la sospensione. Fu comunque tutelato,
concedendogli la nomina, nel dicembre del 1845, di docente provvisorio di retorica nel Liceo di
Catanzaro, ove rimase sino al termine della sua carriera, e dove diede alle stampe un Saggio di
prose e di versi (1859).
All’indomani dell’unità si schierò su posizioni conciliatoriste, firmando la nota e discussa
Petizione di novemila sacerdoti italiani a S.S Pio IX ed ai vescovi cattolici ad esso unito (1862).
Fonti: ASN, CGPI, fs. 425; ASCNMP, b. 11, f. 174
Di Iorio Lorenzo
Pietracatella in Provincia di Molise (CB) ? - ?
Status: ecclesiastico (sacerdote)
Funzione: vicerettore
Periodo di servizio nel Collegio Sannitico: d. 20 dicembre 1847 (titolare) – 1854
Prefetto di camerata sin dal 1821, dopo lo scrutinio della curia e la certificazione dell’arciprete
curato e del sindaco del comune di Pietracatella, suo paese nativo, e dietro consenso
dell’ordinario diocesano che gli rilasciò il necessario “permesso discepolare”, venne nominato,
con decreto rettorale, prefetto d’ordine del collegio nel dicembre del 1825. Trascorse in tale
ruolo ben 22 anni, sino a quando nel dicembre del 1847, dietro richiesta della commissione
amministrativa del collegio, decisa a interrompere la continua turnazione dei rettori e vicerettori
nel collegio, fu nominato vicerettore del collegio, funzione da lui esercitata già a partire dal
1845 per l’assenza di un incaricato. Solo l’arrivo dei padri Barnabiti, nel 1854, chiamati a gestire
il collegio, interruppe il suo lungo servizio.
Fonti: ASNA, CGPI, fs. 424; ASCNMP, b. 11, f. 1
222
Cap. 6 Studenti del collegio Sannitico
6.1 Gli alunni interni del collegio Sannitico (1817-1834)
Nella letteratura sulle istituzioni scolastiche del Regno delle Due Sicilie la figura dello studente
collegiale e liceale è stata oggetto di interventi volti a delinearne un profilo ricavato quasi
esclusivamente dagli atti normativi e amministrativi e dagli ordinamenti interni scendendo a
notizie e descrizioni con dovizia di particolari sulla foggia della divisa indossata, il corredo
richiesto, il vitto consumato, e così via. Aderendo a un modello storiografico che ha privilegiato
la storia politico-istituzionale dell’istruzione, gli studi prodotti hanno ignorato la dimensione
individuale e sociale dell’alunno.
Per la finalità poste alla nostra ricerca, tesa a indagare la formazione delle élites dirigenti locali a
partire da un caso-studio, l’approccio sociale risulta non solo necessario, ma obbligato per
comprendere le funzioni caratterizzanti l’istituzione collegiale e liceale nel periodo preunitario.
Per evidenziare gli effetti sociali della formazione, abbiamo individuato cinque parametri:
provenienza; estrazione sociale; età d’ingresso nel collegio; permanenza nel collegio ed esito
formativo (qualifica/professione dello studente al termine del percorso di studi).
Il punto di partenza fondamentale è costituito dagli “stati mensili” degli alunni interni conservati
nell’archivio storico del Mario Pagano e presso l’archivio di stato di Napoli. Tali documenti
hanno consentito la ricostruzione dell’elenco degli iscritti dalla inaugurazione del collegio,
avvenuta nel novembre 1817, sino a tutto il 1834, anno che costituisce uno spartiacque tra un
periodo ben documentato dalle fonti e un lasso di tempo carente di informazioni relativamente
agli elenchi degli studenti iscritti. Tale indagine, condotta su un campione limitato nel tempo per
mancanza di ulteriore documentazione, e ammontante complessivamente a 201 unità, è tuttavia
esemplificativo e sufficiente a lumeggiare alcuni tratti della formazione delle élites dirigenti che
saranno attive,
a partire dagli anni Trenta,
fin dopo l’Unità, estendendosi, a volte, sino
all’ultimo decennio del XIX secolo.
Gli “stati mensili” riportavano: il cognome e nome dell’alunno, la data di nascita, il luogo di
nascita, l’eventuale data di concessione, da parte del Consiglio di Stato, del posto gratuito o
semigratuito (“epoca della grazia”), la data di effettiva entrata in collegio ed infine, le eventuali
“osservazioni” che, nei casi più comuni, registravano la data di uscita definitiva dal collegio o le
assenze per malattia.
Da questa griglia, si è risaliti alla paternità e alla professione o qualifica dei capifamiglia,
mediante:
lo spoglio delle domande di ammissione e di certificati di battesimo allegati
223
(conservati nei suddetti archivi);
ricorrendo agli stati civili (atti di nascita, di matrimonio e di
morte) conservati presso gli Archivi di Stato di Campobasso e Isernia; ed avvalendosi di ogni
altra fonte stampa disponibile.
Allo stesso modo e con le medesime tipologie di fonti, si sono ricavate preziose informazioni
sulla qualifica o professione svolta dagli alunni censiti. Non è stato possibile ricostruire tutti i
percorsi professionali degli iscritti, in quanto lo spoglio degli atti degli stati civili, effettuato
limitatamente agli Archivi di Stato di Campobasso e di Isernia, ha permesso di individuare i
percorsi professionali degli iscritti provenienti dalla Provincia di Molise e, tra questi, soltanto di
coloro che sono ritornati a risiedere nel comune di nascita441. Tuttavia, per un campione
significativo è stato possibile individuare con certezza lo sbocco professionale. Per quanto
concerne gli incarichi politico-amministrativi, i dati sono completi ed estesi al periodo postunitario e riguardano: sindaci, consiglieri provinciali, deputati e senatori.
I dati raccolti sull’estrazione sociale e sullo sbocco professionale degli studenti iscritti al collegio
tra il 1817 e il 1834, sono stati messi a confronto con i dati contenuti nelle ‘statistiche sulla
popolazione’ molisana nel periodo preunitario, relativamente alla “sussistenza” e alla
“condizione civile” (qualifica o professione): utile fonti archivistiche per completare la
conoscenza della reale dinamica sociale dovuta all’incidenza della formazione442.
441
La ricostruzione completa di tutti gli iscritti molisani richiederebbe lo spoglio degli atti di stato civile di ogni
comune molisano, dando per scontato la rispettiva residenza all’interno dei confini molisani; oppure, si dovrebbe
effettuare lo spoglio dell’intera serie archivistica, custodite presso l’ASN, inerente le concessioni dei titoli di studio:
un lavoro enorme, senza alcuna garanzia di risultati utili allo scopo.
442
Si utilizzeranno, in questa sede, i dati relativi soprattutto ai “possidenti” e agli “impiegati alle arti liberali”. A tale
proposito ricordiamo che si sta provvedendo a raccogliere e trascrivere i dati di ogni provincia del regno, per il
periodo 1811-1860, in prosecuzione del lavoro già iniziato da Stefania Martuscelli, limitato agli anni 1811-1815 (S.
Sabatucci, La popolazione del Mezzogiorno nella statitica del Re Murat, Napoli, Guida, 1979). Poiché il lavoro è in
fieri, per la provincia di Molise si farà riferimento alla documentazione finora disponibile per gli anni: 1811; 18131828; 1844-1855.
224
6.1.1 Provenienza territoriale
L’amministrazione borbonica mantenne e consolidò la presenza, nel regno continentale, degli
istituti collegiali e liceali inizialmente istituiti dai napoleonidi. Tra il 1815 al 1831, i licei da 3
(Napoli, Catanzaro e Salerno) passarono a 5 con la fondazione di quelli di quelli di Bari e
l’Aquila; i collegi da 7 (Avigliano, Avellino, Cosenza, Lecce, Lucera, Maddaloni, Sulmona)
arrivarono a 12 (Arpino, Campobasso, Chieti, Teramo e Monteleone)443; in pratica si può
affermare che ogni provincia disponesse ormai di un canale formativo pubblico in grado di
rispondere alla domanda di istruzione secondaria-superiore interna del territorio.
I dati quantitativi sulla provenienza degli studenti iscritti al collegio sannitico tra il 1817 e il
1834 esprimono, confermandola, la funzione prettamente provinciale della istituzione (tabella
1).
Provincia di Molise
168
Abruzzo Citeriore (CH)
9
Capitanata (FG)
9
Napoli
7
Terra di Lavoro (BN)
4
Principato Ulteriore (BN)
2
Abruzzo Ulteriore 2 (AQ)
1
Basilicata (PZ)
1
Tab. 1 Provenienza: Provincie
Su 201 iscritti dell’intero arco di tempo considerato, solo 33 (pari al 16% del totale) proveniva da
comuni non molisani e, per molti di loro, studiare a Campobasso fu una conseguenza
strettamente legata agli spostamenti dovuti alla carriera amministrativa seguita dai rispettivi
padri, come: i 3 figli del procuratore generale della corte criminale di Campobasso, Antonio De
Filippo;
il figlio del cancelliere della gran corte criminale, Gaetano Senese; il figlio del
segretario generale dell’Intendenza di Molise, Paola Maria Sambiase, Duca di San Malvito e San
donato, una diramazione della potente famiglia dei Sanseverino.
Per alcuni la scelta del collegio di Campobasso non fu obbligata, ma preferita per le buone
garanzie di formazione o, quantomeno, per il miglior collegamento al comune di residenza.
Ricordiamo in proposito che, tra gli istituti limitrofi, il collegio di Avellino fu inaugurato solo
443
Cfr. R. Sani, Istruzione e scuola nel Meridione, in H.A. Cavallera (a cura di), Marco Gatti e la riforma della
scuola, cit., pp. 175-200.
225
nel 1831444, e quello di Chieti, decretato nel 1817, fu inaugurato nel 1826445. Di certo tali iscritti
appartenevano a famiglie facoltose; non a caso si annoverano tra loro i due figli del barone di
Policorvo, Nicola Cauli; il figlio del marchese Antonio de Luca, di Foggia, ed altri provenienti
provenienti da nuclei familiari definiti nei documenti come “doviziosi” proprietari.
Concentrando l’attenzione sui 168 studenti della Provincia di Molise, è stato possibile ricostruire
la dettagliata schematizzazione dei comuni di provenienza, divisi per distretti:
Distretto di Campobasso
N.
Distretto di Isernia
N.
Distretto di Larino
N.
Campobasso
Morcone
Foiano
Busso
Campodipietra
Fossaceca
Ripalimosani
Trivento
Bagnoli
Ferrazzano
Matrice
Montagano
Riccia
Vinchiaturo
Colle d’Anchise
Campolieto
Casalciprano
Limosani
Macchia Valfortore
Mirabello
Monacilioni
San Giovanni in Galdo
Sepino
Spinete
Toro
70
9
7
3
3
3
3
3
2
2
2
2
2
2
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Agnone
Boiano
Frosolone
Isernia
4
2
2
1
Lucito
Bonefro
Casacalenda
Santa Croce di Magliano
Castelluccio Acquaborrana
Guardialfiera
Guglionesi
San Martino in Pensilis
Civitacampomarano
Montefalcone
Montenero di Bisaccia
Palata
Portocannone
Ripabottoni
Rotello
San Felice
7
5
4
3
2
2
2
2
1
1
1
1
1
1
1
1
Tot.
124
Tab. 2 Provenienza: Provincia di Molise
9
35
Gli studenti, quindi, provenivano da 45 diversi comuni della Provincia di Molise: 70 di loro,
quasi la metà, da Camponasso; seguivano 9 allievi di Morcone, 7 da Foiano e Lucito, 5 da
Bonefro, e 4 da Agnone e Casacalenda, mentre i rimanenti 106 erano distribuiti tra 38 comuni in
modo difforme.
444
Per i collegi di Avellino e Benevento si veda R. Gragnaniello, L’istruzione superiore nell’Ottocento preunitario:
i collegi di Campobasso, Avellino e Benevento, cit., pp. 83-131.
445
L. Romaniello (a cura di), Storia delle istituzioni educative in Italia tra Otto e Novecento: atti del convegno,
Alghero, 14-15 ottobre 1994, Milano, Amici del Museo del Risorgimento, 1996, p. 17.
226
Non fu la sola diversa distribuzione della popolazione a determinare la disparità numerica di
allievi provenienti dai singoli comuni, poiché, ad esempio, il capoluogo molisano, che contava,
nel 1817, 7035 abitanti e, nel 1833, 9112 residenti, non si distanziava poi di molto dai comuni
più popolosi446; la motivazione è da ricercare altrove, e precisamente in 3 fattori: il ruolo
egemonico assunto da Campobasso rispetto agli altri centri molisani a partire dalla costituzione
della Provincia di Molise, nel 1806; il costo elevato per la permanenza nel collegio; la capacità
ricettiva del collegio e il sistema di ripartizione delle piazze franche.
Il capoluogo molisano, cuore amministrativo della provincia, era sede dell’intendenza, da cui
dipendeva l’azione amministrativa provinciale; delle due direzioni provinciali dei dazi diretti e
indiretti; della direzione provinciale delle poste e de’ procacci, della direzione generale de’ ponti
e delle strade; e, in ultimo, del Tribunale civile e della Gran Corte criminale. La città, divenuta
residenza di funzionari, impiegati e professionisti, soprattutto afferenti all’ambito legale, in
aggiunta al ruolo di residenza di prestigio delle maggiori famiglie di proprietari, costituì
inevitabilmente il primo bacino di utenza del collegio.
Il secondo motivo che determinò un così basso numero di iscritti provenienti dai restanti comuni
va ricercato nell’elevato costo del percorso di studi. I posti completamente a pagamento
comportavano una spesa considerevole per le famiglie, tenuto conto che soltanto la retta
ammontava a 96 ducati annui – sceso a 72 nel 1828 – cui bisognava aggiungere il costo del
mobilio, del corredo, dell’uniforme
e dei libri, per altri 500 ducati, secondo i calcoli
dell’intendente Biase Zurlo. Anche i posti gratuiti e semigratuiti comportavano comunque una
spesa non irrisoria, perché si veniva esentati, in tutto o in parte, soltanto dalla retta.
L’ultimo fattore è legato alla capacità ricettiva del collegio e al sistema delle piazze franche:
l’istituto, posto inizialmente in un antico convento cittadino, in attesa di poter costruire una
struttura più moderna, ampia ed efficiente - che non vedrà mai la luce nel periodo preunitario-,
aveva una capacità ricettiva di soli sessanta posti, che l’intendente Biase Zurlo, all’atto della
inaugurazione, volle dividere equamente tra posti gratuiti o semigratuiti e posti a pagamento. La
ripartizione dei 30 posti gratuiti e semigratuiti, effettuata proporzionalmente in base al contributo
versato per completare la dotazione del collegio, certamente non agevolò i comuni più poveri, i
446
I comuni molisani con più di 6000 abitanti erano: Campobasso, Riccia, Morcone, Isernia, Agnone e Casacalenda;
tra i 3000 e i 6000 abitanti: Ferrazzano, Montagano, Ripalimosani, S. Elia a Pianisi, Pietracatella, Baselice,
Castelvetere, Colle, Circello, Ponte Landolfo, Casalduni, Santa Croce di Morcone, Sepino, Vinchiaturo, Trivento,
Bagnoli, Capracotta, Frosolone, Civitanoca, Boiano, Larino, S. Croce di Magliano, Bonefro, Morrone, Ripabottoni,
Castelluccio Acquaborrana, Montecilfone, Gluglionesi; gli altri non raggiungevano le 3000 unità (cfr. G. del Re,
Descrizione topografica fisica economica d’ reali domini al di qua dal Faro nel Regno delle due Sicilie, Napoli,
Tipografia dentro la Pietà de’ Turchini, vol. III, 1836, p. 126).
227
quali, pur versando con fatica al collegio il dovuto contributo calcolato in proporzione ai
rispettivi bilanci, non raggiunsero la soglia stabilita inizialmente di almeno 1000 ducati per
vedersi riconosciuto il diritto di una mezza piazza franca e 2.000 per quella l’intera447.
Tra gli aventi diritto alle varie forme di piazza, primeggiò Campobasso, la cui municipalità
investì un’enorme somma (d. 15.153), seguita da Morcone (d. 8.720), Guardialfiera (d. 1530)
Trivento (d. 1348) Riccia (d. 1259) Bagnoli (d. 1338) Montefalcone (d. 1182) Agnone (d. 1164)
Frosolone (d. 1040), e a seguire, tutti gli altri, sino ai paesi che riuscivano a versare poche decine
di ducati448.
Tali cifre spiegano il riservato dominio sul collegio della cittadinanza di Campobasso, che
usufruì, complessivamente, di 45 posti, tra gratuiti e semigratuiti, sui 98 assegnati tra il 1817 e il
1834.
Un consistente versamento garantì 8 posti gratuiti al comune di Morcone, antico centro di cultura
letteraria e di industria laniera e, tra tutti i comuni molisani,
l’unico a finanziare
ininterrottamente, dalla fondazione sino al 1848, limite cronologico della nostra ricerca, la
scuola secondaria e quella di agricoltura pratica.
Continuando l’analisi sulla provenienza degli studenti molisani, senza distinguerli tra paganti o
non paganti e scorporando da essi i dati relativi a Campobasso, già commentati, si nota una forte
discrepanza tra i distretti di Campobasso (54 studenti), e Larino (35 studenti ) nei confronti del
distretto di Isernia (solo 9 studenti). La discrepanza si spiega considerando i dati relativi agli
“impiegati alle arti liberali”, che registrano nel distretto di Isernia, per il 1817, solo 432 unità a
fronte delle 946 nel distretto di Campobasso e delle 502 in quello di Larino, con un divario
destinato a crescere con il passare degli anni, arrivando addirittura, alle soglie dell’Unità, a 275
unità professionali presenti nel distretto di Isernia contro le 1255 del distretto di Larino e le 1666
del distretto di Campobasso449. Ne consegue che i dati relativi agli iscritti del collegio, restando
ancorati all’assetto socio-economico non omogeneo tra territori, contribuì a determinare una
minore o maggiore esigenza di possedere un titolo di studio nei tre distretti.
447
Sino al 1820 si assegnò anche 1/3 di piazza, ovvero, una “borsa di studio” che copriva un terzo della retta.
L’intera contribuzione è in G.I., 1825, p. 153-155; cfr. Gragnaniello, L’istruzione superiore nell’Ottocento
preunitario: i collegi di Campobasso, Avellino e Benevento, cit., p. 97.
449
Dati relativi al 1855.
448
228
6.1.2 Estrazione sociale450
I dati ricavati dallo spoglio del materiale documentale prospettano una articolata configurazione
della estrazione sociale degli alunni:
Qualifica/professione
N.
Proprietario
Professione medica
41
19
Professione legale
19
Impiegato
Commercianti
11
9
Nobile
Ingegnere
7
1
Sottocategorie
15 medici; 4 farmacisti
1 procuratore generale; 2 giudici; 10
avvocati; 6 notai
1 verificatore del registro e bollo; 1
impiegato ufficio postale; 1 conservatore
delle ipoteche, 3 cancellieri; 1 usciere del
tribunale; 2 impiegati dell'intendenza; 1
segretario della procura, 1 impiegato n.i.
5 mercanti; 2 negozianti; 3 orefici;
4 baroni; 1 marchese; 2 duchi
Docente
1
Docente del Sannitico e proprietario
Muratore
1
“Maccaronaro”
1
Estrazione sociale degli iscritti (1817-1834)
Incarichi politici
3 sindaci
2 sindaci
1 sindaco;
d'Intendenza
2
2
segretari
dell'intendenza
Consigliere
distrettuale
consigliere
generale
provinciale
e
Si registra, accanto ad un consistente ceto possidente, che rappresenta il 37%, una numerosa
presenza di professionisti, pari al 34 %, equamente divisi tra esercenti professioni mediche e
legali; una discreta presenza della categoria degli impiegati pubblici (10%), anche se, il loro
numero, in Provincia,
restava comunque contenuto rispetto a quella dei proprietari e dei
professionisti. I commercianti (8%), e gli appartenenti alla nobiltà (7%) costituivano l’ultimo
nucleo di una certa consistenza, cui seguivano sparute presenze di quelle nuove professioni
(ingegnere; docente) e nuove figure artigianali (“maccaronaro” e muratore) che si affacciavano
sullo scenario lavorativo del primo Ottocento.
Sebbene manchino, per la realtà molisana, studi espressamente dedicati a delineare consistenza e
profilo delle élites economiche, amministrative e professionali, cui far riferimento per inquadrare
i dati appena riscontrati, è possibile, tuttavia, avanzare delle osservazioni funzionali al nostro
discorso ricorrendo alle statistiche sulla “condizione civile” della popolazione451.
450
Dalla documentazione a disposizione siamo riusciti a risalire alla professione di 101 padri di famiglia; i non
identificati risultano 52. Il numero totale (153) non corrisponde ai 201 allievi perché tra questi ultimi si annoverano
numerosi casi appartenenti alla stessa famiglia.
451
Come diversi casi-studio sull’Ottocento preunitario hanno rilevato, il confine tra l’una e l’altra élite non è affatto
netto, in quanto esse sono composte da “famiglie” sette-ottocentesche costituite da una estesa e complessa rete di
alleanze parentali, finalizzate ad occupare le funzioni sociali emergenti in una società che si andava sempre più
diversificando; e a sua volta la differenziazione della società incideva profondamente sulle strutture e funzioni di
229
Dai dati statistici del periodo compreso tra il 1811 e il 1828, è possibile rilevare che: su una
popolazione oscillante tra un minimo di 288.941 unità registrata nel 1811, e un massimo di
331.922, registrata nel 1827, i “possidenti” rappresentavano il 15 - 17% della popolazione. Ma se
si sposta l’osservazione esclusivamente sulla popolazione attiva
-
come suddivisa
statisticamente dal ministero (possidenti, impiegati ad arti liberali, preti; frati, monache, addetti
alle arti meccaniche [contadini; artisti e domestici; marinai e pescatori]; mendici) la percentuale
si attesta tra il 25 e il 30%.
I dati ricavabili dalle statistiche sulla popolazione, pur fornendo utili indicazioni sul ceto, non
forniscono i livelli di reddito,
risultando insufficienti a comprendere l’effettiva estrazione
sociale di coloro che i registri del collegio definiscono “proprietari”. Abbiamo tentato di colmare
la lacuna ricorrendo alle notizie fornite da Giuseppe del Re nella seconda edizione della
Descrizione topografica fisica economica…, in cui è riportato il il numero dei contribuenti
ripartiti per fasce di reddito secondo i ruoli fondiari del 1834:
[contribuenti]
616
19238
37645
7329
5113
9454
[rendite in ducati]
da 101 in poi
da 100 a 61
da 60 a 41
da 40 a 16
da 15 a 7
da 6 a 2
L’alto numero dei possidenti potrebbe sembrare sorprendente per una piccola provincia, ma,
come evidenzia lo stesso Del Re, la motivazione va ricercata in 3 eventi storici verificatisi
durante il Decennio francese:
“l’abolizione della feudalità, la divisione de’ demanii, e la
soppressione degli Ordini monastici possidenti”, che condussero a un frazionamento della terra
destinato a parcellizzarsi ulteriormente nel corso del XIX secolo, per via “delle giornaliere
ripartizioni e passaggi di fondo da mano a mano”452.
una tale “famiglia”, mutandone, nel lungo periodo, completamente la fisionomia. Si vedano, per i casi-studio, i
saggi contenuti in A. Massafra (a cura di), Il Mezzogiorno preunitario: economia, società e istituzioni, Bari,
Edizioni Dedalo, 1998, pp. 821-1038; per un quadro della realtà sociale ed economica del Meridione preunitario, si
rimanda a P. Bevilacqua, Breve storia dell’Italia Meridionale dall’Ottocento ad oggi, Donzelli, Roma, 1993. Per il
Molise ottocentesco, come realtà amministrativa, politica, economica, si rimanda ai saggi contenuti in G. Massullo
(a cura di), Storia del Molise in età contemporanea, Roma, Donzelli, 2006. Si segnala, inoltre, M. Rossi,
L’economia molisana nell’Ottocento preunitario (1815-1860), tesi di dottorato in Storia economica, Napoli, Istituto
Universitario Navale, a.a. 1999-2000.
452
G. del Re, Descrizione topografica fisica economica d’ reali domini al di qua dal Faro nel Regno delle due
Sicilie, cit., p. 98.
