Calvino, Italo (1923-1985) Il viandante sulla mappa, in “Collezione

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Calvino, Italo (1923-1985) Il viandante sulla mappa, in “Collezione
Calvino, Italo (1923-1985)
Il viandante sulla mappa, in “Collezione di sabbia”, Milano, Mondadori, 1990
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La forma più semplice di carta geografica non è quella che ci appare oggi come la più naturale, cioè
la mappa che rappresenta la superficie del suolo come vista da un occhio extraterrestre. Il primo
bisogno di fissare sulla carta i luoghi è legato al viaggio: è il promemoria della successione delle
tappe, il tracciato di un percorso. Si tratta dunque di un’immagine lineare, quale può darsi solo in un
lungo rotolo [...]
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[...] Il seguire un percorso dal principio alla fine dà una speciale soddisfazione sia nella vita che
nella letteratura (il viaggio come struttura narrativa) e c’è da domandarsi perché nelle arti figurative
il tema del percorso non abbia avuto altrettanta fortuna e compaia solo sporadicamente. (Ricordo
che un pittore italiano, Mario Rossello, ha recentemente dipinto un quadro lunghissimo, anch’esso
su rotolo, che rappresenta un chilometro d’autostrada). La necessità di comprendere in un’immagine
la dimensione del tempo assieme a quella dello spazio è origine della cartografia. Tempo come
storia del passato: penso alle carte atzeche sempre piene di figurazioni storico-narrative, ma anche a
carte medievali come una pergamena miniata per il re di Francia dal famoso cartografo di Maiorca
Cresques Abraham (XIV sec.). E tempo al futuro: come presenza di ostacoli che si incontrano nel
viaggio, e qui il tempo atmosferico si salda al tempo cronologico; a questa funzione rispondono le
carte dei climi, come quella che disegna già nel secolo XII il geografo arabo Al-Edrisi. La carta
geografica insomma, anche se statica, presuppone un’idea narrativa, è concepita in funzione di un
itinerario, è Odissea.
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[...] La morale che emerge dalla storia della cartografia è sempre di riduzione delle ambizioni
umane. Se nella carta romana era implicito l’orgoglio d'identificare la totalità del mondo con
l’Impero, vediamo l’Europa diventare piccola in confronto al resto del Mondo nella carta di Fra
Mauro 81459), uno dei primi planisferi disegnato in base ai resoconti di Marco Polo e delle
circumnavigazioni dell’Africa, e in cui l’inversione dei punti cardinali accentua il capovolgimento
di prospettive. E’ come se rappresentare il mondo su una superficie limitata lo retrocedesse
automaticamente a microcosmo, rimandando all’idea di un mondo più grande che lo contiene. Per
questo la carta si situa spesso al confine tra due geografie, quella della parte e quella del tutto,
quella della terra e quella del cielo, cielo che può essere firmamento astronomico o regno di Dio.
Da tutti questi aspetti si rileva come una spinta soggettiva sia sempre presente in un’operazione che
sembra basata sull’oggettività più neutra quale la cartografia. La cartografia come conoscenza
dell’inesplorato procede di pari passo con la cartografia come conoscenza del proprio habitat. […]
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[...] Tra la cartografia che guarda verso l'altrove e la cartografia che si concentra sul territorio
familiare, c’è un continuo rapporto […].
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[...] La descrizione della terra, se da una parte rimanda alla descrizione del cielo e del cosmo,
dall’altra rimanda alla propria geografia interiore. [...]