green terror - Living Theatre Europa
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green terror - Living Theatre Europa
GREEN TERROR di Gary Brackett TRADUZIONE: ELEONORA CEDARO, GARY BRACKETT, GIULIA SCARSELLI Personaggi: il Desaparecido il Coro il Prigioniero i Narratori una Ragazza dal Congo una Donna UN CHITARRISTA Green Terror debutta presso l'Atelier 210 a Bruxelles il 29 aprile 2010 Cast della prima rappresentazione: Desaparecido / Prigioniero Gary Brackett Ragazza Dal Congo Giulia Scarselli Donna Erin Downhour Chitarrista David Copley Narratori Jean-Pierre Baudson Stéphanie Coppé Coro Alessandra Valzania Augusto Ciprani Chiara Zompa David Copley Emanuele Macciò Enoch Wu Erin Downhour Francesca D. Romoli Isadora Pei Giulia Cappilli Giulia Filippo Giulia Scarselli Jeff Nash Laura Cavicchi Lauretta Tallarini Lila Baldassarre Maria Ida Barbaresco Mosè Risalit Patrizia Capitanio Paola Pisciottano Simone Ferrari Valentina Effe Viviane Cammarota Ospiti dal laborarorio tenutosi a Bruxelles dal 14 al 18 aprile 2010: Edith Van Malder Gaetano Crapanzano Klara Deluze Nathalie Schultz Stéphanie Coppé Thierry Chatelais 1 GREEN TERROR Palcoscenico spoglio. Lo spazio scenico si sviluppa sul palco e in platea con piattaforme a tre livelli. Non c'è scenografia.Sei piattaforme rialzate distribuite uniformemente tra i posti a sedere. Sotto il palco un'area d'azione di grandi dimensioni (circa 5 x 12 metri). Spettatori seduti sui tre lati. Prologo: Break on Through to the Other-side Azione: una danza. In scena una figura incappucciata con un lungo mantello nero in equilibrio precario su una cassa di legno. Le sue braccia sono aperte e da lungo i fianchi spuntano dei fili elettrici collegati per una delle sommità alle sue dita. Borbotta qualcosa fra sé e sé. Immagine: un Desaparecido1 il prigioniero di Abu Ghraib in Iraq. Musica a volume molto alto (Break on Through to the Other-side dei The Doors). Il Desaparecido inizia lentamente a muoversi con la musica. Comincia una danza folle, salta giù dalla cassa e inizia a danzare tra il pubblico e sulle varie piattaforme. A volte coinvolge uno spettatore nella sua folle danza. I suoi gesti sono in parte religiosi, in parte osceni, a volte imita scosse elettriche e torture, altre prendendo pose sexy e maliziose. Egli è il buffone, il pagliaccio, un' immagine onirica della cultura contemporanea. Le luci iniziano a spegnersi: il Desaparecido raccoglie la cassa ed esce di scena. Buio 1 Desaparecido (in spagnolo: scomparso), perché non sappiamo cosa sarà di questo detenuto. A differenza di Nguyen Van Lem giustiziato dal generale Nguyen Ngoc Loan della famosa foto della guerra del Vietnam, non abbiamo mai saputo il nome di questo prigioniero né cosa gli sia accaduto. Entrambe le immagini sono forse l'icona per eccellenza del fallimento di entrambe le guerre. 2 Scena PRIMA: In Principio Azione: molli masse di materia Musica: Closing, di Phillip Glass Voce fuori campo, timbro solenne, voce anziana. Mentre la voce fuori campo inizia a raccontare in scena una luce molto fioca illumina parte del Coro. I corpi nudi dei personaggi del coro sono accasciati a terra ed iniziano pian piano a rialzarsi (oltre 6 minuti di azione). Il narratore:2: In principio la Terra era una pianura sconfinata e tenebrosa, separata dal cielo e dal grigio mare salato, avvolta in un crepuscolo indistinto. Non c’erano né Sole né Luna né Stelle. Tuttavia, molto lontano, vivevano gli Abitanti del Cielo: esseri spensierati e indifferenti, dalle fattezze umane ma con zampe da emù, e capelli dorati lucenti come ragnatele al tramonto; erano senza età e perennemente giovani, poiché esistevano da sempre nel loro verde Paradiso lussureggiante al di là delle Nuvole occidentali. Sulla superficie della Terra si vedevano soltanto le buche che un giorno sarebbero diventate i pozzi. Non c’erano né animali né piante, ma molli masse di materia concentrate intorno alle buche: grumi di minestra primordiale, silenziosi, ciechi, senza respiro né veglia né sonno: ciascuno aveva in sé l’essenza della vita o la possibilità di diventare umano. Ma sotto la crosta della Terra brillavano le costellazioni, il Sole splendeva, la Luna cresceva e calava, e giacevano nel sonno tutte le forme di vita: il fiore scarlatto di un pisello del deserto, l’iridescenza di un’ala di farfalla, i vibranti baffi bianchi di Vecchio Uomo Canguro – assopiti come i semi del deserto che devono aspettare un acquazzone di passaggio. Il mattino del Primo Giorno, al Sole venne una gran voglia di nascere. (Quella sera le Stelle e la Luna lo avrebbero imitato). Il Sole squarciò improvvisamente la superficie e inondò la Terra di luce dorata, riscaldando le buche in cui dormiva ogni Antenato. Questi Uomini dei Tempi Antichi, diversamente dagli Abitanti del Cielo, non erano mai stati giovani. Erano vecchi zoppi e stremati dalla barba grigia e le membra nodose, e per lunghi secoli avevano dormito in solitudine. Accadde così che quel primo mattino ogni Antenato dormiente sentisse il calore del Sole premere sulle proprie palpebre e il proprio corpo che generava dei figli. L’Uomo Serpente sentì i serpenti strisciargli 2 da Songlines, Bruce Chatwin. 3 fuori dall’ombelico. L’Uomo Cacatua sentì le piume. L’Uomo Bruco sentì una contorsione, la Formica del Miele un prurito, il Caprifoglio sentì schiudersi foglie e fiori. L’Uomo Bandicoot sentì piccoli bandicoot che fremevano sotto le sue ascelle. Ogni «essere vivente», ciascuno neI suo diverso luogo di nascita, salì a raggiungere la luce del giorno. In fondo alle loro buche, che ora si stavano riempiendo d’acqua, gli Antenati distesero una gamba, poi l’altra. Scrollarono le spalle e piegarono le braccia. Si alzarono facendo forza contro il fango. Le loro palpebre si aprirono di schianto: videro i figli che giocavano al sole. Il fango si staccò dalle loro cosce, come la placenta da un neonato. Poi, come fosse il primo vagito, ogni Antenato aprì la bocca e gridò: « lo sono! ». « Sono il Serpente … il Cacatua … la Formica del Miele … il Caprifoglio … ». E questo primo « lo sono! », questo primordiale «dare nome », fu considerato, da allora e per sempre, il distico più sacro e segreto del Canto dell’Antenato. Ogni Uomo deI Tempo Antico che si crogiolava al sole mosse un passo col piede sinistro e gridò un secondo nome. Mosse un passo col piede destro e gridò un terzo nome. Diede nome al pozzo, ai canneti, agli eucalipti: si volse a destra e a sinistra, chiamò tutte le cose alla vita e coi loro nomi intessé dei versi. Gli Uomini del Tempo Antico percorsero tutto il mondo cantando; cantarono