Libri – Novità

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Libri – Novità
Libri – Novità
Servizio di aggiornamenti bibliografici - FSC
XXV (01/04/2011): marzo
A cura del prof. Emiro Cepeda
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I seguenti sono nuovi acquisti già catalogati nel settore comunicazione sociale della Biblioteca
centrale dell’UPS: http://biblioteca.unisal.it/
Gli abstract sono stati pubblicati originalmente nei siti web delle diverse case editrici o in
quelli d’alcune librerie on-line.
L’obiettivo di queste pagine è quello di far conoscere le novità bibliografiche del settore
comunicazione sociale della nostra biblioteca e promuovere la loro consultazione.
Manga Messiah. Wheaton, Illinois, Tyndale House Publishers, 2009. UPS 32-B-2124
Manga Mutiny is a Biblically-accurate retelling of Genesis through Exodus 15:27 presented in the
authentic Japanese Manga style. This book, third in the Tyndale Manga line, combines cutting-edge
illustration with fast-paced storytelling to deliver Biblical truths in a compelling package to an ever
changing, post-modern culture. More than 100,000 books sold in series!
APARICI ROBERTO, Educomunicación: más allá del 2.0. Barcelona, Gedisa, 2010. UPS 32-C3168
"Este libro reúne quince especialistas de Latinoamérica y de España que abordan temáticas
vinculadas a la relación educación/ comunicación en el contexto de la cultura digital. Participan
Roberto Aparici de España, Delia Crovi de México, Jorge Huergo de Argentina, Joan Ferrés de
España, José Antonio Gabelas de España, Agustín García Matilla de España, Alfonso Gutiérrez Martín
de España, Mario Kaplún de Uruguay, Ismar de Oliveira de Brasil, Guillermo Orozco de México, Sara
Osuna de España, Daniel Prieto Castillo de Argentina, María Teresa Quiroz Velasco de Perú, Carlos
Scolari de España y Carlos Valderrama de Colombia. Educomunicación: más allá del 2.0 no es una
obra cerrada. Autores y editorial deseamos dialogar con los lectores y deseamos, también, que éste
sea el inicio de contribuciones, discusiones y debates sobre la educomunicación en el contexto de la
cultura digital más allá del 2.0. Estamos aún en una fase de transición donde convergen las culturas
analógicas y digitales y este proceso recién acaba de empezar. Las formas actuales de la cultura
popular están ligadas a las redes sociales, la participación, los videojuegos, los videos en youtube,
mientras que la cultura oficial en las aulas permanece atada a la tradición gutenberguiana y a
modelos educativos transmisivos heredados de la sociedad industrial. La educomunicación nos
ofrece una filosofía y una práctica de la educación y de la comunicación basada en el diálogo, la
participación y la autogestión que no requiere sólo de tecnologías sino de un cambio de actitudes y
de concepciones pedagógicas y comunicativas".
BERGER JOHN, e MARIA NADOTTI, E i nostri volti, amore mio, leggeri come foto. Milano, B.
Mondadori, 2008. UPS 32-A-96
"E i nostri volti, amore mio ... "è l'inizio di una lettera d'amore che l'autore firma di suo pugno e
dedica ad ognuno di noi; un colloquio intimo con il lettore, lungo un percorso indisciplinato, che
fonde saggistica, prosa e poesia, riflessione e racconto, frammenti presi dalla vita, ricchi di stimoli e
intuizioni; una narrazione coinvolgente che pone a confronto con cose piccole e quotidiane, e con
emozioni ritratte con un'intensità e una precisione folgoranti. Un cimitero sulla collina, la storia di
Van Gogh, un quadro di Caravaggio. L'autore descrive ogni cosa come se la vedesse per la prima
volta, e fa nascere nel lettore lo stupore di guardare il mondo in una luce nuova. Un diario intimo
che è un'educazione sentimentale alla vita, denso degli interrogativi che attraversano l'esistenza di
ogni uomo.
BERTHOUD ARNAUD, Une philosophie de la consommation: agent économique et sujet
moral. Villeneuve d'Ascq, Presses Universitaires du Septentrion, 2005. UPS 4-C-1982
Pouvons nous espérer un jour assigner une limite à nos économies dont la forme actuelle de
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développement menace toujours plus le monde et les communautés humaines dans lesquelles nous
vivons ? Cette question inquiète ne porte pas d'abord sur la quantité produite mais sur la bonne
consommation.
Or la science qui aurait dû consacrer toute son attention à construire une définition réfléchie de la
bonne consommation s'est laissée absorber par une toute autre question relative aux conditions de
la reproduction sociale et aux formes de distribution du produit à travers l'échange marchand et la
répartition. Il en résulte que depuis plus de deux siècles la consommation est le plus souvent tenue
pour un acte de reproduction de la vie et des forces de chaque être humain.
La richesse est définie à partir du produit. Le bonheur du consommateur est vu comme un état
quantifiable. Pour retrouver une plus juste notion de la consommation heureuse, il faut dire au
contraire que le don précède la prise, que la consommation est antérieure à la production et que le
travail n'est pas d'abord un acte productif mais une passion où le temps se donne comme temps
humain.