230
La possibilità di iscrivere i figli in collegio, per l’alto costo, era riservata, per lo più, alla prima
fascia di contribuenti: 616 persone censite nel 1834; ma abbiamo verificato che tra i 41
proprietari da noi censiti in qualità di capifamiglia, di cui è stato possibile ricostruire la
consistenza patrimoniale, più di qualcuno, che, secondo il meccanismo di tassazione, rientrava
nella seconda fascia, in realtà poteva contare su maggiori entrate453; mentre altri, possedevano,
secondo il gergo dell’epoca, “beni di fortuna che non corrispondeva alla loro condizione”, che
veniva seriamente compromesso dalla mancanza di liquidità, determinata da fattori esterni
imprevedibili in grado di rompere la tranquillità economica sino al punto da ritardare la retta
scolastica, rischiando l’espulsione del figlio dal collegio. Una situazione che si verificò per tre
proprietari la cui rendita dipendeva dalla produzione del grano, soggetta a troppe variabili per
poter garantire una costante disponibilità di danaro.
Emblematico è il caso di Silvestro Colesanti di Morcone, padre di Saverio (alunno a posto
gratuito), Epifanio (alunno a pagamento), e di altri 7 figli di tenera età, il quale chiese, nel
gennaio del 1830, una dilazione di pagamento per i 18 ducati dovuti per un trimestre:
debbo vendere un poco di grano; qui q[es]sto genere non si trova neppure a donare, così vi prego in mio nome
pregare la commissione, che mi dia quest’altro poco di dilazione, perché io non voglio sentir nessuno, e non voglio
mancare di adempiere ai miei doveri 454.
Alla fine dello stesso anno, il Colesanti si vide costretto a comunicare al rettore l’intenzione di
ritirare il figlio Epifanio perché “le mie circostanze economiche non permettono che
ulteriormente vi resti, attesa la numerosa famiglia di nove teneri figli, la q[ua]le è tutta bisognosa
di educazione, perché sono sette maschi”. Ritirato di lì a poco il figlio, nel gennaio del 1831, per
onorare l’impegno assunto, si rivolse al rettore per una ulteriore dilazione della retta dovuta per
l’ultimo trimestre frequentato dal figlio Epifanio:
“il suddetto mio figlio esaminato le mie critiche circostanze, e vedendosi privo di non poter più ritornare in Collegio
si è dato quasi alla disperazione, cosa che a me ha fatto perdere i sensi, né ha voluto andare alla Scuola; per cui sono
stato molto disturbato per questo riflesso”.[…] Circa l’arretrato poi dovete sapere, che io ho più premura di voi per
soddisfare il Collegio, e mi vergogno di fare questa felice figura; ma che debbo fare quando la scorsa stagione non
ha permesso di farmi esigere neppure il terzo di quei miei pochi averi; in ogni modo, mi sforzerò al più che posso di
453
Nel 1839, Vincenzo Mancini di Isernia chiese per suo figlio Gaetano la possibilità di usufruire di una mezza
piazza franca in quanto “stretto di mezzi”, vedovo e con 4 figli a carico di cui tre femmine. In seguito ad
accertamenti, il sottintendente d’Isernia comunicò all’intendente che il Mancini aveva sì un basso imponibile sulla
possidenza, ma anche terreni “in enfiteusi per qualche centinaio di ducati” e “la dote della moglie”. Il sottintendente
ritenne comunque opportuno ammettere il figlio nel collegio a mezza piazza “perché in qualunque modo non è un
forte proprietario” (sottintendente all’Intendente, Isernia 19 set. 1839, in ASCNMP, b. 336).
454
S. Colesanti al rettore, Morcone 20 gennaio 1830, in ASCNMP, b. 335, f. 1899.
231
saldare il mio dare coll’aiuto del Signore per la fine di questo corrente mese, o al più nei primi giorni dell’entrante
Febbraio e non manderò mai a rilevare le robe del mio figlio che sono costà, se prima non si copre il mio vuoto,
giacché per lui sono chiuse tutte le strade”455.
Questo, come altri casi isolati, attestano, forse meglio di altri esempi, di come la formazione
collegiale fosse percepita come un’occasione di tale importanza tale da investire una cospicua
parte del reddito, tentando si assicurarla, nei limiti del possibile, a tutti i figli maschi della
famiglia, come dimostra il dato che su 201 iscritti, ben 37 risultavano avere un legame di
fratellanza e,
tra loro, si riscontrano addirittura 2 casi di quattro fratelli iscritti
contemporaneamente456.
Se la possidenza si connotava come un asse portante della realtà sociale ed economica molisana,
il peso specifico della componente professionale risulta essere altrettanto rilevante se si
considera il ruolo e la funzione che andò ad assumere nel nuovo sistema statale, sebbene la sua
consistenza numerica, rispetto al nutrito gruppo di possidenti, era notevolmente inferiore:
ricordiamo che nella provincia di Molise gli “impiegati ad arti liberali” si attestavano negli anni
compresi tra il 1813 e il 1828, tra lo 0,6 e lo 0,8% rispetto al totale della popolazione e tra l’ 1 e
l’1,4% sul totale della popolazione attiva.
I profili professionali evidenziano una cospicua presenza di avvocati e medici: due figure con
antiche radici, ma che nell’articolazione interna dell’élite locale assumono una importanza
fondamentale per la loro “ambivalenza … legate a tradizionali forme di gestione del potere, e al
tempo stesso disponibili per una “riconversione” in chiave moderna”457, quasi ad anello di
congiunzione tra il mondo feudale abrogato e la nuova era delle professioni liberali: nel prestigio
sociale, il titolo di studio e la professione si sostituivano al titolo nobiliare.
La classe degli impiegati da noi censiti, tutti residenti nella provincia di Molise, era interamente
in servizio nelle amministrazioni provinciali (5 nei Tribunali, 2 nell’intendenza, 2 negli uffici dei
Dazi diretti e indiretti,
1 in quello di Poste e procacci);
tutti appartenenti al personale
burocratico-amministrativo cui fu attribuito l’enorme privilegio, sancito per legge, di vedersi
preferita nell’assegnazione dei posti gratuiti nei collegi e licei pubblici.
L’atro gruppo ben rappresentato è costituito dai commercianti: 8% , distinti in “mercanti” e
“orefici”, provenienti da Campobasso, e “negozianti”, residenti a Ripalimosani. Sebbene la
455
S. Colesanti al rettore, Morcone 31 gennaio 1831, in ASCNMP, b. 335, f. 1899. A chi non riusciva a pagare il
trimestre venivano requisiti i beni lasciati nel collegio, secondo il real rescritto 4 gennaio 1823. Nel 1841 per
“superiori disposizioni” si affermò un nuovo principio: pagamento anticipato del trimestre e nel caso di adempienza
la possibile espulsione dopo un mese, rimanendo in deposito l’equipaggio dello studente fino all’avvenuto
pagamento.
456
In questo caso, intervivano provvedimenti assistenziali previsti dalle legge, che garantivano un posto interamente
gratuito al quarto figlio.
457
P. Magry, Le élites urbane, in A. Massafra ( a cura di), Il Mezzogiorno preunitario, cit. p. 810.
232
categoria dei commercianti non fosse rilevata dalla statistica dedicata alla “condizione civile”,
gli studi di storia economica sul Molise ottocentesco sono concordi nell’evidenziare una
“economia con limitate attività industriali e commerciali”, ed anche questa, quando era presente,
restava quasi esclusivamente collegata al settore agricolo, unico trainante458. Per tali motivi, i
commercianti rappresentavano un gruppo esiguo e poco consolidato in provincia.
La presenza, in questa lista, di un solo docente (Giambattista Torti), tra l’altro in servizio nello
stesso collegio Sannitico, non deve meravigliare e merita una spiegazione: benché il figlio
usufruisse di un posto semigratuito, lo stipendio di insegnante non gli avrebbe consentito di
coprire i costi derivanti dalla retta sia pure ridotta e dall’equipaggiamento; in effetti, fu la sua
condizione di facoltoso proprietario terriero a garantire al figlio l’istruzione da “alunno interno”
e non quella di docente.
Appartenenti alla nobiltà, il cui titolo, ormai onorifico, ricordava soltanto l’origine feudale delle
famiglie, erano i capifamiglia: Paolo Maria Sambiase, duca di San Malvito e San Donato, una
diramazione della potente famiglia dei Sanseverino, in Molise in veste di segretario generale
dell’Intendenza; Francesco Frangipani, duca di Mirabello; il marchesino Antonio de Luca,
proprietario, ed esponente di una delle più influenti famiglie di Foggia; Nicola Cauli, barone di
Policorvo (Abruzzo), e i baroni molisani Francesco Iannucci, proprietario di Campolieto, Luigi
Mascione, proprietario di Fossaceca, e Pompilio Petitti, di Campobasso, magistrato e poi alto
funzionario, autore di quel noto Repertorio amministrativo, tuttora utilizzato dagli storici come
primaria fonte normativa.
Nei nobili era presente più che mai, nel periodo preunitario, l’identità dell’antica discendenza e
la rivalità nei confronti del nuovo ceto proprietario, testimoniata finanche da una seduta del
Consiglio provinciale del 1846, nella quale, rispondendo ad un quesito ministeriale, si indicava
come prima causa che determinava la “miseria” in Provincia, “i notabili de luoghi succeduti agli
antichi Baroni [che] hanno meno generosamente di questi curato i loro interessi materiali, donde
avviene in danno della classe bisognosa, ed accumulo di capitali in poche mani”459. Questa
risposta riassumeva tutto il contenuto di una antica “guerra all’ultimo sangue per il potere”, tra il
notabilato demanista e i feudatari, incentrata “sul controllo fondiario, fondamento allora di ogni
altro potere, ingaggiata a partire dalla seconda metà del Settecento460; nel collegio però, i figli
458
M. Iarossi, Mercato e commercio fra Otto e Novecento, in G. Massullo (a cura di), Storia del Molise in età
contemporanea, cit., pp. 147.184.
459
Consiglio Generale della Provincia, seduta 1 giugno 1846, in ASCb, Intendenza di Molise, b. 72, f. 56.
460
G. Massullo, Il Molise che non c’era, in Idem (a cura di), Storia del Molise in età contemporanea, Roma,
Donzelli editore, 2006, pp. 3-97.
233
di questi due “partiti” sedevano fianco a fianco sugli scanni del collegio Sannitico, ed entrambi
accanto ai figli del “maccaronaro” e del “muratore”, in una competizione che si misurava ormai
col metro della capacità e dell’impegno negli studi, e non più con le misure di superficie.
Le ultime figure rilevate nel nostro elenco - l’ingegnere, il muratore e il “maccaronaro” - sono
poco rappresentative da un punto di vista statistico, ma la loro presenza ci offre lo spunto per
qualche considerazione. La professione tecnica dell’ingegnere risulta tra le meno diffuse nel
Molise preunitario tanto è vero che dallo spoglio degli atti di nascita del Comune di Campobasso
è stato possibile rilevare che, tra il 1809 e il 1865, solo 7 furono i capifamiglia che esercitarono
una tale professione, per cui, visto il breve arco di tempo da noi considerato (1817-1834), la
presenza, nell’elenco, di un solo ingegnere , residente a Campobasso, può rientrare nella
consolidata media di quegli anni.
Una diversa valutazione va fatta sul produttore e venditore di pasta (“maccaronaro”), residente a
Campobasso, ed il muratore di Vinchiaturo, comune alle porte del capoluogo molisano. Dallo
spoglio effettuato sugli atti di nascita dei due comuni, per il periodo 1809-1865, è risultato che: a
Campobasso lavoravano 39 “maccaronari” e, a Vinchiaturo, 26 muratori (3 di essi definiti
“mastri”, tra cui il padre dell’alunno iscritto al collegio Sannitico).
La presenza, tra gli iscritti del figlio di un “mastro” muratore e di un produttore e venditore di
pasta, attesta come alcuni mestieri e attività artigianali iniziavano ad assumere i caratteri di
attività imprenditoriali tali da consentire ad alcuni di loro di inserirsi nei ceti più abbienti.
In riferimento agli incarichi pubblici, sebbene la documentazione consultata abbia permesso,
solo in minima parte, di rilevare le cariche ricoperte, i dati ricavati sono, tuttavia, sufficienti ad
esprimere l’articolazione interna della classe politico-amministrativa locale.
Coloro che
assunsero incarichi di vertice della pubblica amministrazione appartenevano
soprattutto alla nobiltà: il Barone Gennaro Petitti, negli anni in cui suo figlio era iscritto al
Sannitico, ricopriva tale incarico nella Terra di Bari, mentre il suo collega napoletano, il duca
Paolo Maria San Biase fu destinato a Campobasso, e a questi, secondo la documentazione
archivistica, sono da aggiungere, in qualità di capifamiglia di alunni iscritti come esterni nel
1822: l’intendente della Provincia, il marchese di Cammarota; il segretario generale
dell’Intendenza, Ignazio Termini duca di Vatticani, e seppur non nobile, il figlio del giudice
della gran corte criminale di Campobasso, Gioacchino Villani461.
461
ASN, CGPI, fs. 405. Come figli di alti funzionari e magistrati potevano seguire, a differenza degli altri alunni
esterni, anche le prime quattro cattedre del collegio.
234
Questa classe dirigente annoverava nell’intero Regno tra le 100 e 200 persone ed a loro era
affidato un “incarico amministrativo
[…] per
il quale si richiede solo, eventualmente,
competenza e correttezza” e per questo “buoni per tutte le stagioni”462: quasi a formare, come
lascia intendere Pasquale Villani, una classe dirigente a sé463, cui seguiva in via gerarchica, a
livello provinciale, il Consiglio d’intendenza. Questo organo aveva compiti decisionali rispetto al
contenzioso amministrativo e funzioni consultive “su determinate materie fissate dalla legge ma
interpellabile, a discrezione dell’Intendente, su ogni questione di sua competenza”464. I suoi
membri rivestivano
il ruolo chiave di consulenti-collaboratori dell’intendente e, poiché
intendenti e segretari generali, per indirizzo generale del governo, non provenivano mai dalle
provincie amministrate, essi influenzavano secondo la propria discrezione la politica in
Provincia. Le funzioni del consiglio d’intendenza presupponevano, per definizione, una
preparazione giuridica: ed infatti, i consiglieri d’intendenza da noi censiti
appartengono
entrambi all’ambito delle professioni legali.
Gli ingressi negli altri ambiti politico-amministrativi, a partire dall’amministrazione comunale
(sindaco e decurioni), passando per quello distrettuale (consigli distrettuali) sino ad arrivare
all’organo provinciale (il consiglio generale della provincia), erano regolati dal criterio del censo
e direttamente controllati dall’organo centrale che individuava le nomine a partire dalla lista
degli eleggibili. In questa area socio-economica si mettevano in gioco tutti i fattori idonei
all’attuazione dei lenti e faticosi processi di modernizzazione del Molise e del Regno. Le
trasformazioni della struttura economica feudale e delle forme giuridico-amministrative
apportate dai Napoleonidi provocarono profondi mutamenti favorendo l’affermazione di nuovi
ceti, pronti ad occupare lo spazio lasciato dal declino del ruolo dell’aristocrazia. Come
accennato, dalla ricerca archivistica risulta una borghesia variamente articolata al suo interno che
cresce grazie ai processi di modernizzazione (eversione della feudalità, liquidazione dei demani,
riforme amministrative) e che non tarda a rivendicare, sulla base dello status economico
conseguito, anche un prestigio sociale ed un autonomo spazio di gestione del potere, trovando,
attraverso l’istruzione, nei municipi, nei tribunali, negli uffici finanziari, nelle strutture
burocratiche di varia natura e nell’esercizio delle professioni: la propria naturale collocazione
462
A. Spagnoletti, Centri e periferie nello Stato napoletano di primo ottocento, in A. Massafra (a cura di), Il
Mezzogiorno preunitario, cit, pp. 379-392.
463
Sezione Dibattito, in A. Massafra (a cura di), Il Mezzogiorno preunitario, cit., pp. 1270-1296.
464
L. Russo, Consiglieri D’Intendenza di Terra di Lavoro nel Decennio Francese, in “Rivista di Terra di Lavoro”,
Bollettino on-line dell’Archivio di Stato di Caserta, III (2008), n. 1, pp. 86-94.
235
6.1.3 Età d’ingresso nel collegio
Figura 1 numero di alunni per età d’ingresso nel collegio
Tra il 1817 e il 1834, l’età d’ingresso degli alunni è compresa tra i 7 e i 17 anni compiuti, ma la
maggior parte di loro entrarono in collegio tra gli 11 e i 12 anni di età, per cui, solo il 33% di
essi rispettava i termini di legge contenuti tra gli otto e i dieci anni; degli altri: il 36% aveva
un’età compresa tra gli undici e i dodici anni, il 26% tra i 14 e i 15 anni, e addirittura, 3 alunni
furono accettati a 16 e 17 anni compiuti.
A determinare questa anomalia, rispetto a quanto prevedevano gli Statuti (1816)465, concorse la
dispensa accordata dal Ministero al collegio Sannitico su richiesta avanzata dall’intendente Biase
Zurlo, prima della inaugurazione del collegio e mantenuta ininterrottamente sino al 1848.
Le motivazioni addotte da Zurlo erano fondate sulla costatazione che in provincia non si sarebbe
riusciti a trovare tanti giovani, di età compresa tra gli 8 e 10 anni, abbastanza istruiti per iniziare
il percorso di studi collegiale. La deroga concessa risolveva un problema ma ne provocava un
altro; tanto che nel 1840, il rettore Carlo Rossi, appena nominato, si vide costretto ad ammettere
l’impossibilità di portare “ordine e disciplina” in un collegio dove si permetteva l’ingresso a
studenti che, per età avanzata, “non sanno più piegarsi alla esatta osservanza de’ regolamenti, e
se non danno a sperare del profitto nelle scienze, perché è avvenuto per essi quello che accade
delle pianticine, che trascurate nella loro prima età dall’agricoltore, non possono in età avanzata
465
Statuti pe’ Reali licei del Regno di Napoli, Parte II, Tit. VI, art. 130, in CLDAPI, p. 396.
236
esser più raddrizzate”, e ne propose l’espulsione: strumento approvato dalla PGPI, ma non
applicato per l’improvvisa morte del canonico rettore466, che comunque richiese ed ottenne.
il ristabilimento dell’età d’ingresso previsto dai regolamenti (cap. 4, par. 4.2.6).
Il criterio di inserimento nelle classi di un collegio, non poteva seguire, come oggi, l’età
anagrafica cui di solito corrisponde la relativa formazione scolastica che è rigidamente
configurata dalla programmazione statale ma, come negli antichi ‘Collegi dei nobili’ del Sei e
Settecento, il criterio d’iscrizione era identificato nel livello di istruzione dello studente467, ad
opera di una commissione interna nominata allo scopo. Nel collegio Sannitico una dirigenza sin
troppo permissiva non rispettò neanche questo vincolo, come attesta la documentazione
d’archivio e il vivo ricordo auto biografico di Agostino Tagliaferri, risalenti al 1836, anno in cui
si iscrisse da studente esterno: “ In quei tempi non c’erano esami formali di ammissione alle
varie classi, ma s’andava alla buona; ognuno si sceglieva da sé la classe che meglio gli
conveniva”468 e a fine anno
lo studente era tenuto a sostenere l’esame generale che gli
permetteva l’iscrizione alla classe successiva. Ancora una volta, fu il rettore Bria a ristabilire un
certo ordine eliminando anche questa atipica procedura d’iscrizione.
Le due anomalie presenti nel Collegio Sannitico danno adito a qualche perplessità
sull’insegnamento nel collegio, con classi estremamente eterogenee per età e livello d’istruzione.
La carente documentazione sugli esami, sui singoli corsi e l’assenza dei registri, che ci avrebbero
fornito preziose informazioni, non ci vietano però di opinare che l’orientamento generale sia
stato, comunque, quello di un adeguamento dell’età man mano che si procedesse verso gli ultimi
corsi del piano di studio (Latino ed Elementi di Greco, Retorica e Greco, Filosofia ed Elementi
di matematica, Matematica e Fisica) determinato dal limite massimo di permanenza nel collegio
previsto al compimento del diciottesimo anno:infatti, l’inserimento nel collegio all’età prescritta
(8-10 anni) avrebbe portato gli studenti a iniziare gli ultimi anni di corso in età compresa tra i
12 e i 14 anni; viceversa, coloro che vi entravano in tarda età, soprattutto se semianalfabeti, non
avrebbero potuto, per il limite di età di permanenza nel collegio, frequentare le lezioni delle
ultime cattedre. Il problema dell’eterogeneità per l’età, e quindi per la preparazione, si
presentava delicato soprattutto nelle prime classi del corso di studio, poiché la discrepanza tra
età e livello di preparazione avrebbe fortemente compromesso l’intero percorso di studi. Un
problema affrontato dallo stesso intendente Biase Zurlo, che istituì, già dal primo anno di vita del
collegio, la ‘cattedra intermedia di primi rudimenti’, propedeutica alle prime due cattedre del
466
Rettore Carlo Rossi alla PGPI, Campobasso 29 agosto 1840, in ASN, CGPI, fs. 419.
G.P. Brizzi, La formazione della classe dirigente nel Sei-Settecento, Bologna, il Mulino, 1976.
468
A. Tagliaferri, I miei ricordi, a cura di R. Lalli, Isernia, Marinelli, s.d., p. 55.
467
237
collegio; e si programmò un sistema didattico che spianava ogni ostacolo, prevedendo: il metodo
individuale nelle prime due cattedre e frontale nelle successive quattro; la frequenza di un unico
corso per anno scolastico; la presentazione dei contenuti da novembre a marzo con esami
interni ad Aprile; la ripresentazione degli stessi contenuti da maggio ad agosto , con esami
generali a Settembre; inoltre, erano previste continue esercitazioni e, per i convittori, stabilite
scansioni temporali dello studio personale con la supervisione dei prefetti di camerata469.
Una conferma sulla sull’omogeneità delle classi superiori, per età e livello d’istruzione, ci è
fornita ancora da Agostino Tagliaferri:
Il dì che s'aprono le scuole, mi presento alla scuola di Umanità maggiore: al vedermi con un corpo mingherlino e
gracile, quasi d'un fanciullo, in mezzo a circa trenta giovani, tutti maggiori di me, uno sgomento inesprimibile
m'invade; sgomento però che dura poco. Appena principiata la scuola, io già comincio a intravedere ch'esso non ha
ragion d'essere; più si va innanzi, e più mi si fa evidente la mia superiorità su tutt'i trenta miei condiscepoli, e finisco
col persuadermi che restando in quella scuola io non farei che perder tempo; sicché, senza esitare, mi risolvo
d'abbandonarla e salire più alto. Il giorno stesso, nella seconda scuola, senza dir verbo a chicchessia, né anche a mio
fratello che lascio andare alla scuola d'Umanità, m'infilo tra gli scolari di Rettorica franco e imperterrito. Ma
quando, con la piccola statura di fanciullo, vi veggo intorno una ventina di giovani adulti ed aitanti della persona,
che mi fissano con aria di meraviglia, e di fronte il Professore (allora Giambattista Torti), che col suo imperioso
sussiego m'inspira una riverenza paurosa, il mio sgomento del mattino risorge più gigante, e già mi sento sorgere
nell'animo il pentimento della mia audacia.
Lo sgomento però anche questa volta dura poco; al sospetto angoscioso d'essere stato troppo ardito, in breve succede
il soave conforto e la piena sicurezza d'averla azzeccata, sentendomi nel mio proprio campo e tra' miei pari, con un
segreto presentimento che forse fra non molto avrei potuto essere fra tutti il primo470.
469
470
Cap. ?, par. ?
A. Tagliaferri, I miei ricordi, cit., pp. 55-56.
238
6.1.4 Permanenza nel collegio471
G. 1 Permanenza: alunni interni
G. 2 Permanenza: alunni interni
I dati sulla permanenza degli alunni evidenziano come, per la ma maggior parte di essi, il
percorso di studi non fu completato all’interno dell’istituto: solo il 18% restò tra i 7 e i 10 anni;
il 48% non superò i 3 anni e il restante 34% seguì una formazione che si estese tra i 3 e i 6
anni, di cui la metà con una permanenza compresa tra i 4 e i 5 anni (grafico 1).
I dati appena rilevati sottolineano la frammentaria, discontinua e complessa vicenda della
formazione secondaria, non sintetizzabile in un unico paradigma.
A tale discontinuità contribuirono principalmente quattro
cause: la reazione ai moti; l’età
d’ingresso; i trasferimenti dei padri; le malattie (colera).