i fiumi e le catene di montagne, le saline e le dune di sabbia. Andarono a caccia, mangiarono, fecero l’amore, danzarono, uccisero: in ogni punto delle loro piste lasciarono una scia di musica. La musica sfuma e diventa un ritmo tradizionale australiano con didgeridoo e voce. Avvolsero il mondo intero in una rete di canto; e infine, quando ebbero cantato la Terra, si sentirono stanchi. Di nuovo sentirono nelle membra la gelida immobilità dei secoli. Alcuni sprofondarono nel terreno, lì dov’erano. Altri strisciarono dentro le grotte. Altri ancora tornarono lentamente alle loro «Dimore Eterne», ai pozzi ancestrali che li avevano generati. Tutti tornarono «dentro». Il Coro, al concludersi del testo si è completamente alzato, sta in piedi frontalmente al pubblico. Corpo nudo e testa incappucciata. Le luci sfumano. Buio 4 Scena SECONDA: i tableaux di William Blake Azione: when the morning stars sang together 3 Dal fondo della platea, nel buio un battito di mani ritmato. Musica: didgeridoo e voce, molto alta e molto ritmata. Luce in crescendo rapido su palco, platea e piattaforme. Il Coro, rimasto in scena dal quadro precedente, nel buio ha indossato degli hoodies4 Con il Coro, ma più lontano dal proscenio, il Prigioniero seduto in modo precario in cima ad una scala con le mani legate dietro la schiena. Caviglie e ginocchia unite. E' completamente nudo a parte il cappuccio nero che gli copre il volto. Il resto del Coro entra da fondo sala sempre indossando hoodies neri. Marcia al ritmo del battito di mani. Raggiunta l'area d'azione si sparpaglia fra platea e piattaforme. In gruppi o singolarmente eseguono i tableaux ispirati ai disegni di Blake. Ogni gruppo i singolo attore esegue due quadri caratterizzati da diversi stati emotivi. La transizione da uno all'altro tableaux è eseguita con movimenti molto lenti. Tre personaggi portano al centro dell'area d'azione: Caino, il Diavolo e Nebukadnezar. Quando l'ultimo tableaux è composto il battito di mani cessa assieme alla musica. Musica: In a landscape, John Cage Testo: Haikus5, recitati a voce singola o a più voci: Lunga pausa: Come posso uscire là fuori pallottole che gridano di rabbia Pausa Gli occhi dei bambini gelidi arde un vento silenzioso una brezza primaverile mi accarezza la mente Pausa 3 Quando le stelle del mattino cantano. Incisione di William Blake. 4 Felpe nere con cappuccio come quelle indossate dai Black Block a Seattle o tipiche della cultura hiphop. 5 Questi haikus (genere poetico giapponese) sono stati composti durante i laboratori propedeutici a Green Terror. Sono stati scritti collettivamente da gruppi di tre persone. I temi, proposti da Gary Brackett, erano: La mia alienazione; Come la tecnologia mi ha fottuto e Rimedio/Antidoto. 5 L'illusione di avere accesso a qualcosa piccoli «1» e «0» dappertutto Facebook – il mio migliore amico Pausa Notte – un passero si perde una donna in cielo sorride: sto morendo Pausa premi il bottone click click ti amo click click emozione virtuale Pausa Portami giù la luna rimboccati le maniche oh prega per la disperazione atomica Pausa Bussando alla porta successiva farfalle, miele scuro, carezze capelli sul cuscino – nettare d'amore Respiro TUTTI: Mmm-hummmmm...haaaaaa6 Buio 6 Quest'onomatopea, utilizzata spesso anche in seguito nel corso dello spettacolo, sottolinea i momenti chiave del 'qui ed ora'. 6 Scena TERZA: introduzione del protagonista Azione: L'insurrezione che verrà Musica: Requiem For A Dream, Arvo Part - LuxAeterna Voce fuori campo femminile marziale e fredda rivolge al pubblico un'arringa di indottrinamento. Il Coro si muove lentamente ed esce dal fondo della sala. Solo in scena, sempre seduto in cima alla scala, c'è il Prigioniero. Durante tutta la scena una luce bianca molto forte è puntata su di lui. Sembra che a tratti cerchi di guardare il pubblico con fare accusatorio, a tratti sembra affaticato o addirittura assopito mentre a volte sembra che cerchi di liberarsi i polsi dalle corde. Narratore:7 Da qualsiasi angolazione lo si prenda, il presente è senza uscita. È cosa risaputa che tutto non può che andare che di male in peggio. «Il futuro non ha più un avvenire», questa è la consapevolezza di un'epoca che è arrivata, sotto tutte le sue arie di estrema normalità, al livello di coscienza del primo movimento punk. Non ci sarà soluzione sociale alla situazione presente. Il sentimento sociale si è davvero dissolto troppo, perché questo accada. Il vicolo cieco del presente, percepibile ovunque, è ovunque negato. Mai così tanti psicologi, tanti sociologi e tanti letterati si impegnarono in questa negazione, e ognuno con il suo discorso specifico, privo di qualsiasi conclusione. Ma basta ascoltare da una parte i canti di quest'epoca, i fuochi di paglia della «nuova canzone italiani-ALTFOLK» nei quali la piccola borghesia annacqua i suoi stati d'animo, e dall'altra le dichiarazioni di guerra del gruppo rap Mafia K'1 Fry8 , per comprendere che una coesistenza cesserà presto, e che una decisione è prossima a essere presa. Chiamare «società» il popolo di estranei in mezzo al quale viviamo è una tale usurpazione di significato che gli stessi sociologi hanno avuto la decenza di rinunciare a un concetto che, per un secolo intero, fu il loro modo di guadagnarsi il pane. Essi preferiscono ora la metafora della rete per descrivere il modo in cui si connettono le solitudini cibernetiche, con cui si annodano le deboli interazioni conosciute sotto al nome di «colleghi», «contatti», «amici», «relazione», o «avventura». Ed ecco che a un certo punto, si arriva a vedere chiaramente come queste reti si condensino in un centro, ma esso sia un centro dove non si condivide 7 L' insurrezione che verrà, scritto dal Comitato Invisibile. 