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Imp. giornalino n. 2-2013:Imp. giornalino n.2/2009(agosto 15/07/13 12:15 Pagina 1
Agosto 2013
QUADRIMESTRALE DI INFORMAZIONE SOCIO-SANITARIA DELL’ASSOCIAZIONE “AMICI DEL CUORE A. BORIN” DI PADOVA - ANNO
DI PADOVA N. 1796 DEL 24/05/2002 - DIRETTORE RESPONSABILE : MASSIMO NARDIN. SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE
LEGGE 662/96 DCI PADOVA. - I N R E DA Z I O N E : T I T T I B U O N O C O R E , A N TO N I O P I N C E R ATO, G I OVA N N I F I O R E N Z ATO - S E D E :
D E L C U O R E A . B O R I N , V I A D E I C O L L I , 4 - 3 5 1 4 3 PA D OVA - T I P O G R A F I A : N U OVA G R A F I C A S. N . C. - 3 5 0 2 0 V I G O ROV E A
Giornata Mondiale
del CUORE
re
il 29 settemb
pensiamo
alla salute
e puntiamo
ione
sulla prevenz
n.
2
XI - N. 2/13 - REG. TRIB.
- ART. 2 - COMMA 20/C
ASSOCIAZIONE AMICI
( P D ) - V I A C A RO N , 1 3
Domenica 29 set tembre,
dalle ore 8.00 alle ore 14.00,
tut ti in piazza dei Signori
a Padova per un check-up
sul proprio stato di salute
e per un sano gesto
di solidarietà sociale
C
risi economica, paralisi occupazionale, giovani senza futuro. Problemi reali, concreti, ma se manca la salute,
manca tutto.
In questo perdurare ed intensificarsi di difficoltà economiche per molte famiglie a causa della crisi economica
ed occupazionale, assume ancor più valore l’attenzione al proprio stato di salute fisica. Partendo dal concetto che
“prevenire è meglio che curare”, anche quest’anno torna l’importante appuntamento con la tradizionale manifestazione settembrina che mira da sempre a tutelare la salute fisica e cardiologica delle persone, senza aspettare
che il cuore faccia i “capricci”.
Anche quest’anno, infatti, si festeggia la Giornata Mondiale del Cuore, un meeting di forte sensibilizzazione
popolare e di importante impulso socio-sanitario per la diffusione dei temi legati alla prevenzione e alla cura delle sofferenze e malattie cardiovascolari.
La parola d’ordine è sempre la stessa: prevenzione. Da molti anni quest’appuntamento di respiro globale è
ormai un momento fisso per cercare di volersi un po’ più bene e prevenire eventuali sofferenze cardiovascolari.
La Giornata Mondiale del Cuore si svolgerà domenica 29 settembre nel centro storico di Padova, cioè in piazza dei Signori, sull’androne del Palazzo della Gran Guardia a partire dalle ore 8 per andare avanti sino al primo
pomeriggio. Tra le novità di quest’edizione c’è sicuramente l’invito a partecipare anche a chi è affetto dal diabete, per poter parlare con esperti su come affrontare questa patologia che può mandare in tilt il sistema cardiovascolare.
L’iniziativa di fine estate è organizzata, oltre che dagli “Amici del Cuore”, anche dalla Croce Rossa, dall’AVO
(Associazione Volontari Ospedalieri), dall’Azienda Ospedaliera di Padova, dall’Ulss 16 e dal Consiglio di Quartiere
Centro, con il coordinamento della Federazione italiana per il cuore, il patrocinio del Ministero della Salute e la
sinergia con l’Ufficio Città Sane del Comune di Padova.
È una manifestazione di enorme impegno civile e umanitario, dunque, che coinvolge attivamente centinaia di
organizzazioni in quasi tutte le città del mondo con varie e numerose iniziative come gesto di sensibilizzazione
anche per spruzzare cultura della prevenzione sulle giovani generazioni. Un contesto di festa e forte attenzione al
significato del “volersi bene”, all’interno del quale la città di Padova dimostra da anni di essere una delle grandi
protagoniste.
La Presidenza dell’Associazione Amici del Cuore ringrazia il Sindaco di Padova, Ivo Rossi, per la gentilezza nel
mettere a disposizione di questa manifestazione l’androne della Gran Guardia.
Ci vediamo tutti in Piazza dei Signori
Saranno presenti nei campers della Croce Rossa Italiana
medici e infermieri che effettueranno gratuitamente
elettrocardiogramma e prelievi del sangue per misurarne i
livelli di colesterolo e di glicemia. Per sottoporsi agli
screening è necessario essere a digiuno dalla mezzanotte.
Sono invitati tutti i cittadini ed in modo particolare
coloro che hanno compiuto i 35/40 anni d'età.
