IL POLAR. NASCITA E FORMAZIONE DI UN GENERE…

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IL POLAR. NASCITA E FORMAZIONE DI UN GENERE…
MARTEDI 17 MARZO
QUAI DES ORFEVRES
Legittima difesa
Henri-Georges Clouzot, Francia 1947, 106’
con
Louis Jouvet, Bernard Blier, Suzy Delair, Simone Renant, Charlie Dullin, René Blancard
La giovane cantante Jenny Lamour ultimamente ha preso a servirsi del suo fascino per ottenere favori da un
certo Brignon, un anziano signore tanto libidinoso quanto influente. Maurice, il marito della donna, in un attacco
di gelosia pronuncia delle minacce a Brignon. In effetti, di lì a poco Maurice decide di mettere in atto le sue
parole: si crea un alibi, e si reca dall’odiato rivale, trovandolo però già ucciso. Quello che Maurice non sa è
che sua moglie, stanca delle avances di Brignon, l’ha tramortito con una bottiglia di champagne, e adesso è
convinta di avere una qualche responsabilità nella sua morte. Per l’ispettore Antoine, incaricato dell’indagine, si
prospetta una bella matassa da dipanare.
Già in Il corvo la scoperta del colpevole era poca cosa in confronto alla profondità e alla ricchezza dell’opera.
Questa volta Clouzot tira fuori dalla manica l’assassino nel momento più conveniente. In realtà quello che gli
interessa veramente è realizzare una specie di documentario sulla Polizia Giudiziaria e tratteggiare una serie di
ritratti. […] Legittima difesa è sicuramente un film noir, il mondo rappresentato non è certo più luminoso che negli altri film di Clouzot, eppure è pervaso da una grande umanità, c’è persino un’autentica tenerezza. Tenerezza
tra gli sposi Martineau, tra Antoine e il bambino adottivo al quale ha già comprato il Meccano promesso in caso
di successo all’esame, tra Antoine e la fotografa Dora, forse il personaggio più commovente. Magistralmente
interpretata da Simone Renant, Dora è segretamente innamorata di Jenny, ma nessuno lo capisce, tantomeno
Jenny. “Lei è un tipo che potrebbe andar bene a me… non avrà mai fortuna con le donne”, le dice in tono
scherzoso Antoine, che ha capito tutto di lei.
(Pascal Mérigeau, Clouzot, le vertigini della paura, Catalogo di France Cinéma, Il Castoro, Firenze 1998)
MARTEDI 24 MARZO
DU RIFIFI CHEZ LES HOMMES Rififi
Jules Dassin, Francia 1955, 122’
MARTEDI 7 APRILE
LE TROU
Il buco
Jacques Becker, Francia - Italia 1960, 132’
con
Philippe Leroy, Marc Michel, Jean Keraudy, Michel Constantin, Raymond Meunier, Catherine Spaak, Eddy
Rasimi, André Bervil
Il giovane Gaspard, da poco trasferito nella prigione della Santé, viene a sapere che alcuni detenuti hanno
deciso di mettere a punto un’evasione scavando un tunnel. Si fa loro amico, partecipa ai preparativi. L’impresa, ovviamente, non è per nulla facile: i lavori dureranno diverse notti, bisognerà trovare il modo di non
dare nell’occhio e, una volta raggiunte le fogne, andare incontro a dei grossi imprevisti. L’impresa sembra
condurre a un buon fine. Però, quando il gruppo riesce a raggiungere un tombino che dà sulla strada, le cose
cominciano ad andare a rotoli.
È forse il film più sottilmente elaborato di Becker: maestria, ispirazione, precisione, rigore, gusto del dettaglio
vero, assenza di compiacimento. Becker rinuncia anche alla classica “molla” della suspense. La domanda
“Ci riusciranno?” in definitiva lo intriga meno dello studio analitico dei comportamenti dei protagonisti di questa avventura lineare e senza fioriture. Di questi cinque detenuti, Becker non ci dice niente: ce li mostra. Non
scava nel loro passato per riportare alla luce dei fatti ciò che gli permetterebbe di costruire dei caratteri; gli
bastano i volti in primo piano, così come li vediamo nelle foto segnaletiche Tutto il resto si esprime attraverso
una situazione, un gesto, una parola, uno sguardo. Il silenzio è eloquente, la musica di accompagnamento
è bandita dalla colonna sonora.