8 Gruppo di Hip-Hop francese 7 nulla, se non dei codici, e dove nulla si attiva, se non l'incessante ricomposizione di un'identità. In realtà, la decomposizione di ogni forma sociale è una vera fortuna. Trent'anni di disoccupazione di massa, di «crisi», di crescita in stallo. E vorrebbero ancora farci credere nell'economia. Trent'anni costellati, bisogna ammetterlo, da qualche parentesi illusoria: la parentesi 1981-83, con la sua illusione che un governo di sinistra avrebbe potuto portare benessere alla popolazione; la parentesi degli anni rampanti (1986-89), nei quali saremmo diventati tutti ricchi, tutti uomini d'affari e giocatori di borsa; la parentesi Internet (19982001), grazie al quale avremmo trovato tutti un lavoro virtuale a forza di rimanere connessi. Ma ecco, si sono esaurite tutte le riserve di illusioni possibili, abbiamo toccato il fondo, e siamo a secco, per non dire completamente allo scoperto. Forzatamente, abbiamo compreso questo: non è l'economia ad essere in crisi, è l'economia ad essere la crisi; non è il lavoro che manca, è il lavoro che è troppo; a conti fatti, non è la crisi, ma la crescita economica che ci deprime. Bisogna confessarlo, la litania del fluttuare delle borse ci tocca appena più che una messa in latino. L’ecologia è la scoperta dell’anno. Dopo trent’anni nei quali si è lasciata la questione in mano ai Verdi, facendosene grasse risate la domenica per poi tornare alla propria serietà il lunedì, ecco che ce la ritroviamo tra capo e collo. Eccola invadere le frequenze radiofoniche come un tormentone estivo, perché in pieno dicembre c'è una temperatura di venti gradi centigradi. Un quarto delle specie di pesci è scomparso dall’oceano. Le restanti non ne hanno ancora per molto. Allarme febbre aviaria: si promette di abbattere in volo gli uccelli migratori, a centinaia di migliaia. Il tasso di mercurio nel latte materno è dieci volte superiore al limite consentito in quello delle vacche. E poi, queste labbra che si gonfiano sgranocchiando una mela – e pensare che veniva dal mercato biologico! Non esiste nessuna «catastrofe ambientale». Esiste questa catastrofe che è l’ambiente. L’ambiente è ciò che resta all’uomo quando ha perso tutto il resto. Chi abita in un quartiere, una via, una vallata, una guerra, un’officina, non ha un «ambiente», ma semplicemente evolve in un mondo popolato di presenze, di pericoli, di amici, di nemici, di punti di vita e punti di morte, di ogni sorta di essere. Non ci siamo che noi, ad assistere al nostro annullamento come se si trattasse di un semplice cambiamento di atmosfera. A indignarci degli ultimi progressi del disastro, e a redigerne pazientemente l’enciclopedia. 8 Quello che si presenta ovunque come catastrofe ecologica non ha mai smesso di essere, in primo luogo, la manifestazione di un rapporto con il mondo disastroso.Il paradosso dell’ecologia è che, con il pretesto di salvare la Terra, non ne salva che il fondamento di ciò che l’ha resa quest’astro desolato. La regolarità del funzionamento mondiale ricopre in tempi normali il nostro stato di espropriazione propriamente catastrofico. Ciò che chiamiamo «catastrofe» non è altro che la sospensione forzata di questo stato, uno di quei rari momenti in cui riconquistiamo la nostra presenza al mondo. Che si arrivi prima del previsto all’esaurimento delle riserve di petrolio, che s’interrompano i flussi internazionali che mantengono il ritmo della metropoli, che si vada incontro ai grandi disordini sociali, che avvenga l’»inselvatichimento delle popolazioni», la «minaccia planetaria», la «fine della civiltà»! Qualsiasi perdita di controllo è preferibile a ogni scenario di gestione della crisi. I migliori consigli, considerato questo, non sono da cercare dalle parti degli specialisti in sviluppo sostenibile. Quello che rende la crisi desiderabile, è che con essa l’ambiente cessa di essere l’ambiente. Di conseguenza, siamo costretti a prendere contatto, fosse anche in maniera fatale, con ciò che ci sta davanti, a ritrovare i ritmi della realtà. Che si arrivi prima del previsto all’esaurimento delle riserve di petrolio, che s’interrompano i flussi internazionali che mantengono il ritmo della metropoli, che si vada incontro ai grandi disordini sociali, che avvenga l’»inselvatichimento delle popolazioni», la «minaccia planetaria», la «fine della civiltà»! Noi non vediamo altra opzione realista se non quella di «rompere le uova nel paniere» il più presto possibile, e di trarre profitto da ogni cedimento del sistema per guadagnarne in forza. Noi non siamo depressi, noi siamo in sciopero. Per chi rifiuta di gestirsi, la «depressione» non è uno stato, ma un passaggio, un arrivederci, uno scarto di lato verso una disaffiliazione politica. Arrivati a questa consapevolezza, non c'è altra conciliazione possibile che non passi attraverso la medicina, o la polizia. È proprio per questo motivo che la società attuale non si fa scrupoli a imporre il Ritalin ai suoi bambini troppo vivaci, intreccia catene di dipendenze farmaceutiche, e pretende di individuare a partire dai tre anni dei «problemi di comportamento»: perché l'ipotesi dell'Io, a conti fatti, cade a pezzi in ogni sua parte. 9 Scena QUARTA: uno sfogo Azione: confessione, o atto d' accusa? Lunga pausa. Prigioniero:9 Metteteci questo su Youtube: fanculo! Pausa Hey, mamma! Sandy, ci sei? Mi state guardando? Credete che sia uno scherzo? Hey, sono un uomo bianco!! Bianco! Mi vedete? Non sono un cazzo di arabo, dai ragazzi, che stronzata! Pause Beh, vogliono che ogni giorno ripeta questa cazzo di confessione... Dovrei dirvi hey, vedete! questi rottinculo di eco terroristi mi hanno rapito. OK. E sapete perché? Perché ho tenuto una lezione. Io sono uno scienziato, un sociologo per l'esattezza. E ho risposto ad una domanda sulle regole del Mercato che mi ha fatto una di queste teste di cazzo che evidentemente era venuta a sentirmi spacciandosi per uno studente. Ho detto: bello mio prostituzione, guerra, armi, droga. Sì sì sì. Ho detto che questi sono i grandi motori dell'economia, che queste sono le nostre ricchezze. Il Mercato decide ogni cosa, anche la Guerra, anche la Bomba Atomica tesoro. Per fare una frittata bisogna rompere qualche uovo. Hey! E' la storia dell'Umanità: E.V.O.L.U.Z.I.O.N.E. è l'evoluzione che ci ha fatto progredire nella tecnologia, che ci ha fatti andare oltre alla Natura. Rompiamo uova e facciamo frittate in tutto il mondo. Che cazzo credete che siamo...natura?! Avete sentito quella stronzata di proclama che vi hanno letto prima? Molto carino, eh? Ma sapete cosa: noi SIAMO tecnologici. Ci siamo rifugiati nelle caverne, ci siamo riparati dalla pioggia...CI SIETE?! Ci siamo fatti un cazzo di cappotto con le peli degli animali. Noi non siamo per un cazzo NATURA! Il nostro corpo è a sua volta una forma temporanea. Noi stiamo andando oltre. La Storia. Storia! Evoluzione.Tecnologia. Chi può dire fin dove arriveremo? 