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Sommario
Giornata Mondiale del Cuore. . . . . . . . . . . . .
Dopo l’infarto. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
Nuovo ospedale: prime firme . . . . . . . . . . . .
Pollicino: raccolte 500 firme . . . . . . . . . . . . . .
La “clip” per il cuore . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
“Vedere” i rischi del cuore . . . . . . . . . . . . . .
Di crepacuore si può morire. . . . . . . . . . . . .
News in pillole . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .
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DOPO L’INFARTO
Negli ultimi 20 anni, progressi
straordinari sono stati raggiunti
nella cura dell’infarto miocardico
acuto che hanno comportato una
netta riduzione della mortalità intraospedaliera: mediamente, nel 1980
morivano il 15-18% dei pazienti ricoverati per infarto; oggi non più del
3.5%. Le tecniche che maggiormente
hanno contribuito ad abbassare tale
mortalità sono state, in ordine cronologico, la terapia elettrica della
fibrillazione ventricolare (telemetria
e defibrillatore), l’utilizzo dei farmaci betabloccanti (che riducono il
consumo d’ossigeno del muscolo
cardiaco e le aritmie) la trombolisi
sistemica (farmaco che scioglie il
trombo all’interno della coronaria
ostruita) ed infine l’langioplastica
coronarica percutanea (PTCA primaria) che consente di eliminare il
trombo che ostruisce l’arteria e di
correggere, nel contempo, la stenosi
coronarica sottostante.
Purtroppo, però, la mortalità
dopo l’infarto rimane inaccettabilmente elevata: in una recente casistica europea riferita a pazienti con
infarto di ogni gravità (1), la mortalità post-ospedaliera è risultata del
7.9% a 3 mesi; del 12.7% ad un
anno; del 18.6% a 2 anni. Mortalità
ancora più elevate (sino al 20% al
primo anno!) sono documentate
nelle casistiche nord americane,
verosimilmente anche a causa della
mancanza di assistenza nel postinfarto di cui soffre una larga fascia
della popolazione meno abbiente.
Nella lotta contro l’occlusione
coronarica, il nostro Paese è all’avanguardia perché molto si è investito per garantire ad ogni cittadino
italiano quello che può essere considerato il trattamento “standard”
di tale patologia; molto però resta
da fare nel post-infarto, periodo che
inizia con la dimissione dall’ospedale per acuti e deve durare per tutta
la vita; in tale ambito gioca un ruolo
fondamentale la riabilitazione cardiologica. Nelle strutture riabilitative sia ambulatoriali che degenziali,
infatti, il paziente viene seguito da
personale specializzato, medico,
infermieristico, dietologico, psicologico e fisioterapico: si prosegue il
trattamento iniziato in ospedale ma
modificandolo più volte sino ad
ottenere dai farmaci il massimo
effetto, si monitorizza l’evoluzione
del processo di guarigione, si forniscono gli insegnamenti (counselling) che aumentano la consapevolezza del cittadino sulla malattia e
sui “fattori di rischio” che l’hanno
determinata, si inizia e si mantiene
un’attività fisica che non solo deve
essere “sicura” ma anche “efficace”
per
ogni
singolo
soggetto.
Quest’ultimo aspetto è cruciale in
quanto, da un lato, si devono evitare i potenziali pericoli di un esercizio fisico “fai da te”, dall’altro si
deve ottenere dall’allenamento
mirato e personalizzato il massimo
vantaggio nel minimo tempo e per
la massima durata.
Notevoli speranze a tale riguardo
nascono da una nostra recentissima ricerca (2), condotta su una
popolazione di 376 soggetti (età
media: 64.4 anni; maschi: 77%) colpiti da infarto miocardico acuto di
particolare gravità e – proprio a
causa della loro complessità – trasferiti direttamente presso la
Cardiologia
Riabilitativa
e
Preventiva di Cortina d’Ampezzo.
Con nostra sorpresa, abbiamo potuto riscontrare una mortalità per
ogni causa limitata all’8% al primo
anno; all’11% al secondo; al 13% al
5° anno, percentuali nettamente
inferiori di quelle riportate in letteratura ma ancor più sorprendenti in
quanto riferite ad un campione di
soggetti in condizioni particolarmente critiche. Nessun soggetto è
venuto a mancare durante l’intero
periodo riabilitativo di 2 settimane.
Noi attribuiamo tali risultati
anche alla partecipazione dei nostri
pazienti al ciclo riabilitativo – da
molti poi prolungato presso la riabilitazione ambulatoriale dell’Ospedale ai Colli – ed al mantenimento
nel tempo dei consigli forniti: lotta
al tabagismo (il 77% dei fumatori
continuava a non fumare), aderenza
alla terapia farmacologica (superiore al 95% al 5° anno), mantenimento
dell’attività fisica aerobica (il 73%
affermava di praticare almeno ½ ora
di attività, almeno 3 gg alla settimana), controllo del peso, etc.