(Freddy Buache, Jacques Becker, Festival del Film di Locarno, Locarno 1981)
Per i cinque personaggi di Il buco esiste un solo scopo da raggiungere e un solo modo per raggiungerlo.
Avanzano verso la libertà, e Becker va verso la poesia, cioè verso l’apparenza del documentario puro.
(François Truffaut, Le trou, “Arts”, 30 marzo 1960)
MARTEDI 14 APRILE
CLASSE TOUS RISQUES
Asfalto che scotta
Claude Sautet, Francia - Italia 1960, 110’
con
Jean Servais, Carl Möhner, Jules Dassin, Marie Sabouret, Magali Noël, Robert Hossein, Claude Sylvain,
Marcel Lupovici
con
Lino Ventura, Jean-Paul Belmondo, Sandra Milo, Marcel Dalio, Jacques Dacqmine, Simone France, Claude
Cerval, Bernard Dhéran
Debilitato dalla tubercolosi e da cinque anni di galera, e convinto che la sua donna lo abbia tradito, Tony per
rifarsi organizza un colpo a una gioielleria assieme agli amici Jo e Mario. Al piano originario, che prevede
solo la ripulitura delle vetrine, Tony aggiunge un bersaglio più ambizioso, ovvero la cassaforte. Per questo
chiede aiuto a un esperto del settore, l’italiano Cesare. Il colpo riesce oltre ogni aspettativa, ma i quattro
devono vedersela con una banda rivale, che intende mettere le mani sul grisbì.
Con una condanna a morte in contumacia che pende sulla sua testa, il gangster Abel Davos si è rifugiato in
Italia con la moglie Thérèse e i due figli. Dopo aver commesso un colpo a Milano, si trova costretto a tornare
in Francia. Varcato il confine, i Davos sono sorpresi dalle guardie e, nello scontro a fuoco che ne segue, la
moglie rimane uccisa. Solo con i due figli, Davis si rifugia a Nizza. Chiede quindi aiuto ad alcune sue vecchie
conoscenze di Parigi, che gli inviano il giovane Éric Stark. Abel ed Éric diventano amici. Procurata un’ambulanza, i due, con i bambini, partono alla volta di Parigi.
I personaggi più intimamente presenti alla fantasia e all’intelligenza del regista (i detenuti di Forza bruta con
il loro rabbioso ribellismo, il gangster solitario e disperato di La città nuda, l’altero e sdegnoso Gregorius di
I trafficanti della notte) ritornano in Rififi ma in chiave diversa, più dolente e crepuscolare, che si addice alla
natura della loro singolare comunità, isolata e declinante. L’intuizione centrale e suggestiva di Rififi è appunto
la scoperta, alla luce di una affettuosa e malinconica esaltazione, di una piccola comunità unitaria (unitaria
nelle consuetudini e nelle inclinazioni, negli impulsi morali e negli atteggiamenti di solidarietà) che vive ai
margini della società e della legge. La forza espressiva del film, non incrina da squilibri e incertezze come
avveniva già in Forza bruta ma soprattutto nelle opere successive, scaturisce da una tensione nervosa del
racconto, lontana da ogni forma meccanica di suspense, che diviene tensione di stile.
(Adelio Ferrero, Jules Dassin, Guanda, Parma 1961)
CINEMA ASTRA D’ESSAI
17 marzo - 21 aprile 2015
Nascita e formazione di un genere
IL POLAR
IMMAGINE COPERTINA
Il polar è un genere tra il poliziesco e il noir che si è sviluppato in Francia a partire dagli anni ‘40, per arrivare fino ai nostri giorni. Il periodo preso
in esame arriva fino agli inizi degli anni ‘60 e segna la formazione di un genere europeo con una propria identità, dopo che era nato sotto
l’influsso del noir americano classico. In questo genere di film si sono cimentati diversi autori che hanno fatto la storia del cinema francese a
partire dal dopoguerra, come Clouzot, Dacoin, Dassin, Verneuil, Grangier, Melville, Becker, Sautet. Per non dimenticare gli interpreti
dei film, che portano nomi come Lino Ventura, Michèle Morgan, Jean Gabin, Jeanne Moreau, Philippe Noiret, Philippe Leroy, Jean-Paul
Belmondo.