Le improvvise destituzioni del dicembre del 1821, operate nei confronti dell’intero corpo
docente, ebbero nell’opinione pubblica immediate ripercussioni registrate dall’intendente, il
Marchese di Cammarota, in questi termini:
“Tralascio di rappresentare a Lei la sorpresa ed il lutto che questo avvenimento ha prodotto nel pubblico. La città ne
è vivamente costernata, giacché le qualità morali ed intellettuali specialmente degli individui del Collegio destituiti
avevano profondamente stabilita nell’opinione, e nel cuore di tutti una stima profondissima”472.
L’inevitabile ed urgente ricorso ad insegnanti interini, reclutati per l’occasione, non solo non
garantì la necessaria qualificazione professionale lamentata dallo stesso rappresentante
ministeriale, l’ispettore Dionisio Orofino, ma provocò un vortice continuo di turnazioni dei
471
Sui 201 alunni interni, entrati in collegio tra il 1817 e il 1834, siamo riusciti a reperire le permanenze per 174 di
essi, per cui i rimanenti 27 alunni non rientrano nella rappresentazione grafica.
472
Intendente Marchese di Cammarota alla GSPI, Campobasso 14 dicembre 1821, in ASN, CGPI, b. 405.
239
docenti, che determinò uno stato precario e carente dell’insegnamento durato per tutti gli anni
Venti.
Furono proprio questi crolli della continuità didattica, aggravata dalla caduta del livello culturale
dei docenti ad indurre i genitori a ritirare i figli dal collegio. Degli stati mensili risulta una caduta
libera degli iscritti: da 57 a 30 in soli tre anni (1822-1825):
Alunni
Su posti graut. o
interni
semig.
Gennaio 1818
30
15
(15)
dicembre 1819
46
19
(27)
Giungo 1820
49
18
31
Luglio 1821
52
20
32
Luglio 1822
57
21
36
Gennaio 1823
34
16
18
Gennaio 1824
37
12
25
Settembre 1825
30
8
22
Gennaio 1826
37
17
20
Marzo 1827
35
22
13
Aprile 1828
48
30
18
Aprile 1829
42
28
14
Maggio 1830
46
30
16
Novembre 1831
55
33
22
Novembre 1832
62
34
28
Novembre 1833
78
39
39
Dicembre 1834
85
48
37
Periodo
A pagamento
Inscritti risultanti dagli stati mensili (1817-1834)
Le iscrizioni non scesero immediatamente tra il 1821 e il 1822, anzi aumentarono, seppur
leggermente (da 52 a 57 iscritti), probabilmente per l’effetto del decreto 4 aprile 1821 che
disponeva “che tutti gli studenti i quali appartengono a' diversi comuni del regno, e che
riseggono nella capitale, tornino in seno alle loro famiglie ove continueranno i loro studi”473: una
misura di ordine pubblico presa a seguito dei moti.
A partire dal nuovo anno scolastico 1822-1823, il numero di alunni
interni, si ridusse
drasticamente, arrivando quasi a dimezzarsi nel 1825 (solo 30 iscrizioni su una media di 50
473
CLDAPI, vol II, p. 1.
240
registrata negli anni precedenti). L’esodo giustificato con motivi di salute si registrò tra l’agosto
e settembre del 1822, quando ormai era chiaro alle famiglie che il livello d’istruzione del
collegio era inesorabilmente compromesso. Verso la fine degli anni venti, espletati alcuni
concorsi, ed assegnate le cattedre ai titolari, le iscrizioni cominciarono a risalire e, nel 1831, con
il reintegro degli insegnanti destituiti dieci anni prima, il collegio riprese vigore e gli iscritti
aumentarono, di conseguenza, vertiginosamente nel giro di soli 4 anni: dai 46 del 1830 sino agli
85 del 1834.
La seconda causa che contribuì a mantenere bassa la permanenza degli alunni nel collegio, fu
l’intempestiva età d’ingresso nell’istituto.
Gli Statuti stabilivano, infatti, l’uscita dallo
stabilimento, all’età massima di 18 anni, quindi, coloro che entrarono in collegio dopo aver
compiuto i 14 anni, ed erano il 30%, avevano un periodo formativo di tre o quattro anni 474, limiti
di tempo che assolutamente non potevano consentire di compiere l’intero percorso di studi. La
terza causa fu determinata dai trasferimenti, poiché i Borboni, per evitare il rischio di una
gestione privatistica del potere nelle strutture portanti della pubblica amministrazione statale e
assicurarsi un maggior controllo del territorio, affidavano quasi sempre gli incarichi di vertice
(intendenti e segretari generali d’intendenza, giudici di tribunale e direttori di uffici) a personale
non originario della provincia interessata475.
Gli alti funzionari , quindi, costretti a periodica turnazione, si spostavano, solitamente, con le
famiglie a seguito e iscrivevano i figli ancora in età scolare sia come interni sia come esterni, nei
collegi e licei delle province di destinazione.
La quarta causa, fu determinata dalla epidemia di colera che colpì il territorio molisano tra il
1836 e il 1837. La testimonianza di Agostino Tagliaferri, riferita al 1837, ci permette di rivivere
quel tragico evento:
Questo primo anno de' miei studi, fatti fuori di casa, mi è rimasto indelebile nella memoria, non solo per
l'allargamento del mio spirito operatosi nel gran mondo, ma anche e più perché sul finire di esso ci funestava con la
sua prima visita il cholera; prima visita che, più d'ogni altra fattaci in seguito, riuscì micidialissima, sì perché il
contagio suole riuscire più violento nella sua prima invasione, sì perché esso era grandemente accresciuto dal
costume universale di seppellire i cadaveri entro le chiese. Esso si manifestò in Montagano (come in tutta la
provincia) su' principi di Luglio. Dapprima tra parecchi attaccati dal feral morbo, non c'era che un caso di morte
ogni tre o quattro giorni: ma dopo qualche mese i primi più non si contavano, e i casi di morte si moltiplicavano sì
rapidamente che se n'aveano tre, quattro, cinque, sei, sino a dodici al giorno. Queste notizie ci pervenivano dì per dì
in Campobasso, dove tuttora eravamo io e il fratello, le scuole non essendo state per anco chiuse; e più terribili
ancora erano quelle che ad ogni istante ci risonavano all'orecchio, relative alla strage che il morbo faceva in
474
Al compimento del diciottesimo anno, i capifamiglia chiedevano, di norma, la dispensa, sempre accordata, per
permettere ai figli di completare l’anno scolastico in corso e sostenere gli esami di settembre, perdendo soltanto il
diritto al posto gratuito o semigratuito.
475
Una impostazione che seguirà, in linea di massima, anche nella conduzione dei collegi a partire dagli anni ‘40,
per riequilibrare il peso di una amministrazione tutta provinciale.
241
Campobasso. Il cholera era, nella maggior parte de' casi, fulminante e non dava neppure il tempo di farsi la croce; lo
spavento avea invaso tutti gli animi e si leggeva in tutti i volti; nessuno riteneasi ormai sicuro del domani; per le vie
non vèdeasi che gente spaventata, con ampolline odorifere alle nari, camminava in fretta, paurosa d'esser toccata da'
passanti, in ognuno de' quali vedeva un infetto.
Le autorità centrali non diramarono direttive di chiusura degli istituti scolastici, né diedero
disposizione ai rettori su come fronteggiare l’emergenza. A Campobasso, fu il rettore Costantino
Nardone ad informare la PGPI del precipitare della situazione:
In alcuni limitrofi comuni di questa città, per quanto dicesi, si son verificatisi varj casi di malattia, che i Professori,
sebbene non pienamente, hanno caratterizzata per Cholera morbus. Tale circostanza, ha in certa maniera allarmato
alcuni genitori di questi alunni, i quali vorrebbero richiamare in famiglia i propri figli nel caso, quod absit, questa
Centrale ne venisse anco invasa. Che perciò si compiaccia V.E.R istruirmi, se se posso accordare per tale motivo di
permessi agli alunni, come ancora si benignerà di autorizzarmi, che laddove in questa città si sviluppasse tal flagello,
io possa impedire agli alunni Esterni, che sono al numero di circa 120, d’intervenire nelle cattedre, onde evitare per
quanto più si può il contatto cogli alunni Interni476.
La PGPI, rimandando all’art. 135 del regolamento, non autorizzò il rettore alla chiusura, ma si
limitò a concedergli, in caso di necessità, la facoltà di precludere l’ingresso degli esterni nella
struttura.
La situazione, come ha raccontato Tagliaferri, precipitò nel volgere di poco tempo, interessando
anche il collegio: agli inizi di agosto dello stesso anno, fu colpito dal morbo un prefetto di
camerata, il sacerdote Cosmo Barile: prontamente messo in quarantena e curato dai medici del
collegio, dopo un’apparente ripresa, si spense agli inizi di settembre. Sebbene, come ricorda il
Tagliaferri, alla “fine di Agosto il crudo morbo che ha fatto strage fin qui, comincia a rimettere
alquanto della sua violenza, sì che i casi di morte si fanno ogni dì più rari”, la dirigenza del
collegio, probabilmente pressata dai genitori, garantì il ritorno in famiglia degli studenti con
certificazioni del medico del collegio attestanti , per lo più, “febbre reumatico-gastrica” e
“febbre gastrica verminosa”. Gli alunni esterni, attestati, agli inizi del mese di luglio, in circa
120 dal rettore Nardone, già ad agosto erano ridotti alla metà477.
476
Rettore C. Nardone alla PGPI, Campobasso, 10 luglio 1837, in ASN, CGPI, fs. 417. Alcuni capifamiglia, già nel
maggio del 1837, iniziarono a ritirare i propri figli, senza attendere alcuna autorizzazione.
477
Per l’esattezza, erano 62 come risulta dallo “Stato degli alunni esterni che hanno assistito alle Cattedre in Agosto
1837”, in ASN, Ministero degli Interni, II, fs. 4247.
242
6.1.5 Esito formativo: qualifica/professione e incarichi politico-amministrativi478
I dati ricavati dallo spoglio del materiale documentale
ricostruiscono una articolata
configurazione dell’esito formativo del campione di alunni interni del collegio, tra il 1817 e il
1834:
Qualifica/professione
professioni legali
professioni mediche
proprietario
impiegato
funzionari
architetto
ingegnere
agronomo
militare
calligrafo
ecllesiastico
docente-musicistacalligrafo
20
8
24
9
2
2
1
1
1
1
1
17 avvocati; 2 notai; 1 giudice
7 medici; 1 farmacista
Ufficiale di ripartimento del Ministero di
Polizia; funzionario della Corte dei conti,
(entrambi laureati in giurisprudenza)
maggiore dell'esercito
canonico
1
La prevalenza è dei professionisti, pari al 43%, seguiti dal nutrito numero dei proprietari, pari a
33%; tra i primi hanno una netta prevalenza le professioni legali, seguite da quelle mediche, che
si connotano come gli assi portanti dell’esito formativo; ma, rispetto alle rilevazioni
sull’estrazione sociale, compaiono anche nuove figure professionali, come quella dell’architetto,
del calligrafo e dell’agronomo; mentre gli impiegati con la loro consistenza del 12%
costituiscono il nucle avanzante di quella classe di quadri intermedi che avevano avuto una forte
considerazione dopo i Napoleonidi.
Queste stesse consistenze trovano conferma nel quadro più generale offerto dalle ‘statistiche
della popolazione’. Tra il 1813 e il 1855 la quota dei possidenti, nella Provincia di Molise,
aumentò rispetto alla popolazione (dal 14,96% al 17, 33%) ma diminuì in relazione alla
popolazione attiva, passando dal 26,97% al 24,15%, con incrementi e decrementi diversamente
distribuiti nei tre distretti della Provincia (tabb. 1-4). La variazione percentuale, ovvero la
variazione assoluta tra il numero dei possidenti registrato nel 1855 e quello registrato nel 1813
478
Si considera solo l’esito formativo degli studenti molisani che ammontano, sulla base della documentazione
sinora rintracciata, a 71 sui 168 iscritti in Collegio tra il 1817 e il 1834. Per quanto concerne gli incarichi politicoamministrativi, i dati sono completi e diffusi a tutto il post-unitario e riguardano: sindaci, consiglieri provinciali,
deputati e senatori; per il periodo preunitario, i dati sono completi relativamente alla carica di sindaco. La
ricognizione è stata effettuata su G. Masciotta, Il Molise dalle origini ai nostri giorni, 4 voll., 1915-1952.
243
espressa in termini percentuali, è pari a 37,39% (1855:
66.059 possidenti 1813: 48.083
possidenti) [tabb. 5-6].
Nello stesso acro di tempo, la quota degli ‘impiegati alle arti liberali’ passò dallo 0,61% al 0,84
% sul totale della popolazione, e aumentò, rispetto alla popolazione attiva, passando da 1,01% a
1,17%, con una variazione percentuale pari a 76,66% (3.194 professionisti nel 1855, contro i
1.808 nel 1813), ma estremamente diversificata tra i tre distretti: con un
incremento del
163,66% nel distretto di Larino; del 71,4% nel distretto di Campobasso ed un decremento pari al
23% nel distretto di Isernia.
Anno
1813 Distretto/Provincia
Pop. Totale
% possidenti
% impiegati ad arti liberali
Campobasso
143021
14,96
0,68
Isernia
82754
16,99
0,44
Larino
70756
17,84
0,67
Provincia
296531
16,22
0,61
Tab. 1 Percentuale di possidenti e impiegati ad arti liberali rispetto alla popolazione (1813)
Anno
1813 Distretto/Provincia
Totale pop. Attiva
% possidenti
% impiegati ad arti liberali
Campobasso
87901
24,35
1,11
Isernia
51811
27,13
0,69
Larino
38563
32,73
1,23
Provincia
178275
26,97
1,01
Tab. 2 Percentuale di possidenti e impiegati ad arti liberali rispetto alla popolazione attiva (1813)
Anno
1855 Distretto/Provincia
Pop. Totale
% possidenti
% impiegati ad arti liberali
Campobasso
173263
18,14
0,96
Isernia
114431
16,69
0,24
Larino
93515
16,60
1,34
Provincia
381209
17,33
0,84
Tab. 3 Percentuale di possidenti e impiegati ad arti liberali rispetto alla popolazione
Anno
1855 Distretto/Provincia
Totale pop. Attiva
% possidenti
% impiegati ad arti liberali
Campobasso
136782
22,97
1,22
Isernia
71118
26,85
0,39
Larino
65603
23,66
1,91
Provincia
273519
24,15
1,17
Tab. 4 Percentuale di possidenti e impiegati ad arti liberali rispetto alla popolazione attiva
244
Distretto/Provincia
Variazione assoluta 1813-1855
Variazione % possidenti 1813-1855
Campobasso
10019
46,81
Isernia
5039
35,84
Larino
2898
22,96
Provincia
17976
37,39
Tab. 5 Variazione assoluta e Varizazione percentuale dei possidenti (1813-1855)
Variazione % impiegati ad arti liberali
1813-1855
Distretto/Provincia
Variazione assoluta 1813-1855
Campobasso
694
71,40
Isernia
-85
-23,61
Larino
779
163,66
Provincia
1386
76,66
Tab. 6 Variazione assoluta e Variazione percentuale degli impiegati alle arti liberali (1813-1855)
1813 Tot. popolazione
% possidenti
% impiegati ad arti liberali
7035
13,40
2,86
1855 11001
13,61
4,56
Tab. 7 Possidenti e impiegati ad arti liberali rispetto alla popolazione di Campobasso (1813 e 1855)
Tot. popolazione attiva
1813 2873
1855 7893
% possidenti
% impiegati ad arti liberali
32,82
7,00
18,97
6,36
Tab. 8 Possidenti e impiegati ad arti liberali rispetto alla popolazione attiva di Camposso (1813-1855)
Rivolgendo l’attenzione alla singola realtà di Campobasso (tabb. 7-8) si nota che nel capoluogo
di provincia la possidenza rispetto alla popolazione residente rimase pressoché immutata tra il
1813 e il 1855 (circa il 13,5%), ma quasi dimezzata rispetto ai residenti attivi, passando dal 32,
82% al 18,97%. Viceversa, risulta quasi raddoppiato il numero degli ‘impiegati alle arti liberali’
rispetto al totale dei residenti, passando dal 2,86% al 4,56, restando pressoché identico rispetto
alla sola popolazione attiva, passando dal 6,36 al 7% (tab. 7-8)479. In definitiva, si osserva in
modo macroscopico e più accelerato, lo stesso processo che interessò la Provincia:
la
professionalizzazione dell’élite locale, trovò nell’avvocatura innanzitutto e, a seguire, nella
professione medica, il principale sbocco formativo, svincolandosi dalla semplice possidenza.
Gli ex studenti del Sannitico si distinsero per il loro contributo fornito al rinvigorimento ed al
ricambio nel campo politico e amministrativo assumendo gli incarichi di: sindaco e consigliere
provinciale, cui si aggiunsero quelli di deputato e senatore nel periodo unitario.
479
Dai dati sin qui presentati si ricava che nel 1855 il 16% dei professionisti esercitanti in Provincia risiedevano nel
capoluogo.
245
Tra i 168 studenti molisani iscritti tra il 1817 e il 1834, si annoverano 21 sindaci, di cui 5 con
incarico nel capoluogo molisano. Essi furono in carica nel periodo compreso tra il 1841 ed il
1894 e rispettivamente: 6 nel periodo preunitario, 14 in quello postunitario e uno in carica nel
delicato periodo di transizione, dal 1858 al 1863. Dei cinque sindaci che ricoprirono l’incarico a
Campobasso, quattro egemonizzarono la vita politica del capoluogo nel periodo post-unitario:
dopo l’avvocato Federico Cerio, in carica dal 1866 al 1868, seguirono i mandati conferiti
all’avvocato Luigi Mascilli (1879-1882), al proprietario Gaetano Bucci (1882-1891) e
dall’avvocato Mercurio Magno (1891-1894).
Furono invece 8 gli ex studenti del collegio entrati a far parte del Consiglio Provinciale, ovvero:
Cognome e nome
Agostinelli Annibale
Barbieri Domenico Tito
D’Alena Donato
Franceschini
Francescantonio
Mascilli Luigi
Provenienza
Bonefro
Ripabottoni
Frosolone
Casacalenda
Professione
medico
proprietario
ingegnere
proprietario
Periodo di incarico
1862-1885
1865
1866-1874
1861-1862
Campobasso
legale
Ricciardi Giuseppe
Ricciotti Giuseppe
Sipio Gennaro
Palata
Riccia
Campobasso
legale
legale
legale
1861-1869; [sindaco di
Campobasso: 1879-1882;
deputato: 1870-1890]
1862-1867
1861
1863-1883 [deputato in
parlamento per 5
legislature (XI-XIII )]
Tra i deputati si annoverano: l’avvocato Lorenzo Iacampo, di Vinchiaturo, eletto in Parlamento
nel 1848, deputato, dopo l’Unità dal 1861 al 1865 e successivamente dal 1870 al 1874;
l’avvocato Gennaro Sipio, consigliere provinciale per vent’anni, poi deputato per 5 legislature
(IX-XIII); l’avvocato Luigi Mascilli, già sindaco di Campobasso e consigliere provinciale, per
ben vent’anni deputato (1870-1890)480; e infine, l’avvocato Michele Giacchi, già deputato al
parlamento nel 1848, fu eletto senatore del Regno d'Italia, nel 1876..
480
Tra i non Molisani, ma studenti in collegio, ricordiamo Gennaro de Filippo, originario di Napoli, al seguito del
padre in Molise, iscritto in collegio tra il 1824 e il 1826, deputato nella IX legislatura ed eletto nel collegio di
Isernia.
246
6.1.6 Conclusioni
I dati statistici sull’istruzione sia pubblica che privata, relativi al periodo preunitario, hanno
indicato una rinascita territoriale dell’area molisana e una preminenza della neonata Provincia
rispetto alle altre provincie del Regno, grazie anche e soprattutto alla presenza di Biase Zurlo,
nel settore dell’istruzione pubblica secondaria.
I dati statistici sulla ‘condizione civile’ della Provincia di Molise hanno dimostrato come, già
nel periodo preunitario, si sia risvegliato un interesse rivolto alla formazione mirata alle
professioni liberali che si affermeranno sempre più come cardini strutturali portanti nell’Italia
unita.
Il fermento di iniziative pubbliche nel settore scolastico secondario, e l’esito formativo che ne
derivò in Molise,
oltre ad essere interpretato come il risultato delle politiche scolastiche
governative o delle azioni illuminate di una parte della classe dirigente locale, deve rimandare a
quei fattori storicamente individuabili durante gli anni di governo dei Napoleonidi.
Per l’antico Contado di Molise, quasi corpo aggiunto alla Capitanata, il “decennio francese”
costituì l’avvio concomitante di quattro storici processi: la creazione della Provincia di Molise
(1806-1811); l’abolizione del feudalesimo e degli ordini religiosi possidenti con conseguente
spartizione delle terre demaniali; il riordino dell’istruzione e la nascita del ceto ‘proprietario’.
L’abolizione del feudalesimo fu il culmine di un processo, iniziato nel regno di Napoli, dalla
seconda metà del Settecento, che comportò la perdita del potere economico e di conseguenza del
potere politico del ceto nobiliare: un processo, come ha mostrato P. Villari, che si connota per la
lenta erosione della proprietà feudale a vantaggio di un ceto emergente composto da
amministratori di tenute feudali e governanti di terre baronali, usurai, pubblici ufficiali delle
università e commercianti.
Il nuovo ceto,
aspirando al possesso della terra,
elemento
costituente e fondante del potere socio-economico e politico, trovò nell’opera riformistica dei
Napoleonidi l’occasione idonea ad investire la liquidità finanziaria nella spartizione delle terre
demaniali e nella vendita dei beni immobili degli aboliti ordini religiosi. ; ma non stravolse il
territorio rendendolo più modernizzato: le leggi ed i provvedimenti richiedono tempi mediolunghi per penetrare negli strati sociali e provocarne trasformazioni radicali, con tutti gli effetti
che ne derivano.
Defeudalizzazione, abolizione degli ordini religiosi, spartizione del demanio rappresentarono
per il “ceto mezzano” l’occasione di una affermazione che trovò:
nella qualifica di
“proprietario”, la propria legittimazione sociale ed economica, nel codice napoleonico la propria
tutela e nell’istituzione della Provincia di Molise l’occasione per divenire classe dirigente.
247
L’antico Contado, libero dalle dipendenza della Capitanata, permise al ‘proprietaio’, inteso
come sintesi terminologica che assimilava i due antichi partiti, gli aristocratici e il ceto
emergente,
di accedere alle cariche politico-amministrative distrettuali e provinciali: forme
istituzionali in cui le funzioni giuridico-formali avevano immediate ripercussioni sulla struttura
economico-sociale. E proprio dai consigli distrettuali e provinciali, appena 4 anni dopo la
fondazione della Provincia di Molise, la istituzione del collegio fu considerata una priorità
assoluta e sostenuta con forza: i riordinamenti del settore secondario-superiore sin dal Decennio
avevano reso il collegio una istituzione centrale per garantirsi quel titolo di studio che,
sostituendo definitivamente il titolo nobiliare, rappresentava lo strumento indispensabile per
acquisire potere e prestigio. Alla ‘nobiltà’, intesa come classe di governo che per secoli fornì i
quadri dirigenti, subentrò, nel corso dell’ottocento, il ‘notabilato’, non più identificabile con la
semplice classe dei proprietari terrieri, ma conseguibile con il ricorso alla professione che intanto
perde il carattere di servizio che aveva in passato, per assumere quello di funzione socio-politica,
assolta in Molise dal medico e dal legale: il primo, avverte P. Macry, “dotato di un forte
consenso, tipico anello di giunzione tra comunità e istituti statali. Insomma una figura mediana
centrale, sebbene a questo livello, è la professione legale il settore chiave: gli avvocati sono il
cuore delle elités locali e dei gruppi di parentela che le controllano”481.
Non fu certo un caso che, a partire dal 1829, il collegio Sannitico, per volontà del consiglio
provinciale, si dotò di una cattedra di giurisprudenza.
481
P. Magri, Le élites urbane, in A. Massafra ( a cura di), Il Mezzogiorno preunitario, cit., p. 810.
248
Planimetria collegio Sannitico – 1822 (ASN, CGPI, 405)
249
Prospetto e planimetria collegio Sannitico – 1839 (ASCb, Intendenza di Molise, b. 81, f. 94)
250
Rapporto dell’Ispettore D. Orofino - 1822 (ASNA, CGPI, b. 405)
Real Collegio Sannitico
1822
Napoli il di 17 Maggio
a Sua Eminenza il Cardinale Arcivescovo di Napoli
Presidente della Giunta Permanenza della Pubblica Istruzione
Oggetto
Rapporto generale di tutti gli oggetti amministrativi, ed economici in risulta della visita, e della
riorganizzazione del Real Collegio Sannitico
Eminenza
Si compiacque V[ost]ra Eminenza di accordo colla rispettabile Giunta di rassegnare a S.M. il
preciso bisogno di doversi riorganizzare il Real Collegio Sannitico dopo varj cambiamenti
avvenuti nel personale degli Impiegati, e Professori, con aver proposta al Sovrano la debole
opera mia per tale disimpegno. Io non tardai un momento ad ubbidire.