BORG JAMES, Il linguaggio del corpo: guida all'interpretazione del linguaggio non verbale.
Milano, Tecniche Nuove, 2009. UPS 32-B-2115
Chi si occupa professionalmente di comunicazione fa spesso riferimento a una famosa ricerca degli
anni Settanta secondo la quale nei rapporti interpersonali la comunicazione non verbale rappresenta
addirittura il 90% dei messaggi che le persone si scambiano. Eppure tutti noi tendiamo a
concentrare l'attenzione solo sulla parte più razionale della comunicazione. In questo modo
perdiamo l'opportunità di capire che cosa davvero stia pensando il nostro interlocutore e anche
quella di influenzare positivamente l'esito di un colloquio o di una trattativa. Organizzato in sette
facili lezioni, il libro mette a disposizione dei lettori gli strumenti necessari per diventare "fluenti" nel
linguaggio non verbale. Lo scopo è duplice: da un lato, affinare i sensi per imparare a leggere il
linguaggio non verbale altrui e reagire in modo adeguato; dall'altro, sviluppare la consapevolezza
necessaria per dominare il proprio linguaggio non verbale e usarlo come strumento per trasmettere
l'impressione che effettivamente si intende comunicare. Ogni lezione è corredata di una sezione,
"Chiacchierata informale", in cui l'autore risponde ai quesiti posti più frequentemente dai lettori e di
una serie di esercizi ("Pausa caffè") per verificare le conoscenze acquisite.
BREIDBACH OLAF, e FEDERICO VERCELLONE, Pensare per immagini: tra scienza e arte.
Milano, B. Mondadori, 2010. UPS 32-B-2117
Da sempre, l'uomo pensa per immagini. Ma l'approccio visuale manifesta oggi una sua particolare
attualità. Viviamo infatti in una cultura che dall'immagine è intensamente dominata. Di fronte al
riaffacciarsi della potenza della rappresentazione iconica, che già l'antichità aveva conosciuto e
talvolta condannato come idolatria, rimessa in contatto con la sua portata conoscitiva ma anche con
la sua natura ingannatrice, la cultura contemporanea ha fatto propria la sfida dell'immagine creando
un nuovo universo scientifico, guello degli "studi visuali", che questo libro indaga secondo una
prospettiva inedita, attenta all'intersezione fra i tradizionali domini dell'estetica e il mondo delle
scienze. La presenza dell'immagine non è infatti confinata all'arte. E non si estende solo alla
pubblicità e al design, ma include anche la scienza e la tecnica (si pensi per esempio al significato
dell'immagine nell'ambito della diagnostica medica). Anche nel caso della conoscenza scientifica,
come già nell'arte, si impongono stili della visione. Apprendendo che spesso conosciamo il mondo
attraverso l'immagine, diveniamo edotti della natura storica del nostro modo di vedere e di intuire. E
comprendiamo come, nel succedersi degli stili della visione, si avvicendano i mondi culturali.
CARDINI FRANCO, L'invenzione del nemico. Palermo, Sellerio, 2006. UPS 33-B-448(67)
Questo libro intende dimostrare che uno scontro di civiltà tra Oriente e Occidente, tra civiltà cristiana
e islamica, non solo non c'è mai stato, ma al contrario è esistito sempre uno scambio fecondo, una
sostanziale parentela, di cui lo scontro armato, la cosiddetta crociata, non è stato che un risultato di
superficie (un "epifenomeno" dice l'autore), o addirittura non è stato che il pretesto che ha facilitato
e moltiplicato le occasioni di incontro. Il lettore è preso in un volo attraverso un favoloso e fastoso
medioevo orientale occidentale, che scopre lentamente e leggendariamente, il vicino Islam.
CHOPLIN GÉRARD, ALEXANDRA STRICKNER, e AURÉLIE TROUVÉ, L'Europa e il ritorno dei
contadini: sovranità popolare e politiche agricole europee. Milano, Jaca Book, 2010. UPS
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33-C-187(947)
2013, fine della Politica Agricola Comune (PAC) dell'Unione Europea? Molto bene, potremmo dire.
Poiché, dopo tutto, i suoi danni sociali, ambientali e nei paesi del Sud forse non giustificano i 50
miliardi annui di questa politica europea. Non bisogna però dimenticare che la PAC, fondata
cinquant'anni fa, aveva altri obiettivi: assicurare la sicurezza alimentare, la stabilità dei mercati e
prezzi ragionevoli per i contadini come per i consumatori. Per questo occorreva attuare, a livello
europeo, una regolamentazione forte dei mercati. A chi giova oggi il suo smantellamento, in un
contesto di liberalizzazione dei mercati agricoli? Ai paesi esportatori più ricchi, che hanno costretto i
paesi poveri a sopprimere le loro protezioni doganali, pur sostenendo con massicce sovvenzioni la
propria esportazione agricola. Alle multinazionali, che ora possono rifornirsi a costi più bassi. Il 2008
e il 2009 sono stati segnati dalla crisi mondiale dei prezzi alimentari e dalle "rivolte della fame".