Una cosa deve essere ben chiara
a tutti gli infartuati: nonostante gli
straordinari successi della terapia
dell’infarto, nessuno può sentirsi
autorizzato a pensare che il pericolo è definitivamente superato; la
lotta contro tale malattia deve essere continuata per tutta la vita ma
oggi abbiamo la certezza che tale
lotta può essere vinta!
Riferimenti:
1) Coles A.H. et al. Am. J. Cardiol.,
september 2012.
2) Russo N. et al. Eur. J. Prev.
Cardiol., 2013.
Dott. Fabio Bellotto
Direttore Cardiologia Preventiva e
Riabilitativa di Cortina d’Ampezzo
Professore a contratto
presso la Clinica Cardiologica
dell’Università di Padova
[email protected]; www.ilQuore.it
Dopo l’infarto mantenere una dieta equilibrata.
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Futuro polo ospedaliero di Padova: per gli “Amici del Cuore” ricerca, sviluppo ed evoluzione passano da qui
Prime firme importanti per il nuovo ospedale di Padova:
nel 2015 la prima pietra?
Firmato a inizio luglio il pre-accordo di programma, ora si attende il bando di gara
A inizio dello scorso luglio, forse,
si è davvero cominciata a scrivere la
storia del nuovo ospedale di Padova.
Come ha detto anche il governatore
della Regione Veneto, Luca Zaia, «i veneti lo vogliono e lo avranno nel giro
di 4/5 anni. Nel 2015 la posa della
prima pietra. Siamo pronti, si parte».
Sono parole importanti, e come
Associazione “Amici del Cuore” ad
esse vogliamo credere. Ma sono soprattutto messaggi di speranza quelli
che hanno incorniciato il pre-accordo
siglato il 2 luglio 2013 da Regione,
Istituto oncologico veneto, Azienda
ospedaliera di Padova, Comune di
Padova, Provincia e Università della
città del Santo per assegnare ad ogni
soggetto le attività preliminari necessarie ad arrivare, entro il prossimo ottobre, al vero accordo di programma
e quindi alla gara d’appalto. Con quest’accordo la Regione deve provvedere alle verifiche tecnico-finanziarie
relative alla sicurezza idraulica dell’area di Padova ovest, scelta per la realizzazione del Polo della Salute, a garanzia di eventuali esondazioni, mentre Comune e Provincia si sono impegnati a valutare la viabilità interna ed
esterna e l’accessibilità. Il che significa prolungare il passaggio di una linea del tram in modo da collegare il
centro città alla zona indicata e usare
il parcheggio scambiatore dello sta-
dio, creare un tunnel sotto
la ferrovia e completare lo
snodo che porta a Padova
ovest, così da ricavare tre
accessi alla stessa.
Bisogna ora procedere
all’esproprio dei terreni, il
cui valore è stato calcolato in 27 milioni, mentre
43 si otterranno dalla
dismissione dell’attuale
ospedale di via Giustiniani. A proposito di soldi, la cittadella sanitaria del futuro, per la quale
resta l’unico progetto presentato il 31
marzo 2012 da «Finanza e Progetti
spa», costa 643.526.000 euro.
Secondo il protocollo firmato, la
Regione è chiamata a versare 318 milioni più Iva, lasciando il resto a carico del privato, nell’ottica di una formula mista di finanziamento, ma il governatore ha annunciato che chiederà al governo, che si è rivelato ben
disposto nei confronti di quest’opera,
l’intero importo.
L’obiettivo è chiaro e strategico:
puntare a un policlinico universitario
attrattivo in Europa. Per l’intero
Direttivo della nostra Associazione –
che tanto si è battuto e più volte
espresso proprio attraverso le pagine
di questo periodico – «dopo anni di
promesse e di bugie, finalmente è arrivata la firma del protocollo di intesa
per il nuovo ospedale di Padova, ma
altrettanto bisogna intervenire su
quello vecchio per dare quelle risposte che i nostri cittadini attendono
per la loro salute». Per il presidente
dell’Associazione, Giovanni Fiorenzato, far sorgere qui a Padova un
mega polo sanitario d’eccellenza internazionale, equivarrebbe a garantire un vantaggio competitivo all’intero Nordest e all’Italia intera, con benefici immensi a livello di ricerca, di-
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dattica, cure, interventi chirurgici e
degenze. Sarà inoltre fondamentale
far germogliare un ponte cruciale fra
sanità e università, mettendo la seconda nelle condizioni ideali per sviluppare la ricerca e fare attività didattica». In tale senso il sogno di Zaia
di realizzare un campus diventerebbe
la ciliegina sulla torta, ma con questa
crisi perdurante le risorse attualmente non ci sono. Il polo ospedaliero farebbe ovviamente progredire
sempre più il confine delle cure delle
malattie, allargando gli orizzonti a
sviluppo ed evoluzione umana.