9 10 Questo monologo è stato improvvisato dall'attore nella performance del 30 Aprile 2010 a Bruxelles. E questi coglioni rifiutano la Storia. La vogliono distruggere.Vogliono distruggere il progresso umano. I Black Bloc di Seattle, i signorini culo pieno in Grecia che bruciano le banche, che ti tirano dietro le Molotov. Falliti. Nichilisti. Il Mercato fa e crea la storia utilizzando diverse scuse: Capitalismo, Socialismo, Comunismo. Chissenefrega! Il mondo è così ed è mediamente PERFETTO. Anche il tuo corso di Yoga molto new age e molto tarocco dice la stessa cosa. E loro che dicono? Credete che non gliel'abbia chiesto? Cosa proponete come alternativa al Mercato? Un cazzo, loro non hanno un'alternativa. Pausa Giusto? Giusto! Ed ecco la novità della lezione di oggi: ci stiamo evolvendo in due diverse specie: sì avette capito bene! Due diverse specie umane di cui una vivrà due o trecento anni. Ci potremo spostare da un posto all'altro con la forza del pensiero, perfino nel corpo di qualcun' altro. Saremo macchine perfette. Computer. L'immortalità signori miei. Puro Pensiero. Razionalità. Scienza. Idee. Al diavolo il corpo! E' solo un sacco di merda e di sentimenti! Puro Pensiero e Pura Immagine. E quelli dell'altra specie? Beh, quelli che non possono comprare la nostra medicina, i nostri geni, la nostra tecnologia...loro rimarranno indietro. LA GRANDE DIASPORA UMANA. Chi non ce la fa muore, semplice. Rompiamo alcune uova. E anche voi romperete delle uova, di sicuro. Romperete uova VERDI forse. auto VERDI cibo VERDE case VERDI. Riscaldamento Globale? No problem! Ci penserà la tecnologia a risolvere la questione! Troveremo una soluzione per tutto. Il Mercato la troverà, come sempre. Non voglio difendere il Mercato. Io sono uno scienziato, dico le cose come stanno. Dico cosa siamo, come siamo e cosa stiamo diventando. E questo è il motivo per il quale sono qui. Perché per questi deficienti sono il rappresentante di....di cosa?! Insegno ai vostri ragazzi, ai vostri bambini, insegno a voi teste di merda! Capito?!? Quindi fate la differenziata, comprate auto ecologiche, case ecologiche cucine ecologiche. Vi daremo le uova verdi per fare frittate verdi. E mandate affanculo questi ragazzini. Sono dei perdenti. Pausa. Mmm-hummmmm...haaaaaa! 11 Scena QUINTA: C'è crisi a New Orleans Azione: che ci fai seduto lì? Questa scena, assieme alla scena NONA, sono frutto di Creazioni Collettive.10 e sono state create, sviluppate ed adattate durante i laboratori dai partecipanti e dagli attori della compagnia. Testo e messa in scena sono perciò frutto di un lavoro di gruppo che si rifà in alcuni casi a Forme, Riti, Visioni e Azioni proprie del Living Theatre.11 In diverse occasioni l'azione coinvolge direttamente il Prigioniero che di volta in volta diventa accusante o oggetto di accusa, confidente o testimone.12 Nota: Ma questa volta vengo come Dioniso il vittorioso, che farà della terra una giornata di festa. Non avrei molto tempo!13 Scaletta della creazione collettiva di Bruxelles: 1. Caos: L'uragano Katrina 2. Le forze dell'ordine combattono il caos 3 . La gente viene soccorsa e poi abbandonata a se stessa. Buio 10 “La Creazione collettiva è un esempio di Procedimento di Autogestione Anarchico-Comunista che per il popolo ha maggior valore dì un lavoro teatrale. Creazione collettiva come arma segreta del popolo.” J. Beck La vita del teatro. L’artista e la lotta del popolo a cura di Franco Quadri trad. di G.Mantegna, Torino, Einaudi, 1975. 11 Da Paradise Now, Creazione Collettiva del Living Theatre. I Riti sono delle cerimonie, processi fisici e spirituali che culminano con un 'flash-out' e di solito coinvolgono solo gli attori. Le Visioni sono delle scene a base archetipa ( sogni, miti, simboli, icone mediatiche) dirette a comunicare cerebralmente allo spettatore. Riti e Visioni si amalgamano nelle Azioni: processi proposti dagli attori e agiti assieme al pubblico. Forma di Free theater, teatro di partecipazione. 12 Principale fonte bibliografica: H. Bey, TAZ, Zone Temporaneamente Autonome, Milano, 1995, Shake Ed. Underground. 13 F.Nietzsche, I biglietti della Follia, Die Philosophie Friedrich Nietzsches im Werk Miroslav Krležas, Di Frank Lindemann, Pubblicato da O. Harrassowitz, 1991. 12 Musica: A Hard Rain's A-Gonna Fall, Bob Dylan Narrazione14: New Orleans, qualche giorno dopo il passaggio dell’uragano Katrina. In quest'atmosfera apocalittica, la vita, qua e là, si riorganizza. Davanti all’incapacità d'azione delle forze dell'ordine più impegnate a sistemare i quartieri turistici del «Carré français» e a proteggerne i negozi che a venire in aiuto agli abitanti poveri della città, forme dimenticate di organizzazione rinascono spontaneamente. Nonostante i tentativi, talvolta violenti, di fare evacuare la zona e nonostante le partite di «caccia al negro» aperte per l’occasione dalle milizie suprematiste, molti non hanno voluto abbandonare le zone. Luce. 4. Mutuo soccorso: la gente si riorganizza. Tableaux: La zattera della Medusa, Géricault Risorge l’auto-organizzazione: cucine comuni, approvvigionamento, medicina di strada, requisizioni selvagge, costruzione di insediamenti d’urgenza: tutto un insieme di saperi pratici accumulati da vari individui nel corso della loro vita ha trovato in quel luogo lo spazio per venir fuori. E tutto questo, lontano da uniformi e sirene. 5. Reazione e repressione 6. Resistenza non-violenta Ulteriori riferimenti di testo: New Orleans (da un Cadavere Squisito15) Mangerò fango dal fango domani, già oggi e e il giorno dopo ancora. Senza direzione e senza fretta, bevo lo spazio. il suo gusto è dolce come dieci milioni di piccole vittorie. I santi incatenati avanzano marciando. Uno dopo l'altro lungo la linea. Con l'acqua alla gola che non disseta lasciano l'odore della paura è possibile che ritrovi il tuo istinto. Come una storia vergine, antica come il sorgere del sole. 14 Da L' insurrezione che verrà, op cit. 15 Metodo compositivo poetico ideato dai poeti surrealisti francesi. 13 Lucciole spariscono come le nostre famiglie. Bevendo benzina con un sorriso. La zattera di Géricault tra le tombe che cantano blues anime brucianti tra le macerie. la luce arriverà a rompere la notte. Chi ci aiuterà in questa zattera? Perso nel fiume oscuro acqua: troppa o troppo poca Katrina, ce l'hai con me? E il Mississipi brucia. Alla fine della scena il Coro ed alcuni spettatori si riuniscono resistendo alla repressione delle forze dell'ordine. Buio 14 Scene SESTA: Congo Azione: stupro o allenamento per maschi? Luce soffusa in platea e nell'area d'azione. Sul prigioniero piazzato bianco forte come prima. Le attrici prendono gli attori per le braccia e bruscamente li fanno distendere a gambe divaricate in diversi punti dello spazio scenico. Un'attrice si posiziona in scena proprio ai piedi della scala del Prigioniero e faccia a faccia pronuncia il seguente monologo diretto a lui.E' nuda e incappucciata. l Prigioniero prende una posizione 'asana' dello yoga. Mani e braccia tese appoggiate sulle ginocchia. La ascolta attentamente. La scena che segue e' caratterizzata da movimenti stilizzati, biomeccanici16. Una ragazza