L'Unione Europea non è forse una delle prime responsabili, trovandosi alla guida di organismi come
l'OMC, la Banca Mondiale, il FMI, cantori della deregulation dei mercati agricoli? Lo smantellamento
della PAC è uno dei passaggi centrali di questo gioco mortifero. Rifondare la PAC in favore di
un'agricoltura contadina, ecologica e che offra lavoro e di una alimentazione di qualità per tutti: non
è un'utopia, è una necessità, dinanzi alle crisi alimentare, ecologica ed economica.
DAMERINI LEOPOLDO, e CHIARA POLI, La vità è un telefilm: la saggezza del nuovo
millennio nelle 2020 migliori battute delle grandi serie televisive. Milano, Garzanti, 2008.
UPS 32-B-2114
Inutile nascondercelo: da decenni il senso della vita - più che la famiglia, la scuola, le chiese o i
partiti - ce lo insegna la tv. Per la precisione, ce lo insegnano i telefilm, attraverso le loro storie, i
loro protagonisti, le loro battute memorabili. Le serie televisive, grazie alla loro capacità di
raccontare tutti gli aspetti dell'esistenza e soprattutto grazie alla genialità dei loro sceneggiatori, ci
insegnano a guardare e capire gli aftri, il mondo, noi stessi.
DESMARAIS ANNETTE A., La Vía Campesina: la globalizzazione e il potere dei contadini.
Milano, Jaca Book, 2009. UPS 33-C-187(877)
La crisi alimentare mondiale è la più chiara dimostrazione della necessità di trovare un’alternativa al
modello corporativistico di agricoltura adottato dalla maggioranza dei governi nazionali e delle
istituzioni internazionali. Quali sono le cause a lungo termine di questa crisi? Esistono alternative
attuabili? Questo libro affronta il problema analizzando il significato de La Vía Campesina, di gran
lunga il più importante movimento rurale emerso negli ultimi anni. La Vía Campesina unisce Nord e
Sud del mondo in un obiettivo comune: il rifiuto esplicito del modello neoliberista di sviluppo rurale,
la radicale opposizione all’esclusione dalle politiche di sviluppo agricolo e la ferma determinazione a
lavorare insieme per dare forza alla voce dei contadini e per costituire un modello alternativo di
agricoltura, basato sulla sovranità alimentare. Questo movimento sta crescendo e comincia a far
sentire la sua voce. La Vía Campesina ha consolidato l’unione e la solidarietà al suo interno dando un
volto e un nome al nemico comune, gli attori della globalizzazione economica e della
corporativizzazione dell’agricoltura. Per La Vía Campesina la lotta non è tra contadini del Sud e
aziende agricole del Nord: la lotta è tra due modelli divergenti e opposti di sviluppo sociale ed
economico. L’analisi delle forze che determinano le politiche alimentari ci costringe non soltanto a
confrontarci con le dinamiche di potere tra le organizzazioni contadine, gli Stati, l’OMC, le
corporazioni transnazionali e gli altri attori sociali, ma anche ad affrontare le relazioni di forza
interne al movimento stesso. Pertanto, questo libro analizza le maggiori istanze, posizioni, strategie,
azioni collettive e dinamiche interne a La Vía Campesina e così facendo mostra come l’interazione
locale, nazionale e internazionale all’interno del movimento contadino sia tesa a individuare e
costruire un sistema alimentare sostenibile e offre un quadro della natura e dell’estensione
dell’attuale attivismo agrario, facendo emergere le questioni fondamentali di ripensamento dello
sviluppo rurale.
ENRIGHT ROBERT D., Forgiveness is a choice: a step-by-step process for resolving anger
and restoring hope. Washington, D.C., American Psychological Association, 2001. UPS 37C-6444
Forgiveness Is a Choice is a self-help book for people who have been deeply hurt by another and
caught in a vortex of anger, depression, and resentment. As a creator of the first scientifically
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proven forgiveness program in the country, Robert D. Enright shows how forgiveness can reduce
anxiety and depression while increasing self-esteem and hopefulness toward one's future. This
groundbreaking work demonstrates how forgiveness, approached in the correct manner, benefits the
forgiver far more than the forgiven. Filled with wisdom and warm encouragement, the book leads
the reader on a path that will bring clarity and peace. Enright is careful to distinguish forgiveness
from "pseudoforgiveness" and to reassure readers that forgiveness does not mean accepting
continued abuse or even reconciling with the offender. Rather, by giving the gift of forgiveness,
readers are encouraged to confront and let go of their pain in order to regain their lives.
According to the results of the Human Development Study Group at the University of Madison, WI,
forgiveness leads to improved physical and mental health as well as better relationships. This
practical, nonsectarian, self-directed guide is deeply rooted in that study, of which educational
psychologist Enright was a leader. Unlike other books on forgiveness (e.g., the writings of Lewis B.