Come ha ricordato il rettore
dell’Università di Padova Giuseppe
Zaccaria, «Padova e il Veneto hanno
un bisogno vitale di una struttura tecnologicamente avanzata, all’altezza
della nostra Scuola di Medicina e in
grado di coniugare assistenza, ricerca e didattica. La firma del pre-accordo è fondamentale per passare
dalle parole ai fatti, e l’Ateneo chiede
di essere coinvolto nella progettazione». L’Azienda ospedaliera di
Padova farà da stazione appaltante,
con il direttore generale Claudio
Dario che alla firma del protocollo ha
spiegato: «Valuteremo il progetto già
depositato e se non dovesse rispondere a tutti i requisiti sarà modificato.
Nel giro di 3-4 mesi potremo arrivare
alla dichiarazione di pubblica utilità,
in presenza della quale si procederà
alla gara d’appalto».
Per il sindaco di Padova Ivo Rossi
«ora la rotta è tracciata: la città attende da anni il nuovo ospedale».
Non si dimentichi, fra l’altro, che
nel prossimo mese di ottobre
l’Europa aprirà le frontiere per la cura
dei malati e il Veneto vuol porsi nelle
condizioni di attrarne, non perderne.
Per questo il futuro presidio di
Padova sarà strategico.
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Raccolte 500 firme per il bus navetta
da far entrare all’Ospedale ai Colli:
il nuovo servizio dovrebbe
scattare da metà settembre
C’è anche il contributo operativo dell’Associazione “Amici del
Cuore di Padova” alla raccolta di
firme effettuata in primavera
scorsa per convincere il Comune
di Padova e Aps a fermare il bus
navetta Diretto Arte (ex Diretto
Duomo) in via Cave. Sono infatti
state raccolte, e consegnate al
sindaco di Padova Ivo Rossi, 500
firme per far passare il cosiddetto “pollicino” anche all’interno
dell’ospedale dei Colli, a Brusegana. Con l’entrata in vigore
dell’orario estivo, infatti, da giu-
gno al 12 settembre il bus navetta Diretto Arte che parte dal centro della città, arriva solo al
capolinea del parcheggio di via
Martiri Fabiano e Sebastiano
senza fermarsi né davanti e né
dentro la struttura ospedaliera.
Di conseguenza i molti utenti
diretti all’ospedale (secondo un
calcolo della nostra associazione
sono all’incirca 2 mila), dopo
essere arrivati al capolinea devono percorrere circa 800 metri a
piedi e, ciò che è più pericoloso,
devono attraversare la strada,
sempre molto trafficata, che
porta verso Tencarola di
Selvazzano ed Abano Terme. A
coordinare la raccolta firme è
stato il presidente della nostra
associazione Giovanni Fiorenzato, che da anni sta spingendo
per far sì che questo servizio
venga attuato: “Ho parlato personalmente con il sindaco Rossi
– dichiara Giovanni Fiorenzato –
e chiediamo che il bus navetta
entri direttamente all’interno
dell’ospedale, come accadeva
negli anni precedenti. Ricordo
che noi pazienti siamo stanchi di
camminare a piedi e di rischiare
la vita ogni volta che attraversiamo quella strada. Accedere alla
struttura sanitaria in sicurezza
dev’essere un diritto di ogni
utente-cittadino”. Il servizio
dovrebbe essere garantito con il
ritorno dell’orario invernale per i
mezzi di trasporto Aps.
Un sedicenne veneto inventa l’applicazione
per il massaggio cardiaco
La tecnologia e la fantasia inventiva di una giovane mente al servizio della vita umana.
Un sedicenne veneto ha inventato un’applicazione per smartphone che potrebbe salvare moltissime vite: permette
infatti di ottenere subito, in caso di emergenza, informazioni su come fare un massaggio cardiaco. È stata questa l’idea di un ragazzo sedicenne di Piombino Dese, Tommaso Scquizzato, che oltre ad essere studente fa il volontario nella
Croce Rossa.