Congo17: Vengo dal Congo. I miei genitori sono scomparsi nei combattimenti quando avevo appena 14 anni. Forse sono stati massacrati, i loro corpi non sono mai stati ritrovati, io ho dovuto trasferirmi da mio zio. Pochi mesi dopo le milizie estremiste hutu hanno fatto irruzione in casa. Mi ricordo che era il giorno della mia prima mestruazione. L'unica che abbia mai avuto. Per prima cosa hanno legato mio zio. Gli hanno tagliato le mani, cavato gli occhi, tagliato i piedi e i genitali. E l'hanno lasciato lì così, ancora vivo. Anche sua moglie e suo figlio erano lì. Ci hanno portato tutti nella foresta. La milizia è nota per i rapimenti e la riduzione in schiavitù per mesi, anni. Gli uomini si trasformano in facchini, le ragazze in schiave del sesso. Io e le altre ragazze eravamo regolarmente legate a braccia e gambe aperte e costrette a subire stupri di gruppo. Presto sono rimasta incinta. Gli stupri continuavano, a volte con bastoni che mi hanno lacerato gli organi interni, causandomi perdite continue. In qualche modo il feto è sopravvissuto ma il mio bacino era troppo immaturo per portare a termine la gravidanza. Una delle persone rapite era un medico che era costretto a curare i soldati. 16 Metodo di preparazione globale dell'attore ideato da Vsevolod E. Mejerchol'd nei primi anni Dieci del Novecento. Il metodo è stato rivisto e sviluppato negli anni Sessanta e Settanta dal Living Theatre. 17 Libero adattamento da una serie di articoli di Nicholas D. Kristof 15 Si è accorto che stavo per morire di parto perciò mi ha aperto il ventre con un coltello, senza anestesia, e ha tirato fuori il bambino morto. Deliravo, ero in agonia, la milizia mi ha scaricata in questi stati sul ciglio della strada. I miei organi interni erano completamente maciullati. Mi hanno dovuta operare nove volte in tre anni per ricucire le lesioni. Quando gli interventi sembravano aver finalmente funzionato sono tornata al villaggio a vivere con mia nonna. Il medico mi ha detto di stare lontano dagli uomini per tre mesi, per dare tempo al mio corpo di guarire. Ma tre giorni dopo il mio ritorno, i miliziani sono tornati e mi hanno violentata di nuovo. Le piaghe si sono riaperte. Mi sono nascosta nuda nella foresta. Puzzavo, perché le ferite interne si erano riaperte. Finalmente sono riuscita a scappare e ho ritrovato la strada per l'ospedale. Il medico ha iniziato un secondo giro di interventi, ma c'era così poco tessuto rimasto che non è chiaro se potrò mai essere di nuovo continente. Pausa Abbiamo bisogno di uno sforzo per controllare il commercio di minerali dal Congo in modo che i signori della guerra non possano più comprare armi attraverso l'esportazione di oro, stagno o coltan. Si gira rivolta al pubblico. Altrimenti questa guerra, alimentata dagli utili derivanti da esportazioni di minerali, continuerà per sempre. Ad oggi, qui nella parte orientale del Congo la guerra non solo è durata più a lungo dell'Olocausto, ma è anche costata più vite umane. Secondo uno studio, i morti sono stati 5,4 milioni a partire dall'aprile 2007 e sono in aumento a l ritmo di 45.000 al mese. Questo renderebbe il totale oggi, dopo una dozzina d'anni a quasi 7 milioni. Cosa stiamo aspettando? Quando ci decideremo a fare qualcosa? Quando il numero di vittima raggiungerà i 10 milioni? Quando verrò rapita e violentata per la terza volta? Mmm-hummmmm...haaaaaa! Buio 16 Scene SETTIMA: Sbarazzandoci dei cadaveri Azione: vestiti da funerale. Nel buio si sente la voce femminile di prima accompagnata dai didgeridoo australiani. Narrazione:18 Il primo scannatoio mondiale, quello andato in scena dal 1914 al 1918, ha permesso di sbarazzarsi con un sol colpo di gran parte del proletariato urbano e contadino, ed è stato portato avanti in nome della libertà, della democrazia e della civiltà. È apparentemente in nome degli stessi valori che si perseguono, da cinque anni, assassinii coperti da operazioni speciali, la famosa «guerra al terrorismo». Il parallelo si ferma qui: all'apparenza. La civiltà non è più questo affare evidente che si porta agli indigeni senza altra forma di processo. La libertà non è più quel nome che si scrive sui muri, seguita com'è – nemmeno fosse la sua ombra – dalla parola «sicurezza». E la democrazia è, com'è generalmente noto, solubile nella più pura legislazione d'eccezione – per esempio, nel ritorno ufficiale della tortura negli Stati Uniti, o la legge Bossi-Fini in Italia. Nell'arco di un secolo, la libertà, la democrazia e la civiltà sono state condotte allo stato di ipotesi. Tutto il lavoro della classe dirigente consiste, d'ora in poi, a gestire le condizioni materiali e morali, simboliche e sociali, all'interno della quale queste ipotesi hanno un minimo di validità, a configurare spazi dove esse hanno l'aria di funzionare. Tutti i mezzi sono utili a questo fine, compreso i meno democratici, i meno civili, i più occulti. È così che in un secolo la democrazia ha regolarmente presieduto alla messa al mondo dei regimi fascisti, che civiltà e civilizzazione hanno continuato a fare rima, sulle note di Wagner o degli Iron Maiden, con distruzione, e che la libertà prese, in un giorno del 1929, la doppia faccia di un banchiere che si lancia dalla finestra e di una famiglia di operai che muore di fame. Si è convenuti, da allora – diciamolo, dal 1945 – che la manipolazione delle masse, l'attività dei servizi segreti, la restrizione delle libertà pubbliche e l'assoluta sovranità delle differenti polizie facevano parte dei mezzi propri ad assicurare la democrazia, la libertà, la civiltà. Luce. 18 Da L' insurrezione che verrà, op cit. 17 Il Prigioniero appare al centro dello spazio scenico. La scale è sparita. Due figure femminili incappucciate lo vestono facendogli indossare un'abito da funerale, elegante. Anche lui è incappucciato. Dopo averlo vestito le figure femminili escono di scena e il Prigioniero rimane immobile in piedi al centro dello spazio scenico, sotto il palco. L'Occidente, ai giorni nostri, è un soldato che si lancia su Falloudja a bordo di un carrarmato Abraham M1 ascoltando dell'hard rock a pieno volume. È un turista perso in mezzo alle pianure della Mongolia, irriso da tutti e che stringe forte tra le mani il suo Bancomat come unica ancora di salvezza. È un manager che prende le sue decisioni giocando una partita a Go. È una ragazza che cerca la sua felicità tra i vestiti, i ragazzi e le creme idratanti. È un attivista svizzero dei diritti dell'uomo che si reca ai quattro angoli del pianeta, solidale con ogni rivolta, a patto che sia stata sconfitta. È uno spagnolo che se ne fotte della