Smedes and Philip Yancey), this work doesn't cater to the casual reader seeking hints for selfimprovement; Enright's readers must be committed and immerse themselves in the four stages of
self-discovery uncovering anger, deciding to forgive, working on forgiveness, and discovery and
release. Stressing that the process of forgiveness is different for each person, Enright advises
flexibility, discourages the premature setting of specific goals, and encourages readers to draw on
the support of a friend or therapist as they work through the phases
GOVAS NIKOS, Theatre & education at Centre Stage: proceedings of the 6th Athens
International Theatre/Drama & Education Conference, Athens, Greece, March 2008.
Athens, Hellenic Theatre/Drama & Education Network, 2009. UPS 32-D-437
GREGORY RICHARD L., Vedere attraverso le illusioni. Milano, R. Cortina, 2010. UPS 33-C296(203)
Possiamo credere a ciò che vediamo con i nostri occhi? Le nostre percezioni ci mettono davvero in
contatto con il mondo reale? E che ne è allora di quelle illusioni di cui tutti abbiamo fatto esperienza?
In questo ricco e affascinante volume, Richard Gregory illustra i molti modi in cui il nostro cervello
può essere ingannato: la distorsione, la cecità ai dettagli o al cambiamento, il paradosso. Ma proprio
le illusioni possono esserci d'aiuto per capire come il cervello percepisce la realtà che ci circonda. Per
interpretarla, non ci affidiamo ai nostri occhi ma a presupposti innati sul modo in cui funziona il
mondo. Per questo le illusioni si prendono gioco di noi: vediamo ciò che ci aspettiamo di vedere. Se
non fosse così, non vi sarebbero illusioni e non esisterebbe alcuna magia.
HOLT-GIMÉNEZ ERIC, et al., Food rebellions!: la crisi e la fame di giustizia. Bra, Slow Food,
2010. UPS 20-B-4515
Un saggio di grande attualità sulla crisi alimentare globale, di cui si analizzano con puntualità le
cause prossime e profonde. Un libro che propone, anche, delle soluzioni, che risiedono nelle
esperienze "alternative" all'agribusiness e sono in grado d'offrire la prospettiva di un cibo sufficiente
a nutrire il mondo, equo ed ecologicamente sostenibile. Il mondo sta affrontando attualmente una
profonda recessione. Nel nord la crisi ha assunto le sembianze di un collasso finanziario che ha
prodotto il crollo dell'economia reale. Quest'ultimo, tuttavia, è stato preceduto da un'altra crisi,
quella dei prezzi del cibo, che ha sconvolto il sud del mondo a partire dal 2006. Circa 30 Paesi hanno
sperimentato rivolte popolari contro l'aumento dei prezzi nel 2007 e nel 2008... Rivoluzione verde,
coltivazioni gm, speculazioni, corsa ai biocarburanti sono alcune delle espressioni di una politica
economica mondiale ingiusta, i cui programmi e le cui leggi favoriscono esclusivamente gli interessi
dell'agroindustria e delle multinazionali. Dall'altra parte, un mondo che resiste, applicando modelli di
produzione che sono anche paradigmi di giustizia sociale e rispetto ambientale.
LYNCH JAKE, Debates in peace journalism. Sydney, Sydney University Press, 2008. UPS 32B-2121
In Debates in Peace Journalism, Jake Lynch traces the major controversies in this emerging field philosophical, pedagogical and professional - and links his own contributions to them with important
new material. The book is intended for those wishing to immerse themselves in the main conceptual
currents of peace journalism, and to navigate their own path around some of its rocks and shoals.
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LYNCH JAKE, e ANNABEL MCGOLDRICK, Peace journalism. Stroud, Hawthorn Press, 2005.
UPS 32-C-3418
Accessible and authoritative, "Peace Journalism" uses case studies, discussion, question-and-answer
sessions, and topical news archive material and photographs to: contrast 'war' journalism and
'peace' journalism, evaluate the choices journalists make when reporting conflict, and offer
journalists and media students practical tools and exercises for diagnosing and reporting conflict.
LYNCK JAKE, Reporting conflict: new directions in peace journalism. St. Lucia, University of
Queensland Press, 2010. UPS 32-C-3512
Journalists control our access to news. By pitching stories from particular angles, media set the
agenda for public debate. In Reporting Conflict, Jake Lynch and Johan Galtung challenge reporters to
tell the real story of conflicts around the world. The dominant kind of conflict reporting is what Lynch
and Galtung call war journalism: conflicts are seen as good versus evil, and the score is kept with
body counts. The media's handling of 9/11 and the wars in Afghanistan and Iraq highlight the onesided reporting that war journalism creates. Peace journalism uses a wider lens: why not report
what caused the conflict, and how it might be resolved? Lynch and Galtung show how journalists
could have taken a broader approach to reporting conflicts like the Korean War and the NATO
bombing of Kosovo to spark a more constructive public debate. This provocative book is essential
reading for everyone who wants the media to tell the whole truth about conflict.