Poiché mi lusingo di aver soddisfatto all’incarico affidatomi della riorganizzazione del sudd[ett]o
Stabilimento, così vengo a sommettere del mio travaglio un rapporto generale all’alta
intelligenza dell’eminenza V[ost]ra, ed alle luminose vedute della Giunta permanente
d’Istruzione pubblica, onde aversi una estesa, e distinta conoscenza di quanto possa mai
riguardare il Real Collegio della Provincia di Molise.
Prima di entrare in materia è mio dovere di far rimarcare a V[ost]ra Eminenza, ed alla Giunta
l’estrema bontà del Sig.r Marchese di Camerota Intendente della Provincia, che mi ha ricolmato
di favori coi rischiaramenti su gli oggetti amministrativi del Collegio, a di cui vantaggio ha
spiegato caldissimo impegno.
Debbo, lodarmi dello zelo de’ membri della Deputazione della Provincia per la dotazione, e della
Commissione Amministrativa nel coadiuvarmi pei lumi analoghi all’amministraz[ion]e dello
Stabilimento.
Non posso finalmente obliare lo spirito pubblico del Consiglio generale della Provincia di
Molise, del Consiglio d’Intendenza, e de’ Cittadini di Campobasso nel promuovere lo splendore,
e la prosperità del Real Collegio Sannitico.
Siccome la parte amministrativa ed economica dell’educatorio Sannitico esige un lungo sviluppo
di conoscenze, così ho stimato conducente di esporre in un rapporto separato la posizione
amministrativa, raccogliendo in altro rapporto lo stato degli oggetti d’Istruzione, e di disciplina.
Art[icol]o I Località del Collegio
Autorizzazione de’ 20 aprile 1816. La sua situazione è nell’abitato: dinanzi alla facciata del
Collegio vi è una vistosa, ed ampia piazza.
Le fabbriche avean sofferto enorme guasto col muoto [terremoto] del 1805, e per l’uso di
caserma militare. Dopo le restaurazioni più urgenti si divenne in Novembre del 1817 l’apertura
del Collegio Sannitico, previo Real Decreto de’ 12 marzo 1816 di cui è allegata copia nella pag.
e num.i 8° e 9°.
La località del detto Stabilimento offre i comodi bastanti per Camerate, Stanze, Scuole ed
Officine. Non essendosi eseguita una fabbrica di pianta, era inevitabile il difetto, che ha impedito
una simmetrica ripartizione del Locale, ed una forma regolare. Potrà sminuirsi questo sconcio col
251
tratto progressivo delle fabbriche da dilatarsi verso Oriente, e verso settentrione, e con rendersi
regolare, e vistoso il prospetto e facciata del Collegio.
Nel pian terreno (oltre di un cortile coperto, e di un altro scoperto) si ha il comodo della stanza
del Portinajo, di una Cappella, di sei Scuole, di una mediocre Sala da mangiare pe’ Convittori, di
una grande cucina, dietro cucina, non che di abbondanti magazzini.
Un giardino abbastanza esteso in 170bA palmi quadrati, con viali regolari, e con deposito di
salubre acqua sorgiva, abbellisce lo Stabilimento.
Nel piano superiore è stabilito il Convitto. al primo ingresso delle scale del Convitto ho fatto
adempire nel breve tempo della mia ispezione alla situazione di un rastrello per la maggior
sicurezza, e miglior disciplina del Convitto, come ho fatto eseguire la costruzione di un’altro
rastrello tra la porta esteriore dello Stabilimento, e la comunicazione all’interno del Convitto, a
norma dell’art. 126 de’ Regolamenti. Ciò si è ottenuto, a spese della Provincia, non già del
Collegio.
Al’arrivo poi al primo corridoio superiore, son perfezionate, ed abbellite due stanze, esposte
all’Est, pel Vicerettore, con vetretti, e comodi confacenti: indi appresso trovasi compiuto un
quartino di tre stanze, all’Est, e al Sud, con vetretti, e piccolo loggiato a vista del giardino per
l’abitazione del Rettore: successivamente quattro stanze esposte al Sud, altre tre all’Est, ed altre
tre al Nord, all’infuori di altre stanze pe’ Professori, pel Prefetto d’ordine, e per la biblioteca.
Un Camerone abbastanza grande per piccoli Alunni è esposto al Sud: un altro più vasto ad uso
de’ giovanetti più grandi è esposto al Nord: un terzo Camerone esposto al Sud è abitato da’
Convittori più adulti provvisoriamente. Il terzo Camerone è piccolo di estensione, ed ha una
forma irregolare. Una quarta Camerata vasta, e vistosa, esposta da un lato all’Est, e dall’altro al
Nord, fu fabbricata nel 1819, e sarà in questo anno abitata dagli alunni più adulti, mettendosi a
profitto di provvisoria infermeria il terzo Camerone.
Nel frattempo del mio disimpegno della riorganizzazione dell’educatorio Sannitico la
Deputazione della Provincia per le fabbriche, e dotazione del Collegio ha fatto costruire a spese
della Provincia un’ampia, e rotabile strada dalle soglie della porta d’ingresso del Collegio infino
alla piazza in distanza di 16 palmi ed ha fatto compiere di lastricato il primo cortile dello
Stabilimento.
Per conoscersi a colpo d’occhio la località presente del Collegio, se ne vegga la piana nel n° 7°,
che ho fatto disegnare dal benemerito Architetto Bernardino Musenga.
Art[icol]o II Dotazione del Collegio
Il collegio Sannitico riconosce la sua dotazione dai mezzi offerti da’ Comuni della Provincia di
Molise fin dall’anno 1815.
La Beneficenza Reale inerendo ai progetti del Consiglio generale della Provincia, e
dell’Intendete d’essa si degnò con Decreto 12 marzo 1816 (di cui è alligata copia nel num[er]o
8°, e 9°) sovranamente disporre, che si continuasse con gli stessi mezzi fin allora adoperati, e di
render dotati del R. Collegio Sannitico
1° Il residuo de’ beni addetti già alla strada Sannitica, ed indi appartenenti alla Provincia per uso
di opere pubbliche in compenso delle contribuzioni per la costruzione della strada, e
specialmente per l’opera pubblica della riduzione, e dell’ampliazione del gran locale delle
252
prigioni centrali: Beni di già di varj Monisteri soppressi in Campobasso, in Isernia, ed in Bojano
dopo la rovina cagionata dal tremuoto (sic) dell’anno 1805. 2° Col cennato Decreto de’ 12
Marzo 816, previa la proposta del Consiglio Provinciale, la Maestà Sua approvò una
Deputazione incaricata di nuovi acquisti infino alla completa dotazione, onde fissare la rendita
del Collegio, restando esclusa per l’anno 1816 la rendita addetta alla strada Sannitica per
impiegarsi alla costruzione delle prigioni centrali della Provincia. 3° In forza del suddetto
Decreto i ratizzi comunali da fissarsi dal Consiglio generale della Provincia sopra gli stati
discussi delle Comuni, furon destinati per una porzione di rendita, finché non fosse completata la
dotazione. 4° Alla dotazione del collegio Sannitico furono aggregati i beni, che dal benemerito
Cittadino di Campobasso D. Agostino Santellis erano stati legati per una pia istituzione di
pubblica istruzione. A riguardo dell’aggregata eredità di Santellis fu disposto da S.M. il
godimento di una piazza franca intera in favore de’ discendenti del Sig.r Santellis, appartenendo
la proposta del’alunno a franchigia privativam[ent]e al Consiglio di famiglia.
Piazza franche accordate aì Comuni della Provincia
Col cennato Decreto de’ 12 Marzo 1816 fu risoluto dal Re di accordarsi a’ Comuni contribuenti
la dotazione un numero di piazze franche a pro de’ loro Concittadini, che corrispondano alle
somme erogate, serbandosi la proporzione da determinarsi dalla Real Segr[ete]ria di Stato degli
Affari Interni su l’avviso dell’Intendente, e del Consiglio generale della Provincia, intesa la
Giunta della Pubblica Istruzione, appartenendo a’ Decurionati de’ Comuni la proposta degli
Alunni, ed a Sua Maestà l’approvazione.
Membri della Deputazione per la Dotazione
La Deputazione per la dotazione del Collegio, cui presiede l’Intendete della Provincia, è
composta dagli avvocati D. Giacomo de Marco, D. Giuseppe de Rubertis, e D. Giuseppe Cerio,
soggetti di pubblica stima. Alla cennata Deputazione è attaccato per Deputato cassiere
l’Avvocato D. Nicolangelo Mascilli, cui si versano le somme riguardanti l’oggetto di completare
la dotazione dello Stabilimento.
Sistema per gli acquisti e per le fabbriche
La Deputazione medesima stabilita da S.M. propone in ogni anno del Consiglio generale della
Provincia di Molise le compre, gl’impieghi delle somme, e le fabbriche per l’ampliazione del
Collegio. Il Consiglio generale dà il suo avviso, e colla trasmissione delle carte alla Real
Seg[rete]ria di Stato degli Affari Interni s’implora la Sovrana sanzione; questa ottenuta, si
contrattano gli acquisti; e per l’ampliazione delle fabbriche si procede alla perizia dall’Ingegnere
della Provincia, ed indi si provoca l’approvazione del Direttore Generale di Ponti e Strade.
Sistema in risulta dell’approvaz[ion]e degli acquisti
In quanto poi alla dotazione del Real Collegio Sannitico la Deputazione in vista
dell’approvazione di S.M. per gli acquisti, o per gl’impieghi delle somme provenienti da’ fondi
provinciali, ne rende avvisata la Giunta della Pubblica Istruzione, e ne dà l’avvio alla
Commissione Amministrativa del Collegio, per farne l’annotazione nello stato discusso.
253
Contingenti d’ Comuni della Provincia
Finché non sarà compiuta la dotazione, i Comuni della Provincia di Molise contribuiscono i loro
contingenti annuali, per supplire alla mancanza della rendita dello Stabilimento. È opportuno per
questo, che il Consiglio generale della Provincia esamina in ogni anno lo stato della dotazione,
per osservare, se i Comuni possano esonerarsi dalla rispettiva contribuzione.
Compra di fondi rustici
La stessa Deputazione ha avuto cura di acquistare vaste ed estese tenute di terreni, mettendo a
profitto le cedole. I fondi rustici già acquistati si sono dinotati nello stato discusso, restando di
aggiungervi di altri acquisti, che la Deputazione si affretta di contrattare pel compimento della
dotazione. Nell’anno scorso si ebbe l’acquisto di un locale contiguo al Collegio con giardino a
fianco di proprietà dello Stabilimento.
Risoluz[ion]e sovrana de’ 19 Genn[ai]o pp. per l’uso da farsi del locale contiguo al Collegio
Relativamente al cennato locale contiguo al Collegio debbo far rimarcare una risoluzione
Sovrana de’ 19 Gennaio ultimo in risulta de’ progetti del Consiglio generale della Provincia. 1°.
Sua Maestà ha approvato, che il locale suddetto, già acquistato nell’anno scorso dalla
Deputazione, sia ridotto a deposito de’ grani, che si trasporteranno in vendita nella piazza di
Campobasso, a somiglianza di quelle che sotto nome di Dogane di grani trovansi nelle altre
piazze del Regno. Al Direttore Generale di ponti e strade è stata ordinata da S.M. la perizia per la
sollecita riduzione del locale per l’oggetto indicato. 2°. Sua maestà ha dichiarato di costruirsi nel
medesimo locale lo scaricatojo de’ grani a preferenza delle altre fabbriche del Collegio, al quale
resterà la proprietà, e la vendita.
Per l’adempimento di tal Sovrana risoluzione il Sig.r Intendente della Provincia in data de’ 12
Marzo con l’assistenza del Deputato della Dotazione Sig.r Di Giacomo de Marco, e del Deputato
delle opere pubbliche D. Agostino Mascilli, per somministrare i lumi convenienti. La copia del
Real Rescritto su l’assunto è alligata all’incartamento amministrativo n.10.
Cedole
Nella compra di alcuni fondi aggregati alla dotazione, e che ora figurano nello Stato discusso del
Collegio, furon depositate alcune cedole della Provincia, ma l’apprezzo de’ fondi acquistati diè
luogo all’avanzo di circa ducati 17.000. E’ rimasta finora oziosa d’applicazione delle dette
cedole, perché la real Segreteria di Finanze non abilitò la Deputazione della Provincia ad
impiegarla nel Gran Libro, riserbando ad altro tempo l’utile applicazione delle medesime, et
queste cedole di pertinenza della Provincia potrà aver parere il Collegio per supplemento, e per
aumento di vendita, quando S.M. ne permetterà l’uso, e l’impiego, se altronde non sarà assegnato
dalla Provincia il supplimento accennato; su di che si sono rassegnate al Re replicate rimostanze,
e con recente rapporto de’ 2 p.p. marzo, come da copia n. 13, il Sig.e Intendente ne provocò la
Sovrana sanzione.
Arretrati de’ Comuni per la dotazione.
I Comuni della Provincia di Molise sono debitori di molte somme relative a’ nuovi acquisti da
farsi dalla Deputazione della Provincia, per completazione del Collegio Sannitico.
La Maestà sua con Real Rescritto de’ 19 Gennaio ultimo (come da copia n° 14 e 15), prega la
seguente risoluzione su l’articolo degli arretrati.
1°. Che tutti gli arretrati della tassa del Collegio Sannitico per gli anni 1820, e 1821 sieno
rilasciati a’ Comuni contribuenti, e che rimanga sospesa la tassa pel corrente anno 1822; ma che
per l’anzidetto anno 1822 debbano esigersi gli arretrati dovuti a tutto il 1819 e ascendenti a circa
ducati tredicimila 13000.
254
2°. Che la tassa annuale cominci a decorrere dal 1° gennaio 1823, onde impiegarsene il prodotto,
giusta le antecedenti Sovrane risoluzioni, alla costruzione degli edifizi delle prigioni centrali, e
de’ tribunali, e quindi dopo terminati questi, impiegarsi al progresso della successiva dotazione
del Collegio.
Per siccome l’esazione de’ cennati arretrati da servire alla Deputazione pe’ nuovi acquisti da
completare la dotazione, appartiene al Deputato Cassiere della Deputazione della Provincia, così
il Sig.r Intendente ha prevenuto il Cassiere, per sollecitare l’esazione per la cassa di dotazione, e
ne ha dato avviso alla Commissione Amministrativa del Collegio, onde spingere il mentovato
Cassiere D. Nicolangelo Mascilli a raddoppiare i suoi sforzi, per fare scomparir presto l’arretrato
della esazione.
Art[icol]o III Beni di dotazione sotto la direzione della Commissione Amministrativa.
I due proprietari di Campobasso D. Gius.e Sipio, e D. Carlo Bellini con real Decreto del 1°
Ottobre 1817 furono nominati Amministratori del Real Collegio Sannitico. Costoro godono
molta reputazione. Di essi poi il Sig.r Bellini attende moltissimo alla carica.
La rendita, che di presente risulta dai beni assegnati per dotazione dalla Provincia di Molise,
mercè gli acquisti procurati dalla Deputazione del Collegio a pro del Collegio, rilevati dallo
Stato discusso. Nella posizione presente la vendita ordinaria proveniente dai fondi di proprietà
del Collegio ascende ad annui ducati 5727, continuando l’annuale supplemento di ducati 1500
sopra i fondi provinciali infino al compimento della dotazione. Su la continuazione di d. 1500.
Sua Maestà inerendo alla premura del Consiglio generale della Provincia, ne ha approvato il
supplemento convenevole con Real Rescritto de’ 19 Gennaio ultimo, come da copia alligata
num. 16.
Platea de’ beni della dotazione
I beni finora acquistati, ed assegnati per dotazione nello Stato discusso, han fatto dipendere la
redazione di una platea regolare per l’annotazione de’ fondi, de’ titoli di compra, della astensione
de’ terreni, de’ prodotti rispettivi, de’ pesi che vi gravitano, e di ogni altra necessaria
osservazione. Poiché si avvicina il compimento della dotazione, così ho sollecitata l’operazione
della mentovata platea con l’energica, e zelante assistenza dell’Amministratore D. Carlo Bettini,
che è il conoscitore degl’interessi amministrativi del Collegio, ed al di cui accorgimento si
debbono dalla prima istallazione del Collegio gli elementi degli oggetti amministrativi, che mi
sono servizi di base a rettificar la scrittura, e consolidare l’edifizio dell’amministrazione. Per una
platea esatta, e corretta bisognano molte verifiche di titoli, di debitori nuovi in rimpiazzo degli
antichi, e di partite erronee, spezialmente su le vendite esistenti in Bojano, ed Isernia, e la
liquidazione farà tardare un poco una platea completa. La dispersione delle liste di carico, o la
circostanza di essersi involate in tempo della soppressione de’ Monisterj, le di cui vendite sono
state aggregate al Collegio, han portato l’imperiosa necessità d’incaricar persona pronta,
intelligente, ed attiva, per verificare i titoli che s’ignorano, e le partite occultate, e di procedervi
senza precipitanza alla verifica, e regolare redazione della Platea. Sii vegga il modello n° 17.
Progetti di piazza franche
Sopra i beni assegnati al Collegio di provenienza dalle contribuzioni della Provincia per titolo di
dotazione, trovansi progettate le franchigie delle piazze intere, o mezze, o terzi di piazze in
255
favore degli alunni di molte Comuni della Provincia di Molise, che son dinotate nello statino
alligato n°18.
Stato delle piazze approvate in favore di alcuni alunni
Le approvazioni accordate da S.M. agli alunni di diversi Comuni con Decreto si rilevano da un
altro statino n. 19.
Alunni attualmente godenti.
Dallo Stato mensuale delle piazze franche risulta la conoscenza degli alunni, che di presenza
godono, l’intera, o mezza piazza, o terzo di piazza.
Metodo di versamenti della vendita
Dall’epoca dell’apertura del Convitto in Novembre 1817 fino ad oggi i versamenti della rendita
ordinaria, e straordinaria del Collegio si son fatti presso il Cassiere della Deputazione Sig.r D.
Nicolangelo Mascilli, autorizzato a farda Cassiere del Collegio con sovrana nomina, comunicata
a’ 3 Agosto 1816 dalla Commissione della Pubblica Istruzione. La cennata nomina è annotata nel
num. 21. Il mentovato cassiere, benchè non avesse dato cauzione, è stato sempre diligente a non
far soffrire attrasso de’ pagamenti per tutti gli esiti del Collegio, e viene compensato col discreto
assegno dell’uno per cento, come apparisce dallo stato discusso.
Sistema pei pagamenti
Per costante sistema la Commissione Amministrativa del Collegio carica con ordinativo al
Cassiere il versamento delle somme occorrenti nelle mani dell’economo per gli esiti dello
Stabilimento, e le somme vengono precisare nel mandato. Queste somme si versano dal Cassiere
dopo che la Commissione Amministrativa, previa deliberazione, ha spedito tutti gli ordinativi di
pagamento in faccia all’economo, che fa da pagatore. Un tal sistema non ha finora offerto verun
sinistro alla regolarità de’ pagamenti.
Cassa triclave
Esiste nel Collegio Sannitico una Cassa a tre chiavi ad uso soltanto dei depositi de’ fondi
provenienti dalle raccolte scientifiche, come pure dalle ritenzioni sopra i saldi. Se ne farà parola
nell’articolo delle raccolte scientifiche.
Cauzioni pei trimestri degli alunni
Ssiccome non era in osservanza l’art. 132 degli Statuti pe’ licei e collegi, confermato col Real
Rescritto de’ 25 Gennaio ultimo in ordine alle cauzioni per l’anticipazione de’ trimestri degli
alunni a pensione, così ne ho procurato l’adempimento. Il modello in stampa per le cauzioni si
ravvisa nel n° 25. A mia preghiera il Sig.r Intendente, che protegge lo stabilimento, ha fatto
circolare co’ suoi uffici, i modelli delle cauzioni a’ rispettivi Padri degli alunni per l’accettazione
delle obbligazioni.
Registro de’ mandati di pagamento e forma data ai mandati
Per aversi presenti in ogni occasione gli ordinativi della Commissione amminist[rativ]a per gli
esiti ordinari, e straordinari, con le analoghe approvazioni, ho fatto adottare un registro
particolare, giusta il modello alligato n° 25, ed ho fatto adottare la forma de’ mandati in istampa,
come nel num. 26 e 27.
Stato discusso
256
Gli ordinativi di pagamento sono regolati dalla Commissione amminist[rativ]a, giusta lo stato
discusso annuale, e le speciali autorizzazioni.
Pesi di messe
Gravitano sopra la dotazione del Collegio due cappellarie, ch’erano annesse alla eredità di
Santellis l’una di anni duc. 72 fu conferita nell’anno 1803 al Sig.r D. Pietrantonio de Rensis
attual Rettore Curato della chiesa di S. Bartolommeo in Campobasso, e l’altra di annui duc. 90
conferita nel medesimo anno 1803 al Can.co D. Gaetano Persichelli. Su tal esito non vi ha ha
verun attrasso. Si obliava la riscossione delle fedi di messe celebrate dai Cappellani, e ne ho fatto
adottare il sistema.
Registro del vitto giornaliero.
Mancava allo stabilimento un giornale regolare di vitto colle condizioni prescritte dall’art. 190
degli Statuti, e l’ho fissato in doppio originale, giusta il modello in istampa n° 28. Da tale
registro viene estratto lo stato mensuale di movimento.
Tabella del vitto giornaliero
Poiché non era stata mai affissa al refettorio la tabella del vitto a tenore de’ regolamenti, e degli
ordini circolari, così ne ho fatto eseguire l’affissione. Il trattamento del vitto per gli Impiegati, e
pe’ Convittori dopo l’affissione della tabella è stato eseguito senza motivi di giusto risentimento.
Giornale regolare di cassa e libro maggiore.
Sebbene l’intelligenza, e lo zelo dell’Amministratore D. Carlo Bettini coll’assistenza del
Contabile avesse invigilato alla redazione di un Giornale di Cassa, pure ho progettato una forma
più regolare pel Giornale, e per lo Libro maggiore del corr[ent]e anno. Per gli esercizi degli anno
1819,1820, e 1821 sarà il Giornale riempiuto più perfettamente di scrittura.
Rendimento conto morale e materiale.
Nel Real Collegio Sannitico, si ravvisa una eccezione dalla Legge generale de’ 8 febbraio 1818
in ordine al rendimento di conto morale, e materiale su l’amministrazione de’ Licei, e Collegi.
Lo Stabilimento Sannitico non presenta i suoi conti annuali né morali, né materiali alla G[ran].
C[corte]. de’ Conti.
Risoluzione Sovrana del Conto morale del Collegio presso il Consiglio Prov[incia]le, ed il conto
materiale presso il Consiglio d’intendenza.
Per una risoluzione Sovrana de’ 19 Giugno 1819 fu deciso, a proposta del Consiglio generale
della Provincia di Molise, ch’essendo stato il Collegio Sannitico dotato interamente dalla
provincia, il conto morale della Commissione Ammin[istrati]va si vendesse presso il Consiglio
generale della Provincia, ed il Conto materiale dell’economo presso il Consiglio d’Intendenza. Il
cennato Real Rescritto fu comunicato a’ 4 Ottobre 1819 dal Sig.r Intendente alla Commissione
amministrativa, come dall’incartamento n° 28 al n° 33.
In Novembre poi della stesso anno 1819 il Segretario di Stato degli Affari Interni ?? al Sig.r
Intendente ne’ seguenti termini. Trovando regolare la proposizione fattami dalla Commissione
dell’Istruzione Pubblica, che il conto morale, e materiale del Collegio Sannitico dopo la
primordiale discussione, che subirà il primo dal Consiglio Provinciale, ed il secondo dal
257
Consiglio d’Intendenza, sieno trasmesso alla Commissione ??, per indi passarvi con le sue
osservazioni a questo Ministero, ed indi alla G.C. de’ Conti.