libertà politica da quando gli è stato garantita quella sessuale. È un collezionista d'arte che vende all'ammirazione stupefatta della gente, e come ultima espressione del genio moderno, un secolo di artisti che, dal surrealismo all' azionismo viennese, hanno fatto a gara per chi sputasse meglio in faccia alla civiltà. È infine un esperto di cibernetica che ha trovato nel buddhismo una teoria realista della coscienza e un fisico delle particelle che è andato a cercare nella metafisica induista l'ispirazione delle sue ultime intuizioni. L'individuo in briciole si salva in quanto forma grazie alle tecnologie «spirituali» di coaching. Il patriarcato, caricando le donne di tutti i penosi attributi della maschilità: volontà, controllo di sé, insensibilità. La società disintegrata, propagando un'epidemia di socialità e svago. Eccole, tutte le grandi finzioni scadute dell'Occidente, che si mantengono attraverso degli artifici che le smentiscono punto per punto. Non vi è alcuno «scontro di civiltà». Ciò che vi è invece, è una civiltà in stato di morte clinica, sulla quale si dispiega tutto un apparecchio di sopravvivenza artificiale, che spande nell'atmosfera planetaria una caratteristica pestilenza. A questo stadio, una contestazione strettamente sociale che rifiutasse di vedere che ciò che abbiamo davanti non è la crisi di una società ma l'estinzione di una civiltà. Ecco. Abbiamo un cadavere sulla schiena, ma non possiamo sbarazzarcene così facilmente. Non c'è 18 niente da aspettarsi dalla fine della civiltà, dalla sua morte clinica. In questo senso, essa non può che interessare gli storici. È un fatto, bisogna renderla una decisione. Stop musica. Il Prigioniero si muove a tentoni, come un cieco, da una piattaforma all'altra. I fatti sono occultabili, la decisione è politica. Decidere la morte della civiltà, prendere in mano le redini di come questo deve accadere: solo la decisione ci sbarazzerà del suo cadavere. Buio 19 Scene OTTAVA: Visione di un Succube 19 Azione: uno stratagemma o un'iniziazione sciamanica? Luce. Un tavolo lungo e stretto al centro dello spazio d'azione, sotto il palco. Il Prigioniero è disteso lì sopra con le braccia incrociate sul petto. Il coso è seduto in cerchio attorno al tavolo con i cappucci neri delle felpe sulla testa e la faccia nascosta da un passamontagna nero. La Donna appare da fondo palco e lentamente raggiunge il prigioniero, in braccio ha una bambola nuda che appoggia sul petto del Prigioniero. Donna: Te ne sei andato soffrendo? Hai avuto paura, sapevi? Sentivi l'artiglio che ti reclamava? E chi è quell'idiota inginocchiato sopra le tue povere ossa strozzato dal tormento? E che cosa può mai sapere un bambino degli oscuri disegni di Dio? O di come la carne sia così fragile da essere poco più che un sogno. Allora perché questa solitudine? Per tormentarti ancora il cuore. Lo spettro delle cose canta sulle sue ceneri. Prigioniero: (mettendosi a sedere): Aprii la bocca e lei mi vuotò il contenuto di un cucchiaio colmo in gola. Inghiottii. Rimase seduta a guardarmi Donna: Trova l'osso che non brucia Pulviscolo di scorpione, polvere di rana in latte di scrofa. Potrai cagare attraverso la cruna di un ago a trenta passi di distanza. Che dici? Prigioniero: Che vuoi che faccia? Donna: Nulla, ti verrà detto che fare. Prigioniero: Non mi sento bene. Donna: Non vomitare 19 Liberamente tratto da Suttree, di Cormac McCarthy. 20 Prigioniero: Mi sa che è quello che sto per fare. Dovetti distendermi. Mi afferrò il polso con la sua mano da ragno e mi piantò gli occhi addosso. Frammenti di sogno si dispiegavano nel labirinto del mio cervello. Lei mi guardò come fossi un insetto sotto vetro. Posso tornarmene a casa ora? Donna: Non ha importanza dove vai. Prigioniero: Tentai di alzarmi ma quando mi ritrovai seduto sulla branda ebbi una sensazione strana, non sapevo se muovermi o no. Mi sembrò non avesse alcun senso. Mi sdraiai di nuovo. Mi sembrò di trovarmi in un'altra stanza, da qualche altra parte. Lei bisbigliava fra sé qualcosa...sembrava una preghiera ma non lo era. Cos'era la roba che mi hai dato? Si voltò di profilo, apparve una silhouette nera, androgina. Improvvisamente sentii un infinito vuoto dentro, come se il mio corpo fosse attraversato da un vento gelido. E la porta si chiuse su tutto quello che era stato. Guardami!! Donna: Zitto ragazzo. Non ho bisogno di guardarti. Prigioniero (saltando giù dal tavolo): Ad un tratto realizzai che quella scena apparteneva al passato e che ne stavo contemplando l'essenza sbiadita come uno spettatore da un'altra stanza. Buoi. Poi, luce: la bambola ora è sul tavolo, nuda, anch'essa con il volto incappucciato. Mi fermai e osservai l'osservatore. Riuscivo a percepire le mie mani ma non capivo dove si trovassero. Iniziai a muovermi...vorticavo in ampi cerchi bruni, scivolavo verso l'esterno seguendo una spirale. 21 Poi nuovamente sentii mani appoggiarsi su di me, artigli gelidi che mi svestivano. Non capivo se i miei occhi fossero aperti o no, sembrava vedessero ugualmente sia aperti che chiusi. Stesi la mano per cercare un appiglio ma sprofondai le dita in una melma sconosciuta. Mi accasciai a terra, come una falena in trappola. Si rimette disteso sul tavolo. Il Prigioniero e la Donna ripetono all'unisono il monologo che segue. Lei ora è nuda. Polvere cadeva dai suoi occhi. Dagli stracci abbandonati a terra si levò una figura calva e raggrinzita. I suoi seni di pelle scura pendevano come borse vuote e le costole magre, come lame, reggevano un cuore ancora più scuro. Disponibile come nessuna. Faceva oscillare su di lui i capezzoli lunghi e piatti. La pelle scura e raggrinzita del collo, le labbra di morte su di me. Tesi il collo per respirare. Odore pestilenziale di carne di donna vecchia, avvizzita. Grandi labbra rinsecchite e irsute sporgevano dalle sue mutande consumate e lerce. Aprì le cosce con uno scricchiolio di legamenti strappati un crepitare di ossa rotte. La sua fica si spalancò come una bocca dalle labbra vogliose. Prigioniero: Cercai di divincolarmi da quel pestilenziale abbraccio succube nero. La mia spina dorsale venne come succhiata via dalla mia carne e mi accasciai a terra. Si rialza. Le luci si abbassarono, vidi chiaramente il corteo che avevo visto sfilare attraverso le gambe della folla, i carri carnevaleschi, la banda con trombe e tamburi, il cerimoniere che impugnava in bastone come uno scettro e ballava scoreggiando come un cavallo. Rividi tutto. Vidi un corteo di carrozze coperte di stendardi avanzare piano sotto la pioggia. Vidi mio fratello gemello Kenny in pantaloncini corti e capello da