La sua applicazione salva-vita per iPad e iPhone, che insegna in tempo reale a fare le manovre di emergenza compreso il massaggio cardiaco, ha ottenuto il “sì” dalla Apple. L’8 giugno scorso Tommaso aveva presentato l’invenzione
nella sua scuola a Castelfranco Veneto e una settimana dopo è arrivata la comunicazione a tempo di record da
Cupertino, quartier generale del colosso in California: Apple ha brevettato la sua app. In pochi giorni l’applicazione è
stata scaricata da più di 1.500 persone e valutata 5 stelle su 5 (il massimo). Il nome della app è “Live Cpr”, ed è già
posizionata tra le 200 migliori utility su App Store, il negozio digitale di applicazioni che ne contiene 900 mila.
Ma come gli è nata quest’idea? Tommaso ha iniziato a pensare allo sviluppo dell’applicazione partendo da un semplice, quanto drammatico, dato di fatto: in Italia ogni anno muoiono sessantamila persone per arresto cardiaco, decessi spesso evitabili fornendo interventi di primo soccorso. Così, sfruttando la sua passione per l’informatica, ha concepito questa applicazione.
L’applicazione si attiva agitando il telefonino, facendo partire una chiamata al 118 con le coordinate dell’emergenza
e una voce guidata che, in modo semplice e chiaro, offre le istruzioni per eseguire sul posto le manovre di emergenza.
A Scquizzato sono arrivati i complimenti anche dal governatore veneto Luca Zaia: “Quello che mi ha colpito dell’invenzione di Tommaso non è solo la sua straordinaria creatività, ma anche la finalità del suo lavoro, il delicato ambito
sanitario dell’applicazione da lui realizzata, che testimonia la grande sensibilità di questo ragazzo”, sottolinea il presidente della Regione. “Tommaso, che fa parte della Croce Rossa, è anche l’esempio di come i giovani veneti sappiano
rendersi utili per la loro comunità, rinnovando con il loro apporto quella preziosa risorsa che da sempre appartiene alla
nostra realtà, il volontariato”.
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La “clip” per il cuore funziona contro il rigurgito mitralico
Dati raccolti nella pratica clinica reale su centinaia di casi
confermano l’efficacia della “clip” per la valvola mitrale
È una “clip”
che viene agganciata sui
lembi della valvola mitrale,
che si trova fra
Particolare della valvola atrio e ventricolo sinistro, e serve a farla chiudere
completamente per evitare il rigurgito mitralico, ovvero un ritorno di
sangue nell’atrio. Si inserisce attraverso un catetere, senza sottoporre
il paziente a un intervento di cardiochirurgia, e ora ha ottenuto il «bollino di efficacia» anche nella pratica
clinica reale, su casi di tutti i tipi:
due studi ampi che in tutto hanno
coinvolto più di 1500 pazienti
mostrano che MitraClip, così si chiama il piccolo dispositivo, è efficace e
sicura per risolvere il rigurgito
mitralico.
STUDI - Lo studio ACCESS-EU, pubblicato sul Journal of the American
College of Cardiology, raccoglie i dati
di poco meno di 600 pazienti trattati
in 14 centri europei e dimostra
innanzitutto che MitraClip viene
usata soprattutto in persone anziane (nel 45 per cento dei casi con più
di 75 anni), spesso affette da altre
patologie oltre al rigurgito mitrale,
come ipertensione o malattie renali;
nella maggior parte dei casi si tratta
di soggetti ad alto rischio chirurgico,
che non sarebbero in grado di sopportare un intervento in cardiochirurgia. Per impiantare MitraClip
infatti basta inserire un catetere
nella vena femorale e portarla a livello della valvola: durante tutta la procedura il cuore continua a battere e
non serve il bypass cardiopolmonare, per cui l’intervento è più «soft» e
può essere affrontato anche da
pazienti abbastanza compromessi.
MitraClip congiunge i lembi della
valvola mitrale: nei pazienti con
rigurgito (uno su dieci oltre i 75
anni) i lembi non chiudono completamente, provocando un “ritorno”
del sangue dal ventricolo verso l’atrio che alla lunga “sfianca” il cuore
(per compensare l’insufficienza valvolare il ventricolo deve lavorare di
più e questo aumenta il rischio di
aritmie, scompenso, ictus e infarto).
Stando ai risultati dello studio
ACCESS-EU la clip, chiudendo i
lembi valvolari, riduce il rigurgito e
migliora la qualità della vita dei
pazienti, senza dar luogo a eventi
avversi gravi.