Negli anni il polar si trasforma in un genere che pesca nella migliore tradizione del cinema francese e, accanto alle atmosfere torbide e
notturne, agli intrighi e alle indagini, trova felici matrimoni con la letteratura di genere, forma attori versatili e che diventano vere e proprie
maschere, scava nei territori psichici delle passioni, delle vendette e delle ossessioni, non rinuncia alla rappresentazione di ambienti
sociali irrequieti e disegna ritratti umani contorti e affascinanti nella loro ambiguità sfuggente.
COMUNE DI PARMA
Nascita e formazione di un genere.
ma rz o - a p rile 2 0 1 5
IL POLAR
Per la trasposizione di un successo della Série Noire, Sautet non si sottrae al ricorso agli stereotipi. Se però
ci liberiamo delle sovrastrutture di genere, e dai rimandi al romanzo, avremo la storia dolente di una cosmica
solitudine, quella di un uomo che ha scelto il crimine e che a poco a poco viene lasciato solo da tutti. […]
Albert Davos non è il caïd di José Giovanni, ma il primo ritratto compiuto di un uomo colpito dalla deriva degli
affetti e dei sentimenti. Spogliati del côté criminale e di genere, saranno molto simili a lui il liutaio di Un cuore
in inverno e il vecchio giudice di Nelly e Monsieur Arnaud. A Sautet interessano le storie di solitudine, perché
è nel vuoto e nello smarrimento che le psicologie dei singoli diventano più interessanti e complesse. […] Abel
è un truand sui generis perché ha molto da perdere (una famiglia) e non è questione di imborghesimento
quanto di umanizzazione di una maschera (che ancora una volta aderisce con commovente perfezione a
Lino Ventura).
(Mauro Gervasini, Cinema poliziesco francese, Le Mani, Recco-Genova 2003)
DEUX HOMMES DANS MANHATTAN
GIOVEDI 2 APRILE
Le iene del quarto potere
Jean-Pierre Melville, Francia 1959, 94’
MARTEDI 21 APRILE
PLEINS FEUX SUR L’ASSASSIN
Georges Franju, Francia 1961, 95’
Piena luce sull’assassino
con
Jean-Pierre Melville, Pierre Grasset, Christiane Eudes, Ginger Hall, Jean Darcante, Colette Fleury, Monique
Hennessy, Jean Lara
con
Pierre Brasseur, Jean-Louis Trintignant, Dany Saval, Marianne Koch, Pascale Audret, Jean Babilée, Philippe
Leroy, Jean Ozenne
New York. Fèvre-Berthier, delegato francese alle Nazioni Unite ed eroe della Resistenza, è scomparso. Due
giornalisti, Moreau e Delmas, si mettono sulle sue tracce, facendo il giro delle amanti frequentate dall’uomo.
Infatti lo ritrovano, morto d’infarto, presso una di loro, Judith Nelson. La loro agenzia di stampa, su richiesta
del governo francese, ordina l’insabbiamento. I due spostano quindi il cadavere in un luogo meno compromettente. Delmas, però, trova molto più conveniente per le sue tasche cercare di rivendere alla stampa delle
foto rubate a Judith dal suo letto d’ospedale, dove è ricoverata per aver tentato il suicidio.
Il conte Hervé de Kéraudren, presumibilmente, è morto, ma il suo corpo non si trova. Con la prospettiva di
dover aspettare cinque anni prima di ottenere la dichiarazione di morte presunta, e quindi poter mettere le
mani sull’eredità, la maggior parte dei suoi eredi si ritrovano al castello avito per decidere il da farsi. Organizzano uno spettacolo son et lumière per raccogliere soldi, quindi cominciano a passare a pettine il maniero. A
un certo punto, però, gli eredi cominciano ad andare, uno per uno, incontro a morti violente. Incidenti oppure
omicidi? Jean-Marie, la fidanzata Micheline e la cugina Edwige indagano.