MARCHESSAULT GUY, Témoigner de sa foi, dans les médias, aujourd'hui. Ottawa, Les
Presses de l'Université d'Ottawa, 2005. UPS 32-C-3510(13)
MARTÍNEZ-ALIER JUAN, Ecologia dei poveri: la lotta per la giustizia ambientale. Milano,
Jaca Book, 2009. UPS 33-C-187(840)
"A lungo la storia dell'ambientalismo ha coinciso essenzialmente con la storia di come le élites
bianche dei paesi ricchi hanno scoperto la bellezza e la fragilità della natura, e di come hanno
cercato di proteggerla. Dietro questa versione dell'ambientalismo è possibile intravedere un'idea
della natura e delle sue relazioni con la società: l'aspirazione a un ambiente sano e perché no? bello sarebbe, dunque, un lusso da ricchi e colti, fuori dall'orizzonte e dai bisogni dei poveri. Ma è un
altro l'ambientalismo che qui interessa e che costituisce l'oggetto centrale dello studio di Alier: non
l'ambientalismo dei ricchi, dei parchi nazionali o dello sfruttamento razionale delle risorse naturali,
ma quello dei poveri, che mischia linguaggi e chiede giustizia sociale e ambientale più che una
generica protezione della natura o un suo più efficiente utilizzo. Ovviamente questo approccio
implica non solo una revisione delle culture ambientaliste, ma anche un ripensamento dell'idea
stessa di natura; nel libro di Martìnez Alier essa non è tanto un luogo di contemplazione o lo spazio
della ricreazione, ma piuttosto la base materiale di sostentamento delle comunità che, difendendo
quella natura, difendono se stesse e la loro sopravvivenza. Il rapporto tra riflessione teorica e
narrazione è uno dei segreti di questo libro. Alier racconta storie di conflitti, dando al suo discorso
sull'ecologismo popolare i volti, i nomi, spesso le parole dei protagonisti." (dalla prefazione di Marco
Armiero)
MARTUFI RITA, LUCIANO VASAPOLLO, e CESAR APONTE RIVERO, Futuro indigeno: la sfida
delle Americhe: educazione all'economia dei popoli. Milano, Jaca Book, 2009. UPS 33-C187(929)
Questa opera, a cui hanno partecipato autori di vari paesi dell'America Latina dando voce a
esperienze di largo respiro, apre un orizzonte fondamentale per concepire il futuro del pianeta.
Ritrovare il rapporto tra l'uomo e la terra, non ridurre la terra a una merce di cui il più forte si può
appropriare per usarla contro la sua stessa natura, riguarda tutto il mondo: Americhe, Africa, Asia,
Oceania e certamente anche Europa. Il mondo indio e contadino delle Americhe, pur nella sua
povertà, ha oggi da dare un contributo culturale e politico di grande prospettiva. Le popolazioni
originarie delle Americhe, oltre ad avere in comune condizioni di forte emarginazione sociale, si
distinguono anzitutto per la loro antica cultura solidaristica, comunitaria, per il rapporto privilegiato
che hanno avuto da sempre con la natura, con la terra, la Madre Terra, Pacha Marna; e proprio per
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questo lottano per evitare lo sfruttamento senza regole dei loro territori da parte delle grandi
imprese multinazionali del mondo cosiddetto "emancipato", quello dello sviluppismo quantitativo e
consumista del capitale.
MONTELEONE FRANCO, Cult series. Roma, Audino, 2005. UPS 32-B-2116(1)
Dal mitico Twin Peaks all'iperscientifico CSI, dal caustico I Simpson allo yuppismo femminilavvocatizio di Ally McBeal, dall'horror-giovanilistico di Buffy l'Ammazzavampiri al dramedy
italomafioso dei Sopranos, sembra che nell'ultimo decennio la grande narrazione americana si sia
trasferita dal cinema alla televisione. Forse non è sbagliato dire che la serialità americana delle reti
via cavo, proprio perché destinata ad un pubblico più elevato socialmente e culturalmente, stia
offrendo prodotti che superano per maturità e spessore narrativo gran parte del coevo cinema
hollywoodiano. Il libro, diviso in due volumi, raccoglie sei saggi destinati ad analizzare altrettante
serie.
NAISH JOHN, e MARCO ROSSARI, Basta! Con i consumi superflui, con chi li incentiva, con
chi non sa farne a meno. Roma, Fazi, 2009. UPS 11-B-2503(191)
Negli ultimi due secoli, l'uomo ha messo in atto una semplice ma brillante strategia di
sopravvivenza: l'abbondanza. Di qualunque cosa avesse bisogno, il trucco era cercare di ottenere
sempre di più: un rango più elevato, una maggiore quantità di cibo, di denaro, o di informazioni. E
senza mai accontentarsi, cercare ancora e ancora. Solo in questo modo è riuscito a superare
carestie, epidemie, catastrofi naturali. Ma oggi, grazie alle moderne tecnologie, viviamo addirittura
nell'eccesso: abbiamo molto più di quanto sia mai possibile usare, godere, permetterci. Ciò
nonostante, continuiamo a volere di più, con la conseguenza che, pur di seguire questo istinto,
finiamo per ammalarci, stressarci, ingrassare, arrabbiarci e indebitarci. Per non parlare delle
ripercussioni sull'ambiente. Adesso è giunto il momento di smettere. I segnali d'allarme sono
ovunque: la crisi economica e quella ecologica, lo spettro della recessione, la precarietà lavorativa
ed emotiva. Eppure i media - e persino i governi dei paesi occidentali - non fanno che dirci:
"Comprate! Il peggio passerà". Ecco perché, sostiene il giornalista britannico John Naish, si deve
iniziare a sviluppare un senso di appagamento per quello che già si possiede, in netto contrasto con
una cultura consumistica che spinge ad avere sempre nuovi bisogni sociali e materiali.