aviatore marciare in uno stanzone dai soffitti alti e un'infermiera in uniforme bianca che strillava ordini. Capii che in quella stanza qualcuno stava 22 morendo. Vidi enormi uccelli candidi, cigni, volare sui tetti dei villaggio della mia infanzia, esseri enormi che si affannavano fra i comignoli come in un sogno. Apparizioni piene di un'infinita grazia leggera che si facevano portare dal vento invernale tagliando l'aria fredda e sottile con le spalle e stirando i lunghi colli al cielo. Vidi i resti di ciò che accadde. I fiori del funerale sparsi lungo il corridoio, la porta chiusa che fece tremare le fiamme delle candele poi tornate immobili. Assieme al profumo dei fiori si sentiva un altro odore aspro e umido. Vidi un ragazzino con un braccio rotto strillare nel cortile di scuola e gli altri ragazzi che lo guardavano, come animali. Vidi un barattolo pieno di ossa di topo abbandonato in un giardino. Musica (arpeggio di chitarra eseguito dal vivo). Pausa, si ferma ad ascoltare. Sentii una musica d'organo venire da un grammofono perso da qualche parte che ricamava le note fra i solchi di un vecchio disco e il fruscio del ciabattare su pavimenti lucidati. E mio padre mi prese fra le sue braccia per mostrarmi quanto dolce sia il riposo dei morti. Vidi i resti di ciò che accadde. La vecchia che vidi nella fotografia sbiadita seduta come un uccello da preda ora se ne stava fredda e immobile nel suo vestito funebre. Vidi la bara laccata di nero su un trespolo in una sala piena di spifferi e la pioggia che zampillava dalla tesa dei cappelli degli uomini che la portavano in spalla. Poi camminando lungo i corridoi dell'ampia sala funebre vidi accoccolata tra i fiori la bambola addormentata alla luce della candela, con la cuffietta bianca e i merletti. Il Prigioniero e Donna, entrambi guardando la bambola. Il Prigioniero: E la bambina raccolse la bambola dalla culla e 23 stringendola fra le braccia cullava e Kenny e gli diceva: “Rimettiti in sesto”. Lei la cullava lungo le stanze canticchiandole una ninnananna, trascinandosi dietro sul pavimento i merletti del lungo vestito funebre ed io la seguivo. Una donna nel vederli passare invocava Dio a bassa voce mentre qualcuno gridava: “Porta qui quell'affare!” E noi correvano lungo i corridoi, la piccola cadde e la bambola rotolò sul pavimento. Un uomo la afferrò e la portò via, la bambina piangeva: “Se ne starà tutta sola”. Io tremavo di paura. Il Prigioniero si accascia sul bordo del proscenio. Donna: Lui era steso coi piedi uniti e le braccia lungo i fianchi come un re sull'altare. Ondeggiava sui flutti, galleggiando come il primo germe di vita alla deriva sul mare primordiale, informe macchia di plasma prigioniero di una goccia di vapore insieme a tutta la creazione. Un chitarrista (cantando)20: If you're traveling in the north country fair Where the winds hit heavy on the borderline Remember me to one who lives there She once was the true love of mine. If you go when the snowflakes storm When the rivers freeze and summer ends Please see if she's a coat so warm To keep her from the howlin' winds21. La luce sfuma lentamente. Buio 20 Girl Of The North Country, Bob Dylan 21 Se stai viaggiando nella luminosa terra del nord/dove i venti soffiano impetuosi lungo il confine/ricordami a colei che vive là/e che una volta fu il mio sincero amore./Se vai lì quando la bufera di neve infuria/quando i fiumi ghiacciano e finisce l'estate/ti prego, accertati che lei indossi una pelliccia così calda/da proteggerla dall'ululare dei venti 24 Scena NONA22: Post-scarcity Anarchy23 Azione: cammino onirico nel deserto o la crisi del desiderio 24 Nota: Imparare a vivere senza cose. Le cose riempiono l'uomo di paure. Più cose possiedi, più cose temi.Le cose hanno un modo per rivelarsi all'anima e per suggerire all'anima cosa fare.25 Soluzioni: rinuncia al possesso e povertà volontaria. Sottotesto della messa in scena di Bruxelles: Narrazione: Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo.26 1. Rito della convocazione 2. Visione della Scarsità 3. Danza dei Totem del Desiderio 5. Venti del Desiderio 4. Cammino onirico Ulteriori riferimenti di testo: Post Scarcity27 I bambini corrono nudi sull'erba bagnata adulti comprano vestiti e camminano lentamente verso la morte. Voglio gettare i tacchi alti nella toilette spogliamoci nei campi di fragole. Ho freddo, spiaccico fragole mi ritrovo coperto di sangue, chi è l'assassino? Grande buco nella pancia squarciata. Raccolgo quello che posso e vedo che sono malamente rattoppato. tutto ciò che sta intorno nasconde il tuo vuoto, fratello, siamo tutti uguali, In questo deserto senza emozioni Voglio ritrovare il calore e la serenità in me. distesa sull'altare, sotto acqua sacra. Ho le ali ma non sono un angelo. 22 23 24 25 26 27 25 Creazione Collettiva. Vd. Nota 12. Da Post-Scarcity Anarchism by Murray Bookchin Grazie a Carlo Altomare per la definizione così efficace del dilemma della società contemporanea. Songlines, Bruce Chatwin, op.cit. Vangelo secondo Luca, Lc 9, 58. Cadavere Squisito, vd nota 15. Non vengo a voi dal cielo, E ora la pelle si arrossa il sole brucia e acceca Devo vivere coi lupi, ma sono libera di dormire con le stelle. Buio 26 Scena DECIMA: il salto Azione: sono malato, devo morire. Luce. Il Prigioniero sembra addormentato in cima alla scala. Due figure maschili incappucciate dal Coro si avvicinano, lo svegliano brutalmente e lo fanno scendere dalla scala. Lo trascinano fino al centro dello spazio d'azione, sotto al palco e lo fanno salire sulla stessa cassetta di legno su cui stava durante il prologo. Il Prigioniero è sempre nudo con il volto incappucciato, le braccia ora sono larghe e distese. Il Coro lo circonda. Le donne prendono la posizione asana del Cammello, i fianchi spingono verso il Prigioniero. Gli uomini, che le supportano, guardano anche loro in direzione del Prigioniero. Battono le mani seguendo lo stesso ritmo della Scena SECONDA. Prigioniero:28 Sono sfinito. Dovreste aiutarmi a salire, ricordate? Mi portano ogni giorno qui. Ma oggi basta, salto giù. Loro sono certi che io creda che c'è veramente una rete ad alta tensione qua sotto. Quindi se cado...friggerei come un pesce. Può essere, non mi interessa più, in realtà. L'unica cosa certa è che non posso continuare così. Sono settimane, mesi ormai..chissà...ho perso il conto. Che volete che vi dica...ho sentito la storia del Congo, ok...sono colpevole, ma anche voi, tutti voi che ve ne state seduti lì non siete da meno. I minerali che servono a fare i computer, i cellulari, gli orologi. Quelli li compriamo tutti no? E allora perché non ci sentiamo colpevoli? Questa è la mia domanda. Perché non ci sentiamo chiamati in causa? Perché non sappiamo cosa fare per cambiare? Per esempio...per me le cose qui sono cambiate, è duro da ammettere ma mi sbagliavo...non è solo la mente, l'idea...