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la morte di marwan, genero di nasser e agente del
LA MORTE DI MARWAN, GENERO DI NASSER E AGENTE DEL MOSSAD
Martedì 03 Luglio 2007 14:30
di Eugenio Roscini Vitali
Mercoledì 27 giugno, a Londra, è morto Ashraf Marwan, sessantaduenne genero
dell’ex-presidente egiziano Gamal Abdel Nasser e, secondo gli israeliani, informatore
dell’Istituto per l'Intelligence e per i Servizi Speciali dello Stato di Israele (Mossad) durante la
guerra del Yom Kippur, il conflitto combattuto dal 6 al 24 ottobre 1973 tra Israele e una
coalizione araba composta da Egitto e Siria. Da quanto riportato dall’agenzia di stampa
egiziana Mena, Marwan sarebbe deceduto cadendo dal balcone della sua residenza londinese,
dove viveva da anni dopo essersi ritirato dalla scena politica ed aver lasciato l’Egitto. La polizia
della capitale britannica, che non ha reso noto il nome della vittima ma si è limitata a parlare di
un uomo di affari egiziano, ha confermato la causa del decesso, anche se non ritiene ancora
chiara la dinamica dell’incidente. L’agenzia
Reuters ha pubblicato le
dichiarazioni della domestica rilasciate al capo della comunità egiziana in Europa, Essam Abdel
Samad, secondo cui, al momento della morte, Marwan si trovava nel suo studio al quinto piano
del Carlton House Terrace e, oltre lei, nell’appartamento non erano presenti altri ospiti.
Nato
al Cairo nel 1944, dopo gli studi, Marwan intraprese la carriera del padre, ufficiale nella guardia
presidenziale di Nasser, e si arruolò nell’esercito. Nel luglio 1966 sposò la diciottenne figlia del
presidente Nasser, Muna, dalla quale ebbe due figli, Gamal e Ahmed. Durante la sua carriera,
Marwan lavorò sia per il presidente Nasser che, come consigliere politico, per il presidente
Anwar Sadat, premio Nobel per la pace nel 1978. La partecipazione ad entrambe i governi ha
rappresentato per anni una inequivocabile garanzia di fedeltà; nel 1952 i due leader avevano
partecipato al colpo di Stato con cui i “Liberi Ufficiali” del Generale Muhammad Neghib
detronizzarono Re Faruq I e, da questo, era nato un legame politico indissolubile.
Marwan avrebbe inoltre avuto un ruolo di primo piano nell’intelligence egiziano, cosa
comunque mai confermata dalle autorità del Cairo. Inviato in Medio Oriente dal 1974 al 1978,
diresse anche l’Organizzazione araba per l’industrializzazione, un progetto finanziato dai Paesi
arabi per lo sviluppo dell’industria bellica egiziana. Ritiratosi dalla vita politica lasciò l’Egitto e,
dalla fine degli anni ’70, si stabilì a Londra dove, con il figlio Ahmed, seguì per anni i suoi affari
ed entrò a far parte del consiglio direttivo di molte società.
L’appartenenza di Ashraf Marwan alle fila del Mossad è stata tenuta nascosta per anni ed è
stata resa nota solo nell’agosto 2003. Il suo ruolo ha aperto un lungo dibattito all’intero dei servi
segreti israeliani. Considerato un ottimo agente dal Mossad, fu tacciato di essere una spia e un
doppiogiochista dal servizio di intelligence militare israeliano, l’Aman. Nel 1969 il primo contatto:
recatosi presso l’ambasciata dello Stato ebraico a Londra, Marwan offre spontaneamente la
proprio collaborazione al Mossad. Visti i legami con la famiglia Nasser, passa qualche tempo
prima che il neo-informatore venga ritenuto una persona fidata ed in grado di lavorare per
Israele.
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In particolare, quello che colpisce è il fatto che Marwan non è mosso da motivi di carattere
economico, ma da ragioni ideologiche e politiche. Grazie alla libertà di movimento con la quale
si può spostarsi dal Medio Oriente all’Europa e la copertura datagli dal suo rango di diplomatico,
Marwan diventa un ottimo collaboratore.
Nel maggio del 1973, informa Tel Aviv circa un’esercitazione militare che Il Cairo sta
svolgendo in preparazione dell’attacco ad Israele. In base a questo rapporto, e contro l’opinione
del ministro della Difesa, Moshe Dayan, il Capo di Stato Maggiore, il Generale David Elazar,
decide di richiamare i riservisti. L’Egitto però non attacca, almeno non subito, e questo causa
non pochi problemi, primo fra tutti il fatto che l’Aman convince i vertici militari che Marwan
lavora per il nemico e lancia segnali svianti. Così, l’allarme lanciato sei mesi più tardi non viene
preso in considerazione.
Il Mossad è stato informato sulle modalità e sui tempi dell’attacco, ma questa opzione è contro
le teorie dell’intelligence militare che non crede possibile un’operazione congiunta Siria-Egitto;
né, tanto meno, che i due Paesi possiedano i mezzi per poter impensierire la superiorità bellica
israeliana. Per i vertici militari israeliani, le manovre delle truppe egiziane lungo la riva orientale
del canale di Suez sono solo una nuova esercitazione.