PALLANTE MAURIZIO, Un programma politico per la decrescita. Roma, Edizioni per la
decrescita felice, 2008. UPS 20-B-4529
Il Movimento per la decrescita felice si propone di mettere in rete le esperienze di persone e gruppi
che hanno deciso di vivere meglio consumando meno, di incoraggiare rapporti interpersonali fondati
sul dono e la reciprocità anziché sulla competizione e la concorrenza, di utilizzare e favorire la
diffusione delle tecnologie che riducono l'impronta ecologica, gli sprechi energetici e la produzione di
rifiuti, di impegnarsi politicamente affinché questi obiettivi siano perseguiti anche dalle pubbliche
amministrazioni, dallo Stato e dagli organismi internazionali. A tal fine è necessario elaborare un
paradigma culturale alternativo al sistema dei valori fondato sull'ossessione della crescita economica
illimitata che caratterizza il modo di produzione industriale. Dall'attuale concezione di un "fare
finalizzato a fare sempre di più", il lavoro dovrà tornare a essere un "fare bene" finalizzato a rendere
il mondo più bello e ospitale per tutti i viventi.
PASCOTTO ANTONIO, La televisione senza palinsesto: contenuti nella tivù dell'era digitale.
Avellino, De Angelis, 2007. UPS 32-B-1854
Il digitale semplifica la manipolazione di immagini e suoni. Nasce un nuovo linguaggio della
televisione, sempre più libera dal mezzo, capace di materializzarsi nel display di un cellulare o nel
monitor di un computer.
La televisione non è più l'apparecchio, l'elettrodomestico, la televisione è il contenuto. Cambiano
anche luoghi e spazi di utilizzo. La tv sui telefonini, ad esempio, segna la fine della dimensione
domestica del piccolo schermo, che restituisce al mondo esterno le sue stesse immagini.
Quella digitale è una rivoluzione, in grado di dare un nuovo volto non solo alla televisione ma anche
a tutti gli altri media che potranno arricchire le loro risorse e le loro offerte al pubblico.
I media si moltiplicano e il consumo si frammenta. Dalla segmentazione si passa al multitasking,
ovvero l'utilizzo di più mezzi nell'arco di poco tempo. Un ruolo centrale è quello del web.
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Cambiano le esigenze dei consumatori, i bisogni, le idee, i desideri, gli stili di vita. Cambia
l'informazione.
Blogger e video blogger lanciano un nuovo modo di fare giornalismo, nascono i nanopublishing, una
nuova forma di editoria che parte dal basso, dinamica e leggera al tempo stesso. Un giornalismo
open source o pro-am journalism. Poi c'è il citizen journalism, il giornalismo partecipativo che crea
dialogo, forme nuove di conversazione.
Nasce un nuovo modo di pensare e di comunicare. Che coinvolge quotidiani, periodici, l'editoria in
generale, compreso i libri, internet, il mondo del lavoro, la radio e, naturalmente, la televisione.
PINCAS STEPHANE, e MARC LOISEAU, A history of advertising. Köln, Taschen, 2008. UPS
32-D-434
This title presents the evolution of the ad. The history of western advertising is a long one, starting
as early as the 1630s, when frenchman Theophraste Renaudot placed the first advertising notes in
La Gazette de France, or in 1786, when William Tayler began to offer his services as "Agent to the
Country's Printers, Booksellers, etc.," but the first time that the term "advertising agency" was used
dates back to 1842, when Volney B. Palmer created his agency in Philadelphia, Pennsylvania. Widely
considered to represent the birth of the modern advertising, this date marks the beginning of a
creative industry that has transformed many commercial works into cultural icons.Divided by into
sections by decades, this book explores the most legendary campaigns and brands of advertising's
modern history, with specific anecdotes and comments on the importance on every campaign. You
will find the picture of the camel that originated the Camel package, the first Coca Cola ad, and even
how artworks by masters such as Picasso and Magritte have been used in advertising.
PORQUET JEAN-LUC, e SIMONE VERDE, Venditori di fumo: le regole basilari della
demagogia efficace. Roma, Fazi, 2008. UPS 11-B-2503(184)
La politica dei nostri tempi ha riscoperto in modo decisivo una figura. Quella del demagogo che fa
direttamente appello al popolo: lo blandisce o lo incita, proiettandolo - apparentemente - al centro
della scena pubblica. A raccontare questa trasformazione è una delle penne de "Le Canard
enchaîné", rivista francese di satira sociale, politica e di costume. Partendo dal presidente francese
Nicolas Sarkozy, descrive il modello demagogico e la deriva delle nostre società. Sarkozy - il "piccolo
demagogo" - infatti non è che l'ultimo esemplare di una lunga tradizione di leader demagogici: da
Savonarola a Cleone, da Milosevic a Eva Peron e i suoi "descamisados", fino a Le Pen e Silvio
Berlusconi, il "teleimbonitore". E le ricette per ingannare i cittadini sono eterne: dalla capacità di
puntare tutto sulla comunicazione alla semplificazione senza ritegno di ogni cosa, dal suscitare la
paura alla promessa dell'ordine. Come evidenziano i casi di Sarkozy, che assicura ogni cosa e il suo
contrario, e di Berlusconi, che promette tanto e mantiene poco, la demagogia ricorda la fragilità
della democrazia e i rischi crescenti cui è esposta.