EFFICACIA - Lo studio spontaneo
TRAMI, condotto in Germania su
oltre 1000 persone curate in 20 ospedali, conferma l’efficacia e la sicurezza di MitraClip in pazienti anziani e
anche in quelli più giovani, con
meno di 75 anni: si riduce la mortalità, migliora la qualità di vita, si
riesce ad esempio a camminare un
po’ più a lungo e a tornare alle normali attività quotidiane. La clip, che
ha ricevuto la marcatura CE nel 2008
ed è disponibile in commercio in
circa 30 Paesi, con più di 9000 pazienti trattati fino ad oggi, ha un ruolo
fondamentale per quei casi che non
sono considerati idonei per l’intervento chirurgico, sottolinea Francesco Maisano, responsabile di Unit
Funzionale transcatetere delle Valvulopatie U. O. di Cardiochirurgia
dell’Istituto Scientifico Universitario
San Raffaele di Milano e coordinatore dello studio ACCESS-EU. Molti
pazienti hanno riscontrato un beneficio sostanziale nella qualità della
vita: il miglioramento dei sintomi del
rigurgito mitralico ha permesso a
molti soggetti allettati di ritornare
alle loro normali attività quotidiane.
I nuovi dati mostrano che anche al
di fuori degli studi clinici, dove i casi
sono selezionati, il dispositivo è
utile ed efficace. Diversamente da
quanto accaduto nelle sperimentazioni prima dell’arrivo in commercio, dove la maggioranza dei pazienti soffriva di rigurgito mitralico
dovuto a una degenerazione della
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valvola, nella vita reale gran parte
dei casi trattati ha un rigurgito funzionale, ovvero dipendente da una
malattia del ventricolo come lo
scompenso cardiaco: i dati mostrano
che MitraClip è particolarmente adatta all’uso in questi pazienti, oltre che
nei più anziani e compromessi –
osserva Leonardo Bolognese, direttore del Dipartimento Cardiovascolare
e Neurologico dell’Azienda Ospedaliera di Arezzo –. Per quanto i dati
siano molto incoraggianti, restano
però da capire alcuni aspetti fondamentali: innanzitutto, occorre valutare gli effetti a lungo termine sulla
sopravvivenza per verificare se questa sia maggiore rispetto alla chirurgia, visto che i due studi nella “vita
reale” hanno seguito i pazienti coinvolti solo per un anno; quindi,
occorrerà definire in maggior dettaglio le caratteristiche dei casi più
adatti a essere trattati con
MitraClip, dove il dispositivo offre il
massimo beneficio. Certamente è
sicuro e funziona bene, tanto che le
recenti linee guida sullo scompenso
dell’European Society of Cardiology
lo hanno inserito per la prima volta
fra i trattamenti possibili per i
pazienti non operabili.
La nostra sede è aperta tutti i
MARTEDÌ e GIOVEDÌ
dalle ore 16 alle ore 18
e il MERCOLEDÌ
dalle ore 9,30 alle ore 11,30
in Via Dei Colli 4
Tel. 049.8216819
(presso il complesso
Socio-Sanitario “Ai Colli”).
La nostra e-mail:
[email protected]
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“Vedere” i rischi del CUORE con
la TAC e la Risonanza Magnetica
Immagine del cuore acquisita dal computer. Con l’ausilio di un software dedicato è possibile studiarla minuziosamente.
La casa di cura Giovanni XXIII
di Monastier di Treviso ha un
programma di diagnosi cardiovascolare che si basa sulla dotazione di macchine TAC e Risonanza
Magnetica all’avanguardia e sulla
competenza del personale ad
esse dedicato, un team di professionisti con esperienza di oltre
10 anni in questo settore.
Il team è guidato dal prof
Filippo Cademartiri, uno dei pionieri in questo campo, docente
presso l’Università Erasmus di
Rotterdam.
Accanto alle tecniche convenzionali per la valutazione del
rischio (valutazione dei fattori di
rischio, test da sforzo) sono stati
recentemente inseriti la TAC e la
Risonanza Magnetica del Cuore
come strumenti avanzati per
individuare le malattie delle
coronarie in modo diretto e di
conseguenza indicare i pazienti
con maggiore rischio anche in
assenza di ostruzione vera e propria. Queste nuove tecnologie
sono in grado di affiancare le tec-
niche convenzionali soprattutto
quando queste ultime risultino
dubbie.
La TAC del Cuore consente di
valutare in modo non invasivo
sia l’ostruzione delle coronarie,
sia la presenza, qualità e quantità
della malattia. In questo modo è
possibile individualizzare in
modo accurato il trattamento
per ogni singolo paziente.
I pazienti con alto rischio cardiovascolare e i pazienti con sintomi da definire, sono quelli in
cui la metodica, che è ambulatoriale, fornisce le informazioni più
rilevanti.
L’esame viene condotto con
apparecchiature TAC di ultima
generazione e richiede una notevole esperienza degli operatori.
La TAC del Cuore è uno strumento assolutamente complementare alla Risonanza Magnetica del
Cuore. Quest’ultima consente la
valutazione della morfologia,
della funzione e le caratteristiche
del tessuto cardiaco.