Al termine della guerra, il governo Golda Meir incaricherà una commissione di indagine (la
commissione Agranat) per studiare e valutare le circostanze e le responsabilità che condussero
ai disastrosi risultati della guerra del Yom Kippur. Tra i 58 testimoni venne ascoltato anche il
capo dell’intelligence militare, il generale Eli Zeira, che confermò la teoria secondo la quale
Marwan era considerato un doppiogiochista e quindi non attendibile. Zeira ha poi raccontato i
momenti che precedettero il conflitto in un libro pubblicato nel 2004 senza comunque far
riferimento al nome dell’agente, che nel racconto ha identificato come “il marito della figlia”, ma
rivelando la sua appartenenza alla famiglia Nasser. La conferma dell’identità dell’informatore
egiziano è anche arrivata da un ex-agente del Mossad, Gad Shimron, che in un’intervista
rilasciata alla Reuters, ha parlato del ruolo di Marwan e della testimonianza di personaggi
appartenenti al mondo dello spionaggio.
Nel settembre 2002, il quotidiano Yedioth Ahronoth aveva già pubblicato un articolo firmato da
Ahron Bregman, ex-ufficiale dell’artiglieria israeliana. Bregman, riferendosi al sul libro "A History
of Israel", ha parlato di un informatore che orbitava nell’entourage del presidente egiziano;
successivamente, intervistato dai media dello Stato arabo, ha confermato che il nome
dell’agente era Ashraf Marwan, considerato dai servizi militari di Tel Aviv come un infiltrato del
Cairo che operava per sviare e diffondere false informazioni. Di parere completamente contrario
era invece il capo del Mossad, Zvi Zamir, che era convinto della genuinità delle informazioni.
L’agenzia aveva esaminato ripetutamente le notizie fornite da Marwan ed era arrivata alla
conclusione che l’agente non era un uomo dei servizi egiziani.
Anche se la polizia londinese esclude la pista dell’omicidio, la controversa immagine di uomo
d’affari, di politico e di spia, lascia spazio a molte ipotesi, soprattutto se si pensa che la vita di
Marwan si è più volte incrociata con un altro egiziano famoso: Mohammed al-Fayed, la cui vita
è stata segnata dalla morte violenta del figlio Dodi. Il 31 agosto 1997, Dodi rimase vittima di un
incidente automobilistico avvenuto sotto il Tunnel de Pont De l'Alma, a Parigi. Insieme al lui
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morì la compagna, la Principessa del Galles Diana Spencer, e l’autista Henry Paul.
Tre anni dopo, l’unico testimone sopravissuto, il fotografo James Andanson, fu trovato morto
suicida in un bosco. Le inchieste che seguirono la morte di Lady Diana portarono la stampa alla
più svariate supposizione, incluso il coinvolgimento dei servizi segreti britannici; ma, dopo nove
anni, le autorità sono arrivate alla conclusione che l’incidente fu causato dall’alta velocità e dallo
stato di ebbrezza dell’autista.
Proprietario del 3% della squadra di calcio londinese del Chelsea e in affari con un amico di
Israele, il finanziere inglese Tin Rowland, negli anni 80’ Marwan ha cercato di prendere il
controllo dei famosi negozi “Harrods”, contendendoli a Mohammed al-Fayed, che poi ne
diventerà proprietario. Negli anni, il rapporti di lavoro e il reciproco rispetto che intercorreva tra i
due si è andato deteriorano fino a trasformarsi in un irriducibile rivalità fatta di accuse ed offese
infamanti e di minacce di querela.
Un quadro poco confortante se si pensa al modo violento con il quale la morte è entrata a far
parte della loro vita. La stampa internazionale ha inoltre parlato di un possibile coinvolgimento
di Marwan nelle manovre poco limpide della “Lonrho” di Tin Rowland, la società di diritto inglese
che esercitava svariate attività - in particolare nel settore minerario e metallurgico - in Africa e
Medio Oriente.
Ashraf Marwan è il terzo egiziano che muore cadendo da un balcone della capitale Britannica.
Sei anni fa perse la vita l’attrice Soaud Hosni, precipitata dal terrazzo del suo appartamento di
Maida Vale, zona settentrionale di Londra. L’idolo del cinema arabo era stato sospettato di aver
lavorato per lo spionaggio egiziano negli anni 60’, un dubbio che danneggiò la sua stessa
carriera e la portò alla rovina economica. Intorno alla metà degli anni 70’ era stata la volta di
Leithy Nassif, ex-capo della guardia presidenziale di Anwar Sadat che, nel 1971, aveva
partecipato ad una epurazione del precedente governo.
L’unico filo che lega le tre vittime è il fatto che al momento della morte tutti e tre stavano
scrivendo le loro memorie. Segreti che potrebbero aver potuto creare non poco imbarazzo e
che avrebbero infittito una trama già complicata.
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