Or a questa ministeriale risoluzione fu replicato dall’Intendenza di Molise con ragioni garantite
dagli articoli 170, e 171 della legge organica amministrativa, e da una risoluzione Sovrana de’ 26
Giugno 1819, per esentare il Collegio Sannitico dalla G.C. de’ Conti per la discussione de’ conti
morali, e materiali degli esercizi annuali.
In seguito delle riflessioni esposte dall’Intendenza alla Segreteria di Stato degli Affari Interni fu
emanata a’ lo Marzo 1820 la seguente risoluzione alligata n° 33. Sig.r Intendente = La
discussione del Conto del Collegio Sannitico, dotato interamente co’ fondi Provinciali, ha dato
luogo a varie osservazioni, tanto per parte di cotesta Intendenza, che per parte della
Commissione d’Istruzione Pubblica. Dai rispettivi rapporti si rileva che l’Intendenza, e la
Commissione convengono, che la discussione del conto morale appartiene al Consiglio
Provinciale, e quella del Conto materiale al Consiglio d’Intendenza.
Forma soltanto oggetto di dubbio, se l’uno, e l’altro conto debbano per semplice ministero della
legge, e di uffizio esser riveduti dalla G.C. de’ Conti. A sciogliere questo dubbio basta
l’applicazione degli articoli 170, e 171 della Legge de’ 12 Dicembre 1816. Parlandosi del promo
de’ detti articoli del Conto morale de’ fondi Provinciali, è prescritto, che le deliberazioni del
Consiglio sono eseguite dopo l’approvazione da impartirsi da S.M. sul rapporto di questo
Ministero.
L’avviso dunque del Consiglio essendo deliberativo, non è soggetto alla deliberazione di uffizio
della G.C. de’ Conti. Può soltanto il Ministero prima di provocare la Sovrana approvazione su la
deliberazione del Consiglio, farla esaminare nello stesso Ministero, o chiederne l’avviso alla
detta G.C. o ad altro Magistrato.
Riguardo al conto materiale l’avviso del Consiglio d’Intendenza essendo ugualmente
deliberativo, non può la G.C. esaminarne la deliberazione, ove non vi sia richiamo avverso la
medesima= Pel Seg[reta]rio di Stato Ministero degli Affari Interni = Il Seg. Di Stato Ministro di
Marina. Firmato. D. Naselli.
Si è portato al corrente il rendimento de’ conti del Collegio Sannitico
L’apertura del Collegio Sannitico avvenne in Novembre 1817. I conti morali, e materiali
dell’anno 1817 pei due mesi di amministrazione furon discussi presso la G.C. de’ Conti. I Conti
poi dall’esercizio 1818 furon esaminati dal Consiglio Provinciale per la parte morale, e dal
Consiglio d’Intendenza per la parte materiale, e furon emesse le rispettive decisioni. Il Conto
morale dell’esercizio 1818 fu presentato in Ottobre 1820 alla discussione ella deputazione
Provinciale in tempo della così detta Costituzione, ma non fu emessa la decisione: in quanto poi
al conto materiale dell’anno 1819 fu eseguita in luglio 1821 la discussione, e la decisione del
Consiglio d’Intendenza. Il conto morale del 1820 fu discusso, e deciso in Ottobre 1821 dal
Consiglio generale della Provincia. Il conto materiale dell’anno 1820 è presso il Consiglio
d’Intendenza per l’esame, e la decisione, come rilevasi dal certificato alligato al mio
incartamento n° 34. Ho sollecitata la redazione del Conto morale dell’ultimo esercizio 1821, ed è
già pronto, per esibisri al Consiglio Provinciale, che si riunirà à la corrente mese di Maggio. Il
conto poi materiale dell’ultimo esercizio 1821 era quasi allestito co’ pezzi di appoggio, onde
presentarsi al Consiglio d’Intendenza. Ho fatto redigere le copie conformi di tutti i soprannotati
Conti morali, e materiali, per sommetterli alla intelligenza della Giunta contemporaneamente al
mio rapporto generale amministrativo, avendo alligati ai Conti i rispettivi Stati discussi con le
rispettive decisioni.
Stato della cassa a tutto dicembre 1821
258
Nell’ultimo esercizio del 1821 (come dal bilancio generale del conto morale), il cassiere della
dotazione, e della rendita del Collegio Sig.r Mascilli è risultato creditore in ducati 324. La
Commissione Amministrativa ha deliberato, che il Cassiere debba rivalersene sopra gli arretrati.
Gli arretrati riguardano soltanto la rendita ordinaria, e porzione di quella assegnata dalla
Tesoreria, ed ammontano a d. 14.185,12. Contro i debitori morosi per la somma di d. 2186,15,
trovansi già introdotti i giudici. Per la somma poi degli arretrati in d. 1998,97 sono stati
sottoposti i debitori alle cauzioni legali. La somma totale degli arretrati apparisce dall’art. 6° del
Cap. 3° del conto morale del 1821, e dallo statino alligato n° 35.
Liti pendenti
Con mio rapporto de’ 16 p.p. marzo fu rimesso a Sua Eminenza, ed alla Giunta lo stato delle liti
pendenti, la di cui copia conforme è alligata n° 36.
Art[icol]o IV° Raccolte scientifiche
Fondi di cassa per le raccolte scientifiche
Esiste nel Collegio Sannitico una Cassa a tre chiavi di cui una è conservata dal Rettore, la
seconda dal vicerettore, e la terza dall’economo. Nella cennata cassa sono depositate soltanto le
somme provenienti dal fondo delle raccolte scientifiche, e dall’altro fondo delle ritenzioni sopra i
soldi.
Somme esistenti per le raccolte scientifiche. Dal bilancio degl’introiti e degli esiti del p.p. anno
1821, già rimesso alla Giunta con rapporto de’ 9 Marzo p.p., si rilevava la somma netta di 316,38
esistente in Cassa.
Somme per le ritenzioni sopra i soldi.
Bisogna distinguere le ritenzioni giù abolite del cinque per cento, e quelle correnti del due e
mezzo per cento sopra i soldi. Nella cassa triclave del Collegio furon depositate le ritenzioni del
5 per 100 in ducati 18,49,1/2 per l’anno 1817; in ducati 168,77,2/3 per l’anno 1818; e in ducati
193,36,2/3 per l’anno 1819, o sia la somma totale di ducati 380,63
Dalle descritte somme del cinque per cento mancano in Cassa ducati duecento, che in tempo
della così detta Costituzione furon versati ad una Commissione allora stabilita dalla Deputazione
Provinciale per le offerte gratuite. Il 19 Dicembre 1820 la Deputazione anzidetta invitò il Rettore
del Collegio a fare dei doni gratuiti su i fondi dello Stabilimento. Il 4 Gennaio 1821 la
Deputazione rese ringraziamenti agl’Impiegati, e Professori, per l’offerta di ducati 200 su la
ritenuta del 5 e mezzo per 100, ch’esistevano nella Cassa triclave. Lì 12 Febbraio 1821
l’Intendente in nome della Deputazione Provinciale fece pervenire al Rettore, ed a’ membri della
Commissione Amministrativa una decisione de’ 4 Febbraio 1821 emanata dalla Deputazione
Provinciale, con cui erasi disposto di accettare il dono di ducati 200, e di restituirsi il residuo di
ducati 180,63,2/3 agl’Impiegati, e Professori, giacchè la ritenzione del cinque per cento era stata
abolita col Decreto del 1816, ed in conseguenza malam[ent]e operata sopra i soldi degli
Impiegati, e Professori. È da osservarsi, che gli Amministratori del Collegio D. Carlo Bellini, e
D. Giuseppe Sipio non presero parte al versamento dei ducati duecento.
Sanatoria richiesta
Il 28 Aprile 1821 l’Intendente della Provincia avendo fatto conoscere alla Commissione
d’Istruzione Pubblica la circostanza del versamento dei ducati 200, dimandò l’approvazione.
Di riscontro la Giunta di Scrutinio della Pubb[lic]a Istruzione con atto de’ 26 Maggio 1821 ripart[imen]o 1°, carico 2° - rescrisse al Sig.r Intendente di non poter ammettere l’esito
accennato di ducati 200, per non essersene dato subito l’avviso alla Commissione.
259
Successivam[ent]e la Commissione Amministrativa del Collegio Sannitico con deliberazione de’
5 Luglio 1821 rassegnò alla Giunta d’Istruzione Pubb[lic]a le buone ragioni di non essere tenuta
a veruna responsabilità su l’oggetto. La Giunta rapportò l’affare al Re, e di risulta con Real
Rescrtitto de’ 18 luglio 1821 S.M. dichiarò consentanee le sue intenzioni al parere della Giunta
di Istruzione pubblica.
Versamento delle ritenzioni del 2 e mezzo per cento alla ricevitoria generale
Relativamente poi alle ritenzioni del 2 e mezzo per cento ho verificato, che nell’anno 1817 il
prodotto ammontò a d. 9,24,1/2; nell’anno 1818 a d. 84,38,2/3; nell’anno poi 1819 a ducati
96,68,5, nell’anno 1820 a d. 92.08. Le descritte somme di ritenzione furono state versate alla
Ricevitoria generale della Provincia. L’ultimo versamento per l’anno 1820 fu eseguito a’ 30
gennaio 1821. I documenti esistono nei Conti.
Art[icol]o V Biblioteca
Esiste nel Collegio Sannitico una collezione di libri de’ quali fu rimesso l’inventario, e l’elenco
con mio rapporto de’ 9 Marzo p.p. I libri sono conservati in due armadj, in una stanza delle
stabilimento. All’infuori de’ libri, è proveduto il collegio di due globi terrestri, di un globo
celeste, e di due sfere armillari: come pure di una carta geografica di Europa disegnata da
Monsieur Bruè; e di carte di disegno di Morgher, e di qualche altro autore.
L’elenco de’ libri rimesso col mio rapporto de’ 5 Marzo offriva la conoscenza di una
insufficiente biblioteca, e ne fa desiderio d’accrescimento.
Art[icolo] VI Corredo del Collegio
Lo stabilimento Sannitico è fornito abbastanza di mobili decenti, ed ho avuto cura di farne
redigere l’inventario alligato al num[er]o 38.
Art[icol]o VII Arredi sacri
Non ho dimenticato di osservare il locale della Cappella interna del Collegio, ed i sacri arredi,
pe’ quali si è redatto il notamento num[er]o 39. La mediocre cappella presente è provvisoria,
doversene aprire a canto della medesima un’altra nuova non ancora compiuta. Dall’annotazione
de’ sacri arredi si ravvisa il bisogno di aumentarsi per la maggiore decenza.
Art[icol]o VII Cauzione dell’economo
L’economo D. Pasquale Varone con pubblica scrittura de’ 5 Novembre 1817 di cui è alligata
copia n° 41 si obbligò a versare ducati mille contanti nella Cassa Dello Stabilimento. Non fu data
però esecuzione alla detta obbliganza.
Comecchè per una risoluzione generale presa dalla predetta Commissione d’Istruzione Pubblica
il valore contante di ducati 1000 di cauzione fu commutato in altrettanto valore di generi di
consumo depositati ne’ magazzini di ogni Collegio, per assicurarsi la fornitura di vino per parte
dell’economo, così mi son rivolto al Sig.r Intendente qual presidente della Commissione
Amministrativa per verificarsi dalla Commissione anzidetta la quantità, e qualità de’ generi, che
l’economo Sig.r Varone aveva avuto cura di conservare ne’ magazzini del Collegio Sannitico, ed
indi esaminarsi, da il valore de’ generi corrispondesse al valore prescritto per la cauzione.
Nella mattina del 31 p.p. marzo la Commissione Amministrativa si occupò di quest’oggetto, e
dietro le debite osservazioni venne a rilevare, che i generi di consumo conservati dall’economo
260
nel locale del Collegio importavano il valore di ducati 1.506,62 come da processo verbale a
tal’uopo redatto, ed alligato n° 41.
L’economo per la fornitura del vitto giornaliero è indennizzato della spesa in ogni fine di mese
dopo aver stabilito lo stato di movimento in quella regola, ch’io ho fatto avvertire alla
Commissione Amministrativa.
Art[icol]o IX Servitù di fabbriche
Un disordine pericoloso per la morale, e per la disciplina non erasi avvertito relativamente a una
servitù tollerata in vicinanza alle due finestre della Camerata de’ ragazzi. Due grandi finestre
esposte al Sud somministrano il lume alla Camerata, la quale non potrebbe riceverlo da verun
altro lato. Nel visitare diligentemente il locale mi avvidi dell’inconveniente seguente. Una
finestra aperta sopra i suoi tetti dal Sig.r Domenicantonio de Santis di Campobasso a fianco del
camerone de’ fanciulli Convittori, attesa la distanza di circa otto palmi, dava il facilissmo
ingresso nella Camerata e da questa si passava nella stanza del Sig.r de Santis. Sollecitai le
misure bonarie, ed economiche pel pronto rimedio, e dopo tali espedienti è stata eseguita dal
Sig.r de Santis la chiusura della sua finestra con fisso e stabile cancello di ferro, senza ledere i
dritti del Collegio per la chiusura con fabbrica.
Al soprannotato disordine si aggiunge l’altro di quattro finestre appartenenti a case altrui
attaccate alle mura della camerata de’ ragazzi convittori in distanza di pochi passi, ed a vista
degli alunni.
Fin dal 1° Ottobre 1807 (epoca in cui il locale del Collegio apparteneva a’ religiosi Conventuali)
fu stipulata dai religiosi predetti con alcuni proprietari di Campobasso una pubblica scrittura di
censuazione delle cennate case adiacenti con varie condizioni da osservarsi da ambe le Parti
contraenti. Fu fatta ricerca della mentovata scrittura nel p.p. mese di Marzo, e ne fu effettuata
copia legale per l’archivio delle Stabilimento. Nella detta scrittura è espressa la maniera di
togliere, o di modificare la servitù in questione. Alla risoluzione di questa pendenza deve prender
parte la Deputazione della Provincia per le fabbriche, e per la dotazione del Collegio. In data de’
9 p.p. mese di Aprile ne passai gli uffizi (come da copia num[er]o 42) al Sig.r Intendente, da cui
sarà senza dubbio animata questa sentenza in modo da farla terminare con l’energica assistenza
della Deputazione cotanto impegnata per bene del Real Collegio Sannitico.
Ar[ticol]o XX Stemma reale
Il Collegio aperto nella Provincia de Molise sotto gli auspizj e protezione dell’Augusto Monarca
mancava di uno Stemma reale al suo frontespizio. Io ho creduto un preciso dovere di coronare di
sì prezioso ornamento la porta d’ingresso al Real Collegio Sannitico. Lo stemma è stato situato
in luogo opportuno, e decente, ed ho così terminato, e conchiuso il travaglio della
riorganizzazione del Real Collegio Sannitico della Provincia di Molise.
Il visitatore della Pubblica Istruzione
Dionisio Orofino
261
Alunni Interni (1817-1834)
Cognome e nome
Agostinelli Annibale
Allocati Gaetano
Antonecchia Giuseppe
Baccari Beniamino
Baccari Enrico
Barbieri domenico Tito
Barone Gioacchino
Bellini Domenico
Benevento Enrico
Bevilacqua Gennaro
Biondi Vincenzo
Birone Paolo
Bonucci Federico
Bracale Carlo
Bracale Federico
Bracale Gaetano
Bucci Gaetano
Buonocore Pasquale
Campanella Saverio
Cancelario Eugenio
Cannavina Nicolangelo
Cannavina Pietrangelo
Cardone Diego
Cardone Igino
Cardone Matteo
Cardone Vincenzo
Catelli Andrea
Catelli Gregorio
Catelli Nicola
Cauoli Francesco
Cauoli Innocenzio
Cerio Berardino
Cerio Carlo
Cerio Federico
Cerio Pasquale
Chiarulli Giambattista
Chiarulli Tommaso
Ciaccia Emilio
Ciaccia Nicola
Cilenti Domenico
Cilenti Liborio
Cilenti Luca
Colensati Saverio
Colesanti Epifanio
Colesanti Luigi
Colesanti Saverio
Colitti Luigi
Colitti Paolo
Colonna Achille
Colozza Michelangelo
Colucci Domenico
D’ Elisiis Filomeno
D’alena Donato
D’alfonso Antonino
D’Anchise Colitti Gius.
D’Aurelio Aurelio
D’Ovidio Pasquale
De Benedictis francesco
De Capua Giuseppe
De Capua Lonardo
De Capua Luigi
De Capua Pietrantonio
De Filippo Gennaro
De Filippo Luigi
De Filippo Raffaele
Data di nascita
16 mag. 1819
1804
24 mar. 1810
1813
15 set. 1816
18 ott. 1821
28 mar. 1813
9 mar. 1817
11 gen. 1821
21 feb. 1820
14 giu. 1815
22 set. 1821
1 mar. 1817
11 mar. 1822
13 giu. 1823
6 ago. 1820
6 ago. 1820
25 apr. 1817
22 ott. 1809
10 dic. 1815
9 nov. 1827
11 mar. 1824
1808
12 ott. 1805
19 dic. 1810
26 ott. 1806
3 mar. 1812
11 lug. 1820
30 set. 1812
29 apr. 1806
13 ago. 1808
19 nov. 1817
21 ago. 1820
9 mar. 1810
12 nov. 1806
1808
3 nov. 1804
17 nov. 1821
21 mag. 1821
21 lug. 1826
13 ott. 1816
30 mag. 1824
26 lug. 1818
2 giu. 1824
5 mag. 1816
30 set. 1820
27 set. 1822
29 ott. 1818
21 apr. 1815
12 nov. 1809
10 nov. 1809 (B)
29 mar.1826
1807
1 mar. 1808
3 mar. 1808
22 mag. 1808
10 giu. 1820
11 dic, 1821
21 gen. 1807
3 feb. 1805
1813
Luogo di nascita
Bonefro
Campobasso
Casalciprani
Bonefro
Bonefro
Ripabottoni
Foggia
Campobasso
Rotello
San Martino in Pensilis
Mirabello
Agnone
Campobasso
Montagano
Montagano
Campodipietra
Campobasso
Campobasso
Boiano
Campobasso
Ripalimosani
Ripalimosani
Vasto Aimone
Vasto Aimone
Vasto Aimone
Vasto Aimone
Campobasso
Campobasso
Campobasso
Policorvo
Policorvo
Campobasso
Campobasso
Campobasso
Campobasso
Ferrazzano
Ferrazzano
Matrice
Matrice
Foiano
Foiano
Foiano
Morcone
Morcone
Morcone
Morcone
Campobasso
Campobasso
Civitacampomarano
Frosolone
Campobasso
San Felice
Frosolone
Lucito
Campobasso
Montenero di Bisaccia
Triventi
Castelluccio Acquaservara
Campobasso
Campobasso
Campobasso
Campobasso
Napoli
Napoli
Napoli
Entrata - uscita
1832 - 1837
1818 - 1821
1818 - 1827
1825 - 1831
1829 - 1834
1833 - 1837
1822 - 1827
1828 - 1834
1833 - 1837
1833 - 1837
1824 - 1828
1833
1827 - 1830
1833 - 1834
1833 - 1834
1833 - 1834
1832 - 1834
1828 - 1835
1822 - 1827
1826 - 1832
1835 - 1842
1833 1820 - 1822
1819 - 1821
1820 - 1822
1819 - 1821
1824 - 1828
1829 - 1837
1824 - 1826
1818 - 1822
1820 - 1822
1818 - 1821
1828 - 1835
1829 - 1833
1818 - 1825
1819 - 1821
1820 -1821
1818 - 1822
1833- 1834
1830 - 1835
1833- 1835
1830 -1834
1835 -1837
1828 - 1831
1832 - 1837
1827 - 1834
1829 - 1835
1832 - 1835
1829 - 1834
1827 - 1830
1823 - 1825
1818 - 1819
1834 - 1843
1819 - 1821
1821 - 1829
1819- 1822
1819 - 1826
1818 - 1826
1831 - 1834
1831 - 1832
1818 - 1824
1818 - 1820
1824 - 1826
1824 - 1826
1824 - 1826
Capofamiglia
Nicola
Nicolangelo
Filippo
Filippo
Tito
Nicola
Tiberio
Paolo
Giuseppe
Luigi Maria
Raffaele
Raffaele
Raffaele
Francesco
Luigi
Luca
Michelangelo
Domenico
Domenico
Giovanni
Giovanni
Giovanni
Giovanni
Domenico
Domenico
Raffaele
Nicola
Nicola
Giuseppe
Gennaro
Gennaro
Giuseppe
Serafino
Francesco
Teodoro
Pietro
Pietro
Pietro
Giovanni
Silvestro
Giovanni
Silvestro
Francesco
Francesco
Perseo
fu Domenicantonio
Giovanni
Michele
figlio adot. di Gennaro
Vincenzo
Amato
Cesare
Cesare
Pompeo
Pompeo
Antonio
Antonio
Antonio
262
De Lellis Gaetano
De Luca Francesco
De Luca Raffaele
De Majo Giovanni
De Marco Giuseppe
De Marco Luigi
De Martino Pietro
De Mattheis Nicola
De Mattheis Alessandro
De Mattheis Giambattista
de Nigris Nicola
De Paola Luigi
De Rubertis Emerico
De Rubertis Gennaro
De Rubertis Michele
De rubertis Paolo Emilio
De Rubertis Pietro Paolo
De Socio Achille
Del Conte Tomasantonio
Di Donato Raffaele T.
Di Pietro Nicola
Diodati Gaetano
Diodati Gaetano
Diodati Lelio
Facciolla Pietrantonio
Fania Prospero
Ferrone Alessandro
Fiorilli Francesco
Franceschini
Francescantonio
Franceschini Giuseppe N.
Franco Donato
Frangipane Giuseppe
Galasso Marco
Giacchi Michele
Giancarlo Francesco S.
Gravina Tommaso
Grimaldi Achille
Grimaldi Eugenio
Grimaldi Francesco
Grimaldi Vincenzo
Grumelli Antonio
Grumelli Giuseppe
Gualtieri Gabriele
Iacampo Lorenzo
Iacobucci Gaetano
Iacolucci Enrico
Iacovone Giovanni
Iannucci Vincenzo
Iazeolla Giambattista
Iazeolla Carlo
Iosa Francesco
Iosa Michelangelo
Iosa Pasquale
Iosa Pasquale
Limoncelli Aurelio
Lombardi Salvatore
Lombardi Arcangelo
Magno Mercurio
Majo Beniamono
Mancini Luigi
Marianera Michelangelo
Marsico Crescenzo
Mascilli Ferdinando
Mascilli Luigi
Mascione Berardino
Mascione Domenico
Mascione Nicola
Mastrosaccone Enrico
Mazzara Achille
19 feb. 1816
1806
18 apr. 1818
29 dic. 1821
8 nov. 1806
20 mar. 1817
12 dic. 1814
8 gen. 1820
4 sett. 1824
4 apr. 1819
3 nov. 1824
1805
11 nov. 1817
7 dic. 1820
2 ott. 1822
1 mar. 1805
16 mag. 1820
8 dic. 1822
1803
1 dic. 1810
5 lug. 1821
21 ago. 1819
4 ott. 1825
20 ago. 1818
20 set. 1815
15 ott. 1818
25 mar. 1811
3 mar. 1807
7 lug. 1806)
1807
24 giu. 1810
5 nov. 1814
10 apr. 1805
1805
25 ott. 1820
24 gen. 1820
23 giu. 1808
7 ott. 1813
1809
16 dic. 1803
28 ott. 1805
13 set. 1814
29 mag. 1807
31 dic. 1824
23 lug. 1811
28 feb. 1804
2 lug. 1823
1805
1807
7 set. 1803
9 giu. 1815
27 feb. 1811
19 apr. 1820
19 mag. 1822
9 gen. 1821
21 set. 1820
24 lug. 1810
20 mag. 1819
1806
1 apr. 1812
12 giu. 1812
1 apr. 1815
12 nov. 1821
5 feb 1820
27 apr 1808
14 mar. 1822
1812
Triventi
Campobasso
Foggia
Campobasso
Boiano
Ripalimosani
Faicchio
Alberone
Santa Croce di Magliano
Santa Croce di Magliano
Campobasso
Riccia
Lucito
Lucito
Lucito
Lucito
Campobasso
Guglionesi
Napoli
Campobasso
Campobasso
Campobasso
Campobasso
Campobasso
San Martino in Pensilis
San Severo
Busso
Campobasso
Casacalenda
1826 - 1834
1817 - 1821
1828 - 1831
1831- 1837
1818 - 1824
1833 - 1834
1828 - 1829
1832 - 1834
1832 - 1834
1828 - 1834
1834 1818 - 1820
1832 - 1834
1832 - 1834
1832 - 1834
1817 - 1820
1829 - 1834
1832 - 1834
1827 - 1828
1818 - 1821
1823 - 1828
1832 - 1837
1829 - 1837
1835- 1841
1832 - 1834
1826- 1831
1832 - 1835
1820 - 1827
1819 - 1822
Vincenzo
Lorenzo
Antonio
Domencio
Giacomo
Domenicangelo
Nicola
Giovanni
Silverio
Silverio
Pasquale
Michele
Beniamino
Beniamino
Beniamino
Giuseppe
Aurelio
Nicola
Tommaso
Felice
Basilio (zio)
Liborio
Stefano
Diodato
Giuseppe
Antonio
Francesco
Pasquale
Giulio
Casacalenda
Cusano
Campobasso
Agnone
Sepino
Campobasso
Castelluccio A.B.