[contiene spoiler]
Rui Nogueira – La sequenza dell’ospedale nella quale Delmas strappa di forza all’amante di Fèvre-Berthier
il suo segreto le è valsa l’accusa di mostrare della violenza gratuita. Eppure è un metodo molto diffuso per
ottenere quella che si chiama “l’informazione” o “la fotografia”.
Jean-Pierre Melville – Ammetto che era un po’ dura, ma occorre comunque scuotere la gente dalle loro poltrone. La crudeltà di Delmas nei confronti di quella povera ragazza che ha tentato di suicidarsi, oh, mio Dio,
la conosciamo bene. […] Un fotoreporter è un cacciatore. Ha tutto il diritto di stanare la preda.
R.N. – Perchè Delmas, alla fine, rinuncia a guadagnare tutto quel denaro, gettando i rullini in un tombino?
J.-P.M. – Perché nel suo stato di ubriachezza, dopo aver ricevuto il pugno di Moreau, vede, di colpo, gli
occhi della figlia di Févre-Berthier. L’unica ragione che può indurre un uomo come Delmas a una rinuncia del
genere è la bellezza dello sguardo di una donna.
Che ruolo hanno le famose colombe, preferibilmente bianche, che ci sono in quasi tutti i film di Franju?
Sono simbolo di vita e di speranza? È per questo che sono sostituite da corvi e da un gufo reale in Piena
luce sull’assassino, film nel quale nessun personaggio di quel nido di vipere lascia adito a speranza? Un po’
troppo semplice! Quando il Judex di L’uomo in nero affida le colombe a Jacqueline perché lo avvertano se lei
si trova in pericolo, il telefono sarebbe senza dubbio un mezzo più efficace. Ma le colombe rappresentano la
traccia visibile, la conseguenza del legame, della comunicazione, della radiazione invisibile che Jacqueline
esercita sul giustiziere, come del potere misterioso di quest’ultimo. Sono quel legame invisibile tra gli esseri
palesato dalla forma, così come gli odii accumulati nella famiglia del conte Hervé de Kéraudren prendono
letteralmente corpo nei corvi e negli uccelli predatori.
(Joël Magny, Pleins feux sur Franju, “Cahiers du Cinéma” n. 460, ottobre 1992)
Piazzale Volta 3, PARMA
0521 960554
www.cinema-astra.it
Cinema Astra
Inizio proiezioni ore 21
INGRESSO LIBERO
Film in lingua originale con sottotitoli
rassegna realizzata in collaborazione con
Georges Franju, Francia, 1961
Martedì 21 aprile
Pleins feux sur l’assassin
(Piena luce sull’assassino)
Claude Sautet, Francia / Italia, 1960
Martedì 14 aprile
Classe tous risques (Asfalto che scotta)
Jacques Becker, Francia / Italia, 1960
Martedì 7 aprile
Le trou (Il buco)
Jean-Pierre Melville, Francia, 1959
Giovedì 2 aprile
Deux hommes dans Manhattan
(Le iene del quarto potere)
Jules Dassin, Francia, 1955
Martedì 24 marzo
Du Rififi chez les hommes (Rififi)
Henri-Georges Clouzot, Francia, 1947
Martedì 17 marzo
Quai des Orfevres (Legittima difesa)
Nascita e formazione di un genere.
IL POLAR
(Rui Nogueira, Il cinema secondo Melville, Le Mani, Recco-Genova 1994)
COMUNE DI PARMA
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IL POLAR
Nascita e formazione di un genere.
Martedì 17 marzo
Quai des Orfevres (Legittima difesa)
Henri-Georges Clouzot, Francia, 1947
Martedì 24 marzo
Du Rififi chez les hommes (Rififi)
Jules Dassin, Francia, 1955
Giovedì 2 aprile
Deux hommes dans Manhattan
(Le iene del quarto potere)
Jean-Pierre Melville, Francia, 1959
Martedì 7 aprile
Le trou (Il buco)
Jacques Becker, Francia / Italia, 1960
Martedì 14 aprile
Classe tous risques (Asfalto che scotta)
Claude Sautet, Francia / Italia, 1960
Martedì 21 aprile
Pleins feux sur l’assassin
(Piena luce sull’assassino)
Georges Franju, Francia, 1961
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