PRIEΒNITZ HORST., Das englische "radio play" seit 1945: Typen, Themen und Formen.
Berlin, E. Schmidt, 1978. UPS 32-C-3511
RIDOUX NICOLAS, La decrescita per tutti: - merci + giustizia. Milano, Jaca Book, 2008. UPS
33-C-187(811)
Questo libro muove da una critica radicale all'ideologia dello sviluppo e della crescita economica e si
propone come un accessibile manuale di introduzione al concetto e alla pratica della decrescita. È
quindi animato da una chiara intenzione pedagogica che lo rende accessibile e "leggero" pur
toccando tutti i campi della conoscenza, tutti gli angoli di visuale del problema: materiali, psicologici,
sociali, economici, tecnici, poetici e politici. Queste pagine hanno il pregio di conservare la sostanza
di anni di dibattiti e ricerche sul tema della decrescita ordinando l'argomentazione con chiarezza,
rigore ed efficacia. Così il libro muove dal perché al come, dallo stato delle cose e delle cause di
questo stato fino all'esplorazione di piste concrete per uscirne.
RUGGERI GIACOMO, Nuovi media: diocesi e parrocchia: istruzioni per l'uso. Todi (PG), Tau,
2010. UPS 32-A-95
Mass media: istruzioni per l’uso. Si potrebbe titolare così per un articolo di giornale il nuovo saggio
di Don Giacomo Ruggeri, parroco, direttore dell'Ufficio per le Comunicazioni Sociali della diocesi di
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Fano e docente di Teologia e pastorale della Comunicazione. Non è scontato per un sacerdote, un
operatore pastorale, elaborare un articolo –diverso da un commento e un approfondimento – che
racconti bene una festa parrocchiale, l’anno catechistico, la festa degli anniversari di matrimonio e
così via. Un conto è il parlato, un conto lo scritto. Si può parlare con parole facili e comprensibili, ma
al momento della stesura del testo si diviene difficili e complicati. E viceversa: scrivere in modo
fluido, ma nell’esposizione ci si perde un po’. Non è un ostacolo insormontabile perché tutto ciò fa
parte della difficile e affascinante arte del comunicare. Nelle pagine di “Nuovi media. Diocesi e
parrocchia: istruzioni per l’uso” (edito da Tau, prezzo 7€), come scrive l’autore nell’introduzione
“vengono proposti ambiti concreti che nella stragrande maggioranza delle parrocchie in Italia sono
presenti: il giornalino parrocchiale, il sito web, come costruire un sito parrocchiale e diocesano, come
si pensa ed elabora un video da usare nella pastorale, la newsletter parrocchiale e il modo di
raggiungere i parrocchiani via Internet, come scrivere un articolo, diverso da una riflessione ed un
editoriale”. Come scrive Mons. Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni
sociali della CEI, il saggio nasce dalla passione, dall’intelligenza e dal discernimento di laici e
operatori della pastorale, che sono consapevoli della potenza profonda dei new media. Più che una
sorta di manuale, l’ultima fatica di don Ruggeri è un’espressione concreta dell’attenzione che sta
maturando nelle nostre comunità per l’orizzonte della comunicazione. Pompili cita Marco Gasparini e
in riferimento alla pubblicazione aggiunge: “mette appetito” e stimola ad “iniziare un cammino di
ricerca e di studio”, che aiuti a districarsi nella giungla di una società che – osserva Enrica Papetti –
“ha sempre più bisogno di comunicazione, senza che le importi cosa comunicare”. Difficile, dunque,
non far proprio l’invito a darsi tempo, a riflettere, a fermarsi e a formarsi, a riscoprire il valore di una
comunicazione che sia innanzitutto espressione di partecipazione alla vita di una comunità (ecco le
pagine sul giornalino parrocchiale e quelle sul settimanale diocesano). A fronte del diluvio elettronico
che invade le nostre case, i diversi contributi sottolineano che rimane ancora spazio per notizie, che
nascono dall’incontro diretto, dall’esperienza vissuta, dalla testimonianza; notizie che contribuiscono
a raccontare la vivacità di quel tessuto che forma la struttura dinamica della Chiesa.