Campobasso
Campobasso
Napoli
Campobasso
Atessa
Atessa
Campobasso
Vinchiaturo
Vinchiaturo
Campobasso
Limosani
Campolieto
San Giorgio Lamolara
San Giorgio Lamolara
Campobasso
Carlantino
Campobasso
Carlantino
Macchia val Biferno
Morcone
Morcone
Toro
Vasto Aimone
Casacalenda
Campobasso
Campobasso
Campobasso
Campobasso
Fossaceca
Fossaceca
Campobasso
Trivento
Sulmona
1820 - 1823
1818 - 1821
1819 - 1822
1828 - 1832
1818 - 1821
1817 - 1822
1831 - 1834
1829 - 1836
1818 - 1820
1825 - 1831
1821 - 1823
1819 - 1820
1819 - 1821
1824 - 1829
1819 - 1822
1833 - 1841
1822 - 1827
1818 - 1819
1833 - 1840
1818 - 1821
1818 - 1821
1817 - 1819
1824 - 1829
1822 - 1827
1834 - 1839
1832 - 1834
1828 - 1834
1829 - 1839
1832 - 1834
1821 - 1824
1831 -1836
1819 - 1822
1821 - 1824
1821 - 1828
1824 - 1828
1833 - 1834
1833 - 1834
1818 - 1824
1835
1820 - 1824
Bernardino
Francesco
Lorenzo
Biase
Antonio
Cosmo
Michelangelo
Giuseppe
Michelangelo
Francescantonio
Francescantonio
Michele
Luigi
Michelangelo
Michelangelo
Domenicangelo
Francesco
Nicola
Giuseppe
Giambattisto
Emiddio
Pasquale
Tommaso,
Alessandro
Giuseppe
Giuseppe
Francesco
Agostino
Agostino
Luigi
Luigi
Gaetano
263
Mazzarotta Francesco
Mazzarotta Franco
Meale Raffaele
Meomartino Nicola Maria
Minnis Federico
Moccia Vincenzo
Montano Michele
Negroni Paride
Olivieri Tito Manlio
Pace Vincenzo
Palange Scipione
Palombo Benedetto
Pappalardo Luigi
Perna Domenico
Petitti Alberto
Petitti Annibale
Petitti Giuseppe
Petti Berardino
Pettulli Vincenzo
Picucci Domenicangelo
Piedimonte Emilio
Pietrunti Antonio
Pistilli Gennaro
Politi Emilio
Pomarici Nicola
Porto Agostino
Porto Vincenzo
Presutti Agostino
Presutti Enrico
Presutti Lorenzo
Prozzillo Bonaventura
Ricciardi Giuseppe
Ricciotti Giuseppe
Rossi Nicola
Rossi Adamo
Rossi Florindo
Rossi Nicola
Salomone Gaetano A.
Salomone Giuseppe
Sambiase Gennaro
Sanchez Olindo
Santoianni Battista
Senese Tommaso
Sipio Berardino
Sipio Ferdinando
Sipio Gennaro
Sipio Pietrangelo
Spetrino Giuseppe
Spina Giuseppe
Tanasso Matteo
Tiberio Alessio
Tiberio Giambattista
Tiberio Giuseppe
Tiberio Nicola
Tirone Carlo
Tirone Tommaso
Tommasi Michele
Torelli Raffaele
Torti Tito
Torzillo Arcangelo M.
Trojano Michele
Varrone Michelangelo
Vasilotta Giuseppe
VendittiGiovan Battista
Zeuli Arcangelo
Ziccardi Nicolangelo
Zita Michele
22 ago. 1804
1809
15 nov. 1821
17 apr. 1820
3 nov. 1816
28 apr. 1823
28 set. 1805
31 mar. 1806
10 set. 1817
15 mag. 1804
26 mag. 1821
1808
1806
10 set. 1822
29 dic. 1822
19 mag. 1825
18 giu. 1821
12 lug. 1810
26 apr. 1813
26 gen.1803
12 dic. 1812
2 ott. 1820
22 set. 1815
18 mag. 1817
1815
8 dic. 1812
13 mar. 1816
21 lug. 1825
30 mag. 1821
13 feb. 1812
6 dic. 1820
18 mar. 1822
1809
4 feb. 1816
16 ott. 1823
1809
25 ott. 1821
28 mag. 1825
8 set. 1821
3 giu. 1812
21 lug. 1824
20 ott. 1806
2 mag. 1816
12 apr. 1812
11 dic. 1818
2 mag. 1816
13 mag. 1824
12 ott. 1825
31 mar. 1817
15 mar. 1808
27 gen.o 1813
15 nov. 1809
28 ott. 1810
22 set. 1821
23 dic. 1817
10 giu. 1821
12 ago. 1820
1 ott. 1824
1 ago. 1807
30 gen. 1808
28 set. 1812
1806
18 mag. 1822
9 apr. 1809
26 set. 1816
5 giu. 1814
Campobasso
Campobasso
Campobasso
Campobasso
Bagnoli
Bagnoli
Guardialfiera
Isernia
lucito
Guglionesi
Campobasso
Lucito
Bonefro
Busso
Campobasso
Campobasso
Campobasso
Campobasso
Santa Croce di Magliano
Campobasso
Fossaceca
Campobasso
Campobasso
Morcone
Ansi
Faicchio
Faicchio
Campobasso
Campobasso
Campobasso
Morcone
Palata
Riccia
Celenza Valfortore
Campodipietra
Campodipietra
Celenza Valfortore
Campobasso
Campobasso
Napoli
Montefalcone
Bonefro
Napoli
Campobasso
Campobasso
Campobasso
Campobasso
Campobasso
Colle d’Anchise
Portocannone
Foiano
Foiano
Foiano
Foiano
Agnone
Agnone
Spinete
Casacalenda
Morcone
Guardialfiera
Celenza Valfortore
Campobasso
San Giovanni in Galdo
Busso
Monacilioni
Campobasso
Campobasso
1820 -1822
1817 - 1819
1830- 1836
1831- 1836
1828 - 1834
1835- 1837
1818 - 1823
1818- 1822
1834 1818 - 1820
1833 - 1834
1819 - 1821
1819 - 1824
1833 1831 - 1837
1832 - 1837
1829 - 1835
1822 - 1828
1822- 1824
1817 - 1820
1826 - 1829
1829 - 1834
1827 - 1831
1828 - 1835
1822 - 1824
1826 - 1829
1826 - 1828
1824 - 1833
1832 - 1835
1832 - 1838
1825 - 1830
1833 - 1834
1832- 1839
1819 - 1822
1826 - 1831
1833 - 1834
1819 - 1821
1830 - 1836
1832 - 1834
1832
1822 - 1828
1835 1819 - 1822
1824 - 1827
1822 - 1824
1830 - 1832
1824 - 1831
1834
1834
1829 - 1831
1821 - 1823
1821 - 1823
1821 - 1823
1821 - 1823
1833- 1839
1832
1833- 1834
1832 - 1837
1834 - 1838
1821 - 1824
1818 - 1822
1823 - 1828
1819 - 1821
1834
1818 - 1825
1826 - 1833
1826 - 1831
Francesco
Gaetano
Vincenzo
Annibale
Angelo
Giuseppe
Andrea
Rocco
Nicolantonio
Antonio
Alfonso
Michele
Pompilio
Pompilio
Cesare
Angelo
Michelangelo
Nicola
Anastasio
Francesco
Carlo
Francesco
Francesco
Pietrantonio
Vincenzo
Michelangelo
Salvatore
Paolo
Giovanni
Donato
Vincenzo
Vincenzo
Francesco Saverio
Francesco Saverio
Paolo Maria
Carlo
Gaetano
Agostino
Agostino
Agostino
Agostino
Antonio Arcangelo
Francesco Saverio
Aniello
Giuseppe
Giuseppe
Giovannantonio
Marcantonio
Giambattista
Giuseppe
Pasquale
Giambattista
Teodosio
Domenico
Francesco Paolo
264
“Inventario della biblioteca” del collegio Sannitico – 1854 (ASCb, Intendenza di Molise, b. 999, f. 107)
Scaffale 1° - Gradino 1°
Autore
Cocchi Antonio
Algarotti Francesco
Scaffale 1° - Gradino 2°
Spallanzani Lazaro
Gozzi Gaspare
Lanzi Luigi
Ditti Cretese e Darete
Frigio
Giannone Pietro
Guglielmini Domenico
Metastasio Pietro
Muratori Ludovico
Antonio
Lancetti
Herodiano di Pietro
Mansi
Polieno di Lelio Carani
Senofonte di
Marcantonio Gandini
Erodoto Alicarnasseo di
Andrea Mustoxidi
Appiano Alessandro,
dall'abate Marco
Mastrosini
Procopio da Cesarea, di
Giuseppe Rossi
Polibio
Flavio Giuseppe di
Francesco Angiolini
Senofonte di Franco
Regis
Senofonte di Franco
Regis
Pausania
Titolo
Raccolta di melodrammi seri, scritti nel secolo 18°
Raccolta di melodrammi giocosi, scritti nel secolo
18°
Raccolta di poemi didascalici, e poemetti vari, scritti
nel secolo 18°
Raccolta di poesie liriche scritte nel secolo 18°
Raccolta di poesie satiriche scritte nel secolo 18°
Raccolta di Apologhi scritti nel secolo 18°
Discorsi e lettere
Opere scelte
Viaggio alle due Sicilie, ed in alcune parti
dell'Appennino
Opere scelte
Storia pittorica dell'Italia
Storia della guerra Troiana volgarizzate dal Cavalier
Campagnone
Opere
Della Natura dei fiumi
Opere scelte
Luogo
Milano
Editore
Società Tipografica dei classici Italiani
Anno
1822
Volumi
2
Tipo di ed.
in 8°
Milano
Società Tipografica dei classici Italiani
1826
1
in 8°
Milano
Milano
Milano
Milano
Milano
Milano
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
1828
1822
1827
1827
1824
1822
1
1
1
1
3
3
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
Milano
Milano
Milano
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
1825
1821
1824
?
5
4
in 8°
in 8°
in 8°
Milano
Milano
Milano
Milano
Tipografia Giambattista Sonzogno
Società Tipografica dei classici Latini
Società Tipografica dei classici Latini
Società Tipografica dei classici Latini
1819
1823
1821
1820
1
14
2
5
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
Della perfetta poesia italiana
Le opere dei due Filostrati
Raccolta di operette filosofiche, e filologiche, scritte
nel secolo 18°
Milano
Milano
Società Tipografica dei classici Latini
Tipi Sonzogno
1821
1828
4
2
in 8°
in 8°
Milano
Società Tipografica dei classici Latini
1832
2
in 8°
Storia dell'Impero dopo Marco
Gli stratagemmi
Milano
Milano
Tipografia fratelli Sonzogno
Tipografia Giambattista Sonzogno
1821
1821
1
1
in 8°
in 8°
Le storie Greche
Milano
Tipografia Giambattista Sonzogno
1821
1
in 8°
Le nove muse
Milano
Tipografia Giambattista Sonzogno
1820
3
in 8°
Le storie Romane
Milano
Francesco Sonzogno e compagni
1830
2
in 8°
Opera
Istorie
Milano
Milano
Paolo Andrea Molino
Fratelli Sonzogno
1833
1824
3
8
in 8°
in 8°
Antichità Giudaiche
Milano
Tipografia Giambattista Sonzogno
1821
7
in 8°
La Ciropedia
Milano
Tipografia Giambattista Sonzogno
1821
2
in 8°
Opuscoli
Descrizione della Grecia
Milano
Milano
Tipografia Giambattista Sonzogno
Tipografia Giambattista Sonzogno
1823
1826
2
6
in 8°
in 8°
265
Scaffale 1° - Gradino 3°
scaffale 1° - Gradino in
4°
scaffale 1° - Gradino 5°
Filangieri Gaetano
Senofonte di Francesco
Ambrosolini
Levesque
Andres Giovanni
Villemain
Giambullari Pier
Francesco
Guicciardini
Maffei Giampietro, di
Francesco Serdonati
Rufo Quinto Curzio
Mallet, di Antonio
Porcari
Alfieri Vittorio
Robertson
Botta Carlo
Robertson
Muller Giovanni, di
Gaetano Barbieri
Alicarnasso Dionigi, di
Mario Mastrofini
Alicarnasso Dionigi, di
Mario Mastrofini
Tucidide, di Pietro
Manzi
Plutarco, di Franceso
Ambrosolini
Plutarco, di Girolamo
Pompei
Apollodoro, del
Cavaliere Compagnoni
Strabone
Diodoro Siculo, del
Cavalier Compagnoni
Tacito Caio Cornelio,
del Davanzati
Patercolo Valleio
Coxe Guglielmo
Bentivoglio
Salaberry, di Gaetano
Barbieri
Hume David, di
Clerichetti
Bione Canio, di
Giovanni Viano
La scienza della Legislazione
Milano
Società Tipografica dei classici Italiani
1822
6
in 8°
La spedizione di Ciro
Storia di Russia
Origine, progresso, e stato attuale di ogni letteratura
Storia di Oliviero Cromwell
Milano
Milano
Napoli
Milano
Tipografia Molino
Niccolò Bettoni
Borel e Bonbard
Niccolò Bettoni
1839
1829
1836
1821
1
3
8
1
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
Istoria dell'Europa
Storia d'Italia
Milano
Milano
Antonio Fontana
Antonio Fontana
1830
1830
1
1
in 8°
in 8°
Storie delle Indie Orientali
Dei Fatti di Alessandro il Grande
Milano
Milano
1830
1829
1
1
in 8°
in 8°
Storia degli Svizzeri, o Elvezi
Opere scelte
Storia del Regno dell'Imperatore Carlo V
Storia della guerra dell'indipendenza degli Stati Uniti
di America
Storia dell'America
Milano
Milano
Milano
Antonio Fontana
Antonio Fontana
Società Tipografica dei classici Italiani
presso Niccolò Bettoni
Società Tipografica dei classici Italiani
Niccolò Bettoni
1823
1818
1824
2
4
4
in 8°
in 8°
in 8°
Milano
Milano
Niccolò Bettoni
Niccolò Bettoni
1820
1821
3
3
in 8°
in 8°
Storia universale
Milano
Niccolò Bettoni
1819
6
in 8°
Le antichità Romane
Milano
Tipografia fratelli Sonzogno
1823
3
in 8°
Opuscoli
Milano
Francesco Sonzogno
1827
1
in 8°
Le guerre del Peloponneso
Milano
Francesco Sonzogno
1830
2
in 8°
Opuscoli
Milano
Tipografia fratelli Sonzogno
1825
6
in 8°
Le vite degli uomini illustri
Milano
Tipografia fratelli Sonzogno
1824
7
in 8°
Bibloteca
Della Geografia
Milano
Milano
Francesco Sonzogno
Francesco Sonzogno
1826
1
5
in 8°
in 8°
Storia
Milano
Tipografia Giambattista Sonzogno
1827
7
in 8°
Le opere storiche
Storia Romana
Storia della Casa d'Austria, tradotta da Paolo Emilio
Campo
Della guerra di Fiandra
Milano
Milano
Niccolò Bettoni
Niccolò Bettoni
1822
1826
2
2
in 8°
in 8°
Milano
Milano
Niccolò Bettoni
Niccolò Bettoni
1824
1826
6
3
in 8°
in 8°
Storia dell'Impero Ottomano
Milano
Niccolò Bettoni
1821
3
in 8°
Storia d'Inghilterra
Milano
Niccolò Bettoni
1825
8
in 8°
Storie Romane
Milano
Tipografia fratelli Sonzogno
1823
5
in 8°
266
Dalla Bona
Giovannantonio
Arriano, di Marco
Mastrofini
Floro Lucio Anneo
scaffale 1° - Gradino 6°
Sallustio
Giustino
Bertolotti Davide
Rampoldi
Macchiavelli Niccolò
Marcellino Ammiano,
di Francesco Ambrosoli
Isocrate, di Labanti
Laerzio Diogene, del
Conte Luigi Luchi
Varano Alfonso
Zannotti Francesco
Maria
Gibbon Eduardo
Cicerone, del Napione
Cicerone, d'Alessandro
Bamdiera
Cicerone, di Placido
Borbnoni
Walkenaer, di Giuseppe
Ciuncio
Paulet Flaviano,
Sismondo dei
Sismondi, del Cavalier
Luigi Rossi
Robeston Guglielmo
Davila Arrigo Caterino
Robeston Guglielmo
Tito Livio,
diacoponardi
Michand, di Francesco
Ambrosoli
Dante Alighieri
scaffale 1° - Gradino 7°
Soave Francesco
Napione Gianfranco
Galeani
Napione Gianfranco
Galeani
Napione Gianfranco
Galeani
Tolomeo Marco
Tipografia fratelli Sonzogno
Raccolta degli storici minori della Grecia
Milano
1826
4
in 8°
Tipografia fratelli Sonzogno
Opere
La storia Romana
Le guerre Catilinarie e Giugurtina, tradotte da
Vittorio Alfieri
Le storie di Trogo Pompeo
Storia della Casa di Savoia
Cronologia Universale
Le istorie Fiorentine
Milano
Milano
Niccolò Bettoni
1826
1823
2
1
in 8°
in 8°
Milano
Milano
Milano
Milano
Milano
Niccolò Bettoni
Antonio Fontana
Antonio Fontana
Antonio Fontana
Niccolò Bettoni
1823
1829
1830
1828
1823
1
1
1
1
1
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
Le storie
Orazioni ed Epistole
Milano
Milano
Antonio Fontana
Francesco Sonzogno
1829
1828
1
1
in 8°
in 8°
Le vite dei Filosofi
Opere scelte
Milano
Milano
Tipografia Molino
Società Tipografica dei classici Italiani
1842
1819
1
1
in 8°
in 8°
Opere scelte
Storia della decadenza dell'Impero Romano
Le Iusculane
Milano
Milano
Pisa
Società Tipografica dei classici Italiani
Niccolò Bettoni
Niccolò Capurno
1818
1824
1813
2
13
2
in 8°
in 8°
in 8°
Gli Offizi
Venezia
Tommaso Bettinelli
1791
2
in 8°
Le orazioni scelte
Venezia
Tipografia Gustino Pasquale
1810
2
in 8°
Cosmologia, o descrizione generale della terra
Trattato elementare di economia politica
Napoli
Napoli
Tramater
Firesso Trani
1827
2
1
in 8°
in 12°
Storia dei Francesi
Storia dell'antica Grecia
Guerre civili della Francia
Storia del Regno di Scozia
Milano
Milano
Milano
Milano
Niccolò Bettoni
Antonio Fontana
Antonio Fontana
Antonio Fontana
1822
1831
1829
1828
29
1
4
1
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
La storia Romana
Milano
Niccolò Bettoni
1824
7
in 8°
Storia delle Crociate
La Divina Commedia, illustrata da Luigi Partirelli
Parnasi dei Poeti Classici d'ogni Nazione
Opere Complete
Milano
Milano
Venezia
Milano
Antonio Fontana
Società Tipografica dei classici Italiani
Antonio Zatta e figli
Ferdinando Baret
1831
1804
1793
1815
6
3
41
17
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
Monumenti d'architettura antica
Pisa
Niccolò Capurno
1820
3
in 8°
Estratti ragionati di varie opere di grido
Pisa
Niccolò Capurno
1816
2
in 8°
Niccolò Capurno
Real Albergo dei Poveri
1829
3
2
in 8°
in 8°
Vite ed Elogi d'Illustri Italiani
Delle lettere
Pisa
Napoli
267
scaffale 1° - Gradino 7°
scaffale 2° - Gradino 1°
Claudio
Tito Livio, di Luigi
Matil
Petrarca Francesco
Galluppi Pasquale
Orazio, di Carlo
Paolino
Esopo volgarizzato per
Uns da Siena
Genquenée
Carrara Gerace
Mattebrun
Mattebrun
D'Augimort, di Stefano
Frozio
Cicognara
Cicognara
Storia Romana
Le Rime, illustrate da Francesco Soave
Elementi di Filosofia
Brescia
Milano
Napoli
Tipografia dipartimentale
Società Tipografica dei classici Italiani
Raffaele di Napoli
1804
1805
1834
39
2
6
in 8°
in 8°
in 8°
Le opere
Napoli
Michele Morelli
1815
8
in 8°
Napoli
Paris
Real Albergo dei Poveri
Michaud Freres
Tipografia Sonzogno
Stamperia Masi
1
8
1
8
1
in 8°
in 8°
Milano
Livorno
1829
1811
1845
1815
1833
in 8°
in 8°
Fratelli Giacchetti
Fratelli Giacchetti
Fratelli Giacchetti
1826
1823
1821
6
7
1
in 8°
in 8°
in 8°
Imperiale Regia Stamperia
Gabinetto Bibliografico e tipografico
Fratelli Giacchetti
David Pasugli e soci
Fratelli Giacchetti
Gouttemberg
Stamperia Francese
Molino, Landi e compagni
nella Stamperia per le opere del
professor Flauti
nella Stamperia per le opere del
professor Flauti
Fratelli Giacchetti
Niccolò Capurno
Niccolò Capurno
Niccolò Capurno
Niccolò Capurno
Niccolò Capurno
1817
1821
1827
1833
1824
1840
1826
1813
6
2
31
2
1
1
7
2
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
1837
3
in 8°
1837
1830
1823
1820
1820
1822
1818
3
12
1
1
1
2
1
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
Niccolò Capurno
Niccolò Capurno
Niccolò Capurno
Niccolò Capurno
Niccolò Capurno
Niccolò Capurno
Niccolò Capurno
1823
1819
1821
1820
1823
1818
1823
1
3
3
4
1
1
1
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
Niccolò Capurno
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
1818
1807
1821
1
1
1
in 8°
in 8°
in 8°
Histoire Letteraire d'Italie
Cenno etimologico nella lingua Francese
Geografia universale
Nuovo dizionario geografico portatile
scaffale 2° - Gradino 2°
Martini Antonio
Martini Antonio
Misserini Melchiorre
Guanciali Ruintino
Cesari Antonio
Napione
Storia dell'Arte
Storia della scultura
Memorie spettanti alla storia della Calcografia
Proposta di alcune correzioni, ed agginte al
vocabolario della Crusca
Raccolta di scelte prose italiane
Vecchio e nuovo testamento secondo la volgata
La Sacra Bibbia
Della vita di Antonio Canova
Hannemmaunus, sec de Homeopathia
Bellezze della Commedia di Dante
Degli usi, e dei pregi della lingua latina
scaffale 2° - Gradino 3°
Flauti
Vita dei due fratelli Cicerone
Napoli
Flauti
Winckelmann
Mannui Aldo
Mannui Aldo
Compagni Dino
Nini Ettore
Fiorentino Remigio
Vita dei due fratelli Cicerone
Opere
Vita di Cogmo 1° dei Medici
Le Azioni di Castruccio degli Antelminelli
Storia Fiorentina
Traduzione delle tragedie di seneca
Traduzione dell'Epistole di Ovidio
Ragionamenti sopra e invenzioni da lui dipinte in
Firenze
Opere
Vite di pittori, scultori, ed architetti moderni
Storia di Napoli
Dei veri precetti della pittura
La congiura dei Baroni del Regno di Napoli
Vita di Michelangelo Buonarota
Napoli
Prato
Pisa
Pisa
Pisa
Pisa
Pisa
Del Reggimento degli Stati
Il Pastor Fido
La tebaide di Stazio
Pisa
Milano
Milano
Monti Vincenzo
Vasati Giorgio
Giannotti Donato
Bellori Giampietro
Capocelatro Francesco
Armenino Giambattista
Porzio Camillo
Condivi Ascanio
Savanarola Girolamo
[sic]
Guarini Battista
Bentivoglio Cornelio
Prato
Prato
Prato
Milano
Napoli
Prato
Firenze
Prato
Napoli
Napoli
Firenze
Pisa
Pisa
Pisa
Pisa
Pisa
Pisa
Pisa
268
scaffale 2° - Gradino in
4°
Tasso Torquato
Vasati Giorgio
Manzoni Alessandro
Gosellini Giuliano
Tomaseo [sic]
Lanza Nicola
Bucca Giacomo
Tacito Caio Cornelio
Tacito Caio Cornelio
scaffale 2° - Gradino 5°
Buffon
Bruno Francesco
Saverio il Giovane
Liberatore Raffaele
Afan de Rivera
Afan de Rivera
Cari Giacomo
Colangelo Padre
dell'Oratoria
Franchi Giuseppe
Genoino Giulio
Manni Pietro
scaffale 2° - Gradino 6°
Ciarlante Gianvincenzo
Colangelo Francesco
Ricci Gennaro
Iulio Floriano (de)
Colangelo
Colangelo
scaffale 3° - Gradino 1°
Colangelo
Martuscelli Domenico
Colangelo Francesco
Opere
Vita dei più eccellenti pittori, scultori ed architetti
Opere
Vita di Ferrante Gonsaga Principe di Molfetta
Nuovo dizionario dei sinonimi della Lingua Italiana
Dictionaire des Frases Francaises-Italiennes
Capua vetero, ossia descrizione di tutti i
monumentidi Capua antica
Gli annali tradotti da Giuseppe Sanseverino
Dilucidazioni degli annali di detto Sanseverino
Per l'adolescenza, ossia compendio dell'intera storia
dei tre Regni della natura
Viaggi per diverse parti d'Italia, Svizzera, Francia,
Inghilterra e Germania
Il Gilebo, ossia un aggradevole esercizio di
letteratura per la studiosa gioventù
Elementi di archeologia greca
Dei saggi delle manifatture napolitane
Considerazioni sui mezzi di retsituire il valore
proprio che la natura ha conceduto al Regno delle
due Sicilie
Tavole di riduazione di pesi e misure della Sicilia
citeriore
Piano di educazione pei fancilli secondo il metodo di
Bell e Lancaster
Raccolta di opere appartenenti alla storia Letteraria
Italiana
Raccolta di vari dialoghi dei più eleganti drammatici
Francesi
Etica drammatia per la educazione della gioventù
Manuale prattico per la cura dell'apparente morte
Avvertimenti per parlare e scrivere correttamente la
lingua italiana
Biografia degli uomini illustri del Regno di Napoli e
Sicilia
Memorie storiche del Sannio
Storia de' Filosofi e Matematici
Le monete delle antiche famiglie di Roma fino
all'Imperatore Augusto
Elementi di Filosofia
Vita di Giacomo Sannazzaro
Vita di Giovanni Pontano
Saggio di alcuna considerazione sulla scienza nuova
di Giambattista Vico
Rudimenti di Storia
Apologia della Religione Cristiana
Milano
Milano
Firenze
Pisa
Firenze
Naples
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Fratelli Battelli
Niccolò Capurno
Giuseppe Celli
Immpremerie de Leguin
1804
1807
1828
1821
1837
1839
4
16
2
1
1
1