è anche corpo, carne, emozioni....ma ...non importa, non importa più ora. Pausa. 28 Questo monologo è stato improvvisato dall'attore nella performance del 30 Aprile 2010 a Bruxelles 27 Ho un bel giochetto da proporre ragazzi. E' una specie di preghiera. Eh, divertente non vi pare?..un sociologo che prega. Ma non è per voi. Pausa. Sandy? Ascolta, mi dispiace. Lo so che ci eravamo promessi che ce ne saremo andati assieme...ma penso che questa sia la mia ora. Non è la fine né un nuovo inizio...è tutto, è questo momento. Quello che ti volevo dire è... ti voglio dire che...scusami cara, non riesco a spiegartelo. E' che un giorno per caso un raggio di sole è entrato nella mia cella, e per caso ho notato un ciuffo d'erba che cresceva timido succhiando quella luce. E in quel momento, te lo giuro, ho SENTITO crescere quel ciuffo d'erba, e l'ho sentito come fosse parte del mio stesso corpo. Come me era moribondo, come me cercava di rimanere aggrappato alla vita. Sandy, in quel momento TUTTO è stato così semplice, il Tempo stesso ha perso di significato. Quel ciuffo d'erba mi ha salvato, te lo giuro. E poi un giorno uno dei ragazzi venne nella mia cella, il suo passamontagna gli era un po' scivolato via dalla faccia ma non se ne preoccupò, forse pensava che stessi dormendo. Aprii gli occhi e ci guardammo in faccia, l'un l'altro. Riuscii a vedere il suo dolore, la sua solitudine e come copriva tutto con una maschera. Ma non riuscì a nascondermelo, vidi che lui se ne accorse e cha capì che la maschera non poteva più funzionare con me...e ovviamente si rimise di corsa il passamontagna. Ma era troppo tardi. Sandy..perché ti sto dicendo tutto questo? Non preoccuparti cara, me ne sto andando. Me ne vado con la mia preghiera, con il sentimento dei miei errori passati e umilmente lasciando emozioni future. Sono qui, Noi saremo qui. Ti lascio con una delle nostre poesie preferite: La bellezza è soltanto un fiore Che le rughe devasteranno; Cade la luminosità dell’aria, Regine giovani e belle sono morte, La polvere ha chiuso gli occhi di Elena. Sono malato, devo morire. Dio, abbi pietà di noi29 Salta dalla cassa è cade sul reticolo ad alta tensione. 29 In Time of Pestilence, Thomas Nashe. 1593 28 Scene UNDICESIMA: filastrocche d'Infanzia Azione: e ancora continua a vibrare Musica: In a Landscape, John Cage Coro30 (recita una strofa a testa): Quando il bambino era bambino, camminava a braccia aperte. Voleva che il ruscello fosse un fiume, il fiume un torrente, e la pozzanghera il mare. Quando il bambino era bambino, non sapeva d’essere un bambino. Per lui tutto aveva un’anima, e tutte le anime erano unite. Il Prigioniero, durante la poesia lentamente si alza. Coro: Quando il bambino era bambino, non aveva un’opinione sulle cose. Non aveva abitudini. Sedeva spesso a gambe incrociate e di colpo sgusciava via. Aveva un vertigine tra i capelli, e non si metteva in posa per le fotografie. Quando il bambino era bambino, era il tempo di queste domande: Perché io sono io, e perché non sei tu? Perché sono qui, e perché non sono lì? Quando è cominciato il tempo, e dove finisce lo spazio? La vita è forse solo un sogno? Non è solo l’apparenza di un mondo davanti a un mondo, quello che vedo, sento e odoro? C’è veramente il male? E gente è veramente cattiva? Come può essere che io, che sono io, non c’ero prima di diventare? E che un giorno io, che sono io, non sarò più quello che sono? Quando il bambino era bambino, non riusciva ad inghiottire gli spinaci, i piselli, il riso al latte, il cavolfiore bollito, ed ora mangia tutto, e non solo perché qualcuno gli ha detto che deve. Quando il bambino era bambino, si risvegliò una volta sola in un letto sconosciuto, ora gli accade sempre, molte persone gli sembravano belle, adesso ne trova poche, riusciva a figurarsi nitidamente un paradiso, adesso lo può al massimo intuire, non riusciva ad immaginare il 30 Song of Childhood, Peter Handke 29 nulla, ed oggi rabbrividisce al suo pensiero. Quando il bambino era bambino giocava con entusiasmo e ora quell'entusiasmo lo riesce a provare solo per il suo lavoro. Quando il bambino era bambino, per nutrirsi gli bastavano pane e mele. Ed è ancora così. Quando il bambino era bambino, le bacche gli cadevano in mano, come solo le bacche sanno cadere. Ed è ancora così. Il Prigioniero: Le noci fresche gli raspavano la lingua, ed è ancora così. Ad ogni montagna sentiva nostalgia di una montagna ancora più alta, Il Prigioniero si avvia a passo lento verso il fondo del palcoscenico Coro: e in ogni città sentiva nostalgia di una città ancora più grande. E questo, è ancora così. Sulla cima di un albero, coglieva entusiasta le ciliegie, com’è ancora oggi. Aveva timore davanti ad ogni estraneo, e continua ad averne. Aspettava la prima neve, e continua ad aspettarla. Quando il bambino era bambino, lanciava contro l’albero un bastone, come fosse una lancia. E ancora continua a vibrare. Il Prigioniero giunto a fondo palco sparisce nel buio. 30 EPILOGO: Mettici quello che è reale, senti dove sei. Azione: mente, corpo, emozioni e immaginazione Quando il Prigioniero è uscito il coro invita ogni spettatore a raggiungere l'area d'azione. L'attore che recitava il Prigioniero torna in scena vestendo abiti quotidiani neri e assieme agli altri attori accompagna il pubblico verso la Journey Dance. Elementi fondamentali: 1. Esplorazione del corpo attraverso i quattro elementi: Aria, Acqua Terra e Fuoco. 2. Non siamo mai immobili. Movimento di esplorazione. 3. Forme di danza, esplorazione, contatto con l'altro. 4. L'asana dell'eroe. 5. Rito della chiamata/invocazione. 6. Danza in cerchio. 7. Meditazione finale. Mantra : Aggrappati a quello che senti essere reale. Cogli l'attimo. 8. Presentazioni fra persone estranee. 9. Danza libera. FINE 31 Si ringrazia: Eleonora Cedaro Gli artisti del Living Theatre Europa Judith Malina Tom Walker Carlo Altomare Orietta Crispino Theater Lab, New York Loretta Auditorium/New Science Jessica Slote Martin Reckhaus Elena Jandova The Living Theatre Jeff Nash David Copley Enoch Wu Erin Downhower Augusto Ciprani Leggere Strutture Factory I partecipanti ai laboratori di Green Terror: Napoli, Bologna, Pescara, Bruxelles Gli artisti e i tecnici dell'Atelier 210, Bruxelles Antonia Masulli LABORATORIO 7, Napoli Valentina Caia Il Circo della luna … e mille altri ancora 32