Con il presente testo si desidera offrire a sacerdoti, operatori della pastorale, laici che si appassiono
alla diffusione del Vangelo anche mediante i nuovi media, alcune proposte concrete pensate ad hoc e
calibrate su ci che serve ed è utile: dall articolo, all'editoriale, al commento; il lavoro di redazione di
un Settimanale Diocesano; come nasce, si costruisce e si pensa un video per la pastorale da mettere
anche su Youtube; come si realizza un sito parrocchiale e diocesano; lo strumento della Newsletter
diocesana, tra parrocchie, ecc. È un testo, il presente, che nasce dalla passione, dall'intelligenza e
dal discernimento operato sul campo da laici e operatori della pastorale che svolgono il non facile
compito di pensare, prima ancora di agire.CAPITOLI- Come si scrive un articolo o un commentoProgettare e realizzare un sito web- Un video su Youtube per la pastorale- La redazione di un
settimanale diocesano- Stile e contenuti di una Newsletter- L'ufficio Comunicazioni Sociali
RUMOR MARIO A., Created by: il nuovo impero americano delle serie TV: Buffy, C.S.I., Alias
e tutte le altre. Latina, Tunué, 2005. UPS 32-A-97
Chi non ha mai guardato un telefilm americano scagli la prima pietra. Questo libro affronta la
produzione americana di telefilm (immancabilmente quelli di maggior successo, con il budget più
alto, con gli attori più famosi) dell'ultimo decennio. Decennio che sembra contenere un rinascimento
delle serie televisive d'oltreoceano e che ha messo radici nella coscienza "cultuale" dello spettatore
italiano.
SPADARO ANTONIO, Web 2.0: reti di relazione. Milano, Paoline, 2010. UPS 32-B-2104(29)
Le comunicazioni si fanno rapide e semplici e le possibilità di essere informati e di relazionarsi si
moltiplicano. Come orientarsi in questo universo sempre più complesso? Nel libro l'autore offre una
analisi dei singoli fenomeni comunicativi, definendone la tipologia, descrivendone la storia e lo
sviluppo, sottolineandone le opportunità, che interpellano educatori, insegnanti e pastori, senza
tuttavia tacere i limiti e le minacce. Accogliere come una grande risorsa, e dunque con
atteggiamento positivo, gli strumenti di informazione e relazione che la Rete sviluppa, significa
suggerire un approccio in termini educativi che può aiutare a scegliere, selezionare e utilizzare con
coraggio e intelligenza.
Web, Blog, Podcast, Wikipedia, Second life, Facebook, aNobili, Twitter
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WILCOX RHONDA, Why Buffy matters: the art of Buffy the Vampire Slayer. London; New
York, I.B. Tauris, 2005. UPS 32-C-3167
This accessible collection of essays on Buffy the Vampire Slayer defends the artistic merit of the
fantasy TV show with equal parts wit and insight. Wilcox, an English professor at Gordon College, is
a fan of the series and doesn't condescend to other fans or disparage what she believes is "art, and
deserves to be so studied. It is a work of literature, of language...of visual art...of music and sound."
Wilcox looks at the big-picture narrative arc and at individual episodes, finding impressive, but
sometimes tenuously connected, influences at work: Joseph Campbell's momomyth, Shakespeare,
T.S. Eliot, John Donne, Virgil and Charles Dickens. "One of the great themes of Dickens's Bleak
House," she writes, "is our interconnection; and one of the great themes of Buffy is the virtue of
community." Not surprisingly, the author has no patience for critics and academics who dismiss
Buffy as mere "cult TV" on the basis of its genre and argues that fantasy can have more emotional
resonance than realism. Though not convincing as a work of genuine scholarship, Wilcox's book is a
serviceable addition to the canon of Buffy.
Although television is often looked down upon, Wilcox, one editor of Slayage, the online journal
devoted to Buffy the Vampire Slayer, presents a compelling argument for it as an art form as worthy
of respect and acknowledgment as film or literature. She furthers her argument by using Joss
Whedon's iconic show as a salient example, drawing on the depth of the characters, the symbolism
in the show, and the many real-world commentaries that permeate its narrative. The first half of the
book deals with everything from the significance of the characters' names in relation to their
identities to parallels between Buffy and the Harry Potter saga, while the second half offers detailed
analyses of seven of Buffy's finest, most complex episodes, including the ones that deal with the loss
of Buffy's virginity and the almost entirely silent episode "Hush." The library of scholarly Buffy titles
continues to grow, with Wilcox's thoughtful, accessible volume an honorable addition to it. Kristine
Huntley
ZIÉGLER JEAN, L'impero della vergogna. Milano, Tropea, 2006. UPS SL-20-C-1066(8)
Assistiamo oggi a un movimento di rifeudalizzazione del mondo, che permette alle grandi
multinazionali del Nord di sfruttare sistematicamente il resto del pianeta. Per poter imporre questo
inedito regime in grado di sottomettere i popoli agli interessi delle compagnie private, i nuovi signori
dell'impero della vergogna si servono di due straordinarie armi di distruzione di massa: il debito e la
fame. Debito che obbliga gli stati alla rinuncia dell'autonomia, fame che costringe i popoli alla
perdita della libertà. Le tradizionali limitazioni stabilite dal diritto internazionale nei rapporti tra stato
e individuo non bastano più a opporsi al regime di violenza strutturale e permanente che oggi
governa il globo.
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