Consente inoltre di studiare in
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modo non invasivo le cause di
aritmia del cuore, la funzionalità
dei ventricoli e le conseguenze
dell’infarto. Questi aspetti risultano particolarmente importanti
negli individui giovani e adulti
che effettuano attività sportiva.
L’esame consiste di multipli
respiri durante i quali si somministra del mezzo di contrasto.
Il mezzo di contrasto è eliminato immediatamente dai reni e
non è radioattivo.
L’esame dura in totale 30 minuti e non serve una particolare
preparazione. Non richiede ricovero o day hospital ma si effettua
in regime ambulatoriale. L’esame
viene condotto con apparecchiature RM di ultima generazione e
richiede una notevole esperienza
da parte degli operatori.
ISCRIVITI
A L L’ A S S O C I A Z I O N E
PER IL 2013
Invitiamo tutti gli interessati alla materia
a contribuire alle attività dell’associazione e i soci a rinnovare la tessera dell’Associazione “Amici del Cuore” di Padova
per l’anno 2013, utilizzando il bollettino di c/c postale numero 41891540
intestato all’Associazione stessa.
La quota d’iscrizione per il 2013 è
fissata in 15 euro.
È possibile tesserarsi anche passando
per la nostra sede, aperta tutti i martedì,
mercoledì e giovedì in via dei Colli 4
(presso il Complesso Socio-Sanitario
“Ai Colli”). L'Associazione Amici del
Cuore “A. Borin” ricorda anche il nuovo
Conto corrente bancario presso la
Banca Antonveneta. Il pagamento della
quota associativa o qualsiasi altro contributo alle nostre attività possono essere perciò effettuate, oltre che attraverso
il versamento sul conto postale, anche tramite bonifico bancario (IBAN:
IT78H0504012193000001106929).
Grazie a una convenzione, se il bonifico
verrà effettuato tramite la stessa Banca
Antonveneta verrà applicata, in automatico, la commissione di soli 0,50 euro.
Imp. giornalino n. 2-2013:Imp. giornalino n.2/2009(agosto 15/07/13 12:16 Pagina 7
Medicina: la sindrome del cuore spezzato è
più diffusa di quanto si creda
Di crepacuore si può morire.
Ma la colpa è dei geni
Un dolore lancinante al petto.
Un colpo al cuore che giunge
dopo un grave lutto, ma anche a
seguito di una lite violenta, una
discussione accanita. Un dolore
tutto femminile, che la saggezza
popolare ha sempre chiamato
“crepacuore”, simile a quello che
si prova nella fase acuta di un
infarto. Negli anni Novanta i
giapponesi sono stati i primi a
“fotografare” con un ecocardiogramma gli effetti di quella che
in realtà è una vera e propria sindrome. Ora un pool di ricerca
padovano, guidato da Giuseppe
Tarantini, ha scoperto che alla
base della sindrome di takotsubo con ogni probabilità c’è
un’anomalia genetica, il cosiddetto ponte miocardico.
I giapponesi non brillano di
certo per sensibilità, ma con
un’immagine popolare hanno
chiarito che cosa può accadere
al cuore infranto delle donne:
“tako” significa polipo, “tsubo”
invece ampolla. Il nome si riferisce all’immagine che il cuore
assume nella fase acuta di questa
sindrome e, cioè, quella dell’anfora con la quale i pescatori del
Sol Levante “con l’inganno” catturano i polipi. Per un’alterazione transitoria del ventricolo sinistro si verifica una sorta di “stordimento”, di paralisi delle porzioni medie e apicali del cuore: il
ventricolo si gonfia fino ad assumere la forma di un’ampolla e il
sangue fatica a circolare. Si manifesta come un infarto: dolore
toracico fortissimo, difficoltà a
respirare, l’elettrocardiogramma
rileva forti alterazioni.
Nel 90% dei casi la sindrome colpisce donne tra i 60 e i 75 anni, nel
momento della loro vita in cui
sono più fragili, la menopausa. La
sindrome si innesca in questi soggetti a rischio, donne particolarmente ipertese, in genere dopo
forti emozioni negative.
Il dottor Giuseppe Tarantini,
professore aggregato dell’Università di Padova, ed il dottor
Federico Migliore, della Clinica
Cardiologica dell’Azienda ospedaliera padovana, hanno scoperto
che nell’80% dei casi le donne
affette da tako-tsubo presentano
un’alterazione a livello coronarico nota come ponte miocardico.
Si tratta di un’anomalia congenita delle arterie che ribalta le credenze popolari: la scoperta scagiona i figli scapestrati che tanti
dolori provocano alle madri.
Piuttosto sono i genitori di quelle mamme affrante a trasmettere
loro la malformazione cardiaca
che provoca il crepacuore.