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
Napoli
Napoli
Firenze
Tipografia di Luigi Nobile
Stamperia Reale
Piatti
1818
1816
1
10
1
in 8°
in 8°
Napoli
Gervasi
1812
20
in 8°
Napoli
Stamperia Francese
1818
3
in 8°
Napoli
Tipografia Angelo Trani
1828
2
in 8°
Napoli
Napoli
Ariosto
1835
1834
1
1
in 8°
in 8°
Napoli
Stamperia e Cartiera del Fibreno
1832
2
in 8°
Napoli
Stamperia e Cartiera del Fibreno
1840
1
in 8°
Napoli
Angelo Coda
1817
1
Napoli
Vincenzo Orsini
1816
4
in 8°
Napoli
Napoli
Napoli
Giovanbattista Leguin
Società Filonatica
Real Albergo dei Poveri
1834
1831
1835
1
6
1
in 8°
in 12°
in 8°
Napoli
Stamperia Accademia di Marina
1820
1
in 8°
Nicola Gervasi
Tipografia Onofrio Nuzzi
Tipografia Trani
1815
1830
1834
20
5
3
in 4°
in 4°
in 4°
Napoli
Napoli
Napoli
Napoli
Stamperia e Cartiera del Fibreno
Raffaele di Napoli
Angelo Trani
Angelo Trani
1836
1829
1819
1819
1
2
1
1
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
Napoli
Napoli
Napoli
Angelo Trani
Giovanni de Rensis
Tipografia Trani
1822
1817
1831
1
6
2
in 8°
in 8°
in 4°
Napoli
Campobasso
Napoli
269
Fleury Claudio
Fleury Claudio
Fergola
Claris Michele Basilio
Scotti Angelantonio
Sturmm
Gaetti Geminiano
Malizia Bartolommeo
[sic]
scaffale 3° - Gradino 2°
scaffale 3° - Gradino 3°
Guillon
Margolbi Pasquale
Margolbi Pasquale
Roberti Giambattista
Chateaubriand
Pascal
Bonald
Holberg Federico
Leopoldo
Guineo
Da Luri
Toux
Bonald
Criteo Flamine
scaffale 3° - Gradino in
4°
Croiset Giovanni
Croiset Giovanni
Croiset Giovanni
idem
Cobbett
Istoria Ecclesiastica
Disciplina populis dei Venetiis
L'irreligiosa libertà di pensare nemica del progresso
delle scienze
Teoria dei miracoli
Il liberalissimo Cristiano
Catechismo medico conciliato colla Religione
Considerazioni sopra le opere di Dio
Il giovane istruito nella Cristiana religione
Le Sorelle della Carità
Opere postume
Biblioteca scelta dei padri della Chiesa Greca e
Latina
Versione degl'inni di S. Chiesa
I cantici del nuovo ed antico testamento parafrasati in
versi lirici
Opere
Enciclopedia ecclesiastica e morale - opera periodica
Genio del Crisitanesimo
Pensieri
Le legistazioni primitive. Traduzione di
GioacchinoVentura
Vita e dottrina di Gesù Cristo. Tradotta da Caro
Antici
Confutazione degli errori di Voltaire in fatto di
Religione
Meditazione teologica
Lettere sull'Italia considerate sotto il rapporto della
Religione
Miscellanee di diversi argomenti estratte dalle
memorie di morale, religione, e letteratura di Modena
saggio analitico delle leggi naturali dell'ordine
sociale
Dem. Sulle indissolubilità del matrimnio
Lezioni ad Aristene di Traccia un nipote, e viaggi del
medesimo
Esercizi di pietà per tutti i giorni dell'anno
Esercizio di pietà per tutte le domeniche e feste
mobili dell'anno
Ritiramento spirituale per un giorno in ogni mese, e
riflessioni cristiane sopra vari oggetti di morale
Memorie per servire alla storia ecclesiastica del
secolo 18°
Lista cronologia degli scrittori 18°
Storia della riforma protestante in Inghilterra ed in
Firenze
Antoniis Zatta
Napoli
Napoli
Messinia
Napoli
Napoli
Napoli
Napoli
Vincenzo Orsino
Stamperia per le opere del professor
Flauti
Giuseppe Pappalardi
Tipografia Conelli
Michele Stasi
Tipografia Giuseppe Cioffi
Stabilimento del Pontano
1766
1782
26
3
in 4°
in 4°
1804
1
in 4°
1839
1822
1821
1835
1836
2
1
1
12
4
1
in 4°
in 12°
in 8°
in 12°
in 12°
in 12°
Napoli
Tipografia Trani
1823
2
in 8°
Napoli
Napoli
Tipografia del Sebeto
Tipografia de Dominicis
1830
1817
26
2
in 8°
in 8°
Napoli
Napoli
Napoli
Napoli
Napoli
Tipografia Luigi Nobile
Minerva
Domenico Sangiacomo
Tipografia Zambrai
Tipografia Crapart
1818
1826
1821
1822
1824
2
11
5
3
1
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
Napoli
Domenico Sangiacomo
1823
2
in 8°
Napoli
Biblioteca Cattolica
1826
4
in 12°
Napoli
Napoli
Biblioteca Cattolica
Biblioteca Cattolica
1826
1826
7
1
in 12°
in 12°
Napoli
Biblioteca Cattolica
1827
4
in 12°
Napoli
Biblioteca Cattolica
1827
4
in 12°
Napoli
Napoli
Biblioteca Cattolica
Biblioteca Cattolica
1
1
in 12°
in 12°
Napoli
Biblioteca Cattolica
2
in 12°
Napoli
Biblioteca Cattolica
1826
12
in 12°
Napoli
Biblioteca Cattolica
1828
5
in 12°
Napoli
Biblioteca Cattolica
1828
2
in 8°
Napoli
Napoli
Napoli
Biblioteca Cattolica
Biblioteca Cattolica
Biblioteca Cattolica
1826
1827
1826
5
3
2
in 8°
in 8°
in 8°
270
Labini Andrea
scaffale 3° - Gradino 5°
Haller Carlo Lodovico
Maistre Giuseppe de
Maistre Giuseppe de
Maistre Giuseppe de
Schedoni Pietro
Passovanli Iacopo
Du Clot
Du Clot
scaffale 3° - Gradino 6°
Coppola Antonio
Canovoi Stanislao
Venini Ignazio
Venini Ignazio
Caprile Barnaba
Caprile Barnaba
Mansi Gianbattista
Leone Evasio
Daluca Antonio
Serafini
Roberti Giambattista
Torricelli Girolamo
Torricelli Girolamo
Laiano Padre da
Laiano Padre da
Anfossi Filippo
Deani Pacifico
Deani Pacifico
Granelli Giovanni
Granelli Giovanni
Albenga Claudio
Lenfant
Pellegrini Giuseppe
Luigi
Demi
Billot
Irlanda tradotta da Domenico Gregori
Compendo della Storia Sacra del vecchio e nuovo
testamento
Apologhi. I belli spiriti sfidati a ragionare, e non a
decidere
Ristaurazione della nienza politica, ovvero teoria
dello stato sociale naturale
Le serate di Pietroburgo. Ovvero trattenimento
intorno al governo temporale
Della Chiesa Gallicana sul suo rapporto col sovrano
pontefice
Considerazioni sulla Francia
Codici di pubblica, e privata morale
Lo specchio della vera penitenza
La santa Bibbia vendicata dagli attacchi della
incredulità
Esposizione istorica dommatica e morale di tutta la
dottrina cristiana e cattolica
Traduzione della vita di Maria SS. di suor Maria di
Gesù
Panegirici
Panegirici e discorsi sacri
Prediche quaresimali
Orazioni Sacre
Prediche quaresimali
Prediche
Elogi Sacri
Napoli
Biblioteca Cattolica
1826
2
in 8°
Napoli
Biblioteca Cattolica
1826
1
in 8°
Napoli
Biblioteca Cattolica
1828
8
in 8°
Napoli
Biblioteca Cattolica
1827
2
in 8°
Napoli
Napoli
Napoli
Milano
Biblioteca Cattolica
Biblioteca Cattolica
Biblioteca Cattolica
Società Tipografica dei classici Italiani
1827
1828
1829
1808
2
1
2
2
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
Napoli
Gabinetto Bibliografico e tipografico
1821
7
in 8°
Napoli
Biblioteca Cattolica
1827
9
in 8°
Napoli
Napoli
Napoli
Napoli
Napoli
Napoli
Napoli
Napoli
Minerva
Nuovo gabinetto letteario
Nuovo gabinetto letteario
Nuovo gabinetto letteario
Nuovo gabinetto letteario
Nuovo gabinetto letteario
Nuovo gabinetto letteario
Nuovo gabinetto letteario
1827
1824
1824
1824
1824
1824
1825
1826
17
2
1
2
1
3
3
1
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
Prediche
Panegirici ed Orazioni sacre
Panegirici, e discorsi sacri
Quaresimae postumo
Panegirici
Prediche scelte
Panegirici e sermoni
Orazioni Panegiriche. Discorsi pei morti, sui
sacramenti, e sulle beatitudini e corso di spirituale
esercizio per gli Ecclesiastici
il Quaresimale
Prediche quaresimali
Panegirici
Napoli
Napoli
Napoli
Napoli
Napoli
Napoli
Napoli
Nuovo gabinetto letteario
Nuovo gabinetto letteario
Nuovo gabinetto letteario
Nuovo gabinetto letteario
Nuovo gabinetto letteario
Nuovo gabinetto letteario
Nuovo gabinetto letteario
1826
1826
1827
1827
1827
1827
1828
1
1
1
2
1
2
1
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
Napoli
Napoli
Napoli
Napoli
Nuovo gabinetto letteario
Nuovo gabinetto letteario
Nuovo gabinetto letteario
Nuovo gabinetto letteario
8
3
2
1
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
Corso intero di una migliore mensile sacra
Prediche
Napoli
Napoli
Nuovo gabinetto letteario
Nuovo gabinetto letteario
1831
1829
1829
1829 e
1830
1831
4
8
in 8°
in 8°
Prediche, e Panegirici
Panegirici
Discorsi ridotti in pratica per tutte le domeniche e
Napoli
Napoli
Napoli
Nuovo gabinetto letteario
Nuovo gabinetto letteario
Nuovo gabinetto letteario
1832
1833
1832
2
1
5
in 8°
in 8°
in 8°
271
Rossi Enrico
Firitti Francesco
Rossi Enrico
scaffale in 4° - Gradino
1°
scaffale in 4° - Gradino
2°
scaffale in 4° - Gradino
3°
scaffale in 4° - Gradino
in 4°
feste principali dell'anno
Panegirici
Panegirici ed Orazioni
Discorsi quaresimali alla corte di Parma
Napoli
Napoli
Napoli
Nuovo gabinetto letteario
Nuovo gabinetto letteario
Nuovo gabinetto letteario
1833
1834
1833
1
3
1
in 8°
in 8°
Opere
Il Decamerone
Opere
Il libro del Cortigiano
Operazioni della lingua italiana
Vita
Trattato sopra gli ottimi reginansti delle repubbliche
antiche exmoderne
Opere
Storia del Regno di Napoli
Orlando Furioso
Milano
Milano
Milano
Milano
Milano
Milano
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
1808
1803
1807
1803
1809
1806
12
4
8
2
4
3
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
Milano
Milano
Milano
Milano
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
1805
1802
1805
1812
1
5
3
5
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
Le metamorfosi di Ovidio
Opere
Raccolta di tragedie scritte nel secolo 18°
Milano
Milano
Milano
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
1805
1828
1825
3
14
2
in 8°
in 8°
in 8°
Il Malmantile riaquistato
Storie delle guerre civili di Francia
Istorie delle Indie Orientali
Milano
Milano
Milano
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
1807
1807
1806
1
6
3
in 8°
in 8°
in 8°
Milano
Milano
Milano
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
1812
1808
1808
1
1
1
in 8°
in 8°
in 8°
Mensini Benedetto
Crescenzo Pietro
Pandolfini Agnolo
Sironi Rubustiani
Berni Francesco
Berni Francesco
Varchi Benedetto
Varchi Benedetto
Gravina Gianvincenzo
Della coltivazione del riso, e della sifilide
Raccolta di poesie pastorali, e rusticali
Le stanze, e l'Orfeo, ed altre poesie
Raccolta di cento novelle antiche, ed altre di vari
autori, dall'origine della lingua italiana sino al 1760
Poetica. Satire
Trattato dell'agricoltura
Trattato del Governo della famiglia
Raccolta di lirici italiani fino al secolo ottavo
Orlando innamorato di Matteo Boiardo
Opere burlesche
Storia Fiorentina
L'Erculanum
Opere scelte
Milano
Milano
Milano
Milano
Milano
Milano
Milano
Milano
Milano
Milano
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
1804
1808
1805
1802
1808
1806
1806
1803
1804
1809
3
1
3
1
1
4
1
5
2
1
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
Villani Giovanni
Valvassone Erasmo
Vettori Pietro
Vinci Leonardo
Verri Alessandro
Alberti Leonbattista
Molga Francescomaria
Storie Fiorentine
Poema sulla caccia
Delle lodi, e delle coltivazioni degli ulivi
Trattato della Pittura
Opere scelte
Della pittura, e della statua
Poesia
Milano
Milano
Milano
Milano
Milano
Milano
Milano
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
1802
1808
1806
1804
1823
1804
1808
1
1
1
1
2
1
1
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
Bembo Pietro
Boccaccio Giovanni
Caro Anibale
Castiglione Baldassarre
Cicconio
Cellini Benvenuto
Cavallanti Bartolomeo
Firenzuola Agnolo
Torlanzo Angelo
Ariosto Lodovico
Anguillara
Giovannandrea
Baldinucci Filippo
Lippi Lorenzo
Davila Arrigo Caterino
Maffei Giampietro
Spolverino
Giambattista. E
Francescare Giorlamo
Giulio Ferrariso
Poliziano Angelo
272
Muratori Ludovico
Antonio
Fiorentino Giovanni
Pulci Luigi
Beccaria Cesare
Denina Carlo
Parini Giuseppe
Bianco Nicolantonio
Gannotti Eustachio
scaffale in 4° - Gradino
5°
Pothier
Pothier
Gothofhredi
Majo Angelo
Rossi Franciscus
Rossi Franciscus
Longo Antonio
scaffale in 4° - Gradino
6°
scaffale 5° - Gradino 1°
Redi Francesco
Sacchetti Franco
Salviati Leonardo
Bracciolini Francesco
scaffale 5° - Gradino 2°
Sannazzaro Jacopo
Legni Bernardo
Iaponi Alessandro
Macchiavelli Niccolò
Sanconcordio
Bartolomeo
Marchetti Alessandro
Carteromaco Niccolò
Dati Carlo Roberto
Alamanni Luigi e
Ruccellai Giovanni
Tiraboschi Girolamo
Maria
Galileo Galilei
Gelli Giambattista
Della perfetta poesia
Il Pecorone
Il Morgante Maggiore
Opere
Delle rivoluzioni d'Italia
Opere
Saggio di storia naturale delle belle lettere
Trattato teorico pratico di prospettiva
Elenco ragionato delle opere contenute nella
collezione dei Classici Italiani
Pandectae Iustinianae in novum ordinum digestae,
cum legibuseodicis et novellis
Analisi delle Pandette: ossia dizionario ragionato
delle dottrine contenute nel corpo del dritto Romano
Corpus puris cildilis rimani
Iuriscivilia ante Iustinianei reliquiae ineditae ex
codice rescripto
In pandecta iustiniani commendarius
Iurisculesiasticis Baelutiones
Nuovo studio netodico delle leggi civili del regno
delle due Scicilie
Venezia
Milano
Milano
Milano
Milano
Milano
Napoli
Milano
Andrea Larice
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Nicola Mosca
Società Tipografica dei classici Italiani
1795
1804
1806
1822
1820
1825
1842
1825
4
2
3
2
3
2
2
1
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
Milano
Società Tipografica dei classici Italiani
1814
1
in 8°
Neapolim
Iancarrium Mirelli
1823
5
in 4°
Napoli
Napoli
Iancarrium Mirelli
Iancaricum Mirelli
1829
1828
1
4
in 4°
in 4°
Roma
Napoli
Napoli
Burlium
Raphaelem Miranda
1823
1822
1821
1
3
2
in 8°
in 8°
in 8°
Napoli
1831
1
Napoli
Stamperia e Cartiera del Fibreno
Tipografia del Real Ministero degli
affari interni
Napoli
Stabilimento Tipografia dell'aquila
Milano
Milano
Milano
Milano
Milano
Milano
Milano
Milano
Milano
Milano
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
1808
1809
1804
1809
1804
1809
1806
1806
1806
1804
10
9
3
5
1
3
1
3
1
10
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
Ammaestramenti degli antichi
Della natura delle cose di tito lucrezio Caro
Il Ricciardetto
Vite dei pittori antichi
Milano
Milano
Milano
Milano
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
1808
1813
1813
1806
1
1
3
1
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
La coltivazione, e le api
Milano
Società Tipografica dei classici Italiani
1804
1
in 8°
Della leteratura d'Itala
Opere
La Circe
Milano
Milano
Milano
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
1822
1808
1804
16
13
3
in 8°
in 8°
in 8°
Annali civili del Regno delle due Sicilie
Rendiconto delle adunanze dei lavori della società ed
accademia delle Scienze
Giornale del Regno delle due Sicilie
Teatro Italiano antico
Opere
Novelle
Opere
Lo scherno degli dei
Raccolta di prose italiano
L'arcadia
Istorie Fiorentine
La vecchia rapita
1833-1846
273
scaffale 5° - Gradino 3°
scaffale 5° - Gradino in
4°
scaffale 5° - Gradino 5°
Della Casa Giovanni
Borghini Raffaello
Borghini Vincenzo
Magalotti Lorenzo
Buommattei Benedetto
Davanzati Basticchi
Bernardo
Prizzo Sebastiano
Guicciardini Francesco
Gabriello Chiabrera
Aretino Pietro
Goldoni Carlo
Genovesi Antonio
Maffei Scipione
Gigli Girolamo
Bentivoglio Guido
Romagnosi
Opere
il Riposo
Discorsi
Lettere scientifiche ed erudite
Della Lingua toscana
Milano
Milano
Milano
Milano
Milano
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
1806
1807
1808
1806
1809
4
3
4
2
2
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
Lo scisma d'Inghilterra
Le sei giornate
Istria d'Italia
Rime
Raccolta di Poesie satiriche
Opere scelte
Opere scelte
Verona Illustrata
Raccolta di Commedie scritte nel secolo 18°
Opere storiche
Opere
Milano
Milano
Milano
Milano
Milano
Milano
Milano
Milano
Milano
Milano
Firenze
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Società Tipografica dei classici Italiani
Stamperia Piatti
1807
1805
1803
1807
1808
1824
1824
1829
1827
1806
1832
1
1
10
3
1
4
2
3
2
5
13
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
Muratori Lodovico
Annali d'Italia
Corografia
Clossarina ad scriptores mediae, et infime Latinilatis
Lexicon totius Latinilatis
Una seconda copia
Lexicon septum linguarum
Dizionario universale critico ed enciclopedico
Gran dizionario Francese italiano ed italiano francese
Vocabolario universale Italiano
Dizionario della lingua italiana
Dizionario inglese italiano, ed italiano inglese
Nuovo grande vocabolario di tutti i verbi italiani
Atlante istorico, cronologico, geografico e
quealogico
Atlante universale di Geografia, Fisica, politica, ????,
e minerologica
Atlante della Geografia antica ed istorica composta
sulle carte di Aville
Atlante geografico
Milano
Firenze
Basilae
Patavii
Patavii
Patavii
Lucca
Bassano
Napoli
Bologna
Firenze
Napoli
Società Tipografica dei classici Italiani
1818
1837
1762
1805
1831
1772
1797
1811
1840
1819
1816
1829
18
21
6
4
4
2
6
2
7
7
2
1
Firenze
Molino, Landi e compagni
1
in 8°
in 8°
in foglio
in foglio
in foglio
in foglio
in foglio
in foglio
in foglio
in foglio
in foglio
in foglio
in foglio
grande
1827
6
in foglio
1807
1774
1
1
in foglio
in foglio
1829
1
1
1
in foglio
1
1
Dacause
Forcellini Egidio
Forcellini Egidio
Facciolati
Alberti
Alberti Francesco
Baret
Delia Niccolò
Le Sagges
Marzolla Benedetto
Mastriani Raffaele
Cicognara Leopoldo
Cicognara Leopoldo
Geografia descritta in otto dettagli
Emisferi in tela grande n. 2
Carte geografiche n. 10
Atlante corografico, storico, e statistico del Regno
delle due Sicilie
Atlante della storia generale italiana
Carte geografiche ricavate dalla litografia militare
numero cinque
Tavole 185 - da servire alla storia della pittura
tavole 18 - da servire alla caleografia
Turnissi
Tonan Bettinelli
Tipis Seminariis
Ioannem Manfri
Stamperia Domenico Marescandoli
Giuseppe Ramondini
Tramater
Fratelli Masi, e compagni
Giovanni Maremiglio
Stamperia Francese
Bruxelles
Parigi
Venezia
Napoli
Andrea Zatta
Tipografia Carlo Cattaneo, e Francesco
Ferrantes
Napoli
Napoli
Tipografia militare
1832
Prato
Prato
Fratelli Giacchetti
Fratelli Giacchetti
1823
1831
1
1
1
in foglio
274
D'Angicourt
D'Angicourt
D'Angicourt
Winckelmann
Martuscelli Pasqaule
Sanctis Gabriel de
Pomphilis Giacinto
Cacciatore Leonardo
Tavole 73 - da servire all'architettura
Tavole 48 - da servire alla scultura
tavole 204 - da servire alla pittura
Tavole 200 - da servire alle opere dello stesso autore
Trattato di Calligrafia
Esemplare d'gni specie di carattere
Geografia dello scibile
Nuovo atlante istorico
Esquisses pittorisques, et descriptiones de la ville, et
de ???? De Naples
Atlante geografico composto da otto mappe
Flora napoletana, ossia descrizione delle
pianteindigene del Regno di Napoli
Prato
Prato
Prato
Prato
Napoli
Napoli
Napoli
Napoli
Fratelli Giacchetti
Fratelli Giacchetti
Fratelli Giacchetti
Fratelli Giacchetti
Stamperia e Cartiera del Fibreno
Napoli
Napoli
Cucinelli, e Bianchi
Napoli
Napoli
Napoli
Lanzirotti Francesco
Giuseppe Palermo
Rollin Carlo
Rollin Carlo
Le Beau
Cesarotti Melchiorre
Gevier, e le Beau
Leharpe Lesere
D'Aville
Baldi Antino
Masi Angelo
Tavole da servire alla detta flora in n° di 100
La Fauna del Regno di Napoli
Atlante illustrativo per servire da corredoalla
corografia d'Italia fisica, storica, e statistica
Quadro genealogico, cronologico, e storico dei Re di
Sicilia dall'epoca della fondazione dela Monarchia
Siciliana
Grande albo di Calligrafia
Storia antica Romana
Della maniera d'insegnare, e studiare le belle lettere
Storia del Basso Impero
Opere
Storia degl'Imperatori Romani, e del Basso Impero
Cour de letterature ancienne, et moderne
Geografie ancienne historique
Compendio di Geografia universale
M. Tullio Ciceronis - de repubblica quae
Hardion Giacomo
Condillac
Storia universale sacra e profana
Oeuvre completes
Roma
Paris
Marano Geronimo
delle regole dell'arte rettorica
Napoli
Marano Geronimo
Giampaolo Paolo
Nicola
Robinson
Mambieri Alessandro
delle regole dell'arte logica
Lezioni di agricoltura
Antichità Greca
Teorica elementare di musica
Raccolta di componimenti pronunziati
nell'inaugurazione del R. Collegio Sannitico
L'arte di verificare le date dei fatti storici,
del'inserzioni, delle cronache, ed altri antichi
monumenti avanti l'era Cristiana
L'arte di verificare le date dei fatti storici,
Rodino Giuseppe
Tenore Michele
Tenore Michele
Carta Ronzio Gabriele
Orlandini Attilio
Zaccagni
scaffale 6° - Gradino 1°
scaffale 6° - Gradino 2°
scaffale 6° - Gradino 3°
scaffale 6° - Gradino in
4°
scaffale 6° - Gradino 5°
scaffale 6° - Gradino 6°
1829
1829
1829
1830
1840
1834
1829
1829
1
1
1
1
1
1
1
2
1832
1845
3
2(?)