Una banda di tessuto muscolare cardiaco finisce sopra a un’arteria coronarica ed ecco che si
impenna il rischio di soffrire di
sindrome di tako-tsubo.
“L’aver individuato il presupposto anatomico di questa sindrome, un problema congenito coronarico identificabile con la coronarografia o con la Tac coronarica, apre molti fronti nella comprensione di questo tipo di
7
malattia”, spiega Tarantini. “E
offre poi risvolti terapeutici semplici per ridurre a zero le recidive, basati su una riduzione della
frequenza cardiaca e sulla diminuzione degli effetti cardiaci
associati agli stress emotivi”.
Morire di crepacuore, dunque,
non è più solo un modo di dire;
accade, e accade per una ragione
molto precisa dal punto di vista
scientifico. Certo, se capita in
Italia è crepacuore, se capita in
Giappone è sindrome del polipo
nell’ampolla: ma l’esito, purtroppo, non cambia.
(articolo tratto dal
Mattino di Padova, 26/02/2013, p. 52)
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Imp. giornalino n. 2-2013:Imp. giornalino n.2/2009(agosto 15/07/13 12:16 Pagina 8
illole
News in p
Animali per il cuore,
il cane è il peggior nemico delle
malattie cardiovascolari
Possedere un pet riduce il
rischio di disturbi cardiaci. Gli animali da compagnia fanno talmente
bene al cuore da ridurre il rischio
di soffrire di disturbi cardiaci. Ad
affermarlo dalle pagine web della
rivista “Circulation” è Glenn
Levine, docente al Baylor College
of Medicine di Houston (Usa),
secondo cui “possedere un pet, in
particolare un cane, è probabilmente associato a un rischio di
malattie al cuore ridotto”. Per
giungere a questa conclusione
Levine ha revisionato insieme a un
team di esperti del settore gli
studi sul tema condotti fino ad
oggi. Ne è emerso che probabil-
Energy drinks,
attenzione al cuore
Le bevande energetiche, molto di
moda tra i giovani, possono aumentare la pressione sanguigna e il battito
cardiaco. Per questo bisognerebbe
consumarle con cautela, soprattutto
gli anziani o se si hanno problemi
noti di cuore. A raccomandarlo sono i
ricercatori che hanno presentato uno
studio dedicato al fenomeno durante
l'ultimo Congresso dell'American
Hearth Association. Inoltre, dal
momento che molte bevande energetiche contengono caffeina, “le persone che non bevono caffeina possono
avere un aumento eccessivo della
mente avere con sé un animale di
compagnia riduce i fattori di
rischio cardiovascolare e aumenta
la sopravvivenza fra chi ne soffre.
Tuttavia, commenta Levine,
“potrebbe anche semplicemente
essere che siano le persone più
sane a possedere un animale
domestico”. È il cane ad essere il
peggior nemico del rischio cardiovascolare: costringendo i padroni
all’attività fisica quando deve
essere portato a passeggio, i cani
promuovono l’esercizio indispensabile per la salute cardiovascolare; inoltre possedere un animale
domestico può essere associato
con minori livelli di pressione san-
pressione sanguigna”, spiega Sachin
A. Shah dell'University of the Pacific,
uno degli autori dello studio.
I ricercatori hanno eseguito l'elettrocardiogramma su 93 persone, tra
18 e 45 anni di età, che avevano consumato tra 1 e 3 lattine di bevande
energetiche, scoprendo che l'intervallo QT (che è un parametro che può
svelare delle anomali nel ritmo cardiaco) era 10 millesimi di secondo più
lungo del normale. Un intervallo più
lungo può essere spia di aritmie
potenzialmente fatali. “I medici sono
generalmente preoccupati quando i
pazienti presentano un supplemento
di 30 millisecondi nel loro intervallo
QT rispetto al basale”, spiega Shah.
I ricercatori hanno anche scoperto,
indagando le reazioni di 132 persone,
che la pressione massima aumentava
8
guigna e di colesterolo e con una
minore incidenza dell’obesità; gli
animali, infine, possono influenzare positivamente il modo in cui il
corpo reagisce allo stress.
“Ciò che è meno chiaro – ha
concluso Levine – è se sia il fatto
di adottare o di acquistare un animale domestico a portare a una
riduzione del rischio cardiovascolare in chi ha già una malattia
preesistente”.
in media di 3,5 punti dopo il consumo
di energy drinks. “Questa correlazione
è realistica e preoccupante, sono
necessari ulteriori studi per valutare
l'impatto sul ritmo cardiaco” degli
energy drinks, continua Shah. Per
questo “i pazienti con pressione arteriosa alta o sindrome del QT lungo
dovrebbero essere cauti prima di consumare una bevanda energetica”, raccomanda il ricercatore.