Stamperia Reale
1811-1815
5
Stamperia Reale
Tramater
1832
1
4
Real Albergo dei Poveri
Firenze
1843
in foglio
in foglio
in foglio
in foglio
in foglio
in foglio
in foglio
in 4°
in foglio
in foglio
grande
in foglio
1826
1831
1821
1800
1831
1816
1807
1821
1822
folio 1;
fogli 18
1
46
3
7
42
18
15
1
2
1
in 12°
in 12°
in 12°
in 12°
in 12°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
1806
1803
35
31
in 8°
in 12°
1819
1
in 8°
Napoli
Stamperia Guglielmini
chet duprat
Stamperia della Reale Accademia di
Marino
Stamperia della Reale Accademia di
Marino
1819
1
in 8°
Napoli
Napoli
Napoli
Giovanni de Runis
Tipografia Porcelli
Tipografia del Vesuvio
1819
1840
5
3
1
in 8°
in 8°
in 4°
Napoli
Stamperia della Società Filomatica
1818
1
in 4°
Parigi
Parigi
Marcon
Marcon
1819
1818
5
18
in 8°
in 8°
Palermo
Forlì
Napoli
Napoli
Napoli
Pisa
Napoli
Paris
Paris
Napoli
Romae
Stamperia Ruffino
1845
Nuovo gabinetto letteario
Nuovo gabinetto letteario
Nuovo gabinetto letteario
Tipografia della società letteraria
Nuovo gabinetto letteario
Crapulet
Gabinetto Bibliografico e tipografico
Barliaem
275
Glatina Giusepe Maria
Glatina Giusepe Maria
Tondi
Girard
scaffale 7° - Gradino 1°
scaffale 7° - Gradino 2°
scaffale 7° - Gradino 3°
scaffale 7° - Gradino in
4°
scaffale 7° - Gradino 5°
Seneca
Seneca
Quintilianus Marius
Fabius
Quintus Curtus Rufus
Cajus Rinuius
secundus
Cajus Rinuius
secundus
Quintus Horatis Flaccus
Cicero Marcus Tullius
Cicero Marcus Tullius
Cicero Marcus Tullius
Cicero Marcus Tullius
Cicero Marcus Tullius
Claudianus Claudii
Svetonius Caius
Phedrus
Martialus Marcus
Valerius
Caius Silvius Italicus
Lucius Anneus Florus
Valerius Maximus
Valerium Flaccus
Iustinus
Iucenalis D. Tunii
Hitius P. Papirius
Titus Livius Paladinus
Sallustius Caius
Crispus
Terentius Publius
Tacitus Caius Cornelius
Plautus Marcus Caius
Lucanus Marcus
Anoneu
Velleius Paterculus
Cajus
Publius Ovidius Naso
Publius Virgilius Maro
del'inserzioni, delle cronache, ed altri antichi
monumenti dopo la nascita di nostro Signore
Stati Oratorii
Arte Oratoria
Elementi d'Orittognoria
Sinomimes
L. A. Omnia apera. Philosophica declaratoria et
tragica - con le illustrazioni di Borillet - prima parte
Opera tragica con le illustrazioni di Pierrot
Bologna
Bologna
Napoli
Francois
Beccani
Beccani
Angelo Trani
Amabl Noy
1818
1816
1817
1801
1
1
3
2
in 8°
in 8°
in 8°
in 12°
Parigi
Parigi
Firmin Didot
Firmin Didot
1827
1829
5
1
in 8°
De istitutione oratoria
De rebus gestis Alexandri Magni
Parigi
Parigi
Firmin Didot
Firmin Didot
1821
1822
7
3
in 8°
in 8°
Historia naturalis
Parigi
Firmin Didot
1827
10
in 8°
Epistolae et Panegirius
Omnia opera
Poaete Latini minores opera
Pars prima - opera Rettorica, et oratoria
Pars seconda - Orationes omes
Pars tertia - Opera Philosophica
Pars quarta - Epistolae
Fragmenta
Opera omnia
Opera omnia
Fablulae Esopi
Parigi
Parigi
Parigi
Parigi
Parigi
Parigi
Parigi
Parigi
Parigi
Parigi
Parigi
Firmin Didot
Firmin Didot
Firmin Didot
Firmin Didot
Firmin Didot
Firmin Didot
Firmin Didot
Firmin Didot
Firmin Didot
Firmin Didot
Firmin Didot
1822
1829
1824
1831
1827
1829
1827
1831
1831
1828
1826
2
1
8
1
6
6
3
1
1
3
2
in 8°
in 8°
in 8°
Epigram.te
Opera
Epitomae rerum romanorum
de dictis Faetisque memoralibus
Argonautica Latini Balbi
Historiarum Philippicarum
Satire
Opera omnia
Parigi
Parigi
Parigi
Parigi
Parigi
Parigi
Parigi
Parigi
Firmin Didot
Firmin Didot
Firmin Didot
Firmin Didot
Firmin Didot
Firmin Didot
Firmin Didot
Firmin Didot
1825
1823
1824
1824
1823
1823
1825
3
2
1
2
2
1
3
4
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
Omnia opera
Parigi
Firmin Didot
1822
13
in 8°
Opera
Comediae
Omnia opera
Comediae
Parigi
Parigi
Parigi
Parigi
Firmin Didot
Firmin Didot
Firmin Didot
Firmin Didot
1821
1827
1819
1830
1
3
6
1
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
Phardaliae
Parigi
Firmin Didot
1830
1
in 8°
Omnia opera
Omnia Opera
Omnia Opera
Parigi
Parigi
Parigi
Firmin Didot
Firmin Didot
Firmin Didot
1822
1820
1819
1
10
9
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
276
Cajus Iulius Caesar
Tibullus Attius
Catullus Cajus Valerius
Piaggino
Omnia Opera
Omnia Opera
Omnia Opera
Atti della reale accademia delle scienze. Sezione
della Società Reale Borbonica
Monumenti inediti d'Antichità e belle arti raccolti e
dati in luce da una società archeologica
Annuali Ecclesiastici tratti dal Cardinal da Odonio
Baronio Rinaldi
Traite de Phisique experimentele et metinalique
Trattat elimentare di fisica esperimentale
Corso di Lingua Francese
Corso elementare di Lingua e letteratura Italiana
dell'Accademia di Marino
Annotazioni prattiche nelle malattie degli occhi
Pro recuperata valetudine Ferdinandi 1° - Utriusque
Sicilia Regis
Introduzione alla Geografia astronomica premessa
alla descrizione della macchina geografica
astronomica
Padova
Monticela
Enciclopediae Metodique
Matematiques
Planghes des matematiques
Amusemens Des scientes matematiques et Phisiques
Plauges des amusemens de sciences
Dictionaire des jeux avec les plainges relatives
Histoirae des matematiques
Flauti
Elementi di geometria di Euclide
Napoli
Flauti
Corso di algebra elementae e sublime
Napoli
Flauti
Trigonometria rettilinea e sferica
Napoli
Flauti
Sezioni coniche
Napoli
Flauti
Eccler Leonardo
Opuscoli matematici
introduzione all'analisi infinitesimale
Prospetto ragionato delle opere componenti un copro
di studi matematici
Trattato analitico delle sezioni coniche pubblicato da
Vincenzo Flauti
Trattato analitico dei luoghi geometrici
Trattato analitico delle sezioni coniche
Divinazione - Sulla Geometria analitica degli antichi
Corso di analisi algebrica elementare e sublime
diviso in quattro Vol.
Napoli
Paris
scaffale 7° - Gradino 6°
Biot
Biot - di Nicola Cavelli
Gavautan Giusepe
Giamabattista
scaffale 8° - Gradino 1°
Fergola Nicola
Fergola Nicola
Scorza Giuseppe
Scorza Giuseppe
Parigi
Parigi
Parigi
Firmin Didot
Firmin Didot
Firmin Didot
1819
1819
1816
4
1
1
in 8°
in 8°
in 8°
Napoli
Stamperia Reale
1809
1
in foglio
Napoli
Tipografia della società Filomatica
1820
1
Roma
Paris
Napoli
Napoli
Vitale Mascaldi
Detervile
Tipografia del giornale enciclopedico
Stamperia Francese
1566
1816
1818
1827
5
4
5
3
Napoli
Napoli
Stamperia dell'Accademia di Marino
Stamperia Francese
1
?
in 8°
1818
Napoli
Porcelli
1819
1
2°
Napoli
Agnello Nobile
Nouvelle ediction ? Depremarques dedie
a la Serenissime Republic de Venis
1817
1
in 8°
1827
9
4
1
2
1
1
4
2°
2°
2°
2°
2°
in 4°
1
in 4°
1830
1
in 4°
1828
1
in 4°
1840
1896
2
2
in 4°
in 4°
1
in 4°
1818
1818
1814
1843
1
1
1
1
in 4°
in 8°
in 8°
in 8°
1819
1
in 8°
Paris
Napoli
Napoli
Napoli
Napoli
Napoli
Agosse
Stamperia per le opere del professor
Flauti
Stamperia per le opere del professor
Flauti
Stamperia per le opere del professor
Flauti
Stamperia per le opere del professor
Flauti
Stamperia per le opere del professor
Flauti
Bardonci
Stamperia per le opere del professor
Flauti
Stamperia dell'Accademia di Marino
Fratelli Chianese
Stamperia Reale
Stamperia della Reale Accademia di
Marina
1825
in 8°
in 8°
in 8°
1850
277
scaffale 8° - Gradino 2°
Flauti Vincenzo
La Croix
La Croix
La Croix
Napoli
Firenze
Paris
Paris
Paris
Paris
La Croix
La Croix
i libri 11 e 12 degli elementi di Geometria di Euclide
Trattato elementare di Aritmetica
Traité elementaire di arithmetique
Esais de Geometrie
Elemens de Geometrie
Comlement des Elementes d'Agebre
Traité elementaire de Trogonometrie rectligno e
spherique
Traité elementaire de calcul differentiel et calcul
integral
Traité elementaire de calcul des Probatices
Flauti Vincenzo
Corso di Geometria elelentare e sublimne
Napoli
Flauti Vincenzo
Fergola Gabriele
Fergola Gabriele
Fergola Gabriele
Fergola Gabriele
Corso d'analisi algebrica elementare e sublimnne
Saggio di calcolo sublime
Istituzione di meccanica, e d'idromeccanica
Istituzione di Fisica sperimentale
Istituzioni d'algebra
Istituzioni d'aritmetica
Istituzioni della trigonometria rettilinea, e sferica
Della invenzione geometrica, opera postuma di
Nicola Fergola
Le istorie romane di Tito Livio
Napoli
Napoli
Napoli
Napoli
Napoli
Napoli
Napoli
i Commentari di Giulio Cesare
Storia delle letteratura Italiana
Storia di Pio VII
Biblioteca Classica sacra, ossia raccolte d'opere
religiose di celebri autori edite ed inedite del secolo
1in 4° al 19° Pubblicata da Ottovaio Gigli
Sant'Aurelio dela città di Dio
La Croix
La Croix
Fergola Gabriele
Flauti Vincenzo
Nardi Iacopo
scaffale 8° - Gradino 3°
Baldolli Francesco
Tirabonchi Girolamo
Trisolini Giosué
Agostino
Pallavicini Cardinale
Sforza
Pallavicini Cardinale
Sforza
Trave Abate
Delle Celle
Delle Celle
Cesari Antonio
Stamperia della sociatà tipografica
Guglielmo Piatte
Courver
Courver
Courver
Courver
1816
1811
1808
1812
1818
1804
1
1
1
1
1
1
in 4°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
Courver
1809
1
in 8°
1816
1816
1
1
in 8°
in 8°
1843
4
in 8°
1844
1840
1843
1848
1830
1845
1845
Napoli
Napoli
Napoli
Giuseppe Martone
Stamperia dei Classici
Stamperia Manfredi
1835
1836
1840
1
1
1
4
1
1
1
parte 1°
vol 1
?
fascicoli
6 del 1°
volume
?
1
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
Napoli
Napoli
Courver
Courver
Stamperia per le opere del professor
Flauti
Stamperia per le opere del professor
Flauti
tipo.fia S. Giacomo
Tipo.fia del Sebeto
Tipo.fia del Sebeto
Tipografia S. Giacomo
Tipografia S. Giacomo
Stamperia del Sebeto
Stamperia per le opere del professor
Flauti
Giuseppe Martone
Roma
Tipografia Saluni
1844
Paris
Paris
1842
1833
8° Grande
in 8°
2
in 4°
Opere edite ed inedite
1
in 4°
fogli 52 del vol. secondo
Collezione
Beato S. Giovanni Lettere
Opuscoli
Lezioni storico-morali
Giornale Enciclopedico di Napoli
1806 - fascicoli 8; e mancano uno, otto, dieci, undici,
e dodici
1807 - fascicoli sette, e mancano quelli di Febbraio, e
Aprile
1807 - settembre, Novembre, e Dicembre
1808 - Fascicoli 11 - e manca quello d'Aprile
1
1
1
1
1
15
Stamperia del Giornale enciclopedico
Stamperia Simoniani
1820
1806
in 4°
in 4°
in 8°
1
1
1
1
278
1809 - Fascicoli dieci, e manca Febbraio e Giugno
1810 - Fascicoli 12
1811 - Fascicoli 11 - e manca il quarto
1812 - Fascicoli 12
1813 - Fascicoli 12
1814 - Fascicoli 12
1815 - Fascicoli 12
1816 - Manca interamente
1817 - Fascicoli 12
1818 - Fascicoli 12
1819 - Manca interamente
1820 - Fascicoli 10 - mancano il 1° ed il 9°
1821 - Fascicoli sei Mancano i numeri 4-9-5-10-1112
Scaffale 8° - Gradino in
4°
Scaffale 8° - Gradino 5°
Palermo Giuseppe
Marzolla Benedetto
Rodini Giuseppe
Petitti
Taranto e Guacci
Fiorentino Remigio
Abbondati Niccolò
Volpicella Filippo
Torelli Felice
Cacciatore Andrea
Leoncavallo e
Trombacco
De Rosa
Pisano Salvatore
Palli Nestore
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
Real Museo Borbonico
Napoli
Stamperia Reale
1824
13
Trattato di Calligrafia
Carte Geografiche n. 52
Carte Geografiche n. 10
Repertorio Amministrativo
Vicabolario Domestico Italiano
Epistole ed Evangeli
Istituzioni di Arte Ginnastica
Proposta di una compiuta riforma sulle prigioni
La chiave del concordato del 1818
Opera sull'esame della Storia del Reame di Napoli di
Pietro Colletta
Annali Civili in continuazione di quelle riportate
nell'inventario e che terminano a tutto Agosto 1846
Il rendiconto in continuazione di quelli riportati
nell'inventario e che terminano a tutto Febbraio 1847.
esistono fascicoli 28, cioè da Maro 1847 a tutto
Dicembe 1853
Rendiconto della Reale Società BorbonicaAccademia di Belle Arti
Rendiconto della Società Storica Borbonica.
Accademia Ercolanese
Fauna del Regno di Napoli
Il Severino
Napoli
Stamperia e Cartiera del Fibreno
1848
Napoli
Napoli
Napoli
Napoli
Napoli
Napoli
Stabilimento fu Migliaccio
Stamperia del Vaglio
Stamperia e Cartiera del Fibreno
Reale Tipografia Militare
Stamperia e Cartiera del Fibreno
Stamperia e Cartiera del Fibreno
1851
1851
1848
1846
1847
1849
1
52
10
4
1
1
2
1
1
Napoli
Stablimento Tipografico Tramater
Nuovo dizionario Latino Italiano, ed Italiano Latino
Aforismi d'Ippocrate
Compendio del nuovo metodo di Lingua Greca
Grammatica Greca
Napoli
Napoli
Napoli
Napoli
2
in 4°
fascicoli
cinquantaq
uattro - non
completo
foglio
grande
in 4°
in 4°
in 4°
6°
6°
in 8°
in 4°
17
28
12
1°
3
Tipografia P. Androsco
Raffaele Miranda
Tipografia Raffaele di Napoli
Stabilimento Tipografico Domenico
1850
1842
1845
fascicoli
5
6
1
1
in 8°
in 6°
279
Capasso
Palli Nestore
Martone
Martone
Trosse
Bellotti
Arnoud
Scaffale 8° Gradino 6°
Supplemento alla detta Grammatica Greca
Fascicolo 3in 4° del Tiraboschi, che si è unito agli
altri fascicoli
Fascicolo 58°, e 59° dei Classici Latini uniti agli altri
fascicoli
Continuazione della raccolta della Biblioteca
Classica Sacra fascicoli 17
Quadro sinottico in due carte delle Regole
Grammaticali di Lingua Francese
Medaglia in Galvano - Plastica con corrispondente
Scattola
1
in 4°
1
2
17
1
Napoli
Stamperia Reale
1825
2
in 8°
Napoli
Lorenzo Dato
Tipografia della Reale Accademia di
Marina
1818
1
1818
1
in 8°
in 4°
grande
Flauti
Filosofia morale, ossia doveri dell'uomo
Esercizi Cristiani per uso di S.A.R.D. Ferdinando
Duca di Noto
I primi sei libri e l'undicesimo e dodicesimo degli
Elementi di Euclide
Corso di Geometria Elementare e Sublime per uso
della pubblica istruzione del Regno e della Reae
Accademia di Marina
Gaeta
Elementi di Aritmetica
Napoli
Fergola
Fergola Nicola (N.F.)
Quadri
Trattato analitico dei Luoghi Geometrici
Trattato analitico delle Sezioni Coniche
Annotazioni prattiche sulle malattie degli occhi
Napoli
Napoli
Napoli
Flauti
Flauti
Trigonometria rettilinea e sferica
Geometria di Sito sul piano e nello spazio
Viaggi per diverse parti dell'Italia
Quadro Storico Analitico degli Atti del Governo dei
Dominii al di qua del Faro
Napoli
Napoli
Napoli
Manni
Manuale prattico per la cura delle asfissie
Napoli
Perfect
Margolf
Annali della pazzia
Inni di Santa Chiesa
L'arco Traiano di Benevento illustrato da Monsignor
Rossi
Napoli
Napoli
Tipografia Flautina
Tipografia del Real Ministero degli
affari interni nel Real Albergo deo
Poveri
Tipografia del Real Ministero degli
affari interni nel Real Albergo deo
Poveri
Tipografia de Dominicis
Napoli
Stameria Simonana
Storia delle finanze del Regno di Napoli
Istruzioni per l'Amministrazione dei Stabilimenti di
Beneficenza
Napoli
Tipografia Flautina
Napoli
Opuscoli completi dell'Istituto di Architetti Britannici
Napoli
Stabilimento Tipografico P. Androsio
Tipografia del Minisero degli affari
interni
Flauti
Bianchini
Napoli
Napoli
Napoli
Tipografia della Reale Accademia di
Marina
Tipografia della Reale Accademia di
Marina
Tipografia della Reale Accademia di
Marina
Fratelli Chianese
Stamperia Francese
Tipografia della Reale Accademia di
Marina
Stameria della Società Tipografica
Stamperia Francese
4
1819
1
in 4°
1818
1814
1818
1
1
4
in foglio
in 4°
in foglio
1819
1815
1828
1
1
4
in foglio
in 4°
8°
1833
1
in 8°
1835
1
in 8°
1835
1817
1
2
in 8°
in 8°
1816
1834 e
1835
3
in foglio
3
in 8°
1850
1
in 8°
1837
1
in 8°
280
Balestrieri
Adam
Robinson
Troya Carlo
Facciolati
Bonolis
Taraschi
Guanciali
Muscari
Anzelmi Domenico
Ajello Giambattista
Manfredonia
Ginguené
Petitti
Regaldi
Nicolas
Fondamenti di Estetica
Vita di Giacomo Sannazzaro
Vita di Antonio Beccadelli
Antichità Romane
Antichità Greche
Storia d'Italia del Medio Evo
Additamenti ed Osservazioni
dell'Arte Pittorica
Saggio di Statistica Generale
L'Anemanno
Osservazioni sulle leggi dell'Amministrazione Civile
Racconti Poetici
Discorsi di Storia e letteratura
Il Dogma Cattolico
Istoria letteraria d'Italia
Repertorio Amministrativo
Poesie Estemporanee
Memoria sui monumenti del Regno di Napoli
Analisi del frutto del Platano Orientale
Apologia della Religione Cristiana
Il Gallileo proposto per guida lla gioventù studiosa
Napoli
Napoli
Napoli
Napoli
Napoli
Tipografia all'insegna Digine
Angelo Trani
Angelo Trani
Stamperia Francese
Tipografia Porcelli
1847
1819
1820
1824
1823
Napoli
Napoli
Napoli
Napoli
Napoli
Napoli
Napoli
Napoli
Napoli
Chieti
Napoli
Napoli
Napoli
Napoli
Angelo Trani
Tipografia di Federcio Vitale
Stabilimento Tipografico P. Androsio
Stamperia e Cartiera del Fibreno
Stanperia dell'Iride
1818
1851
1851
1844
1850
1850
1850
1850
1850
1839
1847
1812
1837
1818
Stabilmento Tipografico dell'Ancora
Tipografia Giuseppe Colavite
Stamperia dela Biblioteca Anaitica
Tipografia Nelle
Stamperia del Fibreno
Monitore delle due Sicilie
Stamperia Matteo Vera
Vincenso Orsino
1
1
1
2
3
9
1
1
1
1
1
1
1
1
4
2
dispese 3
1
1
2
1
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in foglio
in 8°
in 8°
in 8°
in 8°
in 12°
8° piccolo
8° piccolo
in 8°
in 4° grandi
in 8°
in foglio
in 8°
in 8°
281